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Benvenuti a tutti carissimi!Stasera ci ritroviamo insieme, Chiesa e Autorità civili e militari che saluto e ringrazio per la...

L’estate in cucina profuma di gu-sto e leggerezza. Per chi ha poco tempo da dedicare alla cucina o ha necessità di preparare...

I Padri Rogazionisti, in collabo-razione con la Caritas Diocesana di Matera-Irsina, presso il Villag-gio del Fanciullo di Matera...

“Il problema del gioco d’azzardopatologico va affrontato con metodi pedagogici e con corri-spondenza d’intenti da parte...

Inaugurazione domus“al cappuccino vecchio”

Le ricette “last minute”Progetto “Casa D’Acco-glienza ANNACARLA”

Unità d’intenti persconfiggere la ludopatia

15 1631 AGO 2019

copia € 1,20 • abb. € 20,00

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SOMMARIO

Don Mattia Albano ......................................

Inaugurazione “al cappuccino vecchio” ..

6 camere per vivere Matera ..................

“Casa D’Accoglienza ANNACARLA” ....

2 agosto: il perdono di Assisi ................

Sconfiggere la ludopatia .......................

“L’attualità di un impegno nuovo” ......

iCammini ....................................................

La Misa a Buenos Aires ...........................

Le ricette “last minute” ..........................

Acquisti on line .........................................

Bellezza e mistero del cosmo ...............

Addio al pagamento con la firma .......

Tolve e la festa di San Rocco ................

Matera… ciak si gira .................................

Venditori ambulanti ................................

V Rapporto SENTIERI .............................

Gianni Zullo ................................................

DIRETTORE RESPONSABILEAntonella Ciervo

REDAZIONEGiuditta Coretti, Anna Maria Cammisa,Domenico Infante, Mariangela Lisanti,Marta Natale, Paolo Tritto, Filippo Lombardi, Eustachio Di Simine, Nino Vinciguerra,Giuseppe Longo, Antonello Di Marzio,Rosanna Bianco, Angelo D’Onofrio, Lindo Monaco.

COLLABORATORIAlessandro Polizzi, Pippo De Vitis,TipToed, Gianfranco D’Angella

Chiuso il 5 agosto 2019

SEDE LogosVia dei Dauni, 20 - 75100 Matera

PROGETTO GRAFICODream Graphics di Antonio [email protected]

STAMPAD&B stampagrafica BongoVia Cartesio, 8 - Gravina in Puglia (Ba)

La redazione si riserva la facoltà di pubblicare o meno gli articoli o lettere inviati e, qualora fosse necessario, di intervenire sul testo per adattarlo alle esigenze di impaginazionee renderlo coerente con le linee editoriali.

Quindicinale della Diocesi di Matera - Irsina

Iscrizione n°1/2009 - Registro della stampa del

Tribunale del 03/02/2009

n. iscrizione ROC 22418 Anno XI

n. 15/16 del 31/08/2019

Contributo libero € 1,20 - Abbonamento € 20,00

ccp n° 12492757 - causale: Logos 2019

intestato a: Arcidiocesi di Matera-Irsina

Scrivici o invia il tuo articolo [email protected]

WWW.LOGOSMATERA.NET

a cura di Filippo LombardiIn buona compagnia…

Sante don-ne Teresa B e n e d ett a

della Croce, al se-colo Edith Stein e Chiara d’Assisi, la Chiesa le ricor-da una il 9 agosto, l’altra l’11 agosto. Vissute in epo-che diverse, Chia-ra nata nel 1194 e nata al cielo 11 agosto 1253, Te-resa Benedetta nata a Breslavia, Polonia, 12 ottobre 1891 martirizzata ad Auschwitz il 9 agosto 1942, han-no dato testimo-nianza di fedeltà a Cristo la prima seguendo France-sco nel suo amore per la povertà, la seconda converti-ta dall’ebraismo e divenuta carmeli-tana fu deporta-ta ad Auschwitz e qui uccisa nella

camera a gas dai nazisti.Due vocazioni di-verse accomuna-te dal desiderio di totale donazione al Signore in una vita claustrale fat-ta di preghiera e di amore per la veri-tà. Chiara a 18 anni fugge di casa affa-scinata da France-sco e a san Dami-no dà inizio a una nuova comunità di claustrali radi-calmente povere. Edith si converte al cristianesimo dopo aver letto un libro Vita di sana-ta Teresa narrata da lei stessa dove scopre ciò che da tempo cercava: la verità, e la incon-tra non in un’idea ma nella persona di Gesù. Abbraccia perciò la vita car-melitana.

Santa Chiara eSanta Teresa Benedetta della Croce

2 Logos - Le ragioni della verità

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C’è un posto particolare a Matera dove è vietato morire. È il reparto di terapia inten-siva dell’ospedale Madonna delle Grazie dove anche una flebile movimento serve a mantenere in vita le persone, a non arrendersi, a ingaggiare una bellissima battaglia. Os-servare questo meraviglioso esercito vuol dire sfiorare un mondo parallelo dove l’al-tissima professionalità non è eccezionale ma straordi-nariamente unica. Nell’open space senza confini soprat-tutto c’è il medico che è capace di superare il peggior rollio di un elicottero ma non quello delle giostre dove por-ta i suoi figli, c’è la dottoressa che porta il suo bambino a vedere il luogo in cui trascorre le ore che la separano dalla sua famiglia e la sua collega che stabilizza i cuori ribelli

con musica a palla degli anni ‘80.Intorno, un lavoro che si muove attorno a circa 400 interventi all’anno con un tasso di mortalità fra i più bassi del settore. Giorno e notte, tutto intorno, un mondo che non si ferma mai, giorno è notte come un meccanismo a orologeria impeccabile. Da quel luogo dove è vie-tato morire si può tornare e da quel luogo dove e vieta-to morire si può osservare quello che accade in quella che potrebbe rientrare senza nessuna difficoltà tra le ec-cellenze della sanità lucana fuori da ogni polemica, fuori da ogni steccato, fuori da ogni valutazione.(Pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno di Matera del 27 luglio)

Riportiamo la testimonianza che Antonella Ciervo, nostro direttore di Logos, ha scritto dopo aver superato un mo-mento difficilissimo della sua vita, grazie alle cure del repar-to di rianimazione dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Matera. Dallo spazio dell’Editoriale che lei cura un saluto affettuoso e un abbraccio da tutta la redazione con l’augu-rio di una pronta guarigione per poterla avere quanto prima tra noi.Gli auguri più affettuosi di pronta guarigione anche al nostro redattore Paolo Tritto.

L’EDITORIALE Don Mattia AlbanoNeo - sacerdote

La Cattedrale di Matera, chiesa madre della diocesi, gremita di fedeli, la maggior parte prove-

nienti da Pisticci e da Montalbano, ha generato un nuovo sacerdote, don Mattia Albano. Una quarantina i sacerdoti concelebranti che hanno accolto nella famiglia presbiterale il nuovo presbitero con l’abbraccio di pace condiviso con tutti i preti pre-senti. V’erano tutti i preti di Pisticci, paese di origine di don Mattia, con il parroco don Michele Leone; i preti di Montalbano dove don Mattia ha vissuto l’anno diaconale e paese della sua prima destinazione accan-to a don Massimo e a don Valerio, l’attuale rettore del Seminario, don Angelo Gioia, il padre spirituale don Cesare Lauria, don Filippo Nicolò che l’ha accolto in seminario a Po-tenza, gli amici già preti.L’Arcivescovo, Mons. Caiazzo, nell’o-melia, muovendo dalla festa del giorno, Santa Maria Maddalena, ha tratteggiato il profilo del sacerdo-te come uomo della misericordia: “Carissimi genitori e familiari di Don Mattia, carissimi confratelli nel sa-cerdozio, diaconi, religiosi e religiose, comunità del Seminario Teologico di Potenza con il Rettore e l’equipe formativa, autorità, popolo santo di Dio, in particolare voi pisticcesi della Parrocchia di S. Antonio e di Mon-talbano, questa sera siamo in festa nel ringraziare il Signore che ci fa contemplare l’opera da lui compiuta in Maria di Magdala, simbolo della misericordia e del perdono ricevuto. In questa festa la nostra Chiesa di Matera – Irsina vive la gioia di medi-tare sull’opera di Dio che ha scelto il nostro Diacono Mattia per inondarlo della sua grazia e santità ed essere nella Chiesa discepolo, presbitero. Come per Maria Maddalena, così per Don Mattia contempliamo la misura della misericordia divina. Egli agirà nel nome e nella persona di Cristo Capo (in persona Christi capitis), per il bene delle anime. “Solo Cristo è il vero sacerdote, gli altri sono i suoi ministri” (San Tommaso D’Aquino, Commentarium in epistolam ad Hebraeos, c. 7, lect. 4)”.Bello, profondo e commovente il sa-luto e il ringraziamento rivolo da don Mattia al termine della celebrazione.

