Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

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2 7 20 FEBBRAIO Il ritorno dei referendari MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI,PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI NOTIZIE RADICALI QUOTIDIANO MARZO 2007 AUT. TRIB. ROMA 11673 DEL 13.07.1967 - DIR. RESP. AURELIO CANDIDO VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA 9 13 EUTANASIA Dal caso Welby al caso Nuvoli. Interventi di Mina Welby, Gilberto Corbellini, Mario Riccio, Stefano Rodotà 14 17 RICERCA E LAICITÀ Interventi di Ana Pia Ferraretti, Barbara Barboni, Tullio Barni, Angiolo Bandinelli, Marco Cappato 18 21 FAMIGLIA E SOCIETÀ Dossier a cura di Diego Galli. Interventi di Piergiorgio Donatelli e Alessandro Zan Agenda Coscioni Anno II - N. 3 Marzo 2007 Direttore Marco Cappato Vice direttore Rocco Berardo Il 20 febbraio, a un anno dalla morte di Luca, si è tenuta la prima Giornata Nazionale per la Libertà di Ricerca. Proprio alla vigilia della crisi di Governo, scienziati e politici hanno, con l’Associazione Coscioni, indica- to la strada per il governo della crisi - crisi di libertà e di laicità - che inve- ste il regime italiano. Giovanni Nuvoli continua intanto, drammaticamen- te, a dar corpo alla lotta di Piergiorgio Welby per la libertà di scegliere. Non è solo. Riceviamo messaggi e segnalazioni di persone malate e disabili che esprimono speranza nella ricerca, ma anche volontà di affermazione del- le proprie coscienze e richiesta di rispetto per i loro diritti. E arrivano le prime risposte al nostro appello per la donazione alla ricerca scientifica internazionale di embrioni altrimenti destinati alla spazzatura. Il 20 feb- braio sarà d’ora in poi la giornata di chi non può aspettare, di chi non vuo- le aspettare che la libertà di ricerca e di terapie venga elargita da un pote- re altrimenti impotente. UNA SPLENDIDA GIORNATA Ridicolo uno Stato che sacralizza l’embrione MARGHERITA HACK Il nostro scopo è quello di cercare di avere un Governo che con più forza difenda la laicità dello Stato. La costituzione dice che l’Italia é uno stato laico, che lo Stato e la Chiesa sono li- beri nel proprio ambito. Oggi invece assistiamo, quotidianamente, a pesan- ti interferenze. Voglio ricordare per questo due figure: quella di Luca Coscioni che in condizioni di malattia gravissima ha fatto questa fondamentale battaglia per la libertà di ri- cerca; e quella di Piergiorgio Welby che ha lottato anche in aiuto di tut- ti quelli che in questo mo- mento stanno soffrendo. Dobbiamo batterci, anche seguendo il loro esempio, dunque, per uno Stato che sia veramente laico. Oggi assistiamo a questa battaglia del Vaticano con- tro la domanda di libertà, in primo luogo la libertà di ri- cerca scientifica. La legge 40 è un vero obbrobrio, e quel referendum, ricordia- mocelo, non è stato perso, ma grazie a quella martel- lante campagna astensio- nista del Vaticano è stato annullato dalla mancanza CONTINUA ALLA PAGINA 20 20 FEBBRAIO 2007

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Agenda Coscioni: marzo 2007

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20 FEBBRAIO

Il ritorno dei referendari

MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN A.P.

D.L. 353/2003CONV. L. 27/2/04 N°46

ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA

STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE

RACCOLTA FONDI

NOTIZIE RADICALIQUOTIDIANO MARZO 2007

AUT. TRIB. ROMA 11673DEL 13.07.1967 - DIR.

RESP. AURELIOCANDIDO

VIA DI TORREARGENTINA, 76 00186

ROMA

9 13

EUTANASIA

Dal caso Welby al caso Nuvoli.Interventi di MinaWelby, GilbertoCorbellini, Mario Riccio,Stefano Rodotà

14 17

RICERCA E LAICITÀ

Interventi di Ana PiaFerraretti, BarbaraBarboni, Tullio Barni,Angiolo Bandinelli,Marco Cappato

18 21

FAMIGLIA E SOCIETÀ

Dossier a cura diDiego Galli. Interventidi Piergiorgio Donatellie Alessandro Zan

Agenda CoscioniAnno II - N. 3Marzo 2007

Direttore Marco CappatoVice direttore Rocco Berardo

Il 20 febbraio, a un anno dalla morte di Luca, si è tenuta la prima GiornataNazionale per la Libertà di Ricerca. Proprio alla vigilia della crisi diGoverno, scienziati e politici hanno, con l’Associazione Coscioni, indica-to la strada per il governo della crisi - crisi di libertà e di laicità - che inve-ste il regime italiano. Giovanni Nuvoli continua intanto, drammaticamen-te, a dar corpo alla lotta di Piergiorgio Welby per la libertà di scegliere. Nonè solo. Riceviamo messaggi e segnalazioni di persone malate e disabili cheesprimono speranza nella ricerca, ma anche volontà di affermazione del-le proprie coscienze e richiesta di rispetto per i loro diritti. E arrivano leprime risposte al nostro appello per la donazione alla ricerca scientificainternazionale di embrioni altrimenti destinati alla spazzatura. Il 20 feb-braio sarà d’ora in poi la giornata di chi non può aspettare, di chi non vuo-le aspettare che la libertà di ricerca e di terapie venga elargita da un pote-re altrimenti impotente.

UNA SPLENDIDA GIORNATA

Ridicolo unoStato che sacralizzal’embrioneMARGHERITA HACK

Il nostro scopo è quello dicercare di avere unGoverno che con più forzadifenda la laicità dello Stato.La costituzione dice chel’Italia é uno stato laico, chelo Stato e la Chiesa sono li-beri nel proprio ambito.Oggi invece assistiamo,quotidianamente, a pesan-ti interferenze. Voglio ricordare per questodue figure: quella di LucaCoscioni che in condizionidi malattia gravissima hafatto questa fondamentalebattaglia per la libertà di ri-cerca; e quella diPiergiorgio Welby che halottato anche in aiuto di tut-ti quelli che in questo mo-mento stanno soffrendo.Dobbiamo batterci, ancheseguendo il loro esempio,dunque, per uno Stato chesia veramente laico. Oggi assistiamo a questabattaglia del Vaticano con-tro la domanda di libertà, inprimo luogo la libertà di ri-cerca scientifica. La legge40 è un vero obbrobrio, equel referendum, ricordia-mocelo, non è stato perso,ma grazie a quella martel-lante campagna astensio-nista del Vaticano è statoannullato dalla mancanza

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20 FEBBRAIO 2007

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2 PER CAMBIARELA LEGGE 40

GIORNATA PER LALIBERTÀ DI RICERCA .

MARCO CAPPATOSegretario Associazione Coscioni – Rosa nelPugno

Oggi 20 febbraio 2007, presentiamo lagiornata per la libertà di ricerca che vo-gliamo istituire a un anno esatto dallamorte di Luca Coscioni. Ringrazio in par-ticolare il senatore di Alleanza NazionaleNino Paravia per aver reso possibile que-sto incontro al Senato al quale partecipa-no rappresentanti della maggioranza edell’opposizione. Mentre ci riuniamo SkyTg 24, testata che ringraziamo sentita-mente, manda in onda programmi e ap-profondimenti su questa giornata. Allostesso tempo in tutta Italia si tengono al-tri appuntamenti per la promozione del-la libertà di ricerca scientifica che vannodalla proiezione di film su Luca Coscioni,a convegni, da incontri a conferenzestampa. Nelle nostre intenzione questagiornata vuole diventare una scadenzafissa per fare il punto sulla libertà di ricer-ca e di terapia nonché sui vari temi chevedono impegnati l’AssociazioneCoscioni e i Radicali.

INSIEME PER UNA BATTAGLIA CULTURALE

NATALE D’AMICOMargherita - Ulivo

Intervengo su due punti: primo, questo èun paese nel quale la libertà di ricercascientifica, se guardiamo alla nostra sto-ria, è spesso stato in difficoltà. Quella afavore della ricerca è una battaglia cultu-rale che va condotta in nome della liber-tà ma anche in nome dei risultati che lalibertà è in grado di produrre. Questa bat-taglia rappresenta la speranza per moltepersone, in particolare quelle più deboli.Perché la ricerca scientifica possa aiutar-le a risolvere i loro problemi. Si tratta diuna vera e propria battaglia culturale. Lagiornata per la libertà della ricerca scien-tifica, mi quindi pare un’istituzione utilenon solo da avviare ma anche da perse-guire. Il secondo punto riguarda la legge40: dobbiamo contrastare l’idea che il re-ferendum sia stato vinto da chi era permantenere la legge così com’era. I nume-ri non dicono questo bensì che chi ha fat-to la battaglia per mantenerla ha legatola propria posizione a quella degli asten-sionisti. Non è vero che in Italia c’è unamaggioranza favorevole a un manteni-mento della legge 40. Io credo che alcu-ne delle questione che molti di noi han-no posto nel corso della battaglia per ilreferendum che voleva cambiare radical-mente la legge stiano emergendo sempredi più all’attenzione dell’opinione pub-blica. Che questo paese tolleri, nell’indif-ferenza dei media e della politica, il fattoche numerose migliaia di persone sianocostrette ad andare all’estero per ricorre-re a tecniche di fecondazione assistita eper avere maggiori garanzie sulla salutepropria e dei propri discendenti, è unacondizione davvero da paese neanche invia di sviluppo, ma in grave ritardo di svi-luppo. Noi dobbiamo riprendere questabattaglia. Per quanto io posso fare sonodisponibilissimo a riprenderla.

I LIBERALI DELLA CDLPRONTI A PROPOSTADI RIFORMA

ANTONIO DEL PENNINO Pri - Forza Italia

Aderisco pienamente alla battaglia per lalibertà di ricerca dell’associazioneCoscioni che oggi viene ulteriormente ri-confermata. Credo che averla incentratasul problema della modifica della legge 40sia una scelta corretta perché è il primo ap-puntamento politico parlamentare chedobbiamo affrontare. Concordo conD’Amico, la legge 40 non è stata consacra-ta da un voto popolare, semplicementenon è stata abrogata dal voto popolare.Questo non significa che sia una legge in-tangibile che avendo avuto quello che al-cuni ritengono essere un’approvazione re-ferendaria il Parlamento non può modifi-care. Il Parlamento può benissimo interve-nire, ne ha tutti i titoli di legittimità. In que-sto senso, con Alfredo Biondi e AntonioParavia ed altri senatori della Cdl stiamopredisponendo un progetto, che pensopresenteremo entro la fine di febbraio, chemodifica alcune norme della legge 40 inparticolare quelle sulla libertà di ricercache sono quelle che contribuiscono a ren-dere il nostro un paese che fa di tutto perrestare arretrato rispetto all’Europa e nonsolo.

L’AGENDA DELLA LEGISLATURA NON SIESAURISCE NEL PRO-GRAMMA DELL’UNIONE

STEFANO RODOTÀProfessore di Diritto Civile, Università di Roma “LaSapienza”

Dobbiamo essere molto attenti all’attua-lità, allo stesso tempo io sono tra quelliche pensano che la memoria non debbaessere mai perduta, quindi credo che col20 febbraio e Luca Coscioni siano statiscelti il giorno e il nome opportuni perriavviare questa iniziativa intorno allalegge 40. Non dirò cose originali perché èstato ricordato come dalle diverse partifosse stato preso un impegno a riprende-re la discussione in Parlamento dopo ilreferendum. L’argomento non mi piace-va perché era da molti avanzato soste-nendo che queste sono cose di cui i citta-dini non debbano o possano occuparsi.Io non credo affatto che vi sia una sovra-nità limitata dei cittadini attraverso il re-ferendum, gli unici limiti sono quelli pre-visti dalla costituzione. Aggiungo chec’era, e c’è, un difetto da parte delle isti-tuzioni pubbliche di buona informazio-ne verso i cittadini. Questo si che è unproblema che coinvolge la TV, tutti i me-dia e anche le istituzioni. Ho sempre so-stenuto sulla base di una esperienza fat-ta fuori d’Italia, il ruolo dei comitati dibioetica che devono avere come loro in-terlocutori i cittadini e non essere i consi-glierei del principe o avere il loro referen-te nelle istituzioni politico-parlamenta-ri. Quindi c’è un grosso lavoro da fare inquesta ed altre materie perché, negli ap-puntamenti che riguardano la coscienza

civile e di tutti, che sono quelli referenda-ri ma non solo, i cittadini abbiano la lorobuona informazione e questa riaperturadella discussione credo che meriti tuttoquesto. E lo merita perché uno dei pro-blemi che abbiamo oggi è di come sicompone l’agenda politica e chi contri-buisce a definirla. Lo dico io che non so-no abituato a parlare per riferimenti in-diretti e a non fare nomi e cognomi; noncredo, per esempio, all’argomento chesento molte volte ripetere e che pur conla sua validità politica rischia di congela-re la possibilità di una discussione politi-ca aperta cioè “questo non sta nel pro-gramma dell’unione”. L’agenda della le-gislatura non è stata una volta per tuttedefinita attraverso quel documento, alcontrario, credo ci siano molte cose che icittadini debbano chiedere al parlamen-to di discutere. Vincoli non ce ne sono:non solo non può essere attribuito un va-lore determinante al non voto referenda-rio ma dovremmo sapere tutti benissimoche non c’è un vincolo di indirizzo poli-tico nemmeno nei risultati referendariraggiunti, quindi figuriamoci in una si-tuazione come questa. Ci sono due ele-menti: uno è quello che riguarda la liber-tà di ricerca, ma ci sono le stesse normedella legge 40 che hanno bisogno di in-terventi piuttosto decisi, anche perché sisono creati ulteriori pasticci dopo l’en-trata in vigore della legge con le linee gui-da e alcune circolari ministeriali deter-minando una situazione che è grave-mente lesiva dei diritti delle persone. Cisono state un paio di trasmissioni televi-sive, anche piuttosto ben fatte, che han-no documentato in maniera eloquente eassolutamente non contestabile la cre-scita esponenziale di donne che si reca-no fuori d’Italia. Questo turismo dei dirit-ti sta facendo nascere una cittadinanzacensitaria: chi ha risorse finanziarie e cul-turali può realizzare i propri diritti, chinon li ha è costretto a rimanere in Italia ovedendo frustrato il proprio bisogno digenitorialità oppure, peggio, inducendosituazioni di clandestinità. In Italia si fan-no cose che non si dovrebbero fare per-ché non lo vuole la legge. Siamo quindi dinuovo in una situazione di rischio diclandestinità, di turismo dei diritti, di cit-tadinanza dimezzata, di negazione di di-ritti fondamentali. Queste sono tra tuttele ragioni che impongono di riaprire ladiscussione pubblica sulla legge 40.Questa discussione era stata messa daparte, ritenuta inopportuna, tale da tur-bare relazioni ed equilibri politici. So be-ne che questo potrebbe essere conside-rato il momento peggiore perché la situa-zione è così carica di tensioni intorno aitemi che hanno visto in prima personascender in campo la Chiesa, che annun-cia un intervento politico importantecon la manifestazione pubblica del 25marzo, credo al contrario che questo sia ilmomento giusto, per mettere sul terrenotutto quanto attiene ai diritti delle perso-ne, non ad una astratta laicità dello statoalla quale sapete sono affezionatissimo,anche con qualche parola sopra le righeche ogni tanto mi scappa, seppur volen-tieri, ma perché si tratta di diritti fonda-mentali delle persone. Credo basti tuttoquesto per valutare quella di oggi comeuna buona iniziativa civile.

LA TEORIA GALILEIANADEL “PROVANDO E RIPROVANDO”

ALFREDO BIONDI Forza Italia

Mi ritrovo tantissimo nelle cose dette daRodotà. Questo significa che non è que-stione di essere iscritti in un programmao l’altro e nemmeno in una paratia politi-ca come accade nella politica italiana. Èun problema che riguarda la coscienzaindividuale ed i diritti individuali che di-ventano collettivi se lo stato li garantisce.I diritti sono precedenti allo stato che liregola e non si perdono per il solo fattoche gli stati non li regolino ed è quindidovere nostro stabilire questo criterio. Ioqueste cose le ho già dette alla cameraquando era necessario, andando pur-troppo in direzione opposta alla maggio-ranza dei miei amici e colleghi, ma io cre-do che su queste cose un po’ più di corag-gio in tutti i gruppi non farebbe male.Perché è una realtà trasversale, né di de-stra né di sinistra. È un problema che ri-guarda il modo nel quale lo stato si rap-

I REFERENDARI SON TORNATIDA DESTRA E DA SINISTRA, SI SONO RIUNITI IL 20 FEBBRAIO AL SENATO

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GIORNATA PER LALIBERTÀ DI RICERCA 3PER CAMBIARE

LA LEGGE 40.porta con la salute delle persone, con laricerca e la necessità che i problemi di chiè afflitto da un male possano essere trat-tati con una visione evolutiva rispetto aquelle che sono le conoscenze al mo-mento; credo che la teoria galileiana del“provando e riprovando” sia superiore ri-spetto al tentativo di mettere le mutandealla scienza, nella speranza che questemutande possano coprire qualcosa chepossa fare vergogna. Mi permetto anchedi dire che tra chi è malato di una gravepatologia ed un embrione congelato, iosto dalla parte di chi è malato e credo chequesto debba essere un discorso che su-pera quelle che sono le paratie politiche.Lo credo e lo spero allo stesso tempo. Giài vincoli, da liberale, li comprendo poco,però rispetto i vincoli che hanno una lo-gica e una corrispondenza a quella che èla coscienza giuridica nazionale.Considero invece molto pernicioso per lademocrazia che, approfittando di unasoluzione – come quella referendaria – incui all’ignavia di chi non vota si è aggiun-ta l’istigazione a non votare oltre, che siarrivi a dare al non voto una valenza chetradisca quella che è la funzione del vo-to, cioè di scelta responsabile. Credo che

in democrazia si sconti ogni giorno tuttociò che non corrisponde a una esigenzadi rapporto leale con sé stessi e con ilmondo che ci circonda. Quindi nei par-titi, nelle formazioni sociali in cui ciascu-no di noi opera, credo si debba far preva-lere il criterio della ragione che indica trale cose da scegliere quelle che sono piùgiuste per la società invece che quelle de-terminate da simpatie, antipatie e bigot-terie dei singoli. Sono convinto che di uncerto bigottismo estremistico della suaragione possa soffrire anche il laico, masono ancora maggiormente convintoche il bigottismo di matrice cattolica dicredere che gli atti di fede che riguarda-no i credenti debbano riguardare anchequelli che credenti non sono, sia una co-sa che non può essere laidamente accet-tata e che ci riporta indietro rispetto aduna concezione, forse ottocentesca, del-la necessità di una libera chiesa in liberostato. L’Italia è anche il paese dell’amni-stia, ma anche dell’amnesia, della genteche scorda, per la quale l’episodio scac-cia l’altro episodio ed il momento deter-minante è quello in cui i mass-mediaorientano una certa simpatia su un temapiuttosto che su un altro. Tutto ciò che ri-guarda la collettività è cosa che magarinon fa notizia, pur non dovendo essere –in teoria – soggetto a scelte di opportuni-smo politico. Il fatto che la modifica del-la legge 40 non sia nel programmadell’Unione non è ragione valida per nonintraprendere il dibattito, piuttosto unalacuna da coprire. Detto questo, e salvatal’anima mia che è laica, mi iscriveròall’Associazione e mi propongo di farequello che è possibile, sempre con il cri-terio del “provare e riprovare”.

L'INGIUSTIZIA DEL TURISMO PROCREATIVO

VITTORIA FRANCO,Presidente donne Ds e Presidente dellaCommissione Cultura del Senato - Ulivo

Anche io concordo con Rodotà: bisognariaprire la discussione pubblica sulla legge40, perché dopo una discussione anchepiena di conflitti in Parlamento, il referen-dum e l’impegno di tanti per cancellarequella legge rischiamo ora di dimenticar-cene. La memoria anche in politica, ha ra-gione Biondi, rischia di essere corta, divie-ne quindi nostro dovere proseguire la di-scussione pubblica sulla legge 40 e più ingenerale sui tanti temi di bioetica. Il turi-smo procreativo è un fatto, forse bisogne-rebbe parlarne molto di più visto che an-che la stampa spesso ritorna su questo te-ma. Forse dobbiamo cercare di avere piùdati possibili sul fenomeno che è di ingiu-stizia, di grandissima ingiustizia. C’è unluogo - l’Italia - dove alcuni diritti, comequello alla genitorialità o ad avere un figliosano, non possono essere praticati. Devodire che di fronte ad altre emergenze, alladifficoltà parlamentare di portare avantitemi di bioetica, rischiamo di fare quasiautomaticamente un passo indietro. Sonoda salutare come positive quindi tutte leiniziative tese a portare nell’agenda questotema. Dall’inizio della legislatura ho depo-sitato 5 o 6 disegni di legge che riguardano

diritti civili di cui uno sulla procreazione.Sono pronta a collaborare e a prendere iostessa iniziative politiche e culturali, oltreche parlamentari, per tenere vivo il dibatti-to pubblico sulla legge 40. Le difficoltà dipresentare in Senato restano un problema,ma credo che anche individuare 4 o 5 pun-ti che rendono crudele la legge 40 - perchénon è che essendo passato qualche tempoquella legge sia venuta meno crudele -possa significare un passo avanti nella giu-sta direzione.

ABBATTIAMO LE ETICHETTATUREPOLITICHE

NINO PARAVIAAlleanza Nazionale

Ognuno di noi avrà avuto qualche espe-rienza di vita poco piacevole, con fami-liari o amici colpiti da malattie che alcu-ni decenni fa si dicevano incurabili, e chepoi invece, grazie alla ricerca, sono statecurate ottenendo anche dei grossi risul-tati. Sappiamo tutti che le percentuali dimortalità in alcuni casi sono state ridotteal minimo anche grazie ad una buona ri-cerca. Le polemiche politiche, le lotte tragli schieramenti che in molti riconoscia-mo spesso eccessive, hanno fatto si cheanziché fare passi avanti, ci siamo ferma-ti. Ho aderito da tempo all’AssociazioneLuca Coscioni, perché pur avendo tantidubbi, come più volte ho detto, ho anchequalche convinzione. La prima convin-zione è quella sulla ricerca che deve esse-re più libera possibile perché, solo graziead essa, possiamo fare quei passi avantiper alleviare le sofferenze che colpisconotante persone. Quando Del Pennino hapreso l’iniziativa, con questo disegno dilegge che interviene sulla Legge 40, chia-ramente abbiamo offerto la nostra per-sonale disponibilità, spero che molti al-tri colleghi facciano altrettanto. Io sonoun imprenditore prestato a questa espe-rienza politica, quando accettai la can-didatura per AN su questo tipo di materiemi sono sempre riservato una libertà divoto - cosa accettata dal partito - perchécredo che le questioni etiche vadano af-frontate senza etichettature politiche colmassimo senso di responsabilità chedobbiamo alle persone che soffrono. E’ovvio che le considerazioni fatte daRodotà sul “turismo procreativo” sonoun fatto gravissimo, l’Italia continua aperdere competitività, e allo stesso tem-po ci ritroviamo a in condizioni simili aquelle di decenni fa quando, se poveri, siabortiva in modo clandestino o, se ricchi,si andava all’estero. Vedere oggi che mi-gliaia di coppie sono costrette ad andarein Spagna, in Svizzera o in altri paesi pervedere soddisfatto il loro diritto ad averedei figli sani, è un fatto che deve far riflet-tere. Credo che però non bisogna farel’errore che si fece molti anni fa con il re-ferendum sul nucleare, per cui oggi pa-ghiamo tantissimo l’energia e abbiamocentrali nucleari in Francia, in Svizzera epresso i nostri confini. Se riuscissimo adaffrontare le questioni senza una baseideologica, ma su convinzioni personali,sarebbe più facile che posizioni ancheapparentemente contrapposte possano

trovare un punto d’incontro.

CONTRO L'OFFENSIVACLERICALE DISCUTERE DI COSEUMANE E DOLENTI

MAGDA NEGRIDs - Ulivo

Io ho scelto una via minimalistica, o for-se realistica, presentando un disegno dilegge che modifica gli articoli 13 e 14 del-la Legge 40, relativi alla possibilità di uti-lizzo degli embrioni non impiantabili se-condo anche un criterio sperimentaleche è stato validato dall’Università diTorino e di Uppsala. Io non sono pentitadel referendum perché penso che abbia-mo contribuito a portare a livello di di-scussione di massa delle materie arcane,difficili, forse non siamo riusciti a spiega-re bene, e non do alcuna vittoria agliastensionisti. Dobbiamo tentare di recu-perare il dialogo di massa ed è positivoche tutti i gruppi parlamentari, trasver-salmente, presentino disegni di legge an-che se temo che se partire dal Senato sa-rà particolarmente difficile: qui nascia-mo e qui moriamo. Diversamente daiDi.Co. penso che sarebbe meglio comin-ciare dalla Camera, dove trovare qualchetipo di soluzione utile da proporre, suc-cessivamente, al Senato. In un momentodi grande offensiva clericale, il nostro la-voro di lungo periodo deve essere quellodi riprendere il dibattito di massa con laforza della razionalità e della buona vo-lontà di quando si discute di cose umanee dolenti.

IL LABORATORIODELLA “COSCIONI”

LANFRANCO TURCIRosa nel Pugno

Trovo oggi l’ennesima conferma chel’Associazione sia il luogo giusto per gliincontri di personalità del mondo dellapolitica e della scienza, che possono an-che stare su piani diversi, ma che poi rie-scono a dialogare sulle questioni che fan-no parte del nostro statuto. Per quanto ri-guarda specificatamente la Legge 40, miero ripromesso di verificare gli effetti, emagari il prof. Rodotà potrà venire in-contro alle mie lacune, della recente sen-tenza che ha bocciato quel ricorso.

LA CONSULTA È FUGGITA DALLE SUERESPONSABILITÀ

STEFANO RODOTÀ

La decisione a cui fa riferimentoLanfranco Turci, che nasceva da un’ordi-nanza di remissione del Tribunale diCagliari, ci manifesta una CorteCostituzionale che è fuggita dalle sue re-sponsabilità. Anche lì c’è stata una deci-sione di inammissibilità, con una argo-mentazione a dir poco singolare, ed è si-

SON TORNATIO RIUNITI IL 20 FEBBRAIO AL SENATO

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4 PER CAMBIARELA LEGGE 40

GIORNATA PER LALIBERTÀ DI RICERCA ?

gnificativo che il relatore designato nonabbia poi voluto essere anche l’estensoredella sentenza. Siamo di fronte a un se-gno verso l’esterno che all’interno quel-la Corte riteneva la questione anche tec-nicamente impresentabile. Ci viene in-fatti detto "dato che voi non avete impu-gnato nel suo insieme la legge, noi non cipossiamo pronunciare sulle singole ec-cezioni che avete proposto". E’ questo unargomento singolare perché in questomodo, esagerando un po’, un mio colle-ga ha affermato che di questo passo, im-pugnando il singolo articolo del codicepenale, la Corte dirà “o impugnate tuttoil Codice o non possiamo esprimerci”.C’è un problema, perché la CorteCostituzionale, al di là delle polemiche,ha avuto un ruolo importante nel terre-no dei diritti civili, se anche su questo ter-reno assistiamo alla fuga dalle responsa-bilità dei giudici ordinari e costituziona-li direi che qualche problema c’è.

IL DIVIETO DI DIAGNOSIPREIMPIANTO IL PUNTO PIÙ DEBOLE

LANFRANCO TURCI

Ringrazio Rodotà delle sue precisazioni,anch’io sapevo che il provvedimento erastato dichiarato inammissibile e che nonc’era stato cioè un giudizio di merito dellaCorte. Possiamo dire quindi che non è unabocciatura ma qualcosa di diverso. Io pen-so che sia venuto il momento di una leggeper la Dissenting Opinion all'americana.Perché si conoscano i giudizi dei singolimembri delle corti quando esse assumo-no sentenze. Lavorando su uno dei pareriespressi dal precedente ComitatoNazionale di Bioetica partivo dal parere fa-vorevole che il Comitato dava sull’adozio-ne degli embrioni, ammesso che anche lafamiglia progenitrice fosse d’accordo, e la-vorando per logiche elementari ritenevoche da questo discendesse almeno la pos-sibilità della reintroduzione della diagnosipreimpianto. Perché verosimilmente unacoppia che chiede di adottare un embrio-ne, chiede anche un’analisi preimpianto.Mi ero focalizzato sulla diagnosi preim-pianto perché ritenevo che nel contestodei rapporti di forza di questo Parlamentosi dovesse affrontare la questione dellaLegge 40 non con l’ipotesi di una riscrittu-ra totale, ma scegliendo i punti più deboli.Devo dire che in precedenti convegni an-che dalla senatrice Binetti sul tema dellecoppie portatrici di patologie geneticheavevo trovato un certo riscontro. Penso sianecessario riprendere in mano la questio-ne perché la sentenza della Corte non è as-solutamente uno sbarramento.Consiglierei quindi a tutti i colleghi dei duerami del Parlamento e di entrambi glischieramenti, di concentrarsi sui temi piùurgenti e più sentiti, perché se vogliamorompere il muro che bene o male è statocostruito sulla presunta vittoria antirefe-rendaria, dobbiamo anche tatticamentescegliere i temi che più sono all’attenzionedell’opinione pubblica.

DIECI MILIONI DI PER-SONE DA RITROVARE

RITA BERNARDINISegretaria Radicali Italiani

Io voglio ricordare in questa giornata dedi-cata a Luca Coscioni brevemente quale èstato il ruolo di Luca Coscioni per arrivareal referendum. Tutto iniziò con le telefona-te a Del Pennino su sollecitazione di Lucamentre era in discussione sia la Legge 40sia la questione della brevettabilità delleinvenzioni biotecnologiche. Ne nacque un

appello che via via crebbe raccogliendo nelgiro di pochissimo il sostegno di 1000scienziati e ricercatori che poi si estese an-che ai malati. Se un merito si può ricono-scere all'Associazione Coscioni, credo chesia quello di aver fatto lavorare efficace-mente insieme parlamentari, scienziati,medici, malati, donne con difficoltà ad ac-cedere alla fecondazione. Fare quel refe-rendum non è stato certo facile, sappiamoquali sono stati gli ostacoli; in realtà è statoun referendum nullo, nel senso che non hapotuto produrre i suoi effetti. Non dobbia-mo dimenticare che quei 10 milioni di per-sone che sono andate a votare, e che quin-di sentivano il problema, hanno dato ai"Sí" una maggioranza schiacciante. Subitodopo il referendum, in tanti abbiamo det-to “partiamo da quei 10 milioni”, non solodobbiamo farlo, ma includere anche quel-li che via via, per quello che è accaduto poi,si sono convinti delle ragioni che stavanodalla parte di quel referendum. Direi chedobbiamo mantenere lo stesso metodo:mettere sullo stesso livello parlamentari,medici e malati; solo da questo dialogoprofondo possono nascere buone leggi.

“I SIGNOR NO, NO, NO”

GILBERTO CORBELLINICo-Presidente Associazione Coscioni, Professoredi Storia della Medicina, Università di Roma “LaSapienza”

Se non vivessimo in questo paese sarebbeanche curioso vedere come due signoririescano a tenere in scacco un’intera clas-se politica, a manipolare la comunicazio-ne, ad arruolare intellettuali per dimostra-re che quello che si fa è nel solco della buo-na interpretazione del pensiero cattolico;vedere cioè come Ruini e Benedetto XVIriescano a dire sempre “no, no, no”. Io tro-vo sempre più difficoltà a dire ai miei stu-denti che bisogna usare la logica, bisognaragionare in modo trasparente, quandopoi quegli stessi studenti vedono che inParlamento chi dovrebbe rispettare laCostituzione, invece, fa leggi dannose neiriguardi dei cittadini. Io insegno in una fa-coltà di medici e non ho trovato uno stu-dente che non capisca quanto sia in con-traddizione con tutto quanto gli viene in-segnato il fatto che in Italia esista una leggecome la Legge 40 che è contro la buonapratica clinica. Mi stupisce che l’ordine deimedici questo non lo dica, come mi stupi-sce anche che la comunità scientifica nonabbia preso sistematicamente posizionipiù esplicite in materia. Per quanto riguar-da la ricerca scientifica infatti, in Italia si èandati oltre qualunque ragionevole limite.Non è quindi un caso, e in questi giornistanno uscendo gli atti del primo congres-so mondiale sulla libertà di ricerca scienti-fica, che l’anno scorso alcune decine discienziati di primissimo piano a livello in-ternazionale come Colin Blackmore, capodell’agenzia per la ricerca in GranBretagna, o Lewis Wolpert, uno dei più im-portanti embrionologi del novecento, oMichael Gazzaniga, già membro dellaCommissione Nazionale di Bioetica degliStati Uniti, sono venuti a Roma a discuteredell’attacco sistematico che la ricercascientifica subisce, non solo nei paesi inte-gralisti ma anche in quelli democratici.Credo che sia stata una soddisfazione perLuca Coscioni, che a quel Congresso feceil suo ultimo intervento pubblico, dimo-strando che l’attività dell'AssociazioneCoscioni ha un ruolo importante anchenella creazione del dibattito sulle nuoveforme di rapporto tra politica e scienza.Stimolare cioè le occasioni in cui classe di-rigente, cittadini e scienziati possano eser-citare lo spirito critico nel discutere i casiconcreti e non le discussioni astratte e me-tafisiche, che spostano il tema di una legge,e che prendono magari le esperienze po-

sitive di altri paesi per fare fronte a bisogniconcreti e non ad astrazioni su quando co-minci la vita o la definizione giuridica diembrione. Abbiamo sentito delle cosequantomeno irrilevanti da un lato e nean-che accettabili sul piano della coerenza edel valore culturale. Stiamo parlando deltestamento biologico e il dibattito si spo-sta con un attacco al consenso informato.A me non stupisce che la Chiesa assumacerte posizioni, quanto piuttosto che colo-ro i quali si dovrebbero rendere conto cheviviamo in un regime costituzionale, doveil diritto a rifiutare un trattamento è sanci-to dalla costituzione, accettano il dibattitosu un piano del tutto diverso. Se si farà unalegge sul testamento biologico sarà pessi-ma, come la legge 40 che è considerata, unpo’ in tutto il mondo da coloro che si occu-pano di queste questioni, la legge più as-surda che sia stata fatta nel mondo occi-dentale.

LUCA COSCIONI EROEDEL NOSTRO TEMPO

FURIO COLOMBODs - Ulivo

Questa giornata ci serve per ricordare chestiamo vivendo un momento paradossaledella vita pubblica di questo paese: un mo-mento nel quale miscredenti si alternanoal capezzale dei morenti disperati in cercadi una via di uscita mentre credenti lumi-nosi si chiudono nelle loro stanze a emet-tere editti crudeli di indifferenza e di pote-re. Questo è ciò che sta succedendo, è unabizzarria senza fine che forse si può spie-gare in un modo tutt'altro che rassicuran-te così come si attraversano periodi in cuile classi politiche e i rappresentanti politi-ci delle persone che li hanno eletti nonsembrano corrispondere alle loro attese, enon sembrano rappresentare ciò che han-no chiesto col voto. Allo stesso modo puòdarsi che accada a moltissimi credentiquando ascoltano i loro vescovi, i loro par-roci, per non parlare del loro papa: ascol-tano parole che non hanno più niente ache fare con ciò che un tempo si diceva"cristiano", per dire buono, generoso, tol-lerante, accogliente, pietoso, nel senso del-la "pietas", nel senso della capacità di ca-pire e raccogliere il dolore degli altri. Quic'è una preoccupazione esclusiva di pote-re, viviamo in un Paese nel quale l'esclusi-va impronta che la Chiesa riesce a lasciareè un'impronta di potere e del desiderio diesercitare quel potere a mano a mano conpiù forza, quanto più si verificano cedi-menti. Ogni passo indietro è una buonaoccasione per accelerare e accentuare lapressione e chiedere e pretendere di più fi-no all'umiliazione di ogni diritto e doveredi rappresentare la comunità comeRepubblica e non come comunità di cre-denti sottoposta alla Chiesa. Io ho l'im-pressione che un'infinità di cattolici italia-ni non si riconosca in questo momento collinguaggio e la crudeltà di questa Chiesa:l'indifferenza nei confronti del morenteche desidera disperatamente di essere li-berato dall'ultima sofferenza e che vede unimpegno e una mobilitazione di coloroche non credono, in nome della pietàumana, in nome della solidarietà umana,della civiltà. Questo sdoppiamento di fat-tori che in passato sono stati insieme co-me durante la Resistenza, la lotta alFascismo o i momenti terribili come lepersecuzioni razziali. Quanti per il fatto diessere cristiani si sono esposti e hanno ri-schiato e temuto di essere privati di tuttocompresa la vita? E si diceva... vabbè... so-no buoni perché... Adesso invece vienechiesta loro indifferenza, estraniazione,estranietà, voltare le spalle ed essere rigo-rosamente i rappresentanti di posizioniastratte che se diventano concrete sonomolto simili al fondamentalismo islamico.

