Agenda Coscioni anno IV n.02: febbraio 2009

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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI AGENDA COSCIONI 1 FEBBRAIO 2008 AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007 DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO SPADACCIA VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA Agenda Coscioni Anno IV - N. 2 febbraio 2009 Direttore Rocco Berardo Voltiamo pagina Staminali, aborto, ricerca: Obama ha promesso cambiamento, ma non sarà facile. Il Congresso Mondiale per la Libertà di ricerca di Bruxelles (5/7 marzo) è l’occasione per non limitarsi a “sperare in Barack”, ma per fare anche qualcosa di concreto. 6 - 10 LA LIBERTÀ DI ELUANA Per l’eutanasia e il testamento biologico l’azione militante raccontata città per città. 10000 firme raccolte. 2 - 5 CONGRESSO MONDIALE Interventi e anticipazioni delle personalità che prenderanno parte ai lavori di marzo 2009 a Bruxelles

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Agenda Coscioni - febbraio 2009

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MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN A.P.

D.L. 353/2003CONV. L. 27/2/04 N°46

ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA

STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE

RACCOLTA FONDI

AGENDA COSCIONI 1 FEBBRAIO 2008

AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007

DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO

SPADACCIAVIA DI TORRE

ARGENTINA, 76 00186 ROMA

Agenda CoscioniAnno IV - N. 2febbraio 2009

Direttore Rocco Berardo

Voltiamo pagina

Staminali, aborto, ricerca: Obama ha promesso cambiamento, manon sarà facile. Il Congresso Mondiale per la Libertà di ricerca diBruxelles (5/7 marzo) è l’occasione per non limitarsi a “sperare inBarack”, ma per fare anche qualcosa di concreto.

6 - 10

LA LIBERTÀ DI ELUANAPer l’eutanasia e iltestamento biologicol’azione militanteraccontata città percittà. 10000 firmeraccolte.

2 - 5

CONGRESSOMONDIALEInterventi eanticipazioni dellepersonalità cheprenderanno parte ailavori di marzo 2009a Bruxelles

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CONGRESSO MONDIALE

La scienza “aperta” e i suoi nemiciGILBERTO [email protected]

La scienza ha verosimilmentefornito metodologie e argomenta-zioni per rendere possibile il funzio-namento della democrazia. Anchenel senso di svolgere una funzioneeducativa, come ha dimostrato il fi-losofo della democrazia per antono-masia, John Dewey. L'educazionescientifica ha contribuito e contri-buisce alla cultura della democrazia

insegnando ai cittadini a pensare li-beramente, a riconoscere come nor-male l'esistenza di punti di vista di-versi, a valutare le differenti opinio-ni utilizzando criteri obiettivi e con-divisi, e a giudicare i programmi po-litici sulla base della plausibilità edei risultati conseguiti. Tuttavia, sa-rebbe sbagliato confondere i rap-porti che sono storicamente esistititra l'affermarsi della scienza moder-na e l'affermarsi della democraziacon la falsa prospettiva di conside-rare quest'ultima una condizioneessenziale o il presupposto per ilfunzionamento della scienza.

La scienza può svilupparsi, en-tro certi limiti, all'interno di regiminon democratici, in quanto vi sonoimportanti differenze tra come fun-ziona la scienza e come funziona lademocrazia. Sembra banale dirlo,ma forse non tanto considerandoche il Parlamento italiano qualcheanno fa votò per la sperimentazionedella terapia di Di Bella, però va ri-cordato che nella scienza il princi-pio di maggioranza non può essereapplicato. Inoltre, l'estraneità dellascienza e degli scienziati ai condi-zionamenti politico-ideologici o dicenso come garanzia di obiettivitàdei risultati della ricerca non implicache tutti gli scienziati siano da con-

siderarsi eguali sul piano delle capa-cità, o che non vi debbano essere di-scriminazioni nell'accesso ala for-mazione e alla carriera scolastica escientifica: un'efficace ed efficienteselezione sulla base dei meriti e del-le qualità dei ricercatori e degli inse-gnanti è in realtà una condizione es-senziale per un efficiente funziona-mento dei sistemi di ricerca.

Che la democrazia non incarniin quanto tale e in modo completo ivalori che hanno reso possibile ilprogresso della scienza moderna, loaveva messo bene in luce Popper.Come ricorda un allievo di Popper,Ian Jarvie, l'organizzazione dellascienza era il modello che Popperutilizzò per pensare l'organizzazio-ne della società aperta. La «societàaperta» che Karl Popper immagina-va a partire dalla sua concezione na-turalistica della conoscenza e dellavita fondata sul fallibilismo e quindisulla possibilità di eliminare tanto leidee false come le istituzioni ineffi-caci, non coincideva infatti con lademocrazia. La società aperta, perPopper, implica la libertà umana, ilfatto che siamo fallibili, il rispettoper le idee degli altri e una funzioneregolativa e non direttiva della veri-tà. Egli considerava la democraziacome la condizione che meglio rie-sce a promuovere e proteggere la li-bertà, ma metteva anche in guardiadalle sue imperfezioni e dalla possi-bilità che le istituzioni possano ser-vire per scopi completamente diver-si da quelli per cui sono state proget-tate. Nel senso che la democraziapuò preservare la libertà ma nonpuò crearla, ed è facile considerarele scelte e le riforme come finalizza-te al mantenimento della democra-zia stessa piuttosto che proteggere epromuovere i valori di tolleranza elibertà della società aperta. Per Pop-per la democrazia può infatti arriva-re a minacciare la società aperta – equindi le condizioni che rendonopossibile la ricerca scientifica – inquanto lo Stato si trova investito diun potere di cui può abusare. Tral'altro, nella “Società aperta e i suoinemici” Popper si dilunga ad argo-mentare che l'educazione letterarianon solo non risolve il problema le-gato a un'istruzione solo professio-nale o tecnica, capace di creare unacondizione di «ristrettezza menta-

le», ma in realtà spesso è la stessaeducazione letteraria a produrrequella particolare forma di ristret-tezza mentale che è lo «snobismo»,senza educare all'onestà intellettua-le. Scrive Popper in “La società aper-ta e i suoi nemici”: “Soltanto se lostudente fa la diretta esperienza diquanto facile sia errare e di quantodifficile sia fare anche un piccoloprogresso nel campo della cono-scenza, soltanto in quel caso eglipuò percepire il significato dei crite-

ri di onestà intellettuale, può giun-gere al rispetto della verità e al di-sprezzo dell'autorità e della presun-zione. Ma nulla è più necessario del-la diffusione di queste modeste virtùintellettuali”.

Molti dei problemi che oggi in-sorgono nella percezione dellascienza da parte dei cittadini e deipolitici dipendono da una fonda-

Non fornisce certezze e minaccia la “naturalità” delle esperienzeumane. Queste le accuse che una democrazia non informatamuove alla scienza contemporanea, e quindi alla società aperta.

Congresso Mondiale per la libertà di ricerca

“Dal cuore della politica al corpo dei malati”

abbaIl dito nell’occhio

La società aperta,per Popper, implicala libertà umana, ilfatto che siamofallibili, il rispettoper le idee degli altrie una funzioneregolativa e nondirettiva della verità

La scienza non halo scopo diprodurre certezze,ma procederiducendoprogressivamente ilivelli di incertezzacirca la natura deifenomeni studiati econtrollando dicontinuol'affidabilità delleprocedure utilizzateper progredire nellaconoscenza

Dal corpodei malati, la nuovagrande questionesociale

Il Congresso mondiale ripar-te sulla strada indicata da Luca

Il Congresso mondiale di marzo arriva inun momento di grande eccitazione per ilmondo della scienza. La Food and Drug Ad-ministration americana ha dato il via liberaalla prima sperimentazione di staminaliembrionali sull’uomo. Il Presidente Obamaha tolto il bando dell’era Bush sulle organiz-zazioni coinvolte nel controllo delle nascitee nella pianificazione familiare. Dal Finan-cial times a Science, i media mondiali ripor-tano le speranze della comunità scientifica etrasmettono una vera e propria chiamata al-la mobilitazione.

L’Associazione Luca Coscioni risponde.Creare a livello internazionale un Forumpermanente che unisca scienziati, politici ecittadini per difendere la libertà di ricercascientifica dagli attacchi dei fondamentali-smi religiosi e dalla manipolazione politicadella scienza: è questo l'obiettivo del Secon-do Congresso Mondiale per la Libertà di Ri-cerca Scientifica, promosso insieme al Parti-to Radicale Nonviolento, transnazionale etranspartito - che si terrà a Bruxelles, nellasede del Parlamento Europeo, dal 5 al 7 mar-zo 2009.

La prima riunione del Congresso si ten-ne nel febbraio 2006 a Roma, nella sala del-la Protomoteca in Campidoglio, pochi gior-ni prima della morte di Luca Coscioni. Da lìpartì la vincente campagna internazionalecontro la messa al bando della ricerca sullecellule staminali embrionali nell'Unioneeuropea, che ripeté il successo di una ana-loga iniziativa con il Partito radicale in sededi Nazioni Unite.

A tre anni dal primo, questo Congressoaffronterà il necessario collegamento tral'attualità scientifica e politica e le esigenzedelle persone malate o disabili. La libertà diricerca e di cura come nuova grande que-stione sociale planetaria è il tema sul quale siconfronteranno Premi Nobel e Ministri,personalità politiche e scientifiche di mas-simo livello assieme a responsabili di asso-ciazioni di malati e disabili. “Dal corpo deimalati al cuore della politica”: la missionedella “Luca Coscioni” diventa globale.

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ABORTO A soli due giorni dall’insediamento, la Presidenza

Obama ha già dato nuove disposizioni nel campo dellaricerca, come quella che cancella il divieto repubblicanodi finanziare con soldi pubblici le organizzazioni che fan-no politiche di pianificazione familiare o sostengonol’aborto nei Paesi in via di sviluppo, dando immediataprova dell’annunciata intenzione di dare una nuovaspinta al Paese, anche sotto il profilo etico.

STAMINALI EMBRIONALI Indicativa in questo senso anche l’autorizzazione da

parte della Food and Drug Administration allo svolgi-mento di alcuni test che utilizzano le cellule staminali supazienti che hanno avuto lesioni al midollo spinale.

CONGRESSO MONDIALE 3

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perta” e i suoi nemicimentale incomprensione dellanatura della conoscenza scien-tifica e del suo statuto particola-re. Di fatto, oggi la scienza vienecriticata perché non dà rispostecerte. Come se non fosse carat-teristica essenziale della cono-scenza scientifica proprio il fat-to di non produrre mai veritàdefinitive, ma sempre modifica-bili e perfettibili attraverso ilconfronto continuo con la realtàempirica. La scienza, quindi,non ha lo scopo di produrre cer-

tezze, ma certamente procederiducendo progressivamente ilivelli di incertezza circa la natu-ra dei fenomeni studiati, e con-trollando di continuo l'affidabi-lità delle procedure utilizzateper progredire nella conoscen-za o nel valutare la praticabilitàdelle applicazioni. La scienzaviene messa sotto accusa inquanto si ritiene che alcune del-le applicazioni che scaturisconodalla ricerca di base minaccinoi modi «naturali» di vita. E ̀ vero

che le ricadute applicative dellaricerca scientifica hanno tra-sformato radicalmente l'esi-stenza quotidiana di milioni diindividui e reso possibile utiliz-zare l'elettricità, costruire auto-mobili, aerei e frigoriferi, scopri-re vaccini e antibiotici; insom-ma, se nel corso di circa un se-colo nel mondo occidentalel'aspettativa di vita alla nascita èraddoppiata e la qualità della vi-ta in generale è migliorata, è gra-zie allo sviluppo economico-so-

ciale e al progresso medico chehanno messo sotto controllouna serie di fattori «naturali» co-me le malattie e la malnutrizio-ne.

La conseguenza principale eparticolarmente dannosa chescaturisce da queste concezionifuorvianti della scienza, per cuiappunto essa non renderebbeoggi un servizio alla democraziain quanto non fornirebbe cer-tezze e minerebbe la presuntanaturalità delle esperienze

umane, è che gli stessi governimirano al controllo della scien-za più sulla base delle interpre-tazioni che dei risultati. Nel ca-so delle biotecnologie ciò è em-blematico: sono le ansie dovutea una distorta interpretazionedel significato di queste tecno-logie a determinare la politicadei finanziamenti e dei control-li, piuttosto che i risultati effetti-vamente prodotti dalle applica-zioni di questi nuovi metodi diricerca e innovazione.

Restituiremo alla scienza il suo

giusto posto e maneggeremo

le meravigliedella tecnologia

in modo da risollevare

la qualitàdell’assistenza

sanitaria e abbassarne

i costi.Barack Obama

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CONGRESSO MONDIALE

Idee-forza cheattraversano il pianeta

E’ nato da una idea forte, ilCongresso per la Libertà di Ri-cerca Scientifica il cui secondoincontro si svolgerà a Bruxelles,nella sede del parlamento Eu-ropeo, dal 5 al 7 marzo. E’ natoinfatti nel ricordo, anzi nella ri-

flessione su un altroCongresso, quello per la Li-

bertà della Cultura cui diederovita, nell’immediato dopoguer-ra, intellettuali e figure eminen-ti europee e americane, da Ar-thur Koestler a John Dewey fi-no agli italiani Ignazio Silone,Nicola Chiaromonte, Benedet-to Croce, Nicola Abbagnano, itanti di un elenco altamente si-gnificativo. Il Congresso per laLibertà della Cultura fu la ri-sposta al tentativo comunistadi colpire – o spazzar via – gli in-tellettuali che rifiutassero di

piegarsi alle direttive totalitarie,di aderire alle campagne indet-te dai partigiani della pace filo-sovietici. Il Congresso per la Li-bertà della Ricerca Scientificaraccoglie, in qualche modo,l’eredità di quella coraggiosabattaglia. Oggi è la scienza - lalibertà di ricerca scientifica - adessere esposta ad attacchi eviolenze inaudite e pericolose.Non c’è più il comunismo, mac’è l’intolleranza dei nuovi fon-damentalismi, religiosi o laiciche siano.

E’ nato, il nostro Congresso,

nell’estate del 2004. L’Associa-zione Coscioni era stata fonda-ta nel 2002, sulla spinta della lu-cida volontà di Luca. Aveva co-minciato ad organizzarsi, le sueprime iniziative mostravanogià una capacità di guardarelontano. Nell’estate del 2004Marco Pannella suggeriva aMarco Cappato, segretario del-l’Associazione, l’idea di unCongresso Mondiale per la Ri-cerca Scientifica facendo espli-cito riferimento all’iniziativa diKoestler e Silone. La messa apunto del progetto ha richiesto

anni di impegno difficile. Nel2006 fu possibile realizzare, aRoma, il primo incontro. Parte-ciparono alcune tra le figurepiù interessanti della scienzamondiale: Michael Gazzaniga,Carl Djerassi, Colin Blakemore,Bernard Siegel e Bernat Soria.Quell’incontro ha dato fruttinotevoli. Gli Atti sono ancoradisponibili, contengono mate-riale prezioso, idee ancora dasviluppare.

Da quella tribuna, EmmaBonino lanciò una indicazioneda cui siamo partiti quando ab-

La strada percorsadal Primo incontroCARMEN SORRENTINO

Durante le sue conclusioni al primo incontro del CongressoMondiale nel 2006, Emma Bonino pronunciò alcune importantiparole che, attraverso gli atti, in questi anni hanno ispirato l’azionedel congresso come forum di attività permanente.

Lanciò la candidatura della Turchia a sede del successivo in-contro: “Se questa intenzione divenisse realtà, l’appuntamento inTurchia avrebbe un’enorme importanza non solo come eventoscientifico: avrebbe anche una valenza e un significato politici piùgenerali, in questo momento particolare di presunti scontri di civil-tà, che sono invece chiaramente scontri di sistemi politici. (…) For-se l’appuntamento prossimo, se riuscirete a lavorarci, sarebbe evo-cativo di tante cose se potesse essere in Turchia”.

Dei malati: “Non si tratta, come voi avete dimostrato, di orga-nizzare un altro congresso scientifico sulle cellule staminali em-brionali: si tratta di mettere insieme le sinergie di quanti operanonella politica e nelle istituzioni, di quanti operano nelle universitàe nei laboratori, per difendere e affermare il principio della libertàdi ricerca. E in questa sinergia è essenziale il ruolo degli utenti, deimalati che non riescono a far sentire la loro voce eppure sono mi-lioni”.

E infine ma soprattutto dell’importanza della dimensione tran-snazionale: “Stranamente riuscimmo ad avere la legalizzazione deldivorzio nel ‘74 e quella dell’aborto nel ‘78. Questo fu dovuto a mol-ti fattori, ma un fattore fu per noi importantissimo, essenziale, os-sia il legame con altri Paesi che già avevano risolto questi problemi,perché questo significava anche dire all’opinione pubblica italianache le nostre richieste non erano delle bizzarrie di presunti signo-ri o signorine particolarmente licenziosi e scostumati, bensì eranoconquiste di libertà e di civiltà, atti di responsabilità politica e di go-verno delle esigenze della società, che era necessario compiere eche altri Paesi avevano da tempo compiuto senza che vi si verifi-cassero i disastri che i nostri avversari preconizzavano. Mi auguroche questo possa avvenire di nuovo”.

Così misureremo la libertà di ricerca

Nella dichiarazione finale del primo incontro del Congressomondiale si legge che “una delle possibilità di iniziativa indivi-duate è l’opportunità di documentare, in un rapporto magaritriennale, lo stato della libertà di ricerca scientifica in ogni Paese,ad esempio attraverso un indicatore della libertà di ricerca e dicura da individuare sulla falsariga di quanto già avviene in mate-ria di libertà economica”. Ci si impegnava non necessariamentea realizzare tale iniziativa quanto piuttosto a valutare tale possi-bilità. La scelta dei temi da indagare si è concentrata su:

riproduzione artificiale; ricerca su cellule staminali embrio-nali; scelte di fine vita; aborto e contraccezione; uso terapeuticodelle sostanze stupefacenti; terapie del dolore. Alcuni centri stu-di e partner istituzionali hanno risposto positivamente alla no-stra iniziativa. Durante il prossimo incontro a Bruxelles sarannopresentati ufficialmente i primi risultati di questo progetto, nonultimo lo studio condotto da Andrea Boggio (Assistant Professordi Diritto, Facoltà di Storia e Scienze Sociali della Bryant Univer-sity, Stati Uniti). Si veda a tal proposito l’abstract del suo interven-to, pubblicato in questo numero. (C.S.)

La libertà di ricerca nel mondo:uno studiopreliminare

ANDREA BOGGIOAssistant Professor di Diritto, Facoltà di Storiae Scienze Sociali della Bryant University, StatiUniti

I ricercatori di ogni continente condi-vidono l’obiettivo comune della crescitadella conoscenza scientifica. Eppure ri-cercatori ed operatori sanitari operano incontesti normativi che spesso limitano, inmisura diversa da Paese a Paese, la loro li-bertà di ricerca.

In questo intervento presenterò i risul-tati preliminari di uno studio più ampioche mira a quantificare il livello di libertàdi ricerca in giro per il mondo. Questo in-tervento delinea la metodologia dello stu-dio e presenta dati qualitativi raccolti in10 paesi a partire da quattro campi di at-tività di ricercatori ed operatori della sa-nità: 1) tecnologie di riproduzione assisti-ta; 2) ricerca con le cellule staminali em-brionali; 3) scelte di fine vita; 4) aborto econtraccezione. La metodologia di questostudio è basata su quella di uno studioben noto come quello sulla libertà dellastampa pubblicato ogni anno da FreedomHouse (a cura di Karin Deutsch KarlekarEleanor Marchant Freedom of the press2007: a global survey of media indepen-dence, New York: Freedom House; Lan-ham: Rowman & Littlefield, 2008). I risul-tati preliminari dimostrano che il Paesedi residenza influenza il tipo di produzio-ne scientifica realizzata: gli Stati possonodunque essere propriamente classificatia seconda del livello di libertà di cui go-dono ricercatori ed operatori sanitari.Estendere questo tipo di analisi ad un nu-mero maggiore di Paesi si rivelerà certa-mente utile per valutare i fattori politici eculturali che sono alla radice delle limita-zioni alla libertà di ricerca.

Ricerca sulle cellulestaminali:prospettive e problemi

GIULIO COSSU Direttore dell’Istituto per le Cellule StaminaliDibit, Ospedale San Raffaele, e membro delComitato promotore

Il rapido progresso della ricerca sulle cellu-le staminali ha alimentato le speranze di ricor-rere a nuove terapie basate sulle cellule stami-nali in pazienti affetti da serie patologie. Conl’eccezione però dei trapianti di cellule stami-nali emopoietiche per la leucemia e dei tratta-menti basati su cellule staminali epiteliali per

ustioni della pelle e della cornea, lo sviluppo diuna terapia efficace per le altre malattie po-trebbe richiedere ancora molti anni di ricercapre-clinica e clinica. Sfortunatamente nume-rose cliniche in giro per il mondo stanno già of-frendo terapie a base di cellule staminali perpazienti gravemente malati, sfruttando le lorosperanze e spesso, se non sempre, fornendotrattamenti molto costosi, non controllati epotenzialmente pericolosi.

La Società Internazionale per la Ricerca sul-le Cellule Staminali (ISSCR) ha recentementepubblicato le Linee Guida per l’uso clinico del-la ricerca sulle cellule staminali (disponibile suwww.isscr.org). Tali linee guida sono state ela-borate da un gruppo di lavoro internazionale“per aiutare a facilitare lo sviluppo responsa-bile e tempestivo di terapie basate sulle cellulestaminali che siano clinicamente utili e peraiutare a minimizzare i potenziali rischi perpersone che accedono ai protocolli sperimen-tali e pazienti”. Illustrerò e discuterò breve-mente le diverse parti di queste Linee Guida,assieme alle implicazioni etiche di questi in-terventi terapeutici innovativi. Affronterò pureulteriori problemi connessi al costo elevato diqueste terapie che, seppure dovessero avereuna buona riuscita, potrebbero risultare ecces-sivamente onerose per i sistemi sanitari.

La libertà di ricercascientifica sotto minaccia

LORD DICK TAVERNE Fondatore di Sense about Science e membrodella commissione Scienza e Tecnologia dellaCamera dei Lords, Regno Unito

La libertà di ricerca scientifica è sotto minac-cia in un’area che è di importanza vitale per lalotta contro la fame, la povertà e le malattie, ossiaquella dello sviluppo delle biotecnologie agrico-le.

Le modificazioni genetiche sono la nuova

Dal 5 al 7 marzo, al Parlamentoeuropeo di Bruxelles,l’Associazione Luca Coscioniorganizza il Secondo incontro delCongresso mondiale per la libertàdi ricerca scientifica. Con ilsostegno del Partito RadicaleNonviolento, transnazionale etranspartito, per tre giorni ministri,Premi Nobel, scienziati e cittadini siconfronteranno su idee e azioni perdifendere la ricerca e la democraziadai fondamentalismi oscurantisti.Per globalizzare il nostro motto: “dal corpo dei malati al cuore della politica”.

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biamo avviato l’organizzazionedel secondo appuntamentocongressuale. La proposta disvolgere la seconda sessione inTurchia aveva un valore nonsolo simbolico ma schietta-mente “politico”. Era l’offerta aquel paese di proporsi comesoggetto attivo del grande ten-tativo di conciliare, o avvicina-re, l’Islam alla scienza moder-na, superando le fratture o leincomprensioni che hanno re-so finora difficile il dialogo. Pur-troppo la Turchia sta attraver-sando un momento difficile, e

l’appuntamento è stato trasfe-rito a Bruxelles. Forse, lo spo-stamento può oggi rivelarsi an-che utile, in quanto può river-berare i suoi (sperabili) succes-si sui lavori e le prospettive dalParlamento Europeo, semprepiù investito di questioni relati-ve alla ricerca e alla libertà del-la scienza. Bruxelles è anche unbuon punto di riferimento perun dialogo con gli USA chesembra quanto mai necessario,urgente ed anche fecondo di ri-sultati, dopo l’elezione di Ba-rack Obama alla Presidenza.

Nel suo discorso di accettazio-ne, Obama ha detto: “Ridare-mo alla scienza il posto che lespetta di diritto e piegheremole meraviglie della tecnologiaper migliorare le cure sanitariee abbassarne i costi. Mettere-mo le briglie al sole e ai venti ealla terra per rifornire le nostrevetture e alimentare le nostrefabbriche. E trasformeremo lenostre scuole e i college e leuniversità per soddisfare le esi-genze di una nuova era”. Subitodopo, Obama ha riaperto il di-scorso sia sulle staminali che

sull’aborto, con deliberazionisignificative. Il nostro Congres-so dovrà raccogliere queste pa-role e dare loro una risposta edun seguito. Forse, siamo difronte ad una possibile svoltanella cultura della libertà scien-tifica. Grazie all’incontro diBruxelles, tra pochi giorni, laCoscioni potrà essere tra i pro-tagonisti di questa svolta. E nonsolo in Italia, i nostri orizzontidi lavoro si sono ampliati: ab-biamo instaurato rapporti inte-ressanti in varie parti del mon-do, abbiamo partecipato con

diritto di parola all’ultimo Co-mitato di Bioetica dell’UNE-SCO, abbiamo ottenuto signifi-cativi riconoscimenti dal-l’AWID, la “Association for Wo-men's Rights in Development”.

Coltiviamo il sogno, impos-sibile ma generoso, che fu delfilosofo Leibniz, di veder nasce-re una Società Mondiale dellaScienza, una “comunità dellementi” che possa efficacemen-te contribuire a risolvere i pro-blemi del nostro tempo. (A.B.)

L’Associazione alle Nazioni Unite

Grazie alla natura permanente del CongressoMondiale come osservatorio sulle ingerenze e le li-mitazioni alla libertà di ricerca scientifica e di cura,riuscimmo a partecipare al Comitato di Bioeticadell'UNESCO quando si riunì per ridiscutere di clo-nazione terapeutica. Temendo una riapertura deldibattito alle Nazioni Unite - e che ciò portasse auna condizione ancora peggiore per pazienti e ri-cercatori - in quella sede chiedemmo di approvarela tecnica del trasferimento nucleare - impropria-mente chiamata “clonazione terapeutica” - ma so-prattutto di lasciare la ricerca scientifica libera discoprire nuove cure.