F.L.

3Logos - Le ragioni della verità

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Benvenuti a tutti carissimi!Stasera ci ritroviamo insieme, Chiesa e Autorità civili e mili-

tari, che saluto e ringrazio per la loro presenza, per inaugurare e benedi-re un progetto che ha avuto inizio alcuni anni addietro: una risposta chiara che la Caritas italiana, attra-verso quella presente nella nostra Arcidiocesi di Matera - Irsina, vuole dare al tema dello sviluppo di un nuovo concetto di comunità: pas-sare dall’io al noi, dall’egoismo al dono, dall’aspettare la manna dal cielo alla responsabilità.1. Il progetto nazionale “Comuni-

tà che innovano” ci ha portati a formare un gruppo di giovani sulle nuove forme di intervento contro la povertà e per lo svilup-po dei territori, attraverso le te-stimonianze innovative sociale in Italia e all’estero. Il progetto ha voluto fornire ai giovani que-gli strumenti necessari per di-ventare attori di innovazione so-ciale, della cittadinanza attiva e dello sviluppo locale.

2. Progetto faticoso ma che si ca-ratterizza per il coinvolgimen-to di diversi soggetti e che può essere qualificato come forte-mente relazionale. Si è voluto così iniziare a promuovere un processo partecipativo strut-turato nel quale le varie real-tà attive presenti sul territorio (Parrocchie, gruppi ecclesiali, associazioni...) venissero aiutati a leggere ed analizzare il conte-sto in cui sono inseriti, per iden-tificare un risultato auspicabile per se stessi e definire una stra-tegia per raggiungerlo. La comu-nità locale può progettare il suo futuro e assumere la responsa-bilità per farlo accadere.

Questo significa contribuire a mi-gliorare la qualità della vita attra-verso la realizzazione di una strut-tura turistico – ricettiva che ha come finalità:1. Sostenere i servizi non-profit

della Caritas attraverso la ge-stione che supporteranno alcu-

ni giovani (aiutare a vincere la disoccupazione promuovendo opportunità di lavoro);

2. Aiutare a far partecipare tutti gli attori coinvolti alla progettazio-ne che diventa un metodo nuo-vo perché è frutto di dialogo col-lettivo senza delegare altri;

3. Sostenere l’integrazione in un luogo già abitato da altri fratelli (bisognosi e immigrati);

4. Assicurare la vicinanza affinchè il progetto, soprattutto nella ne-cessità, duri nel tempo e diventi stabile anche se dovesse cam-biare forma, nome, volto. E’ un nuovo stile di lavoro che sa far cultura, costruisce consenso, stabilisce alleanze basate su una reale condivisione.

5. È una piccola goccia nell’oce-ano perché crediamo che mai come in questo tempo ci sia bisogno di far nascere un nuo-vo umanesimo dove la cono-scenza della singola persona e dell’intera comunità diventi condizione indispensabile per un cambiamento culturale che riparta dall’uomo riportandolo al centro dell’esperienza uma-na. In altre parole, potremmo dire: il cittadino che abita i luo-ghi da sempre luoghi di vicina-to e comunione, oggi è sempre più individuo e sempre meno persona. Vorremmo contribui-re, in quest’anno in cui Matera è Capitale Europea della Cultura, affinchè ritornando alle radici della nostra cultura sviluppassi-mo di più le idee di integrazione sociale, partecipazione, gestio-ne sociale, di responsabilità che spesso, è sotto gli occhi di tutti, non ha alcuna dimestichezza con queste idee Ecco perché la centralità della persona si avrà se saremo capaci di fare la scel-ta preferenziale degli ultimi, ri-tornando a rispettare l’ambien-te. In tutto questo insostituibile è il ruolo della comunità;

6. Quanto inauguriamo stasera, come Chiesa attraverso la Ca-

ritas, vuole essere un ulteriore “opera/segno”, dopo quelli be-nedetti in questi anni su tutto il territorio dell’Arcidiocesi e non solo di Matera, ponendosi all’in-terno della pedagogia dei fatti tipico di una comunità cristiana indipendentemente da quello che possono fare gli altri, in par-ticolare le istituzioni con le qua-li, in ogni caso, bisogna sempre dialogare e cercare soluzioni congiunte per il bene del nostro territorio e dei nostri giovani in special modo.

7. In tutto questo abbiamo cerca-to e stiamo cercando contatti con associazioni di categoria, di volontariato, sportive, culturali e ricreative.

Da quanto detto si coglie che il pro-getto che stiamo portando avanti come Caritas Diocesana, sostenu-to da quella Nazionale, non vuo-le essere solo quello di distribuire cibo, vestiario e sostegno econo-mico a chi ne ha bisogno (cosa che si fa quotidianamente), ma soprat-tutto quello di educare alla carità partendo dalla propria comunità parrocchiale. Non esiste il “Grup-po Caritas” ma esiste la “Caritas” espressione di un’intera comunità.Concludendo sento di ringraziare in modo particolare tutta l’Equi-pe della nostra Caritas Diocesana, con la sua Direttrice, la Prof.ssa An-namaria Cammisa, da quest’anno affiancata dal ProDirettore Don Antonio Polidoro per un grande progetto che stiamo elaboran-do sulla fascia Jonica Metapon-to-Scanzano. Persone stupende che nella quotidianità lavorano con amore e professionalità, so-prattutto nel silenzio. Non vorrei di-menticare nessuno ma dico grazie a Lucia Surano, Patrizia Farruggio, Tiziana Serini, Angela Rondino-ne, Sabina Calicchio, Antonietta Galotto, Giuseppe Santochirico, Nicolina Parrulli, oltre i tantissimi collaboratori che danno il loro ap-porto essenziale attraverso la loro professionalità.

SALUTO PER L’INAUGURAZIONE DELLE DOMUS “Al Cappuccino vecchio”

4 Logos - Le ragioni della verità

15/16 - 31 AGO 2019dal cuore del Padre

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Al Cappuccino vecchio

6 camere per vivere Matera

L’intraprendenza della Direttrice Caritas, Anna-maria Cammisa e delle sue collaboratrici, è stata premiata: si è portato a termine il Pro-

getto Nazaret e lo scorso 25 luglio è stata inaugurata la struttura ricettiva Al Cappuccino Vecchio Rooms. Sei camere con tutti i confort, presso la Tenda, al di sopra della struttura già esistente, ognuna con un piccolo giardino e arredate con gusto, una saletta bar e un terrazzo che affaccia sulla Gravina. Il profit per sostenere il non – profit è questo il principio che ha spinto alla realizzazione del progetto finanziato da Caritas italiana e per il quale si sono formati alcu-ni giovani per la gestione delle camere. L’idea è quel-la di favorire un turismo etico, dove gli ospiti paganti

saranno vicini agli ospiti a carico della Caritas in un ambiente accogliente, curato e bello. “Abbiamo già le prime prenotazioni” ha detto la direttrice Caritas e si penserà quanto prima alla gestione della strut-tura.Il cuore della Chiesa si dilata quindi e alle tante inizia-tive già esistenti: la Tenda, la Casa don Tonino Bello a san Rocco, se ne aggiungono di nuove, ad esem-pio una nuova casa presso la parrocchia Immacola-ta per immigrati, intitolata a Maria Santissima della Bruna, la casa di Serra Marina, la nuova mensa don Giovanni Mele, alcuni appartamenti a via Ascanio Persio.

O.I.

