Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

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Negli Stati Uniti, aborto e cellule staminali , evoluzionismo e sistema sanitario , sono un grande tema di campagna elettorale. In Italia, la propaganda vaticana nel 2005 aveva ammonito che "sulla vita non si vota!", per boicottare i referendum pro-ricerca, fecondazione e laicità. Nel 2008, sulla vita votano loro: clericali di destra, centro e sinistra sono pronti a farsi la legge contro il testamento biologico e contro la stragrande maggioranza degli italiani. Intanto “la Luca Coscioni” prepara il Congresso mondiale per la libertà di ricerca. MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI,PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 CONV. L. 27/2/04 N°46 ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE RACCOLTA FONDI AGENDA COSCIONI 1 OTTOBRE 2008 AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007 DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO SPADACCIA VIA DI TORRE ARGENTINA, 76 00186 ROMA Agenda Coscioni Anno III - N. 10 ottobre 2008 Direttore Rocco Berardo 23 - 25 DAL CORPO DEI MALATI Interviste e storie di malati alla ricerca di vita indipendente nello sport e nell’arte. 8 - 10 DIRITTI CIVILI “Io laico nel PD” Intervista a Giachetti. Interventi di Barni, Simi, Farina Coscioni, Pannella su testamento biologico e Caso Englaro. “DiDoRe”: Intervista a Rotondi ANDREA BOGGIO Le elezioni presidenziali americane porteranno certamente cambiamen- to. Dopo otto anni di presidenza Clin- ton e otto anni di presidenza Bush, un nuovo volto occuperà la Casa Bianca. La scienza ha sofferto parecchio du- rante l’amministrazione Bush: il bud- get per ricerca è stato ridotto, se non in pratica azzerato per certi tipi di ricer- che (leggi: cellule staminali embriona- li umane), rigurgiti anti-scientifici (leggi: creazionismo) hanno avuto ter- reno fertile per radicarsi meglio nella cultura americana, le politiche hanno spesso ignorato le verità della scienza (leggi: uso di dati concernenti il riscal- damento globale del pianeta), e le re- strizioni post-11 settembre ai flussi migratori hanno ridotto il numero di scienziati stranieri presenti negli Sta- tes. Il cambiamento è quindi dietro l’an- golo. Ma che tipo di cambiamento possiamo aspettarci? I candidati alla Casa Bianca dei due partiti principali hanno posizioni sorprendentemente vicine—almeno in apparenza. En- trambi promettono di espandere il budget destinato alla ricerca scientifi- ca, di restaurare il ruolo di preminen- za e competitività internazionale del- l’America nel campo delle scienze na- turali, e di favorire e stabilizzare la mi- grazione di cervelli stranieri verso gli States. Entrambi i candidati promet- tono di cancellare il divieto di utilizzo di fondi federali in ricerche che utiliz- zano cellule staminali embrionali umane. Entrambi oppongono, sebbe- ne con toni diversi, la creazione di em- brioni per il solo scopo di derivarne cellule staminali—le staminali po- tranno essere derivate solo da embrio- ni supernumerari (embrioni prodotti e poi non utilizzati nel corso d’inter- continua a pagina 6 Angiolo Bandinelli pag.2 Pedagogia e politica nella galassia radicale Gianfranco Spadaccia pag.4 Porta Pia: breccia europea e papalini nostrani Gilberto Corbellini pag.14 Cronache dal fronte di una battaglia culturale Il cambiamento dietro l’angolo Obama - McCain inserto SULLA VITA SI VOTA Estratti dagli atti del primo incontro del “Congresso Mondiale”.

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Agenda Coscioni - ottobre 2008

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Negli Stati Uniti, abortoe cellule staminali, evoluzionismoe sistema sanitario, sono un grandetema di campagna elettorale. In Italia, la propaganda vaticana nel 2005 aveva ammonito che

"sulla vita non si vota!", per boicottare i referendum pro-ricerca, fecondazione e laicità.

Nel 2008, sulla vita votano loro: clericali di destra, centro e sinistra sono pronti a farsi lalegge contro il testamento biologico e contro la stragrande maggioranza degli italiani.

Intanto “la Luca Coscioni” prepara il Congresso mondiale per la libertà di ricerca.

MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI, PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA

POSTE ITALIANE SPASPEDIZIONE IN A.P.

D.L. 353/2003CONV. L. 27/2/04 N°46

ART. 1 COMMA 2 DCB-ROMA

STAMPE PROMOZIONALI E PROPAGANDISTICHE

RACCOLTA FONDI

AGENDA COSCIONI 1 OTTOBRE 2008

AUT. TRIB. CIV. ROMA N° 158/2007

DEL 17 APRILE 2007 DIR. RESP. GIANFRANCO

SPADACCIAVIA DI TORRE

ARGENTINA, 76 00186 ROMA

Agenda CoscioniAnno III - N. 10

ottobre 2008Direttore Rocco Berardo

23 - 25

DAL CORPO DEI MALATIInterviste e storie dimalati alla ricerca divita indipendentenello sport e nell’arte.

8 - 10

DIRITTI CIVILI“Io laico nel PD”Intervista a Giachetti.Interventi di Barni,Simi, Farina Coscioni,Pannella sutestamento biologicoe Caso Englaro.“DiDoRe”: Intervista aRotondi

ANDREA BOGGIO

Le elezioni presidenziali americaneporteranno certamente cambiamen-to. Dopo otto anni di presidenza Clin-ton e otto anni di presidenza Bush, unnuovo volto occuperà la Casa Bianca.La scienza ha sofferto parecchio du-rante l’amministrazione Bush: il bud-get per ricerca è stato ridotto, se non inpratica azzerato per certi tipi di ricer-che (leggi: cellule staminali embriona-li umane), rigurgiti anti-scientifici(leggi: creazionismo) hanno avuto ter-reno fertile per radicarsi meglio nellacultura americana, le politiche hannospesso ignorato le verità della scienza(leggi: uso di dati concernenti il riscal-damento globale del pianeta), e le re-strizioni post-11 settembre ai flussimigratori hanno ridotto il numero discienziati stranieri presenti negli Sta-tes.Il cambiamento è quindi dietro l’an-

golo. Ma che tipo di cambiamentopossiamo aspettarci? I candidati allaCasa Bianca dei due partiti principalihanno posizioni sorprendentementevicine—almeno in apparenza. En-trambi promettono di espandere ilbudget destinato alla ricerca scientifi-ca, di restaurare il ruolo di preminen-za e competitività internazionale del-l’America nel campo delle scienze na-turali, e di favorire e stabilizzare la mi-grazione di cervelli stranieri verso gliStates. Entrambi i candidati promet-tono di cancellare il divieto di utilizzodi fondi federali in ricerche che utiliz-zano cellule staminali embrionaliumane. Entrambi oppongono, sebbe-ne con toni diversi, la creazione di em-brioni per il solo scopo di derivarnecellule staminali—le staminali po-tranno essere derivate solo da embrio-ni supernumerari (embrioni prodottie poi non utilizzati nel corso d’inter-

continua a pagina 6

Angiolo Bandinelli pag.2Pedagogia e politica nella galassia radicale

Gianfranco Spadaccia pag.4Porta Pia: breccia europea e papalini nostrani

Gilberto Corbellini pag.14Cronache dal fronte di una battaglia culturale

Il cambiamentodietro l’angolo

Obama - McCain

inserto

SULLAVITA SIVOTA

Estratti dagli atti del primoincontro del “CongressoMondiale”.

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2LA TEORIA E L'AZIONE

SCUOLA LUCA COSCIONI

Pedagogia e politica nella galassia radicale

SCUOLA LUCA COSCIONI

Resoconto e bilancio del primo esperimento della Scuola Estiva Luca Coscioni, un seminario su liberalismo e libera ricerca con la “variante” radicale.ANGIOLO BANDINELLI

Difficile dare un giudizio com-plessivo – come vengo sollecita-to – sulla “scuola Coscioni” chesi è svolta a Marina di Camerotatra il 15 e il 19 settembre. Pensoche si chieda a me di darne ungiudizio riepilogativo in quantoa me, assieme ad Annalisa Chi-rico, fu affidato da Marco Cap-pato e Rocco Berardo l’incaricodi delineare una prima bozzadell’esperimento di seminario,mai prima tentato, ed anzi vistosempre con diffidenza nell’am-bito della galassia radicale, per ilrischio di possibile caduta nellamitologia delle dogmatiche e ri-tuali scuole di partito. Partendo da una informalechiacchierata, con Annalisa loscambio di idee, informazioni,giudizi e anche dissensi, per ar-rivare al risultato di quei cinquegiorni, è stato complesso e lun-go. Va comunque riconosciuto alei, quasi al 100%, il merito diaver scovato validi docenti daassociare nell’operazione. Per

quel che ne ho ascoltato io (con-fesso, non li ho seguiti tutti…) lescelte sono state buone. E’ statoassai interessante inseguire lesfaccettature attraverso le qualiè stato riletto l’antico modelloculturale-politico liberale. Vistoche di liberalismo si parla anco-ra piuttosto a sproposito, questaparte del convegno è stata, amio avviso, fondamentale e varipresa, approfondendo ancorail confronto tra i diversi modellidi liberalismo, da quello classi-co a quello di tradizione italia-na, al libertarismo spinto deglianarcocapitalisti e a quello radi-cale. Credo che su questi temisia opportuno tornar sopra, inun momento in cui il liberali-smo viene chiamato in causa,tra l’altro, dalla crisi del globali-smo perfetto e dal ritorno ditendenze keynesiane. Personal-mente, ritengo che la “variante”radicale del liberalismo sia una“sfida”, e persino un supera-mento degli altri modelli. Ce lodice già il titolo generale dellascuola - o seminario - di Marina

di Camerota, che associava in-sieme “liberalismo” e “libera ri-cerca”. Solo nelle analisi e nellelotte della Associazione Coscio-ni si è individuato il nesso in-scindibile che lega, nell’attuali-tà etico-politica non solo italia-na, i due termini: dopo Galileo,ancora una volta il crinale degliscontri di libertà corre sui temipropri alla scienza, dalla sua do-manda di libertà rispetto a pote-ri e fondamentalismi. Persino larelazione del prof. Mario Patro-no, docente della Sapienza, “Lenuove frontiere del costituzio-nalismo”, apparentemente lon-tana da questi problemi, ha of-ferto spunti di estremo interes-se, quando ha evocato la neces-sità che le eventuali innovazio-ni in tema di possibili e auspica-bili forme costituzionali ponga-no in primo piano i temi atti-nenti al nuovo e inedito postoche ha assunto il corpo dell’uo-mo come soggetto di diritto. Che ci sia bisogno di una elabo-razione nuova dei temi proprialla galassia radicale lo hanno

confermato peraltro, questaestate, altre occasioni nelle qua-li la galassia ha assunto una fun-zione che vorremmo dire, unpo’ enfaticamente, pedagogica.La scuola Coscioni si è aggiuntaa una serie di eventi di diversorilievo ma tutti convergenti ver-so quel fine: il “colloquio” sullalibertà religiosa, svoltosi a Bru-xelles, nella sede del PE, alla finedi agosto, la commemorazionedel XX settembre 1870 a Londra,il “Bar-Camp” tenutosi a Romadal 3-5 ottobre sulla nondemo-crazia italiana, promosso da ra-dioradicale.it, nel corso del qua-le le voci dei partecipanti si so-no incrociate in un rimbalzaredi domande e risposte interatti-vo e dunque particolarmentestimolante. Ho suggerito agli or-gani dirigenti radicali di racco-gliere insieme i momenti più in-teressanti e validi di queste di-verse esperienze, così da offrireai lettori una sorta di “enciclo-pedia” del pensiero, o forse pro-prio della “teoria” radicale. Po-trebbe essere utile anche per

quel mondo accademico che siostina a ignorare la ricchezzadegli spunti di ricerca teorica of-ferti dall’esperienza dei militan-ti di questa o quella ramificazio-ne della galassia pannelliana.Mi pare che l’atmosfera di novi-tà, e la tensione verso una ricer-ca dai confini originali dei cin-que giorni di seminario, sia sta-ta colta anche dagli studenti (enon studenti) che hanno parte-cipato ai lavori. In particolare,essi hanno riconosciuto che lascuola è stata “abbastanza origi-nale come sviluppo e comecontenuti”, offrendo la “possibi-lità di accedere a contenuti e in-formazioni che avremmo avutodifficoltà a reperire”, anche seavrebbe potuto dare “più spazioa proposte e interventi anchepratici”, e stimolare “momentidi confronto”. L’esperimento, si può insommadire, è riuscito. Potrà essere per-fezionato e sviluppato nelleprossime edizioni, che di certonon mancheranno.

ANNALISA CHIRICO

La prima edizione della “ScuolaLuca Coscioni - Seminario di Li-beralismo e Libera ricerca” si èconclusa. Cinque giornate inten-se, scandite dal susseguirsi di le-zioni e incontri, puntellate daqualche passeggiata sulla spiag-gia e illuminate dal sole settem-brino. Questo e molto di più.Quando abbiamo cominciato a“pensare” il seminario, talvolta hotemuto che l’immaginazione vo-lasse più in alto delle nostre capa-cità effettive.La teoria liberale e la prassi radi-

cale si sono accompagnate ali-mentandosi a vicenda in una di-mensione storica e politica; i pro-tagonisti storici del radicalismoitaliano e delle battaglie degli an-ni sessanta e settanta, rappresen-tanti del liberalismo antifascistae crociano, hanno dato un contri-buto inestimabile grazie alla loroesperienza diretta e alla capacitàdi attualizzare vicende passate epresenti. A questo si è unito l’ap-porto della componente liberalee libertaria contemporanea chesi nutre del pensiero, poco cono-sciuto, degli esponenti della Scuola Austriaca (L. von Mises, F.

von Hayek, M. N. Rothbard); unpensiero liberale rigoroso e coe-rente, che, partendo dall’assun-zione dell’ impossibilità della li-bertà politica senza la libertà eco-nomica, pone in primo pianol’esigenza di limitare l’azione del-lo stato a fronte delle libertà indi-viduali e della dispersione delleconoscenze (dispersione che fapreferire a ogni processo decisio-nale centralizzato, destinato alfallimento, il libero mercato, si-stema decentrato per eccellen-za).Non sono mancati spunti nuovidi riflessione: il rapporto “contro-

verso” tra la scienza e la democra-zia; il progresso delle neuroscien-ze e della loro capacità predittivarispetto ai comportamenti uma-ni; la questione della sanità, dellesue disfunzioni e dei mezzi per ri-solverle (si pensi al voucher lom-bardo o al budget salute speri-mentato in Campania); l’esigen-za di riscoprire la nonviolenza at-tualizzandola e, per alcuni versi,“desacralizzandola”; i confini la-bili tra il dovere d’informazione eil diritto alla riservatezza dei sin-goli nel campo dell’informazio-ne; il conflitto tra i rigurgiti prote-zionistici e nazionalistici a fronte

dell’avanzata nel processo di in-tegrazione europea. In una corni-ce informale abbiamo potutoproseguire interminabili conver-sazioni anche al di fuori dell’auladel convegno in momenti di con-vivialità vincendo inibizioni e ti-midezze di ogni sorta. L’Associazione Luca Coscioni ciha offerto gli strumenti per “crea-re” una scuola di liberalismo ra-dicale, e in questo ha dimostratocoraggio e apertura al nuovo. Noici siamo cimentati nell’organiz-zazione non facile di questo se-minario confidando nella re-sponsabilità e nella serietà di tut-

Dopo la scuola...

Page 3: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

SCUOLA LUCA COSCIONI 3

LA TEORIA E L'AZIONE

Una ragazza all’antica

Quando leggerai questo giornale forse sarà troppotardi. Perché le primarie per i giovani del Partito de-mocratico saranno già state svolte (17 ottobre). Operché Giulia Innocenzi, radicale e coordinatrice de-gli Studenti Luca Coscioni che si è candidata a segre-tario nazionale dei giovani del Partito Democratico,con l'obiettivo di porre al centro del dibattito i temidella libertà di ricerca e dell'autodeterminazione, lelotte di Luca Coscioni e Piergiorgio Welby, sarà stataeliminata dalla corsa a ostacoli che l'apparato del Pdavrà frapposto alla sua candidatura. Se però così nonfosse, se la sua battaglia per la libertà di associazio-ne, per delle primarie aperte e per un partito davve-ro democratico fosse ancora in corso, allora servireb-be una mano concreta. Perché Giulia è una ragazzaall'antica: crede nelle regole e nella democrazia. E'una radicale.

Sostienila su www.giuliainnocenzi.wordpress.com

A destra: LaConferenza stampa dipresentazione dellainiziativa SOS Pilloladel giorno dopo aRoma e Milano.

Mentre intervienedurante le giornatedella Scuola estivaLuca Coscioni.

...il marciapiede

ti i partecipanti. Non siamo stati de-lusi. Per gli Studenti Coscioni questaè stata un’occasione per conoscersimeglio, saldare vincoli personali edefinire, sulla scorta delle battagliegià cominciate, le prossime campa-gne. Il nuovo anno accademico si èaperto all’insegna della lotta per la le-galità e la trasparenza in occasionedella candidatura di Giulia Innocen-zi alle primarie del Pd giovani. In-somma su questo, come sulla pilloladel giorno dopo e gli altri obiettivi lai-ci, dopo la scuola c’è il marciapie-de...della militanza.

GiuliaInnocenzimentredistribuiscepreservativi e ricette per lapillola delgiorno dopo in occasionedel trentennaledella leggesull'abortoall’università.

Andrea Picchi, Mauriana Pesaresi e LucaNicotra al tavolo della Cellula Coscioni di Pisa

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4XX SETTEMBRELAICITÀ

Porta Pia: breccia europea e papalini nostrani

XX SETTEMBRE

Da Bruxelles, a Roma, passando per Londra. I radicali mettono al centro della loroiniziativa il tema della laicità e della religione, mentre i fondamentalismi riemergono.GIANFRANCO SPADACCIA

C’è un filo logico che unisce laripresa su tutti i piani dell’integra-lismo cattolico e il segno di rivin-cita papalina che la Giunta Ale-manno ha voluto imprimere allaricorrenza del XX Settembre conla commemorazione dei 19 zuavipontifici morti a Porta Pia. È toc-cato, infatti, ai radicali, comesempre presenti a Porta Pia il 20settembre, di ricordare e rendereomaggio ai 49 bersaglieri morti inquella battaglia, vergognosa-mente dimenticati dalla Giuntadi centrodestra, il cui sacrificioservì non solo a realizzare l’Unitàd’Italia ma a liberare la stessaChiesa dal peso del potere tem-porale. Ed è un filo logico quello che haunito due convegni che i deputa-ti europei radicali hanno organiz-zato in piena estate con il contri-buto del gruppo liberaldemocra-tico ALDE al quale appartengo-no: il primo si è svolto dal 27 al 29agosto a Bruxelles sul tema “Lai-cità e religioni di fronte alla vio-lenza fondamentalista” e il se-condo il 19 e 20 settembre a Lon-dra (“Roma 20 settembre 1870:data epocale del mondo contem-poraneo? Eredità e attualità”).C’è, come molti sostengono, unaripresa del sacro, della fede, dellareligiosità nella società contem-poranea? Se è così, ed è probabi-le che in parte lo sia, non solo nonsarebbe un fatto di per sé negati-vo, ma al contrario sarebbe un fe-nomeno da salutare con favore edi cui bisognerebbe in qualchemodo essere interlocutori attentie partecipi. Ma è davvero così? See in che misura ciò si stia davveroverificando è difficile valutareperché anche in Italia, comeovunque nel mondo, questa ri-presa della religiosità è accompa-gnata, sopraffatta, soffocata dauna ripresa (ri-presa) di potere edi influenza politica e sociale del-le religioni istituzionali che pre-tendono di tornare a dettare, informa diretta o indiretta, le leggidello Stato annullando la distin-zione fra moralità e politica, fraetica e legislazione e si sforzanodi riconquistare per questa via ilcontrollo e il potere sulle coscien-ze. Fondamentalismi e integrali-smi religiosi si protendono in for-ma diversa verso la post-moder-nità con la pretesa di respingereindietro o addirittura di cancella-re quei fondamenti della moder-nità che sono la laicità, il liberali-smo, i diritti umani, i diritti delladonna, conquiste inscindibili daiprincipi della libertà di coscienzae di autodeterminazione dell’in-dividuo.

Come negli anni venti del secoloscorso la grande maggioranza deiliberali e dei democratici si illuse-ro di potersi servire del fascismoper combattere il pericolo delbolscevismo e l’estendersi al re-sto d’Europa della rivoluzioned’ottobre, così molti anche noncredenti (i cosiddetti atei devoti)si illudono oggi che la rinascita diun integralismo cattolico possacontrastare e contribuire a batte-re altri fondamentalismi religiosi,a cominciare da quello islamista.Uno degli sbocchi che la Chiesaintende dare a questa rinascitadell’integrismo cattolico è unanuova versione dell’ecumenismoreligioso assai lontana da quelladel Concilio ed anche dal dialogointerreligioso voluto e costante-mente ricercato da GiovanniPaolo II. Essa si forza di promuo-vere la convergenza di tutti i fon-damentalismi sulle grandi que-stioni etiche del nostro tempo esui diritti civili al fine di operareuna pressione congiunta sugliStati e soprattutto sulle organiz-zazioni internazionali. Per la ve-rità la Chiesa persegue questapolitica con una forma di vera epropria schizofrenia perché, se èintransigente nello sferrare i pro-pri attacchi sulle questioni etichee sui diritti civili, non può buttarea mare democrazia, libertà, dirit-ti umani dopo gli sforzi che il pre-decessore di Ratzinger aveva fat-to per riconciliare la Chiesa conquesti aspetti fondanti della civil-tà moderna e portarla ad abban-donare le forme di intolleranzache ne avevano caratterizzato lastoria. Ed in effetti il Papa attualeè costretto a combattere la suabattaglia in nome di una insistitariconciliazione fra ragione e fedefacendo appello perfino a una“bene intesa laicità”. Questa dis-sociazione è tuttavia difficilmen-te sostenibile perché i principi dilibertà non sono scindibili e in ef-fetti il fondamentalismo mussul-mano nella sua versione più inte-gralistica nega in radice i dirittiumani, e in particolare i dirittidella donna e contemporanea-mente pratica al pari di altri fon-damentalismi (quello induistama, sia pure in forma meno viru-lenta, anche quello neoprote-stante americano) l’intolleranzareligiosa. E’ invece proprio la lai-cità dello Stato l’unica garanziadella tolleranza e della libertà re-ligiosa, della convivenza civile frauomini di diversa fede. Sicché,portando avanti questa sua poli-tica contro la laicità dello Stato, laChiesa rischia di segare in pro-spettiva il ramo che la sostiene edi trovarsi senza difese a dover af-frontare quello scontro di civiltà

che alcuni hanno preconizzato.C’è chi guarda con scetticismo eperfino con diffidenza a questaattenzione radicale, che ha por-tato a Bruxelles teologi cattolici,protestanti ebrei, rappresentantidi associazioni laiche e per i dirit-ti civili, esponenti mussulmani ebuddisti a discutere di laicità e direligione di fronte alla violenza (equindi all’intolleranza) del fon-damentalismo. Di qualunquefondamentalismo. E’ un atteggia-mento sbagliato, perché la laicitàe con essa una autentica e nonintollerante religiosità sono i verinemici del fondamentalismo. Il convegno di Londra ha seguitoquello di Bruxelles a venti giornidi distanza e, anche in questo ca-so, l’ostinazione di Pannella nelpromuoverlo e nel realizzarlo, èsembrata uno sforzo sproporzio-nato al fine che si proponeva. Einvece, di fronte a ciò che sta ac-cadendo nel nostro paese, non cisi poteva accontentare di mani-festazioni celebrative che rischia-vano per forza di cose di esserestanche e ripetitive, condannateall’isolamento dalla cultura e dal-la politica dominanti. La scelta diLondra ha ridato al XX settembreil suo significato storico, di avve-nimento europeo, di corona-mento con la fine del potere tem-porale della Chiesa di un lungoprocesso che ha portato alla af-fermazione nell’Europa conti-nentale e da ultimo anche in Ita-lia dello Stato laico e di diritto. Difronte a un confronto di lungadurata che ha necessariamentedimensioni internazionali, tran-snazionali, occorreva rompere lachiusura e l’isolamento romanoe italiano, uscire dai nostri confi-ni chiamando a dibattere storiciitaliani, inglesi, francesi : è un im-

pegno che deve proseguire, undibattito che non si è conclusoma è appena iniziato. Grazie adesso, e non solo per la sciagurata

scelta della Giunta Alemanno, lapresenza quest’anno a Porta Piaha avuto un valore, un significatoe un peso diverso. La scelta dellagiunta capitolina non sarebbestata neppure concepibile se nonfosse stata preparata da un revi-sionismo pasticcione e superfi-ciale che si rivolge contro le fon-damenta stesse dell’unità d’Italiae mira a dimenticare e screditaregli uomini, gli eventi, le idee delRisorgimento. Non a caso a rac-

coglierne l’eredità si propongonooggi in primo luogo proprio i ra-dicali, critici dello e degli stati na-zione, federalisti italiani ed euro-

pei da sempre, oppositori di ogniforma di nazionalismo e di locali-smo provinciale. In nome di unfederalismo un po’ cialtrone e diun revisionismo superficiale si ri-schia infatti di buttare insieme al-l’acqua sporca del nazionalismoe del centralismo statalistico an-che il bambino dell’unità politi-ca e culturale del paese, delloStato liberale e laico.

“Laicità e religioni (di fronte alla violenza fodamentalista)”

Il convegno si è svolto dal 27 al 29 agosto a Bruxelles nellasede del Parlamento Europeo. Organizzato dal Partito Ra-dicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, l’interoconvegno si può riascoltare su radioradiocale.it alla pagi-na www.radioradicale.it/scheda/260901

“Gli avvenimenti del 1870 noncostituiscono forse una svoltaepocale? Eredità e attualità diquell´evento”

Il convegno si è svolto il 19 e 20 settembre in occasione del-la ricorrenza del XX settembre 1870. Organizzato dal Par-tito Radicale Nonviolento. La prima sessione si è tenuta aLondra presso la sede del Parlamento Europeo, la secon-da sessione presso l’Istituto italiano di cultura. Riascolta ilconvegno su radioradicale.it alla pagina www.radioradi-cale.it/scheda/262521

20 settembre 2008, a PortaPia i deputati radicali Turco eFarina Coscioni manifestanoinsieme al deputato del PDLMario Pepe. A destra SergioRovasio, segretariodell'associazione radicaleCerti Diritti

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LORENZO SALVIACorriere della sera, 25 settembre 2008

Un professore di religione gua-dagna più di un professore diitaliano. E anche di uno di ma-tematica, oppure di storia, diinglese, insomma di una dellequalsiasi materie obbligatorienella scuola italiana. Lo dice lalegge, anzi l'interpretazionedella legge che per anni è arri-vata dal ministero della Pubbli-ca istruzione. Solo agli inse-gnanti di religione, durante ilprecariato, è riservato un au-mento dello stipendio dei 2,5per cento ogni due anni. Nonun patrimonio, certo. Ma dopootto anni, rispetto ai loro colle-ghi di altre materie, guadagna-no 130 euro netti al mese in più.Stesso lavoro, stipendio diver-so: una differenza ingiustificatae dal «profilo di tutta evidenzadiscriminatorio» secondo unasentenza del tribunale di Romache potrebbe apri- re la stradaad un risarcimento danni dimassa. E creare qualche pro-blemino alle casse pubblicheche già di loro non sono messebenissimo. A fare causa è stataAlessandra Rizzuto, insegnantedi diritto con incarico annualein una scuola superiore dellaCapitale. Il suo avvocato, Clau-dio Zaza, sosteneva il caratterediscriminatorio proprio diquello scatto automatico previ-sto solo per i professori di reli-gione. E il giudice del lavoro gliha dato ragione, condannandoil ministero della Pubblicaistruzione a risarcire la profes-soressa con 2.611 curo e 36 cen-tesimi, cifra calcolata somman-do gli aumenti che avrebbeavuto insegnando religione. Lacondanna riguarda solo questocaso specifico ma a poter pre-

sentare un ricorso simile sonopiù di 2oo mila: tutti i precariche hanno avuto almeno dueincarichi annuali più quelli chesono passati di ruolo dal 2003 inpoi, perché nelle cause di lavo-

ro dopo cinque anni arriva laprescrizione.La professoressa Rizzuto non èuna testa calda che un bel gior-no ha deciso di fare la guerra alministero della Pubblica istru-zione. La sua è una causa pilotapromossa dai Radicali, e in par-ticolare dal deputato MaurizioTurco e dal fiscalista Carlo Pon-tesilli, una coppia che da tem-po va alla caccia dei «privilegidella Chiesa». Ed è proprio di«diritto per tutti trasformato inprivilegio per pochi» che loroparlano.

