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Il fatto Come ti nascondo la notizia … di Rosa L. pag. 11 D ante Calisi, nacque a San Felice Circeo il 9 gennaio 1903, sesto di otto figli, da Alessandro Calisi e Maddalena Palombi. Il padre, fisicamente minuto ma intelligente e colto, era l’ammi- nistratore unico del Conte Lorenzo Mazzo- leni, proprietario della vasta tenuta nella quale lavorava la famiglia di Maria Goretti, situata nella zona in parte paludosa dell’at- tuale Borgo Santa Maria, tra Latina e Net- tuno. Essendo il padre, “Sor Lesandro” come era chiamato dai sanfeliciani, impegnato nel suo lavoro che spesso lo portava anche a Roma per il controllo e la riscossione del ri- cavato dalla vendita dei prodotti della te- nuta del conte, era la madre Maddalena che, severa come un gendarme, si occu- pava dell’educazione degli otto figli di cui ben sette maschi. Il giovane Dante era un ragazzo di statura media, molto vivace, stempiato sin da gio- vane e con occhi celesti, amante del mare, a detta di molti un eccellente nuotatore, in particolare in apnea al punto che in questa disciplina superava di gran lunga i suoi fra- telli più grandi. Giovanissimo entrò nel Col- legio “Villa Sora” di Frascati da cui uscì con il Diploma di Maestro dopo aver ricevuto una severa educazione e, anche una ap- propriata cultura dai Frati Salesiani, ma, successivamente, seguendo le orme di due suoi fratelli che avevano intrapreso la car- riera militare e, cioè Paolo nella Regia Ma- rina e Pietro Colonnello dell’Esercito, do- cente all’accademia Militare di Caserta e pluridecorato nella prima guerra mondiale, si arruolò anch’egli giovanissimo nell’Avia- zione Leggera dell’Esercito, diventando Pi- lota Osservatore a soli ventitré anni. Nel 1930 sposò Aldina d’Andrea, figlia di Giovanni, conosciuto commerciante di tes- suti di origine campana e per accontentar- la dovette lasciare la carriera di pilota per dedicarsi a un lavoro molto più tranquillo. Vinse il concorso di Maestro Elementare e si trasferì a Roma, dove insegnò per alcu- ni anni e dove nacque la sua unica figlia Maria. Spinto dal richiamo dei suoi amici e del suo Paese, chiese e ottenne di essere trasferito a San Felice. La scuola era una vera missione per il Maestro Dante, i suoi ex alunni lo ricordano come se fosse stato un seguace della scuola peripatetica di Ari- stotele, infatti, quando in primavera il clima cominciava a essere mite al Circeo, gli alun- ni, che conoscevano il suo punto debole, scrivevano sulla lavagna prima del suo ar- rivo in classe, la frase: “Oggi è una bella giornata”! A questo segnale lui rispondeva dicendo: “Va bene, ho capito, prendete il li- bro e andiamo a fare lezione all’aperto”. Le mete preferite erano il mare, in partico- lare “gliù pallone” cioè la zona dell’attuale porto, o la collina sovrastante, il Paese, ove dedicava le lezioni al moto delle maree o al- l’impollinazione dei fiori o all’astronomia. Ancora oggi dopo tanti anni, qualche ex alunno le ricorda perfettamente, (vedi “OKEAMUS” di Andrea De Sisti, editrice Ve.La.). Con gli alunni aveva un rapporto quasi paterno; li aveva talmente a cuore che talvolta, riservatamente, elargiva anche qualche aiuto economico ai genitori, per comprare le scarpe o altri accessori ne- cessari per andare a scuola senza vergo- gnarsi della povertà che a quel tempo qui era molto diffusa. Inoltre era sempre pron- to a battersi per la promozione di tutti e quando non riusciva a ottenere questo ri- sultato, era sempre una sofferenza per lui ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 13 N. 70 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015 Politica Costi della raccolta nettezza urbana … di M. Di Cosimo a pag. 5 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Territorio Incontri con la storia: Maria Pia Mambro di G. Mingione a pag. 15 Storia La Grande Guerra a San Felice Circeo di don C. Rinaldi a pag. 8 C ENT RO S T ORICO A seguito dell’efferato attacco terroristico in Francia, si fa un gran parlare di stampa, liber- tà di espressione, regole di convivenza tra razze e religioni diverse. Al di là delle va- rie opinioni su questi argomenti, è co- munque unanime e mondiale la condan- na per l’eccidio perpetrato che niente e nessuno potrà mai giustificare, perché contrario a qualsiasi credo religioso e ai principi di vita civile e democratica. Questi accadimenti hanno riportato alla memoria di molti il “Trattato sulla tolleran- za” di Voltaire (anno 1763), virtù e valore che è alla base della libertà e della demo- crazia. E’ la capacità di vivere in una so- cietà eterogenea, com’è ormai la nostra, con opinioni morali, politiche e religiose di- verse, sopportando anche ciò che si dis- approva, accettando dialogo e confronto con chi non la pensa come noi. Ed è in nome proprio della tolleranza che nel 1789 “La dichiarazione dei diritti del- l’uomo e del cittadino” proclamò tra l’al- tro il diritto alla libertà di opinione e di espressione, principio fondamentale da cui dipendono tutte le altre libertà, frutto di parole e scritti, e su cui si basa la de- mocrazia. E i giornali sono mezzi impor- tanti per esercitare questo diritto in tutta onestà, quando spiegano, scelgono, di- stinguono e criticano. Anche il “Centro Storico”, nel suo picco- lo lo fa, proprio nell’ambito di questo di- ritto essenziale: dà informazioni, fa do- mande scomode, critica, racconta, ripor- ta interessanti ricerche storico ambientali e culturali, fa satira politica. Tutto, come per qualsiasi organo di informazione, in nome di una vera democrazia. La libertà di espressione consente di ri- correre anche a parole dure, che possono ferire, ma che sono necessarie e indi- spensabili perché conseguenza di una pluralità di opinioni che esistono e non la- sciano alternative. Questo spiega ampiamente perché il “Centro Storico” ospita anche articoli di esponenti dell’opposizione, che riferisco- no le loro verità, fino a oggi mai smentite, sugli accadimenti al Comune di San Feli- di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Potius amicum quam dictum perdidi Perdere piuttosto un amico, che non la soddisfazione di motteggiarlo Libertà di espressione continua a pag. 6 Politica Musulmani e terroristi, cristiani e mafiosi di A. Petti a pag. 7 Dante Calisi Dante Calisi Sommario a pag. 11 continua a pag. 2 Dall’Euro d’Oro alla sanzione di Nicola Ceccato a pag. 3 Musulmani e terroristi, cristiani e mafiosi di Alessandro Petti a pag. 5

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  • Il fattoCome ti nascondo la notizia …di Rosa L.

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    D ante Calisi, nacque a San FeliceCirceo il 9 gennaio 1903, sesto diotto figli, da Alessandro Calisi eMaddalena Palombi. Il padre, fisicamenteminuto ma intelligente e colto, era l’ammi-nistratore unico del Conte Lorenzo Mazzo-leni, proprietario della vasta tenuta nellaquale lavorava la famiglia di Maria Goretti,situata nella zona in parte paludosa dell’at-tuale Borgo Santa Maria, tra Latina e Net-tuno.Essendo il padre, “Sor Lesandro” come erachiamato dai sanfeliciani, impegnato nelsuo lavoro che spesso lo portava anche aRoma per il controllo e la riscossione del ri-cavato dalla vendita dei prodotti della te-nuta del conte, era la madre Maddalenache, severa come un gendarme, si occu-pava dell’educazione degli otto figli di cuiben sette maschi.Il giovane Dante era un ragazzo di staturamedia, molto vivace, stempiato sin da gio-vane e con occhi celesti, amante del mare,a detta di molti un eccellente nuotatore, inparticolare in apnea al punto che in questadisciplina superava di gran lunga i suoi fra-telli più grandi. Giovanissimo entrò nel Col-legio “Villa Sora” di Frascati da cui uscì conil Diploma di Maestro dopo aver ricevutouna severa educazione e, anche una ap-propriata cultura dai Frati Salesiani, ma,successivamente, seguendo le orme di duesuoi fratelli che avevano intrapreso la car-riera militare e, cioè Paolo nella Regia Ma-rina e Pietro Colonnello dell’Esercito, do-cente all’accademia Militare di Caserta epluridecorato nella prima guerra mondiale,si arruolò anch’egli giovanissimo nell’Avia-zione Leggera dell’Esercito, diventando Pi-lota Osservatore a soli ventitré anni. Nel 1930 sposò Aldina d’Andrea, figlia diGiovanni, conosciuto commerciante di tes-suti di origine campana e per accontentar-la dovette lasciare la carriera di pilota perdedicarsi a un lavoro molto più tranquillo.Vinse il concorso di Maestro Elementare esi trasferì a Roma, dove insegnò per alcu-ni anni e dove nacque la sua unica figliaMaria. Spinto dal richiamo dei suoi amici edel suo Paese, chiese e ottenne di esseretrasferito a San Felice. La scuola era unavera missione per il Maestro Dante, i suoiex alunni lo ricordano come se fosse statoun seguace della scuola peripatetica di Ari-stotele, infatti, quando in primavera il climacominciava a essere mite al Circeo, gli alun-ni, che conoscevano il suo punto debole,scrivevano sulla lavagna prima del suo ar-rivo in classe, la frase: “Oggi è una bellagiornata”! A questo segnale lui rispondevadicendo: “Va bene, ho capito, prendete il li-bro e andiamo a fare lezione all’aperto”.Le mete preferite erano il mare, in partico-

    lare “gliù pallone” cioè la zona dell’attualeporto, o la collina sovrastante, il Paese, ovededicava le lezioni al moto delle maree o al-l’impollinazione dei fiori o all’astronomia.Ancora oggi dopo tanti anni, qualche exalunno le ricorda perfettamente, (vedi“OKEAMUS” di Andrea De Sisti, editriceVe.La.). Con gli alunni aveva un rapportoquasi paterno; li aveva talmente a cuoreche talvolta, riservatamente, elargiva anchequalche aiuto economico ai genitori, percomprare le scarpe o altri accessori ne-cessari per andare a scuola senza vergo-gnarsi della povertà che a quel tempo quiera molto diffusa. Inoltre era sempre pron-to a battersi per la promozione di tutti equando non riusciva a ottenere questo ri-sultato, era sempre una sofferenza per lui

    ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 13 N. 70 - GENNAIO/FEBBRAIO 2015

    PoliticaCosti della raccolta nettezza urbana …di M. Di Cosimo

    a pag. 5

    SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

    TerritorioIncontri con la storia: Maria Pia Mambrodi G. Mingione

    a pag. 15

    StoriaLa Grande Guerra aSan Felice Circeodi don C. Rinaldi

    a pag. 8

    CENTRO STORICO

    A seguito dell’efferato attaccoterroristico in Francia, si fa ungran parlare di stampa, liber-tà di espressione, regole di convivenza trarazze e religioni diverse. Al di là delle va-rie opinioni su questi argomenti, è co-munque unanime e mondiale la condan-na per l’eccidio perpetrato che niente enessuno potrà mai giustificare, perchécontrario a qualsiasi credo religioso e aiprincipi di vita civile e democratica.Questi accadimenti hanno riportato allamemoria di molti il “Trattato sulla tolleran-za” di Voltaire (anno 1763), virtù e valoreche è alla base della libertà e della demo-crazia. E’ la capacità di vivere in una so-cietà eterogenea, com’è ormai la nostra,con opinioni morali, politiche e religiose di-verse, sopportando anche ciò che si dis-approva, accettando dialogo e confrontocon chi non la pensa come noi.Ed è in nome proprio della tolleranza chenel 1789 “La dichiarazione dei diritti del-l’uomo e del cittadino” proclamò tra l’al-tro il diritto alla libertà di opinione e diespressione, principio fondamentale dacui dipendono tutte le altre libertà, fruttodi parole e scritti, e su cui si basa la de-mocrazia. E i giornali sono mezzi impor-tanti per esercitare questo diritto in tuttaonestà, quando spiegano, scelgono, di-stinguono e criticano.Anche il “Centro Storico”, nel suo picco-lo lo fa, proprio nell’ambito di questo di-ritto essenziale: dà informazioni, fa do-mande scomode, critica, racconta, ripor-ta interessanti ricerche storico ambientalie culturali, fa satira politica. Tutto, comeper qualsiasi organo di informazione, innome di una vera democrazia.La libertà di espressione consente di ri-correre anche a parole dure, che possonoferire, ma che sono necessarie e indi-spensabili perché conseguenza di unapluralità di opinioni che esistono e non la-sciano alternative.Questo spiega ampiamente perché il“Centro Storico” ospita anche articoli diesponenti dell’opposizione, che riferisco-no le loro verità, fino a oggi mai smentite,sugli accadimenti al Comune di San Feli-