Il Comitato di Bioetica dell’UNESCO - compo-sto di un comitato di tecnici (IBC) e di uno che rac-coglie i rappresentanti governativi di 36 paesi(IGBC) - si riunì a Parigi dal 28 al 31 ottobre per di-scutere di clonazione umana. I due comitati discus-sero un articolo della dichiarazione UNESCO del1997 sul genoma umano, la quale afferma che nondevono essere permesse le pratiche che sono con-trarie alla dignità umana, in particolare “la clona-zione riproduttiva degli esseri umani”. La dichiara-zione non è per sua natura vincolante, tuttavia gliStati e le organizzazioni internazionali competentisono da essa invitati a identificare dette pratiche e aprendere le misure necessarie a rispettare detta in-dicazione. E di fatto così è stato, dal momento chepiù di 50 Stati dal 1997 a oggi si sono più che con-formati.

L’Associazione Luca Coscioni e il Partito Radica-le Nonviolento, che ha status consultivo alle Nazio-ni Unite, parteciparono ai lavori del comitato comeosservatori con diritto di parola.

Dal punto di vista della clonazione umana il di-battito si aprì e si chiuse con un nulla di fatto. Em-blematica quanto breve la dichiarazione del dele-gato USA: riaprire il dibattito non sarebbe stato nénecessario né saggio in quanto le cose non eranocambiate negli ultimi tre anni. Germania e Franciaancora una volta d’accordo - come nel 2001 quandoavevano chiesto all’Assemblea Generale ONU di in-serire all’ordine del giorno l’iniziativa internaziona-le contro la clonazione umana - questa volta sul fat-to che non si poteva chiedere una convenzione(vincolante) ONU contro la clonazione riproduttivaperché un altro fallimento sarebbe stato contropro-ducente, dopo che nel 2005 era andata – buon pernoi - molto peggio di quanto si aspettassero.

L’unica indicazione positiva fu quella di prepa-rare un glossario tecnico-scientifico, per aiutare so-prattutto i paesi in via di sviluppo (es. India, Cina)che si avvicinano solo ora a determinate pratiche,le quali sono comunque dichiaratamente oggettodi pregiudizio e confusione in tutto il mondo.

applicazione di una tecnologia vecchia di secoli usataper aumentare la produzione di piante e animali. Si èdiffusa più velocemente che ogni altra innovazioneagricola e ora ne beneficiano più di 12 milioni di agri-coltori, la maggior parte di loro piccoli agricoltori, in23 paesi del mondo. Ogni accademia delle scienze na-zionale che ha esaminato la questione ha dichiaratoche le modificazioni genetiche sono sicure per la sa-lute umana almeno quanto l’agricoltura tradizionale.Essa aumenta l’uso efficiente della terra e ha ridottol’uso di prodotti chimici. E’ richiesta una ricerca ulte-riore, ad esempio per accrescere la protezione deiprincipali prodotti contro le malattie e per aiutare lepiante a crescere in terre colpite dalla siccità e dallacrescente salinità del suolo. Comunque alcuni ecolo-gi fondamentalisti si oppongono ideologicamente agliOGM perché sono sospettosi nei confronti della scien-za moderna e dichiarano contro la schiacciante evi-denza che i prodotti geneticamente modificati sonopericolosi per la salute. Essi hanno impedito la cresci-ta commerciale dei prodotti geneticamente modifica-ti nella maggior parte dell’Europa e in diversi paesihanno addirittura distrutto delle produzioni speri-mentali coltivate per testare se erano sicure e benefi-che. Essi sono l’equivalente moderno di coloro chebruciavano le streghe prima che potesse essere pro-vato se esse avevano fatto davvero del male. Questa èuna delle principali minacce alla libertà scientifica.

Neuroetica:materialismoinformato e la responsabilitànaturalistica

KATHINKA EVERSCentro per l’Etica della Ricerca e la Bioetica,Uppsala, Svezia

L’importanza della neuroscienza nello spie-gare l’evoluzione del pensiero morale presup-pone un modello della mente e del cervelloche prende in considerazione variabilità, emo-zioni e pensiero creativo. Secondo il materia-lismo informato, il cervello è un sistema varia-

bile, selezionale in cui i valori sono incorpora-ti come restrizioni necessarie. Biologicamen-te parlando nessuna creatura con un cervellonasce senza valori; esso è neuro-biologica-mente predisposto per sviluppare questi com-plessi e variati sistemi di valori che gli permet-tono di funzionare nei suoi ambienti fisici esociali. In questo modello la propensioneumana a sostenere il giudizio morale e la ca-pacità di compiere scelte morali libere e re-sponsabili non solo hanno un senso logico epratico ma sono biologicamente inevitabiliper gli individui adulti e sani. L’importanzateoretica e metodologica che la neuroscienzaricopre per l’etica è forte e in rapido sviluppo.Secondo la teoria dell’epigenesi neuronale, lestrutture socio-culturali e neuronali si svilup-pano in modo simbiotico con mutua rilevanzacausale. L’architettura dei nostri cervelli deter-mina il nostro comportamento sociale (com-prese le nostre disposizioni morali) che in-fluenza i tipi di società che creiamo e vice-ver-sa le nostre strutture socio-culturali influenza-no lo sviluppo dei nostri cervelli. Ciò è compa-tibile con la posizione che le norme non pos-sono logicamente essere derivate dai fatti ba-sati sulla difficoltà di perpetrare l’“errore na-turalistico”. Una importante sfida della neu-roetica fondamentale è quella di decifrarequesta rete di connessioni causali tra le pro-spettive neurobiologiche e quelle socio-cultu-rali e di valutare i valori universali pre-specifi-cati nel nostro genoma e condivisi dalla specieumana, diversamente da quelli che restano le-gati ad una data cultura o sistema simbolico.L’“errore” dell’approccio naturalistico così vie-ne convertito in una responsabilità.

Il progresso scientifico:una strada rocciosa

KARY MULLISPremio Nobel per la Chimica 1993

La scienza è un processo di tentativi ed errori. Lo èsempre stato. La sua forza risiede nel fatto che gli er-rori alla fine sono scoperti per quello che sono e nellungo periodo al contrario di altre istituzioni globali -arte, politica, religione – la scienza produce dei risulta-ti. Negli ultimi trecento anni siamo stati inondati daibenefici di questo processo al punto che gli individuimedi oggi sono in possesso di cose per cui nel 17° se-colo i re avrebbero dichiarato la guerra.

Ciò che non sempre capiscono tanto i non-scien-ziati che gli scienziati è che il processo spesso seguedegli indizi falsi che richiedono dai cinquanta ai cen-to anni per porvi riparo. A causa della rapidità con laquale le scoperte scientifiche vengono diffuse nelmondo di oggi, gli errori, che sono una parte naturaleed integrale del processo, causano scompigli ed appli-cazioni erronee delle risorse globali.

Tutti gli abstract e le informazioni per par-tecipare al Congresso Mondiale per la libertàdi ricerca scientifica, che si terrà a Bruxellesdal 5 al 7 marzo 2009, sono disponibili suwww.freedomofresearch.org

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Dall’ultracattolico indignato, alpoliticante locale. Esperienzastraordinaria!

QUI BISCEGLIE- Un’esperienza stra-ordinaria. Straordinaria! Tanti curiosi, di si-curo presi alla sprovvista di fronte all’im-portanza di temi di questa portata, ma lagente ha risposto, eccome se l’ha fatto! Sa-bato mattina sono state raccolte 34 firmein Piazza Margherita, più facile è stato ladomenica (109, quasi tutte dalle 11.30 alle13.30) complice l’inizio del carnevale eun’ottima location. C’era chi si è avvicina-to al tavolo ed ha firmato senza quasi leg-gere la petizione, chi era d’accordo conl’eutanasia ma non ha firmato "perché infondo non so chi sei", chi sì è avvicinatominaccioso affermando di aver ricevuto lospirito santo e di essere il tramite con ilquale Gesù guarisce i malati terminali. Poinon è mancato il politico cittadino venutosolo per ritirare un volantino (e controllareche diavolo stesse accadendo), l’anzianoex-radicale, l’utracattolico indignato equelli che mi hanno lasciato compiaciuti ilnumero di telefono per costituire anche incittà una Cellula Coscioni. La disinforma-

zione tanta, difficile convincere i più che iltestamento Biologico in fondo tutela an-che chi è contrario all’eutanasia. Un grazieparticolare a Giovanni Papagni e Izio Mo-nopoli per il contributo economico allespese che ho sopportato, a Simona Integliaper le foto, ai Grillini di Bisceglie per avermesso a disposizione il gazebo. 109 firmein una città di 53.000 nella quale si chiamaun sacerdote ad officiare a qualsiasi even-to è da considerarsi un buon risultato, o al-meno un buon inizio. Il seme della laicitàè stato piantato anche qui: i biscegliesi so-no avvisati. Giuseppe F. Ruggieri

Nonostante un freddo pungen-te, molte firme raccolte e tanteinformazioni date

QUI FERRARA - Il tavolo di sabato èandato abbastanza bene, abbiamo raccol-to 52 firme, nonostante il freddo pungente!Molte persone erano informate sul “tema”testamento biologico, altri si avvicinavanoper avere informazioni, abbiamo potuto didialogare con molte persone e la cosa ci èparsa utile oltre che interessante. Abbiamoanche distribuito e dato informazione su

come usare la “Dichiarazione di volontàanticipata per i trattamenti sanitari” e la co-sa ha destato un grande interesse. Hannopartecipato al tavolo i compagni: FeliceBruno, Federico Mongardi, Daniele Brego-la, Mario Zamorani. Domenico Casellato

Cittadini che raccontano la pro-pria esperienza, altri che pren-dono il testamento biologico

QUI CATANIA - Bella mattina d’infor-mazione e lotta politica. Al gazebo di viaEtnea, organizzato dall’associazione Radi-cali Catania, è stato un continuo via vai dipersone. 171 firme in poco più di tre ore,così come era avvenuto il 20 dicembrescorso in occasione della mobilitazione adue anni da Welby. Tantissime "doppie fir-me". Molti cittadini hanno manifestatoespressamente solidarietà a Beppino En-glaro e simpatia per le battaglie dell’Asso-ciazione Coscioni, alcuni hanno racconta-to la propria esperienza personale, altrihanno ritirato i modelli di testamento bio-logico disponibili al tavolo. In ogni caso, èemersa una voglia generalizzata di reagireall’offensiva clericale e partitocratica con-

tro la libertà di scelta e il diritto all’autode-terminazione. Al gazebo erano presentiAntonio Licciardello, Eduardo Melfi, LuigiPappalardo, Assunta Albergo, Riccardo Fi-chera, Danilo Maccarrone, Luigi Recupe-ro. Hanno partecipato anche StefaniaMazzone, docente di Storia delle dottrinepolitiche presso l’Università di Catania, eGiuseppe di Grazia dell’Uaar. Tra i firmata-ri, Stefania Licciardello (presidente ArcigayCatania) e Amalia Giardina (Agedo). Diver-si media locali hanno dato conto dell’ini-ziativa. Tutte le foto su www.radicalicata-nia.org. Non molliamo! Gianmarco Cicca-relli

Con i genitori del piccolo Davi-de, un tavolo con tanta folla, per-sino giornalisti.

QUI FOGGIA - Il nostro tavolo era cir-condato da tantissime persone che veni-vano a esprimerci il proprio malanimo sul-le scelte che ben sapete! Mi ha fatto im-mensamente piacere incontrare i signoriMarasco (i genitori del piccolo Davide, ri-cordi?). Son venuti anche giornalisti. Mi

6PER LA LIBERTÀ DI ELUANA

TESTAMENTOBIOLOGICO

E EUTANASIA

Maggioranzasilenziata

I l 20 dicembre ed il 17 gennaio, rispettiva-mente a due anni dalla scomparsa di Pier-giorgio Welby e a 17 anni dall'incidente che

ha ridotto Eluana Englaro in stato vegetativo,ol-tre 10.000 cittadini hanno firmato una petizionedell’Associazione Luca Coscioni per la legalizza-zione dell’eutanasia in Italia. Mentre il Parla-mento non ha ancora legiferato in materia discelte di fine vita,centinaia di cittadini sono sce-si per due giorni in piazza con un tavolo, unapenna,alcuni moduli e con proposte di governodella realtà sociale, su testamento biologico edeutanasia.Sull’Agenda il racconto dai tavoli.

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avrebbe fatto ancora più piacere vederesolo uno dei nostri politici ma... La folla digente c’è stata e son state prese 115 firme.Andrea Trisciuoglio

Con l’aiuto al tavolo di due bam-bini che, per gioco, si son diver-titi da matti.

QUI L’AQUILA- Tavolo dalle 11.00 cir-ca alle 13.00 circa in piazza Duomo, ai limi-ti del mercato cittadino. Firme raccolte 25.Presenti: Raimondo Felici, Simona Cicco-ni, Stefano Frapiccini, poi in ordine sparsoaltri compagni e amici: Enrico Ammanni-to, Pietro Piccioli e Di Giulio. Abbiamo am-piamente volantinato anche con l’aiuto didue bambini “volontari” per gioco che sisono divertiti da matti. Stefano Frapiccini

La prima volta a Grosseto tra fa-cebook, sms, e una media di1.3 firme al minuto.

QUI GROSSETO - Quasi 450 firme inpoco più di cinque ore. Grazie ai tanti gros-setani che sono venuti al gazebo di piazzaSocci. Tanti comuni cittadini e alcuni poli-tici. È andata davvero come meglio nonavrebbe potuto la raccolta delle firme a fa-vore della legge sul Testamento biologico,organizzata dal nucleo promotore della“Cellula Coscioni” di Grosseto. «In pratica- spiega Alessandro Militello, uno degli or-ganizzatori del gazebo - abbiamo registra-to 1,3 firme al minuto, considerando che ilgazebo è rimasto operativo per cinque oree mezzo. Le persone che sono venute a fir-mare si sono mobilitate per il passaparolasu facebook, con gli Sms e via mail, oltreovviamente per aver saputo dell’iniziativadai media locali. Al di là di questo, però, ildato politico è che quando si propongonoquestioni concrete e sentite dall’opinionepubblica, le persone rispondono e si mo-bilitano». Fra i firmatari, il presidente dellaprovincia Lio Scheggi (Pd), la capogruppo

di Fi in consiglio provinciale Laura Cutini(Fi), l’onorevole Luca Sani (Pd), il candida-to alle primarie del Pd Leonardo Marras, ilconsigliere regionale Loriano Valentini(Pd), il presidente della Rama Marco Si-miani (Pd) e il segretario provinciale del PdMarzio Scheggi.Un ringraziamento parti-colare a Roberto Marcucci, Rosanna Guer-ri, Massimo e Michele Nencioni, RenatoPii, Franco, Susanna e Giacomo Amaddii,Antonio Terribile, Giuseppe Sorrentino eAdriana Andreini, che hanno contribuitoalla riuscita dell’iniziativa promossa dal-

l’Associazione Luca Coscioni. Massimilia-no Frascino

Dal Movimento Federalista Euro-peo, alla Cellula Coscioni. Siamo“Radicali senza fissa dimora”

QUI MILANO - Ai tavoli hanno parte-cipato tra gli altri Marco, Roberto del Movi-mento Federalista Europeo, Valentina Mo-relli, segretaria regionale del Partito Socia-lista, Diego, Maddalena, Francesca, Marco, Pino, Lucio, i medici Inzani e Pessarelli.

Cellule e al tempo stesso “Radicali senzafissa dimora” come si chiama la nostra as-sociazione radicale. Il 29 dicembre abbia-mo tenuto tre tavoli (presso uno dei quali,situato in una zona di ritrovo giovanile, ilmedico ha prescritto la "pillola del giornodopo" a una decina di persone che ne ave-vano fatto richiesta) il risultato finale è sta-to di 177 firme. Abbiamo anche raccoltoun’iscrizione alla Luca Coscioni. Il 17 gen-naio abbiamo tenuto due tavoli, le proibi-tive condizioni atmosferiche ci hanno in-dotto a ridurre il periodo a sole tre ore, conun risultato complessivo di 73 firme. Ilfreddo pungente non incoraggiava i pas-santi a fermarsi; in un paio di occasioni pe-rò abbiamo visto persone riscuotersi allaproposta di firmare e dirigersi con deter-minazione al tavolo. Una di queste ha an-che versato un anticipo di 10 Û per l’iscri-zione alla “Luca Coscioni”. Abbiamo anchedistribuito giornali, un paio di modelli perla sottoscrizione del testamento biologicoe una quindicina di moduli in bianco percittadini che volevano raccogliere firme traparenti e amici. Emiliano Silvestri

Il primo tavolo senza Mauriana.Cercando di far conoscere ai Pi-sani la Cellula Coscioni.

QUI PISA- Il primo tavolo senza Mau-riana e, come quelli che partecipano alletrasmissioni televisive, approfitto per salu-tarla, "ciao Mau" :-). La giornata del co-scioniano pisano è iniziata attorno alle 9presso la sede di via Sighieri 47, dove ogniterzo mercoledì del mese si svolge la riu-nione della Cellula Coscioni di Pisa, e do-ve custodiamo gelosamente tutto il mate-riale. Da qui ci siamo spostati al mercato diVia Paparelli per cominciare a darci da fare.Il tavolo è stato una mini riunione della ga-lassia radicale pisana. Eravamo in cinquetra la Cellula Coscioni di Pisa, l’Associazio-ne radicale LiberaPisa e l’Associazione stu-

TESTAMENTO BIOLOGICO

E EUTANASIA 7PER LA LIBERTÀ DI ELUANA

L a mobilitazione è il primo passo per la co-stituzione di una rete di cittadini che sicandidano a conquistare diritto di citta-

dinanza nel dibattito pubblico per l’opinionelaica e liberale di milioni di italiani, maggiori-taria secondo tutti i sondaggi ma senza rappre-sentanza politica e mediatica. Hanno firmatoprofessori universitari - Abruzzese, Corbellini,Rodotà,Crivellini,Flores,Cossu -,giornalisti co-me Augias, De Gregorio, Franchi, Manfellotto,Pansa, Macaluso ed altre personalità: Nencini(Partito Socialista), i manager Chicco Testa ePaolo Leon,Mario Riccio e Tommaso Ciacca,ri-spettivamente medici di Welby e di Nuvoli.

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8PER LA LIBERTÀ DI ELUANA

TESTAMENTO BIOLOGICO

E EUTANASIA

dentesca Libera Università e in poco più ditre ore abbiamo raccolto 93 firme sulla pe-tizione sull’eutanasia e qualche decina sul-la proposta di delibera rivolta al Comuneper l’istituzione dell’Anagrafe Pubblica de-gli Eletti. Ottima occasione per sperimen-tarci sul campo e per due dei presenti, Lu-ca Moretti e Francesco Potortì, è stato ilbattesimo sul marciapiede. Gli altri attivi-sti, oltre a me, erano Andrea Picchi, teso-riere della Cellula, e Massimo Strangio. Ol-tre a spiegare la battaglia sul testamentobiologico abbiamo avuto la possibilità difar conoscere la cellula, con la sua sede, ilsuo gruppo google (groups.google.com/group/cellula-coscioni-pisa, pisani iscri-vetevi!), le sue iniziative. Le reazioni sonostate molto positive. Solo un ragazzo piut-tosto giovane tra quelli che ho fermato miha guardato con occhi sbarrati dicendo"Non ho idea di cosa tu stia parlando". Glialtri, favorevoli o contrari, erano tutti infor-mati e spesso agguerriti. Luca Nicotra

Sotto l’ombra di Giordano Bru-no, le persone che chiedevano:“Perché in Tv non se ne parla?”

QUI ROMA(Campo de Fiori) - All’om-bra di Giordano Bruno. Anche questa vol-ta la Cellula Coscioni Iniziativa PopolareDisabili Roma ha scelto Piazza Campo deiFiori per il suo tavolo. Sebbene il numerodi firmatari sia stato inferiore rispetto aquello raggiunto il 20 dicembre scorso,l’interesse e la partecipazione della genteè sicuramente cresciuto. Quasi tutti colo-ro che si sono avvicinati, infatti, erano beninformati sull’argomento ed a conoscen-za delle battaglie dell’Associazione LucaCoscioni. Questo ci fa ben sperare per leprossime iniziative. Un ringraziamentoparticolare va a Rocco Berardo, AlessandroBarchiesi e Gustavo Fraticelli che hannoreso possibile il tavolo insieme a me ovvia-

mente! 51 firme raccolte e 19 euro di con-tributi. Alberto Pati

Siamo stati in strada e abbiamofatto notizia: le televisioni localiparlano di noi!

QUI TRIESTE - Il numero delle firmeraccolte al tavolo è 186. Tra l’altro sul sitoradicalifvg.it ci sono anche i due servizi an-dati in onda, uno sulla rai regionale e unosu una tv privata triestina. Clara Comelli

Nella Regione che ha dato la di-sponibilità e che poi ha subito laminaccia, i cittadini firmano!

QUI UDINE - A mio avviso i tavoli so-no fatti bene e ci rendono onore. Il bilan-cio è stato di 380 firme raccolte in 4 ore e diÛ 210 a titolo di contributo. Intanto per ilgiorno sabato 21/02/2009 alle ore 15.00abbiamo previsto l’assemblea pubblicadella nostra cellula a Palmanova (Udine)presso la Filanda in Piazza Grande. Parteci-pate! Luca Osso

Tra i firmatari anche senatori,consiglieri comunali e ammini-stratori locali.

QUI SALERNO - Al tavolo hanno sot-toscritto fra gli altri: Piero Cardalesi asses-sore provinciale allo sport, salute e qualitàdella vita della Provincia di Salerno (Verdi),Michele Ragosta , consigliere regionale(Verdi), Gerardo Calabrese, consigliere co-munale Salerno (Verdi), l’ex Senatore So-dano e il Senatore Nino Paravia del PDL.Inoltre, hanno rinnovato l’iscrizione allaLuca Coscioni: Cardalesi, Calabrese, Rago-sta! Sono state raccolte circa 120 firme. Mastiamo continuando a raccoglierne altre.Filomena Gallo

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Un gran tavolo e al nostro com-pagno bisogna far fare un corsodi formazione “tavoli radicali”.

QUI VERONA - Sotto la pioggia e asprezzo del pericolo del sindaco leghista,Verona ha fatto 122 firme. Aperto alle 10.00del mattino e chiuso alle 13.30 perchéstanchi e bagnati. Chi firmava era convin-

to e informato o denunciando un males-sere contro le ingerenze della chiesa, o gri-dando allo scandalo, chi non firmava si al-lontanava sdegnato, quindi informato an-che quello. In alcuni momenti c’era la res-sa al tavolo, devo sottolineare il lavoro diAngelo Campedelli come distributore divolantini, insieme alla capacità di inventa-re e gridare in modo avvincente slogan dipromozione per il tavolo. Eccezionale! Po-trebbe tenere dei corsi di formazione "Ta-voli Radicali". Laura Vantini

Anche un barbone vuole libertàdi scelta e ci lascia monete perun contributo.

QUI FORLÌ- Due bacheche con invitoa firmare, sono bastate per una buona par-tecipazione e molto interesse. Diverse ri-chieste del modulo "Carta di vita". In dueore raccolte 33 firme. Un barbone che ve-locemente mette l’obolo di due monetinenella casseta dei contributi. E assieme adaltri oboli, raccolte una decina di euro. Pre-senti al tavolo: Giovanni Cascione, MarcoFabbri, Ivano Arcangeloni, Egisto Minga-rini, Mauro Frignani, Angelo Briganti, An-drea Ansalone. Francesco Laruccia

Davanti l’ospedale per far firma-re i medici, gli operatori sanitari, icittadini tutti.

QUI RIMINI - Giornata nebbiosa efredda. Sfortunatamente non è potuto ve-nire nessun altro a promuoverlo. Le firmeraccolte sono 14. Ho fatto volantinaggio di-stribuendo anche le Agende Coscioni. Chiè venuto a filmare generalmente era infor-mato e non era da convincere conoscen-do l’iniziativa. Un terzo dei firmataria so-no sicuramente operatori dell’ospedale.Ivan Innocenti

TESTAMENTO BIOLOGICO

E EUTANASIA 9PER LA LIBERTÀ DI ELUANA

1. Forlì 2. Ancona 3. Ferrara 4. Bisceglie 5. Udine 6. Salerno 7. Pisa 8. L’Aquila.

Al centro il tavolo nellaperiferia di Roma.

Nella pagina precedentein alto Foggia, a destraCatania.

In periferia a Romaqualcuno si è stupito

e poi avvicinato, bisognaandare quartiere

per quartiere.