I Padri Rogazionisti, in collabora-zione con la Caritas Diocesana di Matera-Irsina, presso il Villaggio del Fanciullo di Matera, ha in serbo un nuovo progetto: la Casa di Acco-glienza “ANNACARLA”. Per la rea-lizzazione di questo progetto, un’a-la della struttura del Villaggio sarà ristrutturata per accogliere le nuove povertà di oggi che proprio la Cari-tas diocesana, attraverso l’Osserva-torio delle Povertà e delle Risorse, ha rilevato: l’ospitalità per i parenti dei degenti dell’ospedale cittadi-no, a pochi chilometri del Villaggio e i parenti dei detenuti del carcere materano. Rogazionisti e Caritas, in sinergia, vogliono realizzare per il 2020, questo progetto come se-gno di attenzione ai bisogni di colo-ro che, nella comunità, vivono una condizione di fragilità. La realizza-zione di questa “Opera segno” è, al-tresì, la modalità per dire con impe-gno, che la carità va assicurata con gesti concreti. Si parla molto oggi di carità e della sfida che la povertà pone: ovvero, concepire la comuni-tà come un laboratorio di inclusione

sociale, come un luogo nel quale vivere nella consapevolezza che la carità ha come finali-tà la coesione sociale. Nello specifico, la Casa di Accoglienza sarà re-alizzata nella villetta che si trova all’interno dell’Istituto e ospite-rebbe dalle 12 alle 15 persone in 4 camere al piano superiore. Al pia-no terra, sono previsti la sala d’ingresso, il centro d’ascolto, la sala pran-zo, la cucina e la lavanderia. È previ-sta inoltre la realizzazione di un mi-ni-appartamento di circa 50 metri quadri con camera, bagno e angolo cottura destinato all’accoglienza di una famiglia in difficoltà. Il concetto che sta alla base di questo progetto è che aprirsi all’ascolto e all’acco-glienza, sono atteggiamenti fonda-mentali per una vera carità e sono possibili solo laddove tutta la co-munità insieme partecipa. La Casa d’Accoglienza sarà una struttura

flessibile, estremamente funziona-le, facilmente accessibile e in gra-do di assicurare ai suoi ospiti tutti i servizi per il tempo necessario di cui hanno bisogno. La gestione sarà curata dai Padri Rogazionisti e dalla Caritas in stretta collaborazione e l’accesso sarà gratuito. Coloro che conoscono la sofferenza, hanno la capacità di evangelizzare noi tutti, poiché questa evangelizzazione ci porta alle periferie dove incontra-re per primi, appunto i poveri, quali compagni di viaggio.

Alessandro Polizzi

PROGETTO “Casa D’Accoglienza ANNACARLA”

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Era una notte dell’anno 1216 e S. Francesco era immerso nella preghiera presso la Porziunco-

la, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce ed egli vide sopra l’altare Cristo, Maria e una moltitudine di angeli: “Cosa desideri per la salvezza delle ani-me?”. La risposta di Francesco fu immediata: “Tutti coloro che, pen-titi e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una com-pleta remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Fran-cesco, è grande - gli disse il Signore - ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo la tua preghiera, a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”. Francesco si presentò subito da Onorio III che lo ascoltò con attenzione e diede la sua approvazione. Alla domanda: “Francesco, per quanti anni vuoi questa indulgenza?”, il santo rispo-se: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice, il 2 agosto 1216, insieme ai Vescovi dell’Umbria che consacravano la chiesa di S. Maria degli Angeli, S. Francesco di-chiarò le condizioni per ottenere l’in-dulgenza e concluse: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”. Una novità: non era necessario pa-gare, come allora di solito accade-va nell’”acquisto” delle indulgenze. La “grazia” non è “gratis” – tra l’al-tro hanno la stessa etimologia – e

Gesù, che fu mandato a donare il lieto annuncio ai poveri (che pagare non possono), non ci chiede – piut-tosto che il denaro – la più diffici-le azione di convertirci e credere al Vangelo? E se per lunghi secoli era possibile lucrare l’indulgenza dai vespri dell’1 agosto per tutto il gior-no 2, la “Constat apprime” di Bene-detto XV (1921) consentiva di otte-nere l’indulgenza alla Porziuncola tutti i giorni dell’anno e poi in tutte le chiese parrocchiali e francesca-ne, per il pellegrino stesso o per un defunto, dalle 12 del 1 agosto alle 24 del 2 agosto di ogni anno. Da trenta-nove anni, il 2 agosto giungono alla Porziuncola in pellegrinaggio carovane di giovani da tutta Italia e dintorni (quest’anno da alcune diocesi di Francia, Austria, Svizzera, Croazia e Albania), in un percorso fat-to alternando tratti a piedi e in bus, scanditi dalla pre-ghiera e dalla sosta in loca-lità significative, come Fran-cesco con i suoi fraticelli che testimoniava e annunciava Cristo percorrendo allegro i borghi dell’Umbria. 90 gio-vani 18-35 anni sono partiti da Basilicata, Puglia e Cala-bria: dopo un percorso a pie-di di circa 15 km al giorno fino a Montesano Scalo (SA), sono giunti in bus a La Ver-na, luogo delle stimmate del poverello di Assisi, per vivere

una giornata di ritiro e la celebra-zione penitenziale; infine, l’ultimo tratto a piedi da Rivotorto a Santa Maria degli Angeli. Giornate di cam-mino e preghiera, con un concerto e una veglia, da 12 anni vissute anche da giovani famiglie che fanno un percorso ma sconosciuto in tutto, in particolare le tappe intermedie, ad eccezione dei “guastatori” e di un gruppo di frati e suore che precedo-no il gruppo per curare gli aspetti lo-gistici: un’esperienza di abbandono fiducioso (francescano) in un’epo-ca in cui vogliamo programmare nei dettagli giornate e controllare tutto.

Giuseppe Longo

S. Francesco nel 1216: “Non anni ma anime. Voglio mandarvi tutti in Paradiso!”

2 agosto: il perdono di AssisiAnche quest’anno oltre mille giovani in marcia

Remissione della colpa e della pena temporaleL’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa con la con-fessione sacramentale, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa. La pena temporale è rimessa dall’indulgenza, dalla pratica delle opere di misericordia e dallo “stato” del Pur-gatorio. La Chiesa, madre misericordiosa, ci dà tante possibilità di indulgenza: nell’Anno Giubilare, da tempi immemori pellegrinando in Terra Santa, visitando i cimiteri nella settimana del 2 novembre, attraverso il “Perdono di Assisi” o altre pratiche ufficialmente riconosciute… le condizioni sono sempre:un autentico distacco dal peccato;la celebrazione della confessione sacramentale negli otto giorni precedenti o successivi all’azione che concede l’indul-genza;la partecipazione alla Messa e alla Comunione eucaristica nello stesso arco di tempo degli otto giorni;il rinnovo della propria professione di fede, mediante la recita del Credo, per riaffermare la propria identità cristiana; la recita del Padre Nostro, per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo;una preghiera secondo le intenzioni del Papa, per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa (ad esempio, un Pa-dre, un’Ave e un Gloria).In virtù del concetto di “comunione di santi” e della Chiesa che è un solo corpo formato da molte membra, l’indulgenza può ottenersi per sé o per un fratello defunto.

6 Logos - Le ragioni della verità

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“Il problema del gioco d’azzar-do patologico va affrontato con metodi pedagogici e con

corrispondenza d’intenti da parte di tutti, altrimenti ci ritroveremo come tanti Don Chisciotte, a lottare con-tro i mulini a vento”.Maria Murante, vicesindaco e as-sessore alla Cultura e ai Servizi sociali del Comune di Ferrandina, non nasconde le difficoltà incon-trate dall’Amministrazione Co-munale nel contrasto al dilagare del fenomeno “ludopatia” e alle gravissime conseguenze cui essa conduce. Dapprima con una de-libera di Giunta (marzo 2018), quindi con un’Ordinanza sindacale (dello scorso aprile), il Comune di Ferrandina è intervenuto diretta-mente sulla problematica. Con la prima si offriva il taglio del 50% della TARI a quelle attività com-merciali che avessero intrapreso un percorso virtuoso, eliminando gratta e vinci e slot machine, ade-rendo tra l’altro a quanto contenu-to nella legge della Regione Basi-licata 30 del 2014 ed esponendo un apposito marchio al proprio in-gresso; con la seconda si fissava-no gli orari di funzionamento degli “apparecchi di intrattenimento e svago con vincita di denaro” esclu-sivamente dalle 9.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 23.00.“Alla prima – spiega il vicesindaco di Ferrandina – ha aderito circa il 70% degli esercizi interessati; il se-condo provvedimento, invece, non ha ricevuto la stessa accoglienza. Questo probabilmente perché ab-biamo inibito proprio quelle fasce orarie di maggiore frequenza. C’è da dire che nei piccoli centri come il nostro, il fenomeno è cresciuto grazie anche al fatto che non esiste una consapevolezza del danno che certe pratiche producono, soprat-tutto a danno dei deboli, che diven-tano così ancora più deboli. Non è un caso se alcuni gruppi di famiglie hanno deciso di auto-organizzarsi, sul modello di quanto accade per gli alcolisti, ritenendo non sufficienti le azioni portate avanti dal Ser.D.. So di molti familiari di vittime di que-

sta nuova dipendenza, che si sono rivolti ai gestori di quelle attività presso le quali i propri congiunti ca-duti nel problema si rivolgevano per giocare, anche a credito, per chie-dere di non favorire tale tendenza distruttiva. Ma senza ottenere le ri-sposte auspicate. E questo – sotto-linea la Murante - è un segnale che mi preoccupa fortemente: va bene che molti gestori non abbiano pie-na consapevolezza del problema, ma che fine fa la solidarietà, il sen-so di ‘pietas’ che ogni essere uma-no che si rispetti dovrebbe nutrire nei confronti di chi arriva al punto di esternare le proprie angosce e di chiedere aiuto?”.L’Amministrazione – comunque – prosegue per la sua strada. E’ stata recentemente negata l’auto-rizzazione alla realizzazione di tre grandi centri, tutti dedicati a tali attività (scommesse, sale bingo, slot machine), che intendevano scimmiottare Las Vegas. Ma tutto ciò può non bastare. “Assistiamo a troppe contraddizioni – continua Maria Murante – come quella che, se un’attività del genere si vede ne-gare le necessarie autorizzazioni dal Comune, trova pronta la Came-re di Commercio a concedergliele. Per non parlare del paradosso più grande, quello rappresentato dallo Stato e dal ruolo che gioca e che invece potrebbe e dovrebbe gioca-re in vicende come questa. Perché