    di ALESSANDRO CRESTI

    Edito

    riale

    Potius amicum quam dictum perdidiPerdere piuttosto

    un amico, che non la soddisfazionedi motteggiarloLibertà di espressione

    continua a pag. 6

    PoliticaMusulmani e terroristi, cristiani e mafiosidi A. Petti

    a pag. 7

    Dante Calisi

    Dante Calisi

    Sommario a pag. 11

    continua a pag. 2

    Dall’Euro d’Oro alla sanzione di Nicola Ceccato a pag. 3

    Musulmani e terroristi, cristiani e mafiosi

    di Alessandro Petti a pag. 5

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2Il Personaggio

    comunicare a qualcuno che purtroppo erastato bocciato.La caccia era la grande passione del mae-stro che a volte, prima di andare a scuola,si svegliava prestissimo per uscire con isuoi amici cacciatori e tornare sempre pun-tuale e pronto all’inizio della lezione; anco-ra di più il mare rappresentava per lui un ri-chiamo irresistibile;quando s’immergeva,tornava sempre conun polpo, con dei ric-ci o con qualche altrofrutto di mare di cuiera ghiotto.In quegli anni San Fe-lice era un vero Para-diso, sia la cacciagio-ne sia il pesce ab-bondavano in tutte lestagioni, il mare eralimpido e pulito e isuoi frutti potevanoessere consumati an-che crudi. Non era uncaso se i più grandiamici di Dante erano:Raimondo, immanca-bile compagno dicaccia, mentre Nandoe Amedeo, storici pe-scatori del Circeo, erano sempre presentinelle gite in barca o a pesca o quando c’e-ra l’inaugurazione di una barca nuova, sem-pre accompagnata da solenni bevute dimoscato delle nostre vigne che oggi sonoquasi del tutto scomparse.Purtroppo le vicende politiche e gli accadi-menti storici che seguirono, culminati conlo scoppio della seconda guerra mondialestravolsero la vita di tutti gli italiani.Dante fu richiamato alle armi e dovette in-dossare ancora la divisa, con il grado di Te-nente della Milizia. Successivamente, con-fluito in una compagnia di fanteria, e pro-mosso Capitano, fu inviato per due anni al-l’isola Greca di Rodi e poi all’isola di Leros,

    ribattezzata dagli italiani con il nome di Le-ro, dove gli fu affidato il comando di unabatteria di cannoni e mitragliere per la dife-sa costiera della Baia di Blefouti.Nell’isola dell’Egeo, ritenuta di grande im-portanza strategica per la sua posizionegeografica e la sua conformazione fisicache si prestava ad accogliere una base se-greta di sommergibili e aereo siluranti ita-liani, avvenne, dopo l’armistizio dell’8 set-

    tembre 1943, una carnefici-na del tutto simile a quelladella più famosa Cefalonia.Questa data segnò solo teo-ricamente la fine della guer-ra. Le truppe italiane in Gre-cia furono abbandonate a sestesse con l’onere di deci-dere autonomamente seconsegnare le armi come itedeschi chiedevano o com-battere contro di loro.L’Ammiraglio Luigi Ma-scherpa che comandava letruppe italiane dell’isola, al-leandosi subito con gli in-glesi, decise di combattere igermanici in attesa dell’arri-vo degli alleati; ciò scatenòancora di più l’offensiva de-gli ex alleati tedeschi cheiniziarono dei violenti bom-bardamenti sull’isola. La co-

    siddetta Battaglia di Lero, avvenne dopo unlungo bombardamento aereo iniziato il 26settembre 1943 alla fine del quale gli uomi-ni della Wehrmacht sbarcarono nell’isola il12 novembre e iniziarono i combattimenticorpo a corpo per prenderne possesso,contrastati da Italiani e inglesi.La battaglia cessò il 16 novembre 1943 conla vittoria delle truppe tedesche. Fu terribi-le, perché, da una parte i tedeschi eranoben equipaggiati, riforniti continuamente diarmamenti e sostenuti anche da rinforziparacadutati, mentre dall’altra italiani e in-glesi (muniti di una corazzata), furono com-pletamente isolati e non più riforniti di mu-nizioni e viveri.Il reparto comandato dal Capitano Calisi di-

    fese strenuamente la sua posta-zione, infliggendo gravi perdite alnemico; io stesso in un viaggio aLeros nel 2012, ho visionato in al-cuni video disponibili sul sito delmuseo di guerra “Paraponiaris” imezzi da sbarco tedeschi tuttoraaffondati nella baia di Blefouti da-gli uomini di mio nonno. Dopoquesti feroci combattimenti gliitaliani furono sopraffatti dalleforze tedesche superiori comenumero e mezzi; nella battagliapersero la vita 520 tedeschi, 600inglesi e un centinaio di italiani.Furono catturati numerosi inglesie italiani, in maggior parte inter-nati in Germania. Il 17 novembre

    1943 il Capitano Dante Calisi fu fucilato daitedeschi assieme ad altri comandanti del-l’isola, dopo un sommario interrogatorio, intotale violazione di tutte le convenzioni diguerra (ved. “Italiani in Egeo” di Gino Ma-nicone e “Lero Eroica” di Don Edoardo Fi-no Cappellano Militare a Lero). L’Ammira-glio Mascherpa fu consegnato dai nazisti airepubblichini di Salò e ignobilmente fucila-to a Parma il 24 maggio 1944.La Commissione “Riconoscimento Qualifi-ca Partigiani” per gli Italiani che hanno com-battuto all’estero, presso la Presidenza delConsiglio dei Ministri, ha riconosciuto alla fi-ne della guerra, al Combattente, CapitanoCalisi Dante fu Alessandro, la qualifica diPartigiano per l’attività operativa compiutain Grecia, dal 9 settembre 1943 al 17 no-vembre 1943. In seguito gli fu anche con-ferita “alla memoria”, la Croce al Merito diGuerra, inviata alla vedova nel 1961.La salma di mio nonno, assieme a quelle dialtri caduti italiani, fu riportata in Italia die-ci anni dopo la sua morte e accolta a SanFelice con una toccante cerimonia religio-sa e civile.Il 4 ottobre 1960, alla presenza del Sinda-co Italo Gemini, del Ministro Giulio Andreottie del Sottosegretario Badaloni, fu inaugu-rata la Scuola Elementare “Dante Calisi” inlocalità Colonia Elena, che ospitava treclassi elementari ed era destinata, durantele vacanze, a Colonia Estiva. A causa delcalo demografico questa scuola fu poi in-globata nell’altra scuola elementare dedi-cata a Giovanni Cena e in pratica ne preseil nome, ma con delibera n.71 del16/06/2010, il Consiglio Comunale decisegiustamente, anche in seguito alle richiestepressanti di alcuni ex alunni del MaestroDante, primo fra tutti l’amico Renato Cap-

    di Dante Checchia

    Una grande passione per il mare e la caccia

    Fucilato dai tedeschi dopo una terribile battaglia in un’isola greca

    segue da pag. 1

    Il maestro Dante Calisi 1903 – 1943

    Il maestro Dante Calisi nel mezzo dei suoi alunni della scuo-la elementare di San Felice

    A pesca sulla costa del Circeo con fra-telli, nipoti e un amico

    Certificato, estratto dal fascicolo di nomina a par-tigiano per il periodo dal 9 settembre al 17 no-vembre 1943 (n.b. 8 settembre armistizio)

    continua a pag. 5

  • O ggi raccontiamo la storia dell’incre-dibile parabola discendente cui èstato condannato il Comune di SanFelice Circeo attraverso le vicende del Pat-to di Stabilità per l’anno 2011.Sorprendentemente, il 23 dicembre 2014,con grande enfasi sulla stampa, l’ammini-strazione Petrucci comunica che il Comu-ne è stato sanzionato per non aver rispet-tato il Patto di Stabilità nell’anno 2011! Nel comunicato ufficiale, ripreso testual-mente dai giornali, non è data alcuna spie-gazione sulla dinamica dei fatti che hannoportato alla sanzione. In modo ormai scon-tato si limitano a comunicare, con soddi-sfazione malcelata e fuori luogo, che si trat-ta di altri debiti provocati dalla precedenteamministrazione.Sulla piazza virtuale di facebook i sosteni-tori di questa tafaziana amministrazionehanno organizzato delle vere e proprie fe-ste e manifestazioni di orgoglio di apparte-nenza tipiche di altre problematiche. Dal 23dicembre, infatti, sentono di poter ritornare

    a dire con stupida fierezza: “È vero che sia-mo allo sbando ma non è colpa degli attuali“nostri” amministratori comunali, la re-sponsabilità è dei disastri provocati da chili ha preceduti!” Purtroppo, i fatti e gli atti ufficiali, ancorauna volta, smentiscono clamorosamentequesta tesi imbarazzante. E con date e da-ti accertati che di seguito ricordiamo pun-tualmente seppur brevemente.Poco dopo essere stato eletto, il SindacoPetrucci, nel mese di giugno 2012, ricevedalle mani del Presidente della Regione La-zio il premio EURO D’ORO per l’eccellen-te gestione del bilancio comunale nell’anno2011! Precisamente, il Comune di San Fe-lice Circeo con il Sindaco Vincenzo Cerasoliera per quell’anno addirittura il miglior Co-mune della Regione Lazio nella gestione delPatto di stabilità. Per questo, oltre al pre-mio, il Comune ottenne il diritto a un extracontributo Regionale da destinare alla rea-lizzazione di opere pubbliche nel territoriocomunale.

    Il premio era stato assegnato sul-la base dei dati ufficiali e conso-lidati della contabilità comunaledell’anno 2011 a quella data (ri-cordo giugno 2012). Solo le suc-cessive scellerate operazioni dibilancio eseguite da questi inde-finibili incapaci hanno trasforma-to un bilancio virtuoso da prima-to in uno addirittura da sanziona-re.Come è noto, infatti, per soste-nere la tesi che la “colpa è deglialtri”, in data 21 novembre 2012,sono stati cancellati dalla conta-bilità comunale crediti a sufficien-za per portare il bilancio 2011 in disavan-zo, per poi riscriverli il 7 dicembre, sedicigiorni dopo, nel bilancio dell’anno 2012(ved. determinazioni n. 594 del 21/11/2012e n. 609 – 610 – 611 – 612 del 7/12/2012).Questa “magia” contabile, maldestra e didiscutibile legalità, oltre a provocare, comevisto, il disavanzo 2011 e l’incredibile avan-

    zo record di quasi 2 milioni dieuro nell’anno della dichiara-zione di dissesto, ha ancheimposto la rettifica della cer-tificazione del Patto di stabi-lità per l’anno 2011. È quindigiusta la reale causa del-l’attuale sanzione, senzaombra di dubbio.A ulteriore conferma di quan-to sopra esposto, significati-va e illuminante è la dichiara-zione resa dall’attuale re-sponsabile del Settore Tecni-co Contabile dott. Zeoli, du-rante la seduta del ConsiglioComunale del 5 novembre2014 per l’approvazione delrendiconto 2012. Nella suastraordinaria quanto ingenua

    ignoranza riesce ad affermare: “ . nel ren-diconto 2012 andava registrato il disavanzodi amministrazione del 2011 okay? Il qualeè letteralmente scomparso dalla conta-bilità di questo Ente, ed era un milione e107 o 117 mila euro…”.Qualcuno dovrebbe informare il dott. Zeo-li, non avendo lui, evidentemente, le com-petenze tecniche per capirlo da solo, chesolo temporaneamente per peggiorare iconti dell’anno 2011, l’amministrazione Pe-trucci aveva cancellato crediti certi ed esi-gibili dalla contabilità comunale!Qualcuno dovrebbe ricordare al Responsa-bile del Settore Tecnico Contabile che il dis-avanzo dell’anno 2011 non è sparito, manon c’è mai stato! È stato semplicementecreato ad arte solo per sostenere l’unica einfantile strategia politica dell’attuale am-ministrazione comunale, riassumibile nelcercare di scaricare ogni responsabilità del-le loro incapacità e disastri su chi li ha pre-ceduti senza nemmeno mai provare a im-postare una propria politica di gestione del-

    le problematiche del territorio: quest’ultimaè forse la cosa più grave di tutte poiché evi-denzia che il Comune è nelle mani di chi sasoltanto distruggere ma non ha la minimacapacità, oltre che volontà, di costruire al-cunché.Il Responsabile del Settore Tecnico Conta-bile, nonché Segretario Comunale dott.Zeoli, dovrebbe avere consapevolezza del-la delicatezza del ruolo che ricopre e inizia-re a studiare seriamente e approfondita-mente la contabilità comunale. Ciò gli per-metterebbe di evitare: di dire delle scioc-chezze durante i consigli comunali; di por-re pareri inconsapevoli di regolarità tecnicasu atti di dubbia legalità e moralmente loobbligherebbe a unirsi alla minoranza con-siliare e a tutti noi nel ricercare e denuncia-re i responsabili di questi gravissimi fatti al-le autorità competenti.Per quanto riguarda la sanzione di 278.000euro, che come abbiamo visto è frutto diquella che possiamo definire un’autolesio-nistica manipolazione del bilancio per l’an-no 2011 effettuata dall’attuale amministra-zione comunale, non sarebbe necessariochiedere altri sacrifici ai sanfeliciani e ai fre-quentatori del Circeo per il suo pagamen-to. Ricordo, infatti, che il Comune di SanFelice Circeo per due anni consecutivi hagià richiesto eccessivi e quindi inutili sacri-fici ai propri concittadini riuscendo adavanzare ben 1,811 milioni di euro alla finedel 2012 e 1,739 milioni di euro alla fine2013! Il Comune di San Felice Circeo, quin-di, nei due anni precedenti ha avanzatomolto di più di quanto necessario per pa-gare la sanzione.Anche nella gestione di questo procedi-mento sarebbe indispensabile un respon-sabile della ragioneria comunale in grado dileggere perlomeno i più elementari daticontabili e un’amministrazione comunale ingrado di gestire almeno l’ordinaria ammini-strazione. Condizioni che gli avvenimentidegli ultimi anni hanno dimostrato chiara-mente non essere attualmente presenti nelnostro territorio: in questo contesto pur-troppo non si vede la luce alla fine del tun-nel e molto probabilmente dobbiamo pre-pararci a ulteriori disastri di gestione. ■

