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Il fatto Zone B e mare pulito, la coerenza al potere di Rosa L. pag. 11 L a precedente pubblicazione del “Centro Storico” si chiudeva con la dolorosa notizia della perdita di un importante artista nato a San Felice Circeo, il 20 dicembre del 1936: Oscar Capponi. La redazione ha assunto il triste impegno di pubblicarne un ricordo. Confesso che ho sperato vilmente di potermi sottrarre a tale compito, perché Oscar era anche un ami- co fraterno, e quando si è emotivamente così coinvolti, ciò che si scrive rischia ine- vitabilmente di risentirne. Comunque, con- finando la malinconia in uno spazio intimo, provo a tracciare un suo profilo, il più pos- sibile oggettivo. Oscar Capponi è stato un affermato sce- nografo - costumista che, dal 1963 al 1987, ha lavorato a più di trenta film con perso- naggi dello spettacolo di primo piano qua- li: Vittorio De Sica, Philippe Noiret (Film del 1971, “Siamo tutti in libertà provvisoria”); Zeudi Araya, Renzo Montagnani (1974 “La preda”); Raquel Welch, Jack Hawkins (1973 “Femmina violenta”); Mariangela Melato (1975 “L’albero di Guernica”). Ancora di molti altri noti attori ha curato i costumi: Ed- vige Fenech, Leo Gullotta, Jacques Dufilhò, Robert Hoffman, Claudia Mori, Luciano Sal- ce, Pippo Franco, Miguel Bosè, Corrado Pani, Silvia Koscina, Lino Banfi, ecc... “Fin da quando era piccolo...”, racconta- vano le sue zie più anziane, “s’intuiva che era destinato a una vita particolare”. Figlio unico, Oscar perse i suoi genitori a soli quindici anni, a pochi mesi di distanza l’u- no dall’altro; il tribunale nominò uno zio suo tutore, ma appena Oscar divenne maggio- renne e finalmente libero da vincoli, si recò a Roma per realizzare il sogno di una vita artistica. Iniziò a seguire corsi di danza e di recitazione, discipline nelle quali ottenne le prime soddisfazioni. Pur amandole entram- be, finì per sceglierne una terza, grazie al- la grande amicizia con Romano Paxuell Berti, che lo volle al suo fianco come aiuto scenografo nel film “Ursus nella terra di fuo- co” (1963) e, come succede alcune volte, il maestro finì per essere superato dal suo al- ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICOBIMESTRALE GRATUITO - ANNO 12 N. 66 - MAGGIO/GIUGNO 2014 Politica Il dissesto nel Comune di San Felice Circeo di N. Ceccato a pag. 3 SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA Cultura Il Caffè Letterario di A. Palombi a pag. 18 Politica Un tesoro di Paese di A. Petti a pag. 5 C ENT RO S T ORICO Un’Amministrazione ambigua D omenica 20 aprile 2014 è stata pubblicata un’altra in- tervista del Sindaco Gianni Petrucci! Periodicamente il quotidiano “Oggi Latina” (già Latina Oggi) ce ne pro- pina una (inizio e fine estate) piena di ot- timismo per stordire chi legge. Un ottimismo consolidato e aggressivo, legato a fatti inesistenti e progetti impro- babili per convincere i cittadini del buon lavoro degli Amministratori così splendidi e bravi da riuscire a operare senza di lui, sempre assente, e senza soldi. Si fanno vedere, sempre al bar centrale per l’ape- ritivo e al telefonino, e ci vogliono far cre- dere che si impegnano tanto per recupe- rare il Paese da una catastrofe. Qualcuno forse può abboccare e plaudire, mentre, ed è cosa certa, cresce tra i più la sensazione di presa in giro da parte di un affabulatore, che pensa, con la notorietà acquisita nel mondo dello sport, di avere ancora credito e fiducia dalla gente. Tra l’al- tro una puntata della trasmissione “Report” di Rai 3 a cura di Milena Gabanelli, quella del 5 maggio scorso, ha fatto emergere una serie di negatività nella gestione del CONI, che, come sappiamo, è stata a lungo affi- data a Gianni Petrucci, un precedente che mette in allarme. I suoi sono sempre annunci generici, pro- clami propagandistici, che rimangono enig- matici e totalmente privi di contenuto. “Nel- l’ultimo Consiglio comunale, per dirne una, abbiamo deciso di dichiarare l’interesse del Comune per il porto …”. Ma questo non era già stato detto due anni fa e ancora al- tre volte, sempre e solo detto e poi più nul- la? Si sta lavorando a qualche inciucio? “Nel prossimo Consiglio comunale porte- remo ad approvazione la palestra polifun- zionale a Borgo Montenero, insieme ai la- vori di completamento e adeguamento del campo sportivo comunale a Mezzomon- te”. Progetti della precedente Ammini- strazione, ma ora, data la situazione di dis- sesto finanziario, troppo velocemente e inopportunamente dichiarato, con quali ri- sorse si pensa di realizzarli? L’attuale Amministrazione cerca il con- senso annunciando, attraverso il solito corrispondente web dell’”Agenzia Stefa- di ALESSANDRO CRESTI Editoriale Nemo potest personam diu ferre Nessuno può portare lungamente la maschera continua a pag. 6 Politica Bisogna combattere la guerra … di A. Scalfati a pag. 4 PERSONAGGIO Oscar Capponi P oco importa se il Comune di San Fe- lice Circeo presenta i conti in ordine e poco importa se nessun organo di controllo li abbia mai richiesti: la dichiara- zione di dissesto per quanto immotivata è una scelta irrevocabile e siamo tutti costretti a subire gli effetti della pesante procedura prevista dalla normativa. I primi a sperimentare le implicazioni di que- sta scelta scellerata sono proprio gli stessi autori della stessa, ovvero gli attuali ammi- nistratori comunali sui quali ricade la re- sponsabilità di tale situazione e che da su- bito hanno fornito prova della loro inade- guatezza a operare nella difficile e vincola- ta gestione prevista per gli enti in stato di dissesto. Amministratori comunali seri, dopo la di- chiarazione di dissesto, invece di festeg- giare avrebbero dovuto iniziare subito a la- vorare per produrre gli atti e le scelte obbli- gatorie conseguenti. Un atteggiamento equilibrato e rigoroso ol- tre che più opportuno sarebbe stato ne- cessario anche per rafforzare l’attendibilità della loro decisione. Invece no. L’obiettivo cercato era stato raggiunto. Una volta otte- nuta la dichiarazione di dissesto gli Ammi- nistratori del Comune pensavano che le lo- Il dissesto nel Comune di San Felice Circeo 3ª parte POLITICA continua a pag. 2 Sommario a pag. 14 continua a pag. 3 Oscar Capponi Un tesoro di Paese di Alessandro Petti a pag. 5