QUI ROMA (Via Cortina d’Am-pezzo) - Il tavolo allestito in VialeCortina D’Ampezzo dalle 10.30.al-le 13.30 ha avuto un discreto con-senso; molti si fermavano a parlaredi Eluana, tutti ricordavano Welbye naturalmente Coscioni... che di-re? A parte i soliti d’oltre Tevere icittadini, almeno la possibilità diredigere un testamento biologicola vogliono! Sull’eutanasia moltisono confusi (forse perché nonhanno mai visto morire dei fami-liari sotto accanimento terapeuti-co!) e altri non sono d’accordo, masono stati pochi quelli che hannoignorato il tavolo (se non altro percuriosità si avvicinavano e la miapresenza è stata molto discreta).Mi ha affiancato un nipote, AlessioRigo de Righi. Qualcuno si è ‘stu-pito’ di trovare un tavolo in zona:ciò mi ha reso felice, Roma è tal-mente grande che si dovrebbe bat-tere quartiere per quartiere ma ionon sono più giovane, ai tempidella raccolta firme sull’abortoavevo 20 anni. Ora sono invecchia-ta e ho bisogno di giovani leve persostenere tavoli più impegnativi(Ponte Milvio??). Le firme che horaccolto sono circa 40 ma conto difarvene avere di più facendo sotto-scrivere la petizione anche neiprossimi giorni. Titti Rigo de Righi

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10CON I RADICALITESTAMENTO

BIOLOGICO E EUTANASIA

GIANFRANCO SPADACCIA

Quando Marco Pannella e l’Avv.Giuseppe Rossodivita si sono re-cati alla Procura della Repubbli-ca di Roma per denunciare il mi-nistro Sacconi per abuso di pote-re, sono stati in molti a lamenta-re che i radicali abbiano volutotrasformare una questione poli-tica in una questione giudiziaria.Come se la politica fosse affran-cata dal diritto e non dovessemuoversi nel rispetto delle pre-rogative e dei limiti stabiliti dallaCostituzione. Come se, di frontea una sentenza della Corte diCassazione e dopo che la CorteCostituzionale aveva respintoper inammissibilità il conflitto diattribuzione sollevato dalla mag-

gioranza parlamentare, quellacircolare non avesse comportatoe configurato un vero e proprioattentato alla legalità.Contemporaneamente i radicalierano inutilmente impegnati in-sieme ad altri nell’assemblea deiparlamentari del PD per chiede-re che questa potesse esprimersicon un voto sulla posizione daassumere sul testamento biolo-gico e in una dura battaglia non-violenta in commissione di vigi-lanza perché cessasse la latitan-za dell’organo preposto ai com-piti di controllo e di indirizzo delservizio pubblico radiotelevisivo.Sui problemi etici e sulle questio-ni riguardanti la laicità dello Sta-to l’informazione e il dibattitosono infatti assolutamente uni-

laterali e le nostre posizioni idea-li costantemente messe a tacerequando non alterate e vilipese. Equesto avviene non nonostantema proprio perché queste posi-zioni sono tuttora condivise dal-la maggioranza degli italiani.Proprio per questo tuttavia noisentiamo di dover rivolgere unappello ai molti che nel PD, nelcentrosinistra, nello stesso cen-trodestra, nel mondo dell’Uni-versità e della Ricerca le condivi-dono con noi. Questo piccolo,isolato, censurato e respinto,centro di resistenza radicale rap-presentato dal Partito Radicalenonviolento, dall’AssociazioneLuca Coscioni, da Radicali Italia-ni, dalle altre articolazioni delmovimento radicale è non solo

per chi ne fa già parte ma per tut-ti voi un indispensabile stru-mento d’iniziativa e di lotta. Noivi diciamo che è l’ora di sceglie-re, di raggiungerci con la vostrapartecipazione, il vostro impe-gno, l’obolo della vostra o dellevostre iscrizioni. Questo è un la-boratorio di lotta e di conviven-za laica e libertaria, il luogo delledoppie e triple tessere dove sipossono condividere obiettivicomuni, restando divisi su altrepur importanti questioni, dove anessuno può essere chiesta ob-bedienza disciplinare e adesioneesclusiva, dove l’unica fedeltà èalle idee e ai principi. Difendere e rafforzare questocentro d’iniziativa e di resistenzaradicale, impedire che venga

messo a tacere, annullato e tra-volto significa dare maggiore for-za ovunque alle vostre e nostreopinioni e alla lotta per il dirittodella persona all’autodetermina-zione, per la libertà di ricerca, peril ripristino della legalità costitu-zionale, per la laicità dello Stato:nel Parlamento, nei partiti, neisindacati, negli organi di infor-mazione. È un appello che rivol-giamo a tutti ma in particolare acoloro che coraggiosamente sisono esposti in questi giorni con-tro il ricattatorio diktat del Go-verno e del suo ministro. Insiemedobbiamo e possiamo immagi-nare, concepire, preparare un’al-ternativa. Vi chiediamo di farloda e con i radicali. E con chi altrise no?

Con i radicali. E con chi altri se no?DENTRO E FUORI DAL “PALAZZO”

Dalla denuncia all’autorità giudiziaria per un atto di un ministro, alla richiesta di deciderein sede dei gruppi parlamentari del PD sul testamento biologico, i radicali una“vigilanza” della democrazia.

Altro che paladini della morte! (Dedicato all’On.Bertolini)

SEVERINO MINGRONI*[email protected]

Proprio perché vorrei -anzi, voglio - votare a ca-sa già dalle prossime ele-zioni europee, ho dato,tramite i miei amici Ra-dicali, un DVD pieno didati al nostro Presidentedel Consiglio Silvio Ber-lusconi: contiene un vi-deo di 1 GB e quasi mol-te foto. È il servizio vi-deo-fotografico dei mieidue amici di www.caso-li.org sul mio recente e

ultimo voto al seggio, accompagnato dai Radicali. Questoperché Berlusconi non dimentichi di dare il voto domiciliarea noi disabili gravi dal prossimo giugno. Nel mio Paese, infat-ti, la grande maggioranza delle persone, vota - purtroppo -per giustizialisti, populisti e demagoghi e, quindi, è una veraingiustizia, secondo me, non permettermi di votare a casa -magari tramite computer - per i Radicali, paladini sicuri e co-stanti del diritto. (Altro che paladini della morte!). Ultima-mente, mi riferisco ai due casi di Eluana e della Vigilanza RAI:le due denunce radicali nei confronti del Ministro Sacconi edei responsabili del comportamento anticostituzionale delParlamento italiano. E poi, sulla Agenda Coscioni scorsa, giàin prima pagina, c'è l'annuncio dell'imminente Congressomondiale per la libertà di ricerca scientifica che, questa volta,si terrà a Bruxelles: il pensiero di tutti, non può che andare aLuca Coscioni, paladino proprio della libertà di ricerca scien-tifica. (Altro che paladini della morte!). A me, ricorda pure labrutta e ingiusta fine del Rapporto Dulbecco: tuttavia, perfortuna, non tutto il mondo è Vaticano! Ci sono anche Paesicattolici come il mio piccolo e amato Belgio, dove parlamen-tari e politici non sono zuavi pontifici ma, nel caso, SOLO cat-tolici. E, casualmente, questo Congresso si terrà tra Valloni eFiamminghi che non disapprovano un Rapporto come quel-lo di Dulbecco. Sì, ancora per fortuna, il Papa non arriva do-vunque. Grazie ai Radicali. (Altro che paladini della morte!)

* Severino è locked-in e Consigliere generale dell'Associazione

CELLULA COSCIONI DI LECCO

In fila con il mio testamento biologico

Una trentina di testamenti biologici sono stati depositati presso il Comune di Lecco e sonostati accettati (nella foto le persone in fila con il proprio testamento biologico): «Lo scorso an-no - afferma Luca Perego segretario dei Radicali di Lecco - il sindaco aveva accettato la letteradi accompagnamento che era stata protocollata ma aveva rifiutato il testamento biologico. Orainvece, stampati sul medesimo foglio, entrambi i documenti sono stati accettati e protocollati.Evidentemente qualcosa sta cambiando anche nell’unico Comune in Italia che si era rifiutatodi protocollare la richiesta». Nella dichiarazione anticipata di trattamento sanitario e nominadel rappresentante promossa dalla «Cellula Coscioni Lecco» si legge: «Con la presente affidoalla sua autorità l’allegata dichiarazione anticipata di trattamento sanitario e di nomina del fi-duciario della funzione di cura della mia persona, nel caso non sia più capace di esprimere con-senso o dissenso alle cure, accettando ora per allora il rischio della sua eventuale cattiva inter-pretazione delle mie direttive anticipate».

@pprofondisci Entra in azione: fai approvare una delibera dal tuo Comune perché si istituisca un registro peril testamento biologico. Vai su www.lucacoscioni.it/registrotestamentoPer seguire l’iniziativa della Cellula Coscioni di Lecco, ovvero farsi riconoscere e protocollare ilproprio testamento biologico vai suwww.lucacoscioni.it/invia_il_testamento_biologico_al_tuo_sindaco

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Gli scritti che seguono sono tratti da alcune presentazio-ni del libro di Mario Riccio, “Storia di una morte opportu-na”, tenutesi in tutta Italia e registrate da Radio Radicale.Le trascrizioni, non riviste dagli autori, sono a cura di:Francesca Farruggia, Susanna Galli, Emiliano Vigilante. Acquistando il libro dal sito web dell’Associazione, avraiuno sconto del 10% sul prezzo di copertina e verrannocorrisposti all'Associazione Luca Coscioni 2 euro di con-tributo da parte di Sironi Editore. Clicca qui: www.lucacoscioni.it/storia_di_una_morte_opportuna

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Grazie ai relatori che sono intervenu-ti alla presentazione del mio libro.Innanzitutto vorrei dire perché ab-biamo scritto questo libro, insieme

a Gianna Milano, e perché l’abbiamo pubblica-to a distanza di un anno dalla sentenza Welby.Non abbiamo fatto un libro commerciale, un li-bro tranquillo, ma volevamo dare uno strumen-to che permettesse una lettura corretta e comun-que chiara del caso Welby. Il libro è composto insostanza di due parti che pare si svolgono paral-lelamente: il mio diario, da quando prendo co-noscenza del caso Welby, che come tutti sannofu nel settembre 2006, fino a quando arriva lasentenza del proscioglimento, cioè nell’ottobre2007. Il diario è nato come necessità personale dimettere per iscritto le mie impressioni. Mi servi-va come seduta analitica per operare una sorta dicatarsi. Quando Gianna Milano, che ho incon-trato per una delle tante interviste, è venuta a co-noscenza dell’esistenza di questo mio “diario”,mi ha proposto di pubblicarlo. All’inizio avevorifiutato, trattandosi di una cosa molto persona-le, molto privata. Lei però mi ha convinto, e si èconvinta anche la Sironi editori, che ringrazioanche per la scelta che ha fatto di accettare di usa-re la proposta del libro come “strumento riflessi-vo” a distanza di un anno. Ringrazio anche ilProfessor Santosuosso che, in questi ultimi mesidi presentazione del libro, ne ha parlato come diuno strumento utile anche fra 100 anni. Sincera-mente spero che venga letto anche oggi, non fra100 anni, perché le vicende della bioetica italia-na sono talmente scottanti da rendere urgenteuna riflessione accurata. Devo dire che già la co-

autrice del libro ha fatto un’opera veramente co-lossale sull’apparato di note, come sottolineatodal Professor Rodotà nella prefazione.

Le mie riflessioni, a due anni di distanza dal-la morte di Piergiorgio sono un po’ amare. Laconfusione sui piani del diritto, della deontolo-gia e dell’etica sono ancora notevoli, e questoemerge chiaramente anche dalla vicenda Engla-ro. La riflessione principale deve insistere sulladistinzione tra questi piani e sulla tesi che neconsegue: l’etica di una singola persona non puòdiventare il diritto per tutti. L’altra riflessione,che però è meno amara, è che la vicenda Welbyha chiamato in causa due termini che ritengofortemente inutilizzabili, e che invece sono mol-to utilizzati: la morte naturale e l’accanimentoterapeutico. Sinceramente non capisco quale siaquesta supposta morte naturale a cui si dovrebbetendere per poter concludere in modo del tuttonaturale la propria esistenza. Tutti i pazienti nel-la medicina moderna muoiono con una diagno-si e una tentativo di terapia. L’idea che esista unamorte che sia completamente avulsa dal contestomedico, scientifico, mi sembra insostenibile.Tutti noi, ripeto, ci sottoponiamo a terapie di va-ria natura farmacologica, strumentale, e questeterapie possono essere accettate e rifiutate. Que-sto dipende solamente dalla nostra volontà. Ov-viamente, accettare e rifiutare, o sospendere oiniziare, o utilizzare parzialmente la terapia con-diziona in modo rilevante l’evoluzione della no-stra malattia. L’altro concetto molto utiliz-zato, specie nel nostro Paese, è l’accanimento te-rapeutico, concetto che, per quanto mi sforzi,non riesco a capire. Si tratta di un termine che si

contraddice e non definisce nulla e che pertantonon può neanche essere posto come “limite” sucui ragionare. In medicina esiste la futilità dellecure, la “futility” che si trova nei testi di bioeticaanglosassone, ma un trattamento non può co-munque essere imposto in nome della sua utili-tà. Esemplificativa è la vicenda, raccontata nel li-bro, dell’allora Ministro della Salute, Livia Tur-co, che riteneva che la decisione da prendersi nelcaso di Piergiorgio dovesse dipendere dal poterdefinire il ventilatore come accanimento tera-peutico o meno. Questo è, tra l’altro, un aspettosu cui abbiamo insistito nel libro, tentando didare una corretta informazione sul caso. Il Con-siglio Superiore della Sanità alla fine rispose, an-che se in maniera un po’ imbarazzata, che il ca-so di Welby non era un caso di accanimento te-rapeutico. La verità è che non era chiaro nean-che a loro il significato di accanimento terapeu-tico e che hanno risposto solo sulla base della fu-tilità delle cure. Anche in quell’occasione ci fuun errore di manovra concettuale, nel senso chedefinire come “non accanimento” la ventilazioneartificiale di Piergiorgio, non gli dava un con-notato di obbligatorietà o di imposizione. L’im-barazzo dei medici del CSM, che riconosconodi essersi riferiti ad un concetto di futilità, emer-ge chiaramente una volta letta per intero la rispo-sta che hanno dato al Ministro Livia Turco. E’chiaro che la ventilazione meccanica, nel pazien-te affetto dalla patologia di Piergiorgio, così co-me la terapia nutrizionale per Eluana, è utile. Ilpunto è che l’utilità di un trattamento in medi-cina non lo rende obbligatorio.

II STORIA DI UNA MORTE OPPORTUNA

Mario

RICCIO

L’accanimentonon è mai

terapeuticoTutti i pazienti passano attraverso una diagnosi e un tentativo di terapia. L’idea cheesista una morte che sia completamente avulsa dal contesto medico, scientifico, èinsostenibile. Tutti noi ci sottoponiamo a terapie di varia natura farmacologica,strumentale, e queste terapie possono essere accettate e rifiutate.ipende solo dalla nostravolontà.

Page 13: Agenda Coscioni anno IV n.02: febbraio 2009

Vorrei soffermarmi sul clima di Re-staurazione che, a mio avviso, carat-terizza sempre più la nostra attualesocietà. Le stesse prediche liturgiche,

e questo lo posso dire visto che continuo ad an-dare in Chiesa, sono cambiate, così come è cam-biato il modo in cui la gente vive la fede. Tutta-via ci sono, come in tutte le cose delle eccezioni.Una di queste è stata la maniera egregia con cuila comunità di Don Franzoni ha celebrato unamessa in ricordo di Welby, e che avevo conosciu-to solo in un corso di dialogo a Rocca di Papacon padre Lombardi di cui ora, tra l’altro, non sisente più parlare. Questi aveva portato una verarivoluzione nella Chiesa, Chiesa che invece orasembra essere tornata indietro. Non ho, infatti,mai vissuto la fede come si vive ora, non ho maisentito cose come quelle che dice l’onorevoleRoccella e altre ancora che hanno portato, adesempio, a far morire Nuvoli di fame e di sete. Aquesto proposito, se non ho denunciato il Procu-ratore di Sassari è stato solo perché Marco me loha proibito ma vorrei ancora farlo perché per-mettere ad una persona di morire in quelle con-dizioni, senza lasciargli almeno la speranza, è ve-ramente un oltraggio. Quando quella sera del 23luglio, mi arrivò la notizia che Mario Riccio erastato prosciolto, ero felice ed ho pensato chequella sentenza potesse fornire la base su cui co-struire una legge. Quella legge che avrebbe final-mente permesso a Nuvoli di essere staccato.Quando Chiara Lalli mi ha fatto sapere che inve-ce era morto di fame e di sete ci sono stata malis-simo. Data la mia vicenda con Piergiorgio hopotuto capire a fondo come poteva essersi senti-to. Nei mesi da giugno a dicembre, Piergiorgiomi ha supplicato tante volte di dargli tutta la sca-toletta di Tavor e staccargli il respiratore e io misono sempre opposta, fino a quando ho visto cheoltre al dolore e all’insonnia non gli restava or-mai altro. Allora ho accettato la sua decisione e l’-ho incoraggiato a fidarsi di Riccio.

Vorrei dire che la situazione del nostro Paesein questo senso mi sembra perfino peggiorata.

Al tempo in cui Piero aveva rapporti con i giorna-li e la televisione, io non li seguivo molto perchénon ne avevo il tempo. Ultimamente però, spintadall’interesse di sapere cosa si diceva in quel perio-do, mi capita di andare a ricercare nelle notizie ad-dietro. Purtroppo, devo dire, che quello che si sen-te oggi è veramente esponenzialmente molto piùgrave, terribile e assurdo. Basta sentire ad esem-pio parlare Giuliano Ferrara su temi morali e reli-giosi. C’è un’inverosimile chiusura mentale. An-che con i sacerdoti, che incontro anche ai convegnisul testamento biologico , insisto che dovrebberoaprirsi, anche all’eutanasia. A mio avviso la Chie-sa dovrebbe avere a cuore che tutti gli uomini, nonsolo i cattolici e cristiani, possano avere il suppor-to di qualcuno che li capisce, che li accetta, che liaccoglie. Se accoglie dei delinquenti, perché alloranon una persona che non ce la fa più e che non haaltro scampo? Conosco persone tetraplegiche chechiedono l’eutanasia perché non c’è altro che pos-sano avere e devono solo poter morire ingerendoun medicinale che li addormenta definitivamen-te. Questo, tante volte, mi da un senso di abbando-no, mi rende impotente nell’ aiutarli, e difficile ilparlare con loro. Quando ho conosciuto AlfonsoBaravaglio, lui aveva solo questo in mente. Ho cer-cato, però, di spingerlo a scrivere dal momentoche era ancora in grado di usare il computer. Co-sì il suo libro, “Perché mi torturate?”, racconta unastoria personale, terribile che da il vero senso dellasofferenza di una persona a cui non è rimasto piùniente. Si tratta di un libro tremendo e crudo maanche ironico. Come Piergiorgio sapeva parlaredella morte facendo anche ridere.

Fortunatamente ci sono anche altri tipi sa-cerdoti, come Don Franzoni che ha scritto duelibri sull’eutanasia o Don Franco di Bari che perle sue posizioni è stato giudicato fuori di testadalla Chiesa. La Chiesa conferma la sua chiusu-ra verso questi temi che però, a mio avviso, do-vrebbe almeno provare a studiare. Tante volte michiedo: “ma se Gesù Cristo venisse sulla terraadesso, ma che cosa direbbe?”

Voglio concludere con un pezzo di Piergior-

gio che ho usato per un messaggio diretto a tut-ti i cittadini che firmeranno ai tavoli della città, eche lui aveva diretto a Francesco d’Agostino nel2003. Queste parole io adesso le rivolgo al Parla-mento.

“Le scelte che avete di fronte adesso sonoscelte che vanno dritte al cuore della vita e dellamorte, ciò detto è indispensabile chiarire chenell’affrontare le tematiche legate al termine del-la vita non ci si trova in presenza di uno scontrotra chi è favore della vita e chi è a favore dellamorte. Tutti i malati vogliono guarire, non mo-rire. Chi condivide con amore il percorso obbli-gato, che la malattia impone alla persona amata,desidera la sua guarigione. I medici, resi impo-tenti da patologie inguaribili e incurabili, spera-no nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tradesideri e speranze il tempo scorre inesorabile, econ il passare del tempo le speranze si affievoli-scono e il desiderio di guarigione diventa deside-rio di abbreviare un percorso di disperazione,prima che arrivi a quel termine naturale che letecniche di rianimazione e i macchinari che sup-portano o simulano le funzioni vitali, riescono aspostare sempre più in avanti nel tempo. Chi de-ve rispondere a queste domande inquietanti maineludibili che aumentano con l’aumentare del-la potenza dell’apparato tecno-scientifico? In Eu-ropa alcuni stati hanno risposto con leggi, altrisi apprestano a farlo. Qualunque siano le con-vinzioni personali , si deve prendere atto che latendenza generale va nel senso di un sempremaggiore rispetto della volontà espressa dagli in-teressati e di una sempre minore discrezionalitàdel medico”.

Io credo che qui Piergiorgio non si riferivasoltanto alla cessione di terapie ma anche all’eu-tanasia. Lui, infatti, voleva tutte e due le leggi.Sono molto grata a Daniela Poretti per aver pre-sentato separatamente le leggi sull’eutanasia e sultestamento biologico così che nessuno potrà maidire che i radicali, e i laici, vogliono la legge sutestamento biologico per introdurre, come uncavallo di Troia, l’eutanasia. Eppure lo diconocomunque.

Quello che spero è che intanto possa andarein porto almeno una legge sul testamento bio-logico. Al mio Municipio purtroppo la mozio-ne non ha funzionato perché anche nel PartitoDemocratico del mio Municipio ci sono i “bi-nettiani” che non hanno votato a favore. Quin-di la mozione è stata tolta ed è stata riferita ad al-tra delibera proprio per paura che ci potesse esse-re ancora qualcun altro che votasse contro e chefacesse perdere la votazione. Ieri, però ,mi hacontattato anche l’assessore per le politiche so-ciali che mi ha proposto di collaborare con me eMario Staderini per una mozione da far firmarein piazza e da portare il prima possibile in Parla-mento. Mi ha contattato anche la destra, e diquesto sono molto contenta visto che varie vol-te molti di loro si sono detti contrari a votare a fa-vore della mozione perchè ritenevano dovesse es-sere prima il Parlamento a fare la legge. Vista lasituazione credo, invece, sia necessario fare qual-cosa per dare una spinta al Parlamento affinchèfaccia finalmente una legge.

IL DIARIO DI MARIO RICCIO IIIMina

WELBY

Gerarchiesenzaconsenso

Page 14: Agenda Coscioni anno IV n.02: febbraio 2009

Io sono molto grato a Mario Riccio e aGianna Milano per avermi offerto l’op-portunità di essere, per una milionesimaparte, partecipe di questa azione civile che

si conclude con questo libro. Quest’ultimo laconclude nel senso che la documenta davanti al-l’opinione pubblica; è la prova della forza che ladeterminazione delle persone, quella che si chia-ma la lotta per il diritto, può determinare quan-do ci sono persone che abbiano convinzioni for-ti e che si mettono in gioco drammaticamentein prima persona.

Piergiorgio Welby ha cambiato l’agenda po-litica italiana, ha creato quello che ricordava po-co fa Marco Cappato: una consapevolezza nel-l’opinione pubblica. O meglio, ha fatto diventa-re pubblico quello che era latente nella societàitaliana, che tutti conoscevano, che era stata inmolti modi documentata.

Molti anni fa – scusate la caduta autobiogra-fica ma è un piccolo aiuto alla discussione – ungiornalista intelligente di Repubblica, GiorgioRossi, conduceva una trasmissione televisivachiamata Duello e voleva ad ogni costo che unodi questi duelli fosse dedicato all’eutanasia: io misono per molto tempo sottratto a questo dicen-do: “Attenzione, queste sono materie molto de-

licate e non dobbiamo mandare messaggi distor-centi all’opinione pubblica che invece nel fondoha una grandissima sensibilità verso queste que-stioni. Se lo facciamo diventare – non erano an-cora i tempi attuali – l’oggetto di una contesa te-levisiva, lo immeschiniamo e forse creiamo unterreno favorevole a chi di queste cose non vuo-le che si discuta o vuole che si discuta in manie-ra sbagliata”.

Poi, un po’ perché si trovò un interlocutoremolto civile che era l’anestesista del GemelliCorrado Manni, un po’ perché alla fine mi la-

sciai convincere che c’erano le condizioni per-ché, mi sono deciso. Lo racconto perché, a diffe-renza di quanto accade oggi, un momento in cuisi cerca di montare un puro litigio televisivo, al-lora la televisione metteva a disposizione deiduellanti delle risorse che non erano tanto risor-se finanziarie ma erano una troupe, un giornali-sta scelto dall’interessato per fare una sua inchie-sta e presentare le sue prove. Quindi lavorai conun gruppo di persone per una decina di giorni;intervistammo un numero di medici, pazienti,ecc. ed emerse la realtà di questo fenomeno chesiamo stati in grado di documentare. Questa tra-smissione televisiva comportava pure - ahimè –votazioni in tempo reale da parte di chi era in sa-

la e di chi telefonava. Siamo partiti con uno scar-to “contro” qualsiasi forma di eutanasia ponia-mo 70 a 30. Man mano che si andava avanti sen-za alzare la voce, introducendo uno dopo l’altrotestimonianze e documenti – nessuno dei medi-ci purtroppo, ma questo si capisce, venne a testi-moniare ma ci diede tali e tanti elementi di fattoche si potevano ricostruire una serie di situazio-ni – man mano che si andava avanti si facevanosondaggi intermedi e cresceva l’opinione “a fa-vore”. A mio giudizio il momento determinantefu quando, inatteso, telefonò padre Turoldo; fe-ce un intervento breve ma di tale passione e con-vinzione che saltammo completamente ribaltan-do 70 a 30 favore dell’eutanasia. Perché raccon-

to tutto questo? Perché ancora oggi noi ci trovia-mo di fronte ad un tipo di politica che cerca disoffocare quella che è una maturazione civica.Non a caso l’ho raccontato, perché padre Turol-do è il rappresentante di un mondo cattolico alquale non si da voce in queste discussioni, nelsenso che gli unici interlocutori cattolici legitti-mati sono le gerarchie vaticane. Io vi invito oggia leggere una lettera di cinque parroci toscani ap-parsa su Repubblica: sono esattamente dell’opi-nione opposta a quella della gerarchia ecclesia-stica ufficiale sulla vicenda di Eluana Englaro, in-carnando quella che, quando ero bambino, mispiegavano essere la carità cristiana.

Perché dico queste cose? Perché Piergiorgio

Stefano

RODOTÀ

Contro larestaurazioneclericale Welby, Riccio e i radicali ci indicano l’unica strada

politica da percorrere per fermare un processo disovversione della volontà della maggioranza del-l’opinione pubblica italiana.

IV STORIA DI UNA MORTE OPPORTUNA

Page 15: Agenda Coscioni anno IV n.02: febbraio 2009

Welby ha dato visibilità a tutto questo, ha cam-biato l’agenda politica, ha cambiato l’opinionepubblica o meglio ha dato all’opinione pubblicasommersa la possibilità di essere dato costituti-vo della discussione politica, ha sollecitato am-bienti cattolici – io cito sempre il dato di Aggior-namenti Sociali del maggio 2007 con quattro in-terventi coordinati di un gruppo di lavoro sul ri-fiuto del funerale in chiesa che, conclusione aparte - per altro comprensibile in quella sede -,sottolineava la giustezza morale, giuridica ed an-tropologica della richiesta di Piergiorgio Welby.Tutto questo non sarebbe affiorato alla superficiedi questo Paese se non ci fosse stata questa vicen-da. Ecco perché penso che avercelo ricordato at-traverso questo libro e il coraggio personale diMario Riccio sia importantissimo. Ho incontra-to per la prima volta il dottor Riccio questa sera,ma queste sono le persone che fanno civile il pae-se - lo dico senza mezzi termini - e ne incontria-mo sempre di meno, e allora teniamoceli stretti.

