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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2015 - Luglio 2015 Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno II Luglio 2015 N.7 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2015- Luglio 2015Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato

di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

AAll llaa rr ii cceerrccaa

ddee ll SSEE’’Anno II Luglio 2015

N.7

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito.

Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di

Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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SOMMARIOSOMMARIO

APPUNTI SU GIUSTIZIA E CARITAS - S... G... H... G... M... - pag.3

IL SIMBOLO DELLA SVASTICA - Maurizio - pag.12

SOLSTIZIO D’ESTATE 2015 - Cirino - pag.14

Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza della intuizione

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AAppunti

su Giustizia e Caritas

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

MM i permetto di riproporre alcuni concetti su

cui avevo già dissertato alcuni anni addietro. Al fine di conoscerci sempre meglio, se ci sof-fermiamo un poco a meditare, potremmo rileva-re che quando le necessità esistenziali e/o affet-tive non sono soddisfatte, quando si è oggettodelle aggressioni degli altri, nel sociale in gene-rale, nell’ambito del lavoro in particolare, oppu-re quando una malattia improvvisa colpisce, sicomincia a pensare, parlare di giustizia terrena oaddirittura di altri “livelli”. Di solito se ne parla come se si trattasse di unconcetto assoluto, mentre, a seconda deipunti vista, si può vedere che non lo è pernulla; infatti è, di solito, condizionato dalluogo, dal tempo e dalle condizioni esisten-ziali di chi è coinvolto oppure si limita adosservare. Comunque se ne parla; magari sidesidera si implora giustizia, spesso percompensare ciò che non soddisfa le persona-li esigenze (aspirazione, però, frequente-mente solo unilaterale, emotiva, ed abba-stanza distante dall’equità).Si è abituati a pensare a tale argomentocome a qualche cosa di dovuto, di connatu-rato alla natura stessa delle cose, (ignorandoperò quale sia la vera natura delle cose; altroargomento di cui spesso si disquisisce consuperficialità e non di rado a vanvera), equindi che debba preservare, ripagare, da ciòche possa danneggiare “ingiustamente”, perlo più da un punto di vista egocentrico..Non di rado, poi, si produce comunementeun pochino di confusione, mescolando cosemateriali con altre non materiali, inventandomorali utili al contesto spazio-temporale in

cui si vive, non di rado obliando le moti-vazioni “vere”che avevano dato origineal tutto.Spesso, ad esempio, si vuol dimenticare

che nel mondo, nella materia, siamo una razza diterribili predatori che, eliminando la concorren-za, passo dopo passo, siamo giunti (per ora) alvertice della piramide predatoria mondiale.Quindi, si usa e abusa d’ogni altro essere viven-te, senza alcun limite o freno. Ci si preoccupasolo nel caso in cui la possibile estinzione diuna specie, possa in qualche modo danneggiarci;altrimenti non ce ne ooccupiamo tranquillamen-te. Così il senso di giustizia, risente inevitabil-mente di questa parzialità del punto di vista.Uscendo da inutili e fuorvianti atteggiamenti“buonisti” si può constatare, quindi, che unpossibile concetto di giustizia umana, materiale,può essere ricondotto ad una semplice difesainterna per la sopravvivenza della razza, delbranco; dal momento che si ha l’intuizione istin-tiva che i più forti non lo saranno per sempre eche i loro cervelli, come quelli dei più deboli,

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Scena di caccia, pesca, allevamento, nell’antico Egitto

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potrebbero essere però ancora utili. Nonva però dimenticato che la base imperan-te, ai fini della sopravvivenza materiale,è semplice e ben chiara: il vincente rie-

sce a predare il perdente-vittima e così vive;

la vittima può sfuggire al vincente e quindi

vive. E’ un concetto decisamente brutale rispet-to a cosa possa essere giusto negli equilibrimateriali, ma nella sua essenzialità dovrebberivelarsi molto comprensibile per tutti.A “complicare” il tutto, nell’ambito dei rapportiumani, le regole sono state scritte, nei millenni,anche in funzione di norme discendenti daespressioni morali (quindi mutevoli, in funzionedei luoghi e dei tempi), per le quali si osserva insé e in altri il dovere ed il diritto.Spesso, si tende anche a presentare le regole,

come discendenti da chissà quale ispira-zione divina, assimilandole a concetti divirtù (anche su queste, facendo una granconfusione, magari utile al conseguimen-

