a pag. 3 a pag. 4 a pag. 5 pag. 8 a pag. 22 CENTRO STORICO. 79 2016 web.pdf · Ivo Ceccarelli I...

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N asce a San Felice Circeo il 22 febbraio 1952, terzogenito (Ennio, Mauro, Ivo e Gianpaolo) di Carlo Ceccarelli e Narcisa Capponi. La sua infanzia e adolescenza sono state sempre marcate da una grande serenità e tranquillità e da un esemplare “self con- trol“, raramente si arrabbiava. Quando giocavamo, io lo stuzzicavo un po’ ma lui rimaneva sempre impassibile rispondendo con educazione. Era molto ordinato in tutte le sue cose e in tutto ciò che faceva. Alle scuole elementari, gli allora famosi maestri Tucciarone e Manzi facevano a gara per portarselo nella propria classe. Rientrava da scuola, pranzava e andava subito in cameretta a studiare. Le volte che usciva diceva a nostra ma- dre “Mamma io esco un po’, rientro fra un’oretta“ e così immancabilmente suc- cedeva. Sempre puntuale. I suoi più cari amici erano Aristeo Cavalieri, Tommaso Petrucci ed Enzo Di Prospero. Ricordo che ogni volta che si sentivano gli aerei militari volteggiare sulla zona del Circeo per i loro addestramenti, lui usciva come un razzo sul balcone per seguirne le acrobazie. Rimaneva li, con il naso al- l’insù fino a che non si allontanavano e sparivano all’orizzonte. Affrontò la scuola superiore con grande successo, diplomandosi con pieni voti, come Perito Elettrotecnico. Dopo di ché informò i genitori della sua forte intenzio- ne di iscriversi all‘Accademia Aeronautica di Pozzuoli (1974) per diventare pilota. Cosa che portò egregiamente a termine uscendone con il grado di “ Tenente “. Seguì poi un corso di pilota in Inghilterra e un secondo corso in Texas, a San An- tonio, in una famosa e grande base aerea americana, specializzandosi per poi essere assegnato come copilota di aereo militare da caccia, il tornado“, con il grado di Capitano. Ritornato in Italia, venne assegnato al VI Stormo-Tornado della base NATO di GHEDI, nel Bresciano. Il 7-8 giugno 1984 rientrò al Circeo insie- me a sua moglie Rosanna Gaioppa e ai suoi due bambini, Carlo (4 anni) e Katia (2 anni), per la festa della ”Madonna della Sorresca”, che cadeva il 12 giugno. Ma, chiamato dal suo comando dopo al- cuni giorni, ricevette l’ordine di rientrare urgentemente alla base per partecipare Attualità Riccardo Di Prospero di don C. Rinaldi pag. 8 ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 14 N. 79 - LUGLIO-AGOSTO 2016 Il fatto Salvate il soldato Bianchi! di Rosa L. a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Turismo Il “Triangolo Azzurro” di P.G. Sottoriva a pag. 22 Attualità Renzi, Grillo e Damiano Coletta di A. Petti a pag. 5 C ENT RO S T ORICO Una esternazione … una conferma I n questo editoriale desidero parlare dei “livelli baronali” per correttezza d’informazione. Tale argomento è stato enfatizzato ultimamente dall’at- tuale Amministrazione, convinta di farne un cavallo di battaglia per le prossime elezioni, attraverso personaggi rigurgi- tati dal “buio più profondo della politica locale”, con chiari fini strumentali e con la benevola approvazione del vice Sin- daco. Questione giuridicamente molto complicata, dimenticata da tutti in quanto legata a istituti obsoleti e me- dioevali e, infine, molto triste perché gestita dagli eredi della nota famiglia Aguet, che avanzano pesanti rivendica- zioni economiche nei confronti di citta- dini impreparati e in buona fede, che, comunque, li hanno sempre considerati e trattati con rispetto e deferenza. All’improvviso chi ha terreni e/o abita- zioni sul territorio da più di 100 anni, si è ritrovato nelle relative visure catastali il gravame dei “livelli”, inserito negli uffici del catasto, a propria insaputa. Stessa sorte è capitata anche a chi ha acquistato più di recente tali proprietà, inspiegabilmente libere da gravami al momento dell’acquisto, ma improvvi- samente con i “livelli” da onorare, in ca- so di rivendita (!?!). Questi beni immobili erano stati concessi ai loro avi da vecchi proprietari, che nel tempo si so- no succeduti fino al barone James Aguet, che li ha regolarmente acquistati con rogito del notaio Delfini il 12 giugno 1893. Ho avuto modo di partecipare a un in- contro, promosso dall’avv. Massimiliano Mastracci presso il suo studio legale di Latina, con gli avvocati degli eredi Aguet e Blanc, incontro inizialmente duro e acceso che, però, si è chiuso in un clima di cordialità per la manifestata intenzione dei suddetti legali di trovare un accordo ragionevole per entrambe le parti. Questa per me è una soluzione di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Principatus virum ostendit Il potere mostra l’uomo (che dovrebbe sempre all’autorità unire la saggezza e l’onestà nonché la bontà d’animo e la generosità) continua a pag. 6 Attualità Intervista ad Arturo Gnesi di A. Scalfati a pag. 4 Ivo Ceccarelli continua a pag. 2 Ivo Ceccarelli I nformiamo i lettori del Centro Storico che con il prossimo numero 80 del mese di ottobre in- tendiamo concludere questa esperienza durata ininterrotta- mente e regolarmente per quasi quattordici anni. Comunicato Sommario a pag. 3 Avviso di convocazione assemblea Mercoledì 10 agosto 2016 alle ore 18.30, si terrà l’annuale assemblea or- dinaria dei Soci dell’Associazione cul- turale “Il Centro Storico” di San Felice Circeo, presso il Bar “La Terrazza” – Piazza S. Francesco (Centro Storico). ORDINE DEL GIORNO Consuntivo attività 2015/2016 Dimissioni / Nomina Presidente e Di- rettivo Attività 2016/2017 Campagna Soci 2016/2017 Varie Il presente comunicato vale come av- viso di convocazione per tutti i Soci. L’assemblea è aperta anche ai citta- dini simpatizzanti. Il Presidente Alessandro Cresti

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N asce a San Felice Circeo il 22febbraio 1952, terzogenito (Ennio,Mauro, Ivo e Gianpaolo) di Carlo

Ceccarelli e Narcisa Capponi.La sua infanzia e adolescenza sono statesempre marcate da una grande serenità etranquillità e da un esemplare “self con-trol“, raramente si arrabbiava. Quandogiocavamo, io lo stuzzicavo un po’ ma luirimaneva sempre impassibile rispondendocon educazione. Era molto ordinato intutte le sue cose e in tutto ciò che faceva.Alle scuole elementari, gli allora famosimaestri Tucciarone e Manzi facevano agara per portarselo nella propria classe.Rientrava da scuola, pranzava e andavasubito in cameretta a studiare.Le volte che usciva diceva a nostra ma-dre “Mamma io esco un po’, rientro fraun’oretta“ e così immancabilmente suc-cedeva. Sempre puntuale. I suoi più cariamici erano Aristeo Cavalieri, TommasoPetrucci ed Enzo Di Prospero.Ricordo che ogni volta che si sentivanogli aerei militari volteggiare sulla zona delCirceo per i loro addestramenti, lui uscivacome un razzo sul balcone per seguirnele acrobazie. Rimaneva li, con il naso al-l’insù fino a che non si allontanavano esparivano all’orizzonte.Affrontò la scuola superiore con grandesuccesso, diplomandosi con pieni voti,come Perito Elettrotecnico. Dopo di chéinformò i genitori della sua forte intenzio-ne di iscriversi all‘Accademia Aeronauticadi Pozzuoli (1974) per diventare pilota.Cosa che portò egregiamente a termineuscendone con il grado di “ Tenente “.Seguì poi un corso di pilota in Inghilterrae un secondo corso in Texas, a San An-tonio, in una famosa e grande baseaerea americana, specializzandosi perpoi essere assegnato come copilota diaereo militare da caccia, il “tornado“,con il grado di Capitano.Ritornato in Italia, venne assegnato al VIStormo-Tornado della base NATO diGHEDI, nel Bresciano.

Il 7-8 giugno 1984 rientrò al Circeo insie-me a sua moglie Rosanna Gaioppa e aisuoi due bambini, Carlo (4 anni) e Katia(2 anni), per la festa della ”Madonnadella Sorresca”, che cadeva il 12 giugno.Ma, chiamato dal suo comando dopo al-cuni giorni, ricevette l’ordine di rientrareurgentemente alla base per partecipare

AttualitàRiccardo Di Prosperodi don C. Rinaldi

pag. 8

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 14 N. 79 - LUGLIO-AGOSTO 2016

Il fattoSalvate il soldato Bianchi! di Rosa L.

a pag. 3

SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

TurismoIl “Triangolo Azzurro”di P.G. Sottoriva

a pag. 22

AttualitàRenzi, Grillo e Damiano Coletta di A. Petti

a pag. 5

CENTRO STORICO

Una esternazione … una conferma

I n questo editoriale desidero parlaredei “livelli baronali” per correttezzad’informazione. Tale argomento è

stato enfatizzato ultimamente dall’at-tuale Amministrazione, convinta di farneun cavallo di battaglia per le prossimeelezioni, attraverso personaggi rigurgi-tati dal “buio più profondo della politicalocale”, con chiari fini strumentali e conla benevola approvazione del vice Sin-daco. Questione giuridicamente moltocomplicata, dimenticata da tutti inquanto legata a istituti obsoleti e me-dioevali e, infine, molto triste perchégestita dagli eredi della nota famigliaAguet, che avanzano pesanti rivendica-zioni economiche nei confronti di citta-dini impreparati e in buona fede, che,comunque, li hanno sempre consideratie trattati con rispetto e deferenza.All’improvviso chi ha terreni e/o abita-zioni sul territorio da più di 100 anni, siè ritrovato nelle relative visure catastaliil gravame dei “livelli”, inserito negliuffici del catasto, a propria insaputa.Stessa sorte è capitata anche a chi haacquistato più di recente tali proprietà,inspiegabilmente libere da gravami almomento dell’acquisto, ma improvvi-samente con i “livelli” da onorare, in ca-so di rivendita (!?!). Questi beni immobilierano stati concessi ai loro avi davecchi proprietari, che nel tempo si so-no succeduti fino al barone JamesAguet, che li ha regolarmente acquistaticon rogito del notaio Delfini il 12 giugno1893.Ho avuto modo di partecipare a un in-contro, promosso dall’avv. MassimilianoMastracci presso il suo studio legale diLatina, con gli avvocati degli erediAguet e Blanc, incontro inizialmenteduro e acceso che, però, si è chiuso inun clima di cordialità per la manifestataintenzione dei suddetti legali di trovareun accordo ragionevole per entrambele parti. Questa per me è una soluzione

di ALESSANDRO CRESTI

Edito

riale

Principatus virum ostendit

Il potere mostra l’uomo(che dovrebbe sempreall’autorità unire la saggezzae l’onestà nonché la bontàd’animo e la generosità)

continua a pag. 6

AttualitàIntervista ad Arturo Gnesidi A. Scalfati

a pag. 4

Ivo Ceccarelli

continua a pag. 2

Ivo Ceccarelli

I nformiamo i lettori del CentroStorico che con il prossimo

numero 80 del mese di ottobre in-tendiamo concludere questaesperienza durata ininterrotta-mente e regolarmente per quasiquattordici anni.

Comunicato

Sommario a pag. 3

Avviso di convocazione assembleaMercoledì 10 agosto 2016 alle ore18.30, si terrà l’annuale assemblea or-dinaria dei Soci dell’Associazione cul-turale “Il Centro Storico” di San FeliceCirceo, presso il Bar “La Terrazza” –Piazza S. Francesco (Centro Storico).

ORDINE DEL GIORNOConsuntivo attività 2015/2016Dimissioni / Nomina Presidente e Di-rettivoAttività 2016/2017Campagna Soci 2016/2017Varie

Il presente comunicato vale come av-viso di convocazione per tutti i Soci.L’assemblea è aperta anche ai citta-dini simpatizzanti.

Il PresidenteAlessandro Cresti

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2

Il Personaggio

a una importante eserci-tazione aerea. Mia ma-dre e la sua famiglia losupplicarono di non par-tire, adducendo una va-lida scusa. Ma la suaforte serietà e la sua pro-fessionalità militare pre-dominarono. Partito e ar-rivato nella mattinata del12 Giugno, telefonò amia madre affinché in-formasse la sua famigliadel suo buon viaggio.Purtroppo, in quellostesso giorno, verso leore 17,00, è morto tragi-camente.La pattuglia dei “torna-do” stava rientrando allabase facendo un’ultimamanovra, quella detta ”a vite“. Nei pressidel comune di Asola, il Sig. Zani, conta-dino del posto e vicinissimo all’area delloschianto, dichiarò che, sentendo gli aereiarrivare, sollevò lo sguardo e vide cheimprovvisamente dai motori del secondocaccia usciva una grande scia scura difumo e subito dopo l’aereo velocementeschiantarsi a terra come un sasso, dauna altezza di soli 300/350 metri. Rimasescioccato e impietrito.Tutto il paese di Ghedi rese i dovuti onorialle due salme con grande e dolorosapartecipazione nella chiesa locale. Il co-mune di Asola fece poi dedica di una la-pide commemorativa nell’area dell’inci-dente. Fu dichiarato che l’incidente erastato causato da “errore umano”.Dopo qualche giorno il comune di Ghedi,unitamente all’Aeronautica, organizzòuna cerimonia funebre nella chiesa par-rocchiale. Numerosa e sentita fu la par-tecipazione dei cittadini. Le due salme arrivaronoall’aeroporto militare diCiampino nel pomerig-gio. Anche qui la cerimo-nia funebre fu veramentemolto toccante e pom-posa da parte dell’Aero-nautica con la partecipa-zione di alte personalitàmilitari, del Picchettod’Onore dell’Arma e delGenerale Comandantedell’Arma.Dopo la cerimonia, ledue salme si divisero peril loro ultimo viaggio:Claudio Gambuti verso ilcimitero del Verano, aRoma, e mio fratello ver-so il cimitero del suoCirceo, seguiti ognunoda rispettivo Picchetto

d’Onore. Il saluto tra ledue famiglie fu strazian-te, atroce, lacerante.Al Circeo imponente fula partecipazione deipaesani, anche loro mol-to tristi e profondamentesolidali con il nostrogrande dolore.Qualche tempo dopo, inoccasione di una loro vi-sita al cimitero di SanFelice Circeo, alcuni col-leghi piloti di mio fratello,in assoluta riservatezza,mi dissero che dall’esa-me della famosa “ sca-tola nera “ si era rilevatoil disperato grido del pi-lota Gambuti a mio fra-tello, al quale diceva“buttati“. E questo men-tre l’aereo si trovava sot-

tosopra, con la “ pancia “ verso il cielo ela carlinga verso la terra. Con quei para-metri di volo l’espulsione del seggiolinonon può assolutamente avvenire per cuimio fratello, consapevole di questo, attivòlo stesso la sua espulsione, manualmen-te, ma da così poca altezza andò aschiantarsi a terra con una grandissimavelocità. Aveva 32 anni. Lo sventuratocollega, pilota Claudio Gambuti, di soli28 anni, si schiantò tragicamente contutto l’aereo.Nel 1998 mi trovavo ad Alessandria diEgitto, come impiegato di una societàitaliana di ingegneria per la costruzionedi una raffineria di petrolio. Un giornoebbi la visita nel mio ufficio di un nostronuovo ingegnere che, presentandosi, midisse: “Buongiorno, ma tu per caso seiun parente di quel pilota Ivo Ceccarellicaduto con il tornado vicino alla baseNATO di Ghedi?”. Io, stupefatto, risposi

di sì che ero il fratello.Allora mi chiese a bru-ciapelo se avessimosaputo i veri particolaridell‘incidente.Sapevamo che l’inci-dente era da attribuireal solo “errore umano“,ma lui che era stato unpilota, ma a causa di unincidente al ginocchio,era stato assegnato alservizio aereo di terra,mi rivelò che, dopo l’in-cidente del tornado fuchiamato a parteciparealla commissione di in-chiesta che portò allaconclusione tecnica/in-vestigativa che l’inci-dente fu provocato dalcattivo funzionamentodelle alette montate sul-

le turbine, le quali, soprattutto dietro lascia di un altro caccia, creavano una fortee anomala turbolenza e si piegavano, pro-vocando il blocco delle turbine stesse el’assoluta mancanza di portanza del jet.Quello fu il settimo e ultimo incidente ditornado, il primo in Inghilterra e il penultimoin Germania.Solo dopo le necessarie modifiche tec-niche apportate alle alette delle turbine,non ce ne furono altri.Gli ricordai allora che il contadino Zanidichiarò di aver visto prima molto fumouscire dai motori (turbine) e subito dopol’aereo precipitare molto velocemente,cadere giù “come un sasso”.Esplosi come un vulcano, di tantissimama tristissima gioia nell’apprendere fi-nalmente la verità.I due piloti non c’entravano niente, furono“traditi” da quella macchina volante dialtissima tecnologia.Quindi no, non si è assolutamente tratta-to di “errore umano“, ma di un “guastotecnico“ dovuto a una “carenza tecnica“progettuale.Ricordai allora quei colleghi di volo dimio fratello che, in quel giorno di visitaalla sua tomba, fecero forte promessa dinon dimenticarlo mai … e, infatti, sonostati molti gli avvistamenti di caccia Tor-nado e di F.104 sorvolare il nostro cimi-tero, sfrecciare e ondeggiare le loro ali insegno di saluto e di rispetto verso “UnFiglio del Circeo“.Purtroppo poi il corso della vita cambiamolte cose e quindi anche gli avvista-menti si sono diradati, anche se ognitanto si sente ancora nel cielo di San Fe-lice ... un forte rombo di turbine.Il nostro comune, in anni seguenti, dopovarie insistenze e tentativi di alcuni con-siglieri molto sensibili e molto coscien-ziosi dell’allora Amministrazione comu-nale (Sindaco Bocchi), ha ben onorato lamemoria di Ivo e con una grande ceri-monia gli ha dedicato una piazza situatalungo il Viale Tittoni, piazza “Cap. IvoCeccarelli”.Ecco qua, compaesani miei, vi ho volutoraccontare tutto questo perché’ anche Voiripercorriate la storia e sappiate la veritàsulla fine di un vostro compaesano che,come tanti altri, ha sacrificato la sua vitanell’adempimento del proprio dovere. ■

Precipitato con il suo “tornado” durante un’esercitazione

Fu un guasto tecnico a causare la tragedia

segue da pag. 1

di Mauro Ceccarelli

Ivo in visita ai genitori, al Circeo

Lapide commemorativa nel Comune di Asola

Assegnazione dei gradi di Capitano

Ivo Ceccarelli

I grandi amori, si sa, a volte finiscono.E anche quello tra la (presunta) sini-stra radicale, rappresentata in con-

siglio comunale da Giuseppe Bianchi, eil sindaco Petrucci è andato in frantumidopo alcuni mesi di tira e molla. Motivodella contesa: la mancata turnazioneche prevedeva, in base ad un accordo inparola, il ritorno di Biancoerente in Giuntadopo diversi mesi passati in panchina.Ma nessuno gli ha voluto lasciare ilposto e il Sindaco ha fatto finta di nien-te.Giustamente (e un po’ tardivamente ag-giungiamo noi), l’ex assessore al bilancioha rimesso tutte le deleghe e ha lanciatoun duro “j’accuse” al Sindaco e a tutta laGiunta per non aver, in sostanza, mante-nuto le promesse.Nella lunga lettera, ilprimo cittadino vienedescritto teneramentecome un “Podestà”,un personaggio “sen-za dignità e ritegno”,in sostanza “indegno”;gli altri affettuosamen-te come “ignavi” e in-capaci di “prendereuna posizione”. In-somma, appena ap-pena attaccati allapoltrona. Uno sfogoforte e appassionatoche ha avuto il meritodi mettere a nudo isotterfugi, le bugie ele sotterranee tramedel Palazzo. Ma cheforse andava già fatto,con un passaggio se-duta stante all’oppo-sizione, quando il Sin-daco dichiarò che senza Bianchi la squa-dra sarebbe stata più “snella e operosa”. Ora ci piacerebbe conoscere, ovviamen-te non dal consigliere Bianchi, anche iretroscena della cacciata “lampo” dallagiunta dell’attuale vicesindaco, avvenutasenza spiegazioni all’inizio della consilia-tura; oppure i motivi che hanno portatoad azzerare l’esercito di delegati; o an-cora sapere perché un altro consiglieresia passato svariate volte dalla maggio-ranza all’opposizione a seconda dellestagioni. Un chiarimento ovviamente innome della trasparenza, tanto invocatadall’amministrazione del “cambiamen-to”.Potrebbe spiegarci qualcosa, per dire, ildelegato al centro storico, per anni spon-sor di Biancoerente e ora stranamentesilente di fronte alla perdita del suo as-sessore di riferimento. Sempre pronto aintervenire su tutto, tramite una vigilanzah24 sul web per tacciare chi osa criticareil caro sindaco, Francoerente non è ri-uscito a dire una sola parola sull’acca-

duto. Chessò, neanche un timido “like”su Facebook per esprimergli solidarietà.Niente, nada de nada. Ma forse bi-sogna capirlo: magari qualcuno sioffende e arriva addirittura a negargliun posticino in lista alle prossimecomunali. Certo, ne è passata di ac-qua sotto i ponti da quando il rivolu-zionario de noantri randellava chiosava soltanto proporre Petrucci co-me candidato sindaco. Ora lo vedia-mo andare a braccetto col vice sin-daco ad accogliere cardinali. E’ ilmoderno compromesso storico, inversione sanfeliciana. Un triplo salto carpiato non indiffe-rente per il noto tuttologo (ma com-

petente suniente) chein questi an-ni ne ha do-vute digerireparecchie pur direstare saldo al-la sua poltronci-na, avallando,suo malgrado,tutte politiche di“sinistra”: dagliesuberi dei la-voratori al tagliodei servizi socia-li; dai permessia costruire (be-stia nera quan-do si stava co-m o d a m e n t eall’opposizione)approvati con“nonchalance”anche dal suo(ex?) amico, aglisquallidi festeg-

giamenti per la Bandiera blu (una sem-plice autocertificazione) e per l’acquacristallina (lercia e maleodorante ai tempidi Schiboni & c); dai ripetuti appalti allecooperative esterne al mancato avviodella raccolta differenziata (a proposito,ma il povero Biancoerente non ci avevagiurato che sarebbe partita “su tutto ilterritorio” entro il mese di aprile?); dalletentate epurazioni di dirigenti sgraditialle concessioni di aree pubbliche a sog-getti privati (il caso dell’area da tennisdella Pinetina dove è stato smantellatotutto solo dopo un esposto); dal mante-nimento dello statu quo delle spiaggealla finta risoluzione della querelle delporto, sempre saldamente in mani privatee di cui stranamente non si parla più.Dulcis in fundo, ha dovuto pure mandaregiù l’assenza cronica del sindaco (unvero e proprio fantasma), il colmo peruno come lui che diceva che il primo cit-tadino avrebbe dovuto essere presentesette giorni su sette. E ora che anche l’e-purazione del collega rosso dalla Giunta

lo lascia indifferente, lanciamo un appel-lo: salvate il soldato Bianchi! ■

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Il fatto

L’ex assessore al bilancio, mollato dal sindaco e dalla giunta, viene “dimenticato” anche dall’amico Francoerente

Salvate il soldato Bianchi!di Rosa L.