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3Politica

    “La colpa è degli altri”

    Dall’Euro d’Oro alla sanzioneMagie contabili

    Ingresso a San Felice Circeo

    Gianni Petrucci e Renata Polverini

    di Nicola Ceccato

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4Politica

    H a dell’assurdo l’attuale situazioneconcernente i costi della raccoltadei rifiuti nel Comune di San FeliceCirceo: si raccoglie meno nettezza urbana,ma inspiegabilmente il costo lievita e au-mentano conseguenzialmente le bollette acarico dei cittadini.Esaminiamo però una variabile alla volta:calo notevole della spazzatura raccolta - nelquadriennio 2009/2012 la raccolta della net-tezza urbana è stata in media di 11.609.000kg a fronte 10.367.715 kg di rifiuti raccoltinel 2013, cioè nel corso del 2013 sono sta-ti raccolti circa 1.250.000 kg in meno (-20%)di rifiuti rispetto al quadriennio 2009/2012.E allora, visto che il costo della raccolta esmaltimento dei rifiuti deve essere intera-mente recuperato attraverso le bolletteemesse su tutti i cittadini, come mai le ta-riffe a carico dei cittadini sono addiritturaaumentate sia per il 2013 che per il 2014,mentre a rigor di logica, avrebbero dovutoregistrare una costante diminuzione? Le tariffe sono lievitate a causa delle sceltepolitiche dell’amministrazione Petrucci chehanno prodotto un maggiore costo del ser-vizio a fronte di MINORE nettezza urbanaraccolta e non maggiore come asserito da-gli amministratori sui quotidiani locali. Il Co-mune, infatti, ha previsto di pagare esatta-mente € 508.658,00 in più per il servizio re-lativo alla raccolta della nettezza urbanapassando da € 2.377.945,00 di costi pre-ventivati nel 2013 a € 2.886.603,00 del2014 con il conseguente aumento delle re-

    lative bollette a carico dei cittadini.L’aumento delle bollette è dovuto a due fat-tori principali:1. La scelta di conferire i rifiuti indifferenziatipresso l’impianto di pre-trattamento di Apri-lia ha determinato un aggravio dei costi dismaltimento per il Comune da € 1.044.020,98del 2013 a € 1.271.990,00 per il 2014 gene-rando un aumento del costo del servizio di cir-ca 230.000,00 euro;2. la scelta di questa Amministrazione di af-fidare a imprese esterne all’Ente la raccol-ta dei rifiuti, smantellando completamenteil servizio di raccolta e trasporto dei rifiutidel Comune, servizio invidiato da tutti i co-

    muni limitrofi e che rappresenta-va il nostro fiore all’occhiello, hacomportato un costo della pre-stazione SUPERIORE NETTA-MENTE a quello sostenuto at-traverso il personale interno del-l’ENTE nel 2013 di quasi300.000 euro. E pensare che questi ammini-stratori di maggioranza hannoasserito in consiglio che la scel-ta di affidare all’esterno il servi-zio era giustificata perché rite-nuto “… più conveniente per lacollettività, sotto il profilo dell’ef-ficacia efficienza ed economici-tà…”... anche questa volta i fat-ti hanno dato loro torto!Il fatto ancora più grave è che irappresentanti dell’attuale mag-gioranza PETRUCCI, invece di ri-spondere in maniera seria ai cit-tadini delle loro azioni, nelle dichiarazioni ri-lasciate ai giornali, attribuiscono la respon-sabilità dell’aumento delle tariffe per la net-tezza urbana agli abitanti dei comuni limi-trofi che, secondo l’attuale maggioranza,partirebbero da Sabaudia e Terracina pervenire a buttare nei nostri cassonetti laspazzatura.Tutto ciò è comunque in linea con il loroconsueto atteggiamento di declinare qual-siasi responsabilità attribuendola ad altri(vecchie amministrazioni, altri comuni, cit-tadini, turisti …) Un comportamento ancora più inspiegabi-le e in antitesi rispetto alla realtà attuale ri-sulta poi essere quello del sindaco Petruc-ci e dell’ex assessore Magnanti, i quali, in-sieme alla tassa sui rifiuti, hanno fatto re-capitare ai cittadini un avviso in cui annun-ciano con grande enfasi che presto inizieràla raccolta porta a porta al fine di incre-mentare la raccolta differenziata e avere“…un ritorno economico…”. Ci chiediamo,ma fino ad oggi dove è stata l’amministra-zione Petrucci visto che i dati ufficiali testi-moniano che si è disinteressata totalmentedella raccolta differenziata? Come spiegal’amministrazione Petrucci che nel 2009 sitrasportavano in discarica 2.910.000 kg diraccolta differenziata e nel 2013, anno in cuihanno pienamente amministrato, ne sonostati trasportati solo 869.000 kg? … e vistoche le premesse del porta a porta sono si-mili a quelle che hanno giustificato l’affida-mento a ditte esterne della raccolta dei ri-fiuti, cosa dobbiamo aspettarci in merito aicosti che noi cittadini dovremo sostenere?O forse la magia la dovrà fare un nuovo af-fidamento esterno? Anche questa volta ifatti smentiscono le parole.E non dimentichiamo che affidataria del ser-vizio di raccolta dei rifiuti è stata la ServiziIndustriali S.r.l. la quale, come testimoniatodagli articoli di stampa, oltre a utilizzaremezzi riconducibili a ditte indagate in ordi-ne all’inchiesta di “mafia capitale” (guidati

    purtroppo dagli ex dipendenti comunali), hareso falsa dichiarazione nell’ambito del pri-mo affidamento del servizio da parte del co-mune di San Felice Circeo in merito all’esi-stenza di una condanna penale a carico del-l’amministratore della società per il reato di“falsità ideologica commessa dal privato inatti pubblici” ex art. 483 del C.P. È possibi-le affidare un servizio a chi rende una falsadichiarazione? O non sarebbe stato più op-portuno escluderlo dalla procedura? Il fat-to a oggi è stato rappresentato alle autori-tà competenti dagli esponenti di minoran-za, mentre nulla è stato fatto dall’ammini-strazione Petrucci, che si è sempre defini-ta della “legalità” anzi, il funzionario re-sponsabile del procedimento è attualmen-te alla ricerca di un parere legale che giu-stifichi anche il secondo affidamento (finoal 30.4.2015) alla stessa ditta continuandocosì a compiere atti di dubbia legittimità. Suquesto punto siamo comunque certi che ladirezione distrettuale antimafia farà chia-rezza.A fronte del clima di estrema incertezza checi aspetta in ordine alle nuove tariffe sui ri-fiuti per il 2015 e alle modalità di gestione,diverse cose rimangono indiscutibili: questaamministrazione ha aumentato solo nell’ul-timo anno il costo della raccolta di circa il20% a fronte di MINORE raccolta di im-mondizia, ha prodotto una diminuzionedella raccolta differenziata nel corso del2013 di oltre il 70% rispetto alla raccoltadifferenziata del 2009, in barba a un gover-no del paese composto anche da esponentidell’estrema sinistra, ha distrutto il serviziotecnologico affidando i nostri operai a unaditta che li ha assunti con contratti a tem-po determinato di 1 mese, assoggettan-doli a continue mini-proroghe e andandoin tal modo a incidere sulla dignità stessadell’essere umano e ha, attraverso affida-menti effettuati dal responsabile del setto-re a dir poco incauti, avvicinato il nome delnostro paese a quello di “mafia capitale”. ■

    di Monia Di Cosimo

    I fatti smentiscono le promesse degli Amministratori

    Scelte politiche sbagliate

    Costi della raccolta nettezza urbana in continua ascesa

    Sede del Municipio

    Cassonetti per la raccolta dei rifiuti

  • È impossibile in questi giorni parlare escrivere di altro, rispetto all’attaccoche - dopo quelli che furono porta-ti nel 2001 agli Stati Uniti con le stragi del-le Torri Gemelle di New York e nel 2007 al-la metropolitana di Londra - è stato ogginuovamente portato all’Europa con gli at-tentati di Parigi.E solo ora ci accorgiamo che i bei giardinie i fragili steccati che abbiamo creato in-torno a noi, a nulla servono se non a illu-derci di una sicurezza e di un benessereche sono invece solo apparenti. Un senti-mento che, oltre duemila anni fa, Lucrezioaveva così mirabilmente descritto (nel ‘Dererum natura’): “È dolce, quandosul vasto mare i venti turbano leacque, assistere da terra al grantravaglio altrui, non perché siaun dolce piacere che qualcuno

    soffra, ma perché è dolce vedere di qualimali tu stesso sia privo”.Solo ora ci accorgiamo che per le nostreguerre lontane (in Medioriente, in Africa, inAfghanistan) possiamo morire qui a casa eche conflitti esportati e dislocati altrovepossono ‘rimpatriare’: perché tutti i proble-mi cui non sappiamo o non vogliamo daresoluzione, alla fine, ci tornano addosso. Ci siamo illusi che gli estremisti contro cuistavamo combattendo non avrebbero maipotuto colpirci e invece è accaduto e ora èsubentrata la paura.Non è solo però la nostra paura, ma anchequella di altre vittime simboliche delle stra-gi di Parigi, i musulmani di Francia: “Presitra due fuochi – ha detto lo scrittore DanielPennac, intervistato da Repubblica in queigiorni -, da un lato, ci sono gli assassini chepretendono di parlare in loro nome; dall’al-tro un’opinione pubblica che chiede loro didimostrare continuamente di essere diver-

    si e lontani dagli assassini. Per i musulma-ni è una situazione molto difficile. Se i ter-roristi incarnano una malattia mortale, an-che l’estrema destra è una malattia morta-le”. Sono entrambi, vorrei aggiungere, integra-lismi, fondamentalismi, fanatismi: perché siarrogano il ‘diritto’ di interpretare e farci,con la forza, interpretare la realtà come vo-gliono loro.Pennac ha colto uno dei nodi fondamentalidi questi tragici eventi: una cosa è l’organi-smo, un’altra cosa sono le malattie che vipossono insorgere, come il terrorismo, comela mafia: diversamente da così sarebbe co-

    me dire che tutti imusulmani sonoterroristi e che tut-ti i cristiani sonomafiosi (un’altramalattia mortaledel nostro tempo).

    Detto questo, non possiamo non constata-re - fuori da ogni inappropriato relativismoculturale (che è cosa diversa dal rispettodelle culture ‘altre,’ diverse dalla nostra) -l’estremo conservatorismo e un’arretratez-za del mondo dell’Islam rispetto a una se-rie di diritti fondamentali dell’uomo (e delladonna) conquistati in Occidente. Tra le tante voci di intervistati dalle televi-sioni in quegli stessi giorni, vorrei riportarela voce dello scrittore e regista afgano AtiqRahimi (che risiede a Parigi): “A partire dal18° secolo il mondo islamico si è ripiegatosu se stesso, perdendo il contatto con lamodernità. Si è arroccato in difesa, sen-tendosi umiliato ed emarginato per non aversaputo seguire l’evoluzione della storia. Pergiustificare tale condizione, si è trinceratodietro la religione, di cui ha abbracciato laversione più intransigente e tradizionalista”.