L'aumento biennale del 2,5 percento è stato introdotto conuna legge dei 1961 che in realtàriguardava tutti gli insegnantiprecari, a prescindere dalla ma-teria. Ma nel corso degli anni

una serie di circolari ministe-riali ha ristretto lo scatto auto-matico solo a quelli di religione.All'epoca una logica ci potevaanche essere. Fino a pochi annifa gli insegnanti di religioneerano precari a vita, non passa-vano mai di ruolo e ogni anno,oltre al nulla osta del vescovo,dovevano aspettare la chiamatadel preside. Ma nel 2003, conlegge ed apposito concorso, so-no stati assunti a tempo inde-terminato. E si sono portati die-tro gli scatti accumulati, con-servando il distacco in busta

paga sugli altri colleghi.Carlo Pontesilli, il fiscalista ra-dicale, ha calcolato che se tuttiquei 200 mila insegnanti faces-sero causa e vincessero, lo Sta-to dovrebbe tirar fuori 2 miliar-

di e mezzo di curo. MaurizioTurco, il deputato, se la ride: «Liinvitiamo tutti a seguire questastrada. Vorrà dire che quei soldili metteremo sul bilancio deirapporti fra Stato e Chiesa».

LAICITÀ

5L'ORA DI RELIGIONE

Ora di religione... e di privilegi per chi la insegna. Stop dal giudice

INIZIATIVA DEI RADICALI. IL GIUDICE: "DISCRIMINATORIO".

Una legge prevedeva uno scatto biennale del 2,5 per tutti gli insegnanti precari, poicircolari ministeriali lo danno solo a quelli di religione. I radicali con l’associazione Anti-clericale.net prendono l’iniziativa. Un giudice gli dà ragione.

GIUSEPPE CANDIDO

Sono un insegnate di Scienzematematiche di ruolo nellascuola secondaria di 1° gradodall'1 settembre 2007. Dopo seianni di supplenze da precariosono stato finalmente assuntocon contratto a tempo indeter-minato, il che significa che perme è finita la vita da precario,quindi non posso lamentarmiviste le recenti promesse di ta-gli alla scuola e il relativo bloc-co del piano assunzioni predi-sposto dal precedente governo.Non posso lamentarmi ma so-no rimasto indignato quandoho letto (giovedì 25 settembre)sul Corriere della Sera l'articolodi Lorenzo Salvia dal titolo “Au-menti solo ai docenti di religio-ne. Collega di diritto fa causa:risarcita” e nell'occhiello “Ini-ziativa dei Radicali. Il giudice:discriminatorio”. In realtà giàun paio di anni or sono il fattoche agli insegnanti di religionefosse stato riconosciuto un au-mento sugli anni di servizioprestati con contratto a tempodeterminato è noto ai frequen-tatori dei siti radicali.it e dell'as-sociazione “anticlericale.net”già da tempo. Da anni entrambii soggetti si battono anche perveder riconosciuti pari diritti atutti gli insegnanti. Tale aumen-to, non è stato riconosciuto in-fatti agli insegnanti delle altrediscipline ma si è dovuto ricor-rere al giudice del lavoro che, fi-nalmente, si è espresso chiara-mente definendo il trattamen-to “discriminatorio” e provve-dendo al risarcimento del dan-no causato all'amministrazio-ne al docente dipendente; nonmolto, 2.611 e 36 centesimi, co-me fedelmente riportava ilgiornalista, ma quanto bastaper trovarne soddisfazione. An-che se, moltiplicando la cifraper i circa 200.000 insegnanti

che, in base alla sentenza neavrebbero diritto, ci si trova da-vanti al numero fantastico didue miliardi e mezzo di euro!L'ho sempre considerata unacosa assai ingiusta, soprattuttose si tiene in considerazioneche la religione cattolica è uninsegnamento (l'I.r.c.) facolta-tivo e non obbligatorio comeinvece sono tutte le altre disci-pline. Un prepotere delle gerar-chie vaticane. Ma la cosa piùstrana, che di più fa indignare,è che a tutelare gli insegnantisiano soltanto i radicali. E i sin-dacati? Nonostante i milioni dieuro percepiti ogni anno in va-rio modo, quelli dell'altra casta,che con le trattenute automati-che sulla busta paga di milionidi pensionati potrebbero, e do-vrebbero, tutelare i diritti dei la-voratori, che fanno? Da tutte lesigle sindacali su questo non homai sentito una parola, eppureverso una regolare quota auto-maticamente trattenuta sullabusta paga di 7 euro al mese.Adesso che non è più soltantoun'associazione radicale, maanche un giudice del lavoro adefinire – in nome del popoloitaliano - discriminatoria la di-sparità di trattamento tra inse-gnanti di religione e tutti gli al-tri. E' per che questo ho deciso,per il futuro, di versare l'impor-to che avrei versato al sindacato(dal quale farò presto a cancel-larmi), integralmente e volon-tariamente all'AssociazioneAnticlericale.net. E mi rivolgeròpure io al giudice del lavoro,non per i soldi ma per una que-stione di principio. L'eventualerisarcimento che mi dovesseessere riconosciuto lo devolve-rò all'Associazione Luca Co-scioni che pure si batte per evi-tare i prepoteri della chiesa,quella cattolica, nel campo deidiritti individuali e della libertàdi ricerca.

Religione. Insegnarla conviene

IO PRECARIO DI SCIENZE

Per promuovere la causa edinterrompere la prescrizione contatta l’associazioneradicale Anticlericale.net

Contatti e info: www.anticlericale.net Avvocato Claudio Zaza [email protected] - telefono : 06-3722785

Locandina de “L'ora di religione”un film di Marco Bellocchio conSergio Castellitto

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6OBAMA VS. MCCAIN

PRESIDENZIALIUSA 2008

Barak e John: la differenza non si vede, ma c’èventi di fecondazione assistita).Mentre il senatore McCain pro-pone di penalizzare la creazionedi embrioni per fini di ricerca(così come la legge italiana pre-vede), il senatore Obama non hamai espresso la sua opinionesulla liceità della produzione diembrioni a fini di ricerca. Ed inpolitica, tuttavia, il silenzio valeoro.Entrambi i senatori hanno scel-to un candidato vice presidenteche ha una visione conservatri-ce sul valore legale e morale daattribuire al concepimento. Sa-rah Palin e Joe Biden hanno in-fatti pubblicamente affermatoche la vita inizia a quindi va pro-tetta fin dal momento del conce-pimento, posizione peraltrocondivisa da McCain e nonsmentita da Obama. Tuttavia,mentre le radici politiche liberaldi Joe Biden fanno sì che il sena-tore supporti il diritto costituzio-nale della donna di scegliere seavere un aborto come sancito daRoe v. Wade nel 1973, la governa-trice Palin è contraria a ogni for-ma di aborto, anche nel caso lagravidanza sia la conseguenza distupro o incesto (una visioneche sua figlia 17enne, nubile edin dolce attesa, chiaramentecondivide).Di fronte a tanta convergenza diprogrammi e d’intenti, dovestanno le diversità? Le diversitàci sono, ma nascoste dietro la re-torica della campagna presiden-

ziale e dietro la necessità di se-durre un elettorato eterogeneoin un ambiente politicamentelaico ma individualmente pro-fondamente religioso comequello americano, dietro quellache viene spesso chiamata poli-tics. L’elezione di un candidatopiuttosto che di un altro aprescenari molto diversi poiché icandidati appartengono a cultu-re politiche profondamente di-verse che comporteranno ap-procci di policy molto diversi.In caso di vittoria del senatoreMcCain, le policy in materia diricerca, scienza e tecnologia siprospettano essere dominate daconsiderazioni di sicurezza na-zionale e di business nonché in-fluenzate dalle lobby religiosepiù conservatrici. Scienza e tec-nologia saranno probabilmenteviste da McCain come strumen-ti di politica estera e sicurezzanazionale, quindi finalizzate acontribuire alla protezione del-l’America. Progetti nel campodel bioterrorismo, delle fonti dienergia, della tecnologia milita-re, dell’innovazione farmaceuti-ca sono probabili prime sceltenel catalogo dei possibili finan-ziamenti alla ricerca. Una chiaracartina di tornasole delle inten-zioni di McCain è rappresentatadalla lista di esperti che consi-gliano il senatore durante la suacampagna. Tra di essi figurano

Obama e McCain tra Darwin e DioRICCARDO CHIABERGEIlsole-24ore, 28 settembre 2008

Nel duello per la Casa Bianca l’uragano dei mutui tossici e la guerra in Iraq fanno apparire se-condario ogni altro argomento, ma la rivista «Nature» ci ha provato lo stesso, e ha messo a con-fronto i due candidati sui problemi della ricerca scientifica. Obama è stato netto: «Credo nel-l’evoluzione e sono d’accordo con la comunità degli studiosi, secondo cui questa teoria è scien-tificamente dimostrata. Non ritengo vantaggioso per i nostri studenti intorbidare le discussio-ni sulla scienza con ipotesi come l’Intelligent Design che non sono soggette alla verifica speri-mentale». Più cerchiobottista McCain, che timoroso di scontentare gli elettori evangelici, sibarcamena: «Credo nell’evoluzione, ma quando guardo il tramonto sul Grand Canyon credoanche nell’intervento di Dio». E chi non si emoziona davanti al Grand Canyon? Neppure il piùscettico dei liberal può rimanere indifferente. L’essenziale è che, quando ci porta i nipotini, ilsenatore repubblicano non tenti di convincerli che quella meraviglia è stata scavata dal Dilu-vio biblico, come vogliono i creazionisti, e non da milioni di anni di erosione. Nella nuova edizione del suo saggio La democrazia di Dio (Laterza, appena uscito negli Usada Praeger), il nostro Emilio Gentile ricorda come dopo l’11 settembre l’America sia stata tra-volta da un ciclone ideologico che lui definisce «teopolitica»: una sacralizzazione del discorsopubblico in apparenza paradossale per una democrazia incardinata nel principio della sepa-razione tra Stato e Chiese. Ora, scrive Gentile, è venuto il momento di una religione civile «con-ciliativa», che ponga fine alle crociate e agli «scontri di civiltà». Negli anni di Bush queste tossi-ne culturali hanno fatto danni almeno quanto i titoli taroccati di Wall Street. Sono i «subpri-me» dello spirito, gli «hedge fund» della mente americana. Patacche pseudoscientifiche spac-ciate con sontuosa dovizia di mezzi finanziari e mediatici ai giovani e alle masse meno istrui-te. Se non fosse stato per il coraggio di alcuni giudici fedeli alla Costituzione, il Creazionismo eil Progetto Intelligente sarebbero diventati materia di insegnamento nelle scuole degli States,provocando una vera bancarotta dell’intelligenza. Ma in molte aree della «Bible Belt» la predi-cazione dei fanatici antidarwinisti ha fatto breccia. Chiunque esca vincitore dalla sfida presi-denziale, dovrà varare un Piano Paulson della cultura, un programma di salvataggio bipartisanche scacci i demoni dell’ignoranza, con l’aiuto dei credenti (e sono tanti, per fortuna) che an-che davanti al Grand Canyon non confondono la scienza con la fede.

In caso divittoria diMcCain, lepolitiche di ricerca siprospettanodominate daconsiderazionidi sicurezzanazionale e di businessnonchéinfluenzate dalle lobbyreligiose piùconservatrici

ANDREA BOGGIO*continua dalla prima

Se vince Obama, le politiche in materia di scienza e tecnologiaavranno un approcciopur semprepolitico maprobabilmentepiùmarcatamenteaccademico

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PRESIDENZIALIUSA 2008 7

OBAMA VS. MCCAIN

enza non si vede, ma c’è

Aborto: i cattolicidemocratici difendonoBiden dai Cavalieri di Colombo

PRESIDENZIALI USA 2008

Carl Anderson, il milionario Ca-po dell’Ordine dei Cavalieri diColombo, ha fatto pubblicare apagamento sui maggiori quoti-diani USA una lettera di attacco aJoe Biden per la sua posizione fa-vorevole all’aborto che lo mette-rebbe allo stesso livello di coloroche nel periodo precedente allaguerra civile erano favorevoli allaschiavitù. Anderson sostiene chese venissero adottate le misureproposte da Biden ed Oba-

ma aumentereb-bero gli

aborti e che invece l’unica misu-ra efficace per diminuirli sarebbedi dichiararne la illegalità.L’attacco a Biden trae spunto dauna intervista durante la qualeBiden confermava la determina-zione che condivide con Obamadi applicare tutte le misure utilialla riduzione degli aborti inAmerica, misure ignorate nella

piattaforma diMcCain ed invececondivise anche dai

vescovi cattolici USAnel loro documento

intitolato “Faithful Ci-tizenship” reso noto

agli inizi della campagna eletto-rale.Nel comunicato stampa dei Cat-tolici Democratici è riportata laseguente affermazione del Presi-dente Dottor Patrick Whelan: èveramente sacrilego che il SignorAnderson, che si ritiene un porta-bandiera dei valori e delle virtùdella nostra fede ed identità dicattolici, usi la sua fede comestrumento di attacco politico”

Estratti da www.catholicdemo-crats.org.

*traduzione di Italo Cannone

McCain in equilibrio tra Palin e l’embrione«Io sono a favore del finanziamento federale della ricerca sulle sta-minali embrionali». Lo afferma John McCain. Un coraggioso ta-glio netto con il suo partito e la sua compagna di corsa Sarah Pa-lin, per dimostrare agli elettori di essere in sintonia con loro suquesto punto? Non proprio. In uno spot McCain difende la ricer-ca sulle staminali - che in passato lo spinse a votare contro Geor-ge W. Bush - ma senza citare mai la parola embrionale. Toni piùsmorzati rispetto al passato, interpretati da alcuni come il segna-le di un imminente dietrofront sull'argomento. «Macché - ribat-te il suo portavoce Brian Rogers - McCain era ed è favorevole allaricerca sulle embrionali». Durante la campagna per diventare governatore dell'Alaska, la Pa-lin si schierò senza mezzi termini contro l'uso delle cellule em-brionali: «Questo tipo di ricerca significa la distruzione della vitadisse - e quindi non potrò mai appoggiarla». L'evidente contrad-dizione ha fornito uno spunto ad Obama, che ha mobilitato JimLangevin, congressman democratico paralizzato dall'età di 16 an-ni. Secondo Usa Today la polemica potrebbe rivelarsi fatale perMcCain: «Il candidato repubblicano deve tirare a sé i conservato-ri, senza però alienare gli indipendenti: la maggior parte degliamericani sono a favore della ricerca».

Estratti da un articolo di Alessandra Farkas, Corriere della Sera

James Wooley (già direttore dellaCIA sotto Clinton), James Schle-singer (segretario della difesaper Nixon e Ford), e RobertMcFarlane (consigliere per la si-curezza nazionale di Reagan).Inoltre, scienza e tecnologia so-no viste come opportunità per

fare profitto piuttosto che pergenerare conoscenza, come te-stimoniati dalla scelta di CarlyFiorina, con alle spalle una sfor-tunata esperienza come CEO diHewlett Packard, e Med Whit-man, CEO di eBay per un decen-nio, come consiglieri.

In caso di vittoria del senatoreObama, le politiche in materiadi scienza e tecnologia avrannoun approccio pur sempre politi-co ma probabilmente più mar-catamente accademico. Obamaha selezionato consiglieri chehanno posizioni di primo piano

nelle migliori università degliStates. Primo tra tutti, HaroldVarmus, premio Nobel e diretto-re del Memorial Sloan-KetteringCenter in New York. Con lui, an-che professori di University ofMichigan, Stanford, MIT, JohnHopkins e Berkeley. La scelta diquesti consiglieri è indice del fat-to che Obama vuol rinforzare laposizione dominante degli StatiUniti a livello internazionale ri-lanciando la ricerca, generandoconoscenza e mantenendo ilruolo di centralità delle univer-sità americane a livello globale,tutti concetti molto cari a Clin-ton, come testimonia il compi-mento della mappatura del ge-noma umano sotto la sua am-ministrazione. Gli interessi dibusiness non sono certamenteassenti dall’agenda politica diObama, ma non sono nemme-no la fonte ispiratrice, così comeil radicalismo religioso vienestemperato nella logica liberal difavore e proteggere la diversità divedute politiche e religiose. Cer-tamente il fatto che gran partedell’accademia sia popolata daliberals piuttosto che da conser-vatori è di per sé un capitale po-litico che Obama sta sfruttando

con intelligenza.Il cambiamento è dietro l’ango-lo. Il 4 novembre, gli americanisceglieranno il nuovo volto perla Casa Bianca ed il tempo dellapolitics lascerà infine spazio almomento della policy. Sebbene iprogrammi in materia di scien-za e tecnologia proposti dai duecandidati siano simili, e che que-ste questioni siano sempre ri-maste sullo sfondo di questacampagna elettorale (vuoi per-ché questioni più pressanti sonosul tavolo, vuoi perché questo èun terreno in cui i candidatihanno più da perdere che daguadagnare, soprattutto perquanto riguarda Obama), a gen-naio l’identità del titolare dellapresidenza sarà estremamentesignificativa perché diverse cul-ture politiche e civiche si stannoscontrando in queste ultime, te-se settimane di campagna elet-torali, all’ombra della retoricache come sempre domina e at-trae gli elettori.

* Animatore della Cellula Coscio-ni di Boston,“Assistant Professor”di “Legal Studies”alla Bryant Uni-versity

Diversità nascoste dietro la necessità di sedurre un elettorato eterogeneo in un ambiente politicamente laico, ma individualmente profondamente religioso

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8INTERVENTIDIRITTI

CIVILI

GAIA CARRETTA

Ha cominciato a fare politica nelmovimento studentesco a 16 an-ni. Nel ’79 si è avvicinato ai radi-cali con i referendum e alla finedello stesso anno è entrato nellasegreteria di Francesco Rutelli,dove è rimasto fino al 1993, quan-do ha seguito l’allora neo elettosindaco di Roma, appunto, Rutel-li, di cui è stato prima capo dellasegreteria e poi capo gabinetto.Roberto Giachetti, 46 anni, che ipiù fedeli ed antichi ascoltatori diRadio Radicale sicuramente co-noscono come una delle voci de-gli ’80 è tra i parlamentari chehanno deciso di iscriversi all’As-sociazione Coscioni. Nel 2001 ap-proda alla Margherita e vieneeletto alla Camera. Confermatopoi nel 2006 e nel 2008, oggi mili-ta con il Partito democratico.“Faccio parte dell’area laica, an-che se ho sempre seguito Rutelli.Ma lui da qualche anno ha fattouna scelta personale diversa” rac-conta ad Agenda Coscioni Gia-chetti e tiene a specificare chenon ha “nulla a che vederecon i Teodem” anzi, dice,“mi spaventano certiatteggiamenti, per-ché trovo che sianoforme estreme diintegralismo chenon mi sonomai piaciute”.Non cade neltranello dicontrapporreall’aera diestremismo

cattolico i radicali “io sono uno diquelli che si è adoperato perché sichiudesse l’accordo con il Pd. Lo-ro sono una risorsa e mi trovospesso a essere d’accordo sulle lo-ro posizione, ma se ho sceltoun’altra strada una ragione ci sa-rà. Credo però - prosegue Gia-chetti - che l’azione radicale siafondamentale per le istituzioni eper questo mi ero battuto perchéPannella potesse partecipare alleprimarie”. E’ critico sul sistemadelle primarie all’italiana, anchese ammette che sono e sono stateun sistema rivoluzionario: “Credoche fare un partito nuovo sia unacosa complicata e scrollarsi didosso il vecchio è difficile, ma, co-me dice il compagno Pannella, ladurata è la forma delle cose”. Aproposito di primarie, il 18 otto-bre ci sono quelle per eleggere ilsegretario nazionale dei giovanidel Pd e, a correre per la vittoria,c’è anche Giulia Innocenzi, del-l’Associazione Coscioni. Il depu-t a t o

del Pd giudica la candidatura diGiulia un segnale positivo, perché“ci vuole un cambiamento cultu-rale anche attraverso la crescitadei giovani, che spesso manca”.Per Giachetti sarà l’occasioneperché anche dentro al Pd “siaprano discussioni sulle temati-che che porta avanti l’Associazio-ne Coscioni. Oggi tra i giovaninon c’è un’iniziativa specifica suquesti argomenti, ma è sicuro cheloro sono più liberi di affrontarecerti temi”. Ad esempio il testa-mento biologico, all’ordine delgiorno del dibattito parlamenta-re: “Il principio da salvaguardareè quello di libertà di scelta dellepersone - spiega Giachetti - masono anche consapevole che sia-mo in un Parlamento con perso-ne che non la pensano in questomodo”. Per questo il testo Marino“è un buon punto di sintesi e unbuon compromesso. Dobbiamoevitare che si scateni il dibattitoideologico, perché siamo in unafase storica in cui c’è la tendenzaa mettere paletti su tutto”. Come

è successo con i Dico “voglia-mo trovare quattro stracci

di diritti per quelle per-sone che hanno scelto

di non sposarsi? Oc-cuparsi solo di chidà il voto non è

giusto, dobbia-mo pensareanche a queifenomeni chevogliono solovedersi ricono-sciuto un dirit-to”.

Giachetti: dallaMargherita, laicamente

LE INTERVISTE AI PARLAMENTARI ISCRITTI COSCIONI

Ho sempre seguito Rutelli, ma non ho nulla a chevedere coi teo-dem

Contro Eluana,una medicinaanelante ablindata impunitàGIULIA SIMIMAURO BARNI

Non ci sembra giusto, a questo punto della tristis-sima vicenda di Eluana, che appassionatamenteunisce quanti ancora credono nella dignità dellapersona e nei diritti di libertà, lasciarsi andareall’“apatia dopo principio” (emersa anche in alcu-ni settori del mondo laico) nella chimerica attesa diun’ipotetica disciplina normativa dl testamentobiologico, subordinandovi ogni decisione ed ognicoraggioso (e autorizzato) intervento liberatorio.Peccato di ingenuità! Posto che, in effetti, le iniziati-ve parlamentari e i pretestuosi ricorsi sono direttiad affrettare una (fortunatamente improbabile)norma ambigua e condizionata, capace solo di in-terrompere per sempre la evoluzione del diritto vi-vente nel segno e nel senso del dettato costituzio-nale. E non è purtroppo inascoltato l’ingannevolecanto delle sirene che alimenta le aspirazioni dellapiù tremebonda medicina ad un sopore decisiona-le cui prudentemente aspira. La medicina c.d. di-fensiva, anelante ad una “blindata” impunità, rima-ne così sorda all’etica della responsabilità e dellaautonomia, sensibile invece agli anatemi di alcunegerarchie confessionali ed agli “avvertimenti” diqualche Procuratore, che trascura una lettura dellevigenti norme, guidata e ispirata dall’art. 32 Cost.,dalle Convenzioni europee, dal Codice di Deonto-logia Medica nonché dalla sempre più convincenteed attenta elaborazione giurisdizionale che, in se-de di Corte Suprema, ha fugato, per quanto attienela fattispecie, le incertezze lombarde.Non si comprende altrimenti una così pervicace ti-tubanza che attanaglia presidi sanitari e persinoistituzionali, a meno che non si voglia ravvisarvi, laindifferenza verso meditati prodotti del potere giu-diziario, quando configgenti con qualche dogmati-smo ideologico, da non intendere ancora legittima-to alla stregua di un superiore potere statuale. In re-altà, la condanna dell’accanimento terapeutico el’auspicio di un testamento di vita che da Esso pro-vengono, sembrano piuttosto gli accattivanti palu-damenti di un cavallo odisseo nei cui visceri si anni-da, tra l’altro, il divieto di sospendere l’alimentazio-ne e la idratazione artificiali. Non è bastata la “lezio-ne” delle legge 40/2004 sulla fecondazione medi-calmente assistita?Eppure la Cassazione “continua” a sviluppare la te-si della legittimità del rifiuto terapeutico, anche ol-tre il confine della perdita di coscienza e anche sepossa derivarne la perdita della vita, risolvendo inmodo equilibrato la annosa questione della emo-trasfusione nei testimoni di Geova. La sezione III hainfatti convenuto, con sentenza n. 23676/68 depo-sitata a metà settembre, sulla “inaffidabilità” di unsemplice cartellino con la dicitura “niente sangue”,ma ha proclamato la indiscutibilità del principioCostituzionale, che emerge tra l’altro tanto dal Co-dice di deontologia Medica quanto dal documentodel Comitato Nazionale per la Bioetica del 1992, se-condo il quale è indispensabile la volontà del pa-ziente quando «a manifestare il dissenso al tratta-mento trasfusionale sia o lo stesso paziente che re-chi con se una articolata, puntuale, espressa dichia-razione dalla quale inequivocabilmente emerga lavolontà di impedire la trasfusione anche in ipotesidi pericolo di vita, ovvero un diverso soggetto da luistesso indicato quale rappresentante ad acta il qua-le, dimostrata l’esistenza dl proprio potere rappre-sentativo confermi tale dissenso all’esito della rice-vuta informazione da parte dei sanitari».Così stando le cose, vada solidarietà e vicinanza spi-rituale a Chi non ha finito ancora di battersi per farvalere una testimonianza di libertà e di amore.

Vogliamo trovarequattro stracci didiritti per chi nonsi sposa?