Perché nel momento in cui si dice che saràelaborato un testo vincolante per il com-portamento pubblico e politico dei cre-denti, si sta facendo un affermazione diprecisa identificazione (alla faccia dellaguerra di civiltà) con il fondamentalismoislamico che è quella versione dell'islami-smo che chiede che non ci sia differenzatra azione politica e azione religiosa . Estiamo spostandoci verso una situazionedi questo genere e poiché il fondamenta-lismo islamico ci è apparso crudele edestraneo, tanti di noi hanno sempre detto"non indicate l'islam come colpevole mail fondamentalismo, in quanto male defor-mante di qualunque credo, fede o persua-sione" ora ce lo ritroviamo in casa, maledeformante della nostra vita pubblica. Non possiamo che reagire in tutti i modi,con tutta la forza e la dignità di cui siamocapaci, in nome di persone, che ricordia-mo con amore oggi, come Luca Coscioni, acui vogliamo dare atto di essere stato uneroe del nostro tempo. Queste sono le per-sone che popolano un universo che altri-menti apparirebbe squallido. Se guardia-mo la televisione, in moltissime delle sfila-te di volti e di voci di tutto quell'armamen-tario chiamato talk show in cui sembraesaurirsi la vita pubblica italiana. Per for-tuna la vita pubblica italiana non è tutta lì,è anche qui. E io credo di avere già detto e scritto di unparadosso vissuto quando, avendo comeospite un americano in casa che di nottemi sentiva ascoltare Radio Radicale, midisse: "perché ascolti Radio Vaticana? Tuttaquesta storia dei morenti, la sofferenza, ildolore. Non sapevo fossi cosi!" Gli ho detto"Un momento! Questa è Radio Radicale,sono loro che si occupano dei morenti,della sofferenza, del dolore, delle donne

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GIORNATA PER LALIBERTÀ DI RICERCA 5PER CAMBIARE

LA LEGGE 40.

che vorrebbero avere diritto di poter avereun figlio e degli scienziati che vorrebberoavere la libertà della ricerca con cui dare uncontributo a che la vita sia un po' migliore,perché il dolore sia un po' minore, perchéla vita di coloro che sono travolti da malat-tie tremende possa essere almeno illumi-nata da un fondo di speranza”. Questa è latestimonianza di una giornata come quel-la di oggi ed è per questo che sono grato diaver avuto l'occasione di dire una parolacon voi oggi.

DARE AL CITTADINO LA POSSIBILITÀ DI POTER SCEGLIERECIÒ CHE LUI RITIENEPIÙ APPROPRIATO PERSE STESSO

IGNAZIO MARINODs - Ulivo

Come molti di voi sapranno al Senato lasettimana scorsa abbiamo approvato, espero verrà confermato poi dal voto dellaCamera, un emendamento al cosiddettodisegno di legge "Mille Proroghe".L'emendamento, tra le altre cose, prorogai termini per dare al Ministro della Salutela possibilità di rendere attuabile anche inItalia la Convenzione di Oviedo. Alcunihanno detto "ma questo subdolo precipi-tarsi di Marino a fare...". Insomma laConvenzione è stata firmata nel 1997quindi dopo dieci anni non mi sembra unprecipitarsi. La Convenzione di Oviedo hadei punti importanti per tutti gli aspetti

che discutiamo oggi, anzitutto per quantoriguarda le scelte dei pazienti. Tutti sapeteche Marco Cappato e Marco Pannella ne-gli ultimi giorni della vita di PiergiorgioWelby si sono dati da fare per avere delle ri-sposte da tutte le istituzioni e vi furono ri-sposte in alcuni casi abbastanza confuse.Il fatto che la magistratura dicesse che l'ar-ticolo 32 della Costituzione garantisce atutti la scelta delle terapie che si voglionoricevere e quelle che non si vogliono rice-vere, sono stati pero utilizzati dei vocaboliche - per me che non sono un esperto digiurisprudenza - sembravano piuttostoscivolosi, complicati. Dire che esiste la leg-ge ma non c'è la sussistenza, serve quindiun altro articolo... Perché è importante laConvenzione di Oviedo? Perché stabiliscecon chiarezza che ogni individuo può sce-gliere quali cure accettare, quali non accet-tare e conclude dicendo che ogni personapuò liberamente, in ogni momento, deci-dere se continuare o no quelle terapie.Credo che sia un punto importantissimo enon mi sembra sia un principio rivoluzio-nario, ma dare a ciascuno la possibilità discegliere quali cure avere e quali invece ri-tiene inopportune, non significa "una cul-tura della morte" o un volere una legge perstaccare la spina, significa che ognuno puòscegliere: se io ritengo di volermi avvaler-mi di tutte le risorse che la tecnologia e lamedicina mettono a mio disposizione mene avvarrò, se invece ritengo che il mio di-segno di vita non richiede che io debba opossa ricevere altre terapie perché le riten-go inappropriate, inopportune, le posso li-beramente sospendere.L'altro giorno mi sono risentito vedendo ititoli di giornale, sembrava quasi che aves-si fatto un gioco delle tre carte per far ap-provare l'emendamento. Uno dei giornaliche mi attaccò di più fu' Libero di VittorioFeltri. Gli scrissi e gli dissi "queste sono lecose che voglio fare, non credo che unapersona che abbia una visione laica e libe-rale della vita possa eccepire." Oggi Feltrimi ha risposto che io ho perfettamente ra-gione e che però il giornalista che avevascritto ha il diritto ad avere la sua opinio-ne. Il terreno su cui dobbiamo muoverci,su questi che vengono chiamati "temi eti-camente sensibili", e qui non voglio faredell'ironia ma dopo la RivoluzioneFrancese sono stati chiamati Diritti Civili,la possibilità del cittadino di poter sceglie-re quello che lui ritiene più appropriatoper se stesso.Molti di voi lo sanno: io sono un credente equindi ho anche una visione per quanto ri-guarda quelli che possono essere i limitietici della ricerca ma sono assolutamenteconvinto e, credo che la scienza lo stia di-mostrando progressivamente, che possia-mo procedere insieme senza fermare lascienza e la ricerca e che questo non sianeo-positivismo perché la ricerca, la scien-za stanno gradualmente dimostrando cheesistono tutta una serie di possibilità che,senza portare alla distruzione di embrioni,può portare all'utilizzo di cellule stamina-li embrionali (o di cellule con analoghe ca-ratteristiche) per di portare avanti quindiqui protocolli di ricerca che speriamo pos-sano essere efficaci in malattie nelle qualinon abbiamo per ora risposta. Occorre so-prattutto buonsenso, equilibrio e una vi-sione laica di quelle che possono essere leleggi dello Stato, come diceva primaColombo, quella che è la posizione dellapropria fede, del proprio credere non de-ve essere il trasferire gli elementi persona-li nelle leggi dello Stato. Il compito di qua-lunque fede è quello di educare le coscien-ze non di scrivere le leggi di un Paese epenso che chiunque abbia buon senso edequilibrio debba per forza condividerequesti concetti.

RIPARTIAMO SOLLECI-TANDO MEDICI,

MALATI, OPERATORI,PARLAMENTARI

DONATELLA PORETTIRosa nel Pugno

Mi ha fatto molto piacere ascoltare primaIgnazio Marino perchè mi stupisce sem-pre ancora con il suo richiamo al buonsen-so e alla razionalità che dovremmo averequando si vanno a fare le leggi.Evidentemente poi il buonsenso e la razio-nalità sfuggono a questi palazzi altrimentinon ci sarebbe spiegazione per cui è statafatta una legge che invece di regolamenta-re la fecondazione assistita ha deciso dimettere una serie di limiti e paletti per ren-derla inaccessibile: questa è la legge 40.Marino si sta battendo per avere un testodi legge sul testamento biologico che do-vrebbe essere una cosa di buonsenso percui se uno decide di rifiutare delle terapiepotrebbe dichiararlo anticipatamente inmaniera tale che se si trovasse nelle condi-zioni di non poterlo dire questa sua volon-tà sia rispettata.Anche su un testo razionale come questovi sono evidentemente dei problemi e arri-vano anche dallo stesso mondo medico.Prima veniva fatto un richiamo sugli stessioperatori del settore che, finito il referen-dum, sembrano essersi dileguati da unpunto di vista di impegno proprio su que-sta legge. Per esempio sul testamento bio-logico io ho notato con stupore che è ve-nuta fuori l'idea dell'obiezione di coscien-za da parte dei medici sul testamento bio-logico. Sembra veramente una follia: comepuò venire l'idea che un medico quandoun paziente decidere di rifiutare una tera-pia possa fargliela per forza? C'è mica iltrattamento sanitario obbligatorio? No.Allora per quale motivo inserire la clauso-la dell'obiezione di coscienza nel testa-mento biologico? Lo scopo è chiaro, ren-dere nullo e invalidare il diritto al testa-mento biologico e quindi la volontà del pa-ziente. Sulla legge 40 la via giudiziaria nonsembra essere sfociata in nulla di buonoper il momento, il caso di Cagliari, la CorteCostituzionale lì si è fermata. La viaParlamentare che veniva citata prima delreferendum si è bloccata nella scorsa legi-slatura, adesso vediamo quella di questa.La via Amministrativa, quella delle lineeguida della legge 40, se volessimo vedereun bicchiere mezzo pieno, potrebbe farcivedere qualcosa di buono perchè ilMinistero ha fatto sapere che, entro il 2Luglio, rinnoverà le linee guida. Fra l'altro,pur essendo un atto di competenza pura-mente ministeriale, senza doversi con-frontare con le aule parlamentari, hannofatto sapere che lo porteranno nelle rispet-tive commissioni competenti. Quindi sia aquella di Marino, Igiene-Sanità al Senato,che alla Commissione Affari Sociali allaCamera. Vediamola quindi come buonospunto per iniziare a mettere sul tappetoquei punti su cui possiamo, in teoria, tro-varci tutti d'accordo, perché solo così po-tremmo trovare più spunti comuni che poisono le cose più mostruose contenute nel-la legge: la diagnosi pre-impianto, la ricer-ca scientifica e io ci metterei pure l'etero-loga altrimenti tagliamo fuori mezza po-polazione che vorrebbe accedere alle tec-niche di fecondazione assistita. Ne possia-mo depositare migliaia di progetti di legge,noi qui presenti ne abbiamo depositato al-meno uno, il problema è politico.Depositare un disegno di legge è molto fa-cile, lo scrivi, lo lasci agli uffici, lo firmi, cifai aggiungere altre firme, in automaticoviene anche assegnato alle Commissioni epoi queste politicamente decidono se in-cardinare un dibattito su quell'argomentooppure no.Il passaggio più importante è questo, di-pende dai capigruppo d'aula. E' quindi unproblema prettamente politico: è una

priorità di questa maggioranza e di queiparlamentari (di maggioranza e opposi-zione) che si erano ritrovati insieme sul re-ferendum? Io credo che lo sia e continuo aricordarlo in Commissione Affari Socialidella Camera, anche in maniera sgradevo-le perchè mi rendo conto che questo è untema delicato su cui la Maggioranza ri-schia. Ma io credo che sia un tema su cui èbene rischiare: il tema della vita; se non ri-schiamo su questo non capisco davveroche cosa ci stiamo a fare. Certo non abbia-mo le folle che ce lo richiedono, si tratta pe-rò di temi che dovrebbero far sentire i poli-tici in dovere di intervenire. Al contrario, senon interveniamo, di fatto, accettiamoquella legge, la applichiamo, la facciamonostra. Un anno fa, immediatamente do-po la morte di Luca Coscioni, e basterebbeandare a riguardarsi i giornali di quei gior-ni, il mondo politico si caratterizzò per de-cine di "coccodrilli". Fummo inondati daarticoli in cui un po' tutti sembravano es-sersi resi conto chi fosse Luca, del sensodella sua iniziativa; sembrava davvero cifosse stata una svolta. Luca doveva morireper ottenere quel riconoscimento politico?Ma poi che è successo? Un anno è bastatoperchè quel riconoscimento fosse scom-parso nel nulla? Chiediamocelo e solleci-tiamoci tutti a vicenda, medici, malati,operatori, parlamentari, di riprendere inmano questi argomenti.

I DATI SULL'APPLICA-ZIONE DELLA LEGGENON SONO ATTENDIBILI

DOMENICO DANZAConsigliere generale Associazione Coscioni

Constato con piacere che c'è un gruppo dipolitici che si dichiara pronto a riaprirequalunque forma di dibattito varie sediper poter affermare il diritto dei nostri pa-zienti ad avere cure migliori cosi come av-viene in molti paesi d'Europa. L'obiettivoè sicuramente quello di riformare la legge40. Io mi limiterò a fare alcune osservazio-ni su quello che c'è oggi e su quello che po-tremo fare in attesa di questa riforma.Sono circa tre anni che questa legge è in vi-gore e molti si chiedono se abbia fatto dan-ni o sia riuscita a tutelare il benessere dellepazienti, riducendo i risultati in termini digravidanze. Naturalmente c'è molta curio-sità su quelli che saranno i dati pubblicatidal registro dell'Istituto Superiore diSanità. Io temo che questi dati non potran-no servire a chiarire questo interrogativo.Prima di tutto non ci sono termini di para-gone, non ci sono dati precedenti con cuipossono essere confrontati. Poi si tratta didati "ripuliti" dai casi cioè più difficili (nonmi riferisco a quelli ritenuti illeciti in Italiaquali la diagnosi pre-impianto o l'eterolo-ga) quelli che vanno direttamente all'este-ro, vuoi per cultura dei pazienti, vuoi per-ché sono indirizzati dai medici italiani.Quindi sarà una statistica un po monca,non completa, io ritengo sia un po azzar-dato affidarsi a questi dati, per lo meno peril momento, per poter trarre delle conside-razioni in termini di successi di questa leg-ge.Noi siamo in possesso di altri sistemi perfare questa analisi utilizzando degli ele-menti oggettivi con cui possiamo afferma-re che la legge 40 ha prodotto una drasticariduzione dei risultati. Come? A questi ri-sultati noi dobbiamo sottrarre quelli cheprovenivano dalle tecniche di crio-conser-vazione degli embrioni vietate, per cui dinetto un 18-20% di recupero di gravidanzeviene a mancare e, in tecnologie che nonsono molto generose, percentuali del ge-nere sono di tutto rispetto. In secondo luo-go c'è stata una penalizzazione di tuttequelle categorie di pazienti per cui la fe-

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6 PER CAMBIARELA LEGGE 40

GIORNATA PER LALIBERTÀ DI RICERCA :

condazione è molto difficile; Quali? Donnedi una certa età, sopra i 38 anni, oppuregravi casi di infertilità maschile per cui il li-mite dei tre ovociti non può servire per da-re delle chance significative di risultato.Queste coppie si aggiungono al flusso del"turismo riproduttivo", difficile da quanti-ficare anche se i dati paiono significativa-mente alti. Io ho letto dei dati diffusidall'Osservatorio CECOS relativi a 27 cen-tri stranieri che dicono che dal 2003 al 2005la percentuale di cicli fatta all'estero siaquadruplicata. Scusate se è poco. Cosapossiamo fare per migliorare la situazione?Cosa possiamo fare invece per coloro chevogliano farsi curare in Italia vuoi perchénon hanno le risorse, vuoi perchè nonamano volare o le loro patologie sono an-cora suscettibili di risoluzione con le no-stre monche tecnologie? Chiaramentel'unico elemento che abbiamo nel frat-tempo potrebbe essere quello di agire sul-le linee guida, lo diceva Donatella Poretti;ma le linee guida di una legge che è ispira-ta da principi tutt'altro che scientifici offro-no pochissimi margini di manovra. Io ri-chiamerei l'attenzione su un punto che mista molto a cuore in quanto operatore e inquanto a persona che si ritrova ogni gior-no di fronte quest'evenienza. Mi riferiscoall'obbligo di trasferimento di tutti gli em-brioni ottenuti. Sicuramente è una normanon applicabile perchè non esiste la coer-cibilità al trasferimento. Pero' è una normache non è spiegata particolarmente benenelle linee guida; noi operatori abbiamodelle difficoltà. Nelle linee guida, come nel-la legge, quella del rifiuto è vista comeun'evenienza piuttosto rara ma intanto larealtà del transfer di tutti gli embrioni otte-nuti apre il varco a una serie di rischi chesono le gravidanze plurime. E' bene dirloanche ai pazienti che una gravidanza ge-mellare o trigemina non è un risultato po-sitivo ma una complicanza delle tecnolo-gie riproduttive che va evitata e che si as-socia a rischi per la madre e per i neonati.Sono dei rischi che aumentano in manieraesponenziale rispetto al numero di em-brioni che vengono trasferiti e ne sannoqualcosa quei paesi in cui si trasferisconotanti embrioni. In Italia c'è stata questatendenza solo inizialmente perché nonriuscivamo a trovare degli embrioni buonida trasferire, poi c'è stata la tendenza allariduzione degli embrioni di trasferire.L'Organizzazione Mondiale della Sanitàha indicato la strada: ottenere degli em-brioni, crio-conservarli e trasferirli uno al-la volta per evitare la calamità della gravi-danza plurima. I Paesi del Nord, tecnolo-gicamente più avanzati, la stanno adottan-do già da tempo, hanno già pubblicato deidati, sono riusciti ad ottenere dei risultatiincoraggianti trasferendo un numero infe-riore di embrioni, senza incorrere in nu-mero eccessivo di gravidanze multiple. Seè vero che è una complicanza è vero ancheche nelle linee guida deve essere offertauna strada di comportamento, un proto-collo preciso per il medico. Noi sappiamoche dobbiamo somministrare un consen-so informato per i nostri pazienti. Se i no-stri pazienti usciranno dai nostri studipensando che una gemellare è un eventoda festeggiare, e non che invece entranonel corso di una gravidanza a rischio, allo-ra vuol dire che non l’abbiamo sommini-strato bene questo consenso informato. Seil nostro compito è di far firmare, e quindidi trasmettere delle informazioni ai nostripazienti e avere la consapevolezza di aver-lo fatto in buona fede, dobbiamo metteresul piano questa evenienza. E sono sicuroche in questo caso i rifiuti, divenuti rari, va-ni e radi diverranno molti di più e noi avre-mo bisogno di procedure precise. Voglioconcludere facendo un’altra osservazione,e anzi associandomi a quanti pensano chenell’interpretazione di questa legge ci sia-no stati dei passaggi e anzi l’interpretazio-ne di alcuni elementi poco chiara, sbaglia-

ta. In particolar modo quella relativa alladefinizione di embrione.Esiste uno stadio pre embrionale, pre zigo-tico, ma qual è quello stadio? Molti di voi losanno, mi riferisco a coloro i quali non co-noscono questo passaggio nell’evoluzionedelle tecnologie riproduttive. È il momen-to in cui un’ovocellula, dopo essere statafecondata, presenta da una parte il patri-monio cromosomico del futuro padre,maschile diciamo, dall’altra parte quellofemminile. Ma i due patrimoni genetici so-no separati, non sono fusi, quindi non si èavuta la formazione di un nuovo DNA, ilDNA del nuovo individuo. Questo equiva-le a dire: se io interrompessi in quel mo-mento l’unione di questi 2 pronuclei nonavrei ucciso, vorrei usarla io questa parolache alcuni usano in modo strumentale,non avrei interrotto nessuna forma di vita,perché nessuna forma di vita è iniziata. Ècome interrompere il trattamento primadella fecondazione. Credo che qui ci sia unequivoco. D’altra parte in alcuni paesi co-me la Germania è vietato crioconservaregli embrioni, mentre è permesso conser-vare questi ovociti fecondati, o ootidi opreembrioni. Ritengo che lavorare su que-sta tematica, al momento, in vista di unariforma totale della legge, perché io nonvoglio proprio addentrarmi sull’eterologao sulla genetica pre impianto - ne aveteparlato e ne sapete più di tanti altri addet-ti ai lavori - ma vorrei dire che lavorare suquesta tematica può essere molto utileperché potrebbe risolvere senza dellegrandi controversie di natura morale, per-ché credo che comunque l’esistenza delpre embrione è sostenuta da molti biolo-gi; il fatto che la vita personale inizi dopo lafusione dei pronuclei è sostenuta da nu-merosi bioeticisti cattolici quindi ci può es-sere una convergenza in questo momen-to. Una soluzione potrebbe essere nella re-visione delle linee guida soltanto nella de-finizione di quello che è un embrione il chepotrebbe risolvere numerosissimi proble-mi al momento e quindi rendere la leggenotevolmente più applicabile.

AUTOCONVOCHEREMOLE PARLAMENTARIDONNE

KATIA ZANOTTIDs- Ulivo

Mi sembrava doveroso partecipare oggi,mi auguro che sia uno dei primi appunta-menti e che si riprenda a vedere per co-minciare a ricostruire un po’ di riferimen-ti e di relazioni dopo la vicenda referenda-ria. Dopo la costituzione del nuovo gover-no abbiamo detto “almeno proviamo”, co-me diceva Donatella Poretti, a intrapren-dere la strada che al momento sembrereb-be la più percorribile quella di un interven-to sulle linee guida nonostante le osserva-zioni che faceva l’operatore che mi ha pre-ceduto. Penso che sia importante che noitroviamo il modo di ricostruire una riunio-ne tra tutti i soggetti, parlamentari e non,che hanno dato vita al fronte referendarioe hanno combattuto con tutte le loro for-ze per cancellare o modificare le parti peg-giori di quella legge. Io so che c’è un problema, lo dico moltofrancamente, per quello che riguardal’agenda politica del governo, e so anche ioche dovrebbe essere risolto intanto colbuon senso e con quell’assunzione di re-sponsabilità necessaria perché credo cheabbiamo condiviso - e condividiamo - miauguro in un’opinione che è prevalente,ma ne non sono certissima, che fa riferi-mento alle parti peggiori di quella legge equindi alla necessità di intervenire percambiarne radicalmente le sue parti peg-giori. Io credo che ci sia un problema di as-

sunzione di responsabilità, e per questo,secondo me, è importante rimettere inmoto un fronte di pressione che viene dal-l’interno, dal lavoro dei parlamentari e del-le parlamentari e che viene dall’esterno,anche. Con le sollecitazionidell’Associazione Coscioni, con le solleci-tazioni delle associazioni delle coppie chefanno fecondazione assistita. La mia per-cezione - e non vorrei che fosse non unostato d’animo mio soggettivo anzi vorreiessere la più oggettiva possibile - al contra-rio, la percezione è che tutti noi abbiamoaddosso il senso di una grande ferita allalaicità che ha rappresentato la legge 40, mauna grande ferita in termini proprio di me-rito e di contenuti di quella lettera dellalegge. Non solo sui temi dell’etica preva-lente, ma proprio le mostruosità, l’ingiu-stizia che ha rappresentato quella legge. Difronte a questa grande ferita è chiaro chemolti di noi hanno pensato che si potesse-ro determinare le condizioni per un cam-biamento rapido sul piano legislativo. Iosono una di quelle che pensa che la legge40 andrebbe assolutamente cancellata ecompletamente rifatta. Faccio i conti peròin senso più realistico possibile con la si-tuazione un po’ complicata su questi temiche riguarda anche la maggioranza chegoverna questo paese. Tuttavia la capacitàdi costruire un fronte secondo me diventadeterminante per riprendere in mano in-tanto la costituzione di un’iniziativa politi-ca, politica istituzionale, per riprendere inmano una sollecitazione, un livello di pres-sione almeno per quello che riguardaadesso qualche riformulazione delle lineeguida rispetto alle quali c’è stato persinoun impegno da parte del ministro Turcoche aveva affidato questo compito aMaura Cossutta con tutte le polemicheche sono insorte perché era troppo di par-te sulle vicende della legge 40. Noi, comeun gruppo di parlamentari donne abbia-mo deciso una autoconvocazione infor-male scegliendo la modalità della relazio-ne tra di noi. Convocarci per ricominciarea riprendere in mano la legge 40 per vede-re che iniziativa istituzionale possiamomettere in campo, e intanto per vedere cherelazione con il governo possiamo stabili-re, nella nostra responsabilità di parla-mentari, cercando su questo di mantene-re forte un rapporto con le associazioni, leassociazioni delle coppie, insomma tuttiquei soggetti, singoli e collettivi che sonostati la grande forza, nonostante gli esiti,dell’iniziativa referendaria. Io penso chesia un segnale da dare soprattutto all’inter-no ma anche all’esterno delle istituzioniparlamentari e del governo stesso.

AGGIRIAMO GLI OSTACOLI

CINZIA CAPORALEVicepresidente del Comitato nazionale di Bioetica.

Partecipo a titolo personale e che qualsia-si cosa io dirò non impegna il ComitatoNazionale per la Bioetica di cui sono Vice-Presidente. Pur tuttavia vorrei dire che ilComitato resta un interlocutore delle asso-ciazioni, dei singoli cittadini, degli opera-tori, dei settori della sanità, degli altri set-tori, della ricerca. Al Comitato ci si può ri-volgere per qualsiasi problema, non unproblema che riguarda delle persone connomi o cartelle cliniche, ma si può solleva-re una questione generale. Il Comitato ge-neralmente ha sempre ascoltato questevoci e nella maggior parte dei casi ha rispo-sto. E una risposta del Comitato può esse-re indicativa. Una cosa vera all’interno delComitato, spesso bistrattato, è che c’è unadiscussione molto aperta, c’è una grandeonestà intellettuale. Si cerca davvero di ve-dere fin dove ci si può spingere. C’è un dia-logo autentico, c’è permeabilità alle opi-nioni dell’altro cercando di capire se si

possono trovare delle soluzioni. Quindi uncomitato che lascia dei margini di apertu-ra, che risponde, che dà delle indicazioni,può essere proprio uno strumento utile.Il comitato non ha suoi propri mezzi fi-nanziari, non ha un suo budget. Però io so-no stata audita alla camera sulla questio-ne dell’eutanasia clandestina, probabil-mente la questione non è perfettamenteposta come dizione, come titolazione, pe-rò ritengo che un altro ruolo che il comita-to può assolvere è quello di fare da bordoscientifico per un’eventuale acquisizione,un’eventuale indagine che possa esseresostenuta dal Parlamento in settori speci-fici.Cioè: il comitato è un corpo vivo e riterreiche possa essere uno strumento di solu-zione di tutti, di tutte le parti, quindi vi in-vito a ricorrere al comitato quanto più pos-sibile.Ho passato tutto il tempo in sala conMirella Parachini che mi ricordava di ave-re una sorta di primogenitura, radiofonicase non altro, su queste tematiche con del-le trasmissioni a radio radicale su questetematiche. Ne sono orgogliosissima, ne so-no sempre stata orgogliosa e sono conten-ta che oggi riparta uno schieramento cheè sempre stato emozionante anche duran-te la raccolta delle firme referendarie. Peraffrontare le questioni di fine vita che misembrano altrettanto importanti che lequestioni di inizio vita. Sono un po’ stufadi perdere, quindi vorrei, questa volta, vin-cere. In questo senso ritengo che sianogiunte a maturazione certe iniziative an-che sul piano tecnico sono disponibile.Insieme con questo però mi sento di dire,da laica, che forse una delle ragioni dellasconfitta è stata anche nell’incapacità diascoltare le ragioni degli altri, di vedere ne-mici dappertutto, sottovalutando questio-ni che erano per loro irrinunciabile andan-do giù dritti. Io penso che si possa ogni tan-to aggirare gli ostacoli, con atteggiamentinegoziali che ho imparato all’Unesco do-ve esistono distanze culturali che non so-no quelle di questo paese, ma distanze cul-turali abissali, e dove, eppure, si giunge perintercessione ad alcune soluzioni etiche esu molti aspetti bioetici, facendo dei passiin avanti da gigante.All’estero, a livello delle Nazioni unite, labioetica è un settore che unisce, mentre in-vece in Italia è tra i più conflittuali.Insomma, ci dev’essere qualcosa di vizia-

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GIORNATA PER LALIBERTÀ DI RICERCA 7PER CAMBIARE

LA LEGGE 40:to, da parte nostra anche, che si può evi-dentemente emendare. Quindi disponibi-lità massima da parte di alcuni studiosi, diseguire appunto con tutto il supporto pos-sibile; invito al dialogo e invito anche ad af-frontare le tematiche di oggi anche conuna certa sistematicità, scorporando que-stione per questione. Credo che quella fe-rita di cui parlava la Zanotti prima esista.Esiste però anche da parte dell’opinionepubblica una stanchezza rispetto allaguerra dei mondi che c’è stata e ritengo in-vece che riprendere in mano questioneper questione singolarmente sia più profi-cuo in termini di successo e credo che nelrispetto dell’opinione pubblica possa es-sere davvero più efficace.

I FONDI PER LA RICERCA VANNO ACHI HA POCA LIBERTÀO NON LI MERITA

ANTONINO FORABOSCOConsigliere generale Associazione Coscioni,Professore all’Università di Modena e ReggioEmilia.

Io vedo le cose in positivo. Secondo me ilreferendum non è stato perso, perché i Sìhanno prevalso. In un paese come ilPortogallo, che non necessariamente rite-niamo tra i più avanzati, hanno fatto di re-cente un referendum sull’aborto, non si èraggiunto il quorum però hanno vinto i Sìe il governo si è impegnato, come avrebbedovuto fare questo governo a votare co-munque la legge per l’aborto. Quindi an-che il referendum è stato positivo e io ve-do anche un’altra cosa positiva: da questainiziativa è partita la ricerca di cambiare lalegge. Arriviamo adesso a proporre una co-sa che mi sembra veramente positiva ecioè di fare sì che si indica una giornata,messo tra parentesi, Nazionale, sulla liber-tà di ricerca. L'aver lanciato questa giorna-ta nazionale, di fatto, mi sembra una buo-na idea. Si tratta di un’iniziativa molto im-portante, e in questo vedo una positivitàperché è un progresso sempre delle idee edelle iniziative. La libertà di ricerca è se-condo me molto importante e la dobbia-mo tenere a livello nazionale, perché iblocchi alla libertà di ricerca in Italia sonodiversi dalle altre parti del mondo. Fare

un’iniziativa per la libertà di ricerca mon-diale, non ha lo stesso impatto che sulla li-bertà di ricerca in Italia dove ci sono dellecose molto specifiche che vanno affronta-te e di fronte alle quali abbiamo una visio-ne più vasta della libertà di ricerca. Innanzitutto è ovvio che per avere libertà di ricercaci devono essere i finanziamenti, ma que-sta è una politica che il governo attuale si ègià impegnato ad attuare, si è impiegato aincrementare quel famoso 1% dei fondidella ricerca per portarlo al 3% del PIL se-condo la proposta accettata anchedall’Italia a Lisbona.I fondi per la ricerca quindi ci saranno, eman mano che il paese progredisce ci sa-ranno sempre di più. A questo punto si de-vono affrontare i nodi centrali dalla legge40: fecondazione in vitro, libertà di ricercasugli embrioni. E' chiaro che quando vienesalvaguardata la libertà di ricerca sull'uo-mo si può poi pensare a lavorare in qual-siasi campo come lavoriamo sugli anima-li. Allo stesso modo possiamo lavorare sul-l'ovocita fecondato che è una parte biolo-gica senza personalità umana. Anche l'ar-gomento di ricerca, il materiale , è un pun-to che va dibattuto ed è ogetto di dibattito.Però ci sono punti che hanno particolaritàitaliana come quello di far si che ci sia pertutti i meritevoli ed i capaci la libertà di ac-cesso ai fondi. In altri paesi la libertà di ri-cerca ed accesso ai fondi sono strettamen-te collegati, in Italia questo non accade.Voglio dire che in Italia non c'è libertà di ri-cerca, perché non c'è libertà di accesso aifondi ai meritevoli; si tratta di un punto im-portante che dobbiamo assolutamentevalutare e batterci perché l'accesso ai fon-di non è assicurato. Di fatto in Italia c'è unsistema scandaloso di valutazione ed as-segnazione dei fondi. C'è una grande invo-luzione in vista, in quanto si parla già diprivilegiare dei centri di alta ricerca controil privilegio di tutte le università. Questo ècontro la costituzione, perchè per laCostituzione la sede primaria per la ricercaè l'università non i centri sovrauniversita-ri di cui più della metà sono in mano allaChiesa cattolica. I fondi per la ricerca, an-che quella sanitaria, a cui la legge dà l'l'%,per il 50% vengono dati agli IRCS e di que-sti IRCS, più del 50% sono in mano allachiesa cattolica, si chiamano Santa Maria,Santa Anna, Santa Chiara e via di seguito...Non solo non vengono date ai meritevoli,ma le leggi predestinano i fondi a struttreche di libertà di ricerca ne hanno poca. Aquesta situazione va aggiunto il fatto chetutte le università stanno subendo la scan-dalosa distribuzione dei fondi a parenti econoscenti. Ecco questa è un'ulteriore ri-caduta della mancanza di libertà di ricer-ca. Perchè vengono favoriti tutti i soliti no-ti e questo è un problema italiano, quindiben venga la giornata nazionale per la li-bertà di ricerca.

LUCA COSCIONI HAFATTO SENTIRE I MA-LATI IMPORTANTI

FILOMENA GALLOConsigliere generale Associazione Coscioni,Presidente Amica Cicogna

Ho sentito dire delle cose giustissime ini-ziando dal quadro scientifico fatto dal dot-tor Lanza. Ma non dobbiamo dimenticar-ci della vita dei malati. La vita dei malati edei pazienti che ogni giorno devono com-battere contro difficoltà che ogni giornofanno i conti col loro stipendio, per deci-dere se andare all'estero per avere un bam-bino in modo il più delle volte non sicuro,perché tutto ciò che era stato configuratocome far west in Italia si realizza all'estero.Questi sono argomenti già trattati duran-te il dibattito parlamentare sulla legge 15-

14. Argomenti che abbiamo trattato du-rante la campagna referendaria, alle voltesembra che parliamo la stessa la lingua mache non ci comprendiamo. Dopo 3 anniverranno pubblicati i risultati della legge 40ma non sui pazienti. Mancheranno i risul-tati delle coppie all'estero. Saranno risulta-ti di quella fetta di pazienti meno gravi:coppie giovani, senza patologie. E allora, seda qui dobbiamo iniziare, e io leggevosull'Agenda Coscioni l'appello per i refe-rendari, iniziamo ma come si deve, nelsenso che quegli impegni presi da ogniparlamentare durante il periodo referen-dario adesso possono materializzarsi. I cit-tadini, i malati, si aspettano i primi adem-pimenti di parole spese nel dire poi fare-mo. Noi stiamo aspettando quel "poi fare-mo" e da oggi bisogna riprendere questabattaglia contro una legge orribile, controla salute di noi donne, soprattutto e controla salute dei nostri figli. E' importantissimopartire dal giorno che ricorda la morte diLuca Coscioni, un uomo che senza mezzemisure ha fatto politica utilizzando - fa-cendo vedere - la propria malattia, facen-do sentire la parola dei malati importante.

DIAGNOSI PRE-IMPIANTO,UN DIRITTO

URBANO STENTAProfessore, Consulente Ministero Affari Esteri

Secondo l'OMS i disabili sono 650 milioni.In Italia sono circa 5,7 - naturalmente, con-siderando sia quelli lievi che quelli gravi.Qui però, come spesso dico, non bisognaconfondere la disabilità con la malattia, al-cuni disabili sono malati, hanno bisognodi cure costanti o sono in pericolo di vita,altri invece grazie a Dio hanno deficit, manon hanno malattie che li costringano adessere costantemente assistiti. Ecco per-chè la disabilità ha soprattutto nell'ambitodella convenzione dell'Onu del 13 dicem-bre è considerata solo un fenomeno diesclusione sociale. non già un fenomenosanitario. tanto è vero che alla sanità è sta-to dedicato un solo articolo. mentre tuttigli altri riguardano educazione, lavoro e viadicendo. la finalità è quella di inserire i di-sabili nella società. Ma se noi consideria-mo l'Italia. a seguito di tutti gli incidentistradali, si dice quanti sono i morti, manon i feriti, e non si dice quanti rimango-no disabili. Oltre ai disabili per incidentinel mondo del lavoro ci sono poi quei di-sabili che divengono tali a seguito di ma-lattie come il diabete che produce la cecitào altro e infine i disabili che nascono taliper motivi genetici. Di fronte a questa va-riegatura bisogna riprendere quel che di-ceva Lanfranco Turci e che anche io soste-nevo 2 anni fa. Chiaramente dobbiamo ri-durre il numero dei disabili per incidentistradali, migliorando traffico, macchine,tutto ciò che è migliorabile, ma dobbiamoanche affrontare la questione dell'analisipreimpianto; se si riesce ad ottenere que-sta analisi preimpianto si otterrebbe chealmeno per quanto riguarda le nascite aseguito di PMA si possono ridurre il nume-ro delle persone disabili che nascono permalattie congenite. Forse un disegno dilegge solo su questo a mio parere potreb-be anche essere adeguatamente sostenutoda un numero maggiore di parlamentaridi quelli che si sono opposti alla legge 40. Ilvero problema che bisogna chiarire unavolta per tutte è che c'è un diritto alla salu-te che è della madre, che è stato chiaritoanche dalle varie legislazioni dell'art. 32etc. che ci porta a sostenere che è dirittodei genitori sapere se il loro figlio sarà sanooppure no. Ed è meglio prevedere una ve-rifica sull'ovulo da fecondare piuttosto chedover fare una verifica tramite amniocen-

tesi e provvedere eventualmente all'abor-to. In questo modo si evita alla madre unsuccessivo trauma.