to di vantaggi per i soliti forti o furbi che siano).In tal modo ci si è inventati molteplici stereoti-pi di giustizia; alcuni potrebbero essere adesempio:• Giustizia commutativa: che regola i rapportidei singoli tra loro. • Giustizia distributiva o legale: che regola irapporti tra la società ed i suoi membri. • Giustizia vendicativa o punitiva: che regolal'esercizio del potere giudiziario. • Giustizia amministrativa: che è, in sensolato, quel complesso d’istituti, mediante i qualiè assicurata la difesa delle persone fisiche edegli enti pubblici a privati, contro l'azione ille-gittima della pubblica amministrazione.• Giustizia sociale: che è l'esigenza di soppri-mere la miseria, la disuguaglianza, lo sfrutta-mento, l'oppressione dei lavoratori o della pove-ra gente tramite un programma politico d’attua-zione di riforme particolari dell'economia e ingenerale della società. • Giustizia della pubblica onestà (voce antica):che è impedimento matrimoniale fra un coniugeed i consanguinei di un altro coniuge.

Sempre per rimanere nell’ambito delle invenzio-ni umane, se non ricordo male, nel mondogreco-romano il concetto di giustizia aveva ilfondamento non nell'uomo, ma in quella cheveniva identificata come realtà naturale, comeprincipio materiale o come principio ideale. Sitrattava di un concetto della necessità di mante-nere ogni cosa nel proprio ordine e nel propriocorso; in tal modo si presumeva di portare lagiustizia a livello di un principio naturale dicoordinazione e di armonia nei rapporti umani.Da alcuni testi, ho desunto che il termine grecoper giustizia, dovrebbe essere dikaiosyne mentreper il giusto è dikaios. Derivano dal sostantivodike che avrebbe dovuto significare, in origine,colei che indica, che indirizza e quindi è asso-ciato al senso di direttiva, indicazione, ordine.

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Giustizia - Pietro del Pollaiolo, 1470

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A differenza della nomos, la legge cuisono sottomessi gli animali (individuan-do quindi, una possibilità esistenzialediversa, da quella semplicemente anima-le, per l’uomo), dike è stata data all'uomo persviluppare ordinatamente la propria esistenza. Èl'opposto della bie, la violenza, la potenzadistruttrice. Il dikaios, il giusto, è colui che sicomporta in modo conforme alla parte dellasocietà in cui vive e compie il suo dovere versogli dei e verso i suoi simili. Dikaia zoe è lamaniera di vivere civilmente contrapposta allahybris e all'inciviltà, alla vita disordinata deibarbari. Nella Mitologia Astrea o Dike è lafiglia di Giove e di Temi, custode delle leggi eprotettrice dei tribunali; durante l'età dell'oro,discese sulla terra ma, sopraggiunta l'età delbronzo, per la malvagità degli uomini, fucostretta a ritornare in cielo. Viene rappresenta-ta come una donna che regge la spada e la bilan-cia, e anche oggi questa è la rappresentazionesimbolica più comune della giustizia. Ma vediamo altri riferimenti interessanti,ovviamente in modo estremamente sinte-tico (sperando che la brevità della disser-tazione non dia un’immagine troppogrossolana).Mi sembra che i Pitagorici, allargandosioltre al semplice ambito terrestre, inten-dessero la giustizia come il riflesso, nellamorale e nella politica, dell'armonia delcosmo (introducendo un collegamentoindiretto anche con qualche cosa di nonsolo materiale) e la esprimessero simboli-camente nelle sequenze numeriche.Facendo riferimento a Platone, credo chepotremmo individuare la giustizia comel'armonia tra le facoltà dell'anima (apren-doci, però, forse solo apparentemente, aduna visione su più piani esistenziali) maanche tra le classi di cittadini, in quantosi assegna ad ogni facoltà oppure ad ogniclasse sociale quello che a ciascuno spet-ta (e così pur tirando in ballo piani spiri-tuali, si ritorna a rimestare negli interessidella materia).Con Aristotele la giustizia sembrerebbe

essere influenzata dall'essenza dellavirtù e dovrebbe rappresentare il giustomezzo tra un difetto e un eccesso, peròcon tutta una serie di variabili nei pesi e

nelle attribuzioni corrispondenti alle identità deisingoli soggetti (quindi, anche in questo caso,molte opzioni ma di fatto, solo una più raffinataregolazione dell’esercizio predatorio).Tra il 1550 ed il 1600, Bacone e Cartesio fannoderivare la nozione di giustizia dal senso o dallaragione.Nel ‘700 la concezione empirica della giustiziaculmina nel saggio sulla giustizia di DavidHume che immagina la giustizia derivata dall'e-sperienza psicologica dell'uomo, il quale, secon-do il suo pensiero, non essendo né del tuttoegoista, né del tutto altruista, non potrebbe vive-re nell'abbondanza di ogni cosa, né nell'estremapenuria; in tal modo stabilirebbe la proprietàprivata e si assocerebbe con gli altri uomini.