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Eluana e non solo: sulla vita si vota,ma lontano dal comune sentire

IL CASO ENGLARO

MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI

C'è chi ha salutato con favore,considerandola un successo, ladecisione della Procura generaledi Milano di chiedere la sospensi-va del decreto con cui la Corte diAppello autorizza il padre di Elua-na Englaro a interrompere l'ali-mentazione e l'idratazione artifi-ciale. Al contrario di quanto si so-no affrettati ad applaudire la deci-sione, io la considero un nuovo eavvilente capitolo di una vicendache non sembra avere fine. Nonho dubbi che la richiesta di so-spensiva sia legittima e trovi uneccepibile fondamento giuridico.Non è su questo terreno che mivoglio avventurare, e neppure miinteressa. Quello su cui mi premepiuttosto richiamare l'attenzioneè il dramma - e anche la solitudi-ne - in cui si viene a trovare la fa-miglia di Eluana Englaro: in tuttiquesti anni ha mantenuto uncomportamento esemplare chemerita rispetto. Su tutta questa vi-cenda in tanti intervengono -misia concesso- senza pudore, sen-za domandarsi che cosa provanoi genitori di Eluana, il dolore cheogni giorno si rinnova; forse qual-cuno pensa che il papà di Eluananel condurre la battaglia che stacombattendo dal 18 gennaio del1992, non soffra, non sia preda dimille dubbi, di mille lancinantipensieri. Penso che occorra piùmisericordia. Eluana si trova instato di coma vegetativo. Ipotiz-zare che sia in qualche modo co-sciente, che reagisca alle sollecita-zioni esterne, che addirittura ungiorno si possa risvegliare è sem-plicemente una crudele specula-zione politica. Davvero è il mo-mento di dire basta! Tacete, ab-biate quel rispetto che fino ad ora

non avete avuto!Ponetevi il problema della soffe-renza che ogni vostra parola in-fligge alla famiglia Englaro. Credoche, soprattutto, un aspetto vadasalvaguardato e difeso: la volontàdella persona.Eluana è vittima di decisioni chele vengono imposte, non volute.Non è accettabile alcuna discri-minazione per effetto dell'attualeincapacità a pronunciarsi e del

mancato rinoscimento della suavolontà precedentementeespressa. Con altri parlamentariradicali del Partito Democraticoho presentato una mozione cheimpegna il Governo a far sì chesiano adottate iniziative normati-ve volte al riconoscimento legaledello strumento della dichiara-zione anticipata di volontà in am-bito sanitario (conosciuto cometestamento biologico) con la no-mina di un rappresentante fidu-ciario in caso di incapacità, a tu-tela della volontà e della libertà discelta della persona; e ad attivarsinell'ambito delle sue competen-ze affinchè non siano frapposti

ostacoli alla volontà di Eluana En-glaro. Alla fine di luglio sono statidiffusi i risultati clamorosi di unsondaggio dell'SWG: l'81% degliinterpellati è favorevole alla ri-chiesta di interruzione di cure,quando si presentano casi comequello di Eluana. E' arrivato il mo-mento che il Parlamento su que-sti temi entri in sintonia con il co-mune sentire della pubblica opi-nione. Sarebbe opportuno, inol-tre, che soprattutto il serviziopubblico radiotelevisivo appron-tasse programmi di informazionee di approfondimento su questitemi, consentendo un confrontoalla luce del sole.

DIRITTI CIVILI 9

INTERVENTI

Ultime volontà

Secondo autorità e/o esponenti cattolici, la legge sul testa-mento biologico che il Parlamento viene “sollecitato”a va-rare dovrebbe stabilire che, per avere pieno “valore legale”,l’espressione di volontà del dichiarante sia resa in forme“certe ed esplicite”, insomma “inequivocabili”; e che, co-munque,il medico non sia tenuto obbligatoriamente a ri-spettarla ma possa prendere lui,“in scienza e conoscenza”,la decisione finale.

Nei paesi dove vige ancora la pena di morte,per prassi im-memorabile, le ultime volontà del condannato, anchequando informalmente espresse al secondino di guardia oal direttore del carcere, vengono rigorosamente (e dovero-samente) rispettate ed eseguite.

abbaIl dito nell’occhio

Bagnasco, i corpi bruciati e quelli sequestrati

Grazie al Cardinale Bagnasco d'ora in poi finiremo per es-sere arrestati - nel senso di fermati, termine ambiguo - secontinueremo a praticare la nostra nonviolenza anchenella forma dei digiuni. Cosa c'è nella dichiarazione di Ba-gnasco? Una cosa sola: Si chiede d'urgenza al Parlamentoper evitare che vi siano dei magistrati, dei giudici, anchein Italia (un tempo ce n'erano a Berlino) come è venutofuori con il caso Englaro e una decisione della magistratu-ra a Milano. Il cardinale Bagnasco dice sostanzialmente:intervenga il Parlamento, si faccia questo maledetto testa-mento biologico, ma una sola cosa: non si consenta a queicorpi che da sedici anni sono idolatrati - perché di questosi tratta - idolatrati dal potere vaticano che non ha nulla ache vedere con il potere religioso, facciamo una cosa, im-pediamogli loro di fare quel che potrebbero fare se fosse-ro vivi davvero: fare uno sciopero della fame e della seteper farla finita con una sofferenza immonda, violenta. Di-ce il cardinale Bagnasco, dice il Vaticano - non userò il ter-mine 'la Chiesa' - dice il gruppo di potere italiano, laico,nel senso che non ha alcun rapporto con le tensioni mora-li e religiose - dice che non ha diritto l'individuo, assoluta-mente, di fare lo sciopero della fame e della sete, che sap-piamo Welby e gli altri avrebbero voluto fare. Se vi fosse unbarlume di coscienza o di conoscenza di intelligenza nel-la Englaro (che non c'è), si potrebbe dirle 'tu in eterno nonsarai in vita, non sarai morta, ma sarai alimentata'. Mange-rà cibo e berrà acqua? No, un paio di altra roba infilata nelsuo corpo la costringe a vivere come corpo sequestrato aDio e alla Natura, alla persona, alla famiglia, all'opinionepubblica... Sequestrato da un gruppo di potere - mi dispia-ce dirlo, ma è necessario avere il coraggio dirlo - che untempo bruciava quei corpi, quando non amava quel chequei corpi producevano in termini di pensiero, in terminidi preghiera, di teologia. Quel che oggi si fa una cosa diver-sa. Vengono custoditi, adorati, perché non morti, perchénon vivi, perché magari non possono peccare onon possono avere idee pericolose. Magariperché, se anche animati dal Signore diquesto mondo o il Diavolo, si potrà impe-dire loro con violenza di vivere o di morireancora. Lo dico al cardinale Bagnasco: tro-vo questo una sorta di impazzimen-to. Devo pur dirlo, a tutti noipuò capitare. Un impazzi-mento di una ferociavile, inaccettabile,intollerabile.

Marco PannellaSfumature

Eluana si trovain stato di comavegetativo.Ipotizzare chesia in qualchemodo cosciente,che reagisca allesollecitazioniesterne, cheaddiritturaun giorno si possarisvegliare èsemplicementeuna crudelespeculazionepolitica.

18 gennaio 2008: a sedici anni dall'incidente, la fiaccolataorganizzata dalla Cellula Coscioni di Lecco, per ricordare la suavolontà di autodeterminazione.

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DiDoRe, suona meglio!PARLA IL MINISTRO GIANFRANCO ROTONDI

Famiglia Cristiana lo accusa di essere un cattolico tra virgolette. Lui risponde: “Con la Dc era-vamo protagonisti delle mediazioni sociali, finita la Dc, i cattolici ne sono stati l'oggetto”

TINA SANTORO

“Suona meglio: DiDoRe”. Così ilMinistro Gianfranco Rotondi ri-sponde ai microfoni di RadioRadicale, in un’intervista realiz-zata da Diego Sabatinelli e Ales-sandro Gerardi, che ha affronta-to gli aspetti della riforma del di-ritto di famiglia. Insieme al Mi-nistro Brunetta, il Ministro Ro-tondi si è fatto promotore diquesta nuova proposta sulleunioni civili, anche questa voltaun nuovo nome (prima “pacs”,poi “dico”, dopo “cus”). E la dif-ferenza? “Beh! Intanto suonameglio! E’ più musicale...” dicecon un sorriso il Ministro Ro-

tondi e “poi la differenza è so-stanziale: nella precedente legi-slatura la sinistra ha posto unproblema che c’è e cioè un vuo-to legislativo sull’argomento”. Ineffetti, fa notare, Rotondi “dopoil matrimonio, il regolamentopiù prossimo che i conviventiincontrano è quello condomi-niale: di mezzo c'è una pluralitàdi esigenze che l’ordinamentoignora”. Quella dei ministri Ro-tondi e Brunetta si configure-rebbe come una proposta mini-malista che porrebbe questeunioni al di fuori del diritto di fa-miglia e del riconoscimentopubblico anche tra persone del-lo stesso sesso. Alla domanda senon ritenesse ingiusto e un po’discriminatorio prevedere chequeste unioni non abbiano, inItalia, nessun riconoscimentopubblico, il ministro risponde

che una “rilevanza pubblica c’èquando ci sono figli, invece, perle convivenze senza figli – ag-giunge - restano nell’ambitoprivato perché lo stato dà un ri-conoscimento pubblico in fun-zione ad un interesse sociale le-gato al matrimonio”. Prosegue

Rotondi affermando che lo “Sta-to ritiene che nel matrimonio sirisolva una questione educativadelle giovani generazioni, un ri-sparmio per lo stato che delegaalla famiglia quello che dovreb-be fare in proprio – educare i cit-tadini, addestrarli”. E le polemi-

che soprattutto sul fronte catto-lico si sono fatte sentire: Fami-glia Cristiana ha definito Gian-franco Rotondi un “cattolico travirgolette”. Ai microfoni di RadioRadicale, il ministro ha esplici-tamente affermato che le pole-miche nascono “non per la leg-

ge che non cambia nulla e di cuinon importa nulla a nessuno,perché c’è un’assoluta indiffe-renza per i destini di queste per-sone che chiedono diritti, mapiuttosto per un’operazioneculturale. Con la democraziacristiana i cattolici erano prota-gonisti della mediazione socia-le, finita la DC - sostiene - i cat-tolici non sono stati protagoni-sti della mediazione sociale, alcontrario ne sono stati l’ogget-to”. Parole dure quelle di Roton-di che si scaglia contro alcunicattolici dicendo che “sono di-ventati una minoranza consa-pevole, qualche volta anche unpo’ autoreferenziale” e che a de-

stra e a sinistra sono spuntati“questi cattoliconi a tutto tondoche spiegano le posizioni dellagerarchia spesso con più agget-tivi dei cardinali”. Conclude ilministro sostenendo che “il cat-tolicesimo politico batte un col-po dopo anni in cui al cattolice-simo politico è stato sostituito ilclericalismo”. Di fronte a questotimido colpo della proposta diRotondi è subito partito il “cleri-cali di tutto il mondo unitevi”. Lereazioni certo non sono manca-te, ma la più attesa non si è an-cora fatta sentire; infatti, stuzzi-cato sulla mancata presa di po-sizione del Presidente del Con-siglio, Rotondi risponde affer-mando che non ha chiesto aBerlusconi un parere, certo che“non si metterà di traverso”.

10DAI PACS A DIDORE

UNIONI CIVILI

“Un giorno perfetto” di Ferzan OzpetekAL CINEMA

GIANFRANCO CERCONE

Raccontare un atto inconsultocome sterminare i propri figli epoi ammazzarsi, è una grandesfida per un narratore. Avrebbeil compito di rendere leggibilenei suoi veri moventi, un gestoche all’opinione pubblica ap-pare di solito soltanto assurdo,mostruoso. Potrebbe prenderlaalla lontana: raccontarci la sto-ria remota dell’autore del gesto,che precipita in quel criminesommando ferite e scorie delpassato. Ma potrebbe anche,più semplicemente, prenderein considerazione il personag-gio soltanto poco prima dellacatastrofe, cogliere con nitidez-za lo stato d’animo che lo spin-ge all’atto estremo. Del restoquel che fa la qualità di un film èche sia vivo, che non si riducaall’aridità di una cronaca.E’ questa seconda la strada se-guita da Ozpetek nel suo belfilm Un giorno perfetto (trattodal romanzo omonimo di Me-lania Mazzucco).La prima parte può disorientar-ci. Ci viene presentata una mol-titudine di personaggi, attraver-so frammenti della loro vitaquotidiana. Fatichiamo perqualche tempo a capire chi so-no, e soprattutto che relazioniesistano fra loro: chi è la moglie,chi è la madre, chi è il figlio, e co-sì via. Ma mentre ricomponia-mo questa tela, un tema, un

personaggio, finisce per domi-nare su tutti gli altri.E’ un uomo che, abbandonatodalla moglie, non riesce a darsipace. La spia, le telefona, vuoleincontrarla a tutti i costi, quan-do pure è evidente che lei di luinon vuole più saperne. L’uomoè preda insomma di un’osses-sione, che, lo si capisce subito,non lo porterà mai a ristabilireun rapporto d’amore con ladonna, ma soltanto a distrug-gersi e a distruggerla.Intanto, adempie al suo lavoroquotidiano: è un poliziotto, e fada scorta a un deputato. Ma loadempie come un automa, ilvolto svuotato di espressività,perché, si intuisce, tutti i suoipensieri convergono costante-mente sul dramma della sepa-razione. E anche quando portacon sé in pizzeria i figli che haavuto dalla donna, dopo averliquasi rapiti, recita il ruolo delbuon padre, ma con una mec-canicità che se può essere inav-vertita dai bambini, ingenua-mente fiduciosi, non sfugge allospettatore. E intanto l’ossessio-ne cresce dentro di lui senzaostacoli, fino alle estreme con-seguenze.Ci si può chiedere: perché Oz-petek ha costruito un film cora-le intorno a un dramma indivi-duale, riunendo, intorno al poli-ziotto, così tanti personaggi,tutti delineati rapidamente macon molta esattezza (il deputa-

to, la donna del deputato, il fi-glio del deputato, la suocera delpoliziotto, l’insegnante dei figlidel poliziotto, eccetera)?Il quadro d’insieme potrebbesuggerire che l’ossessione del-l’uomo si nutre anche della fru-strazione sociale: lavora al ser-vizio di un politico disonesto,che per di più sembra aver mes-so gli occhi su sua moglie.O anche, che nella patologia delpoliziotto si condensa un ma-lessere sociale multiforme, maa cui altri personaggi sanno rea-gire positivamente.Ma c’è un’altra ragione che mipare più convincente: un’osses-sione è ciò che via via ci isola innoi stessi, ci trasforma in unamolecola abnorme nel corpodella vita sociale. E quell’abnor-mità, quella solitudine segreta,è ben evidenziata per contrastodallo svolgimento ordinariodella vita degli altri.Ma una riserva sul film ce l’ho:Valerio Mastandrea, nel ruolodel poliziotto, è visivamente ef-ficace, anche grazie a un’espres-sività facciale, giustamente,quasi azzerata. Ma quando par-la con la moglie, nell’unico col-loquio che hanno in macchina,la sua voce ha toni languidi e ca-rezzevoli. Non lascia indovina-re neanche nel fondo, la perfi-dia che si è risvegliata nel perso-naggio.

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Dopoil matrimonio, il regolamentopiù prossimoche i conviventiincontrano èquellocondominiale:di mezzo c'è unapluralitàdi esigenze chel’ordinamentoignora

Page 11: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

Estratti dagli atti del primo incontro del “Congresso Mondiale”. Gli atti sono integralmente disponibili su www.lucacoscioni.it/atti_congresso_mondiale

Verso il secondo incontro del Congresso Mondiale per la libertà di ricerca scientifica

Page 12: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

IVAR GIAEVER

Lasciatemi innanzitutto parlare della differenzafra scienza e tecnologia. Quando ero giovane inNorvegia, sono cresciuto in un piccolo villag-gio di campagna e vedevo mio padre giocare ascacchi con la gente del paese. Avevo sì e no treanni, quindi nessuno perdeva tempo a spiegar-mi le regole degli scacchi. Così guardavo le par-tite e cercavo di scoprire da solo le regole. In re-altà stavo lavorando come uno scienziato. Lanatura non ci dice quali siano le regole con cuigioca. Devi guardare la natura e cercare di ca-pire le regole. Questo è il modo in cui lavora lascienza. Dopo che hai scoperto le regole, le per-sone che fanno la tecnologia, o magari i medi-ci, cercano di utilizzarle per curare le persone ocostruire ponti. Cercano di riutilizzare le rego-le. E’ strano ma non è necessario conoscere tu-te le regole. Ritengo che la vita possa essere spie-gata in base alle leggi della fisica e della chimica.Inoltre ritengo che la vita possa essere spiegatain base alle leggi della fisica e della chimica co-nosciute, non abbiamo bisogno di altre leggidella fisica e della chimica. Vi chiederete perchénon vi spiego la vita se è così semplice? Be’, lavita è un po’ come l’economia. Una volta lavo-ravo per la General Electric e quando parlavocon il manager della General Electric usavoquesto esempio per spiegargli che la vita dopo-

tutto era complicata. Conosciamo tutte le re-gole dell’economia, sappiamo come comprareil pane, come mettere i soldi in banca, comeusare il Bancomat, c’è anche chi sa come spen-dere più soldi di quelli che guadagna, sappia-mo tutte queste cose, ma se vi chiedo: “Potetespiegarmi cosa farà la borsa domani?” non sape-te rispondermi. Se sapreste farlo non sarestequa, ma in qualche bel posto in vacanza.E la vita? Ci sono alcune semplici regole chechiamiamo regole della biologia. Tutti gli esse-ri viventi sono fatti di cellule, questa è una rego-la biologica, una regola empirica, se volete. I ge-ni sono quasi sempre fatti di DNA, e così via.Quindi la vita non ha nessuna regola esclusiva,si basa sulle leggi della fisica e della chimica. Adesso vorrei tornare agli scacchi. Negli scac-chi ci sono circa 10 regole. Gli scacchi sono ungioco determinato, come “filetto”. Allora per-ché gli scacchi sono così interessanti? Sono in-teressanti perché si possono giocare tantissimediverse partite di scacchi. Questo è il numerodi partite che possono essere giocate. Sono tan-tissime. Se lo dovessi leggere, sarebbe uno 1 se-guito da un centinaio di zeri oppure, in modoscientifico 10 alla centesima potenza, un nu-mero enorme! Quanto è grande questo nume-ro? E’ più grande del numero di tutti i granellidi sabbia di Roma? Oh si. E’ più grande di tut-ta la sabbia del Mediterraneo? Sì, lo è. E’ piùgrande di tutta la sabbia del mondo? Sì, lo è. E’più grande di tutte le particelle dell’universo. E’un numero enorme. Ecco perché gli scacchi so-no così interessanti: perché possono essere gio-cate tutte queste partite.Adesso torniamo alla natura. Ho detto che cisono 10 leggi della natura e considero la natu-ra come un laboratorio di ricerca applicata. Se-condo Darwin, la natura rimedia e sperimenta

insieme a noi, tutto il tempo, e continua a cam-biare, a provare e ad inventare, e queste sono al-cune delle invenzioni della natura: un elefante,un pesce, un fiore e noi stessi (siamo un’inven-zione della natura). Come si vede il numero diinvenzioni che la natura può fare con queste 10regole è praticamente infinito.In passato noi abbiamo fatto alcune invenzioni,per esempio, che ci hanno fatto muovere più infretta. Possiamo correre a 10 chilometri l’ora ...Be’, io no, ma probabilmente molti di voi pos-sono farlo. Con una macchina comunque pos-siamo andare a 100 chilometri l’ora e con unaeroplano possiamo muoverci a 1000 chilome-tri l’ora. Sono invenzioni che abbiamo fatto perrenderci la vita più comoda.Adesso ci siamo spostati in un nuovo campo diinteresse. Prima di tutto quello che il grandepubblico ha notato per primo è stata la pecoraDolly e la clonazione. Questo è un nuovo cam-po e possiamo fare cose fantastiche in questonuovo settore. Nella scienza siamo di fronte aun nuovo paradigma o un nuovo periodo. E ilnuovo periodo indica che l’azione si sta spo-stando dalla scienza di base alla scienza applica-ta. Ci stiamo spostando dalla scoperta delle leg-gi della natura al fare invenzioni: queste saran-no le cose importanti del nuovo secolo.Ho detto di essere cresciuto in Norvegia, maora vivo negli Stati Uniti. Le cellule staminali,che lo si creda o no, hanno fatto la loro appari-zione nelle elezioni degli Stati Uniti. Non soquanti di voi erano svegli l’altra sera verso le 3 dinotte. Io ero sveglio e ho ascoltato il dibattito, ildibattito fra il presidente Bush e il senatore Ker-ry. Il presidente Bush ha detto che possiamoutilizzare le cellule staminali prodotte prima del2001. Ci sono state discussioni su quante fosse-ro le linee cellulari , ma si tratta di circa 20 li-nee. Dall’altra parte c’era John Kerry che l’altrasera ha detto che ci sono le staminali avanzatedal processo di fecondazione assistita. Si trattadi migliaia di cellule staminali, che possiamodistruggere oppure utilizzare per la ricercascientifica. Entrambi in fondo sostenevano laricerca scientifica sulle staminali, Kerry con piùforza di Bush. Dobbiamo ricordare che negliStati Uniti non ci sono limitazioni all’uso dellecellule staminali con fondi privati. La GeneralElectric può usare le staminali se vuole. Io holavorato per la General Electric; adesso voglio-no entrare nel campo della biologia e non sareisorpreso se la General Electric si interessasse al-la ricerca sulla staminali, perché sarebbe un mo-do eccezionale di cominciare ad occuparsi dibiologiaPer concludere, è mia ferma convinzione chegli Stati Uniti debbano sostenere la ricerca sul-le cellule staminali. La ragione è che la ricercadi base scopre i fatti e il sapere è sempre una co-sa buona. Se hai il sapere, sai cosa sta per acca-dere e non c’è niente di male in questo, la cono-scenza è sempre positiva. Oggi siamo vivi graziealla ricerca del passato. E’ una cosa sconvolgen-te che spesso dimentichiamo e a cui non pen-siamo mai. Se incoraggiamo la ricerca sulle sta-minali, diamo una speranza alle persone am-malate, e ritengo che questa cosa sia veramenteimportante. La speranza è molto importante,anche se non possiamo utilizzare subito le sta-minali per curare qualcuno. Barbara Bush, lamoglie del presidente, ha detto che la ricercasulle staminali non ha poi realizzato molto, maquesta è solo la situazione attuale. La speranza èche con le cellule staminali si possano fare unsacco di cose in futuro. Milioni di persone pos-sono essere curate in futuro se le Nazioni Uni-te voteranno nel modo giusto.

La conoscenza è sempre un bene

SCIENZA E TECNOLOGIA

II CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

Ivar GiaeverNobel per la Fisica 1973

ANGIOLO BANDINELLI

Il primo dicembre 1951 veniva diffuso il “Manifesto degli intellettuali” perl’“Associazione Italiana per la libertà della cultura”. L’Associazione era l’emanazioneitaliana del “Congresso mondiale per la libertà della cultura” tenuto a battesimo aBerlino da personalità del calibro di Raymond Aron, Carl Schmid, Carl J. Friedrich,Arthur Koestler, François Bondy, Denis de Rougemont, con il patrocinio di BenedettoCroce, John Dewey, Karl Jaspers, Jacques Maritain, Albert Camus, Bertrand Russell eSalvator de Madriaga. Fu l’iniziativa con la quale la cultura del mondo libero rispon-deva al tentativo di asservimento avviato dall’Unione Sovietica, con lo scoppio della“guerra fredda” in Europa e in Asia, avendo come complici gli intellettuali “progressi-sti” legati alle esperienze di quei “Congressi internazionali”, anch’essi formalmenteintesi a promuovere la “libertà della cultura”, che avevano avuto luogo nel 1935 ed inanni successivi sotto l’egida di Stalin e con l’abile supervisione di Ilya Ehremburg e deisuoi sodali. L’Associazione Luca Coscioni si è richiamata, per lanciare la Sessione costi-tutiva del 9- 10 ottobre del 2004, a quel precedente. Oggi i fondamentalismi reaziona-ri, come ieri il totalitarismo comunista, cercano di strumentalizzare la cultura o laricerca scientifica (ed anche artistica) al servizio delle loro ideologie e del loro potere.Nella diversità del tempo storico e delle condizioni sociali e politiche, il pericolo èmolto simile e richiede, come allora, un rinnovato sforzo e una più severa presa dicoscienza delle responsabilità che gravano su quanti ritengono che la libertà della cul-tura, della scienza e delle ricerca sia un bene fondamentale e primario per lo sviluppoe il progresso della società. Ieri l’intellettuale era una figura isolata, oggi la scienza e laricerca, ma in generale gli strumenti dell’intervento culturale, hanno assunto dimen-sioni più complesse e vaste e dunque, potenzialmente, più pericolose se divenute stru-menti di un potere non controllato da istituzioni democratiche. Il Manifesto del 1951vide fiorire iniziative di grande importanza, a partire dalle riviste nate in vari paesid’Europa come “Tempo Presente” diretto da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte.L’iniziativa transnazionale dell’Associazione Luca Coscioni e del Partito RadicaleNonviolento è continuata dal 2004 ad oggi e ha realizzato un’organizzazione perma-nente, il “Congresso mondiale”, che agisce per l’affermazione dei valori laici dellalibertà e della scienza.

50 anni fa: con Silone, il Congresso per la Libertà della Cultura

LE RADICI DEL CONGRESSO MONDIALE

Page 13: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

MARCO PANNELLA

Per gli amici non italiani, per le personalitàdella scienza anche “italianofone”, penso chequesti ultimi cinque minuti possano costitui-re un utile materiale scientifico. Grazie (o forse per colpa, secondo alcuni), eper colpa di Luca, Alessandro, Sabrina, chenon direi siano degli Ercoli, dei King Kong,sono forza pur non avendone; sono forza, ela trasmettono a tutti noi.E’ un fatto antropologico, e ci prenotiamoper un nobel all’antropologia per parlare diquesto: di questa umanità fatta di Luca, di Sa-brina, di Alessandro che danno corpo alla no-stra forza che manca, e la immettono qui.Questo, come sapete, è un paese che dal pun-to di vista economico, politico e istituzionalefa parte del G7; si dice che sia il quinto o il se-sto, come potenza mondiale. Al tempo stesso,com’è stato ricordato, ancora tre anni fa l’Or-ganizzazione Mondiale della Sanità classifica-va l’Italia il 104 paese nella terapia del dolore.E accade che nel piano del nostro vissuto, di

queste cose si finisce con il non renderseneconto; noi per esempio conosciamo una mor-te che la maggior parte di voi ignora, dove laterapia del dolore non c’è; si muore per ranto-

lo, con più rantoli rispetto a dove c’è la terapiadel dolore. Infatti con il genio italiano (geniomaledetto perché viene da un mondo chenon si sa mai se è abitato da Dio o dal diavo-lo) abbiamo creato un mondo nel quale nonera permesso nulla, il divorzio, l’aborto…tutto era vietato; in questo mondo - io ne so-no convinto, e i fatti mi stanno dando ragio-ne - la soluzione qual è? Una eutanasia clan-destina di massa e anche di classe, generale.

Quando l’aborto era vietato, si produceva alivello industriale l’aborto clandestino di mas-sa delle mammane, dei cucchiai d’oro: alme-no un milione e mezzo l’anno di aborti. Quando non avevamo il divorzio milioni didonne e di uomini avevano perso il diritto al-la famiglia e all’amore. Adesso con questa po-sizione sulle cellule staminali della chiesa ita-liana – ma più propriamente, direi il Vatica-no; onestamente ho fastidio a dire la chiesa;meglio dire lo Stato Città del Vaticano e il po-tere che ha la città del Vaticano - sta produ-cendo disastri.Il pensiero che volevo trasmettervi e vi ringra-zio per la vostra pazienza, è questo: anche dalVaticano come da tutto il mondo, e in parti-colare quello islamico, noi assistiamo ai tra-gici, tremendi colpi di coda di queste confes-sioni di potere religioso, cioè di potere con-tro la coscienza religiosa degli individui. Io sono convinto, e i miei compagni lo sanno,che la tremenda forza del “terrorismo” ma latremenda forza di una componente del mon-do islamico, è dettata dalla disperazione diquelle parti del potere islamico: che sanno diavere perso la partita e con disperazione reagi-scono insegnando a suicidarsi uccidendo. E’ un fatto di disperazione, che avvenire vole-te che abbiano tra dieci anni, o cinque? Op-pure quindici? Certo bisogna comprenderlo.E così, dal potere vaticano come da quello ta-lebano, viene fuori con disperazione un nuo-vo assalto, simile ad altri che abbiamo già co-nosciuto tutti; la storia della scienza e dellacoscienza umana l’hanno conosciuta quandoil mondo doveva essere geocentrico non pote-va essere elio centrico. Era un dogma e quin-di Tolomeo contro Copernico, Galileo.E bisognava rispettare il cadavere; se in Spa-gna facevi le autopsie finivi al rogo: perché ilcadavere doveva essere conservato - i verminon erano nel conto - per il Giudizio Univer-sale: quando corpo e anima dovevano esserepronti alla resurrezione.Adesso abbiamo sacralizzato l’embrione. Amio avviso è un fatto di pazzia, di follia an-tiumana, sacralizzare l’embrione, lo zigote; netroveranno sempre una. Guai a toccare quel-lo che non si vede; sono stregoni: altrove sa-rebbero stati considerati come degli stregonidi magie nere, caraibiche o non so che cosa.In Italia in questi giorni, con il dogma dell’in-fallibilità pontificia che è stata proclamata nel1869 (fino al 1869 questo dogma non c’era,e questo ha creato prudenza), in questo mo-mento non stanno ex cattedra, e stanno lot-tando contro la scienza, contro la ricercascientifica, contro la libertà di coscienza.Questo povero papa che si scaglia contro il li-beralismo, ma che ne sa? E’ materia sua?Questo è un ultimo attacco, però gli ultimiattacchi sono pericolosi.