Presenze del Sindaco … (al 19 luglio 2016)

Sindaco in giunta- sedute 244- presenze 104- assenze 140in percentuale presenze 43%; assenze 57%

Sindaco in consiglio- sedute 32- presenze 29- assenze 3in percentuale presenze 90%; assenze 10%

Editoriale Il potere mostra l’uomo … 1Personaggio Ivo Ceccarelli 2Il fatto Salvate il soldato Bianchi! 3Attualità Intervista ad Arturo Gnesi, sindaco di Pastena 4Attualità Renzi, Grillo e Damiano Coletta Sindaco di Latina 5Lettere Lettere al Direttore 7Storia Riccardo Di Prospero 8Attualità Il “livello” 9Archeologia Due chiacchere in merito alla Via Severiana: status quaestionis 10Territorio Una scelta civica 11Territorio Con-Fusione, se diventa, un obiettivo può essere interessante 12Attualità Il Centro Storico: “Partire, per me, è un po’ morire“ 13Attualità Il divario generazionale 14Territorio Nel 1970 una svolta storica 15Territorio Contributo per le opere … - Il Circeo da scoprire 16Territorio La bici, il ferro e la bioregione Pontina 17Salute Medicina di genere, un nuovo... 18Attualità Un simpatico incontro in mare 19Storia Apollo Parnòpios Ex lacu Paola - Elaborazione di nuovi progetti 20Territorio EsplorArte e Passeggiata nella Storia 21Territorio Il "triangolo azzurro" 22Libri “La notte ha cambiato rumore” di Maria Duenas. 23Territorio Eventi estivi del Circeo Fishing Club al Circeo 24Sport Calcio – Tiro a volo 25Territorio La mano del Demonio 26Tempo libero Cucina – Cinema Ora legale – Citazioni 27Annunci 28

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Attualità

I l recente rapporto dell’Osservatoriosulla Criminalità della Regione Lazioafferma con certezza che sono deci-

ne i clan mafiosi che operano nel Lazio.Da tempo la provincia di Latina è oggettodi indagini da parte delle Procure Anti-mafia di Roma e di Napoli. Anna Scalfatiche denunciò la presenza di innumerevoliillegalità nel territorio pontino fu protago-nista di una puntata di Anno Zero (5 no-vembre 2009 “ Profumo di mafia”) in cuisi parlò del mancato scioglimento delComune di Fondi e del suicidio dell’alloracapitano della Finanza Fedele Conti chesi stava occupando delle varie indagini incorso.Dopo molti anni la giornalista ha voluto ri-prendere quel discorso caduto nel silenzioed è andata a intervistare il più caroamico del capitano Conti che è stato dapoco rieletto con un successo personaledi voti come sindaco di Pastena.Una storia come molte altre che vale lapena rileggere per capire meglio i datiforniti in questi giorni.Arturo Gnesi, classe 1960, sindaco diPastena, paese famoso per avere dato inatali a Nino Manfredi ma anche per lesue grotte che vengono visitate ognianno da migliaia di persone. Un comunedi circa 1500 persone arroccato sui montiche affacciano direttamente sul litoralelaziale: in meno di mezz’ora ci sonoSperlonga e Fondi.Ogni giorno il sindaco fa su e giù conCassino dove lavora come medico nelpronto soccorso chirurgico del localeospedale. Arriva, infatti, al nostro appun-tamento dopo avere fatto la notte, ma èevidente che per lui l’impegno civico vie-ne prima di tutto, prima del dormire, pri-ma del tornare a casa dalla famiglia.Ci racconta del suo amico, il capitanodella Guardia di Finanza Fedele Conti, ilquale trasferito come comandante a Fon-di pare avesse detto in famiglia “se con-tinua tutto così un giorno prendo la pi-stola e mi ammazzo”. Poi è andata effet-tivamente così: il giorno era il 27 settem-bre e l’anno era il 2006. Fedele Conti, na-tivo di Pastena e grande amico dell’at-tuale sindaco Arturo Gnesi, prese la pi-stola e si uccise. Si stava per sposare echiunque lo ha conosciuto lo descrivecome un uomo tutto d’un pezzo. Rigidoe osservante delle regole fino all’estremo.Fedele Conti era stato precedentementein Sicilia, in Campania e a Roma. Avevafatto indagini su mafia, camorra e ‘ndran-gheta.Dice Arturo Gnesi “ era un servitore delloStato, un uomo competente, non uso acompromessi, amava la sua divisa. Gliavevamo chiesto di fare lui il sindaco aPastena – continua Gnesi- proprio perchéera un uomo che rappresentava gli inte-ressi di tutti i cittadini.”Il 15 agosto 2006 Fedele Conti era a

pranzo con la fa-miglia quando rice-vette una telefona-ta del Generaledella Guardia di Fi-nanza RobertoSpeciale: è lo ziodi Fedele a raccon-tare questo episo-dio nella stanza delsindaco Gnesi.“Aveva scopertoqualcosa di moltogrosso - continuaGnesi - anche sel’indagine sulla suamorte è stata ar-chiviata attribuen-do il gesto a causepersonali non pos-siamo ignorare ciòche poi, poco do-po, è stato evidenziato dalla relazionedel Prefetto di Latina Bruno Frattasi nellecinquecento pagine della commissioned’accesso al Comune di Fondi. Fedeleera come se fosse entrato in contattocon qualcosa di troppo grosso che lo hadisorientato. Lui era un servitore delloStato e lo Stato a Fondi aveva un profilosbiadito.Quando l’indagine è stata archiviata è si-curo che qualcuno a Fondi ha festeggiatoed ha brindato. Bisognerebbe riaprirel’indagine chiedendo di sentire le inter-cettazioni della telefonata tra Fedele e ilGenerale Speciale in quel 15 di agosto”.In quell’estate, quella del 2006, il generaledella Guardia di Finanza Roberto Spe-ciale stava al centro di una intricata vi-cenda che lo opponeva a Vincenzo Visco,viceministro dell’economia del GovernoProdi, e che avrebbe portato prima a unasua destituzione dalla guida delle FiammeGialle e in seguito a un suo reintegro cheperò sarebbe comunque sfociato nelledimissioni formalizzate poi nel 2007. Iltema centrale del conflitto era l’avvicen-damento di quattro ufficiali della Guardiadi Finanza di Milano che in quel temposvolgevano indagini sul caso Unipol inrelazione alla scalata alla BNL.In quella estate del 2006 il Generale eraanche sotto i riflettori per avere ricevutocirca un anno prima un carico di spigoleportate direttamente a destinazione nellasede della Guardia di Finanza di Predazzo(dove il Generale soggiornava con la fa-miglia) da una coppia di imprenditori diFondi titolari di una delle più grossestrutture turistiche finite nell’occhio dellamagistratura.“Su Fondi - dice Gnesi - bisogna averecoraggio, il coraggio di guardare le con-nessioni, le cose mai dette. Bisogna ca-pire che nonostante ben tre richieste discioglimento per mafia il Comune si è“dimissionato” e poi si è ripresentato alle

elezioni ma non è statosciolto nonostante leevidenze della relazio-ne prefettizia”.Chiedo al sindaco seè dalla vicenda di Fe-dele Conti che nasceil suo impegno per laricerca della verità nel-le vicende più oscuredi questo Paese.“Io sono un medicoed ho il dovere dipreoccuparmi se inzone dove non ci sonofonti di inquinamentosi presentano personegiovani malate di leu-cemie o tumori alla ti-roide”.Il sindaco mi spiegache all’interno del Co-

mune di Pastena sono state riversateenormi quantità di terreno provenientedagli scavi dell’Alta velocità Roma – Na-poli. “ Ci siamo preoccupati – affermaGnesi - quando è emerso da carte pro-cessuali che il clan dei casalesi avevacontrollato parte degli appalti della Tav.Testimoni avevano osservato che le gran-di buche scavate di giorno venivano ri-empite di notte anche con l’uso di unatrivella. Altri lavoratori hanno raccontatodi aver visto bidoni allineati che poi lamattina successiva allo scavo non c’era-no più. Altri ancora hanno parlato di ru-mori metallici. Le indagini dell’Arpa hannoescluso una contaminazione ma io nonmi sono arreso e ho fatto fare analisi amie spese. Da quelle analisi è emerso ildato certo della contaminazione. Hoquindi fatto una ordinanza con il divietodi pascolo e di coltivazione. Il terreno èdell’ex sindaco che anziché’ collaborareminaccia azioni per danni. D’altro cantolì ci sono quasi venti metri di terra accu-mulata e se non si va a vedere che cosac’è sotto non si potrà mai sapere laverità. Scavare costa decine di migliaiadi euro e ovunque regna una sorta di ter-rore.”Chiedo ad Arturo Gnesi se ha paura perle conseguenze di queste sue iniziative,ma lui di paura non vuole sentire parlareè solo preoccupato per il silenzio che re-gna intono alla questione del terrenocontaminato come a quella del capitanodella Finanza Fedele Conti.“Le persone si svegliano solo dopo lestragi, non agiscono per scoprire la veritàdei fatti. Ad esempio io ho evidenziatoche il cantiere che viene dato per chiusonel 1997 in realtà è operativo fino al 1999ma non vi è traccia documentale diquesti due anni di attività. Ci sono poi idati sanitari dei tumori alla tiroide cre-

di Anna Scalfati

Silenzio intorno alla questione del Capitano della Finanza Fedele Conti

Mafia: “Bisogna avere il coraggio di guardare le connessioni, le cose mai dette” Intervista ad Arturo Gnesi, Sindaco di Pastena

Arturo Guesi Sindaco di Pastena

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D opo quello che è successo alleultime elezioni amministrative, ciho provato, ma non sono riuscito

proprio a scrivere di qualcos’altro, e perun motivo in particolare che mi ha colpito,questo: la stessa voglia di ‘aria nuova’che aveva portato - dopo il tanfo respi-rato durante il ventennio berlusconiano –a esprimere unanimi consensi positivi in-torno a Matteo Renzi, ebbene quellastessa voglia sembra ora tornata a inve-stire gli italiani che hanno voluto dare ilproprio consenso a due gio-vani candidate dei 5 Stelle indue grandi città (Roma, co-me era più che scontato do-po i disastri provocati daAlemanno e Marino, e Tori-no, dopo invece la buonissi-ma gestione della città delsindaco uscente Fassino), ea Damiano Coletta nel Co-mune di Latina. Sparita, o in profonda crisi,la destra berlusconiana edessendo impresentabilequella padana della Lega -alleata e sempre più invischiata con ipeggiori movimenti xenofobi, fascisti epopulisti europei - si sono trovate oggi aconfronto tre espressioni politiche: il Par-tito di Renzi, il Partito Democratico e ilMovimento 5 Stelle (con la sola eccezio-ne di Milano). Più, evento davvero straor-dinario e assolutamente imprevedibile,l’elezione di Damiano Coletta a Sindacodi Latina.Il “Partito di Renzi”. Si è fatto soprattut-to apprezzare perché, dai lontani tempidel primo Craxi (ammettiamolo), nessunoin Italia era più riuscito a prendere unadecisione che fosse una, senza cioè chevenisse poi mediata, riformulata, sbiaditae perfino annullata nel gioco politico deiveti incrociati e degli scambi. Renzi –con bene in mente il modello dell’Inghil-

terra governata perun decennio daBlair, che è statomirabilmente capa-ce di tenere insie-me sinistra, centroe moderati – ha im-postato anch’egli lapropria politicasull’alleanza con imoderati (Alfano eVerdini), e poi sul-l’autorevolezza deicomportamenti esu un forte dirigi-smo: sia verso il

proprio Partito, sia verso le forze politichealleate stesse (per lo più in crisi di iden-tità), sia verso i partner dell’Unione Euro-pea. Un eccessivo dirigismo, dentro efuori il suo partito, che ha però creatopericolose fratture, malcontento, incer-

tezze. Tanto che alla fine dei conti la mo-tivazione del consenso verso il suo go-verno e anche il suo principale scudo èdiventata: “l’assenza di alternative”.Uno scudo e una motivazione che po-trebbero però venire ora a cadere laddove,a Roma e Torino, un’alternativa si è invecechiaramente venuta a concretizzare (la-sciamo da parte, per ora, i disastri com-piuti dai sindaci 5 Stelle nel governo di al-cuni comuni come Livorno, Quarto etc). Il Partito Democratico. Il PD “a direzione

dirigista” di Renzi esce perdentedalle elezioni amministrative.Era, prima del suo arrivo, unPartito con tante correnti, senzanerbo, né molte prospettive, gui-dato da un simpatico galantuo-mo come Bersani. Con la ‘cura’Renzi è diventato, per quantopotrà reggere, un partito più for-te, con una linea (quasi) univoca,ma a discapito delle voci dellesue minoranze interne: il prezzopagato lo si è però potuto con-statare con queste ultime ele-zioni.

Il PD ha bisogno di essere ripensatodalle sue radici, con un più equilibrato edemocratico assetto interno e con ideee progetti condivisi che lo qualifichino inItalia e in Europa quale modello di unamoderna socialdemocrazia, di una mo-derna sinistra: che significa avere dentrouna passione e un progetto indirizzati afare il mondo più umano, tenendo co-stantemente viva la passione, mettendocostantemente a punto i progetti.Eccoci finalmente ai “5 Stelle”. Diciamosubito che Roma e Torino possono es-sere il trampolino di lancio per salire lascala politica dal gradino locale aI gradi-no nazionale, e i giovani dirigenti dellaGrillo s.p.a. hanno quindi ora non solol’ambizione, ma l’occasione di andareoltre lo schema antagonista e sfascista,per dimostrare di saper governare nonsolo in Italia ma, considerando la dimen-sione delle due città in questione, anchein Europa.E qui vengono i ‘nodi al pettine’ per ilmovimento antisistema di Grillo. Il poli-tologo Gianfranco Pasquino li sintetizzacosì in un suo articolo sullabellissima rivista “Formiche”(n. 111): ”La politica e i Par-lamenti hanno regole da ri-spettare anche quando li sivuole cambiare”, e aggiunge:“Per contare e far contare ivoti dei loro elettori bisognaentrare in una serie di relazionicon gli altri gruppi parlamen-tari, a cominciare dal più gran-de, quello del Partito Demo-cratico”.Ma se, per caso, i “5 Stelle”dovessero vincere prossime

elezioni, e grazie proprio al sistema divoto previsto dall’Italicum voluto da Ren-zi, che Italia sarebbe? Scrive, per farci riflettere, sempre sul n.111 di “Formiche”, lo storico politicoGiulio Sapelli, la cui autorevolezza èovunque riconosciuta: “Sono confusi imargini di autonomia nazionale del Mo-vimento dei 5 Stelle, che disvela – aun’analisi attenta della sua storia – legamifortissimi con potenze esterne che glielargiscono risorse di ogni tipo, organiz-zative in primo luogo”. E ciò, evidente-mente, deve far molto preoccupare!Vi sono però ulteriori elementi di preoccu-pazione nei confronti dei 5 Stelle e riguar-dano il tema centrale della democrazia.Ed essi sono, all’interno, la fondamentaleambiguità nei meccanismi di espulsionedei ‘dissidenti’; e, contemporaneamente,il dare voce a una continua sfiducia versole istituzioni del Paese che non può cheminare la democrazia stessa.In questo molto preoccupante quadro,per il bene dell’Italia, l’offerta politica dei5 Stelle dovrebbe in particolare chiarirsi ein modo sostanziale differenziarsi rispettoa tre punti-chiave che sono oggi i pilastri“ideologici” del Movimento e che gli han-no consentito, nella loro vaghezza, diraccogliere i voti dei delusi di ogni schie-ramento (non riconducibili né alla destrané alla sinistra): sono il rapporto con l’U-nione Europea, l’Euro e l’Immigrazione.Capiamolo bene: uscire dalla UE e dal-l’Euro sarebbe pura follia e significhereb-be ritornare a essere un’Italietta furba emeschinella, un Paese di nuovo vassalloe destinato con la sua liretta a un ruoloinevitabilmente minore (è un po’ come,più in piccolo, se il Comune di S. FeliceCirceo volesse uscire dalla Provincia diLatina…). Farsi, invece, attivamente cari-co dei problemi posti dai flussi migratoriè solo una questione di civiltà.Alla nuova spregiudicata alleanza (sulcampo) tra ‘5 Stelle’ e ‘Lega - che, dopol’uscita della Gran Bretagna dall’UE chie-de ora un analogo referendum anche inItalia - basti ricordare che la Gran Breta-gna non è tanto voluta uscire dall’UnioneEuropea, quanto da ‘questa’ Unione eu-ropea: un elefante burocratico o meglio

un panzer a guida tedescache, anzichè ascoltare e ri-spondere ai bisogni dei citta-dini europei di ben 26 Stati (èstata già calcolata l’uscita del-la G.B.), vuole invece imporrelei, d’imperio, ai cittadini eu-ropei che cosa fare e che co-sa pagare. Una battaglia cheva condotta all’interno diquesta Unione europea, nonper uscirne e far felici i popu-listi e qualunquisti, ma per ri-

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Attualità

di Alessandro Petti*

Tempi moderni

Che Italia e che Comune saranno?

Renzi, Grillo e Damiano Coletta Sindaco di Latina

Beppe Grillo

Damiano Coletta

Matteo Renzi

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Editoriale

auspicabile, ma solo dopo che siaaccertata la legittimità del diritto en-fiteutico reclamato. Cercheremo ditenere informati i cittadini attraverso unblog, raggiungibile al link https://livelli-baronalicirceo.wordpress.com/Ora una riflessione sui pochi mesi chemancano alle prossime elezioni ammi-nistrative. Osservo con scoraggiamen-to, curiosità, scetticismo le “nuove” for-mazioni politiche che si stanno “ac-croccando” sulle singole convenienze diparte… Proseguo con l’amara verificadei nomi che si sentono, purtroppo giànoti e non in senso positivo, ma constatoanche come gli elettori a San Felicesiano facili a perdere memoria sugli ac-cadimenti che li riguardano e, a causadell’atavica mescolanza tra individuale ecollettivo, non escludo la possibilità con-creta di un nuovo pronunciamento elet-torale a beneficio dei soliti “mestieranti”…, solo perché capaci di rinnovare sfac-ciatamente impegni e promesse di “qual-cosa” di singolarmente conveniente …che poi puntualmente non faranno. Co-me dimenticare l’entusiasmo per GianniPetrucci, che ricorreva a vari stratagemmiper conquistare la fiducia di tanti!Ricordo ai lettori come questo giornalecon trasparenza, responsabilità e chia-rezza, non ha mai risparmiato critiche alleprecedenti amministrazioni (Cerasoli –Schiboni), dimostrando come la loro ge-stione del territorio fosse tragica e a trattianche comica, ma non era stato ancoravissuto il seguito … Un’amministrazionegestita da personaggi incompetenti e ar-roganti che, uniti tra loro da un comunesentimento di cattiveria e perfidia, si sonodedicati soprattutto a persecuzioni e di-spetti nei confronti dei predecessori, an-ziché volgere ogni possibile sforzo alla ri-organizzazione e alla crescita del Paese.Per quattro anni la catastrofe del dissestofinanziario, manovra politica architettataa bella posta, è stata per loro un comodoalibi per non fare assolutamente niente.Poi, a ridosso delle future elezioni, guardaun po’, in questo ultimo anno di mandato,hanno pensato bene, per riconquistare lafiducia degli elettori, di riprendere e por-tare avanti ciò che era stato voluto impo-stato e avviato dalle precedenti Ammini-strazioni, proprio quelle oggetto del loroaccanimento (come peraltro confermatodallo stesso Sindaco Petrucci nel Consi-glio comunale del 3 giugno 2016). Nesono bella prova i lavori di restauro delCentro storico, fatti sempre con i finan-ziamenti della Regione Lazio già ottenuti.Tutto quello che ho sempre sostenuto,però, sull’inefficienza e l’incapacità del-l’attuale Amministrazione comunale per-de ora di consistenza, alla luce di quantoemerso proprio mentre stavamo per an-dare in stampa…Il consigliere di maggioranza, Giuseppe

Bianchi, ha pubblicato una lunga “letteraaperta di remissione delle deleghe rivoltaai cittadini e indirizzata all’Amministra-zione, al Sindaco e alla Giunta”. In queste sei pagine emerge finalmentecon chiarezza, quello che abbiamo sem-pre detto, attirando su di noi malevolesemplificazioni e critiche di faziosità …L’ex assessore mette nero su bianco elancia pesanti aggettivazioni nei confrontidei suoi “alleati” accusandoli di: “atteg-giamenti biechi, non rispetto di accordi eparole date, inganni e cospirazioni”…Inoltre, aggiunge a proposito del suomancato reintegro come assessore disentirsi: “tradito, offeso, diffamato, deni-grato, screditato…”. Pone anche l’ac-cento sui “comportamenti incomprensibilidei colleghi e amici con cui aveva rapportipolitici…”, alludendo forse allo “scudierodi don Chisciotte”, figura non eletta macomunque sempre presente e alla ricercaavida dell’appropriazione indebita di pic-coli poteri istituzionali.Bianchi continua, sostenendo a propo-sito del primo cittadino: “un Sindacoche, a detta di qualcuno, da confermesulla turnazione (ndr assessoriale) e poiafferma che non ne sapeva nulla; unSindaco che crede di essere un Podestà,le sue varie parole e decisioni non si dis-cutono e non si motivano anche se con-trastanti, bisogna obbedire ai suoi ordinie basta!... Un sindaco che, senza dignitàe ritegno, sfrutta e reitera un comporta-mento menzognero quindi, indegno”. Econ una considerazione-domanda rivoltaa tutti i cittadini si domanda: “quali ga-ranzie possa fornire a un paese, un Sin-daco capace di mettere in atto tali com-portamenti?” Il consigliere ci usa anchela cortesia di fornirci una sua risposta:“Secondo me nessuna, perché tali si-tuazioni dimostrano la sua sostanzialeinaffidabilità!”Sui colleghi prosegue testualmente: ”irestanti componenti della Giunta che,avendo concordato i termini dell’intesa,

restano silenti, incapaci diprendere una posizione,ignavi!“ Per logici motivi di spazionon è possibile riportareintegralmente tutte le pe-santi accuse rivolte dalconsigliere alla “sua am-ministrazione”, ma vi in-vitiamo a leggere la ver-sione integrale pubblicatasu facebook, così da po-ter verificare la veridicitàe gravità di quanto ripor-tato.A noi non resta altro daaggiungere, se non l’a-mara constatazione suquale sia lo spessore mo-rale delle persone che ciamministrano, non da ul-timo, anche quello dellosprovveduto “ex asses-sore” che ci rende parte-cipi di tutto ciò solo oggi.Forse perché non ha piùla sua poltroncina? Il consigliere, poi, “etica-mente” informa (minac-cia?) i suoi alleati che d’o-ra in poi: “… tutte le pro-

poste di delibera che saranno portate inConsiglio, le valuterà in funzione dell’a-derenza al Programma di Governo…!”.Cosa quest’ultima che avrebbe dovutofare da sempre, e non solo alla lucedella sua mancata reintegra, o come ri-sposta al “sibillino” invito da parte delSindaco di “lavorare per il bene pubblicoanziché per quello personale”.Che dire, infine, dell’Assessore a imma-gine e somiglianza del Sindaco fanta-sma, quello ai servizi sociali, CorradoCapponi, che per la sua serafica ineffi-cienza e indolenza ha portato a una di-minuzione dei contributi stanziati dallaRegione Lazio (vedasi delibera del Con-siglio comunale del 3 giugno 2016)? ■

Mala tempora currunt!

Er Rospo e la Gallina

Un Rospo, ner sentì che ‘na Gallinacantava come un’anima addannata,je domannò: - Ched’è che strilli tanto?Ho fatto un ovo fresco de giornata:rispose la Gallina – apposta canto.Fai male, - disse er Rospo – male assai!Tu lavori pe’ l’ommini, ma lorocome t’aricompenseno el lavoro?Te tireranno er collocom’hanno fatto ar pollo, lo vedrai.Nun te fidà de ‘sta canaja infameche t’ha cotto er marito ne la pilae un fijo ner tegame!Nun te fidà de ‘sta gentaccia ingratache te se pija l’ova che je dàipe’ facce la frittata!Pianta ‘sti sfruttatori e impara a vive!Se loro vonno l’ova de giornatanu’ je da’ retta: fajele stantive!(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Principatus virum ostenditIl potere mostra l’uomo (che dovrebbe sempreall’autorità unire la saggezza e l’onestànonché la bontà d’animo e la generosità)

Deleghe ... in BianchiMarco Vuchich

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Lettere

San Felice Circeo – Artigianato al CentrostoricoCaro Direttore,siamo due artigiani più o meno storici diS. Felice e, leggendo sull’ultima edizionedel tuo periodico un articolo della Si-gnora Garrone, siamo rimasti piuttostointerdetti dalla dichiarazione che, se-condo lei, nei negozi del centro storiconon esiste una produzione originale eartigianale del luogo. La signora Ada,amante di stoffe, oltre a essere stata lasarta del centro storico da inizi anni ’80producendo abiti su misura per il pub-blico più esigente di “Quarto caldo”, daqualche anno confeziona borse, borsellie vestiti molto originali ed esclusivi. Ioda trentatré anni, oltre ad avere oggetticommerciali esclusivi che vado a cer-care in giro per il mondo, produco qui inloco bigiotteria in argento, metalli vari epietre di cui ho fornito per ventisetteanni anche il mio negozio di Roma. Pernon parlare di chi produce in oro e ar-

gento oggetti che richiamano il mare ochi fa costumi su misura.Vorrei allora dire alla Signora Garroneche se con artigianato intende solo unavisione del centro come botteghe di fa-legnami senza macchinari, o cestai –impagliatori, o maniscalchi-sellai, un po’tipo presepio, sarebbe anacronistico seli trovasse, ma se invece volesse venirea costatare di persona avrebbe la sor-presa di trovare tanti altri che, pur nonproducendo tutto in loco ma solo unaparte, hanno vetrine con oggetti assolu-tamente originali: bijoux in caucciù, cinte,scarpe e borse di pelle, vestiti in neo-prene, o squisite torte hi-level. Ma dovràmunirsi di pazienza e saper cercare, sa-lire scalini, andare nei vicoli per ricredersie apprezzare l’artigianato di oggi che, senon ha più quei profumi di legno e paneappena sfornato di una volta, ha peròfatto in modo di attrarre così tante per-sone che continuano a complimentarsicon noi e che ci vengono a cercare, avolte anche da lontano. L’unica grandepecca è che non riusciamo a ospitarlecome si dovrebbe, data la cecità di chiha progettato l’area pedonale di questobellissimo centro storico senza prima

pensare a creare dei parcheggi, da noirichiesti già molti anni prima, così ci toc-ca sentire tante volte: “Eravamo venutida lei ma siamo dovuti andar via perchénon siamo riusciti a parcheggiare”! L’iro-nia della sorte di chi passa i mesi inver-nali ad attendere la stagione estiva perfinalmente lavorare e quando arriva l’oranon può essere raggiunto!

(Stefano Fiori)

Sabaudia – Struttura di Via ArezzoEgregio Direttore,da molti anni il centro sportivo-ricreativodi via Arezzo, dotato di due campi datennis, di campo di calcetto, di un pal-lone per i giochi al coperto e di un pic-colo bar, è rimasto abbandonato a sestesso. L’irresponsabile incuria e l’in-clemenza del tempo hanno comportatouna progressiva condizione di degrado:il pallone è allo sfascio, le strutture inmuratura, il bar e le tribune dei campida tennis, sono in rovina. Tutta l’area èinvasa da rottami di ogni genere, da de-triti ed erbacce.Non si riesce a comprendere il motivoper cui strutture di proprietà pubblica, asuo tempo frequentate con piena sod-disfazione da cittadini e turisti, vista an-che la bellezza e la suggestività del luo-go, sito al limitare di un bosco di lecci,siano state lasciate cadere in assolutodissesto da parte dell’Amministrazionecomunale di Sabaudia. È certamente un altro esempio che sot-tolinea il crescente degrado in cui da al-cuni anni Sabaudia sta precipitando.