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Astrea-Dike - Luca Giordano XVII sc.

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Da qui, solo per utilità e necessità, deri-verebbe la necessità di norme di giustiziache garantiscano l'esistenza individuale ela vita in comune.

Con Kant, il concetto della giustizia sembrereb-be portare al risultato di elementi empirici erazionali unificati dall'attività formale e sinteti-ca della coscienza. La giustizia è anche un'ideadella ragion pratica: gli esseri devono coesisteretra loro secondo una legge universale di ragione,attuata in modo coattivo. È il compimento delcosiddetto processo di soggettivazione dellagiustizia, iniziato da Cartesio, continuato daLeibniz e dai giusnaturalisti. Alla concezionearistotelica naturalistica della giustizia comeeguaglianza, si contrappone il concetto di giu-stizia come libertà, di cui l'eguaglianza è il limi-te oggettivo, formale. Hegel, con il suo idealismo applica alla determi-nazione del concetto di giustizia il processo dia-lettico per cui la giustizia, e lo spirito che laproduce, non è, ma diviene, risolvendo progres-

sivamente in sé il suo contrario. La stori-cità è condizione di esistenza dell'ideadel giusto e questa non può esistere senon nelle forme del relativo e del concre-

to. Per Hegel la giustizia è libertà, ma nonesclude la necessità e la naturalità. La giustiziaeterna, oggettiva, non è rivelazione di Dio odella natura, ma un prodotto dello spirito che hasuperato nel suo incessante divenire il momentodella naturalità e la sua stessa soggettività pervivere l'idea del giusto nella sua concretezza enella sua universalità. Il positivismo di Auguste Comte, di HerbertSpencer, di Roberto Ardigò reagisce alle conce-zioni metafisiche e idealistiche della giustizia,ne cerca il fondamento nella biologia e nellasociologia. Spencer considera la giustizia l'eticadella vita sociale, cioè un fatto naturale, sotto-posto alla legge della causalità universale e del-l'evoluzione. Le leggi della vita di associazionesi convertono nella legge di “retribuzione”,secondo cui ogni individuo deve raccogliere ivantaggi e i danni della sua natura e della sua

condotta. Ciò garanti-sce il progresso dellaspecie, in quantogl'individui megliodotati sopravvivono.Se la giustizia è retri-buzione, la libertà necostituisce l'elementoessenziale, perchél'individuo ha il dirit-to naturale di nonessere ostacolato nelsuo agire e nel godi-mento dei risultati delsuo agire, rispettandolo stesso diritto neglialtri. La giustiziaspenceriana non èdedotta, come inKant, da postulatimetafisici, ma è ilrisultato dell'adatta-mento biologico esociale.

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Giustizia e Legilastori -Aristotele che presenta i codici - Venezia - Palazzo Ducale

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A tutti questi punti di vista, sia filosofi-ci, sia semplicemente pragmatici, che inqualche modo hanno cercato/cercano diorganizzare le esigenze del vivere ingruppo, in quella materia in cui l’animale uomocomunque domina, si sono sommati, da sempre,altri riferimenti derivati da quelli che potremmochiamare piani esistenziali, diversi dove l’intel-ligenza, al servizio della materia, sembra esserein grande difficoltà di comprensione.Le religioni e le vie tradizionali che interagiva-no con esse, hanno suggerito punti di vista chenon tenevano più in evidenza le sole ragionidella “carne” ma anche quelle dello spirito equindi di una “legge divina” dominante su ognicosa, da cui tutto discendeva, discende, discen-derà. Poiché si tratta di dimensione dello spiritoe di emanazione divina, tali leggi, di solito, nonvengono però esplicitate direttamente da unafonte originale, ma traggono indicazioni daquanto emerge dall’attività e dai pronunciamen-ti di uomini particolari, identificabili ovunquecome “profeti”. Alcuni esempi di concetti digiustizia con riferimento spi-rituale, potrebbero essere adesempio:• Giustizia originale: lo statoin cui Dio mise l'uomo quan-do fu creato e da cui è deca-duto con il peccato (esistonoquindi regole emanate da Dioche però nessuno, in questamateria, conosce attraverso lenormali trasmissioni cultura-li). • Giustizia divina: per lavolontà divina i suoi rapporticon le creature sono conformialla loro natura e alla giustarelazione con il Creatore (sitratta sempre di quelle regolesconosciute che però reggonol’intero universo creato). • Signore della giustizia: èDio. • Sole della giustizia: è un