non si ipertassano Lotto, gratta e vinci, o il subdolo gioco online?”.Sulla base di tale quadro com-plessivo, il vicesindaco ipotizza alcune possibilità operative. “Un Centro Ascolto protetto, per evitare criminalizzazioni, che purtroppo già si verificano: un po’ come ha fatto recentemente don Domenico Di Candia, nuovo parroco di Ferrandi-na (con il quale anch’io – laicissima – ho trovato un perfetto accordo su queste tematiche), che ha of-ferto alcuni locali della chiesa per le riunioni delle famiglie di alcolisti. E poi, proprio al fine di affrontare adeguatamente la questione dal punto di vista pedagogico, occorre un rapporto sinergico con le comu-nità terapeutiche. E a tal fine, come Comune, abbiamo già discusso dell’argomento con quelle realtà già operanti sul territorio nel campo delle dipendenze, come l’Emma-nuel di Salandra”.Infine, conclude Maria Murante, “in considerazione del fatto che i di-pendenti da gioco d’azzardo più ac-caniti si spostano in altri comuni per giocare (per ovvie ragioni), perché non organizzare una conferenza dei servizi sul tema, cui partecipino, in-sieme a Ferrandina, i Comuni di Po-marico, Miglionico, Bernalda, Pistic-ci e via discorrendo? Coordinando gli interventi si potrebbe forse giun-gere a qualche risultato concreto”.

Pippo De Vitis

Unità d’intenti per sconfiggere la ludopatiaIl vicesindaco di Ferrandina spiega le difficoltà incontrate nel contrasto a questa nuova dipendenza

7Logos - Le ragioni della verità

15/16 - 31 AGO 2019

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Nella nostra stagione, che se-gna “un cambiamento d’epo-ca” (Papa Francesco, Firenze

2015), l’Appello di don Luigi Sturzo “A tutti gli uomini liberi e forti”, ap-parso cento anni fa in un tempo di grande rivolgimento mondiale, è fonte ancora oggi d’ispirazione e di spinta propulsiva. Molte e impor-tanti sono le suggestioni che deri-vano da quell’Appello e dai 12 Punti programmatici proposti. Essi trova-no un elemento unifcatore in una forte tensione spirituale e morale, fondata sui “saldi principi del cristia-nesimo”, che attendono di essere in-carnati in ogni diversa epoca storica e dunque nel tempo presente. Dalla lettura condivisa dell’Appello, emer-gono tre prospettive e due impegni. Le prospettive: a) Il coraggio di una proposta non ideologica, né retorica, ma aperta e inclusiva, che parta e arrivi al vissuto delle persone e delle comunità, del popolo così com’è, nel suo essere e nel suo miglior diveni-re. b) Un modo responsabile di stare “uniti e insieme” di fronte alle que-stioni sociali e politiche, concreto e fducioso. Don Sturzo chiama le cose con il loro nome, non sfugge alla drammaticità del momento e propo-ne un progetto di azione che rispon-da a una precisa visione della realtà. c) Una continua e condivisa analisi

dei processi storici che regolano la vita di una società e di una demo-crazia; un dinamismo basato su fatti che devono essere adeguatamente studiati. Gli impegni: 1 ) Una franca denuncia dell’attuale questione che investe il corpo sociale e che minac-cia le fondamenta della stessa de-mocrazia. Nessuno, oggi, è in grado di dare voce allo smarrimento e al malcontento che la società italiana ed europea vivono. Siamo di fronte alla drammatica urgenza della forte disoccupazione; dell’invecchiamen-to della popolazione; della diffcoltà di sviluppare politiche d’integrazio-ne per gli immigrati e di sostegno ai giovani senza lavoro che continuano a fuggire dal nostro Paese. È que-stione sociale, che tocca vaste fa-sce della popolazione, tra cui i ceti medi di tutte le società europee e occidentali; è questione di crisi di rappresentanza dei corpi intermedi, a partire dalla famiglia; è questio-ne economica, con il venir meno di molte delle progettualità pubbliche e private che davano la possibilità di elevarsi dalla miseria culturale ed economica in forza dei propri meri-ti. 2) Un’intesa tra tutti gli “uomini liberi e forti”, per dare risposte alle questioni di oggi, italiane, europee e globali. Occorre continuare a svi-luppare i 12 Punti dell’Appello, come

qui a Caltagirone abbiamo cercato di fare, sui tre piani: socio-cultura-le, istituzionale e politico; distinti nell’azione ma connessi nel pensie-ro e nella comunicazione. Come i 12 Punti sono frutto della convergenza di tanti e diversi, così un’intesa tra distinte ma convergenti realtà può mettere al servizio di tutti una piat-taforma di formazione e di esperien-ze a sostegno di un’azione unitaria. Un luogo di amicizia, crescita della conoscenza e coscienza dei singoli, che divenga forma d’impegno co-munitario per il progresso sociale e per il bene comune.

Il Comitato Promotore e Scientifico del Centenario dell’Appello ai Liberi e FortiSalvatore Martinez Presidente del Polo di Eccellenza di Promozione Umana e della Solidarietà “Mario e Luigi Sturzo” Presidente della Fonda-zione “Casa Museo Sturzo” Matteo Truffelli Presidente Azione Cattolica ItalianaNicola Antonetti Presidente Istituto “Luigi Sturzo” Gaspare Sturzo Presi-dente “Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo”Francesco Bonini Rettore LUMSALorenzo Ornaghi Presidente Comi-tato Scientifico Fondazione “De Ga-speri”

Convegno Internazionale nel Centenario dell’Appello ai Liberi e Forti (1919 - 2019)

“L’attualità di un impegno nuovo”Caltagirone, 14 - 16 Giugno 2019 / Dichiarazione finale

8 Logos - Le ragioni della verità

15/16 - 31 AGO 2019

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IL CAMMINO DELLE GENERAZIONI

Un mix sinergico di grinta, capacità, parole, gesti e professionalità per infondere fratellanza e speranza attraverso la musica. Questo è l’ambizioso e nobile obiettivo della band internazionale Gen Verde International Performing Arts che si esibirà a Matera, nel mese di settembre 2019, con il concerto “From the inside now” all’interno del progetto “Start now”.L’iniziativa prevede tre giorni di workshop multidisciplinari (canto,

danza, percussioni, teatro) e coinvolge i giovani partecipanti che collaborano con le 20 artiste del gruppo, di 14 nazionalità diverse, per la realizzazione di una pop-up performance nell’ambito del concerto. Indubbiamente è una metodologia pedagogica caratterizzata da un approccio esperienziale, in cui i giovani vivono e condividono una crescita di gruppo, lavorando non solo come allievi, ma anche come co-protagonisti sul palco.

alla scoperta delle tracce di religiosità nel territorio della Basilicata

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TRA RADICI E FUTURO Il contributo della Arcidiocesi di Matera-Irsina al percorso di Matera 2019

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GEN VERDELA FRATERNITÀCONDIVISAATTRAVERSO LA MUSICA

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ARCIDIOCESI DI Matera-Irsina