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Il fattoZone B e mare pulito, la coerenza al poteredi Rosa L.

pag. 11

L a precedente pubblicazione del“Centro Storico” si chiudeva con ladolorosa notizia della perdita di un

importante artista nato a San Felice Circeo,il 20 dicembre del 1936: Oscar Capponi. Laredazione ha assunto il triste impegno dipubblicarne un ricordo. Confesso che hosperato vilmente di potermi sottrarre a talecompito, perché Oscar era anche un ami-co fraterno, e quando si è emotivamentecosì coinvolti, ciò che si scrive rischia ine-vitabilmente di risentirne. Comunque, con-finando la malinconia in uno spazio intimo,provo a tracciare un suo profilo, il più pos-sibile oggettivo. Oscar Capponi è stato un affermato sce-nografo - costumista che, dal 1963 al 1987,ha lavorato a più di trenta film con perso-naggi dello spettacolo di primo piano qua-li: Vittorio De Sica, Philippe Noiret (Film del1971, “Siamo tutti in libertà provvisoria”);Zeudi Araya, Renzo Montagnani (1974 “Lapreda”); Raquel Welch, Jack Hawkins (1973“Femmina violenta”); Mariangela Melato(1975 “L’albero di Guernica”). Ancora dimolti altri noti attori ha curato i costumi: Ed-vige Fenech, Leo Gullotta, Jacques Dufilhò,Robert Hoffman, Claudia Mori, Luciano Sal-ce, Pippo Franco, Miguel Bosè, CorradoPani, Silvia Koscina, Lino Banfi, ecc... “Fin da quando era piccolo...”, racconta-

vano le sue zie più anziane, “s’intuiva cheera destinato a una vita particolare”. Figliounico, Oscar perse i suoi genitori a soliquindici anni, a pochi mesi di distanza l’u-no dall’altro; il tribunale nominò uno zio suotutore, ma appena Oscar divenne maggio-renne e finalmente libero da vincoli, si recòa Roma per realizzare il sogno di una vitaartistica. Iniziò a seguire corsi di danza e direcitazione, discipline nelle quali ottenne leprime soddisfazioni. Pur amandole entram-be, finì per sceglierne una terza, grazie al-la grande amicizia con Romano PaxuellBerti, che lo volle al suo fianco come aiutoscenografo nel film “Ursus nella terra di fuo-co” (1963) e, come succede alcune volte, ilmaestro finì per essere superato dal suo al-

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO” BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 12 N. 66 - MAGGIO/GIUGNO 2014

PoliticaIl dissesto nel Comune diSan Felice Circeo di N. Ceccato

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SAN FELICE CIRCEO SABAUDIA

CulturaIl Caffè Letterariodi A. Palombi

a pag. 18

PoliticaUn tesoro di Paesedi A. Petti

a pag. 5

CENTRO STORICO

Un’Amministrazione ambigua

D omenica 20 aprile 2014 èstata pubblicata un’altra in-tervista del Sindaco Gianni

Petrucci! Periodicamente il quotidiano“Oggi Latina” (già Latina Oggi) ce ne pro-pina una (inizio e fine estate) piena di ot-timismo per stordire chi legge.Un ottimismo consolidato e aggressivo,legato a fatti inesistenti e progetti impro-babili per convincere i cittadini del buonlavoro degli Amministratori così splendidie bravi da riuscire a operare senza di lui,sempre assente, e senza soldi. Si fannovedere, sempre al bar centrale per l’ape-ritivo e al telefonino, e ci vogliono far cre-dere che si impegnano tanto per recupe-rare il Paese da una catastrofe.Qualcuno forse può abboccare e plaudire,mentre, ed è cosa certa, cresce tra i più lasensazione di presa in giro da parte di unaffabulatore, che pensa, con la notorietàacquisita nel mondo dello sport, di avereancora credito e fiducia dalla gente. Tra l’al-tro una puntata della trasmissione “Report”di Rai 3 a cura di Milena Gabanelli, quelladel 5 maggio scorso, ha fatto emergere unaserie di negatività nella gestione del CONI,che, come sappiamo, è stata a lungo affi-data a Gianni Petrucci, un precedente chemette in allarme.I suoi sono sempre annunci generici, pro-clami propagandistici, che rimangono enig-matici e totalmente privi di contenuto. “Nel-l’ultimo Consiglio comunale, per dirne una,abbiamo deciso di dichiarare l’interesse delComune per il porto …”. Ma questo nonera già stato detto due anni fa e ancora al-tre volte, sempre e solo detto e poi più nul-la? Si sta lavorando a qualche inciucio?“Nel prossimo Consiglio comunale porte-remo ad approvazione la palestra polifun-zionale a Borgo Montenero, insieme ai la-vori di completamento e adeguamento delcampo sportivo comunale a Mezzomon-te”. Progetti della precedente Ammini-strazione, ma ora, data la situazione di dis-sesto finanziario, troppo velocemente einopportunamente dichiarato, con quali ri-sorse si pensa di realizzarli?L’attuale Amministrazione cerca il con-senso annunciando, attraverso il solitocorrispondente web dell’”Agenzia Stefa-

di ALESSANDRO CRESTI

Edito

riale

Nemo potest personamdiu ferreNessuno può portare

lungamente la maschera

continua a pag. 6

PoliticaBisogna combattere la guerra …di A. Scalfati

a pag. 4

PERSONAGGIO

Oscar Capponi

P oco importa se il Comune di San Fe-lice Circeo presenta i conti in ordinee poco importa se nessun organo di

controllo li abbia mai richiesti: la dichiara-zione di dissesto per quanto immotivata èuna scelta irrevocabile e siamo tutti costrettia subire gli effetti della pesante proceduraprevista dalla normativa.

