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N ella lunga galleria di personaggi presentati da questo giornale ag- giungo, dopo un cortese invito del direttore Alessandro Cresti, il ricordo di mio nonno Gasperino che molti hanno cono- sciuto e apprezzato in vita. Ho scritto que- sta breve biografia con l’aiuto di mia figlia Alessandra che ha raccolto molte delle in- formazioni riportate. Gasperino Calisi (al secolo Dario Calisi, ma conosciuto e chiamato con il nome di Ga- sperino) nasce a San Felice Circeo il 16 lu- glio 1904 da Giuseppe (Peppino) e Stella, penultimo di cinque tra fratelli e sorelle. Quella del padre, la famiglia Calisi, è una delle più antiche del luogo (documentata nel XXVII secolo), i cui capifamiglia, che si sono succeduti, per tradizione hanno eser- citato il mestiere di falegname. Già dall’infanzia Gasperino, dopo la scuo- la, imparava il mestiere nella bottega pa- terna, che allora si trovava sul lato destro della discesa dell’attuale via Antica Porta. Nella giovinezza, come altri suoi coetanei, passa le giornate con gli amici facendo in- terminabili nuotate o passeggiate sul pro- montorio, o suonando il mandolino e il cla- rinetto, quest’ultimo per la banda musicale locale. Per il servizio militare si allontana e va in Cadore ad Agordo, proprio nei mesi in cui la marcia su Roma apriva il ventennio del regime fascista. Questa esperienza segna lo spirito del giovane Gasperino, che ebbe per tutta la vita una non celata nostalgia per quella fase storica. Ma, in verità, occorre di- re che egli fu sempre persona mite, socie- vole, educata e onesta e possiamo, dun- que, affermare che prese e fece suoi prin- cipalmente quegli aspetti legati al giovani- le entusiasmo avventuroso, allo schietto ca- meratismo e alla genuinità di alcuni valori, mentre non acquisì mai, per sua natura, i modi di essere tipici della parte più dete- riore di quella ideologia. Nel 1927, a 23 anni, sposa Emilia Faiola, dal- la quale avrà quattro figli, tuttora viventi: Emi- lio, Olimpia, Stefano (detto Stefanino, mio padre) e Maria. Dei quattro, solo mio padre si tratterrà a San Felice seguendo per un bre- ve periodo le orme paterne come falegname. In quegli anni si forma un gruppo di amici affiatati con i quali Gasperino ama intratte- nersi in piazza o al dopolavoro; fra questi possiamo citare Galba Di Maggio, Felice Capponi, Raimondo Pasciuti, Lidio Quat- trociocchi, Renato Capponi, Aldo Di Mag- gio, Alarico e Pietro Buttari. Nel luglio del 1940, dopo la dichiarazione di guerra, uno dei teatri bellici è quello del Nord Africa, dove l’Italia deve difendere la Libia, sua colonia, dall’avanzata inglese. Negli ultimi mesi del 1941, il sergente mag- giore Dario Calisi, allora 37enne, si propo- ne come volontario e si imbarca a Napoli con destinazione Bengasi (Cirenaica) ove si unisce alle truppe italo-tedesche impegna- te a Bir El Gobi e a Tobruk; vive così l’a- vanzata dell’Asse fino alle porte di Ales- sandria d’Egitto, partecipa alla battaglia di El Alamein, che coincide con l’inizio del ri- piegamento e della disfatta. Durante la riti- rata in Tripolitania contrae un virus e torna a San Felice. Nei racconti a noi nipoti, ci faceva immagi- nare scenari lontani di sabbie e venti del de- serto, di avanzate travolgenti di truppe co- razzate, di generali leggendari (come Rom- mel che ci diceva di aver conosciuto), di ie- ne affamate che nelle notti di luna si avvi- cinavano ululando alle tende dei soldati, di Il fatto L’assessorato … ti dà una mano di L. Rosa pag. 11 ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 14 N. 76 - GENNAIO-FEBBRAIO 2016 Politica Incontro con Giuseppe Schiboni di A. Cresti a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Territorio Voglio condividere un’idea … di A. Annunziata a pag. 15 Storia Il patrono di San Felice Circeo di don C. Rinaldi a pag. 8-9 C ENT RO S T ORICO Ciò che è stato M i vorrei divertire a chiedere ai Sanfeliciani, segnatamente ai simpatizzanti dell’attuale amministrazione Petrucci (ahimè ridotti or- mai a un esiguo numero), cosa è stato fat- to da questa nei suoi quasi quattro anni di mandato per migliorare il paese e la vita dei suoi cittadini e/o dei suoi turisti. Ci sarebbe molta esitazione, non poco im- barazzo e per disperazione ci si attacche- rebbe a indicazioni clamorose per la loro pochezza, come la rimozione dei gazebo di due ristoranti al Centro storico, il posi- zionamento di colonnine stradali per bloc- care l’accesso alle auto a P.zza V. Veneto e a Corso V. Emanuele, la rimozione di ta- volini sedie e poltroncine (veramente po- che!) all’esterno di alcune attività com- merciali, l’obbligo per i ristoratori di espor- re l’orario di apertura e chiusura (in un Paese vuoto per la maggior parte dell’an- no!). Di altro non ci sarebbe da dire, lo dimo- strano in particolar modo le due sole edi- zioni del giornale “Circeo in Comune”, or- gano ufficiale di informazione di questa Amministrazione, che, ricordiamo, non è stata in grado di impostarne uno nuovo, utilizzando quello che avevano fatto le vi- tuperate precedenti Amministrazioni e che contengono aridi e scarni elenchi pieni di enfasi, di ciò che è stato fatto. di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Quidquid agis, prudenter agas, et respice finem Qualunque cosa fai, falla prudentemente e pensa alle conseguenze continua a pag. 6 Informazione Per favore lasciate stare i libri! di A. Petti a pag. 5 Gasperino Calisi Gasperino Calisi Sommario a pag. 5 Cosa sta accadendo nelle famiglie italiane? di Anna Scalfati a pag. 4 Per favore lasciate stare i libri! di Alessandro Petti a pag. 5 continua a pag. 2 Metanizzazione del Centro storico L’ Italgas, seguendo un orientamen- to giurisdizionale, ha chiesto e ot- tenuto il rinvio dell’udienza fissata per il 20 gennaio scorso, al 25 maggio p.v. per consentire la chiamata in causa del Comune di San Felice Circeo nel contenzioso avviato da 39 famiglie pro- prietarie di appartamenti per accertare la responsabilità della mancata meta- nizzazione del Centro storico.

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  • N ella lunga galleria di personaggipresentati da questo giornale ag-giungo, dopo un cortese invito deldirettore Alessandro Cresti, il ricordo di miononno Gasperino che molti hanno cono-sciuto e apprezzato in vita. Ho scritto que-sta breve biografia con l’aiuto di mia figliaAlessandra che ha raccolto molte delle in-formazioni riportate. Gasperino Calisi (al secolo Dario Calisi, maconosciuto e chiamato con il nome di Ga-sperino) nasce a San Felice Circeo il 16 lu-glio 1904 da Giuseppe (Peppino) e Stella,penultimo di cinque tra fratelli e sorelle.Quella del padre, la famiglia Calisi, è unadelle più antiche del luogo (documentatanel XXVII secolo), i cui capifamiglia, che sisono succeduti, per tradizione hanno eser-citato il mestiere di falegname. Già dall’infanzia Gasperino, dopo la scuo-la, imparava il mestiere nella bottega pa-terna, che allora si trovava sul lato destrodella discesa dell’attuale via Antica Porta. Nella giovinezza, come altri suoi coetanei,passa le giornate con gli amici facendo in-terminabili nuotate o passeggiate sul pro-montorio, o suonando il mandolino e il cla-rinetto, quest’ultimo per la banda musicalelocale. Per il servizio militare si allontana e va inCadore ad Agordo, proprio nei mesi in cuila marcia su Roma apriva il ventennio delregime fascista. Questa esperienza segnalo spirito del giovane Gasperino, che ebbeper tutta la vita una non celata nostalgia perquella fase storica. Ma, in verità, occorre di-re che egli fu sempre persona mite, socie-vole, educata e onesta e possiamo, dun-que, affermare che prese e fece suoi prin-cipalmente quegli aspetti legati al giovani-le entusiasmo avventuroso, allo schietto ca-meratismo e alla genuinità di alcuni valori,mentre non acquisì mai, per sua natura, imodi di essere tipici della parte più dete-riore di quella ideologia. Nel 1927, a 23 anni, sposa Emilia Faiola, dal-la quale avrà quattro figli, tuttora viventi: Emi-lio, Olimpia, Stefano (detto Stefanino, miopadre) e Maria. Dei quattro, solo mio padresi tratterrà a San Felice seguendo per un bre-ve periodo le orme paterne come falegname. In quegli anni si forma un gruppo di amiciaffiatati con i quali Gasperino ama intratte-nersi in piazza o al dopolavoro; fra questipossiamo citare Galba Di Maggio, FeliceCapponi, Raimondo Pasciuti, Lidio Quat-trociocchi, Renato Capponi, Aldo Di Mag-gio, Alarico e Pietro Buttari. Nel luglio del 1940, dopo la dichiarazione diguerra, uno dei teatri bellici è quello delNord Africa, dove l’Italia deve difendere laLibia, sua colonia, dall’avanzata inglese.Negli ultimi mesi del 1941, il sergente mag-

    giore Dario Calisi, allora 37enne, si propo-ne come volontario e si imbarca a Napolicon destinazione Bengasi (Cirenaica) ove siunisce alle truppe italo-tedesche impegna-te a Bir El Gobi e a Tobruk; vive così l’a-vanzata dell’Asse fino alle porte di Ales-sandria d’Egitto, partecipa alla battaglia diEl Alamein, che coincide con l’inizio del ri-piegamento e della disfatta. Durante la riti-rata in Tripolitania contrae un virus e tornaa San Felice. Nei racconti a noi nipoti, ci faceva immagi-nare scenari lontani di sabbie e venti del de-serto, di avanzate travolgenti di truppe co-razzate, di generali leggendari (come Rom-mel che ci diceva di aver conosciuto), di ie-ne affamate che nelle notti di luna si avvi-cinavano ululando alle tende dei soldati, di

    Il fattoL’assessorato … ti dàuna mano di L. Rosa

    pag. 11

    ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 14 N. 76 - GENNAIO-FEBBRAIO 2016

    PoliticaIncontro con Giuseppe Schiboni di A. Cresti

    a pag. 3

    SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

    TerritorioVoglio condividere un’idea … di A. Annunziata

    a pag. 15

    StoriaIl patrono di San Felice Circeodi don C. Rinaldi

    a pag. 8-9

    CENTRO STORICO

    Ciò che è stato

    M i vorrei divertire a chiedere aiSanfeliciani, segnatamenteai simpatizzanti dell’attualeamministrazione Petrucci (ahimè ridotti or-mai a un esiguo numero), cosa è stato fat-to da questa nei suoi quasi quattro anni dimandato per migliorare il paese e la vitadei suoi cittadini e/o dei suoi turisti.Ci sarebbe molta esitazione, non poco im-barazzo e per disperazione ci si attacche-rebbe a indicazioni clamorose per la loropochezza, come la rimozione dei gazebodi due ristoranti al Centro storico, il posi-zionamento di colonnine stradali per bloc-care l’accesso alle auto a P.zza V. Venetoe a Corso V. Emanuele, la rimozione di ta-volini sedie e poltroncine (veramente po-che!) all’esterno di alcune attività com-merciali, l’obbligo per i ristoratori di espor-re l’orario di apertura e chiusura (in unPaese vuoto per la maggior parte dell’an-no!).Di altro non ci sarebbe da dire, lo dimo-strano in particolar modo le due sole edi-zioni del giornale “Circeo in Comune”, or-gano ufficiale di informazione di questaAmministrazione, che, ricordiamo, non èstata in grado di impostarne uno nuovo,utilizzando quello che avevano fatto le vi-tuperate precedenti Amministrazioni e checontengono aridi e scarni elenchi pieni dienfasi, di ciò che è stato fatto.

    di ALESSANDRO CRESTI

    Edito

    riale

    Quidquid agis, prudenteragas, et respice finem

    Qualunque cosa fai, fallaprudentemente e pensa alleconseguenze

    continua a pag. 6

    InformazionePer favore lasciate stare i libri! di A. Petti

    a pag. 5

    Gasperino Calisi

    Gasperino Calisi

    Sommario a pag. 5

    Cosa sta accadendo nellefamiglie italiane?

    di Anna Scalfati a pag. 4

    Per favore lasciate stare i libri!

    di Alessandro Petti a pag. 5

    continua a pag. 2

    Metanizzazione del Centro storico

    L’ Italgas, seguendo un orientamen-to giurisdizionale, ha chiesto e ot-tenuto il rinvio dell’udienza fissata per il20 gennaio scorso, al 25 maggio p.v.per consentire la chiamata in causadel Comune di San Felice Circeo nelcontenzioso avviato da 39 famiglie pro-prietarie di appartamenti per accertarela responsabilità della mancata meta-nizzazione del Centro storico.