IL PARTITO DEL VISSUTO E IL “PARTITODELLA VITA” MARCO CAPPATO

Ringrazio tutti coloro che hanno parteci-pato a questa prima giornata nazionaleper la libertà di ricerca. Intanto per noi è unappuntamento e una ricorrenza; una ri-correnza che vorremmo l'anno prossimoarrivasse nelle università in giro per l'Italia.Spero che possa diventare l'appuntamen-to di riflessione a livello locale e nelle sin-gole accademie, nei dibattiti accademici econ il coinvolgimento degli studenti su tut-ti i diversi aspetti che l'AssociazioneCoscioni cerca di coprire con la sua inizia-tiva politica. Vorrei anche ricordareGiovanni Nuvoli, e salutarlo simbolica-mente per salutare tutte quelle personeche in questo momento stanno imperso-nificando il fatto che la lotta di Luca non èstata una lotta isolata di un caso che ha at-traversato come una cometa lo scenariopolitico. E bello pensare che si tratti di uncaso, una lotta che ha dato vita a un mododiverso di vivere la politica, le istituzioni, diviverla attraverso la propria libertà indivi-duale ed anche la propria condizione didebolezza e malattia. Grazie a UrbanoStenta abbiamo menzionato un altrogrande punto: quello dei diritti delle liber-tà delle persone disabili. A metà gennaiocon un Convegno a Milano ci siamo presi -tra le altre cose - un impegno a favore del-la ratifica immediata della ConvenzioneOnu sulla disabilità. Il "partito della vita"sta tenendo in vita Nuvoli da un anno in unreparto di animazione senza visite se nonper un ora al giorno, lo trattano come per-sona in coma pur essendo completamen-te capace di intendere e volere. Credo chequesto aspetto particolare del caso Nuvolici aiuti a comprendere come esistano ogginei reparti di rianimazione italiani miglia-ia di persone malate di questo tipo di ma-lattie che vengono depositate e reclusesenza che sia garantita l'assistenza che noichiediamo: il comunicatore simbolico perpoter comunicare col mondo.Dopodomani la Ministra Turco farà unaprima riunione della Commissione perl'aggiornamento del "Nomenclatore tarif-fario" cioè per aggiornare la strumentazio-ne rimborsabile dalle ASL. A Nuvoli, pro-babilmente domani, gli porteranno uncomputer, glielo porteranno adesso che hachiesto di porre fine alla propria esistenza.Magari lo portassero anche alla sua vicinadi stanza, la signora Serafina, anche lei èmalata di SLA all'ospedale di Sassari. Masiccome la signora non ha chiesto di mo-rire non le hanno neanche prospettato lapossibilità di comunicare attraverso ilcomputer. Noi ci occupiamo anche di que-sto, di assistenza; non crediamo che rispet-tare le scelte di fine vita sia contrario al ri-spetto delle scelte di vita e di cura di unapersona, anzi riteniamo che siano la stessacosa. E' stata la lotta di Luca Coscioni e perquesto quella memoria è viva negli obietti-vi dell'Associazione in questa giornata, inquesto 20 febbraio.

Trascrizioni di Nicola dell'Arciprete,Lorenzo Lipparini, Paolo Tatti, SimonaNazzaro, Marco Valerio Lo Prete.Revisionetesti:Marco Perduca.

@pprofondiscigli audiovideo completi sono disponibilisu www.radioradicale.it

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8 IL GOVERNODELLA CRISI

IL DIBATTITOPOLITICO8 !

NOI RADICALI DELLAROSA NEL PUGNOCarissimi Fabio, Cesare, Pasqualina,

alla crisi di Governo corrispondono crisi an-che dei soggetti politici che ci vedono rispetti-vamente impegnati: da una parte iDemocratici di Sinistra, alle prese con un pro-getto di Partito democratico costruito nella so-vrapposizione dei ceti dirigenti DS eMargherita, dall’altra la Rosa nel Pugno, nataall’insegna del trinomio “Blair-Fortuna-Zapatero”, ma subito paralizzata da preoccu-pazioni e calcoli relativi più alla gestione dellepostazioni elettorali Sdi che a questioni stra-tegiche.

La Rosa nel Pungo è stata sin dall’inizio l’occa-sione per offrire uno strumento di iniziativa“socialista, laica, liberale e radicale”, intenden-do questi quattro sostantivi non come espres-sioni di “componenti” o correnti, ma come si-nonimi di una sintesi politica innovativa.L’obiettivo è stato – ed è, per quanto ci riguar-da! – quello di ridare forza e consapevolezza disé a realtà sociali oggi non rappresentate, siasul piano dei diritti sociali e delle libertà eco-nomiche, dei diritti civili e delle libertà indivi-duali, della giustizia giusta e della legalità isti-tuzionale, di una “pace” da ottenere attraversol’affermazione del diritto universale alla de-mocrazia.

Su tutti questi temi, vi sono tra noi e voi impo-stazioni comuni e anche distanze importanti.Siamo convinti che oggi ciò che ci unisce pos-sa riguardare sempre di più il futuro della so-cietà italiana e della politica, mentre ciò che cidivide sia anche il risultato dell’ossificazionedi categorie ormai vecchie e inservibili.

A partire dalle lotte di Luca Coscioni ePiergiorgio Welby e dal concreto impegno par-lamentare e di governo delle politiche sulla ri-cerca scientifica, perseguiamo una laicità in-tesa non come principio astratto o categoriadello spirito, ma come concreta affermazionedi libertà che riguardano realtà sociali immen-se e clandestinizzate. La denuncia che da al-cuni di voi è venuta contro la natura e storiabipartisan degli esorbitanti costi di una politi-ca parastatalizzata e burocratizzata – in defi-nitiva, si tratta dei costi della non-democrazia- certamente trova elementi comuni di anali-si con l’impegno ultradecennale del Partito ra-dicale per la moralizzazione del regime italia-no.

Sul piano delle libertà economiche e della po-litica internazionale, una semplice fotografia

di “posizioni” potrebbe indurci a prendere at-to di distanze incolmabili. L’ambizione di of-frire soluzioni concrete a grandi problemi delnostro tempo - proprio nel momento in cui lasinistra comunista tieni in scacco la possibili-tà di governo di una sinistra riformatrice - do-vrebbe invece imporci ogni sforzo per cercaresoluzioni creative che consentano di uscire dacontrapposizioni ideologiche e schemi politi-cisti. Siamo certi di dover lanciare ormai unalimpida e chiarissima iniziativa che può faruscire dall’impasse delle politiche tradiziona-li nell’attuale drammatica congiuntura.

Abbiamo infatti la presunzione di credere chenelle nostre radici - il liberismo e socialismo diErnesto Rossi e Gaetano Salvemini – si trovinorisposte valide per l’oggi, urgenti per realizza-re un mercato fatto di regole e non un sistemacorporativo costruito sui privilegi. Abbiamo lapresunzione - spesso da voi condivisa tanto dafarci/farvi prendere comuni “tessere” delPartito radicale transnazionale o di NessunoTocchi Caino – che la nonviolenza gandhianae la vita del diritto internazionale alimentinofinalmente l’alternativa sia alle politiche delcomplesso militare e industriale che al neutra-lismo pacifista e nazionalista. Crediamo siaproprio questa l’impostazione del Satyagrahamondiale per la pace lanciato da MarcoPannella, che è il coerente sviluppo della cam-pagna “Iraq libero” alternativa all’interventomilitare.

Vi chiediamo oggi un incontro per confron-tarci sull’attualità politica e per individuarepossibili iniziative comuni. Senza pregiudica-re nulla di ciò che il nostro confronto può por-tare, e certo anche senza sottovalutare quelledistanze di merito e di metodo che esistono,siamo però consapevoli che, partendo daicontenuti, anche i “contenitori” della politicapossono dar vita a quel “nuovo possibile” oggicosì necessario e urgente a voi e a noi (noi ra-dicali e noi Rosa nel Pugno!) per la Riforma delnostro Paese e delle regioni del mondo strut-turalmente esposte ai rischi di esplosione diun conflitto di dimensioni globali.

In attesa di un vostro riscontro, vi salutiamocon amicizia.

Marco CappatoSegretario Associazione Luca CoscioniRita BernardiniSegretaria Radicali italianiSergio D’EliaSegretario Nessuno Tocchi Caino

Se Fassino nonriesce a dire“Radicali”...

[…] L'impegno nel proget-to della Rosa nel pugnoimpedì allo Sdi di esserepartecipe per la terza voltadell'esperienza unitariadell'Ulivo. Anche in quelcaso i Ds rispettarono lascelta socialista pur con-vinti che la collocazionenaturale dello Sdi fosse nelprogetto ulivista. La vitto-ria elettorale e la formazio-ne del governo Prodi solle-citeranno a formare i grup-pi parlamentari dell'Ulivo[...]. E sull'onda di questoprocesso Romano Prodi ri-lanciò la proposta di tra-sformare l'Ulivo in ungrande Partito democrati-co, progressista e riformi-sta, capace di realizzare unobiettivo ambizioso e mairaggiunto prima: dare al ri-formismo italiano, pluralenelle culture e nelle espe-rienze, una rappresenta-zione politica unitaria.Una proposta rivolta daProdi non solo a Ds eMargherita, ma a tutte leforze politiche di ispirazio-ne riformista - come lo Sdie i Repubblicani - nonchéa un arco vasto di soggetticulturali e sociali e a tuttiquei cittadini, che anchenon riconoscendosi neipartiti, si sono riconosciutie si riconoscono nell'Ulivo.[Si dice che...] Il Partito de-mocratico sarebbe condi-zionato da un ritorno diclericalismo che offusche-rebbe il carattere laico delnuovo partito. [...] Se oggi simanifestano rigurgiti neo-clericali e integralisti è an-che perché vi è chi guardacon preoccupazione allanascita del Partito demo-cratico. A Boselli non puòcerto sfuggire il grande va-lore politico della scelta di60 esponenti parlamenta-ri della Margherita chehanno ribadito il loro im-pegno di cattolici demo-cratici a difendere il carat-tere laico dello Stato e l'im-parzialità delle istituzioni.Proprio i Dico sono la di-mostrazione che si posso-no riconoscere le scelte divita e i diritti delle persone- quali che siano i loroorientamenti sessuali -senza lacerare la societàitaliana. […]

Piero Fassino, stralci da IlRiformista, 21 febbraio2007

@pprofondisci

Il dibattito sulla Rosa:www.rosanelpugno.it Le mozioni al congressoDS: www.radioradicale.it

...Boselli nonriesce a dire “Rosa nelPugno”

[…] Fassino sostiene che ilPartito democratico sareb-be lontano da qualsiasi in-fluenza clericale. È questauna delle questioni digrandissima rilevanza percomprendere il cambia-mento avvenuto nel pro-getto dell'Ulivo. La costru-zione di un Partito demo-cratico, infatti, presuppo-neva il superamento del-l'idea stessa che nostroPaese i cattolici faccianopolitica in quanto tali. Sisperava cioè che ciò cheera avvenuto prima con ilPpi di don Luigi Sturzo, poicon la Democrazia cristia-na dopo il collasso del vec-chio sistema politico nonavvenisse più. L'idea difondo era il superamentodella questione cattolicacome categoria separata edistinta nella politica italia-na. La Margherita, nelleambizioni di Prodi e Parisi,non avrebbe dovuto essereun ennesimo partito catto-lico, ma rappresentare unasorta di prototipo del futu-ro Partito democratico.Rutelli era stato indicatocome leader dellaMargherita proprio per lesue caratteristiche di estra-neità alla storia della Dc:come una sorta di garanzialaica che un partito com-posto quasi esclusivamen-te da post-democristianinon avrebbe avuto caratte-ristiche confessionali. Alcontrario, Rutelli si è com-portato in modo del tuttoopposto alla missione po-litica che gli era stata affi-data. Fassino rammentasolo come Rutelli abbiabloccato il processo di co-struzione dell'Ulivo, ma di-mentica - e non è un'omis-sione di poco conto - di ci-tare l'adesione che il leaderdella Margherita dette al-l'invito del cardinale Ruiniper l'astensione sul refe-rendum per la fecondazio-ne assistita. Eppure è pro-prio con questo atto checambiano in profondità leprospettive stesse dellaMargherita. È questa lascelta che a mio giudizioha messo in crisi l'Ulivo, al-meno nella versione diProdi e di Parisi, quella allaquale lo Sdi aveva dato lasua adesione. Non è infatticoncepibile un Partito de-mocratico che abbia al suointerno una componenteconfessionale. [...]

Enrico Boselli, stralci da IlRiformista, 22 febbraio2007

Occorre superare l’ostilità di Piero Fassino e il suo tentativo di assorbi-re lo Sdi nel Partito democratico, come anche vincere le resistenze diEnrico Boselli e dei suoi per il rilancio della scommessa di Fiuggi. E’invece auspicabile - ed anzi urgente - un confronto tra esponenti radi-cali e quelli (a partire dai Ds che criticano la prospettiva del Pd) che,con la loro iscrizione, hanno detto di condividere gli obiettivi delPartito radicale transnazionale, della Associazione Coscioni o diNessuno Tocchi Caino.In una fase politica contrassegnata da una im-potente fragilità dell’esecutivo e dalle peggiori tentazioni all’affossa-mento dei problemi,forze diverse (e ben consapevoli delle distanze di“merito”e di “metodo”che le dividono) possono pragmaticamente av-viare iniziative comuni sui più urgenti temi del momento,la Riformadel nostro paese e delle regioni del mondo maggiormente esposte alrischio di esplosione di un conflitto dalle dimensioni globali.

Lettera aperta a Mussi, Salvi e Napoletano

Page 9: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

EUTANASIA

9CASO WELBY!A VOI GLI 8.500 EURO DI PIERGIORGIO

MINA WELBYIl Riformista, 20 febbraio 2007

A due mesi dalla morte diPiergiorgio voglio dare pubbli-camente comunicazione di unasua volontà. «I testi del mio li-bro, Lasciatemi morire, non so-no più miei, Lo stesso vale pergli articoli del Calibano e tuttoquello che ho scritto sul forumdei Radicali italiani. Quei testiappartengono ai Radicali».Questo è quanto mi disse. Nonha lasciato scritto nulla, ma perme è un dovere sacrosanto esse-re l'esecutrice della sua volontà,del suo testamento. I primi pro-venti del libro, 8mila e 500 euro,li verso oggi - in occasione dellaprima giornata per la libertà diricerca, a un anno dalla morte diLuca - all'associazione LucaCoscioni.

Sia nei Radicali italiani che nel-l'associazione Piergiorgio avevatrovato la piena e disinteressataaccettazione della sua personagravemente disabile. Si è senti-to non solo accettato, ma valo-rizzato nelle sue capacità di ar-guto scrittore, fustigatore e iro-nico allo stesso tempo. Entranelle coscienze e muove anche ipigri. Spero che si realizzi presto

il suo desiderio che tutti quellicome lui, provati da malattieterribili, trovino presto anche inquesto Paese una vita dignitosa,senza sobbarcarsi sofferenzeinutili alla fine della loro vita.

Nello stesso spirito diPiergiorgio, chiedo anch'io dicogliere l'occasione di questagiornata speciale per iscriversiall'associazione Luca Coscioni,chiamando lo 06-6826. Per farecosa? Delle tante iniziative, io nevoglio ricordare una, che mi staparticolarmente a cuore, perchéPiergiorgio ha voluto esserne ilprimo firmatario pochi giorniprima di morire: la petizione alParlamento italiano per un'in-dagine conoscitiva sull'eutana-sia clandestina. Spero che ilParlamento non lasci cadere lanostra richiesta di un'indagineche faccia luce su dove e comevengono curate le persone conmalattie degenerative e termi-nali, spesso ricoverate in repartidi terapia intensiva, asettici eper troppo tempo, anche senzanecessità, con minimi contattiaffettivi. Si deve poter conoscerese ci siano episodi assimilabili avera e propria eutanasia o altritrattamenti al limite della legali-

tà o oltre la legalità.

Inoltre, dovremmo saperne dipiù su come funzionano vera-mente le terapie del dolore, finoa che punto viene rispettata lavolontà dei pazienti sul rifiuto ola cessazione di terapie o tratta-menti sanitari divenuti futili.Questa è la richiesta contenutanella "petizione Welby", con ol-tre 25mila firmatari di cui 170tra gli amministratori locali.Sono felice di poter continuaread impegnarmi per questoobiettivo. Il risultato potrebbeessere utilissimo al governo, perdare possibilità di vita e "fine-vi-ta" più accettabile e dignitosaanche a persone con gravissimedisabilità fisiche ma con alte ca-pacità intellettive. AlParlamento, potrebbe servireper verificare nella pratica l'ade-guatezza della legislazione.Sono convinta che nessuno do-vrebbe aver paura della cono-scenza.

@gisciFirma la petizione Welby suwww.lucacoscioni.it

RICERCA: L’ANTIDOTO LAICOGILBERTO CORBELLINIIl Riformista,20 febbraio 2007

A un anno dalla morte di LucaCoscioni, le sue ultime paroleconsegnate a un'audience pub-blica risuonano più attuali chemai, nella loro drammaticità per-sonale e politica. Solo pochi gior-ni prima, Luca aveva aperto i la-vori del primo congresso mon-diale per la libertà di ricercascientifica, denunciando il cini-smo con cui una concezione del-la politica, allo stesso tempo inte-gralista e opportunista, stava in-troducendo in Italia limitazioniincostituzionali della libertà di ri-cerca scientifica, contro i dirittifondamentali dei cittadini. «Io horisposto con il mio corpo - dicevaLuca - che in molti vorrebbero ri-durre a una prigione senza spe-ranza, e oggi rispondo con la miasete di aria - perché sono davve-ro sempre meno capace di respi-rare - che è sete di verità, sete di li-bertà».

In Italia la sete di libertà sta diven-tando un'emergenza vera.Qualcuno aveva paventato il pe-ricolo che la campagna antirefe-rendaria, in difesa della legge 40,ovvero la ben congegnata mani-polazione della comunicazione

scientifica sui temi referendari,veicolata da bioeticisti e scienzia-ti prezzolati dal Vaticano, rappre-sentasse un modello sperimen-tale per l'integralismo cattolico.Ovvero che ci si trovasse di frontea un'astuta strategia che potevafunzionare anche per condizio-nare negativamente altre sfere didiritti. Non è dovuto passare mol-to tempo per constatare che la re-altà supera ogni previsione. La re-cente vicenda che ha visto prota-gonista il co-presidente dell'asso-ciazione Luca Coscioni,Piergiorgio Welby, è stata caratte-rizzata da una comunicazioneterroristica da parte delle gerar-chie vaticane, rispetto al dirittocostituzionale individuale di ri-fiutare un trattamento medico.Allo stesso tempo, un'irrituale in-gerenza del Papa e dei suoi vesco-vi sta snaturando il dibattito po-litico sull'ampliamento dei dirittidi tutela giuridica e sociale delleunioni civili tra persone libere eresponsabili, queste ultime testi-moni di un clima nuovo che me-rita quantomeno qualche atten-zione da parte della politica. I po-litici e gli intellettuali laici, cre-denti e non, che ogni giorno si ge-nuflettono di fronte ai capriccisenili, camuffati con puerili ra-gionamenti teologici e morali, di

Ratzinger e di Ruini, dovrebberoriflettere che se un leader politicodemocraticamente eletto si com-portasse come questi due signo-ri, verrebbero probabilmente in-vocate delle procedure per di-missionarlo. Tuttavia, questi so-no problemi per la coscienza ci-vile e la dignità morale di queirappresentanti del popolo italia-no che avrebbero per legge il do-vere di rispettare la Costituzionee non i diktat del capo di uno sta-to straniero teocratico, e del suorappresentante politico in Italia.

E la libertà di ricerca scientifica?Perché insistere, in questo mo-mento, sulla libertà della scienza,sulla necessità di riprendere labattaglia contro la legge 40 e sul-l’opportunità che il governo e ilParlamento aiutino la ricercascientifica italiana a ritrovare unadignitosa collocazione nel qua-dro internazionale? Perché attra-verso il rilancio di una battagliaculturale per la libertà di ricercascientifica, il pensiero laico puòtrovare quella vitalità intellettua-le che in questo momento gli di-fetta, rispetto ai cattolici integrali-sti. Una cosa è certa: anche sepuò far sorridere la contradditto-rietà e l'insensatezza di certi ar-gomenti sostenuti dagli integra-

listi, funzionano benissimo comeattrattoli sul piano della comuni-cazione e portano il discorso a unlivello presuntamente intuitivo,dove la logica perde consistenza.E questo, almeno il Dottor Sottile,dovrebbe saperlo. Se non si elevail livello della discussione e del di-battito, l'esito della battaglia ri-schia di essere purtroppo segna-to.

Diversi interventi presentati alcongresso mondiale per la libertàdi ricerca scientifica, tenutosi aRoma nel febbraio del 2006, incorso di stampa in vista del se-condo appuntamento, previstoverso la fine dell'anno in Turchia,sostengono in modo convincen-te che una più attiva valorizzazio-ne culturale e politica delle anali-si e dei ragionamenti istruiti dallabuona scienza - quella prodottacioè utilizzando i criteri interni divalutazione e controllo dei risul-tati - è necessaria, nelle societàdemocratiche, per qualificare gliimmensi spazi di libertà persona-le che la stessa conoscenza scien-tifica e i progressi tecnologiciaprono nelle scelte riguardanti lesfere del vivere e del morire, dellasalute e della malattia. Per le tra-dizioni religiose integraliste, nul-la è avvertito come più minaccio-

so contro l'efficacia del proseliti-smo di una diffusa domanda dilibertà personale, alimentata dauna sana educazione liberaleorientata dalla metodologia del-le scienze empiriche.

L'associazione Luca Coscionicontinuerà la battaglia in Italia, ea livello internazionale, per affer-mare il principio, incarnato nellastoria della libertà in occidente,che la libertà di ricerca scientifi-ca, nella misura in cui non arrecadanni, è un «requisito essenzialedella democrazia, nonché un di-ritto civile e politico fondamenta-le, e una delle massime garanzieper la salute e il benessere del-l'uomo». Queste parole sono sta-te sottoscritte da centinaia discienziati e intellettuali che ade-riscono al congresso mondialeper la libertà di ricerca scientifica.La dichiarazione di Roma de-nunciava anche «le preoccupan-ti tendenze oscurantiste e setta-rie che, attraverso legislazioniproibizioniste e drastiche ridu-zioni dei finanziamenti, minac-ciano la laicità dello Stato e la li-bertà di ricerca, tra l'altro ostaco-lando lo sviluppo di cure» che po-trebbero migliorare le condizionidi vita di miliardi di persone intutto il mondo.

Paola Binetti:Welby? “Un ingrato”In una intervista di FlaviaAmabile apparsa su LaStampa il 24 febbraio scor-so, la senatrice Paola Binetti(Margherita), dopo averspiegato che occorre rin-graziare “il Padreterno per-ché solo da lui poteva giun-gere una mano così ina-spettata” nell’affossamen-to del disegno di legge sulleunioni civili, ha auspicatoche – all’indomani dellacrisi - adesso il governo “siprenda una pausa di rifles-sione anche sulla legge sultestamento biologico che sipresta alla stessa strumen-talizzazione dei Dico. Sonomolto preoccupata per ilcaso Nuvoli, sono certa chesubito dopo la sua morteapparirà un’altra icona vi-vente. I radicali hanno unalista: era ancora caldo il ri-cordo di Luca Coscioni cheè apparso Welby, poi è statala volta di Nuvoli. Il tuttoanche con una certa ingra-titudine nei confronti dellascienza”. “Welby ingrato?”,chiede l’intervistatrice.“Certo, Welby ha mai pen-sato che è arrivato fino asessant’anni solo grazie alprogresso scientifico e checi sarebbero stati tanti ma-lati che sarebbero più chefelici di aver vissuto comelui?”.

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10 CASO NUVOLIEUTANASIA !

PERCHÉ DA UN ANNO ÈSEQUESTRATO IN RIANIMAZIONE?

“SE L’EMBRIONE NON PUÒ ESSEREMANIPOLATO, PERCHÈ IO SI?”

Giovanni Nuvoli. “Il caso”

Chi è Giovanni Nuvoli. 53enne, di Alghero, ex arbitro ed allenatore di calcio e basket,è affetto come Piergiorgio Welby dalla distrofia muscolare. Al Presidente dellaRepubblica Napolitano ha scritto: “E’ assurdo che la legge non tenga conto della miavolontà. Voglio morire, basta torture mediche”.

2000. Giovanni inizia a sentirsi sempre più stanco, ha difficoltà a coordinare il mo-vimento delle gambe. Scivola, le mani gli prendono a funzionare male. “Facemmotutte le visite del caso – ha spiegato Maddalena Soro, la moglie, ai media - ed il re-sponso fu terribile: sclerosi laterale amiotrofica”. A 6 anni di distanza la mente restalucida ma i muscoli del corpo sono devastati.

2003. Il primo ricovero in ospedale. Da quel momento è un continuo spostarsi daldomicilio all'ospedale, fino al febbraio 2006. L’assistenza domiciliare è garantita inun primo momento dal reparto di terapia intensiva di Sassari; poi subentra il comu-ne, e la moglie lamenta l’inesperienza sempre più evidente degli assistenti che de-vono trattare Giovanni. “A volte avevo il terrore”, dichiara Maddalena Soro a RadioRadicale, riferendosi al fatto che spesso – anche per le operazioni più semplici, il per-sonale si dimostrava

2006. Nel mese di febbraio Nuvoli entra in terapia intensiva. In questo reparto, l’uni-co che lo possa accogliere nonostante non sia in realtà adatto alle sue esigenze, Nuvolipuò ricevere visite solo per un’ora al giorno. Se prima dell’inizio della malattia pesa-va 80 chili per 1,85 metri di altezza, dimagrirà ora fino ad arrivare agli attuali 23 chili.

13 febbraio 2007.Il caso attira la stampa nazionale. Nuvoli ha infatti richiesto chesi sospendano le cure, ma la Procura di Sassari ha dichiarato inammissibile la sua ri-chiesta di “staccare la spina”. Secondo il pm “non si può costringere un medico, nep-pure indirettamente, a compiere un atto al quale la sua coscienza si ribella. Premereil tasto del ventilatore è come premere un grilletto”.

22 febbraio 2007.Dopo tre anni dalla richiesta fatta dalla moglie, finalmente arri-va il computer-sintetizzatore che permetterà a Nuvoli di comunicare. “Non si capisceperché si sia aspettato che Nuvoli chiedesse di morire per mettergli a disposizione ilcomputer chiesto da anni, e non si capisce perché la stessa possibilità non sia offer-ta alla sua vicina di isolamento, nel reparto di rianimazione, la Signora Serafina, an-ch’essa malata di sclerosi laterale amiotrofica”, ha dichiarato il segretariodell’Associazione Luca Coscioni, Marco Cappato. Fino a quel momento il paziente hacomunicato con il resto del mondo solo attraverso il movimento, sempre più diffi-coltoso, delle palpebre e degli occhi.

MAURIZIO TURCO Interrogazione parlamentare

Premesso che:

il deputato europeo Marco Cappato hadenunciato pubblicamente che il SignorGiovanni Nuvoli è ricoverato pressol’Ospedale di Sassari nel reparto di tera-pia intensiva da oltre un anno. GiovaniNuvoli, malato di sclerosi laterale amio-trofica, si trova in una condizione simile aquella di una persona in coma da unpunto di vista meramente fisico. E' infat-ti attaccato a un respiratore e impossibi-litato a qualsiasi movimento e persino aparlare. Psichicamente invece, il SignorGiovanni Nuvoli è perfettamente vigile ecapace di intendere e di volere, e dunque

avrebbe bisogno vitale di poter usufruiredel massimo di sollecitazioni e stimoli daun punto di vista psicologico e relaziona-le. Purtroppo però, il reparto di terapiaintensiva consente (e nemmeno sem-pre!) visite per massimo un'ora al giornoda parte di massimo due persone.

Premesso altresì che:

- in Italia la disponibilità di letti di TerapiaIntensiva è spesso al di sotto delle realiesigenze- i reparti di Terapia Intensiva presenta-no tassi di infezioni ospedaliere fra i piùalti nell’ambito dei reparti ospedalieri, eche dunque una presenza prolungata enon giustificata da indiscutibili motiva-zioni cliniche costituisce un rischio og-

gettivo per il paziente

Per sapere:

- Quali motivazioni cliniche giustificanoil ricovero in Terapia intensiva da oltre unanno, invece che in altri reparti tipo ria-bilitazione, pneumologia o altro ancora,ovvero se vi siano protocolli che giustifi-chino il “trattamento” riservato al SignorNuvoli;- se ritiene che il caso del Signor Nuvolisia un caso limite o invece sia una praticadiffusa, ovvero se dispone di un sistemadi monitoraggio sull’uso della terapia in-tensiva o se intende avviarlo- Se vi sono motivazioni organizzative-gestionali-economiche dell’Azienda pertale scelta

- Quali condizioni regolano il rimborsodelle prestazioni di Terapia Intensiva,nell’ambito del contratto tra Regione eAzienda- Se si è tenuto conto che una lunga per-manenza in Terapia Intensiva ostacola lavita di relazione e di comunicazione coni famigliari- Per quali motivi solo ora è stata messa adisposizione una moderna strumenta-zione per la comunicazione basata suimovimenti oculari, tenendo presenteche questi ed altri sistemi sono disponi-bili sul mercato da tempo.- se si è realizzato un piano per mettere adisposizione tale moderna strumenta-zione per tutti i malati nelle stesse condi-zioni

“Se l’embrione non può essere manipo-lato dall’uomo, perché l’uomo può ma-nipolare me?”. Secondo MaddalenaSoro, moglie di Giovanni Nuvoli, questoè in sintesi il pensiero del marito, mala-to di sclerosi laterale amiotrofica che or-mai da un anno è nel reparto di riani-mazione dell’ospedale SantissimaTrinità di Sassari. In un’intervista aRadio Radicale, la signora Soro spiega:“Mio marito è in queste condizioni sinda quando è stato tracheotomizzato nel2003, obbligato a stare in un letto”.Secondo la moglie, Nuvoli è “coscientis-simo”,e si trova nel reparto di rianima-zione “dai primi del febbraio 2006” an-che per le carenze del personale domi-ciliare; “negli ultimi tempi abbiamo no-tato che sono venuti a casa 27 infermie-ri nuovi, appena laureati e che non co-noscevano la patologia. Oppure perso-ne che ammettevano di non saper farealcune manovre su mio marito. Avevo ilterrore. Non riuscivano nemmeno aleggere il cartello con cui mio marito co-munica”.

La signora Soro ha ricordato come “dadiverso tempo” suo marito avesse chie-sto “la possibilità di comunicare con uncomputer”. Dopo tre anni dalla richie-sta, “ora il primario ha dei dubbi su co-me io interpreti i messaggi di mio mari-to, e quindi si è deciso a chiedere que-sto sintetizzatore”. Ci sono parole ancheper le autorità religiose locali: “Il vesco-vo si è accorto di noi con il clamore deigiornali. È arrivato un sacerdote chenon conoscevamo, dicendo che era lìper confessare mio marito”. Ai “religio-si”, così li definisce la moglie di Nuvoli,a quelli che dicono che comunque la vi-ta è bella e va vissuta fino in fondo, ri-batte: “Provate, per quattro o cinquegiorni, a stare voi attaccati alle macchi-ne. Giovanni Nuvoli ha già sopportatomoltissimo. I problemi saranno suoi,davanti a Dio, e non quelli del vescovoche non ha saputo fare il pastore.Adesso vengono, adesso si rendonoconto, adesso ci cercano? – ha concluso- ora che siamo distrutti dal dolore?”.

Maddalena Soro: “Da tre anni mio marito chiede un computer per comunicare”.“Il vescovo si è accorto di noi con il clamore dei giornali”.

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EUTANASIA

11CASO NUVOLI!MARCO VALERIO LO PRETE

“Diremo ai nostri iscritti, in ma-niera ufficiale, di non farlo: di nonprestarsi a 'staccare spine' comenel caso di Piergiorgio Welby ocome chiede Giovanni Nuvoli”.Così ha sentenziato il presidentedell'Associazione anestesisti ria-nimatori ospedalieri italiani(Aaroi), Vincenzo Carpino, conuna presa di posizione da partedell'associazione innanzituttonei confronti dei propri iscritti,oltre 8.500 professionisti su un to-tale di 10.000 anestesisti in Italia.“Come associazione dei medicianestesisti - ha affermatoCarpino - siamo assolutamentecontrari all’ipotesi del distaccodella spina, anche in casi comequelli di Welby e Nuvoli. Siamocontrari, naturalmente, a che ciòavvenga in ospedale, ma la nostracontrarietà è totale perchè, perdefinizione, l'anestesista-riani-matore è il medico della vita enon colui che può essere chia-mato a dare la morte”. “Non cipresteremo all'indicazione distaccare la spina e chiediamo, orapiù che mai, che il Parlamento le-giferi sulla materia, prevedendocomunque l'obiezione di co-scienza per il medico, come per lalegge sull'aborto. Come presi-dente Aaroi - ha aggiunto - disap-provo dunque un atteggiamentodi apertura alla possibilità, in par-ticolari casi, di staccare la spina,poiché l'Aaroi non può accettareil principio che i medici siano inqualche modo chiamati a dare lamorte; e' - ha concluso - una veracontraddizione in termini, inac-cettabile”.La vera contraddizione è piutto-sto quella tra le dichiarazioni diCarpino e la Costituzione, che ai

cittadini garantisce il diritto al-l’autodeterminazione quale di-ritto fondamentale (art. 32). Daparte dell’Associazione LucaCoscioni, non si è tardato a far-

glielo notare: “A fronte dell’artico-lo 32 della Costituzione, che pre-vede in modo inequivocabile ildiritto del paziente di rifiutare untrattamento sanitario, oltre chedella deontologia professionaledel medico, le dichiarazioni diCarpino devono essere conside-rate per quelle che tecnicamentesono: istigazione a delinquerecontro i malati, cioè istigazioneagli anestesisti italiani ad opera-re violenza contro i pazienti nelcaso essi esprimano la decisionedi interrompere un trattamentomedico quale la respirazione ar-tificiale”.A quanto riferiscono le agenzie,Carpino ha precisato di non par-lare a proprio nome, e forse – ag-giungiamo noi - nemmeno a no-me del solo sindacato di cui èpresidente, ma si è spinto sino adire che “la posizione della cate-

goria è chiara”. Quasi che MarioRiccio, come anche tutti gli ane-stesisti che ogni giorno in Italia ri-spettano in piena legalità la vo-lontà dei pazienti, e perfino l'or-dine dei medici di Cremona, cheha appena archiviato il procedi-mento contro l'anestesista del“caso Welby”, non esistessero ofossero da considerare al di fuoridella “categoria”. “La funzione delmedico, nel caso di richiesta diinterruzione di un trattamentosanitario – lo ha ricordato l’euro-parlamentare della Rosa nelPugno Marco Cappato - non èquella di “staccare la spina”, attoche non può essere imposto anessuno, senza bisogno che siscomodi la necessità di una fan-tomatica “obiezione di coscien-za”, ma semmai quella di garanti-re che tale atto possa essere rea-lizzato sotto sedazione, cioè evi-tando di condannare il pazientea morire tra sofferenze atroci.Assistere il paziente nell’interru-zione di una terapia non più vo-luta ed evitare la sofferenza delpaziente è preciso dovere deon-tologico del medico, e la strutturasanitaria che si rifiutasse di assol-vere questo compito si rende re-sponsabile di violenza nei con-fronti del paziente stesso.Dispiace che Carpino e il suo sin-dacato preferiscano fare politicae preoccuparsi di una inesistentepressione sui medici affinché“stacchino le spine”, invece dipreoccuparsi del rispetto dellaCostituzione e della volontà deipazienti quotidianamente calpe-stata negli ospedali e al capezzaledei malati terminali in Italia”.Un’ottima occasione perché daqueste colonne, come dalle piaz-ze e da parte dei deputati, si rin-novi la richiesta al Parlamento,

ma anche al Governo, affinché sirealizzi una grande indagine co-noscitiva sulla “morte all’italiana”,cioè sull’eutanasia clandestina,

sulla disponibilità di assistenza eterapia del dolore ai malati termi-nali e sull’effettivo rispetto dellavolontà di sospendere le cure.