ATTI DELLA SESSIONE COSTITUTIVA

E’ un fatto dipazzia, di folliaantiumana,sacralizzarel’embrione, lozigote. Il Vaticano staproducendodisastri.

160 anni fa il congressoper il libero pensiero

LUCA TEDESCO

La prima associazione di libero pensieronasce a Parigi nel marzo del 1848 pocodopo la proclamazione della secondarepubblica; gli esponenti erano anche tei-sti, non necessariamente atei, certamenteanticlericali e antiecclesiastici, caratteristi-che, queste, che si ripeteranno nelle varieassociazioni del libero pensiero che nellaseconda metà dell’ottocento nacquero inItalia, in Belgio, in Spagna, in GranBretagna, in America. Nel 1880 nasce lafederazione internazionale del movimentodel libero pensiero, che ha il compito didefinire le strategie comuni, questa, vissela sua epoca d’oro nel periodo che va finoalla prima guerra mondiale. In quello spa-zio di tempo ci furono una ventina di con-gressi, due di questi a Londra nel 1881 enel 1887, ma anche fuori dall’Europa.Tra i più importanti bisogna ricordare ilcongresso di Roma, esso fu tra i piùimportanti anche dal punto numerico e ipartecipanti vennero dai cinque continen-ti, i gruppi più consistenti erano quello ita-liano, spagnolo, quello belga e quello tede-sco. Gli orientamenti all’interno erano diffe-renti: vi erano anarchici, repubblicani,radicali, socialisti e non vi erano solo poli-tici, ma anche scienziati: ricordiamo lozoologo tedesco Hans Hekel, il chimicofrancese Bartelaut e scienziati italiani comeCesare Lombroso, Giuseppe Sergi. Dallalettura degli atti congressuali emerge unainconciliabilità tra i diversi anticlericalismili espressi, ad esempio l’anticlericalismo deiradicali e dei massoni era un anticlericali-smo che voleva essere un tassello del dise-gno di stabilizzazione delle istituzioni chesi volevano laiche, l’anticlericalismo socia-lista, invece, vedeva questo atteggiamentocome strumentale alla distruzione di unanello, quello della chiesa cattolica, legatoal fronte capitalista, e attraverso esso sivoleva abbattere il regime borghese, anco-ra, lì anticlericalismo monarchico volevache questo atteggiamento dovesse enfatiz-zare il ruolo cruciale svolto dalla coronasabauda nell’unione di Roma all’Italia. In relazione ai diversi modi di vedere l’an-ticlericalismo si potrebbe pensare che que-sto congresso fu un congresso dell’impo-tenza, in cui i vari anticlericalismi non riu-scivano a definire una piattaforma comunee, invece, fu trovano un minimo comunedenominatore nella battaglia volta a pro-porre l’adozione dei regimi di separazionetra chiesa e stato, non solo in Italia ma nel-l’intera Europa. Questa necessità di separa-zione veniva fatta discernere del 20 settem-bre 1870, in quanto il crollo del poteretemporale permetteva di qualificare il pon-tefice romano unicamente come direttoreresponsabile dell’associazione cattolica.Come tale il pontefice, si legge nella rela-zione, non può essere messo al rango dellepersone morali sovrane, come repubbliche,imperi, confederazioni, regni, principati,città libere, le cui relazioni reciprochehanno la qualità esclusiva di relazionidiplomatiche, per questo le relazioni esi-stenti tra ciascuno di questi stati e il ponti-ficato devono essere assimilate dal punto divista giuridico a quelle che il diritto comu-ne interno nazionale prescrive per le rela-zioni fra lo stato e le sue diverse associazio-ni nazionali o estere.

RICERCA E RELIGIONE

Colpi di coda deifondamentalisti

Marco Pannellaparlamentare europeoradicale

IIILE RADICI DEL CONGRESSO MONDIALE

Page 14: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

IV CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

LUCA COSCIONI

Questo primo incontro del Congresso Mon-diale per la libertà di ricerca scientifica si collo-ca in un momento particolarmente difficile del-la mia esistenza. Non che non ce ne siano stati altri, in passato,di meno crudeli. Ma la coscienza del tempo della vita, della sualibertà, della dignità umana e del limite oltre ilquale non andare, producono pensieri e senti-menti inaccettabili ed inaccessibili.La sclerosi laterale amiotrofica non limita le fa-coltà dell'intelletto, rende lucida la coscienza disentire la disperazione e la paura del tempo del-la vita. Tempo che si restringe violentemente e che micostringe a porre l'urgenza del prezzo che mi-lioni di persone in tutto il mondo stanno pa-gando e dovranno pagare, per una cultura dipotere, di classe e non solo politica, impregna-ta di dogmi e pregiudizi antiscientifici che ta-gliano fuori il sapere scientifico, che taglianofuori le libertà personali di disporre della cono-scenza. La posta in gioco è troppo alta per lasciar passa-re del tempo, altro tempo. Il tempo nel quale ciascuno di noi e mi rivolgoin particolar modo a quella parte di comunitàscientifica presente a questo appuntamento,che come strumento di scienza può divenire lostrumento di azione e di diritto a livello nazio-

nale ed internazionale, a servizio del valore e deicontenuti della vita democratica. Sì, perché è proprio la democrazia ad esseremessa in discussione quando l'acquisizione del

sapere, risorsa inesauribile per la sopravvivenzadell'umanità, come luogo di discussione e di li-bertà su temi che riguardano direttamente la vi-ta, la morte, la salute, la qualità della vita degli

individui, è negata ad essa. Le scelte politiche che non si avvedono di que-sto rischio riducono il significato stesso dellapolitica e questa ultima diviene semplicementee tragicamente partitocrazia. Per me, per l'Associazione che porta il mio no-

me, invece, la politica, nel bene o nel male, è vi-ta o morte, civiltà o violenza. Alla violenza di questo cinico proibizionismosulla ricerca scientifica, sui diritti fondamenta-li dei cittadini, ho risposto con il mio corpo chemolti, forse, avrebbero voluto ridurre ad unaprigionia senza speranza e rispondo oggi, conla mia sete d'aria, perché è il respiro a mancar-mi, che è la mia sete di verità, la mia sete di li-bertà. Buon Congresso,

Senza conoscenza non c’è democrazia

L’ULTIMO INTERVENTO DI LUCA

La natura di LucaJOSÈ SARAMAGO

Caro Marco, sono stato assente per un certotempo e posso solo ora rispondere alla sua let-tera. Quando ho saputo in che condizioniLuca riesce a comunicare col mondo esternonon ho potuto fare a meno di pensare comedeve essere il suo mondo interiore. Ho provato un rispetto enorme per questouomo eroico che persegue un obiettivodavanti al quale la maggioranza di noi sisarebbero già lasciati andare.Luca è uno dei rari casi incui la natura umana, tantogiustamente criticata nellesue molteplici manife-stazioni negative, sierge ad altezze che giu-dicheremmo irrag-giungibili. Se l'essere umano puòessere questo, allora visono ancora speranzeper la disgraziata speciealla quale appartenia-mo.

Purtroppo non potròessere a Roma. Impegni precedentementeassunti me lo impediscono. È chiaro che la

mia presenza non avrebbe aggiunto nullaall'importanza ed al significato del congresso,ma per me sarebbe il maggiore degli onoriincontrarmi di nuovo con Luca. Forse inun'altra occasione. Per favore, gli trasmettal'espressione del mio affetto, e gli dica che misento una nullità quando penso a lui.

SALUTO AL CONGRESSO

Alla violenza suidiritti ho rispostocol mio corpo

Le opere di Keith Haring che accompagnano la letturadegli atti del Congresso Mondiale in queste pagine, sonotratte da fonti Internet e dal libro: “Haring” di AlexandraColossa, edito da Taschen.

Page 15: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

VATTI DEL PRIMO INCONTRO

LEWIS WOLPERT

Il primo punto che voglio affrontare è che l’ideache la conoscenza sia pericolosa risale a moltotempo fa, ai tempi della Bibbia. Non c’è biso-gno che ve lo dica, tra l’altro voi potreste prote-stare: “Ora parliamo del Bene e del Male?”. Ep-pure l’idea che la conoscenza sia pericolosa è ra-dicata nella cultura occidentale. Per esempio,nel “Paradiso perduto” di Milton, il serpente fariferimento all’albero della conoscenza comemadre della scienza, quindi questa idea, dicia-mo, risale a molto tempo fa. Prendete un famo-so autore inglese, D. H. Lawrence: “La cono-scenza ha ucciso il sole, rendendola una palla digas con delle macchie. Questo mondo della ra-gione e della scienza: questo è il mondo sterile eessiccato che la mente astratta eredita”. Vorrei dirvi che la scienza non si è comportatabene nella cultura occidentale. Non posso par-larvi dell’Italia, ma vi chiedo in genere di indi-carmi, se lo conoscete, un bel libro da cui gliscienziati escano bene. Nei romanzi inglesi ab-

biamo Frankenstein ecc. In Inghilterra è impos-sibile usare la parola genetica senza evocare l’im-magine di Frankenstein. Nella letteratura ingle-se tutti gli scienziati sono maschi, emotivamen-te depravati, ossessivi, noiosi e pericolosi e miamoglie dice che questa è una buona descrizioneper molti di noi. Non c’è dubbio che la scienza sia il modo mi-gliore per capire il mondo, ma in questo sensosi pone un problema per il pubblico. Su questoho scritto un libro, che è disponibile e non èmolto caro e che s’intitola The Unnatural Na-ture of Science. In genere, ogni visione delmondo che appartiene al senso comune è sba-gliata dal punto di vista della scienza. Ogni per-sona sensata dice che il sole gira intorno alla ter-ra, invece come sapete ciò non è vero. La preoc-cupazione è che tutta la scienza va contro il sen-so comune e questo la rende molto difficile eabbastanza alienante per coloro che non sonoscienziati.E’ importante ricordare anche che la scienzanon è collegata ad alcuna cultura; essa ebbe unasola origine: in Grecia. E anche se tornassimo avivere daccapo, la storia della scienza sarebbe di-versa, ma l’acqua sarebbe sempre H2O. Ein-stein è d’accordo con me e ha puntualizzato chel’origine della scienza risale alla geometria di

Euclide e poi agli esperimenti del Rinascimen-to. Dovremmo piuttosto sorprenderci in gene-re che la scienza evolva.Fatemi dire velocemente dei sociologi e dei filo-sofi della scienza, soprattutto i sociologi. In Ita-lia la scienza è considerata un costrutto sociale?Questo è quasi altrettanto pericoloso che qual-siasi altra cosa perché rappresenta un vero e pro-prio tentativo di distorsione della scienza. Per-tanto è giusto affermare che c’è un’unica spiega-zione corretta - mi dispiace, ma è vero - per ogniserie di osservazioni. Questa è la natura dellascienza: c’è solo una spiegazione corretta perogni problema e il problema è trovarla.Parlando della pericolosità della scienza: unadelle sue peculiarità – e questa è una frase chedovrei ripetere dieci volte perché è molto im-portante – è che la conoscenza scientifica affida-bile non è associata ad alcun valore o a un’etica.Quindi la scienza non ci dice niente da un pun-to di vista etico: etico o non etico è ciò che noifacciamo con la scienza; queste questioni etichesono sollevate solo quando si tratta di applica-

re la scienza e forse anche facendo scienza, comeaccade con le cellule staminali e, forse, con gliesperimenti animali.Ora, per quanto concerne l’etica e i pericoli del-la scienza, non sto dicendo che la scienza nonrappresenti mai un pericolo. Io amo i miei col-leghi scienziati ma non chiederei mai loro discegliermi nemmeno una cravatta, tanto menodi prendere una decisione etica a nome mio,così quando la gente insiste a dire che gli scien-ziati dovrebbero essere più etici, penso: davve-ro volete che gli scienziati decidano questionietico-morali per voi? Dovete essere matti. Co-me ho detto non chiederei mai loro di sceglier-mi nemmeno una cravatta, figuriamoci diprendere una decisione etica in mia vece. Nonvoglio gruppi di specialisti che prendano deci-sioni etiche a nome nostro. La democrazia siapplica al campo del governo. Se noi odiamo ilnostro governo possiamo cambiarlo ma questaè la natura della democrazia. Mi spiace, ma lafunzione della scienza è quella di rendere notequeste cose al pubblico.La domanda chiave - e suppongo quella su cuitorneremo ancora - è che la Chiesa e alcuniconsiderano che l’embrione sia un essere uma-no. Questo non può essere vero perché non sipuò dire fin dall’inizio se un embrione molto

recente si potrà sviluppare in due gemelli: que-sto non si può sapere fino a circa il dodicesimogiorno. La mia linea di condotta è che un em-brione diventa un essere umano quando puòsopravvivere al di fuori dell’utero senza un gran-de supporto esterno. Potreste chiedervi da do-ve viene questa idea della Chiesa, che gli ovulifertilizzati siano esseri umani. Viene fondamen-talmente dall’aria fritta, a meno che qualcunodel pubblico non voglia dirmi da dove viene.Ma io mi sono informato. Parecchie centinaiadi anni fa la Chiesa credeva che l’anima entras-se nell’embrione, nel caso degli uomini, dal 30°al 40° giorno, mentre nel caso delle donne do-

po circa 40 giorni. Questa era la versione uffi-ciale, cioè quando l’embrione iniziava a muo-versi e simili. Improvvisamente, negli ultimi30-40 anni si è pensato che l’anima si trovi nel-l’embrione fin dall’inizio. Si tratta semplice-mente di un dogma e di un diktat. E credo chequesto dovrebbe essere detto alle persone cheintendono crederci e io sto cercando di scopri-re dalle persone di Chiesa il motivo per cui cicredono. Non c’è niente nella Bibbia né nellareligione a supporto di questa tesi. E’ un purodogma che non viene da nessuna parte. Forsequalcuno mi correggerà durante la discussione.A proposito della bomba e dei suoi pericoli,Oppenheimer ha spiegato molto meglio di metutto quanto ho detto. Lo scienziato – egli haspiegato – non è responsabile delle leggi dellanatura ma è compito dello scienziato scoprirecome queste leggi funzionano. Non è compitodello scienziato determinare se la bomba a idro-geno debba essere costruita o addirittura utiliz-zata. Questa responsabilità poggia sul popoloamericano e sui suoi rappresentanti. Tolstoj ha

anche detto chiaramente che la scienza non hasignificato perché non fornisce alcuna rispostaalle nostre domande: “Che cosa faremo? E co-sa saremo?”. In altre parole non ci dice nientesui temi etici che contano, può dirvi come rea-lizzare questi obiettivi ma certamente non ri-sponde ad alcuna domanda etica. Come edu-chiamo i nostri politici? La mia esperienza coni politici non è particolarmente positiva, sonoterribilmente spiacente per questo, non soquanti politici siano qui, comunque ci sono po-chi politici britannici che effettivamente mifanno una buona impressione quando si parladi scienza ed etica.

La scienza è eticamente mutaL’UOMO E LA SCIENZA

Tutta la scienza vacontro il sensocomune e questola rende moltodifficile eabbastanzaalienante per coloroche non sonoscienziati.

Lewis WolpertProfessore Emerito di Biologia applicata, Dipartimento di Anatomia,University College, Londra

Josè SaramagoPremio Nobel per la Letteratura; Presidente onorariodell’Associazione Coscioni

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VI CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

MICHAEL GAZZANIGA

Il movimento della bioetica iniziò nel 1960ad una conferenza al Dartmouth College. Al-lora vi fu un gruppo di famosi biologi che siriunirono per far nascere questo campo. Loscopo era di discutere di questioni mediche.Oggi siamo qui, 45 anni dopo, con tutta unaserie di nuovi problemi che richiedono di ri-flettere sulle implicazioni etiche della moder-na ricerca biologica. La maggioranza di noiche hanno una formazione scientifica parteci-pano costantemente ai congressi, dove i par-tecipanti sono scienziati con conoscenze ab-bastanza analoghe rispetto al “funzionamen-to” del mondo. Queste persone, che siano fi-losofi, avvocati, scienziati o semplicementepersone pratiche che lavorano ogni giornoper creare soluzioni per il mondo, hanno di-versi credi religiosi e diversi tipi di esperienzee, quando si incontrano, il tipo di argomentoe conversazione risultante è differente daquello che si ha in un gruppo di scienziati. Unaspetto importante della nostra tendenza diconferire credenze è che una volta che accet-tiamo i nostri valori, diamo loro una rappre-sentazione e tutto ciò che il rappresentante fa,rafforza la nostra sensazione della sua indi-pendenza dal nostro credo. Questo fenome-no non è stato mai tanto palese quanto nel

caso di Terri Schiavo negli Stati Uniti. Per unamadre che ha conosciuto sua figlia per 35-40anni ogni minimo battito di ciglia innescaun'immagine interna del suo status e smuovela coscienza della madre. Questa è la comples-sità. Nel Consiglio di Bioetica del Presidente Bushci sono delle persone con idee ferme, che ten-tano di riflettere su nuovi problemi. La pri-ma questione sorta è stata la clonazione: l'ideache sia possibile utilizzare trucchi biologiciper costruire un altro essere umano, un altroanimale, qualunque essere voglia essere co-struito. Ebbene, dei 17 membri del nostroConsiglio nessuno è stato a favore di questaattività. Le ragioni di questa presa di posizio-ne erano diverse e andavano dall'idea che sitrattasse di un processo troppo rischioso, cheproduceva conseguenze biomediche troppoproblematiche, fino alla convinzione religio-sa che si trattava di qualcosa di innaturale enon di un dono. La motivazione di questo ri-fiuto è che l'argomento per loro non era im-portante.Tutto ciò accadde nel 2002 e tre settimane fail Presidente Bush ha fatto un'affermazioneveramente interessante. Ha detto: “Questasera devo chiedervi di adottare una normati-va per proibire quelli che sono gli abusi piùmanifesti della ricerca medica: la clonazione

umana in tutte le sue manifestazioni [sia ri-produttiva che terapeutica] ... la creazione ol'impianto di embrioni per esperimenti, ibri-di tra uomo e animale e l'acquisto, la vendita

o il brevetto di embrioni umani. La vita uma-na è un regalo del nostro Creatore e quel rega-lo non dovrebbe mai essere scartato, svaluta-to o messo in saldo”. Questa dichiarazione èun conglomerato di concetti, nel tentativo dirigettare la clonazione terapeutica. Mettendoda parte la questione se uno crede o meno nelcreatore, la risposta ad un'asserzione del ge-nere è che la maggioranza della popolazionemondiale ritiene la vita umana un concettofondamentale. Non vogliamo vendere ocomprare la vita umana nel modo in cui temeil Presidente Bush. La questione cruciale, pe-rò, è come definiamo la vita umana. Guarda-tevi attorno, guardate le persone che amate.Vedete un grumo di cellule o vedete qualco-s'altro? La nostra specie è essenzialmente dua-listica. Vedendo una distinzione tra la menteed il cervello, automaticamente conferiamoun ordine superiore ad un'entità biologica-mente sviluppata come il cervello umano. Una volta appurato che il nostro comporta-mento non è il risultato di un credo persona-le, ma è frequentemente dovuto al modo incui la nostra specie è costituita, possiamo di-scutere più apertamente di queste questioniche ci riguardano, in modo da avere unacomprensione più generale della naturaumana.

SCIENZA E BIOETICA

GIULIO COSSU

Sono trascorsi circa tre anni ormai da quan-do ho iniziato a partecipare in modo abba-stanza attivo alle attività dell’AssociazioneLuca Coscioni e alla campagna per i referen-dum. Sono stato motivato a far ciò dallaconstatazione che questa associazione è statal’unica che, di fatto, si è veramente interessa-ta ai problemi della ricerca in Italia.Nei mesi che precedettero il referendum, te-levisione, radio e giornali ci hanno letteral-mente subissato di dibattiti e incontri che,quasi sempre, si trasformavano in scontri.Questo eccesso di informazione, data in mo-do convulso e caotico, è riuscita nel suo in-tento di confondere completamente l’opi-nione pubblica.Io ho avuto due tipi di esperienze personali:una diretta, per cui mi è capitato di parlarenelle università, nelle scuole superiori, nellefabbriche, dove uno ha il tempo, in dieci mi-nuti, di esporre la propria idea e - con un av-versario sempre appartenente alla parte cat-tolica – di presentare un problema, per cer-care di renderlo comprensibile e indicarepossibili soluzioni. Ebbene, nei dibattiti intelevisione o alla radio questo non è mai suc-

cesso: inevitabilmente si arrivava a scontriverbali, non era quasi mai possibile finire didire quello che uno voleva dire, anche rispet-tando i tempi che erano inizialmente asse-gnati, perché, di solito, gli interlocutori si in-terrompevano a vicenda, con il risultato direndere la discussione incomprensibile. Il ri-sultato di tutto questo è stato che, alla fine, iquesiti referendari, che tra l’altro erano scrit-ti in modo particolarmente astruso, nonvennero compresi. Una conseguenza di quanto detto è che intelevisione e in radio i tempi, spesso voluta-mente parcellizzati dal conduttore, impone-vano di parlare per slogan, quasi mai di spie-gare, ma gli slogan non aiutano a capire,mentre la comunicazione diretta raggiungeuna percentuale così piccola della popolazio-ne che, ovviamente, diventa totalmente irri-levante dal punto di vista statistico. A que-sto si aggiunse un altro elemento di distor-sione della verità: a causa della par condicioerano sempre invitati a questi dibattiti un ri-cercatore laico e uno cattolico. La sensazionedel pubblico era che la comunità scientificaitaliana fosse divisa in una metà a favore del-la ricerca con le cellule staminali embriona-li e una metà contro.

In realtà le cose non stanno così. Con riguar-do alle cellule staminali embrionali, la co-munità scientifica italiana è divisa così: 98%pro e 2% contro, ma quello che la televisio-ne faceva vedere era uno

c o n t r ouno, che fa il50%. D’altro canto basterebbe parteciparead un congresso internazionale sulle cellulestaminali per rendersi conto che le argomen-tazioni addotte dai ricercatori cattolici italia-ni non sono nemmeno immaginabili nella

comunità scientifica internazionale.Infine vorrei ricordare ancora una volta - efino alla noia - la famosa storia che le cellulestaminali embrionali non servirebbero aniente, perché ci sono già quelle adulte chehanno portato alla cura di 93 malattie, men-tre le cellule embrionali non hanno ancoraportato ad alcuna cura. Tutti sappiamo che,

allo stato attuale di conoscenze, sulle cel-lule staminali embrionali nessuno può

dire se saranno meglio o peggio diquelle adulte e per quale malattia;quindi l’unica cosa logica da fare èstudiarle tutte.Credo, quindi, che sia molto impor-tante, in futuro, cercare di promuo-vere un dialogo con i giornalisti (che

ci vogliono o ci possono ascoltare),con tutte le associazioni socialmente at-

tive, con i pazienti e con gli altri ricercato-ri, per far sì che la percezione della ricerca daparte della popolazione sia corretta e matura.Se aprite le pagine dei giornali, noi ricercato-ri siamo descritti un giorno come santi chededicano la loro vita a curare i mali del-l’umanità e il giorno dopo come criminaliche torturano animali innocenti per contodelle multinazionali.

Referendum 2005: quando siimpedì agli scienziati di spiegare

ITALIA E RICERCA

I valori adeguano la realtà a se stessi

Gli atti sono integralmente disponibili suwww.lucacoscioni.it/atti_congresso_mon-diale

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VIIATTI DEL PRIMO INCONTRO

BERNAT SORIA

Non sono un esperto di etica, diritto o filoso-fia; io faccio ricerca in laboratorio e voglio di-scutere alcuni dati relativi a ciò che possiamofare con le cellule staminali embrionali, qua-li sono i problemi che abbiamo e quali sonole aspettative o il loro potenziale di aiutare lepersone.Una cellula staminale è una cellula che puòdividersi, può proliferare e questo è impor-tante, perché è una cellula che può generareuna massa critica sufficiente a risolvere alcu-ni problemi; inoltre è in grado di differen-ziarsi, potrebbe essere trasformata in un al-tro tipo di cellula. Possiamo prelevare cellu-le staminali in differenti fasi di sviluppo. Ov-viamente la fase embrionale è la migliore,perché le cellule possono sia proliferare siadifferenziarsi meglio rispetto agli altri casi.Ma anche nei tessuti adulti ci sono cellulestaminali. Negli adulti, come voi e come me,c’è una costante rigenerazione del tessuto cu-taneo, del sangue e degli altri tessuti: tuttoquesto significa che abbiamo cellule stami-nali. Però le cellule che rigenerano il sanguesono programmate per creare sangue e quel-le che rigenerano il tessuto cutaneo sono pro-grammate per rigenerare la pelle e se fannoqualcosa di diverso è pericoloso: perché chia-miamo questa diversità “cancro” e questaproliferazione è incontrollata. Allora, inquanto scienziati, il nostro problema fonda-mentale è quello di cercare di stabilire i co-mandi, gli ordini che dovrebbe ricevere unacellula per essere trasformata in un’altra cel-lula.Vorrei soffermami su un possibile campo diapplicazione: il diabete, che conosco bene es-sendo stato il mio ambito di lavoro negli ul-timi venti anni. Il diabete è una patologia de-vastante. La prima questione che dovremmorisolvere è: siamo capaci di generare nuovecellule beta che producono insulina e conqueste sostituire le cellule che mancano nelpaziente diabetico?Disporre di meno di cinque milioni di cel-lule significa curare solo temporaneamenteil diabete. Inoltre, nel caso del diabete, dob-biamo superare l’auto-immunità, perché ilproblema dei diabetici non è solo la loro ca-renza di un particolare tipo di cellule. Il pro-blema dei pazienti diabetici è che essi ucci-dono le loro stesse cellule, pertanto dobbia-mo fare i conti anche con il problema chequesta è una malattia auto-immune. Ma unamalattia auto-immune è una malattia dellecellule staminali, perché il sistema immuni-tario è generato dal midollo osseo, in quelparticolare tipo di cellule che sono le cellulestaminali del midollo osseo. Se ne sapessimodi più sulla biologia delle cellule staminali,potremmo probabilmente curare anche lemalattie autoimmuni. Ecco questo è uno deiprincipali problemi. Infine, abbiamo biso-gno di stabilire ampi consorzi. Bene, noi siamo ancora davvero al principiodel processo e non sappiamo, innanzi tutto,se c’è una soluzione e, seconda cosa, - nel ca-so ci siano una o più soluzioni - quale saràquella giusta. Nel 2001, durante un simpo-sio, chiedemmo a un gruppo di esperti di vo-tare sulle differenti probabilità: ebbene, SirRoy Calne propose di scommettere, comeavviene per le scommesse sui cavalli. In me-dicina dobbiamo tenere a mente che proba-bilmente alcuni problemi non hanno solu-

zione, ma questo non ci preclude di cercarla.Questa è una delle ragioni per cui abbiamoformato dei network, per risolvere le questio-ni e un anno fa abbiamo fondato lo Europe-an Stem Cell Network. Non si tratta di unasocietà, ma di una piattaforma in cui è pos-sibile e auspicabile la collaborazione per ri-solvere problemi che, sappiamo, diventeran-no molto complessi. Noi abbiamo bisognodi scambiare informazioni, abbiamo biso-gno di collaborare, abbiamo bisogno discambiarci i dati ecc. I pazienti trarranno be-neficio da questa strategia, non solo dallapromozione della ricerca sulle cellule stami-nali, ma anche dalla promozione delle tera-pie basate sulle cellule staminali.