    Ciò laddove, èbene sottoli-neare, una dellemaggiori con-quiste del no-stro pensiero edella democra-zia occidentaleè stata propriola separazionetra religione epolitica (ad ec-cezione, sem-bra, di alcuni casi anomali tra i quali, qui danoi, quello rappresentato da Formigoni…).Insomma, la religione così interpretata e la jiaddiventano, per questi ‘malati’, un modo pergiustificare l’odio e dare un senso alla loro vi-ta: da criminali quali erano finiscono per sen-tirsi degli eroi, con sprezzo della vita.E qui sta un altro dei nodi fondamentali delproblema. Il terrorismo ci vuole colpire - do-po secoli di guerre spietate e a cento e set-tanta anni rispettivamente dalle ultime duebrutali guerre mondiali che hanno devasta-to l’Europa – nel momento in cui eravamoriusciti a superare queste barbarie e ‘pul-sioni primarie’: per riportarci, dopo la con-quista del dialogo (e della ‘parola’), di nuo-vo indietro, al conflitto (e al ‘colpo’).Di fronte a tutto ciò, il grande scrittore israe-liano David Grossman – che nella mia Uni-versità ho avuto l’enorme piacere di incon-trare - ha detto: “Ci aspettiamo di sentireforte e chiara la voce dei musulmani mo-derati, razionali e aperti al dialogo”. A queste parole Grossman ha fatto segui-re, insieme ad altri due grandi scrittori israe-liani, Yehoshua e Oz, un atto, la firma di unapetizione ai Parlamenti europei perché ri-conoscano lo Stato Palestinese: “… affin-ché – vi è scritto - questo riconoscimento,reciproco, faccia avanzare le prospettive dipace e incoraggi israeliani e palestinesi aporre fine al conflitto”.Affinché, aggiungo di mio, si ponga fine an-che a quell’enorme vergognoso campo diconcentramento a cielo aperto (ancor piùoggi, dopo la distruzione di una grande par-te delle sue case) che è Gaza.Non vorrei mai, infatti, trovare scritto su uncartello esibito da uno dei suoi abitanti: “Jesuis Gaza”. ■

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 5Politica

    di Alessandro Petti

    Dopo le stragi

    L’organismo e la malattia

    Musulmani e terroristi, cristiani e mafiosi

    David Grossman

    poni, di ripristinare l’originaria intitolazione,quale unico riconoscimento di questo Co-mune, al concittadino caduto per la Patria.A ricordo del Sanfeliciano, sulla facciatadella casa dove aveva vissuto gli ultimi an-ni della sua vita prima dello scoppio dellaguerra, al Belvedere di San Felice, insisteuna targa marmorea.

    Non ho avuto purtroppo la fortuna di cono-scere mio Nonno, essendo nato circa ven-ti anni dopo la sua morte, ma ho sempresentito parlare di lui, non soltanto in fami-glia, da mia madre, ma anche dai suoi ami-ci fraterni come Giuseppe Carusi o AmedeoPagliaroli, oltre che dai suoi ex commilitonicome Gino Manicone, autore di numerosi li-bri sulla guerra in Egeo, ma soprattutto dasuoi alunni come Andrea De Sisti o RenatoCapponi. Tutti l’hanno sempre descritto co-me un uomo che ha dedicato la sua brevevita a valori fondamentali nei quali credeva

    fermamente, quali la famiglia, l’amicizia, lalibertà.Ritengo, vista la sua storia, che egli ab-bia coerentemente e fieramente difeso ta-li valori fino in ultimo, fino al sacrificioestremo della vita e spero che esempi co-me il suo, assieme a quello di tanti chehanno contribuito a rendere l’Italia unPaese libero, non siano mai dimenticati eresi vani dalle generazioni future che han-no il compito di conservare e possibil-mente migliorare quello che i nostri non-ni hanno costruito. ■

    segue dalla pagina 2

    Personaggio di DANTE CHECCHIA

    Il maestro Dante Calisi 1903 – 1943

    New York

    Londra

    Parigi

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6Editoriale - Lettere

    ce Circeo, così come ospita articoli di fir-me qualificate per preparazione, compe-tenza e professionalità, nonché satira di unnoto vignettista.Di contro l’attuale Amministrazione ha sem-pre avuto nei confronti di questo mezzo dicomunicazione un atteggiamento ostile enon solo a parole, ma anche con fatti e azio-ni di contrasto nel tentativo di discreditareun lavoro svolto con fatica ma con interes-se e attenzione da più di dieci anni.Si è cercato di porre ostacoli di tutti i ge-neri ad alcune nostre iniziative (ricordo an-cora fra tutte lo spregevole divieto senzamotivo di usufruire di un locale comunale,peraltro disponibile e concesso facilmentead altri in diverse occasioni, per una inizia-tiva, rivolta ai giovani locali, su prospettiveconcrete di lavoro, che però, si è svoltaugualmente e con grande partecipazione,soddisfazione e riconoscimenti) e, azione adir poco meschina, sono stati posti in es-sere molteplici maldestri e ricattatori ten-tativi di dissuasione dallo scrivere articoliper il “Centro Storico”. È un esempio di unpotere accentratore, che non accetta dia-logo e opinioni diverse, vivendo in un deli-rio di onnipotenza. Gli attuali Amministra-tori credono, infatti, di detenere le verità as-solute, le capacità indiscutibili, le scelteinattaccabili.Mi meraviglio, tra l’altro, come alcuni Am-ministratori dell’attuale maggioranza e i lo-ro “consigliori” abbiano potuto dimentica-re la nostra dura contrapposizione alle pre-cedenti Amministrazioni (Schiboni e Cera-soli) con iniziative e articoli duri, che non ri-sparmiavano certo condanne e critiche,come ad esempio, caso unico per San Fe-lice Circeo, l’interrogazione parlamentarealla Camera dei Deputati ai Ministri di Gra-zia e Giustizia e degli Interni sull’operatodella maggioranza allora in carica. Su que-sto ho una copiosa corrispondenza, che ri-mane a disposizione di tutti.Certamente il Sindaco Petrucci non sarà aconoscenza di tutto ciò, non si sarà infor-mato e avrà accettato quanto parzialmen-te gli sarà stato riferito in modo strumen-tale e distorto. È anche sua responsabilitànon andare accuratamente a fondo di ciò

    che gli viene riferito da chi evidentementeapprofitta della sua marcata assenza dal-l’attività comunale.Come ho già detto in un’altra occasione“non si può governare un Paese, se nonlo si ama”.Ed ecco perché ci sembra giusto e oppor-tuno, in modo ironico e critico, assegnaresimbolicamente a questo Sindaco il “Pre-mio Stachanov 2014” per il numero dellesue assenze/presenze in Comune. Sta-chanov, ricordiamo, è stato un minatore so-vietico, esempio di instancabile attacca-mento al lavoro e per questo premiato daStalin.Attaccamento che, se non esiste, non por-ta frutti. Così a San Felice non si vede nien-te di nuovo, né tantomeno si prevede al-cunché per il futuro, nonostante siamo or-mai al terzo anno di questa Amministra-zione, cioè oltre la metà del suo mandato.Cantieri attivati e inoperosi, chiusura di ne-gozi strategici, parcheggi.I settori trainanti per lo sviluppo del Paesesono l’agricoltura e il turismo, ma in nes-suno dei due si notano movimenti. Il primoè lasciato allo sbando e, se non fosse perle iniziative dei singoli imprenditori del set-tore, ristagnerebbe. Per il turismo abbiamoun assessore con importanti deleghe spe-

    cifiche, dalla lunga espe-rienza di politica locale(sic!), che nulla sta facendoe nulla sta progettando. Seciò non fosse vero che l’As-sessore approfitti del tantoannunciato, ma ancora almomento in cui scrivo nonpubblicato, giornale delComune e/o del nostrogiornale per rendere notifatti e idee in merito, con lanecessaria premessa dellasua iniziale scelta politicasul tipo di turismo, di mas-sa o di qualità, compatibilecon il territorio e le conse-guenti strategie che inten-de applicare per raggiun-gere gli obiettivi fissati. Un suo intervento sul no-stro giornale potrebbe an-che aiutarci a dissolvere lenumerose previsioni cupe enegative poiché i fatti almomento ci spingono sem-pre di più e soltanto a spe-rare in un anticipato e rapi-do cambio di Amministra-zione.

    Ultime notizie dal Palazzo: maggioranzain fibrillazione!

    Er somaro filosofo

    - Ah! Biù! Cammina! Ah! Biù … - Er vecchio Ciuccio che strascina er caricoproprio nu’ ne pô più.- Come fatichi, povero Somaro!- j’abbaia un Cane – E indove vai de bello?- Devo portà ‘sta carta ar salumaro- risponne er Somarello –Sarà quarche quintale, capirai!Se tratta de la resa d’un giornale…- De quale? – Nu’ lo so, ma pesa assai! –

    Subbito er Cane, inteliggente e pratico,guarda er caretto e dice:- Ho già capito:dev’esse l’Avvenire Democraticoche stampa li programmi der partito,eppoi de tanto in tanto li radunain tutte balle da un quintale l’una. –

    Er somaro cammina a testa bassasotto le tortorate der padrone:ogni botta che scegne sur gropponela sente rintronà ne la carcassa,e intanto pensa: “La democraziaè stata sempre la rovina mia!”

    (Trilussa)

    segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

    Potius amicum quam dictum perdidiPerdere piuttosto un amico, che non la soddisfazione di motteggiarlo

    Marco Vuchich

    San Felice Circeo – Inadempienze del ComuneEgregio Direttore,Con la presente lettera volevo informare lavostra redazione di un problema, che in al-cun modo, fino a ora, sono riuscita a ri-solvere con le mie sole forze. Ho venticin-que anni e sono residente a San FeliceCirceo. Da giugno ad agosto del 2013 hoprestato servizio come volontaria dellaProtezione Civile in molti eventi del Co-mune. Tuttavia, nonostante la mia pun-

    tualità e dedizione, ancora adesso aspet-to di essere retribuita. Innumerevoli volteho chiesto informazioni al riguardo in mol-ti uffici del nostro Comune, compreso ilComando dei Vigili Urbani; risposte eva-sive e in alcuni casi scortesi che si con-cludevano sempre con la seguente frase:“Il Comune si trova in una condizione didissesto finanziario”. Mi domando, se, an-cora oggi, il Comune sia in una difficoltàtale per cui non possa pagare i suoi ope-ratori e, senza troppa polemica, mi do-mando, infine, se sia troppo ricevere unarisposta adeguata e precisa da parte del-

    la Pubblica Amministrazione di questopaese. Cordiali saluti

    (lettera firmata)

    Sabaudia – Palestra della scuola elementareCaro Direttore,la palestra della scuola elementare è ina-gibile e in Comune dicono di non averesoldi, ma per mandare il Sindaco in Ame-rica a Los Angeles si sono trovati e pureper il raduno delle Harley-Davidson, quan-to dovranno attendere i bambini?