Questa è una vicenda che però in questomomento m’immalinconisce pure. Perché inquesto momento sono all’opera, e lo vediamodavanti a tutti noi, forze potenti per bloccarequel tipo di consapevolezza proprio nel momen-to in cui quest’ultima può o deve tradursi in fat-ti normativi.

Non c’è contraddizione con quello che dice-va un momento fa Marco Cappato che sottoli-neava un dato di realtà, mettendo in evidenzacome si sia oggi consolidata nell’opinione pub-blica una consapevolezza forte che è un patrimo-nio che non dovremmo disperdere.

Se la politica prestasse attenzione - come de-ve fare - ai dati di realtà e non alle debolezze chevengono indotte dalla paura, non alla riduzionedella politica ai contatti tra le oligarchie, scende-rebbe in campo con una determinazione che almomento non c’è. D’altronde, nella sua storia, lasinistra è scesa in campo per diritti. Ecco, forseEluana Englaro avrebbe meritato una presenzapubblica organizzata così come l’avrebbe meri-tata Piergiorgio Welby.

Quello che mi immalinconisce – o megliomi spaventa politicamente, mi scandalizza dalpunto di vista civile - è quello che sta accaden-do. Perché se c’è un lascito nella vicenda Welby,se c’è un esempio che viene da Mario Riccio, so-no esattamente i due obiettivi politici e polemi-ci contro i quali c’è un mondo che si sta abbat-tendo. Il rifiuto di cure mediato attraverso quel-lo che noi chiamiamo la “ricostruzione della vo-lontà” della persona oggi non più nella condizio-ne di poter dire la sua. Quindi non dichiarazio-ni vincolanti, limitate al cosiddetto testamentobiologico o decisioni anticipate definendone ar-bitrariamente il perimetro e negando quindi unodei principi fondativi della soggettività civile dioggi cioè l’autodeterminazione, il governo liberodella propria vita. Questo è uno degli obiettivipolemici.

L’altro obiettivo polemico è il mondo deimedici. Qui c’è stata l’intimidazione diretta at-traverso l’atto del ministro Sacconi, le minaccerivolte alla clinica e ai medici che avevano dichia-rato la loro intenzione di dare attuazione alle sen-tenze della magistratura. Io non dico alla deci-

sione della Corte di Cassazione o della Corted’appello di Milano, ma di rispettare la volontàdi Eluana. Questo è un passaggio e io insisto suldato di rispetto della persona. I due protagonistidella vicenda Welby: Piergiorgio, con la sua de-terminazione e con l’affermazione piena di undiritto e Mario Riccio, con la sua deontologiaprofessionale profonda, sono l’oggetto polemi-co di quello che accade in questo momento. Unarestaurazione è ciò che si sta tentando di fare. Difronte a quello che era stato conquistato, di fron-te ad una sentenza della Corte di Cassazione,permettetemi di dirlo con un tantino di orgogliodi disciplina, quella è stata una sentenza di qua-lità straordinaria. La capacità di argomentare perprincipi è stata sottolineata pure da un nostroamico, cioè Gustavo Zagebrelsky; quando holetto quella sentenza, l’ho chiamato e gli ho det-to: “Guarda! Hanno deciso in questo modo” elui ha replicato: “Ma io non ci credo, dei giudiciche finalmente ragionano per principi!”. Ovveroun risultato di natura giuridica altissimo. Legge-te invece quell’atto indecente – permettetemi didirlo – con il quale il Parlamento ha sollevato ilconflitto d’attribuzione davanti alla Corte Co-stituzionale; l’argomentazione è spaventosa, co-me spaventosa è l’idea che quell’atto sottendedella magistratura, l’idea che propone della lega-lità nel momento in cui quest’ultima incontra lavita delle persone; questo è ciò che sta accaden-do, che ci dovrebbe preoccupare, ovvero una re-staurazione. La sentenza della Corte di Cassazio-ne ha delineato un quadro di principi forte, benargomentato. Ora invece, in primo luogo, il qua-dro di principi costituzionali è messo da parte.Adesso cosa viene fuori? La negazione di un di-ritto fondamentale della persona. Qualcuno hascritto in questi anni che il diritto alla salute, in-teso nella sua accezione più ampia, cioè il dirittodi governare liberamente la propria vita, è “il piùfondamentale dei diritti fondamentali”. Passia-mo sopra questa apparente sgrammaticaturaperché così è; di questo si sta discutendo. Discu-tendo con un giovane giurista, ho sentito con or-rore dire: “Attenzione, la salute non è solo dirit-

to fondamentale della persona, è interesse dellacollettività”. Ma si badi bene, lì fu scritto così perun motivo di ordine pubblico: se c’è un epide-mia è chiaro che c’è un interesse per la collettivi-tà ma lì torna la più autoritaria delle idee autori-tarie, cioè tu devi conservare il tuo corpo perchécosì vuole un sovrano. All’epoca “io mi interessodi te, ti devi mantenere in salute perché io ti de-vo mandare in guerra al momento opportuno”.C’è, dietro questo ritorno, questo rigurgito –consapevole o no – di una incultura profonda,un tentativo di restaurazione che dobbiamofronteggiare. Ripeto: questo libro ci offre non so-lo buoni argomenti per stare saldi, ma ci esorta aguardare alle persone, alla realtà, come hannofatto i parroci in questi giorni, come non fa buo-na parte della politica. Questa sarebbe la via giu-sta.

La vicenda di Welby e diRiccio ci esorta a guardarealle persone, alla realtà, comehanno fatto pure alcunispezzoni della Chiesa altrarispetto alle gerarchie, comenon fa buona parte dellapolitica.

VIL DIARIO DI MARIO RICCIO

Stefano RodotàGià indipendente di sinistra eletto in Parlamento nelle fila del PCI, è

oggi un noto giurista italiano. Ha partecipato, intervenendo, alCongresso di Salerno dell’Associazione Luca Coscioni nel 2008.

La lettura di questepagine è accompagna-ta dalle opere di VasilijVasil'evi? Kandinskij,vissuto fra il 1866 e il1944. È stato un pitto-re russo, creatore dellapittura astratta. Leimmagini sono tratteda internet.

@pprofondisci it.wikipedia.org/wiki/Kandinskij

Page 16: Agenda Coscioni anno IV n.02: febbraio 2009

VI STORIA DI UNA MORTE OPPORTUNA

C i sono alcune cose dette da StefanoRodotà che vorrei riprendere perchéquesto non è un incontro come tan-ti altri che abbiamo fatto e che fare-

mo con la stessa determinazione e la stessa passio-ne, ma è la presentazione del libro di Mario Riccioe Gianna Milano; e allora, a me piace dedicare al-cune parole, in primo luogo, non al libro, non al-le tematiche che vi sono trattate, non alle battagliecui quelle tematiche alludono, non ai nostri pro-

getti, ma proprio a Mario Riccio. Per una coinci-denza, direi suggestiva, che mi ha attraversato lamente ieri sera quando, nel corso del telegiornale,ho visto e ascoltato una persona che, con affettodefinisco, senza avere nessuna conoscenza direttadi quella persona, un “ometto”, per i tratti esterio-

ri, e lo dico davvero con tenerezza, per l’abbiglia-mento, per il modo di parlare persino per la singo-lare ingenuità del linguaggio utilizzato che tutta-via esprimeva una forza straordinaria. Non so nul-la di lui, ho appreso il suo nome ieri, quindi nonsono in grado di giurare sulla sua integrità morale,sulla sua competenza, sulla sua intelligenza, maquell’amministratore delegato della clinica dellacittà di Udine, con quelle elementari parole, cheleggeva, che aveva sentito il bisogno di mettere per

iscritto, perché così impegnative e delicate, e chetuttavia erano così semplici, mi hanno davvero col-pito. Raramente in un conflitto istituzionale, de-finiamolo così con un po’ di approssimazione, tut-tavia di quella portata e di quella intima e celataviolenza - raramente, dicevo, il linguaggio è stato

così esplicito. Quell’“ometto” ha parlato di intimi-dazione e minaccia a proposito di un Ministro del-la Repubblica, e lo ha fatto, ripeto, con tale genui-na semplicità da destare sorpresa e ammirazione; eperò, ecco il punto: il ruolo di persone come quel-l’amministratore di quella Clinica Città di Udinefa venire in mente che poi tutto ciò che noi faccia-mo, le mobilitazioni che vogliamo promuovere,quello che ha detto Stefano Rodotà a propositodell’utilità di una possibile mobilitazione per Elua-

na Englaro, cosa che non abbiamo fatto, che pro-babilmente non siamo un grado di fare, ma il ter-mine utilizzato, “mobilitazione”, dunque allude adun addensarsi di molte persone in un solo luogo,intorno ad un obbiettivo unico, ecco, non deve far-ci dimenticare che poi, il ruolo fondamentale dei

gesti, dei scelte, dell’azione individuale torna ad es-sere cruciale. Io della vicenda di Mario Riccio, nondi Piero Welby, che è altra storia in qualche misu-ra, ma di Mario Riccio, ricordo un fatto riferitomida Mario Riccio stesso, che lui quando scrisse quel-la che ormai è diventata la famosa email era con-vinto di affiancare la sua offerta di disponibilità amolte, molte altre offerte di disponibilità che datutta Italia avrebbero dovuto occludere il sito deiRadicali, tale era la disponibilità di massa offerta

da medici e anestesisti a compiere quel gesto cosìtragico e insieme così opportuno, come recita il ti-tolo del libro, così drammatico e insieme così sa-crosanto, nel significato letterale. E invece “no”, di-ce Mario Riccio, e conferma Marco Cappato,quello fu l’unico messaggio che arrivò. Io conosco

Luigi

MANCONI

Da casi pietosi a casi

pericolosi

Solo comunità politiche aperte e democrati-che, come la galassia radicale, possono inter-cettare le esigenze di autonomia individualee libertà espresse dai malati.

Page 17: Agenda Coscioni anno IV n.02: febbraio 2009

VIIIL DIARIO DI MARIO RICCIO

un pezzo di questa storia perché anche io cercaidelle disponibilità, feci incontrare Marco con unapersona, almeno una persona; quella disponibilitàprima sembrava essere, poi non vi fu. Allora, per-ché è importante il ruolo della personalità nella sto-ria, per usare categorie così generale e così enfatiche? Perché appunto, è vero quello che è stato detto eripetuto, credo il nodo fondamentale del proble-ma che abbiamo di fronte: esiste una opinionepubblica orientata positivamente ed esiste un cetopolitico orientato negativamente, per dirla in ter-mini molto sbrigativi. Guardate che questa discus-sione, come tutti finora hanno rimarcato, davve-ro sta segnando la società italiana. Mina (Welby,ndR) richiamava tutta una serie di testimonianzeche a lei vengono da quello che del tutto impro-priamente è definito “mondo cattolico”, impro-priamente perché mai come in questo caso la plu-ralità domina, sono i “mondi cattolici”, i diversi edifferenziai mondi cattolici. Stefano Rodotà ha ri-chiamato la lettera dei cinque parroci. Ma qui ri-schiamo di concentrare lo sguardo, ancora, suquelle che sono le dimensioni del dissenso cattoli-co, come veniva definito una volta, cioè di queimovimenti e di quei singoli che hanno posizionicritiche e spesso radicalmente critiche verso le ge-rarchie, verso le istituzioni del cattolicesimo uffi-ciale, ma domenica scorsa, sul giornale più ostile,cioè “Il Foglio” è stato pubblicato un articolo diVittorio Possenti, filosofo della politica, non certomarginale, al contrario, membro della PontificiaAccademia delle Scienze Sociali, collaboratore di“Avvenire”, stimatissimo negli ambienti cattolicipiù formalizzati, più istituzionali. L’articolo erasemplicemente formidabile, oltretutto provenen-do da persona che fino a quattro anni fa scriveval’esatto opposto. Escludo che possa essere una scel-ta opportunista: è una maturazione, un movimen-to che sta avvenendo. Noi parliamo della Confe-renza Episcopale Italiana, ma già nel 2000, dicem-bre 2000, la Conferenza Episcopale Spagnola,quella considerata a torto, a mio avviso, baluardodella reazione cattolica in Europa, mise a disposi-zione un testo per le dichiarazione anticipate di vo-lontà, nel quale testo veniva scritto alla lettera : “Lavita non è il bene assoluto supremo”. Testuale:“non è il bene assoluto supremo”. La negazione piùassoluta, più radicale, qualunque aggettivo uso miingarbuglio, non è assoluto perché non è il beneassoluto, radicale perché non possiamo usarlo in

questo contesto: la negazione “totale” di ciò chetutti i giorni viene ripetuto, cioè che la indisponi-bilità della vita umana è dogma di fede. DicevaVittorio Possenti : singolare dono quello che nonappartiene al donatario, cioè al destinatario del do-no, cioè a chi è l’umano che ha la vita, ma vienedata in dono, ma la proprietà rimane al donante,cioè a Dio nel linguaggio religioso. Quindi singo-lare dono, perché la vita è un dono che però nonviene affidato alla responsabilità di chi lo riceve, maresta nell’esclusiva titolarità di chi quel dono ha ap-punto donato. C’è qui un’incongruenza totale, maquesta incongruenza può procedere nei discorsidelle gerarchie cattoliche perché ciò che viene oc-cultato è il vero, cruciale nodo che è l’autodetermi-nazione. Ora, ancora una volta, guardate che il di-battito all’interno del cattolicesimo è andato avan-ti, ma tanto avanti. Mina Welby mi segnalò qual-che mese fa, l’ho letto grazie alla sua segnalazione,un testo di Roberta de Monticelli, filosofa cattoli-ca, che, proprio partendo dalla vicenda di Piero, ri-fletteva sul fondamento cristiano della categoria diautodeterminazione. Vito Mancuso, teologo dinotevole spessore, lavora proprio sul tema dell’au-todeterminazione, intesa come sovranità dell’indi-viduo su se stesso; ma il più autorevole filosofo cri-stiano che c’è in Italia, Giovanni Reale, ha su que-sto posizioni che sono completamente diverse daquelle di Camillo Ruini. Perché dico questo? Per-ché io penso, come ha detto Ignazio Marino, cheaccettare su questo piano, così come su altri, la con-trapposizione caricaturale laici vs. cattolici, sia al-l’origine di una vocazione alla sconfitta. Noi dob-biamo proprio erodere questo stereotipo. Esisteun’ispirazione di fede, chiedo scusa ad Ignazio selo cito ancora come esempio, in Ignazio Marino,esiste un’ispirazione di fede in Paola Binetti, madalla rispettiva ispirazione di fede e dalla comuneconfessione cattolica ricavano letture antropologi-che opposte che danno luogo a scelte politiche op-poste. Guai allora a concentrarsi e ad accettare chesia la confessione religiosa l’elemento determinan-te. Quello che è determinante è ciò che se ne rica-va, è ciò che ciascuno di noi ricava dal proprio siste-ma di valori. Bene, in questo piano, su questo ter-reno, c’è una pluralità, io credo, capace in pocotempo di produrre una differenziazione anche al-l’interno delle stesse gerarchie cattoliche, e vedo giài segni di questa differenziazione. Mi premeva di-re questo perché appunto io ritengo molto impor-

tante lavorare sul piano culturale e penso che per-sino noi rischiamo di sottovalutare i movimenti incorso, i processi che si sono avviati, ma questo de-ve indurci ad operare con ancora maggiore con-vinzione e determinazione. Ignazio Marino ha ap-pena confermato quello che noi stamattina, in unaconferenza stampa, io e Marco Cappato, abbiamodetto: noi temiamo che quella legge, che è proba-bile, non è certo che il Parlamento possa approva-re, sarà una legge che determinerà una situazioneassai peggiore di quella odierna. Abbiamo usatostamattina un’immagine: una legge nata sull’ondadell’emozione per Eluana Englaro finirà per essereindirizzata contro Eluana Englaro, perché tenteràdi escludere, come appunto abbiamo detto, dal-l’ambito delle decisioni sulle quali esercitare la pro-pria volontà, quella nutrizione e idratazione artifi-ciali che poi costituiscono il punto maggiormentecontroverso della vicenda di Eluana Englaro. Allo-ra, e per concludere, conta molto, dicevo, la sceltaindividuale, non solo come fondamento del no-stro ragionamento sul testamento biologico, sul-l’eutanasia, sulle scelte di fine di vita nel loro com-plesso, ma anche per quello che è l’impegno di cia-scuno. Noi stamattina abbiamo presentato questa“Carta di Vita” proprio perché vogliamo passaread una fase operativa, vogliamo cioè che un nume-ro di cittadini, che non possiamo oggi prevedere, ciauguriamo che sia un numero ingentissimo, ma ciinteressa comunque avviare questo processo, deci-da di assumersi una responsabilità, decida cioè difare la propria dichiarazione anticipata di volontà,decida di recarsi da un notaio, il Consiglio Nazio-nale del Notariato ha già deciso di accogliere que-sti due documenti, di certificarne l’autenticità,dunque di procedere in una direzione dove la scel-ta individuale si traduca in concreti atti. Ecco, iopenso che questo sia una delle lezioni che noi pos-siamo trarre dal libro che oggi presentiamo e piùin generale dalla vicenda di Eluana Englaro e diPiero Welby. Si pensi, per tornare al discorso sullapersonalità, l’individuo che decide, le scelte degliuomini e delle donne dentro questi movimenti diidee, si pensi al ruolo di Peppino Englaro, a qualeforza tragica è riuscito a comunicare e dunque aquale è stata l’influenza che è stato in grado di eser-citare con quella sua faccia asciutta e bellissima, conquel suo linguaggio così essenziale e secco, capacedi trasmettere una sofferenza senza alcuna conces-sione sentimentale, senza alcuna indulgenza vitti-

mistica. Ecco, queste facce, queste persone, io cre-do, dobbiamo conservarle come le più care e le piùpreziose per questa battaglia. Diceva Marco Cap-pato, e su questo voglio concludere: PiergiorgioWelby si batteva per il proprio destino individua-le, ma ha voluto egli incontrare l’organizzazionepolitica; è stato da quell’incontro che è nata la for-za dell’iniziativa. Ecco, allora, per concludere dav-vero, quell’incontro è stato tra Piero Welby i suoifamiliari, altro dato assolutamente decisivo, e unacomunità. Non è il partito politico “i Radicali”; iradicali sono stati la generosa, indispensabile, pre-ziosa occasione, ma è stata quella comunità che hapreso quella individuale sofferenza e ne ha fatto te-ma di discussione pubblica. Quella comunità erafatta da Marco Cappato, da Marco Pannella, daEmma Bonino, ma quella comunità, cioè quell’in-treccio di volontà, di idee, di passioni che si univa-no, ospitava Luigi Manconi, che devo dire non eraun radicale, ospitava Ignazio Marino che non eraun radicale. Questa è la forza di questa iniziativa equesta, io penso, sia una lezione quanto mai im-portante che questo libro ci consegna e per il qua-le io voglio ringraziare Gianna Milano e voglio rin-graziare Mario Riccio perché la sua scelta indivi-duale è diventata occasione di legame sociale.

Temo che la legge sul testamento biologico attualmente in discussione in Parlamentodetermini una situazione assai peggiore di quella odierna. Una legge nata sull’ondadell’emozione per Eluana Englaro finirà per essere indirizzata contro Eluana Englaro,escludendo l’autonoma scelta sulla nutrizione e l’idratazione artificiali.

LuigiManconiGià portavoce nazionaledei Verdi, è stato espo-nente del PartitoDemocratico. Presidentedell’associazione "Abuon diritto. Associazioneper le libertà", è iscrittoall’Associazione LucaCoscioni e membro dellaDirezione della stessa.

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VIII STORIA DI UNA MORTE OPPORTUNA

Sono contento di fare un commento a questo li-bro di Mario Riccio ed è un libro che secondome si può leggere in due modi. E’ innanzituttoun vero diario raccontato, poi per me che sonomedico, anche il seguire tutte le difficoltà, le an-sie di una decisione che ha anche degli spetti tec-nici, non semplici dal momento che si trattavadi assistere una persona che non era in ospedalema in un appartamento, poi con la pressioneviolenta mediatica che qui è molto ben docu-mentata, è molto interessante. Inoltre per chivuole ripercorrere questa drammatica vicenda at-traverso anche tutto quello che è accaduto dalpunto di vista giudiziario, dal punto di vista me-diatico, il libro sicuramente è uno strumento im-portantissimo. Io ho avuto, lo dico sinceramen-te, l’onore di avere una lunga conversazione conPiergiorgio Welby la domenica prima che si spe-gnesse; era presente Mina e riconosco intera-mente Piergiorgio nelle parole di Mina di que-sta sera. Una cosa che non dimenticherò mai èla sua ironia perché nonostante ci si trovasse lìper affrontare dei discorsi davvero molto coin-

volgenti anche dal punto di vista emotivo ed es-sendo io, forse questo non l’ho mai raccontato aMario Riccio, ma essendo io abituato per tantianni ad entrare nei luoghi dove si trovano ricove-rati i pazienti più gravi, io parlavo ad alta vocecon Piergiorgio, perché di solito in una terapiaintensiva si tende a parlare a voce alta al pazien-te perché riceve tanti farmaci o magari si è appe-na svegliato da una sedazione. Ad un certo pun-to Piergiorgio mi ha guardato e mi ha detto: “Ma

io sono paralizzato, non sono mica sordo!”. Equesto non me lo dimenticherò mai, il fatto chein una situazione così difficile, con una personache tutto sommato era un estraneo, conservassequesta ironia, questo modo di guardare semprecon un certo sarcasmo le cose che accadevano in-torno a lui.Penso che sinceramente questo paese debba tan-tissimo a Piergiorgio Welby e a Mario Riccio,perché effettivamente, rendendo pubblica unavicenda che poteva benissimo rimanere privata,rendendola pubblica ed avendo questo coraggio,hanno sicuramente alimentato un dibattito cheinvece era in quel momento quasi soffocato edhanno determinato tutta una serie di conseguen-ze che ancora purtroppo non hanno visto unepilogo e forse prima di vedere un epilogo co-struttivo ne dovranno vedere uno negativo, per-ché nel momento in cui tutto questo accadevadue anni fa c’era una violenta posizione del cen-tro-destra e di altri gruppi che nel nostro Paesesi opponevano all’idea di una legge attraverso laquale un paziente, una persona, potesse indicare

fino a che punto voleva si spingessero le terapie.Adesso quella parte del Paese, o più precisamen-te quella parte di Parlamento, vuole una leggema proprio per sottrarre al cittadino i diritti chela Costituzione gli dà. Questo è un fatto davve-ro molto, molto grave dal mio punto di vista.Come è grave la decisione di Sacconi di emette-re quella circolare; io certamente non ho la cul-tura giuridica di Stefano Rodotà, però so legge-re l’italiano e quella del ministro Sacconi è una

lettera ai presidenti delle Regioni che – nono-stante la stima che avevo nei confronti del mini-stro Sacconi, di una persona intelligente, traspa-rente - risulta davvero molto confusa. Innanzi-tutto perché dice delle cose scontate: chi di noi,in questa stanza, pensa che un disabile grave nondebba essere assistito? Eppure la lettera si svolgeattorno a questa affermazione.Poi però il ragio-namento diventa piuttosto contorto e alla finelui dice che deve essere fatto divieto di discrimi-nare una persona in stato vegetativo rispetto allapersona non in stato vegetativo…e com’è chelui interpreta questo divieto? Lui lo interpreta di-cendo che gli devi comunque e sempre fare unaterapia, in particolare la nutrizione e l’idratazio-ne artificiale. Invece lui con questa lettera rag-giunge lo scopo opposto, discrimina il grave di-sabile perché dice: “Siccome sei disabile, decidoio per te”. No, un momento, il disabile non èuno scemo, forse questo al Ministro Sacconi bi-sogna che qualcuno glielo dica: il disabile rima-ne una persona capace di intendere e di volere e,se ha lasciato una dichiarazione, questa vale co-

me quella di chiunque altro. Un disabile è sicu-ramente capace di voler lasciare delle indicazio-ni per dire quello che vuole, per dire fino a chepunto si debbano spingere le terapie e la nostraCostituzione afferma con chiarezza che nessunopuò essere sottoposto a una terapia se non c’è ilsuo assenso. Inoltre il Ministro Sacconi è un senatore ed io ilprimo agosto denunciai al Senato della Repub-blica, leggendo una lettera con il permesso dal

papà - Luciano Di Natale - , la situazione di unaragazza in stato vegetativo persistente. Questopapà che non ha avuto l’assistenza che ritenevae che ritiene necessaria per questa ragazza nellacittà di Ragusa; l’ha dovuta spostare a centinaiadi chilometri di distanza, a Ferrara, pagando an-che le spese del trasporto aereo a con l’aero-am-bulanza. Io ho denunciato questo fatto; è agli at-ti del Senato. Perché quel pomeriggio il ministroSacconi non si è preoccupato di prendere cartae penna e capire cosa era accaduto a Ragusa?Perché la lettera parla di questo, della discrimi-nazione, e lì vi era una discriminazione, lì vi erauna famiglia che aveva deciso di continuare del-

Ignazio

MARINO

Per il PD la scelta

è obbligata

La maggioranza del-l’opinione pubblicaha già chiaro quale

legge vorrebbe sultestamento biologico.