Lettera firmata

San Felice Circeo – Centro storicoGentile DirettoreSono da anni una frequentatrice del Cir-ceo, avendo casa al Centro storico, equest’anno, come tanti, sto contribuen-do consistentemente a rimpinguare lecasse del Comune per le frequenti multeche pago. Senza entrare nel complicatodiscorso del problema parcheggi, misento di dire che la cosa per assurdonon mi dispiacerebbe se avessi in cam-bio dei servizi, ma non è così. Lasciarela macchina e prendere l’autobus, comeè scritto nella pubblicità dei mezzi di tra-sporto, non è consigliabile perché alcunidi questi sono privi di aria condizionata,altri si rompono per cattive condizioni dimanutenzione e infine la frequenza nonè adeguata alle necessità del periodo.Che dire poi delle mosche che in questoinizio stagione tormentano fastidiosa-mente dovunque a dimostrazione diuna totale mancanza di preventiva dis-infestazione? E ora rimango in attesache a questa non proprio igienica pre-senza si uniscano i consueti scarafaggie le simpatiche famiglie di topo-tip.Come non parlare, infine, della puliziadelle strade del Centro storico, ripavi-mentate di recente, che non vengono mailavate. Che ne è dell’”idropulitrice”, di cuiavevo sentito parlare anni fa, con grandeenfasi dal delegato del Centro storico, eche sembrava dovesse arrivare da ungiorno all’altro? Speriamo nella pioggia!Cordialmente (lettera firmata)

San Felice Circeo – Mani-festazioni estive

G entile Direttore,come d’abitudi-ne, appena arri-

vato al Circeo, cercod’informarmi sullemanifestazioni pro-grammate, per organizzare al megliola mia estate. La prima grande sorpre-sa di quest’anno, è aver avuto copiadel “Calendario delle manifestazioniestive 2016”, dove erano indicate rigaper riga: ora, data, organizzatore eubicazione dell’evento, infine, nell’ulti-ma colonna, erano riportati i costi!Ogni mia eventuale critica sull’ecces-siva spesa di alcune serate, si stem-perava di fronte alla grande prova ditrasparenza da parte dell’amministra-zione comunale, che sembrava averdeciso democraticamente di renderepubblici questi dati, pronta ad accet-tare con responsabilità politica, anchel’eventuale mormorio popolare suglionerosi compensi artistici.Nemmeno il tempo di compiacermi esottolineare favorevolmente con alcuniamici su tale insolita apertura demo-cratica per questo paese, che mi si èfatto immediatamente notare che tale“calendario” era già stato ritirato dallacircolazione, perché la sua comple-tezza d’informazioni era dovuta a unerrore di stampa e non da una puntualee consapevole volontà amministrativa.Al suo posto, oggi, si può trovarepresso gli uffici della Pro Loco unanuova copia, dalla quale, però, sonostati tolti con la solita “italiota scaltrez-za politica”, i relativi costi.Questa vicenda si commenta da sola,rendendo legittimo osservare e criticarela scelta di spendere più della metà

dell’intera cifra, solo per alcune serate.Infatti, dei ben 105.450,00 euro stanziatiper questa estate, circa 50.000,00 sa-ranno spesi per: Cammariere/Bosso(16.000,00), Rea/Paoli (14.000,00), Pep-pe Barra (9.000,00) e Barbarossa/Spa-ragna (10.000,00). Quest’ultimo, con lasua “taranta”, è il terzo (o quarto?)anno che torna al Circeo, perché musi-cista particolarmente gradito al nostrosindaco Petrucci … Oltre al compenso per le prestazioniartistiche vanno ripartite, fra i vari even-ti, altre “spese collaterali” in aggiunta,per un ammontare di euro 27.500,00. Quanto è facile organizzare eventi inquesto modo, invitando a esibirsi artistinoti, retribuendoli con disinvoltura, at-tingendo al magro patrimonio pubblicodi un Comune “dissestato”. Mentre,con gli stessi importi, un po’ d’inventivae dedizione, si potrebbero fare un’infi-nità di manifestazioni e magari, potreb-be avanzare anche qualcosa da desti-nare a una sana e auspicabile disinfe-stazione da: topi, zanzare, scarafaggi emosche, che renderebbero le vacanzeestive sicuramente più gradevoli pertutti, al pari e più, di una serata dibuona musica. Vi ringrazio per lo spazioconcesso e Vi prego di non mollare conle vostre coraggiose pubblicazioni, cherappresentano un impegno meritevoledi cui tutti gli amanti del Circeo Vi sonoriconoscenti. Cordialmente

(lettera firmata)

La Taranta - dobbiamo “sparagna”

Attualità

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U n ragazzo di 17 anni, che ha già alsuo attivo un curriculum musicaledi tutto rispetto, anche se di per

sé non costituisce una eccezione, oggicertamente è merce rara. Il riferimento èa Riccardo Di Prospero di San Felice Cir-ceo, nato il 17 settembre 1999.E il discorso deve necessariamente con-testualizzare la società in cui vivono gliadolescenti contemporanei, molti deiquali hanno avuto da madre natura lievitidi talento, che hanno dato fragranza eprofumo a un pane, diventato fruizioneculturale, offerto grazie al loro carisma.Sì! Perché non basta avere delle doti,entusiasmarsi e illudersi di diventare“campioni” di una disciplina, senza ap-plicarsi. È sempre efficace l’immagine:”è inutile essere pozzi, cui non si puòattingere”. Vale a dire che non bastaavere a disposizione, essere dotati di ta-lenti, se non ci si rimbocca le maniche,per far sì che essi siano operanti, chevengano alla luce, che l’acqua vengaportata in superficie e disseti.Non a torto si denuncia spesso la societàe le istituzioni, che fanno ben poco perincentivare una autentica meritocrazia.Non sorprende più infatti che a occuparecompetenze di prestigio, siano spessopersone mediocri, per lo più “raccoman-dati”, senza merito e competenza.Ci aiuta in questa analisi Noreena Hertz(vedi CORINNA DE CESARE, L’econo-mista dei giovani: la generazione dellasfiducia, in “Corriere della Sera-La Let-tura”19 giugno 2016, p.47), la nota eco-nomista britannica, oggi quarantottenne,talento precoce, laureata a 19 anni inEconomia e Filosofia. La Hertz è passatadi recente a occuparsi di un tema, da cui i suoi colleghi, nella stra-grande maggioranza dei casi, si tengonoalla larga: i giovani. Essi, per ora sono vi-sti solo come consumatori importantiper le multinazionali, quindi da usare efar consumare.Eppure tra essi, ci sono quelli che, mal-grado difficoltà e indifferenza, vogliono eottengono il controllo della propria vita,del proprio destino, come fanno oggitanti ragazzi dai 14 a 20 anni: una gene-razione che sta raggiungendo la mag-giore età con l’Iphone e Facebook e cheè cresciuta contemporaneamente con lostress dell’estremismo islamico e l’incu-bo-austerità.Fra le altre cose la Hertz afferma che leansie di questi ragazzi vanno orami benoltre quelle tipiche degli adolescenti: adesempio, l’86% è preoccupato dall’ideadi non trovare un posto di lavoro e il 77%teme che dovrà ricorrere ai debiti per ini-ziare un’attività. Timori di cui i governisembrano non accorgersi. “Qualsiasi po-litico che non ha a cuore il futuro del pro-prio Paese e solo il tornaconto elettorale,dovrebbe occuparsi dei ragazzi- aggiun-

ge la Hertz- perché è fin troppofacile ottenere consenso eletto-rale occupandosi delle vecchiegenerazioni, ma è una visionemiope. E che non porta ad au-mentare la fiducia nelle istituzio-ni”. I ragazzi con talento hannosolo bisogno di un’occasioneper mostrarlo e oggi un solo gio-vane su dieci pensa che le auto-rità istituzionali facciano nei loroconfronti le cose giuste.E parlando di musica classica,non mancano tra i più giovaninobili passioni, alimentate emesse a disposizioni della co-munità.San Felice Circeo coltiva nel suo habitatculturale una eredità musicale, che vieneda lontano e che sa offrire anche oggiautentica sensibilità e servizio di valorimusicali, concretizzati in quella BandaMusicale Cittadina, fiore all’occhiello diuna comunità, che sa garantire levesempre nuove a una istituzione meritoria,che ha nel giovane maestro Luana Pe-trucci - figlia del compianto maestroMauro - la degna erede.Riccardo Di Prospero vive in questocontesto culturale, senza peraltro tra-scurare i severi studi al liceo classico. Ma l’incontro con la musica, certamentemonitorato dalla sensibilità dei genitori,inizia già quando Riccardo ha cinque an-ni, e ha l’opportunità di avviarsi alla di-sciplina del pianoforte. E’ verso i diecianni l’incontro importante, con LuanaPetrucci, che lo indirizza allo studio del-l’organo e del Flauto Traverso. Tuttoquesto a rimarcare il prezioso contestoculturale, che ha offerto a Riccardo la fa-miliarità, l’affetto e la competenza dimaestri del posto.È la premessa, che lo vede poi ammes-so al Conservatorio Musicale “OttorinoRespighi” di Latina, al corso di FlautoTraverso con il maestro Maurizio Bi-gnardelli. Nei primi due anni di studio sidiploma con lode nelle materie musicalidi base e nel 2015 viene ammesso alcorso di composizione musicale e du-rante l’anno diventa flautista nella classedi Accompagnamento Pianistico delConservatorio. Nell’autunno 2015 vieneselezionato come Primo Flauto nell’Or-chestra “I Giovani Filarmonici Pontini diLatina”, prendendo parte a vari concertie fra questi quello per l’AereonauticaMilitare a Latina e sul territorio. Ha suo-nato nell’orchestra del St. Luis Collegeof Music come primo flauto e ottavinonell’auditorium Parco della Musica aRoma, concerto che ha riscosso note-vole successo, vista la prestigiositàdell’accademia. Un riconoscimento diprestigio Riccardo Di Prospero lo con-segue il 30 maggio 2016 con il primopremio nella categoria “fiati” al Primo

Concorso Nazionale Città di Latina perGiovani Musicisti.Non è superfluo rimarcare che questi im-pegni non impediscono a Riccardo diessere flautista nella Banda MusicaleCittadina di San Felice Circeo e di prodi-garsi nell’animazione liturgica in SantaMaria degli Angeli e San Felice Martire,personalmente con l’organo, e nel diri-gere il coro dei piccoli cantori, che sem-pre meglio danno prova della loro bravuracol giusto orgoglio dei loro genitori, chehanno compreso alla perfezione che unacomunità si impreziosisce non al motto“che fate”, ma all’impegno “che fac-ciamo”. E su tutto questo un elogio mi-rato va al giovane Riccardo Di Prospero,un talento in continua crescita, che nonsoffre le vertigini del “folle volo di Icaro”,precipitato a terra, illuso di volare con alidi cera, sciolte al calore del sole, maconsapevole di porre le sue capacità aservizio della comunità.Ci sia permessa una considerazione -constatazione conclusiva, che facciamonostra, estraendola da giornali e riviste,che tutti abbiamo a disposizione, come ilsettimanale “Sette” del 17 giugno 2016.Scrivendo sull’argomento musica e deisuoi talenti bistrattati, Gianluigi Melesiauspica aiuti pubblici e privati per soste-nere le giovani promesse. A lui rispondel’opinionista Beppe Severgnini: ”E’ vero:l’Italia non fa abbastanza per i musici-sti…/In Belgio ad es./… previo giudiziodi una commissione, onde evitare l’as-salto di strimpellatori e mitomani, vengo-no assicurati tot impegni nelle scuole, inmodo da garantire un reddito minimo.Che idea pulita ed efficace. Troppo, te-mo, per l’immenso U.C.A.S. (UfficioComplicazioni Affari Semplici), che inItalia non prende mai un giorno di ripo-so”.Sì! Anche perché questi fondi sono per-malosa riserva - anche se appartenentea tutta la comunità - che il potere diturno distribuisce a chi vuole, mentre ilbuon Padre Eterno fa piovere sul campodel buono e del cattivo, senza preferen-ze… ■

Un giovane meritevole di San Felice Circeo

Talento musicale emergente

Riccardo Di Prosperodi don Carlo Rinaldi

Riccardo Di Prospero

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È un contratto agrario inuso nel medioevo, checonsisteva nella con-

cessione di una terra dietropagamento di un fitto. Il dirittoc.d. Domino utile, col tempodivenne alienabile. Il livello, valea dire, il documento che incar-tava il contratto nel quale eranoprevisti e specificati gli obblighigravanti sul livellario, o preca-rio, figura appartenente al dirit-to intermedio, traeva vita dauna stipulazione in forza dellaquale un bene immobile, per lopiù un fondo, veniva concessoper un certo termine verso il corrispettivodi un canone livellario, detto anche cen-so.Alla scadenza prevista per il contratto,era rinnovabile, in esito al versamento diun ulteriore canone livellario. Il livello ve-niva stipulato tra il proprietario (spessoun nobile, un monastero, una chiesa) e illivellario. Il livello rimase in uso fino agliinizi dell'800, mentre la forma di contrattovigente più rispondente alle caratteristi-che sopra richiamate è l'enfiteusi disci-plinato dall'art. 958 c.c.L'enfiteusi è un diritto perpetuo o, se èprevisto un termine, ha durata non infe-riore a venti anni. Non è suscettibile disubenfiteusi, ha per oggetto tradizional-mente fondi rustici. L'enfiteusi si estendeanche ai fabbricati edificati su terrenigravati da canone enfiteutico, ossia tuttociò che è costruito su terrenogravato da canone enfiteuti-co, che diviene gravato dalcanone anch'esso per acces-sione.Sul fondo l'enfiteuta ha lastessa facoltà di godimentoche spetta a un proprietarioma con due obblighi specifici,di corrispondere al nudo pro-prietario, concedente, un ca-none periodico, somma di de-naro, ovvero una quantità fis-sa di prodotti naturali, per lacui determinazione l'autono-mia delle parti è vincolata dai criteri pre-visti dalla legge in materia e dalla tipolo-gia dell’enfiteusi: quella sul fondo agri-colo e quella sul fondo edificabile.Con rogito datato 22 aprile 1881 il sig.Giacchetti acquistava dal Demanio Na-zionale il tenimento in San Felice Circeo,costituito, fra l'altro, da venti fabbricatinel paese, parte enfiteutici e parte liberi;successivamente il sig. Giacchetti ven-deva tale proprietà al sig. Zeffiro Rossel-lini con rogito notaio Delfini in data 12giugno 1892 e il medesimo lo rivendevaal sig. Adamo Argelli con altro rogito Del-fini in data 12 giugno 1893, infine il sig.Aguet James acquistava la sovra indicataproprietà dal detto sig. Argelli con rogito,

pure Delfini del 29 aprile 1898.In data 15 marzo 1932 dece-deva il sig. Aguet James e ildiritto del concedente sugliimmobili, si trasferiva iure suc-cesionis al sig. Luigi Aguet,giusta dichiarazione di suc-cessione n. 40-43-48 registra-ta a Terracina il 15 novembre1932.In data 20 giugno 1955 dece-deva il sig. Luigi Aguet del fuJames Aguet, al quale succe-devano per via legittima e te-stamentaria il figlioJames Gustave

Charles Gabriel Aguet e la fi-glia Elena Aguet.In data 27 dicembre 1988 de-cedeva a Morges, Svizzera, ilsig. James Gustave CharlesGabriel Aguet, lasciando qualipropri eredi la figlia GabriellaCristina Germana e il figlioSerge Aguet giuste dichiara-zioni di successione registratea Roma in data 1 marzo 2013.In data 8 novembre 1999 de-cedeva a Roma la signora Ele-na Aguet, vedova di AlbertoCarlo Blanc, lasciando quali proprie eredile figlie Maria Cristina, Anna, Estella eVera Blanc, giusta dichiarazione di suc-cessione registrata in Roma in data 5maggio 2000.In dette successioni ereditarie, tra gli

altri, sono stati trasferiti dirittidel proprietario concedentil'enfiteusi perpetua su im-mobili insistenti su un'ampiaestensione territoriale rica-dente nel catasto dei terrenie fabbricati di San FeliceCirceo fogli nn. 2, 3, 4, 5, 6,7, 8, 38 e M.U., afferenti siaa immobili urbani e quindi afabbricati, sia a immobili ru-stici e quindi a terreni, inparte agricoli e in parte edi-ficati da terzi, posti nel c.d.Centro storico nonché nel

territorio collinare e a valle.Con scrittura privata autenticata nelle fir-me del Notaio Elio Bergamo di Roma indata 21 marzo 2013 rep. n. 6822/3394,registrata a "Roma 2" il 26 marzo 2013 alnumero 7820, serie 1T e trascritta a La-tina il 28 marzo 2013, al numero 6737del registro generale e al numero 4680del registro particolare, la Eredi AguetSocietà a Responsabilità Limitata, e i si-gnori Aguet Gabriella Cristina Germanae Aguet Serge Alfred Louis stipulavanoun contratto preliminare mediante il qualei signori Aguet Gabriella Cristina Germa-na e Aguet Serge Alfred Louis promette-vano di vendere alla Eredi Società Agueta responsabilità limitata il 50% dei diritti

del proprietario concedente l'enfiteusiperpetua su immobili insistenti su un'am-pia estensione territoriale ricadente nelCatasto dei Terreni e dei Fabbricati diSan Felice Circeo fogli nn. 2, 3, 4, 5, 6, 7,8, 38 e M.U., afferenti sia a immobili ur-bani e quindi a fabbricati sia a immobilirustici e quindi a terreni, in parte agricolie in parte edificati da terzi.Quindi occorre ritornare a esaminare l'i-stituto giuridico dell'enfiteusi disciplinatodall'art. 957 del codice civile. Il diritto dell'enfiteusi consiste nel dirittodi godere di un fondo altrui con l'obbligo

di migliorarlo e di pagare uncanone periodico. E' un con-tratto a effetti reali, deve risul-tare da atto scritto e deve es-ser trascritto. Seguendo lenorme contenute nel codicecivile, il livellario o l'enfiteuta ècolui al quale spetta il godi-mento di un fondo che perònon gli appartiene, in quantola concessione o assegnazio-ne fatta, non costituisce unaacquisizione automatica dellaproprietà. Questa resta sem-pre in capo al concedente,fino a quanto non si esercita

da parte del livellario il diritto di affranca-zione. In questo senso si è sempre orien-tata la Cassazione, la quale sostiene chel'omesso pagamento del canone perqualsiasi tempo protratto, non giova amutare il titolo del possesso. Non si pre-senta come obbligo del concedente, mauna sua mera facoltà e quindi il fatto dinon esercitarla non pregiudica il suo di-ritto sul fondo.Ci si chiede a questo punto se è possibileusucapire il fondo gravato da enfiteusi.Il diritto dell'usucapione disciplinato dagliartt. 1158 e ss c.c. consente di acquista-re, a titolo originario, la proprietà o un al-tro diritto reale di godimento su un benemobile oppure immobile in virtù del pos-sesso del bene medesimo protratto neltempo. A seconda che si tratti di beneimmobile o mobile e che vi sia o no l'e-sistenza di un titolo idoneo all'acquistodel diritto reale, è necessario un periododi tempo diverso per il perfezionarsi del-l'usucapione. Per quanto riguarda i beniimmobili acquistati in buona fede con ti-tolo idoneo a trasferire la proprietà, oc-corrono dieci anni di possesso “uti do-minus”, mentre per quelli acquistati inbuona fede senza titolo idoneo, è neces-sario che siano trascorsi 20 anni. L'isti-tuto risponde all'esigenza di rendere cer-ta la proprietà dei beni e comporta ilconformarsi del diritto allo stato di fattoesistente purché, s'intende, non sussistacontestazione o opposizione da partedel proprietario originario del bene: pro-

Un istituto medioevale

Un diritto perpetuo avuto in successione dagli eredi del barone James Aguet

Il “livello”di Massimiliano Mastracci*

Attualità

Luigi Aguet

Carlo Alberto Blanc

James Aguet

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 10

Archeologia

(Contenuti estratti dal volume di prossimapubblicazione D. Ronchi, La colonia diCirceii, ETS edizioni, Pisa 2016)

P ubblichiamo in un periodico divul-gativo una porzione di storia deglistudi, pur semplificandola rispetto

a quella che costituisce un capitolo delvolume di prossima uscita per due motivi:in primo luogo per dare conto di un tipodi mestiere, quello dell’archeologo, moltospesso difficile da inquadrare, e in se-conda istanza per dar sprone a un certotipo di studio, accanito, severo, ma maiprono alle leggi del “leggi, ripeti, compi-la”. Sul mestiere dell’archeologo sono stativersati litri di inchiostro autorevole daparte di stimati e cari maestri, risparmieròquindi il mio che sarebbe una copiasbiadita. In merito all’approccio alla ri-cerca, invece, qualche parola sento diaverla, non pretendo sia l’ultima o la piùvera, piuttosto una dichiarazione relativaa un’impostazione di metodo, credoestendibile non solo alla mia disciplina.Reputo opportuno dire che, ferma re-stando la necessità di una solida cono-scenza delle teorie invalse, queste deb-bano considerarsi, specie le più antiche,radicate e correnti, una buona base dipartenza per nuove avventure. Leggendotesti e ricerche di alto profilo, la scoperta,mi è capitato di osservare, si nascondespesso dietro questa banalissima do-manda, ovvero: “quali sono le fonda-menta di questa affermazione?”. Si trattadi un procedimento banale ed enorme-mente compilativo, la maggior parte dellevolte destinato a non avere esito dopoaver riempito qualche decina di quadernidi appunti, altre volte invece, stratificatasotto una densa coltre di note a piè dipagina si nasconde la possibilità. Questofenomeno, per il quale ipotesi degli inizidel secolo nel corso del tempo si trasfor-mino in fatti, è uno dei miei oggetti distudio preferiti.Parafrasando Newton, se è assoluta-mente vero che se si riesce a vedere piùlontano di altri è perché si sta sulle spalledi giganti, va aggiunto che arrampicarsisu quelle spalle è una gran scarpinata eche, una volta arrivati, non è detto che lavista corrisponda con quello che ti ave-vano raccontato. Insomma, buona scar-pinata a tutti, a me per primo.In questo piccolo contributo non daremoconto dei nuovi dati che usciranno in au-tunno, ma, come accennato, delle posi-zioni espresse da altri in merito al per-corso della Via Severiana.Le proposte ricostruttive in merito all’ar-gomento, schematicamente, possonoessere ricondotte a tre posizioni generali,escludendo quella di Ashby (ASHBY1905, pp. 165 – 167) difficilmente soste-nibile necessitando uno spostamento di

Ad Turres Albas prima di Clostris,queste tre posizioni si trovano neilavori di Lugli, di Brandizzi Vitucci edi Westphal. La posizione espressa da Lugli (LU-GLI 1929, cc. 43 – 44) viene deter-minata principalmente da due scelteinterpretative: quella di voler indivi-duare un passaggio esclusivamentecostiero per la Via Severiana, e, so-prattutto, quella di voler posizionarela statio di Clostris a Nord dell’areadi Fogliano. Tali scelte impongono all’insignestudioso di porre la statio di Ad Tur-res Albas presso la foce del RioMartino, quella di Circeios a TorrePaola e quella di Ad Turres pressoTorre Vittoria.Questa ricostruzione presenta due pro-blematiche principali: 1) questa teoriafunziona solo invertendo le distanze traAnzio e Astura con quelle tra Clostris eAd Turres Albas 2) risulta incompatibilecon quanto riferito da Plinio (Plin. Nat.Hist. III, 57) in merito alla posizione diClostris – Clostra Romana, dopo il RioMartino / Nymphaeus. Risulta quindi evi-dente come questa ipotesi ricostruttiva,si regga sull’assunzione di un errorenella Tabula Peutingeriana e sul rifiuto diquanto scritto da Plinio, quindi in ultimaanalisi su una forzatura delle fonti. Le conclusioni della Brandizzi Vitucci(BRANDIZZI VITUCCI 1998, pp. 950 –962) prendono le mosse da alcune con-siderazioni la cui coerenza può esserefortemente messa in discussione. In par-ticolare, in merito alla ricostruzione dellaposizione delle stationes sulla via Seve-riana per il tratto di Nostro interesse,vanno segnalate alcune posizioni dellastudiosa assolutamente non condivisibili,con particolare riferimento all’esegesi einterpretazione delle fonti e dei dati dis-ponibili. Una prima considerazione singolare spin-ge la studiosa a ipotizzare che la Clostrismenzionata dalla Tabula Peutingeriana eClostra Romana di Plinio non siano lostesso posto, ma che anzi, da quello chelei chiama Clostra, con tre miglia, si rag-giungono gli archi di S. Donato, dove lastudiosa localizza Ad Turres Albas.Da questo punto, un percorso con “an-damento mediano tra la costa e la viaAppia”, raggiunge la loc. Piscina degliStipiti, che l’autrice interpreta come Cir-ceios. Da qui, con quattro miglia la studiosagiunge in loc. La Mola, posizionando quila statio di Ad Turres.A questa lettura, come accennato, pos-sono essere mosse sia critiche puntualiin merito all’uso delle fonti, che generalirelative al metodo adoperato per inte-grarle.La prima affermazione difficilmente so-

stenibile è quella che sdoppia Clostris eClostra Romana: Plinio ricorda ClostraRomana dopo il “Nymphaeus - Rio Mar-tino” e prima di Circeii. Nulla di quantoproposto dalla studiosa in relazione allatoponomastica del luogo permette diipotizzare che si tratti realmente di dueluoghi diversi. Va inoltre notato come quello che l’autri-ce chiama “Archi di S. Donato” sia inrealtà un luogo noto come “Passo di S.Donato”. Gli archi di S. Donato, come suggeritoda altri, si trovano effettivamente a Suddel Rio Martino verso la costa.Esiste effettivamente un percorso che at-traversa il guado sul Rio Martino al “Passodi S. Donato” e che ha, come riferiscel’autrice, un “andamento mediano tra lacosta e la via Appia”, non si tratta, però,della Via Severiana, ma della strada che sidiparte dalla via Appia e che abbiamo vi-sto essere chiamata nella cartografia sto-rica “Stradello de Pesciaroli” e sulla cuiimportanza ci siamo già espressi.Da questo errore, ovvero dalla sovrap-posizione di un nome, Severiana, a unaltro percorso, deriva la fallacia di tutto ilresto dell’interpretazione.Calcolando dodici miglia dal punto del“Passo di S. Donato”, Brandizzi Vitucciarriva alla loc. “Piscina degli Stipiti”, allaquale anche lei trova qualche difficoltàad associare il toponimo Circeios. Procedendo poi per quatto miglia si arri-va a una zona cui è associato il toponimodella “Mola”, per giustificare il posiziona-mento in questa zona della statio di AdTurres Brandizzi Vitucci è costretta a for-zare una lettura di un passo di Strabone(Strabo. V, 6), il quale dice esclusivamen-te che il Circeo si trova a 290 stadi daAnzio, facendo riferimento al Promonto-rio, ma non a un centro specifico. Risulta evidente come le posizioniespresse da Brandizzi Vitucci vadanoconsiderate estremamente marginali allafine di chiarire il posizionamento delle