SUPPLEMENTO A “LOGOS LE RAGIONI DELLA VERITÀ”, N. 15/16 DEL 31/08/2019

Elementi stilistici e propri del tango possono essere la chiave espressiva di un’opera musicale che, la gran parte delle volte, viene eseguita in modo tradizionale. È il caso della Misa Tango - oppure denominata Misa a Buenos Aires - del compositore argentino Martin Palmeri che combina i testi sacri della messa latina con gli inconfondibili ritmi della musica “porteña”.La Misa Tango è stata composta tra il 1995 e 1996 ed eseguita per la prima volta il 17 agosto 1996 dall’Orchestra Sinfonica Nazionale di Cuba a Buenos Aires. Dal punto di vista della scrittura musicale, si compone dei sei movimenti classici della messa cantata in latino: Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei, eseguiti adeguatamente per voce, coro, bandoneón e orchestra. L’opera coniuga i caratteristici ritmi sincopati e le dissonanti armonie del tango con la scrittura per coro. Il Tango Nuevo di Astor Piazzolla è stato fonte di ispirazione per Palmeri. Infatti l’idea di Piazzolla era forgiata su un genere di tango innovativo, ideato per essere eseguito nelle sale da concerto. Perciò il musicista argentino decise di introdurre nel tango tradizionale alcuni componenti della musica contemporanea, producendo un genere molto articolato che va sotto l’espressione “musica colta”. Lo stesso Martin Palmeri ha fatto tesoro delle proprie esperienze precedenti nel campo della musica e ha pensato alla realizzazione dell’innovativa Misa Tango: “Da due importanti esperienze – afferma il compositore – nella mia storia musicale personale, organizzare musica da tango e dirigere cori, è emersa l’idea di scrivere un’opera che integri in qualche modo queste due esperienze che si sono sviluppate in modo indipendente. Ho sempre voluto organizzare il tango per gruppi corali, cercando di mantenere l’essenza del genere”. L’obiettivo, continua Palmeri, è stato quello di “mantenere il linguaggio armonico, i ritmi, i disegni melodici e tutte le caratteristiche del tango all’interno della partitura orchestrale, permettendo così al coro di cantare”. La scelta di includere il testo latino nella composizione assume un significato ben specifico: “La mia decisione – conclude l’argentino - ha un valore estetico: il latino conferisce all’opera una qualità riservata ed esoterica che, dal mio punto di vista, ha molto a che fare con il tango, in particolare il tango progressivo”.La Misa Tango, dunque, si pone come un’opera innovativa che continua ad avere una grande risonanza nel mondo. Infatti l’opera è stato eseguita in Argentina, Brasile, Colombia, Ecuador, Cile, Stati Uniti, Israele e in molti paesi europei sotto la direzione di prestigiosi direttori: Fernando Alvarez, Mario Benzecry, Nestor

Andrenacci, Nestor Zadoff, Joseph Prats, Ligia Amadio, Eberhard Metternich, Michel Piquernal, Thomas Kammel, Roberto Luvini, Alejandro Rutty, Saul Zaks e molti altri.C6 IL CAMMINO

DELLE SACRE NOTTI

LA MISA A BUENOS AIRESTRA ANIMA E TANGO

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Il gruppo ha diversi punti di forza come talento, internazionalità, ricchezza culturale, contaminazione delle sonorità, sperimentazione artistica. Il nome della band, da sempre tutta al femminile, trae origine da una batteria verde regalata alle componenti nel dicembre del 1966. Da allora il gruppo ha cominciato un percorso musicale incentrato sulla voglia di cambiamento con l’intento di contribuire a realizzare un mondo più unito e fraterno.Il messaggio contiene una forza del tutto significativa e dirompente: “il mondo ha bisogno di fraternità, cominciamo da noi”. Gen Verde vuole rimarcare l’importanza della pace e del dialogo nei diversi concerti, come illustra Sally McAllister, irlandese, manager del gruppo: “Con i nostri spettacoli vogliamo incontrare le persone, entrare in dialogo con le loro storie, con vissuti personali fatti di gioie, dolori, di aspirazioni e lotte, e, se possibile, dare speranza o ispirare gesti di condivisione. Siamo convinte che solo la fraternità messa in rete salverà il mondo”. Per più di 50 anni, la band Gen Verde è stata accolta in piazze, teatri e stadi del mondo, dove si è esibita durante oltre 1.500 spettacoli ed eventi, centinaia di tour, incidendo 69 album in 9 lingue. Attualmente risultano essere 147 le cantanti, musiciste, attrici, tecnici, danzatrici che hanno fatto parte della band con produzioni artistiche diversificate e che hanno animato l’attività didattica e formativa, costituita da workshop e corsi specifici.

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L’estate in cucina profuma di gusto e leggerezza. Per chi ha poco tempo da dedicare alla

cucina o ha necessità di prepara-re qualcosa da portare al mare o in zaino nelle escursioni, abbiamo selezionato una raccolta di ricette facili e veloci, perfette in qualsiasi occasione, per un menù completo, dall’antipasto al dolce. Sono idee di facile realizzazione, da prepa-rare in anticipo, magari la sera pri-ma, quando è più fresco oppure la mattina presto, quando c’è ancora quella leggera e piacevole brezzoli-na estiva.Dalle verdure ripiene alle insalate più originali, passando per involti-ni di pesce, torte salate fragranti e spiedini sfiziosi, esistono tantissi-me possibilità, tutte da provare. Se non si vuol rinunciare a un bel piat-to di pasta, c’è la “crudaiola”, pasta calda o fredda con un appetitoso condimento di pomodorini, moz-zarella e basilico. E come dessert? Una coppetta di frutta di stagione, con un po’ di gelato. In mezzo c’è un mare di scelta. Prosciutto e melone è un’accoppia-ta estiva molto gustosa che unisce il sapore fresco e dolce di questo frutto a quello più forte del salume. Il profumo di questo piatto stuz-zica l’appetito e invoglia la degu-stazione. Per prepararlo occorrono pochissimi minuti e semplici ingre-

dienti: prosciutto crudo e un melo-ne maturo, succoso e profumato. Al prosciutto e melone si possono applicare tante varianti sfiziose: è possibile utilizzare lo speck al posto del prosciutto, oppure abbinare altri ingredienti freschi come la mozza-rella, per avere un pasto completo. E poi c’è l’immancabile caprese, un piatto della tradizione napoletana, servito a volte come antipasto e al-tre come secondo piatto. È la regi-na delle insalate mediterranee che unisce due ingredienti meravigliosi, la mozzarella e i pomodori. Il tutto viene poi condito con l’olio extra-vergine d’oliva, il basilico appena colto, e, se piace, con una generosa spolverata di origano. Involtini di salmone. Preparazione: stendere qualche fetta di salmo-ne affumicato, spalmarle con del formaggio fresco e adagiarvi sopra alcune foglie di rucola. Arrotolare bene e riporre in frigo. Al momento di servire, tagliare a metà e in sbie-co i rotoli di salmone e disporre le rondelle ottenute in un vassoio su un letto di rucola. Guarnire il piatto con cubetti di pomodoro e condire con una salsina ottenuta emulsio-nando olio, limone, sale e pepe.Omelette agli spinaci. Si tratta di un piatto davvero sfizioso e veloce da preparare, che abbina la morbi-dezza delle uova al sapore intenso degli spinaci e alla consistenza fi-

lante e cremosa della scamorza. Può essere accompagnata da fette di pancetta o di prosciutto cotto. Il risultato è garantito!Crostini di fichi e noci. Tagliare il pane a fettine e farle tostare in forno caldo, fino a quando saranno dora-te. Lavare i fichi e tagliarli a fette ro-tonde spesse circa 1/2 cm e posarle sopra alle fettine di pane. Disporre poi al centro una fetta di scamorza o di gorgonzola (se si preferiscono sapori forti), e decorare con gheri-gli di noce. Decorare i crostini con foglioline di prezzemolo e qualche goccia di miele. Involtini di carpaccio. Gli involtini di carpaccio sono una preparazione semplice e fresca che non prevede cottura. Sottilissime fettine di man-zo racchiudono un cuore goloso di formaggio certosa e radicchio. Gli involtini vanno poi adagiati su un letto di pesto di spinaci. Una porta-ta elegante dal gusto importante.Tiramisù light. Il termine light in cucina indica prodotti leggeri, con quantità ridotte di grassi e zuccheri e per questo più facilmente dige-ribili. Il tiramisù diventa un dessert leggero ma saporito, se ottenuto con la ricotta light, i biscotti secchi imbevuti nel caffè, il cioccolato fon-dente e la cannella. Va preparato in comode monoporzioni, diretta-mente in pratici bicchierini.

Giuditta Coretti

Cibi freschi e leggeri

Le ricette “last minute” L’estate a tavola

13Logos - Le ragioni della verità

15/16 - 31 AGO 2019

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Le associazioni di tutela dei consumatori, nella persona di Massimiliano Dona, presidente

dell’Unione Nazionale Consumato-ri (www.consumatori.it), invitano a prestare attenzione ad una nuova specie di catene di Sant’Antonio presenti sul web. Alcuni siti, infatti, presentano offerte di prodotti tec-nologici con sconti veramente no-tevoli, ma per ottenerli, l’aspirante cliente deve prima presentare altri amici interessati all’acquisto.

«Gli utenti vengono attirati con uno sconto» spiega l’esperto «ma per ottenere il prodotto devono atten-dere che altri cadano nella rete. Le liste d’attesa, però, di solito finisco-no per allungarsi e il prodotto tanto desiderato non arriva mai». Il sito offre anche la possibilità di riscat-tare subito il prodotto, senza aspet-tare che altri partecipino all’acqui-sto. «In questo caso, però, il prezzo di vendita risulta maggiorato».