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2Il Personaggio

    un incontro con un sanfeliciano (tal Giu-seppe) avvenuto in una trincea durante unanotte di pioggia. Nei mesi che seguono l’armistizio dell’8 set-tembre 1943, la popolazione di San FeliceCirceo viene fatta sfollare dal centro storicoe la famiglia Calisi si trasferisce in localitàCampo di Croce, dove la nostra bisnonnaOlimpia possedeva un ampio appezzamen-to di terra con una casetta, forno, alcuni ani-mali domestici e numerose piante da frutto,di grande aiuto in un momento di difficoltànell’approvvigionamento di cibo.

    Finita la guerra, con lo sviluppo di San Fe-lice si apre per Gasperino una nuova faseche lo vede impegnato non solo nel paesema anche presso le numerose nuove abi-tazioni e ville che andavano sorgendo sulpromontorio. E’ così chediviene il falegname di fi-ducia di alcuni fra i perso-naggi che hanno segnatolo sviluppo turistico delCirceo dal dopoguerra aglianni 80: il conte Galeazzi,il prof. Bormioli, RenatoRascel, Alberto Lupo, ilprof. Rocchi, il baroneBlanc e molti altri. Sposta la bottega a PiazzaCavour, dove rimarrà peralcuni decenni; impiegacome apprendisti alcunigiovani sanfeliciani, chenegli anni seguenti si met-teranno in proprio aprendonuove attività. Prima ancora di specializ-zarsi come “funna-votte”(mastro bottaio), nonno eraspecializzato nella realiz-zazione di mobilia da cor-redo matrimoniale. In pra-tica, per la casa dei novel-li sposi gli veniva commis-sionata la costruzione di una credenza dacucina, un comò, un tavolo con due sedie,e una cassapanca. Il materiale usato eraprincipalmente il legno di castagno. In occasione di alcuni lavori nonno portavacon sé qualcuno dei suoi nipoti, me com-preso, in qualità di aiutante, trasmettendo-mi così una parte dell’amore per questa ar-te-professione. Quando, invece, non riusci-va a fare fronte a tutti gli impegni, era miopadre Stefanino a recarsi presso qualchecliente per portare a termine il lavoro la-sciato incompiuto. Ricordo che, durante i pomeriggi trascorsicon lui, si presentavano alla bottega deci-

    ne di persone, ognuna con un problema darisolvere, dalla finestra che non chiudeva altavolo rimasto zoppo, sicché si allontana-va più volte, interrompendo il lavoro, che re-stava per settimane in attesa di completa-mento, per seguire una miriade di attivitàesterne. Una volta si presentò in bottega un mio co-etaneo (allora facevo le elementari), com-missionando a nonno una stecca di legnoche necessitava alla madre per picchiarlo.Inutile dire che la stecca fu così ben pialla-ta, che diventò talmente sottile da spezzarsinon appena posatasi sul sedere del malca-pitato. Nella primavera del 1972 o 73, quandomancavano pochi giorni a Pasqua, un ful-mine cadde sulla croce che domina il pae-se in località “Le Crocette”, danneggiando-la notevolmente. Nonno Gasperino prepa-rò le pesanti traverse in legno che con l’aiu-to di alcuni sanfeliciani vennero trasporta-te con un motocarro (tipo “Ape” o “Guzzi”)e quindi assemblate sul monte appena intempo per la via crucis del venerdì santo. Per amore di verità, bisogna dire che vi era-

    no altri impegni che Ga-sperino amava prendere:erano quelli legati ai rap-porti sociali, che egli sape-va gestire amabilmente.Dopo il lavoro vi era l’usua-le passeggiata pomeridia-na alla piazza per incontra-re i clienti o gli amici disempre. Era questa l’occa-sione anche per organizza-re camerateschi incontriconviviali, nei quali la paro-la d’ordine era la spensie-ratezza in tutte le sueespressioni: buon cibo,possibilmente di selvaggi-na o comunque di genuinaprovenienza; miglior vino,componente essenzialeper il piacere della gola eper la predisposizione al-l’allegria; narrazioni, bar-zellette, improvvisate liri-che. Negli anni ha sempremantenuto queste buoneabitudini, supportato da un

    affiatato gruppo di amici, fra i quali Vincen-zo Maiolati, Armando Bianchi, Aldo DiMaggio, Peppino Carusi, Alfonso Ceruleo,Antonio Lanzuisi.

    Un hobby irrinunciabile di mio nonno era lacaccia, esercitata durante l’intera stagionevenatoria, che portava sulla tavola la cac-ciagione destinata ad accompagnare appe-titose spianate di polenta, alle quali noi nipotipartecipavamo dopo l’uscita da scuola.

    Aveva quindi un certo numero di amici cac-ciatori, con i quali condivideva le freddemattinate invernali e poi naturalmente le ce-ne dove le prede trovavano degna fine sul-lo spiedo, ben accompagnate da vino, can-ti e allegria.

    Per una quarantina d’anni nonno Gasperi-no è stato priore della Confraternita di SanRocco. Insieme con alcuni collaboratori or-ganizzava la festività del nostro compatro-no e quella dell’Assunta, selezionando can-tanti e giochi popolari (albero della cucca-gna, corsa con i sacchi, tiro alle cannate,ecc.), presiedendo alla conta per portare inprocessione la statua del santo e prepa-rando le carte per la lotteria o la tombola.Quella della tombola era una peculiarità diSan Felice, non avendo equivalenti negli al-tri paesi vicini. Veniva “tirata” nella sera diSan Rocco dalla terrazza adiacente alla tor-re dei Templari di fronte alla piazza gremitadi sanfeliciani e turisti. Il tabellone intera-mente in legno con le caselle numerate gi-revoli era stato realizzato da lui stesso edera quindi un pezzo unico, che dopo la fe-sta veniva riposto nella cantina di Via AnnaMagnani fino all’anno successivo; è statorecuperato da mio padre dopo la morte dinonno, e potremmo esporlo magari in unfuturo quando il nostro paese avrà un de-gno museo etnografico dedicato alle tradi-zioni e alla storia locale. Negli ultimi anni di lavoro Gasperino si di-vide fra due attività; in primo luogo quelladi falegname e carpentiere barcaiolo per lafamiglia Scalfati presso l’azienda ittica dellago di Paola, che lo tiene impegnato perlunghi periodi; in secondo luogo quella dimastro bottaio (l’ultimo rimasto a San Feli-ce), esercitata con maestria per molti annie fino alla fine, presso la bottega nel frat-tempo spostata in Via Anna Magnani. Mol-ti ancora ricordano il caratteristico suonodei colpi dati ai cerchi delle botti, cheecheggiavano in paese nelle giornate au-tunnali. Nell’ultimo periodo della sua vita Gasperi-no si trasferisce al piano, in località “FossoCamolo”, ospitato dai suoi figli, riposando-si a lungo ma mostrando a volte l’impa-zienza di colui che non si vuole rassegnarea un riposo in un certo modo forzato. Muore serenamente il 12 febbraio 1996,contemporaneamente alla nascita di unodei suoi pronipoti. ■

    Un sanfeliciano operoso

    Noto a sanfeliciani e turisti per la sua competenza e disponibilità

    segue da pag. 1

    Gasperino nasce a San Felice il 16luglio 1904 da Giuseppe e Stella

    Faiola“

    “ il suo hobby irrinunciabile era la cac-cia“

    di Samuele Calisi

    “La conta” a S. Rocco

    Gasperino Calisi in processione

    negli anni ’80 diventa falegname difiducia di personaggi famosi“

    “Gasperino Calisi “il falegname”

  • P erché Giuseppe Schiboni? Perchégià in passato abbiamo dato spaziosu queste pagine a Consiglieri di op-posizione (vedi G. Bianchi) al fine di avereun punto di vista critico su alcuni aspettidella politica locale.Profondo conoscitore del Circeo, da an-ni impegnato in politica sul territorio, giàSindaco di San Felice Circeo, GiuseppeSchiboni siede oggi tra i banchi dell’op-posizione. Lo abbiamo incontrato perchiedergli un giudizio sull’amministra-zione Petrucci, dal maggio del 2012 allaguida del paese. “In questi 3 anni e mezzo di governo a SanFelice Circeo – spiega Schiboni – l’ammini-strazione è caduta nelle paludi dei suoistessi slogan elettorali. I grandi sogni pro-

    posti a piene mani in campagna elettoralesi sono dimostrati solo sogni, anzi, sono di-ventati incubo di una cittadinanza che vuo-le fortemente sperare e vivere una realtà fat-ta di benessere e sicurezza. Un sindaco cheavrebbe dovuto rappresentare un valore ag-giunto per le sue “entrature” nel mondo ro-mano, è totalmente assente ed è stato so-lo utilizzato per coprire le “magagne” di unagiunta poco avvezza ai criteri di trasparen-za, legittimità, buona amministrazione e im-parzialità. Una giunta inefficace e ineffi-ciente che ha demolito con metodo scien-tifico la struttura amministrativa e soprat-tutto operativa del Comune, non sapendopoi ricrearne una nuova in grado di offrirestandard migliori rispetto a quella esisten-te all’atto del suo insediamento”.

    A quali situazioni in particolare si riferisce? “Per esempio, la gestione della pulizia delpaese, della raccolta dei rifiuti, della manu-tenzione degli apparati tecnologici, dellestrade ecc. ecc. (la lista sarebbe lunga ….);oppure i servizi annullati e dati poi a caroprezzo in gestione a cooperative locali enon che mirano solo a creare consensoelettorale a favore di qualcuno, a costi al-tissimi a carico dei contribuenti con risulta-ti discutibili. A un sommario esame sembrache questa amministrazione voglia, attra-verso la frammentazione dei servizi e l’affi-damento di incarichi sotto soglia ai soliti no-ti, seguire un modello già oggetto di inda-

    gini in altri Comuni della nostra Regione,ignorando anche la maggior parte delle vol-te l’obbligo di utilizzare il “mercato elettro-nico” che consentirebbe, attraverso la plu-ralità di offerte, di far risparmiare molto il co-mune. Un sistema a favore di chi? …noncerto dei cittadini”.

    Come giudica le azioni poste in essere perquanto riguarda le opere pubbliche?“Altra nota dolente. Abbiamo perso centi-naia di migliaia di euro già finanziati dallaRegione Lazio e dalla Provincia di Latina al-la precedente amministrazione. Citiamo al-cuni episodi: il completamento dell’inter-vento sul centro storico; l’opera sul lungo-mare stravolta nella progettazione ed ese-guita senza un proficuo risultato; perso il fi-nanziamento del progetto del percorso di“Neanderthal” dalla Comunità Europea dicirca 2 milioni di euro, causa il mancatoesproprio del sito archeologico “MarcoEmilio Lepido” (operato ad alcuni, non adaltri!); perso il finanziamento per la realizza-zione e sistemazione del ponte di accessoal Poliambulatorio di Mezzomonte e dellafermata autobus; bloccata la realizzazionedi linea di acquedotto e fognatura di ViaMolella; bloccata la realizzazione del trattodi fognatura (già in fase operativa) dalla ro-tonda all’incrocio Migliara 58 al borgo su viaMontenero; bloccato il progetto di taglio deipini e ripiantumazione di piante autoctonesu via Montenero, via Africa Orientale, viadei Caprioli che ammalorano il manto stra-dale e sono oggetto di continui e onerosi (!)interventi da parte dell’amministrazione;bloccato l’ampliamento del Cimitero diBorgo Montenero e violato con la messa inposa di loculi nell’area di parcheggio auto;perso il finanziamento provinciale per lacontinuazione della pista ciclabile su viaTerracina sino a Golfo Sereno. Unica operanata ed eseguita dall’amministrazione pe-trucci: un numero incalcolabile di dossi! Sipotrebbe approfondire voce per voce maciò necessiterebbe di un numero specialedella rivista. Neanche il monito della rac-colta di 3000 firme di cittadini ha scosso lamorale politica ed etica degli Amministratorii quali, invece di cercare di comprendere lemotivazioni che avevano indotto più dellametà degli elettori a porre la loro firma incalce a una richiesta di chiudere questaesperienza amministrativa, si sono preoc-cupati solo di delegittimare questa iniziati-va popolare e impedirne la consegna allaPrefettura (potenza del Sindaco!). E, infatti,la Prefettura ha ignorato la richiesta di in-contro da parte del gruppo di opposizione(sic!)”.