L’approccio alla ricerca

Tre posizioni sul percorso

Due chiacchere in merito alla Via Severiana: status quaestionisdi Diego Ronchi

1693 Ameti

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IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11

Territorio

L e elezioni amministrative a Sabau-dia si terranno tra un anno circa,ma la campagna elettorale è già

iniziata e il nome di molti possibili candi-dati è già noto. Da un punto di vista, que-sto anticipato entusiasmo a parteciparealla competizione dovrebbe essere con-siderato un segnale positivo, frutto deldesiderio di dare il proprio contributo amigliorare l’amministrazione della città.Dall’altro, il moltiplicarsi degli aspiranti èla dimostrazione lampante della divisionesociale e della frammentazione personaleche, in parte, rappresenta uno dei grandiproblemi di Sabaudia. Quasi tutti i candidati correranno sup-portati da una o più liste civiche; i simbolidei partiti tradizionali non hanno ormaialcun “appeal” sull’elettorato e, anzi, ri-schiano di avere un effetto respingente.E’ sufficiente vedere cosa è successo aLatina, con il movimento che ha fattoeleggere sindaco Damiano Colletta, uncardiochirurgo. Interessante, quindi, ècapire la funzione e l’origine di queste li-ste “civiche” e se sono da ritenere unapossibile soluzione anche per Sabaudia.La distinzione tra un partito politico e unalista civica non è contenuta nella Costitu-zione, che all’art. 49 permette a ogni cit-tadino di “associarsi liberamente in partitiper concorrere con metodo democraticoa determinare la po-litica nazionale”. Sitratta, piuttosto, diuna differenza em-pirica, basata su al-cune caratteristichepredominanti. Inprimo luogo, una li-sta civica nasce, dinorma, con una si-gnificativa velocitàdi aggregazione,ossia non è finaliz-zata a durare nel tempo, ma piuttosto aconcorrere a una specifica competizioneelettorale. Presenta una logistica internadi tipo orizzontale e non verticistica, conmetodologie di progettazione politica fon-date sulla partecipazione, quindi sul con-fronto, sul dibattito e sulla condivisionedi obiettivi comuni e di scopi tangibili daperseguire. Questo a differenza dei partititradizionali, che sono invece strutturestabili (almeno sulla carta), verticistiche,costruite e disciplinate da regole interneche consentono il ricambio della classedirigente e la prosecuzione della loro fun-zione nel tempo. In secondo luogo, leliste civiche sono utilizzate principalmentenelle competizioni locali, anche grazieall’entrata in vigore della legge elettoraleche stabilisce l’elezione diretta del sinda-co. In tal senso, spesso i candidatisindaci – soprattutto se in carica - hannoutilizzato la loro capacità di attrazionepromuovendo “liste personali”. Spesso

le liste civiche sono state sfruttate daicandidati per marcare le distanze daipartititi nazionali, rivendicando la propriaautonomia personale legata al territorio.Come terza caratteristica, le liste civichesi differenziano per la presenza in lista disoggetti provenienti dalla società civile,ovvero di personaggi noti o stimati nel-l’ambito locale, che non si siano in pre-cedenza impegnati nell’attività politica. Ipartiti politici tradizionali, viceversa, sele-zionano la classe dirigente attraverso lamilitanza, prima a livello locale e poi a li-vello nazionale, e lo svolgimento di com-piti di responsabilità politica via via cre-scente. Appare chiaro che nel contesto storicoattuale, dove la politica è consideratainefficace e delegittimata, le liste civichesono certamente il segnale di una disaf-fezione generale, ma acquistano spessoanche il significato politico di una riven-dicazione di autogoverno; come se i cit-tadini – spinti da entusiasmo o da dispe-razione - fossero costretti a un volonta-riato civico, all’impegno diretto per farfronte al degrado delle città e della loroqualità della vita. In tal senso, come ipartiti di rilievo nazionale appaiono inca-paci di trovare soluzioni, scaricando tuttoil peso delle proprie scelte inefficientisulle realtà locali, allo stesso tempo, la

politica prova a ri-nascere proprio dadove è nata, ossiadalle polis, dalle cit-tà e dalle comunitàperiferiche.Esaurita la brevepremessa, è inte-ressante applicarequesta analisi allarealtà di Sabaudia,per verificare se leliste civiche che in-

tendono presentarsi rispecchiano - al-meno a livello preliminare - le caratteristi-che delineate a livello generale. Come abbiamo visto, una lista civica sipropone di realizzare un programma chemira ad affrontare e risolvere problemiprettamente “locali”. Questo aspetto ri-chiede un periodo di dialogo con la citta-dinanza, finalizzato a raccoglierne leistanze, esige una grande conoscenzadelle criticità e una competenza specificaper risolverle. L’esperienza di Latina BeneComune insegna proprio questo; non siè trattata di una lista civica formatasi apochi mesi dalle elezioni, bensì di un mo-vimento di opinione iniziato anni prima,che ha posato le basi sull’esperienza diassociazioni che avevano già svolto unagrande attività di ascolto delle istanze lo-cali. Diffidiamo, quindi, delle liste civicheche dietro al nome non hanno un cammi-no già percorso.Una lista civica dovrebbe rappresentare

le istanze della comunità, in misura mag-giore rispetto a quello che potrebbe fareun partito politico di matrice nazionale; inconsiderazione di ciò, l’organizzazionedella lista, la scelta dei candidati, le deci-sioni rilevanti, dovrebbero essere oggettodi una democrazia orizzontale, senzapersonalismi o liderismi. Questo dovreb-be essere il motto: prima il programma,poi le persone. Se diversamente fosse,nascerebbe autonomamente il dubbioche le liste civiche siano solo lo strumen-to, utilizzato da qualche furbo, per co-struirsi in fretta un proprio successo elet-torale. Se una porzione della cittadinanzaintende presentare una lista civica, ilcandidato sindaco dovrebbe essere scel-to sulla base di primarie, solo dopo averdefinito un programma di governo condi-viso. Inoltre, la costituzione di una listadovrebbe essere libera da ambizioni per-sonali o da appetiti elettorali del singolo.Diffidiamo, quindi, anche delle liste civi-che che si creano velocemente dietro aun nome, o a un personaggio pubblico(almeno a livello locale), senza un mec-canismo di selezione partecipata. In terzo luogo, proprio in considerazionedel fatto che la caratteristica principaledelle liste civiche è rappresentata dal vo-lontariato civico, finalizzato a risolvereproblemi locali, appare abnorme che unarealtà di ventimila elettori, possa espri-mere un numero così elevato di liste civi-che. Come detto in principio, questo te-stimonierebbe una profonda divisionesociale e la sicura presenza di formazioni“mascherate” da lista civica, ma in realtàportatrici di interessi diversi e non virtuosi.Non appare comprensibile, infatti, che lerisposte a istanze locali, di norma estre-mamente pratiche (sicurezza, pulizia, tas-se, politiche turistiche, misure urbanisti-che), possano essere cosi diverse, se adanimarle sia effettivamente l’interesse co-mune. Per tale ragione, è auspicabile unaaggregazione tra le liste civiche vera-mente tali, lasciando quelle fasulle comeunico bersaglio delle critiche sopra espo-ste. L’ultimo tema è strettamente legato alprecedente, e consiste nella selezionedei candidati nelle liste: è del tutto inutilepresentare una lista civica, promotrice dicambiamento e di un nuovo approccioalle problematiche del territorio, nascon-dendo nelle pieghe le stesse personeche, anno dopo anno, si sono succedutenell’amministrazione della città. La sele-zione deve incentivare, viceversa, un ri-cambio generazionale della classe diri-

Le elezioni amministrative a Sabaudiadi Andrea Bazuro

Necessario un ricambio generazionale della classe dirigente

Una scelta civica

Damiano Colletta

Sfiduciato il Sindaco Lucci

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 12

Territorio

A volte si assiste a piccoligiochi di parole dal sapo-re stucchevole. Ciò non-

ostante ho trovato particolar-mente carina la scelta fatta dalCentro Socio Culturale Polivalente delComune di Sabaudia che ha voluto chia-marsi Con-Fusione. È noto che il caos èl’origine di tutto, altrettanto noto è che laconfusione non aiuti per niente nella vita;possiamo però dire che se la confusionenon è lo stato delle cose, ma l’obiettivopilotato di queste il tutto diventa moltopiù interessante. Non v’è, infatti, dubbioche se da un lato oggi abbiamo tanto bi-sogno di preservare la nostra identità, daun altro dobbiamo trovare la forza e perconfrontarci, per mischiarci, per cono-scerci, per creare una fusione di noi conl’altro da noi.Presso il Centro Con-Fusione di Sabau-dia la Ninfea Cooperativa (che ormai dal1986 meritoriamente opera sul nostroterritorio) gestisce un progetto molto in-teressate che il Parco del Circeo sostienein modo indiretto tramite la promozionedegli eventi estivi. Un’esperienza di valo-re sotto molti aspetti, il progetto in sédella Ninfea Cooperativa, il tipo di contri-buto libero che i cittadini danno parteci-pando agli eventi estivi del parco che so-no gratuiti, il volontariato della Pro-Locodi Sabaudia (coadiuvato economicamen-te dal Parco del Circeo, dal Comune diSabaudia e da oltre 50 sostenitori) cherealizza uno degli eventi culturali più in-teressanti del Lazio qual è il Parco e laCommedia su cui poi s’innestano con-certi e presentazioni di libri. Un cerchiovirtuoso che dunque si chiude, che partedalla società (i volontari della Pro-Loco)e ritorna alla società (il lavoro della Co-operativa, sostenuta anche dalle dona-zioni dei cittadini, che lavora con i giovanirealizzando un’importante azione di pre-venzione sociale).La Ninfea Cooperativa dichiara di occu-parsi “principalmente di organizzare eventiper il tempo libero dei ragazzi in età ado-lescenziale”, presso il Centro Con-Fusioneha dunque realizzato uno “Spazio Giovani”

dove molti ragazzi possanotrovare “sostegno alla lorotransizione identitaria”. Al dilà delle parole dall’eccessivosapore psico-sociologico, le

proposte per i ragazzi vogliono creareun’aggregazione tra loro che prevengaquello che i giornali (e non solo) chiamano“disagio giovanile”. Ecco dunque che i ra-gazzi diventano protagonisti di un cinefo-rum, dalla scelta dei film alla proposizionedegli stessi; ecco i corsi di fotografia,certo elementari ma sufficienti per realiz-zare laboratori fotografici e “uscite foto-grafiche” dove mettere in pratica quantoappreso; ecco quelli che in gergo vengonochiamati “laboratori espressivi” dove sicerca di far venir fuori quella vena artisticache piccola o grande che sia ciascuno hain sé; e ancora tornei di giochi (dove ilgioco torna a essere modo di stare assie-me e conoscersi) oltre gite e visite culturaliper conoscere meglio il territorio dove sivive. Ci piace pensare che questa bella espe-rienza non sia solo del gruppo di opera-tori della Ninfea Cooperativa, ma sia diun’intera comunità che si riconosce nellavoro di questi operatori. Alla fine il mo-do migliore per riconoscersi in una cosaè sostenerla, farla propria. Da qui l’ideadi Gennaro Di Leva Presidente dalla Pro-Loco di Sabaudia d’incrociare le cosechiedendo una piccolissima “restituzio-ne” agli spettatori che gratuitamente go-dono degli eventi estivi presso il Parcodel Circeo. Nulla di obbligatorio, ovvio,ma certamente anche un piccolissimoeuro versato in una cassetta trasparente(non a caso trasparente!) aiuta e rendepartecipi di un obiettivo sociale. Consi-derando che i partecipanti agli eventiestivi al Parco sono diverse migliaia insei settimane, basterebbe davvero po-chissimo per aiutare a fare di più supe-rando la soglia dei più.La realtà pontina ha una bella realtà divolontariato (si pensi ad esempio a quelloche ruota intorno alla protezione civile eche “ci copre le spalle” con un pronto in-tervento antincendio a supporto operati-

vo dei soggetti istituzionali preposti), nonsempre e non tanto queste esperienzesono note. Forse non è neppure nota lapotenziale solidarietà che questo territo-rio esprime e che poi trova concretezzain forme d’integrazione, mai facili, cheperò hanno trovato un livello di proble-maticità inferiore che non in altre zonedel nostro Paese. Forse perché la gentepontina sa bene cosa voglia dire essereespiantati dalle proprie zone, cercarefortuna altrove, vivere della propria fatica. Il Parco Nazionale del Circeo ha eviden-temente altri compiti istituzionali, manessuno può ignorare l’importanza disostenere la solidarietà sociale e il so-stegno della crescita dei giovani. Quandoquesto poi ha la possibilità di avvenire inmodo armonico all’interno di una comu-nità, chi nella comunità vede il presup-posto del proprio compito istituzionaledeve crederci. E il Parco Nazionale delCirceo crede molto nella sua comunità,nel tanto che questa può ancora fare eche è sempre più consapevole dell’im-menso valore del territorio in cui vive.D’altra parte, questo territorio, per le suecaratteristiche, ha dimostrato la capacitàdi far convivere specie di piante e animaliche altrimenti dovrebbero stare lontani:specie appenniniche convivono con spe-cie mediterranee, specie migratrici con-vivono con specie stanziali. Noi uominipossiamo essere da meno di piante eanimali? In altri tempi questa sarebbestata poco più di una battuta, di questitempi invece diventa un monito che vaben oltre la nostra “piccola” meravigliosaterra pontina. ■

* Presidente Ente Parco Nazionale delCirceo

Il Centro Socio Culturale Polivalente del Comune di Sabaudia

Uno Spazio-Giovani per il sostegno alla loro transizione identitaria

Con-Fusione, se diventa un obiettivo può essere interessantedi Gaetano Benedetto*

Centro Socio Culturale Polivalente

formarne i trattati e gli organi decisionalieffettivi. E, davvero “dulcis in fundo”, veniamoall’elezione di Damiano Coletta a Sin-daco di Latina. E’ un fatto sorprendente,un evento importante, da non sottovalu-tare anche a livello nazionale.Innanzitutto perché Damiano Coletta è

proprio una bella persona, un professio-nista serio e impegnato da sempre nel

sociale (e che ho il piacere di conoscereper essere con lui e altri amici comePaolo Marini e Luciano Monti nel Club diLatina). Ma soprattutto perché è allatesta di una lista civica – “Latina BeneComune” - diversa da moltissime altre inquanto apartitica, ma non antipolitica,composta cioè da persone che della po-litica hanno un alto concetto; che non sisono dichiarate vagamente - a differenzadei 5 Stelle! - “antisistema” ma che nelsistema vogliono operare bene; che si fi-nanziano da sole; che vogliono contri-buire a ridurre il divario tra cittadini e po-litica stessa, fattosi enorme dopo ben

due successivi commissariamenti delComune: che è, sempre e ovunque,quello che va fatto quando la politica siintreccia con l’economia... A proposito di cambiamento e di aria nuo-va, nel Consiglio comunale di Latina Colet-ta aveva promesso, e ha poi formalmentemantenuto, che lavoreranno almeno 5 gio-vani consiglieri, la più giovane delle quali,per inciso, non ha ancora 19 anni. Anche queste sono buone notizie. Co-raggio, allora, ragazzi! ■

* Amministratore Delegato Fondazione“Bruno Visentini”

segue dalla pagina 5Territorio di ALESSANDRO PETTI

Renzi, Grillo e Damiano Coletta Sindaco di Latina

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 13

Attualità

O h! Genti tutte che dai cardinalipunti volgete gli sguardi all’oriz-zonte per vedere dalla rosa dei

venti da quale parte soffiano le rafficheche per la loro intensità il mare in burrascaagitano ….. udite, udite ….. oggi è la vi-gilia di un giorno funesto, oggi è ilpreludio di un fatto che rattrista gli animi.A questo mondo le cose belle non sonomai durature perché destinate all’obliocome la moltitudine dei santi senza au-reola, mentre le bruttezze, nel rispettodella norma, costituiscono la mangiatoiadi tutti coloro che dovrebbero e che nonfanno e che perseverano nei loro com-portamenti deplorevoli. Questa è la sintesiche rattrista le umane genti, che purtrop-po nulla … o quasi …. possono fare perarginare gli schifi di chi gestisce e favorireinvece gli avvenimenti che potrebberocostituire il tesoro di una diversa realtà.Gli sforzi sostenuti, l’im-pegno non gratificato,le segnalazioni, i giudizi,i ricordi nonché gli ap-prezzamenti e il rigurgi-to delle ire provocatesaranno a breve sca-denza memorie delpassato, una storia allespalle che rattrista nelrimpianto perché piùnon sarà. Che cosa di così im-portante si prospetta?Quale l’avvenimentoche dalle persone avidedi notizie in un mondosenza conoscenze è ri-tenuto funereo e chenel tempo la passionematurata tradurrà a bre-ve scadenza in nostal-gia? Questa la realtà:

Il giornale “Centro Storico“ dopo il prossimonumero cesserà la pubblicazione

Si! È vero…. questa la realtà romanzescache da segnalazioni inoppugnabili non èsoggetta a ripensamenti ... pertanto l’u-nica strada è di esprimere rammaricocongiuntamente a un bilancio che investee pone in evidenza una dovuta carrellatasull’operato elargito nel corso degli anni.A questo punto poiché l’affezione matu-rata nel tempo non può innescare la mar-cia indietro è d’uopo esprimere i dovutiossequi alla sua storia che certamentenon può essere cancellata.Il “Centro Storico” è nato nell’agostodell’anno 2003, pertanto a tutto oggi ab-biamo avuto il pregio di leggerlo per piùdi 13 anni e anche se più non ci sarà si-curamente, in connessione al numero,porterà fortuna a tutti quelli che lo hannoapprezzato.

Prima di scendere nei particolari del pre-gio mi sia consentito divagar con la men-te, come esplorazione interiore, per rag-giungere la dimensione del bello delleimmagini come in un sogno che, pur conil potere della magia astratta, con i suoiritmi e le sue immagini ti fanno riviverenel profondo i ricordi, anche se sei diven-tato ormai un orfano dell’editoriale.Con i primi di gennaio del 2017 quando ilfreddo invernale imperverserà, scorgoall’orizzonte del paese natio la distesadel mare orlato da schiuma spumeggian-te che congiuntamente alla nebbia, allapioggia che ti bagna le speranze e lescioglie, al freddo e al gelo nonché allasibilante tramontana che ti agghiaccia ilcuore, la tristezza t’invade e non ti fa piùil cuor lieto sentire perché il “ Centro Sto-rico “ non più sarà. Questo inverno gliuccelli non si udranno più cantare e non

promuoveranno piùsorrisi perché la solitu-dine e l’amarezza rega-leranno soltanto la tri-stezza che spegne losguardo.La sua dipartita coinci-derà anche con il pe-riodo della befana chenel suo sacco non por-terà più l’editoriale dadistribuire, come neglianni precedenti, qualeregalo gradito ai sanfe-liciani, ma soltanto tan-to carbone alla masna-da dei denigratori men-tre a coloro che lo han-no sempre benvoluto larievocazione degli anniche furono.Ricordo che nel primonumero l’articolo di fon-do era così intitolato

“Un giornale al servizio dei cittadini” men-tre quello di testata era dedicato, a trentaanni dalla morte della grande attrice, a“Anna Magnani, al Circeo“ scritto dalfiglio – Luca Magnani – con la precisazio-ne “Vi racconto mia madre“.Ricalcando per 13 anni gli stessi impegni,sia come articoli di fondo sia di perso-naggi storici, con particolare riferimentoai protagonisti locali, il giornale ha trattatodi gestione comunale, più critiche cheelogi, del territorio, di attualità, di critica,di satira, comprese le lettere al Direttore,nonché di storia, interviste, di musica, diturismo, del patrimonio storico, di mani-festazioni, di sport, di oroscopo, di pro-poste, di gastronomia nonché di parerilegali estendendo, recentemente, ancheal contesto del Comune di Sabaudia.La molteplicità degli argomenti trattatipone in evidenza l’interesse e la disponi-bilità di tutti coloro – giornalisti professio-nisti e dilettanti ma con il cuore in mano

– che hanno contribuito con i loro articolialla realizzazione bimestrale del giornaleponendo in evidenza, alla luce delle ini-ziative personali, verità e giudizi che han-no fatto la storia del “giornale” che rimar-rà nei ricordi più significativi della vita diSan Felice Circeo come tutti gli avveni-menti importanti.Il “Centro Storico“ pertanto è un corpovivo. Di carta, sì, ma vivo. Un organismonelle cui vene scorre il sangue, la linfache vaga per il suo corpo spinto da uncuore nascosto tra le viscere del giornaleche ha fatto sempre da cerniera tra ilpaese e i suoi abitanti attraverso il rac-cordo tra la mente, il pensiero e la manoche ha tradotto e divulgato sempre realtàe buon senso.Ma chi sono gli artefici di questa preziosità?A chi rivolgere lo sguardo per i dovuti rin-graziamenti? I personaggi sono soltantodue. Il Dott. Alessandro Cresti e la suagentile consorte Signora Giacinta.L’amico Alessandro, che rappresenta ilcorpo del giornale, ne è stato il DirettoreEditoriale, fondamentale per le sue doti,il quale cura in modo particolare i rapporticon i corrispondenti del giornale oltre allastampa, alla distribuzione e alla colloca-zione, per la divulgazione, nei punti rite-nuti strategici del Comune di San FeliceCirceo.Mentre la Signora Giacinta, donna di ot-time origini e di buona formazione cultu-rale, per 13 anni vissuta sempre nell’om-bra e ora ”finalmente“ viene a galla per lemeritate lodi, è stata correttrice di bozzeprima della stampa e come si dice a Ro-ma … nun se move paja… prima del suoassenso, del suo okay, perché rappre-senta l’anima del periodico.Entrambi i protagonisti pertanto – un cor-po e un’anima – esprimono un binomioche anche nella vita si identifica comeuna coppia d’assi per il legame di unitàd’intenti.A questo punto, come il “Centro Storico“ha elargito ogni bimestre auguri di com-pleanno e di onomastico ovvero di ognialtra ricorrenza ai lettori, anche io esprimoad Alessandro e alla Signora Giacinta,sinceramente, nell’occasione della chiu-sura dei battenti del periodico auguri dilunga, felice e prosperosa vita estesi atutti i loro familiari.Infine un ringraziamento per aver con-sentito con il giornale, quale suo pregio,il fascino delle rimembranze di perso-naggi paesani e suscitato sentimenti disimpatia avvolgenti come un profumoche per anni hanno attirato sempre unaatmosfera speciale e che oggi purtroppoconclude, dopo il prossimo numero, ilsuo iter perché si ritira, chiude i battenti,mette i remi in barca e parte……… pec-cato perché, per me, partire è un po’ mo-rire. ■

Termina una bella e interessante esperienzadi Antonio Ruggeri

Il merito di aver diffuso ricordi notizie idee

Il Centro Storico: “Partire, per me, è un po’ morire”

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 14

Attualità

L e nuove generazioni corrono il ri-schio concreto di un peggiora-mento delle condizioni di vita ri-

spetto a chi le ha precedute. La crisieconomica degli ultimi anni, infatti, haportato alla luce la significativa fratturaesistente in Europa tra coloro che hannobeneficiato dell’incremento della ricchez-za, dei consumi e di standard elevati disicurezza sociale e gli outsiders, i quali sitrovano a confrontarsi con un mercatodel lavoro senza strumenti economiciadeguati. Una rottura sociale che rischiadi lasciare una cicatrice profonda nonsolo dal punto di vista del divario territo-riale (Nord-Sud; Centro-Periferia), ma an-che sul piano generazionale. In questa seconda prospettiva, il con-cetto di divario si traduce nel crescentegap che separa le nuove generazioni, iMillennians, senza lavoro e sottoccupate,dai baby boomers, nati tra il 1946 e il1960, i quali hanno beneficato (e ancorabeneficiano) del precedente sviluppoeconomico. Una frattura che si concre-tizza in due sfide intergenerazionali: daun lato, nel costo e negli sforzi che iprimi dovranno sostenere per recuperareil ritardo accumulato e il terreno perduto;dall’altro, nel potenziale rischio di non ri-uscire a cogliere in tempo le opportunitàche la vita offre. Un divario che finisceper tradursi in una crescente esclusionesociale dei giovani dalla collettività. L’elevata disoccupazione giovanile, ilcrescente numero dei NEET (i giovaniche non studiano, non lavorano e nonfanno formazione professionale) e ladifficoltà di accesso all’impiego, infatti,incide non solo in termini puramenteeconomici, ma anche sul piano del be-nessere individuale e collettivo. Nel pri-mo caso il rischio concreto è quello dirimanere intrappolati in una inattività dilungo periodo, in uno status di demoti-vazione cronica e di progressivo isola-mento. Nel secondo caso, invece, sitraduce in uno spreco di risorse umanepotenzialmente produttive e nella tra-sformazione dei Millennians in una ge-nerazione perduta e incapace di com-petere con le generazioni successive.