Ora anche il PartitoDemocratico scelga edifenda l’autodeter-

minazione garantitadalla Costituzione

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IXIL DIARIO DI MARIO RICCIO

le terapie e invece lo Stato non li ha aiutati. L’ultima cosa che mi stupisce è che il MinistroSacconi fa riferimento ad un documento impor-tante in corso di ratifica al seguito dell’approva-zione del disegno di legge. Ma forse qualcunodovrebbe informarlo che esiste anche la Conven-zione di Oviedo che aspetta semplicemente dal2001 il deposito. Guardate, io non ci credevo: ildeposito significa che “una persona autorizzatadal Governo del nostro Paese prende questo at-to e lo porta ufficialmente a Strasburgo”. Signi-fica questo e allora perché non si fa? Perché nonsi interviene rispetto ad un atto così semplice?Allora è chiaro e normale che uno inizi a pensa-

re che forse c’è una certa disonestà intellettualenello scrivere una lettera di questo tipo ed in que-sto particolare momento. Credo che questa di-sonestà diventa più grave nel momento in cui cirendiamo conto che il Paese la pensa davvero di-versamente. Qui rischiamo di fare una legge sul-la base del pensiero vero, presunto. Se noi chie-dessimo ai parlamentari, nel momento in cui vo-tano per una legge che impone l’idratazione e lanutrizione, di sottoscrivere anche una forma didocumento che li renda davvero vincolati, cioèse potessimo controllare che, nel caso capitasse aloro o alle loro famiglie, poi sarebbero obbligatia proseguire le terapie per 20, 25, 30 anni, io vo-

glio vedere poi quanti di loro lo firmerebbero ve-ramente e voterebbero a favore. Su questo argo-mento noi rischiamo di avere una legge unica sututto il pianeta. D’accordo, in Italia siamo tutticreativi, bravi, fantasiosi, però l’idea che una leg-ge così importante debba avere delle caratteristi-che che la rendano unica tra tutte le leggi del pia-neta perché non c’è scritto da nessuna parte chein un articolo quali sono le terapie che si posso-no sospendere e quali non si possono sospende-re. Questa legge non è condivisa dal Paese. Que-sto lo capiscono tutti. Ho chiesto ad alcunimembri noti della società civile - Luciana Litiz-zetto, Marcello Lippi, Eugenio Scalfari, Mauri-zio Costanzo, Zagrebelski, Umberto Veronesi -di sottoscrivere un appello spiegando che sem-plicemente si voleva una legge che rispettassel’articolo 32 della Costituzione, nulla di rivolu-zionario, cioè la libertà di scelta da parte dellapersona. In pochissimi giorni ha raggiunto già26.000 adesioni e sono adesioni in cui la perso-na che entra su Internet su questo sito www.ap-pellotestamentobiologico.it deve mettere il no-me, cognome, indirizzo e spessissimo lascia deisuggerimenti di 5 o 6 righe, quindi vuol dire cheuno è davvero motivato per farlo. Ma poi bastaandare in giro per il Paese: la gente non la pensacome Eugenia Roccella; anzi è impossibile tro-vare un’altra persona che la pensi come lei. Do-

vrebbero clonare la Roccella per trovare un altroche la pensi come lei in tutta la nazione. Ma dav-vero dobbiamo fare una legge perché così la pen-sano Giuliano Ferrara e Eugenia Roccella, chesono una straordinaria minoranza? E’ anche ungrande appello al mio partito: è su questi argo-menti che un partito che ha ambizione di gover-no del Paese, deve farsi interprete del pensierodella gente di un Paese e attraverso una serie ca-pillare di dibattiti in tutto il Paese cercare di ca-pire veramente qual’è il senso della gente, cerca-re di capire qual’è lo spirito, cercare di capire qualè il pensiero. Se i dirigenti di quel partito perqualche motivo non lo condividono, devonocercare di organizzare queste discussioni in mo-do che si arrivi ad un evidente pensiero dellamaggioranza del Paese: è quello il pensiero chebisogna portare in Parlamento in un paese laico.Questo è quello che credo un grande partito co-me vuole essere il Partito Democratico debbaavere l’ambizione di fare. Infine vorrei dire che quello che ha detto Mina -di dare una spinta al Parlamento, di dare unaspinta in qualsiasi luogo, in decimo municipio -è importantissimo, perché è necessario cercare difar capire da un lato al Parlamento che questonon è il pensiero del paese, dall’altro ai cittadiniche noi rischiamo di avere una legge disgraziata.Dico “disgraziato” nel senso “che porta disgra-zie”, perché se inseriamo in una legge un artico-lo in cui il cittadino deve per forza, nel momen-to in cui è in stato vegetativo persistente debbaricevere idratazione e nutrizione artificiale, noiabbiamo uno scenario di questo tipo: immagi-niamo che io mi ammali di cancro all’esofago,non possa più deglutire, non possa più ingerirecibo, mi faccia seguire da un medico che mi as-siste e gli chieda di non farmi un intervento perinserirmi una cannula nello stomaco ma di assi-stermi e di farmi spegnere a casa mia, possibil-mente con le minori sofferenze possibili. Nelmomento in cui entro in coma, se quel medicovuole seguire la legge, deve per forza portarmi inospedale, nutrirmi e idratarmi artificialmente, equindi può fare due cose: può rompere l’allean-za terapeutica e il proprio codice deontologicoperché m’impone una terapia che fino a pochigiorni prima mi aveva promesso che non miavrebbe sottoposto a quella terapia, oppure puòinfrangere la legge. E’ chiaro che questo genere-rà non un processo in tribunale ma ce ne saran-no centinaia, migliaia, e allora noi ricomincere-mo, un po’ come nel gioco dell’oca in cui tornialla casella numero uno e riinizi da capo. Credoche l’Italia, i cittadini italiani, meritino un gover-no del Paese un po’ più intelligente.

Questo Paese deve tantissimo aWelby e a Riccio, perché avendoil coraggio di rendere pubblicauna vicenda che potevabenissimo rimanere privata,hanno sicuramente alimentatoun dibattito che invece era inquel momento soffocato.

IgnazioMarinoChirurgo specializzato intrapianti d’organi, allametà degli anni ’80 si ètrasferito in Inghilterra eStati Uniti per fare ricer-ca. Nel 2006 torna inItalia ed è eletto senatorecome indipendente con iDemocratici di Sinistra. Afianco di PiergiorgioWelby e l’AssociazioneLuca Coscioni è in primalinea per affermare ildiritto di autodetermina-zione del paziente

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La sentenza Englaro - Siamo qui per pre-sentare il libro di Gianna Milano e Ma-rio Riccio, “Storia di una morte oppor-tuna”, il diario del medico che ha fatto

la volontà di Welby, in una giornata molto impor-tante. Questo pomeriggio la Corte di Cassazioneha depositato il provvedimento con il quale decidein modo definitivo il caso di Eluana Englaro: ha di-chiarato inammissibile il ricorso della procura ge-nerale. La procura generale di Milano aveva fattoricorso in Cassazione dicendo che la Corte d’Ap-pello aveva sbagliato a non fare una consulenza tec-nica per accertare lo stato di salute di Eluana Engla-ro e quindi lo stato vegetativo e la prognosi.

La Corte non aveva fatto questo accertamentoper un motivo molto serio che è il seguente: dopootto gradi di giudizio nei quali nessuno aveva mes-so mai in discussione la documentazione allegatasin dal primo ricorso ovvero la documentazionemedica che diceva: “Eluana Englaro è in stato vege-tativo”, non è possibile tirar fuori dal cappello unargomento nuovo, cioè in sostanza: se due personelitigano, a partire dal fatto che io sono il presentato-re e Mario Riccio, Gianna Milano sono gli autoridel libro, e andiamo avanti a litigare sui danni cheloro hanno ricevuto dalla mia presentazione, per-ché vedrete che arrivano delle legnate, se dopo ottoanni che noi stiamo litigando su questa cosa ven-gono fuori loro e dicono: “ma tu ci devi dimostra-re che sei il presentatore del libro”, non si può fare,

perché si forma quello che tecnicamente si chiamagiudicato interno, cioè è un presupposto di fatto eanche di diritto che le parti hanno dato per sconta-to quando litigavano su un dettaglio, su un aspettoparticolare perché altrimenti non ci sarebbe mai fi-ne su un processo.

Questa era stata la decisione della Corte di Ap-pello di Milano, la procura generale fa ricorso inCassazione dicendo che bisogna fare la consulenzatecnica. La Cassazione ha detto che questo ricorsoè inammissibile perché il pubblico ministero par-tecipa a questo tipo di processi e partecipa dandoun parere ma il pubblico ministero non è parte, insenso proprio per cui partecipa, legge gli atti, dice

come la pensa ma alla fine, quale che sia la decisio-ne, il Pubblico Ministero non perde mai, non è unaparte che perde e siccome per fare ricorso bisognaaver perso, questo è il motivo per il quale tecnica-mente è inammissibile, questo in linea generale, poileggeremo quello che dice la Cassazione. Piccolocommento personale: con questa decisione dellaCorte di Cassazione, la partita è chiusa non vi sonoaltri ricorsi possibili, quindi da questo momento inavanti non è possibile rifiutarsi di dare esecuzione aquesta decisione. Rifiutarsi di dare esecuzione è unfatto particolarmente grave soprattutto se il rifiutoviene da organi amministrativi, appartenenti al ser-vizio sanitario nazionale, che ricevano finanziamen-ti dal fisco, dalle tasse di tutti noi per dirla in modomolto concreto. E allora se io pago le tasse e ho una

Cassazione che in base alla carta costituzionale si èpronunciata già tre volte è chiusa la questione: ioesigo, io come cittadino e a maggior ragione il pa-pà di Eluana Englaro, quale tutore, ha diritto di esi-gere da tutti quelli che ricevono contributi statali,l’esecuzione a questo provvedimento. Deve esserechiaro che questa storia deve essere per un lato unastoria infinita però anche le storie infinite finisco-no e questa storia a questo punto è finita. Bisognadare esecuzione a questa decisione che è stata presanel modo più ponderato e accorto che si potesseimmaginare con interventi di giudici di tutti i gene-ri e tipi compresa la corte costituzionale. Per cui dadomani in avanti il problema è che chi si rifiuterà dieseguire può essere inquadrato in una qualche pro-spettiva di tipo penale, cioè è un reato, può diven-

tare un reato.Welby e Englaro - Il caso Welby e il caso En-

glaro sono due casi molto collegati. Il caso Welbyha una carica maggiore perché il caso Welby descri-ve la situazione di base tipica, cioè il paziente co-sciente e capace che rifiuta un trattamento mentreper il paziente in stato vegetativo permanente sipossono fare tanti discorsi: chissà cosa avrebbe pen-sato, cosa avrebbe detto, etc. Non è l’argomento checi riguarda perché Welby era una persona che, purimpedita fisicamente nel modo che sappiamo, erauna persona, e questo nessuno lo ha messo in dub-bio, che aveva espresso le sue volontà e quindi unavolontà rispetto ai trattamenti, a quello che potevae non poteva essere fatto sul proprio corpo. E quin-di se non si accetta e si metabolizza anche social-

AmedeoSANTOSUOSSO

Documentatevicari legislatori

X STORIA DI UNA MORTE OPPORTUNA

I giudici per ora si sono attenuti al principio dell’au-todeterminazione. Ma una volta che ci sarà unalegge, quale essa sia, andrà applicata. Quindi il pro-blema non è fare la legge, ma quale legge fare.

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mente oltre che giuridicamente questo passaggio,poi tutti gli altri passaggi che entrano diventano dif-ficili, in questo senso io dico che il caso Welby è uncaso emblematico di base addirittura importantesotto questo profilo del caso Englaro.

Il libro di Riccio - Io vi devo confessare un sen-timento di cui dicevo prima agli autori: questa sto-ria la conosco, l’ho seguita, conosco i protagonisti,conosco un po’ tutti e quando mi è arrivato il libroho ringraziato, l’ho messo lì pensando che già sa-pessi cosa ci stava dentro. Poi però siccome avevodei doveri di presentatore mi sono messo, e me losono letto dalla prima all’ultima riga. Il libro è bel-lo ed è interessantissimo. Avendo una memoria re-lativamente recente della vicenda, ognuno di noiha sedimentato la cronaca, la trasmissione in televi-sione e tutte queste cose qui. Eppure sono talmen-te tante e talmente fitte le informazioni che poi al-la fine, tu ricordi la sentenza come è andata a finire,oppure quel particolare momento, ma di come ci siè arrivato, di come le persone hanno vissuto questacosa, ben poco. Mi sono accorto rileggendo il libroche una serie di questioni già erano passate in unoscaffale della mia memoria. Chiunque fa un mini-mo di ricerca storica sa benissimo che questi librisono fondamentali perché poi si vanno a fare ricer-che anche in archivio o si vanno a prendere gli attiufficiali. Ma sapere la società a quell’evento comeha reagito, nei giornali, nei commenti è fondamen-tale per la ricerca storica anche fra cento anni.

Questo libro è strano perché quando è apertoc’è un testo in alto che racconta il diario di quei gior-ni e poi ci sono dei pacchetti di note in basso corpo-se. Al piano di sopra, diciamo così, noi troviamo unracconto che potrebbe essere il racconto di ognunodi noi che si trova coinvolto in una storia del gene-re ed è il racconto di Mario Riccio e di come ha vis-suto questa vicenda. Al piano di sotto troviamo

queste famigerate note che in realtà non sono fami-gerate note, ma sono riferimenti, articoli di giorna-li, di trascrizioni, di trasmissioni, ritagli o citazioni dilibri, ecc… che sono pertinenti al racconto che faMario Riccio. Il libro uno lo può leggere solo soprao solo sotto, non c’è nessun obbligo di leggere tut-te e due ma ha una sua autonomia. Io ho provato ascorrere le note e a leggerle di per sé: hanno una lo-ro concatenazione che è bella. È già vicina al lavorodi ricostruzione storica, di approfondimenti, dimappatura delle posizioni e degli argomenti. Poi infondo vi è una piccola sezione utilissima, c’è la sen-tenza che chiude il caso Riccio e il caso Welby, e poiun glossario che è molto ben fatto, molto compren-sibile, pochi lemmi però quelli che servono per ca-pire di che cosa stiamo parlando. Per questo mi de-vo ricredere rispetto all’iniziale avvicinamento al li-bro, e mi sento di consigliarlo non solo perché so-no in questa veste di presentatore. Ci sono alcunecose gustosissime. Questo è Piergiorgio Welby “lavita è un dono: potrei cambiarlo con uno schiac-ciapatate elettrico?” e la dice lunga sul suo humor,sul suo senso di autoironia, ci sono questi passi, illibro inizia con questi estratti dal libro di Welby chesono molto belli. Ora potete dire “gli autori hannoscritto un bel libro, magari se lo compriamo ce loleggiamo pure, la vicenda di Mario Riccio è finitabene, stasera abbiamo saputo che la vicenda Engla-ro - almeno a livello giuridico - è finita bene, tutti acasa, è finita”.

Come andrà a finire? - E signori, purtropponon è finita: perché secondo me si sta consumandoun fatto molto grave. Allora, io prevedo - spero disbagliare - che sull’onda di quest’ultima vicenda En-glaro e sul fatto che, vedete, ritorna in ballo anche lavicenda Welby, faranno in parlamento una “cosid-detta” legge sul testamento biologico e faranno unalegge - lo hanno denunciato molto bene Stefano

Rodotà o Gilberto Corbellini sul Sole 24 Ore - fa-ranno una legge in cui diranno semplicemente cheper quel che riguarda lo stato vegetativo non posso-no essere rifiutati l’idratazione e la nutrizione. E poidiranno anche che in caso di contrasto tra la volon-tà del paziente e la volontà del medico prevale la vo-lontà del medico. Hanno i numeri per fare una leg-ge del genere, molto probabilmente la faranno, a li-vello politico c’è un livello d’insipienza che va oltrela diversità d’opinione. Mi è capitato di parlare condelle persone, nostri rappresentanti che, quandoparlano di queste cose dovrebbero essere documen-tate, e invece ho avuto impressione che aldilà dellemediazioni che i politici devono fare (è il loro me-stiere), ci fosse proprio scarsa consapevolezza del-l’argomento di base. Il problema non è fare la legge.Il problema è quale legge fare. Allora la legge che siapprestano a fare è una legge che è chiaramente in-costituzionale perché discrimina tra persone diver-se, perché discrimina in modo del tutto irragione-vole tra trattamenti sanitari e trattamenti cosiddet-ti di cura. Però, signori, se c’è la legge va poi appli-cata. E allora significa che se dovesse passare unalegge del genere, com’è molto probabile, noi avre-mo nuovamente la necessità che qualcuno si facciacarico di chiedere qualcosa di diverso rispetto aquello che chiede la legge e che chieda al giudice dirimettere la legge alla Corte Costituzionale, e que-sta persona deve trovare un giudice che sia disponi-bile a farlo, e poi sa dio quanto tempo passa e viadicendo. Per una volta la magistratura in questocampo ha fatto il suo dovere, dopo mille tentenna-menti. Però a questo punto la vita legislativa è vera-mente molto brutta.

Un altro paio di rilievi: allora, la sentenza cheassolve definitivamente Riccio è una bella sen-tenza, la cosa bella di questa decisione è che si facarico di andare a ricostruire che cosa Welby ave-va detto, che cosa pensava, cosa pensavano lepersone che gli stavano intorno, e larga parte delprovvedimento è dedicata proprio a questa rico-struzione. Devo dirvi che sono sempre rimastocolpito dal fatto che i giudici che dovessero deci-dere casi di questo genere lo facessero senza an-dare al letto del malato. Ma come fa uno a deci-dere sulla base dei principi? Sì i princìpi arrivanoal momento giusto, ma davanti ad una richiestacosì drammatica, ascoltiamo questa persona. E

invece no, c’è la paura, il rifiuto, l’utilizzo deiprincìpi non per decidere ma per difendersi dalcaso. E invece questa collega ha avuto il corag-gio e la disponibilità di andare a ricostruire la vi-cenda di Welby e delle persone che gli stavanointorno.

Sulla condizione di Welby io ho sempre pen-sato che il principio di autonomia che giustifica il ri-fiuto dei trattamenti debba valere per tutti. Vale pertutti o non vale per nessuno. Allora come vale per ilpaziente deve valere anche per il medico. Questonon so se è condiviso ma non mi interessa. Io nonposso pretendere l’aiuto di una persona per fare unacosa che posso fare da solo. Perché devo costringe-re magari con l’arma del diritto un’altra persona afare una cosa di questo genere? Ma se invece, comenel caso Welby (e nei casi simili dove c’è perfetta lu-cidità mentale e totale paralisi del corpo) si ha unacondizione veramente singolare. Cioè la condizio-ne di una persona che non può dare il minimo se-guito pratico alle proprie scelte è una condizione diuna drammaticità estrema. Ritengo che quando al-cuni giuristi citano il diritto alla vita previsto dallaconvenzione europea dei diritti dell’uomo per direche non si può fare quello che ha fatto Mario Ric-cio, gli direi: ma dimenticate che c’è un altro artico-lo della convenzione dei diritti dell’uomo che diceche sono proibiti i trattamenti inumani e degradan-ti, cioè costringere una persona a sopravvivere inuna condizione che non gli consente reazione, ne-anche reazione istintiva. Persone come Welby nonlo possono fare e noi, caritatevoli, contro la loro ac-clarata volontà continuiamo a farlo. Ecco è quil’aspetto fondamentale di doverosità in quello cheha fatto Mario Riccio. È una doverosità secondome morale ed è una doverosità che si riesce a rico-struire anche in termini giuridici. Ed è quello cheha fatto il giudice che ha assolto Mario Riccio.

Io a questo punto mi fermo. Ci sarebbero altrecose come ad esempio quell’argomento dannatoche circola per cui ci sarebbe un vuoto legislativoche andrebbe riempito. È una delle cose più assur-de, cioè assurde proprio da un punto di vista ogget-tivo: non esiste il “vuoto legislativo” e lo hanno di-mostrato questi giudici che hanno interpretato, co-sì come si fa in tutto il mondo e si fa da sempre, lenorme esistenti per risolvere casi nuovi.

Se io pago le tasse e ho unaCassazione che in base alla CartaCostituzionale si è pronunciata già trevolte, la questione è chiusa: io esigo,come cittadino, e a maggior ragionelo esige il papà di Eluana Englaro,l’esecuzione a questo provvedimento.Da domani chi si rifiuterà di eseguirepuò essere inquadrato in qualcheprospettiva di tipo penale.

Amedeo SantosuossoGiudice, professore presso l’Università degli Studi di Pavia, ha par-tecipato, intervenendo, al primo Congresso Mondiale per la Libertàdi Ricerca Scientifica organizzato dall’Associazione Luca Coscioni.

XIIL DIARIO DI MARIO RICCIO

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STORIA DI UNA DENUNCIA OPPORTUNAXIIIll.mo Procuratore, quali Segretari dei rispettivi

movimenti ed associazioni e qualicittadini italiani siamo costretti adenunziare a Codesta AutoritàGiudiziaria il Ministro dellaRepubblica Italiana, MaurizioSacconi, il quale, con riferimentoalla nota vicenda della poveraEluana Englaro, per i fatti diseguito esposti si è resoresponsabile, ad avviso degliodierni esponenti, del reato diviolenza privata aggravatodall’essere stato commesso da unpubblico ufficiale, controincaricati di un servizio dipubblica necessità, quali sono glioperatori di una clinicaconvenzionata con il ServizioSanitario Nazionale.

I fatti per lo più sono noti eper questo verranno riassuntisolo in modo sintetico.

Dopo un lunghissimo etravagliato iter giudiziario che hacontraddistinto la vicenda diEluana Englaro, con la Sentenzadello scorso Novembre delleSezioni Unite Civili dellaSuprema Corte di Cassazione (n.27145 del 2008) che ha respintoil ricorso del ProcuratoreGenerale della Corte di Appello diMilano, dichiarandoloinammissibile è divenutodefinitivo e definitivamenteesecutivo il decreto della Corte diAppello di Milano, emesso il 9luglio 2008, con il quale è statoautorizzato il distacco, da effettuarsi in ambiente sanitario, dei sondiniattraverso cui la sig.ra Eluana Englaro viene artificialmente alimentata edidratata, e dunque mantenuta in uno stato vegetativo permanente, da oltre17 anni.

Per quanto reso noto da notizie di stampa i famigliari della Sig.ra EluanaEnglaro, per l’esecuzione della decisione, avevano preso contatti ed accordicon la Casa di Cura “Città di Udine”, i cui sanitari, sempre per quantoappreso da fonti giornalistiche, si erano resi disponibili ed avevanoprovveduto ad organizzare il trasferimento della Eluana Englaro per darelegittimamente esecuzione al provvedimento dell’Autorità Giudiziaria.

A fronte di ciò il Ministro Sacconi, il 16 dicembre u.s., annunciava di averemesso un ‘atto di indirizzo generale’ - e che però è in chiarissimo estrumentale riferimento alla situazione maturata intorno al caso Englaroche stava per giungere all’epilogo - che, secondo le notizie di stampa diffusesul momento, ‘avrebbe vietato’ alle strutture del Servizio SanitarioNazionale e alle strutture con questo convenzionate, di interrompere lanutrizione e la idratazione delle persone in stato vegetativo permanente.

La tempistica relativa all’emanazione dell’atto di indirizzo miravaevidentemente a costringere i sanitari della Casa di Cura “Città di Udine”,contro la loro volontà, ad omettere di procedere al preventivato intervento,come da questi reso noto nel corso di una conferenza stampa tenuta il 17dicembre ove i Responsabili della Struttura hanno dichiarato di aver“sospeso temporaneamente l’iter , in attesa che i legali che tutelano EluanaEnglaro e la sua famiglia dimostrino che l’incursione del Ministro Sacconinon intacca la validità del decreto della Corte di Appello di Milano”.

Peraltro, a fronte di questa attesa forzata dei Responsabili dellaStruttura Sanitaria, nell’ambito della quale veniva evocata dai legali dellafamiglia Englaro anche l’ipotesi della necessità di ulteriori percorsigiudiziari, nel corso della medesima giornata, il dott. Filippo Lamanna -giudice della prima sezione civile della Corte d’Appello di Milano edestensore del decreto con cui, lo scorso luglio, il Sig. Beppino Englaro erastato autorizzato ad interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali -è intervenuto pubblicamente per chiarire che «Il decreto non ha bisogno dialcuna ulteriore certificazione di esecutività perché la legge dice che tutte levolte che un provvedimento giudiziario non è più soggetto a impugnazionediventa definitivamente esecutivo».

Sennonché, in risposta allo stesso giudice, il Ministro Sacconi, nel corsodel pomeriggio dello stesso giorno 17.12.08, onde evitare che l’attesa di cuiparlavano i Sanitari della Casa di Cura “Città di Udine” si trasformasse,anche in ragione delle dichiarazioni del dotto Lamanna, nella ripresadell’iter preventivato, interveniva personalmente per minacciare‘conseguenze immaginabili’ contro la Casa di Cura Friuliana.

«Certi comportamenti difformi da quei principi determinerebberoinadempienze con conseguenze immaginabili», ha precisamente dichiarato ilMinistro Sacconi replicando ai giornalisti che gli avevano chiesto se la Casadi Cura avrebbe rischiato di perdere la convenzione con il SSN in caso diprosecuzione dell’iter preventivato e finalizzato ad eseguire quanto dispostodall’ AG.

Quanto sopra, a parere degli odierni esponenti, rende evidente lacommissione del reato di violenza privata, posto in essere attraverso laminaccia, implicita ma quanto mai chiara, diretta nei confronti deiresponsabili della Casa di Cura “Città di Udine”, al fine di costringere questiultimi ad astenersi dal praticare l’intervento.

La minaccia, consistente nell’ evocazione della possibilità di revoca dellaconvenzione con il SSN, con ogni immaginabile conseguenza sull’economiadella “Casa di Cura Città di Udine” è dunque costituita, nel caso di specie,dall’annuncio di un danno senz’altro ingiusto, il cui verificarsi ècondizionato dalla condotta che verrà tenuta dal minacciato e dunque miraa coartare l’esplicarsi della libera determinazione di quest’ultimo.

La minaccia è ingiusta: 1) sia perché i destinatari della medesima sistavano apprestando a compiere un atto non solo legittimo, ma anchedovuto al fine di dare spontaneo adempimento al portato della pronuncia

esecutiva dell’Autorità Giudiziaria; 2)sia perché, stando alle dichiarazionirilasciate alla stampa dall’Avv. VittorioAngiolini, legale della famiglia Englaro,il Ministero non avrebbe neppure ipoteri per poter revocare leconvenzioni delle cliniche con il SSN 3)sia perché l’atto di indirizzo è statostrumentalmente annunciato il giornoprima e chiaramente mirava aprodurre conseguenze sul caso singolo;4) sia perché la struttura sanitaria sistava apprestando, per quanto chiaritodalla Suprema Corte di Cassazione(Sez. I, n. 21748 del 2007) a dareconcreta tutela a diritti soggettivi cherintracciano la loro fonte diretta nellaCostituzione ed in particolare negliartt. 2,13 e 32, comma 2.