Assistere il pazientenell’interruzione di una terapianon più voluta è preciso dovere

deontologico del medico

Ascolta “Il Maratoneta”, latrasmissione dell’associazione LucaCoscioni in diretta su Radio Radicaleogni sabato dalle 14:30 alle 15:30.

La trasmissione, curata da MirellaParachini e Luigi Montevecchi, oltrea trattare ed approfondire i temidell’attualità politica sui temi dellabioetica e della ricerca, informasulle attività dell’associazionestessa.

“Il Maratoneta” è oggi scaricabileanche in podcasting o riascoltabilein streaming. Tutte le informazionisu www.radioradicale.it ewww.lucacoscioni.it.

INVIA UN CONTRIBUTO E RICEVERAI IL NOSTRO GIORNALE NOTIZIE RADICALI

A chi vuole, auguro di vivere cent’anniGiovanni Nuvoli ha fatto una scelta personale e hail massimo rispetto per chi ne fa una opposta allasua. L'ha sottolineato la moglie, Maddalena Soro,prendendo spunto da una conferenza organizzataoggi a Sassari dal movimento cattolico''Scienza&vita'' che ha presentato una lettera scrit-ta dalla moglie di Carlo Marongiu, un malato di Sladella provincia di Oristano che ha scelto una stradadiversa. L'uomo si trova da anni nella stessa condi-zione dell'ex rappresentante e arbitro algherese maha scelto, dalla sua casa dove e' bloccato a letto, divivere. ''E' una scelta che rispetto - ha detto la don-na - se Carlo Marongiu vuole vivere 100 anni gli au-guro che Dio lo faccia vivere 100 anni. Giovanni hafatto una scelta diversa e personale, mio marito hadeciso per se stesso e non per gli altri e non sta chie-dendo ne' a Carlo Marongiu ne' a nessuno di se-guirlo nella sua decisione'. In Sardegna siamo unmilione e mezzo di persone che vogliono vivere eGiovanni non sta chiedendo a nessuno di seguire ilsuo esempio. Lui ha scelto di smettere di soffrire etutti - ha concluso - dovrebbero rispettare il suo de-siderio e il suo dolore''.

DAL SINDACATO ANESTESISTI UNA ISTIGAZIONE A DELINQUERE

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12 CASO WELBYEUTANASIA !

Liberazione, 2 febbraio 2007

“Sollevato. innanzi tutto sonosollevato”. Esordisce così il dottorMario Riccio mia manciata di oredopo aver appreso la notizia chearriva dall'ordine dei medici diCremona: la scelta del dottorRiccio di acconsente all'interru-zione di terapia decisa daPiergiorgio Welby - si legge nel co-municato - non viola il codice de-ontologico dei medici. Queste, insoldoni, le motivazioni dellacommissione di Cremona. In at-tesa della decisione della Procuradi Roma - che dovrà verificare sesi sia trattato di eutanasia e in ba-se a questo decidere se archivia-re il caso oppure ipotizzare reati eandare avanti con le indagini -ildottor Riccio si lascia andare adalcune considerazioni e com-menti.

Come ha appreso la notizia dellacommissione di Cremona?

Attendevo con giusta preoccupa-zione questa decisione che ora èmotivo di grande conforto digrande soddisfazione.Soprattutto perché è stato rico-nosciuto il diritto dei pazienti diinterrompere in qualsiasi mo-mento le terapie mediche, senzaper questo contravvenire al codi-ce deontologico.

A questo punto dovrebbe esserechiaro a tutti che l'interruzionedi una terapia è un diritto dei pa-zienti ed un "dovere" dei medici.

Assolutamente, l'ordine ha con-fermato che deontologicamentele terapie possono essere sospesesenza per questo incorrere in nes-suna infrazione. Su questo puntovoglio essere chiaro: il mediconon ha l’obbligo di curare, ma hala facoltà di curare come del restoha riconosciuto il tribunale civiledi Roma. In parole povere vogliodire che il paziente ha il diritto diinterrompere la terapia quandovuole.

La palla passa ora alla procura dlRoma che dovrà decidere seaprire o no un fascicolo sullamorte di Piergiorgio Welby.

Certo, per quanto importante, finqui siamo solo di fronte ad unavalutazione di una commissionedell'ordine dei medici. Ora atten-diamo il parere della procura diRoma che ha aperto un fascicolosulla morte di Welby. Sarà propriola procura che dovrà decidere searchiviare oppure far partire leipotesi di reato.

In ogni caso l'ordine dei mediciriafferma il diritto del paziente dirifiutare una terapia.

Certo, un diritto che è stato ri-confermato. Un diritto, inoltre,che c'è sempre stato. Il pazienteha sempre deciso se accettare orifiutare la cura. Un diritto chediscende direttamente dalla no-stra Carta costituzionale. Tuttinoi, chissà quante volte, abbia-mo deciso di rifiutare oppurenon seguire le indicazioni tera-peutiche del proprio medico.

Decisioni, però, che di solitonon causano la morte.

Beh, qui è il momento di met-tersi d'accordo. Se un diritto ètale, vale per tutti ed in ogni ca-so. Anche se si dovesse arrivarela morte.

Come mai allora, tanto clamo-re intorno alla vicenda diWelby? In fondo si trattava "so-lo" dl un'interruzione terapeu-tica.

La scelta di Welby era perfetta-mente conforme a questo dirit-to. Il fatto è che lui ha volutoportare avanti anche una batta-glia civile sul diritto all’eutana-sia. Lui aveva anche questa pos-sibilità. Tutto è nato con la sualettera indirizzata al presidentedella Repubblica Napolitano.Una lettera in cui chiedeva divarare una legge sull'eutanasia.

Una lettera ed un messaggio chepoi, il presidente della cameraBertinotti, ha girato e rivolto al-la camera dei deputati. Ma tuttisappiamo come è andata a fini-re. La legge non si è fatta.

Comunque è bene specificaredi nuovo che su Welby non c'èstata eutanasia.

Certo, il mio ruolo è stato quello disuggerire e di spiegare a Welby eagli amici radicali che si poteva fa-re tutto rimanendo nel campodella legalità. C'erano le condizio-ni per interrompere la terapia edarrivare allo stesso risultato senzaper questo compiere eutanasia.

Lo rifarebbe?

Ho gia detto che il mio è un lavoroospedaliero. Welby è stato un ca-so molto particolare. Una vicendache mi ha coinvolto anche emo-tivamente ma che non si ripeteràmai più.

E' servita a qualcosa la battagliadi Welby?

lo credo che l'Italia sia un paeseabbastanza maturo per parlare diquesti temi, di etica e di bioetica,in un clima di rispetto e di tolle-ranza delle reciproche posizioni econvinzioni.

LAVINIA DI GIANVITOCorriere della Sera, 22 febbraio 2007

Piergiorgio Welby non è mortoper una dose massiccia di seda-tivi, ma solo perché, il 20 dicem-bre, è stata staccata la spina chelo teneva in vita. È il risultatodella consulenza affidata dallaprocura al medico legaleStefano Moriani, al docente dianestesiologia Paolo Pietropaolie alla tossicologa FedericaUmani Ronchi. I tre medici, nel-la relazione consegnata ieri,hanno stabilito che i farmacisomministrati a Welby sono ri-sultati «nella norma». Il fascico-lo aperto dal procuratoreGiovanni Ferrara e dal pm

Gustavo De Marinis è un «attirelativi» , privo di ipotesi di reatoe responsabili. I magistrati at-tendevano l'esito della consu-lenza per decidere se indagareMario Riccio, l'anestesista cheha staccato il ventilatore (e cheè stato denunciato da FrancescoCossiga per omicidio del con-senziente), e il segretario del-l'associazione Luca Coscioni,Marco Cappato, che si sono au-toaccusati di aver aiutato Welbya morire. A questo punto però èprobabile che l'inchiesta finiscain archivio.

Agli atti c'è già il provvedimentocon cui l'Ordine dei medici diCremona ha scagionato Riccio.

“Non è stata eutanasia - ha spie-gato il presidente, AndreaBianchi - ma interruzione di untrattamento richiesto dal pa-ziente”. La procura, peraltro,aveva già scelto una linea “noncolpevolista” in occasione del ri-corso di Welby al tribunale civi-le. “L'intervento medico - ave-vano scritto i pm SalvatoreVitello e Francesca Loi - è legit-timato dal consenso valido econsapevole del paziente, inforza degli articoli 13 e 32 dellaCostituzione che tutelano an-che il diritto di autodeterminar-si”. Sotto quel parere c'è anchela firma del procuratore Ferrara,che ora dovrà decidere se chiu-dere o proseguire l'inchiesta.

Riccio attende la decisione dellaprocura ma, osserva, «se fosseconfermato l'esito della periziasarebbe un'attesa e sperata con-clusione, una conferma della vialegale percorsa”. Il risultato dellaconsulenza «non è una sorpre-sa» per Ignazio Marino, presi-dente della commissione Sanitàdel Senato, fin dall'inizio con-vinto della «libera e legittimascelta di Welby». “Non cambianulla - ribatte invece RiccardoPedrizzi, presidente dellaConsulta etico-religiosa di An -,chi ha sospeso la ventilazionepolmonare deve essere incrimi-nato. La magistratura faccia ilsuo dovere, che è quello di ap-plicare le leggi”.

HO RISPETTATO LA SUAVOLONTÀ SECONDO LEGGE

INTERVISTA A MARIO RICCIO

L'ordine di Cremona ha confermato che deontologicamente le terapie possono essere sospese

“WELBY NON È MORTO PER I SEDATIVI”Nessuna “assoluzione”, ma l’ennesima conferma che Piergiorgio ei radicali operarono nella legalità

DALLA PARTEDI RICCIO

Ordine medici, Periti dellaprocura e cittadini diCremona a sostegno diMario RiccioIl 3 febbraio, due giorni do-po il verdetto dell’Ordinedei Medici di Cremona, adue settimane dai risultatidefinitivi della perizia dellaProcura che hanno stabili-to che Piergiorgio Welby èdeceduto per morte natu-rale e non a causa dei seda-tivi somministratigli, i citta-dini di Cremona hannoconsegnato oltre 2.120 fir-me di solidarietà al medicoMario Riccio. Tra i firmatarispiccano i nomi diMaurizio Mori, CesareGalli, Giulio Giorello,Gianni Vattimo, GianfrancoPasquino, GianfrancoSpadaccia e GiovannaLazzari. Una iniziativa, as-sicurano il Comitato cre-monese per la Libertà diCura e di Rierca Scientificae la Cellula Coscioni diCremona, partita dalla so-cietà civile, dalla gente co-mune. Le firme sono stateraccolte nei mercati, nellestrade e nelle piazze: Riccioha detto “grazie” più volteper la tanta solidarietà,“specie questa, così infor-male e sentita”. Tante firme, e-mail da tuttaItalia, il senso di una “batta-glia di umanità e civiltà cheil Comitato proseguirà,speriamo con la collabora-zione di tanti”.

@pprofondisciLe iniziative della CellulaCoscioni di Cremona:www.radicalicremona.it Informazione sul Comitatocremonese per la Libertà dicura e di ricerca: [email protected]

Oltre 2.100 firme di solida-rietà. Sabato 3 febbraio,Palazzo Cittanova diCremona.

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EUTANASIA

13TRA LEGGE GIUSTIZIA E SCIENZA!

STEFANO RODOTÀ

[…] La fuga della giurisdizione dase stessa è esemplificata dallequestioni come il “caso Welby”,la dichiarazione di inammissi-bilità nel caso di Eluana Englaro,l’ordinanza con la quale CorteCostituzionale ha dichiaratol’inammissibilità della questio-ne sollevata dal caso di Cagliariper quanto riguarda la legge sul-la procreazione assistita. Questa“fuga” ha una traccia evidentenella stessa relazione delPresidente della Corte Supremadi Cassazione per l’inaugurazio-ne dell’anno giudiziario, quan-do ha invocato l’intervento dellegislatore in questa materia,con riferimenti che a mio giudi-zio sono impropri. La giurisdi-zione fugge in molti modi da séstessa, o rifugiandosi semprepiù nell’invocazione del legisla-tore, o anche – questo si ritrovaanche nell’intervista, ancor piùche nell’intervento, del presi-dente della Corte Costituzionale– quando ha rivolto un invito aigiudici affinché non solo sianopiù attenti nelle ordinanze di re-visione, ma affinché esercitino illoro potere diffuso di interpreta-

zione adeguatrice. Questo è unpo’ anche per giustificare il nu-mero veramente notevole di di-chiarazioni di inammissibilitàdella corte. Il rapporto tra giurisdizione e le-gislazione, cioè la necessità di ri-flettere, non solo da parte dei di-retti interessati, cioè da parte deigiudici, sul ruolo costituzionaleche oggi hanno all’interno deinostri sistemi. Queste invocazio-ni in altri momenti non ci sonostate e la Corte Costituzionale hafatto operazioni di grandissimarilevanza in termini di tutela didiritti fondamentali, di capacitàdi rinnovamento giuridico nelsuo complesso, che oggi non sose farebbe. Penso ad una sen-tenza come quella sull’interru-zione di gravidanza, che ha pre-ceduto il legislatore, oppurequella sull’identità sessuale. Lericordo per insistere su un dato,cioè il fatto che oggi ci si muovein un contesto politico e cultu-rale così degradato, da renderepiù difficile il lavoro di tutti, nonsolo dei giudici. Sicché iniziati-ve come questa (l’incontro "Igiudici. I casi Welby e Englaro.La libertà di disporre di sé",n.d.R.) lo dico con sincerità, mi

sembrano importanti per ritro-vare i fili di una cultura e perchési contrasti questa regressione;altrimenti il giudice rimpalleràsul legislatore, questi vedrà esal-tate le sue difficoltà e cercherà asua volta di uscirne con qualcherinvio ai giudici, creando un cir-colo vizioso difficile da inter-rompere. I giudici non devonofuggire dalle loro responsabilità;

noi ricordiamo sempreMontesquieu perché diceva cheil giudice era la bouche qui pro-nonce la loi, ma c’è anche unadelle sue espressioni più effica-ci, secondo cui le pouvoir de ju-ger, si terribile parmi les hom-mes, che sta proprio ad indica-re la responsabilità enorme delgiudice, cui questo non si puòsottrarre, a maggior ragione inquesto momento storico ed inqueste materie. Commentandola giurisprudenza degli ultimianni della Corte Europea deiDiritti dell’Uomo, è stato notatocome, riscontrando un dato difatto, ormai in queste materie ilpotere di decisione è passato aigiudici, cioè per tutto ciò che ri-guarda il mutamento dei costu-mi e l’influenza della scienza edella tecnologia. Perché? C’èuna prevaricazione dei giudici,forse? No, non è così. Ammessopure che debba essere il legisla-tore a definire l’accanimento te-rapeutico, sappiamo benissimo

che una decisione legislativa sa-rebbe sottoposta all’usura de-terminata proprio dall’innova-zione scientifica e tecnologica. Illegislatore, lo sappiamo benissi-mo, non è in grado di seguire unmondo, una vicenda ed una di-namica così forte come quellaintrodotta dall’innovazionescientifica e tecnologica, perchéil suo sarebbe un inseguimentoimpossibile. Questo non dipen-de solo dai limiti del nostro si-stema. In Francia si è parlato,quando furono introdotte le leg-gi di bioetica del 1994, di “legi-slazione a termine”, le “sunsetrules” di cui parlano gliAmericani, una legislazione de-stinata a tramontare proprioperché dopo alcuni anni il legi-slatore ci tornasse sopra. Questoincrina forse la base stessa del-l’ordinamento democratico?Certamente no; il legislatore èindispensabile, tant’è che lostesso recupero dell’autorità edella legittimità del parlamento,perduta nei mille rivoli della le-gislazione di settore, è affidataalla capacità dei parlamenti, intutto il mondo, di recuperare lagrande legislazione dei principi.Ma c’è poi un problema di con-

cretizzazione di questa legisla-zione dei principi; l’invenzionedei mediatori in questi anni, af-fidandosi anche ad una fantasiaistituzionale molto ricca ed an-che un po’ pericolosa, va in que-sto senso. Io ho presieduto perotto anni un’autorità con poteridi mediazione tra i principi in-dividuati dalla legge e le situa-zioni concrete, poteri che inqualche caso – e l’ho scritto - miparevano addirittura eccessivi.Ma questo è un problema dalquale non può sfuggire il media-tore per eccezione, cioè il giudi-ce. […]In una discussione in seno aMagistratura democratica si sa-rebbe detto, anche discutendodi un mio articolo sulla “denega-ta giustizia”: “Perché noi dob-biamo levare le castagne dalfuoco alla politica?”. Capiscoquesto atteggiamento difensivo,ma le cose non stanno così. Gliequilibri istituzionali si vannoindividuando in maniera diver-sa da quelle che una lettura su-perficiale del sistema ci potreb-be dare. […]

Testo non rivisto dall’autore

La giurisdizione fugge in moltimodi da se stessa, rifugiandosisempre più nell’invocazione del

legislatore

@pprofondisci

Audiovideo dell’incontro “I giudici. I casi Welby e Englaro. Lalibertà di disporre di sé”, tenutosi a Milano il 16 febbraio2007: www.radioradicale.it/i-giudici-i-casi-welby-e-englaro-la-liberta-di-disporre-di-se

Nicastro: serve una legge sui malati terminaliStralci del discorso di inaugurazione dell’anno giudiziariodel Presidente della Corte Suprema di Cassazione GaetanoNicastro

[…] Altro grave problema emerso imperiosamente, che hariempito le pagine dei mass-media, dando luogo ad appas-sionati dibattiti, è stato quello di stabilire se e quando sia le-gittimo interrompere il trattamento terapeutico nei mala-ti terminali (il rispetto che nutro per i drammi umani venu-ti alla luce mi impedisce di citarne i protagonisti, del resto atutti noti). Alla soluzione sono indubbiamente connessiprofondi problemi etici, che investono il significato stessodella vita umana e diritti ritenuti indisponibili (art. 5 cod.civ.). E’ difficile appellarsi, allo scopo, alla nota legge598/1993, che collega la morte alla “cessazione irreversibi-le di tutte le funzioni dell’encefalo”, dettata ad altri fini (ed inparticolare ai fini dell’espianto degli organi), mentre è in-dubbio che la nostra Costituzione esclude che si “possa es-sere obbligati a un determinato trattamento sanitario senon per disposizione di legge" (art. 32), garantendo il dirit-to alla salute e contemporaneamente, all’autodetermina-zione (dei soggetti capaci: cfr. decreto della Corte d’appel-lo di Milano 15 novembre – 16 dicembre 2006). Di fronte alprogresso della farmacologia e dell’ingegneria medica ri-mane ambiguo il concetto stesso di accanimento terapeu-tico (escluso in uno dei casi dal Consiglio Superiore diSanità, nel parere espresso il 20 dicembre 2006), sicché ap-pare indispensabile ed urgente un intervento del legislato-re che affronti e chiarisca i gravi problemi che sempre piùfrequentemente si presentano al giurista ed al medico. […]

Presidente dellaConsulta:

fine vita? Scelga ilParlamento

“È un auspicio più che condivisibile il varo da partedel Parlamento di una legge sui malati terminaliespresso dal presidente anziano di sezione dellaCorte di Cassazione Gaetano Nicastro durante la ce-rimonia dell'anno giudiziario”. Lo ha detto il presi-dente della Corte Costituzionale, Franco Bile, ri-spondendo alle domande dei giornalisti durante laconferenza stampa di inizio d'anno. “Parliamo di un tema all'attenzione dell'opinionepubblica, tenuto conto delle recenti vicende dolo-rose che hanno riguardato il caso Welby”. “Un inter-vento legislativo è un auspicio più che condivisibile.Poi, quale sarà la scelta del Parlamento e come ver-rà articolata, questo riguarda un futuro per ora im-prevedibile. Sarebbe fuori luogo qualunque antici-pazione di giudizio. Quando e se la questione arrive-rà alla Corte, ce ne occuperemo”.

LA FUGA DELLA GIURISDIZIONEDA SE STESSANel rapporto con scienza e tecnologia, i legislatori si limitino a legiferare sui grandi principi

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14 EFFETTICOLLATERALI

LEGGE 40

14 :

BARBARA BARBONI*

Se i profondi disagi e le difficoltàche l’Università italiana si trovaoggi a fronteggiare risuonano or-mai come un argomento noto eripetitivo ancor più questo disa-gio è avvertito da coloro che, co-me docenti e ricercatori, dedica-no il loro impegno ai temi dellebiotecnologie nel campo dellamedicina della riproduzione; siacome scelta di ricerca sia comeindirizzo di alta formazione. Questa è la realtà percepita all’in-terno del corso di laurea speciali-stica in “biotecnologie della ri-produzione”, unico esempio diformazione del settore avviato inItalia presso l’Università diTeramo sin dal 2003.Appena attivato, all’entrata in vi-gore della legge 40, il corso di lau-rea ha dovuto, suo malgrado, ri-vedere immediatamente gli indi-rizzi formativi intraprendendo

scelte didattiche che fossero piùrispondenti alle problematiche“originali” ed “uniche” della me-dicina della riproduzione nel no-stro Paese. Per rendere con un esempio chesia comprensibile ai più, si è resonecessario concentrare l’atten-zione degli studenti sulle tecni-che di crionservazione (congela-mento) della cellula uovo vistoche in Italia è vietato, viceversa, ilcongelamento degli embrioni.Una scelta didattica atipica macoerente ed in linea con le pre-scrizioni della legge 40. Tuttavia, agli occhi di un qualun-que operatore biotecnologico,questa scelta potrebbe venir giu-dicata un’inutile complicazione.In primo luogo perché il congela-mento della cellula uovo è già sta-to affrontato con scarso successoda stimati ricercatori e pertanto èpiù materia di ricerca che di stu-dio. Inoltre, potrebbe essere giu-

dicata didatticamente seconda-ria una metodica che oltre cheinefficace e complicata trovascarsa diffusione al di fuori dellarealtà operativa italiana.Lo stesso percorso ad ostacoli si ègenerato anche nell’ambito di ri-cerca scientifica. Infatti, il divieto di produrre em-brioni in esubero accanto allaproibizione di utilizzarli a fini diricerca, non ne è che un altro frui-bile esempio. In campo clinico poco è servitodimostrare, con dati alla mano,che il problema degli embrionisopranumerari rispondeva aduna imprescindibile esigenza te-rapeutica più che da una istanzadi ordine scientifico. Le “equipe”mediche non avevano bisogno diqueste norme restrittive. Per an-ni esse hanno infatti prodottoembrioni unicamente per ri-spondere ai problemi di infertili-tà delle coppie e per offrire op-

portunità di gravidanza senzadover inutilmente ricorrere a ri-petuti ed invasivi trattamenti or-monali. Su un altro versante i ricercatorierano impegnati in tutto il mon-do a sviluppare strategie innova-tive per poter produrre cellulestaminali dotate di buona plasti-cità superando il limite numeri-co ed il vincolo etico rappresen-tato dagli embrioni umani. Allora, perché continuare a farsopravvivere, anche alla luce diuna disciplina normativa così re-strittiva come quella italiana, uncorso universitario che formaproprio operatori nel settore del-la PMA (ProcreazioneMedicalmente Assistita) ?Forse si potrebbe attribuire la “so-pravvivenza” di un corso di lau-rea ad un mancato realismo o almantenimento di vantaggi cor-porativi di cui spesso l’universitàviene giustamente accusata ?

In questo caso no! Dopo l’approvazione della legge40 era lecito e doveroso porsiquesta domanda ma la rispostanon era evidentemente scontata. La scelta di continuare a formarebiologici istruiti ad operare neicentri di riproduzione assistita èstata dettata in primo luogo dal-la volontà di valorizzare e sfrutta-re radicate competenze scientifi-che che in questo settore si sonosviluppate nel corso degli ultimidecenni. Migliorare la formazio-ne degli operatori del settore po-teva, infatti, rappresentare unarisposta culturale per fronteggia-re le forti limitazioni applicativeimposte nel nostro paese dallalegge che norma la materia dellaPMA.In questo contesto, almeno peruna volta essere inseriti nel criti-cabile sistema universitario ita-liano lo ha reso possibile. Nell’accademia italiana infatti,

ANNA PIA FERRARETTI*

Dopo tre anni di legge 40 tutti gli effetti pre-visti sono oramai realtà, a danno di pazien-ti e di tecnologie applicate. I divieti dellalegge sulla PMA hanno indotto un improv-viso ed impressionante incremento dellaentità del Turismo Riproduttivo. Dai datidell’Osservatorio CECOS, che riportano leinformazioni ricevute da 27 centri estericontattati, i trattamenti eseguiti su coppieitaliane sono aumentati da circa 1000 nel2003 ad oltre 4000 nel 2005 ed il dato è ov-viamente sottostimato in quanto parziale.Se si considera che in Italia vengono ese-guiti circa 25.000 cicli PMA, si deve consta-tare che quelli seguiti all’estero sono oltreil 15% del totale.Le tecniche più richiesteall’estero sono ovviamente quelle proibi-te in Italia ( la donazione di gameti e laPGD ), ma varie coppie decidono di espa-triare anche per trattamenti leciti (IVF,IC-SI), in quanto reputano che i limiti impo-sti dalla Legge le espongano a minori pos-sibilità di successo. In gran parte di Europa( a differenza di USA ), la commercializza-zione di gameti è proibita e perseguibileanche penalmente. Per la donazione diovociti, le coppie italiane si recano per lopiù in Stati ( Spagna, Grecia, Ucraina) do-ve Leggi liberali permettono di utilizzaredonatrici anonime volontarie ( giovanidonne che si sottopongono al ciclo PMAall’unico scopo di donare ovociti ). La im-provvisa aumentata richiesta da parte dicoppie italiane, da un lato ha fatto raddop-piare i costi di questi trattamenti, dall’altrorischia di promuovere un mercato neroper il reclutamento dei donatori/donatrici,soprattutto dai paesi più poveri. In sostan-za, quello che la Legge 40 considera giusta-

mente illecito e perseguibile – la commer-cializzazione dei gameti- viene in realtàperpetuato all’estero sui nostri connazio-nali proprio a causa della Legge stessa. Ilgoverno Italiano deve fare una assunzionedi responsabilità, sia nei confronti dei suoicittadini esposti a questo mercato, sia neiconfronti della Comunità Europea, dove laimmissione di una improvvisa aumentatarichiesta può facilmente favorire il merca-to nero a danno dei potenziali donatori.Come avveniva in Italia prima della Legge,la donazione di gameti può essere esegui-ta senza alcun tipo di commercializzazio-ne, ma come atto puro di donazione nelcontesto solidale di una popolazione chesoffre della stessa malattia: la sterilità. UnGoverno democratico ed attento ai biso-gni dei cittadini, dovrebbe creare le condi-zioni per attuare questo tipo di donazione,e non favorire invece la commercializza-zione dei gameti, tollerando la migrazionedi coppie verso centri esteri. Senza conta-re che, allo stato attuale, è molto compli-cato poter risalire al donatore, qualora sirendesse necessario per la salute dei nasci-turi.Molte coppie scelgono l’ espatrio ancheper trattamenti leciti in Italia, ma resi me-no efficaci da limiti imposti dalla Legge.Centri di bassa qualità oltre confine offro-no trattamenti a basso costo per attrarrepazienti , illudendoli che la loro legge piùliberale possa di per sé essere garanzia dimaggiori possibilità di successo. Il minorecosto può spesso nascondere la utilizza-zione di procedure meno efficaci e sicure.Eventuali complicanze devono poi essereprese in carico in Italia, con tutte le conse-guenze cliniche, sociali e medico-legali

che ciò comporta.

Minore efficacia dei trattamenti eseguitiin Italia.

Per analizzare e comparare la percentua-le di successo dei trattamenti si possonoutilizzare varie fonti di informazione : i da-ti dei Registri, i dati pubblicati da studimulticentrici ed i dati riportati da singolicentri.I Registri, per lo più rappresentati daraccolte cumulative non dettagliate, dan-no chiare informazioni solo sulle tenden-ze generali. Gli studi multicentrici hannoa disposizione maggiori informazioni re-lative alle caratteristiche dei pazienti trat-tati ( età, tipo di infertilità, ecc) e l’approc-cio analitico è quindi più corretto; i risulta-ti risentono però dalle variabili dei cen-tri coinvolti nello studio. I dati di singolicentri hanno minor valore statistico ( mi-nore numero di cicli), ma rappresentano

un contesto più omogeneo. A tre anni dal-la approvazione della Legge, i dati derivatidal Registro, dagli studi multicentrici e dasingoli centri dimostrano che la efficaciadel trattamento si è ridotta. Solo alcune vo-ci isolate affermano il contrario. Si devesottolineare che una analisi corretta po-trebbe essere eseguita solo in uno studiocontrollato prospettico, ovviamente non

effettuabile in Italia. Le informazioni cheabbiamo a disposizione sono solo analisiretrospettive.

2a) Registri.I dati del Registro Europeo EIM ( pubbli-cati annualmente sulla rivista HumanReproduction) mostrano un lento, ma co-stante aumento delle % di successo sia conla FIVET che con l’ICSI in tutta Europa.Contemporaneamente, si è registrata unariduzione del numero medio di embrionitrasferiti e, di conseguenza, una riduzionedelle gravidanze multiple. La associazionedi questi due dati ( maggior successo e mi-nori complicanze) è considerata crucialenell’ottica di un miglioramento generaledella qualità dei trattamenti. Molti Statidel Nord Europa( e proprio laddove mag-giormente si è sviluppata la politica di tra-sferire un massimo di 1-2 embrioni) regi-strano percentuali di gravidanza superio-

ri al 35%, con una incidenza di gravidanzemultiple < 1%. In termini di qualità, que-sto è l’obiettivo da tutti riconosciuto comeottimale. La stessa OrganizzazioneMondiale della Sanità raccomanda di per-seguire questo goal. Anche l’Italia, cha hapartecipato su base volontaria al RegistroEuropeo, ha continuato a registrare un au-mento progressivo nelle percentuali di

LEGGE 40/2004: UN FALLIMENTO CIFRE ALLA MANO

DA BIOLOGA SCENDO IN CAMPOCONTRO LA LEGGE DEI DIVIETI

EIM 2002 EIM 2003 ISS 2004Numero di Centri 70 124 129Numero di cicli 15358 22517 ~ 23000Numero di trasferimenti 11580 17829 18233Numero di gravidanze 3295 4922 4613% di gravidanza/ trasferimento 28.5% 27.6% 25.3%

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LEGGE 40

15EFFETTICOLLATERALI 15.

successo, passando dal 25.9% del 1997 al28.5% nel 2002. Nella tavola seguente riportati i dati EIMItaliani degli ultimi due anni pre-Legge(2002 e 2003) ed i dati preliminari del 2004raccolti dall’ISS nel post-LeggeI dati relativi al 2003 e 2004 comprendonoun numero maggiore di centri , ma oltre il40% di questi i Centri esegue meno di 100cicli all’ anno, contro il 13% del 2002. Moltidei nuovi centri che hanno partecipato al-la raccolta 2003 -2004 sono probabilmen-te centri all’inizio della loro attività di PMAo sono centri che dedicano alla PMA solouna minima parte delle loro risorse..Questo dato può spiegare la riduzione del-la % di successo nel 2003 rispetto il 2002,riduzione che però non risulta statistica-mente significativa . Nel 2004 ( primo an-no Post-Legge), la % di successo è invecerisultata significativamente ridotta secomparata con l’attività del 2002(p<0.001), ma anche se comparata conl’attività degli stessi Centri del 2003 ( p<0.001).Se apparentemente la riduzione può nonsembrare così importante, da un punto divista clinico questa si esprime con centi-naia di gravidanze in meno ( meno bam-bini nati) e da un punto di vista analitico,la alta significatività dei dati conferma chei limiti imposti dalla Legge hanno avutoun chiaro effetto. A differenza degli anniprecedente la approvazione della Legge, ementre in tutta Europa ed in tutto il mon-do si continua a registrare un aumentodelle gravidanze , l’Italia del dopo-Leggeregistra per la prima volta una riduzionesignificativa. Riduzione che potrà diventa-re ancora più evidente quando avremo adisposizione i dati Europei del 2004.Ricordiamo inoltre che in centri di eccel-lenza ed in vari Paesi Europei dove esisto-no regolamentazioni meno restrittive(Belgio, Norvegia, Svezia, Spagna,Slovenia, ecc), la % di successo è superioreal 35%, pur ponendo un limite al numerodi embrioni trasferiti per ridurre al mini-mo il rischio di gravidanza multipla. L’Italiaavrebbe l’esperienza e la professionalitàper emergere in Europa, e non per retroce-

dere!

2b) Studi muticentrici.Un primo studio ( Ragni et al, HumReprod. 20:2224-2228, 2005) ha coinvolto7 centri ed ha valutato la percentuale disuccesso ottenuta con i cicli “freschi” neiprimi quattro mesi post-Legge, compa-randola con quella registrata negli stessiquattro mesi dell’anno precedente ( pre-Legge). Dallo studio, che ha raccolto 1861cicli, è risultata una riduzione nel post-Legge simile a quella registrata dalla rac-colta a livello nazionale. La differenza nonè statisticamente significativa perché rife-rita ad un numero inferiori di cicli. Un secondo studio di 6 centri ( presentatoa vari congressi nazionali ed internaziona-li) ha analizzato un arco di tempo più lun-go ( dieci mesi), un numero maggiore dicicli ( 4164) ed ha valutato la percentualecumulativa di gravidanza, tenendo inconsiderazione anche il trasferimento daembrioni/ovociti crioconservati. Ogni ci-clo di trattamento offriva nel pre-legge unapossibilità di gravidanza a termine pari al35.6%, contro il 21.5% registrato nel post-legge.I dati preliminari di uno studio di quattrocentri mostrano un aumento degli abortied un aumento delle gravidanze triple nelpost-Legge. ( Lavoro in corso di scrittura)

2c) Dati da singoli centri.Alcuni centri hanno presentato i loro risul-tati pre- Legge ( % di gravidanza a terminecon trasferimento di embrini freschi + em-brioni crioconservati) e post-Legge ( % digravidanza a termine con trasferimento diembrioni freschi + ovociti crioconservati)al congresso annuale ESHRE del 2005 ( aCopenhagen ) e del 2006 ( a Praga).L’European Hospitaldi Roma ha riportatouna riduzione dellapercentuale cumula-tiva dal 33.7% al26.3%. Il S.I.S.ME.R diBologna, una riduzio-ne dal 32.5% al 21.2%.Uno studio del centro

Tecnobios pubblicato su RBM Online nel2006 sostiene che la probabilità cumu-lativa non è diversa crioconservando ovo-citi od embrioni, ma lo studio si riferisce a7 anni di attività e comprende quindi an-che un ampio periodo pre-legge in cui ilnumero di ovociti da inseminare non eralimitato a tre in tutti i casi, ma valutato ca-so per caso in base alle caratteristiche diogni singola coppia. Uno studio pubblica-to sulla stessa rivista nel 2006 dal centro diReggio Emilia, afferma che i limiti impostidalla Legge non hanno avuto effetti nega-tivi sui risultati : la % di gravidanza è anziaumentata dal 14% al 18%. Non si com-menta il fatto che, confrontando i dati delcentro con quelli riportati dai vari Registrinazionali ed internazionali, la percentualedi gravidanza offerta è decisamente infe-riore alla media, sia nel pre- che nel post-Legge. Dai dati del registro Europeo, solola Macedonia ha percentuali simili. Perfortuna, anche la media Italiana del post-Legge rimane superiore a quella delCentro di Reggio Emilia. Il dato confermacomunque i timori che da molte parti ve-nivano sollevati e cioè che la Legge 40avrebbe livellato verso il basso i risultatidella PMA. In altre parole, i centri con bas-se percentuali di successo non avrebberosubito una ulteriore riduzione, ma i centricon percentuali più elevate ( in linea con lamedia europea o con i Centri di eccellen-za) avrebbero visto ridurre le proprie per-centuali verso i valori dei centri di minorelivello anziché continuare ad operare perun miglioramento ( maggiore efficacia eminori rischi) nell’interesse dei pazienti.