Giuro con Thomas JeffersonDANIEL PERRY

È stato molto emozionante assistere alla proie-zione del video che illustra la lotta di Luca Co-scioni, uomo coraggiosissimo, colpito da unamalattia devastante, ma che ha impegnato ilproprio talento, la propria disponibilità e leproprie energie nel lottare per la causa della li-bertà della ricerca scientifica. Credo che do-vremmo dedicare tutte le nostre risorse a queipazienti, quegli individui che lottano contro laparalisi, una delle più tragiche conseguenze de-rivanti dalla malattia e dagli incidenti. È ungrande onore per me essere tra gli scienziati, ipolitici, gli storici, che mirano ad aprire pro-spettive innovative.Vorrei soffermarmi sulla scienza e la politicadella medicina rigenerativa e sulla ricerca sullestaminali. Tuttavia non sono uno scienziato,pertanto non parlerò di bioetica, ma tratteròl’argomento come difensore dei diritti dei pa-zienti e delle sofferenze di famiglie che in tuttoil mondo si confrontano con malattie per cuinon c’è cura, né soluzione, ma che ci impon-gono di dirigere i nostri sforzi verso le politichepubbliche. Solo in quel caso sarà possibile pergli scienziati sviluppare un’idea iniziale fino al-lo stadio della sperimentazione clinica, testan-dola sulle popolazioni e, finalmente, portando-la al fianco del letto del paziente, per alleviarela sofferenza umana. Quel progresso non puòessere fatto, senza delle politiche che permetta-no il libero scambio di idee e creino incentivioltre che un'atmosfera favorevole alla scienza. Oggi dobbiamo riconoscere che siamo i bene-ficiari del progresso scientifico e medico e chesolo recentemente è stato possibile avere questivantaggi per così tante persone. Infatti nel pas-sato abbiamo subito la piaga delle malattie, del-la peste, delle carestie e solo 150 anni fa negliStati Uniti d’America intere popolazioni furo-

no spazzate via da grandi ondate di malattie co-me il tifo ed il colera. In Europa, in Giapponee negli Stati Uniti in questi ultimi cento annic’è stato un grosso passo in avanti, concernen-te l’aspettativa di vita. È difficile ricordarsi cheall’inizio del XX secolo negli Stati Uniti la spe-ranza di vita era di 47 anni e nel secolo prece-dente le persone che vivevano più a lungo nelmondo erano le svedesi, con una speranza di vi-ta di 45 anni, nel 1840. La speranza odierna è lamedicina rigenerativa ovvero lo studio di comeparti del nostro corpo (la nostra macchina bio-logica), danneggiate nel corso di una vita, pos-sono essere sostituite da proteine e cellule sta-minali. Purtroppo però oggi siamo qui perchéper motivi ideologici e settari vi è una forte op-posizione alla scienza: la scienza si trova attual-mente negli Stati Uniti in una situazione diestremo pericolo. Infatti, la politica federale hatrasferito a livello statale il tema della ricercasulle staminali e la conseguenza di questo tra-sferimento di competenze ha portato ad unasituazione contrastante, in cui vi sono alcuniStati che finanziano con spesa pubblica la ri-cerca sulle staminali ed altri che, invece, mi-nacciano di incarcerare uno scienziato ancheper dieci anni, se questo sposta un nucleo dauna cellula a un'altra denuclearizzata. o riten-go che la normativa che liberalizzerà le politi-che attuali negli Stati Uniti sarà approvata giàquest’anno e credo che sarà approvata facil-mente, a meno che non intervengano compli-cazioni e manovre come quella attuata per cri-minalizzare il trasferimento nucleare. E vorreiconcludere con le parole del terzo Presidenteamericano, una persona che ha contribuito alpensiero liberale, Thomas Jefferson, il quale hadetto: “Io giuro la massima ostilità contro ogniforma di tirannia sulla mente dell’uomo”. Iocredo che questo dovrebbe essere il nostro slo-gan.

MichaelGazzanigaMembro dellaConsiglio di Bioeticadel Presidente degliStati Uniti

GiulioCossuDirettore dell’Istitutoper la Ricerca sulleCellule Staminali,Ospedale San RaffaeleDibit, Milano

DanielPerryVice-Presidente dellaCoalition for theAdvancement ofMedical Research -CAMR, Stati Uniti

BernatSoriaDirettore del CABIMER,Centro Andaluso per laBiologia Molecolare e laMedicina Rigenerativa -Siviglia, Spagna

RICERCA E PROGRESSO

Scambiare informazioni a beneficio dei pazienti

LE STAMINALI E LA RICERCA

Page 18: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

RICERCA E DISABILITÀ

VIII CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

Open access: se c'è impatto, c'è futuro

SCIENZA E MEDIA

PIETRO BARBIERI

La ragione per cui abbiamo accettato l’invitodell’Associazione Coscioni è che a differenza dialtre associazioni noi non siamo persuasi dal-l’idea che la sofferenza sia un paradigma uma-no, così come non siamo persuasi dall’idea chela sofferenza sia un dono divino. In questo qua-dro le nostre organizzazioni non hanno mai ri-nunciato a battersi per la libera ricerca scientifi-ca, anzi hanno sollecitato lo stanziamento difondi nel nostro paese, in relazione a ciò abbia-mo lottato affinché nella legge- quadro sulla di-sabilità ci fosse uno specifico richiamo alla ricer-ca scientifica e adesso ne chiediamo l’applicazio-ne. Noi ci collochiamo esattamente tra coloro chepensano che ogni vita ha una sua dignità e que-sto crediamo che sia un approccio laico, così co-me è un approccio laico quello dei diritti uma-ni e dei diritti fondamentali dell’uomo. Per cui,come movimento nazionale europeo e interna-zionale, stiamo lavorando a una convenzione in-ternazionale sui diritti fondamentali delle per-sone con disabilità, che prevede una serie di di-

sposizioni che riguardano la dignità della vitadelle persone con disabilità e la non discrimina-zione. A questo proposito segnalo che un ap-proccio paternalistico genera esclusione, generaemarginazione, così come accade per il tratta-mento sanitario obbligatorio, che ancora esistenella stragrande maggioranza dei paesi e nonparlo solo dei paesi in via di sviluppo ma anchedei paesi occidentali, questo tipo di trattamentogenera il rischio di non considerare il diritto aduna vita piena, per tutte quelle persone che han-no una menomazione, una disabilità. Noi, per esempio, in Italia pensavamo di aversuperato il trattamento sanitario obbligatoriocon la legge 180 ed invece ci siamo accorti chec’era un testo unificato - il testo unificato sullapubblica sicurezza del 1933 - che delega, il pre-fetto prima e il sindaco oggi, l’obbligo di ricove-rare chiunque disturbi gli occhi dei viandantinelle città. L’obbligo di ricovero inevitabilmen-te causa l’inutilità della 180 e tutto questo gene-ra istituti come quello di Serra D’Aiello in Cala-bria; lo cito come esempio, ma occorre ricorda-re che come questo ce ne sono un po’ in tutto ilnostro paese che spesso sono a conduzione re-

ligiosa e che ospitano in maniera disumana,spersonalizzante, persone con disabilità intellet-tiva, persone con disabilità relazionali, talvoltaanche motorie, persone con problemi di libertàdi espressione, persone che hanno problemi dicomunicazione, persone con problemi di salutementale. È per questo che noi crediamo fondamentale

che a fianco di queste battaglie, le battaglie per laricerca scientifica, ci siano battaglie sui dirittifondamentali delle persone. Abbiamo apprez-zato e abbiamo condiviso le battaglie dell’Asso-ciazione Coscioni sul diritto di voto degli intra-sportabili, sul diritto di parola di chi non puòaverla se non attraverso mezzi di comunicazio-ne come computer e quant’altro.

Gianfranco Bangone Co-editore della rivista scientifica Darwin

Pietro Barbieri Presidente della Federazione Italiana Superamento Handicap – FISH

Piergiorgio Strata Professore di Neurofisiologia all’Università di Torino; Direttore delRita Levi Montalcini Center for Brain Repair

GIANFRANCO BANGONE

L’argomento di cui mi occuperò sono alcuniaspetti economici dell’editoria scientifica chehanno aperto la strada all’Open Access facen-dolo diventare negli ultimi anni un tema digrande dibattito.Per cercare di comprendere il problema è beneche torniamo indietro negli anni. QuandoScience ha pubblicato il primo numero, siamonel 1880, questa rivista aveva tutto sommatouna veste abbastanza dimessa, che non è cam-biata molto nel secolo successivo. Nel 1945 era-no stati introdotti piccolissimi miglioramentisulla grafica e questa fu la veste della rivista sinquasi alla fine degli anni Settanta. Oggi un nu-mero di Science ha un allestimento molto piùricco e accattivante rispetto al passato. Questa èuna dimostrazione molto chiara di quale tipo diprogressi abbia fatto l’editoria scientifica a parti-re dalla fine degli anni Settanta.Nel frattempo, tra il ‘75 e il ’95, il costo totaledelle riviste, inteso come costo industriale, è pra-ticamente raddoppiato e, di stretta conseguenza,è raddoppiato anche il costo dell’abbonamentoa queste riviste. Questa tendenza all’aumentodei prezzi degli abbonamenti continua stabil-mente ancora oggi. Il primissimo contraccolpolo sopportano le biblioteche universitarie, chetra la metà degli anni Ottanta e il Duemila han-no dovuto sopportare un aumento di costi dicirca il 220% e siccome i finanziamenti al cir-cuito delle biblioteche non sono aumentati del-lo stesso valore, l’unica soluzione praticabile èstata tagliare gli abbonamenti alle riviste a mi-nore fattore di impatto.Nel 2002 l’Office of Fair Trading, che in Italiacorrisponde grosso modo all’Autorità per laconcorrenza, svolse una indagine sul mercato

britannico dell’editoria scientifica, da cui emer-sero dati particolarmente interessanti. In defini-tiva: sette editori pubblicano 2.557 riviste scien-tifiche che contengono il 45% dei lavori firma-ti da ricercatori britannici, mentre un altro 48%è diviso tra 2.028 piccoli editori; è assolutamen-te evidente che con questo tipo di concentrazio-ne non si può neanche parlare di concorrenza. Due anni dopo la Camera dei Comuni britan-nica insediò una commissione di inchiesta; ioqui mi limiterò a citare pochissimi dati di questorapporto che consiglio di leggere perché straor-dinariamente interessante. La Commissione di inchiesta chiese ad alcunidegli editori inglesi come mai ci fosse stato uncosì forte aumento dei prezzi degli abbonamen-ti e perché i fatturati di queste aziende fosserocresciuti così tanto. Alcune risposte furono par-ticolarmente illuminanti: Wiley, per esempio,dichiarò che il costo industriale più basso possi-bile per pubblicare un lavoro era sicuramentesuperiore a 825 sterline che sono più o meno i1.500 dollari che il gruppo PLoS chiede agli au-tori per coprire le spese di pubblicazione di unarticolo in regime di Open Access. Reed Else-vier addirittura aggiunse che i 1.500 dollari

avrebbero coperto sol-tanto dal 40% al

60% delle spese industriali, intendendo conquesto che il gruppo PLoS sarebbe stato peren-nemente in perdita, sempre che non rinuncias-se ad abbassare la qualità dei lavori pubblicatiper contenere i costi. Ma la risposta più illumi-nante venne da Nature Publishing Group, i cuirappresentanti sostennero che il costo industria-le per la pubblicazione di un paper su una rivi-sta Nature è tra i 10.000 e i 30.000 dollari, da-to che fu commentato dai membri della com-missione di inchiesta che sostennero si trattasse

di un dato assolutamente esagerato.Per conclu-dere, qual è la vera posta in gioco in questo mo-mento? Per quello che riguarda il gruppo PLoS,che oggi edita sei riviste, la vera scommessa è rag-giungere rapidamente un fattore di impatto checonvogli verso le sue testate lavori che preceden-temente venivano pubblicati in altre. Nel 2005,a soli due anni di distanza dalla nascita di questonuovo gruppo no profit, PLoS Biology ha rag-giunto un fattore di impatto del 13,9 e, per trat-tarsi di una rivista nata da abbastanza poco, è undato abbastanza interessante. Ma gli elementiche decideranno la partita sono due e intrinseca-mente legati fra loro: il primo è dimostrare chequesto gruppo no profit è in grado di raggiunge-re un equilibrio di auto-sostentamento econo-mico; il secondo è il rovescio della stessa meda-glia ossia aumentare il fattore di impatto di que-ste riviste. Se questo accadrà allora l’Open Ac-cess avrà un futuro e PLoS potrebbe aprire lastrada ad altre iniziative di questo genere. Va pre-cisato, infatti, che di riviste Open Access ne esi-stono molte, ma che nessuna di queste ha unimpatto di rilievo, quindi si tratta di una pre-senza piuttosto marginale nel sistema dell’edito-ria scientifica. Se la fortuna volgerà le spalle aPLoS, allora i publisher commerciali avranno lastrada spianata per ulteriori fusioni e per rafforza-re il loro oligopolio.

Sofferenza? Né paradigma né dono

L'editoria scientificaaperta devedimostrareequilibrioeconomico eimpatto scientifico

Page 19: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

IXATTI DEL PRIMO INCONTRO

PIERGIORGIO STRATA

Nell’ambito di questo convegno, dedicato allalibertà di ricerca, ho scelto di parlare della liber-tà nell’accesso alla carriera scientifica. Vorreispiegare come senza un mercato dei cervellinon si possa avere libertà di ricerca e competiti-vità con gli altri Paesi. Vorrei ora prendere in considerazione la situa-zione del mercato dei cervelli in vari Paesi par-tendo da un articolo del Premio Nobel ArthurKornberg pubblicato sulla rivista Science. Inquesto articolo egli racconta di una sua espe-rienza del lontano 1959 quando, come mem-bro di una delegazione americana di cinquebiochimici, si recò nell’Unione Sovietica peruno scambio di programmi fra le Accademienazionali dei due Paesi. Dopo un mese di visi-ta per osservare l’organizzazione della ricercanelle principali istituzioni scientifiche sovieti-che, il Ministro della Ricerca russo chiese alladelegazione americana un parere sull’organiz-zazione nell’Unione Sovietica. Ecco la rispostaamericana: “Il vostro sistema è diverso dal no-stro. Voi assegnate i vostri finanziamenti ad unDirettore di Ricerca o di un Istituto. Noi li as-segniamo ai singoli ricercatori. Ogni ricercato-re che fa domanda è giudicato in competizionecon altri ricercatori ed il giudizio è espresso dacolleghi alla pari (peer review) che non fannoparte dell’istituzione di coloro che fanno do-manda di finanziamento. Il vincitore non hacapi ai quali rendere conto, ma diventa il pa-

drone di se stesso”. Il Ministro russo rispose cheerano gli americani ad essere diversi dai russi,perché questi ultimi agivano come il Giappone

ed i Paesi europei. Quello americano è il mo-dello della vera libertà del ricercatore. Questi,dopo aver vinto una competizione rigorosa-mente meritocratica, è libero di eseguire la ri-cerca che ha programmato, senza dipendere dalDirettore del Dipartimento, dal Rettore, dallepolitiche dell’Università e da qualunque altrofattore. Deve solo lavorare, rendicontare e otte-nere un altro finanziamento. Il sistema com-porta che le Università vanno a cercare attiva-mente i ricercatori più dotati che arricchisconol’Università di fondi e di prestigio scientifico.Vorrei ora fare alcuni esempi di quanto succedein Europa. La tendenza è quella di imitare il si-stema americano. Il concetto è che all’inizio bi-sogna creare una fascia di accesso alla ricerca daparte di tutti, un vivaio, come si fa anche per icalciatori. Da questo vivaio si reclutano i mi-gliori che devono entrare nel sistema. In Svezia,ad esempio, vi è un periodo di quattro più dueanni di precariato per imparare a fare ricerca.Durante questo stesso periodo e non necessa-riamente alla fine si può entrare in ruolo. InGermania, dove il sistema è uguale al nostro edove ci sono tre fasce di carriera che si chiama-no “assistente”, come era una volta da noi, “as-sociato” e “professore”, queste tre fasce sono sta-te mantenute. Tuttavia, si è creata una carrieraparallela dove vi è un periodo di precariato e daqui, anche in età giovanissima, perché non c’èbisogno di aspettare venti anni, si apre la posi-zione di “professore giovane”. Tale posizioneviene data a colui che ha dimostrato di avere au-

tonomia e capacità di auto-gestirsi e di ottene-re fondi. Non importa se l’individuo ha venti-cinque anni, quaranta o cinquanta. Successiva-mente, in base al merito, si diventa “professo-re”.In Italia abbiamo un sistema di tre livelli di car-riera che corrispondono a “ricercatore”, “pro-fessore associato” e “professore”. Questa orga-nizzazione è stata attuata con la legge 382 del1980 ed è stata concepita per fornire un postostabile a tutti e tre i livelli. Il primo livello è sta-to concepito con lo scopo di imparare a fare ri-cerca, ma la carriera, di fatto era assicurata a tut-ti, anche a coloro che non avevano imparato afare ricerca in maniera autonoma. La carrieraera assicurata dal fatto che ciascun livello pre-vedeva un organico di 15.000 unità per ogni li-vello. Con questo “cilindro” si poteva salire ver-so le fasce superiori, come in ascensore, a manoa mano che qualcuno usciva dall’alto. In altreparole si è creata una catena di montaggio, conun processo automatico interno per ascendere.Con altri benefici ope legis sono poi entrate al-tre persone, come ad esempio i medici che fre-quentavano certi reparti ospedalieri convenzio-nati con l’Università. La legge attuale, con iconcorsi locali, ha poi favorito le promozioniinterne rispetto al reclutamento di nuovi ricer-catori. In questo modo oggi abbiamo non piùun cilindro, ma una piramide rovesciata.L’altra grande minaccia alla libertà nell’accessoalla carriera scientifica riguarda i concorsi. Perindurre a scelte meritocratiche è urgente intro-durre e rendere efficiente il sistema di valutazio-ne, senza il quale l’autonomia universitaria nonpuò funzionare. Se il sistema funzionasse benei concorsi si potrebbero abolire. Oggi la leggeprevede che debba vincere il migliore sulla ba-se dei titoli acquisiti. Di fatto, anche quandociò avviene, cosa che non capita spesso, il vinci-tore fa parte di una setta ristrettissima che ap-partiene a determinati circoli, escludendo tutticoloro che sono fuori dal sistema, che sono al-l’estero, che appartengono ad altri ruoli.Infine bisogna sottolineare che anche la leggeche finanziava il rientro dei cervelli non ha pro-dotto gli effetti che ci si aspettava. Infatti gli ita-liani eccellenti che si trovano all’estero, special-mente negli Stati Uniti, non sono rientrati.Questi “eccellenti” hanno delle infrastrutture edei finanziamenti che non trovano in Italia. Iricercatori migliori lavorano innanzitutto dovesi può produrre. Se vogliamo che ritornino ènecessario cambiare profondamente le nostreinfrastrutture e renderle più efficienti.

RICERCA E MERCATO

Senza un mercatodei cervelli non sipuò avere libertà diricerca ecompetitività congli altri Paesi.

I ricercatori migliorilavoranoinnanzitutto dove sipuò produrre. Sevogliamo cheritornino ènecessariocambiareprofondamente lenostre infrastrutturee renderle piùefficienti.

Meritocrazia per fuggiredal modello URSS

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X CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

AMEDEO SANTOSUOSSO

La libertà di ricerca scientifica gode di unaprotezione costituzionale? La risposta non èné scontata né semplice, in quanto la realtàdelle Costituzioni europee e nordamericaneè tutt’altro che univoca, e anche il dibattitoteorico sul punto è scarsamente sviluppato.Se si osservano le Costituzioni di alcuni Pae-si europei e nordamericani, si nota come sia-no essenzialmente due i modi in cui la liber-tà di ricerca scientifica è affrontata. Da un la-to, vi sono il Canada e gli Stati Uniti le cuiCostituzioni non prevedono specificamentela libertà di ricerca e che, quindi, riconduco-no la tutela di tale libertà alla più ampia li-bertà di espressione.Dall’altro lato, le Costituzioni di altri paesi,per lo più europei, riconoscono esplicita-mente la libertà della ricerca e dell’insegna-mento nel campo delle arti e delle scienze.Così, per esempio, l’articolo 5 della Costitu-zione tedesca garantisce che “l’arte e la scien-za, la ricerca e l’insegnamento sono liberi”;l’articolo 33 della Costituzione italiana stabi-lisce che “l’arte e la scienza sono libere e li-bero ne è l’insegnamento” e l’articolo 59 del-la Costituzione slovena prevede che “la liber-tà delle manifestazioni scientifiche ed artisti-che deve essere garantita”.All’interno di questa seconda categoria biso-gna, poi, distinguere tra le Costituzioni chesi limitano a prevedere la libertà della ricercae le Costituzioni che inoltre impegnano loStato nella sua promozione e nel suo soste-gno. In questo secondo gruppo rientrano laCostituzione italiana, laddove prevede che“la Repubblica promuove lo sviluppo dellacultura e la ricerca scientifica e tecnica” (art.9), la Costituzione spagnola, secondo cui “lepubbliche autorità devono promuovere lascienza e la ricerca scientifica e tecnica a tu-tela dell’interesse generale” (art. 44) e, anco-

ra, la Costituzione greca che, all’articolo 16,dopo aver stabilito che l’arte, la scienza, la ri-cerca e l’insegnamento sono liberi, stabilisceche la loro promozione è un obbligo per loStato.In sintesi, nel panorama delle Costituzionieuropee e nordamericane vi sono diversi li-velli di tutela della libertà scientifica: un pri-mo livello, che si potrebbe dire “di base”, chericonduce questa libertà al più ampio genusdella libertà di espressione; un secondo livel-lo, in cui è presente un esplicito riconosci-mento della libertà in parola e un eventualeterzo livello, in cui lo stato viene impegnatoa promuovere la ricerca.I differenti modi in cui la libertà scientifica è

considerata nelle Costituzioni hanno effettosul modo in cui alcuni vengono affrontati te-mi cruciali riguardanti la libertà di ricercastessa. Nei paesi in cui la libertà della scien-za non gode di una specifica tutela, come gliStati Uniti e il Canada, è in corso un interes-sante dibattito sul rapporto tra osservazionee manipolazione in campo scientifico. NeiPaesi dove la libertà di ricerca scientifica èoggetto di un’espressa previsione costituzio-nale sono prevalenti problemi interpretatividiversi. Il punto centrale è costituito dal bi-lanciamento tra la libertà di ricerca e altre li-bertà e altri diritti, quali, per esempio, la si-curezza pubblica, i diritti di proprietà intel-lettuale, e, soprattutto, la dignità umana.

In conclusione, ci pare che la libertà scienti-fica meriti più attenta considerazione dalpunto di vista giuridico costituzionale, nellaprospettiva di una piena realizzazione di unaattività fondamentale per il nostro sviluppodei sistemi democratici. E ci piace chiuderecon quella che è l’ispirazione fondamentaledello European Network for Life Sciences,Health and the Courts (ENLSC,www.unipv.it/enlsc ), che presiedo: “Esserecontrari alla scienza è tanto antiscientificoquanto essere a favore delle scienza in modoacritico”.

Hanno collaborato: Elisabetta Fabio, Valenti-na Sellaroli

Amedeo SantosuossoCorte d’Appello, Milano; Presidente del Centro di RicercaInterdipartimentale European Centre for Life Sciences, Health andthe Courts, Università degli Studi di Pavia

Da Rembrandt al Levitico,questione di rischio-beneficioCOLIN BLAKEMORE

Sono felice di essere qui per discutere con voidi libertà e responsabilità nel campo della ri-cerca medica, perchè possiamo imparare vi-cendevolmente, confrontandoci sullo svilup-po di standard etici comuni e la possibileconvivenza fra la globalizzazione del metodoscientifico e le differenti regolamentazioni eprincipi etici presenti nei vari Paesi. Natural-mente affrontiamo questa questione, parti-colarmente scottante al momento. Vorrei brevemente analizzare il backgrounddel pensiero etico nel campo della ricerca me-dica. In passato le osservazioni sull’uomo sibasavano sulla dissezione di corpi, com'è di-mostrato nei fantastici dipinti di Rembrandt,dunque, la capacità dei ricercatori di osserva-re esseri umani vivi era limitata, però in alcu-ni casi è stata applicata in modo molto inge-gnoso: cito il classico esempio di WilliamHarvey che nel XVII secolo scoprì la circola-zione del sangue osservando il flusso del san-gue di esseri umani vivi, senza alcun inter-vento diretto su di loro.

L’uso degli animali nella ricerca fu per anniperfino più problematico. Le ricerche suglianimali vivi iniziarono ai tempi degli Egizi,ma l’uso degli animali come cavie sperimen-tali si diffuse ampiamente con l’avvento del-la scienza in Europa nel XVI e nel XVII se-colo, in un tempo in cui non vi erano tecni-che di anestesia. Suppongo che gli scienziatisi sentissero liberi da scrupoli sui sentimentidei soggetti utilizzati, in base alla visione car-tesiana secondo la quale gli animali non ave-vano un'anima o comunque non un'animache meritasse considerazione, perciò non cisi dovevano preoccupare di infliggere lorodolore, perché gli animali non avevano lapossibilità di sentirlo nella maniera umana.Ci sono figure leggendarie di scienziati delXIX-XX secolo: Bernard, Pasteur, Pavlov.Oggi noi glorifichiamo questi personaggi,ma non dovremmo dimenticare che le lorotecniche di ricerca sicuramente sarebbero il-legali secondo i nostri standard attuali e piùin generale sarebbero considerate assoluta-mente ripugnanti.Ritornando alla questione degli esseri uma-

ni, occorre sottolineare come sono necessaridegli standard etici, in relazione a ciò basti ri-cordare il lavoro di Mengele ad Auschwitzche sfruttando la libertà ha potuto agire inmodo incontrollato e incondizionato.Ebbene, su cosa dovrebbe essere basato il no-stro approccio alla materia? Sono sicuro che iricercatori coinvolti, persino il dottor Men-gele, avrebbero detto che le loro intenzionierano sicuramente positive. Egli voleva sco-prire delle cose che avrebbero significato unvantaggio per la società o comunque per par-te di essa. Questo però chiaramente non èsufficiente e in questi casi direi che nessunooggi crederebbe al fatto che si è trattato distudi appropriati. L’approccio più moderno

si basa sicuramente sulla massima che si leg-ge nel libro del Levitico: “Tu non dovrai ven-dicare né provare alcuna invidia nei riguardidei figli altrui, al contrario dovrai amare ilprossimo tuo come te stesso”.Gli interessi dei partecipanti allo studio do-vrebbero prevalere su quelli della scienza edelle società. La ricerca deve avere il poten-ziale di produrre benefici, non può esseresemplicemente spinta dalla curiosità. Vi deveessere un equilibrio accettabile tra il rischio eil beneficio anche in relazione ai partecipan-ti e non solo alla società nel suo complesso.