I primi a sperimentare le implicazioni di que-sta scelta scellerata sono proprio gli stessiautori della stessa, ovvero gli attuali ammi-nistratori comunali sui quali ricade la re-sponsabilità di tale situazione e che da su-bito hanno fornito prova della loro inade-guatezza a operare nella difficile e vincola-ta gestione prevista per gli enti in stato didissesto.Amministratori comunali seri, dopo la di-chiarazione di dissesto, invece di festeg-giare avrebbero dovuto iniziare subito a la-vorare per produrre gli atti e le scelte obbli-gatorie conseguenti.Un atteggiamento equilibrato e rigoroso ol-tre che più opportuno sarebbe stato ne-cessario anche per rafforzare l’attendibilitàdella loro decisione. Invece no. L’obiettivocercato era stato raggiunto. Una volta otte-nuta la dichiarazione di dissesto gli Ammi-nistratori del Comune pensavano che le lo-

Il dissesto nel Comunedi San Felice Circeo

3ª parte

POLITICA

continua a pag. 2

Sommario a pag. 14

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Oscar Capponi

Un tesoro di Paesedi Alessandro Petti a pag. 5

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 2

Il Personaggio

lievo. Tanti erano glianeddoti e le curio-sità che Oscar sa-peva inanellare nelraccontare la suavita, così ricca disuccessi e d’incon-tri importanti. Arti-sta poliedrico, conesperienza nel ci-nema, nella prosa enella danza, è statoun uomo come sene incontrano po-chi. Grande profes-sionista lo fu anchequando decise difare qualcosa per ilsuo paese, nel qua-le era tornato sul fi-nire degli anni set-tanta, per una lungaconvalescenza se-guita a un serio pro-blema di salute.Malgrado fosse so-stenuto da pochiamici durante questo difficile periodo,Oscar decise comunque di realizzare unprogetto ambizioso: la libera riduzione indue tempi de “La Traviata” di Giuseppe Ver-di. Ricordo ancora la delusione quando en-trammo per la prima volta nel locale doveoggi è stato realizzato il piccolo Cinema, nelcentro storico di San Felice: dopo un pas-sato glorioso come sede del “Teatrino Co-munale” voluto dal Sindaco Gemini, era di-ventato un garage per le moto dei Vigili Ur-bani e un deposito di rottami di ogni gene-re. Oscar, dotato di un raro talento, non siscoraggiò affatto, e fu capace di realizzareuna “bomboniera” di teatro in quel luogoabbandonato, attraverso una totale ristrut-turazione e affascinanti inganni prospetticidelle scenografie. Con grande sensibilitàestetica rivisitò tutti gli spazi, creando dalnulla i più diversi ambienti: foyer, camerini,palcoscenico, proscenio, platea, tutto cu-rato con raffinata scelta di colori e atmo-sfere di magica bellezza.

Fu un’impresa epica per il nostro paese,nella quale furono coinvolti moltissimi gio-vani che di giorno erano impegnati nella ri-costruzione del teatro come carpentieri, fa-legnami, pittori ecc... mentre la sera, per leprove, si trasformavano nel Visconte di Le-torières, nel Barone Douphol, nel Marche-se d’Obigny, vestiti con il frac e con auten-tici costumi di scena noleggiati nelle più fa-mose sartorie teatrali di Roma, dove Oscar

era di casa. Nonmancavano favoloseparrucche e riprodu-zioni di appariscentigioielli d’epoca:smeraldi, rubini, to-pazi che, seppur nonautentici, avevanoun loro valore, tantoche, spesso, biso-gnava correre dietroai ragazzi - attoriche, così agghindati,erano capaci di usci-re a spasso per ilpaese, magari per unaperitivo al Dopola-voro o da Pasquali-no, facendo sfoggiodel loro prezioso ab-bigliamento. L’estatedel 1980 fu indimen-ticabile per molti diquesti giovani che, inuna delle tante repli-che caratterizzatedall’ennesimo “tuttoesaurito”, ebbero l’o-

nore di avere fra glispettatori entusiasti an-

che l’On. D’Arezzo, allora Ministro delloSpettacolo. L’importante autorità istituzio-nale, nel suo pubblico saluto alla fine dellarappresentazione, ebbe parole lusinghiereper tutti e rivolto a Oscar, disse: «ComeSpoleto ha il suo Menotti, così il Circeo halei, grande Maestro Capponi!». Questa in-

credibile iniziativa culturale fu la prima ditante altre che Oscar realizzò nel nostropaese, ogni volta iniziando faticosamentetutto da capo nella sapiente ricostruzionedegli ambienti. Fu così anche quando re-cuperò un testo altrimenti destinato al si-curo oblio: “La Circe Innamorata”, opera li-rica scritta da un grande insegnante dellescuole elementari locali, Antero Vaj, e por-tata in scena da Oscar per due estati di se-guito (1998 e 1999). La prima edizione sisvolse nella piazza del Comune ma per laseconda Oscar seppe creare un nuovo, in-cantevole luogo: “l’anfiteatro dell’Acropoli”,un ex campo da tennis abbandonato daqualche tempo, dal quale si poteva goderecontemporaneamente della rappresenta-zione e di un panorama seducente. Questisi fondevano l’una con l’altro regalando alpubblico intervenuto uno spettacolo indi-menticabile. Prima ancora, in occasionedella Pasqua del ’96, fu realizzato un me-morabile ed emozionante “Gesù di Naza-reth”, liberamente tratto dal famoso film diZeffirelli. Andando ancora indietro con la

memoria, alle festività natalizie del 1994,troviamo l’incredibile allestimento sceno-grafico, nella piazza del Comune, di un ma-gnifico “Presepe Vivente”. A seguire (1996)fu la volta del “Carneval Parade”, una spas-sosa “processione di carnevale” che coin-volse tutto il paese. Non possono essereignorate neanche le numerose edizioni di unpremio alle attrici emergenti, dedicato ad“Anna Magnani”, del quale è stato sempreil Direttore artistico, oltre che l’ideatore. An-cora, è da menzionare un ennesimo rinno-vo del piccolo teatro comunale per portarein scena “Gli spettri”, dramma in tre atti diHenrik Ibsen, dove anche Oscar recitò nelruolo di “Osvaldo”. Nel giugno del 2003, perla festa del Corpus Domini, organizzò unasplendida infiorata per le vie del paese.