3) La crioconservazione di ovocitiLa Legge 40 ha vietato una procedura stan-dardizzata ed utilizzata da anni in tutto il

mondo ( la crioconservazione di embrio-ni ) ed ha imposto la applicazione clinicadi una procedura considerata ancora spe-rimentale ( la crioconservazione di ovoci-ti). Sulle coppie Italiane si sta eseguendouna sperimentazione legalizzata dallaLegge e non dalla ricerca scientifica. I daticumulativi della raccolta Italiana del 2004hanno riportato una percentuale di gravi-danza con ovociti crioconservati del 6%.Alcuni Centri con una lunga esperienzanelle tecniche di crioconservazione han-no dimostrato che si possono ottenere ri-sultati decisamente migliori , anche se dif-ficilmente si potranno raggiungere quelliottenuti crioconservando embrioni odovociti fecondati allo stadio di 2 pronuclei.Ma al di là della discussione sulla efficaciadelle due tecniche in sé, il divieto alla crio-conservazione di embrioni è basato sulprincipio di evitare la produzione di em-brioni in eccesso ed impone quindi un li-mite al numero di ovociti da inseminare (massimo tre ). A termini di Legge, il limitedeve essere applicato indistintamente intutte le coppie (indipendentemente dalleloro singole caratteristiche), ed è proprioquesto a rendere meno efficace il tratta-mento PMA. L’esperienza maturata in Italia con la crio-conservazione di ovociti deve essere po-tenziata con studi scientificamente corret-ti per arricchire il processo PMA di unanuova metodica. Nuova metodica da uti-lizzare però secondo precise indicazionimediche e non per imposizione legislati-va, sul principio condivisibile di ridurre ilnumero di embrioni prodotti senza peròridurre la possibilità di dare un figlio allecoppie infertili e senza esporre madre e fu-turi nascituri a rischi che possono esserefacilmente evitati da una corretta pratica

medica. È tutto questo che una legi-slazione che regolamenta la PMAdeve promuovere e controllare.

* Ginecologa, Responsabile perl’Italia del Registro Europeo sullaFecondazione Assistita

come nella maggior parte degliStati europei ed a differenza dellerealtà nordamericane, è forte laconvinzione che la ricerca e la di-dattica siano due realtà stretta-mente connesse quando si af-fronta il tema dell’ istruzione su-periore. L’eccellenza in entrambi gli am-biti, ricerca ed istruzione, si rag-giunge quando ricercatori e stu-denti condividono strutture,strumentazioni all’avanguardia,reti di rapporti di collaborazionee conoscenze creando quell’am-bito dinamico di confronto eesperienze da cui si genera ognitipo di sapere. Solamente dall’at-tivita’ di ricerca può così scaturireuna didattica capace di affronta-re in tempo reale le problemati-che emergenti.Un secondo aspetto da non sot-tovalutare è che il corso di laureaper operatori delle biotecnologieriproduttive è nato dallo stimolo,e continua a rispondere, alle ri-chieste degli stessi operatori delsettore.Ginecologi, andrologi e biologidella riproduzione sono infatticonsapevoli della necessità di au-mentare la qualificazione dei tec-nici specializzati inseriti nei cen-tri di riproduzione medicalmen-te assistita. Proprio questi sono infatti gli at-

tori che gestiscono in prima li-nea una materia complessache prevede manualità quoti-diane con gameti ed embrioni.Non a caso questa formazioneuniversitaria specializzata èfornita congiuntamente da ri-cercatori universitari e da ope-ratori del settore inseriti in cen-tri di ricerca e di medicina del-la riproduzione pubblici e pri-vati Ancor più: per formare un tec-nico chiamato quotidiana-mente a riprodurre artificialmen-te la vita guidando fenomeni bio-logici complessi come la fecon-dazione e lo sviluppo embriona-le in sede extracorporea non è piùsufficiente limitarsi a trasferire lecomplicate basi metodologiche. Vanno offerte anche competen-ze più ampie che consentano aquesti operatori di affrontare conconsapevolezza le problemati-che legislative ed etiche che que-sta disciplina in continua evolu-zione solleva.Non va trascurata neppure la ne-cessità di trasferire abilità miratea comunicare le finalità del pro-prio operato nel dibattito pubbli-co attraverso i diversi mezzi di co-municazione. Un biologo così formato nellosvolgere la sua attività non puònon dare risposte anche ai dubbi

ed al desiderio di informazioneche giustamente la società richie-de. Non è storicamente una no-vità tuttavia che la scienza debbatrovare un terreno di dialogo conla società e la politica.Anche nel recente confronto re-ferendario mirato alla revisionedella legge 40 i ricercatori si sonorivelati soggetti attivi di questorapporto. Hanno compreso che in una re-altà in cui il processo di crescitascientifica è minato dal profilarsidi nuovi integralismi, sia politicima soprattutto fideistici e dog-matici, che trasformano spesso ilterreno di confronto in scontro ènecessaria una scelta di campoattiva e propositiva. Ecco perché essi si sono affianca-ti a forze politiche come i Radicalied all’Associazione Luca

Coscioni per sostenere istanze le-gittime.Anche se la posizione che i ricer-catori esprimono non è mirata adun delirio di mistica anarchica oscientista essi convengono con lanecessità che l'utilizzo delle con-quiste scientifiche, in particolarmodo in campo biologico, siasottoposto ad un indirizzo pub-blico e nel rispetto delle leggi.Accettano che sia le conquistescientifiche raggiunte, sia le loroapplicazioni ed il controllo nor-mativo che le indirizzano costi-tuiscano un bene irrinunciabileper tutti . Così come però ritengono ugual-mente irrinunciabile la libertàdella scienza.Libertà che deve essere difesa,non solo perché i risultati posso-no contribuire al generale benes-

sere dell'uomo ma anche perchésenza di essa viene menol'espressione stessa della libertà".La rotta da seguire nella questio-ne che riguarda direttamente i ri-cercatori ed i docenti universitariche operano nel settore biotec-nologico come soggetti che pro-ducono scienza e che sono anchechiamati a trasferirla, anche sesono in molti a cercare di "oscu-rarla", di farla scomparire nellanebbia della discussione infinitasui rapporti triangolari fra scien-za, etica e politica è chiarissima:promuovere la libera ricercascientifica ed offrire al maggiornumero possibile di persone lechances che nascono dalle nuo-ve scoperte in campo biologico èdovere irrinunciabile e scopoprioritario.Di questi aspetto tutt’altro che se-condari invece “la legge dei divie-ti” non si preoccupa. Si sostitui-sce al medico nella scelta dei pro-tocolli operativi per poi far riferi-mento alla sua coscienza ed in-traprendenza ogniqualvolta sitratta di valutare e formare il per-sonale da indirizzare ai laborato-ri di PMA.

*Preside corso di laurea speciali-stica in “Biotecnologie della ri-produzione” all’Università diTeramo

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16 LAICITÀ E RELIGIONE

BIOETICHE :TULLIO BARNI*

Con l’ausilio di Massimo Negrotti(“Artificiale. La riproduzione del-la natura e le sue leggi”. Laterza2000) vorrei cercare di fare chia-rezza, per quanto mi è possibile,sull’uso delle parole. “Sul pianolinguistico il termine “artificiale”copre un ambito decisamenteambiguo. Può infatti significaregenericamente “fatto dall’uomo”e simultaneamente, anche se piùraramente, ciò che cerca di imita-re qualcosa che esiste in natura.Sta di fatto che, mentre nessunoparlerebbe mai di un “telefonoartificiale” chiunque coglie per-fettamente il significato di “fioreartificiale”. Ed ancora rimanendoesclusivamente in ambito lingui-stico si può rintracciare una cer-ta ambiguità anche nella defini-zione dell’aggettivo “finto”, chesecondo (Devoto-Oli) “definisceun prodotto ottenuto artificial-mente, per imitazione...”. Chi de-finirebbe l’intelligenza artificialeuna intelligenza finta? Così anchela definizione di artificiale comequalcosa che si contrappone alnaturale, esce ribaltata dalla di-scussione che stiamo conducen-do. Come sarebbe possibile alsangue pompato da un cuore ar-tificiale, mostratosi utilizzabileopportunamente ed efficace-mente da un organismo natura-le, se esso provenisse da un og-getto “contrapposto” alla natura?L’artificiale non può sussisteresenza qualcosa di naturale cui es-so si riferisca e che cerchi di ripro-durre: esso non intende modifi-care deliberatamente la natura,ma ricrearla così come l’uomo lavede o crede che essa sia.

L’artificiale in altre parole possie-de una sorta di cordone ombeli-cale che lo unisce alla natura”.

Mutatis mutandis chi parlerebbedi Leslie Brown (correva l’anno1978) e dopo di lei delle migliaiadi bambini concepiti in provetta,come di bambini finti, perché na-ti grazie ad un artificium dell’uo-mo?

Per evitare che le confusioni logi-che abbiano delle ricadute nega-tive nella società, come purtrop-po è già accaduto, sarebbe auspi-cabile che quando ci troviamo amaneggiare termini quali natura-le/artificiale, muovendoci neipaesaggi eticamente sensibili, cifacessimo sempre accompagna-re dalla cosiddetta “legge diHume” che, come è noto, sostie-ne come dagli enunciati descrit-tivi non si possono derivare glienunciati prescrittivi; legge che,

in buona sostanza, sancisce lainderivabilità reciproca, dal pun-to di vista logico, fra i fatti e i valo-ri. Perché - come sostiene oppor-tunamente Mauro Dorato - “ilfondamentale passaggio da unavisione della natura e del suo or-dine in cui l’aspetto descrittivo equello normativo erano inestri-cabilmente connessi, a una vi-sione “disincantata” in cui leleggi naturali sono conside-rate in modo puramentedescrittivo, può essere vi-sto come la conseguen-za filosofica più impor-tante della rivoluzionescientifica dell’età moderna.L’intreccio fra fatti e norme siritrova per esempio nel termi-ne “natura” o “naturale”, che intutte le lingue indoeuropee hatuttora una componente valuta-tiva, evidenziata, per esempio,dal fatto che, allorché intendia-mo esprimere disapprovazione oallontanamento da un certi stan-dard riconosciuti, diciamo chequalcosa è “innaturale” o “contronatura” , mentre ciò che è “natu-rale” rientra nella norma ed èdunque tale da implicare un at-teggiamento di appropriazione.”.(Il software dell’universo. Saggiosulle leggi di natura. B.Mondadori). Che i termini natu-ra/naturale non siano assoluta-mente sinonimi di bontà/giusti-zia basta un semplice elenco dieventi, appunto naturali, a ricor-darcelo: i terremoti, gli tsunami, itumori le malattie infettiveetc.etc. Da quando l’uomo ha acquisitola stazione bipede facendo cosìdella mano, guidata dal cervello,uno strumento cognitivo (artifi-

cium), no-nostante che, come sostenevaEraclito, “la Natura ama nascon-dersi” (physis kryptesthai philei),l’uomo ha sempre pervicace-mente cercato di carpirne i segre-ti e per farlo si è sempre contami-nato con l’altro da sé, non è maistato autosufficiente e viepiù au-toreferenziale e così, nel tempo,come ben ci ricorda Marchesini(Ibridazioni, Apeiron2000,PostHuman Bollati Boringhieri2002) si è ibridato con gli animaliper arare la terra e spostare enor-mi pesi, li ha poi allevati incro-ciandone le razze, ha costruitocannocchiali, microscopi pergiungere fino a quell’“intelligen-za collettiva” (Pierre Levy) chegrazie all’informatica ed alla tele-matica apre spazi antropologiciletteralmente globali.Molti ricorderanno l’immagine

del filmdi Stanley Kubrick, “2001:Odissea nello spazio”, dove si ve-deva una scimmia utilizzare unosso come strumento (martel-lo?), osso che scagliato nelle pro-fondità del cielo, come a presagi-re il futuro, si trasformava in unanavicella spaziale. Questa imma-gine che possiamo intendere co-me metafora della storia evoluti-va, descrive un continuum evo-lutivo e non un salto ontologicofra l’uomo e gli altri animali, chevede nell’utilizzo di semplici stru-menti prima, e di macchine sem-pre più complesse poi, quel filorosso che fa dell’uomo un “esse-re naturalmente artificiale”(Felice Cimatti).

* Ordinario di Anatomia Umana,Università di Catanzaro

L’artificiale non può sussisteresenza qualcosa di naturale cui

esso si riferisca e che cerchi diriprodurre

Appello alle coppie titolari

di embrioni non più impiantabili

per donare alla ricerca scientifica

internazionale gli embrioni

altrimenti destinati alla spazzatura

Ogni giorno in tutto il mondo sono moltissime lepersone che scoprono di avere una malattia ad oggiincurabile, che procura sofferenza, dolore, morte.

Ogni giorno i ricercatori di tutto il Mondo nei lorolaboratori lavorano a beneficio dei malati, per scon-figgere la malattia o per rafforzare la speranza.

Oggi, quegli embrioni che non sono idonei per unagravidanza e che sono perciò destinati a finire in unlavandino - cioè quegli embrioni crioconservati chenon saranno utilizzati ma lasciati marcire in un appo-sito Centro a Milano - potrebbero essere utilizzati dairicercatori internazionali, nei Paesi dove la ricerca nonè sottoposta a quelle proibizioni assurde in vigore inItalia con la legge 40/2004.

Per questo proponiamo alle coppie titolari di embrio-ni non più impiantabili di donarli all’AssociazioneLuca Coscioni, che li metterà gratuitamente a dispo-sizione dei centri di ricerca internazionali più impor-tanti e autorevoli.

...PER NON MARCIRE A MILANO

Per contattarci: Associazione Coscioni, Via di Torre Argentina 76, 00186 Roma tel 06 68979286 - [email protected]

LE PRIME RISPOSTE

Ad oggi quattro coppie hanno dato la loro disponibilità; tra leprime adesioni riportiamo questa mail, che ben rappresenta lasituazione paradossale che ha creato la legge 40.

“Siamo una coppia che si trova nella spiacevole situazione di nonavere più il diritto di destinare alla scienza gli embrioni in sovrannu-mero derivati da un trattamento di fecondazione assistita (fortuna-tamente conclusasi con la nascita di due gemelli!) cui siamo stati sot-

toposti prima dell'entrata in vigore della leg-ge 40. Siamo molto interessati all'idea

di donare i nostri embrioni allaAssociazione Luca Coscioni e

pertanto vorremo avere in-formazioni sulla vostra pro-posta anche sotto il profi-lo giuridico. La legge 40non vieta la donazionedegli embrioni? L'unicacosa di cui siamo certi eche non vogliamo che i

nostri embrioni marcisca-no per un tempo indefinito

presso questo centro diMilano”.

Lettera firmata

QUEL LABILE CONFINE FRANATURALE E ARTIFICIALE

Page 17: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

BIOETICHE

17LAICITÀ E RELIGIONE.

ANGIOLO BANDINELLIE MARCO CAPPATO

E’ pronta l’arma di riserva delVaticano contro l’affermazionedei diritti civili, si parli di aborto odi pillola del giorno dopo, di eu-tanasia o di interruzione dell’ac-canimento terapeutico, e adessoanche di coppie di fatto, di Pacs odi Dico. Da una parte, l’offensivapunta sempre sull’intervento di-plomatico rispetto ai governi esulla pressione rispetto a parla-menti e partiti. Dall’altra, però, lanuova frontiera della resistenzavaticana si viene attestando su unaltro fronte. Ha assunto comepropria bandiera - dopo avernedeformato il significato teorico estorico - l’obiezione di coscienza.E’ come dire: se e dove non si rie-sce a imporre il dogma per via dilegge, bisogna sabotare la leggenella sua effettiva, quotidiana ap-plicazione. Che importa se perraggiungere l’obiettivo si riesumail fantasma del Cardinal Ruffo?

L’obiezione di coscienza nascenel mondo protestante, con l’oc-chio rivolto al servizio militare ealla guerra. Di fronte a un gover-

no che chiede, magari per i piùnobili valori, di uccidere il nemi-co, la coscienza religiosa si oppo-ne. L’obiettore non rifugge daldovere, non vuole evitare il peri-colo: si assoggetta ad ogni rischio,anche di vita, ma non imbracceràil fucile, non vestirà la divisa mili-tare. La chiesa cattolica, invece,l’obiezione di coscienza non l’hamai amata, ne diffida: quando inItalia si aprì la battaglia per il suoriconoscimento, furono i radica-li e sparute pattuglie di protestan-ti - valdesi, in larga misura - a nu-trirla delle loro iniziative, delle lo-ro lotte nonviolente. Da allora, ilPartito radicale l’ha assunta co-me uno degli strumenti e obietti-vi primari della sua azione politi-ca. Con bella innovazione, in luo-go del concetto di “obiezione”,Pannella ha introdotto quello di“affermazione” di coscienza, cheha una evidente carica in positi-vo, non è più confinata nell’im-magine del negativo, del rifiutoall’ordine imposto: “affermazio-ne di coscienza” esprime invece

lo sforzo attivo per attribuire ilprimato al diritto, alla legge, alloStato di diritto - patria di ogni co-scienza tollerante e laica - in al-ternativa all’ideologia (autorita-ria, militarista, clericale,…) che sifa imposizione, Stato etico.

Adesso, il Vaticano si appropriadell’obiezione di coscienza e lastravolge. E’ stato monsignor ElioSgreccia, Presidente dellaPontificia Accademia della Vita, adelineare il carattere dell’opera-zione, parlandone al convegnosu ''Coscienza cristiana e difesadel diritto alla vita'' promossodall’Accademia, e poi ai microfo-ni della Radio vaticana. Lo senti-remo ancora, in ogni sede possi-bile, predicare la necessità del-l’obiezione di coscienza del cri-stiano di fronte ad aborto, euta-nasia, matrimonio tra gay.Occorre - dice, in sintesi, il vesco-vo - “sottolineare cosa vuol direessere cristiani ed avere un giudi-zio capace di orientare la vitaquotidiana (…) nel contesto dioggi”; sarà quindi urgente “fareuna rassegna dei problemi nuoviche esigono l'obiezione di co-scienza''. Oltre ai temi classici co-me il servizio militare e l'aborto,ha spiegato, vi sono nuovi temiincombenti sui quali il credentedovrà far ricorso all’obiezione,come l’eutanasia e la questionedelle coppie omosessuali: ''Gia'in Spagna - ha precisato - ci si e'posto il problema di un ufficialecivico che viene chiamato a cele-brare - diciamo così - un matri-monio fra due persone omoses-suali”. Il credente potrà fare talecelebrazione? ''Se pensiamo chela coscienza sia la carta di identi-tà, la bussola di una persona eche nel pluralismo attuale, nelcontrasto e nella confusione an-che di idee – ha concluso il vesco-vo - non e' facile farsi una co-scienza cristiana che è l'ultimadifesa in una democrazia, pensoche risulti allora l'attualità e l'im-portanza di questo Convegno''. Eil Convegno, all’interrogativo, harisposto: “no”.

Monsignor Sgreccia batte unastrada già aperta. In Italia, comeè noto, rispetto all’aborto il dirittoall’obiezione da parte del medicoè pienamente garantito, senzache questo diritto esima lo Statodall’obbligo di garantire anche ildiritto della donna che intendeabortire nel rispetto della leggevigente. Ci sono però aree delpaese, come mostra anche il “ca-so Basilicata” denunciato daMaurizio Bolognetti, dove lestrutture sanitarie sono paraliz-zate dagli obiettori e finisconoper non essere in grado di presta-re il servizio pubblico alle qualisono tenute. Lo stesso tipo diproblemi si presenta ora sul temadell’interruzione delle terapie vi-tali, alle quali nessuno può essere

sottoposto contro la propria vo-lontà, come sancito dallaCostituzione. Anche in questocampo si alzano le voci degli“obiettori”, di quelli che vorreb-bero rifiutarsi di “staccare la spi-na”. Costoro fingono di non sape-re che l’assistenza medica loro ri-chiesta è necessaria per evitareche l’interruzione di terapia - diaccanimento terapeutico - av-venga clandestinamente, senzagaranzie etiche e sanitarie, so-vente in mezzo a sofferenza atro-ci. L’Associazione degli anestesi-sti rianimatori ospedalieri italia-ni rivendica per i suoi soci il dirit-to di non cooperare con l’opera-zione. Già Piergiorgio Welby se-gnalò questo tipo di rischio. E pa-zienza fin che si tratta di mediciche distorcono un diritto che co-munque è loro concesso. Ci sonoinvece materie, come la venditadella pillola del giorno dopo, perle quali l’obiezione di coscienza -dei farmacisti! - non è in alcunmodo prevista, è assurda, e si ri-vela come gesto persino umana-mente irresponsabile, che atten-ta alla salute della persona che fala richiesta. E’ possibile cheMonsignor Sgreccia pensi che sipossano (e, nella sua ottica, sidebbano) prendere di mira an-che le unioni civili - Dico o Pacs -inventandosi il diritto all’obiezio-ne di coscienza da parte del sin-daco che dovrà attribuire allacoppia omosessuale il nuovorapporto civilistico (semmai ver-rà approvato in Parlamento). Sipotrà, di fronte a questi casi estre-mi, parlare di eversione delloStato laico? Curiosamente manon troppo, questa ipotesi diestremismo clericale non interes-sa solo l’Italia. In Germania, anzinella Baviera ratzingeriana, unvescovo ha tuonato contro l’isti-tuzione di nuovi asili-nido, soste-nendo che per questa via le don-ne, cui viene in tal modo facilita-to il lavoro, sarebbero trasforma-te in “macchine da riproduzione”.Commentando la vicenda, unquotidiano ha parlato di “kultur-kampf” cattolica contro lo Statolaico, appunto.

L’iniziativa di monsignor Sgrecciasi muove su fondamenta moltoforti. Il giorno dopo l’uscita delmondisgnore, è intervenuto ilPapa, facendone propri concettie indicazioni e invitando “il cri-stiano” “mobilitarsi”, innanzitut-to “per far fronte ai molteplici at-tacchi a cui è esposto il diritto al-la vita” ma anche contro una ri-cerca biotecnologia che instaura“sottili ed estese metodiche di eu-genismo fino alla ricerca ossessi-va del ‘figlio perfetto’ con la diffu-sione della procreazione artificia-le e di varie forme di diagnosi ten-denti ad assicurarne la selezione”.Per il Papa, indiscriminatamente,questa raffinata ed inedita ricer-ca determina “una ondata di eu-

genetica discriminatoria” che“trova consensi in nome del pre-sunto benessere degli individui e,specie nel mondo economica-mente progredito, promuove leg-gi per legalizzare l’eutanasia”. Inaggiunta a questi disastri, ha am-monito il papa, “si moltiplicano lespinte per la legalizzazione diconvivenze alternative al matri-

monio e chiuse alla procreazionenaturale”. Su un importante quo-tidiano vicino alle tesi ratzinge-riane si sostiene che l’obiezionepotrebbe essere estesa a “infer-mieri, operatori di laboratorio, di-rettori di ospedali e di centri di ri-cerca, personale amministrativo,ingegneri genetici, biotecnici,

farmacisti, politici, insegnanti eprofessori, giudici e avvocati…).E’ una visione apocalittica allaquale non c’è altro scampo senon l’obbedienza ai precetti dellachiesa di Roma: “Nulla salus ex-tra ecclesiam” per un mondo or-mai condannato.

Di fronte all’Apocalisse papalecolpisce la prudenza, su questitemi, del Cardinale Barragan,“ministro per la Salute” dellaChiesa. In una recente intervista,pur ribadendo l’opposizione sualcuni temi sensibili, a partire dalcontraccettivo contro l’Aids, ilCardinale Barragan si è mostratopiù aperto, disponibile all’esamedelle situazioni: ad esempio - e lacosa è davvero interessante - sul-la questione dell’interruzionedell’accanimento terapeutico.Più di uno spiraglio egli ha tenutoaperto sul diritto del malato adavere l’ultima parola sul suo de-stino. Ma quel che colpisce di piùnelle sue parole è il fatto che ognivolta che ha dovuto opporre unrifiuto lo ha fatto rinviando la pa-tata bollente alla Congregazioneper la Dottrina della Fede. Chepoi appaia di per sé assurdo affi-dare la salute dell’uomo all’impo-sizione di fede, non diminuisce lanostra sensazione di uno scarica-barile quanto meno imbarazza-to, oltreché contraddittorio.

Ci sono materie per le qualil’obiezione di coscienza è

assurda, un gesto umanamenteirresponsabile

Adesso, il Vaticano si appropriadell’obiezione di coscienza e la

stravolge

Don Milani:l’obbedienza nonè più una virtù“L’obiezione (…) l’hanconosciuta troppo poco.L’obbedienza, per disgra-zia loro e del mondo, l’-han conosciuta anchetroppo”. Così, nel 1965,don Milani, polemizzan-do con i cappellani mili-tari che si opponevano al-l’obiezione di coscienza.Per il prete di Barbiana“l’obbedienza non è piùuna virtù”. La chiesa cat-tolica, che allora si oppo-neva all’introduzione diquesto diritto civile, oggilo invoca (e lo stravolge)per farne uno strumentodi obbedienza contro inuovi diritti civili delledonne, dei malati, dellecoppie gay.

DALL'OBIEZIONE DI COSCIENZAALL'INCOSCIENZA DEGLI OBBEDIENTILa strategia vaticana per sabotare lo Stato laico

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18 LA FAMIGLIA CHE CAMBIA

DOSSIER :SE LA FAMIGLIA CAMBIA IN MEGLIOPER UNA DEMOCRAZIA DELLE EMOZIONI

ANTHONY GIDDENS*

Fra tutti i cambiamenti che sono in attonel mondo, nessuno è più importantedi quelli che riguardano le nostre vitepersonali: sessualità, relazioni, matri-monio e famiglia. E' in atto una rivolu-zione globale nel modo in cui pensia-mo noi stessi e in cui formiamo legamie connessioni con gli altri. Anche se sta-tisticamente il matrimonio è ancora lacondizione normale, per la maggiorparte della gente il suo significato è deltutto cambiato. Ci sono tre aree princi-pali in cui la comunicazione emoziona-le e quindi l'intimità stanno sostituen-do i vecchi legami che univano le viteindividuali delle persone: i rapportid'amore e sessuali, i rapporti genitori-figli e l'amicizia. Per parlarne userò iltermine di "relazione pura", intenden-do con ciò un rapporto basato sulla co-municazione emozionale, in cui i van-taggi derivati da tale comunicazione so-no il presupposto perché il rapportocontinui. La relazione pura è implicita-mente democratica. Un buon rapportoè una relazione tra eguali, dove ciascu-na parte ha pari diritti e pari doveri. Inun rapporto del genere, ciascuna per-sona ha rispetto per l'altra e da questavuole il meglio. La relazione pura è ba-sata sulla comunicazione, in modo cherisulti essenziale la comprensione delpunto di vista dell'altra persona: discu-tere, o dialogare, è la base che fa funzio-nare il rapporto. [...] Infine, un buonrapporto non deve conoscere potere ar-bitrario, coercizione o violenza.Quando applichiamo alle relazioniquesti principi, in quanto ideali, arrivia-mo a parlare di qualcosa di veramenteimportante, vale a dire la possibilità diciò che chiamerò una democrazie delleemozioni nella vita di tutti i giorni. Ciòmi sembra altrettanto importantequanto la democrazia politica ai fini dimigliorare la qualità delle nostre esi-stenze. Una democrazia delle emozio-ni non fa distinzione di principio fra re-lazioni eterosessuali e omosessuali.Molto più degli eterosessuali, i gay sonostati pionieri nella scoperta del nuovomondo di relazioni e nell'esplorazionedelle sue possibilità. Hanno dovuto es-serlo, perché una volta usciti allo sco-perto, non sarebbero stati in grado disfruttare il normale sostegno del matri-monio tradizionale.Mi spingo oltre:quella che ho descritto come un'emer-gente democrazia delle emozioni è laprima linea della battaglia fra cosmolo-politismo e fondamentalismo di cui hoparlato. La parità tra i sessi e la libertàsessuale delle donne, che sono incom-patibili con la famiglia tradizionale, so-no altrettanti anatemi per i gruppi fon-damentalisti. Ribalto anzi la tesi di poli-tici e fondamentalisti, sostenendo cheil persistere della famiglia tradizionale odi certi suoi aspetti in molte parti delmondo è più preoccupante del suo de-clino.

* Già direttore della London School ofEconomics ,consigliere politico diTony Blair. Testo tratto dal libro: "Ilmondo che cambia. Come la globaliz-zazione ridisegna la nostra vita", IlMulino, 2000.

DIVORZIO: L’INDIVIDUO AL CENTRO DELLA FAMIGLIAMAURIZIO MORI E CARLO FLAMIGNI*

Al di là delle differenze su punti spe-cifici, riteniamo che attraverso unadisamina della riflessione giuridica,filosofica e teologica sia possibile in-dividuare i seguenti assunti alla basedel paradigma familiare tradiziona-le:come società originaria, la famigliaha diritti e obbligazioni indipenden-ti dallo Stato, ed è retta da una nor-mativa sua propria che dipende daun ordine oggettivo che rispecchia la"natura delle cose";l'ordine familiare rimanda alla co-munità, ossia a un ente in cui l'inte-resse pubblico prevale su quello in-dividuale;il carattere organico caratteristico especifico dei rapporti familiari fa sìche l'autonomia dell'individuo deb-ba cedere il passo all'interesse supe-riore costituito del "bene della fami-glia";lo Stato ha per elementi immediati lefamiglie, non gli individui;la presenza dell'interesse superioretipico della famiglia giustifica l'indis-solubilità del matrimonio che la fon-da e costituisce;l'interesse superiore che indirizza eregola la vita familiare vale anche esoprattutto in campo procreativo.L'introduzione del divorzio ha cam-biato l'intera concezione del matri-monio e della famiglia, per cui con ildivorzio si dissolve la supremazia del"bene famiglia" e la vita familiare di-venta una funzione del benessere in-dividuale. Questo cambia tutto eapre la strada al nuovo paradigma:come si diceva negli anni '70, il di-vorzio pone una vera e propria scel-ta tra "civiltà" diverse.

* Maurizio Mori e Carlo Flamigni,"La legge sulla procreazione medi-calmente assistita. Paradigmi a con-fronto", Net, 2005. Carlo Flamigni èinoltre consigliere generale dell’as-sociazione Luca Coscioni.

Il dibattito sulle unioni civili e le coppiedi fatto ripropone uno scontro tra visio-ni contrapposte, tra paradigmi in con-flitto.Da una parte la difesa da parte delVaticano della famiglia tradizionale,definita come "naturale", vincolo sacro afondamento della coesione dell'esistenzastessa della società. Qualsiasi attacco aquesto modello rappresenta per ilVaticano un attentato all'ordine sociale."Nessuna legge fatta dagli uomini - hadetto recentemente il Papa - può sovverti-re la norma scritta dal Creatore, senza chela società venga drammaticamente feritain ciò che costituisce il suo stesso fonda-mento basilare".

Dall'altra vi sono non solo le trasforma-zioni sociali che hanno portato a uncostante declino del matrimonio e unamoltiplicazione delle forme di conviven-za, ma l'affermarsi di una nuova moralenell'ambito delle relazioni affettive, nonpiù basata sui vincoli parentali, ma sul-l'autonomia, la libertà sessuale, la comu-nicazione e la parità tra i sessi.Occorre rivendicare alla politica laica ladifesa non soltanto dell'autodetermina-zione dell'individuo, ma anche di unavisione morale che promuove la forma-zione di relazioni, vincoli affettivi e formedi convivenza in grado di tenere unite lesocietà moderne e consentire la realizza-zione della persona.

OMOSESSUALI MODERNI MARZIO BARBAGLI E ASHER COLOMBO“Omosessuali moderni”, Il Mulino, 2001

Il numero delle coppie gay e lesbiche chehanno qualche forma di comunione di be-ni non è insignificante ed esso aumentacon la durata del periodo di convivenza. Laquota di queste coppie che vive in un ap-partamento in affitto passa dal 68% neiprimi due anni al 47% nel periodo succes-sivo. E, contemporaneamente, cambia ilregime di proprietà. La percentuale di par-tner che condividono la proprietà della ca-sa sale, dopo i primi due anni, dall'11 al18% per i gay e addirittura dal 10 al 32% perle lesbiche. I dati delle nostre ricerche indicano che,nel nostro paese, la maggioranza dei gay edelle lesbiche che desiderano un figlio vor-rebbe adottarli (il 59% dei primi e il 47%delle seconde), mentre una significativaminoranza (rispettivamente 8 e 26%) pre-ferisce l'inseminazione artificiale. Nella re-altà, la prima strada è inaccessibile, perchénessun giudice italiano consentirebbel'adozione a una coppia di omosessuali.Anche la seconda è quasi del tutto impra-ticabile, perché il medico che assista nellafecondazione una donna non coniugata enon convivente con un uomo può esserecolpito da una sanzione disciplinare daparte della Federazione degli Ordini. Perquesto è bassissimo (e naturalmente sco-nosciuto) il numero delle donne lesbicheche sono riuscite clandestinamente adavere un figlio con l'inseminazione artifi-ciale. Resta dunque solo la terza strada: unrapporto con una persona dell'altro sesso.

La quota degli omosessuali che hannoavuto un figlio cresce con l'età e raggiungevalori significativi dopo i trentacinque an-ni: 10% per i gay e 19% per le lesbiche. Tuttio quasi tutti l'hanno avuto da una relazio-ne eterosessuale.

IL MATRIMONIO UN’ISTITUZIONE IN MUTAMENTOIstat, 12 febbraio 2007

Sulla base dei dati rilevati presso gli ufficidi Stato civile dei Comuni italiani, nel 2005sono stati celebrati poco più di 250milamatrimoni. Un numero in continua dimi-nuzione dal 1972, anno in cui si sono regi-strate poco meno di 419mila nozze, ad ec-cezione di un lieve recupero nei primi an-ni '90. Questo fenomeno va interpretatonel quadro più generale delle trasforma-zioni dei comportamenti familiari. Sonoinfatti sempre più numerose le coppie, or-mai oltre 500mila, che scelgono di forma-re una famiglia al di fuori del vincolo delmatrimonio.

L'incidenza di bambini nati al di fuori delmatrimonio è, attualmente, intorno al15%, cioè quasi 80mila nati all'anno, qua-si il doppio rispetto a 10 anni fa, quandoquesto valore era pari all'8%.

Il numero di separazioni e di divorzi è incostante aumento. Gli ultimi dati riferiti al2004 indicano oltre 80mila separazionil'anno e oltre 45mila divorzi. Il numeromedio di divorzi per 100 matrimoni è nelnostro Paese pari a circa 15.

MATRIMONI IN CONTINUA DIMINUZIONE, DATI ISTAT 2007

Page 19: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

DOSSIER

19LA FAMIGLIA CHE CAMBIA:

DIEGO GALLI

Un suo giudizio sul disegno dilegge sui Dico proposto dalGoverno?

L’impressione è che già questopotrebbe essere considerato tut-to sommato un primo passo.Molto minimale, pieno di ambi-guità: si è voluto svuotare chiara-mente il diritto di ogni significatosimbolico, educativo e quindi an-che di miglioramento della socie-tà. Io non sono un giurista ma hol’impressione che sia anche frut-to di una sorta di rappezzamentodi norme esistenti. C’è grandeambiguità, moralmente sgrade-vole, sul tipo di legame che si vuo-le proteggere. Naturalmente è illegame intimo tra due personeeterosessuali o gay che deve esse-re messo al centro, mentre nel di-segno di legge la cosa è molto in-debolita, confusa, e sembra rife-rirsi a qualsiasi tipo di conviven-za. Il minimo che si può dire è chemanca un’ispirazione chiara.Però se poi passasse qualcosa diquesto genere, non è detto chenelle mani della società italiananon ne venga fatto un uso miglio-re di quello che era nelle intenzio-ni del legislatore. Questa infatti èuna risposta minimale e primiti-va ad un interesse generale, aduna trasformazione della sensibi-lità morale del paese, in linea pe-raltro con tutti i paesi che ci cir-condano.

Di fronte al mutamento di sensi-bilità morale di cui parli,eviden-ziato anche dai dati Istat sul ma-trimonio diffusi di recente,qualedovrebbe essere a livello idealel’atteggiamento del legislatore?