Dunque l’atto di indirizzo, chepretenderebbe di vietare tout court,seppur ‘amministrativamente’, allestrutture del SSN di dare concretaattuazione a diritti individualisoggettivi di diretta derivazionecostituzionale, si appalesa ictu oculiillegittimo, seppur strumentalmenteidoneo a raggiungere lo scopo, appunto,nel caso concreto.

Il reato - per cui non è esclusaconcettualmente la configurabilitàdell’ipotesi del tentativo a’ sensidell’art. 56 c.p. - essendo aconsumazione istantanea, siperfeziona nel momento in cui l’altruivolontà sia rimasta di fatto costretta afare, tollerare o ad omettere di fare,qualche cosa.

Nel caso di specie appare quantomai plausibile che i Responsabili della

clinica “Città di Udine” (che potranno essere sentiti a SIT, insieme alpersonale della clinica che potrà riferire quali sono state le reazioni deiResponsabili alle parole del Ministro) venuti a conoscenza delleaffermazioni del Ministro, giunte poco dopo le parole chiarificatrici delgiudice Lamanna, siano stati costretti a persistere - essendo statiulteriormente coartati nella loro libertà di determinazione a compiere attiperfettamente legittimi - anche fosse per un solo momento, nella loro ‘scelta’di tenere ancora sospeso l’iter awiato i giorni precedenti.

Per ciò che concerne il dolo, quello richiesto dalla norma è generico, nonoccorrendo il concorso di alcun fine particolare e consistendo nella semplicecoscienza e volontà di costringere altri, mediante minaccia, a fare o adomettere di fare qualcosa. Anche in riferimento all’ elemento soggettivo paredavvero, dunque, che il caso sia scevro da qualsiasi dubbio, volendochiaramente, il Ministro, impedire alla clinica di dar seguito all’intentooramai pubblicamente dichiarato.

Si confida pertanto in Codesta AG affinché, accertati i fatti esposti eravvisati i reati indicati, oltre a qualsiasi altro reato che dovesse emergerein relazione ai medesimi fatti, Voglia provvedere alla punizione delresponsabile.

Con Osservanza. Roma, 19 dicembre 2008 Antonella Casu, Marco Cappato, Sergio D’Elia.

INTERVISTA ALL’AVV. GIUSEPPE ROSSODIVITA

È violenza privataJOSÈ DE FALCO

Perché la denuncia contro il Ministro Sacconi?Abbiamo depositato una denuncia per violenza privata aggravata, con i segre-tari di Radicali Italiani, Associazione Coscioni e Nessuno Tocchi Caino con rife-rimento alla dichiarazione che il ministro fece all’indomani dell’emanazionedi quel “cosiddetto” atto di indirizzo generale.Cosa dice quell’atto? Quell’atto vieterebbe alle strutture sanitarie di dar seguito a interventi comequello per cui la cassazione ha autorizzato il papa di Eluana. Perché si tratterebbe di “minaccia”?Perché il ministro minacciò sostanzialmente la revoca della convenzione o co-munque conseguenze gravi a carico della clinica. Poi il comunicato del consi-glio di Amministrazione della clinica Città di Udine proprio in ragione della di-chiarazione del ministro ha ritenuto di non dar più seguito a ciò che invece do-veva e poteva esser fatto sulla base della sentenza della Corte di Cassazione. E perché “violenza privata”?Abbiamo ipotizzato a carico del il reato di violenza privata proprio perché hacostretto degli incaricati di un servizio di pubblica necessità, così come sono isanitari peraltro convenzionati con il SSN, di omettere di dare corso d un in-tervento programmato in ottemperanza a quanto stabilito dai giudici della Cor-te di Cassazione, che ha dato applicazione agli articoli 3, 13, 32 della Costitu-zione. Si tratta di diritti soggettivi pieni che essendo direttamente previsti dal-la costituzione sono direttamente applicabili.

La denuncia al Ministro

Sacconi

Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma

Atto di denuncia

I sottoscritti Antonella Casu, Segretaria diRadicali Italiani, Marco Cappato, Segretariodell’Associazione Luca Coscioni, Sergio D’Elia,Segretario dell’Associazione Nessuno Tocchi Caino,tutti domiciliati in Roma, presso la comune sededelle rispettive associazioni, tramite il presenteatto propongono espressa denuncia nei confronti delMinistro del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali, Sen. Maurizio Sacconi, per il reato di cuiall’art. 610, 61 nn.9 e 10 c.p., nonché per ognialtro reato che la Ill.ma S.V. Vorrà ravvisare, neifatti di seguito esposti.

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INTERVENTI

11PER LA LIBERTÀDI ELUANA

ROBERTO SAVIANOLa Repubblica 23 gennaio 2009

Beppino Englaro, il papà di Elua-na, sta dando forza esenso alle istituzioniitaliane e alla possibili-tà che un cittadino delnostro Paese, nono-stante tutto, possa an-cora sperare nelle leggie nella giustizia. Ciòcredo debba essereevidente anche per chinon accetta di voler so-spendere uno stato ve-getativo permanente eritiene che ogni formadi vita, anche la piùinerte, debba essere tu-telata. Mi sono chiestoperché Beppino Engla-ro, come qualcuno delresto gli aveva suggeri-to, non avesse ritenutoopportuno risolveretutto "all'italiana".Molti negli ospedalisussurrano: "Perchéfarne una battagliasimbolica? La portavain Olanda e tutto si ri-solveva". Altri ancoraconsigliavano il solitometodo silenzioso,due carte da cento eu-ro a un'infermieraesperta e tutto si risol-veva subito e in silen-zio. Come nel film "Leinvasioni barbariche",dove un professore ca-nadese ormai malatoterminale e in preda aferoci dolori si racco-glie con amici e fami-liari in una casa su unlago e grazie al soste-gno economico del fi-glio e a una brava infer-miera pratica clande-stinamente l'eutana-sia. Mi chiedo perché econ quale spirito ac-cetta tutto questo cla-more. Perché nonprende esempio da chisilenziosamente emi-gra alla ricerca della fe-licità, sempre che leproprie finanze glielopermettano. Alla ricer-ca di tecniche di fecon-dazione in Italia proi-bite o alla ricerca diuna fine dignitosa. Conl'amara consapevolez-za che oramai non siemigra dall'Italia soloper trovare lavoro, maanche per nascere eper morire. Nella vi-cenda Englaro ritorna-no sotto veste nuovaquelle formule lontanee polverose che ci ripe-

tevano all'università durante le le-zioni di filosofia. Il principio kan-tiano: "Agisci in modo che tu pos-

sa volere che la massima delle tueazioni divenga universale" si facarne e sudore. E forse solo in

questa circostanza riesci aspiegarti la storia di Socratee capisci solo ora dopoaverla ascoltata migliaia divolte perché ha bevuto la ci-cuta e non è scappato. Tuttoquesto ritorna attuale e ri-sulta evidente che quel vo-ler restare, quella via di fugaignorata, anzi aborrita èmolto più di una campagnaa favore di una singola mor-te dignitosa, è una battagliain difesa della vita di tutti. Eper questo Beppino, nono-stante il suo dramma priva-to, ha dovuto subire l'accu-sa di essere un padre chevuole togliere acqua e ciboalla propria figlia, controcoloro che dileggiano la Su-prema Corte e contro chiminaccia sanzioni e ritor-sioni per le Regioni che ac-cettino di accogliere la suacausa, nel pieno rispetto diuna sentenza della Corte dicassazione. L'unica risposta che ho tro-vato a questa domanda, lapiù plausibile, è che la lottaquotidiana di Beppino En-glaro non sia solo per Elua-na, sua figlia, ma anche esoprattutto in difesa del Di-ritto, perché è chiaro che lavita del Diritto è diritto allavita. Beppino Englaro conla sua battaglia sta aprendouna nuova strada, sta dimo-strando che in Italia si può esi deve restare utilizzandogli strumenti che la demo-crazia mette a disposizione.In Italia non esiste nulla dipiù rivoluzionario della cer-tezza del Diritto. E mi vienein mente che tutelare la cer-tezza dei diritti, la certezzadei crediti, costituirebbe lastangata definitiva all'eco-nomia criminale. Se fossepossibile, nella mia terra, ri-volgersi a un tribunale perveder riconosciuto, in untempo congruo, la fonda-tezza del proprio diritto,non si avvertirebbe certo ilbisogno di ricorrere a solu-zioni altre. Beppino questosta dimostrando al Paese.Non sarebbe necessario ri-correre al potere di dissua-sione delle organizzazionicriminali, che al Sud hannoil monopolio, illegale, nelfruttuoso business del recu-pero crediti. E a lui il merito di aver inse-gnato a questo Paese che èancora possibile rivolgersialle istituzioni e alla magi-stratura per vedere affer-

mati i propri diritti in un momen-to di profonda e tangibile sfiducia.E nonostante tutte le traversie bu-rocratiche, è lì a dimostrare chenel diritto deve esistere la possibi-lità di trovare una soluzione. Peruna volta in Italia la coscienza e ildiritto non emigrano. Per una vol-ta non si va via per ottenere qual-cosa, o soltanto per chiederla. Peruna volta non si cerca altrove diessere ascoltati, qualsiasi cittadi-no italiano, comunque la pensinon può non considerare Beppi-no Englaro un uomo che sta resti-tuendo al nostro Paese quella di-gnità che spesso noi stessi gli to-gliamo. Immagino che Beppino Englaro,guardando la sua Eluana, sappiache il dolore di sua figlia è il dolo-

re di ogni singolo individuo chelotta per l'affermazione dei propridiritti. Se avesse agito in silenzio,trovando scorciatoie a lui sarebberimasto forse solo il suo dolore.Rivolgendosi al diritto, combat-tendo all'interno delle istituzionie con le istituzioni, chiedendo chela sentenza della Suprema Cortesia rispettata, ha fatto sì, invece,che il dolore per una figlia in co-ma da 17 anni, smettesse di esse-re un dolore privato e diventasseanche il mio, il nostro, dolore. Hafatto riscoprire una delle meravi-glie dimenticate del principio de-mocratico, l'empatia. Quando ildolore di uno è il dolore di tutti. Ecosì il diritto di uno diviene il di-ritto di tutti.

La vita del diritto è diritto alla vitaLA RIVOLUZIONE DI UN PADRE

Beppino Englaro ha deciso di non risolvere tutto “all’italiana”, clandestinamente. Ha compiuto una scelta rivoluzionaria. Perché oggi, in Italia, non esiste nulla di più rivoluzionario della certezza del Diritto.

UNA BALLATA DI CERONETTI PER "IL CORAGGIO DI ELUANA ENGLARO"

La ballata dell'angelo ferito

GUIDO CERONETTILa Repubblica 28 dicembre 2008

Urlate urlate urlate urlate. Non voglio lacrime. Urlate. Idolo e vittima di opachi riti Nutrita a forza in corpo che giace Io Eluana grido per non darvi pace

Diciassette di coma che m'impietra Gli anni di stupro mio che non ha fine. Una marea di sangue repentina Angelica mi venne e fu menzogna Resto attaccata alla loro vergogna

Ero troppo felice? Mi ha ghermita Triste fato una notte e non finita. Gloria a te Medicina che mi hai rinata Da naso a stomaco una sonda ficcata Priva di morte e orfana di vita

Ho bussato alla porta del Gran Prete Benedetto: Santità fammi morire! Il papa è immerso in teologica fumata Mi ha detto da una finestra un Cardinale Bevi il tuo calice finché sia secco Ti saluta Sua Santità con tanto affetto

Ho bussato alla porta del Dalai Lama. Tu il Riverito dai gioghi tibetani Tu che il male conosci e l'oppressura Accendimi Nirvana e i tubi oscura Ma gli occhi abbassa muto il Dalai Lama

Ho bussato alla porta del Tribunale E il Giudice mi ha detto sei prosciolta La legge oggi ti libera ma tu domani Andrai tra di altri giudici le mani. Iniquità che predichi io gemo senza gola Bandiera persa qui nel gelo sola

Ho bussato alla porta del Signore Se tu ci sei e vedi non mi abbandonare Chiamami in cielo o dove mai ti pare Soffia questa candela d'innocente Ma il Signore non dice e non fa niente

Ho bussato alla porta del padre mio Lui sì risponde! Figlia ti so capire Dolcissimo io vorrei darti morire Ma c'è una bieca Italia di congiura Che mi sentenzia che non è natura

E il mio papà piangeva da fontana Me tra ganasce di sorte puttana. Cittadini, di tanta inferta offesa Venga alla vostra bocca il sale amaro. Pensate a me Eluana Englaro

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12LEX SED DURA

LEGGE 40

MARIA ANTONIETTA FARINA [email protected]

Si trattano, in questi lavori, delletematiche che da sempre mi ve-dono sensibile e impegnata, spe-ro di potervi fornire un contribu-to utile ad un confronto che riten-go fondamentale per fare un po'di chiarezza e proporre soprattut-to soluzioni. In effetti, il tempo trascorso dal-l'entrata in vigore della legge, è untempo sufficiente per cercare ditracciare un bilancio sugli effetti,sui risultati, sulla sua applicazio-ne. Credo che siano pienamenteconfermate le previsioni di quan-ti, come noi radicali e dell'Asso-ciazione Luca Coscioni, sostene-vamo. Che questa legge avrebbecreato una quantità di problemi,senza praticamente risolvernenessuno. Una legge punitiva e di-scriminatoria nei confronti so-prattutto delle donne, una leggesbagliata insomma. Nel testo dipresentazione di questo conve-gno, tra le domande che si pongo-no, ce n'è una: "Le donne italianehanno le stesse opportunità diquelle di altri paesi europei?". E'questione che svilupperò tra po-co, però subito la risposta: No,senza se, e senza ma. Le donne italiane non hanno lestesse opportunità di quelle di al-tri paesi, prova ne sia che moltesono costrette ad avvilenti viaggiall'estero per poter beneficiare diquei diritti che qui in Italia ci ven-gono negati. Ma, come ho detto,ci tornerò.Per la franchezza e l'amicizia chemi lega con molti di voi, subitovoglio esprimere e ribadire unaperplessità. Giustamente avetesollevato la questione degli em-brioni congelati ed "abbandona-ti", dell'uso che se ne può fare, pri-ma che "muoiano". E' una que-stione che noi radicali abbiamosollevato da tempo. Già nella pas-sata legislatura una proposta dilegge, la numero 426, trattava di"Norme in materia di donazionedegli embrioni a fini di nascita".In quel testo di legge si parla inognuno dei quattro articoli che lacompongono, di DO-NA-ZIO-NE. Non si fa – e non a caso – maimenzione di "A-DO-ZIO-NE".Come ho già anticipato ieri alleagenzie, non si tratta di merasfumatura lessicale, le parole so-no importanti. Proporre l'"ado-zione" degli embrioni "abbando-nati", significa dar loro identità euna soggettività sul piano giuridi-co che non possono avere. L'em-brione non è persona. Gli em-brioni congelati non possono es-sere equiparati ai bambini in sta-to di abbandono o in attesa di af-fidamento. L'embrione da solo

non è in grado di compiere la stra-da che porta dall'uovo fecondatoalla nascita: questo è possibile so-lo se una donna accetta di acco-glierlo e si realizza nella gravidan-za quell'unione tra madre e figlioche nascerà. Quindi non c'è peg-giore disuguaglianza che trattareallo stesso modo situazioni diffe-renti cioè l'embrione e la persona. Quindi non va e non deve esserepercorsa nessuna strada per il ri-conoscimento di titolarità di dirit-ti e della stessa capacità giuridicaall'embrione. "La capacità giuridica, si acquistadal momento della nascita. I dirit-ti che la legge riconosce a favoredel concepito sono subordinatiall'evento della nascita"art 1 delcodice civile : e coincide con l'ini-zio della respirazione polmonaredel neonato con il primo vagito.Dando uno sguardo alle leggi eu-ropee, possiamo constatare chenessuna delle leggi europee, chehanno legiferato in materia di fe-condazione assistita - con diver-sità di ispirazione, con enuncia-zioni di principio sulla tutela del-la dignità dell'uomo o del conce-pito, dall'inizio della vita- ha inte-so di modificare la norma sullacapacità giuridica.Dalla costitu-zione svizzera al codice civilefrancese, al quella tedesca tra lepiù garantiste in Europa. Allora la prima domanda: quan-do si parla di "adozione" si è uti-lizzato un termine impropria-mente? oppure lo si è fatto concognizione di causa e all'embrio-ne si intende riconoscere quello"status" che non può avere? Suquesto credo che occorra chiarez-za, non abbiamo bisogno di solu-zioni ambigue e che potrebberotradursi nell'ennesimo pasticcio.Fin dal primo momento noi radi-cali e Associazione Luca Coscionici siamo battuti perché gli em-brioni congelati ed "orfani”, desti-nati alla spazzatura, siano desti-nati alla ricerca scientifica. Ed èper questo che la nostra posizio-ne è riassumibile in un NO e tre SI:NO all'adozione degli embrionicongelati. SI alla revisione profon-da e significativa della legge 40; SIalla donazione alla ricerca scien-tifica degli embrioni soprannu-merari crioconservati quandonon idonei all'impianto, o quan-do muoiono per effetto delloscongelamento. SI alle donazionead altre coppie sterili o portatoridi patologie genetiche o virali tra-smissibili, per consentire una fe-condazione di tipo eterologo, me-diante utilizzo del materiale gene-tico soprannumerario di terzi do-natori, con il diritto dei soggetti diconoscere le condizioni biogene-tiche dell'embrione prima del-l'impianto.Gli embrioni crioconservati – e

non voglio qui aprire la questioneposta sempre dai radicali sullaBiobanca milanese che da tre an-ni aspetta di accogliere gli em-brioni in soprannumero, mentrecontinuiamo a mantenere in pie-di una struttura e del personale avigilare su cosa etc. - li si può de-stinare a fini di ricerca; oppure sipossono utilizzare nel procedi-mento procreativo da parte di ter-zi richiedenti. A questo propositorisulta davvero incomprensibile ildivieto, contenuto nella legge 40,alla donazione di gameti finaliz-zata a consentire la cosiddetta"fecondazione eterologa". E' undivieto assurdo, che da semprepensiamo debba essere rimosso.Grazie a una legge come la 40 sirinnova quel dato di classe che giàsi ebbe ai tempi di quando in que-sto paese non c'era il divorzio el'aborto veniva punito. Chi pote-va andava all'estero, per divorzia-re o per abortire; esattamente co-me oggi va all'estero chi non vuo-le soggiacere – e ha i mezzi per far-lo – ai divieti della legge 40. Mi si consenta qui una notazioneche è un invito alla riflessione; èdavvero un curioso paese il no-stro: Quando si tratta di tecnichedi inizio vita, l' utilizzo della scien-za e della "tecnica"è considerato"un abuso", si tenta in tutti i modidi impedire nascite che non ven-gano considerate "naturali", nelsenso che la fecondazione nonavviene attraverso un atto ses-suale. Al contrario, nel momento dellamorte, nel "fine vita", si fa ricor-so senza che questo sia conside-rato un abuso, alla scienza e alla"tecnica" per allungare il tempodella morte e della sofferenza. Mipare un bel paradosso e una cru-dele contraddizione.Vediamo ancora come si applicail principio di laicità in altri Paesieuropei. Perché non c'è dubbio che la leg-ge italiana in materia di procrea-zione assistita è una delle più se-vere e restrittiva, mentre in GranBretagna, Spagna, o in molti pae-

si dell'Est europeo sono assai più"liberali": dall'Austria, dove è con-sentita la fecondazione artificialetra coppie sposate o conviventi,sia quella eterologa; al Belgio, do-ve è ammessa la fecondazione as-sistita di tipo omologo e eterolo-go per coppie sposate o convi-venti, eterosessuali o omosessua-li e single; dalla Francia, dove la fe-condazione assistita è consentitaalle coppie sposate e conviventida almeno un paio d'anni; e l'ete-rologa è permessa quando sonofallite le tecniche omologhe; alRegno Unito, dove da diciotto an-ni è in vigore una tra le normativepiù permissive: fecondazione ete-rologa tanto alle coppie sposate oconviventi, quanto alle donnesingle. E poi la Svezia, la Svizzera,l'Europa dell'Est…Le stesse possibilità consentite inGran Bretagna sono presenti nel-la legislazione della cattolicissimaSpagna, il governo di Aznar avevaridotto a tre gli embrioni da pro-durre e trasferire, ma poi si è rime-diato con la reintroduzione dellacrioconservazione. Negli altripaesi, insomma, si è data concre-ta applicazione alle parole delVangelo: "date a Cesare quelloche è di Cesare, a Dio quello che èdi Dio". Il credente, non pretendedi imporre la sua fede, la sua filo-sofia e la sua etica alla collettività.Lo Stato si è dotato di leggi che so-no facoltà di cui il cittadino puòdecidere di avvalersi o meno; soloda noi si tratta di obblighi, divietierga omnes, credenti e no.Qualcuno potrà obiettare chenon basta una maggioranza peravere ragione. Rispondo che nonè questo il modo di porre la que-stione. Il fatto è che altrove l'ap-proccio alla questione è stato "lai-co", cioè aperto, tollerante, rispet-toso. In Italia dobbiamo ancorasuperare il divieto della feconda-zione di tipo eterologo, e conqui-stare il diritto per la donna single ealle coppie portatrici di patologiegenetiche o virali trasmissibili diricorrere alle tecniche di procrea-zione medicalmente assistita, a

prescindere dalla sussistenza diuna condizione di fertilità o di in-fertilità.Ecco: auspico un dibattito e unconfronto improntato a quellospirito di rispetto e di tolleranza,spirito autenticamente laico, chesi coglie nelle parole del cardinaleMartini. Purtroppo – almeno perquel che riguarda la gerarchia va-ticana – quella di Martini sembraessere una posizione minoritaria.Non nel paese, se è vero che un re-cente sondaggio dell'IPSOS hafornito risultati clamorosi: su tut-ti i temi cosiddetti etici, la maggio-ranza degli italiani è in straordina-ria sintonia con noi radicali, e lon-tana dalla gerarchia vaticana: il 61per cento degli interpellati noncondivide il NO del Vaticano allalibertà scientifica sulle cellule sta-minali, e maggioranze di poco su-periori o inferiori non sono d'ac-cordo con l'infinita sequela di NOdelle gerarchie ecclesiastiche sitratti di divorzio, aborto, anticon-cezionali e quant'altro.Credo che sia più che mai neces-sario e utile aprire un dialogo e unconfronto costruttivo, senza reti-cenze e ipocrisie, al di là deglischieramenti "ufficiali". Mi piacericordare quanto ebbe a dire, dueanni fa, il cardinale Carlo MariaMartini: "Là dove c'è un conflittodi valori, mi parrebbe eticamentepiù significativo propendere perquella soluzione che permette auna vita di espandersi piuttostoche lasciarla morire. Ma com-prendo che non tutti saranno diquesto parere. Solamente vorreievitare che ci si scontrasse sullabase di principi astratti e generali,là dove invece siamo in una diquelle zone grigie dove è dovero-so non entrare con giudizi apodit-tici". Donandoli alla ricerca scien-tifica per non frenare la cono-scenza, e al sapere per tentare disconfiggere malattie ad oggi mor-tali o donarli ad altre coppie, vuoldire permettere alla vita di espan-dersi. Quindi nessun altro minutoda perdere nella direzione di mo-dificare la legge 40, perché è evi-dente l'impatto che ha avuto eche ha questa legge sul tessuto so-ciale.

@pprofondisci

Maria Antonietta Farina CoscioniCo-Presidente dell’AssociazioneLuca Coscioni, è parlamentareradicale eletta nel gruppo delPartito Democratico. L’interven-to che vi proponiamo è tratto dailavori del seminario organizzatodall’Italia dei Valori “Legge 40 eturismo riproduttivo: vale anco-ra la pena?”, disponibile in inte-grale a questo link: www.radio-radicale.it/scheda/270389.

Italia pecora nera d’EuropaLEGGE 40: LE RAGIONI PER UNA RIFORMA

Abbiamo una tra le leggi su fecondazione assistita e ricerca scientifica più restrittivedel continente. Eppure al legislatore non basta. Ora vuole che l’embrione sia un sog-getto con personalità giuridica.

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LEGGE 40

13LEX SED DURA

MONICA SOLDANO

Carlo Flamigni è ginecologo maanche componente del comitatonazionale di bioetica, studioso eosservatore sia delle questioniscientifiche che bioetiche. Il temaè quello dell’informazione scien-tifica e di come ne tratta la stam-pa. In particolare su un giornale,“l’Osservatore romano”, che, a di-stanza di poche settimane, haprima annunciato che la pillolaabortiva ha degli effetti impor-tanti sull’infertilità degli uomini,e poi ha pubblicato una dichiara-zione alla popolazione, non soloai fedeli, di fare attenzione alletecniche di procreazione assisti-ta per i danni e le malformazioniche possono provocare ai nati.«Questo è un articolo, tra l’altroben fatto, - dice Flamigni - cheraccoglie soprattutto dati ameri-cani e anche di altri paesi; mi pa-re che ci sia Israele che ha contri-buito con un certo numero di ca-si. Ma c’è una grande differenzatra quest’articolo dell’Osservato-re Romano e il precedente. Il pre-cedente è stato sepolto dal ridico-lo perché asserire che le urine diuna ragazza che prende la pillolapoi in qualche modo incidonosulla fertilità del suo compagno,del suo innamorato e anche di al-tri uomini nei dintorni, vorrebbedire innanzitutto che non esistenessun filtro: gli ormoni del san-gue di una ragazza vengono pas-sati attraverso il fegato dove ven-gono inattivati, quindi, nella pipìdi queste urine, ci sono certa-mente gli steroidi in quantitàmolto modesta ma non attivi; ne

contengono molto di più le urinedi una donna gravida di quantonon ne contenga, di ormoni in-tendo, una ragazza che prende lapillola e nemmeno se un uomobevesse direttamente le pipì del-la sua compagna che prende lapillola ne potrebbe trarre degliaspetti così disastrosi quindi que-sto è proprio un accumulo disciocchezze»

Perché la fecondazione assistitaprovocherebbe danni alla salu-te dei nati?