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La rivoluzione è passata in sordi-na, forse perché già tanti hanno iniziato da qualche anno a sosti-tuire la firma della carta di credi-to con il Pin da digitare sul Pos. Fatto sta che il tradizionale auto-grafo che ci chiedevano di lascia-re sullo scontrino ogni volta che pagavamo con la tessera, è quasi scomparso. Ogni carta di credito ha più di un sistema di autenticazione, la fir-ma è solo uno di questi. Inoltre, tutte hanno sempre avuto un

Pin, ma in passato veniva usato soprattutto per prelevare con-tanti all’estero. È la banca a sta-bilire, ogni volta che rilascia o rin-nova la carta di credito, a quale sistema di autenticazione asso-ciarla. Oggi la tendenza è quella di emettere carte che adottano solo il sistema del Pin e del chip, più sicuri rispetto alla firma. Se la tessera funziona con que-sti nuovi sistemi, si può paga-re in due modi, a seconda del tipo di Pos: inserendo la tesse-

ra e digitando il codice, o anche semplicemente avvicinandola all’apparecchio, con il sistema “contactless”. In questo caso, se l’importo è sotto i 25 euro, il Pin non sarà necessario. In un futu-ro non lontano tutti i pagamenti si faranno via smartphone sen-za nemmeno digitare un codice ma associando la propria carta a una App, che funzionerà attra-verso il riconoscimento dell’iride o dell’impronta digitale.

TipToed

Sono moltissimi i luoghi, nel mezzo della torrida esta-te, che si candidano a essere oasi serali di frescura in questo nostro territorio bello e vario, ricco di paesaggi e panorami magnifici. Spettacoli, musica, luci e colori riempiranno le piazze del centro e delle periferie, al mare e in collina, e dappertutto si faranno le ore pic-cole e forse, nel freschetto della sera, si rimpiangerà di aver lasciato a casa il maglioncino leggero.Ma è anche molto bello godersi la fresca serata con una passeggiata o, addirittura, nell’impossibilità di spostarsi, persino dal balcone o dalla finestra di casa. Il vento che solleva le tende e lascia intravedere il cie-lo blu, la luna e le stelle, è uno spettacolo che non ha prezzo e che è capace di infondere pace, serenità e fiducia nel domani.Guardare il cielo per cambiare prospettiva, allargare gli orizzonti, ricordarci che non siamo imprigionati in

quattro mura e che al di là della siepe che ci costru-iamo intorno per difenderci, ci sono, come diceva il poeta, “interminati spazi e sovrumani silenzi e pro-fondissima quiete”. La bellezza del cielo è sempre a portata di sguardo, che sia giorno o notte, che ci sia bello o cattivo tempo, nelle serate estive e in quelle invernali.È vitale guardare il cielo. Non solo per questioni astro-logiche o metafisiche, ma proprio per la concreta e costante presenza di questo amico celeste. Ovunque noi siamo, lui c’è. Qualunque stato d’animo ci rallegri o rattristi, il cielo sembra ravvivarlo e allo stesso tem-po quietarlo, proprio come farebbe un amico fedele e discreto. Un amico che parla al nostro cielo interiore, facendolo sentire finalmente a casa in qualsiasi si-tuazione della vita.

G.C.

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Carte di credito

Addio al pagamento con la firma

Il cielo d’agosto

Bellezza e mistero del cosmo Le lunghe serate estive

14 Logos - Le ragioni della verità

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a cura di Rosanna Bianco

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RIOTolve e la festa di San Rocco

Grandissima e profonda è la devozione dei lucani nei confronti di San Rocco, il

Santo pellegrino e taumaturgo di origine francese. È il Santo Pa-trono di numerosi paesi lucani e non, nei quali le feste in suo ono-re si svolgono durante il mese di agosto, periodo in cui tanti lu-cani, emigrati prevalentemente al Nord Italia, ritornano nel loro paese d’origine per ritrovare non solo i propri cari, ma soprattut-to se stessi, attraverso luoghi, tradizioni e la devozione verso i propri Santi, che ha dato loro la forza di lasciare tutto per intra-prendere un nuovo percorso di vita nella nuova sede prescelta. Tolve è uno dei paesi della pro-vincia di Potenza dove il lega-me con il patrono San Rocco è il “segno” identitario storico e religioso che lo caratterizza da diversi secoli e che ogni anno si esprime attraverso la festa (che si svolge il 16 agosto e si replica il 16 settembre), considerata una tra le più importanti della Ba-silicata. Il culto di San Rocco si manifesta come “pegno” di sal-vezza del paese attraverso il suo Santo Patrono, che ogni anno viene portato solennemente in processione tra le vie del cen-tro, dove a venerarlo non ci sono

solo gli abitanti del luogo, gli emigrati, ma anche i tanti devoti o semplici estimatori delle tradi-zioni popolari che raggiungono Tolve da svariate regioni d’Italia. La festa patronale è in realtà l’a-nima di un paese, di una città ed è caratterizzata da simboli, da momenti di aggregazione col-lettiva, da forti sentimenti che riscrivono ogni anno (nel caso di Tolve per ben due volte) il rap-porto simbiotico tra abitante e contesto urbano. La statua lignea di San Rocco di Tolve, risalente al 1500, prima di essere portata in processione, viene ricoperta totalmente da un manto di oro realizzato unen-do meticolosamente i diversi ex voto (collanine, bracciali…) do-nati al santo nel corso del tem-po e custoditi per il resto dell’an-no nella “casa del pellegrino”, situata nei pressi del santuario diocesano. Secondo alcune fonti, San Roc-co viene festeggiato anche a settembre (la festa è stata repli-cata a partire dal 1904) perché un tempo i contadini tolvesi era-no impegnati nel mese di agosto con il lavoro di raccolta del gra-no nei loro campi, per cui, essen-do tanto devoti e, soprattutto, per ringraziare il Santo del buon raccolto ottenuto, decisero di ri-proporre la festa in suo onore il mese successivo, cioè il 16 set-

tembre. Tolve accoglie la statua di San Rocco nella Chiesa Madre di San Nicola, oggi santuario dio-cesano, una chiesa in stile ro-manico, con molta probabilità risalente al XII secolo. La strut-tura è a tre navate, di cui quella laterale, a sinistra, presenta tre altari dedicati rispettivamente a San Biagio, San Rocco e al Sa-cro Cuore. Inoltre ogni anno, per permettere a più fedeli di parte-cipare e vivere più intensamen-te la festa, vengono organizzati i “Percorsi Rocchiani”, ossia una serie di itinerari che, partendo da diversi punti del territorio lucano ed anche dalle regioni limitrofe (Puglia, Campania e Calabria), consentono di raggiungere il santuario di San Rocco di Tolve attraverso le suggestive bellezze naturali e i diversi centri di spiri-tualità presenti nei vari territori.Un tempo i pellegrini raggiunge-vano Tolve attraverso i tratturi, partendo molti giorni prima a piedi o su carretti trainati da asi-nelli e sostando presso chiese, rifugi… dove potevano ripren-dersi dalle fatiche del viaggio ed incontrare altri fedeli. E’ una tra-dizione arrivata fino ai giorni no-stri: succede ancora adesso di vedere qualche pellegrino rag-giungere a piedi, come ex voto, il santuario diocesano di San Roc-co.

15Logos - Le ragioni della verità

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“Nozze d’argento”per James Bond

Matera… ciak si gira

“Nozze d’argento” per Ja-mes Bond, l’agente se-greto più famoso del

mondo del controspionaggio di Sua Maestà, la Regina d’Inghil-terra. Il suo numero di identità è 007: con licenza di uccidere. Nel-le riprese del 25mo episodio della saga di James Bond il personag-gio inventato dallo scrittore Ian Fleming nel 1953, a Matera, sarà interpretato dall’attore Daniel Craig. È un film d’azione, come testimoniano i precedenti episo-di, fatto di inseguimenti rischiosi, colpi di scena, azioni pericolose al cardiopalma intrise di mistero e bellezza. In questa città, le sa-lite irte, le discese ripide, le viuz-ze tortuose e scoscese, i meandri impenetrabili e oscuri, sembrano fatti apposta per impressiona-re una pellicola che parla di av-ventura intrigante proprio come richiede l’ambiente di un film di questo genere. La casa cinema-tografica produttrice viene a gi-rare e celebrare questo traguardo proprio nella nostra Matera rifor-

nendo tra l’altro anche le casse dell’economia regionale. Chi l’a-vrebbe mai detto anzi pensato prima …un luogo quello dei Sassi così arretrato e trascurato da far arrossire di vergogna, sconosciu-to, in una terra: la Basilicata o Lucania che dir si voglia, di cui in passato si ignorava la denomina-zione e la collocazione geografi-ca! La Lucania, ieri, terra di boschi in cui “giocavano a nascondino” i briganti, ritenuti banditi efferati, è riconosciuta la Terra di patrio-ti che soccorrevano i poveri to-gliendo ai ricchi prepotenti. È la terra di Orazio Flacco fine poeta latino letto in tutte le scuole, ter-ra dei Templari e di uomini famosi di Cultura che hanno fatto e an-cora continuano a fare grande il nome di questa piccola regione nel mondo. Oggi Matera, stella affermata nel panorama cine-matografico mondiale, fa da pal-coscenico a spettacoli e pellicole importanti che richiedono un ap-parato scenografico suggestivo e contenuti significativi per essere