Negli ultimi anniè così emersa lanecessità diidentificare deimodelli che po-tessero misurareconcretamenteil constante ri-tardo nel qualevivono i giovanichiamati a rea-lizzare le loroaspettative e,una volta con-cluso il loro ciclodi istruzione, adaccedere nel mercato del lavoro. Traquesti, il Club di Latina, in collaborazionecon la Fondazione Bruno Visentini, hamesso a punto un indice sintetico, il GDI(Generational Divide Index), frutto dell’e-same di ventisette indicatori, elaboratida dati provenienti da fonti istituzionali emisurabili annualmente, e basato propriosul concetto di generational divide. Il punto di partenza della ricerca, presen-tata nella sua prima fase nel novembre2014 al Castello Caetani di Sermoneta, èstato quello di analizzare gli ostacoli chesi frappongono a una piena realizzazionedei progetti di vita delle attuali giovanigenerazioni. Ostacoli che risultano esseresignificativamente aumentati rispetto aquelli che dovevano superare i babyboomers. Questo indicatore trae spuntodalle precedenti esperienze maturate ne-gli ultimi anni in Inghilterra, con l’introdu-zione dell’Intergenerational Fairness In-dex (IF) (indice di equità intergenerazio-nale) e dalle rilevazioni dello Youth Deve-lopment Index (YDI) (indice di sviluppogiovanile), elaborato dal CommonwealthYouth Programme (CYP) in collaborazio-ne con l’Institute for Economics andPeace (EIP). Ne è sortita una batteria di indicatorimolto articolata che, a differenza dell’IFe dell’YDI, non è finalizzata alla compa-razione tra Paesi, bensì alla misurazionedel contesto nazionale di riferimento edelle realtà locali. L’obiettivo dell’indicedi divario generazionale, infatti, è proprio

quello di verificare in concreto la soste-nibilità intergenerazionale di un’azione diriforma o di un intervento specifico, cosìda valutarne l’effettivo impatto in terminidivario generazionale. L’applicazione di questo nuovo indicatoredimostra come, fatto cento il 2014, nel2015 si è arrivati a 152. Mentre la proie-zione al 2020 è di 181. In altri terminiquesto significa, a voler fare un esempio,che se nel 2004 un giovane di 22 anniaveva una ragionevole speranza di ve-dere concretizzate le sue aspettative ba-siche (un’occupazione, una famiglia euna abitazione in proprio) dieci anni do-po, al compimento del 32 anno di età;nel 2020 l’allora 22enne dovrà attendereil 40° anno! Questi primi risultati su scalanazionale e internazionale devono rap-presentare soltanto il punto di partenzadi una riflessione culturale, sociale edeconomica più ampia, in grado di offrirenuove soluzioni sistemiche che restitui-scano ai giovani quella speranza verso ilfuturo a oggi sottratta. È proprio a questi ulteriori sviluppi “so-stenibili” del progetto che sta lavorandola Fondazione Bruno Visentini, facendoneoggetto della propria ricerca annuale peril 2016. ■

* Docente di Politiche dell’Unione Euro-pea presso l’Università Luiss e membrodel Comitato Direttivo della FondazioneBruno Visentini

I Millennians e i baby boomers

Una sfida per il futuro del Paese

di Luciano Monti*

Il divario generazionale

sciuti in pochissimi anni. La terra dei fuo-chi non è certamente l’unico luogo in cuisono stati interrati rifiuti tossici. Nonpossiamo escludere che nel frusinate enel cassinate ci sia stato sversamento il-legale. Nel sud del Lazio c’è la quintamafia ovvero la mafia che si fa sistema

dividendosi operativamente il territorio enon litigando per la supremazia. Questogarantisce un rapporto stretto tra i varisoggetti criminali”.

Non ha paura sindaco?“No perché dove c’è mafia non c’è ric-chezza e io devo combattere affinché iltema mafia entri nell’agenda della politicanazionale. Noi da soli, senza l’aiuto delleIstituzioni, noi sindaci senza l’aiuto dellaRegione ad esempio, potremo fare benpoco.”Tra poco si voterà di nuovo e Arturo

Gnesi teme per la campagna elettorale.Qualcuno dice che queste indagini rovi-nano il buon nome della città. Viene dafare un paragone con Vassallo il sindacopescatore ucciso dalla criminalità orga-nizzata e chiedo nuovamente a Gnesicosa è che lo tiene vivo a combattere suun tema così difficile e che cosa opponealla naturale paura.”La risposta è un sorriso ironico: “scher-zando con mia moglie - afferma – le dicoche se avessi un incidente stradale devesapere che non è accaduto per mia col-pa”. ■

segue dalla pagina 4Territorio di ANNA SCALFATI

Mafia: “Bisogna avere il coraggio diguardare le connessioni, le cose mai dette”

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 15

Territorio

A Sabaudia negli anni ’50, lottizzazioni per lo sviluppo turistico

Il P.R.G. che prevedeva il blocco dell’edificabilità sulle dune e sulle coste dei laghi

di Nello Ialongo

Nel 1970 una svolta storica

I n un recente articolo Eugenio Scalariha scritto: “I vecchi devono raccontare,i giovani devono aggiornare e perfino

rivoluzionare se fosse necessario, ma par-tendo dal racconto del passato, senza ilquale non c’è il futuro, non c’è vista lungae si rimane schiacciati sul presente delgiorno per giorno.”Nel corso della recente storia di Sabaudiavi sono stati avvenimenti esemplari la cuiconoscenza può costituire per le presenti ele future generazioni riferimenti positivi, sti-moli e motivazioni per agire, con nuovo fer-vore di idee e volontà, per una rinascitadella città dopo anni di assoluto immobili-smo e conseguente degrado.Negli anni 50 non solo a Sabaudia, ma sututte le coste d’Italia, anche a causa di unritardo culturale degli enti cui competeva lasalvaguardia del territorio (Ministeri, So-vrintendenze, ….), era diffusa la convinzioneche lo sviluppo del turismo non poteva cheavvenire sfruttando le aree di maggiore va-lore paesaggistico e naturalistico.Non è un caso che il piano di lottizzazione“Baia d’Argento” (1958), sulla costa meri-dionale del lago di Paola, sia stato pro-mosso, nel 1958, da un Ispettore Generaledel Ministero delle Foreste, appena andatoin pensione. Nello stesso periodo fu appro-vato il Piano di lottizzazione riguardante ledune costiere antistanti al lago redatto dalfamoso arch. Busiri Vici. Entrambe le ini-ziative furono salutate con soddisfazionedalla popolazione.Nel 1970 ci fu una svolta storica, si affermòa Sabaudia una nuova classe dirigente (so-stenuta da un’autorevole leadership) ani-mata da un preciso obiettivo: perseguire losviluppo economico della comunità localesenza intaccare il patrimonio dei tesori am-bientali, paesistici, archeologici e storicidel territorio. Nel tempo più breve possibile(inizio 1972) fu adottato il P.R.G. elaboratoda Piccinato, Montuori e Traviano, che pre-vedeva il blocco dell’edificabilità sulle dunee sulle coste dei laghi.Si trattò del primo provvedimento nel Lazio(e sicuramente tra i primi in Italia) di tuteladelle fasce costiere. L’apposita Legge Na-zionale al riguardo arrivò ben tredici annidopo. In un periodo in cui il modello di sviluppo

agognato dalla maggioranza della popola-zione era quello delle coste romagnoledove alberghi, ville ed esercizi commercialie per lo svago venivano realizzati a contattocon le spiagge, i nuovi amministratori do-vettero affrontare un momento di forte im-popolarità. Vi furono manifestazioni di piaz-za e raccolta di firme per il ritiro del P.R.G.,che fu definito “Il Piano Verde”, una pessi-ma iniziativa che, a giudizio di molti, avreb-be bloccato per sempre lo sviluppo turisticodi Sabaudia.La cultura del territorio si andava tuttaviaaffermando. Quando, nel 1973 – 1974, aseguito di una severa indagine della magi-stratura romana, scoppiò lo scandalo delcosiddetto “Sacco del Circeo”, ci andò dimezzo la direzione del Parco (e il Comunedi San Felice) ma non il comune di Sabau-dia, la cui azione di difesa del territorio fugiudicata esemplare. Provvedimenti in armonia con i nuovi indi-rizzi di programmazione furono le variantial P.R.G. in diminuzione di volume neiluoghi di maggiore valore paesaggisticodella città (provvedimenti unici o comunquerari in tutta Italia). Le cubature sottratte al-l’edilizia privata furono rese disponibili co-me incentivi per la realizzazione di alberghi.Inoltre fondamentale, ai fini della difesa delpaesaggio rurale, fu la variante al P.R.G.per le zone agricole con prescrizioni che,di fatto, impedirono a non agricoltori di co-struire case sparse in campagna evitandola frammentazione del territorio. A quei tempi altre iniziative molto rilevantiriguardarono la tutela delle più importanticomponenti ambientali. Fu eseguito il rifa-cimento completo della rete fognaria citta-dina, il depuratore centrale (a nord dellago), raddoppiato dopo pochi anni per farfronte all’aumento dell’utenza, soprattuttoestiva. A tutela del lago fu realizzata unacondotta circumlacuale estesa circa 20chilometri finalizzata a intercettare afflussifognari verso il bacino non soltanto dal ter-ritorio di Sabaudia, ma anche di Terracinae San Felice Circeo. Notevole fu l’impegno per il restauro geo-morfologico e ambientale delle dune permezzo di finanziamenti nazionali ed europei(fondi Fio e programmi LIFE). Si lavorò con slancio alla valorizzazione dei

beni culturali. Un convegno per promuoverela ripresa dei restauri della Villa di Domizia-no, fermi ormai da quarant’anni, fu orga-nizzato da quegli amministratori nel 1976.Da tale iniziativa prese il via una serie diconsistenti interventi, grazie alla strettacollaborazione tra il Parco del Circeo e laSovrintendenza alle antichità e il sostegnodel Comune. Da allora vi furono poche in-terruzioni delle opere di recupero e dopoqualche anno la prestigiosa area archeolo-gica fu aperta al pubblico. Si dette vitacontemporaneamente alla sezione localedell’Archeoclub d’Italia. Nel settore dellacultura furono realizzati due Musei, quellodel Mare e della Costa, curato da MarcelloZei e quello delle opere donate al Comuneda Emilio Greco, uno dei più grandi scultoridel Novecento a livello mondiale. In piùuna scuola alberghiera e una scuola di mu-sica (il “Sabaudia Collegium Musicum”).Sul piano sociale e del lavoro è doverososegnalare due Piani per gli insediamenti ar-tigianali che hanno prodotto numerosi postidi lavoro, soprattutto per i giovani, e i nu-merosi Piani per l’edilizia residenziale pub-blica, che hanno permesso a centinaia difamiglie (in Sabaudia e nei borghi) di avereun’abitazione. Motivi di spazio non per-mettono di completare l’illustrazione dei ri-sultati di quella squadra di uomini e donne(cosa rara per quei tempi) che per quasivent’anni non ha risparmiato energie intel-lettuali e fisiche, per difendere l’ambiente,elevare la dotazione dei beni culturali, eadoperarsi per migliorare la qualità dellavita e il benessere della popolazione di Sa-baudia. ■

Sabaudia

stationes sulla Via Severiana. La posizione espressa per primo daWestphal (WESTPHAL 1829, p.61) nellasua carta, seguito poi dalla maggiorparte della bibliografia (KIEPERT 1881;DE LA BLANCHERE 1882, p. 462; ELTER

1884, pp. 71- 77; MILLER 1916, c. 346),propone un passaggio costiero della ViaSeveriana. L’autore, con rigore e aderen-za alle fonti, posiziona Clostris tra il Lagodi Fogliano e quello dei Monaci, e AdTurres Albas presso il margine Nord delLago di Caprolace. Maggiori sono le in-certezze per il posizionamento di Cir-ceios, che, frettolosamente, viene postaall’altezza di S. Felice – Circeii, mentre ècondivisibile il posizionamento di Ad Tur-res presso Torre Olevola.Il maggiore problema di questa linea in-

terpretativa consiste nella difficoltà diuniformare la distanza indicata nella Ta-bula Peutingeriana, 12 miglia, con la di-stanza ben maggiore che intercorre tra lastatio di Ad Turres Albas consideratapresso il margine Nord del Lago di Ca-prolace e quella di Circeios presso S. Fe-lice – Circeii. Si tratta evidentemente diun’aporia insanabile.Chiudiamo qui, con il punto di domandasul posizionamento della statio di Cir-ceois, la mia risposta a Novembre in li-breria. ■

segue dalla pagina 10Territorio di DIEGO RONCHI

Due chiacchere in merito alla Via Severiana: status quaestionis

di Annalisa Marcozzi

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 16

Territorio

C amminando dietro il palazzo delComune e sul piazzale di SanFrancesco nel centro storico di

San Felice Circeo, non si immagina chenel sotterraneo si snoda, tra pareti diroccia, stalattiti in formazione e trattimattonati, un acquedotto misterioso, lacui acqua alimenta la fontanella in PiazzaMazzini al Convento. Gli studi non hanno prodotto una data-zione precisa dell’origine di questa bel-lezza archeologica nascosta. Probabil-mente di epoca romana, con elementiche fanno pensare a un suo utilizzo an-che nel Medioevo e il mattonato eseguitonegli anni ’40, conserva segreta la suafonte e forse anche altri percorsi sotter-ranei, essendo una parte ancora com-pletamente inaccessibile.Nella primavera scorsa con la collabora-zione tra associazioni ambientaliste delterritorio e la Soprintendenza archeologi-ca, si è provveduto a una nuova mappa-tura del percorso dei 120 metri conosciutidell’antico impianto idrico e a identificarele zone ancora da esplorare, nonché si ètrovato un collegamento tra la cisterna aldi sotto del piazzale di San Francescocon l’acquedotto stesso e si presume

quindi che un tempo fosse utilizzato perrifornire di acqua l’intero paese. La presenza nel tragitto di cumuli di terrache impediscono il passaggio, fa pensareall’esistenza di antichi pozzi che nel tem-po hanno provocato la frana del terreno.Anche questo aspetto va indagato el’impegno per la valorizzazione di questobene va proprio nella direzione di disve-larne ogni arcano.Infatti, dopo la revisione del percorso, leassociazioni, la soprintendenza e il Co-mune, si sono accordati per la realizza-zione di un progetto di studio e valoriz-zazione dell’acquedotto di San FeliceCirceo, per stabilirne con certezza ladata di costruzione, scoprirne la fonte eportare alla luce altri cunicoli e annessi.Non solo, lo scopo dei lavori è anchequello di rendere questa risorsa storica,già inserita nel patrimonio delle bellezzearcheologiche del Circo, anche itinerarioturistico visitabile dal pubblico.Le opere per rendere agibile il tratto cono-sciuto riguardano la realizzazione di un ac-cesso con scala da piazzale San France-sco, un’illuminazione adeguata del percor-so e la messa in sicurezza del terreno congrate, l’installazione di pareti in plexiglass

illuminate per favorire la visione degli an-nessi come ad esempio la cisterna.Tali lavori avevano ottenuto già un finan-ziamento, su progetto, nel 2015. Eviden-temente rimasti bloccati, si apprestano aessere realizzati entro breve in previsionedella seconda tornata di scavi nella partesconosciuta. La progettazione dei nuovi scavi si inse-risce in un programma di valorizzazionedei beni archeologici rivolto a conservarele radici storico culturali del territorio e aincentivare il turismo. San Felice Circeosi dota così di una nuova attrattiva cheperò va donata al più presto alla vista deivisitatori. All’approssimarsi di ogni sta-gione turistica sono sempre interessantile iniziative di valorizzazione. Più interes-santi ancora quando si concretizzano. ■

I l mese di Aprile ha portato, per quattroComuni del litorale laziale, una novitànell’ambito dei lavori pubblici, che

vedrà i suoi frutti entro l’estate, consen-tendo il completamento di opere previste,in questi quattro Comuni, dal Piano per gliinterventi straordinari per lo sviluppo dellitorale (D.G.R. n. 758 del 02/10/2009).La novità consiste nello sblocco, daparte della Regione Lazio, di oltre un mi-lione di euro, precisamente € 1.053.500,di fondi che sono stati distribuiti tra Civi-tavecchia, Tarquinia, Miniturno e Anzio. Ifondi derivano in parte da finanziamentiregionali e in parte dalla ridistribuzionedel risparmio che in totale è stato realiz-zato dai 24 Comuni del litorale laziale,anche grazie a ribassi d’asta, nell’ambitodello stesso Piano per gli interventistraordinari. L’economia di spesa haconsentito lo scorrimento della gradua-toria e la redistribuzione della somma,come previsto dalla Delibera regionale n.227 del 29/04/2014 “Criteri e modalitàoperative per l’utilizzo delle risorse finan-ziarie non utilizzate e delle economie di

spesa” che, oltre alla rimodulazione delPiano, ha stabilito che ogni somma inavanzo nell’ambito del budget previsto,debba essere reinvestita. Nella Delibera si legge, infatti, al punto 2:“destinare le risorse finanziarie non utiliz-zate e le ulteriori economie, determinate infase istruttoria e finale degli interventi ri-compresi nel Piano, per finanziare le operedi completamento e i lavori complementari,che si rendessero necessari per la realiz-zazione di lotti di completamento funzionaliai progetti ammessi a contributo dallaD.G.R. 758/2009)”. Al punto 4 della Deli-bera vengono stabiliti gli interventi am-messi per il reinvestimento delle sommeavanzate: abbattimento delle barriere ar-chitettoniche per l’accessibilità al mare,adattabilità degli arenili per l’assistenza, lasicurezza e il primo soccorso, riqualifica emiglioramento dell’arredo urbano, realiz-zazione di percorsi ciclabili e pedonali sullungomare, miglioria della funzionalità dellestrade di accesso ai centri storici e urbanicostieri, recupero di aree degradate.Per ognuno dei quattro Comuni sono

stati stanziati rispettivamente: € 400.000per Civitavecchia di cui € 320.000 sonole risorse regionali, € 370.000 per Tar-quinia di cui € 296.000 regionali, €147.195 per Minturno di cui € 117.500regionali, € 400.000 per Anzio di cui €320.000 regionali.La disponibilità economica è stata im-piegata per portare a termine lavori ri-compresi perfettamente in quanto previ-sto dalla Delibera 227:– a Civitavecchia la riqualifica delle vie di

acceso da Nord, Via Tarquinia e ViaAurelia;

– a Tarquinia il rifacimento dei marcia-piedi, opere di arredo urbano e asfalta-tura strade;

– a Minturno la piattaforma marittima sullungomare di Scauri;

– ad Anzio la riqualificazione del lungo-mare Lavinio – Lido di Enea.

Gli interventi si inseriscono in un riassettodel litorale destinato ad ampliare l’attrat-tiva turistica e a migliorare la vita quoti-diana dei residenti, in un momento in cuicondizioni politiche e finanziarie generalidel nostro Paese, rendono difficile l’ac-cesso ai fondi su vari fronti, tra cui anchequello delle opere pubbliche. Che un milione di euro si sia reso utiliz-zabile grazie a una compartecipazione dirisparmio e finanziamento è sicuramenteuna nota positiva. Fermo restando che iribassi d’asta non devono nascondereribassi di qualità. “In tutto questo una domanda è d’obbli-go: San Felice Circeo ha partecipato albando? E con quale progetto?” ■

Nel sotterraneo di piazzale San Francesco un acquedotto misterioso

Questa risorsa storica può diventare un itinerario turistico

San Felice nascosta. Il Circeo da scoprire

Fondi distribuiti tra Civitavecchia, Tarquinia, Minturno e Anzio

Contributo per le opere pubbliche sul litorale laziale grazie ai risparmi di tutto il litorale e al sostegno regionaleI lavori finanziati miglioreranno la vita dei residenti e dei turistidi Annalisa Marcozzi

Acquedotto sotterraneo

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Territorio

A bbiamo sempre parlato di mobilitàciclabile nel territorio pontino, cer-cando di capire in che modo svi-

lupparla, tenendo conto dell’insieme dellecondizioni necessarie per renderla effi-cace. Abbiamo cercato di dimostrarequanto sia importante dotarsi di unaprospettiva globale di sviluppo per que-sto territorio, per poter pensare e agire inmodo positivo nel promuovere l’uso dellabici. Può essere interessante per questomotivo guardare a un contributo di Al-berto Budoni, docente dell’università diRoma 1 presso la sede di Latina, che af-fonda le sue radici nella cultura cosid-detta territorialista. Budoni parte dalle maggiori criticità delterritorio pontino, l’alta frammentazioneinsediativa e sociale, economica, am-bientale, che porta di conseguenza auna mobilità tutta incentrata sull’auto-mobile privata. Si fa la spesa nei super-mercati sparsi ovunque, gli abitanti diciascun nucleo edilizio si spostano quasisempre verso altri nuclei sparsi per lavo-ro, per accedere ai servizi, per incontrarealtre persone. Sempre con l’automobile.Inevitabilmente. E poi aumenta la dipen-denza anche dall’area romana, molto ra-ramente raggiunta con il treno. Il poten-ziamento della via Pontina, con la suatrasformazione in autostrada (oltretuttodevastante per l’ambiente agricolo) fa-vorirà ulteriormente l’uso dell’auto, men-tre il servizio ferroviario rimarrà debole,come ben sanno i pendolari che lousano. Il territorio pontino diventa semprepiù una grande e disgregata periferia diRoma, con i tipici processi di degradoambientale e sociale – criminalità orga-nizzata compresa - delle grandi periferiemetropolitane. Immaginare una mobilità capace di ri-durre gli effetti di questa dispersione edipendenza. Questo dovrebbe essere ilcompito della pianificazione provincialee anche di quella regionale, visto che sista lavorando in questi ultimi due annialla redazione del nuovo Piano Regionaledella Mobilità, Trasporti e Logistica. Le li-nee di trasporto pubblico su ferro do-vrebbero essere le componenti principalidelle reti infrastrutturali, da cui partireper una strategia che abbia questi obiet-tivi. Dovrebbero funzionare come regola-trici dell’evoluzione dell’assetto insedia-tivo, pensate per fare in modo che granparte dei luoghi di residenza, lavoro etempo libero possano essere raggiuntisenza usare l’automobile.Intanto con la ferrovia per i turisti do-vrebbe diventare facile raggiungere lacosta. Con tramvie e corsie preferenzialiutilizzabili, naturalmente e prima di tutto,anche dagli abitanti, che colleghino conefficienza le stazioni già esistenti con iluoghi attrattivi per il turismo. Budonipropone (ma potremmo dire ripropone,

visto che unorientamento delgenere era giàpresente fin daiprimi piani territo-riali regionali, ela-borati fra il 1967 eil 1975), ancheuna linea di tra-sporto su ferrotrasversale in gra-do di sostenere lacreazione di unavera e propria ag-glomerazione ur-bana costituitadalle aree centralidella provincia di Frosinone e di La-tina, che possa essere competitiva– e dunque meno dipendente - conl’area metropolitana romana. Ancheprevedendo, nella sua intersezionenell’area del Frusinate, una stazioneintermedia dell’alta velocità. Che si-gnificherebbe accedere rapidamentealla rete ferroviaria nazionale, con ri-levanti effetti sullo sviluppo dell’e-conomia locale. Questa sarebbe unavera strategia alternativa alla sba-gliata e devastante scelta di puntareancora una volta, con l’autostrada,sulle automobili.Una prospettiva di questo genere sidovrebbe accompagnare poi daazioni di potenziamento dei contestiintorno ai nodi/stazione, da densifi-care, dove concentrare per quantopossibile le funzioni e le attività at-trattive, e da collegare con reti leg-gere, ciclabili e pedonali, per miglio-rare la qualità dei luoghi e facilitarel’accesso alle stazioni. Questa ipotesiguarda anche alle nuove economie terri-toriali in crescita, che generano e hannobisogno di spazi di qualità, all’agriturismonelle fattorie multifunzionali, all’uso dellarete dei canali navigabili del progetto delPOMOS, al cicloturismo nelle aree inter-ne e nei Parchi (anch’esso già pensatonel Piano Regionale della Mobilità). Sitratta insomma di guardare lontano, non

rincorrendo modelli che si sono dimo-strati ormai largamente insostenibili, maimmaginando forme di uso del territorio,impensabili e impraticabili alle condizioniattuali. La bicicletta, in questo possibile contestodi reti locali e intermodalità, prevalente-mente pianeggiate, accrescerebbe dimolto il proprio ruolo di mezzo per lamobilità quotidiana. Ma bisogna guardaremolto avanti per fare le scelte giuste. ■

La cultura territorialista

La bici, il ferro e la bioregione Pontinadi Roberto Pallottini

Stralcio del Piano della ciclabilità regionale, nel PianoRegionale Mobilità Trasporti e Logistica, in via di re-dazione.

1 Alberto Budoni, Pianificazione integrata delle infrastrutture: scenari per la bioregione pontina, nel n.263 della rivista Urbanistica Informazioni - special issue in occasione del congresso dell’Istituto Na-zionale di Urbanistica di Napoli, 2015.2 Alberto Magnaghi, teorico del territorialismo, parla di sistemi territoriali locali (bioregioni) caratterizzatida “forme di autogoverno finalizzate alla loro autosostenibilità e al benessere degli abitanti che, a talfine, attivano sistemi produttivi a base locale fondati sulla valorizzazione delle risorse patrimoniali dilunga durata (beni comuni ambientali, territoriali, paesaggistici, socioculturali) e promuovono politicheambientali finalizzate alla chiusura locale tendenziale dei cicli delle acque, dei rifiuti, dell’alimentazione,dell’energia”. Vedi (2014b) “Il progetto della bioregione urbana. Regole statutarie e elementicostruttivi”, in La regola e il progetto. Un approccio bioregionalista alla pianificazione territoriale, acura di Magnaghi A., Firenze, University Press, http://www.fupress.com/ (pag.3-42).3 Per l’area pontina i comuni interessati potrebbero essere, secondo Budoni: Latina, Aprilia, Terracina,Cisterna di Latina, Sezze, Sabaudia, Priverno, Pontinia, Cori, Sermoneta, S. Felice Circeo, Sonnino,Roccagorga, Norma, Maenza, Bassiano, Prossedi, Roccasecca dei Volsci, Roccamassima. Al 2011 lapopolazione residente in questi comuni è di quasi 390.000 abitanti, una grande città media.4 Polo Mobilità Sostenibile, attore della Regione Lazio che opera proprio nella pianura Pontina e hadisegnato il progetto Pianura Blu.