attributo di Cristo Salvatore in quantoapportatore di giustificazione, cioè dellatrasformazione dell'anima dallo stato dipeccato allo stato di grazia.

Tutto quanto sopra, trova poi collocazione pri-maria in quelli che sono definiti libri sacri. Adesempio, possiamo notare che nel VecchioTestamento l'idea della giustizia, è evidenziatadal suo collegamento con lo stato dell’esseredelle cose che sin dalla loro creazione, vengonodefinite dalla divinità stessa “buone” (quindicollocate in modo giusto e perfetto nell’armoniadella realizzazione divina, però non facile dacomprendere, proprio perché ascritte ad unlivello decisamente lontano dal nostro); per talemotivo anche l’umanità “Adam” e tutti gli altriesseri viventi esistono ed interagiscono in unrapporto “esistenziale giusto”, determinato dallavolontà/legge divina (si può notare, però, chel’umanità viene collocata in una posizione dicontributo attivo verso gli altri animali, dalmomento che Dio chiede ad essa, per completa-

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Giustizia e Nemesi inseguono un omicida - Pierre-Paul Prud'hon, 1808

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re le azioni della creazione, di assumersiil compito di “nominarli”). Si intuiscepoi che l’alterazione dell’armonia esi-stenziale nella dimensione spirituale,non è concessa senza conseguenze. La disobbe-dienza alle disposizioni divine (di nuovo l’ele-mento misterioso per noi; per lo meno per comeesistiamo nella materia) e la “caduta” dell’uma-nità, per il fatto di essersi cibati dell’alberodella conoscenza, sembrerebbero indicarcianche quella che potremmo identificare come“pena”, ovvero un mutamento dello stato del-l’essere ed una conseguente esperienza esisten-ziale in un piano, diverso e/o con-temporaneo,come quello della materia, dominato dalle leggidella natura (quelle decisamente brutali, di cuisopra). Continuando lo studio di tale raccolta di libri,mi sembra di aver colto che il rapporto con ladimensione dello spirito non si basi sulla corri-spondenza di leggi e di comportamenti più omeno conformi ad una norma, ma sulla corri-spondenza in una relazione esistenziale o, addi-rittura, di un patto tra due parti. Ne consegueche la giustizia di Dio si rivela, poi concreta-mente, nella maniera di operare verso il popolocon cui ha stretto un patto.

In tale contesto (ormai pluridimensiona-le), appare quindi importante rimanereall’interno della giustizia divina (“misteriosa”, ma che, se violata, non

sembrerebbe nemmeno portare ad una punizionema ad una sorta di presa d’atto di un mutamentoesistenziale che ovviamente, nella materia, puòcomportare, come conseguenza, anche la prema-tura morte fisica), avendo i riscontri oggettivi diciò che Dio ha dimostrato al “suo” popolo.Con il cristianesimo, il concetto di giustizia siconferma e rafforza in rapporto con la realtàdivina. Il fondamento della giustizia non è cer-cato nella natura, ma nella volontà di Dio. QuodDeus vult ipsa iustitia est (ciò che Dio vuole è lastessa giustizia), dice, ad esempio,Sant'Agostino. Ma non basta la conoscenza diciò che è giusto per operare giustamente: occor-re la libera e attiva partecipazione, in sintonia econ il sostegno dalla grazia divina. La giustiziadiventa così virtù morale e individuale, in pienaarmonia con la discendenza divina e come pos-sibile presupposto per l’inizio del cammino diritorno al Padre.Attingendo, comunque, dalla vita e dalle cita-zioni del Cristo (derivate ovviamente dai testisacri ebraici di cui aveva approfondita cono-

scenza, sin dall’infanzia),riportate nei Vangeli, possia-mo notare, ad esempio che:• Il concetto di giustizia èalla base del Vangelo diMatteo. Il Battista è venuto avoi per la via della giustizia(21, 32). Gesù si sottopone albattesimo di Giovanni per-ché sia adempiuta/adempia-mo ogni giustizia 3, 15).Sono beati coloro che hannofame e sete di giustizia (5,6),cioè tutti coloro che aspiranoalla giustificazione che vieneda Dio. I farisei e gli scribiche credevano di essere sullavia della giustizia, sono con-dannati da Gesù perché essinon la ritenevano un dono