Un’estate inventò addirittura il “Cineforumal crepuscolo”, proiettando in tutti gli angolipiù suggestivi del paese vecchie pellicole inbianco e nero dei film più emozionanti diAnna Magnani, come originale e sensibileomaggio alla grande attrice che tanto amòil nostro paese.Un’esaltante rapsodia di fantastiche faticheche così elencate rischia forse di annoiare,ma per i tanti che hanno avuto la fortuna diviverle in prima persona, da protagonisti oda spettatori, si è trattato di spettacoli dav-vero indimenticabili, realizzati solo grazie alviscerale, innato bisogno di Oscar di pro-muovere iniziative capaci di scuotere noisanfeliciani dall’atavico, pigro torpore cul-turale al quale, purtroppo, sembriamo spes-so un poco inclini. Come collante di tuttoquesto, c’era anche la sua indiscutibile ca-pacità organizzativa, il suo saper coinvol-gere, accogliere, divertire e interessare itanti giovani, per i quali c’era sempre un co-stume pronto a renderli entusiasti protago-nisti nelle sue rappresentazioni corali. An-che la costante assenza di fondi del “Grup-po Arte e Cultura del Circeo” del qualeOscar era l’ispiratore, e gli infiniti, curiosiespedienti escogitati pur di riuscire nei suoipropositi, meriterebbero di essere raccon-tati, ma ci vorrebbe uno spazio molto piùampio … Comunque, mai una sola volta fumosso dall’idea di un guadagno persona-le, né mai realizzò un profitto economico daciò che fece per il nostro paese. Negli anni70, per dar vita a una lungimirante iniziati-va, fondando a San Felice una delle primeradio private d’Italia (Radio Monte Circeo),progetto finanziariamente oneroso, profusegenerosamente del suo, arrivando anche aperdere un immobile di sua proprietà. Que-sto le persone che si sono lasciate piace-volmente coinvolgere nei suoi progetti l’-hanno sempre saputo e, per la sua auten-

di Gabriele Lanzuisi

Noto scenografo – costumista, ideatore e regista di molte iniziative artistiche culturali per il Circeo

“Giacomino” per i sanfeliciani più anziani, che continuarono a chiamarlo con il nome del nonno

segue da pag. 1

Oscar Capponi

1958 - O. Capponi con Carlo delle Piane

si recò a Roma per realizzare il so-gno di una vita artistica“

il suo saper coinvolgere, accoglie-re, divertire e interessare i tanti gio-

vani“ “

è stato un uomo generoso, leale epacifico“

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ro responsabilità fossero finite: tutte le dif-ficoltà potevano essere attribuite a chi liaveva preceduti; tutte le cose positive, in-vece, pensavano sarebbero state merito lo-ro comprese le opere pubbliche progetta-te, finanziate e appaltate dalla precedenteAmministrazione. E allora … tutti a festeg-giare!La norma, invece, attribuisce grandi re-sponsabilità soprattutto a coloro che han-no dichiarato lo stato di dissesto e punisceduramente comportamenti omissivi.La prima scadenza obbligatoria era rap-presentata dall’approvazione, entro il 20maggio 2013, da parte del Consiglio Co-munale dell’ipotesi di bilancio stabilmenteriequilibrato (art. 259 TUEL). Com’era fa-cilmente prevedibile, considerando anchel’atteggiamento incurante della gravità del-la situazione da parte degli amministratoricomunali, la data è arrivata e passata sen-za che il sindaco o gli assessori si preoc-cupassero almeno di predisporre una pro-posta di delibera. Il mancato rispetto di questo termine è con-siderato una grave violazione di Legge checomporta lo scioglimento del Consiglio Co-munale (art. 262 TUEL).L’atteggiamento inerte della Prefettura diLatina è poco comprensibile e come risul-tato ha prodotto che a un anno da quellascadenza, definita perentoria dalla Legge, ilcomune di San Felice Circeo non ha anco-ra approvato il Bilancio Stabilmente riequi-librato. E, in modo paradossale, a metà2014 il Comune di San Felice Circeo non haancora approvato il bilancio di previsioneper l’anno 2013 e continua ad andare avan-ti ‘provvisoriamente’ con il bilancio perl’anno 2012 improntato dalla tanto biasi-mata e criticata precedente amministrazio-ne.Che dire, poi, della Giunta Comunale, che,mentre predispone gli atti per licenziareventisette persone e adeguare il numero deidipendenti al limite massimo imposto dalladichiarazione di dissesto, predispone anchegli atti per assumere due persone con in-carico fiduciario! Ovviamente la norma nonpermette di assumere gli amici o i parentidegli amici mentre si licenziano delle per-sone scomode. La naturale conseguenza èche la commissione interministeriale conti-nua ad annullare le delibere illegali dell’am-ministrazione Petrucci.Rimane comunque agghiacciante il com-portamento della Giunta nella gestione del-l’esubero di personale. Se non coinvolges-se con tragicità la vita di ventisette perso-ne e quindi il destino di ventisette famiglie,potrebbe semplicemente essere preso co-me un esempio negativo di amministratoriincapaci e vendicativi. In questa procedurahanno violato norme di legge, hanno igno-rato i pareri contrari espressi dai responsa-

bili di servizio, hanno calpestato diritti co-stituzionalmente tutelati e ogni regola dibuon senso. La loro azione sembra ispira-ta al nulla o al massimo a qualche piacereo vendetta personale, nella più completa in-coscienza.Per il sindaco e la sua giunta sembrerebbeche non abbia alcun significato il fatto chela commissione interministeriale abbia an-nullato le loro delibere sul personale perchécontrarie alla Legge, o che le maggiori rap-presentanze sindacali li abbiano denuncia-ti per comportamenti antisindacali. Senzanessuna vergogna o imbarazzo, completa-mente inconsapevoli di quanto sta acca-dendo e della gravità degli atti di cui si stan-no rendendo responsabili, continuano aprodurre comunicati nei quali trionfalmentee falsamente informano di aver raggiuntol’accordo con i dipendenti!Nel frattempo, utilizzando “provvisoriamen-te” il bilancio approvato dall’amministrazio-ne Cerasoli, i conti del comune continuanoa consolidarsi, dimostrando ancora una vol-ta che la dichiarazione di dissesto era as-solutamente inutile e non motivata da con-siderazioni finanziarie. Così, anche nel 2013è stato rispettato il patto di stabilità, l’a-vanzo di amministrazione di competenzasfiora i 2 milioni di euro, la cassa è attiva percirca 3 milioni di euro. E tutto ciò prima an-cora di iniziare il risanamento finanziario. E’evidente che risultati così positivi sono frut-to di scelte sagge e lungimiranti attuate dachi ha preceduto gli attuali amministratori ecomunque effettuate prima della dichiara-zione di dissesto. E’, infatti, chiaro a tutti che:Non si risparmia neanche un euro sempli-cemente annunciando il licenziamento diventisette persone! I risparmi saranno ef-fettivi solo ed esclusivamente dal giorno incui queste persone non andranno più a la-vorare e quindi non avranno più il diritto aessere pagate! Nessun effetto sulla spesa si ottiene azze-rando i trasferimenti o l’utilizzo di beni co-munali a favore di alcune associazioni perconcederli ad altre considerate più vicine al-l’amministrazione;Tanto meno riesce a produrre effetti suiconti dell’ente la mancata erogazione dicontributi finanziati con trasferimenti deglienti superiori (Provincia, Regione, Stato); eanzi questo fatto sta producendo un graveimpoverimento del territorio ed evidenziaancora di più la scarsa capacità ammini-strativa di chi oggi guida il comune;Non si risparmia spegnendo l’illuminazionepubblica anche tagliando i pali per poispendere di più affidando la manutenzionead “aziende” a prezzi che sembrerebberosuperiori rispetto al servizio interno da sem-pre erogato con competenza dagli operaidel comune; Non si risparmia neanche un centesimo nonraccogliendo regolarmente la spazzaturacon le risorse del comune come avveniva