    Immaginiamo che il giudizio sia negativo an-che per altri aspetti dell’attività amministrati-va…“Purtroppo sì. In 3 anni e mezzo sono“scappati” tre Segretari Comunali e la tan-to sbandierata “Legalità” è diventata solo

    un vocabolo in un dizionario dimenticato inqualche scaffale. Ci sono debiti fuori bilan-cio non riconosciuti, circa una decina diCommissariamenti “ad Acta” nominati daGiudici o Regione Lazio per inadempienzedi legge (costati alle casse dei cittadini de-cine di migliaia di euro), falsi in atto pubbli-co (regolarmente denunciati). Grave anchel’omissione di nomina dell’OIV (OrganismoIndipendente di Valutazione) che ha attivitàe svolge funzioni di monitoraggio del fun-zionamento del Sistema complessivo dellavalutazione e della trasparenza, elaborandouna relazione annuale sullo stato dello stes-so. E ancora, l’omissione nella predisposi-zione del “Piano della Protezione Civile”,penalmente perseguibile, in capo al Sinda-co, e l’omissione di nomina del Responsa-bile della “sorveglianza sanitaria” e del “Re-sponsabile del Servizio di Prevenzione eProtezione dei rischi (R.S.P.P.)” dal 2012 al2015, mettendo così a rischio i lavoratoridell’Ente. I Responsabili sono stati nominatisolo dopo denuncia effettuata agli organipreposti di controllo. Penalmente persegui-bile in capo al Sindaco. C’è stato poi l’affi-damento con gravi irregolarità per il Servi-zio di raccolta e smaltimento rifiuti urbani al-la società “Servizi Industriali” che ha ope-rato molti mesi sul nostro territorio (vicen-da segnalata con un esposto)”.Non ci scoraggiamo comunque, un altroanno e poco più passerà in fretta e sono si-curo che tornerà nel nostro paese la vogliadi sorridere e credere che ci sia una Istitu-zione locale “Il Comune” vicino ai bisognidei cittadini: “L’Amministrazione comunaleal servizio dei cittadini e non i cittadini alservizio dell’Amministrazione”. Chiudiamo qui l’intervista con GiuseppeSchiboni e valuteremo l’opportunità di unaltro incontro per un aggiornamento sulla si-tuazione politica, magari in prossimità del-le elezioni amministrative dell’aprile 2017. ■

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3Politica

    Già Sindaco di San Felice Circeo

    Incontro con Giuseppe SchiboniCapo gruppo dell’opposizione

    di Alessandro Cresti

    Giuseppe Schiboni

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4Territorio

    C’ è un’aria di grandi cambiamentinella nostra società e per la primavolta la questione dei diritti civili edelle coppie di fatto arriva in Parlamentocon un dibattito ampio e trasversale. Cosìtrasversale da lasciare senza parole per ciòche sicuramente sentiamo come un qual-cosa di più grande di noi: parlare di utero inaffitto o di adozione per coppie omosessualima anche la calendarizzazione dell’eutana-sia, tutto ciò è quanto di più delicato e inti-mo ci possa essere.Non è un male affrontare questioni che so-no insite nella vita quotidiana con tutte leproblematiche ad esse connesse, ma chiper varie ragioni non ha motivo di sentirsi di-rettamente chiamato in causa, potrebbesoffrire di una sorta di vertigine per i cam-biamenti ormai alle soglie.La difesa della famiglia tradizionale lascia ilposto oggi all’esigenza di tutela per i sog-getti più deboli che siano donne o minori afronte di sempre nuove violenze all’internodelle pareti domestiche.Il dibattito sulle nuove famiglie cade in uncontesto di relazioni a volte obsolete e in unPaese, dove le maggiori responsabilità ri-spetto al nucleo famigliare ricadono per lopiù sulle donne.E il pure giusto dibattito parlamentare cadein un Paese, dove le donne hanno ancora ilproblema di firmare le dimissioni in biancoper timore di future maternità o si trovano adovere sacrificare il proprio lavoro per man-canza di servizi alla famiglia quali asili nidoo insegnanti di sostegno per bambini conproblemi.E se è vero che il bambino è al centro del-l’interesse del legislatore è anche vero chesembra sempre che sia l’adulto il soggettopiù importante.Il bambino ha bisogno di un ambiente ido-neo per crescere e quindi non è importan-te se ci siano due mamme o due papà alposto della tradizionale coppia, ma è anche

    vero che con molta difficoltà sipotranno prendere decisioniche si allontanano di moltodalla naturale procreazione.La famiglia nasce, in effetti, co-me luogo ideale per la crescitadi minori ed è stata impostataper anni sul ruolo della madree del padre legato strettamen-te alla procreazione.Con il passare del tempo e an-che con le famiglie allargate ènata una nuova famiglia, doveè importante quel che si dice equel che si fa concretamenteper garantire ai diversi sogget-ti un naturale e spontaneo sviluppo e cre-scita.A fronte di questo efferate violenze hannovisto uomini contro donne e figli contro ge-nitori per motivi di gelosia, di possesso, diperdita di ruolo.E’ giusto quindi parlare di famiglie, di cop-pie e di figli, ma si dovrebbe contestual-mente parlare di ruoli e di responsabilità.Nel momento in cui si allarga la visuale e sipensa all’avere figli o allo stare insieme co-me fattori che prescindono dal genere ma-schile o femminile ma che fanno riferimen-to alla situazione di fatto che si può creareanche con l’adozione da parte di un part-ner omosessuale del figlio dell’altro o del-l’altra, in quello stesso momento si dovreb-be considerare anche che la famiglia nonpotrà mai da sola senza una struttura di so-stegno raggiungere gli obiettivi voluti.Si parla solo di avere figli, di adozione, di di-ritti ma poco si parla di garanzie per il mi-nore rispetto a possibili discriminazioni, ri-spetto alle disparità nella crescita che sonoevidenti e sono legate al progressivo disfa-cimento di quel tessuto connettivo che sichiama welfare.Ancora una volta un Parlamento diviso da

    valori di tipo ideologico chestrumentalmente difendonoquesto o quel soggetto sembraun Parlamento incapace di da-re una risposta per tutti e mol-to probabilmente non darà le ri-sposte volute lasciando insod-disfatta quella voglia di cam-biamento che serpeggia nellanostra società.I cosiddetti temi etici andreb-bero affrontati con quella chia-rezza espositiva e con l’equili-brio dimostrato dal giudice Me-lita Cavallo già Presidente delTribunale dei Minori di Romache più volte ha sottolineatol’esistenza della norma per l’a-dozione “speciale” del minore.Un articolo di legge che con-sente a chiunque di adottare incasi speciali e nel supremo in-teresse del bambino. Già que-sto sarebbe sufficiente a can-

    cellare polemiche e dubbi legati alle propo-ste di legge in materia di diritti.Ma, sembra che in Italia su ogni cosa ci sidebba “incartare” in discussioni senza fineper poi rimanere arroccati su posizioni con-trapposte occupando mesi e mesi che sa-rebbero utili per inquadrare le questioni chedovrebbero comunque avere riferimenti suidati statistici e non solo su ipotesi di cam-biamenti.In tutte le famiglie si annida ormai l’ombradel grande cambiamento e chi mette almondo un figlio sa che l’avventura dellaconvivenza è solo un inizio. Con il divorzioprima e con l’aborto poi è iniziato un pro-cesso che vive oggi una nuova fase. Rimanere fermi al passato sarà molto diffi-cile ma è necessario non essere egoisti, in-dividualisti e narcisisti.La nuova famiglia deve ancora nascere eadesso arranca rivendicando diritti per tut-ti: per gli omosessuali per i divorziati, per chinon può avere figli e vuole adottare, per lefamiglie allargate e per tutti quei nuclei chespontaneamente si formano.Ma dobbiamo ricordare che l’allargamentodei diritti può avvenire garantendo l’esten-sione del diritto a tutti in una visuale di ri-spetto civico della persona.Oggi, in un momento in cui il rispetto versol’altro scarseggia e anzi c’e’ una violenzadiffusa, un disinteresse per il vivere comu-ne appare quasi come un controsenso cer-care di lenire il dolore altrui per la mancan-za di un figlio o per una malattia che non sivuole più accettare.Si dovrebbe innanzi tutto restituire al citta-dino la dignità del vivere in una società cherispetta il malato, il figlio handicappato, iltossicodipendente, il povero, l’emarginato,la donna sola e anziana, il minore senzamezzi per crescere. A una società che si facarico dei soggetti deboli affiderei un di-battito sul mio vivere e sul mio morire.Diversamente avrei paura, come infatti ho,di un dibattito tutto incentrato su presup-posti di potere e di lobbies che lascerebbela famiglia come è oggi. Insomma cambia-re tutto per non cambiare niente. Il peggioche noi donne potremmo avere come pro-spettiva futura. ■

    di Anna Scalfati

    Ruoli e responsabilità

    Cosa sta accadendo nelle famiglie italiane?La questione dei diritti civili e delle coppie di fatto

    R I S T O R A N T E

    Al Convento

    di Lolita Capponi

    Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico)

    04017 San Felice Circeo (LT)Tel. 0773/546167 -

    348.9185443

  • D al dolce e piacevole ‘tempo so-speso’ che caratterizza le nostre vi-te durante le festività natalizie e chele divide, con un po’ di fatalità - rispetto ainostri impegni, aspettative, incontri - in un“prima di Natale” e in un “dopo Natale”(quante volte lo abbiamo infatti ripetuto inquesti giorni?), mi ha infine risvegliato la let-tura di un articolo apparso su ‘Repubblica’di lunedì 11 gennaio, a firma dello scrittoree giornalista Stefano Bartezzaghi.L’articolo, intitolato “Il romanzo dimezzato” esolo apparentemente ironico, era dedicato auna collana - denominata “I distillati” - crea-ta da una casa editrice per lanciare i roman-zi più famosi della letteratura mondiale (i co-siddetti bestseller) in forma “condensata”.Ognuno di questi libri - diffuso in edicola almodico prezzo di euro 3,90 – viene cioè nonriassunto, bensì “scorciato” di almeno metàdelle sue pagine o anche più, come si trat-tasse – scherza Bartezzaghi - di una “mez-za porzione” richiesta al ristorante.Una collana che, per di più, promette nellasua presentazione di portarci niente di me-no che “al cuore del romanzo”!In un’epoca già frettolosa e compulsiva co-me la nostra in cui consumiamo e ci vienecontinuamente fatto consumare tutto e su-bito – un po’ come il turismo ‘mordi e fug-gi’ senza qualità che caratterizza quantefrettolose visite al Circeo o a Venezia e chepoi nulla lascia in questi posti meravigliosiricchi di storia, cultura e angoli segreti senon lattine per ter-ra! –; in un’epocacosì, dicevo, sedovessimo “scor-ciare” e bruciaresubito anche quel-l’altrettanto mera-viglioso ‘tempo’tutto nostro in cui -a tarda sera, acce-sa finalmente la lu-ce sul comodino,o di domenica se-duti rilassati sullanostra bella pol-trona, o costretti aletto da un bel raf-freddore - prendia-mo in mano un libro e, leggendo, pos-siamo finalmente cominciare a pen-sare a cose cui non avevamo maipensato, a esplorare spazi fino ad al-lora inesplorati, a farci portare in luo-ghi dove non eravamo mai stati …,ecco, se ciò accadesse, avremmo al-lora perso uno dei più grandi piaceriche si possano provare. Perchè l’essenza della lettura, e dellaletteratura, sta invece proprio nellepagine ‘in più’. In quelle pagine in più chela lungimirante collana editoriale sopracita-ta ha tolto. Perché – come ci dice un altroscrittore, Nicola Lagioia -, per arrivare “alcuore” di noi lettori, per arrivare a parlarci

    con una tale intimità, i personaggi dei libri– siano essi il capitano Achab di Moby Dick,Zeno Cosini, Anna Karenina, o quelli diProust, di Checov nella ‘Steppa’, etc. - han-no bisogno di raccontarsi per decine, a vol-te per centinaia di pagine, passando per di-gressioni, apparenti zone oscure, salti nelpassato, “che tutti insieme fanno però scat-tare il prodigio grazie a cui i libri, nonostantetutto, sono ancora circondati di magia”.Con una meravigliosa battuta Woody Allen,in un suo film, sintetizza tutto quello che stocercando di dire in questo modo: “Ho fat-to un corso di lettura veloce, sono riuscitoa finire ‘Guerra e pace’ in venti minuti. Par-la della Russia”.Ma c’è poi anche un’altra cosa da non fa-re assolutamente, che riguarda sempre i li-bri, sia che vogliate annusarne subito le pa-gine dopo averli comprati – che piacere in-credibile è a volte quel profumo della loro

    carta… -, sia che ve li siate scaricati suun pratico book reader elettronico, che acentinaia ne può contenere.La descrive così, questa cosa da evitare,Beniamino Placido, uno dei più brillanticervelli letterari, dei più arguti, intelligen-ti e ironici polemisti e critici che l’Italia ab-bia mai avuto (e che ho avuto la fortunae il privilegio di conoscere): “Evitiamopossibilmente l’errore di pensare che sia-mo noi a leggere i libri. No, sono i libri che

    leggono noi. Ci cono-scono, anche se sonostati scritti cent’anni fa.Ci scrutano dentro. Cirivelano”.“Se qualcuno chiedesse- ha scritto ancor ‘Ben’,come lo amavano chia-mare gli amici – a cheservono i libri, a che ser-vono queste storie im-probabili e inutili cheraccontano, bisognaavere la forza di rispon-dere con cortese fer-mezza: a niente. Tutt’alpiù a comprare il tempo.A vivere - come Shara-

    zàd, la figlia bella e astuta del visir - mille euna notte in più. E meglio. A nient’altro”. ■

    * Amministratore delegato Fondazione“Bruno Visentini”

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 5Informazione

    di Alessandro Petti*

    Tempi moderni

    E non facciamo come al Circeo o a Venezia

    Per favore lasciate stare i libri!