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Adamo nomina gli animali - Chiesa russa ortodossa

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della libera grazia di Dio e quindi nonvolevano sottoporsi al battesimo diGiovanni. Da qui il loro mormorare per-ché Dio chiama gratuitamente a voltesenza tener conto dei meriti “umani”.Preoccupati di distinguersi dagli ingiusti, scribie farisei separavano il mondo tra buoni e cattivi,non ammettendo che la decisione ultima è riser-vata al giudizio di Dio. Ma Gesù afferma: Se lavostra giustizia non supererà quella degli scribie dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (5,20) ... Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti(5, 45) ... Cercate prima il regno di Dio e la suagiustizia (6, 33); anche in questo caso si adom-bra la possibilità di scoprire le regole di unagiustizia Divina che normalmente ci è scono-sciuta.• L'evangelista Luca fa apparire il cristianesimocome prosecuzione legittima del giudaismo(religione ammessa dai romani). Riporta i nomidei giudei osservanti della legge (Zaccaria,Elisabetta, Simeone, Giuseppe d'Arima-tea) eanche il centurione romano Cornelio chiamatoaner dikaios (At 10, 22.35). La speranza di giu-dei nel ritorno di Elia prepara la strada alVangelo e Gesù riconosce l'Elia che ritorna inGiovanni Battista, dal quale si fanno battezzare

i peccatori per riconoscere la giustizia diDio. I farisei e gli scribi invece inganna-no se stessi e si esibiscono come giustidavanti agli uomini. Ci sarà più gioia in

cielo per un peccatore convertito che per novan-tanove giusti (15, 7): è la possibilità di unanuova vita per gli uomini perduti, avvolti nelpeccato, gli esclusi anche dal punto di vistasociale e religioso. Gesù è il giusto per eccel-lenza e Dio lo risuscita prima che avvenga laresurrezione di tutti i giusti e degli ingiusti e loinveste del potere di giudicare tutti i popoli congiustizia. • In Giovanni (16, 10) il mondo non trova la giu-stizia in se stesso e nemmeno nel più degnodegli uomini: ma la giustizia proviene dal Padree si trova presso di lui. Gesù si è separato daidiscepoli perché essi non si illudessero con spe-ranze terrene, ma sperassero unicamente nelPadre e nel Figlio, che sono una cosa sola. (dinuovo si intuisce che in questa dimensione nonè affatto facile comprendere quale possano esse-re le regole e la giustizia divina)• Per San Paolo, il cui pensiero sembra risentiredelle influenze esterne e/o che comunque non silimita a tenere in considerazione il solo “popoloeletto”, l'opera divina e la giustizia divina si

realizzano nonostante il pec-cato degli uomini e degliisraeliti. Sorge così unnuovo popolo di Dio malgra-do la maledizione del pecca-to. Pertanto: • Nessun uomo potrà esseregiustificato sulla base dellalegge, sulla perfetta ubbi-dienza. Non ci sarebbe statobisogno della morte delCristo se fosse bastata lalegge a produrre la perfettagiustizia. Il peccato è laricerca di una propria giusti-zia e giustificazione, nondella giustizia di Dio. • L'uomo può essere giustifi-cato per la fede in Cristocioè sulla grazia che Dio

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Elia sul carro di fuoco - Giuseppe Angeli XVIII sc.

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concede gratuitamente (Romani 3, 24). • Il credente giustificato vive solo perDio ...liberati dal peccato, gli uominisono diventati servi della giustizia(Romani 6, 18).• La resurrezione è l'anticipazione della signoriapubblica e universale di Dio alla fine dei tempi,e pertanto anche la giustizia di ora è l'anticipa-zione della giustizia di Dio alla fine dei tempi.Non non possiamo avere la giustizia, ma è lagiustizia che ci possiede, al contrario del giu-daismo la cui dottrina sulla salvezza poggiavasull'idea che l'uomo che osserva la legge è giu-sto e la giustizia deve ritenersi opera e meritodell'uomo.