Il potenziamento della Pontina favorirà l’uso delle auto

di Maria Santulli

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Salute

P robabilmente tutte e tutti sannoche la vita media delle donne èpiù lunga di quella degli uomini

(nel 2011, la vita media degli italiani eradi 84,5 anni per le donne e di 79,4 anniper gli uomini). Ma il dato importante, ildato che fa riflettere, è un altro: quantianni di vita sana ci attendono? Bene, al-l’età di 50 anni (dati Lancet 2008) gli uo-mini si aspettano di vivere altri 20.dopo i63 anni, in buona salute, le donne altri20.dopo i 60. Non c’è quasi nessuna dif-ferenza tra i due generi. Ma se è veroche le donne vivono più a lungo, tuttaviahanno davanti a sé anni di vita malata.Perché? Molte sono le domande a cuidobbiamo cercare risposta. Ad esempio quali sono le malattie che cifanno vivere infelicemente gli ultimi nostrianni? Ma soprattutto: le differenze trauomini e donne, sono limitate alla sferariproduttiva (caratteri sessuali primari esecondari) o sono estese a tutta la fisio-logia e quindi alle patologie? E forse èproprio la scarsa conoscenza e il man-cato riconoscimento di queste differenze,una delle cause del nostro vivere male inostri ultimi anni? Cerchiamo di rispon-dere. Le principali malattie che ci fannovivere con sofferenza i nostri ultimi annisono essenzialmente tre: le malattie car-diovascolari, l’artrosi, la demenza. Moltopiù dei tumori che cispaventano tanto. Dettoquesto, viene da pensa-re che le risorse diagno-stiche e terapeutiche siconcentrino sull’affron-tare queste malattie. Co-sì non è.

Sintomi diversiL’Aha (American heart association) sot-tolinea come dagli anni ’70 al 2000 lemalattie cardiovascolari siano diminuitenegli uomini, ma non nelle donne. Nellafase acuta di infarto e accidente cere-brovascolare, nella fascia di età fino ai75 anni, la mortalità è molto più alta perle donne. Dopo un by pass, la donna vapiù facilmente incontro a complicazioni emorte. Ma come mai? Sottolinea nel2004 il Journal of Women Health: la cau-sa principale è il “pregiudizio di genere”:la malattia coronarica è ancora stimatauna malattia “maschile”. Le linee guidasulla malattia cardiovascolare sono co-struite senza la presenza di donne neglistudi clinici. Pochi medici ancora, e po-chissime donne, hanno la consapevo-lezza che i sintomi dell’infarto sono di-versi nelle donne: il dolore si presentapiù frequentemente come un dolore ga-strico, irradiato verso la schiena. Le don-ne si presentano più frequentementecon coronarie indenni, hanno una pato-logia di tipo microvascolare; le coronariepossono andare incontro a dissezione,

con aritmie, rottura di cuore. Non èche le donne non vadano dal medico,anzi: ma sono meno trattate per lepatologie importanti. Statisticamente le donne sono menosottoposte a coronarografia, ad ap-plicazione di stent, a by-pass o An-gioplastica coronarica percutanea(Ptca). Ma se si chiede a una donnaquale malattia le fa più paura: il 50per cento risponde “il tumore al se-no” e solo il 13 per cento risponde “lamalattia di cuore”. Perché questo? Per-ché la nostra attenzione, così come le in-formazioni che mutuiamo dai media edai social network, ci fanno riconoscereuna nostra specificità solo appunto perla sfera produttiva. Perché le donne sonostate prese in considerazione dalla scien-za ufficiale per migliaia di anni solo per ledifferenze nei caratteri sessuali e per lemalattie della riproduzione. Per questo siparla di “Sindrome del bikini”. Solo nel1988 (in termini di ricerca scientifica si-gnifica l’altro ieri) la United States PublicHealth Service ha pubblicato i risultati diuna analisi condotta su quanto esistevadi conosciuto sulla fisiologia femminile. Ilrapporto, dopo aver analizzato le pubbli-cazioni delle principali riviste medichedel mondo nei precedenti tre anni, con-cludeva che, con l’eccezione appunto

della biologia riprodutti-va, quasi nessuno studioclinico includeva le don-ne nelle coorti studiate.Era infatti universalmen-te assunto che la biolo-gia umana fosse identicain entrambe i sessi. Gli uomini fornivano

gruppi stabili, relativamente meno vulne-rabili, e sicuramente meno costosi perl’investigazione clinica. I risultati eranoestesi alle donne senza ulteriori modificheo verifiche. Anche la ricerca preclinica dilaboratorio era effettuata solo su animalimaschi! Ricordiamo che, dopo la tragediadel Talidomide, tanto per chiudere lastalla dopo che i buoi erano scappati,nel 1977 la Food and Drug Administrationamericana aveva raccomandato l’esclu-sione delle donne in età fertile dalle fasi Ie II dei trial clinici (che sono le prime ap-plicazioni sugli esseri umani di un nuovofarmaco sperimentale). Decisione parti-colarmente miope, dato che così even-tuali effetti sui feti erano di fatto rimandatialla commercializzazione del farmaco suvasta scala, anche se sui bugiardini erariportato “non utilizzabile in gravidanzain quanto non studiato”.

Il gap dei generiCosì dal 1990-1991, grazie anche allaspinta data da Bernardine Healy, primadirettrice donna nella storia del più im-portante ministero della Salute del mon-

do, l’United States National Institute ofHealth, iniziano significative e dirette in-dagini sulla normale fisiologia cardiaca esulle malattie cardiovascolari nelle donne.Nel 1993 finalmente la Fda emette lelinee guida, fissando le regole affinchéentrambi i generi siano presi in conside-razione durante le varie fasi di sviluppodei farmaci e i risultati statistici siano va-lutati per genere (“Guidelines for thestudy and evaluation of gender differen-ces in clinical evaluation of drugs”). Daallora comincia il difficile percorso diquella che ora chiamiamo medicina digenere: identificare le differenze e lespecificità metaboliche, fisiologiche, pa-tologiche delle donne rispetto agli uomini(e, per certe patologie come l’osteopo-rosi, degli uomini rispetto alle donne) intutte le patologie e rispetto a tutte le te-rapie. Sono studi che richiedono molti dati etempi lunghi, devono essere effettuati inmolte nazioni e situazioni diverse, richie-dono verifiche e controlli. E investimenti.L’importante rivista Nature dal 2010 – fi-nalmente – parla di gap dei generi, e sot-tolinea che non esistono ancora dati suf-ficienti per attuare la medicina basata suprove di efficacia (in inglese Evidence-based medicine, Ebm), cioè il processodella ricerca, della valutazione e dell’usosistematici dei risultati della ricerca con-temporanea come base per le decisionicliniche, sulla donna in tutte le patologie.La stessa rivista Nature, nel marzo 2014,sottolinea che la ricerca deve riprenderein mano il genere

Le differenze nelle stesse patologieQuali sono le principali informazioni chesono già disponibili, sulla base deglistudi fino a qui condotti, sulle differenzetra donne e uomini nelle stesse patolo-gie? Abbiamo già accennato alle malattiedi cuore. Preme sottolineare ancora cheper gli uomini le cause di morte sono: 33%circa le malattie cardiovascolari, 33 %circa I tumori, il restante terzo è suddivisotra tutte le altre cause (traumi, malattierespiratorie). Mentre per le donne la pro-porzione è la seguente: il 50 %, una sudue, muore per malattie cardiovascolari,il 25 % una su 4, per tumore,il restante25% per tutte le altre cause. Ma se una

Una recente indispensabile disciplina scientifica

Necessità di rendere più efficaci ed economiche le cure

Medicina di genere, un nuovo approccio alla salute

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Attualità

P er tutti coloro che amano il marenon sempre è facile calibrare ilproprio rapporto con questo ele-

mento, che non finisce mai di stupire chisi trova nello stato d’animo giusto. C’è chi punta subito sulla vela, transitan-do con varie vicissitudini dalle derive aicabinati, magari per poi scoprire, unavolta al timone di un dieci metri, che sitratta di una lotta impari da sostenerecontro i costi dell’ormeggio, le tasse eun imprecisato numero di regolamenti edi balzelli. A meno che non si abbia il co-raggio di indossare gli impegnativi pannidel navigatore solitario, o quasi, e azzar-darsi a rasentare la libertà assoluta.I grandi e (per me) sgradevoli yacht amotore altro non sono che la fotografiastessa di chi si sente in dovere di ester-nare la propria ricchezza, purtroppo quasisempre senza accompagnarla con l’ele-ganza di un principe di altri tempi.Ci sono poi i sub, che il mare lo indossa-no direttamente sulla pelle. Io li ho sem-pre invidiati perché, soffrendo di clau-strofobia a livelli di guardia, mi basta im-mergermi ad un metro di profondità persentirmi attanagliato dal terrore, peggioper me.Infine, continuando a semplificare almassimo, c’è l’universo sconfinato deipiccoli diportisti motorizzati dei quali an-che io ho fatto parte, senza mai trascu-rare, però, il caro, vecchio, indistruttibileFlying Junior. Dopodiché un giorno chenon ne potevo più di motori che non par-tivano, di puzza di benzina, di rumore edi angherie economiche da parte degliormeggiatori del Sisto (ai quali avevotentato invano di spiegare la differenzatra il mio gommone di quattro metri euna corazzata), ebbene, ho fatto la cosapiù semplice di tutte: mi sono reso irre-peribile, e che si tenessero pure il gom-mone così com’era, compresa la stru-mentazione appena rinnovata e le canneda pesca.Il passo successivo è stata la canoa, cheho sempre praticato, solo che adesso lapratico di più, senza trascurare il Flying eprestando, anzi, la dovuta attenzione af-finché non si creino gelosie di nessungenere tra le unità della mia flotta.Accade così che una strepitosa mattinatadi inizio luglio mi allontano in un silenzioda applauso dalla spiaggia di “Playa doSol”, a Golfo Sereno. Sono da poco pas-sate le otto del mattino, mia moglie ed iopagaiamo sulla nostra ammiraglia, unacanoa doppia recante a bordo quantobasta per essere felici: qualche bottigliad’acqua, panini e un cappello di pagliaciascuno. Siamo diretti al Precipizio, do-po Punta Rossa, dove contiamo di arri-vare in un paio d’ore, e insieme a noi c’èanche un’altra canoa doppia con duenostri amici francesi, da poco arrivati alCirceo per la prima volta.

Il mare non è calmo: è immobile, in tut-to il suo splendore tipico di questoorario, acqua cristallina, banchi di pic-coli pesci che saltano in sincronia per-fetta intorno a noi, il Circeo là davantiche sembra irraggiungibile e che invecenon solo verrà raggiunto, ma anchecircumnavigato a forza di braccia, concalma. Non è stupendo?Anche i due amici francesi, bretoni perla precisione, sembrano affascinatidall’atmosfera. E ancora non hanno vi-sto niente, penso tra me, immaginandola loro meraviglia quando costeggere-mo il promontorio. Solo che… … soloche, e mi dispiace doverlo notare ancorauna volta, molti italiani intrattengono, di-ciamo così, un discutibile rapporto con ilmare. Un eufemismo, insomma, per nondire apertamente quanto siano imbecillie fastidiosi, ma vado a spiegarmi meglio.All’improvviso lo squash-squash lento eregolare delle pagaiate viene sovrastatodal ronzio di due moto d’acqua alle no-stre spalle, mandando in pezzi l’incantodal quale ci eravamo lasciati avvolgere.Sono lontane, ma in pochi secondi ciraggiungono, corrono affiancate e velo-cissime come in un Gran Premio di F1, eci passano a meno di dieci metri di di-stanza, che in mare non sono niente.Faccio appena in tempo a scorgere uncollo inutilmente tatuato da motivi etnici,appartenente ad uno dei due deficienti,un collo al di sopra del quale risulta at-taccata una testa equipaggiata con uncervello difettoso. I nostri amici francesihanno la delicatezza di non dire niente, econtinuiamo a pagaiare in silenzio, masono io che mi vergogno ad avere deiconnazionali così coglioni. Un paio dianni fa eravamo stati noi ospiti a casa lo-ro a Saint-Malo, in mezzo a gente che ilrispetto per il mare lo ha impresso nelDNA, e pure in bella calligrafia. Mah…!Avverto prepotente il rammarico di nonavere a portata di mano un bazookauguale a quello con il quale Rambotirava giù elicotteri e palazzi: se non cifosse stato il Codice Penale di mezzo eavessi avuto la sopracitata arma in manonon solo avrei proceduto, ma sono sicuroche la mia coscienza non mi avrebbetormentato più di quando sono costrettoa spruzzare l’insetticida su una fila di for-miche in cucina.Qualche minuto dopo, per fortuna, l’epi-sodio è già dimenticato, ritorna la magiadel momento e siamo all’altezza di TorreOlevola quando mia moglie mi indicaqualcosa al largo, molto oltre la lineadelle boe. Ma che cos’è? Una macchiascura, forse un grosso pesce, ancheperché scorgiamo un movimento comese il pesce, se di pesce si tratta, avessedeciso di immergersi e poi di risalire. Pe-ro, come minimo, dovrebbe essere untonno, c’è qualcosa che non va, e infatti

i nostri amici francesi ci fanno notare, nelloro italiano stentato, che si tratta di unuomo che si è spinto fin là senza il pal-loncino di segnalazione. Un subacqueo,o un nuotatore, penso io, che magarinon si è reso conto del pericolo che stacorrendo.Rapido consulto, dopodiché tutte e duele nostre canoe puntano a tutta velocitàverso il largo per avvertire il distrattomalcapitato, eventualmente per scortarloin acque più sicure, dato che già si co-minciava a vedere un discreto traffico diimbarcazioni a motore. Il tizio ci sembra-va molto più vicino a noi di quanto nonfosse nella realtà, il mare inganna sem-pre, e quando ormai siamo a pochi metrida lui ci rendiamo conto che sta davverolontanissimo dalla riva. Ora possiamoosservarlo meglio, non è un sub, solo unnuotatore di mezza età, calvo e tendenteall’obesità.Si accorge di noi, smette di nuotare, tirafuori la testa e ci guarda con aria interro-gativa, mentre io ho la conferma che nonsi porta dietro nemmeno una paperelladi gomma per segnalare la sua presen-za.“Signore” gli dico “probabilmente lei si èdistratto ed è arrivato in una zona moltopericolosa, così noi abbiamo…”“Fatevi i cazzi vostri!” è la sua risposta,la qual cosa mi porta a dubitare dell’effi-cienza delle mie orecchie, mentre miamoglie rimane a bocca aperta per l’in-credulità.“Qu’est-ce-qu’il-à-dit?” mi domanda unodei miei amici francesi.“Ah, niente… ha detto che ci ringraziamolto, ma preferisce tornare da solo ver-so riva…” traduco. Non proprio in sensoletterale.Noi riprendiamo la nostra navigazione,raggiungiamo il Circeo e trascorriamouna splendida giornata di mare. La seral’unico mio rammarico, vedendo il TG re-gionale, è la scoperta che quel cafoneimbecille non è stato tagliato in due dal-l’elica di un motoscafo.Peccato, sarà per la prossima volta. ■

* regista e scrittoreMail: [email protected]

Pagaiando in canoa verso il Precipizio

Due moto d’acqua e un solitario nuotatore

di Franco De Chiara*

Un simpatico incontro in mare

di Mario Tieghi

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Attualità

A Sabaudia, per chi intendesse am-mirare la statua dell’Apollo Parno-pios, il riferimento logistico non è

il Museo Civico del Mare e della Costa ola Villa di Domiziano, da cui proveniva,ma lo stesso Palazzo Municipale. Infatti,la statua della divinità greca, nota comel’Apollo di Kassel, dall’omonima città te-desca nella quale è custodito l’originalemarmoreo, è situata in un apposito am-biente comunale, adiacente agli ufficidella Segreteria Generale. Una statua di indubbio rilievo, il cui origi-nale greco di bronzo era stato realizzatodal grande scultore Fidia (Atene 490 -430 a.C.), in occasione della vittoria deldio Apollo su alcune migliaia di cavalletteche avevano invaso la città di Atene. Nella mattinata di lunedì 14 settembre1981, ebbi un incontro con Peter Gercke,direttore del Museo Wilhelmshohe diKassel, per ammirare l’imponente scul-tura d’arte greca, che era custodita in unprestigioso locale ricco di reperti ar-cheologici, all’interno del quale l’Apollosovrastava fra tutti per bellezza e per va-lore storico-artistico. Soprattutto oggi, a distanza di 35 annidall’accaduto, è piacevole poter trasmet-tere le sensazioni provate, quando, d’ac-cordo con la dirigenza del Museo tede-sco, potei visitare in compagnia di MarioMichele Saggese (Archeoclub di Sabau-dia) quel complesso pieno di tante sta-

tue, tra le quali sovrastava appunto l’A-pollo. L’armonica copia della divinità erastata ritrovata agli inizi del ’700 presso laVilla di Domiziano, nel corso dei lavori discavo e ripulitura, predisposti dal Teso-riere pontificio Mons. Collicola. Il modello originale, altezza mt 1,99, pri-ma dell’asportazione delle mani, in quellasinistra conservava l’arco con le frecce,e, nella destra, un ramoscello di olivo eforse una cavalletta. Lo studioso tedesco Bieber, a propositodi questo ritrovamento, precisò che eraavvenuto “ in un piccolo tempio sulla rivadel lago di Paola, in una nicchia dimarmo finemente lavorato”. Il celebrearcheologo Lugli, nello scritto Forma Ita-liae, riferì che: “la statua fu portata a Ro-ma dal papa Innocenzo XIII (Conti, 1721-1724) e andò dispersa nella vendita delpalazzo passato poi ai Piombino (1810)”. Nella lettera di risposta inviata al sotto-scritto dal Direttore Gercke, relativamentealla cronistoria del trasferimento dellascultura greca dal Circeo a Kassel, lostesso fu attento nel sottolineare che l’A-pollo si trovava presso il Museo tedescodalla data del 18 agosto 1777. Perciò, la copia romana, fatta realizzaredall’imperatore Domiziano (81-96 d. C.)con il marmo dell’isola di Paro, era da ri-tenere come uno dei gioielli decoratividella ricca residenza romana ubicatasulle sponde del lago costiero di Paola,

collegata con ilmare Tirrenoda un porto ca-nale dei tempidi Nerone. Nel 1798, nelcorso della successiva campagna discavi archeologici effettuata presso laresidenza romana della zona di PuntaPalazzo, estesa per oltre 40 ettari, ven-nero ritrovati altri 29 reperti di valore, tracui l’originale Fauno con flauto traverso.La suggestiva bellezza e unicità di talescultura, considerata come una delle piùespressive del suo genere, mi ha sugge-rito di realizzare una copia dell’originalecustodito nella Sala Candelabri dei MuseiVaticani. E così è accaduto per questa fi-ne e perfetta riproduzione a cura dei la-boratori della struttura di Roma!La copia dell’Apollo è stata modellata inpolvere di marmo dalla ditta Santolin diUdine, a seguito dell’accordo intercorsocon la direzione del museo di Kassel. Nel1993, il Direttore Gercke, per promuovereappieno il valore culturale dell’Apollo, haorganizzato una manifestazione intitolata“Apollon und Athena”, mediante la qualeha portato in giro per diverse città euro-pee, come Copenaghen, Amburgo, etc.gli esemplari più prestigiosi dell’ApolloParnopios. Inoltre, per la circostanza, ha

Una statua situata nel Palazzo Municipale di Sabaudia

Ritrovata agli inizi del ‘700 nella Villa di Domiziano

Apollo Parnòpios Ex lacu Paola

di Federica Capponi

I l periodo estivo segna per noi del-l’Associazione Odissea una sorta di“pit stop” in cui, come accade in una

gara automobilistica, si cerca di ricari-carsi.Sembrerebbe un periodo di vacanza, in-vece, forse è uno dei momenti principalidove, non avendo impegni effettivi in As-sociazione, si da spazio all’elaborazionedi nuove idee.I progetti vengono proposti ed esposti ingrandi linee durante uno specifico in-contro “estivo” e solo successivamenteponderati da tutti i tesserati, che conce-deranno la propria disponibilità per crearel’equipe di lavoro idonea a strutturare eportare a termine l’impegno.La valutazione ovviamente segue alcunicriteri come la fattibilità, la tempistica, lerisorse disponibili per la realizzazione,soprattutto tenendo conto delle necessi-

tà territoriali. In questo modo si crea una lista delle at-tività più utili per San Felice Circeo, unpotenziale elenco realizzato per il nostropaese e per tutti coloro che lo vivono esi prediligerà, poi, quello più rilevante.La nostra forza è lo spirito collaborativodel gruppo stesso, elemento fondamen-tale per portare avanti costantementetutti i progetti in procinto di attuazione.Una delle nostre attività più conosciute eapprezzate da molti è quella del “Murodelle nommera”, che a breve vedremocompletato con altrettanti nomi e so-prannomi tipici, ma soprattutto con lapropria cornice decorativa in fase di ulti-mazione.Il completamento di questa iniziativa in-dicherà un’altra piccola sfida vinta dal-l’Odissea, sfida positiva in quanto soste-nuta da molte persone. Per questo rin-

graziamo tutti coloro che hanno volonta-riamente contribuito all’acquisto dellamattonella della nommera, perché hannodavvero compreso lo scopo di tale pro-getto. Avremo ben presto un piccolo an-golo del nostro Centro Storico che man-terrà nel tempo una tradizione che po-trebbe, invece, perdersi facilmente. Laricerca svolta dei nomi, ha, infatti, ri-scontrato non poche difficoltà, soprat-tutto perché spesso accadeva che moltepersone, pur interessate, potevano ri-cordarsi della nommera, ma non ram-mentavano esattamente il nome o il co-gnome di quel personaggio, ad eccezio-ne ovviamente, di coloro che invece,hanno donato la mattonella a un propriofamiliare.Mai come in questo caso la locuzione la-

Il periodo estivo per l’Associazione Odissea

Completato il muro delle “nommera”

Elaborazione di nuovi progetti

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Territorio

N el precedente numero di questogiornalino ho accennato ai pro-getti di Interpretazione Ambientale

che l’Istituto Pangea ha svolto nell’anno2015/2016 presso le scuole dell’IstitutoComprensivo Leonardo da Vinci del comu-ne di San Felice Circeo. L’Istituto Pangea èla prima ONLUS (Organizzazione Non Lu-crativa di Utilità Sociale) italiana specializ-zata nel campo dell’educazione ambientalee della formazione professionale per iparchi e le riserve naturali; la sua missionconsiste nello sviluppo di azioni sperimen-tali ed innovative volte a promuovere econsolidare il sistema nazionale delle areeprotette, anche attraverso programmi eprogetti strategici di formazione perma-nente.Vorrei dedicare il presente articolo ai ragazziche sono stati i protagonisti di questaesperienza, il fine e lo stimolo di questo la-voro, parlando delle varie attività svolte.Dai più piccoli bambini delle classi primeelementari ai più grandi ragazzi delle scuolemedie, tutti si sono entusiasmati e divertitiin questo percorso, tutti hanno partecipatocon il loro contributo particolare e speciale,tutti sono stati attivi interpreti della storia diquesto nostro bellissimo Paese. Parliamo ora di cosa hanno fatto... per ogniclasse il progetto prevedeva un incontro inaula dedicato al periodo storico studiatodurante l’anno scolastico, un’uscita didat-tica sul campo e un laboratorio tecnico-creativo finale. Le classi I e II, nelle quali la storia parte dalconcetto del tempo e del suo scorrere, l’at-tività ha riguardato gli strumenti di misura-zione creati dall’uomo, che i bambini hannoavuto modo di conoscere in modo ludicoattraverso una caccia al tesoro organizzataentro le mura del Centro Storico, sotto gliocchi divertiti dei commercianti e dei pas-santi che vedevano queste bande di bam-bini correre, ridere, divertirsi, giocare impa-rando. Nel laboratorio creativo in aula ibambini hanno realizzato, con materiale diriciclo, delle proprie meridiane verticali, co-noscendo attraverso la sperimentazionecome funzionavano gli antichi orologi sola-ri.Le classi III hanno approfondito la preistoriadell’agro pontino, visitando le grotte e i ri-fugi preistorici del nostro promontorio. Pro-tagonista indiscusso è stato l’homo diNeanderthal che ha smesso di essere unrozzo cacciatore-raccoglitore tutto muscolie poco cervello per diventare un fine crea-tore di manufatti litici e un abile pittore, an-che un po’ fanatico, se si pensa alle piumedecorative e alle conchiglie pendaglio rin-venute nella grotta di Fumane in Veneto, eper non essere da meno, anche i nostri ra-gazzi si sono cimentati nella tecnica delgraffito creando delle fini ed eleganti operein stile preistorico.Con i progetti e le attività delle classi IV e Vci siamo addentrati nel vivo della “storia” e

così i nostri ragazzi sono diventati degli ar-cheologi (classi IV) e maestri marmorari(classi V). I ragazzi delle classi IV hanno scavato, rac-colto e catalogato reperti, sotto la guidaesperta della fidata archeologa dell’IstitutoPangea, la dott.ssa Maurizia “Jeff” Moglio-ni. Dopo lo scavo i ragazzi hanno visitatosia l’Acropoli sia il Centro Storico di SanFelice, alla ricerca delle mura che parlanouna lingua diversa dalla nostra, la linguadell’antica e spesso dimenticata coloniaromana di Circeii. I ragazzi delle classi V sono invece diventatidei fini marmorari e abili mosaicisti che,dopo aver visitato la meravigliosa Villa diDomiziano, con i suoi pavimenti in opussectile, e dopo aver approfondito la tecnicadell’opus vermiculatum, hanno ricreato inclasse sia uno dei disegni dei pavimenticonservati nel sito archeologico sul lago diPaola sia un mosaico pavimentale a colpidi fagioli, mais e lenticchie!Altrettanto ricchi e stimolanti sono stati iprogetti svolti con i ragazzi delle scuolemedie. Con le classi I abbiamo fatto unviaggio nel tempo per scoprire questi fan-tomatici “secoli bui”, facendo luce sia sulmedioevo a San Felice Circeo sia sulla vitache si faceva a quei tempi. Le carte chia-mano il nostro paese una volta Rocca o Ar-ce Circea, altre volte semplicemente MonteCercello o locum qui vocatur Sancti Felici;bisognerà attendere l’arrivo dei Templari esuccessivamente dei Caetani per trovare ilpiù stabile appellativo di Castrum SanctiFelicis. Del castello abbiamo ripercorso ipassi fino ad arrivare al monumento piùrappresentativo del medioevo al Circeo, laTorre dei Templari, sulla quale i ragazzi, omeglio l’esercito dei neri e quello dei bian-chi, hanno giocato una divertente partita aeš-šāq, l’antico nome del più noto giocodegli scacchi, arrivato in Europa dal lontanooriente durante le crociate dei secoli XI-XII,proprio nel pieno dei cosiddetti secoli bui...Il progetto delle classi II e III medie si èsvolto solo nel plesso di Borgo Montenero,non avendo aderito, con grande rammarico,i ragazzi del plesso di San Rocco. Le classiII hanno portato avanti un’attività molto im-pegnativa che, con il nome di “A chi sifiglie tu”, ha avuto l’obiettivo di ricostruire ilDNA del dialetto sanfeliciano. Abbiamousato a tale scopo dei questionari sul con-testo d’uso del dialetto e sui termini dialet-tali più usati che i ragazzi hanno sottopostoalle loro famiglie, amici, parenti vicini e lon-tani. Durante l’uscita presso il Centro Sto-rico i ragazzi si sono trasformati in giorna-listi d’assalto fermando i passanti e intervi-stando anch’essi con l’uso dei medesimiquestionari. Abbiamo così raccolto nume-rose parole sanfeliciane che sono confluitein un vocabolario Sanfeliciano-Italiano. Al-l’occasione ho intervistato sul dialetto al-cuni anziani del Circeo che hanno accoltouna sconosciuta dentro casa che ha posto