    Editoriale Qualunque cosa fai, fallaprudentemente e pensa alle conseguenze 1

    Personaggio Gasperino Calisi 2Politica Incontro con Giuseppe

    Schiboni 3Territorio Cosa sta accadendo

    nelle famiglie italiane 4Informazione Per favore lasciate stare i libri! 5Lettere Lettere al Direttore 7Storia Il patrono di

    San Felice Circeo 8-9Storia I Caetani a San Felice

    nel 1301 10Il fatto L’assessorato …

    ti dà una mano 11Territorio I progetti per il futuro -

    Assunzioni in Ipab 12Territorio Un’iniziativa delle Pro Loco

    di S. Felice, Ponza e Latina 13Territorio Pianificazione del Parco e

    futuro dell’area protetta 14Territorio Voglio condividere

    un’idea … 15Territorio La fattibilità di una darsena

    a Rio Martino – Sulle tracce di Paolo di Tarso 16

    Storia I lamenti di una donna romana 17

    Cultura Il Caffè Letterario 18Territorio Quali infrastrutture per

    il territorio pontino ciclabile19Territorio C’era una volta … 20Sport Calcio 21Varie La pizza margherita al Faro

    Oroscopo 22Tempo libero Cucina – Cinema

    Ora legale – Citazioni 23Annunci 24

    SSOOMMMMAARRIIOO

    Beniamino Placido

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6Editoriale

    Poco, pochissimo, nessuna attività im-portante intrapresa, solo lente e impreci-se prosecuzioni di quanto già avviato, ac-compagnate da proclami, annunci, cer-tezze soprattutto da parte di chi è buonaffabulatore e ha una tale tracotante earrogante sicurezza nelle sue idee,che le esprime senza mai passare at-traverso una loro rapida consigliabileverifica.Le precedenti Amministrazioni, invece, siapure con errori e omissioni, inseguite dacostanti critiche anche dure su questogiornale, che non rinneghiamo, si sonoprodigate per il miglioramento dell’arredourbano (Vigna la Corte, strade del Centrostorico e avvio della ristrutturazione dellungomare e di p.le Rio Torto), per la via-bilità (piste ciclabili), per il trasporto (mez-zi pubblici per il collegamento di tutto ilPaese e dei luoghi limitrofi).Molti ricordano questo periodo fecondo diiniziative, con cantieri aperti e attivi ovun-que e lo rimpiangono.

    Come si fa comunicazione a San Felice

    Una scrittrice ha voluto ricordare, dopoquarant’anni, l’orribile massacro di due ra-gazze romane in una villa di San Felice Cir-ceo a opera di tre ragazzi pariolini neo-fa-scisti. Un raccapricciante episodio, di cuigli organi di stampa e i media si occupa-rono in modo consistente, quasi morboso,per lungo tempo dopo quel maledetto set-tembre del 1975. Su questo fatto di crona-ca nera la scrittrice ha redatto un lungo ar-ticolo sul settimanale “Il venerdì” allegatoal quotidiano “La Repubblica” dell’8 gen-naio scorso, confortata dai ricordi di Fran-co e Vincenzo, all’epoca dei fatti apparte-nenti alla “segreteria locale del Pci”. Il pri-mo facilmente identificabile, il secondosconosciuto ai più. A questi si è aggiunto,in articoli giornalistici successivi, il vice Sin-daco Eugenio Saputo.Perché dare disponibilità e rilasciare inter-viste su un accadimento spregevole sottotutti i punti di vista, che ha impegnato inpassato e ancora oggi impegna la crona-ca nera di tutte le testate nazionali? Gli interventi di persone che rivestono deiruoli istituzionali dovrebbero essere sempreispirati alla massima prudenza, in partico-lare la gestione della comunicazione, so-prattutto quella istituzionale, deve esserefondata su cautela e competenza, cose so-litamente assenti negli attuali Amministra-tori. Anche in questa occasione, come intante altre, è prevalso l’ego di questi per-sonaggi.Negli anni ’70 il Circeo ha conosciuto no-torietà e benessere economico, ma ha per-so la tranquillità e la semplicità della vitapassata, soffrendo un pesante contraccol-po per l’infiltrazione nella impreparata so-cietà sanfeliciana di personaggi con men-talità e abitudini diverse.

    Sono stati i costi e i benefici di quegli an-ni, ora siamo in una fase di recupero di tut-to quanto di più bello ha il Paese per offrirload abitanti e turisti senza inquinarlo più inalcun modo, neanche con un semplice ri-cordo.

    Crisi nella maggioranza al Comune

    Sabato 16 e domenica 17 gennaio scorsi igiornali locali hanno riferito gli avvenimen-ti verificatisi in Comune, in successione ra-pida, che, a mio avviso, rappresentano unasituazione di crisi nella maggioranza e ilconseguente aggravarsi del malcontentodei cittadini nei confronti di questa Ammi-nistrazione.

    I fatti

    Il consigliere comunale Giuseppe Bianchinella giornata di venerdì 15 gennaio scor-so ha comunicato la sua rinuncia alle de-leghe a Bilancio, Tributi e Fondazione Zei.Nella giornata del sabato successivo il Sin-daco gli ha revocato tutti gli incarichi as-segnatigli: ”Ho preso atto della remissionedelle deleghe da parte del consigliereBianchi e ho provveduto a revocare tutte ledeleghe precedentemente assegnate. L’e-sperienza mi porta a dire che così la squa-dra di governo sarà più snella e operosa”.Questa affermazione ignora del tutto le mo-tivazioni addotte nel rimettere parte delledeleghe: “La decisione, seppur sofferta –afferma il cons. Bianchi – è stata inevitabi-le a causa di una turnazione degli asses-sori avviata nel maggio di quest’anno(2015). Questa turnazione sarebbe dovutadurare solo sei mesi, quindi fino al 17 no-vembre. Purtroppo, e per motivi poco chia-ri, che saranno approfonditi in sede politi-ca, i termini per la ripresa dell’incarico non

    sono stati rispetta-ti”.Anche i cittadini so-no interessati a co-noscere i motivi chehanno indotto ilSindaco Petrucci aprendere una deci-sione così drasticae insolitamentetempestiva, ma so-prattutto a capirecosa nascondonoquesti continui gio-chi di palazzo, checertamente non fa-cilitano la gestionedella cosa pubbli-ca.Questa circostan-za avrà lo stessoepilogo (sic!) dellavicenda Saputo ditre anni fa, quandolo stesso è uscitodalla Giunta sbat-tendo la porta ed èpoi rapidamente ri-entrato dalla fine-stra?Complimenti, Sin-daco Petrucci, perla sua determina-zione!

    Er martire de l’idea

    Guarda la testa mia ch’è diventata!So’ tutte cicatrice. Vedi questa?Fu quanno scrissi, in segno de protesta,«Viva Oberdan!», davanti l’Ambasciata1.

    Qua su … fu un clericale, in una festa;più giù, ‘na guardia, in una baricata;e ‘sta ficozza2 in mezzo, una sassatad’un comunista, che me prese in testa.

    Qui, fu un comizzio; questa, in un corteo …E tu, doppo ‘ste buggere3, me chiediCome la penso adesso? Marameo!

    Co’ la testa che ciò nun è possibbileQualunque sia pensiero … Nu’ lo vedi?Mancherebbe lo spazzio disponibbile!

    (Trilussa)

    1 D’Austria, a palazzo Chigi in piazza Colonna,davanti alla quale avvenivano spesso manife-stazioni irredentistiche.

    2 Quest’enfiato.3 Infortuni.

    segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

    Quidquid agis, prudenter agas, et respice finemQualunque cosa fai, falla prudentementee pensa alle conseguenze

    “Una terribile profezia!Marco Vuchich

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 7Lettere

    San Felice Circeo – Borgo MonteneroCaro Direttore,un altro anno è finito ed è tempo di bilan-ci un po’ per tutti. Durante la messa di fi-ne anno a Borgo Montenero, alla fine del-la celebrazione, don Massimo ha fatto unlegittimo resoconto sull’anno appena tra-scorso. Numero di battezzati, morti e ma-trimoni. Cosa giusta e doverosa.E’ apparso invece inopportuno l’interven-to che è seguito, ovvero quello del vice-sindaco Eugenio Saputo, sia per quanto ri-guarda il luogo, sia per i contenuti.Un’arringa sull’operato del Comune scom-posta e fuori luogo. Certo, non sono que-ste le cose importanti del Borgo, ma dico-no molto sulla sensibilità e sull’arroganzadel personaggio, che ha lasciato perples-si molti dei presenti.Un consiglio. Sarebbe opportuno che gliAmministratori evitassero di fare politicadal pulpito di una Chiesa, da dove ci siaspettano argomentazioni esclusivamentereligiose, anche per essere in linea con leindicazioni di questo Papa, che tanto si staaffannando per riportare il mondo cattoli-co nei suoi veri confini.Se poi non si riesce a dare un freno a que-sti “entusiasmi”, dovrebbe essere il Parro-co prudentemente a non dare più la paro-la a questi “personaggi”.

    (lettera firmata)

    San Felice Circeo – don Bernardo BianchiEgregio Direttore,“non possiamo controllare le male linguedegli altri, ma una vita retta ci consente diignorarle”, io sostengo, però, che chiesprime calunnie in sordina, deve esserecontrastato.Ho 86 anni, sono nato a San Felice Circeo esono diretto nipote di Calisto Bianchi, miononno, personaggio encomiabile, tutto casa,lavoro e chiesa, nonché di don BernardoBianchi, al secolo Nicolò, fratello di mia ma-dre, integerrimo Parroco del paese natio.Alcuni giorni fa mi è giunta notizia di ungiudizio infamante espresso da uno “pseu-do politico” del Comune di San Felice Cir-ceo, alla presenza di un politico in carica,il primo un “comico da strapazzo” e il se-condo con “funzioni di spalla”: Dio li fa epoi li accoppia. Questi “signori” si do-vrebbero, prima di parlare, sciacquare labocca con l’acido muriatico per recupera-re la favella delle persone civili. In partico-lare a fronte della possibilità di pubblicareuna foto del bassorilievo commemorativodi don Bernardo, che si trova nella chiesadel Centro storico, con l’eventuale contri-buto del Comune, il “comico da strapaz-zo” ha respinto indignato la proposta, ri-tenendo inopportuna la pubblicazione,in quanto la persona raffigurata, indica-ta con un epiteto irripetibile, non sa-rebbe per lui degna di considerazione.In merito a tali soggetti, poiché sono soli-ti alimentare con la loro lingua biforcuta lecatene dell’odio e il massacro dell’onestà,consiglierei loro di farsi un esame di co-scienza prima di parlare per evitare giudi-zi cattivi e infondati.