distribuite e diffuse nelle sale ci-nematografiche più importanti. Basti pensare ai films: “Il Vangelo secondo Matteo”, “la Lupa”, “The Passion” etc. …è davvero Unbeli-vable (incredibile)! Quante doti nascoste sta sfoderando que-sta città: Matera… bella, attraen-te, magica… mondiale! Non è un caso che chiunque la visiti rimane stregato, ammaliato dal suo fa-scino luminoso e avvolgente: un luogo richiesto per la sua natura originale e primitiva. È un perio-do di gloria per la nostra terra un tempo dolente a causa di un pas-sato stentato ma ormai proietta-ta ad un futuro radioso. Se il suo popolo, le autorità e i responsabili istituzionali, riconoscendo le doti e il patrimonio innato della Terra dei Sassi, saprà custodire il valore di questo gioiello prezioso, la sua fama la renderà una città… Im-mortale!

Marta Natale

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uando si passa per il cen-tro di Matera, da Via Ridola dove ci sono i musei più im-portanti, a Piazza del Sedi-

le, Piazza Vittorio Veneto, Piazza san Francesco d’Assisi e Piazza San Giovanni, ci si imbatte in frot-te di turisti intenti a seguire una guida, in artisti di strada che suo-nano, cantano o mimano e in tanti venditori ambulanti che propon-gono un campionario di aste per i selfie, occhiali da sole e cappellini con la visiera ma, magicamente, alle prime gocce di piaggia, tirano fuori ombrelli di tutti i tipi e dimen-sioni. Se poi in quelle zone si abita, si ha la sensazione di una città che non dorme più, affollata com’è da gente in cerca di un parcheggio e di un drink sotto le stelle. È la co-siddetta “movida” materana. Quello dei venditori ambulanti è un lavoro antichissimo che appar-tiene ai ricordi di infanzia di tutti: quando arrivavano “le bancarelle” e le giostre, la festa aveva inizio. Forse anche per questo quello dei venditori ambulanti sembra costi-tuire un mondo a parte, sospeso in una bolla di sapone, tenuto anche a debita distanza da chi attraversa le vie ogni giorno e da chi deve oc-cuparsi di gestire la cosa pubblica. I numeri forniti dalle statistiche sono veramente importanti: sono

6.000 le fiere e le sagre tradizio-nali all’anno in Italia; oltre 1.100 i mercati nei soli capoluoghi di pro-vincia con oltre 95.000 posteg-gi, oltre 9.000 i mercati periodici negli altri comuni italiani. Questi e altri dati molto importanti sul profilo del settore sono riportati nel sito della FIVA (Federazione Italiana Venditori Ambulanti e su aree pubbliche), come il nume-ro delle imprese che si attesta a circa 200.000 e ben 350.000 il numero degli addetti, fra titolari collaboratori familiari e persona-le dipendente con un ulteriore in-dotto di altre 100.000 unità. Per alcuni misurarsi con questo tipo di smartworking può avere il gusto di un continuo rigenerarsi, ma il lavo-ro in sé è veramente duro.Esistono due diverse tipologie di autorizzazione per esercitare l’at-tività di venditore ambulante: di tipo A a posteggio fisso, con la possibilità di svolgere la vendi-ta ambulante itinerante, e di tipo B che consente di muoversi su tutto il territorio nazionale, nelle fiere, nei mercati, “ma limitata-mente ai posteggi non assegnati o provvisoriamente non occupati da titolari fissi”, come viene ben sottolineato nel sito www.infor-magiovani-italia.com, che dedica uno spazio ampio a questo set-

tore come possibile sbocco occu-pazionale per i giovani. Un mondo antico e sempre nuovo, in cui si mescolano tradizione e innova-zione e nel quale si sperimenta l’integrazione. È molto frequente ascoltare frasi di dialetto locale pronunciate dai venditori extraco-munitari: un espediente semplice e simpatico per entrare più facil-mente in sintonia con l’acquirente. I paesi di provenienza degli ambu-lanti stranieri sono il Bangladesh, il Senegal, ma la “leadership” del-le bancarelle resta saldamente in mano ai marocchini. C’è da dire anche che il lavoro ambulante è sempre più interessato, in tante parti del mondo, da processi di repressione e marginalizzazio-ne, specie in periodi di campagna elettorale e in presenza di forti in-teressi economici privati. Il lavoro ambulante riguarda in modo di-retto una parte importante della popolazione straniera, così come interessa in maniera indiretta un’altra parte della popolazione, quella dei consumatori poveri. Si tratta alla fine di lavoro povero per consumo povero. Anche questo è un modo di vivere la città ma va senz’altro regolarizzato, monitora-to e organizzato meglio di come si faccia oggi, quando sembra esse-re lasciato all’improvvisazione.

Giuditta Coretti

Matera2019

Una giornatacon i venditori ambulanti

Cappellini, occhiali e ombrelli pret-à-porter

17Logos - Le ragioni della verità

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Una formichina, nel bosco, stava seduta su un chicco di grano tutta sola e triste, perchè un po’ esclusa da altre formiche e da altri fratelli animali. Passando di lì, un leone, si fermò e notò la tristezza della formica. Leone si avvicinò a formica. Le chiese cosa le succe-deva. Formica rispose che si sentiva sola ed esclusa dagli altri fratelli animali e perciò era triste. Leone la invitò a salire su di lui e la portò insieme con lui, a fare un giro. Leone incontrò il gruppo di formiche di cui aveva parlato formichina, e si fermò a discutere con

il capo gruppo - formiche, e al capo gruppo delle for-miche chiese di prendere in serissima considerazio-ne la sua amica formica, che non si sentiva amata. Allora la formichina scese dal leone e venne accol-ta festosamente dal gruppo di formiche, nel bosco, e formichina si sentì felice e fu di nuovo allegra, per l’accoglienza e per la fratellanza dimostratele. Così formichina, fu per sempre, gioiosa e piena di speran-za.

Gianfranco D’Angella

a cura di Angelo D’Onofrio

Cittadinanza onoraria per Ambrogio Sparagna

In occasione della Festa Parrocchiale di Cristo Re, nel 60esimo di istituzione, si è esibito anche il maestro Ambrogio Sparagna, che è stato insignito della Citta-

dinanza Onoraria del Comune di Pisticci. Sparagna ha all’attivo numerosi progetti in collabo-razione con prestigiose istituzioni nazionali e interna-zionali e con artisti di tutto il mondo. Autore di molte pubblicazioni sulla musica popolare, ha alle spalle una

lunga attività concertistica di respiro internazionale. Ha collaborazioni con Francesco De Gregori, Luca Barba-rossa, Angelo Branduardi per citarne alcuni. In occasione del Giubileo del 2000 ha composto una Messa popolare per solisti, coro e assemblea, orche-stra d’archi e strumenti popolari, pubblicando l’album “L’avvenuta profezia. Viaggio nelle Pastorali e nei reper-tori del Natale”.

Un eccesso di mortalità e di incidenza tumorale per i Co-muni che si affacciano sulla Zona Industriale della Valba-sento. Una realtà amara e impietosa quella recentemen-te fotografata dal V Rapporto del Progetto SENTIERI, lo studio epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità che analizza periodicamente lo stato di salute dei 45 Siti inquinati di Interesse Nazionale (SIN) presenti in Italia.L’aggiornamento 2019 di Sentieri, in particolare, ha esaminato, per il perio-do 2006-2013, la mortalità, l’ospeda-lizzazione, e ove possibile, l’incidenza oncologica e le malformazioni con-genite nei Comuni ricadenti nei SIN italiani. Il profilo di salute della popo-lazione “presenta alcune criticità, so-prattutto nei siti dove non sono state effettuate opere di bonifica”. Dram-maticamente emblematico è appun-to il caso del SIN Valbasento (che, com’è noto, comprende i Comuni di Pisticci, Ferrandina, Pomarico, Miglio-nico, Salandra e Grottole): “Nelle don-ne è possibile riscontrare eccessi per la mortalità generale, per patologie dell’apparato circolatorio; (…) si osser-va un eccesso di tumore del polmone. (…) Negli uomini è riscontrabile un eccesso della mortalità per asma. (…) Si ri-scontra un eccesso dei ricoveri per il polmone nelle donne. I ricoverati per tumore maligno della pleura sono invece in eccesso negli uomini. (…) Negli uomini è inoltre da segnala-re un aumento dell’incidenza, anche se con una incertezza della stima, del mesotelioma”.