Siamo di fronte a un problemache viene posto e commentatodai ricercatori e che è diventatomolto discusso nei congressi. Bi-sogna tener conto che le tecnichefondamentalmente sono diverse,ci sono tecniche più semplici epiù complesse, più manipolativecome la microiniezione, l’inseri-mento diretto di uno spermato-zoo in un uomo. Ci riferiamo inparticolare a dati che arrivanodagli Stati Uniti. Una prima con-siderazione: gli americani si com-portano, nei confronti di questetecniche in modo molto diversodagli europei, sono più aggressi-vi, stimolano le ovaie delle donnein modo molto più impetuoso,ottengono molti più ovociti, ot-tengono molti più embrioni, netrasferiscono di più, hanno unmaggior numero di gravidanzemultiple quantitativamente mol-to significative; in Italia o in Eu-ropa in genere non lo sono.

Perché allora si dice che ci sareb-bero malformazioni per i figli

nati con le tecniche artificiali?

Su questo problema c’è unagrande discussione: quando tro-viamo bambini imperfetti, natitroppo presto o con peso inferio-re alla norma, è un problema ditecnica o stiamo riferendoci a uncampione di donne diverso? Ledonne sterili non sono paragona-bili tout court alle donne fertili.Questo è molto probabile e, nel-l’articolo citato, questa possibili-tà, forse per errore, non è statosottolineata. Una donna sterileha un passato nel quale è possi-bile che abbia avuto terapie, unpassato nel quale possono esser-ci più problemi, come interventichirurgici, infezioni, raschiamen-ti: tutte cose che fanno di lei unadonna diversa da una sua coeta-nea fertile e che possono condi-zionare il destino di una gravi-danza.

Come interpreta questi articolidell’Osservatore Romano con-tro la fecondazione assistita?

Questi articoli dell’OsservatoreRomano, sono articoli di terrori-smo puro. L’Osservatore romano,se avesse giornalisti saggi dovreb-be sapere che tutti i tecnici si pre-occupano dei problemi della sa-lute del bambino. Insomma misembra che in quest’epoca il Va-ticano operi molto all’insegna delproibire per credere, quindi vor-rebbe proibire la pillola anticon-cezionale, proibire le tecnichedella fecondazione assistita: è unatteggiamento per lo meno criti-cabile.

È curioso che l’Osservatore Ro-mano diventi una sorta di agen-zia scientifica su questioni mol-to tecniche. Perché non abbia-mo molte voci di società scienti-fiche pronte a ribattere?

Capisco benissimo questa do-manda e questo è un problemache mi coinvolge anche perchémolto spesso sono l’unico a ri-spondere a queste sciocchezze.Temo che la questione delle so-cietà scientifiche sia un problemalegato al timore che molti di lorohanno nei confronti di una tecni-ca molto politicizzata.

Per tornare all’attualità,in un re-cente convegno il sottosegreta-rio Eugenia Roccella ha fornitodati sulla legge 40 in manieraestremamente diversa rispettoal ricercatore dell’Istituto supe-riore di sanità.Cosa ne pensa?

Il sottosegretario Roccella è unasignora molto per bene, io nonho per niente dubbi sulla sua se-rietà penso però che di questi te-mi non abbia avuto il tempo di ri-flettere molto. La mia sensazioneè stata che la sua relazione sia sta-ta scritta da una signora che erapresente in aula, una professo-ressa di chimica, la professoressaMorresi, la quale ha alcuni suoiconvincimenti che nascono in-tanto da una sua interpretazionemolto personale dei dati e secon-do me anche una imperfetta co-noscenza dell’aritmetica perché,per esempio, insiste continua-mente sul fatto che la diminuzio-ne percentuale dei risultati è mi-

nima perché, sostiene, c’è solo il3% di diminuzione.

È realmente così? Quali sono idati?

E’ vero è 3.6%. Ma il 3,6% della di-minuzione dei risultati, non vuoldire che c’è il 3,6% di gravidanzein meno. Se lei ha una tecnica cheha una percentuale di successodel 4%, avere una diminuzionedel 3,6% è terribile, mentre se leiha una tecnica che funziona al99% una diminuzione del 3% èaccettabile. Bisogna riflettere suquante gravidanze in meno si ot-tengono con questo 3.6% in me-no ed è circa il 13,14% che vuoldire invece di 10.000 gravidanze,1.400 in meno. Secondo me, lavoglia di dire che la tecnica è in-giusta - quella imposta dalla leg-ge 40 - rallenta un po’ i processicognitivi razionali delle personeche alla fine commettono erroriabbastanza banali.

Cosa avviene negli altri paesi?

Nel convegno di cui stiamo par-lando, abbiamo avuto quattro si-gnori, tutte persone molto perbene, che hanno detto che il regi-stro italiano, il registro europeo, ilregistro americano e il registroaustraliano ci collocano tra i pae-si che hanno il peggiore risultatodel settore della procreazione as-sistita. E i tecnici presenti, sonotecnici tra i quali ci sono religiosi,atei, agnostici, razionalistici, co-munisti, liberali. Esiste, quindi, inquesto momento nel nostro pae-se un problema di mala-fede.

Processi cognitivi razionali rallentatiINTERVISTA A CARLO FLAMIGNI

Carlo Flamigni: “Sulla procreazione assistita il registro europeo, il registro americano e il re-gistro australiano ci collocano tra i paesi che hanno il peggiore risultato del settore”.

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14PER IL DETENUTOIGNOTO

SOCCORSO CIVILE

TULLIO PADOVANILettera indirizzata al VIICongresso di Radicali Italiani,Chianciano Terme, 2 novembre2008

Cari amici, avrei voluto essere travoi, da vecchio radicale orgoglio-so di un’identità politica che, perme, ha sempre significato affer-mazione e difesa dei diritti civili edei diritti della persona: presi sulserio e tutelati sul campo. Ciò chefa dei radicali – partito “senzachiesa né classe” – gli ultimi libe-rali, gli ultimi democratici e forseanche - perché no? – gli ultimi cri-stiani: quelli che contano semprefino a uno, e non smettono mai dicontare. Purtroppo non ce l’hofatta a venire, e me ne scuso: conme stesso, perché non sono io amancare a voi, ma voi che man-cate a me. Mi sarebbe piaciutospendere due parole sulla difesa

dei diritti dei detenuti. Se posso,provo a sintetizzarle in poche bat-tute. Chi legge il regolamento pe-nitenziario la dove si parla dellecondizioni di vita carceraria, sco-pre un mondo rassicurante: cellespaziose, pulite, luminose, conservizi igienici adeguati. Tuttoquel che corrisponde alla dignitàdi un essere umano, tutto scritto,prescritto, stabilito. Chi invece siavventura nella realtà, nuda e cru-da, delle nostre galere, scopre l’in-ferno che da anni radio carcere siaffanna a documentare: abiezio-ne, miseria, promiscuità, degra-do. Niente di civile, niente diumano. Domanda: esistono pa-role – parole del diritto, visto cheil regolamento penitenziario è (odovrebbe essere) diritto – per darevoce all’abisso che separa un trat-tamento previsto dalle norme co-me umano, civile, dignitoso, e iltrattamento dispensato nei fatti:

inumano, incivile, indegno? Ri-sposta: esistono, quelle parole, ec-come, e stanno scritte nel delittodi maltrattamenti, previsto e pu-nito (così si dice) dall’art. 572 delcodice penale. E allora: per i dete-nuti che non ricevono il tratta-mento stabilito dalla Legge, masubiscono i maltrattamenti puni-ti dalla Legge c’è qualcuno chedebba rispondere? E soprattutto:fino a che punto si tollererà che ildelitto continui a commettersi?La domanda va posta a chi di do-vere, e nelle forme di legge, vale adire denunciando ogni episodio,ogni situazione, ogni circostanza

alle varie procure della Repubbli-ca: quelle stesse che gli ordini dicarcerazione li emettono. Denun-ce e ancora denunce, una alla vol-ta senza stancarsi mai: un vastoorizzonte per una battaglia di le-galità nel più schietto stile dei ra-dicali. Mi auguro se ne possa ri-parlare. Lavorate bene, e conti-nuate a contare, sempre fino auno, sempre senza stancarvi mai.Vi saluto con affetto e ammirazio-ne.Tullio Padovani è Ordinario di Di-ritto Penale alla Scuola Superioredi Studi Universitari e di Perfezio-namento Sant'Anna di Pisa.

Per i detenuti che non ricevono il trattamento stabilito dalla Legge, ma subiscono i maltrattamenti puniti dalla Legge, c’è qualcuno che debba rispondere?

Dietro le sbarre, un SoccorsoCivile radicale

Recensione del libro di Marcello Flores“Storia dei dirittiumani”, Editore IlMulino, Bibliotecastorica, euro 25

CARLO TROILO

In poco più di 300 pagineMarcello Flores, che insegna Sto-ria comparata all’Università diSiena ed è assessore alla Culturanella stessa città, è riuscito a rac-contare in modo chiaro ed esau-riente la storia di una delle piùdifficili imprese dell’uomo: defi-nire - ed anche garantire, sia purecon molte dolorose eccezioni - ilrispetto di quei basilari dirittiumani che si sono affermati neisecoli grazie ad alcuni grandipensatori e alle vicende “rivolu-zionarie” di alcuni paesi dell’Oc-cidente. Non potendo sintetizza-re in poche cartelle il suo preziosolavoro, cercherò di cogliere alcunipunti che mi appaiono di parti-colare interesse.

Il primo riguarda i diritti uma-ni e le religioni, in particolare ilcristianesimo. Flores afferma cheil contributo del cristianesimo aidiritti umani “è ricco e articolato,

ma anche bivalente”, perchéspesso “sono teorie e prassi cri-stiane ad ostacolare il cammino”dei diritti. E l’autore ricorda, inproposito, la famosa disputa chesi svolse nel 1550 a Valladolid traBartolomé de La Casas e Ginés deSepulveda, in cui se da un latosembrò prevalere l’opinione diLas Casas, che riconosceva l’esi-stenza dell’anima anche nei nati-vi del Sud America, dall’altroemerse con forza il concetto, svi-luppato da Sepulveda, di “guerragiusta”: uno degli ostacoli piùgrandi, allora come oggi, all’affer-marsi dei diritti umani. Alle di-spute interne alla logica dellaChiesa cattolica, Flores contrap-pone (o almeno così mi sembradi poter interpretare alcune suepagine) la serenità della visionedel mondo classico, la philantro-pìa dei greci o l’humanitas roma-na, che appaiono preliminari aimoderni diritti umani.

Un secondo punto che colpi-sce quanti tendono a considerarela conquista dei diritti umani co-me un risultato legato quasiesclusivamente alla guerra di in-dipendenza americana e alla ri-voluzione francese, con le dichia-razioni di diritti che ne segnaro-no l’apice, è l’importanza che

Flores attribuisce - oltre che allaRiforma protestante, momentoessenziale di svolta - a due vicen-de che hanno luogo invece nelSeicento: è il cosiddetto “secolo diferro”, che precede le grandi ri-voluzioni del Settecento, “il se-colo dei lumi”. Una prima vicen-da è quella del giurista fiammin-go Grotius, che nel 1625 definì idiritti naturali “come qualcosa diinerente e concepibile separata-mente dalla volontà di Dio”, sug-gerendo che “anche il popolopotesse usare il proprio diritto,senza aiuto della religione, peristituire le basi contrattuali dellavita sociale”. Una seconda ri-guarda il contributo inglese alladefinizione dei diritti umani, apartire dall’opera di John Locke,che nel 1679 - trent’anni dopo ladecapitazione di Re Giorgio I,che segna il momento più dram-matico della rivoluzione diCromwell - scrive una delle piùinfluenti opere politiche di ognitempo, il “Secondo trattato sulgoverno”: è lo stesso anno in cuiin Inghilterra viene promulgatol’Habeas Corpus Act..

Un terzo punto è il rilievo datodall’autore al ruolo di Cesare Becca-ria, che nel 1764, a soli 26 anni, pub-blica il suo “Dei delitti e delle pene”,

www.lucacoscioni.it/denuncia-il-carcerePiù che unabuona idea,un dovere

ADRIANO SOFRITratto dalla rubrica Piccolaposta, Il Foglio del 4novembre 2008

Ho ascoltato grazie alla radioil messaggio al congresso ra-dicale di Tullio Padovani, il-lustre studioso e docente didiritto penale. Vi si parlavacon passione e indignazionedel contrasto fra ciò che pre-vede, anzi impone, il Regola-mento penitenziario, e iltrattamento effettivo dei de-tenuti nelle carceri italiane.Vecchia canzone, alle mieorecchie. Ma il professor Pa-dovani si chiede se non sipossa fare qualcosa per rea-gire a quell’offesa della di-gnità umana e del diritto, espiega che essa ha un nometecnico nel codice penale, esi chiama reato di maltratta-mento. Propone dunque, seho capito bene, di presenta-re a tutte le Procure della Re-pubblica altrettante denun-ce per maltrattamentoquanti sono i detenuti "ospi-tati" nelle orribili condizionicorrenti, e non rassegnati asubirle senza rivendicare ciòche dignità umana e diritto -

e regolamento - assicuranoloro. Mi auguro che i radica-li, ma non solo loro, voglianoriservare la migliore atten-zione a questo invito. Il disa-stro compiuto negli ultimidue anni appare infatti sen-za scampo. L’indulto è statoattuato a metà, rifiutandosidi completarlo con un’am-nistia che avrebbe sgombra-to i tribunali da una conge-stione di pratiche ormai su-perflue, sobillando un su-perstizioso rancore popola-re, affossando la riforma delcodice penale sempre sulpunto d’essere varata, molti-plicando il ricorso alla galerae le leggi ingorde di galera.Tanta semina di vento pro-durrà tempesta, e finoral’unica salvaguardia per leautorità competenti sta nel-l’avvilimento e nella divisio-ne del popolo dei carcerati,che li spinge più a farsi delmale che a reagire al maleche soffrono. Le stesse auto-rità competenti, o una buo-na parte di loro, sanno me-glio di tanti benintenzionatiche la situazione è orribile ese ne preoccupano, o fran-camente se ne vergognano,perla sola ragione di averci ache fare. Le carceri italianesono fuori legge. Rivolgersialla legge perché tuteli le vit-time e il proprio eventualebuon nome non è una buo-na idea, è un dovere.

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SOCCORSO CIVILE 15

PER IL DETENUTOIGNOTO

LA PROPOSTA DI PADOVANI

Dall’idea all’azione

apprezzatissimo da Voltaire e dagli il-luministi francesi. Tra le affermazio-ni di Beccaria riprese da Flores, ne ri-cordo due. La prima: “Non vi è liber-tà ogni qual volta le leggi permetto-no che in alcuni eventi l’uomo cessidi essere persona e diventi cosa”: co-me non pensare alla drammatica vi-cenda di Eluana Englaro? La secon-da: “Più che la ‘crudeltà delle pene’ è‘l’infallibilità di esse’ a scoraggiare dalcommettere crimini coloro che nesarebbero tentati”: anche in questocaso, colpisce l’attualità di questa af-fermazione rispetto alla nostra real-tà odierna.

Nel capitolo conclusivo,quello dedicato alla situazionedei nostri giorni., Flores cita, inapertura, il “paradosso di Pop-per”: “Dovremmo proclamare,in nome della tolleranza, il dirit-to di non tollerare gli intolleran-ti” ed “il diritto di sopprimere leidee intolleranti, se necessarioanche con la forza”: un bel pro-gramma “riformista” nell’Italiateodem in cui ci troviamo a vive-re. L’autore torna poi sul rappor-to diritti-religioni: “La ripresa delruolo delle religioni nel discorsopubblico di ogni paese è un se-gnale rilevante di come il pro-cesso di laicizzazione della so-cietà - che aveva segnato e ac-

compagnato la modernità - si siainterrotto e di come sia oggi piùfrequente il richiamo alla religio-ne per rispondere ai grandi que-siti di libertà, uguaglianza e giu-stizia che hanno rappresentatoil fondamento dei diritti umaninegli ultimi tre secoli”.

Quanto al mancato inseri-mento dei diritti umani della Di-chiarazione ONU del 1948 nellecostituzioni di alcuni paesi - o lamancata loro traduzione nel si-stema giudiziario ordinario -Flores afferma che esso si deve apresunte incompatibilità dovu-te a questioni legate alla sferaprivata. “Questa sfera privata -scrive l’autore - che si occupa diquestioni come la religione, lacultura, lo status delle donne, ildiritto di sposarsi, divorziare e ri-sposarsi, il problema delle sceltedi pianificazione familiare… è ilterreno in cui sorgono le con-traddizioni più serie all’univer-salità dei diritti umani”. Questio-ni legate ai diritti individuali -che si possono riassumere neldiritto alla vita e a una morte di-gnitosa - o a diritti collettivi co-me quelli dei lavoratori migran-ti, assumono oggi un caratterecentrale nel dibattito sui rappor-ti tra sfera pubblica e sfera priva-

ta e in quello tra sicurezza e dirit-ti, per citare solo quelli che sonostati oggetto di recenti e ripetutepolemiche”.

Il libro si chiude con unaconsiderazione non ottimisticasulla politica: “E’ la politica - a li-vello internazionale e dei singo-li stati - che sembra mancarespesso della volontà di rendereeffettivi e realizzabili i principiapprovati, riconosciuti e spesso- ma non sempre - introdotti al-l’interno dei propri ordinamen-ti”. E questo anche perché in te-ma di tutela dei diritti “si assistead uno spostamento di poteri dasoggetti legittimati democrati-camente (parlamenti, governi) asoggetti dotati di una legittima-zione unicamente tecnico-giuri-dica (il potere giudiziario e lagiustizia costituzionale). Anchese - si potrebbe osservare - nelcaso dell’Italia di oggi questospostamento dalla politica allamagistratura sembra parados-salmente essere la sola via peraffermare diritti, come quelli re-lativi alle scelte di fine vita, cheda tempo sono realtà consolida-te nei maggiori paesi dell’Occi-dente.

Aiutati affinché lo Stato rispetti la sua legalità

Soccorso Civile mette a disposizione sul propriosito, elaborata dall' Avv. Alessandro Gerardi a seguitodell'attività ispettiva dell' on. Rita Bernardini pressol'istituto di pena "San Vittore", la denuncia contro ilcarcere. La denuncia - nella parte in diritto – presen-ta i riferimenti normativi utilizzabili ogniqualvolta inun istituto di pena venga violato il regolamento peni-tenziario e/o vengano gravemente lesi i diritti fonda-mentali della persona detenuta. Invitiamo tutti colo-ro che abbiano vissuto queste condizioni o siano aconoscenza di situazioni analoghe a quelle descritte,ed abbiano intenzione di denunciarle, di contattarel' Associazione Luca Coscioni all'indirizzo e-mail [email protected]. Il lavoro è stato reso possibile dal-l’iniziativa del Comitato Radicale Piero Calamandrei.Sulle questioni del carcere consigliamo di visitare ilnuovo sito www.innocentievasioni.net

cacoscioni.it/denuncia-il-carcere

GIANFRANCO SPADACCIA

Il ritardo con cui pubbli-chiamo la lettera che il profes-sor Tullio Padovani inviò loscorso novembre a Chiancia-no, al Congresso di RadicaliItaliani,non è dovuto a distra-zione e dimenticanza.Non erainfatti una lettera di saluto edi circostanza.Conteneva unaproposta importante e impe-gnativa: molte delle condizio-ni di sovraffollamento e diinumanità cui sono sottopostii detenuti configurano, secon-do Padovani, il delitto di mal-trattamenti e, quando e dachiunque esse vengano riscon-trate e accertate,devono esserecome tali denunciate all’auto-rità giudiziaria. La questioneci ha posto una serie di inter-rogativi, di carattere giuridicoe organizzativo, che abbiamodiscusso con lo stesso Padova-ni e che siamo ancora ben lon-tani dall’aver risolto. “Soccor-so civile”, il portale web del-l’Associazione Luca Coscioni,ha offerto la sua disponibilitàdi mettersi al servizio dei dete-nuti,dei loro avvocati,delle lo-ro famiglie,di quanti voglianomuoversi in questa direzione.Il Centro Piero Calamandrei,recentemente costituito all’in-terno della Galassia radicale edi cui è presidente l’AvvocatoGiuseppe Rossodivita, ha di-scusso la proposta e ne ha va-lutato le implicazioni e i pro-

blemi con la partecipazionedei parlamentari radicali.

Dalla correlazione e colla-borazione fra attività ispettivadei parlamentari, iniziativagiuridica del Centro Cala-mandrei,attività di servizio di“Soccorso civile”e - speriamo -di “Radio Carcere” (rubricasettimanale di Radio Radica-le,conosciuta e ascoltata negliistituti di pena),ci auguriamoche si possano mettere a puntogli strumenti per sperimenta-re questa nuova iniziativa,chepuò avere anche risvolti civili-stici e non solo penali. È infat-ti necessaria l’azione di volon-tariato di un gruppo di avvo-cati e giuristi per dar seguitoalle denuncie che possano per-venire dai familiari,dai difen-sori o dagli stessi detenuti (co-me mostra di ritenere possibi-le Adriano Sofri che riprese laproposta di Padovani nellaPiccola Posta del Foglio).

Intanto l’Avv. AlessandroGerardi ha presentato unaprima denuncia sulle condi-zioni che l’On. Rita Bernardi-ni ha accertato nel carcere diSan Vittore a Milano nel corsodi una visita nella quale haesercitato i poteri ispettivi chela legge e il regolamento attri-buiscono ai parlamentari.Con la pubblicazione di que-sta denuncia “Soccorso civile”inaugura la sua nuova rubri-ca destinata al carcere.

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segnalazioni - www.lucacoscioni.it/tag/in_libreriaFrancesca Ceradini, Lapaura delle biotecnologie,Aracne, 2008, pp. 77,euro 7,00

Francesca Ceradini, biologamolecolare, intende spie-gare, con un linguaggiosemplice e divulgativo, co-sa siano le biotecnologie eperché siano così comune-mente temute.Con un percorso cronologi-co che va dal caso “muccapazza” degli anni Ottanta fi-no alle recenti ricerche sugliOgm e sulla clonazione,l’autrice cerca di analizzaregli eventi che hanno porta-to all’attuale dibattito pub-blico, il più delle volte im-permeabile agli spettatori.Secondo l’autrice, il conflit-to che nasce dal mutatorapporto tra scienza e so-cietà richiede urgentemen-te un nuovo modo di co-municare la scienza, avva-lendosi della nuova figura,già comparsa nel mondoanglosassone, del “comuni-catore della scienza”.

Giambattista Scirè, L’abortoin Italia. Storia di una legge,Bruno Mondadori, 2008, pp.320, euro 22,00

“Non è stato facile scriverequesto libro. Non solo per ladelicatezza e la complessitàdell'argomento, ma ancheper la difficoltà di riuscire aintrecciare (e a rintracciare)percorsi culturali e sociali trai più diversi, di scandagliarel'immensa mole di pubbli-cazioni e documenti, viziatiperaltro, nella gran parte deicasi, da una visione stru-mentalmente ideologica, daun lato, o religiosa, dall'altro.Quello che mancava era unaricostruzione storiograficacomplessiva che provasse atenere in considerazionetutti i punti di vista e tutti iprotagonisti: avanguardieintellettuali, movimentifemminili e radicali [o, me-glio, Radicali], forze politi-che, stampa, mondo cattoli-co “inquieto” e intransigen-te, Chiesa”.

Jean Baubérot, Tante laicitànel mondo, Luiss UniversityPress, 2008, pp. 120, euro12,00

La laicità non è una “ecce-zione” francese né un puroconcetto al di fuori del tem-po. Esistono delle laicità nelmondo che si differenzianosecondo i processi storiciche le hanno prodotte, cisono fondamenti filosoficiplurali e corrispondenti arealtà sociali, culturali e po-litiche a loro volta di variogenere. Ciò non significache queste laicità sianoequivalenti, ma implica in-vece, in ognuna di questesituazioni, che una sogliaminima di laicità è statavarcata. Quest’opera illu-stra una visione originaledei rapporti, storici e attua-li, tra religione e stato e ci in-vita a pensare una geopoli-tica della laicità per coglierel’entità della posta in gioconei cambiamenti in corso ein molti conflitti altrimentiincomprensibili.

a cura di Maria Pamini

16LE NOSTRESEGNALAZIONI

LETTURE !

Paolo Cornaglia Ferraris, La castabianca, Mondadori, 2008, pp. 233,euro 16,00 (3700)

Dopo la casta della politica, del sinda-cato, della stampa non poteva mancarequella della sanità perché, come dice Pao-lo Cornaglia Ferraris, già autore del cele-

bre Camici e pigiami che denunciava imali della sanità italiana due lustri or so-no, “dal momento che ben l’80 per centodel denaro che circola in quasi tutte le Re-gioni proviene dal fondo sanitario, è ovvioche malavita e corruzione si concentrinosulla sanità”.

Il libro espone il lungo e arcinoto elen-co dei problemi di cui soffre la sanità pub-blica italiana, arricchendolo di testimo-nianze di vario genere e di accuse e criti-che rivolte a politici dei diversi schiera-menti, dall’ex ministro Livia Turco ai pre-sidenti delle regioni Lombardia e Lazio,Formigoni e Marrazzo. In queste due re-gioni la lottizzazione ha una marca pret-tamente cattolica, in particolare ciellinanella sanità meneghina, anche se, comesottolinea l’autore, non viene mai discus-sa con franchezza l’indubbia correspon-sabilità vaticana nel deficit della regioneLazio. Questa alta concentrazione d’inte-ressi sanitari gestiti da enti cattolici portaad avere denaro pubblico dirottato sustrutture che poi non possono garantireun servizio egualitario vista l’elevata per-centuale di obiezioni di coscienza cherendono pressoché impossibile praticarel’aborto o la fecondazione assistita.

Il sistema sanitario nazionale è mala-

to a partire dalle basi, dal reclutamentouniversitario, dove i quiz d’ammissione sibasano su un’ipotetica cultura generale(che in realtà facilita soltanto la possibilitàdi conoscere in anticipo le risposte per chiha le giuste conoscenze) e non su doman-de che possano verificare le attitudini ne-cessarie per svolgere la professione di Ip-pocrate. L’Italia non è certo il Paese dellameritocrazia e “chi entra nei ruoli univer-sitari per propria intelligenza e propriomerito, portando forze fresche e idee allascienza e alla nostra futura tecnologiacreativa, lo fa con enorme fatica, inseren-dosi quasi per sbaglio tra le maglie di unsistema fatto per escludere i più dotati dilibero pensiero”.