Anche una sola occhiata superficiale di tuttoquanto sopra esposto, ci induce a ritornare anco-ra una volta a prendere seriamente in considera-zione il fatto che “non sappiamo cosa siamo

veramente” e che per tale motivo troviamo

difficile comprendere un qualsiasi concetto di

giustizia che sia diverso da quello derivato

dal continuo succedersi delle azioni/reazioni,

in realtà binarie.

Attraverso i cinque sensi, il nostro cervello ha laconvinzione di esistere in unacondizione spazio-temporale bendefinita, però non riesce a com-prendere ciò che sembra sfuggirealle regole ed all’organizzazionedi quella definizione. Ne consegueche probabilmente non funzionabene oppure che quella dimensio-ne spazio-temporale non è unica enon è assoluta, come aveva dedot-to. Ad ogni modo, come abbiamovisto, tentiamo di rispondere aquelle innumerevoli e contrastantiesigenze emotive che si agitanodentro di noi, formulando e realiz-zando innumerevoli progetti digiustizia-relativa.

Pur (tramite l’intuizione dell’es-senza personale più intima) noncomprendendo quasi nulla di ciò

che potrebbe rivelarsi in altri piani, inmerito all’esistenza di regole e di unagiustizia che regga l’intera creazione,credo che nell’ipotesi di armonie divine,

sia necessario tentare di immaginare, sempre piùinsistentemente qualche cosa come la “Caritas”Mi è parso di comprendere che Carità è un ter-mine derivante dal greco chàris (benevolenza,amore, grazia). Nella teologia cristiana è unadelle tre virtù teologali, insieme a Fede eSperanza. Carità potrebbe quindi significare amore disin-teressato nei confronti degli altri; si ritiene cheessa realizzi la più alta perfezione dello spiritoumano, in quanto al contempo rispecchia e glo-rifica la natura di Dio. Potrebbe trattarsi, impli-citamente, dell'amore che Dio prova per il crea-to e quindi per gli uomini, infondendo in ciascu-no l'amore per gli altri.In tal senso è naturale trovarla illustrata tra leVirtù Teologali del CristianesimoMi hanno, poi, di conseguenza, colpito alcunibrani tratti dalla I° lettera di S. Paolo ai Corinzi(13,1):Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli

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Allegoria della Carità - Blanchard Jacques, 1633

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angeli, ma non avessi la carità, sarei unbronzo risonante o un cembalo squillan-te. Se avessi il dono della profezia e cono-scessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessitutta la fede in modo da spostare le montagne,ma non avessi la carità, non sarei nulla.Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire ipoveri, se dessi il mio corpo per essere arso, enon avessi la carità, non mi gioverebbe a nulla.La carità è paziente, è benigna la carità; lacarità non invidia, non si vanta, non si gonfia,non manca di rispetto, non cerca il proprio inte-resse, non si adira, non tiene conto del malericevuto, ma si compiace della verità; tutto tol-lera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.La carità non verrà mai meno.Le profezie scompariranno; il dono delle linguecesserà, la scienza svanirà; conosciamo infattiimperfettamente, e imperfettamente profetizzia-mo; ma quando verrà la perfezione, sparirà ciòche è imperfetto.Quando ero bambino, parlavo da bambino, pen-savo da bambino, ragionavo da bambino.Da quando sono diventato uomo, ho smesso lecose da bambino.Adesso vediamo come in uno specchio, in modooscuro; ma allora vedremo faccia a faccia.Ora conosco in parte, ma allora conoscerò per-fettamente, come perfettamente sono conosciu-to.Ora esistono queste tre cose: la fede, la speran-za e la carità; ma la più grande di esse è lacarità.

Ancora una volta si ritorna al solito problema,ovvero quello della cecità, della sordità e diogni altra limitazione che, in questa forma, conquesta personalità, ci impediscono di “percepi-re” ciò che non è solo materia; quindi, anche diintuire quali possano essere le regole che reggo-no la creazione e conseguentemente, che con-sentono, impongono (che lo vogliamo o no)l’applicazione costante della Giustizia (quellavera, con tutte le sue conseguenze, su più pianied oltre il normale spazio-tempo) e poi (solodopo l’esercizio di questa) l’eventuale conces-

sione della Carità.Ad ogni modo, credo che ognuno di noiavrà scoperto che ogni qual volta si ritro-vi in una condizione sufficientemente