Per quanto riguarda la fascia pediatrico-giovanile, “Si evi-denzia un eccesso per i tumori del linfoematopoietico in età 0-19 anni basato su 3 casi. (…) In questo sito si sono registrati 21 casi di tumori maligni nel complesso delle età considerate (0-29 anni), dei quali 6 in età pediatrica e solo

1 nel primo anno di vita. L’analisi dei dati dà quindi origine a stime di rischio per lo più incerte e che non consento-no quindi di delineare un chiaro profilo di incidenza. Fa eccezione l’eccesso per i tumori maligni e non maligni del SNC [n.d.r.: sistema nervoso centra-le] nel sottogruppo di età 0-24 anni, di circa 3 volte superiore all’atteso e riconducibile in particolare a tre casi diagnosticati in età 20-24 anni. (…) Un eccesso di giovani (20-29 anni) risul-ta essersi ricoverato per tutti i tumori. Altri eccessi di ricoverati riguardano patologie quali i tumori del SNC e del sistema linfoematopoietico incluse le leucemie in età pediatrica e 0-19 anni, e i linfomi tra i giovani”. Tra gli altri risul-tati d’interesse, “eccessi di incidenza si osservano negli uomini per i tumori dei tessuti molli e le leucemie mieloidi.

Alcuni riscontri di eccesso dell’incidenza per tumori speci-fici sono coerenti con i risultati sulla mortalità e sui ricoveri, in particolare negli uomini il tumore del fegato e del rene; nelle donne il linfoma di Hodgkin”. Una situazione che deve far riflettere ancor di più chi è chiamato a governare un ter-ritorio difficile e complesso come quello della Valbasento, cercando uno sviluppo alternativo e possibile.

FAVOLA

“LA FORMICA E IL LEONE”

Il V Rapporto SENTIERI aggiorna in negativo i dati sulla Valbasento

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15/16 - 31 AGO 2019PISTICCI

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a cura di Nino Vinciguerra

MAT

ERA

FRA

MM

ENTI

Gianni Zul-lo, nome d’arte di

Ervigio Zullo, è stato attore e cantante. Nac-que a Matera l’8 marzo 1920;

la città, non ancora capoluogo, era in provincia di Potenza e de-dita soprattutto all’agricoltura e alla pastorizia. Giovanissimo, si trasferì con la famiglia a Torino; inseritosi nel mondo dello spet-tacolo torinese si affermò quale figura rilevante ed ebbe una di-screta carriera come solista. Era dotato di una notevole mimica facciale che, probabilmente, fu la sua fortuna; nel secondo dopoguerra infatti, aveva inizia-to a esibirsi come comico negli spettacoli di rivista e fu notato dall’impresario Aldo Zanfro-gnini che, alla ricerca di nuovi talenti, tenacemente e contro il parere di molti riuscì a porta-re al successo il giovane giun-to in Piemonte dalla sperduta Matera. Zanfrognini ebbe l’idea di unirlo ad altri quattro comici che già lavoravano con lui a To-

rino e di scritturare i cinque per la rivista “Il teatro dei pazzi”, che andava in scena al teatro Alcio-ne di corso Regina Margherita nel 1958. Un giorno si decise di far cantare una canzone ro-mantica a Jack Guerrini, il bello della compagnia, mentre gli al-tri quattro facevano smorfie or-ribili e cori: nacquero così, era il 1959, i Brutos (gruppo musicale e comico considerato tra i pre-cursori del rock demenziale). Il nome di Zullo resterà indisso-lubilmente legato a quello dei Brutos. Gianni Zullo fu anche attore caratterista e lavorò con Adriano Celentano ed Eleono-ra Giorgi nel film “Mani di vel-luto (1979), con Pippo Franco in “Ricchi, ricchissimi, pratica-mente in mutande” (1982), in “Svitati” (1999) di Ezio Greggio e “Al momento giusto” (2000) secondo film come regista di Giorgio Panariello. Zullo visse per molti decenni a Torino con la moglie Tina e il figlio Massi-mo (nato nel 1957) ma, rimasto vedovo, si trasferì a Pianello Val Tidone in pro-vincia di Pia-

cenza (paese d’origine della moglie) dove, nel 1975, sposò in seconde nozze Teresa Oddi. Purtroppo, un gravissimo pro-blema lo “aggredì”: il figlio Mas-simo iniziò a mostrare segni di un disagio esistenziale che in breve tempo lo portò alla tos-sicodipendenza e, nonostante tutta le attenzioni e gli sforzi del padre, Massimo morì a Roma nel 1983 vittima della droga. Nel 1992 si ricostituirono i Brutos e Gianni Zullo ritornò in televisio-ne partecipando a Paperissima, a Fenomeni di Piero Chiam-bretti e, nel 2000, a Quelli che il calcio di Fabio Fazio (dove i Brutos facevano gli inviati). Nel 2002 fu chiamato, sempre con il suo gruppo, da Pippo Baudo nel programma 900, mentre le sue ultime apparizioni televisive risalgono al 2003 nella trasmis-sione Striscia la notizia. Gianni Zullo, l’uomo che per oltre 40 anni prese le sberle senza mai lamentarsi, ammalatosi di tu-more, morì il 17 maggio 2005 a Pianello Val Tidone.

Gianni Zullo Un materano nei “brutos”

Le età della vita – qui per la prima volta tradotto integralmente – è una delle opere più fortunate di Romano Guardini. La sua popolarità è dipesa dal felice connubio di molteplici fattori: la capacità con la quale Guardini riesce a delineare, con pochi essenziali tratti, ciascuna età della vita in un modo che consente a tutti di ritrovarsi; la maturità dello sguardo frutto di una trentennale esperienza di docente, di educatore, di pastore d’anime in costante confronto con le tappe e le crisi della vita; l’approccio insieme distaccato ed empatico con il quale vengono còlti con nettezza sia i tratti positivi presenti in ogni età, sia quelli che destano inquietudine; non da ultimo, l’affabilità dello stile espressivo che lascia trasparire una fondamentale dimensione orale, una parola rivolta e ascoltata che rende così vicino il testo. Un vademecum per la vita in cui ogni lettore può riconoscere, e accettare, se stesso. ROMANO GUARDINI (1885-1968) è stato una delle maggiori figure della storia culturale europea del sec. XX. Presso la Morcelliana è in corso di stampa l’Opera Omnia.

R. GUARDINI, Le età della vita - Edizione integrale, Morcelliana Edizioni, pp. 159, 2019, € 15,00

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Parole intrecciate

Quanto conosco la S. Messa?Il comandamento più grande a cura di Giuseppe Longo

Un ripasso “liturgico” per adulti e ragazzi: cosa buona in estate e, non di

meno, ad un anno dalla Setti-mana Liturgica Nazionale che Matera ha ospitato l’anno scorso. Cancellando le parole che, nella tabella di lettere seguente sono nascoste in orizzontale, vertica-le, diagonale, dall’alto in basso e viceversa, e indicano le varie

parti della celebrazione eucari-stica, dal “saluto” iniziale del sa-cerdote al “congedo”, incluso il “silenzio” che papa Francesco ha raccomandato in una catechesi dello scorso anno dopo la “col-letta”, leggerete il messaggio più importante per noi cristiani, che la Messa dovrebbe darci la forza per vivere. Non c’è l’elenco dei termini da

trovare: si presuppongono cono-sciuti e si lascia allo sforzo crea-tivo dei giocatori la ricerca tra le lettere, com’è stato con esito po-sitivo con i ministranti della Par-rocchia “Immacolata” di Matera per cui il gioco è stato creato a conclusione di una serie di incon-tri sulla celebrazione eucaristica.

Nel prossimo numero troverete la soluzione.

R A M I N C H I N O E R P A P I L I

I N T R O I T O L S O I R A R G I N

T O D E G N O C E O T A E C E R T E

I T U O D E C A P I U T G I G O U C

D O S S O L O G I A L T H T H O R E

I N F A T U T L C U A O I S I T G D

I O I F L L C O L T S P E I E U I E

N N O R E M E R E S L E R R R A A F

T N C I M R O I S E A N A A A E D A

R L R E A L T A I U S I E C D A E L

O M E E N A A O N Q A T U U E I L L

D T D E I S E V R I N E C E I U L E

U L O L P R A O A I T N A A F L A D

Z S E S I M O Z T N O Z R I E E P O

I M S I L E N Z I O D I I G D L A R

O I Z A F E R P U O O A S R E L R E

N V A N G E L O C O N L T U L A O T

E B E N E D I Z I O N E I T I M L S

O R T S O N E R D A P E C I T E A I

S T E S C A N T O F I N A L E S O M