    Ritornando ai parenti, l’orgoglio di essereloro discendente, come disse un poeta pa-recchi secoli orsono, “mi fa il cuor lietosentire”. In particolare voglio ricordare ziodon Bernardo, per noi familiari un riferi-mento importante per le sue convinzioni eper la grande considerazione di cui gode-va. Personaggi di indiscussa fama e retti-tudine, come ad esempio mons. don Emi-dio Di Pasquale e don Giuseppe Molinari,Arcivescovo de L’Aquila, ne hanno tessu-to le lodi in vari modi e molteplici occa-sioni.Grazie per l’ospitalità che mi viene con-cessa da questo giornale.

    (Antonio Ruggeri)

    San Felice Circeo – Avviso PubblicoCaro Direttore,sono proprietario di un appartamento nelCentro Storico di San Felice Circeo. Mal-grado la eliminazione della rassegna stam-pa ad opera dell’attuale Amministrazioneche consentiva ai Sanfeliciani, residenti al-trove, di vivere la quotidianità delle vicen-de paesane, il caso ha voluto che cliccas-si il sito comunale e venissi a conoscenzadell’“Avviso Pubblico. Richiesta di allacciogas metano per abitazioni del centro sto-rico“ del 15 dicembre 2015 e firmato dal-l’Ing. Domenico Mattacchioni.Tale avviso, tra l’altro, precisa che i citta-dini proprietari di appartamento dovrannocomunicare la richiesta di allaccio del gasa: “Comune di San Felice Circeo – Setto-re Lavori Pubblici e Servizio Tecnologico“entro e non oltre il 31 dicembre 2015.Verranno prese in considerazione anche leistanze già inoltrate precedentemente allaSoc. Italgas.L’amministrazione Comunale provvederà atrasmettere le comunicazioni pervenute al-la Società Italgas, in modo che la stessapossa predisporre le linee di distribuzionein prossimità degli immobili interessati.Egregio Direttore, mi consenta di espri-mere un evviva all’Ing. Mattacchioni e alComune di San Felice Circeo per la toc-cata e fuga dell’avviso … 15 giorni …. pe-na ancora la bombola a gas mentre gliabusi edilizi giacciono ancora da 20 annie da parte sempre dello stesso Ing. Mat-tacchioni tutto tace. Sentiti ringraziamen-ti.

    (lettera firmata)

    San Felice Circeo - La Polisemica ovvero laPolisemia e i ProverbiEgregio Direttore,Voi …. me direte …. e che vuol dire? …state boni …. nun ve movete …. adessome spiego. In semantica, cioè secondo lostudio del linguaggio dal punto di vista delsignificato, la polisemica o la polisemia èquella proprietà che ha una parola di espri-mere più significati. Per esempio “ mosca“ …. vuol dire la capitale della Russia maanche quell’insetto infestante che è di va-ria costituzione a seconda degli ambien-ti, tipo discariche, stalle, i cassonetti dellanettezza urbana, escrementi, industrie,cioè ovunque ci siano sostanze organichein decomposizione. Quindi, di conseguen-za, i veri focolai di infestazione da moschesono anche le fogne e le spiagge limitrofeai bagnasciuga ove il mare è inquinato dai

    liquami, come a San Felice Circeo, scari-cati in acqua lungo la scogliera dai pozzineri …. molto neri… dei proprietari delleville. Mentre i proverbi costituiscono unanorma dedotta dalla saggezza popolare,dagli aforismi, dalle citazioni ed esprimo-no una regola di comportamento desuntadall’esperienza e che nel tempo sono di-ventati espressione da assumere comesentenze le quali condensano ed espri-mono un modo di comportarsi.A questo punto qual’ è il legame tra polise-mica o polisemia ed i proverbi? La connes-sione è semplice basta poterne acquisirel’abbinamento come con una frase di AldaMerini, (scrittrice di grande talento del secoloscorso, premio Viareggio e candidata al Pre-mio Nobel), … “Le mosche non riposano maiperché la merda è veramente tanta” . Quanto precede costituisce il binomio del-la esperienza vissuta personalmente que-sta estate a San Felice alla spiaggetta alporto per lo schifo provato e per la beffasubita per non aver potuto fare un bagnoa causa delle bolle che galleggiavano sul-la superficie del mare a dimostrazione de-gli scarichi dei liquami dei villani congiun-tamente al tormento indescrivibile dellemosche che volteggiavano intorno. Perevitare tale disagio ci siamo trasferiti in unostabilimento di Viale Europa ove abbiamoavuto il piacere di convivere con le moschele quali hanno apprezzato molto il vino ser-vito a tavola essendo alcune addirittura af-fogate nel bicchiere. Signor Sindaco delComune di San Felice Circeo si dia unamossa altrimenti il Comune si scorderà perl’anno in corso l’assegnazione della ban-diera blu.

    (lettera firmata)

    Sabaudia – Piazza del MunicipioCaro Direttore,mentre tutti corrono a San Felice Circeoper vedere al cinema comunale (ma datointelligentemente in gestione) l’ultimo filmdi Checco Zalone, la piazza principale diSabaudia appare ancora più squallida evuota. Passano alcuni esponenti della po-litica locale, membri della maggioranza eparlano della richiesta fatta al sindaco peravere più poltrone. Mai che si pensi ai pro-blemi veri della città, a chi non ha un la-voro e una casa, a chi non ha da mangia-re, queste sono cose che evidentementenon interessano. Un cittadino

    (lettera firmata)

    Sabaudia - ex ospedale in via Conte VerdeCaro Direttore, la regione Lazio aveva a gran voce pro-messo di dare una Casa della salute a ognidistretto e così qualche cittadino pensavache l’ex ospedale in via Conte Verde po-tesse essere trasformato in una struttura diprossimità riqualificando i servizi e ridan-do vita a un presidio che progressivamen-te ha perduto quasi tutti gli specialisti e ilpersonale di assistenza. L’unica novità èche hanno trasferito lì il servizio veterina-rio, come se fosse fungibile con il cardio-logo, lo pneumologo, il chirurgo ecc. e co-sì molti anziani sono costretti a recarsi aTerracina o a Latina … anche se non pos-sono più guidare…

    (lettera firmata)

  • Storia

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

    E ssere insigniti di un titolo nobiliare, che si rivela poi fasullo,senza una parvenza di solidità storica, quasi una patacca,priva di un contenuto artistico e senza il supporto di un me-tallo prezioso, può ingenerare indignazione per chi è stato in qual-che modo raggirato.

    I termini della questione

    Il 27 aprile 1777, Pio VI conferì alla nuova chiesa parrocchiale de-gli abitanti del Circeo il titolo patronale di San Felice II, papa e mar-tire, considerato da molti storici antipapa, dotando per giunta lachiesa parrocchiale di un’urna con lo scheletro di un martire cri-stiano anonimo, prelevato da una catacomba romana e “battez-zato” da Pio VI col nome di un papa “non legittimo”. Tutto questopuò ingenerare sconcerto e smarrimento, specie per la mentalitàcontemporanea, assetata di verità storica.

    Va detto, però, che la nostra sensibilità non è quella del passato,specie nella sfera religiosa, che, nei risvolti della pietà popolare, peralimentare la pratica devozionale, ambiva “possedere” nella suachiesa la reliquia di un santo o altro. E’ questa una componenteculturale, che inizia nei primi secoli della Chiesa col culto soprat-tutto dei martiri: i testimoni coraggiosi della fede fino a sacrificarela propria vita. E conservare in loco un reperto-reliquia di un san-to martire era motivo di orgoglio, di identità, di legame di fede conil cristianesimo delle origini. Di qui il moltiplicarsi, accanto alle re-liquie autentiche, del mercato di quelle fasulle, reperite non sem-pre con discernimento e spesso con disinvolto abuso della pietàpopolare.Del resto ai nostri tempi, abbiamo il fenomeno delle vere, presun-te o taroccate apparizioni della Madonna, tali da coinvolgere nonsolo la sensibilità della gente semplice.E’ una premessa critica che ci permette di affrontare l’intricata ma-tassa della questione di San Felice, papa e martire, patrono di SanFelice Circeo fino a tempi a noi vicini, quando si approdò a un ter-reno meno infido, per scegliere la dicitura di un generico San Fe-lice, semplice martire.

    Intanto non è superfluo precisare che Pio VI, dedicando come pa-trono locale San Felice, papa e partire, non intendeva affatto insi-gnire la parrocchia di San Felice addirittura col nome improponi-bile di un antipapa.Districarsi nella evoluzione della vicenda non è affatto semplice.L’operazione di Pio VI, che fa prelevare lo scheletro di un martirecristiano nelle catacombe, “battezzandolo” col blasone magnilo-quente di un papa, per titolare il patrono di una chiesa, la parroc-chia di San Felice, può a noi sembrare perlomeno “inconsueta” eda un punto di vista storico “disinvolta”.Operazioni del genere non ci devono sorprendere né possiamo eti-chettarle come fraudolente. In esse, in un determinato contesto sto-rico, si voleva imprimere un significato simbolico. E ci può aiutare,a tal proposito, il monumento all’Altare della Patria a Roma, checonserva la salma del Milite Ignoto, un soldato italiano, caduto du-rante la prima guerra mondiale sul fronte del Carso. Ci fu, infatti,un avvenimento che nel 1921 commosse l’Italia intera. Nel cin-

    quantesimo dell’Unità d’Italia si tumulò all’Altare del-la Patria quel combattente: quel soldato senza nomeera stato scelto, fra tante salme di commilitoni, nellaBasilica di Aquileia in Friuli, da una madre che avevaperso il figlio in guerra e mai ritrovato. Quel militarestroncato sul fronte bellico finì per simboleggiare il sa-crificio di tutti i soldati italiani, immolati per la Patria.Solo con una certa mentalità, scevra da preconcettie da facili pregiudizi, si può rendere un plausibile ser-vizio alla verità d’indagine, entrando nel contesto sto-rico-culturale in cui interagiscono gli avvenimenti, maanche evidenziare il significato, le motivazioni chescaturiscono da tante forzature storiche.E per gli abitanti del mitico Promontorio c’è la ne-cessità sentita, nei secoli passati, di identificare il pa-trono del paese con un nome di un santo, che coin-cidesse e confermasse il nome di una località, che giàda tanti secoli indicava l’insediamento umano del Cir-ceo col nome di San Felice (dalla seconda metà delXII secolo: si veda R. BIANCHI, Felice prete e marti-re, in “Centro Storico”, San Felice Circeo, settembre-ottobre 2015, p.14).Giuseppe Capponi, l’autore del prezioso Il Promon-torio Circeo, illustrato con la storia, Velletri 1856, aproposito del nome della località, che “alcuni” vor-rebbero identificare storicamente in un San FeliceMartire o in San Felice II, papa e martire, fa tabula ra-sa di ogni superficiale equivoco. Non dimentichiamoche lo storico Capponi era stato negli anni quarantae cinquanta dell’Ottocento, anche parroco-arcipretedi San Felice e conosceva bene il recente passato delpaese natio e ancor meglio gli avvenimenti a lui con-temporanei.

    E della storia della nuova chiesa parrocchiale ci informa sulle da-te rilevanti.1727 – In sostituzione dell’antica chiesa parrocchiale, cimiteriale delCarmine, c’è la fondazione della nuova chiesa parrocchiale, alloraristretta a una piccola navata (i due quinti di quella definitiva e fian-cheggiata da due vicoletti), allungata sotto Clemente XII (1730-1740), grazie al mecenatismo del cardinale tesoriere Corsini.Il 1777 (27 aprile), sotto Pio VI, si consacra solennemente la chie-sa parrocchiale, in nome e memoria di San Felice II, papa e mar-tire (con relativa urna, contenente un anonimo martire cristiano, pre-levato dalle catacombe).Stesso nome aveva una chiesetta anteriore, costruita dai padri Ber-nardoni nel 1647 nel perimetro del palazzo baronale verso il “Con-vento” (p.299-300 del Capponi).1832 (24 giugno) – Vengono inaugurate le due piccole navate la-terali della chiesa parrocchiale (occupando i due vicoletti a fianco).Nella circostanza viene donato l’organo e nuove campane alla pre-senza del vescovo diocesano Grati e del cardinale tesoriere Poli-dori (p.302-303 del Capponi).

    Il patrono di San Felice Circeodi don Carlo Rinaldi

    - I termini della questione - Felice II e Liberio: due papi nella bufera

    continua a pag. 9

    16 luglio 1908. Il timbro “Parrocchia di S. Felice II P.M.”, all’ingresso del nuovo parroco,don Gaspare D’ANTRASSI (dal Registro dei matrimoni, in Archivio Parrocchiale di SanFelice M.).