Colin Blakemore Direttore esecutivo del Consiglio sulla Ricerca Medica del Regno Unito;Professore di Fisiologia,Waynflete Institute,Università di Oxford

Libera e robusta CostituzioneRICERCA E DIRITTO

RESPONSABILITÀ DELLA RICERCA

La protezionecostituzionale della libertà di ricerca

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XIATTI DEL PRIMO INCONTRO

FABIO MARAZZI

Il tema che tratterò è quello del diritto dei bre-vetti, soprattutto con riferimento al l campodella scienza della vita e delle biotecnologie; undiritto dei brevetti le cui categorie giuridiche so-no più che altrove intrise di premesse scientifi-che, sociali ed economiche che non rispettanopiù le esigenze della situazione internazionale,ma perpetuano un modello in parte desueto deirapporti economici, della giustizia internazio-nale e della democrazia.Il potere di brevettare organismi viventi o, sevogliamo, le biodiversità costituisce ormai damolti anni un fatto al centro dell’attenzione e,nonostante il fatto che i diritti di proprietà in-tellettuale siano stati ormai estesi alle modifica-zioni genetiche della materia vivente, criticheed obiezioni continuano ad accompagnarel’evoluzione del quadro normativo di riferi-mento: critiche che non arrivano solo dai mo-vimenti ecologisti e no global in aperta, ideolo-gica opposizione all’industria che trae beneficiodai brevetti, ma critiche che coinvolgono anchechi, di fronte al dispiegamento sociale dellascienza e dei suoi legami con il mercato, si po-ne il problema di rendere maggiormente tra-

sparenti e democratici tali processi.Le interazioni a cui oggi assistiamo tra scienza,istituzioni democratiche e norme giuridicheche disciplinano il funzionamento di processitecnici di brevettabilità della vita, sono state stu-diate e continuano ad essere studiate semprecon maggiore interesse e l’aspetto che semprepiù emerge negli ultimi anni è l’interazione trascienza e diritto, laddove la scienza e il dirittoesercitano l’uno sull’altro un reciproco gioco diannullamento ed allo stesso tempo di sistema-zione.Venendo brevemente alla storia del processoche ha portato alla possibilità di brevettare lascienza della vita, le modalità con cui gli Stati

maggiormente coinvolti nell’evoluzione dellebiotecnologie sono giunti a riconoscere la bre-vettabilità della vita sono differenti, sia per lastoria che per i contesti normativi in cui le nor-me hanno preso forma e si sono evolute ed esi-stono evidenti difformità tra i Paesi, relativa-mente ai criteri per il rilascio dei brevetti, crite-ri che faticano ancora ad uniformarsi a livellointernazionale.Con riferimento all’Unione Europea, il quadrodella situazione è dato dalla Direttiva n. 44 del1998 al quale ogni Paese poi deve far capo perimplementare la legge, detta direttiva contieneun articolo, precisamente l’articolo 5, che esclu-de dalla brevettabilità una serie di ipotesi, matra dette ipotesi non cita le cellule staminali.Detto ciò, bisogna ricordare che l’Italia con ildecreto legislativo del 12 gennaio del 2006 vie-ta in termini assoluti di brevettare sia l’uso sia iprocedimenti d’uso finalizzati alla produzionedi invenzioni che abbiano a che vedere con lelinee di cellule staminali embrionali. Ciò portaad una considerazione non necessariamentepolitica, ma certamente di ordine tecnico: inquesto modo l’Italia ha evidentemente deciso,coerentemente con quanto scritto nella legge40, di escludersi o di auto-isolarsi dal resto del

mondo, in questo modo, infatti, essa si è pre-clusa non solo la possibilità di svolgere una ri-cerca sulle staminali embrionali che possa por-tare ad un qualche brevetto, ma si è preclusaanche l’accesso al flusso dei capitali che seguesempre i brevetti, impedendo che tali capitalipossano raggiungere quella realtà di eccellenzaitaliana che in questo momento sta lavoran-do, appunto, ai procedimenti tecnici su lineedi cellule staminali embrionali.

RICERCA E MORALE

Peggio dei medicidi Francis BaconDEMETRIO NERI

Per ciò che concerne il primo punto l’attuale corni-ce legislativa italiana in materia di ricerca sulle sta-minali essa può essere riassunta nei punti seguenti:a) la ricerca sulle staminali adulte (comprese quelleprovenienti dal sangue del cordone ombelicale e daifeti abortiti) è permessa; b) la ricerca che implica laderivazione di cellule staminali dagli embrioni uma-ni è vietata; c) la ricerca su staminali embrionali giàderivate e importate dall’estero non è vietata; d) tut-tavia, quest’ultimo tipo di ricerca è fortemente sco-raggiato e non ha accesso ai finanziamenti pubblicistanziati dal Programma Nazionale sulle CelluleStaminali.Tale cornice legislativa è il risultato di un dibattitopubblico, forse non ben conosciuto all’estero, co-minciato all’incirca nella primavera del 2000 e cheha avuto due fasi distinte. La prima è terminata nel-la primavera del 2001 ed è stata caratterizzata da tredocumenti importanti: a) la Dichiarazione dellaPontificia Accademia per la Vita sulla produzione esull’uso scientifico e terapeutico delle cellule stami-nali embrionali umane (agosto 2000); b) il Pareredel Comitato Nazionale per la Bioetica sull’uso te-rapeutico delle cellule staminali (ottobre 2000); c) ilRapporto di una Commissione ad hoc nominatadall’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi, co-nosciuto come Rapporto Dulbecco, sull’uso dellecellule staminali a scopo terapeutico (dicembre2000). La seconda fase del dibattito si è sviluppata nel 2003e si è intrecciata con la discussione europea sul SestoProgramma quadro. Questa fase è terminata nel

marzo 2004, con l’approvazione della legge italia-na sulla Procreazione Medicalmente Assistita.All’inizio del XVII secolo, il filosofo e medico in-glese Francis Bacon stigmatizzava i medici che, difronte alle malattie, a quasi tutte le malattie, dichia-ravano di non poter far nulla, in quanto dette ma-lattie erano incurabili: invece di limitarsi a confessa-re la loro ignoranza – diceva Bacon – i medici avreb-bero fatto meglio a indagare per ridurre il numerodi malattie incurabili. Possiamo dire che, almenoidealmente, con Bacon è iniziato il progetto scien-tifico di medicina moderna, quello stesso progetto,che, tutto sommato, ha portato benefici immensiall’umanità. Oggi la medicina sta entrando in unanuova era nella lotta infinita contro le malattie e lasofferenza e si stanno aprendo nuovi sensazionaliorizzonti per portare avanti questo progetto. Sareb-be moralmente sbagliato ostacolare o impedire lascoperta di questi nuovi orizzonti; inoltre, nonavremmo più – al contrario dei medici di Bacon– il mantello dell’ignoranza sotto il quale nascon-derci. Sappiamo che i benefici della rivoluzionebiologica che stiamo vivendo potrebbero essere dicapitale importanza. Ritengo che abbiamo l’ob-bligo morale di continuare in questa direzioneesplorando tutte le possibilità, per dotare la medi-cina, in un futuro più o meno lontano, di diver-se armi nella lotta contro le malattie e la sofferen-za.Quando (e se) queste possibilità si trasformeran-no in vere opzioni terapeutiche, spetterà a ognu-no di noi scegliere: se qualcuno riterrà che questenuove terapie siano state ottenute attraverso pro-cedure moralmente riprovevoli, allora dovrà solo

rifiutarle. Ognuno di noi ha il diritto di deciderese e come essere curato: ma nessuno ha il diritto didecidere a nome di tutti.

FabioMarazziProfessore di DirittoInternazionale,Università di Bergamo

Demetrio NeriProfessore di Bioetica,Università di Messina;Membro del ComitatoNazionale per la Bioetica

RICERCA E TITOLARITÀ GIURIDICA

In punta di brevetto

Sulle staminali, nonpossiamo nemmenonasconderci sotto ilmantellodell'ignoranza

L’evoluzione del panorama della proprietàintellettuale

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XIICONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCA SCIENTIFICA

GILBERTO CORBELLINI

La prima sessione del Congresso Mondiale perla libertà di ricerca scientifica si tenne a Romadal 16 al 18 febbraio 2006, alla presenza discienziati, ricercatori, esperti, legislatori oltreche di professori universitari e rappresentantidella società civile provenienti da Europa, Ame-rica del Nord e Medio Oriente. L’incontro siconcluse con l’adozione di una dichiarazioneche definì la libertà di ricerca scientifica comeun “requisito per la democrazia, un diritto ci-vile e politico e uno delle più importanti garan-zie per la salute e il benessere dell’uomo, nellamisura in cui non reca danno ad altri”. La di-chiarazione denunciava anche “preoccupazio-ni per l’oscurantismo e le tendenze settarie del-le legislazioni proibizioniste nonché per glienormi tagli ai finanziamenti, utilizzati per mi-nare la separazione tra Chiesa, Stato e libertà diricerca e impedire in questo modo lo sviluppodi cure che potrebbero riguardare milioni dipersone in tutto il mondo”. In base a queste considerazioni, si suggerì diperseguire la “opportunità di documentare inun rapporto triennale la condizione della liber-tà di ricerca in ogni paese, utilizzando possibil-mente un indicatore di libertà di ricerca da in-dividuare seguendo l’esempio di quanto accade

per la libertà economica”. Il secondo incontro del congresso intende ap-profondire i significati culturali e politici dei te-mi analizzati durante il primo incontro e dibat-tere effettivamente sulle prospettive di divulga-zione scientifica e di campagne di educazione alivello globale. Il secondo incontro analizzerà lequestioni politiche, sociali, etiche, legali, episte-mologiche ed economiche connesse alla libertàdi ricerca scientifica, invitando esperti di alto li-vello a trattare questioni come: La libertà di ricerca è un diritto umano fonda-mentale, equivalente al diritto di libertà di co-noscenza e di espressione? Quanto i progressi scientifici e tecnologici han-no inciso sullo sviluppo dei criteri fondamenta-li della democrazia politica ed economica?Che ruolo potrebbe giocare la diffusione di unacultura scientifica nei paesi non democratici,come impulso per una transizione verso la de-mocrazia?Esiste una tutela costituzionale della libertà diricerca scientifica in alcune, o in tutte, le demo-crazie liberali? Questa tutela – dove essa esistarealmente – trova una qualche forma di attua-zione giuridica che garantisca l’obiettività deifatti a fronte di interessi politici e personali vol-ti a manipolare la verità scientifica? Esiste la possibilità di elaborare un indice-indi-

catore quantitativo della libertà di ricerca scien-tifica nei vari paesi, in aggiunta ad altri indici-indicatori di libertà politica ed economica?In che modo la bioetica ha contribuito alla pro-mozione o al contrario ha contrastato la libertàdi ricerca scientifica? Come si può affrontarel’ondata proibizionista di molti comitati bioeti-ca?L’agenda politica come può gestire il “principiodi precauzione”, spesso formulato come intrin-secamente irrazionale e applicato per paralizza-re la ricerca scientifica e l’innovazione tecnolo-gica?Come possono essere gestiti i rischi e le incer-tezze che derivano dai progressi tecnologici sen-za fare appello a timori indistinti e irrazionali?Come si possono riformulare le varie filosofiesu copyright e brevetti, che tendono sempre dipiù a limitare la circolazione dell’informazionescientifica, in base a esigenze e criteri interni al-le economie basate sulla conoscenza? Come si possono eliminare i pregiudizi ideolo-gici – che stanno caratterizzando il dibattito sul-l’inquinamento ambientale, l’energia e il clima- in favore di un dibattito più pragmatico e ba-sato sulla scienza? Oltre alle risposte a queste domande, i parteci-panti al secondo incontro del Congresso Mon-diale cercheranno di affrontare una discussio-ne politica e scientifica sulle questioni più con-troverse, da quelle concernenti il governo e laregolazione delle biotecnologie biomediche eagricole a quelle su energia e clima. Inoltre, una grande attenzione dovrebbe essereriservata al problema del fondamentalismo re-ligioso e al ruolo che esso gioca nel destabiliz-zare le democrazie consolidate o quelle in via dicostituzione e nel prevenire una transizione piùcomprensiva verso la democrazia da parte distati totalitari e/o autoritari. Infatti, la situazio-ne politica internazionale generale non sembraessere cambiata in meglio, se paragonata a quel-la che motivò la creazione del Congresso Mon-diale nel 2004. Infatti i fondamentalismi reli-giosi stanno lanciando un assalto sistematico al-

la coabitazione civile e democratica, attaccan-do direttamente la fonte della conoscenza, chepromuove la libertà, la tolleranza, lo sviluppoeconomico e il progresso, cioè la ricerca scienti-fica. Le conseguenze della crescente diffusione e at-tività dei fondamentalismi sono che in moltipaesi i margini della libertà di ricerca scientificae di innovazione sono progressivamente ristret-ti, cosicché diminuisce anche la capacità discienza e tecnologia di continuare a migliorarela qualità della nostra vita. In un modo perver-so, questa riduzione dell’efficacia e dell’efficien-za di scienza e tecnologia – a causa delle censu-re e dello sfruttamento politico – è utilizzata dainemici della scienza come dimostrazione chegli esseri umani non dovrebbero aspettarsi ditrovare nella scienza e nella tecnologia una solu-zione per la loro salute e problemi economici. Inemici della scienza lavorano piuttosto per as-segnare alla religione o alla politica il compito difornire delle risposte in un modo dogmatico eassoluto tanto a domande strettamente scien-tifiche che a domande che rimangono nel cam-po della metafisica, così come a quesiti che toc-cano la libertà e la responsabilità delle sceltemorali di ognuno.Gli scienziati, insieme a tutti quelli che deside-rano vivere in società liberali, devono riflettereseriamente sulle ragioni per cui la propagandapolitica e religiosa contro la scienza può avereuna tale influenza sulle scelte legislative e gover-native. Inoltre devono provare a controbilan-ciare tanto culturalmente che politicamente leargomentazioni che presentano la scienza co-me una minaccia.Il secondo Congresso Mondiale si articolerà insei sessioni, aperte da sei interventi chiave, se-guiti da una serie di conferenze e tavole roton-de. Tutti i relatori invitati sono scienziati e in-tellettuali di prestigio internazionale, ben noti atutti quelli che si occupano del ruolo di scienzae tecnologia nella costruzione di società apertee democratiche.

NUOVI OBIETTIVI

Le sessioni tematiche della Secondariunione a Bruxelles dal 3 al 5 marzo 2009• Passato e futuro della libertà scientifica • Fondamenti etici, politici e legali della libertà di ricerca scientifica e di insegnamento• Gli approcci religiosi, bioetici e politici alla libertà scientifica• La geopolitica della libertà scientifica e il futuro della medicina riproduttiva,

genetica e rigenerativa• Libertà scientifica, peer review system e carriere scientifiche• Indicatori economici e politici di libertà scientifica

L'Associazione Luca Coscionipremiata per studiare gli effetti delfondamentalismo religioso in ItaliaCARMEN SORRENTINO

L'associazione canadese AWID - Association for Women's Rights inDevelopment www.awid.org ha assegnato all'Associazione Coscioni un pre-mio per sviluppare un caso studio sugli effetti del fondamentalismo religiosoin Italia. Il premio prevede anche l'invito a presentare la nostra esperienzaall'AWID Forum che si terrà a Città del Capo, Sud Africa dal 14 al 17 novem-bre 2008.La nostra proposta si è classificata prima tra le uniche dieci selezionate su 180pervenute. Come dichiarato nel nostro studio, "accanto alle questioni univer-sali come il diritto a morire, il testamento biologico, l'uso terapeutico dellacannabis e di altre droghe e il matrimonio delle coppie gay, la libertà di sceltadelle donne è particolarmente minacciata da divieti morali e legali di naturareligiosa, soprattutto in campi come la riproduzione assistita, l'aborto terapeu-tico e farmacologico, la contraccezione di emergenza e la sessualità in genere,oltre che da attacchi universali riguardanti tutti gli esseri umani senza distin-zione di sesso, come quello all'eutanasia e all'uso terapeutico della ricerca sullecellule staminali embrionali umane".Sul sito la proposta che verrà sviluppata nelle prossime settimane (in inglese):www.lucacoscioni.it/node/12615

Verso il secondo incontrodel Congresso Mondiale

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DAL CORPO DEI MALATI AL CUORE

DELLA POLITICA 11INTERVISTE

300 km con la sclerosi multiplaINTERVISTA A ALESSIO GUERRI

Un maratoneta con la sclerosi si cimenta in una grande impresa. Trecento chilometri di corsa, anche per amore, anche per la libertà…

SIMONA NAZZARO

Appena si finisce di parlare conAlessio Guerri, la sensazione chepervade è quella della serenità. Lasua umiltà e la sua allegria conta-giosa lasciano stupefatti. È un ra-gazzo di ventisette anni, che vive

da solo, ha dilemmi sentimentalie ride molto, così come accade atutti i ragazzi della sua età. MaAlessio è diverso, è speciale. Aventuno anni scopre, per caso, diessere malato di sclerosi multipla.La notizia arriva come un terre-moto che smuove la quiete quo-tidiana; dopo un incidente stra-dale, viene sottoposto ad una ri-sonanza magnetica al collo, e solocosì viene a conoscenza della ma-

lattia. Racconta, col sorriso, cheda lì sono iniziati i primi proble-mi, scontrarsi con la realtà dellamalattia. La fidanzata lo lascia, allavoro cominciano a sollevare deidubbi, a fare delle difficoltà. Luilavora per un Corriere Espresso,circa dieci ore al giorno, guidando

un camion. Il padre di Alessio ga-rantisce per lui, dà la sua parolache, se mai un giorno, Alessio nondovesse più farcela, prenderà lui ilsuo posto. Ma nonostante tutto,quando ad Alessio si chiedequanto la malattia facesse paurae quanto gli avesse sconvolto lavita, dice: “Non ero spaventato. Lamia malattia non mi ha mai pre-occupato. Non l’ho messa, e mailo farò, al centro del mio mondo.Per me al centro del mondo c’èl’amore, la “passione”.” Alessio haun grande amore: la corsa. Rac-contando che anche Luca Co-scioni era un maratoneta, ride e sicompiace: “Non sono io che hoscelto la corsa, ma la corsa hascelto me. Fin da bambino, ognivolta che ero triste, demoralizza-to o avevo un problema, correvo.La corsa era uno sfogo, un modoper stare meglio, ma anche il mo-mento in cui, da solo, potevo af-frontare, i miei problemi”. Così lagrandezza dei problemi cambia,ma non il modo di Alessio di af-frontarli. “Il mio rapporto con lacorsa non è cambiato con la ma-lattia. Sognavo di fare la marato-na di New York e nel 2006 l’ho fat-ta, nonostante tutto”. Con la suaultima corsa, è diventato famoso,ha fatto scalpore. Infatti dal 22 al24 Agosto, ha corso 300 km, la Je-si/Roma, ed è apparso sui mass

media: “Io l’ho fatto per amore diuna donna, per dimostrarle cheniente è impossibile. Se io ho fat-to tutto questo per amore di unaragazza, cosa potrebbe far fare, aciascuno, l’amore per il prossi-mo?”. Oltre a un messaggio perso-nale, le sue maratone hanno un

altro scopo. “Io non voglio essereun esempio, perché sono solouna persona piccola piccola, mase ce la faccio io, voglio dire agli al-tri, che ce la possono fare tutti. So-

prattutto i malati come me!”. Lamalattia: cosa pensa della ricercascientifica proibita? “Premettoche non sono né un medico, néuno scienziato. Sono molto fede-le, credo in Dio, ma su questa te-matica non sono d’accordo con laChiesa. Le staminali posso aiuta-re i malati, sono totalmente favo-revole alla ricerca. Non so se que-sto dono proviene da Dio o dalcielo, so solo che se può aiutare imalati è bene farla crescere eusarla”. E sulla questione disabili-tà sorprende: “Mi sento un disa-bile perché lo Stato, invece di aiu-tarci, ci limita. Non mi danno lapensione né i parcheggi di invali-dità perché, anche se sono invali-do al 67%, ancora cammino. De-vo combattere una doppia batta-glia, contro la malattia e contro ledifficoltà che lo Stato italianofrappone alla mia libertà. A voltemi sono trovato a non poter faredelle visite specialistiche, perchénon avevo abbastanza soldi”.Alessio è con semplicità felice,non si fa sconfiggere dalla malat-tia, corre più veloce di lei. Se soloanche la ricerca potesse aiutarelui, e quelli come lui, la malattiapotrebbe batterla forse definitiva-mente in velocità.

Sono moltofedele, credo inDio, ma sullaricerca non sonod’accordo con laChiesa. Lestaminali possoaiutare i malati,è bene farlacrescere e usarla

Se io ho fattotutto questo peramore di unaragazza, cosapotrebbe farfare, a ciascuno,l’amore per ilprossimo?

Ai torturatori di StatoSEVERINO MINGRONI*[email protected]

Secondo non pochi, sono solo un caso pietosoe, quindi, io non dovrei fare politica. E’ vero: lapolitica s’interessa poco e male o, per niente dinoi disabili. Se fossi meno disabile, mi candi-derei in terra, in cielo e in ogni luogo con i Radi-cali, anche abruzzesi; tanto, visti gli attuali po-litici clericali che ha la povera Italia nostra, ionon sfigurerei di certo. Infatti, so di un tetraple-gico che è consigliere comunale nell'aquilano;per non parlare dell’onorevole Ileana Argentindel PD. E poi, se fossi un lockedin olandese obelga, forse ma forse, non farei tanta politica.Mi spiego. Nel gennaio del 2005, per email, fuicontattato da Wim. Wim è un lockedin olande-se. Mi ha detto che, insieme ad altri lockedin enormodotati, va in giro per l'Europa del Nord,

anche per addestrare persone per assisterlo.Due anni fa è stato addirittura in vacanza in Ita-lia: forse, ha viaggiato con un aereo olandesedella KLM. Signor Presidente del Consiglio Sil-vio Berlusconi, ce l'ha presente AirFrance-KLM? Si, Wim sta un po' meglio di me ma è pursempre un lockedin. Ad esempio, ci vede e cisente benissimo, a differenza del sottoscritto.E poi, è molto più bello di me: parola anche diSkype! Comunque, io gli feci pure domandepiù riservate, precisamente sulle mie evacua-zioni laboriose, e sulla mia richiesta di eutana-sia, soprattutto nel 2006. E Wim mi scrisse: "Si,di solito, noi lockedin, evacuiamo grazie al ditosapiente di una persona normodotata! Riguar-do all’eutanasia, da noi in Olanda è giustamen-te regolamentata da una Legge dello Stato”Avete capito politici italioti, ipocriti e/o clerica-li? L'eutanasia è una scelta del malato. La Radi-cale Rita Bernardini - ora deputata radicale nelPD - quando i primi di settembre del 2006 mirivolsi a lei lamentandomi della mia miserrimavita, mi disse: "Ma che parli di eutanasia tu:Piergiorgio Welby - Piero, per gli amici come loero io - sta davvero male. Lo vedrai tra pochigiorni". Quando lessi la lettera di Piero, rimasisenza parole: solo gli assurdi sofisti del Vatica-no, non l'hanno capita. E poi, politici italioti,ipocriti e/o clericali, definite noi Radicali "Par-tigiani della morte": che coraggio avete, TOR-TURATORI DI STATO! Se fossi Cristo, vi direi:"Padre, perdonali perché, non sanno quelloche dicono". Però, poiché, invece, sono un po-vero cristo di lockedin, ex usciere-bidello uni-versitario, vi dico: "ma andate a quel paese,ipocriti clericali!". * Severino è locked-in e Consigliere generale del-l'Associazione

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12INTERVISTEDAL CORPO

DEI MALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

Dipingere con gli occhiINTERVISTA A RAHAMIN MELAMED-COHEN

SHARON NIZZA

Il Dott. Rahamim Melamed-Co-hen mi scrive che risponderà al-le domande per email. Grazie alsoftware EYETECH, che rileva ilmovimento delle pupille trascri-vendo le lettere sul computer eche, tramite l’uso di un sintetiz-zatore vocale, possono ancheessere tradotte in voce, la scrit-tura è l’unico modo che ha percomunicare. E in lui, colpito nel

1994 dalla sclerosi lateraleamiotrofica (SLA), dal 1999 de-generatasi sino alla paralisicompleta, la tecnologia si è fat-ta mezzo di espressione di unavena artistica di cui lui stesso hapreso coscienza nel corso della

malattia. Due anni fa, ha inizia-to a disegnare usando photo-shop. Ne sono risultate 33 ope-re, esposte per mesi prima al“Teatro di Gerusalemme” e oraal “Museo della Bibbia” di TelAviv e che Agenda Concioni, nelnumero di luglio, ha ripropostoai suoi lettori. La mostra, intito-lata “Con un battito di ciglia”, èincentrata sui due elementi che,insieme alla sua famiglia, costi-tuiscono il fulcro della vita diRahamim: l’occhio e la Bibbia.“Ho impiegato un anno ad im-parare ad usare photoshop. Al-l’inizio da autodidatta, poi conl’aiuto di un insegnante. Ho ini-ziato a disegnare e in seguito adinterpretare artisticamente al-cuni dei versetti biblici in cui èmenzionata la parola “occhio”.Poi è stata esposta la mostra, perla prima volta in vita mia”. Raha-

mim aveva almeno tre motiviche lo hanno spinto ad andareavanti anche con questo proget-to. “Innanzitutto volevo poteresprimere me stesso, le mie opi-nioni e i miei sentimenti, in mo-do artistico. Nei miei quadri hodato risalto agli occhi perché so-no l’unica parte del mio corpoche si muove. Tutto il resto è to-talmente paralizzato. Poi, vole-vo dimostrare ai malati e invali-di del mondo che, pure in situa-zioni fisiche molto difficili, èpossibile condurre una vita arti-stica e anche di una certa quali-tà. Infine, attraverso i miei qua-dri volevo che lo spettatore si in-teressasse al testo biblico”.La mostra è solo l’ultima dellefatiche di Rahamim. Da quandoè paralizzato, ha scritto anche 9libri che spaziano da argomentipedagogici e filosofici - che èsempre stato il suo ambito pro-fessionale in quanto esperto dieducazione speciale -, all’inter-pretazione biblica e alla poesia.Ora sta scrivendo il suo primotesto teatrale. Recentemente hainiziato a gestire il suo weblog,

www.melamed.co.il, in ebraicoe in inglese.“Il software EYETECH”, raccon-ta, “mi permette di essere auto-nomo e di non dipendere daglialtri. L’occhio diventa il mousedel mio computer, cosicché lafamiglia e i badanti sono liberiper buona parte della giornata”.“Purtroppo il software e l’attrez-zatura correlata sono cari, co-stano 7000 $. Esistono delle as-sociazioni volontarie che con-tribuiscono nell’acquisto perchi non se lo può permettere.Altrimenti queste persone sonocostrette ad utilizzare la più tra-dizionale lavagna, sulla qualeindicano le lettere con gli occhi,che io utilizzavo fino a qualcheanno fa”.“Nonostante ciò, Israele”, scriveRahamim, “mi è molto vicinanella mia malattia. Lo Stato in-veste grandi risorse ed energie,

sia nella ricerca scientifica sianell’assistenza ai malati e agliinvalidi. Certo si può sempremigliorare, specie per accelerarei processi burocratici, ma il si-stema assistenziale e sanitarioin Israele è di certo tra i piùavanzati del mondo”.Pur essendo Israele uno Statocondizionato in alcuni aspettipolitici da una forte componen-te religiosa, la libertà di ricercascientifica non costituisce argo-mento di polemica e devo ri-chiamare il paragone con l’Italiaper far rilevare a Rahamim lacondizione di privilegio in cui sitrova il suo Paese, dove, peresempio, la ricerca sulle cellulestaminali embrionali soprannu-merarie è consentita e praticata.“Per me la ricerca sulle cellulestaminali in generale e su quelleembrionali in particolare rap-presenta una grande speranzadi cura per le malattie generati-ve come la SLA. L’ebraismo è de-cisamente più progressista delcattolicesimo in questo ambito,perché la nostra religione vedenella medicina moderna unasorta di mano di Dio: in tal sen-so c’è una grande apertura neiconfronti di ogni nuova scoper-ta scientifica, certo nei limiti delrispetto di un’etica che sia mira-ta a curare i malati e a salvare vi-te. So che in Israele ci sono variericerche in corso sulle cellulestaminali, ma non so a che pun-to siano. Spero però di riuscireancora nel corso della mia vita agodere dei loro risultati... Chis-sà, forse mi potranno creare unnuovo sistema nervoso e potròtornare a ballare alle feste deimiei nipoti e pronipoti – che adoggi sono ben 30 -, mangiare

bene, parlare, fare passeggiatein montagna e abbracciare miamoglie”.Quando, qualche giorno dopo,sono andata a trovare Rahamimper ringraziarlo, gli ho portatogli atti del primo Congressomondiale per la libertà di ricercascientifica. Mi ha detto che glipiacerebbe partecipare al se-condo e di tenerlo aggiornato.Non senza una nota di quellospirito che gli è caratteristico,aggiunge che il suo medico cu-

Per me la ricercasulle cellulestaminaliembrionalirappresenta una grandesperanza di cura

Volevo poteresprimere mestesso, le mieopinioni e i mieisentimenti, inmodo artistico.Nei miei quadriho dato risaltoagli occhiperché sonol’unica parte delmio corpo che simuove.