qualche anno fa, per passare a una raccol-ta parziale e a singhiozzo con ditte esternepiù costose. Maggiori entrate sono previste dalle men-se e trasporto scolastico, causando un ca-rico pesantissimo per le famiglie con figli inetà scolare, ma con scarso significato peril bilancio comunale. Non sono certo i126.000 euro previsti per questa entrata amigliorare i conti dell’Ente!Il comune sembra guidato da dei nuovi Ro-bin Hood alla rovescia. Con la scusa deldissesto continuano a penalizzare gli ap-partenenti a famiglie più numerose e chi vi-ve in case piccole quindi presumibilmentepiù poveri e a favorire chi vive in case gran-di magari da solo e ragionevolmente più ric-co.Se con il passaggio dalla TARSU alla TA-RES, nel 2013, vi è capitato di pagare di piùper il servizio di raccolta della spazzatura,non dipende dal fatto che con il dissesto ilcomune deve incassare delle cifre supe-riori. Semplicemente dipende dal fattoche, con il sistema disincentivante per lefamiglie introdotto dagli attuali ammini-stratori, qualcuno con una famiglia menonumerosa della vostra o con una casa piùgrande sta pagando di meno! Il comune,infatti, prevedeva di incassare 2.373.757,99euro di TARES nel 2013, a fronte dei2.374.807,00 euro di TARSU incassati nel-l’anno precedente. Circa mille euro in me-no!Anche per l’IMU valgono gli stessi ragiona-menti e le variazioni di gettito dipendonoesclusivamente da un diverso meccanismodi pagamento del fondo di rotazione (fon-do istituito con l’introduzione dell’IMU perriequilibrare gli incassi dei comuni rispettoa quanto incassato prima con ICI). Nel 2012i contribuenti pagavano una parte dell’IMUallo stato per alimentare il fondo di rotazio-ne. Nel 2013, invece, i contribuenti hannopagato tutto ai comuni che poi hanno do-vuto, riversare la quota di competenza alfondo di rotazione. Penosi sono gli ammi-nistratori comunali che cercano di farsicompatire e motivare la presunta mancan-za di fondi anche per questo pagamento.

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 3

Politica

di Nicola Ceccato*

La norma attribuisce grandi responsabilità a coloro che hanno dichiarato lo stato di dissesto

segue da pag. 1

Il dissesto nel Comune di San Felice Circeo - 3° parte

Una scelta politica

San Felice Circeo, dissesto finanziario

continua a pag. 5

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Bisogna combattere la guerra dei valori e delle idee

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 4

Politica

I n un editoriale del Corriere della Seradei giorni passati veniva sottolineato ilfatto che non ci si deve stupire oggi di

scoprire che dopo trent’anni ancora si rubae si fanno girare mazzette come ai tempi diMani Pulite. Infatti, gli indicatori internazio-nali ci descrivono come Paese corrotto e invia di dissoluzione da molti anni. Solo noiitaliani abbiamo fatto finta di niente, abbia-mo fatto finta di non essere a conoscenzadi quel che stava accadendo. In realtà sia-mo precipitati nella classifica della corru-zione e del malaffare al di sotto di Stati che,nella percezione comune, vengono consi-derati fuori da un consesso civile e demo-cratico. Il balletto politico è andato avanti in questivent’anni come in un circo dove, assiepati suipalchi, cittadini intontiti hanno partecipato al-le acrobazie di nani, ballerine e giocolieri. Adesso qualcosa inizia a scricchiolare maneanche tanto se ancora, nella pianura pon-tina, si ritiene possibile una economia ba-sata sul lavoro illegale, sugli abusi, sulla ge-nerale convinzione che “tanto ormai le co-se vanno così”.In effetti, è vero quanto ha sostenuto Pao-lo Mieli in un dibattito, ovvero che le perso-ne arrestate per lo scandalo EXPO non so-lo giravano da anni ma, cosa grave, qual-cuno le ha nominate, non molto tempo fa,in posti di rilievo.E quindi, se il panorama è questo e sullosfondo inizia a scricchiolare anche il siste-ma giudiziario oltre a quello politico ed eco-nomico, se il panorama è questo e dalleparti nostre istituzioni decotte inseguo-no feste e sagre di paese promettendoancora ciò che da tempo non c’è più, iovedo nero.Non voglio rassegnarmi ai corsi e ricorsi diGiambattista Vico che dovrebbero preve-

dere dopo un lungo periodo di pace, dal do-poguerra a oggi, nuove guerre, ma certoqualcosa sta accadendo di importante e diterribile.Se è vero che le trivellazioni per cercare ilgas hanno certamente favorito se non de-terminato il terremoto in Emilia Romagna,se è vero che il nostro agroalimentare è inparte gestito dalle associazioni criminali, seè vero che l’ondata di profughi che entra nelnostro Paese è e sarà inarrestabile per iprossimi decenni, se è vero tutto questocredo che l’unica soluzione per uscirne siaalmeno prenderne atto ed esserne consa-pevoli.È un po’ il discorso che spesso faccio in Rai:l’ipocrisia non aiuta. Fingere di essere qual-cosa che non si è, non aiuta. Scusate sespesso chiamo in causa il Papa, ma è l’uni-co che ha cercato di uscire dall’ipocrisia delfinto buono, del finto sacerdote, del finto cri-stiano, del finto politico e potrei continuare.Il richiamo che la chiesa di Francesco fa al-l’essenza della vita dovrebbe essere quellievito morale ed etico in grado di fare cre-scere nell’animo delle persone credenti ma,auspicabilmente non solo loro, il senso del-la responsabilità personale e civica.Combatto quotidianamente quando sono aSabaudia sulla necessità di essere sobri eordinati, sulla necessità di essere educati ecivili, sulla necessità di essere coraggiosi.Quando ho visto il lago di Paola, pieno dischiuma non ho pensato per un solo mo-mento che non fosse opportuno dare la no-tizia alle Autorità. Ho spiegato che il turismosi combatte difendendo l’integrità dell’am-biente e non nascondendo la verità. Noncredo di essere una persona speciale ancheperché ho incontrato tantissima gente di va-lore nella mia vita. Se qualcuno avesse un