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 9Storia

    Sull’attribuzione del nome, il Capponi parla chiaro, a cominciare dalnome di Santa Felicita, attribuito al paese: ”erroneamente però…-/e/-…da alcuni nel secolo presente -/l’Ottocento/- si volle progno-sticare che il suo vero nome fosse San Felice, perché San Feliceprete vi consumasse il martirio” (allusione a un San Felice martireterracinese: vedi p.287-288 del Martirologio Romano, sesta edi-zione, Città del Vaticano 1964). ”Niuno autore autentico ciò lo af-ferma, e la storia sulla vita di questo santo ce ne persuade in con-trario, mentre altrove esso si trovava. Ed è falsissimo poi il ritene-re che il nome di questo villaggio ne derivasse da San Felice Pa-pa, di cui colà se ne conserva il corpo, mentre questo fu scavatonelle catacombe degli antichi cristiani, e dal Pontefice Pio VI bat-tezzato solo tale nome, che per essere un fatto molto recente -/ri-ferimento al 1777/-, non può aver relazione alcuna con l’antico eanteriore suo nome” (p.47 del Capponi).

    Felice II e Liberio: due papi nella bufera

    Resta il fatto che nella iconografia tradizionale, fino ai nostri gior-ni, si è cristallizzata l’immagine di San Felice II, papa e martire conle insegne pontificie e la palma del martirio (vedi la statua esternae interna della chiesa parrocchiale, gonfaloni…).Ma chi è questo anti/papa, che a metà del IV secolo è coinvoltocol suo collega Liberio nella controversia ariana, che negava a Ge-sù Cristo la stessa identità divina del Padre, prima Persona dellaTrinità cristiana, riducendo Gesù, Dio fatto uomo, subalterno al Pa-dre?Si tratta di dispute teologiche, che allora dividevano i fedeli, cosache gli imperatori mal sopportavano, perché mettevano a repen-taglio la governabilità dell’impero romano. E Costanzo II, impera-tore dal 350 al 361, figlio del grande Costantino (morto nel 337), ditendenza ariana, entrò pesantemente nella questione, sindacandoanche sulla scelta dei papi del momento, che non fossero di suogradimento.Quando nel 355 papa Liberio (352-366), per la sua stretta osser-vanza ortodossa, fu esiliato dall’imperatore Costanzo a Berea inTracia (penisola balcanica sud-orientale), fu ordinato vescovo di Ro-ma il diacono Felice (Felice II). Nella capitale Felice II ebbe il favo-re di quel clero, che in quel momento assecondava l’orientamen-to dell’imperatore. Ma quando nel 358 ritornò dall’esilio Liberio, Fe-lice è obbligato dalle circostanze a ritirarsi di fronte al malconten-to del popolo (vedi K. BIHLMEYER - H. TUECHLE, Storia della

    Chiesa, vol. I, L’antichità cristiana, Brescia 1960, p.312-313). I re-soconti del tempo (Liber Pontificalis) si prestano a panorami con-tradditori, sempre sull’operato di questi due papi e sulle ingeren-ze dell’imperatore.Liberio avrebbe beneficiato della revoca dell’esilio, grazie a una suacapitolazione, un’adesione filo-ariana, gradita all’imperatore. Matornato a Roma, Liberio aveva mutato strategia, ribadendo la suanetta opposizione all’arianesimo.Ciò contribuì a screditare i due papi contendenti: Liberio aveva ot-tenuto la “libertà” del ruolo, grazie ad un cedimento dottrinale difede, offerto all’imperatore; Felice avrebbe avuto il torto, grazie al-l’esilio di Liberio, di lasciarsi nominare papa dall’imperatore arianoe quindi di assecondarlo.Rimane il fatto che, sulla legittimità papale di Liberio, non ci sonodubbi, mentre su Felice II c’è la “macchia” di una elezione illegit-tima e quindi di un antipapa. Infatti, molti storici la considerano ta-le, mentre per altri sarebbe stato una sorta di vicario, cui Liberioaveva trasmesso temporaneamente i suoi poteri. Non è, infatti, su-perfluo notare come papa Felice II, deceduto nel 365 un anno pri-ma di Liberio, venne mantenuto nella lista ufficiale dei papi legitti-mi per ordine espresso di Gregorio XIII (1572-1585), accettata co-me tale anche nel 1777 quando Pio VI dedicò la nuova chiesa par-rocchiale del Circeo a Felice II, papa e martire.Dal Liber Pontificalis (cap.37 e 38) si parla di Felice II che dichiaraeretico l’imperatore Costanzo II, che l’aveva nominato papa e delsuo ritiro a vita privata sulla Via Portuense -con la fine dell’esiliodi Liberio-, quando spirò il 22 novembre del 365. Ma su questeultime notizie è necessaria la cautela, perché il Liber Pontificalis(una Storia dei Papi), per il periodo in questione, è spesso lacu-noso, non attendibile e contraddittorio (vedi p.502 del cit. K. Bihl-meyer).E in tema di suggestive tradizioni, che anche oggi alimentano la pie-tà popolare, c’è proprio papa Liberio: secondo una leggenda que-sto papa fondò ed eresse nel luogo di una miracolosa nevicata esti-va (5 agosto 356) quella che sarà la Basilica di S. Maria Maggiorea Roma, conosciuta dagli storici anche come Basilica Liberiana odi S. Maria ad nives.Rimane una notizia, tutta da verificare, secondo la quale la tombadi Felice II fu ritrovata nel 1852. L’iscrizione che vi è incisa gli dà iltitolo di “martire e attesta ch’egli condannò l’imperatore ariano Co-stanzo” (p.83 di Tutti i Papi da San Pietro a Pio XI, Milano 1925).Vorremmo concludere, nel tentativo di offrire un po’ di chiarimen-to storico che Felice II “fu un fedele custode della ortodossia cri-stiana. Antipapa divenne suo malgrado” (come scrive M. ROCCHI,Felice II dimora fuori dalle porte di Roma, in “Centro Storico”, SanFelice Circeo, luglio-agosto 2015, p.21).Ma sembra che la storia-leggenda su questi due papi non sia an-cora destinata a esaurirsi, causa le ambiguità e i compromessi, cuiandarono incontro: ”secondo essa Liberio sarebbe stato l’ereticopersecutore e l’antipapa Felice, il vescovo ortodosso e legittimo,che scambiato col martire romano Felice della Via Portuense, eb-be perfino il titolo di martire” (p.313 del cit. K. Bihlmeyer). ■

    segue da pag. 8

    S. Felice II, papa martire Urna di papa S. Felice II nella chiesa parrocchiale al Centro storico

  • di Riccardo Bianchi

    CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 10Storia

    N el 1301 San Felice divenne proprie-tà della famiglia Caetani: il 23 no-vembre 1301 Riccardo di Pietro de-gli Annibaldi vendette a Pietro Caetani, ni-pote del papa Bonifacio VIII, il castello di S.Felice, e da allora per oltre un secolo i Cae-tani ne mantennero indisturbati il possesso.Ma nel 1441, durante la guerra per la suc-cessione del Regno di Napoli, le milizie diAlfonso d’Aragona invasero e saccheggia-rono il territorio di Sermoneta e rasero alsuolo il castello di S. Felice: i suoi abitanti,quelli che riuscirono a salvarsi, si rifugiaro-no in parte a Sermoneta e in parte a Terra-cina. In seguito Alfonso d’Aragona si ac-cordò col papa e gli restituì le rovine del ca-stello e il suo territorio, ma i Caetani, per ilcomportamento ambiguo che avevano avu-to verso la Chiesa, non riuscirono per mol-ti anni a riottenerne la proprietà, che rima-se alla Reverenda Camera Apostolica.Nel 1473 il papa Sisto IV ordinò la restitu-zione del castello di S. Felice a OnoratoCaetani, ma con la proibizione di potervi ri-costruire gli edifici, e per evitare future liti suiconfini con Terracina ordinò al governatoredella provincia di Campagna e Marittima,che era anche governatore di Terracina, distabilire dei termini di confine ben precisi trail territorio di Terracina e quello di S. Felice,includendo in quest’ultimo il Passo di Pon-te (questa località, che si trova al km 8,200della Strada Provinciale Badino, continuaancor oggi a chiamarsi “Scafa di Ponte”,anche se il fiume Levola, che veniva sca-valcato dal ponte, e quando il ponte non vifu più veniva attraversato dalla scafa, nonesiste più da tempo).Il 9 marzo 1499 il papa Alessandro VI fecevendere dalla Reverenda Camera Aposto-lica alla figlia Lucrezia Borgia i possedimentidi Sermoneta, Bassiano, Ninfa, Norma, Tre-vi, Cisterna, San Felice e San Donato, cheaveva fatto sequestrare ai Caetani suoi ne-mici, ma dopo la sua morte, il papa GiulioII restituì a Guglielmo Caetani le sue pro-prietà, tra le quali il Circeo (3 gennaio 1506),e per evitare che il promontorio continuas-se a essere un rifugio di pirati gli concessedi potervi riedificare il castello. GuglielmoCaetani convocò allora presso la Fontanade Surrescha (che ricordiamo col nome difonte di Mastrilli, nel vallone di Anelli alla pe-riferia di Sabaudia) i discendenti degli anti-chi abitanti di San Felice fuggiti a Terraci-na, con i quali concluse il seguente accor-do: lui avrebbe fatto ricostruire a sue spe-se le mura del castello, avrebbe dato dacoltivare a ciascuna famiglia un rubbio diterra esente da tasse, avrebbe assegnatoagli abitanti un pascolo comune per il be-stiame e avrebbe fatto riparare l’antica mo-la di Mezzomonte, mentre loro avrebberoprovveduto a ricostruire le loro case e sa-rebbero tornati ad abitarvi.Nella primavera del 1506 le antiche famigliefecero ritorno a San Felice, e i più vecchi ri-cordarono che, quando il paese era stato

    distrutto dalle truppe di Alfonso d’Aragona,i Terracinesi avevano partecipato al sac-cheggio e avevano portato via le campanee gli arredi sacri della chiesa. GuglielmoCaetani allora fece causa a Terracina per ot-tenere la restituzione di due campane, unacroce, un tabernacolo e altri oggetti sacri,per i quali, trattandosi di oggetti di culto,non vi era prescrizione di tempo. La causasi protrasse (bei tempi!) per 17 giorni, dal 18giugno al 4 luglio 1506. I procuratori di Gu-glielmo Caetani, del Comune di Terracina edel Capitolo di Terracina produssero le lo-ro argomentazioni e portarono a deporre 61testimoni, alcuni dei quali erano i vecchiabitanti di San Felice trasferiti a Terracina,ancora vivi dopo 65 anni dalla distruzionedel castello. Tra le deposizioni citiamoquelle più significative:- Antonio della Bella “have odito dicere dasuo patre et soa matre, et suo tio [zio] Ian-ni della Bella, che havia quasi cento anni,como in Tarracina dui campane de SanctaFelice, una ne stava ad Sancto Cesari, chese chiama la squilla de Sancta Felice, et l’al-tra ad Sancta Maria Nova”.- Il prete Antonio de Robertis depone: “è ve-ro, che esso testimonio have audito dicereda soa matre, che fu de Sancta Felice, etquanno morse [morì], era de anni octanta,che nella ecclesia de Sancto Cesari de Tar-racina è una campana la quale se chiama lasquilla de Sancta Felice, et così hagio odi-to dicere da certi canonici de Tarracina, cheerano de anni octanta, et dallo arcipresbi-tero, che era de anni septanta”.- Nardo Martellone “have odito dicere per laterra, che nella ecclesia de Sancto Cesari èuna campana, che sona ad morto, che se di-ce che è stata la campana de Sancta Felice”.- Don Giacomo, vicario del vescovo, riferi-sce di essere oriundo del castello di SanFelice e di essere venuto ad abitare a Ter-racina da quando era bambino. Ha sentitodire dal vecchio arciprete di San Cesarioche nella chiesa di Santa Maria Nova di Ter-racina “era dicta croce dentro de legniami-ne et de fore era coperta de argento, qua-le era della ecclesia de Sancta Felice, et unotabernaculo de argento sopra naurato [in-dorato], et anche dice haverlo odito diceredallo arcipresbitero et dalli canonici deSancto Cesari”.- Maria Baccilleri depone: “innante l’annosanto delli mille quactrocento cinquanta fodestructo lo castello de Santa Felice, et lihomini et femine del dicto castello, et alcu-no vende [venne] ad habitare in questa ci-tà, et in quello tempo et depoi have sentitodicere da tucti li massari de Sancta Felice,et de questa terra, che dui campane deSancta Felice erano state portate ad Tarra-cina, una posta ad Sancto Cesari, et l’altraad Sancta Maria Nova, ma non sa quale,perché ce sonno più”, e aggiunge: “la robavende [venne] tucta in Tarracina, et tuctasacchizata, et pigliaro le strade, che non cepotessero passare”.