silenziosa, rispetto ai cupidi “rumori” passiona-li che ci caratterizzano, sappia istintivamente(con provenienza dalla parte più profonda edintima del nostro essere) cosa possa essere vera-mente “giusto” (di solito, in contrasto con i per-sonali egoismi).Scoprire anche solo qualche scintilla di tuttociò, è tra gli obiettivi di una scuola tradizionaleche come sempre, si limiterà ad offrire solamen-te un metodo (il proprio) per tentare di riuscirci.Credo che quello proposto dal nostro Rito, abbiadiverse caratteristiche idonee ed efficaci, per cuisarà bene che coloro che tentano di camminaresulla nostra strada, cerchino di acquisirlo, dili-gentemente, al meglio delle personali possibilitàdi comprensione e con il desiderio di conoscen-za sempre ben vivo.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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Memphis possono essere letti sul sito: http://www.mitzraimmemphis.org/

Paris Nogari, Allegoria del silenzio. 1582

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IIl simbolo della svastica

MaurizioMaurizio

TT ermine derivato dal sanscrito sua-hast, che

lieto e fausto sia, swastika, salute. È il più antico simbolo sacro della razza indoeu-ropea ed è conosciuta anche con i nomi di crocegammata e croce uncinata. Essa é formata daquattro braccia uguali terminate da segmenti oduncini ad angolo retto da destra a sinistra, chedanno alla figura il senso del movimento. La croce uncinata, simbolo antichissimo origi-nato dalla stilizzazione della ruota semplice oraggiata, è rappresentata sulle ceramiche elami-te, sugli idoli femminili di Troia, sui vasi di stilegeometrico del Dipylon e su quelli di Rodi, sustatuette fittili, utensili e fibule della Beozia, suivasi cinerari e le urne a capanna del periodo vil-lanoviano in Italia. La svastica rappresenta ilpotere divino, il motodell’universo e del sole.Si possono trovare sva-stiche, anche, sui batikindù, nell’iconografiadelle popolazioni ame-ricane precolombiane,in Africa e nell’Europaceltico-germanica e nelsito archeologico diPiazza Armerina dove,nella famosa scena dicaccia della celebreromana “Villa del Casa-le”, risalente al primo osecondo secolo dopoCristo, un cacciatore laporta dipinta sulla suatunica. Inoltre, era uso,ad inizio secolo scorso,a volte trovarla stampi-gliata sulla clamide delrabbino.

Si narra che la svastica a forma di orec-chino fosse il primo regalo che il padreromano donava alla propria figlia neona-ta.

A volte tale simbolo è raffigurata in forma cur-vilinea a doppia “S” incrociata, come in certedecorazioni micenee. Nelle figurazioni indianela svastica appare al posto del sole, come sim-bolo di benessere e di vita. Nel Tibet i lamarossi della setta Bon avevano adottato una sva-stica con segmenti a senso inverso da sinistra adestra. La svastica è, anche, in sostanza formata daquattro eliche che partono da un centro comuneper comporre una specie di ruota, quella dellacreazione e del divenire. Infatti il movimentodelle eliche riproduce la corsa solare, la rigene-razione permanente della natura. Questa metteordine nel caos originario, portando dalla poten-za all’atto il quaternario degli elementi. Questiultimi, emanazioni immediate della Causa pro-duttrice, la quintessenza rappresentata dal cen-tro immobile del simbolo, corrispondono alleeliche della svastica, il cui braccio verticale

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Villa del Casale - Cacciatori e una svastica sul mosaico della Grande Caccia

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ingenera simultaneamente l’aria e laterra, mentre da quello orizzontale sidipartono il fuoco e l’acqua. Questi ulti-mi elementi occulti agiscono l’uno insenso ascendente e dilatatorio, l’altro inversa-mente, nel senso del flusso e della costrizione.Entrambi rientrano nella categoria della passi-vità (tratto orizzontale della croce), per determi-narvi le alternanze del moto vitale. Gli altri dueelementi sono invece i risultati passivi di unintervento attivo. L’uno corrisponde alla volati-lità, alla leggerezza che ha conquistato le altez-ze dove ormai plana, mentre l’’altro si è forma-to dal deposito di sedimenti pesanti che, diven-tando sempre più spessi e densi, si sono solidifi-cati. Le svastiche fanno parte dei simboli rap-presentanti la sapienza, la Sophia. Si deve, in ultimo, tenere conto che alcune