Io credo ci siano diverse conside-razioni da fare. Innanzitutto digiustizia, cioè si devono trattare lepersone come eguali e senza di-scriminarle; in questo senso mipare chiaro che niente che nonsia la totale equiparazione del-l’istituto attualmente esistentegiuridico del matrimonio possagarantire la giustizia. E' impensa-bile che una società liberale e de-mocratica possa vivere questamadornale discriminazione: esi-ste un istituto che discrimina inbase all’orientamento sessuale. Sempre una questione di diritti digiustizia è quella di prevedere unamolteplicità di regolamentazionidelle unioni intime e profonde tradue persone, che vadano ancheoltre il matrimonio. Ricordiamoche quest’ultimo è in effetti l’esi-to di tradizioni culturali, in largaparte ora non più condivise da

tutti i cittadini. È quindi una con-siderazione di giustizia il fatto chepersone che si vogliono unire adaltre, e quindi pubblicamenteenunciare la presa in carico del-l’altra persona, possano essereprotetti da istituti che coprono

meno aree di quelle che copre ilmatrimonio, con meno diritti edoveri.

Ma non è solo una questione digiustizia, perché in effetti questasorta di grande battaglia moralecontro le unioni civili ed i matri-moni gay, credo vada rovesciata.La moralità è dalla parte di chi di-fende queste istituzioni ed unanotevole immoralità sta da partedi chi ostacola. Una società civilegarantisce diritti e promuove be-ni, personali e sociali. Personali,cioè ha di mira che le personepossano autonomamente cerca-re la propria felicità, ed è ovvio chei legami affettivi siano centrali perla ricerca della felicità. Però non èsolo questo, nel momento in cuiconsentiamo di regolamentarelegami, allora consentiamo purealle persone di assumersi respon-sabilità, in particolare responsa-bilità degli altri. Stabilizzare lega-mi vuol dire tenere unite le socie-tà. Questo tipo di scelta dunque,contrariamente a quanto si so-stiene da molte parti con abbon-dante retorica, sta a favore dellacoesione della società e non è af-fatto una scelta individualistica edisgregativa. C’è molto da dire afavore dell’individualismo, ma inquesto caso questo tipo di sceltanon è a favore dell’individuali-smo, ma dei legami all’interno diuna società.

Attraverso i Dico, come ha spie-gato ad esempio Rutelli,possonoessere regolati rapporti di convi-venza anche tra persone anzianedello stesso sesso, che non han-no una relazione sessuale, maabbiano deciso di convivere inuna stessa casa.Marco Pannellanegli anni '60 e '70 proponeva diregolamentare anche le convi-venze nei conventi o nelle comu-nità reichiane, allora diffuse incerti ambienti legati alla contro-cultura.Ultimamente in relazio-ne alla chiusura degli orfanotro-fi si è parlato anche delle case fa-miglia,degli affidamenti dei mi-nori secondo modalità di convi-venza più simili alla famiglia al-largata che al matrimonio tradi-zionale. Sembrano essere in-somma molti i tipi di convivenzadi cui lo stato si potrebbe fare ca-rico.

La questione interessa infatti an-che i bambini. E' vero, il crescere ibambini è un bene che una socie-tà civile mette al centro, però que-sto tipo di bene va compreso. Ilbene del tirare su i bambini è in-dipendente dalla procreazione;già ora si può procreare ma poi la-sciare bambini in adozione e vice-versa, si può divenire genitori an-che di figli non generati all’inter-no della coppia ma presi in ado-zione. Questo bene dell’educare ibambini, come può essere realiz-zato? Il bene della genitorialità,già lo vediamo, può essere realiz-zato in diverse forme: genitorisingle, coppie eterosessuali ocoppie gay. Si fa confusione trabene del crescere i bambini ed ilmodo in cui si può realizzare.Questo modo è plurale; l’espe-rienza dei paesi europei è chebambini sono tirati su benissimoda single o coppie gay. C’è unapluralità di famiglie, una pluralitàdi modi di far crescere i figli, unapluralità di legami che rendonoresponsabili gli individui gli uninei confronti degli altri. Questetrasformazioni, lo ripeto, non so-no disgregative, ma tengono uni-te le società.

Benedetto XVI invece, parlandopochi giorni fa al convegno suldiritto naturale organizzato

dall’Università Lateranense, hadetto che “l’istituto del matrimo-nio ha stabilità per ordinamentodivino, e perciò questo vincolosacro,in vista del bene sia dei co-niugi e della prole che della so-

cietà, non dipende dall’arbitriodell’uomo. Nessuna legge fattadagli uomini può perciò sovver-tire la norma scritta dal Creatore,senza che la società venga dram-maticamente ferita in ciò che co-stituisce il suo stesso fondamen-to basilare”. Questi i toni del di-battito da parte delle gerarchievaticane, secondo le quali la re-golamentazione ha un effetto di-sgregativo rispetto al bene che èla famiglia tradizionale. Questomi pare essere il nodo dello scon-tro culturale in atto.

Si, temo che nelle posizioni dellaChiesa ci sia molta retorica manon ci sia sostanza. Credo questasia una battaglia che loro stannovincendo solo estemporanea-mente ma già persa perché la so-cietà è tenuta da legami e da una

sensibilità morale che non sonoquelle della gerarchia cattolica. Sono molte le considerazioni dafare. Nel metodo non vorrei di-lungarmi. Sui giornali si leggonorisposte molto alte e rigorose sulfatto che la Chiesa si sta muoven-do su un terreno, è stato detto, “ri-sorgimentale”, tipico cioè delloscontro stato contro stato.Sempre sui modi vorrei dire che lagrande operazione della chiesanel ‘900 è stata quella di presen-tarsi – avendo perduto la dimen-sione temporale – come unaagenzia morale e religiosa che sirivolgeva alle coscienze. Ma se al-lora si parla alle coscienze non sipuò fare un discorso politico chenon mostra alcun rispetto dellacosa pubblica. Il paese su questimetodi sembra finalmente reagi-re. Poi c’è la questione di merito. Hodetto che molte di queste prese diposizione sembrano retorica: illinguaggio della legge naturale,quello giusnaturalista per capirci,è un vecchio linguaggio, supera-to, obsoleto. Il diritto naturale ècome dire “le leggi fondamentaliche tengono in piedi una società”,ma lo abbiamo detto le leggi fon-damentali in questione non solocontemplano, ma incoraggianoqueste nuove forme di coesisten-za. L’appello al diritto naturale misembra retorico.Quello che fa impressione è poiche questi sono argomenti tipica-mente politici. Quindi ancora unavolta la Chiesa non ha argomentispirituali; questa assenza di argo-menti spirituali è forse indicativadi una difficoltà che la Chiesa cat-tolica ha con i temi profondi dellanatura umana e della sessualità.Una difficoltà che non ha ancoraaffrontato.

La Chiesa usa argomentipolitici. L’assenza di argomenti

spirituali è indicativa di unadifficoltà che la Chiesa ha con i

temi profondi della naturaumana e della sessualità

I DICO? Un primo passominimale e pieno di ambiguità

PIERGIORGIO DONATELLI è professore associato di Bioetica e Storia dellafilosofia morale presso l’Università di Roma “LaSapienza”. È autore di La filosofia morale (Roma-Bari 2001).

PLURALITÀ DI FAMIGLIE, SOCIETÀ PIÙ UNITA

INTERVISTA A PIERGIORGIO DONATELLI

Il riconoscimento della pluralità delle unioni affettive tiene unite le società moderne

Page 20: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

20 UNIONI CIVILI

DOSSIER &

CHIARA LALLI

Il percorso per arrivare a questoriconoscimento rivoluzionario èmolto interessante.Promossa da Alessandro Zan,consigliere comunale DS, la mo-zione ha fatto leva su un regola-mento attuativo del 1989 – a fir-ma di Francesco Cossiga, alloracapo dello Stato, e di GiulioAndreotti, allora capo delGoverno – di una legge apparen-temente innocua e democristia-na, la 1228 del 24 dicembre 1954,intitolata “Ordinamento anagra-fico della popolazione residente”.

Cosa è successo a Padova?

Il provvedimento di Padova è sta-to preso nell’ambito delle com-petenze comunali; non è una leg-ge di Stato. Soltanto il Parlamentopotrebbe attuare un istituto giu-ridico tutelativo.Come provvedimento comunaleabbiamo voluto riconoscere l’esi-stenza delle coppie di fatto, attra-verso una attestazione che potes-se valere per tutti i cosiddetti sta-tuti giuridici e che non c’è per laconvivenza su base affettiva.Il proponimento della delibera,frutto di un faticoso lavoro di me-diazione, è quello di affermare edi ottenere la possibilità di un ri-conoscimento formale di unaesistenza comune e della dignitàdi questa esistenza comune, siaomosessuale che eterosessuale.

Padova ha già i primi certificati?

La delibera è esecutiva dalla finedi dicembre (è stata approvata il4 dicembre): gli uffici stanno pre-disponendo i documenti e in unpaio di settimane ci dovrebbe es-sere la possibilità di rilasciare ilprimi certificati.Il certificato sarà compilato daidue conviventi – già prima l’ana-grafe riconosceva lo status diconvivenza, ma i conviventi nonpotevano avere un pezzo di cartache lo attestasse e che potesse es-

sere utilizzato all’esterno per di-mostrare la convivenza ufficial-mente. Una situazione da mon-do incivile, apprezzata dagli inci-vili e dai clericali.Gli usi del certificato sono nume-rosi. Si pensi ai congedi parentali(la Legge 53 del 2000) o alla pos-sibilità di usare alcuni giorni lavo-rativi per assistere il proprio com-pagno per problemi di salute. Alledecisioni sanitarie in condizionidi emergenza da prendere al po-sto del proprio compagno che inquel momento non può espri-mere un parere. Ancora: il Codice Penale consen-te al coniuge di un indagato dinon testimoniare; questa possi-bilità deve essere garantita ancheai conviventi.Nel caso delle adozioni, la CorteCostituzionale ha dichiarato chenel conteggio dei 3 anni necessa-ri per fare domanda valgono an-che gli anni di convivenza primadel matrimonio. Come dimostra-re gli anni di convivenza per ilconteggio complessivo?

Qual è il primo argomento as-surdo contro i Pacs che ti vienein mente?

Che distruggono la famiglia. Èuna sciocchezza sia culturale chefattuale. Oggi ci sono meno ma-trimoni e più convivenze di untempo. Aumentano i matrimonicivili. Anche in assenza dei Pacs,molte persone hanno già scelto.Non si può imputare a qualcosache non c’è la responsabilità del-la distruzione della famiglia tra-

dizionale o la sua detronizzazio-ne dalla condizione di realtàmaggioritaria.Tutte queste persone che hannoscelto una strada diversa dal ma-trimonio rimangono scoperte sualcune garanzie fondamentali. Ègiusto offrire loro sicurezza e tu-tela.Per smentire la condanna deiPacs come “rovinafamiglia” è uti-le fare l’esempio della Francia, incui i Pacs esistono dal 1999: i ma-trimoni sono in aumento. Questodimostra che in presenza dellapossibilità di scelta tra varie op-zioni, senza attribuire loro un si-gnificato religioso o assoluto, lepersone scelgono più consape-volmente. E in maniera diversa aseconda delle preferenze.Introdurre un altro istituto giuri-dico non allontana di per sé daquello precedente.

Non è anche una forma di sfidu-cia verso il matrimonio questo ti-more verso i Pacs? Inoltre, affer-mare la libertà di scegliere tra di-verse opzioni non significa svalu-tarne una a scapito di un’altra; esoprattutto non significa impor-re agli altri una propria scelta per-sonale. La libertà lascia alle per-sone la possibilità di scegliere.

E se il matrimonio fosse davverogiudicato come l’unica forma“vera” di convivenza, non do-vrebbe spaventare l’istituzione diuna forma alternativa: il matri-monio rimarrebbe la scelta mi-gliore e preferibile.Io credo che i Pacs rappresentino

una forma alternativa legittima eche non arreca danno a nessuno;di conseguenza deve essere tute-lata dal legislatore in quanto real-tà esistente.

Qual’è stato l’ostacolo politicopiù difficile?

Il fatto che la classe politica esclu-da i giovani; che sia pavida.Sembra avere paura della propriaombra. Ha una ingiustificabileterrore di perdere l’elettorato cat-tolico sostenendo l’istituzionedei Pacs, e dimentica che moltisondaggi dimostrano che i catto-lici sono disponibili e aperti ver-so i cambiamenti sociali e che illoro giudizio e le loro scelte sonoautonomi rispetto ai diktat dellaChiesa.

Quali sono le ragioni del tuostrappo rispetto ai DS?

Non ho ancora preso la decisionedi lasciare il partito. Sono convin-to che questa sinistra abbia presouna via pericolosa, perché sta ab-dicando a molti degli ideali tipicidella socialdemocrazia, dalla lai-cità dello Stato alle battaglie suidiritti civili.È come se l’obiettivo prioritariosia di arrivare ad un accordo sulcontenitore (il PartitoDemocratico) anche al prezzo dirinunciare alla discussione sui te-mi che dividono e che causanofratture negli schieramenti. Èinaccettabile che in tema di dirit-ti avvenga una mediazione al ri-basso, si sta giocando sulla pelledella gente. Io ho sempre consi-derato il partito politico comeuno strumento e non come il fi-ne. Se il fine viene mortificato emisconosciuto, lo strumento di-venta inadatto. Sono queste le ra-gioni che mi hanno spinto a valu-tare la possibilità di lasciare il par-tito.

Non credi che la posizione “allaFassino”sia anche diseducativa?Un politico non dovrebbe favo-

rire la laicità delle istituzioni?

Sono convinto che intervenire agamba tesa con un giudizio tran-ciante su temi che richiedonocautela sia irresponsabile e con-troproducente. È necessario unconfronto sereno e sgombro dapregiudizi; fare terrorismo è disa-stroso e inutile. Il giudizio diFassino sulle adozioni è stato unatto politico imprudente e gratui-to. Purtroppo è faticoso arginarele conseguenze dannose. Unavolta dette simili parole, la frittataè fatta.Difficile tornare sui propri passi,e come leader del socialismo eu-ropeo è un autogol clamoroso,oltre che diseducativo regala unaimmagine pessima della sinistraitaliana.Avrebbe dovuto dire: sul temadelle adozioni per gli omosessua-li non si può parlare per slogan,bisogna evitare considerazioniaffrettate e cercare argomenta-zioni valide, professionalità ecautela.Oltre ad essere state irresponsa-bili e diseducative, le parole diFassino sono state offensive.

Cosa pensi succederà sul frontenazionale?

Spero che il dibattito si affronti inParlamento attorno a una propo-sta che trovi la convergenza piùtrasversale possibile, ma che siauna mediazione verso l’altro. Chenon sacrifichi il senso della ri-chiesta dei Pacs.Spero che non ci siano forzatureper accontentare i conservatori oi rappresentati della Margherita,perché in questo caso ci sarebbeun compromesso al ribasso chesvuoterebbe di significato unalegge sui patti civili di solidarietà.Mi auguro che il Parlamento di-scuta per arrivare ad una leggeche soddisfi i bisogni e che nonsia gravata dalle ideologie. Io con-tinuerò a usare la mia voce perraggiungere questo risultato.

ROMA DISCUTE, PADOVA CERTIFICAINTERVISTA AD ALESSANDRO ZAN

L’anagrafe comunale di Padova inizia a rilasciare i primi certificati di riconoscimentoanagrafico di “famiglia fondata su vincoli affettivi”

ALESSANDRO ZAN

È consigliere comunale a Padova per i Ds dal 2004e presidente regionale di Arcigay. Coordinatoredella campagna nazionale “Un Pacs Avanti” asostegno della proposta di legge sul Patto Civile diSolidarietà.

del quorum. Chi ha votato, infatti, era lar-gamente a favore della riforma della legge40, che è veramente una legge antiscienti-fica, perché proibisce la ricerca sulle cellu-le staminali embrionali che potrebberoguarire delle malattie gravissime e poi co-me se non bastasse impone al medicoquanti embrioni vanno impiantati e comeconservarli, insomma tutte decisioni chedovrebbe prendere un uomo di scienza inrelazione alle condizioni della salute e del-l’età della donna e non certo per quel chedice una legge. Una legge che sacralizzal’embrione come se l’embrione avesseun’anima; e per assurdo si arriva alla tesi

legislativa che non si può toccare l’embrio-ne, ma abortire si può: come se l’embrio-ne avesse più anima di un feto. Una legge,dunque, ridicola, assurda, crudele e ancheclassista, perché chi ha mezzi può andare afare fecondazione assistita all’estero, men-tre chi non li ha è costretto a subire una leg-ge ingiusta. Ci sono poi gli altri fatti dei nostri giorni atestimoniare la battaglia di retroguardiadella Chiesa: prima contro i PACS, ora con-tro i DICO, contro gli omosessuali, di fatto:un comportamento che ritengo anticri-stiano. Cristianesimo lo intendo comeamore e rispetto di tutti, qualunque siano

le loro condizioni e le loro scelte. Qui inve-ce si vuole imporre la legge della Chiesa, ilmatrimonio come sacramento, come leg-ge per tutti, anche per chi non è credenteo appartiene ad altri religioni, un’interfe-renza sulla libertà delle singole persone. Cisono di fatto delle ingerenze che vannocontro il concordato. Non si capisce per-ché la Chiesa debba intervenire così pe-santemente in Italia contro ogni tentativodi rendere veramente più laico lo Stato,quando in paesi cattolicissimi come laSpagna, come la Francia, come laGermania ci sono da tempo il riconosci-mento delle unioni di fatto e c’è molto più

laicismo che in Italia. Quindi il mio auspi-cio è che ci si batta proprio perché questoGoverno sia più forte, più energico, control’ingerenza della Chiesa, e perché l’Italiasia veramente uno Stato laico, perché nonsia bloccata la ricerca scientifica e perchénon si ritorni indietro al tempo di Galileo.

Intervento tenuto durante la conferenzastampa del 20 febbraio 2007 a Trieste in oc-casione della prima giornata nazionale perla libertà di ricerca.Trascrizione non rivistadall’autore.

RIDICOLO UNO STATO CHE SACRALIZZA L’EMBRIONE CONTINUA DALLA PRIMA

Page 21: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

Al Presidente della Repubblica,ai Membridel Governo, del Parlamento italiano edeuropeo, ai Rappresentanti delleIstituzioni locali, alle Associazioni per ladifesa e la promozione dei diritti civili eumani, alle Parti Sociali, ai media, allecittadine e ai cittadini italiani ed europei.

Noi sottoscritti, consapevoli dell'impor-tanza che i valori e i principi fondamen-tali di uguaglianza e pari dignità socialesanciti dalla nostra Costituzione hannoper il libero e pieno sviluppo della perso-na, riteniamo che il provvedimento delGoverno in materia di Unioni Civili nonesprima una posizione laica e di respiroeuropeo e soprattutto non sia compati-bile con il nostro dettato costituzionale.

I diritti di cui è questione sono evocati erivendicati come palliativi di situazionilimite, in altre parole come meri rimedigiuridici nell’emergenza o come stru-menti di pura gestione patrimoniale (as-sistenza ai detenuti, ai malati e ai moren-ti; subentro in affitto di case, eredità), ri-medi peraltro in parte già esistenti nelnostro ordinamento: al contrario, il dirit-to a realizzare un Progetto di Vita comu-ne, matrimoniale o familiare, è elementofondante ed essenziale per il pieno svi-luppo della persona e, in quanto tale, égarantito dagli articoli 2 e 3 dellaCostituzione italiana.

Il provvedimento governativo prevedeinvece il riconoscimento di alcuni limi-tati diritti alle persone che abbiano deci-so di costituire un'unione di fatto, manon esaurisce la discriminazione in attonel nostro Paese in ragione del sesso edell’orientamento sessuale dei compo-nenti la coppia, restando in ogni casoprecluso l’accesso all’istituto del matri-monio civile per la coppia omosessualee disponendo di conseguenza una so-stanziale e inammissibile diversità di ac-cesso al diritto legata alla condizione del-la persona, cosa che costituisce un vul-nus inammissibile verso i PrincipiFondamentali della nostra Costituzione. Noi invece siamo profondamente con-vinti che a tutti i cittadini e a tutte le citta-dine deve essere garantita parità e ugua-glianza e pertanto anche il diritto di regi-strare a tutti gli effetti le loro unioni, in-dipendentemente dal loro sesso e dal lo-ro orientamento sessuale.

Occorre affermare che il matrimonio ci-vile è un istituto giuridico non sostituibi-le, né vicariabile da altri, e che solo conl’accesso anche delle coppie dello stessosesso a tale istituto è rispettato e piena-mente applicato il principio fondamen-tale di eguaglianza e pari dignità socialedi tutti i cittadini sancito dalla nostraCostituzione.

Il riconoscimento della coppia di fatto, ildiritto al matrimonio civile indipenden-temente dal sesso dei coniugi e senza al-cuna compressione dei diritti di genito-rialità e adozione, può e deve essere ga-rantito da una legislazione analoga aquelle della Spagna, del Belgio, dei PaesiBassi e del Canada. La disciplina norma-tiva dovrà riferirsi ai componenti del nu-cleo familiare con il termine «coniugi»,assicurare parità di trattamento a tutte lecoppie indipendentemente dal sesso deiconiugi e riformare le leggi laddove esi-stono esplicite forme discriminatorie (adesempio la legge 40/2004 sulla feconda-zione assistita), così come previsto dalla

Proposta di Legge n. 1244 (XVLegislatura: primo firmatario DanieleCapezzone).

Facciamo appello per una affermazione co-mune di libertà a tutti coloro che condivi-dono aspirazioni inclusive, laiche, fondatesulla parità dei diritti, proprie dell'Europache vogliamo e che già esiste, di un'Europain cui il diritto costituisce l'orizzonte di civil-tà dei singoli, delle comunità e delleIstituzioni che li rappresentano, contro ilpregiudizio, l'esclusione e contro la discri-minazione, che l'art. II 81 della Carta dei di-ritti fondamentali dell'Unione Europea vie-ta in qualsiasi forma, compresa quella fon-data sull'orientamento sessuale.

COMITATO PROMOTORE

Sergio Rovasio, Segr. Generale GruppoParlamentare Rosa nel Pugno - Roma Aldo Brancacci, Professore ordinario,Università Tor Vergata - Roma Gigliola Toniollo, Cgil Nuovi Diritti,Direzione di Radicali Italiani - Roma Stefano Fabeni, Director Lesbian, Gay,Bisexual, Transgender and IntersexInitiative Global Rights, Washington – Usa

Per aderire e per trovare l’elencocompleto dei firmatari:www.matrimoniodirittogay.it

DOSSIER

21UNIONI CIVILI&

IO DICO ZAPATERO!

PARTITO RADICALE: LA NOSTRA SEDE È LA SEDE DEL FUORIMARCO PANNELLANotizie Radicali, luglio 1972

Nella sede di via di Torre Argentina 18 abbiamo dato ospitalità alMovimento democratico di omosessuali, di recente costituzione, deno-minato "FUORI"; l'abbiamo già comunicato. Questi compagni utilizza-no la sede il martedì sera per loro riunioni, e vi hanno il recapito postale.Essi hanno tenuto una conferenza stampa nel corso della quale hannopresentato il loro periodico mensile. Com'era prevedibile, questo fatto ha provocato numerose reazioni. Ilperbenismo democristiano si è scatenato con il suo strumento preferito:la censura e la disinformazione. Quello fascista o di estrema destra in mo-do consono alla propria cultura alla propria civiltà: con l'ingiuria e il raz-zismo. […] Ma che il FUORI funzioni o no, che si riveli o no anche ai più per quel cheè -un movimento di rivolta anche morale (quindi anche di rinnovamen-to morale per chi vi partecipa), al di là della questione della sede e dei ser-vizi che noi forniamo anche loro - l'obiettivo d'una lotta per una sessua-lità vissuta da laici e da libertari è necessariamente nostro. […]

MANIFESTO DEL F.U.O.R.I. (FRONTE UNITARIO OMOSESSUALERIVOLUZIONARIO ITALIANO) FONDATO DA ANGELO PEZZANANEL 1971 E CHE SUBITO SI FEDERÒ AL PARTITO RADICALE

Manifesto per l’eguaglianza dei diritti

Ds, uscite fuoriAssociazione Luca Coscioni eRadicali Italiani prendono parte al-la Manifestazione Nazionale per leUnioni civili 'Sveglia, è l'ora dei di-ritti!' a Roma,in Piazza Farnese il 10marzo 2007 e rivolgono questo ap-pello ai Democratici di Sinistra

Sappiamo che, a partire dai movi-menti per i diritti delle personeomosessuali, il progetto dei DICOha suscitato critiche e anche oppo-sizione per la sua timidezza. Comeradicali abbiamo sempre operato,a partire dal rifiuto di EmmaBonino di sottoscrivere il program-ma dell'Unione anche a causa del-la vaghezza del punto relativo allecoppie di fatto, e sempre operere-mo per un riconoscimento legalepieno, che abbia come punto di ri-ferimento quello dei PACS, ai qualiricorre un numero sempre mag-giore di cittadini francesi.

Riteniamo che, di fronte ai veti e alsabotaggio clericale-vaticano diogni politica e riforma volta a pro-muovere diritti civili e libertà indi-viduali, sia fondamentale da partedelle forze politiche che si defini-scono laiche accompagnare alleprese di posizione parlamentariuna mobilitazione che coinvolga lerispettive "basi" e "organizzazio-ni". Il vero e proprio "assalto ai DI-CO" lanciato dall'opposizione eraccolto anche da parlamentari eforze politiche della maggioranza,dovrebbe indurre in particolare iDemocratici di Sinistra, il loroSegretario Piero Fassino e le diverseanime del partito, a decidere final-mente una partecipazione attivaalla manifestazione del 10 marzo,in forme tali da coinvolgere anche itanti elettori di centrodestra su po-sizioni liberali e laiche. La strategiadi non interpellare mai militanti,attivisti e cittadini sui temi delle li-bertà individuali - strategia che i DScondividono storicamente con lasinistra comunista - ha consentitoin questi anni un rilancio altrimen-ti impensabile di politiche neo-temporaliste e da stato etico cheminano le possibilità riformatricidel Governo Prodi.

1971

www.dirittiora.it

Page 22: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

22 ADELE FACCIOLA STORIA &GIANFRANCO SPADACCIA

Adele Faccio non aveva mai frequentatoil Partito Radicale, o comunque non miera mai capitato di incontrarla né aRoma in Via di Torre Argentina né aMilano in Via di Porta Vigentina, neppu-re negli anni della battaglia della LID peril divorzio, neppure quando AngeloPezzana e pochi altri fondarono con ilFUORI il primo movimento di liberazio-ne omosessuale o quando nacque ilMovimento per la liberazione della don-na. Si presentò da noi solo dopo la vitto-ria del referendum del 1974. Nei mesiprecedenti Loris Fortuna, in previsione diquella vittoria, aveva depositato inParlamento la prima proposta di leggeper la depenalizzazione dell’aborto, sul-l’esempio di quanto era avvenuto o sta-va avvenendo in altri paesi europei.Quasi contemporaneamente Adele ave-va fondato il CISA (Centro di informazio-ne sterilizzazione e aborto): nonostanteil nome era un organismo che si propo-neva in maniera militante di combatterela piaga dell’aborto clandestino nelle dueforme a cui le donne erano condannate:l’esoso sfruttamento dei cosiddetti “cuc-chiai d’oro” o gli interventi di fortuna rea-lizzati con mezzi primitivi e in assolutaassenza di qualsiasi condizione igienica,due forme entrambe tanto conosciutequanto tacitamente tollerate. Intorno aquesto obiettivo Adele aggregò compa-gne ugualmente motivate, con le qualicreò i primi consultori e organizzò la pri-ma concreta alternativa all’aborto clan-destino, i viaggi della speranza verso le

cliniche inglesi e olandesi dove, grazie avoli charter e a convenzioni contrattatedal CISA era possibile avere interventimedici a prezzi contenuti e con i mezzitecnologicamente più evoluti. Adele fuanche la protagonista della battaglia persostituire il metodo Karman dell’aspira-zione alla pratica del raschiamento, l’uni-ca conosciuta in Italia. Ma non si accon-tentava di questo intervento assistenzia-le (assistenziale in ogni senso: le donnepiù abbienti che frequentavano il consul-torio erano invitate ad aiutare le più po-vere), voleva sfidare apertamente e diret-tamente la legge con la disubbidienza ci-vile. Eravamo il partito della nonviolen-za, dei diritti civili, dei digiuni, della bat-taglia vinta – con i processi e il carcere –per il riconoscimento dell’obiezione dicoscienza. Ed eravamo un forza politica,anomala ma organizzata intorno ai suoi

obiettivi. Il passaggio alla disubbidienzacivile trovava nel partito radicale non so-lo un interlocutore ma il suo naturalestrumento di organizzazione e di svilup-po.

Incontrò Marco a Milano. Venne a Romaa parlare con me, che avevo raccolto unasituazione sconquassata della segreteriadel partito. Conobbi così questa cin-quantenne asciutta e nervosa che nonaveva mai fatto ricorso al trucco o allatintura. Mi parlò dei suoi progetti, mi dis-se che aveva trovato un medico – il fio-rentino Giorgio Conciani - disponile adaprire per il CISA un ambulatorio.Decidemmo che al successivo congressoannuale di Milano, all’inizio di novem-bre, il CISA si sarebbe federato al PartitoRadicale. Poche settimane più tardi en-trò in un funzione l’ambulatorio di

Firenze presso una sede radicale. Nel me-se di gennaio i nostri arresti, mio, diAdele, di Giorgio Conciani.

Non c’erano fra noi particolari affinità.Mi appariva più anarchica nelle sue mo-tivazioni ideali che liberale e libertaria. Ilsuo femminismo veniva da lontano, nonera un prodotto del ‘68 o dei nuovi movi-menti di liberazione della donna (non acaso era la nipote di Rina Faccio, la scrit-trice Sibilla Aleramo). Ad unirci fu la suadeterminazione e la sua straordinariaconcretezza, la sua capacità di aggrega-zione e di organizzazione, l’intelligenzadi comprendere che intorno alla suaazione occorreva costruire un progetto euno sbocco politico, nonviolento, refe-rendario, parlamentare. Senza di lei, sen-za la sua volontà e la sua forza, la batta-glia per la depenalizzazione dell’abortosarebbe stata anche per il partito radica-le assai più lunga e difficile.

Ci sono momenti della vita politica di unpaese in cui persone come Adele, appa-rentemente “impolitiche”, compaionosulla scena e riescono con la loro azione ela loro concretezza in maniera sconvol-gente a colmare la lontananza, la fratturache separa il potere dalla vita reale dellepersone. Il soffio potente della verità edella vita torna allora ad animare unapolitica irrigidita e ossificata nei suoiequilibri di potere e condannata a stan-chi ritualismi. Ed è ciò che unisce nel mioricordo due persone apparentementecosì diverse come sono state ErnestoRossi ed Adele Faccio.

Dalla fondazione del “Cisa” alla militanza radicale

ADELE FACCIOTesti inediti dall’Archivio Radicale, 1975

LE LIBERTÀ DELL’ESSERE UMANO

L’essere umano ha scoperto sé stesso, nonpiù soltanto come io individualistico sog-gettivo, ma anche come coabitante delpianeta, come corresponsabile e come vit-tima della gestione dell’esistenza umanasulla terra. L’essere umano oggi si senteimplicato nella gestione della vita, più omeno consciamente, più o meno consa-pevolmente, più o meno razionalmente,ma tende a non accettare più supinamen-te una ‘parola’, un ‘diktat’, una ‘legge’ chegli venga imposta in forma autoritaria, siada un investito di un’autorità mistica, ex-traumana, mitica e nebulosa, sia da unerede di tradizioni avite storiche di carat-tere padronale e sfruttatorio, sia da unacongrega assembleare più o meno eletti-va sempre di stampo selettivo e con vocazione rapinato-ria. Qualunque tipo di autorità oggi è esautorata daglierrori ormai storici e radicati della prepotenza e dellavessazione. L’essere umano oggi tende ad individuarein questi dati la fonte massima delle sue miserie e del ri-schio costante che lo minaccia. Quanto più l’essereumano è infantile e tanto più ama ed accetta o addirit-tura cerca il rischio e tutto ciò che è gratuito e casuale.Quanto più l’essere umano matura psicologicamenteed evolutivamente e tanto più ama studiare per poterprevedere, pianificare, razionalizzare, gestire in propriola propria vita. Questa è la conquista della nuova civil-tà, della nuova cultura.

LE LOTTE PER L’AUTOGESTIONE DELLA DONNA

La lotta deve essere rivolta ad ottenere la liberalizzazio-ne dell’aborto, la libera propaganda e l’intensificazionedell’educazione anticoncezionale, l’aiuto alle madri e laparità salariale fra gli uomini e le donne che sola confe-risce autonomia e dignità alla donna, e infine l’elimina-zione del patriarcato retrodato, autoritario e incapacedi assumersi una paternità responsabile.La famiglia ridotta al limite minimo del bilancio econo-mico non permette né l’espressione di una validità ef-fettiva né l’educazione adeguata dei minori. Questa è la

realtà concreta attuale.

La difesa del bambino in Italia non esiste;i bambini vengono gettati al mondo inambienti inadeguati, senza un minimo disicurezza sociale, e non ricevono maiun’educazione libera e autonoma. Questoè più vastamente diffuso di quanto non sicreda, da questi problemi non è immuneneppure la borghesia, che si crede così alsicuro, ma affettano la stragrande mag-gioranza della popolazione.Bisogna esigere che la contraccezionevenga insegnata obbligatoriamente nellescuole, prima pubertà, che venga rimbor-sata dalla mutua, come gli eventuali abor-ti necessari, e che la propaganda sia auto-rizzata e incrementata continuamente.L’aborto deve essere concordato libera-mente fra donna e il suo medico e deveessere libero e gratuito.Bisogna battersi in questo senso. Solo con

queste avvertenze la donna potrà incominciare a crear-si un alternativa costruttiva che le permetterà di rag-giungere una autonomia sufficiente e necessaria a get-tare le basi per la sua autogestione e per la libertà dellasua evoluzione personale di individuo autonomo e co-sciente.

@pprofondisciPer ulteriori documenti su Adele Faccio:http://www.radioradicale.it/un-ricordo-di-adele-faccio

LA CONCRETEZZA DI UNA “IMPOLITICA”

CIAOADELE

Page 23: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

NOTIZIE DAL MONDO 23DARWIN&

IL CREAZIONISMO? UNA TEORIA POLITICA

INTERVISTA A GUIDO BARBUJANI

MIRELLA PARACHINI

Il "Darwin Day" è il nome usatoper definire una serie di eventiculturali internazionali che han-no l'obiettivo di avvicinare ilpubblico alla teoria dell'evolu-zione, elaborata a partire dalleidee e dalle intuizioni del grandenaturalista inglese CharlesDarwin, padre della teoria evo-luzionista, in occasione dell’an-niversario della sua nascita, il 12febbraio 1809. Il Prof .GuidoBarbujani, docente di Geneticaall’Università di Ferrara, ha te-nuto, nell’ambito della manife-stazione “Darwin Day” che si ètenuta a Roma il 10 febbraio, unarelazione dal titolo “Due fami-glie distinte”.

Prof.Barbujani,in che modo ri-tiene che il Darwin Day sia im-portante per avvicinare lascienza ai cittadini e alla socie-tà?

Credo che questo evento sia im-portante quantomeno sotto dueaspetti: innanzitutto perché èimportante qualunque iniziati-va che cerchi di ridurre la distan-za, che c’è, tra chi fa ricerca neilaboratori ed i cittadini che leg-gono i giornali. Quello che fac-ciamo noi non è sempre com-preso, e questo non è tutta colpadegli altri. Occorre parlare espiegare in modo più chiaro ediretto la nostra attività. IlDarwin Day fa parte di una cate-na di iniziative che dovrebberopermetterci di spiegarci meglioe di ragionare più direttamentecon le persone che leggono poisui giornali i risultati delle nostrescoperte scientifiche. Un secon-do aspetto che rende il “DarwinDay” particolarmente necessa-rio è il fatto che da qualche anno,a partire negli Stati Uniti, ma poianche in altri paesi, è finita sottoattacco una branca della scien-

za, la biologia evoluzionista, permotivi che non hanno a che farecon la scienza, quanto, a mio pa-rere,con la politica.

Anche in Italia si è tentato dicancellare la teoria dell’evolu-zione dai programmi di studiodelle scuole medie inferiori.Untentativo rientrato, ma che facomprendere la gravità della si-tuazione, cioè di contrapporread una teoria scientifica quellacreazionista che nulla ha a chefare con la scienza…

Negli Stati Uniti questa opera-zione avviene su scala molto piùgrande che da noi, ed è centralela scuola. Il tentativo è quello didare, nelle ore di scienze, la stes-sa dignità a questa teoria che ini-zialmente si chiamava creazio-nismo, ora si chiama “disegnointelligente”, che nega la teoriadell’evoluzionismo, ma che dalpunto di vista degli scienziati

non ha alcun valore. E’ una teo-ria non sostenuta da alcun datosperimentale.