loro strane domande sulla loro vita, sui gio-chi che facevano da piccoli, sul loro lavoro,sul cibo che mangiavano.E un ringraziamento particolare va così aDina Capponi e suo marito Petrucci Mario,a Elisa Capponi, ai coniugi Romani, a IlariaVitali, a Capponi Assunta, a Eugenia Ziarellie alla sua famiglia, all’associazione Odisseaper averci regalato il muro delle Nnommera,il nostro muro della memoria. Un ringrazia-mento particolare va ad Andrea De Sisti eai suoi preziosi libri, che ci raccontano unpaese che ormai non c’è più e che mi han-no dato stimoli e idee per portare avantiquesto progetto.Con le classi III ci siamo dedicati al mondodel cinema al Circeo e in questo caso il pro-getto si è arricchito con la proiezione pressoil cinema Anna Magnani del film “Romacittà aperta”, proposto sia per far conoscereai ragazzi la nota attrice romana a cui il no-stro cinema è dedicato, sia per approfondirela storia, i risvolti e i drammi della SecondaGuerra Mondiale. In aula abbiamo visto unaltro film, “Totò il turco napoletano”, intera-mente girato a San Felice Circeo nel 1953per lo più nella zona un tempo chiamata jupallone, dove ora si trova il porto. Nell’uscitapresso il Centro Storico, con in mente leimmagini del film, abbiamo cercato di co-gliere le trasformazioni avvenute nel nostroterritorio negli ultimi 60 anni di storia. Ab-biamo reso omaggio anche alla tomba diAnna Magnani, visto che in pochi sapevanoche proprio qui al Circeo la nota attrice de-cise di vivere per l’eternità.Saluto e ringrazio la preside Loredana Mo-sillo e la vicepreside Anna Esposito, peraver creduto in questa iniziativa, tutti gli in-segnanti e in modo particolare i bambini ei ragazzi con cui ho vissuto questa fantasti-ca esperienza e a loro dedico il mio impe-gno e il mio lavoro nella speranza che dagrandi amino il loro paese e lo proteggano,lo tutelino nella sua integrità, nella sua bel-lezza e soprattutto nella sua storia. I pro-getti “EsplorArte” e “Passeggiata nella Sto-ria” saranno presentati dall’Istituto PangeaOnlus in tutte le scuole della provincia diLatina, e spero vivamente che l’anno pros-simo prosegua, di nuovo e meglio, anchenelle scuole di San Felice. Troppo spessosi afferma che in questo paese non siriesce a far nulla di buono, ma questo è ve-ro solo in parte. La vita a volte è tortuosa eci fa fare dei giri un pò lunghi, con rallenta-menti e ostacoli che sembrano allontanarcidalle nostre mete. Eppure l’impegno, il la-voro, la costanza e la determinazione sonofondamentali per seguire e realizzare i pro-pri sogni e obiettivi. Ragazzi, come ho fattoio, non mollate mai! ■

* Storica dell’arte ed interprete ambientalepresso l’Istituto Pangea Onlus, nonchéspecializzanda in Archivistica, Plaeografiae Diplomatica presso l’Archivio di Stato diRoma

Due progetti di Interpretazione ambientale

Dedicati ai bambini e ai ragazzi di San Felice Circeo

EsplorArte e Passeggiata nella Storiadi Chiara Parlagreco

di Pier Giacomo Sottoriva

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Territorio

S tavo frugando tra le carte del miodisordinato archivio, nel tentativo dimettere un po’ d’ordine, quando tra

le mani mi è apparsa la prima pagina diun giornale che parlava del Circeo e cherisaliva a tanti anni fa. Incuriosito, ho ini-ziato a scorrere prima il titolo, poi a leg-gere sommariamente il testo. E d’improv-viso mi è riemersa alla memoria una dellepagine scritte appena iniziate ma maicompletate che riguardano i tentativi difare rete, come oggi si dice, nel campodel turismo locale. Qualcuno, special-mente tra gli operatori turistici, sicura-mente ricorderà il “Triangolo Azzurro”,ossia l’iniziativa di mettere insieme leforze pubbliche e private di San FeliceCirceo, Sabaudia e Terracina per una se-rie di azioni in comune, volte a fare pro-mozione presentando un unico marchioterritoriale, abbastanza grande come for-ze presenti, da rappresentare un “pro-dotto” da immettere sui mercati della do-manda e della intermediazione turistica.Ricordo che la prima seduta, quella co-stitutiva, si tenne nel Comune di Sabau-dia, con ampia partecipazione di attori -albergatori, gestori di campeggi, pro loco,commercianti, titolari di concessioni de-maniali, agenti immobiliari - oltre all’ap-parato pubblico, comunale e provinciale,burocratico, turistico, ambientale. Ricordoin particolare la foga elegante con laquale - come suo solito - Fiorella Battagliasi adoperò non tanto nell’apparire condiscorsi, quando per operare tra le quintee tra i protagonisti (o quelli che dovevano

diventare tali nel progetto), per svolgereun lavoro di convincimento entusiastico.In effetti, l’idea era buona, perché si ap-poggiava a una rete di offerta qualitativasia sotto il profilo delle risorse ambientaliche sotto quello delle strutture ricettive epararicettive disponibili. Inoltre, pur par-tendo da un ambito circoscritto, l’ideapuntava decisamente ad allargarsi ad altriterritori: a Latina, ad esempio, ma soprat-tutto alle Isole dirimpettaie, che avrebberogarantito quell’offerta in più capace dimettere un marchio di qualità a un’areache già vantava diversi chilometri di spiag-gia, un porto turistico in crescita, unparco nazionale, laghi costieri e un retro-terra ricco di alternative e di integrazioni.Ho dimenticato di dire che il foglio cheavevo tra le mani si chiamava con un im-probabile testata: ASSI/Turismo, ed erauna edizione speciale dedicata al Circeo.La data era quella del giugno 1995. In-somma, si salutava la nuova stagione conquella che sembrava dovesse diventareuna clamorosa attività, capace di ribaltarel’isolazionismo e l’individualismo di questapreziosa ma pigra area. Ora ci troviamo aricordare abbastanza casualmente quellainiziativa, prendendo atto che essa duròlo spazio di qualche settimana. Non ve neè più alcuna traccia. E possiamo dire chefu un’altra occasione perduta. Non che ilturismo non abbia fatto registrare pro-gressi e ammodernamento di metodi diproposta e di offerta e miglioramentodella ospitalità. Ma continua a mancare ilfeeling tra operatori (tanto che anche

questa voce giornalistica che avete tra lemani, dopo quasi due decenni di arditaattività, sta per essere messa in pensioneperché tutti la apprezzano, a parte chi sene ha a male se finisce tra i criticati, manessuno ha fatto nulla per darle continuità.Ma questa è un’altra cosa). Qui si vuolesolo ricordare un fatto che non ha avutola forza di essere portato avanti; e non ècasuale che questa rievocazione avvengaa inizio di una stagione che avanza lenta-mente, senza grandi entusiasmi, senzagrandissime novità, senza voglia di rinno-varsi. Non solo al Circeo, Sabaudia e Ter-racina, o sulle Isole, ma un po’ dappertut-to. Il trend dei clienti è cambiato ancorauna volta, ma nessuno se ne è accorto oha fatto qualcosa per modificarlo, per in-dirizzarlo diversamente. Ognuno si chiudenel proprio intimo a vendere la propriastanza, i propri etti di mozzarella, il proprioombrellone, e l’unica forza organizzatasembra essere quella che opera sotterra-neamente per impadronirsi dei gangli vi-tali; o quella che investe milioni di europer far acquistare a magnati del petroliorusso o a emiri arabi ville di prestigioormai desuete anche per i proprietari. An-zi, russi e arabi hanno imparato a copiarebene, e l’acquisto di una villa di prestigioserve a mascherare di perbenismo e affi-dabilità nuove arruffate occupazioni ur-banistiche che rischiano di cancellare an-che quel che di bello vi è in questo terri-torio. ■

Quando si sognava

Una buona iniziativa caduta nel nulla

Il “triangolo azzurro”

Terracina

prio per questo motivo la legge richiedeche il possesso non sia stato acquistatoin modo violento o clandestino. Soloquando sia cessata la violenza, oppure ilproprietario sia venuto a conoscenzadello spoglio, comincia a decorrere iltempo per usucapire un bene.Oltre agli elementi oggettivi della conti-nuità e non interruzione, la legge richiedeun elemento psicologico, che viene indi-viduato nell'animus possidenti.L'elemento psicologico in questione con-siste nella volontà del possessore dicomportarsi e farsi considerare comeproprietario del bene, esso può esserdesunto dalle concrete circostanze difatto che caratterizzano la relazione delpossessore con il bene stesso.A tal proposito va precisato che l'enfi-teuta non può usucapire il diritto di pro-prietà del concedente, come si evincedalla disciplina dell'art. 1164 c.c., in baseal quale chi ha il possesso corrisponden-te all'esercizio di un diritto reale su cosa

altrui non può usucapire la proprietàdella cosa stessa, se il titolo del suo pos-sesso non è mutato per causa prove-niente da un terzo o in forza dell'opposi-zione da lui fatta contro il diritto del pro-prietario. Il tempo necessario per l'usu-capione decorre dalla data in cui il titolodel possesso è stato mutato.La norma in esame preclude l'usucapionedella proprietà da parte di chi ha inizial-mente esercitato il potere di fatto corri-spondente a un diritto reale su cosaaltrui, come avviene proprio nel casodell’enfiteusi.La Corte di Cassazione a tal propositoha precisato che l'enfiteusi si configuracome un diritto di godimento a favoredel concessionario o utilista sul fondoche rimane di proprietà del concedente,che si usa denominare direttario o titolaredel dominio diretto. Pertanto mentre èpossibile la prescrizione per non uso deldiritto del concessionario, il dominio di-retto è imprescrittibile.La proprietà naturalmente, può essereacquistata da chiunque con il possessoad usucapionem protratto per il terminedi legge, ma l'enfiteuta, proprio perché ilsuo possesso corrisponde all'esercizio di

un diritto reale su cosa altrui, non può –per il preciso disposto dell'art. 1164 c.c.- usucapire la proprietà se il titolo del suopossesso non è mutato per causa prove-niente da un terzo o in forza di opposizio-ne da lui fatta contro il diritto del proprie-tario; l'omesso pagamento del canone,per qualsiasi tempo protratto, non giovaa mutare il titolo del possesso.La richiesta di una licenza edilizia e la rea-lizzazione di un fabbricato su un terrenooggetto dell’enfiteusi (o livello), sono con-dotte che, da un punto di vista sostanziale,non integrano quel cambiamento di ani-mus possidenti necessario per l’usuca-pione della piena proprietà visto che, talemutamento deve essere portato a cono-scenza del proprietario e in assenza ditale conoscenza, pur in presenza di unpacifico e ultra-ventennale possesso (siapur quale enfiteuta) non si può dire che sisia verificata la fattispecie usucapione.Detto ciò unica soluzione è quella dellamediazione al fine di determinare il ca-none da corrispondere a titolo di enfiteusiannuale. ■

* Avvocato del Foro di Latina

segue dalla pagina 9Attualità di MASSIMILIANO MASTRACCI

Il “livello”

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Libri

S i sa. In estate il caldo, le giornatepiù lunghe e immancabilmente fre-netiche ci lasciano poco tempo

per leggere, purtroppo, e sicuramentefanno propendere la scelta delle nostreletture su generi leggeri, poco impegna-tivi, frivoli e freschi anche in un certosenso, come se davvero potessimo in-fluire sulle temperature con i libri cheleggiamo. E allora… romanzi e un libro diviaggi per tenerci compagnia in questecalde giornate.In “La notte ha cambiato rumore” diMaria Duenas, Sira Qui-roga è una giovane sartanella Madrid degli annitrenta che sta per sposar-si e avviarsi a un destinotranquillo e senza impre-visti. Quando invece per-de la testa per un cari-smatico imprenditore, pri-ma che scoppi la GuerraCivile, lascia la Spagnaper trasferirsi con lui inMarocco, in quella Tangeridove si respira un’atmo-sfera internazionale, mon-dana e inebriante. Ma quiraggirata e ingannata siritrova presto sola e pienadi debiti. Raggiunto il pro-tettorato spagnolo di Te-tuan, con l’aiuto di alcuniamici inizialmente impro-babili, Sira riesce ad apri-re un atelier di alta moda che grazie alsuo gusto e alla sua forza di volontà, di-venta il punto di riferimento per le signorepiù ricche e influenti della città. Questaclientela, all’apparenza insospettabile,nasconde invece dei segreti. E qui il de-stino di Sira subisce una nuova impreve-dibile svolta, intrecciandosi con quello diun variegato gruppo di personaggi, alcunidei quali anche storicamente esistiti, co-me Juan Luis Beigbeder, il ministro degliesteri del regime franchista e la suaamante, l’eccentrica e affascinante in-glese Rosalinda Fox. Saranno loro edare a Sira la possibilità di riscattarsi e diricostruire il suo destino. Ma questovorrà dire per lei l’inizio di una doppia vi-ta, in cui il suo mestiere e la sua arte nelmondo della sartoria diventeranno lafacciata di qualcosa di molto più oscuroe pericoloso. Avventura, mistery, granderievocazione storica e tragedia amorosasono gli elementi di questo romanzo chepubblicato nel 2009 è diventato rapida-mente un best seller grazie al passapa-rola dei lettori. Avvolgente e impeccabilenel disegnare le atmosfere e uno splen-dido “cast” di personaggi, questa autricespagnola ci trasporta sul filo della Storia,tra Madrid, Tangeri, Tetuan, Lisbona, in-trecciando una storia di fedeltà e tradi-mento, coraggio e dedizione, amori e

ideali, in cui il lettore si ritrovapiacevolmente coinvolto.Torniamo in Europa e preci-samente in Inghilterra con“La biblioteca dei segreti”di Rachel Hore, che scriveun romanzo ricco di misteroe di suspance, dalle atmo-sfere un po’ cupe e tetre chefavoriscono però magnifica-mente l’immedesimazionenella storia. La protagonista,Jude, lavora presso una casa

d’aste di Lon-dra e vieneincaricata divalutare lacollezione dilibri e stru-menti astro-nomici delXVIII secolo, appartenutiad Anthony Wickham, fi-gura di rilievo dell’epoca.Deve perciò tornare nelNorfolk dove risiede la di-mora Wickam e che inol-tre è il suo paese di origi-ne, in cui ancora vivonosua sorella Claire con lapiccola Summer e la non-na. Vedova da poco Judelascia volentieri Londra edè presto ricompensatadall’interesse che le su-scita la dimora settecen-

tesca, una casa dalla storia interessante,proprio come i libri di Wickam, nonché ildiario scritto da Ester, la ragazza da luiadottata. C’è però qualcosa che turbaJude: un sogno che fa in modo ricorrentee che fa anche la nipotina; sogno chesembra proprio essere lo stesso descrittoda Ester nel suo diario di tre secoliprima. Ma può uno stesso sogno tor-mentare più persone della stessa famigliaed essere addirittura condiviso con altre?C’è un legame tra questi incubi e i pro-prietari della casa e le loro notti passatea scrutare il cielo dal fatiscente osserva-torio nel bosco? E cosa nasconde Claire,sempre così tesa; una vecchia gelosiatra sorelle o un nuovo segreto? Conl’aiuto del tempo e delle sue ricerche Ju-de riuscirà infine a trovare tutte le rispostee ad abbandonare anche i ricordi tristi,tornando così finalmente ad amare e apacificare molte situazioni. Ben scritto eaccattivante questo romanzo ci regalauna storia coinvolgente che cattura coninaspettate rivelazioni e sorprendenti co-incidenze, dove tutto ha un significatopreciso e dove troviamo in maniera evi-dente il forte legame che lega passato epresente. Scorrevole e ben costruito, silegge con rapidità e piacere.Ripartiamo ora invece per ambientazioniesotiche con “Delhi” di William Dalrym-

ple, un misto tra ro-manzo, diario e librodi viaggio. Quando adiciassette anni,Dalrymple giunse perla prima volta a Delhiinsieme con un ami-co, direttamente dallebrughiere inglesi, lacapitale dell’India gliapparve colma di ric-chezze e di orrori, “unlabirinto, una discari-ca a cielo aperto, unacalca umana, fumisoffocanti, una folatadi spezie”. Ma soprat-tutto gli apparve unacittà immersa nellastoria e nelle storie,percorsa da racconti

che affondano in lontanissimi miti e leg-gende. Per questo, quando cinque annidopo, appena sposato, vi andò ad abita-re, iniziò un viaggio a ritroso nel tempoattraverso i resti e le rinascite dell’odiernaDelhi. Que-sto viaggio èquesto libro,frutto degliincontri congli abitanti dioggi e dellostudio ap-passionatodella storia,dell’architet-tura e del-l’archeolo-gia, alla ri-cerca del-l’India piùprofonda evera, del suopassato edel suo pre-sente. De-scrivendo templi e moschee, vicoli eviali, tombe e minareti Dalrymple rac-conta il nascere dell’India attuale, latraumatica divisione del ’47 da cui nac-que il Pakistan, gli intrecci fra la culturainglese e quella indiana, i rapporti tramusulmani e indù, raccontando comeda ogni luogo e da ogni epoca nascanostorie di intrighi, omicidi, santi uomini eamori. Un libro appassionante, dove lapassione è doppia: per chi ama il genere,è un libro che conquista e trasporta fa-cendo veramente viaggiare con fantasiae sensazioni. E passione è anche quelladi questo autore, ormai valido esponentedella letteratura di viaggi, che trasparedalle pagine, mentre parla di una città, diuna cultura e di un mondo che sebbenea primo impatto possano lasciare turbati,alla fine conquistano in maniera totalesenza quasi possibilità di paragone. ■

Letture per l’estate

“La biblioteca dei segreti” di Rachel Hore e “Delhi” di William Dalrymple

“La notte ha cambiato rumore” di Maria Duenasdi Angela Palombi

di Dante Checchia

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Territorio

I l Circeo Fishing Club, associazione dipesca sportiva di San Felice Circeo,da oltre venticinque anni si prodiga

per diffondere la conoscenza dello sportche più avvicina al mare, senza trascuraregli aspetti educativi del rispetto dell’am-biente marino e dei valori della competizio-ne leale. Dedica, inoltre, particolare atten-zione ai disabili, ai quali lo scorso anno èstata dedicata una gara di pesca in barca,che ha visto la partecipazione di ben dodiciconcorrenti che hanno così potuto provareemozioni per loro irripetibili e uniche. La dedizione e la cura cheil club riserva a questi valo-ri, ha motivato e giustificatola concessione in comoda-to gratuito dell’attuale sededi Piazza Lanzuisi, che asuo tempo l’Amministrazio-ne Comunale fece al C.F.C.Pur perdurando tali attivitàdel circolo nel tempo, equindi tali motivazioni ini-ziali, l’Amministrazione,mutando i suoi intenti, hamanifestato la volontà direvocare tale concessione,e soltanto la sospensivaconcessa dal giudice am-ministrativo, ha momenta-neamente rinviato, fino alladecisione nel merito, il rilascio dell’attualesede da parte dell’associazione.Nonostante queste grosse difficoltà, e leingenti spese che questa situazione hacomportato, il Circeo Fishing Club, il suo

Presidente e tutti i soci, hanno deciso, an-che autotassandosi, di fare un grosso sfor-zo per organizzare anche quest’anno i dueeventi estivi che rappresentano il fiore al-l’occhiello di questa associazione.Il 7 agosto è previsto l’ormai consuetospettacolo teatrale, che negli scorsi anniha visto una partecipazione straordinariadi pubblico e un successo notevolissimo,nel suggestivo scenario di Vigna la Corte oin altra località altrettanto idonea, se do-vesse essere necessario un cambiamentoper motivi organizzativi.

Poi, nei giorni cheprecedono il ferrago-sto, esattamente il13 e 14 agosto, siterrà la 18° edizionedella manifestazione“Ragazzi a pesca”che in tutti questi an-ni ha visto una par-tecipazione semprecrescente di iscritti,che nell’ultima edi-zione hanno supera-to il numero di cen-tocinquanta, divisi inben quattro gare dipesca organizzatesul molo di levantedel porto turistico di

San Felice, distribuite nelle due giornate.Come di consueto, a ogni giovane parteci-pante sarà consegnata, all’atto dell’iscri-zione, una canna da pesca, la maglietta e ilcappellino della manifestazione, e alla pre-

miazione finale, tutti, proprio tutti, riceve-ranno un premio, un ricordo di questa chepiù che una gara, vuole essere una festa dibambini nella quale, ricordiamo, i pescicatturati vengono tutti immediatamente ri-lasciati in mare.Sarà dura, ma i soci ce la metteranno tuttaper non tradire i valori statutari di questopluridecennale sodalizio che, nonostantetutto, anche quest’anno vuole dare il pro-prio contributo per allietare le vacanze deipiù piccoli e dei pazienti genitori che li ac-compagneranno.Al momento, nonostante tutto il lavoro pre-paratorio dell’Associazione C. F. C., l’Am-ministrazione comunale, con una “fredda”e-mail, ha comunicato il calendario dellemanifestazioni estive di interesse localeescludendo quelle del Circeo Fishing Club.N.d.R. – Questa Amministrazione non sismentisce mai nel suo comportamentopieno di cattiverie e ricatti. Complimenti! ■

Il 7 agosto la consueta manifestazione teatrale a Vigna La Corte

Il 13 e 14 agosto “Ragazzi a pesca”

Eventi estivi del Circeo Fishing Club al Circeo

Il molo di levante gremito di giovani pescatori

Vigna la corte

gente, avvicinando alla gestione dei benicomuni persone e competenze nuove.Le liste civiche non devono essere unostrumento utilizzato dal “vecchio” permantenersi “alla moda”, quanto piuttostouno strumento in grado di ampliare lapartecipazione di cittadini in grado di da-

re un contributo innovativo. Una elevata frammentazione delle listeciviche, infatti, favorisce sia quelle con ipersonalismi più forti (spesso animate dainteressi tutt’altro che “collettivi”), sia ipartiti tradizionali, rischiando di vanificarel’impegno virtuoso di tanti cittadini per-bene. Un auspicio, quindi, è che i diversimovimenti di opinione, che animano il di-battito locale, riescano a trovare un puntod’incontro e di sintesi, presentandosi conun’unica lista e un unico candidato.

A oggi, il percorso per il cambiamentosembra lungo e tortuoso. A un annodalle elezioni sono già noti i nomi dimolti candidati, senza che sia stato dis-cusso un solo punto del loro program-ma. Occorre invertire le dinamiche emettere al centro le esigenze della citta-dinanza, non le ambizioni dei singoli.Qualche seme è stato piantato, occorrevedere se la terra pontina dimostrerà diessere ancora fertile per farlo germo-gliare. ■

segue dalla pagina 11Territorio di ANDREA BAZURO

Una scelta civica

tina “verba volant scripta manent” lette-ralmente “le parole volano, gli scritti ri-mangono”, assume un autentico valore,un valore assoluto.A noi e soprattutto ai posteri non restaaltro che tramandare questi insegnamentistorico-culturali del nostro paese, es-senza naturale delle nostre origini.L’associazione Odissea cerca di farlo at-

traverso le proprie iniziative e soprattuttoinvita chiunque fosse interessato a con-tattarci e a partecipare attivamente.Il rinnovamento è sinonimo di continuitàe la ricerca di nuove “leve” è direttamentelegato al fatto di congetturare nuoveidee e nuove strade da percorrere. Ra-gion per cui questa associazione si chia-ma “Odissea”, richiamando il poemaomerico che narrava dei viaggi, dopo lafine della guerra di Troia, illustrate nell’I-liade, di Odisseo, eroe acheo in balìa dicontinui incidenti e incredibili peripezieche gli impedivano il ritorno a Itaca. Cer-

to, come lui anche noi siamo stati am-maliati dalle bellezze di Circe la Maga. Ilnome Odisseo presenta assonanze inte-ressanti con molti concetti come quellodi “ odos – ou” che significa “viaggio” ocome quello del verbo greco“ὀδύσσομαι”, il cui significato è “essereodiato”, ovvero “colui che è odiato”. Ilnome, in definitiva, può avere il significatodi “Colui che odia ed è odiato”.Questo forse non è un caso e allora po-tremo dire che i soci dell’Odissea po-trebbero sentirsi ciascuno a proprio mo-do “Odisseo” del 2016. ■

segue dalla pagina 20Attualità di FEDERICA CAPPONI

Elaborazione di nuovi progetti

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 25

Sport

È ripreso il lavoro per la prossima sta-gione sportiva. Tutto lo staff dirigen-ziale del Circeo Calcio, in primis il

presidente Mirko Rossato e il DirettoreSportivo Mario D'Aniello, dopo aver chiusol'accordo con il terracinese Angelo D'Amicoper la direzione tecnica della squadra dellaseconda categoria Figc, continua il lavorodi ricerca di nuovi rinforzi da mettere a dis-posizione del neo allenatore.Un’estate concentrata su questo per tro-vare giovani calciatori dei dintorni, chehanno voglia di cimentarsi in un campiona-to dei "grandi", ragazzi d'esperienza inqueste categorie provenienti da altre squa-dre vicine, e perché no, anche a provare ariportare a casa qualche vecchia cono-scenza della societá, che tanto bene aveva

fatto nel recente passato. L'intento delladirigenza é quello di migliorare subito laposizione ottenuta lo scorso campionato,ma sopratutto continuare il progetto di cre-scita societaria intrapreso nel 2015, con ilritorno a ben due squadre in altrettantecompetizioni, seconda categoria Figc eCampionato amatoriale Gsi.Mentre la squadra della seconda categoriasará caratterizzata da queste novità, pococambierá per la compagine Gsi, allenataanche quest'anno da Mister GianfrancoBenetti, il quale potrá sicuramente contaresu molti dei ragazzi che lo scorso campio-nato sono arrivati allo stadio Francioni adisputare la finale Primavera, purtroppopersa, oltre che per il valore del Borgo Vo-dice, anche per le molte assenze causate

da alcuni infortuni, dalle troppe squalifiche,e da impegni di lavoro che nel periodo pri-maverile hanno da sempre causato l'indi-sponibilitá di una rosa completa.Sicuramente anche Mister Benetti potràpuntare su qualche nuovo rinforzo, percercare a tutti i costi di migliorare quantofatto lo scorso campionato.Le date presunte per la ripresa degli alle-namenti saranno quasi sicuramente la finedi Agosto per Mister D'Amico e i ragazzidella seconda, mentre per Gianfranco Be-netti e i suoi, tutto rimandato a un paio disettimane dopo, e quindi dopo il 4 Settem-breNon ci resta che godere mare, spiaggia erelax in attesa di un nuovo autunno e duenuovi campionati di calcio da seguire. ■

F.C. Circeo Calcio

Obiettivo consolidamento!di Andrea Fortunato

Tiro a volo

Fabrizio CormonsUn’eccellenza al Circeodi A.C.