Nell’inserto dell’Agenda Coscioni di luglio su“laicità e religioni in Europa” sono statepub-

blicate molte delle opere di RahamimMelamed-Cohen. www.agendacoscioni.it

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DAL CORPO DEI MALATI AL CUORE

DELLA POLITICA 13INTERVISTE:

Suonare con gli occhiL’EX CHITARRISTA CON LA SLA

ANTONELLO CADINU

Jason Becker era un virtuosodella chitarra elettrica, alla finedegli anni Ottanta sostituì SteveVai nel gruppo di David LeeRoth: a soli vent’anni sembravadestinato a entrare rapidamen-te nel pantheon del rock. Il de-stino rema contro e nel 1990Becker riceve una diagnosi chesuona come una condanna dimorte: sclerosi laterale amiotro-fica e un’aspettativa di vita dimassimo cinque anni. Il suocorpo è vittima di una lenta ago-nia che in breve tempo gli haimpedito di suonare la chitarrae lo ha costretto a comunicarecon i suoi familiari solo con gliocchi attraverso un codice idea-to dal padre. Jason non si rasse-gna: “I have Amyotrophic Late-ral Sclerosis (ALS or Lou GehrigDisease). It has crippled my bo-dy and speech but not mymind…”. Becker lo scrive nel re-tro copertina del disco “Per-spective” composto nel 1996 edistribuito, nel 2001, dalla War-ner Bros. Si tratta di un disco sperimenta-le quasi interamente compostoattraverso un supporto infor-matico che permette di scriveremusica con il movimento degliocchi. Un album diverso daquelli che avevano caratterizza-to la precedente produzione diBecker imperniata sul funam-bolismo chitarristico del metalneoclassico. Ora il suo estro ar-

tistico è costretto ad adeguarsialla malattia: il risultato è un al-bum di rock sinfonico in cui vi èun ampio uso della tecnologiadigitale e di numerosi campio-namenti. Il disco si apre con “Primal” do-ve Becker suona la chitarraesplorando ritmiche tribali e ac-compagnandole a melodieorientaleggiante. Seguono leautobiografiche “Rain” e “End ofthe beginning”: due brani diuna straordinaria intensità. Nelprimo la chitarra irrompe comeun lamento interpretando unamalinconicamelodia chesintetizza lostato d’animodell’autore.Jason, infatti,aveva compo-sto questobrano in ungiorno dipioggia all’ap-parire dei pri-mi sintomidella malattia. Nella secondaBecker propone una variazionedel celebre Canone in Re delcompositore barocco JohannPachelbel. La composizione, ve-ra punta di diamante dell’al-bum, è arricchita dalla chitarradi Michael Lee Firkin. I toni cupidi “Rain” lasciano spazio a unalirica più serena che trova segui-to nella corale “Higher”. Con“Blue”, una sua vecchia improv-visazione, Becker apre una bre-

ve parentesi blues. Il neoclassi-cismo ritorna con la sinfonica“Death and life” che introduce“Serrana” il brano che Jason pre-sentò, nel 1989, all’Atlanta Insti-tute of Music impressionandol’uditorio. Il virtuosismo dell’ar-tista di San Francisco raggiungei massimi livelli: ispirandosi aiCapricci di Paganini esegue unaserie velocissima di accordiascendenti e discendenti con latecnica sweep-picking. Nel di-sco la chitarra viene sostituitada una campionatura dellatromba senza inficiarne l’effica-cia. Da ultimo “Meet me in themorning”, una cover del poeta ecantautore Bob Dylan, emble-ma delle battaglie per i diritti ci-vili negli USA.“Perspective” è un disco tantovisionario quanto intimo chemostra il genio musicale di unartista purtroppo poco noto algrande pubblico. Luca Coscionie Piergiorgio Welby hanno datoun senso politico alla SLA af-frontando temi fino ad allora ta-bù, Jason Becker affronta la stes-sa malattia attraverso la musica.Storie diverse, diversissime, maaccomunate dalla medesimavolontà di smuovere le coscien-ze di una società, di un mondopolitico e religioso, che spesso,in nome di un dogma fatto leg-ge, hanno ucciso i diritti e la di-gnità dei malati offrendo incambio una scostante commi-serazione.

rante, che è anche pilota perpassione, sarà felice di condur-celo. Mi ha chiesto anche seposso fare recapitare il catalogodella sua mostra al Papa. La ri-sposta al mio perché era effetti-vamente abbastanza scontata:“Perché immagino che il Papase ne intenda di Bibbia e i mieidisegni contengono un’inter-pretazione sulla quale mi pia-cerebbe conoscere la sua opi-nione”. Ma non solo questo: “IlCristianesimo si fa anche pro-motore di una dottrina dellapietà e dell’aiuto ai malati e agliinvalidi; allora mi piacerebbeche il mio esempio, attraverso ilPapa, potesse raggiungere più

persone possibile, gente che sitrova in condizioni difficili co-me la mia, per far rinascere inloro una fiducia in se stessi, nel-le loro capacità e nella possibili-tà di agire autonomamente”.Intanto ringrazia di cuore l’As-sociazione Coscioni per lo spa-zio che gli ha dedicato.

Rahamin Melamed-Cohen,malato di sla e paralizzato,dipinge. Ad Agenda Coscioniracconta il contributo che latecnologia ha avuto per la suaespressione artistica.

Yehoshua, Rahamim Melamed-Cohen, Gerusalemme 2007

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segnalazioni - www.lucacoscioni.it/tag/in_libreriaGian Enrico Rusconi (a cura di),Lo stato secolarizzato nell’etàpost-secolare, Il Mulino, 2008,pp. 337, euro 24,00Definire "post-secolari" lesocietà occidentali odiernesignifica riconoscere cheesse hanno completato ilprocesso di secolarizzazio-ne senza, però, cancellare lareligione né rinchiuderla ri-gorosamente nel privato.Secondo alcuni interpreti ilpost-secolarismo rompe gliequilibri delle religioni tra-dizionali radicalizzandole espingendole verso il cosid-detto "fondamentalismo",coinvolgendo anche la po-litica. Altri interpreti invecenon vedono nel post-seco-larismo particolari intensi-ficazioni o rielaborazionidel patrimonio religioso,ma soprattutto la crescentee riconosciuta influenzadelle Chiese nella sferapubblica su temi di eticapubblica. L'analisi è resaancora più complicata dalladiversità dei contesti nazio-nali e culturali. Il volume of-fre l'occasione per metterea fuoco la pluralità degli im-pianti analitici e teorici.

Paolo Capitelli, I diritti del malato (an-che) in relazione alle sue capacitàcognitive,Schena editore,2007,pp.272,euro 18,00Con questo contributo mo-nografico Paolo Capitelli sipropone di ricostruire l’at-tuale grado di tutela del ma-lato nel nostro ordinamen-to, attraverso un vaglio criti-co relativo all’effettiva e con-creta attuazione, nel sistemagiuridico italiano, di quel di-ritto alla salute contemplatodagli articoli 2 e 32 della Car-ta Costituzionale. Nel qua-dro della trattazione dellepiù ricorrenti problemati-che che gravitano attornoalla figura del malato, si ri-flette sul se e in quale ordinedi grandezze il nostro asset-to normativo contempli ono il cosiddetto diritto dimorire, la pratica dell’euta-nasia e del “testamento bio-logico”.

Giovanni Fattorini,Aborto.Un medi-co racconta trent’anni di 194,Gue-rini e Associati,2008,pp.253,euro22,00Dopo la legge 194 i dati sono con-fortanti: aborto clandestino presso-ché scomparso; aborto legale ridot-to del 44,6%; tasso di abortività del-le minorenni pari al 4,8 per mille;aborto ripetuto pari al 26,4%, a di-mostrazione del fatto che l'interru-zione di gravidanza non è un mezzodi controllo delle nascite. Questi ri-sultati sono ancora più positivi se siconsidera che vi rientrano anche ledonne immigrate, che abortisconoin media 3-4 volte di più di quelleitaliane. Sono le cifre di una realtàtroppo spesso offuscata da polemi-che ideologiche. In questo libro,scritto da "un medico cattolico chenon ha obiettato", la storia dell'ap-plicazione della legge 194 è percor-sa con grande attenzione ai fatti:dall'analisi puntuale degli articolidella legge alle storie concrete delledonne,con uno sguardo particolareai Consultori familiari.

a cura di Maria Pamini

14LE NOSTRESEGNALAZIONI

LETTURE !

Armando Massarenti, Staminalia. Lecellule “etiche” e i nemici della ricerca. UgoGuanda Editore, Parma, 2008, pp. 208, Û14,50

GILBERTO CORBELLINI

C’è più che un’assonanza di titolazionecon il poema di Anneo Lucano, Pharsa-

lia, nel libro che Armando Massarenti de-dica al dibattito pubblico sulle cellulestaminali. Come Lucano, che raccontacon toni fortemente critici la guerra civi-le tra Cesare e Pompeo, anche Massaren-ti ricostruisce i termini di una battagliaculturale, prendendo esplicitamente po-sizione nel confronto accesosi sia tra i ri-cercatori sia a livello politico su quale ti-po di staminali siano destinate a soddi-sfare le aspettative e le promesse dellamedicina rigenerativa.Le polemiche politiche e bioetiche insor-te soprattutto in Italia, ma non solo, in-torno alla liceità morale e alla validitàscientifica delle ricerche che esplorano ilpotenziale di plasticità e quindi di capa-cità riparative delle cellule staminali em-brionali (CSE) o presenti nei tessuti adul-ti (CS), sono palesemente il frutto di unaconfusione tra diversi piani discorsivi. Equesto risulta chiarissimo proprio se-guendo cronologicamente l’evoluzionedel dibattito, da quando dieci anni fa Ja-mes Thompson dimostrò la possibilità dicoltivare in vitro le CSE umane, fino aisorprendenti esperimenti di Shinya Ya-manaka, che dimostrano la possibilità diindurre la trasformazione di fibroblasti incellule staminali pluripotenti. Nel mezzoci sono state accese discussioni tra i ricer-catori sulla validità o replicabilità di alcu-ni esperimenti, che hanno visto più

d’uno divenire una star e poco dopo es-sere smascherato o ridimensionato per-ché i suoi risultati non erano trasparentio erano stati addirittura inventati. Ma so-prattutto ci sono state le controversiemorali e politiche sulla liceità di condur-re ricerche su CSE.Nel corso di questi ultimi anni i governi egli investitori privati hanno messo incampo diverse strategie politiche persfruttare il potenziale terapeutico ed eco-nomico dalla tecnologia di sviluppo del-le CS, con evidenti difficoltà dovute al-l’inadeguatezza e difformità dei sistemidi regolamentazione della sperimenta-zione clinica e di protezione brevettuale,ma soprattutto all’immediata politicizza-zione degli aspetti controversi della ricer-ca. Come illustra bene Massarenti, laquestione principale è subito diventataquella dello statuto morale delle CSE, cheda parte dei movimenti religiosi integra-listi statunitensi e della Chiesa Cattolicahanno funzionato da pretesto per lancia-re una campagna di disinformazionescientifica.Infatti, l’atteggiamento di chi era ed ècontrario alla ricerca sulle CSE, non èquello di limitarsi a presentare degli ar-gomenti etici o religiosi, rivendicarne lafondatezze e chiedere quindi dei com-portamenti conseguenti a coloro che ri-conoscono validi quegli argomenti. In re-

altà, come dimostra Massarenti, chi ècontro la ricerca con le CSE e la possibili-tà di creare linee staminali geneticamen-te identiche al paziente mediante la clo-nazione terapeutica, gioca soprattutto adenigrarne i risultati degli studi, enfatiz-zando alcuni scandali, peraltro sollevatidagli stessi scienziati, ma soprattutto di-vulgando false informazione circa la pre-sunta superiorità terapeutica delle CS.Nei paesi dove esiste un sistema della ri-cerca sanamente fondato sulla peer re-view, le conseguenze di queste disinfor-mazioni sono minime. Ma in Italia, doveil governo della scienza, a cominciaredalla distribuzione dei finanziamenti,non si basa su valutazioni obiettive, l’in-gerenza politica ispirata dalla disinfor-mazione produce la penalizzazione in-giustificata di ricerche che valorizzereb-bero culturalmente e forse anche econo-micamente il paese. Il libro si chiude pro-prio sulle conseguenze drammatiche,dovute alla mancanza in Italia di una cul-tura della peer review, che si sono mani-festate proprio nell’ambito dei finanzia-menti assegnati alla ricerca sulle CS. Ecorrettamente da conto del fatto che aportare la discussione a un livello politicoè stata l’Associazione (non la Fondazio-ne!) Luca Coscioni.

La recensione sarà pubblicata sulla rivista Darwin

Cronache dal fronte di una battaglia culturale

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15SOCIETÀ E VALORI

Ecco cosa vogliono i “paladini dell’identità”

CONTRO L’ETICA DELLA VERITÀ

Descrivono una società degenerata e senza valori per colpa della secolarizzazione.Così offrono al Vaticano l’occasione di rivincita su un aspetto costitutivo del “mon-do moderno”, la democrazia.GUSTAVO ZAGREBELSKY

Il lamento sull'identità che man-ca è diventato un luogo comunedel dibattito politico. Si può farebella figura a poco prezzo conqualche perorazione sulla caren-za dei “valori identitari” e così c’èmodo di attirare l’attenzione,magari perfino per farsi largo inuna campagna elettorale. Natu-ralmente, però, non tutto è petu-lanza e vanità. I grandi probleminazionali, europei e mondialiaperti davanti a noi oggi e sempreci interrogano inesorabilmentesu noi stessi, su chi o che cosa sia-mo e vogliamo essere, in altre pa-role sulla nostra identità. Ma i ter-mini della discussione attualesembrano contraffatti. In breve:si ragiona come se le nostre so-cietà fossero prive d'identità,avendola perduta o distrutta, e sidiscute perciò di come darne lorouna nuova o di come ripristinarel’antica. La riscoperta delle “radi-ci cristiane” è il punto d'arrivo diquesti ragionamenti. Poiché inapparenza si tratta di colmareun’assenza, i promotori d’identi-tà si presentano come disinteres-sati portatori di doni a un tipo disocietà che ha bisogno di loro,per sopravvivere. Ma non è così.Essi agiscono non per riempirevuoti ma per avviare sostituzioni.Onde, fuor di contraffazione, de-ve dirsi che essi combattono unabattaglia di egemonia culturaleche non è solo per, ma innanzi-tutto contro. Non sono benefat-tori ma conquistatori. Precisa-mente, sono cavalli di Troia.La contraffazione si avvale di fa-cili rappresentazioni a tinte fo-sche delle malattie morali dellesocietà europee odierne. Sociolo-gi e psicologi, politici, politicanti,uomini di Chiesa e uomini dimondo sono al lavoro ed è un la-voro facile, che sfrutta luoghi co-muni e radicate tendenze all’au-tocommiserazione. Tanto più lecose sono volte al peggio, tantopiù sembrano attendibili. Le so-cietà che essi descrivono sareb-bero luoghi di disgregazione e di-sperazione, relativismo etico,egoismo e mancanza di nerbomorale, tutti prodotti del famige-rato “pensiero debole”. Addirittu-ra è stato detto, da pulpiti tantoelevati quanto irresponsabili, chele nostre società sarebbero giun-te al punto di “odiare se stesse”:esse sarebbero preda di una pul-sione all’autodistruzione o allacapitolazione. La diminuzionedel tasso di natalità e l’invecchia-mento delle generazioni sonoconsiderati la prova provata deldeclino. Tutto ciò, in generale, sa-

rebbe il frutto avvelenato dellasecolarizzazione e di una culturadegenerata senza valori, che haprodotto scienze e tecnicheframmentate, prive di anima madotate di ambizioni smisurate,per le quali lo stesso essere uma-no è una cosa tra le altre. Priva diorientamento, la ragione umananon si occupa più di fini ma solodi mezzi (la “ragione strumenta-le”) ed è quindi pronta a servirequalunque padrone. Questi, piùo meno, i tratti delle società lai-che, “postmoderne” o “avanzate”,secondo i nostri postulatori diidentità. Se siamo vicini alla per-dizione e alla capitolazione, cer-chiamo chi ci salvi e mettiamocinelle sue mani. […] A dire il vero, simili apocalitti-che descrizioni e generalizzazio-ni paiono degne più di sfoghi tragente frustrata e delusa per comeva il mondo che non di un ob-biettivo e responsabile atteggia-

mento di valutazione e compren-sione della realtà. Davvero le no-stre società sono prive di valori?Forse si dimenticano troppo fa-cilmente gli apporti ideali che, inuna storia plurisecolare, sono ve-nuti plasmando la nostra vita col-lettiva, apporti che hanno tantinomi in corrispondenza di altret-tante conquiste politiche, socialie culturali: tolleranza nei con-fronti delle fedi di tutti, laicità, li-bertà e socialità, razionalismo,pluralismo, uguaglianza, dirittiumani, costituzionalismo, de-mocrazia. Alla base, c’è la perso-na come tale e la sua dignità, inquanto appartenente al genereumano e indipendentementedall’adesione a questa o quellafede, religione, stirpe, comunitàpolitica. Tutto questo, indubita-bilmente, è identità. Essa, a diffe-renza di quella dei procacciatoridi identità perdute, non poggiasu elementi concreti del tipo: unafede, una religione, una tradizio-ne, un’ideologia o una mitologia,una storia, una terra, una stirpeecc. Non poggia su unità pre-da-te perché la democrazia plurali-sta, per condurre a una vita co-mune le sue tante componenti,senza far uso di violenza, deve farleva soprattutto su valori astratti,non concreti; formali o procedu-rali, non materiali. La tolleranza,per esempio, dice che dobbiamoriconoscerci e rispettarci nellenostre diversità; non dice nulla,invece, suI contenuto di questediversità e suI modo concreto difarle convivere. La democrazia

promette procedure amichevoliper dare soluzione ai conflitti po-litici, ma è un metodo, non il con-tenuto di una decisione. Per quanto astratti e formali, tut-tavia, questi non sono “meno va-lori” di quelli materiali e concreti.Anzi, dal punto di vista del loro si-gnificato politico, sono più alti,sono meta-valori, in quanto con-sentono rispetto e convivenzapure tra quanti aderiscono a vi-sioni della vita diverse, tra quantiaderiscono a differenti valori ma-teriali e concreti, tra quanti, inbreve, si riconoscono in distinteidentità. Questi caratteri astratti eformali della democrazia, pur co-sì preziosi per chi crede, appun-to, nella democrazia, sono fragilie, per questo, c’è da temere dal-l’attacco dei paladini delle fortiidentità materiali. Si consideri in-fatti la natura di tali caratteri, unanatura relazionale: tolleranza,uguaglianza, diritti, democraziaecc. non possono vivere se nonsono accettati in una rete di rap-porti in cui ciascuno è disposto adare agli altri quel che pretendeper se stesso. […]L’identità della democrazia ri-chiede un’elevata misura di re-sponsabilità nei confronti delladimensione collettiva dell’esi-stenza. Non così le identità mate-riali, che vivono per se stesse, cia-scuna per proprio conto, e posso-no contare sulla forza e sulla vio-lenza per imporsi sulle altre. Ec-co in che cosa consiste la fragilitàdelle nostre società, in quantonon rinuncino a essere se stesse:

vivono solo a condizione che leparti costitutive siano disposte eriescano a comporsi, senza fareaffidamento sull’ordine impostodalla forza che divide. In effetti,noi vediamo dappertutto e inogni momento le debolezze, i li-miti e le contraddizioni delle no-stre società democratiche. Per di-fenderne l’identità, non possia-mo farne un’acritica apologia.[…] Ma non tutto è disgregazio-ne, anche se molto lo è e, per lopiù, questo molto proviene pro-prio da coloro, ipocriti!, che oggisi impalcano a custodi di fortiidentità morali. Chi si riconosce nella democra-zia dovrebbe dire: per difenderla,operiamo in spirito di concordia,combattiamo le prepotenze e laplutocrazia, rispettiamoci vicen-devolmente, coltiviamo la legali-tà, promuoviamo la solidarietà,diamo sicurezza ai più deboli erallentiamo la competizione so-ciale. Cioè: non rinunciamo a noistessi, a quello che siamo e a ciòin cui crediamo, cerchiamo dicorreggerne i difetti e combattia-mo ciò che la sfigura. In una pa-rola: prendiamoci cura della de-mocrazia. Invece no. Si dice: basta con que-sta identità; diamocene un’altra,un’identità militante che ci rendariconoscibili non gli uni verso glialtri, ma gli uni contro gli altri. Leistituzioni non siano neutrali, maservano a questa battaglia e chinon ci si riconosce, peggio per lui.L’identità ben giustifica il sacrifi-cio degli altri. Darsi questo gene-re di identità significa precisa-mente promuovere uno scontrodi civiltà. La Chiesa cattolica è di-rettamente coinvolta. Le si offrel’occasione di rivincita su unaspetto costitutivo del “mondomoderno”, la democrazia: una ri-vincita che una parte di essa forseha sempre desiderato e aspetta-to. I nostri procacciatori d’identi-tà sono i nuovi teologi politici. Es-si, in mancanza di chiese d’altrogenere - ideologie forti e globali,filosofie della storia, promessemessianiche -, si rivolgono aquella che pare loro l’odierna de-positaria di valori identitari utilialla loro battaglia, la Chiesa cat-tolica, e le offrono un’alleanza. E’la grande tentazione del nostrotempo, una delle tre tentazionisataniche di Gesù di Nazareth neldeserto, la tentazione del potere.(A cura di Marco Valerio Lo Prete)

@pprofondisciTratto da Gustavo Zagrebelsky,Contro l’Etica della Verità, Edizio-ni Laterza, 2008.

I paladini delleforti identità sipresentanocomedisinteressatiportatori di donia un tipo disocietà che habisogno di loro,persopravvivere.Ma non è così.Essi agiscononon perriempire vuotima per avviaresostituzioni.Non sonobenefattori maconquistatori.

Page 28: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

Abbonamento Agenda CoscioniOgni mese Agenda Coscioni è stampato e spedito per un costo di circa12.000 euro. Senza nemmeno un euro di finanziamento pubblico. Solocon i contributi e le iscrizioni di persone che tengono alla “libertà diricerca”. Dopo 2 anni di giornalismo “militante” e senza padroni, ti

chiediamo di iscriverti all’Associazione o di abbonarti al mensile. Solocosì potrai continuare a leggerci e farci leggere.

Per abbonarti versa almeno 20 euro all’Associazione Coscioni.

ENRICO PICCOLO

Nell’ottobre del 1989, all’età di 36 anni, sono statocolpito da un virus, ipotizzato (non è stato maiaccertato) di origine tubercolare che mi ha ridottoin coma per 22 giorni. Al mio risveglio nonriuscivo a capire dove mi trovassi. Accanto a mec’era Lucia, la donna della mia vita, stranamentevestita di verde, con una cuffietta in testa. Dopodiverso tempo compresi di essere in ospedale. Mirivolsi a Lucia per dirle di firmare per tornare acasa ma, con mia grande sorpresa, mi accorsi dinon riuscire a parlare: un grosso tubo mi uscivadalla gola, diversi tubicini erano attaccati in varipunti del corpo e, soprattutto, avevo il catetere. Miresi conto di essere completamente paralizzato edi poter muovere solo la testa.Il coma non era stato nulla in confronto a quelloche sarebbe venuto dopo. A volte penso che semorire è come entrare in coma non eassolutamente una tragedia, quella inizia alrisveglio!Dopo circa 15 giorni ero notevolmente miglioratoe fui trasferito in un centro di riabilitazione aMontecatone (Bologna).Quando arrivai era una giornata nebbiosa didicembre, il giorno di S. Lucia, e il centro, un exsanatorio del periodo fascista, mi sembrò ancorapiù tetro. Le camere avevano 8 letti: la privacy erainesistente. Rimasi a Montecatone per circa 4mesi, che mi sembrarono interminabili, ma a queltempo pensavo ancora che sarei guarito e chefosse solo questione di tempo.Rientrato a casa decisi di rendere la mia vita il piùsopportabile possibile. Presi la patente (a queltempo ero un paraplegico) e cominciai adoccuparmi dei diritti delle persone disabili comeme: fare qualcosa per gli altri divenne moltoimportante. Ero completamente autonomo.Riuscivo a vestirmi, spogliarmi, andare a letto,alzarmi, lavarmi ecc.; andavo anche in piscina dasolo e, a parte le barriere architettoniche eculturali, che mi umiliavano, per il restoconducevo una vita “normale”.Nonostante la mia autonomia, però, stavo male.Mi sentivo diverso e mi mancavano troppe cosedella vita. Quando ero in auto spesso cercavoposti dove, eventualmente, avrei potuto

schiantarmi, senza recare danno a nessun altro.L’idea che avrei potuto togliermi la vita quandovolevo mi tranquillizzava.Sono stato in questa situazione fisica per oltredieci anni poi, senza alcun motivo, ho cominciatolentamente ma inesorabilmente a peggiorare. Mifeci ricoverare all’unità spinale di Firenze, dove mitrattennero per circa un mese, sottoponendomi adolorosissime visite neurologiche. Mi dimiserodicendomi: “Speriamo che non peggiori”.Ho dovuto smettere di guidare e passavo il miotempo al computer. Quando ho perso del tuttol’uso degli arti superiori sono stato costretto adabbandonare anche il computer e, per alcunimesi, sono rimasto isolato, perché per noi disabiligravi il computer è uno strumento socializzanteche ci permette di far sentire la nostra voce. Piùtardi venni a conoscenza del programma vocale,ma dopo alcuni mesi non ero più in grado diadoperare nemmeno quello. Adesso è il mioassistente che scrive per me. Ultimamente, infatti,sono entrato a far parte della sperimentazionetriennale per la vita indipendente eautodeterminata della Regione Toscana. Adessoho qualcuno che mi aiuta e questo mi ha di nuovodato dignità e autonomia. Nonostante tutto miritengo un uomo fortunato perché ho vicino unadonna e un figlio che amo e che mi amano.Ho raccontato la mia storia per ricollegarmi aldibattito sull’eutanasia. Come ho già dettopeggioro lentamente ma inesorabilmente e,nonostante mi ritenga un uomo fortunato, non sofino a quando potrò resistere. Molti anni fa avreivoluto togliermi la vita, ma adesso pagherei pertornare a stare com’ero allora. Tutto sommatosono contento, nonostante le tante sofferenze, diaver vissuto questi anni. Il punto è che anche se almomento non voglio morire, vivrei molto piùtranquillo se sapessi che, quando non ce la faròpiù, potrò avere la possibilità di autodeterminare,con dignità, la mia morte.