    (lettera firmata)

    continua a pag. 7

    Premio Stachanov 2014 al Sindaco Petrucci

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 7Attualità

    I l mondo in guerra, il mondo alle sogliedel cambiamento. E’ sicuramente fini-to il lungo dopoguerra italiano. Quellodella ricostruzione e della guerra fredda.Quello dei Paesi ricchi e dei Paesi poveriben distinti. Oggi in un mondo globalizzatodove regna la mancanza di certezze, unaumanità sofferente e confusa cerca riferi-menti per un nuovo progetto di vita. Eco-nomisti e politici, scrittori e religiosi assi-stono a nuovi e imprevisti attacchi terrori-stici a nuove e impreviste tragedie. Mondiche si scontrano ma che non possono sce-gliere di separarsi tanto sono intrecciati i fi-li dell’economia. La promessa della ric-chezza e del superamento della malattia edella povertà ha unito il mondo in un’unicacornice, dove padroni e schiavi sembranolegati in modo indissolubile. E mentre inUcraina Putin sposta nel sangue i suoi con-fini, in Grecia, si promette guerra ai ricchis-simi evasori fiscali e con uno scatto di or-goglio si cerca la via per fronteggiare lostrapotere della Germania.L’Italia resta costretta ancora al palo non dacondizioni avverse visto lo spread basso eil contenuto prezzo del petrolio ma per il si-stema mafioso e corrotto che le impediscedi liberare energie.Una storia vecchia la nostra, quella dellacriminalità, ma diventata ormai un sistemaconsolidato e oppressivo in grado di mor-tificare le migliori forze lavorative e creativedel Paese. Solo il ripristino di una base de-mocratica e culturale che parta dalle scuo-le con corsi di educazione civica e prose-gua nelle università con selezioni legate almerito fino alla politica e alla pubblica am-ministrazione potrà ridare al nostro Paeseuna speranza di sviluppo. Come si puòpensare, infatti, che ci siano investimenti seil sistema delle tangenti e degli appalti sen-za gare e di una giustizia che non funzionaaggrediscono i nuovi imprenditori? Come sipuò’ rilanciare il settore agroalimentare senon si mappano i territori sani da quelli in-

    quinati e se non si fa una politicadi sostegno al nostro prodotto ti-pico? E’ vero che ogni Paeseguerreggia sulle singole produzio-ni, che sia l’hi-tech o il formaggioda tavola o il vino, con sempre piùagguerriti concorrenti, ma è anchevero che noi italiani stiamo pri-meggiando nell’autodistruzionedelle risorse. Basta andare a Pari-gi o a Londra per rendersi conto che la ge-stione della cosa pubblica avviene con mo-dalità differenti. Guardiamo al sud del Lazioche sarebbe potuto essere come la CostaAzzurra, che avrebbe potuto attrarre un tu-rismo di qualità con infrastrutture modernee funzionali e che invece è piegato da col-legamenti ferroviari e stradali da terzo mon-do e afflitto da una gestione del territoriocaratterizzata dal cemento e dal consumodelle coste.Per ripartire dobbiamo ricominciare dal pic-colo. Dall’idea, dalla progettazione confondi europei, dalla capacità di imporre lenostre idee e la capacità di metterci in gio-co. Ancora oggi penso che possiamo lot-tare ma non all’interno di schieramenti po-litici nei quali rischiamo di essere risucchiatibensì valorizzando ciò che è riconosciutocome esclusivo: la qualità del cibo, la qua-lità del mare, la qualità dei servizi. Ma an-che dando vita a un nuovo modello di rela-zione che preveda maggiore solidarietà ecoesione, volontariato e dialogo con i gio-vani e con gli anziani. L’era della lite televi-siva e della politica gridata non può più in-durci a seguire comportamenti che sonosintomatici di inciviltà e di nuova barbarie.Non possiamo reagire ai delitti dell’Isis e deiterroristi promettendo vendetta ma inte-grando tutte quelle persone che pur es-sendo diverse da noi per religione e cultu-ra, hanno una grande voglia di vivere e la-vorare nel nostro mondo. Attenzione: siamoa una svolta epocale. E’ il momento dellascelta personale e del buon senso. Della

    assunzione di responsabilità. Ognuno di noipuò cambiare il senso della vita di tutti. E ineffetti non c’è più tempo. Ogni paese e cit-tadina sono paesi e cittadine del mondo,collegati all’economia criminale e all’eco-nomia buona. Sta a noi prendere le distan-ze dalla prima e inseguire la seconda. Conquesto animo si può affrontare tutto. Ma sei predicatori di odio continueranno ad ave-re proseliti, sarà un futuro nero.E’ stato ed è un inverno triste, con una gra-vissima crisi occupazionale, negozi chechiudono e delitti di ogni tipo. Tutto questoancora può cambiare ma serve una scelta.La scelta di un progetto intorno al quale ri-unire le persone motivate e oneste, la scel-ta di non volersi rassegnare alla vittoria del-l’odio, dell’egoismo delle ruberie e dellemenzogne.Ognuno di noi può in provincia di Latina lot-tare per avere una piscina comunale, uncampo da tennis, una pista ciclabile, un si-stema di rifiuti decente, mezzi pubblici ade-guati. Basta controllare i conti, i soldi chevengono stanziati, chi li usa e come ven-gono distribuiti.Basta che quando qualcuno vi incontra e vichiede “chi te lo fa fare a interessarti di que-ste cose?” oppure “ che ci guadagni a im-pegnarti per gli altri?”, voi possiate capireche avete davanti esattamente uno di quel-li che ha contribuito allo sfascio del nostroPaese. E che è necessario prendere le di-stanze da tutti quelli che in questi anni cihanno distolto dal controllo e dalla gestio-ne dei beni comuni. ■

    di Anna Scalfati

    Siamo ad una svolta epocale

    È il momento della scelta e del buon senso

    Il mondo in guerra

    San Felice Circeo – Borgo MonteneroGentile Direttore,sono un cittadino di Borgo Montenero eanche se il nostro comune è piccolo, cisentiamo come se fossimo in estrema pe-riferia. La testimonianza del disinteresseverso il borgo è la completa mancanzadella manutenzione delle strade. Oltre al-la tragica situazione di via Duca d’Aosta,sprofondata in vari punti in seguito alle for-ti piogge di dicembre, è pessima la con-dizione di via dei Caprioli da ormai moltianni. La strada è un percorso a ostacolicon dossi e buche per tutta la sua lun-ghezza, che obbliga gli automobilisti a un

    percorso da rally. Inoltre comincia a esse-re problematica la percorrenza delle stra-de intorno al borgo, in particolare di via IVMaggio. Sarebbe ora di cominciare a farequel minimo di manutenzione che non cifaccia sentire complementarmente ab-bandonati a noi stessi.

    (lettera firmata)

    San Felice Circeo – Restauro del Centro StoricoGentile Direttore,ho già letto sul vostro giornale condivisibi-li commenti sui discutibili lavori di “restau-ro” del “Centro Storico” di San Felice, quin-di, chiedo scusa se anch’io torno su que-sto argomento. La ditta alla quale furonoassegnati i lavori è del nord Italia e, credo,vinse la gara d’appalto grazie a una serie

    di requisiti di legalità, capacità e conve-nienza non riscontrati, purtroppo, in ditte lo-cali. Oggi, verifico con piacere che sui pon-teggi, gli operai, non parlano più il dialettoemiliano fra di loro, ma il sanfeliciano. Laditta appaltatrice ha subappaltato i lavori adun’impresa autoctona? Se questo è quelloche è accaduto, è sicuramente rassicuran-te apprendere che localmente ci siano dit-te con le competenze richieste dalle leggiper procedere ad un restauro di un borgoantico, ma a questo punto mi chiedo: “per-ché non si è dato subito il trasparente ap-palto dei lavori a questa ditta indigena, in-vece di ricorrere ad una successiva italicascappatoia?” Mi chiariscano quest’aspet-to, se possono. Grazie

    (lettera firmata)

    segue da pag. 6

  • Storia

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

    I l 1915 è una data che ricorda agli ita-liani i cento anni dall’inizio della Gran-de Guerra, che con angoscia e dolorecoinvolse l’intera comunità nazionale fino al1918, protesa a sacrificare i propri figli e leproprie sostanze sul fronte orientale dellapenisola, contrapposta agli austro-tede-schi, allo scopo di completare quello che al-lora mancava ancora all’unità nazionale:Trento e Trieste.Oggi, di quel sanguinoso massacro, anchea San Felice Circeo, rimangono le comme-morazioni del quattro novembre 1918 per ri-cordare la vittoria italiana, l’omaggio ai ca-duti e una certa idiosincrasia di chi, giudi-cando quella “inutile strage”, ama il faciledistinguo: amore per i soldati coinvolti emorti e odio alla guerra.I manuali scolastici non riescono a fissare epreservare la storia di quella tragedia bellica,perché, da decenni, il serbatoio della nostramemoria è secco. Se gli antichi romani nu-meravano gli anni dai nomi dei propri con-soli, noi italiani, ora, li ricordiamo dai festivaldi Sanremo, o dai complessi musicali, dalleserie televisive, dalle vittorie pallonare diBearzot (1982), di Lippi (2006) o dall’intro-duzione rivoluzionaria della minigonna (1965:la stilista inglese Mary Quant crea la mini-gonna, che scuote i benpensanti).Sotto il velo di queste memorie posticce,nulla.L’economia di guerraEppure anche per San Felice Circeo, laGrande Guerra, pur lontana geografica-mente, diventa una indagine sulla identitànazionale, per i riflessi locali legati al tragi-co conflitto. Infatti, la trincea e le immaginicruente della guerra restavano lontane daSan Felice Circeo e dalla zona paludosa cir-costante, ancora da prosciugare.Non altrettanto gli effetti del conflitto.Dal punto di vista economico, tutto è in fun-zione di supporto della macchina bellica. Ilcarbone vegetale era una delle maggiori ri-sorse della palude, e, in genere, veniva ac-catastato sulla spiaggia per essere tra-sportato a Napoli, che era il maggior mer-cato di assorbimento. Tale commercio,sempre attivo, entrò in crisi con la primaguerra mondiale, quando il prefetto ne vie-tò la vendita fuori della provincia di Roma.La restrizione era ancora in vigore nel 1922.L’“assurda misura”, come la definì JamesAguet in un suo articolo apparso su “Il Cir-ceo” (21 gennaio 1922), rese quasi impossi-bile la sua produzione nelle macchie “inprossimità del Tirreno” per il caro trasporto.Non è superfluo ricordare “che nell’ultimafase della guerra molto materiale dei ponti,che consentirono il passaggio del Piave, fufornito dagli alberi secolari della nostra Sel-va Marittima”, che coinvolgeva direttamen-te il comprensorio di San Felice Circeo (ve-di l’autorevole A. BIANCHINI, Storia di Ter-racina, Terracina 1952, p. 328, nota 1).A metà giugno del 1915, poco dopo la di-chiarazione di guerra all’Austria (24 maggio

    1915), fu inviato a San Felice Circeoun presidio militare.L’operazione fu così rapida che il sin-daco non ebbe nemmeno il tempo diinformare il consiglio comunale circail reperimento dell’alloggio dei milita-ri: ”Un locale di 6 camere del feuda-tario James Aguet nel recinto del pro-prio palazzo…” e sulla “somministra-zione” di paglia e legna (San FeliceCirceo, delibera consiglio n.40/1915:”Affitto locale per il presidio militare”).L’economia di guerra requisiva per l’e-sercito grano e intaccava pesante-mente vaste aree boschive per rica-varne legna e carbone con tagli mal-destri, operati da manodopera ine-sperta e maldisposta come i prigionieri diguerra.Nei centri abitati, a partire dal 1° novembre1916, l’illuminazione pubblica fu ridotta ametà fino alle 22,30 e di tre quarti dalle22,30 allo spegnimento.A San Felice Circeo il ripristino della illumina-zione pubblica fu deciso il 20 febbraio 1920e nella circostanza il consiglio comunale di-chiarava che “…non può più oltre tollerarsiche l’abitato rimanga per tutti i dodici mesidell’anno completamente al buio…”.C’era poi il razionamento dei generi alimen-tari di prima necessità, ma i controlli non evi-tano la brusca lievitazione dei prezzi.Nei paesi pontini nell’estate 1916 i prezzi perkg/lire erano: ”0,80 la pasta alimentare di pri-ma qualità e 0,75 quella di seconda; 2,80 illardo e lo strutto e 3,60 il formaggio pecori-no secco; 1,80 il baccalà e la carne di ca-strato e 1,50 la carne di bovino e di caprino;3 la carne senza osso di prima qualità e 2,45quella di seconda. Un litro di olio d’oliva co-stava L. 2,30; uno di latte L. 0,50. Un kg dipomodori 0,50; sei peperoni -/costavano L./-0,50 e un uovo L.0,10. Anche le rane eranoincluse nel calmiere, sebbene i canali dellapalude assicurassero rifornimenti costanti equalità e freschezza di prodotto. CostavanoL.0,75 il kg La carne di rana era un surroga-to della carne bianca e al sangue, come l’or-zo lo fu del caffè nella seconda guerra mon-diale 1940-45. In vetta al listino prezzi delcalmiere, datato estate 1917, erano il for-maggio reggiano e il burro, rispettivamentea L. 4,80 e a L. 6,05 al kg.“Nel triennio 1916-18, i prezzi ebbero unaimpennata, raddoppiando e triplicando. Al-cuni quadruplicarono. La carne ovina pas-sò a L. 3,75 il kg; le rane da 0,75 a 1,50, lepatate da 0,15 a 0,45…Unico sollievo la ri-comparsa del pesce sul mercato, ma i prez-zi alti selezionavano gli acquirenti al pari delformaggio reggiano e del burro. Le triglie ei calamari costavano 4,50 al kg; 3,75 i frut-ti di mare, i cefali e le triglie. Cresciuto an-che il prezzo del pesce di fiume. Per un kgdi anguille occorrevano L. 1,80.Un kg di carbone vegetale, che era una del-le risorse della palude pontina, costava L.0,50” (si veda A. FOSCHI, L’Agro pontino