Ma, come dicevamo, la lista è lunga:dagli interessi farmaceutici (che investo-no più in marketing che in ricerca) alla ca-renza di infermieri (risolta spesso con il re-clutamento di extracomunitari, una sortadi caporalato che fa arricchire cooperativee agenzie interinali che se ne occupano).

Un concetto su cui all’autore premeporre l’accento è quello della “appropria-tezza”, sia medica (la cosa giusta per il pa-ziente) che economica (al prezzo e neimodi ottimali). Significa evitare sprechi edesami costosi, spesso inutili e solo “difen-

sivi” (vale a dire che tutelano il medico),ed evitare di propagare la cultura che hafatto “scomparire i sani”. Questo significaanche ricostruire un rapporto empaticotra medico e paziente, il quale preferiscesempre più affidarsi alle medicine alterna-tive, non regolamentate e quindi terrenofertile per molti ciarlatani, o alla ricercaautonoma di informazioni. In questo ca-so, però, Cornaglia Ferraris dimostra di ve-stire troppo i panni del medico e di noncogliere come un rapporto se non di pari-tà almeno di maggiore reciprocità con ilpaziente possa aiutare lo stesso medico aporsi in un’attitudine di maggiore ascoltoe di rispetto delle altrui posizioni.

Nel libro è ricordato anche il contribu-to che Luca Coscioni ha dato per quantoriguarda il dibattito sulla libertà di ricercascientifica e l’autodeterminazione sullescelte di vita e di morte, “temi sui quali lalaicità si confronta senza avere nello Statolaico riferimento sicuro”.

La speranza finale che l’autore rivolgeai suoi lettori, soprattutto ai medici, è cheognuno si faccia protagonista di una ri-scossa morale, capace “di dire no nel mo-mento in cui questo è più difficile e sco-modo”.

Una casta in salute

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MARCO VALERIO LO [email protected]

A dicembre il ParlamentoAustraliano tiene la sua ulti-ma sessione prima dellapausa estiva. I lavori ripren-deranno solo a febbraio,quando la temperatura saràscesa di poco sotto i 35 gradicentigradi, e quindi il 4 di-cembre deputati e senatorisono in seduta quasi-per-manente per votare gli ulti-mi provvedimenti:dalla cri-si finanziaria alle politichedell’immigrazione, il lavoroa Canberra è febbrile. I gio-vani collaboratori del Sena-tore Brown – ipnotizzati difronte alle trasmissioni a cir-cuito chiuso dall’aula – d’untratto esplodono in esclama-zioni ed urla di gioia: un vo-to trasversale inaspettato hacostretto il Governo Laburi-sta ad accettare un emenda-mento dei Verdi, terzo ed ul-timo gruppo parlamentaredopo Laburisti e Liberali.Nemmeno un minuto e il se-natore Bob Brown,icona delmovimento verde “downun-der”, si materializza in uffi-cio. Qualche pacca sullaspalla ai collaboratori chenon hanno smesso di esulta-re, poi sorride, saluta e michiede di seguirlo nella suastanza.Ci si dà del tu e ci si chiamaper nome, alla maniera au-straliana. Referendum sullalegge 40, battaglia per la li-bertà di ricerca scientifica,meritocrazia e trasparenzanell’assegnazione dei fondiper la ricerca,legalità e dirit-ti civili.In poche battute pro-vo a riassumere per cosa sibatte l’Associazione. Lui miinterrompe: “Marco, e il Pa-pa cosa ne pensa?”.Poi si ini-zia commentando le notiziedel giorno.

Le prime pagine di “The Age” e“The Australian”, due tra i piùimportanti quotidiani naziona-li, hanno aperto parlando del-l’esplosione della “bomba de-mografica”.L’Australia è il paeseindustrializzato con il tasso dicrescita della popolazione piùelevato.Il processo di edificazio-ne procede a ritmi vertiginosi e

le riserve idriche del continentediminuiscono. I Verdi hannonulla da dire? Un paio di mesi fa ho chiesto alMinistro quale fosse la politicadel Governo riguardo alle dina-miche demografiche. Ha evita-to di rispondermi. Durante gliincontri pubblici che tengo ingiro per il Paese, spesso le perso-ne mi avvicinano e mi chiedo-no: “Cosa faremo rispetto all’in-cremento della popolazione?”.Per la politica la parola “popola-zione” è un tabù. Non se ne par-la, se non per incrementarla.Una popolazione in crescita, unmercato in espansione, è quan-to chiede l’economia in questomomento. Eppure le conse-guenze per il pianeta, nel mediolungo termine, potrebbero esse-re serie.

Da considerare che l’Australiaè anche un Paese di immigra-zione sin dalla sua nascita.Attualmente abbiamo raggiun-to il livello più elevato della no-stra storia quanto al flusso im-migratorio: quest’anno sonoentrate nel Paese quasi 200.000persone. Nonostante ciò, l’ono-revole Costello, Ministro del Te-soro del governo Howard in ca-rica fino al 2007, lanciò uno slo-gan per l’introduzione dei bo-nus bebé: “Un figlio per voi stes-si ed un altro per il Paese”. E’pazzesco. Tutto questo mentre ilmondo versa in condizioni tra-giche proprio a causa degli au-mentati consumi di una popo-lazione in crescita. Il mantellovitale che ricopre il nostro pia-neta, e dal quale dipendiamo,rischia di essere distrutto. Noiumani rientriamo tra le specieanimali intelligenti, eppuresembra che la nostra intelligen-za non si sia evoluta abbastanzarapidamente per confrontarcicon il problema della nostra so-pravvivenza.

In compenso le cronache inter-nazionali hanno parlato del-l’Australia come del primo Pae-se nel quale una campagnaelettorale nazionale si sarebbedecisa su temi come quello delriscaldamento globale.Rimango un Verde perché, suquesti temi, essere Liberali e La-buristi non fa la differenza. Lapolitica sul cambiamento cli-

matico nel nostro Paese rimanedettata dall’industria minerariae del carbone; l’Australia espor-ta molto più carbone di qualsia-si altro Stato del pianeta. E’ unodei paesi che emette la maggio-re quantità di gas serra pro-ca-pite, peggio di Stati Uniti e Cina.

E poi il processo di deforesta-zione…Esatto. La maggior parte dellagente pensa che l’Australia siaun deserto. Ma non è così. L’ab-battimento delle foreste è allaradice del 20% dell’emissione digas serra del nostro Paese. Quel-la – mi indica una foto appesa almuro, con una nube di fumodalla quale spuntano le sommi-tà di altissimi pini – l’ho scattataquest’anno. In Tasmania i bo-schi sono dati alle fiamme. Pertutta risposta il Ministro per ilcambiamento climatico e le ri-sorse idriche, Penny Wong, vo-lerà tra qualche ora a Poznanper la conferenza ONU sul ri-scaldamento globale e, pressatadai Verdi, ha fatto sapere al Par-lamento che non renderà pub-bliche le proposte del Governoper tagliare le emissioni né pri-ma di partire, né durante la con-ferenza, ma solo al suo ritorno,proprio alla vigilia delle vacanzenatalizie, quando l’attenzionedell’opinione pubblica sarà mi-nima.

Tutto questo è quanto deveaverti spinto, assieme ad altri,a dare vita al movimento verdein Australia. Ma torno per unmomento alla nostra esperien-za italiana: di fronte a questesfide globali, come Associazio-ne Luca Coscioni abbiamo sen-tito il bisogno di aggregarescienziati internazionali, asso-ciazioni europee dei pazienti,

premi Nobel di tutto il mondo.Voi riuscite a condurre le vostrebattaglie senza coinvolgere lacosiddetta “società civile inter-nazionale”? Il 23 marzo 1972, in Tasmania, ènato il primo partito verde delpianeta. Lo United TasmaniaGroup si formò per contrastarela distruzione del lago Pedder.Poche settimane dopo, in ma-niera del tutto autonoma, inNuova Zelanda nasceva il ValuesParty, il primo movimento ver-de a candidarsi a delle elezioninazionali. Negli stessi anni l’opi-nione pubblica europea inizia-va ad avere a cuore le medesimeistanze. Insomma il movimentoverde è “geneticamente” tran-snazionale. Nel 2001, proprioqui a Canberra, si è tenuta la pri-ma conferenza dei Verdi globa-li. Poi abbiamo lavorato alla se-conda conferenza che si è tenu-ta quest’anno a San Paolo, inBrasile, ed ora – proprio qui inAustralia – ha sede il segretaria-to mondiale del movimentoverde. Anche noi crediamo cherimanendo nei confini naziona-li saremmo battuti. L’umanitàha situazioni gravi da affrontare.Dobbiamo pensare ed essereglobali.

Hai parlato dell’ingresso deiverdi nella scena politica na-zionale e non solo. Ricordo ailettori che una delle prime pro-poste di legge da te introdotteal Parlamento della Tasmaniaera intitolata “Morte con digni-tà”. Qual’è la situazione delPaese,oggi,in merito alle sceltedi fine vita?La maggior parte degli Stati inAustralia ha oggi delle legisla-zioni in materia, soprattutto sultestamento biologico. Nel 1995la regione del Northern Territory

– prima al mondo – introdussenella sua legislazione la possibi-lità dell’eutanasia per i malatiterminali. Cinque persone nepoterono usufruire. Poi il gover-no conservatore di Howard ap-provò una legge che scavalcavaquella dello Stato, proibendol’eutanasia. In Senato ho depo-sitato una proposta di legge cheservirebbe, a sua volta, a supe-rare questo divieto federale. Ve-dremo cosa accadrà…

Credi di poter ottenere un so-stegno trasversale a questaproposta?L’80% degli Australiani è favore-vole a legiferare in tal senso. Cir-ca l’80% dei parlamentari si op-pone. Questi ultimi sono forte-mente influenzati dal Papa, dalVaticano, dalla Chiesa di Inghil-terra e da altri gruppi religiosi.Credo sia una situazione lette-ralmente straordinaria.

Alle ultime elezioni italiane iVerdi, per la prima volta dopoun paio di decenni, non hannosuperato lo sbarramento e so-no rimasti fuori dal Parlamen-to.In Australia i Verdi hanno ri-cevuto, alle ultime elezioni fe-derali, il 7,9% dei consensi.Qual’è, se esiste, la “ricetta vin-cente”?Nei sondaggi siamo ora al 10%.Semplicemente abbiamo sceltoalcuni temi e su quelli ci siamobattuti sia dentro che fuori ilParlamento. Inoltre non abbia-mo permesso ai media di con-centrare la loro attenzione suitemi sui quali diciamo “no”.Piuttosto ci siamo assicurati dipronunciare continuamentedei “sì” su proposte di fronte al-le quali tutti gli altri partitiavrebbero detto “no”. Come lalegalizzazione dell’eutanasia, lostop al processo di deforestazio-ne, un’azione più incisiva con-tro il riscaldamento globale. Te-mi sostenuti dalla maggioranzadell’opinione pubblica.

Bob Brown Su laicità ed ambientepensiamo globale

INTERVISTA CON IL LEADER DEI VERDI AUSTRALIANI

PAGINA 3

17REPORTAGE DALL’AUSTRALIA

Dalle barricate degli anni ’70 ai successi elettoralidel nuovo secolo. Diritti civili e tutela ambientale: itanti “sì” dei Verdi australiani in accordo con lamaggioranza dell’opinione pubblica.

Bob BrownClasse 1944, è stato tra i fondatori del partito dei Verdi in Au-stralia. Nel 1996 è il loro primo leader eletto al Parlamento fede-rale, rappresentante al Senato del collegio della Tasmania. Perl’opinione pubblica australiana, e non solo, è un’icona dellebattaglie ecologiste, di quelle sulla tutela dei diritti umani e lapromozione dei diritti civili.

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Serpietri 100; Aldo Signori 100;Emiliano Silvestri Cecinelli 100; MarioStanganelli 100; Clara Stella 100; Mario

Superti 100; Fabio Tabarin 100; PaoloTarantino 100; Roberta Terpin 100;Giovanni Angelo Tola 100; Manuela

Tonini 100; Giuseppe Tonolini 100; UgoTraversi 100; Antonio Trisciuoglio 100;Andrea Trisciuoglio 100; RosalbaTrivellin 100; Federica Troni 100; EttoreTurco 100; Antonio Vallini 100; FedericoVaragnolo 100; Adele Ventura 100;Silvio Viale 100; Francesco Voena 100;Mario Zamorani 100

Contribuenti e abbonati a Agenda CoscioniSandra Bardin 1000; Maurizio Gandolfo120; Adriana Pedone 100; FrancescoPortorti' 100; Marino Tolomio 100;Salvatore Nicosia 60; Gino Spenga 60;Massimo Zannetti 60; Adriana BaniBotta 50; Remigio Barbarino 50; . BassiBreda 50; Giovanni Berlucchi 50; PietroBruscia 50; Angelo Cellai 50; SimonaCicconi 50; Luciano Coletti 50;Federico Di Vincenzo 50; MarcoFermani 50; Andrea Ferrari 50; MarcoGabriele 50; Paolo Galante 50; MauroGhio 50; Maria Assunta Girardi 50;Nicola Graziano 50; Bruno Leonardi 50;Gianluca Massimi 50; Marco Menichetti50; Renato Mezzana 50; RiccardoMigliorini 50; Rosanna Mugellini 50;Andrea Musacchio 50; FioravantePappalardo 50; Mauro Pini 50; DarioPreti 50; Giulia Ruocco Mucciardi 50;Franco Seguiti 50; Giorgio Serafini 50;Carlo Venturi 50; Roberto VernazziFondulo 50; Eugenio Zappa 50; MartaDe Marchi 50; Francesco Sani 40; AldoSimonazzi 40; Roberto Brigati 35;Paolo Cortesi 35; Johannes Agterberg30; Emilio Arneodo 30; Guido Audagna30; Pio Ausiello 30; Elena Brambilla 30;Giuseppe Ciaccio 30; Anna Cirillo 30;Angelo Corso 30; Rosa Maria DiGasbarro 30; Giovanni Duni 30; RenzoMazzantini 30; Elena Nencini 30; EsterPedemonte 30; Sergio Puccioni 30;Eduardo Sorrentino 30; Massimo Zesi30; Angelo Basili 25; Arrigo Bulbarelli25; Giovanni Battista Colombo 25;Vittorio Girodo 25; Filippo Leocata 25;Giancarlo Egidio Peloso 25; AdrianaPettinella 25; Primo Savi 25; DanieleSoligo 25; Chiara Tamburini 25; MauroZanella 25; Roberto Alicandri 20;Stefano Bagnoli 20; Dario Baldacci 20;Bruno Baldari 20; Giorgia Ballarini 20;Marco Basset 20; Pietro Battagliola 20;Adriano Bombardi 20; Paola Bonzanini20; Alessandro Bracciali 20; FedericoCardanobile 20; Carlo Carlet 20; MarioCattaneo 20; Salvatore Centonze 20;Pio Cescatti 20; Massimo De Gennaro20; Floriana Floriani 20; MargheritaFornari 20; Paola Fornasari 20;Piergiuseppe Francione 20; ReginaGottardo 20; Romano Graziani 20; IljaJurkovic 20; Mirella Lombardi Ruggeri20; Fiorenza Madonna 20; LuigiaManera 20; Maria Manti 20; FiorenzoNacciariti 20; Stefano Negro 20; NicolaOrsi 20; Roberto Piazzini 20; MichelePollastrone 20; Luciana Preden 20;Marisa Reggiani 20; Maurizio Riccioni20; Maria Riosa 20; Ennio RussoErmolli 20; Ida Santangelo 20; LivioSassi 20; Pietrantonio Triggiani 20;Marina Vertova 20; Maria Luisa Virgili20; Marco Visani 20; Anna LauraZanatta 20

ContributiStefano Baiardo 15; Ettore Coppola 15;Marco Riccardo Ferrari 15; ManlioPadovan 15; Piera Bertani 10; CarloCimini 10; Luciano Crimi 10; AlbertoMarengoni 10; Carla Minerbi 10;Roberto Morelli 10; Rosa Pellegrini 10;Elio Picariello 10; Monica Pireda 10;Maria Divisa Raspanti 10; AntonellaCapano 10; Neve Giovanna Cermola10; Maria Teresa Bosi 7; Giovanni Erba5; Claudio Gherardini 5; Calogero Platia5; Guido Ploner 5; Alberto Quercioli 3;Maria Galiano 2,5; Alfredina Di Pretoro2; Giovanni Melucci

18SOSTENITORIL’AGENDA

DEI LETTORI

Iscritti nel mese di gennaio

Eroismo e libertàRinnovo la mia iscrizione perché siete quelli chenel modo più eroico, coraggioso e intelligentedifendete il diritto di essere liberi di decidere ogninostra azione. Giuliano Rizzi (100 euro)

Pesi e contrappesiPerché c'è bisogno di un contrappeso laico edemocratico che difenda le libertà civilifondamentali. Ennio Carraro (120 euro)

Contro la superstizioneApprezzo infinitamente la vostra attività rivolta alriconoscimento della volontà dell' individuocontro tutti i miti e superstizioni. So che prima opoi anch'io, come molti altri, mi troverò nellecondizioni di avvalermi delle vostre conquiste.Auguri per un 2009 dalle svolte decisive. MarinaBrusa (100 euro )

Medicina laicaContribuisco affinché si possa affermare anche inItalia la libertà di ricerca scientifica e un approcciolaico alla medicina. Marco Riccardo Ferrari (15euro)

Diritti bistrattatiMi iscrivo per il terzo anno consecutivo per dare ilmio piccolo contributo a questa associazione chesi batte per i diritti civili così bistrattati nel nostropaese. Manuela Tonini (100 euro)

Un senso alle paroleUn minuscolo contributo per ringraziarvi di quelloche fate per far mantenere un senso alla parola"laicità" in questo paese! Chiara Tamburini (25euro)

Per dignitàRitengo sia diritto di ogni essere umano una mortedignitosa. Carmela Piroli (100 euro)

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[email protected] lettori di Agenda Coscioni ci possono scrivere all’indirizzo [email protected] oppure a Via di Torre Argentina 76 - 00186 Roma

L’Italia maggioritariaPastore metodista difendoil dibattito etico e politicoSono un pastore metodista ed esprimo comemotivazione di adesione una riflessione, natanell'ambito della Federazione della ChieseEvangeliche in Italia, da me pienamente condi-visa. Come cristiani che credono nel dono divi-no della vita avvertiamo la delicatezza del pro-blema e ci confrontiamo con diverse sensibili-tà teologiche e pastorali. Tuttavia, come evan-gelici italiani, siamo uniti nella convinzione cheil problema debba essere affrontato in sedepubblica, con serietà e attenzione alle diverseposizioni, nel rispetto della laicità e del plurali-smo culturale e religioso della società italiana. Iprotestanti italiani intendono contribuire conconvinzione a un dibattito di così alto rilievoetico e politico". Così i protestanti italiani inten-dono inserirsi nel dibattito sull'eutanasia rilan-ciato dopo l'appello di Piergiorgio Welby, vice-presidente dell'associazione "Luca Coscioni",al presidente della Repubblica per poter otte-nere il diritto a morire. Il presidente Napolitanoha auspicato l'apertura di un dibattito sull'ar-gomento, ma l’atteggiamento da parte di nu-merose forze politiche rischia di troncare subi-to la discussione. Il presidente della CameraFausto Bertinotti ha chiesto di non fare caderenel vuoto l'invito del Capo dello Stato.Giuseppe La Pietra

Adoratori del Dio del doloreAborro paure e idiozie dei credenti nel "dio uni-co biblico e non biblico"...come intendono co-desti la vita è "amorale e ascientifico"...sonoadoratori/schiavi di un dio del dolore e dellapunizione. Credono in una vita eterna in sensomaterialistico e fisico. Sanno solo vivificare eprotrarre e riprodurre a piacere ogni sofferenzaumana. Come facciamo a chiamare "civiltà"una simile struttura dominante? Saranno capa-ci pure di trovare cavilli di lessico e interpreta-zione anche in un testamento biologico, ove di-

verso dalla loro struttura mentale! Comunqueio lo redigo e spero sarà rispettato,nel caso! Annamaria Gaudenzio

Credente praticante per iltestamento biologicoSono una persona credente e praticante (gioio-samente convinta, non per formalismo). Houn'esperienza di chiesa-comunità positiva mané amo né condivido le posizioni di molti catto-lici integralisti e, tanto meno, quelle del Vatica-no. Anzi credo che si dovrà poi rispondere difronte a Dio(per chi è credente) di quanto si af-ferma e di quanto si impedisce il rispetto dellavolontà altrui. Mi dispiace che proprio questeposizioni integraliste allontanino dal messag-gio meraviglioso del Vangelo, e che così male lorappresentino. Però, per fortuna, lo Spirito sof-fia dove vuole, e anche il Suo Amore. Voto a fa-vore di questa petizione perché ritengo che lalibertà individuale sia un valore e un diritto darendere possibile per ciascuno, indipendente-mente dal fare la scelta giusta o sbagliata e indi-pendentemente dal 'credo' religioso o meno.Sono iscritta da circa un anno all'AssociazioneCoscioni. Anna Facchinetti

Così si lotta a 80 anni suonatiHo ricevuto la vostra tessera di iscrizione n.1900 e sentitamente ringrazio della cortese at-tenzione. Con l’occasione, mi corre l’obbligomorale di far presente che, attesa la mia vetustaetà (ho più di ottant’anni), non potrò attivarmi,come avrei voluto, per la formazione di altreCellule Coscioni. Comunque, sebbene benefi-ciario di un modesto assegno vitalizio, cercheròdi non far mancare il mio piccolo contributo fi-nanziario a favore di codesta Associazione,condividendone pienamente gli scopi e gliideali. Distinti saluti, Ciro Buonpensiero

Non stacchiamo la spina aidiritti del malatoL'articolo 32 della Costituzione italiana dicechiaramente che il malato ha il diritto di rifiu-tare trattamenti sanitari e che la legge non puòin alcun caso andare contro i diritti della perso-na. Pertanto, propongo che tutti si alleino nel-l'onorare i Welby, i Ravasin, i Coscioni, le Engla-ro e firmino a favore di un testamento biologicoe contro una legge che creerebbe anni di soffe-renza per le famiglie e che si schiera contro ognidiritto alla dignità del malato. La mia triste con-statazione e' che, ancora una volta, sono solo leassociazioni radicali che, fuori e dentro il Parla-mento, ormai antidemocratico, rispondono al-l'opinione pubblica e si appassionano per lostato della salute mentale delle famiglie e di co-loro ai quali non e' permesso morire con digni-tà. Radicali che, nello stesso tempo, difendonoanche la salute fisica dei malati che vogliono vi-vere e ai quali, come per Ravasin, non e' fornitoun adeguato trattamento sanitario. Qui espri-mo la mia sconfinata ammirazione per l'Asso-ciazione Coscioni, per Marco Cappato, per Ma-ria Farina Coscioni, e per tutti coloro che si bat-tono con loro per i diritti del malato. Uniamocia loro, affinché una legge per il testamento bio-logico. Non farla significherebbe “staccare de-finitivamente la spina” ai diritti del malato.Francesco Sani

CongratulazioniVorrei congratularmi con l’Associazione Coscio-ni per il suo notevole lavoro su molti temi e perle sue molteplici iniziative, ed in particolare per leloro battaglie in difesa del progresso della ricercasulle cellule staminali in Italia e contro quelle po-litiche restrittive che ostacolano lo sviluppo dinuove terapie e la promozione della libertà di ri-cerca scientifica. È un onore per me supportarel’Associazione Coscioni. I migliori auguri, Gabriel Gebrin Cezar (Ricercatrice sulle cellulestaminali dell’Università del Wisconsin)

L’AGENDADEI LETTORI 19

LETTERE

DIRETTORERocco Berardo

CAPO REDATTORIMarco Valerio Lo Prete Tina Santoro

GRAFICAMihai Romanciuc

HANNO COLLABORATOAngiolo Bandinelli, MarcoCappato, AlessandroCapriccioli, Josè De Falco,

Francesca Farruggia, SusanaGalli, Filomena Gallo, SimonaNazzaro, Maria Pamini, CarmenSorrentino, Giulia Simi, EmilianoVigilante

Illustrazioni: Paolo Cardoni

IL NUMERO DUE/09 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO MARTEDÌ 27 GENNAIO 2009Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo trentesimo numero, ha una tiratura media di 40.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale.

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni”sono liberamente scaricabili all’indirizzo:

www.agendacoscioni.itCommenta gli articoli sul sito!

Gli indirizzi utilizzati per inviare questa rivista sono utilizzati dall’Editore esclusivamenteper far pervenire questa pubblicazione ai destinatari. I dati di recapito, se non sono statiforniti direttamente dall’interessato, provengono da liste pubbliche e non vengono uti-lizzati dall’Editore per fini ulteriori. Per integrare, modificare, aggiornare o far cancellaretali dati basta scrivere a [email protected]

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Soggetto costituente del

Partito Radicale Nonviolento

transnazionale e transpartito

2009

CON CARTA DI CREDITOsu www.radicalparty.org

oppure telefonando allo 06 68979.1

CON CONTO CORRENTE POSTALE n. 44855005 intestato a Partito Radicale,

Via di Torre Argentina n. 76 - cap 00186, Roma

LE QUOTE DI ISCRIZIONE200 euro per l’iscrizione al Partito Radicale590 euro per l’iscrizione al Partito Radicale e a tutti isuoi soggetti costituenti (Radicali Italiani,Associazione Luca Coscioni, Nessuno Tocchi Caino,Non c’è Pace Senza Giustizia, ERA, Anticlericale.net,Lista Marco Pannella, Lega internazionale antiproibi-zionista.

L’Associazione Luca Coscioni è soggettocostituente del Partito Radicale Nonviolento,Transnazionale e Transpartito. Per iscriverti atutti i soggetti costituenti il partito la quota

d’iscrizione è di 590 euro

CON CARTA DI CREDITOsu www.lucacoscioni.it/contributo

oppure telefonando allo 06 68979.286

CON CONTO CORRENTE POSTALE n. 41025677 intestato a "Associazione Luca

Coscioni", Via di Torre Argentina n. 76 cap 00186, Roma

CON BONIFICO BANCARIOintestato a Associazione Luca Coscioni presso laBanca di Credito Cooperativo di Roma ag. 21 IBAN:IT79E0832703221000000002549 BIC: ROMAITRR

LE QUOTE DI ISCRIZIONE Socio ordinario almeno 100 euroSocio sostenitore almeno 200 euro

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