    - Pietro Zuppante riferisce che la suoceraFemia de Guglielmo, originaria del castellodi Santa Felice, da ragazzetta aveva vistoportare dal castello di Santa Felice a Terra-cina due campane, poste una nella chiesadi San Cesario e l’altra nella chiesa di San-ta Maria Nova, e che quando le sentiva suo-nare diceva: “queste sonno le campane chefurono de Sancta Felice”.- Mattano detto Cola di Giacomo, origina-rio di Sezze, riferisce di aver sempre senti-to dire a Terracina che una campana erastata portata dal castello di Santa Felice eposta dal Vicerè nel castello di Terracina, eche si era rotta. Riferisce inoltre “che adquello tempo nanti [innanzi] l’anno santodelli cinquanta fuie [avvenne] che Tarracinaet Santa Felice erano de Re Alfonso, et ha-ve odito dicere che Re Alfonso la fece sca-racare [distruggere] dicta terra”.- Antonio Zaino depone: “sempre have odi-to dicere dalla gente de Tarracina, che ven-de [venne] una campana da Sancta Feliceet gio [andò] in castello, et che fo rocta”.Aggiunge inoltre “che sempre have odito di-cere che Sancta Felice fo furata [depreda-ta] per li [dai] Tarracinesi, et li Tarracinesi lasignioriavano, da che se recorda, da se-xanta dui anni”.Il 4 luglio 1506, a conclusione della causa,il giudice condannò i Terracinesi a restitui-re a Guglielmo Caetani, in nome della chie-sa di Santa Felice, la campana che era sta-ta portata nella chiesa di Santa Maria No-va, la croce e il tabernacolo, “dimentican-do” la campana che era stata portata in SanCesario, detta la squilla de Sancta Felice.Non sappiamo se e quando vennero resti-tuiti la croce e il tabernacolo, mentre ab-biamo notizia certa della restituzione dellacampana che era stata portata in SantaMaria Nova: il 28 giugno 1508 Pietro Gia-cobino, in nome del Comune di Terracina,la consegnò al prete Galeazzo de Magistrisdi Sermoneta, procuratore di GuglielmoCaetani, sana, perfetta e senza macchia; ilprete la provò suonandola più volte, e suo-nava bene: “consignavit dictam campanamque erat in Sancta Maria Nova ... sanam etperfectam, sine aliqua macula, quam pul-savit pluribus et diversis vicibus, sonum eiusapparebat esse bonum, et sine aliqua frau-de”. ■

    Le milizie di Alfonso d’Aragona distrussero il castello

    Dopo alterne vicende i Caetani tornano e ricostruiscono le mura

    I Caetani a San Felice nel 1301

  • IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11Il fatto

    E ridateglielo l’assessorato a Bian-coerente. Su, fateglielo ‘sto favore.In fondo, si tratta di aiutare un po-vero pendolare costretto a fare avanti e in-dietro tra Roma e il Circeo per mettere lasua “sapienza” (e soprattutto coerenza) adisposizione dei cittadini. Da quando il Sin-daco gli ha tolto la carica, non si dà pace.Il bello è che non si accontenta di fare ilconsigliere ma vuole stare per forza ingiunta perché solo così potrebbe (parolesue) “essere presente almeno un giorno inpiù la settimana” tra le mura del Palazzo.Gli vogliamo togliere questo piacere? Lasoddisfazione di servire la comunità ma so-prattutto di guadagnare qualche soldino inpiù? C’è poi da tenere in considerazione un altro

    fatto. Restando solo consigliere semplice,sostiene Biancoerente, “sarebbe estrema-mente difficile per me, che vivo e lavoro aRoma, interfacciarmi con nuovi funzionariper la predisposizione degli importantiadempimenti, previsti dalla normativa vi-gente, che dovranno essere obbligatoria-mente approvati in Consiglio Comunale neiprossimi mesi”. E’ vero: infatti, da che mon-do è mondo, i dirigenti si “interfacciano” sol-tanto con gli assessori mentre i consiglierineanche li salutano. Anzi, non li guardanoproprio in faccia. Non dimentichiamo poi igrandi successi raggiunti, seppur in qualitàdi consigliere semplice, in quasi quattro an-ni di attività: tra i più memorabili l’essere ri-uscito a “ottenere” (sic) le chiavi della mo-stra Homo Sapiens. Anche alla luce di questo splendido tra-guardo, rilanciamo con forza l’appello a Pe-trucci: caro sindaco, quando ricapiti al Cir-ceo a gustarti uno spaghetto alle vongole inriva al mare, firmalo questo benedetto de-creto così riporti al tuo fianco uno dei tuoialleati più fedeli. Talmente fedele che conti-

    nua pure ad approvare (l’ulti-ma volta nel dicembre scor-so) i permessi a costruire nel-le zone B, dopo averli osteg-giati con forza quando stavaall’opposizione. Intendiamo-ci, Biancoerente ha ragioneda vendere: se la turnazioneera programmata andava ri-spettata. E almeno lui unavolta a settimana ci verrebbepure a San Felice. Petruccimanco quello. Pensate chenon partecipa a una seduta digiunta da cinque mesi (era il20 agosto, faceva ancora cal-do) e da allora se ne sono te-nute ben 17 a cui non hamesso piede. Un nuovo re-cord. Noi comunque siamo fiduciosi. SuFacebook si sono già mobilitati persalvare il soldato Bianchi. Al suofianco si è schierata una pagina(nata dalle ceneri di un profilo chedoveva salvaguardare il Circeo mache nei fatti ha solo salvaguardatol’immagine dell’amministrazionecomunale) che pubblica senza tre-gua gli articoli del suo beniamino. Igiornalisti locali invece sono in al-larme. Semmai l’amministrazionedovesse cadere, è l’orribile pensie-ro, dovranno mettersi di nuovo allavoro dopo anni passati a na-scondere notizie scomode per ilComune. Nel frattempo possonoproseguire a copiarsi a vicenda e araccontare l’esito dell’appaltino persistemare le strade danneggiate dalle radi-ci di alberi di pino o la telecronaca minutoper minuto dell’avvio della raccolta diffe-renziata. Che viene continuamente annun-ciata ormai da tre anni ma che puntual-mente non parte mai. Scommettiamo cheall’imminenza delle prossime elezioni saràtutto pronto?Chi invece tace, in un silenzio imbarazzan-te, è il delegato al centro storico da cui cisaremmo aspettati un gesto di soli-darietà per il compagno detronizza-to. Per esempio restituendo delledeleghe. O almeno ipotizzare unaflebile protesta nei confronti del “co-lonizzatore romano”. Ma non devedisperare perché Petrucci ogni vol-ta che prende una decisione tornasempre indietro. Nel 2013, peresempio, cacciò l’attuale vice sin-daco dalla giunta ma lo ripescò nelgiro di quindici giorni senza dare al-cuna spiegazione. Poi nominò unaventina di delegati (il numero esattoè 24) affidandogli i compiti più sva-riati e improbabili oppure li affiancòa consiglieri affaticati. Il risultato fu

    un fallimento, così dopo unanno lì mandò tutti a casa.Ma nel giro di poche setti-mane rinominò quelli più fe-deli. L’apoteosi però è stataraggiunta con le infinite no-mine dei funzionari. Daquando c’è questa ammini-strazione un capo settoredura in media sette, ottomesi, poi viene spostato inun altro ufficio. Appena inse-diato, Petrucci ne nominò trein cinque mesi al tecnologi-co, mentre all’edilizia e so-prattutto alla ragioneria cisono passati un po’ tutti,compresi i tre segretari co-munali succedutisi negli an-

    ni. Senza contare le tentate epurazioni di unpaio di dirigenti scomodi che non si sonoconcretizzate solo perché il Ministero del-l’interno si è opposto. Ora uno di questi èstato di nuovo piazzato al settore contabi-le. Al momento di andare in stampa nonsappiamo ancora come sono rimescolate ledeleghe. ■

    di Rosa L.

    Biancoerente si è stancato di fare il pendolare gratuitamente e rivuole il posto in giunta. Petrucciinvece la diserta da cinque mesi: è record

    Presenze del Sindaco … (al 21 gennaio 2016)

    Sindaco in giunta- sedute 214- presenze 98- assenze 116in percentuale presenze 45%; assenze 55%

    Sindaco in consiglio- sedute 29- presenze 26- assenze 3in percentuale presenze 89%; assenze 11%

    L’assessorato … ti dà una mano

    Gianni Petrucci

    Giuseppe Bianchi

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 12Territorio

    A nche se del Natale resta solo un belricordo, l’Associazione Odissea inquesto periodo si è messa a dispo-sizione della comunità in varie occasioni,per contribuire alla riuscita di progetti con-divisi anche da altre associazioni. La colla-borazione e lo spirito di aggregazione pri-ma di tutto, e chi ci segue, sa che sono dav-vero le nostre prerogative.Il 19 Dicembre è stato il giorno della collet-ta alimentare, così nelle postazioni scelteera possibile trovare o il banchetto con i no-stri volontari o un carrello con la locandinadell’iniziativa in cui tutti potevano lasciare laspesa da donare. La raccolta alimentare ol-tre che dall’Odissea è stata sostenuta dalComitato Giovani e dall’Associazione Bal-neari di San Felice Circeo e anche que-st’anno la generosità dei sanfeliciani e deituristi è stata molta. Una grande quantitàdi beni di prima necessità sono stati distri-buiti la domenica seguente presso lo stabi-limento la Palma, con annessa colazionegratuita. Siamo consapevoli che iniziativedel genere dovrebbero essere proposte piùvolte l’anno. In primo luogo perché, non siriesce ad arrivare a tutti, e poi perché talibeni occorrono sempre, non solo a Natale.Lo stesso giorno sono iniziati i festeggia-menti natalizi, e così anche una serie di ap-

    puntamenti promossi e organizzati dai com-mercianti di San Felice Circeo per le stradedel paese. I nostri ragazzi si sono messi ingioco, nel vero senso della parola. Infatti, trale varie attrazioni c’erano le mascotte Dis-ney itineranti, che intrattenevano con giochie tante caramelle i più piccoli e tra un To-polino, Minnie e un Paperino si è tornati ariscoprirsi bambini. Anche qui è stata fon-damentale la collaborazione di molti altri ra-gazzi al di fuori dell’associazione, che si so-no prestati a questo tipo di intrattenimen-to. Dopotutto non capita tutti i giorni di in-terpretare con tanto di maschera originaleun personaggio dei fumetti, ma ce l’abbia-mo fatta. L’associazione è anche questo,creare e partecipare a manifestazioni ludi-co-ricreative per il semplice divertimentodelle persone soprattutto nei giorni di festa.Sembra banale ma è comunque un picco-lo impegno che abbiamo portato avanti in-sieme con tutti quelli che si sono prodigatiper la riuscita dell’intero calendario.In questo frangente di tempo abbiamo an-che organizzato il nostro mercatino di libri,il banco di mutua cultura, grazie al qualeabbiamo potuto raccogliere dei proventi dautilizzare per un altro nostro progetto. In-fatti, il “Ricordando la Circe” e il “Ricor-dando il Montenero” sono quasi alle porte,

    e a breve uscirà il concorso per votare il“dream team ” sia della Circe che del Mon-tenero, scegliendo fra i giocatori del seco-lo scorso. I votanti avranno a disposizionedelle schede da inserire, una volta compi-late, nelle apposite urne caratterizzate dairispettivi colori delle squadre e situate in at-tività commerciali specifiche del paese, cheverranno presto comunicate. Ovviamenteper la riuscita del concorso ciascuno potràavere una sola possibilità di voto a squadra,a tal proposito il nostro motto è “ Chi gio-ca lealmente è sempre vincitore”. Tuttoquesto si concluderà nella serata finale, conla formazione della squadra – tipo e con lasuccessiva premiazione dei campioniuscenti. Lo scopo di questa iniziativa non èvolto solo al puro divertimento ma, con l’im-