    1900-1934, Roma 1994, p. 116).A San Felice Circeo, come anche negli al-tri centri pontini, fecero la loro comparsa daiprimi del 1917 i prigionieri di guerra.Questi, normalmente, erano destinati ai la-vori di manutenzione stradale e di rimbo-schimento, oppure erano dati in affidamen-to ai privati, per essere adibiti ai lavori agri-coli nelle loro aziende. La cessione ai pri-vati, inizialmente esigua, divenne poi diffu-sa a causa del numero crescente di prigio-nieri e all’impossibilità dei Comuni a soste-nere le spese.Del distaccamento dei prigionieri di guerra,assegnato a San Felice Circeo, si continuòa parlare nell’aula consiliare il 26 novembre1919 e poi alla pretura di Terracina (San Fe-lice Circeo, delibera consiglio n. 65/1919:”Autorizzazione di stare in causa contro igaranti dei prigionieri di guerra”).Cos’era successo?Alcuni cittadini, in qualità di “garanti”, si era-no assunti l’impegno di utilizzare i prigionie-ri, ma si erano astenuti dall’onorare i paga-menti ad alcuni fornitori per i vari servizi pre-stati al distaccamento (il trasporto di viveri,il fitto del casermaggio e altro). “E perché igaranti di detti prigionieri si sono ricusati diesibire i conti dei lavori da questi eseguiti,necessita convenirli in giudizio per obbligar-li a pagare quanto dai diversi creditori si ri-chiede da questa amministrazione”.Vittoria amara e la falce della “spagnola”Sul fronte le operazioni militari erano tut-t’altro che incoraggianti (basti pensare alladisfatta di Caporetto: fine ottobre-inizio no-vembre 1917).La nazione era stremata. Nelle parrocchie i sacerdoti caldeggiavanoil valore ideale della pace, ma sostenevanola guerra e soprattutto frenavano le spinteinsurrezionali della popolazione affamatacon iniziative di solidarietà, in particolare nelterribile inverno 1916-1917. La “Nota” diBenedetto XV (1° agosto 1917) parlava del-la “inutile strage” e si invocava sempre dipiù la fine del conflitto. La situazione italia-na era delicata e il papa con quell’interven-to veniva stigmatizzato come “crucco” e

    (1915-1918)

    L’economia di guerra, la Vittoria amara e la falce della “spagnola”

    La Grande Guerra a San Felice Circeo

    di don Carlo Rinaldi

    continua a pag. 9

    1916 certificato di morte di Giovanni Cerasoli

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 9Storia

    Ricordare per costruire un presente e un futuro migliore

    di Paolo Masini*

    27 gennaio. Giornata della memoria

    T ante iniziative hanno attraversato laCapitale per il 70°anniversario dellaliberazione di Auschwitz, campo-simbolo di quell’universo concentrazionario– parafrasando Primo Levi – “tanto impos-sibile da comprendere quanto necessarioda conoscere”, in occasione della giornatamondiale della Memoria della Shoah. Mo-stre, momenti di ascolto delle testimonian-ze dei Sopravvissuti, incontri con le scuo-le, concerti: un vero e proprio viaggio dellaMemoria, campo dopo campo, cancellodopo cancello, per far apparire i volti, glisguardi, i frammenti, le storie. Di intere fa-miglie cancellate, ma anche di quei (pochi)ritorni che aiutano a dare un senso al pro-gredire del vivere comune, in quel percor-so di riflessione e ricostruzione che è fon-damento storico e sociale della cittadinan-za nella nostra Europa unita. Roma conosce bene il valore della Memoria.Città ferita dai rastrellamenti, città deportatae uccisa, città orgogliosa, che ha avuto un

    ruolo di primo piano nella lotta di Liberazio-ne. E città memore, grazie ad un progetto dilungo corso che negli ultimi vent’anni ha por-tato più di 6000 alunni in visita ad Auschwitze nel ghetto di Cracovia. Ricordare, d’al-tronde, è un esercizio di conoscenza e di li-bertà. La mattina del 27 gennaio, in via Tem-pio di Giove, in Campidoglio, abbiamo de-posto una targa per i fratelli Aldo e Bixio Per-gola, che furono tra i dipendenti comunali li-cenziati dal Governatorato alla fine degli an-ni ’30 in seguito alla promulgazione delle leg-gi razziali, e poi deportati e uccisi ad Ausch-witz. Un appuntamento che ha rappresenta-to un momento di riflessione sulle deporta-zioni del territorio di Roma e sull’annulla-mento delle libertà personali, ma anche sultema, più che mai attuale, delle discrimina-zioni sul luogo di lavoro. Ricordare il passato per rivolgere lo sguardoal presente e al futuro: è questo l’impegnodella nostra amministrazione, in particolarecon le nuove generazioni. Per imparare a ri-

    conoscere i germi dell’intolleranza e delladiscriminazione e per costruire nei luoghi delquotidiano - le scuole, gli spazi di aggrega-zione e del confronto, le università, i luoghidi lavoro - una società orientata al rispettodella dignità umana e alla valorizzazione del-l’altro. Un nuovo viaggio di cui non siamo piùosservatori ma veri protagonisti. ■

    * Assessore a Scuola, Sport, Politiche Gio-vanili e Partecipazione di Roma Capitale,delegato alla Memoria

    anti-italiano e con lui i preti. Ma i cattolici,allora la stragrande maggioranza degli ita-liani, continuavano a combattere e a mori-re, propiziando la difesa sul Piave e la de-siderata vittoria, accolta con entusiasmo,ma con la lacerante angoscia che i proble-mi erano tutt’altro che risolti.E non si trattava solo della precaria rico-struzione e del ripristino alla vita normale. Il4 novembre 1918 terminava la guerra e cisi affrettava a imprimere nel marmo il Bol-lettino della Vittoria e il nome dei caduti, co-me accadde anche a San Felice Circeo conil contributo di sangue di 18 giovani, chepersero la vita sul fronte: Colarulli Toto,Capponi Giuseppe, Capponi Luigi, CavalieriFlavio, Cavalieri Gaetano, Ceccarelli Giu-seppe, Cerasoli Giovanni, Ciani Luigi, DiCosimo Annibale, Di Cosimo Francesco, DiProspero Salvatore, Egidi Luigi, Lanzuisi Er-manno, Lucci Bonanno, Perna Evangelista,Petrucci Loreto, Petrucci Raimondo, RossiDomenico.Quella vittoria veniva funestata anche in lo-co dalla terribile e devastante “spagnola”,l’epidemia influenzale, che esplose nell’ot-tobre-novembre 1918. All’Italia che la guer-ra, secondo le cifre ufficiali, era costata cir-ca 680.000 vittime, tra caduti in battaglia,deceduti in prigionia e dispersi, si aggiun-sero i morti di “febbre spagnola”, che agen-do su una popolazione indebolita, causeràoltre 500.000 vittime.Dati alla mano, pazientemente reperiti suiregistri parrocchiali dei battezzati e dei mor-ti di quell’ottobre-novembre 1918 e oppor-tunamente messi a confronto con l’incre-

    mento e decremento demografico in SanFelice Circeo di quell’ambito di anni, è pos-sibile perimetrare l’impressionante inciden-za della “spagnola”.Nel 1913 San Felice Circeo contava 1.669abitanti; la vicina Terracina 11.407: è il com-puto della popolazione legale rilevato nel-l’ambito del progetto di utenza della ferro-via Velletri-Terracina. Accostando l’inciden-za del movimento demografico nel rappor-to battezzati-defunti dal 1914 al 1921 a SanFelice Circeo, si ha una efficace sincronia dinumeri, che ci permettono di rilevare l’e-splodere della “spagnola”.Come è facile constatare nel 1918 moriro-no a San Felice Circeo 115 persone e da ul-teriori verifiche ci sono 63 decessi il mesedi ottobre e 22 il mese di novembre. Il pic-co di deceduti per il “morbo, vulgo spa-gnola” è di 12 morti il 24 ottobre 1918. Inquell’anno a 62 anni, moriva, il 27 luglio, Ar-menia Fontana, vedova D’Antrassi, madredel giovane parroco Gaspare, desolato an-notatore di tale ecatombe.La situazione sanitaria era al collasso e ilcalmiere già imposto sui beni di largo con-sumo, fu esteso anche alle bare, perché ilprezzo del legname era cresciuto sproposi-tatamente, come pure la spesa per i disin-

    fettanti, per raccogliere, trasportare e sep-pellire i morti.Un ricordo fedele e familiare di quella terri-bile esperienza ci è offerto da TommasoLanzuisi (vedi: Circeo e Agro-pontino, rac-conti autobiografici …, Roma 2009, p.49-50): “L’influenza si trasmetteva con facilitàdall’uno all’altro per semplice contatto enon c’era medicina in grado di guarire. Lescale del cimitero rigurgitavano di casse dimorti. Non c’era più legname per fabbrica-re queste casse. Si finì per utilizzare le ta-vole delle casse di sapone.“La povera mamma -/di Tommaso Lanzui-si/- … fu colpita … Lottò per giorni e gior-ni con la morte e non so per quale miraco-lo alla fine ne uscì fuori.Era incinta di una bambina di otto mesi e al-la fine purtroppo la perse. Pure papà Gioac-chino ebbe la spagnola, ma per fortuna nonin forma grave … Finalmente si trovò il ri-medio per arrestare la terribile epidemia -/scrive Lanzuisi/-. Bastava provocare l’u-scita del sangue infetto dal corpo dell’am-malato, o dal naso, o da altre parti, appli-cando mignatte. Forse mamma si salvò perle tante mignatte che le furono applicate …La spagnola si portò via la miglior gioven-tù. Fu necessario far venire i soldati perseppellire i morti, perché non c’era nessu-no che potesse farlo”.Mentre sul Piave ancora si combatteva e simoriva, a San Felice Circeo, come in tantialtri posti, si moriva di “spagnola”.Sembrava di essere sull’orlo del baratro:fortunatamente non fu così.Questo accadeva non mille anni fa, ma so-lo cento anni fa ai nostri nonni o bisnonni.E c’è un allarme che ci avverte del perico-lo a non vivere solo il presente e provocar-ci una emozione: il passato come il futurofa parte del nostro Dna e la nostra identitàè un patrimonio che va amato e vissuto. ■

    segue dalla pagina 8

    Storia di DON CARLO RINALDI

    La Grande Guerra a San Felice Circeo

    Roma, Capitale della Memoria

    Anno Battezzati Morti Differenza popolazione totale: nel1913:1669

    abitanti

    1914 71 21 +50 17191915 55 22 +33 17521916 65 25 +40 17921917 53 35 +18 18101918 43 115 -72 17421919 61 42 +19 17611920 94 26 +68 18291921 83 24 +59 1888

  • IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 10Territorio

    P er l’archeologo uno dei maggioriproblemi consiste nella esiguità deiresti murari di gran parte degli edifi-ci antichi. Più frequentemente sopravvivo-no le fondazioni e i muri di terrazzamento(sostruzioni), mentre dei muri di alzato nel-la maggioranza dei casi permangono pochilacerti non più alti di qualche decina di cen-timetri. L’interpretazione di queste testimo-nianze si basa quasi sempre su genericiconfronti con altri edifici meglio conosciuti,i quali presentano analoghe caratteristichearchitettoniche. È facile prendere degli ab-bagli, soprattutto quando ci si limita a unaosservazione frettolosa e superficiale dei re-sti visibili. Per comprendere meglio le co-se è sempre necessario un approccio ana-litico, basato su una ricognizione sistema-tica delle strutture superstiti che vanno do-cumentate soprattutto attraverso il rilievo.Alcuni saggi di scavo ben mirati possono ri-sultare di ulteriore aiuto. Un caso esemplare è quello della c.d. Villadei Quattro Venti al Circeo. Illustri archeo-logi del novecento che hanno esplorato ilnostro territorio sono stati facilmente indot-ti a identificare l’imponente struttura rettan-golare in opera incerta posta sotto il paesecon il basamento di una grande villa, comece ne sono molte altre lungo la costiera la-

    ziale in splendida posizione panoramica,destinate agli otia di nobili famiglie romane.Trattandosi della più grande costruzione diquesto tipo visibile al Circeo, inevitabile èstata la tentazione di attribuirne la paterni-tà al più insigne personaggio romano che sistabilì in questo luogo, cioè al triumviro Emi-lio Lepido che, come ci rende noto Sveto-nio, venne esiliato da Ottaviano a Circeii nel36 a.C. in seguito alla sconfitta di SestoPompeo. Le indagini effettuate pochi anni fa con ilgeoradar sulla terrazza superiore hanno evi-denziato una serie di tracce che restitui-scono informazioni inedite e preziose, lequali ci offrono una nuova lettura chesmentisce completamente l’ipotesi tradi-zionale. Ce ne danno conto Diego Ronchi eStefano Urbini in un loro recente articolo.Presso il lato a monte della terrazza, l’im-pronta di due ambienti rettangolari adia-centi, con una fila di elementi puntiformi lun-