@pprofondisciPer leggere e commentare questa ed altre “storie disperanza”, ww.lucacoscioni.it/flexinode/list/10

Iscritti al “Pacchetto arearadicale”Si sono iscritti all’AssociazioneLuca Coscioni con la formula del“Pacchetto area radicale”(iscrizione a tutti i soggetticostituenti il Partito RadicaleNonviolento, Transnazionale eTranspartito, quota 590 euro)Fabrizio Amerelli; Franco Bortoli;Massimo Maracci; Mario Pepe;Luigi Ruggiero; Emmanuele Somma

Iscritti (per cui vale abbonamento a AgendaCoscioni)Luca Nicotra € 400; Marco DeAmici € 200; Umberto Muscatello €200; Luciano Bianchi € 150;Domenico Loro € 120; Luisa Acerbi€ 100; Giovanni Bosi € 100; MarcoBrandalesi € 100; CarmelaBuonocore € 100; Brunella Casalini€ 100; Alberto Consonni € 100;Francesco De Chirico € 100;Francesco De Luca € 100;

Margherita Fabbri € 100; MartaFarinazzo € 100; Luigi Fusco € 100;Marco Galoforo € 100; GiuseppeRenato Gristina € 100; Gloria Guzzi€ 100; Lucia La Morticella € 100;Tullio Monti € 100; Federico Nenzi €100; Milena Ortalda € 100; EnricoLibero Piccolo € 100; LucianoProvini € 100; Anna Maria Schiaroli€ 100; Luigi Tavola € 100; RobertaTerpin € 100; Angelo Tonon € 100;Pietro Tornaghi € 100; MarioTrifuoggi € 100; Giovanna Vairo €100; Enrico Zicavo € 100

Aumento quota IscrizionePietro Colombo € 5.000; AnnaCristina Pontani Coscioni € 300;Catena Lea Radici € 200; AnnibaleViscomi € 200; Giulia Innocenzi €150; Carlo Bello € 100; AlbertoGiordano Bruno Bramati € 100;Eugenia Crippa Celotti € 100; Jose'De Falco € 100; Marco Del Ciello €100; Giuseppe Giannini € 100;Alessandro Giova € 100; MatteoMantenuto € 100; Simona Nazzaro

€ 100; Sandro Ottelli € 100;Eleonora Palma € 100; Catena LeaRadici € 100; Guido Torelli € 100;Stefania Caradonna € 50; PaoloD'ambrosio € 50; Ivan Innocenti €50; Pio Ausiello € 30; SecondoArmand € 20; Alfredo Lombardozzi€ 20; Chiara Melchiorri € 20;Stefano Negro € 20; Fabiano Citi €10; Massimiliano Gazzini € 5

Contribuenti e abbonati a Agenda CoscioniMonica Cetrullo € 150; GabrieleColombini € 150; Domenico DeLuca € 150; Paola Felici € 150;Enrico Giangrossi € 150; GiulianoGirlando € 150; Cecilia Meciani €150; Giampiero Peccioli € 150;Mauriana Pesaresi € 150; LorenzoTamburini € 150; Pietro Dibilio €100; Johannes Keizer € 100;Davide Miraglia € 100; StefanoMusilli € 100; Alberto Pati € 100;Giovanna Bandini € 50; SalvatoreCampisi € 50; Augusto Fonseca €50; Filippo Piazza € 50; Agostino

Sangiorgi € 50; Silvana Cipriani €30; Aldo Scalera € 30; ManuelaZanini € 30; Andrea Celani € 25;Vittoria Stagni € 25; AntonioAtripaldi € 20; Giorgio Bertinetti €20; Fabio Calvise € 20; SofiaCampana € 20; Ilaria Ciarletta € 20;Umberto D'amore € 20; GiuseppeDe Michelis € 20; Fernando Fratta €20; Francesco Intrieri € 20;Francesco Laruccia € 20;Alessandro Marchi € 20; RobertoMolinari € 20; Giulio Santori € 20;Anna Spina € 20; Lucia TengerAvogadri € 20; Eleonora Timarco €20; Cristina Tunesi € 20;

ContributiAngelo Basili € 15; NadiaChiaramonte € 10; Daniela AnnaLeoncini € 10; Ennio Moro € 10;Andrea Procaccini € 10; ElisabettaSalier € 10; Arianna Scoccia € 10;Egle Tartara € 10; Mauro Turrini €10; Paola Vianello € 10; MaurizioCeresini € 5; Simona Cioni € 2,50;Marco Manetti € 0,20

Iscritti nel mese di settembre

ENRICO DAL COMA

ALLA DIGNITÀ.SE SOLOSAPESSI

CHE POTRÒ...

16STORIA DISPERANZA

DAL CORPO DEIMALATI AL CUORE

DELLA POLITICA

Page 29: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

ISCRIVITI• CARTA DI CREDITOsu www.lucacoscioni.it oppure telefonando allo 06 68979.286

• CONTO CORRENTE POSTALE n. 41025677 intestato a "AssociazioneLuca Coscioni per la libertà di ricercascientifica", Via di Torre Argentina n. 76- cap 00186, Roma

• BONIFICO BANCARIOintestato a Associazione LucaCoscioni presso la Banca di CreditoCooperativo di Roma ag. 21 IBAN:IT79E0832703221000000002549 BIC:ROMAITRR

LE QUOTE DI ISCRIZIONE Socio sostenitore almeno 200 euroSocio ordinario almeno 100 euro

SE HAI MENO DI 20 ANNITi puoi iscrivere con soli 10 euro

L’Associazione Luca Coscioni è soggetto costituente del Partito RadicaleNonviolento, Transnazionale e Transpartito. Per iscriverti a tutti i soggetti costituenti il partitola quota d’iscrizione è di 590 euro

DIRETTORERocco Berardo

CAPO REDATTORIMarco Valerio Lo Prete Tina Santoro

GRAFICAMihai Romanciuc

HANNO COLLABORATOAngiolo Bandinelli, MarcoCappato, AlessandroCapriccioli, Josè De Falco,

Maria Antonietta FarinaCoscioni, Filomena Gallo,Giulia Innocenzi, SimonaNazzaro, Maria Pamini, AlbertoPati, Carmen Sorrentino, GiuliaSimi, Emiliano VigilanteIllustrazioni: Paolo Cardoni

IL NUMERO DIECI/08 DI “AGENDA COSCIONI” È STATO CHIUSO LUNEDÌ 30 SETTEMBRE 2008Il mensile “Agenda Coscioni”, giunto al suo ventiseiesimo numero, ha una tiratura media di 40.000 copie, distribuite via posta su scala nazionale.

I numeri arretrati di “Agenda Coscioni” sono liberamente scaricabili all’indirizzo:www.agendacoscioni.it Commenta gli articoli sul sito!

Gli indirizzi utilizzati per inviare questa rivista sono utilizzati dall’Editore esclusivamenteper far pervenire questa pubblicazione ai destinatari. I dati di recapito, se non sono statiforniti direttamente dall’interessato, provengono da liste pubbliche e non vengono uti-lizzati dall’Editore per fini ulteriori. Per integrare, modificare, aggiornare o far cancellaretali dati basta scrivere a [email protected]

INVIA UN CONTRIBUTO E RICEVERAI ILNOSTRO GIORNALE AGENDA COSCIONI

Cara redazione, sono iscritto alla “Luca Co-scioni” da poco, ho solo tre Agende, che holetto interamente e, per me è un record: io hola terza media, unafamiglia e pocotempo, e sincera-mente mi conside-ro culturalmentepovero. Non solo.In questi pochimesi mi sono chie-sto molte volte co-sa c'entrassi io convoi, certi problemiumani, medici, politici per me sono impos-sibili da capire. Allora vi domanderete: per-ché ti sei iscritto? Io ho votato la Rosa nel Pu-gno più per logica che per fede. Riconobbi inEmma Bonino la persona che legava l'Italiaall'Europa meglio di tutti gli altri. Così dopoqualche anno ho ripreso il filo interrotto e,dato che io come cittadino italiano mi consi-dero poco ascoltato in tutto, ho riconosciuto

nella “Luca Coscioni” una associazione cheal di là del credo politico sa difendere gli inte-ressi della gente. Io culturalmente so poco

anche se sto cercandodi studiare proprio percapire ancora meglio imessaggi che l'Agen-da Coscioni, Radio Ra-dicale e tutta la “Galas-sia” mandano e cheper ignoranza, pover-tà d'informazionimolti non riescono asentire. Aggiungo che

però se parli con la gente capisci che certe te-matiche interessano e, come posso, portoavanti certi discorsi semplificando molto etrovando ascolto. Ho 47 anni e una famigliache mi impegna molto. Sentendo voi, anchealla scuola, sento la vostra gioventù. Com-plimenti. Certe "battaglie" fanno maturaremoltissimo.Fabiano Citi

“Leggo Agenda Coscioni dalla prima all’ultima riga

e mi iscrivocontro l’ignoranza”

Page 30: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

RADICALIITALIANI

3VERSO IL CONGRESSO

QUOTADIISCRIZIONE A RADICALI ITALIANIQuota minima: 200 euro (0,55 euro al giorno).

MODALITÀDI VERSAMENTO1) Carta di creditoBasta telefonare al numero 06/6826 e concordare versamento unico o arate. E' possibile iscriversi anche online su www.radicali.it

2) Bonifico BancarioRadicali Italiani, Via di Torre Argentina, 76 - 00186 Roma IBAN:IT79D0832703221000000002380

3) Conto Corrente PostaleRadicali Italiani, Via di Torre Argentina, 7600186 Roma CCP: 27930015

Iscrivendoti a Radicali Italiani per il 2008 potrai votare al VII Congresso

Radicali Italiani Via di Torre Argentina 76, 00186 Roma Tel. 06689791 Fax 0668805396 www.radicali.it - www.radioradicale.it - www.radicalparty.org

VIICongresso di Radicali Italianidal 30 ottobre al 2 novembre.

Il VII Congresso di Radicali italiani sarà un'occasione di cono-scenza e di valorizzazione delle storie, della militanza e dell'im-pegno dei Radicali storici, che molto spesso sono anche"Radicali ignoti". Questo evento può rappresentare l'inizio diun approfondimento dell'analisi e della ricostruzione della sto-ria del Partito, attraverso quella dei suoi iscritti: di coloro che lohanno scelto per decenni e di coloro che solo una volta, inoccasione di una particolare iniziativa vi hanno aderito; di colo-ro che lo hanno scelto a quindici o venti anni e di coloro che lohanno scelto a quaranta, sessanta, ottanta anni.

Tutte le informazioni sul programmadel Congresso su www.radicali.it o telefonando allo 06.689791

Chiediamo alle Istituzioni di farequello che, noi radicali, abbiamosempre fatto.

I Radicali hanno, da sempre, posto la que-stione della pubblicità della vita istituzio-nale, dell’einaudiano “conoscere per deli-berare”, come elemento fondante di unavera democrazia. Nel 1976, appena entrati a Montecitorio, iquattro deputati radicali organizzaronodelle trasmissioni “pirata” delle seduted’aula facendo viaggiare - per la prima vol-ta nella storia italiana - le voci dei parla-mentari sulle onde di Radio Radicale. Tut-to nacque da un’intuizione di Marco Pan-nella e ora sembra normale poter ascolta-re integralmente le sedute della Camera edel Senato, o seguire congressi di partito ole più importanti manifestazioni politiche. La “filosofia” di “Radio Radicale” è efficace-mente condensata nello slogan-spot: “Laradio che parla e che ascolta. Radio radica-le è dentro, ma fuori dal Palazzo”.

Un recupero in pieno del fondamentodella democrazia liberale: il “cono-scere per deliberare”.

A tutti i livelli istituzionali occorre garanti-re ai cittadini la possibilità di poter cono-scere con facilità non soltanto l’attivitàsvolta dai vari enti, ma anche quei dati ine-renti l’attività degli eletti, integrale e senza

filtri, rendendo disponibili, di facile acces-so e consultazione, atti e informazioni.Quante volte sono presenti e assenti. Co-me e se lavorano. Con quali metodi o espe-dienti. Se sono assenteisti o quante volte ecome votano, in plenaria o nelle commis-sioni. Quante e quali “missioni”, fraudo-lentemente o no, si attribuiscono. Quali equanti strumenti regolamentari usino: in-terrogazioni, interpellanze, mozioni, ordi-ni del giorno, prese di parola. E ancora:quali le loro situazioni patrimoniali, im-mobiliari, finanziarie, fiscali, societarie, iloro incarichi remunerati…Consentire la pubblicità delle discussioniaffinché il cittadino abbia gli strumenti per

una partecipazione attiva alla vita politicae democratica del Paese.Oggi v’è la possibilità e quindi la necessitàche questi dati siano davvero a disposizio-ne di tutti. E sarà questo, finalmente, il ve-ro strumento per riconoscere e premiare imigliori, i più capaci e onesti.Questa è una riforma fondamentale perrestituire legalità e reale democrazia al Pae-se e alle sue Istituzioni.

La moralizzazione della politica pas-sa anche da riforme come questa.

Se l’anagrafe degli eletti fosse già stata in-trodotta ad ogni livello istituzionale, così

come chiediamo, probabilmente avrem-mo da tempo sanato alcune delle ferite in-ferte alla democrazia e evitato il diffonder-si dell’illegalità ad ogni livello.Esiste oggi la speranza che una grandemobilitazione popolare consenta al paesedi riprendere la sua capacità di iniziativa edi decisione, restituendo la politica ai de-lusi in un clima rinnovato che lasci sempreminori spazi alle clientele e ai politicanticorrotti e mafiosi.Occorre dunque restituire al cittadino glistrumenti di controllo e di vigilanza, di co-noscenza dell’operato dei suoi rappresen-tanti ad ogni livello, nazionale e locale.La proposta che ti chiediamo di sosteneree fare tua, ha anche un valore politico ge-nerale: di fronte a ciò che accade nei “Pa-lazzi”, una risposta può e deve venire dalpaese, con l’arma della democrazia. Perquesto è necessario che il partito dell’one-stà, della Costituzione, della nonviolenza,del cambiamento, possa continuare adesistere e a pesare sempre di più nella vitapolitica del paese; è necessario che nonsmobiliti, ma che prenda nelle sue mani ilproprio destino, esercitando i diritti che laCostituzione riconosce a tutti noi; il parti-to del “conoscere per deliberare” può assi-curare, con il tuo aiuto, con la tua collabo-razione, questa speranza di alternativa e dicambiamento.

Aiutaci a renderlo possibile.

Sia garantito ai cittadini il diritto di

conoscere per

deliberare

Quasi ogni anno siamo chiamati ad eleggere una volta deputati e senatori,un’altra volta chimandare al Parlamento Europeo,un’altra volta ancora il sindaco,il presidente della Regione o

della Provincia,consiglieri circoscrizionali...E una volta che li abbiamo eletti,che cosasappiamo di quello che fanno,che dicono,che propongono? Cosa sappiamo,davvero,di quello

che viene deciso in un consiglio comunale,in un’assemblea regionale,in una commissioneparlamentare di Montecitorio o Palazzo Madama? Eppure si tratta di decisioni che riguardano

la nostra vita:la salute,le tasse,la scuola,le pensioni,l’assistenza,il lavoro...

iscrivitipartecipa

Page 31: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

2ANAGRAFE DEGLI ELETTI

RADICALIITALIANI

Moralizzare la politica, per il piacere della politica

INTERVISTA AD ANTONELLA CASU, SEGRETARIA DI RADICALI ITALIANI

Rendere pubblico e accessibile l’operato degli eletti nelle Istituzione significa restituireai cittadini il diritto di “conoscere per deliberare”.ricevuti, dei doni e dei benefici, ilregistro delle spese, comprensivedi quelle per lo staff, ed infine unquadro delle presenze ai lavori ei voti espressi sugli atti adottatidall’istituzione cui appartiene.Tutti questi dati dovranno esserefacilmente accessibili, così da po-ter essere elaborati e incrociati.

Qualcuno potrebbe definirlauna iniziativa moralistica.Nonle sembra che contrasti con lastoria libertaria del Partito radi-cale?E’ proprio perché i radicali nonsono mai stati moralisti – e la no-stra storia ne è una dimostrazio-ne – che possiamo parlare di mo-ralizzazione della politica. E lamoralizzazione della politicapassa anche da riforme comequesta. Se l’anagrafe degli elettifosse già stata introdotta ad ognilivello istituzionale probabilmen-te avremmo da tempo sanato al-cune delle ferite inferte alla de-mocrazia e evitato illegalità adogni livello. E’ una campagna chevuole accrescere anche la parte-cipazione al piacere della politi-ca, quella con la P maiuscola enon sollecitare tendenze antipo-litiche.

E secondo lei è la possibilità dicontrollo che può restituire al cit-tadino fiducia nelle istituzioni?Il controllo è l’essenza stessa del-la democrazia. Nella possibilitàda parte dei cittadini di esercita-re il controllo su chi li governa sicompie infatti, il senso di un si-stema democratico. E’ proprio inquesta direzione che va la propo-

sta radicale di istituire un’anagra-fe degli eletti: uno strumento del-la democrazia diretta che pone ilcandidato e l’eletto sotto la lentedell’elettore, in modo che questipossa conoscerlo, seguirlo nellasua attività politica. Al cittadinodeve essere garantito l’accesso, apartire dall’utilizzo del web, aduna vasta documentazione chepermetta di conoscere l’operatodi coloro che esercitano un’attivi-tà pubblica. Questa è una riformafondamentale per restituire lega-lità e reale democrazia al Paese ealle sue Istituzioni.

Molti predi-cano bene erazzolanomale.I radicalipredicano be-nissimo,ma poicome razzola-no?Da sempre noiradicali abbiamoposto la questionedella pubblicitàdella vita istituzio-nale, dell'einaudia-no "conoscere perdeliberare", comeelemento fondantedi una vera democra-zia. Nel 1976, appenaentrati a Montecitorio,Marco Pannella, EmmaBonino, Adele Faccio,Mauro Mellini organizzaronodelle trasmissioni “pirata” dellesedute d’aula facendo viaggiare -per la prima volta nella storia ita-liana - le voci dei parlamentarisulle onde di “Radio Radicale”,

nataappena un anno pri-

ma. Siamo l’unico partito che tra-smette in diretta o in differita daRadio Radicale, o comunquepubblica integralmente on linesui siti radicali, tutte le riunioni diDirezione, i Congressi, le Assem-blee e ogni manifestazione. Pan-

nella, per suo conto, usa rende-re pubblici tutti i suoi interventivia e-mail in Internet, pubbli-cando integralmente le rispo-ste – che non siano private eassicurando il rispetto dellenorme elementari della pri-vacy – ricevute negli ultimidue anni, che restano e re-steranno accessibili a tutti,

lettori, curiosi e studiosi. Perverificarlo basta collegarsi al sitoradioradicale.it, radicali.it e radi-calparty.org.

Ma quindi come funziona,an-che gli amministratori e gli elet-ti della nostra città potrebberodover rendere pubblici i propridati?

Certo, mi auguro davvero saràcosì. Ma non vogliamo conside-rare questa battaglia di proprietàdei radicali. E’ una battaglia cheappartiene a tutti i cittadini: colo-ro che sono interessati a questaproposta di riforma sono invitatia manifestarsi subito. Vorremmoche in ogni sito, in ogni blog vifosse un’eco - d’adesione o di cri-tica - di questa iniziativa, così co-me - territorialmente – in ognipaese vi fosse chi la rappresenti,la promuova, si coordini con noie con ogni altro che la condivida.Chi vuole può scrivermi a: [email protected]

Anagrafe dei lottizzati: il casodei baroni della sanità pubblicaze proprio da parte di chi – ma-nuale cencelli alla mano – ha ali-mentato un generale senso di sfi-ducia e frustrazione.E tuttavia, si ha l’impressione cheanche i critici più sinceri e in buo-na fede commettano un errore divalutazione, confondendo “lapoliticizzazione della sanità” conle lottizzazioni dei partiti. Al con-trario, il principale difetto dellasanità aziendalizzata risiede nel-l’assenza della politica, intesa co-me capacità di raccogliere ed in-terpretare i bisogni dei cittadini edeterminare le condizioni perchéad essi sia data risposta. E’ perquesto che intervenendo sul bi-

nomio autonomia-responsabili-tà che deve contraddistinguerel’operato dei manager, sarebbeaddirittura dannoso ridurre imargini di autonomia; occorrepiuttosto ampliare e rendere tan-gibile la dimensione della re-sponsabilità. Responsabilità digestione, nel caso dei manager;responsabilità di scelta, nel casodei vertici politici.L’anagrafe dei baroni della sani-tà, dei nominati, è lo strumentoconcreto per realizzare questosalto di qualità, per ricondurre alcircuito della responsabilità poli-tica l’area dell’amministrazionepubblica della sanità. Rendere

pubbliche e trasparenti (ossia fa-cilmente accessibili) le informa-zioni sui manager nominati, suiloro curricula e sui risultati di atti-vità conseguiti, a fronte delle con-dizioni di partenza, è un modoper promuovere la partecipazio-ne ed il controllo democraticosulle istituzioni e per combatterela deriva anti-politica che fa ditutte le erbe un fascio. Un esem-pio in questa direzione è il siste-ma di valutazione della perfor-mance delle aziende sanitariedella regione Toscana. Ciascunaazienda – e quindi ciascun ma-nager – viene classificata me-diante un sistema multi-assiale

di indicatori, aggregati in sei aree:1) i livelli di salute della popola-zione; 2) la capacità di perseguiregli orientamenti del sistema re-gionale; 3) la valutazione sociosa-nitaria; 4) la valutazione esterna,espressa dai cittadini; 5) la valu-tazione interna, espressa come li-vello di soddisfazione del perso-nale; 6) la valutazione dell'effi-cienza operativa e della perfor-mance economico-finanziaria.Per ciascun indicatore sono defi-niti gli standard ottimali. Ne deri-va che ogni azienda – e quindiogni manager – ottiene una verae propria "carta di identità", ac-cessibile a chiunque, in tempo

reale: dal manager all'ultimo cit-tadino, rappresentando quindiun formidabile strumento perguidare le scelte della politica aldi là delle prepotenze dei partiti.Sarà un caso che la Toscana siauna delle poche regioni con unsistema sanitario pubblico di pri-m’ordine?

Primario di Psichiatria,DocentePsichiatria Sociale Università diNapoli

Anagrafe days

Mobilitazione delle associazioni radicali nei

quattro fine settimana di ottobre attraverso la

raccolta di firme e un impegno straordinario sul

fronte dell'autofinanziamento; in particolare,

nell'ultimo fine

settimana di

ottobre la con-

centrazione sarà

nei capoluoghi

di Regione.

Tutti gli appun-

tamenti su

www.radicali.it

Page 32: Agenda Coscioni anno III n.10: ottobre 2008

L'Associazione Luca Coscioni sostiene la campagna

di Radicali italiani per l'Anagrafe Pubblica degli

Eletti a ogni livello, per conoscere e controllare fatti

e misfatti di chi dovrebbe rappresentare il popolo. È

una riforma decisiva per arginare la piena della

non-democrazia italiana, per fermare il saccheggio

di danaro, di ambiente, di qualità della vita. Fabrizio

Starace ci spiega perché l'Anagrafe dovrà servire

anche per combattere la lottizzazione sfrenata del

Sistema Sanitario Nazionale, dei baroni della medi-

cina e della ricerca.

Anagrafe Pubblica degli eletti...e dei baroni!

MENSILE DI INIZIATIVA POLITICA E NONVIOLENTA DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI,PER IL CONGRESSO MONDIALE PER LA LIBERTÀ DI RICERCAAgenda CoscioniAnno III - N. 10 - Speciale

Ottobre 2008Direttore Rocco Berardo SPECIALE

INTERVISTA AD ANTONELLA CASU

A fine giugno scorso, quando sono staterinnovate le cariche del movimento, i Ra-dicali hanno deliberato di avviare unacampagna di mobilitazione di opinionepubblica e istituzionale per realizzare“l’anagrafe pubblica degli eletti”: unostrumento che, se adottato, potrà rendereconoscibile ai cittadini la documentazio-ne relativa ai comportamenti istituziona-li di tutti gli eletti, ad ogni livello, Parla-mento, Regioni, Province, Comuni.A guidare questa iniziativa è la neo elettasegretaria di Radicali italiani AntonellaCasu, militante storica del Partito radicaleche da anni si occupa di finanziamentipubblici e che satutto quel che riguarda ipolitici;poteri, privilegi, regolamenti,meccanismi, trucchi amministrativi,equel che non sa, sa doveandarlo a cerca-re. Così, i sindaci di tutti i comuni e i presi-denti di tutte le province e regioni italianesono stati contattati proprio in questi gior-

ni dai radicali affinché partecipino a que-sta sfida di “trasparenza democratica”.

Segretaria,ma concretamente in cosaconsiste questa anagrafe degli eletti?E’ molto semplice: chiediamo che di ogniistituzione siano messi in rete il link al sitoistituzionale, il bilancio interno, la compo-sizione dell’istituzione e per ogni Societàcontrollata dal Comune - anche quellecontrollate attraverso una partecipata - laragione sociale, i dati essenziali di bilan-cio, i nominativi dei consiglieri di ammi-nistrazione ed i relativi emolumenti. Diogni persona eletta chiediamo che sianopubblicati i dati anagrafici, codice fiscale,gli incarichi elettivi ricoperti nel tempo, ladichiarazione dei redditi e degli interessifinanziari relativi all’anno precedentel’elezione, degli anni in cui ricopre l’inca-rico e di quelli successivi, una dichiarazio-ne da parte dell’eletto dei finanziamenti

Moralizzaresenza moralismi

FABRIZIO STARACE

Nel nostro Paese la gestione della sanitàpubblica è affidata, secondo i dati del Mi-nistero Salute del giugno 2008, a 160Aziende Sanitarie Locali (che compren-dono 438 Presidi Ospedalieri a gestionediretta ASL), 97 Aziende Ospedaliere e 10Policlinici Universitari. Ai vertici di questeAziende siedono altrettanti Direttori Ge-nerali, Direttori Sanitari, Direttori Ammi-nistrativi, che costituiscono la c.d. direzio-ne strategica aziendale. La nomina deivertici aziendali è uno dei punti dolentidel processo di aziendalizzazione della sa-nità: essa è affidata ai Governi Regionali,con ampi margini di discrezionalità circala definizione delle caratteristiche profes-sionali richieste. Ciò che nei fatti avviene,come riportato da Pirani (Repubblica, 9settembre 2008), è che “…il presidentedella Regione nomina l'assessore alla Sa-nità (primo livello di scontro e compro-messo); l'assessore nomina i direttori ge-

nerali delle Asl, in nome del "primato del-la politica" (secondo livello di scontro espartizione intra-coalizione)…”. Insom-ma, una vera e propria lottizzazione parti-tica che, in nome delle caratteristiche “fi-duciarie” della nomina, produce “una fe-derazione di sultanati locali, con una retedi cacicchi sanitari al loro servizio”. L’effet-to-cascata non si ferma qui: il direttore ge-nerale nomina infatti direttore sanitario edirettore amministrativo ed ha inoltreampi poteri decisionali nella nomina deidirigenti di secondo livello (primari), “ma-gari dopo un finto concorso che proclamaun certo numero di idonei, senza peròuna classifica”. Insomma, la spartizionebuttata dalla finestra con l’azzeramentodei comitati di gestione delle USL rientradal portone principale delle Aziende Sa-nitarie, tanto da motivare crisi di giunta,indagini giudiziarie, tentativi a volte ipo-criti di differenziarsi e prendere le distan-

Sanità e lottizzazione

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