dubbio sul valore che abbiamo noi italiani,pensi solo per un attimo a tutti quei volon-tari che si prestano a soccorrere gli immi-grati a Lampedusa o a quei magistrati chehanno perso la vita, il mio ricordo va sem-pre al giudice Rosario Livatino, il giudice ra-gazzino, a quei sacerdoti che si occupanodelle tante famiglie in difficoltà, e quel poli-ziotto, Roberto Mancini che ha perso la vi-ta per perseguire quel Cipriano Chianese,avvocato dei casalesi che se la spassavad’estate a Sperlonga mentre i suoi compli-ci sversavano sostanze tossiche nel terre-no facendo ammalare gente inerme e in-consapevole di tumore. E tra questi propriolui, un poliziotto come tanti che ha decisodi fare il suo dovere fino in fondo, fino a mo-rire di cancro.Orbene tutto ciò ci deve bastare per nondistogliere lo sguardo dalla realtà e per rea-gire con forza. Cari concittadini che mi leg-gete: abbiate coraggio di reagire e di cam-biare le cose. È finito il tempo delle chiac-chiere, bisogna rimboccarsi le maniche epensare alle future generazioni. Che hannoormai come punto di riferimento solo noi ele nostre idee e i nostri valori. Questa è laguerra che mi piace: quella dei valori e del-le idee. Ed è ora di combattere. ■

di Anna Scalfati

Abbandonare l’ipocrisia e far crescere il senso della responsabilità personale e civica

Comune di Sabaudia

ticità e il suo disinteresse, l’hanno ripetuta-mente seguito con fiducia. Oggi sono inmolti a essere sinceramente addolorati perla sua scomparsa e, riunitisi spontanea-mente, stanno già organizzando per il pros-simo 21 giugno, nei locali della Torre deiTemplari, un affettuoso evento che lo ricor-di in semplicità. Ovviamente, fin da ora sie-te tutti invitati. Oscar era nato settantotto anni fa in un pae-se, come il nostro, nel quale ancora oggi il“maschio” indigeno ha bisogno di mostrareun’immaginifica virilità per affermare se stes-so. Questo ha reso ancora più grande la suacapacità di porsi “diversamente” rispetto aun tale modello, di non lasciarsi condiziona-re da tutti i benpensanti e di vivere la sua vi-ta in coerenza con se stesso, assecondan-do con serenità e naturalezza il suo essere,

senza angosciosi misteri, e senza inutiliostentazioni: un’indole aggraziata che ebbe,forse, il suo primo doloroso nutrimento dal-la drammatica e prematura perdita della ma-dre tanto amata, con l’incolmabile vuoto af-fettivo determinatosi e la conseguente idea-lizzazione dell’insostituibile figura femminile.Comunque, Oscar, non ha mai avuto la pre-sunzione di essere d’esempio, è stato un uo-mo generoso, leale e pacifico con il prossi-mo. Si è formato trovandosi anagraficamen-te al centro di quello straordinario fermentoculturale rappresentato dagli irripetibili anni‘60, un’epoca che portò l’Italia nel mondo se-gnando il culmine del “miracolo economico”,e che permise alla sua generazione di espri-mere una nuova soggettività, diversi model-li culturali e stili di vita, meno subordinati aivalori della famiglia patriarcale. Oscar ha re-spirato a pieni polmoni l’aria di quel periodocommettendo, forse, qualche errore di valu-tazione tipico dei ragazzi di allora che nonseppero o non vollero tralasciare niente …Quando la vita gli ha presentato il conto, neha accettato dignitosamente il peso, pagan-

done il prezzo in prima persona. Di recenteaveva deciso, contro il parere di tutti i suoiamici e per non essere di peso a nessuno,di ritirarsi in una casa di riposo a Roma. Così è stato. Oscar aveva predisposto tut-to, anche la sua cremazione e, per gli ami-ci che accoglieva sempre con un affettuo-so: «Amoreee…», non vi è rimasto nemme-no il tempo per un ultimo saluto. Quindi, nelpensare, adesso, in quale modo potremmorivolgerci a lui in assenza di retorica, mirammento che Oscar ci aveva insegnato adalleggerire la tensione prima di andare inscena, con un detto degli attori di teatro. Èun’ingenua trivialità scaramantica risalenteall’epoca in cui non vi erano ancora le au-tomobili, sicché un’alta quantità di sterco dicavallo davanti agli ingressi dei teatri, indi-cava il sicuro successo per la presenza dimolte carrozze con numerosi spettatori.Dunque, insieme a un ultimo infinito frago-roso applauso, rivolgiamo a Oscar anche untriste saluto nel gergo degli artisti, quale so-lo lui riuscì a farci sentire: «merda, merda,merda!...». ■

segue dalla pagina 2

Il personaggio di GABRIELE LANZUISI

Oscar Capponi

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T utte le rilevazioni statistiche - italia-ne, europee, internazionali – ci do-cumentano che l’Italia di oggi è mol-

to più povera dell’Italia del 1990, quando iprincipali indicatori socio-economici ci po-sizionavano quasi allo stesso livello deipaesi più avanzati dell’Unione Europea(quindi del mondo).Che cosa è accaduto in questi ultimi 25 an-ni, duri e difficili per tutte le nazioni, ma chesembrano essere stati ancora più difficili eduri per noi in particolare, laddove ovunquein Europa, persino in Spagna e Grecia, sicolgono sensibili segnali di ripresa dalla cri-si?Per quanto tutto - anche la religione, comeci sta insegnando questo grande Papa - ab-bia una dimensione politica e sociale, nontoccherò questa volta alcun tema stretta-mente politico. Per sviluppare, invece, la te-si che solo la Cultura (e la sua dimensionepolitica, come appena detto) potrà fare del2014 e degli anni a seguire la grande oc-casione per vivere un futuro nuovo e diver-so, contribuendo in modo determinante atrasformare la ‘moltitudine’ protestataria dioggi in un ‘popolo’ con un progetto.Come? Come si può trasformare in PIL eprogresso il tesoro rappresentato dalle no-stre ricchezze culturali?Ed è possibile inserire in bilancio la Cultu-ra, considerando che siamo il Paese con lapiù alta densità e qualità di siti culturali delmondo? La ricchezza e il patrimonio prodotti dalla fi-liera culturale italiana, tenendo conto degliincassi di musei e monumenti e dell’indot-to che gira intorno a questo settore, sonostimati in oltre 200 miliardi di euro: una ric-chezza di cui la nostra ‘Corte dei Conti’ hachiesto ora di tenere, per l’appunto, conto,valutandone il rating: stimandone e quanti-ficandone cioè il valore. Con ciò aprendoun’istruttoria nei confronti di una delle prin-cipali società internazionali di rating, la ter-ribile Standard & Poor’s, che nel 2011 – èbene ricordare – ci ha declassato tra i pae-si di second’ordine del mondo, con un dan-