obbedienze massoniche la usavanoponendola al centro del Tempio al postodel filo a piombo.Tale simbolo venne adottato all’inizio

del XX secolo da vari gruppi antisemiti, tra tuttila Thule Gesellschaft emanazione del GermanenOrden, in riferimento alla sua presunta origineariana (anziché, ahimè infamante ignoranza, ti-betana), e fu poi ufficialmente assunta da Hitlercome emblema dello stato nazionalsocialista. Questo simbolo solare, divino, di letizia e dibuon augurio, purtroppo, è stato “sporcato” dal-l’uso nefando che ne ha fatto il nazionalsociali-smo hitleriano, come detto, diventando simbolodi orrore e razzismo, pertanto, si dovrebbe fareopera di un suo recupero sul piano pregantemen-te esoterico…ma forse i tempi non sono, ancora,propizi…

MaurizioMaurizio

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Dalai Lama

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SSolstizio d’estate 2015

CirinoCirino

CC arissimi Fratelli e sorelle, il messaggio che

segue, è una tavola del mai dimenticato Gr∴ M∴Sebastiano Caracciolo e che ripropongo a voitutti. In questo giorno, nel quale il Sole raggiunge ilsuo massimo splendore, noi, riuniti nelle nostreLogge, ringraziamo Dio e la Grande Madre dellaNatura per avere portato a compimento nelnostro emisfero, la maturazione delle messi,unitamente a tutti gli altri frutti della terra, assi-curando la vita materiale alla umanità, ricom-

pensando il lavoro fatto dall’uomo inassoluta sintonia con la Natura; anchequest’anno ci è permesso di festeggiare ilSolstizio d’estate tutti insieme nelle

nostre RR∴ LL∴Noi, oggi, onoriamo e festeggiamo la GrandeMadre, che gli Egizi chiamavano “Iside”, gliEbrei“ Miriam “, i Latini “ Vesta”, e che iCristiani chiamano “ Maria”, e che è pur semprela Grande Madre, che i popoli delle varie tradi-zioni hanno sempre invocato sin dall’inizio deltempo. Per noi la Massoneria è la Grande Madre che,dopo un anno di assiduo lavoro alla ricerca dellanostra identità ed a risolvere le molte domandeche ci assillano, ci permette di festeggiare lasospensione dei Lavori e l’inizio di un periodonel quale potremo meditare su ciò che abbiamofatto, su ciò che avremmo dovuto fare e nonabbiamo fatto, su ciò che abbiamo acquisito e suciò che abbiamo perduto lungo la faticosa viadella ricerca interiore.

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Sacrifici alla deaVesta

Sebastiano RicciXVIII sc.

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Carissimi Fratelli, noi non dobbiamo maidimenticare che, se per sostenere lanostra vita, è importante il lavoro mate-riale, è ancora più importante il lavorospirituale per la ricerca della “verità”.L’Essere umano fu creato puro di spirito, e taledovrà sempre essere, se vuole reintegrarsi neisuoi poteri originari. Se è necessario che Egliimpieghi buona parte del proprio tempo al lavo-ro materiale che gli permetterà di vivere fisica-

mente, è ancora più necessario che Eglidedichi parte del suo tempo per la ricer-ca della Verità, che potrà trovare soltan-to nella propria interiorità.

Carissimi Fratelli se per sostenere la nostra vitaè importante il lavoro materiale, è ancor piùimportante il lavoro spirituale per la ricercadella “ Verità “.Infatti, proprio tale ricerca ci permetterà di fareluce sulle dinamiche che determinano la nostra

esistenza, di vincere la schia-vitù dei difetti, dei vizi, dellepassioni che ci impediscono diaffrontare la paura, e di vincerel’ignoranza, che ci impedisce diguardare oltre la vita ed oltre lamorte; infine è proprio talericerca che ci permetterà anchedi affacciarci nell’infinito dicui noi tutti facciamo parte.Dal 21 Giugno il nostro Ritonon vi chiamerà alle riunioniper tre mesi, e ciò perché viconcede la possibilità di pensa-re su tutto ciò che avete acqui-sito o perduto nei nove mesiprecedenti, nonché la possibi-lità di prepararvi spiritualmenteper i successivi 9 mesi che ini-zieranno con l’equinozio diautunno.Auguro a tutti voi buona medi-tazione in pace ed in salute edun buon ritorno ai lavori nelprossimo equinozio.

CirinoCirino

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Allegoria della giustizia e della verità- Giorgio Vasari,1543

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