    Le iniziative dell’Associazione Odissea per le feste di Natale

    Il lavoro è difficile per la mancanza di una sede

    I progetti per il futuro

    di Federica Capponi

    Le mattonelle del Muro delle Nommera

    D opo il periodo nero vissuto dall’Ipabdella Santissima Annunziata, enteregionale che si occupa della ge-stione del Teatro Remigio Paone di Formiae di alcune case di riposo e/o strutture ope-ranti a Gaeta, Terracina e San Felice Circeo,commissariato per mala amministrazione,con deliberazione della Giunta Regionalenumero 3 del 13 gennaio 2015, una venta-ta di rinnovamento e di liberazione dallemacchie del passato è arrivata nell’ente,con l’indizione di un concorso pubblico, pertitoli e colloqui, al fine di selezionare unagraduatoria di personale da impiegare, atempo determinato, nel ruolo di funziona-rio/esperto amministrativo.Pubblicato nel Bollettino Ufficiale della re-gione Lazio n, 102 del 22 dicembre 2015, ilconcorso ha visto il termine, per la presen-tazione della domanda, il 4 gennaio 2016.Da quella data in poi, una Commissionegiudicatrice appositamente nominata dalCommissario straordinario Regionale del-l’ente, ha il compito di valutare i requisiti ei titoli presentati dai candidati, per l’ammis-

    sione alla prova orale, per la quale sia i can-didati idonei, sia le date e i luoghi, sarannopubblicati sul sito dell’Ipab, www.ipabsan-tissimaannunziata,it, con almeno 10 giornidi anticipo rispetto all’effettivo svolgimentodella stessa.II candidati che avranno superato la valuta-zione dei titoli e la prova orale, andranno aformare la graduatoria da cui verranno trat-te le risorse, con le quali l’Ipab stipulerà icontratti di lavoro. Le risorse saranno impie-gante tra le sedi Ipab delle province di Gae-ta, Terracina, San Felice Circeo, Formia eFondi. La graduatoria rimarrà efficacie per treanni, salvo l’indizione di nuovo concorso.Sulla base di quali titoli i candidati sonostati ammessi alla selezione?– Diploma di Laurea in Giurisprudenza, Eco-nomia e Commercio, Scienze Politiche elauree equivalenti;– ulteriori titoli di studio e specializzazioni,certificati, in possesso del candidato;– specifica esperienza di lavoro, di almenosei mesi, con funzioni direttive in area am-ministrativa.

    Quali sono stati i requisiti per presenta-re domanda (che devono permanere an-che al momento dell’assunzione dei can-didati risultati idonei)?

    continua a pag. 13

    continua a pag. 15

    Un contratto a tempo determinato per esperti amministrativi

    Una selezione pubblica di risorse umane per le sedi delle province laziali

    Assunzioni in Ipab

    di Annalisa Marcozzi

    Edifificio Ipab

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 13Territorio

    L e Pro Loco di Sa-baudia, San Felice,Terracina e Ponza, incontatto anche con quelladi Latina, hanno da qualchetempo avviato un confrontoper arrivare a un accordoper una promozione coordi-nata e sinergica dei territoridei rispettivi Comuni. In-somma le Pro Loco (che adifferenza di quanto si pos-sa pensare, non sono ema-nazioni delle Amministrazio-ni comunali, ma organizzazioni di volonta-riato) cercano meritevolmente di supplire aquello che da sempre è il problema dellapolitica locale, avere progetti che promuo-vano l’insieme del territorio e non già que-sto o quel Comune, questo o quell’evento. Non è poi un caso che le Pro Loco abbia-mo visto nel Parco del Circeo, e più anco-ra nel riconoscimento UNESCO MAB cheriguarda un’area ben più vasta e ben oltrea quella della Parco, un possibile ambito diriferimento. Da un lato c’è certamente il te-ma dell’estensione della stagione turisticacreando anche un’offerta destagionalizzata,da un altro però c’è anche una promozionee un servizio a favore dei residenti: promo-zione perché sia sempre maggiore la con-sapevolezza dei valori che la comunità lo-cale possiede, servizi perché la corretta va-lorizzazione di questi valori necessita di op-portunità e strumenti che vanno costruiti. E’ di tutta evidenza che queste iniziative do-vranno trovare punti d’incontro con le atti-vità delle varie Amministrazioni Comunali e

    nessuno pensa di operarenon coordinandosi con gliinterlocutori preposti, ma ilfatto che un gruppo di per-sone (dal “basso” come siusa dire) si ponga il proble-ma di come guardare oltreil proprio confine e capiscacome non possa essercivantaggio in una concor-renza dell’uno a svantaggiodell’altro, costituisce unfatto interessante e rimar-chevole. Va anche detto

    che queste Associazioni (le Pro Loco, in-fatti, sono Associazioni) hanno contattimolto diretti e trasversali all’interno delle lo-ro comunità, non portano con sé le proble-matiche delle relazioni politiche, non solle-vano il sospetto dell’interesse elettorale nel-la relazione con gli interlocutori, sono quin-di soggetti che possono costituire un tra-mite importante con gli operatori territoria-li e con i cittadini. Il Parco del Circeo, che da sempre ha so-stenuto la necessità di avere una proget-tualità di lungo termine comune a tutto ilterritorio pontino, per quanto può e per co-me può, si è messa a disposizione per que-sto progetto. L’arrivo del nuovo Direttore,“mandato” subito a Shangai con il Ministe-ro dell’Ambiente alla riunione UNESCO perla valorizzazione delle aree MAB, potrebbeportare un elemento di operatività anche inquesto. L’Ente Parco non sta, infatti, solocercando di comprendere come gestire ilmarchio MAB UNESCO a favore delle pro-duzioni e dell’offerta turistica locale (cosa

    tutt’altro ches e m p l i c e ) ,ma anchecome trovarefondi comu-nitari perun’azione disistema cheleghi i pro-duttori agri-coli che rien-trano nellazona MAB.Per rafforzare questo percorso occorre for-se rafforzare alcune forme di promozioneanche locale dei prodotti che spesso sono“anonimi”, cioè sono al pari di tanti altriequivalenti, non hanno un plus valore do-vuto al fatto che sono all’interno di un’areaParco o comunque all’interno di un territo-rio riconosciuto a livello internazionale. Inquesto un accordo delle Pro Loco potreb-be tornare utile, potrebbe dare quel minimodi visibilità e fiducia agli operatori che con-sentirebbe di fare poi un passo oltre ben piùorganico e strutturato. L’esperienza, infat-ti, insegna che anche cose minime, come imercatini settimanali, come le iniziative for-mative, come i canali di comunicazione adisposizione di tutti, aiutano quanto menoa “fare gruppo” e costruiscono una visionecomune e con essa una condivisione pos-sibile di obiettivi e percorsi. L’auspicio dun-que è che la cosa vada avanti e che si al-larghi. Abbiamo bisogno di nuove iniziativee di una ripresa di entusiasmo e quantostanno facendo le Pro Loco va in questa di-rezione. ■

    Un progetto di lungo termine per tutto il territorio pontino

    Il Parco del Circeo sostiene e condivide l’idea

    di Gaetano Benedetto

    Un’iniziativa delle Pro Loco di S. Felice, Ponza e Latina

    – Cittadinanza italiana;– cittadinanza di uno degli Stati europei, inregime di godimento dei diritti civili e poli-tici dello Stato di appartenenza e adegua-ta conoscenza della lingua italiana;– cittadinanza extracomunitaria, in presen-za di permesso di soggiorno, abilitazione allavoro e conoscenza della lingua italiana.– età non inferiore a 18 anni e non pensio-nabile, in base alle normative vigenti;– godimento dei diritti politici;– non aver riportato condanne penali;– non essere incorso in destituzione, dis-pensa o decadenza da precedente impie-go nella pubblica amministrazione;– presentazione di curriculum, che attesti ititoli di studio con indicazione degli istituti,del luogo, della data e della votazione diconseguimento e le esperienze lavorative;– idoneità psicofisica alle mansioni di lavo-ro previste.Con quale metodo la Commissione giu-dicatrice, istituita per la selezione, valu-

    terà titoli e prova orale?Per i titoli, suddivisi in sei categorie, la Com-missione avrà a disposizione 15 punti, co-sì distribuibili:1) titoli di studio fino a 4 punti;2) titoli di servizio fino a 3 punti;3) iscrizioni in albi professionali fino a 2 pun-ti;4) conoscenze informatiche certificate finoa 2 punti;5) pubblicazioni fino a 2 punti;6) curriculum fino a 2 punti.Per la prova orale la Commissione avrà adisposizione 35 punti e si potrà ritenere su-perata se il candidato riporterà una vota-zione di almeno 18/35.La graduatoria di merito si andrà a costitui-re sulla base dei punteggi ottenuti dai can-didati e sarà pubblicata sul sito dell’ente.Quali esclusioni sono previste?Non rispetto dei termini per la domanda;– mancanza di uno o più requisiti necessa-ri all’ammissione;– non aver firmato la domanda;– non essersi presentati alla prova orale, perqualunque motivo.Alla domanda, il candidato ha dovuto prov-vedere ad allegare la consueta autocertifi-

    cazione, contenente le generalità anagrafi-che, le informazioni sulla residenza, la po-sizione penale e la formazione. Dichiarazio-ni della cui veridicità il candidato è, come dinorma, responsabile penalmente.Il concorso si presenta in un momento az-zeccato: il 2016 è, per i cittadini, se non tec-nicamente (visto che il termine tecnico perdecretare la buona riuscita, o meno del Go-verno, è il 2018), la cartina di tornasole perl’attestazione di una ripresa o meno dell’I-talia, sotto questa amministrazione; i datisull’occupazione devono parlare al popoloin termini concreti di benessere e stabilità enon in termini statistici; il vecchio connubiomala gestione/corruzione deve rappresen-tare il passato in più di un settore. Nuove ri-sorse umane, che portano nuove compe-tenze e nuovi approcci in connubio, stavol-ta virtuoso, con chi è rimasto in Ipab, dopoil commissariamento, che rappresenta laparte migliore dell’ente ed è l’investimentovincente, quando si vuole riemergere. Tutto ciò premesso, l’Amministrazione diSan Felice Circeo ha dato la giusta visibili-tà a questa opportunità di rinascita per ilterritorio e di lavoro per gli abitanti? ■

    segue dalla pagina 12

    Territorio di ANNALISA MARCOZZI

    Assunzioni in Ipab

  • CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 14Territorio

    N ell’ultimo articolo ho provato a spie-gare le ragioni che, in generale,hanno portato al fallimento deglistrumenti di pianificazione previsti dallaLegge Quadro n. 394/1991 per la discipli-na dei Parchi Nazionali, dovuto principal-mente alla difficoltà di trovare un giustoequilibrio tra le esigenze di conservazioneambientale e la necessità di prevedere op-portunità di sviluppo socio-economico.Adesso proverò a introdurre alcune que-stioni che, anche se indirettamente, stannoostacolando, nello specifico, il cammino diapprovazione del principale strumento dipianificazione previsto per il Parco Nazio-nale del Circeo, ossia il Piano del Parco. Aesito dell’analisi, che cercheremo di man-tenere a un livello comprensibile per tutti,apparirà evidente come le problematicheemerse nel resto d’Italia siano simili e com-parabili con quelle che ci riguardano più davicino. Pochi hanno letto la documentazione e stu-diato gli elaborati predisposti dall’Ente Par-co, approvati dal Consiglio Direttivo nell’a-prile 2012 (seppur disponibili sul sito inter-net del Parco Nazionale in un’apposita se-zione); tale certezza emerge dal fatto che,in questi ultimi quattro anni, nessun argo-mento trattato nei predetti documenti è sta-to pubblicizzato sulla stampa oppure è sta-to oggetto di discussioni pubbliche o suisocial network. Eppure, le decisioni assun-te dall’Ente Parco saranno presto vincolan-ti per il territorio ricompreso nel perimetrodell’area protetta che – ricordiamolo – in-clude anche i centri abitati di Sabaudia eSan Felice Circeo. Questo perché, anche seattualmente in ritardo di circa otto anni ri-spetto a quanto richiesto dalla Legge Qua-dro, prima o poi questo Piano del Parco sa-rà adottato definitivamente dalla RegioneLazio e, a quel punto, diventerà lo stru-mento sovraordinato rispetto a tutti i pianiregolatori generali attualmente in vigore,con conseguenze molto significative sullavita di tutti coloro che, all’interno di talearea, vivono e lavorano.Il motivo di questo ritardo cronico è riscon-trabile nell’ambito delle considerazioni vali-de per tutto il resto del territorio nazionale:carenza di strutture e strategie adeguate daparte degli Enti Parco, risors