no subito in termini di spread, pressione fi-scale, severi controlli della CommissioneEuropea stimabile in circa 250 miliardi di eu-ro.A fare il calcolo di quanto vale la ricchezzadel nostro patrimonio culturale – dall’arti-gianato agli alberghi, a tutta la filiera cultu-rale, indotto compreso - ci ha provato un re-cente studio realizzato da Unioncamere eFondazione Symbola (“Io sono cultura. L’I-talia della qualità e della bellezza sfida la cri-si”), che l’ha stimata in 214,2 miliardi di eu-ro: un vero e proprio tesoro pari al 15,3%del PIL, con un fatturato di oltre 130 miliar-di di euro!

Siamo dunque “Poveri ma belli”, come re-cita il titolo di un famoso film di Dino Risi(1957) che così bene potrebbe forse anco-ra descrivere la situazione in cui si trova ilnostro Paese? No. La nostra ‘bellezza’ purtroppo non ba-sta. La nostra arte, la nostra storia, i nostristraordinari paesaggi purtroppo non basta-no.Insomma, con un numero di poveri cheraddoppia di anno in anno, di giovaniinoccupati e di disoccupati in costantecrescita - grazie anche all’austerità det-tataci da un’Unione Europea guidata da

una più cheinteressataGermania -tutta insie-me la no-stra princi-pale ric-chezza na-zionale (dell’ambiente e della natura, deibeni artistici e culturali delle nostre centocittà) non basta, non riesce a creare op-portunità di occupazione e lavoro per ilPaese. Tutto rimane a livello di solo ‘po-tenziale’.Il perché lo ha bene sintetizzato, in un’in-tervista a ‘Repubblica’ (del 6 febbraio us),il Presidente di Federculture, l’associazionedelle aziende pubbliche e private che ope-rano nel settore: “Essere belli non basta. Aldi là dei tagli negli investimenti sulla cultu-ra, manca una politica di sviluppo e la ca-pacità gestionale nel fornire offerta. Anco-ra non ci rendiamo conto che senza la tec-nologia non si va da nessuna parte: dei3.800 musei presenti sul territorio solo il 3%ha un’applicazione per lo smartphone, so-lo il 6% è dotato di audioguide o dispositi-vi digitali. La convivenza tra pubblico e pri-vato non è scandalosa: è necessaria”.Non abbiamo consapevolezza che ”il patri-monio storico-artistico e di paesaggio di cuisiamo dotati è parte del capitale collettivodella nazione”, come ha scritto Paolo Leonsulla rivista del Mulino ‘Economia della cul-tura’; ciò che genera una incapacità tuttaitaliana di organizzare un sistema turisticoe di beni culturali integrato e di comunicar-lo in modo moderno ed efficace. Non vi potrà essere, in conclusione, cre-scita e ripresa economica e sociale, quindisviluppo, se la “classe dirigente” alla guidadel Paese non porrà, tra le priorità, in unosforzo congiunto di tutti i Ministeri coinvol-ti (Economia, Beni culturali, Istruzione) losviluppo e la valorizzazione dell’immensopatrimonio naturale, paesaggistico, mu-seale e turistico che è la nostra ricchezza ebellezza: la nostra Cultura. ■

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 5

Politica

di Alessandro Petti

Quanto vale la bellezza?

Poveri ma belli

Un tesoro di Paese

Cappella Sistina

Riassumendo: • il Comune di San Felice Circeo non ha mai

presentato condizioni finanziarie così ne-gative e gravi da motivare la dichiarazio-ne di dissesto;

• nessun organo superiore di controllo ha maicertificato condizioni di squilibrio tali da ri-chiedere un intervento straordinario come ladichiarazione di dissesto, contrariamente aquanto in continuazione affermato dal sin-daco e dai suoi collaboratori;

• a diciotto mesi dalla dichiarazione di dis-sesto l’unica azione di risanamento deci-sa dagli attuali amministratori, ma non an-cora adottata e quindi priva di effetti fi-nanziari, è il licenziamento di ventisettepersone;

• Nonostante la mancata adozione di mi-sure di risanamento e il fatto che la catti-va amministrazione attuata dal SindacoPetrucci, stia addirittura, paradossalmen-te, causando una riduzione delle entratenette del comune, l’ente continua a con-solidare la sua situazione finanziaria gra-zie alla prudente gestione improntata dachi li aveva preceduti.

L’Amministrazione sembra bloccata da uncomplesso psicologico nei confronti di chiha governato precedentemente. Quante

volte avete sentito dire al Sindaco e ai suoisimpatizzanti frasi del tipo: “… non dipen-de da noi, dipende da chi ci ha preceduti.”? Di certo ogni giorno dimostrano di non es-sere all’altezza di governare il nostro Co-mune. Dovrebbero cambiare atteggiamen-to e almeno cercare di assumere la re-sponsabilità della gestione del comune oprendere atto del loro fallimento e dimet-tersi. Mai e poi mai avrebbero dovutocondannare il paese alla procedura didissesto solo per cercare di evitare le re-sponsabilità che quotidianamente vienechiamato ad affrontare un amministrato-re comunale. ■

* già Assessore al Bilancio

segue dalla pagina 3

Politica di NICOLA CECCATO

Il dissesto del Comune di San Felice Circeo

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 6

Editoriale - Lettere

ni”, di aver reso finalmente praticabile laGrotta delle Capre per averla liberata del-la recinzione, ma subito dopo, a seguito diun tragico incidente avvenuto sulla sco-gliera tra Torre Fico e la suddetta Grotta, in-vade la zona di cartelli che vietano ogni at-tività umana (“balneazione sosta pesca eogni attività che ne comporti la fruizione”)perché pericolosa lungo l’intera scoglieradel Comune di San Felice Circeo, rispol-verando una vecchia “ordinanza” del 2010.Nei due anni trascorsi, da quando si è in-sediata, ha mai esaminato i contenuti diquesto e altri provvedimenti precedente-mente adottati? Era suo dovere verificare ivincoli in atto per valutare il persistere del-le situazione che li avevano determinati edeventualmente provvedere alla loro rimo-zione. Queste carenze dipendono forsedalla marcata assenza del Sindaco dal Pa-lazzo comunale? Come si concilia una si-tuazione del genere con l’assegnazionedella “bandiera blu”? E’ stata forse omes-sa nell’auto certificazione? Interessante, alriguardo, la trasmissione “Ambiente Italia”di sabato 17 maggio u.s. su RAI 3.