    go uno dei lati esterni,restituisce la pianta di untempio con cella e pro-nao. Alcuni piccoli am-bienti individuati lungo ilperimetro esterno delmassiccio basamentoassomigliano ai vani chetroviamo nelle sostruzio-ni di altri santuari laziali,utilizzati come depositivotivi, magazzini di og-getti liturgici o ambientidi culto oracolare. Do-vrebbe trattarsi pertantonon di una villa, ma di unsantuario monumentalea terrazze, incombentesul litorale e direttamen-te collegato all’abitatotramite un percorso in lieve salita. Nel La-zio meridionale abbiamo alcuni grandiosiesempi simili a questo, realizzati in opera in-certa tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C.Il confronto più immediato è con il santua-rio di Giove Anxur dominante il mare sullamontagna di Terracina. Anche questo, co-me l’edificio del Circeo, si caratterizza peruna lunga serie di ambienti voltati con fun-zione di contenimento del terrapieno retro-

    stante. Un’altra importante ricerca è statacondotta alcuni anni fa nella c.dAcropoli del Circeo da Lorenzo Qui-lici e Stefania Quilici Gigli. I due stu-diosi hanno negato la funzione di for-tificazione militare, che era stata attri-buita in passato alla grandiosa cintamuraria in opera poligonale, metten-do l’indice su alcune peculiarità co-struttive come la non accessibilitàe lo scarso spessore della crestadel muro che era impraticabile peri difensori. Anche il lungo muroche collega Circeii con la c.d.Acropoli non sembra poter svol-gere un’adeguata azione difensi-

    va perché, in assenza di una strutturaparallela, lascerebbe scoperto il versan-te verso il mare e pertanto si è preferitoidentificarlo con la sostruzione di un per-corso stradale. Le mura in opera poligonale della c.d.Acropoli sono caratterizzate da una tec-nica costruttiva molto raffinata, congrandi massi calcarei ben combacianti,detta III maniera, che si afferma in al-cune colonie dell’Italia centrale a parti-re dal III secolo a.C. È un’opera monu-mentale che si impone sul paesaggio esembra rivaleggiare con il prospicienteTempio di Giove Anxur. Anche quest’area èstata di conseguenza identificata con unsantuario. L’area posta all’interno della recinzione inopera poligonale è stata sistematicamenteesplorata ma non ha restituito resti di alcu-na struttura architettonica a eccezione diuna cisterna sotterranea circolare che era

    già conosciuta. Moltoprobabilmente non è maiesistito un tempio al suointerno. Non è da esclu-dere che il grande recin-to racchiudesse un bo-sco sacro e uno o più al-tari, realizzati in materialideperibili, di cui non si hapiù traccia. Il terzo importante san-tuario di Circeii è quellosituato sulla vetta dellamontagna, di cui ha par-lato Maria Rocchi in unaltro numero di questogiornale. Ne restano legrandiose mura di so-struzione che circondanole rocce del picco, realiz-

    zate in opera poligonale e in opera incerta,quest’ultime miste a tratti di opera reticola-ta e fasce in opera laterizia che potrebberoriferirsi a una fase edilizia di età augustea.La particolare robustezza della strutturamuraria, che mostra anche uno spesso con-trafforte sul lato a monte, può giustificare inquesto caso la presenza non solamente diun altare, come venne ipotizzato dal Lugli,ma di un vero e proprio tempio, ben visibi-le ai naviganti da molto lontano. Va infine annoverato il santuario sul colle diMonticchio, già identificato nel secolo scor-so dal Capponi grazie al rinvenimento di va-ri materiali tra cui antefisse e fittili votivi; re-centemente è stato proposto di ricono-scervi il luogo che ospitava l’altare di Ate-na cui fa cenno Strabone.Gli archeologi disputeranno a lungo su qua-le fosse il santuario di Circe, cui pure fa ri-

    ferimento Strabone, fra i tre grandi com-plessi sopra descritti. Su questo argomen-to, almeno per il momento, non abbiamodati sufficienti per trovare risposte sicure. ■

    * archeologo, docente di Rilievo e analisitecnica dei monumenti antichi presso la Se-conda Università di Napoliwww.rilievoarcheologico.it

    Alcuni casi esemplari

    Santuario picco di Circe

    Acropoli

    Villa Quattro Venti (Google Earth)

    I santuari di CirceiiImportanti resti archeologici

    di Marco Bianchini*

  • IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11Il fatto

    A bbiamo più volte sottolineato le co-se che non ci piacciono dell’ammi-nistrazione comunale, in particolarmodo le contraddizioni di una compagineche avrebbe dovuto cambiare volto al pae-se e che, invece, dopo quasi tre anni, hacombinato poco o nulla. Ma ancora unavolta vogliamo fare i complimenti a Petruc-ci & c per un’abilità fuori dal comune: la ca-pacità di nascondere o sminuire i fatti a lo-ro sgraditi, grazie anche alla complicità -non ci stancheremo mai di dirlo - dellastampa locale. Non è una novità. Se si tratta di far sapere cheil Comune richiede indietro i soldi che gli examministratori avrebbero elargito illegittima-mente ai dipendenti per il lavoro extra, ecco-li tutti pronti sull’attenti con paginoni sul webe sul cartaceo pieni di particolari e dettagli.Per far capire fino in fondo chi erano i cattivie chi sono i buoni. Così è avvenuto pure conla notizia della multa (quasi 300 mila euro) chel’ente ha dovuto pagare per il mancato ri-spetto del patto di stabilità nel 2011. Nean-che il tempo di aprire l’albo pretorio che giàera sui giornali. Quando è invece la maggio-ranza a compiere atti irregolari, le notizie tra-pelano con una lentezza impressionante e civogliono giorni prima che la gente lo venga asapere; per esempio quando il Ministero del-l’Interno boccia per ben due volte gli atti del-l’amministrazione attuale riguardanti il perso-nale. Lo abbiamo saputo per caso. La prima vol-ta nell’ottobre del 2013, quando l’ex as-sessore al bilancio scrisse sul web che ledelibere sui dipen-denti erano staterespinte dallacommissione mini-steriale . Poi qual-che giorno fa,quando l’opposi-zione in un comu-nicato ha reso no-to che il Ministeroha bocciato purela delibera per l’as-sunzione di duenuovi capi settoreche avrebbero dovuto far posto a due diri-genti, evidentemente sgraditi ai vertici po-litici, da mandare in mobilità. Insomma, cistanno provando in tutti i modi ad assume-re questi nuovi funzionari ma proprio non ciriescono. E’ un chiodo fisso. E quando ar-rivano queste bocciature chi di solito pas-sa il tempo a lodare la Giunta è costretto atrincerarsi in un imbarazzante silenzio.Imbarazzante pure la vicenda di un consi-gliere che ha dichiarato in consiglio che al-cuni suoi ex colleghi di maggioranza (ora èpassato all’opposizione) lo volevano “inca-strare” e far arrestare per una vecchia vi-cenda relativa agli ausiliari del traffico. Unastoria che la dice lunga sul clima idilliacoche regnava (e regna ancora?) nelle stanzedel potere. Non parliamo poi dell’articolouscito sul “Messaggero” a ridosso di Nata-

    le dal titolo “Mafia capitale, le mani sul Cir-ceo” che analizzava alcune “stranezze” inmerito al servizio di raccolta dei rifiuti svol-to da una società recentemente estromes-sa dal Consiglio di Stato per un appalto si-mile a Terracina. In altri tempi (forzisti) giàsolo la parola “mafia” affiancata a quella“Circeo”, avrebbero fatto scorrere fiumi diinchiostro e scattare come minimo interro-gazioni in Parlamento, libri bianchi, dossier,mozioni. Ovviamente da parte degli stessiche ora tengono in piedi la baracca. Inve-ce, morta lì, eccetto qualche richiesta dichiarimento da parte dell’opposizione a cuila maggioranza ha risposto con un sorriso.Ma una cosa è certa. Al di là di presunte il-legittimità che potrebbero emergere dallavicenda, resta il fatto che l’amministrazio-

    ne è riuscita a smantella-re il tecnologico esterna-lizzando uno dei pochiservizi che funzionavanobene al Circeo. Con costimaggiori e, è sotto gli oc-chi di tutti, risultati mino-ri per la collettività. Nelfrattempo, si è in attesadella differenziata il cuiinizio era stato annuncia-to “orgogliosamente” pergennaio, ma che certa-mente non vedremo pri-

    ma dell’estate. Ci sarà comunque tutto iltempo per pubblicizzare questa “rivoluzio-ne”. A spese nostre ovviamente. Alla Giun-ta Petrucci, infatti, non basta l’impegno per-manente dei giornali amici e per questo hapensato bene di riesumare, alla modica ci-fra di 4500 euro, il giornalino “Circeo in Co-mune”, quello che in passato era conside-rato il foglio di propaganda dei sindaci Ce-rasoli e Schiboni. L’obiettivo, evidentemen-te è lo stesso: far propaganda da qui finoalle elezioni del 2017, raccontando, è ovvio,solo quello che fa comodo. Mentre scrivia-mo queste righe, l’opuscolo deve ancoraessere pubblicato, ma siamo convinti chenon troveremo i fatti, tenuti ben nascosti,che vi abbiamo raccontato in questi ultiminumeri. ■

    di Rosa L.

    Il Ministero dell’Interno respinge ancora le modifiche al personale dell’amministrazione comunale

    Presenze del Sindaco … (al 12 gennaio 2015)

    Sindaco in giunta- sedute 160- presenze 87- assenze 73in percentuale presenze 55%; assenze 45%

    Sindaco in consiglio- sedute 24- presenze 21- assenze 3in percentuale presenze 87%; assenze 13%

    Come ti nascondo la notizia,il vademecum della Giunta Petrucci

    Editoriale Libertà di espressione 1Personaggio Il maestro Dante Calisi 2Politica Dall’Euro d’Oro alla sanzione 3Politica Costi della raccolta nettezza

    urbana 4Politica Musulmani e terroristi,

    cristiani e mafiosi 5Lettere Lettere al Direttore 6Attualità Il mondo in guerra 7Storia La Grande Guerra a

    San Felice 8Storia Roma, Capitale della Memoria 9Territorio I santuari di Circeii 10Il fatto Come ti nascondo la notizia,

    il vademecum della Giunta Petrucci 11

    Territorio Il Parco Riviera di Ulisse 12Territorio Si aprirà una nuova stagione

    per il Parco Nazionale del Circeo? 13

    Territorio Il ritrovamento del cranio nel 1939 14

    Cultura Incontri con la storia: Maria Pia Mambro 15

    Cultura Circeo Musical’s Project No Stop 16

    Territorio Quando il Circeo è Grand Guignol 17

    Cultura Il Caffè Letterario 18Territorio Inarrestabile disfacimento

    del muro … 19Territorio L’autostrada Roma Latina 20Tradizione La sagra del Canascione 21Territorio La squadra di Circe 22Territorio Tutta la Provincia di Latina 23Sport Atletica – Taek-do 24Sport Il calcio al Circeo 25Varie Un gioco tra ragazzi