I l tiro a volo nasce negli Stati Uniti nella secondametà dell’800. Gli statunitensi attribuirono un im-piego diverso alle palle di vetro ornamento degli alberi

natalizi ideando un gioco di abilità che consisteva nel colpirele palle di vetro che venivano lanciate in aria da appositemacchine chiamate balltraps.Questo gioco successivamente si diffuse nei Paesi anglo-sassoni con il nome Clay-bird (uccello d’argilla), quindi comepigeon d’argile (piccione d’argilla) in Francia e infine in Italiae Spagna dove il dischetto fu ribattezzato piattello.La diffusione non fu immediata fino agli anni ’30 quando fu-rono organizzati a Roma sia i Campionati mondiali sia gli Eu-ropei dell’unica specialità di tiro al piattello conosciuta, la“fossa olimpica” o “trap”.La seconda specialità del tiro a volo, lo “skeet”, fece il suoesordio alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Nelloskeet, come nel trap, il tiratore deve spostarsi su più pedanedi tiro.

La terza disciplina il “Double Trap” consiste nelcolpire due piattelli per volta.Frabrizio Cormons nasce a Terracina nel 1975,ma si trasferisce a San Felice Circeo molto gio-vane. Ha sempre avuto una grande passioneper il tiro a volo ma, purtroppo, nel 2009 ha unbrutto incidente con la moto che lo allontanadalla sua passione per molto tempo.Inizia un periodo di riabilitazione che affrontacon determinazione e grande volontà fino adarrivare a condurre una vita “normale”. Riescea riprendere la sua passione per il tiro a volo

tanto che nel 2015 ottiene lusinghieri successi: 2° posto nellagara “Fiocchi Day”, 6° classificato nel campionato italiano“Compak”, vice campione italiano della Federcaccia itine-rante, la Coppa Italia, campione assoluto regionale e a squa-dre nel campionato Compak e altri vari onorevoli piazzamenti.Un crescendo!Nel 2015 la Federazione nazionale paralimpici dichiara la suaidoneità a far parte della Nazionale stessa.Altre importanti vittorie arrivano nel corso del 2016 fino aquella del 26 giugno, a Nettuno, dove ottiene l’ambito podiodi campione regionale di “duble trap”.Pensiamo che Fabrizio abbia collezionato un ottimo curricu-lum e che anche in relazione al grande sforzo di volontà af-frontato dopo l’incidente meriti la convocazione da partedella Federazione per partecipare ai prossimi Giochi Paralim-pici.Auguri Fabrizio! ■

fatto ricostruire delle copie dell’Apollocon diverse tinte, da un modello in pol-vere di marmo a uno dorato a un altro di-pinto con colori più vivaci, sulla scortadelle testimonianze riprese dalla lavora-zione artigianale del tempo. E prima ancora, nell’anno 1992, l’inte-resse per il sito originario della statuagreca ha attirato nella sede del MuseoCivico di Sabaudia, l’assistente del prof.Gercke, il dr Peter Lummel, che ha ese-guito alcuni sopralluoghi presso la Villadi Domiziano alla ricerca di notizie etracce del periodo vissuto dalla presti-

giosa famiglia dei Flavi nonché della loroattività di arredo e decorazione della re-sidenza situata nella zona lacustre del-l’antica Circeii. È comunque singolare scoprire che adue mesi dall’inaugurazione di Sabau-dia, il primo Podestà Valentino OrsoliniCencelli manifestò una particolare at-tenzione verso questa zona archeologi-ca, deliberando la somma di ventimilalire (delibera n.24 del 14 giugno 1934),in favore della Reale Soprintendenzaalle Antichità di Roma per la “esplora-zione dei resti della Villa di Domiziano”.In quella circostanza fu anche verbaliz-zata la scoperta delle 29 statue, tra lequali “il celebre Apollo ora a Kassel”.Ma, a seguito di una ‘svista storica’, lostesso Podestà commise un errore di-

chiarando che la scultura di Fidia erastata trovata nel 1798, posticipandocosì di più di 70 anni l’eccezionale ritro-vamento eseguito dalla squadra di la-voranti diretti da Mons. Collicola. Nel corso degli anni, su proposta delsottoscritto, con l’intento di riunire talitestimonianze nel Museo Civico, intitolatoallo studioso Marcello Zei, la Giunta Co-munale di Sabaudia, accanto all’Apollo eal Faunetto con flauto traverso, ha prov-veduto a far realizzare la copia dellatesta di Domiziano, custodita nel MuseoNazionale Romano.Tre notevoli testimonianze scultoree eartistiche, i cui originali sono conservatiin tre località, distanti ma tutte collegatea questo territorio pontino. ■

segue dalla pagina 20Attualità di MARIO TIEGHI

Apollo Parnòpios Ex lacu Paola

di Lilli Garrone

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 26

Territorio

I l mare e il Faro. In quest’estate del2016 le due parole hanno risuonatopiù volte nelle mie orecchie. Una

mia amica nonché collega ha, infatti,deciso di passare qualche giorno di va-canza al Circeo e si è prenotata - è an-data da sola, cosa che io non avrei maiosato fare - una camera all’hotel «Il fa-ro». Non sapevo nemmeno che la miaadorata pizzeria di quando ero adole-scente, dove si andava soprattutto coni genitori visto che per arrivare ci volevala macchina, era diventata anche un al-bergo. E che bello nei racconti della miaamica! Dalla stanza vedeva direttamenteil mare - e anche nel 2016 le acque diSan Felice Circeo hanno ottenuto laBandiera Blu - dove poi poteva tran-quillamente scendere e tuffarsi da unacomoda piattaforma. Per di più - ovvia-mente vista la fama del ristorante -mangiava benissimo: «Sono stata vera-mente in Paradiso», mi ha raccontatoAntonella... e non ho avuto difficoltà aimmaginarlo.Così in questi giorni dopo i suoi raccontioltre a pensare spesso al Faro e al coloredel mare in quel punto, alla discesaverso gli scogli e alla lunga strada condei bei tornanti per arrivare all’agognatapizza... e mi sono all’improvviso ricordatadella leggenda della «Mano del Demo-nio». Sembra, infatti, che a San Felice,lungo la via del faro esisteva nelle imme-diate vicinanze di una iscrizione latina

scolpita nella roccia, una formazionerocciosa che ricordava una grossa mano:per questo era stata denominata «la ma-no del Demonio». Oggi questa manonon esiste più, ma quando andavo in va-canza al Circeo ancora se ne parlava,soprattutto quando si andava verso ilfaro e si parlava di questa mitica ma-no...Cercavamo anche di vedere nellevarie formazioni rocciose se ce ne fosseuna che le assomigliava, ma non ne ab-biamo mai trovate: la mano del demonioè scomparsa. Però, andando a curiosare su internet,ho scoperto che non era solo un raccon-to o una leggenda, ma che poteva effet-tivamente essere esistita. Infatti, secondouno scritto che esiste nella rete, questamano è direttamente testimoniata da untal Giovanni Capponi nel 1856: «Su la via della Croce, che passando sulboschetto della Villa (Poniatowski) si di-rige verso torre Fico, e precisamente nelpunto più eminente, che sovrasta la cosìdetta Valle del Demonio, trovasi una ve-tusta iscrizione scolpita nel vivo masso[...], dalla quale rilevasi il nome di “Pro-montorio di Venere” dato dagli antichi aquesta parte del Circeo, forse desumen-dolo dalla bella esposizione di questoluogo e dalla grande amenità che ispirauna grandissima sensazione, difficile apotersi esprimere, nell’animo di coluiche vi si ferma a contemplarla. Ma esa-miniamo meglio l’espressione nella lapide

notata, possiamo ritenere, che il nome diVenere dato a questo luogo abbia unaqualche relazione con il linguaggio pro-prio dell’antica magia, giacché montagnadi Venere, nominasi dai Chiromanti quellaprominenza carnosa, che trovasi alla ra-dice del dito pollice; e questa ha una so-miglianza col luogo ove esiste la lapide,riflettendo che veduto il Circeo dallaparte di N.E. prende la figura moltosimile a una mano, indicando le sue piùalte prominenze l’ordine dei vari diti dellamano stessa [...]. ...e sempre più rima-niamo entusiasti di tali pensieri, subitoche rivolgiamo lo sguardo all’orma diuna grossa mano aperta, che trovasiscolpita nel vivo masso in poca distanzadalla lapide suaccennata. Per le qualicose sembra di aver ritrovato non dubbieprove per accertarci, che il nome di Ve-nere fu imposto a quel luogo da personeistrutte nell’antica arte della Chiroman-zia».Una storia quasi da brividi, anche perchéil vicino boschetto di lecci, è ricco di an-tiche superstizioni e di leggende chehanno reso il luogo scenario di eventicarichi di negatività e di incidenti, anchemortali, durante il corso degli anni. Siracconta, fra le altre cose, che in questavalle sia scomparsa una monaca e chedurante le ore notturne si udirebbero isuoi «sospiri».Ma chissà che fine ha fatto «La mano delDemonio»... ■

Lungo la via che porta al Faro

Testimoniata da Giovanni Capponi nel 1956

La mano del Demonio

donna è diabetica? Il diabete è malattiain netto aumento. Due donne diabetichesu tre muoiono per malattia cardiova-scolare, sono quindi ad altissimo rischio.Eppure il diabete femminile è meno con-trollato, molto più difficilmente si rag-giungono livelli accettabili di glicemia esi riesce a perseguire uno stile correttodi vita. Il compenso della glicemia, e uno stiledi vita corretto, è raggiunto molto piùfacilmente dagli uomini. Ma quali sono imotivi reali di queste differenze: se sicerca di analizzarli, ci si accorge di inol-trarsi nei differenti ruoli che la societàpone e impone alle donne, tra cui quellodelicato, solitario e pesante del caregi-ver. L’80% dei caregiver sono donne:occupandosi degli altri non si occupanodi se stesse. Il peso psicologico e fisico,lo stress collegato a questo ruolo, com-porta alterazioni del metabolismo e ri-duzione delle difese immunitarie: da cui

un incremento sia delle sindromi meta-boliche, e un peggior controllo del dia-bete, sia delle patologie tumorali dovuteall’abbassamento delle difese. Un breveaccenno ai tumori: tutti i programmi diprevenzione sono incentrati sull’obietti-vo – giusto e condiviso – di ridurre lamorbilità e mortalità dei tumori del senoe dell’utero, e ci stanno riuscendo. Maattualmente il vero killer delle donnenon è il tumore al seno, è il tumore delpolmone. La mortalità per questo tumo-re è in riduzione in tutti i paesi industria-lizzati per gli uomini, in netto aumentoinvece per le donne. La differenza trauomini fumatori e donne fumatrici, cheera quasi del 60 % nel 1957, è nel 2011ridotta al 4 %, cioè oramai le donne fu-mano come gli uomini: tra gli adole-scenti, fumano di più le ragazze chenon i ragazzi. Inoltre: c’è un incrementosignificativo dell’incidenza di tumori pol-monari nelle donne non fumatrici rispet-to agli uomini non fumatori. Perché questa differenza, a nostro pe-sante svantaggio? Forse per una diversasensibilità ad inquinanti ambientali oprofessionali, per fattori legati alla dieta,al metabolismo dei cancerogeni nell’or-ganismo femminile, al ruolo degli estro-geni, alle capacità di riparazione del

Dna, a differenze nella proliferazione ecrescita cellulare.Tutte queste domande,prive al momento di una risposta preci-sa, ci dicono quanto sia indispensabilepotenziare la ricerca di genere. Uno de-gli scogli più grandi rimane ancora ilpregiudizio di genere: il tumore al pol-mone è ancora sentito “patologia ma-schile”, i sintomi clinici iniziali nelle don-ne spesso sono più sfumati (una tossesecca stizzosa, dovuta ad una più fre-quente localizzazione periferica dellamassa tumorale, che viene interpretatainizialmente come reflusso gastrico –stress – patologia faringotracheale conconseguente ritardo diagnostico, che èuna delle cause della maggiore mortalitàfemminile). Manca il tempo e lo spazioper affrontare tante altre differenze, al-cune già studiate a fondo, come la di-versa sensibilità ai farmaci nelle donne.Questo primo contributo può però av-viare un processo di coscienza e di co-noscenza della fondamentale importan-za di riconoscere e studiare le differenzetra i generi, avviare un processo di for-mazione su di esse, modificare pocoper volta, grazie alle certezze acquisitetramite la ricerca, libri di testo e lineeguida, e soprattutto attuare una pro-grammazione sanitaria corretta. ■

segue dalla pagina 18Salute di MARIA SANTULLI

Medicina di genere, un nuovo approccio alla salute

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 27

Tempo libero

D opo molto tempo passato a bordodella nave Wonderland, il capitanoAlice Kingsleigh torna sulla terra fer-

ma londinese, rigida e ottusa. Alice, una sempre splendida Mia Wasikowska,lascerà presto la noia del mondo aristocraticoper una nuova avventura. Attraverso unospecchio magico, con l'aiuto del Brucaliffo,tornerà dai suoi amici del Sottomondo, questavolta per salvare il Cappellaio Matto (JohnnyDepp) e viaggiare nel tempo. Il sequel di Alice in the Wonderland di Tim Burton, qui in veste diproduttore, vede la nostra protagonista affrontare una vera e pro-pria odissea spazio-temporale in cui il tempo che viene personifi-cato (Sacha Baron Cohen) sarà il suo nemico-amico da cui trarreinsegnamento e a cui insegnare qualcosa. Perché sì, il soggettoprioritario del film di James Bobin è proprio chronos in persona,l'elemento dalla duplice natura, tiranno e prezioso, cinico e ami-chevole, come risulta proprio il personaggio interpretato brillante-mente da Baron Cohen. Diversamente dal romanzo di Lewis Carrol (Attraverso lo specchioe quel che Alice vi trovò) che gioca tutto sul tema degli scacchi, quiquesta tematica viene leggermente sfiorata in favore di una moralepiù semplicistica, ovvero ciò che si può imparare dal tempo, daglierrori o dalle esperienze del passato. Alice, per salvare il Cappellaioche lentamente si sta lasciando morire, deve recuperare la crono-sfera e viaggiare nel tempo per cercare di cambiare alcuni avveni-menti e salvare la famiglia del suo amico. Dopo aver incontrato icompagni del Sottomondo, la Regina Bianca (Anne Hathaway), ilBianconiglio, Pincopanco e Pancopinco, Bayard e così via, la ra-gazza decide di intraprendere quest'impresa che la porterà dinuovo al cospetto della perfida Regina Rossa, anche in questoepisodio interpretata da Helena Bonham Carter. Alice attraverso lo specchio è film in cui i personaggi di questomondo fantastico vengono visibilmente umanizzati: l'appiglio èsempre la famiglia.

ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIOdi LEWIS CARROL

Il fil

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iù v

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di ALESSIA BRAVO

Fiori di zucca ripieniIngredienti per 4 persone– 12 fiori di zucca;

per la pastella: – 200 g. di farina “00” – un cucchiaio di olio extravergi-

ne di oliva – un pizzico di sale – 5 g. di lievito di birra secco – 1 tuorlo – 10 cl circa di acqua – pepe q.b. – olio per friggere;

per il ripieno: – 6 filetti di alici – 350 g. di mozzarella

Mescolate gli ingredienti della pastella e lasciate riposare per al-meno 30 minuti. Preparate il ripieno tritando finemente la mozza-rella con le acciughe, poi lavate bene i fiori di zucca e sgocciolateliaccuratamente, riempiendoli e chiudendoli bene all’estremità.Quando la pastella sarà pronta, immergete i fiori di zucca e poifriggeteli in abbondante olio ben caldo. Servite appena fritti.

CITAZIONI UTILI

CattiveriaVi sono uomini che non hanno mai ucciso,eppure sono mille volte più cattivi di chi haassassinato sei persone.Fëdor Dostoevskij, Memorie da una casa dimorti

Io non chiamo malvagiopropriamente colui chepecca, ma colui chepecca o peccherebbesenza rimorso.Giacomo Leopardi, Zibaldone

EgoismoL’egoismo ispira un taleorrore che abbiamoinventato le belle

maniere per nasconderlo, ma traspareattraverso tutti i veli e si tradisce in ognioccasione.Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontàe come rappresentazione

TirannoChi entra in casa del tiranno, / se non eraschiavo, si fa.Due versi di Sofocle, che secondo Plutarco(Vite parallele) Pompeo pronunciò scendendonella barca che l’avrebbe portato in Egitto ealla morte.

StoltezzaLa via dello stolto ai suoi occhi è diritta.Proverbi 12, 15

Avv. Antonio Di Salvo

Guida a piedi scalzi

A rriva l’estate e, come ogni anno, guidare l’auto con i piediscalzi o con sandali o infradito diventa molto più comodoe semplice oltre che meno soffocante; ma cosa potrebbe

succedere se ti dovesse fermare l’auto della polizia e chiederti discendere? È possibile elevare una multa all’automobilista che staguidando senza scarpe chiuse e, quindi, in condizioni di non per-fetto controllo dei pedali? Contrariamente, a quanto comunementesi crede, non esiste più, all’interno del nostro codice della strada,la norma che un tempo vietava di guidare scalzi o con scarpe nonchiuse. La mancata previsione del divieto è, probabilmente, dovutaall’innovazione tecnologica subita dalle nuove autovetture che as-sicurano una risposta migliore ai comandi del conducente. L’obbli-go, infatti, di portare scarpe ben legate al piede (in particolaredietro il calcagno) era stato imposto perché, un tempo, i freni nonerano così sensibili come quelli di oggi e, per consentire un rapidoblocco del mezzo in una condizione di necessità, era necessariospingere con forza sul sistema meccanico. Insomma, il rischio cheil piede scivolasse dal pedale aveva portato il legislatore adadottare questa rigorosa norma. Oggi, però, tale previsione risultaessere superata e, pertanto, è venuto meno il divieto e, conse-guentemente, la Polizia non potrà più elevare alcuna sanzione pertale comportamento. Laddove ciò avvenisse, si potrà impugnare lacontestazione o con il ricorso al Prefetto o con quello al Giudice diPace competenti per territorio nei termini di legge (rispettivamente:60 e 30 giorni) decorrenti dalla notifica del verbale.

mail: [email protected]

ORA LEGALE

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 28Annunci

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1 agosto. Felice compleanno al nostro socio Rami datutta l’Associazione “Odissea”.

3 agosto. Ai nostri cari nonni Dina Capponi e Mario Pe-trucci per il loro 63° anniversario di matrimonio ... datutta la famiglia augurissimi!

8 agosto. Tantissimi auguri di buon compleanno a Fran-cesco Farano da zio Mimmo, zia Lalla, Angelo e Chia-ra.

9 agosto. A Lauretto Baldin infiniti auguri peri suoi 85anni dalla famiglia.

9 agosto. Alla nostra dolce Manila Mandovano tanti au-guri di buon compleanno da tutta la Capponi’s family.

9 agosto. Alla salsera più grintosa, Martina Mandovano,che mai ... un augurio speciale per il suo compleannoda tutte le salsere dell’American bar e da Franco.

16 agosto. Un augurio di cuore davvero speciale a SoniaMignardi da Nico e Fede.

17 agosto. Augurissimi ad Alessandro Spagnardi per ilsuo tanto atteso compleanno da Fede.

19 agosto. Tantissimi auguri a Federico Brusca che oggicompie 1 anno, con immenso amore nonno Maurizio,nonna Anna e zia Gioia. Tanti Auguri a papà Mauro cheil 23 Agosto compie gli anni.

20 agosto. Tantissimi auguri a zio Stefano per il suocompleanno da Fede, Riki, Nico, Many, Yuri e Marco.

25 agosto. Buon compleanno a Marina Lanzuisi dalleamiche Federica ed Elisabetta. ps. salutaci Genny!

28 agosto. Affettuosissimi auguri di buon compleanno aMichela D’Auria dalla famiglia.

31 agosto. Auguri a Matteo Foscolo per il suo supercompleanno da Fede e Nico.

5 settembre. Buon compleanno alla piccola peste Karol

Cormons per i suoi 2 anni. Bacioni dai nonni e gli zii.10 settembre. Alla nostra cara Lolita Capponi un ab-

braccio e tanti auguri per il suo compleanno da Fede eNico.

12 settembre. Nicolò Foti compie 8 anni. Affettuosissimiauguri da tutta la famiglia al primo nipote dai nonniAlessandro e Giacinta.

12 settembre. Alla nostra amica più sprint che mai, Vin-cenza Monte, gli auguri più sinceri per il suo complean-no da tutto il gruppo di ballerini e ballerine.

12 settembre. Ma quale Marcolino? Caro Marco Nar-ducci stai crescendo anche tu. Auguri per il tuo com-pleanno da tutta la tua family!

15 settembre. Al compare Ermanno Lanzuisi auguriamoun buon compleanno. Nico e Fede.

20 settembre. Un augurio davvero, ma davvero specialeper il tuo compleanno Elisabetta Cavalieri da Nico eFede.

21 settembre. Tanti auguri, tanti auguri a FedericaD’Auria per il suo compleanno da tutti noi dell’Odissea.

23 settembre. Buon compleanno alla nostra milanese socia,Benedetta Capponi, da tutta l’Associazione Odissea.

25 settembre. Buon compleanno al nostro mitico DJ Ro-berto Benedetti che allieta sempre le nostre seratedanzanti. Auguri.

26 settembre. Tanti, tanti auguri a Emanuele Smith daNico e Fede.

26 settembre. Al fratello più bello de tutta la cesa, Ric-cardo Capponi, e de tutto tummulite un buon com-pleanno di cuore dalla tua sorellona.

27 settembre. Alla mia mimi Mely un felice compleannodi cuore dalla tua Fede.

Compleanni

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] -www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti - Stampato da CSR, via di Salone, 131/c -00131 Roma

Vanda CalisiIl 3 giugno, la cara ami-ca ci ha preceduto las-sù. Era l'animatrice delgruppo. Sapeva acco-gliere tutti nel suo am-biente naturale in modosemplice e spontaneo.Dava valore a ogni per-sona.Ciao Vanda. Ci rincon-treremo, aspettaci! Ma-

ria Pia, Albina, Clelia, Delia, Rosaria, RitaI soci del Centro Storico ricordano con simpatiaVanda Calisi anche lei socia per tanti anni, at-tenta e partecipe a tutte le iniziative.

Maria Pia MambroLo scrittore Herman Hesse scrive: "Se non si ha un passato, non si può vo-lare".Le parole di questa frase le appartengono in modo particolare perché è vissutain una città giovane, Sabaudia, che non aveva tradizioni, usanze, costumi, nonun passato da raccontare. Ma Maria Pia aveva voglia di sapere, di conoscerecosa c'era stato dietro di sé. Ha così iniziato il suo pellegrinaggio affettivo.Giovane insegnante intervistava a scuola “I nonni” che erano vissuti nella pa-lude, i primi pionieri scesi dai monti Lepini e Ausoni, dal Veneto e dall'EmiliaRomagna. Così ha raccontato e gettato le prime basi di un passato "prossimo".Ha pubblicato sei libri con la soddisfazione di averli presentati non solo nellasua amata città ma anche in altre cittadine limitrofe e di aver ricevuto ilpremio della cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Alcuni giorni fa, il 29 luglio scorso, ha avuto anche il piacere di recarsi adAsiago, dove era stata invitata per una conferenza su Sabaudia, la “Città delRazionalismo”.

Prima ComunioneIl 18 giugno Lorenzo Lanzuisi ha ricevuto, presso il Santuario di SantaMaria degli Angeli, la Prima Comunione e il giorno successivo ha compiutodieci anni, la vicinanza di date ha suggerito ai suoi talentuosi genitori di or-ganizzare per lui una grande festa con parenti ed amici, tenutasi nellasplendida cornice naturale del “Peretto”. Pietanze buonissime e un’ orga-nizzazione perfetta da fare invidia a un catering stellato, hanno contribuitoa rendere tale giornata indimenticabile, non solo per il festeggiato, maanche per tutti i numerosi presenti, che intendono rinnovare al piccolo Lo-renzo, grandi affettuosi auguri.