Al centro della sua relazione c’èproprio una simulazione cheinvece ci fa capire come esseriumani di oggi possano esserediscendenti da popolazioni an-tiche di cui si possiedono datigenetici.

Esatto, una relazione che devemolto alla teoria darwiniana.Uno dei limiti principali di que-sto “intelligent design”, infatti, èche non apre la testa a nuoveipotesi che si possano saggiare. Ifilosofi direbbero che non ha va-lore euristico. Se si abbandonas-sero queste “fanfaluche” sullacreazione, e si guardasse al DNAdegli esseri viventi, allora si po-

trebbero capire molte cose inte-ressanti. Noi, in particolare, stia-mo cercando di capire la relazio-ne tra gli europei di oggi e gli uo-mini di Neandertal che hannooccupato l’Europa per 300.000anni. Gli studi stanno dimo-strando che noi non discendia-mo direttamente dall’uomo diNeandertal, ma piuttosto daominidi giunti dal continenteafricano che hanno rimpiazzatogli antichi europei; per dirla conuno slogan: “Siamo tutti africa-ni”. Questo oggi ce lo dice ilDNA, mentre gli studi sulle ossanon bastavano a garantirlo. Difatto continuiamo ad applicareil metodo darwiniano di analisi,assieme ad altre concezioni esviluppi più recenti, per analiz-zare il nostro patrimonio geneti-co.

L’EVOLUZIONE NEL SEGNO DI DIO

GILBERTO CORBELLINIIl Sole 24 Ore, 10 febbraio 2007

Negli Stati Uniti i sostenitori dellatesi per cui la complessità della vi-ta sarebbe frutto di un ProgettoIntelligente (Intelligent Design,ID) cercano di accreditarsi comescienziati autentici. Ovvero perse-guono una strategia definita dauno dei fondatori del movimentoe del Discovery Institute di Seattleche lo promuove, l’avvocatoPhilipp E. Johnson, “strategia delcuneo”. In pratica, intendonoscardinare con argomenti logico-razionali, senza richiamarsi inprima istanza alla religione, lespiegazioni naturalistiche dellavita. Nella fattispecie le prove del-l’evoluzione biologica. Il che lispinge a cercare il confronto con ibiologi evoluzionisti. I quali si so-no divisi circa l’opportunità di ac-cettare la discussione. Uno degliultimi atti pubblici del famoso pa-leontologo e saggista Steven JayGould è stato quello di sottoscri-vere insieme all’avversario disempre, l’altrettanto famosoRichard Darwkins, un appello anon dibattere con i neocreazioni-sti. Perché così gli si attribuisceuno statuto che non hanno.Quello di scienziati. Alcuni conte-stano questa posizione con validiargomenti: se si rifiuta il confron-to si consente ai critici dell’evolu-zione di fare le vittime. Bisogna

però essere consapevoli che ilconfronto si svolge soprattutto sulpiano della capacità oratoria, cioèdella efficacia retorica, più che alivello tecnico-scientifico.Capacità di cui spesso mancanogli scienziati. Mentre alcuni neo-creazionisti sono oratori brillanti,e anche persone che suscitanosimpatia.

Oltreoceano è in corso una batta-glia che testimonia comunque diuna vitalità culturale degli StatiUniti. Sembra di essere tornati aitempi del processo Scopes: lamessa in scena, a Dayton(Tenessee) nel luglio 1925, cheportò alla condanna in tribunaledi un professore di scienze peraver insegnato l’evoluzione con-tro una legge dello stato delTenessee. Il processo fu un grancaso mediatico montato ad arte.Una trappola in cui cadde un fa-moso uomo politico conservato-re, William Jenning Byran. Questivenne chiamato a testimoniaredall’avvocato di Scopes – nel filmdi Stanley Kramer Inherit thewind, Spencer Tracy è grandissi-mo nell’interpretazione dell’av-vocato Darrow – e fu ridicolizzatoper la sua incapacità di giustifica-re razionalmente la lettera dellaBibbia. Byran morì due giorni do-po.

Esiste in Italia un movimento

neocreazionista? No. Gli unici an-tievoluzionisti ufficiali sono mar-ginali nella comunità scientifica:Giuseppe Sermonti e AntoninoZichichi. C’è il tentativo di un pa-io di giornalisti del Foglio diFerrara di trascinare l’antiscienti-smo e l’iconoclastia del loro diret-tore in un battaglia che, al mo-mento, è sterile. Sia perché Meottie Agnoli, i due giornalisti che sulFoglio si espongono al ridicolo,sono intellettualmente inconsi-stenti. Sia perché le gerarchie del-la chiesa cattolica, l’unica che inItalia potrebbe lanciare la batta-glia, sono molto prudenti. LaChiesa Cattolica riconosce, alme-no nel contesto delle sue istituzio-ni accademiche, anche se nonpiù, ora, in alcune sacche prodot-te dalla diffusione di una sorta diteologia senile ispirata dal nuovoPapa, la fondatezza della spiega-zione evolutiva – per esempio,nell’intervento del cardinale diVienna sul New York Times. Saràinteressante verificare se nei pros-simi mesi, dopo la libertà ripro-duttiva, la libertà di ricerca scien-tifica, la libertà di rifiuto di un trat-tamento terapeutico, la libertà dimorire con dignità, e la libertà diunirsi civilmente secondo le pro-prie personali inclinazioni affetti-ve e sessuali, il Vaticano prenderàdi mira anche la libertà di rifiutarealle credenze religiose sull’originedella vita e dell’uomo uno statuto

di verità empirica. L’ex direttoredella Specola Vaticane, PadreCoyne, che aveva dato giudizisprezzanti sulla dottrina dell’ID, èstato intanto spedito in una sper-duta parrocchia.

L’argomento più stupido e allostesso tempo più pericoloso so-stenuto dagli antievoluzionisti, èche quella in difesa dell’ID e delsuo insegnamento è una battagliaper la democrazia. Doppiamentestupido, quando viene usato daiconservatori sulla base dell’as-sunto che l’evoluzione sia controi valori morali e politico-econo-mici del pensiero liberale. In real-tà, i conservatori dovrebbero ri-fiutare l’ID perché proprio la bio-logia darwiniana, che è peraltrobasata su prove e argomenti lar-gamente validati, dimostra che lamorale liberale e conservatrice,nonché la logica dell’economia dimercato sono più aderenti allanatura umana. E il darwinismo ècompatibile con il fatto di crede-

re in Dio.

A differenza dell’Italia, negli StatiUniti lo stato di diritto funziona.Anche a vantaggio della libertàdella scienza dalle strumentaliz-zazioni politiche. La sentenza delgiudice John Jones, che nel 2005ha dichiarato incostituzionale in-segnare l’ID come un’alternativaall’evoluzione in un classe discienze di un scuola pubblica diDover (Pennsylvania), è scaturitadall’applicazione dei criteri dellaCorte Suprema per accreditareuna testimonianza scientifica inun tribunale. Le critiche a questasentenza da parte dei sostenitoridell’ID, nel nome della democra-zia rischia di sfociare, nei fatti, inuna critica allo stato di diritto.Insomma i seguaci della Bibbiadovrebbero ricordare il detto chedà anche il titolo al film sul pro-cesso Scope: “Chi getta lo scom-piglio in casa sua erediterà vento,e lo stolto sarà lo schiavo di chi hail cuor savio” (Proverbi, 11:29).

Negli USA il confronto tra evoluzionisti e creazionisti è segno di vitalità culturale.Ma lì lo stato di diritto funziona: in Italia dobbiamo invece aspettarci un attacco delVaticano alla libertà di pensiero?

PER L'ULTIMA:SMETTETELA DISEGUIRMI! SONOUN CREAZIONISTA

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24 DIRITTI SENZAFRONTIERE

NOTIZIE DAL MONDO &

IL PORTOGALLO DICE “SIM!” Referendum sulla depenalizzazione dell’aborto: la politica vanifica la chiamata all’astensione da parte della Chiesa

A CONFRONTO SULL’ORTOTANASIAIl mondo politico e giudiziario brasiliano diviso sulla fine della vita

MARCO VALERIO LO PRETE

Chiamato alle urne l’11 febbraio,il popolo portoghese ha detto“sim” alla depenalizzazione del-l’aborto. 59% di si contro la leggeforse più restrittiva d’Europa, cheprevede in linea di principio ilcarcere per le donne che aborti-scono, fatte salve quelle che han-no subito violenze sessuali oquelle la cui vita è in pericolo pro-prio a causa del futuro parto. Nonsi è raggiunto il quorum previstodalla legge, è vero, ma il premiersocialista e la classe politica in ge-nerale erano d’accordo sul fattodi non negare significato politicoal voto; per questo, avevano det-to, “terremo comunque conto delrisultato”. La Chiesa portoghese èrimasta spiazzata; memore dellatattica astensionista usata inItalia in occasione del referen-dum sulla legge 40/2004, avevachiesto in un primo momento didisertare le urne per rendere va-na la consultazione. Ma i comita-ti per il “si”, spalleggiati dall’attua-le premier socialista JosèSocrates, non si sono rassegnatialla spoliazione di un diritto qua-le quello alla scheda referendaria.I clericali allora hanno dovuto ag-giustare il tiro, entrando prepo-tentemente nell’arena politica. Ilportavoce della conferenza epi-scopale portoghese, IridioLeandro, ha ammesso che eradagli anni Sessanta che non si as-

sisteva ad una mobilitazione cosìmassiccia da parte della chiesaportoghese. Una mobilitazionemassiccia, partita dalle singoleparrocchie che per l’occasione sisono trasformate in sezioni dipartito, con casi – amplificati dal-la stampa – di scomuniche pro-messe ai fedeli “disobbedienti”.Le gerarchie cattoliche non rie-scono però a convincere del tutto

la chiesa dei fedeli; molti i casi,come quello del gruppo di donne“Nos somos Igreja” (“Noi siamoChiesa”), nei quali è prevalsa lavolontà di legiferare e regola-mentare l’interruzione di gravi-danza. Una posizione dettatadall’istinto riformatore di una po-polazione che ormai, nella suagrande maggioranza, è decisa arisanare la piaga dell’aborto clan-

destino. Tra i 18.000 ed i 30.000sarebbero gli aborti clandestinipraticati ogni anno, decine di mi-gliaia - invece - le donne più for-tunate che riescono a traversarela frontiera spagnola e a raggiun-gere una delle tante cliniche su-bito dopo il confine. Alcune, conla complicità del gruppo olande-se “Women on Waves” (“Donnesulle onde”), si erano spinte finoal largo dell’Atlantico, appenafuori le acque territoriali nazio-nali, per praticare un aborto assi-stito direttamente sulla cosiddet-ta “nave dell’aborto”, un’ imbar-cazioni attrezzata con day hospi-tal. Di fronte a questa situazionegià i sondaggi parlavano chiaro:alcuni mesi prima del voto il 72%dei Portoghesi si diceva a favoredella depenalizzazione. Poi iltrend ha subito un calo, stabiliz-zandosi al 59% a due settimanedal voto, forse a causa del fattoche i partiti politici, più che i co-mitati naturalmente trasversali,hanno finito per monopolizzareil dibattito. Se ora l’iter parlamen-tare si avvierà come promesso, edi socialisti hanno – anche da soli– i numeri per portare a casa unrisultato positivo, il “partito dellavita” otterrà presumibilmente ri-sultati simili a quelli che i Radicalied i laici hanno ottenuto in Italia,ovvero un drastico calo del nu-mero assoluto di aborti ed un mi-nor rischio per donne e neonati.

FRANCESCO GIAPPICHINIMusibrasil.net

Proprio mentre in ItaliaPiergiorgio Welby conduceva lasua personale battaglia politica,chiedendo che venisse rispettatala sua volontà di morire, in Brasileil Consiglio federale di medicina(Cfm) approvava una risoluzioneche autorizza il medico a sospen-dere le terapie che prolungano lavita dei malati terminali senzapossibilità di guarigione. Comeunica condizione si richiede che ilpaziente stesso, o un rappresen-tante legale, o la famiglia, concor-dino con questa decisione, chedeve essere comunque adeguata-mente documentata. La risoluzio-ne, risalente allo scorso 9 novem-bre, ha efficacia esclusivamenteinterna. Ciò significa che il profes-sionista che vi si conformi non èesentato dal rispetto del codicepenale e non è quindi immune dapossibili sanzioni penali se la ma-gistratura ravvisi, in quella con-dotta, un reato. É superfluo infatti

dire che il Código penal brasilianodel 1947, da molti definito un ar-nese da museo, non si occupa af-fatto di questi delicati temi di ca-rattere bioetico.

La risoluzione ha innescato un ac-ceso dibattito nel paese. Mentre laConferenza episcopale brasilianaha tempestivamente diffuso unanota che riconosce la legittimitàdell'ortotanasia e va dunque inte-sa come un implicito appoggio al-la presa di posizione della classemedica brasiliana, ad opporsi alprovvedimento dei medici brasi-liani è stato Wellington Marquesde Oliveira, procuratore regionaledei diritti del cittadino. Secondo ilmagistrato, la risoluzione delConsiglio di medicina è un «atten-tato al diritto alla vita, ed è inam-missibile che questo venga lascia-to al libero arbitrio di medici e pa-renti». In sintesi, a suo parere, “larisoluzione viola la legislazionebrasiliana” perché sia l'ortotana-sia che l'eutanasia sono conside-rate omicidio dal codice penale.

Tuttavia, anche in Brasile la batta-glia contro l'accanimento tera-peutico è ancora lunga, comehanno ben dimostrato le vicendegiudiziarie dello scorso mese.

Mentre la procura dellaRepubblica del Distretto federalesi è schierata dalla parte del procu-ratore regionale, promovendoun'«azione civile pubblica» controla suddetta risoluzione, dalla partedei medici si sono invece schiera-te le imprese private che gestisco-

no i cosiddetti “piani di salute”, os-sia i gruppi assicurativi che opera-no nel settore sanitario. Letturemaliziose della scelta di camposono del tutto inutili, visto che siammette candidamente che la ri-soluzione del 9 novembre puòportare ad una consistente ridu-zione dei costi del sistema salute.Arlindo Almeida, rappresentantedi questa categoria, sottolinea chela sua associazione non ha parte-cipato al dibattito che ha portatoalla risoluzione, e che le assicura-zioni private oggi mantengono invita dei malati terminali «a costomolto alto e senza creare proble-mi».A prescindere dall'esito giudizia-rio della controversia, dovrà esse-re la politica a trovare una soluzio-ne. Almeno per dare copertura aquella che è di fatto una praticaabituale in ogni nosocomio delPaese. Oggi il medico che decidedi interrompere l'inutile terapiaalmalato terminale, si limita a chia-mare i familiari ed a dire loro:“Vamos deixá-lo descansar”.

Era dagli anni ‘60 che non siassisteva ad una mobilitazione

così massiccia da parte dellachiesa portoghese

Il Código penal brasiliano suitemi etici è un arnese da museo

IN AUSTRALIA PIERO SI CHIAMA MARLENE

In Australia è in vigore una sorta ditestamento biologico, grazie alquale i malati terminali possonopianificare come e dove passare leultime ore della loro vita.L’advance care plan, infatti, per-mette tra l’altro ai malati di rifiu-tare l’idratazione, l’alimentazionee la ventilazione artificiale. Il pro-blema è che, in mancanza di unalegislazione a livello federale, ognistato presenta una legge diversaper quanto riguarda le richieste difine vita dei pazienti, e questaconfusione giuridica gioca spessoa discapito dei pazienti. Ora peròè previsto si riapra il dibattito gra-zie a Marlene Atkinson, malata dicancro da cinque anni, che, comePiero Welby, ha rifiutato alcunitrattamenti medici e che dellascrittura del suo advance careplan, per informare la famiglia e imedici su dove voglia morire, stafacendo un caso pubblico.

“Di’ sì alla depenalizzazione!”, manifesto del comitato per il sì

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NOTIZIE DAL MONDO 25RICERCA SENZA

FRONTIERE&

STATI UNITIUn nuovo vaccino suscita le controversiedella Chiesa (da The Economist,10/02/07)Il credente e repubblicano governatoredel Texas, saltando a piè pari lalegislazione statale e suscitando le iredei gruppi religiosi, ha ordinato ilvaccino contro il virus del papillomaumano a tutte le bambine di undicianni, a meno che i genitori nondecidano di rinunciarvi. Il virus è unadelle più comuni malattie sessuali e sicalcola che dovrebbero essere ventimilioni gli americani affetti dal virus. Il98% dei tumori al collo dell’utero sonocausati dall’HPV.

STATI UNITILa tecnologia della Nasa incrementerà laresa delle cellule staminali (dal FinancialTimes, 12/02/07)La Nasa ha lanciato una nuovatecnologia che sfrutterà l’assenza digravità, presente nello spazio eriprodotta in laboratorio, per

moltiplicare il numero di cellulestaminali. Gli scienziati siconcentreranno dapprimasull’estrazione e la moltiplicazione dellestaminali provenienti dal sangue,soprattutto da quello del cordoneombelicale conservato nelle banche,come la Virgin Health Bank. Usando latecnologia attuale, sono necessari mesiper poter trapiantare nel paziente lecellule staminali estratte da un cordoneombelicale. Regetech, la compagniacostituita dalla Nasa percommercializzare la tecnologia per lecellule staminali, punta a produrre unadose terapeutica di cinquanta milioni distaminali da un campione di sangue inuna settimana.

PORTOGALLOAl referendum vince il sì per lalegalizzazione dell’aborto (da El Pais,12/02/07)Dopo settimane di acceso dibattito, il59% dei votanti ha appoggiato laproposta di permettere l’aborto nelle

prime diecisettimane di gravidanza. Ilrisultato è stato una vittoria per il primoministro socialista, José Sócrates, ilquale chiedeva cambiamenti alla leggeattuale, che prevede tre anni di prigioneper le donne che abortiscono. Anche seil referendum non ha raggiunto ilquorum necessario del 50%,attestandosi al 44%, è attesa una nuovalegge promossa dal primo ministro neiprossimi mesi.

AUSTRALIAL’università di Sidney scende a patti conla Chiesa Cattolica (da Notiziario Aduc,16/02/07)L’università di Sidney è dovuta scenderea patti con la Chiesa, escludendo laricerca sulle cellule staminali embrionalidalle attività del suo nuovo istituto diricerca medica. Il futuristico istituto, checosterà attorno a 210 milioni di euro,sarà costruito su un terreno cheappartiene al collegio cattolico di St.John. A condizionare l’adozione

dell’accordo è il fatto chel’università ha già pagato al

collegio un anticipo non rimborsabile,pari a 360 mila euro. Secondo ilpresidente del consiglio rappresentativodegli studenti, “Queste condizioni sonoun attacco ideologico ai principi dellalibertà della ricerca accademica”.

GRAN BRETAGNALe donne saranno pagate per donare gliovociti alla scienza (dal Guardian,18/02/07)Le donne saranno pagate, precisamente250£ più il rimborso delle spese per iltrasporto, per sottoporsi a unaprocedura medica per raccogliere gliovociti dalle loro ovaie. Chiunque accettidi fare questa donazione alla ricercascientifica dovrà dimostrare di agire perragioni altruistiche, per esempio perchéha dei parenti stretti che soffrono di unadelle malattie per le quali i medicistanno cercando di trovare una cura,come l’Alzheimer, il Parkinson, ildiabete e l’infertilità.

CORDONE OMBELICALE E PROIBIZIONE DEMENZIALEGIULIA INNOCENZI

Sir Richard Branson, il magnatedel gruppo Virgin, haannunciato all’inizio difebbraio l’apertura di unanuova società, la Virgin HealthBank, che apporteràun’innovazione nel campodella conservazione delcordone ombelicale: unmodello di bancapubblico/privato. Come usanelle banche private, infatti, igenitori pagheranno una certasomma (in questo caso 1,500£)per il prelievo, alla nascita deiloro figli, delle cellule staminalicontenute nel sangue delcordone ombelicale e per laconservazione per venti anni opiù delle staminali congelate.Tuttavia, l’uso terapeuticopersonale sarà riservatosoltanto al 20% del campionebiologico; il restante 80% saràdestinato a un centronazionale del sangue, al qualechiunque potrà accedere.

“La Virgin Health Bank èconvinta che il tipo di bancaduale sarà in grado di dare piùbenefici a più persone” ci hadetto Carly Pearson, accountexecutive della FireflyC o m m u n i c a t i o n s .“Attualmente, c’è una carenzamondiale di cellule staminali ingrado di essere trapiantate. Alcontrario, chiunque dovrebbepoter avere accesso alle cellulestaminali, sia i malati che nehanno un bisogno immediato,sia coloro che voglionoconservarle per un possibileuso futuro nella medicina

rigenerativa”. Ad oggi, uno deimaggiori ostacoli all’usomedico delle staminali èl’impossibilità di riprodurle nelnumero necessario. Questolimite sembra ora superatograzie al sistema CellXpansion,elaborato dalla Nasa, chesfrutta l’assenza di gravità perstimolare la moltiplicazionedelle cellule staminali (vedi“Brevi dal Mondo”). “I primiprocessi brevettati dovrebberoessere accessibili per il 2010”ha specificato la Pearson.

Per ora il servizio prestato dallabanca della Virgin è offertoesclusivamente ai residenti delRegno Unito. Gli altri possonorivolgersi o alle banche privateo a quelle pubbliche. In Italia,tuttavia, questa opzione non èconcessa: il sangue del cordoneombelicale può essere donatosolo alle banche pubbliche diraccolta, a causa diun’ordinanza restrittiva delministero della Salute dell’11gennaio 2002. L’unica apertura,concessa con un’ordinanza del2006, permette laconservazione per uso propriosoltanto nel caso in cui lapartoriente abbia in famigliapersone ammalate di unapatologia curabile con lecellule del cordone.Nonostante la direttivaeuropea del 31 marzo 2004, cheinvita gli stati membri aincentivare l’impiego di tessutie cellule per la ricerca e losviluppo, in Italia soltanto il 5%dei cordoni viene conservato. Ilrestante 95% viene buttato viao commercializzato per uso

cosmetico. Questo sprecopresenta tra le sue principalicause la disinformazione; unostudio promossodall’università CampusBiomedico di Roma, infatti, haverificato che il 77% delledonne sa che è possibiledonare il cordoneombelicale, ma non sa inpratica dove e come farlo.

Q u a l c u n o

potrebbe attribuire il ritardoitaliano al solito ostracismocattolico, ma eccezionalmentenon è questo il caso. Lestaminali derivate dal sanguedel cordone ombelicale sonoquelle adulte, il cui utilizzo,come ha sottolineato laPearson, “non implica alcundibattito etico. È stato il Papa inpersona ad aver difeso laricerca sulle staminali adultenel settembre 2006,sottolineando che merital’appoggio e l’incoraggiamentoda parte di tutti”. Questa voltasperiamo vivamente

che Benedetto XVI, come suolenella prassi italiana, diventiparte attiva delle decisionipolitiche, al fine di promuoverecosì la ricerca sulle preziosecellule staminali offerte dalsangue del cordoneombelicale.

@pprofondisciLa Virgin Health Bank:www.virginhealthbank.com

Chiunque dovrebbe poteravere accesso alle cellulestaminali provenienti dal

suo cordone

PILLOLE TRANSNAZIONALI

Page 26: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

26 FACCIAMO RETE

DETTA L’AGENDA !

Fai notizia! Fai Agenda Coscioni!

“Non fare audience,fai notizia!”. Con que-sto slogan, ormai daalcuni mesi, il sito diRadio Radicale ha in-trapreso la primaesperienza italiana digiornalismo parteci-pativo.

Gli utenti, una voltaregistratisi gratuita-mente, possono crea-re il proprio spaziopersonale, scrivere ar-ticoli sul proprio blog,connettersi ad altriutenti con gli stessi in-teressi, in generalecondividere cono-scenze ed opinioni. E’garantita pure la pos-sibilità di pubblicare,commentare e votarenotizie pubblicate suipiù autorevoli siti diinformazione. Infattisono proprio i voti e leparole chiave inseritedagli utenti a deter-minare l'impagina-zione delle notizie. Agenda Coscioni, do-po essersi aperta aicontributi di profes-sori, medici, militantiradicali e semplici cit-tadini, ospiterà a par-tire da questo nume-ro alcuni interventiselezionati proprio apartire da Fai Notizia,la sezione partecipa-tiva del sito webwww.radioradicale.it.Sul sito dell’associa-zione (www.lucaco-scioni.it) trovate tuttele modalità per con-tribuire con i vostri ar-ticoli e le vostre se-gnalazioni. Tutte lemodalità per “fare”,anche voi, AgendaCoscioni.

I TESTI CONTENUTINELLA PAGINA SONOORIGINARIAMENTE PUBBLICATI SU:FAINOTIZIA.RADIORADICALE.ITSOTTO LICENZA CREATIVECOMMONS ATTRIBUZIONE 2.5

13 ANNI, COSTRETTA AD ABOR-TIRE DAL TRIBUNALE: TUTTO FALSO Notizia da giornalettismo.ilcannocchiale.it

“Valentina, 13 anni, è poco più di una bam-bina. Eppure non voleva separarsi da chisentiva crescere dentro di sé. Ha pianto, haurlato, ha insultato, ma alla fine ha vinto lalegge ed è stata costretta ad abortire”. E’ que-sto il drammatico incipit di un articolocomparso su La Stampa del 17 febbraio. Unarticolo che racconta la crudele storia di ungiudice del Tribunale dei minori di Torinoche ha costretto una adolescente a liberarsidel bimbo che portava in grembo. Con tan-to di sondaggio interattivo presente sul gior-nale on line, e la domanda “Secondo voi eragiusto obbligare la ragazza ad interromperela gravidanza?” che ha avuto una schiac-ciante preponderanza per il no (75%), e leopinioni pro e contro il fatto di ChiaraSaraceno ed Elena Loewenthal.

Una storia falsa dall’inizio alla fine. Perché,come ha precisato il Tribunale stesso conuna nota affidata all’agenzia di stampaAnsa, la ragazzina - figlia adottiva di unacoppia poi separatasi - si era rivolta al giu-dice in quanto, pur avendo il consenso del-la madre, voleva abortire senza dirlo al pa-dre. Il magistrato ha quindi concesso alla13enne il permesso di agire come megliocredeva, senza costringerla ad abortire. Enon è vero nemmeno - come scrive IlGiornale oggi per rilanciare la notizia nono-stante la “buca” - che la ragazza, dopol’aborto, ha ingerito “un cocktail di alcol edecstasy, un gesto che ha spinto i medici del-l’ospedale Mauriziano a trasferirla all’ospe-dale infantile”. Perché sempre l’Ansa riferi-sce che i problemi con alcool ed ecstasi lagiovane li ha avuti “prima dell’interruzionedi gravidanza, e i medici dell’ospedaleMauriziano, dove era stata portata, hannopreferito indirizzarla al centro materno-in-fantile S. Anna, dove è poi stato eseguitol’aborto. E’ quindi da ricondurre ai suoi di-sturbi psicologici pregressi il motivo del suc-cessivo ricovero nel reparto di neuropsi-chiatria dell’ospedale infantile ReginaMargherita”.

Ce ne sarebbe abbastanza per cominciare ariflettere. E a chiedersi come la notizia, in-fiocchettata ad arte, sia uscita dall’ospedalecosì com’era; chi aveva interesse a raccon-tare una storia falsa alla giornalista che c’ècaduta e perché questa non abbia deciso diverificare al Tribunale o presso i genitori del-la ragazza prima di pubblicare. Se la storiaavesse ballato nelle prime pagine ancoraper un po’, di sicuro sarebbe stata l’occasio-ne per qualche giornale - come l’Avvenire -per rilanciare una mini-campagna control’aborto, mentre qualche intellettuale laico eateo che però cerca l’approvazione delVaticano - essendogli rimasta solo quellacarta da giocare per costruirsi un futuro po-litico - avrebbe cominciato a chiedere agran voce la revisione in chiave restrittivadelle leggi vigenti. Purtroppo, o per fortuna,l’informazione funziona così. La correzio-ne, in qualche modo, fungerà da anestetiz-zante della storia, che a questo punto perdegran parte del suo valore esplosivo. E qual-

cuno, non contento, la manina la alzerà lostesso. Perché comunque, vero o falso, ba-sta che se ne parli. Senza contare che, anchese è andata buca stavolta, si potrebbe pas-sarla liscia la prossima. Ma forse è megliochiudere con una domanda retorica: vistoche l’articolo scorretto compare ancoraadesso sulla prima pagina de La Stampa, eche sempre nell’incipit dice “Lei allora ha ri-cominciato a piangere, a strepitare. «Mel’avete fatto ammazzare e adesso m’am-mazzo io, m’ammazzo» ha detto ai genito-ri”, per caso la giornalista queste parole co-sì agghiaccianti le ha sentite con le proprieorecchie?

CLERICAL-CORRIEREDal blog di Alessandro Capriccioli

A questo punto credo che sia possibileescludere l’ipotesi della coincidenza: ognivolta che il Corriere.it mette in home pageuna notizia relativa alle scelte di fine vita,non manca di accorpare alla notizia stessaun vistoso richiamo a qualche efferato de-litto.Così quest’oggi il rigetto della richiesta diGiovanni Nuvoli da parte del Tribunale diSassari è stato appiccicato alle ultime novi-tà sugli omicidi di Capo Verde (l’immaginedel maldestro accostamento è visibile qua).Per l’ennesima volta: vogliamo stare attentio no, con questi titoli?

CARO RICCI, IL NOSTROPAESE NON È UNO STATO TEOCRATICONotizia da 2skunk

La risposta ad una lettera del Sindaco diAssisi pubblicata dal Corriere UmbriaHo letto con un certo stupore la lettera diClaudio Ricci, Sindaco di Assisi, nella qualeil primo cittadino lamenta “un atteggia-mento tiepido dei cattolici impegnati in po-litica” riguardo ai temi della famiglia, ovveroi pacs. Lo sconcerto non proviene dalle tesiantropologiche del Ricci sull’ordine “natu-rale” della famiglia, sui santi invocati comeidentità culturale o sull’imminente deca-dentismo che tutti noi affliggerebbe in casodi provvedimenti legislativi orientati a rico-noscere diritti oggi negati.La meraviglia deriva dal fatto che ad invo-care l’identità religiosa nei confronti dellapolitica, sia proprio chi è investito della fa-scia tricolore con lo stemma dellaRepubblica, che a sollecitare una più deci-sa levata di scudi (post-democristiani) sial’ufficiale di Governo di tutti i cittadini delbel capoluogo umbro.Fino a prova contraria, nonostante la sturaratzingeriana che oggi, eccetto rare e solita-rie eccezioni, mostra solo il volto dogmaticoe impietoso dei Ruini e dei Trujillo, il nostropaese non è uno stato teocratico e anzi san-cisce laicità e libertà religiosa nei suoi detta-mi costituzionali.Senza contare che le attuali proposte in di-scussione nulla e nessuno obbligano, limi-tandosi timidamente ad offrire più sceltenella convivenza civile già da tempo ben piùresponsabile ed evoluta di quanto l’attualeclasse politica voglia prenderne coscienza.In sintesi, il dialogo è possibile solo se tutti

ci sforziamo di riconoscere le istanze altrui,l’atteggiamento del “io non lo farei quinditu non puoi” è oggi il fulcro illiberale attra-verso il quale alcuni settori della politica siappellano nel vano tentativo d’intercettareil consenso del mondo cattolico, lusingato,corteggiato e strumentalizzato come datempo non ricordavamo. Forse è il caso di cambiare rotta, di abban-donare le posizioni dogmatiche e smette-re di pensare di avere la verità in tasca.Sarebbe meglio affrontarli questi dubbi,proprio come San Francesco, chiedendosicosa direbbe oggi il santo nell’osservare ilsuo nome trasformato in una fiorente hol-ding.Pacs et bonum.Carlo Ruggeri

NO VAT: MANIFESTAZIO-NE RIUSCITISSIMA, MA AL TGR LAZIO NESSUNA NOTIZIA!

Dal blog di rosalba sgroia

MIA ESPERIENZA ALLA MANIFESTAZIO-NE NO VAT

Bella manifestazione e in barba alla pioggia.Tante persone venute da tutta Italia, tantebandiere UAAR che si sono distinte nel cor-teo, insieme a quelle di Facciamo Breccia eagli striscioni dell’l’Associazione LucaCoscioni, con in testa Cappato e Staderini.In campo de’ fiori lo stand dell’UAAR ha tro-neggiato e ed io mi sono intrufolata piace-volmente tra la gente per distribuire i volan-tini e per annunciare la settimana anticon-cordataria romana( www.uaar.it per il pro-gramma)Sono anche stata intervistata da una gior-nalista del gruppo Espresso a cui ho dato imiei riferimenti per avere informazioni sul-l’articolo. Mi ha detto che farà una paginadedicata alla manifestazione.Il bilancio è positivo. Vedremo che notiziene daranno i giornali. INTANTO HO PROTESTATO CON IL TGRLAZIO [email protected] PER NON AVERNEANCHE MENZIONATO L’EVENTOSEGUITE IL MIO ESEMPIO SE VOLETE.Gentile Redazione,vorrei sapere per quali motivi non si è fattamenzione della grande manifestazione NOVAT, organizzata da Facciamo Breccia,dall’UAAR e da altre associazioni affini.Problemi con il VATICANO?Ricordiamo che qui siamo in ITALIA, unPaese che dovrebbe essere laico/laicista.Certamente abbiamo la riprova che non lo èaffatto, proprio dall’omissione di questa no-tizia.Mi vergogno di essere cittadina Italiana e mifa anche rabbia di aver pagato il canone RAISpero vogliate provvedere quanto primacon un servizio informativo adeguato e nonmistificatorioRosalba Sgroia

SUI DICO, CAPOLAVOROCLERICALE

Dal blog di Alessandro Capriccioli

Ovvero: vinci, ma blatera di avere perso.

Page 27: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

DETTA L’AGENDA 27LETTERE!

[email protected]

L’ASSOCIAZIONE RINGRAZIA:

A partire da questo numero i lettori di Agenda Coscioni ci potranno scrivere all’indirizzo [email protected]. Sarà un modo per rendere pubblici almeno alcuni dei tanti messaggi che ognigiorno arrivano all’associazione. Il direttore di Agenda Coscioni, o uno dei dirigenti dell’associazione, risponderà alle osservazioni o alle riflessioni che vorrete condividere.

Gentile associazione LucaCoscioni, vi scrivo per saperepiù sulla pillola abortiva chia-mata RU-486.Poichè in Italia lasperimentazione (per quantomi risulta) è stata bloccata dal-l'ex ministro Storace, la si puòavere recandosi, ad esempio, inFrancia (dove mi pare sia lega-le)? In caso si possa, bisognapresentare al farmacista qual-che analisi o documentazioni disorta? Grazie.

La “pillola abortiva” RU 486 (ilnome farmacologico è MIFE-PRISTONE) rappresenta una al-ternativa all’aborto chirurgico.

E’ un farmaco usato precoce-mente, entro le prime settimanedi età gestazionale, in associa-zione con un altro farmaco, unaprostaglandina, che sommini-strata dopo due giorni, induce lecontrazioni dell’utero che porta-no all’espulsione della gravidan-za interrotta con il mifepristone.

La letteratura internazionale èormai concorde nel considerarel’aborto medico una sicura edefficace alternativa a quello chi-rurgico, una possibilità in piùche, intervenendo in una fasepiù precoce, viene ritenuta

un’opzione più sicura e spessopiù accettata dalle donne permotivi sociali e psicologici.

In Italia la Ru486 non è commer-cializzata poichè nel 1999, quan-do la casa farmaceutica produt-trice Exelgyn ne chiese la regi-strazione in quasi tutti i paesi eu-ropei, escluse Italia, Portogallo eIrlanda (in questi due paesil’aborto volontario è ancora ille-gale). E nessuna azienda farma-ceutica italiana ne ha mai richie-sto l’immissione in commercionel nostro paese.

La sperimentazione con il MI-FEPRISTONE presso l’OspedaleS.Anna di Torino ha rappresen-tato il tentativo di introdurre ilfarmaco in ambito clinico, se-condo il principio del rispettodelle linee guida delle maggiorisocietà scientifiche, ma è stataostacolata in ogni modo, dalle ri-petute ispezioni ministeriali alleordinanze di sospensione dellasperimentazione.

In particolare l’ ordinanza delMinistro della Salute Storace im-poneva che durante tutto il trat-tamento la donna fosse ricovera-ta in ospedale. Questo sulla basedi una curiosa interpretazione

della legge 194/78, secondo laquale l’espulsione deve avveni-re,necessariamente, all’internodell’ospedale. La sospensionedella sperimentazione ordinatadal Ministro Storace era fondataappunto sulla necessità del rico-vero, che non è previsto in nes-sun altro paese.