    Oroscopo 26Tempo libero Cucina – Cinema

    Ora legale – Citazioni 27Annunci 28

    SSOOMMMMAARRIIOO

  • A due passi dal Circeo

    A meno di un’ora di auto da San Feli-ce Circeo, proseguendo verso sud,si incontrano una serie di piccolearee di grande interesse naturalistico in am-biente mediterraneo costiero, riunite sottola denominazione comune di “Parco regio-nale Riviera di Ulisse”. L’Ente Parco Regionale Riviera di Ulisse èstato istituito con la L.R. n.2 del 6 Febbraio2003, è un ente strumentale della RegioneLazio con il compito di gestire tre aree pro-tette regionali del Parco di Monte Orlando,del Parco di Gianola e Monte di Scauri e delMonumento Naturale Villa di Tiberio e Co-sta Torre Capovento - Punta Cetarola. Areepiccole ma nomi molto lunghi!L’Ente Parco Riviera di Ulisse non è quindiun unico parco omogeneo, ma un’entitàamministrativa che ha competenza su tredistinte aree protette. I comuni nei cui ter-ritori, in misura diversa, esse ricadono so-no Formia, Gaeta, Minturno e Sperlonga. L’Ente Parco Regionale Riviera di Ulisse si oc-cupa della gestione, conservazione e vigilan-za degli ambienti naturali di sua competenza;

    di educazione ambientale e della promozio-ne della sensibilità ambientale dei cittadini;della promozione del turismo ecosostenibilee dei prodotti tipici. L’Ente Parco promuoveed effettua studi scientifico-naturalistici e pro-muove progetti per la realizzazione di operedi conservazione della natura. Infine il Parcopromuove il recupero e la gestione di manu-fatti e strutture immobili, in abbandono o indisuso, da utilizzare per i propri scopi istitu-zionali. Quest’ultima attività è stata di note-vole importanza per diversi anni grazie a unnotevole flusso di finanziamenti regionali, e vi-sto l’imponente patrimonio pubblico inclusoin queste aree, pensiamo al Parco Monte Or-lando nel centro di Gaeta.Tra le aree gestite forse la più interessanteper gli aspetti naturalistico è il Parco Re-gionale di Gianola e Monte di Scauri, situa-to all’estremo sud del Lazio e collocato sul-la lingua costiera che separa i Monti Au-runci dal mare del Golfo di Gaeta. Il Parcorappresenta uno dei pochi lembi verdi di unterritorio assai antropizzato. L’area protettaè costituita da rilievi collinari con quote nonsuperiori ai 40 metri sul livello del mare daiquali emerge, con i suoi 123 metri, il Mon-te di Scauri. Il clima, particolarmente mite

    e di tipo decisamente mediterraneo, con-sente piacevoli visite e passeggiate duran-te tutte le stagioni dell’anno. Di particolarefascino è il periodo primaverile, quando gi-nestre, cisti, eriche, gladioli e altre piantedella folta macchia mediterranea, coloranorupi e scogliere a picco sul mare. All’interno di questi importanti ambienti na-turali, che rappresentano una delle ultimetestimonianze del paesaggio costiero pree-sistente alla speculazione edilizia che hacolpito la gran parte delle nostre aree, nel-le quali ci si può spo-stare con sentieri im-mersi nella folta ve-getazione, il Parco diGianola presenta nu-merosi importanti re-sti di epoca romana.Non è certo un casose già in quelle epo-che l’uomo avessecompreso l’unicità diquesti paesaggi perutilizzarli come luogodi relax. Il complessopiù importante è la Villa di Mamurra, che fuedificata nel 50 a.C. e prende il nome da unfacoltoso cavaliere romano, di origine for-miana, vissuto in età repubblicana. Tale edi-ficio che sorgeva a pochi metri dal mare do-veva estendersi, in lunghezza, per alcunecentinaia di metri. Oggi rimangono, di es-so, diversi ambienti posti in modo discon-tinuo lungo un tratto di costa di oltre 200metri. Il visitatore può ammirare due cister-ne che servivano per raccogliere l’acquapiovana e quella proveniente dai vicini Mon-ti Aurunci. Tali cisterne dette “Maggiore” e“delle Trentasei colonne” presentano carat-teristiche costruttive innovative. Si puòinoltre ammirare la “Grotta della Janara”, uncorridoio scavato nella roccia utilizzato percongiungere la parte superiore della villacon una serie di vasche termali, poste a li-vello del mare, di cui restano ben visibili iperimetri. Del tempio di Giano di forma ot-tagonale, conserviamo soltanto alcune ro-vine (in fase di recupero) poiché è andatodistrutto dai bombardamenti della SecondaGuerra Mondiale. Del complesso, in ognicaso, rimangono altre testimonianze di di-

    mensioni inferiori ma non per questo di mi-nor interesse.Gianola è anche uno dei pochi esempi di areaprotetta marina presente nel Lazio. La picco-la baia, oltre a una minuscola spiaggia di ciot-toli, presenta fondali scogliosi con brevi mac-chie sabbiose che ospitano le tane di un grannumero di saraghi o sparaglioni e, in pieno in-verno, un gran numero di spigole, un pregia-to abitante del mare particolarmente attratto

    dalle sorgenti di acquadolce che sgorgano inalcuni punti del fonda-le. La scarsa profondi-tà di queste acque, dai3 ai 6 metri, permetteanche escursioni inapnea (snorkeling) chepossono sempre riser-vare sorprese qualiseppie e polpi. Nelparco si trova il notoPorticciolo Romanonelle cui acque è pos-sibile trovare l’ippo-

    campo (cavalluccio marino). Scomparso damolti tratti di costa italiani, suggerì, con la suapresenza, la creazione di un Oasi blu gestitadal WWF di cui divenne il simbolo: con l’isti-tuzione dell’Ente Parco Riviera di Ulisse tuttal’area marina protetta è stata assegnata allasua competenza. Interessanti i fondali pocoal largo del porticciolo, dove si incontrano pic-cole praterie di Cymodeca nodosa, una pian-ta sottomarina simile alla posidonia, ove vi-vono diverse specie di granchi tra cui spiccala rara Calappa granulata. Nell’area marina protetta vigono l’Ordinan-za n.35/2010 della Capitaneria di Porto diGaeta, recante norme di comportamento edivieti vigenti nelle aree marine protette diMonte Orlando e Gianola e il disciplinareemanato dall’Ente Parco recante norme dicomportamento nelle aree marine protette.L’attività di immersione subacquea è con-sentita esclusivamente ai possessori di bre-vetto d’immersione, previa autorizzazionedell’Ente Parco; nella area marina protettanon sono consentite le immersioni subac-quee in notturna, svolte con o senza auto-respiratore, salvo quelle svolte dalle impre-se o associazioni autorizzate che dovranno,di volta in volta, essere espressamente ap-provate dall’Ente Parco in seguito a una for-male richiesta. Le immersioni subacqueecon o senza autorespiratore all’interno del-le AMG possono essere svolte, previa au-torizzazione dell’Ente Parco, esclusiva-mente dai privati cittadini residenti ovverodai non residenti rivolgendosi ai soggettiautorizzati dall’Ente Parco per lo svolgi-mento di immersioni subacquee guidate.Insomma, un tesoro da visitare nelle formepiù diverse a due passi dal Circeo. ■

    * Agenzia Regionale per i Parchi

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 12Territorio

    di Giuliano Tallone*

    L’area marina protetta di Gianola

    Il Parco Riviera di Ulisse

    Area protetta marina di Gianola

    Attività educative del Parco Regionale Rivieradi Ulisse

    Porticciolo romano di Gianola

    Villa romana di Scauri

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 13Territorio

    C on l’insediamento del nuovo Consi-glio Direttivo si apre una nuova sta-gione per l’Ente Parco Nazionale delCirceo, anche se, per la verità, i problemistrutturali dell’Ente necessitano di risposteche non sono in capo al Consiglio.La nomina del Consiglio fa uscire formal-mente l’Ente da quel regime di straordina-rietà che lo caratterizzava dall’agosto 2013e lo riconsegna a una gestione ordinaria. IlConsiglio è peraltro formato in modo diver-so da quello precedente poiché sono cam-biate alcune norme di riferimento. Oggi iconsiglieri non solo sono 4 in meno (8 e nonpiù 12 più il Presidente), ma hanno una di-versa composizione che accresce l’influen-za della rappresentanza degli Enti Locali.Se, infatti, prima le nomine di competenzastatale e in rappresentanza degli interessi aquesta connessi erano ben sette (2 del Mi-nistero dell’Ambiente, 1 del Ministero del-l’Agricoltura, 2 del mondo accademico euniversitario, 2 su proposta delle Associa-zioni Ambientaliste) oggi sono 4 (1 del Mi-nistero dell’Ambiente, 1 del Ministero del-l’Agricoltura, 1 su indicazione dell’IstitutoSuperiore per la Ricerca Ambientale, 1 suindicazione delle Associazioni Ambientali-ste); i rappresentanti degli Enti territoriali so-no invece passati da 5 a 4 e questi sono de-signati dalla Comunità del Parco che nel ca-so del Circeo è costituita dalla Regione La-zio, dalla Provincia di Latina, dai Comuni diLatina, Sabaudia, San Felice, Ponza e dal-la Comunità dell’Arcipelago delle Isole Pon-ziane.Il Parco non è certo più quello di qualcheanno fa quando si consumava uno scontroal vetriolo su posizioni dettate da una ra-gione politica localistica inconciliabile con ilquadro delle norme che l’Ente era chiama-to ad applicare. Oggi il confronto è moltopiù sereno, si cerca sempre una riconcilia-zione delle distanze in ottica positiva e co-munque nel pieno rispetto dell’eventuale di-vergenza di opinione. Anche il quadro d’a-zione, pur ancora non approvato definitiva-mente, appare più chiaro essendo stati pre-sentati alla Regione sia il Piano del Parcosia i piani di gestione delle Zone di Prote-zione Speciale che dei Siti d’Interesse Co-munitario; presentatoanche il Regolamen-to dell’Area Protetta(al Ministero dell’Am-biente) e ottenuto ilriconoscimento MABUNESCO che valoriz-za tutto il territoriosenza aggiungerevincoli ma chiedendocoerenza di gestio-ne. Insomma la parti-ta ieri dura è stempe-rata, anche se moltiappetiti (ancora unavolta soprattutto dicarattere immobilia-

    re) sono so-lo sopiti. Ilp r o b l e m a

    però è che il Consiglio oggi più di ieri rischiadi non poter essere operativo nella misurain cui gli Uffici dell’Ente non sono nelle con-dizioni di dare seguito agli indirizzi che ri-cevono. Se come abbiamo detto l’Ente inquanto tale esce dalla straordinarietà, gliUffici dell’Ente rimangono purtroppo in unasituazione di emergenza se non di preca-rietà.Una decisa ripresa dell’Ente Parco del Cir-ceo passa dunque indubbiamente attraver-so la nomina del nuovo Consiglio che cer-tamente farà il suo dovere, ma passa ancheattraverso tre elementi che il Consiglio po-trà guidare ma non determinare: pianta or-ganica, rapporto con il Corpo Forestale del-lo Stato, maggiore operatività della Regio-ne Lazio.Riguardo alla pianta organica c’è poco dadire. Negli ultimi anni anche in questo set-tore sono ripetutamente cambiate le nor-mative di riferimento, ora per riempire i 3posti vacanti in pianta organica (passandodagli attuali 6 dipendenti a 9) occorre pre-vedere una mobilità, in base alle nuove dis-posizioni approvate lo scorso agosto, le cuiprocedure applicative però non sono anco-ra chiarissime. A ogni modo anche qualorala pianta organica fosse completata il per-sonale, certo rafforzato in funzioni essenzialiquali quello dell’Ufficio Tecnico, sarebbecomunque insufficiente e necessiterebbedel supporto garantito con apposita con-venzione del Corpo Forestale dello Stato.Relativamente al Corpo Forestale delloStato la situazione è complessa per due or-dini di motivi: da un lato la Forestale rischiaa breve di essere accorpata con la Poliziadi Stato e la destinazione delle funzioni re-lative alla gestione delle foreste demanialidei parchi nazionali non si sa bene che finefaranno, da un altro esiste un’estrema pro-blematicità di gestione nei comparti cheoperano nel parco che ha portato a ripetu-ti avvicendamenti dei responsabili non ga-rantendo sempre quella continuità neces-saria a porre in essere progetti a lungo ter-mine. La situazione si potrà risolvere se il

    C.F.S. a livello na-zionale manterràtutte le attuali fun-zioni e possibil-mente la sua auto-nomia e indipen-denza (cosa cheauspichiamo viva-mente per motiviben più ampi e ge-nerali che non ilParco del Circeo) ese a livello territo-riale ci sarà stabi-lizzazione dell’in-terlocuzione e unrafforzamento della

    convenzione onerosa che regolamenta lacollaborazione tra l’Ente Parco e C.F.S.stesso.La questione della Regione Lazio incrociaaspetti politici e amministrativi. Da un pun-to di vista amministrativo la Regione ha inmano da qualche tempo tutta la pianifica-zione del parco. Procedere nell’iter di valu-tazione, pubblicazione, partecipazione edeliberazione di questa non dipende (nondovrebbe almeno dipendere) da una volon-tà politica. Chiudere la Valutazione Am-bientale Strategica del piano del parco,adottarlo, pubblicarlo, gestire le osserva-zioni ecc., dovrebbe rientrare nell’ordina-rietà amministrativa che indubbiamente vaaccelerata. La volontà politica potrebbe pe-rò determinare ben altro, potrebbe cioèmettere a sistema una progettualità nuovache stringa la collaborazione con gli Enti lo-cali, che sia funzionale agli obiettivi di con-servazione (pensiamo alle dune o all’ero-sione costiera) o di valorizzazione (pensia-mo alle opportunità del MAB UNESCO) cheil parco (ma n