Finalmente, nel mese di settem-bre scorso, il commissario del-l'ospedale S.Anna, Marinellad'Innocenzoha annunciato: “Consegneremoalla comunità scientifica i datirelativi alla fase di studio con-dotta, ma nel frattempo cerche-remo altre modalità per conti-nuare a somministrare la pillolaalle donne che ne faranno ri-chiesta”.In effetti da più di un anno in di-versi ospedali italiani l’abortofarmacologico viene praticato ri-correndo alla richiesta di impor-tazione del farmaco “ad perso-nam” come da decreto Ministerodella Sanità 11 febbraio 1997, mala procedura è particolarmentecomplicata soprattutto per igrossi centri.

In Francia, che è il paese dove laRU 486 è stata scoperta presso i la-boratori Roussel-Uclaf (da cui la

sigla del farmaco), viene sommi-nistrata in ambito ospedaliero.Per effetto della legge francese,che richiede un periodo di rifles-sione di una settimana, 8 giorniprima della somministrazione delmifepristone viene eseguito unconsulto preliminare.Nel 2004 è stato emanato un de-creto che consente ai medici cu-ranti - previa una specifica con-venzione -di somministrare allepazienti il MIFEPRISTONE am-bulatoriamente entro la quintasettimana.Una donna italiana che volesseandare in Francia per richiederela somministrazione della pillolaabortiva non dovrebbe quindi ri-volgersi in farmacia, ma presso icentri preposti di I.V.G.(Interruzione Volontaria dellaGravidanza).

Mirella ParachiniGinecologa e Membro dellaGiunta dell’AssociazioneCoscioni

@pprofondisciUn elenco dei centri si può trovare alo seguente indirizzo:http://www.cyes.info

La HELPICARE by DIDA-CARE srl che si è iscritta, inoccasione del Congressodi Milano “Tecnologie eRiforme contro le

Disabilità”, con 400 euro. Il titolare, Filippo Borghi, si au-gura “che in tempi brevi si possano raggiungere gli obiet-tivi prefissati. Per noi dal punto di vista aziendale sarebbeovviamente importante che le Tecnologie Assistive potes-sero essere finanziate ed erogate dal Sistema SanitarioNazionale con modalità diverse da quelle attuali ma an-cora più importante sarebbe la ricaduta in termini di au-tonomia per le persone che potranno usufruire di questetecnologie”.

Il Presidente della Provincia diCagliari che ha versato un contribu-to straordinario di 3.000 euro per ilsostegno delle nostre iniziative, ri-spondendo all’appello lanciato loscorso settembre insieme al nume-ro zero dell’Agenda Coscioni, spe-dita a tutti i Presidenti delleProvince italiane. Con il propriocontributo la Provincia di Cagliariha sostenuto questa grande cam-

pagna di autofinanziamento, manifestando concreta-mente il suo appoggio alle comuni battaglie per la ricercae la libertà.

La United MedicalSoftware Srl di Firenze,che da anni sviluppasistemi informatici digestione dei dati clinici

in terapia intensiva e sala operatoria, che ha versato loscorso gennaio 5.000 euro. Gabriele Unterberger, general manager della UMS, ci scri-ve: “La continua attenzione alle esigenze dei professioni-sti ospedalieri e dei loro pazienti ci sta permettendo di ot-tenere dei risultati di eccellenza in Italia e nel Mondo nel-la nostra nicchia di mercato e ci da anche l’opportunità diaiutare chi, come voi, con forza e tenacia da voce ai più de-boli spinto non da finalità economiche ma dalla solidarie-tà. Siamo quindi lieti di poter dare un piccolo contributo achi affronta giornalmente temi a noi cari con tanta gene-rosità e altrettanta determinazione”.

IL NUMERO TRE DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO MERCOLEDÌ 28 FEBBRAIO 2007

DIRETTOREMarco Cappato

VICE DIRETTORERocco Berardo

GRAFICAMihai Romanciuc

ILLUSTRAZIONIPaolo Cardoni

HANNO COLLABORATOAngiolo Bandinelli, Josè DeFalco, Gianfranco CerconeDe Lucia, Maria AntoniettaFarina Coscioni, Diego Galli,Filomena Gallo, GiuliaInnocenzi, Chiara Lalli,

Stefania Langiu, Marco ValerioLo Prete, Simona Nazzaro,Maria Pamini, MirellaParachini, Marco Perduca,Sergio Rovasio, CarmenSorrentino, Giulia Simi,Gianfranco Spadaccia.

Page 28: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

28 CELLULE DI ALTERNATIVA

NOTIZIEDA ALTRI MONDI &

FRANCESCO CERAUDO*

I tagli alla medicina penitenziaria (13 mi-lioni di euro) previsti dalla finanziaria2007 rappresentano uno scempio istitu-zionale irresponsabile,inqualificabile edassolutamente inaccettabile. Il governo,tagliando i fondi alla medicina penitenzia-ria, ha dimostrato forti limiti di buon sensoe di buon gusto. Nessuno si è lasciato scal-fire dalla serietà e dalla drammaticità delproblema. Non è stata tenuta in alcuna va-lutazione l’importanza e la delicatezza del-la materia.Viene colpita a morte la medicina dei po-veri, degli emarginati, degli ultimi. Vienecolpito chi non può scegliere di andare al-trove. Con i tagli alla medicina penitenzia-ria non viene tolto il lusso, il superfluo, mail minimo per sopravvivere. Questo deveessere chiaro a tutti. Ma si può tagliare se-condo un’aritmetica contabile, ignorandoperfino il buon senso proverbiale che dice:la salute prima di tutto? E in carcere conquesti tagli la salute viene molto dopo il re-sto .Bisogna essere poi disperati, se si sottraedenaro alle già esigue risorse della medici-na penitenziaria o si pensa forse che sianosoldi buttati al vento? Bisogna essere cie-chi e sordi per non vedere e per non senti-re. Si delinea di fatto la liquidazione dellamedicina penitenziaria e con essa dellavulnerabile salute dei detenuti.Registreremo il collasso dell’organizzazio-ne, la paralisi dei servizi sanitari peniten-ziari. Solenni assicurazioni di attenzionesubito dopo l’indulto per migliorare lecondizioni già invivibili delle carceri e in-vece vengono tagliati alla prima occasionei servizi essenziali, da prima linea (guardiamedica e servizio infermieristico), i farma-ci salvavita, le apparecchiature medicali,per non dire del servizio di medicina spe-cialistica comprendente soprattutto la psi-chiatria, la cardiologia e l’infettivologia

completamente smantellato (aumente-ranno inesorabilmente i suicidi e le ospe-dalizzazioni).Se non si possono assicurare le cure medi-che in carcere, caro Presidente, lo stato de-ve quanto meno avvertire il dovere moraledi mettere fuori i detenuti malati, altri-menti le carceri diventeranno dei cimiterie i medici penitenziari, dopo tanti sacrificie tanti rischi sofferti in prima linea, nonhanno alcuna intenzione di trasformarsiin becchini, né vogliono fare gli spettatoriinerti di uno spettacolo che offende la di-gnità e l’umanità delle persone. Tutto ciòmerita una severa riflessione da parte delgoverno. Nessuno finora ha mosso un ditoper porre rimedio ad una vergogna nazio-nale.Il governo prodi,nonostante i nostri reite-rati appelli e le nostre vibrate proteste, è unmuro di gomma e sta dimostrando gravis-simi limiti di sensibilità sociale.E’ stato proclamato lo sciopero nazionaledi protesta con l’abbandono del posto dilavoro da parte di tutti gli operatori sanita-ri penitenziari per il 21 febbraio 2007 conmanifestazioni davanti a tutte le carceri.L’art. 32 della costituzione tutela la salutein carcere. Con i suddetti tagli imposti dal-la finanziaria, il governo calpesta un dirittocostituzionale. A questo punto se non sicorre ai ripari, strappiamo pure la costitu-zione, laddove si precisa che è un doverepreciso dello stato tutelare la salute in car-cere.I medici e gli infermieri penitenziari conviva premura chiedono un suo personale,autorevole interessamento, a tutela dellacostituzione. Alla pena della perdita dellalibertà non si deve aggiungere la pena del-la perdita della salute. Francamente sareb-be troppo!

*Presidente dell’Associazione NazionaleMedici Amministrazione PenitenziariaItaliana (AMAPI)

“Sono addolorato, perché c’è una associazio-ne, ed è la Associazione dei medici dell’ammi-nistrazione penitenziaria italiana (AMAPI),che tramite Francesco Ceraudo ho potuto co-noscere, che sta lanciando grida disperate e diallarme perché la situazione carceraria – an-che contando quelli che sono usciti – è tragi-ca”. Così Marco Pannella nel corso della con-versazione settimanale con il direttore diRadio Radicale Massimo Bordin. “L’AMAPIdenuncia un taglio di 15 milioni di euro ai fon-di necessari alla medicina penitenziaria, vale adire un taglio del 30%, che andrà a colpire me-dici di guardia, infermieri e tecnici”. Il leaderradicale ha per questo rivolto “un invito ed unappello a tutti i politici e giornalisti perché suquesta cosa mi pare incredibile che – pur difronte ad un’associazione che ha posto nonproblemi sindacali ma di sopravvivenza nellecarceri - non si dica nulla”.

MEDICINA IN CARCERE: EMERGENZA RIENTRATA

LA FINANZIARIA 2007 RISPARMIASULLA PELLE DEI DETENUTI

RADICALI: LA SALUTE IN CARCERE È UNA PRIORITA’ASSOLUTA

Tagli della finanziaria per 13 milioni di euro avevano colpito medici ed infermieri pe-nitenziari. Dalla lettera aperta al Presidente della Repubblica alla denuncia di MarcoPannella, dall’iniziativa nonviolenta di Francesco Ceraudo (A.M.A.P.I.) alla rispostapositiva del Ministro Mastella, una vicenda (per ora) a lieto fine.

La denuncia di Pannella

Il 22 febbraio le agenzie danno la notizia:“sono stati recuperati interamente i 12 mi-lioni e 500 euro tagliati dai fondi destinatialla sanità penitenziaria” (ANSA). Lo hafatto sapere il Ministero della Giustizia inuna nota secondo la quale il ministroClemente Mastella avrebbe dato “disposi-zioni affinché vi sia una ripartizione deifondi di funzionamento che consentirà difare fronte alla lamentata riduzione deglistanziamenti previsti dalla Finanziaria”.

“Le richieste degli operatori sanitari degliistituti penitenziari – spiega la nota – sonoal centro dell’attenzione del ministro, con-sapevole che la salute è un diritto fonda-mentale da tutelare e da garantire a chiun-que. Un diritto dal quale non può essereescluso nessuno, nemmeno i detenuti, chese malati e privi di cure, si troverebbero avivere una sofferenza resa ancora piùdrammatica dalla condizione in cui si tro-vano”.

MASTELLA: FONDI RECUPERATIPer ora una storia a lieto fine

La lettera aperta al Presidente della Repubblica Napolitano

La lunghezza di 5 smsal prezzo di uno L'associazione Luca Coscioni da tempo porta avanti unacampagna per l'abbattimento dei costi dei servizi SMS,che pesano in modo particolarmente gravoso sugli uten-ti sordi. In seguito a questa campagna, l'azienda ideatricedella tecnologia SMT si è attivata per distribuire gratuita-mente il software SALSA attraverso l'AssociazioneCoscioni sotto forma di donazione tecnologica.

SALSA v1.01La Salsa Messaging Technology (SMT) è una piattaformaintegrata sviluppata per potenziare ogni servizio di comu-nicazione basato su messaggi di testo per telefoni cellula-ri. Il software SALSA (www.salsamessaging.com), utilizza-bile con la quasi totalità degli odierni telefonini, rende di-sponibile la tecnologia XXLMS. Ogni messaggio XXLMSpuò essere lungo oltre 500 caratteri, con un costo perl'utente pari a quello di un SMS da 160 caratteri. www.salsamessaging.com

TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA DISABILITÀ: UN’ ESEMPIO DI DONAZIONE TECNOLOGICA

Francesco Ceraudo, Presidentedell’AMAPI, incatenato per protesta difronte al carcere Don Bosco, Pisa

Page 29: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

DIVENTAAZIONE 29CELLULE

DI ALTERNATIVA:DIEGO SABATINELLI

Al coro di “10, 100, 1000 PortaPia” ha sfilato a Roma il 10 feb-braio, in occasione dell’anniver-sario della stipula dei PattiLateranensi, il corteo organizza-to da Facciamo Breccia - No Vat2007, a cui hanno aderito anchel’Associazione Luca Coscioni,con la presenza del Segretarioed europarlamentare MarcoCappato, e i Radicali Italiani,con la Segretaria Rita Bernardinie il deputato radicale MaurizioTurco, insieme agli esponentidella Rosa nel Pugno MarioStaderini e Rocco Berardo.Nonostante la pioggia battente,la partenza da piazzale Ostienseha visto radunarsi alcune mi-gliaia di persone, che all’arrivo aCampo de’ Fiori hanno dato vitaal previsto comizio con gli inter-venti dei partecipanti.

È interessante ricordare che ilvariegato mondo di FacciamoBreccia, movimento nato nel2005 e costituito da “singole,singoli, gruppi, associazioni,che riaffermano una cultura lai-ca e che si contrappongono al-l'invadenza vaticana sui corpi esulle scelte di vita”, vede intera-gire fra loro numerosi soggettispesso molto lontani fra loro, si-gle che spaziano dai centri so-ciali alle associazioni GLBT eanticlericali, dai sindacati ai

partiti. Con il susseguirsi degliultimi eventi italiani il movi-mento ha sentito l’esigenza diunirsi per rilanciare nel Paesebattaglie di libertà, laicità e an-ticlericalismo, che rischiano diarenarsi a causa dell’ostruzioni-smo politico e mediatico che uncerto potere, abile e astuto, ten-ta continuamente di cavalcare.

Il buon esito della manifestazio-ne è probabilmente dovuto allapalpabile frustrazione deglielettori, che hanno contribuitoa far eleggere l’attuale maggio-ranza, confidando nel supera-mento dello Stato clericale pre-visto dal programma, e che si ri-trovano oggi con un Parlamentoben lontano da quei propositi,forse ancor più ostaggio delleinfiltrazioni CEI e dei baciapile,sempre più influenti nei varischieramenti. Pertanto, la mani-festazione del 10 febbraio devetradursi in azione continua, peraprire nuovi spazi di confrontoin molte città e contrastare cosìla prevedibile reazione fatta disilenzio, di provocate rivalità, dialimentate insofferenze, chepossono distogliere dall’obietti-vo comune, lanciando il 2007come l’anno anticoncordatario.Occorre trasformare l’entusia-smo di un giorno in una colla-borazione continua e duratura,che sappia portare avanti unaserie di azioni successive, in gra-

do di incidere politicamente eculturalmente, per ottenere ilsuperamento del regime con-cordatario e realizzare lo Statolaico, tanto caro all’epoca in cuivigeva il principio “libera Chiesain libero Stato”.

Un’occasione assolutamente danon perdere, che sarebbe unpeccato disattendere solo per la

distanza di analisi che a voltecontrappone coloro che hannopartecipato a questo evento. Èarrivato uno di quei momenti incui è utile diventare compagni

di viaggio, pur con tutte le diffe-renze, uniti in pochi e chiariobiettivi.

“10, 100, 1000 PORTA PIA”

GALILEO: EPPUR SI POTA

11 febbraio 1929 - 11 febbraio 2007: Radicali nel corteo per il superamento del regime concordatario

Il 10 febbraio 2007, in occasione dell’anniversario delConcordato, l'Associazione Coscioni ha partecipato al corteo pro-mosso da "Facciamo Breccia" per chiedere più autoderminazione

e meno ingerenze del Vaticano.

Il 15 febbraio 2007 è stato il 443° anniversario del-la nascita di Galileo Galilei. Se le persecuzioni su-bite in vita dal grande scienziato sono note a mol-ti, ben più sconosciuto è l’ostracismo che accom-pagna da anni un piccolo ma significativo simbo-lo posto a ricordo della sua storia. Si tratta del cip-po che nel 1882 fu eretto in viale Trinità di Monti,a Roma, di fronte a Villa Medici. Proprio li, dal1630 al 1633, il poliedrico ricercatore pisano tra-scorse tre anni nelle galere dello Stato Pontificioper ordine dell’Inquisizione, “reo di aver visto laterra volgersi intorno al sole”. Il cippo versa in unostato di degrado ed abbandono, quasi completa-mente coperto dagli arbusti cresciutigli intorno enascosto dalle macchine e i motorini parcheggia-ti dinanzi. La memoria sembra far paura, se è ve-ro che durante le trattative dei Patti Lateranensidel 1929 il Vaticano ne chiese al Duce la rimozio-ne, insieme alla statua di Giordano Bruno inCampo dei fiori e alla targa in piazza del Popolodedicata ai carbonari Targhini e Montanari, deca-pitati dal boia pontificio. L’8 febbraio scorso, la se-gretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini, l’asso-

ciazione Mazziniana ed il capogruppo della Rosanel pugno al Municipio I di Roma MarioStaderini, hanno interrotto l’inerzia comunale re-candosi sul posto per restituire decoro al cippo:armati di forbici e tronchesi, hanno potato gli al-beri e ridato luce alla targa di bronzo che ne ricor-da la funzione. Delle spese sostenute, ovviamen-te, è stata avanzata richiesta al sindaco Veltroni.C’è una strana disattenzione, più in generale, neiconfronti dei simboli della memoria laica e risor-gimentale di Roma: in analogo degrado si trova-no anche il monumento di Ximenes aCiceruacchio, eroe della Repubblica romana, co-sì come il complesso monumentale del Gianicolodedicato ai combattenti caduti in battaglia duran-te l’esperienza del 1849. L’interrogazione al sinda-co, approvata il 1 dicembre 2006 dal Consiglio delMunicipio del centro storico, per conoscere il per-ché di questo abbandono e quali azioni l’ammi-nistrazione comunale intende adottare per inver-tire questa tendenza, attende ancora una rispo-sta. Forbici e lucido, da parte nostra, sono semprepronti.

Manutenzione militante della memoria

@pprofondisciIl Movimento Facciamo Breccia: www.facciamobreccia.org

Mario Staderini, capogruppo RnP al primoMunicipio di Roma e Rita Bernardini,

Segretaria di Radicali Italiani

Page 30: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

30 STORIA DISPERANZA

DAL CORPO DEIMALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

ELEONORA PRONESTI

Eleonora è una giovane donna di Orvietoche due anni fa ha sostenuto lacampagna referendaria contro la legge 40.Scriveva nella primavera del 2005: "Setteanni fa scopro che per avere un bambinodevo fare la procreazione assistita. Dopoun calvario di ricerche mediche durato 5anni, finalmente faccio la mia primainseminazione artificiale a pagamento(Icsi). Ottengo 5 embrioni e chiedo dipoterne congelare qualcuno, dato checon le stimolazioni ero stata malefisicamente. Ma, già nel 2003, il centro acui mi ero rivolta non faceva ilcongelamento perché già si sapeva che abreve sarebbe entrata in vigore questamalefica legge 40! Quindi, nel febbraio2003, mi impiantano tutti e 5 gliembrioni. Il tentativo fallisce. Nondemordo. A maggio altra Icsi. Di nuovo 5embrioni e di nuovo un fallimento. Loscombussolamento ormonale mi fa avereil ciclo per ben 55 giorni. Febbraio 2005:nuova stimolazione e altri 5 embrioni.Sono stata con dolori fortissimi per tuttoil tempo ma, finalmente, rimango incinta.Il sogno, però, dura solo sette settimane,poi il mio piccolo se ne va. I doloricontinuano e ho di nuovo il ciclo che nonvuole finire. Ora? Pausa. Quello che mipreoccupa sono gli effetti collaterali nonlievi delle stimolazioni per cui spero ditutto cuore che la legge 40 venga abolitain modo da non doverne rifare tante e

perché non mi posso permettere dirivolgermi all'estero. Vogliono farsembrare sporca quella che è la cosa piùbella del mondo: la ricerca di un bimbo.Sono scelte che vanno prese all'internodella coppia e non in chiesa o inparlamento. Credo che abbiamo piùdiritti noi di stare bene rispetto a unembrione di poche cellule. Al referendumho votato 4 sì per me, per chi deve farel'eterologa e per chi è malato". OggiEleonora racconta: "Non sono ancoradiventata mamma, purtroppo. Ho fattoun altro tentativo (il quarto) ma non èandato a buon fine. La speranza èl'ultima a morire ma per adesso non mela sento di sottopormi a nuovestimolazioni ormonali. L'ultima voltasono stata malissimo a causa di unprincipio di iperstimolazione. Anche ilmio dottore mi ha detto di stare fermaper un po' di tempo, perché, anche se ho32 anni, il mio utero e le mie ovaie sonoquelli di una vecchia...hanno lavoratotroppo! Questo mi fa arrabbiare perché senon fosse per questa dannata legge avreipotuto congelare gli embrioni e ritentare.Invece no... Mi stanno togliendo lasperanza di diventare mamma".

@approfondisci

Altre "storie di speranza" sonoconsultabili su www.lucacoscioni.it

ELEONORA FUORILEGGEDIVENTARE

MAMMA

Patrizia Beatrice Albertano €100, Andrea Alberto € 100,Luciana Amarj € 160, PatriziaAmaro Nessi € 100, FlavioAmbrosini € 100, Giulio Arnone€ 100, Luigi Asciano € 100,Tullio Barni € 100, Aldo Bartolini€ 100, Daniela Bassignani €100, Lorenzo Belardinelli € 100,Carlo Bello € 100, PaoloBeltrame € 100, StefanoBenedetti € 100, PaoloBerardinelli € 100, Elena Betta€ 100, Carletto Bianchi € 200,Marina Bidetti € 100, MicheleBiemmi € 100, Stefano Bilotti €100, Pier Paolo Bisleri € 250,Angelo Boglio € 100, MirellaBorroni € 100, Lorenzo Bossi €100, Antonio Brocca € 150,Gino Buccella € 100, MorenoBurattini € 100, SalvatoreCampisi € 100, Livio CesareLucio Cantamesse € 100, MariaGrazia Capelli € 110, GiorgioCappelletti € 100, MariaRomana Capretti € 100, PierPaolo Carlini € 100, Luca Carra€ 100, Francesco Cavezzi €155, Paolo Ceccoli € 100,Beatrice Cerquetti € 100, MariaAddolorata Cervellera € 100,Violetta Cesaroni € 100, GianLuca Chiesa € 100, ClaraCicalo' € 100, LeonardoCipriani € 100, AlessandroCirinei € 100, Sergio Cisonno €100, Pasquale Mario Colella €100, Serena Coloni Corvi Mora€ 150, Carlo Consiglio € 100,Maria Luisa Corrias Ricci € 100,Francesco Crimaldi € 150,

Elvira Croccia € 100, ArmandoCrocicchio € 150, RaffaellaCurrado € 100, GiannandreaDagnino € 200, RobertoD'ambrosio € 100, AlessandroDanieli € 100, GabriellaD'arcano € 100, MaurizioD'argenio € 100, ElisabettaDejana € 100, Alessandra DelBuono € 100, Mauro Desiderio€ 100, Sabrina Di Giulio € 100,Nicola Di Vito € 100, FiammaDoro € 200, DomenicoDragonetti € 100, OsvaldoErcoli € 100, GiovanniFantaguzzi € 100, Michele Fiore€ 100, Luciana Frattesi € 150,Giovanni Gaudino € 100,Massimiliano Gazzini € 110,Franca Gentile € 200, PieraGeri € 100, Antonio Gerra €100, Sebastiano Ghigna € 100,Luca Gianaroli € 100, SalvatoreGiangrasso € 100, AngeloGiordanino € 100, EdmondoGiordano € 100, DarioGiovannetti € 100, DaniloGiurgevich € 120, MicheleGorgoglione € 100, Rita Grifoni€ 100, Federico Grillo € 100,Alessandro Grispini € 100,Pierluigi Guarisco € 100, PaoloGuarnaschelli € 150, VincenzoIacono € 100, Valeria Iandolo €100, Fabio Iannarelli € 100,Silvia Imperadori € 100,Loredana Jelmini € 100, FabioJerman € 100, Loretta Landoni€ 100, Marcello Levi € 200,Daniele Liberatori € 200,Renato Lucchesi € 100, AndreaLuciano € 100, Simone

Ludovici € 100, PaolaMaestroni € 100, Silvana Magini€ 100, Nadia Mancini € 100,Giuseppe Manzotti € 150,Andrea Maori € 100, RiccardoMarchese € 100, CarlaMarchisio € 100, NicolaMarcuccetti € 100, MauroMarliani € 100, Stefano Marsili€ 100, Giuseppe Martella €200, Marco Marzi € 100,Roberta Mastrangelo € 100,Attilio Mastrocinque € 100,Luigi Mazzei € 100, DiegoMazzola € 100, RobertoMazzone € 100, Renza Milani €100, Paola Rita Milanoli € 200,Roberto Montalti € 100,Ezechiello Montorsi € 100,Iacopo Nicolosi € 100,Giovanbattista Nodari € 100,10,Silvestro Nunnari € 100,Francesco Orabona € 100,Davide Orsini € 100, SandroOttelli € 200, FrancescoPalermo € 100, AlbertoPalladini € 100, Andrea Panzini€ 100, Marco Paolemili € 100,Ghislaine Paquet € 150,Antonio Paravia € 200, FabioParente € 100, Luca Pattaro €100, Laura Pedetti € 100,Roberta Pedetti € 100, MirellaPellegrini € 100, AntonioPercesepe € 100, RaffaelePetrangeli € 100, VittorioPezzuto € 100, Maria Piccione€ 100, Hedy Pinchuk € 100,Alessandra Pipan € 100,Giovanna Placido € 100,Maurizio Plebani € 100,Maurizio Pocchiari € 100, Carlo

Pola € 100, Gian Paolo Porcu €100, Pietro Predebon € 200,Silvano Presciuttini € 100,Paolo Profita € 100, RaffaeleProto € 100, Placido Puliatti €200, Salvatore Rabbito € 150,Nicola Racioppi € 100, IvanaRadicev € 100, Raffaella Raneri€ 100, Marzia Raspa € 100,Rolando Renzi € 100, MarioRescigno € 100, Ida RussoSannino € 100, Stefano Saba €100, Elio Sbariglia € 100,Alessandro Vittorio Sgorbati €100, Riccardo Simbula € 100,Paolo Sola € 100, AlbertoStaderini € 100, Eleonora Tappi€ 100, Carlo Alberto Tassini €100, Luigi Tavola € 100, PietroTornaghi € 100, Teresa Tosi €100, Eugenio Trentin € 100,Marco Ussi € 100, Alda MariaValente € 100, Simone Valmori€ 100, Francesco Ventura €100, Ettore Vernazza € 100,Arnaldo Vescovo € 100, AlbaViglienghi € 100, Paolo Villani €100, Fiora Vincenti € 100,Bruno Zambianchi € 100, MarioZamorani € 100, Carlo Zappala'€ 100, Luca Zero € 100,Roberto Zoccolan € 100

Sono iscritti all’AssociazioneCoscioni attraverso la formula“Iscrizione Pacchetto AreaRadicale” (590 euro):

Rene' Andreani, AndreaBaccani, Francesco Baglio,Giuseppe Balladore, FrancoBeccucci, Stefano Bemer,

Nicola Bignami, Stella Borghi,Massimo Ignazio Bulckaen,Mario Cagna, Maurizio Casalini,Paolo Casarin, MicheleCavasin, Claudia Ceretti,Simona Colombo, Carlo AlbertoCorazza, Marcello Crivellini,Franco Cupini, RobertoD'achille, Fiorina De Biasi, EnzoFontanot, Annamaria GalatoloMalotti, Fabio Gallarati, MirellaGardini, Claudia Girombelli,Alfonso Iuppa, Gaspare Lipari,Maurizio Lipparini, AlessandroMarsigli, Simone Marturano,Claudio Maruzzi, MariaMassimi, Matteo Mecacci, PierCostante Merge', Liliana Merlini,Francesca ModugnoGuarnaccia, Paolo Musumeci,Giuseppe Nardini, AndreaNinotti, Maurizio Orlandella,Gabriele Paciaroni, GiorgioPagano, Andrea Patri, GiulianoPazzaglini, Alessandro Persia,Gabriele Persia, Enrica Pianelli,Roberto Pistoni, FabioPizzicannella, MaurizioProvenza, Giuseppina Ricci,Luigino Rossi, SimonettaSalvadori, Claudio Sanna,Antonio Sisto, Jadran Trevisan,Antonino Urso, Daniela Vacirca,Stefano Vardanega, ArcangeloVecchi, Silvio Vergallo, SimonaViola, Enrico Zarattini, GermanaZulian

ISCRITTI NEL MESE DI FEBBRAIO

Page 31: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

DIVENTA AZIONE 31CELLULE

DI ALTERNATIVA

LE REGOLE PER LA COSTITUZIONE DELLE CELLULE:

1 Ogni “Cellula Coscioni” è promossa da un mi-nimo di 3 iscritti all’Associazione Luca Coscioniper la libertà di ricerca scientifica. Perché possa

essere riconosciuta come Cellula “Attiva” (ad esem-pio invitata a essere rappresentata nel Consiglio ge-nerale e menzionata nelle pubblicazionidell’Associazione Coscioni) deve portare 5 nuoviiscritti all’Associazione Coscioni e 100 nuovi contat-ti (cioè persone che firmino l'Agenda Coscioni per illegislatore).

2 Le finalità della “Cellula Coscioni” sono quelledi organizzare e sostenere l'attività e le iniziati-ve dell’Associazione Luca Coscioni per la liber-

tà di ricerca scientifica, le decisioni adottate dagli or-gani deliberativi e le indicazioni fornite dagli organiesecutivi, nonché di promuovere e raccogliere leiscrizioni all’Associazione Coscioni.

3 Le “Cellule Coscioni” possono assumere inizia-tive autonomamente determinate e finanziatenel rispetto degli orientamenti e dell'indirizzo

politico dell’Associazione Luca Coscioni per la liber-tà di ricerca scientifica.

IL TESSUTO DELL’ASSOCIAZIONE: LE CELLULE COSCIONILe Cellule Coscioni che compongono il tessutonazionale dell’Associazione Luca Coscioni perla libertà di ricerca scientifica, si sono formate inquesti mesi con l’obiettivo di raccogliere gliiscritti all’associazione in organizzazione e azio-ne nel territorio sui temi di lotta che connotanola storia e la vita stessa della “Coscioni”.

Le regole di costituzione prevedono che leCellule possano essere formate da almeno treiscritti all’associazione. Obiettivo politico pri-mario quello di rendersi “attive” ampliando gliiscritti “nuovi” dell’associazione (trovandone al-meno cinque) e raccogliendo i contatti di centopersone che possano essere interessate alle po-litiche dell’associazione.

Per il momento le Cellule Coscioni 2007 si pos-sono dividere in tre categorie: quella principaledelle “Cellule Coscioni attive” che avranno il di-ritto ad essere invitate nelle riunioni delConsiglio generale; quella delle Cellule Coscioniin via di costituzione effettiva (che non hannoancora raggiunto uno dei parametri per render-si “attiva”); e quella dei nuclei promotori delleCellule, persone iscritte all’associazione che

stanno tentando l’organizzazione della Cellula.

Il documento nel box della pagina che riassumele regole per la costituzione delle Cellule è statoadottato in via provvisoria dal ConsiglioGenerale dell'Associazione Luca Coscioni riuni-to a Roma il 20 e 21 luglio 2006. Tuttavia le rego-le formali e statutarie delle Cellule Coscioni, chesono state o verranno formate, e che comunquenon possono costituirsi come entità autonome,verranno deliberate dall'assemblea dei soci delprossimo congresso. Per chi volesse volesse co-stituire o divenire nucleo organizzativo di unanuova cellula può scriverci a [email protected]

Intanto pubblichiamo nella pagina del sitowww.lucoscioni.it/cellulecoscioni, scusandocipreventivamente con quanti troveranno deglierrori nel report del loro lavoro e nella composi-zione della Cellula, (ma anche questa pubblica-zione servirà come primo tentativo di dare ordi-ne alla loro effettiva costituzione), la situazionedelle Cellule Coscioni 2007, con tutti i nomi dicoloro che hanno dato vita alle cellule in ogniparte d’Italia.

Con queste due magliette abbia-mo voluto ricordare alcune celebrifrasi di Luca Coscioni. Una azzurra con la scritta “Le no-stre esistenze hanno bisogno di li-bertà per la ricerca scientifica. Ma,non possono aspettare. Non pos-sono aspettare le scuse di uno deiprossimi Papi”Una grigia con la scritta “E, tra unalacrima ed un sorriso, le nostre du-re esistenze non hanno certo

bisogno deglianatemi dei fonda-mentalisti religiosi, ma del silenziodella libertà, che è democrazia”

Se vuoi riceverla o regalarla ai tuoiamici, invia un’email a [email protected] o telefonaci allo 0668979286 (contributo per una maglietta 5euro + spese di spedizione)

www.lucacoscioni.it/cellulecoscioni

“PAROLE DI LUCA”

Page 32: Agenda Coscioni anno II n.03: marzo 2007

CON CARTA DI CREDITOsu www.lucacoscioni.it oppure telefonando allo 06 68979.286

CON CONTO CORRENTEPOSTALE n. 41025677 intestato a"Associazione Luca Coscioni per lalibertà di ricerca scientifica", Via diTorre Argentina n. 76 - cap 00186,Roma

CON VAGLIA ORDINARIO intestato a "Ass. Luca Coscioni perla libertà di ricerca scientifica", Viadi Torre Argentina n. 76 - cap00186, Roma

CON CONTO CORRENTE BANCARIOn. 000041025677 intestato a "Ass.Luca Coscioni per la libertà di ricer-ca scientifica" CIN N ABI 07601CAB 03200 presso Poste Italianes.p.a

Se il bonifico bancario è effettuatodall'estero usare queste coordinate:Bonifico bancario intestato aAssociazione Luca Coscionipresso la Banca di CreditoCooperativo di Roma ag. 21IBAN:IT79E0832703221000000002549BIC: ROMAITRR

Sostenerci è anche unrisparmiofiscaleL'Associazione Coscioni è iscritta alRegistro Nazionale delle Associazionidi Promozione Sociale, di cuiall'articolo 7 della L. n. 383 del 2000.La legge concede alcune importantiagevolazioni fiscali a coloro chedecidono di sostenerne l’attività.Sono deducibili dal redditocomplessivo del soggetto erogatorenel limite del 10% del redditocomplessivo dichiarato, e comunquenella misura massima di 70.000 euroannui.L'agevolazione è concessa acondizione che le donazioni, seconsistenti in denaro, venganoeffettuate a mezzo bonifico bancario,carta di credito, di debito oprepagata, bollettino postale oassegno bancario/circolare. Per ulteriori informazioni sulledonazioni, o per richiedere laricevuta di una donazione effettuata,vi preghiamo di scriverci all’[email protected]

www.lucacoscioni.it

PAGA CHI

ROMPE

L’associazione Coscioni rompe.Rompe equilibri e tatticismi, tabù esilenzi. Rompe anche le scatole, senzadubbio, insistendo sui 27 centesimi algiorno per arrivare ai 100 euro di iscri-zione. Rompere a volte paga, nelladifesa della libertà. Ma rompere costasempre: tempo, fatica, soldi. Paga chirompe: iscriviti, contribuisci!

O LI SCEGLI O LI SCIOGLI. I RADICALI

Dalla mozione del ConsiglioGenerale del Partto RadicaleTransnazionale riunito aBruxelles dal 7 al 9 dicembre2006

“[...] Decide:1) di avere come obiettivoprioritario, e di dare perciòmandato al Senato del partito,quello della convocazione delcongresso ordinario entro laprimavera 2007, in modo daricostituirne a pieno la legalità ele capacità politica di operare;

2) di condizionare taleconvocazione quantomeno alraggiungimento dellasostenibilità economico-finanziaria - oltre che politica -delle sue proprie attività; inparticolare, la convocazione delCongresso potrà divenireoperativa soltanto se sarà statoraggiunto entro febbraiol'obiettivo di 5.000 iscritti a quota"europea", 300 parlamentari nonitaliani e 100 italiani […] ”.

CON CARTA DI CREDITOsu www.radicalparty.orgoppure telefonando allo 06 6826

QUOTA D’ISCRIZIONE200 EURO

LE QUOTE DI ISCRIZIONE Socio sostenitore almeno 200 euroSocio ordinario almeno 100 euro

La follia ragionevole per costruire l’alternativa