4 maggio 1944 - 4 maggio 2014Il 4 maggio u.s. si è tenuta la commemo-razione della fucilazione di cinque uomini,avvenuta a Borgo Montenero settant’annifa a opera dei tedeschi. Quindici furonosalvati dal coraggioso intervento del Par-roco, don Giuseppe Capitanio, che si offrìin cambio della liberazione di tutti e chedella tragedia ha lasciato una dettagliatarelazione al Vescovo di Terracina, conser-vata nell’archivio diocesano.Quest’anno per i settant’anni, anche l’As-sociazione “Il Centro Storico” si è interes-sata all’evento e ha curato la stampa e ladistribuzione di un opuscolo, a cura deldott. Pier Giacomo Sottoriva, allegato al n.65 dell’omonimo giornale.La cerimonia è stata molto commovente,sia durante la messa celebrata da donMassimo Capitani, parroco di Borgo Mon-tenero che durante la commemorazione te-nuta dalle Autorità presenti. Al termine èstata depositata una corona d’alloro al cip-po che ricorda l’eccidio sotto la Torre con

l’accompagnamento delle note della ban-da “Città di Terracina”. In una atmosfera digrande e raccolta commozione, numero-sissimi sono stati i partecipanti. Tra le Au-torità, l’Assessore alla Cultura di San Feli-ce Circeo, Il Sindaco di Terracina, il ViceSindaco di Sabaudia e i rappresentanti del-le Autorità militari e delle Associazioni com-battentistiche e d’arma.Tra i presenti ho potuto notare la figlia di uncondannato, che all’epoca dell’eccidioaveva solo quaranta giorni, e il fratello diun’altra vittima.Sarebbe stato opportuno vedere anche ilSindaco Gianni Petrucci! Altra occasionemancata di partecipazione alla vita e allastoria del Paese. L’assenza è stata notatae negativamente commentata.

La mobilità ciclistica nel territorio pon-tinoQuesto giornale, critico nei confronti del-l’Amministrazione di San Felice Circeo, col-pevole, a nostro parere, di non sapere af-frontare né tantomeno risolvere le proble-matiche più urgenti del Paese per consen-tirne un rinnovato sviluppo, ha altresì ospi-tato più volte valide proposte e qualificatisuggerimenti in tal senso.In un passato, diremo remoto, siamo statipromotori di due importanti ricerche/studirealizzati rispettivamente dalla Terza Uni-versità di Roma – Dipartimento Studi Ur-bani e dalla LUISS – G. Carli di Roma (Il tu-

rismo al Circeo), i cui elaborati sono statipresentati e illustrati alla popolazione e al-la precedente Amministrazione. L’iniziativaebbe anche un condiviso interessamentoper la metodologia anche da parte dell’al-lora Presidente della Regione Lazio. Sin-daco Petrucci che uso ne sta facendo?Inoltre, nel n. 62 di questo giornale abbia-mo dato notizia, con l’articolo di RobertoPallottini, dei provvedimenti della mobilitàlenta, dell’invito rivolto al Sindaco Petruccida parte del “Coordinamento Roma Cicla-bile” a incontrarsi per affrontare in modo se-rio la questione della mobilità ciclistica nel-l’intero territorio pontino, a partire dal col-legamento del litorale da Latina a Terracina.Si chiedeva di avviare, insieme a un pianoche fornisse un quadro coerente di riferi-mento per gli interventi da realizzare, alme-no un progetto con ogni evidenza strategi-co per dare una risposta a questa doman-da di mobilità: Il collegamento de La Conacon Torre Paola e il lungomare di Sabaudia,parte centrale e facilmente realizzabile delgrande percorso litoraneo, anticipatore deltratto meridionale della direttrice tirrenicadel piano nazionale di Bicitalia.A che punto sta questa richiesta? Il Sinda-co ha risposto e dato avvio al lavoro di pia-nificazione e progettazione di un’opera dalungo tempo attesa?Svoltosi il primo incontro propedeutico nonabbiamo notizia di alcun seguito.

Er carattereUn Rospo uscì dar fossoe se la prese cór Camaleonte:- Tu – dice – ciai le tinte sempre pronte:quanti colori che t’ho visto addosso!L’hai ripassati tutti! Er bianco, er nero,er giallo, er verde, er rosso …Ma che diavolo ciai drent’ar pensiero?Pari l’arcobbaleno! Nun c’è giornoche nun cambi d’idea,e dài la tintarella a la livreaadattata a le cose che ciai intorno.Io, invece, èccheme qua! So’ sempre griggioPerché so’ nato e vivo in mezzo ar fango,ma nun perdo er prestiggio.Forse farò ribbrezzo,ma so’ tutto d’un pezzo e ce rimango!- Ognuno crede a le raggioni sue:- disse er Camaleonte – come fai?Io cambio sempre e tu nun cambi mai:credo che se sbajamo tutt’e due.

(Trilussa)

segue dalla primaEditoriale di ALESSANDRO CRESTI

Nemo potest personam diu ferreMarco Vuchich

San Felice Circeo – Vigna La Corte - PRCGentile Direttore,scusi se approfitto del “Centro Storico”per sottolineare una cosa di poco conto,però, a mio modesto avviso anche le pic-cole questioni, se ben interpretate, servo-no a mettere in risalto la vera natura “de-mocratica” di alcuni dei nostri ammini-stratori locali. Quando si sentono investi-ti del ruolo di forze d’opposizione, sonogiustamente vigili che la cosa pubblica siaimpiegata esclusivamente a tale scopo,senza utilizzi privati che altrimenti, sareb-bero immediatamente denunciati e addi-tati pubblicamente come impropri “bene-

fici politici”. Mentre, quando sono servil-mente organici del Sindaco pro tempore,in cambio di un assessorato e qualche de-lega, sfruttano il loro piccolo potere utiliz-zando gli spazi pubblici con sfacciataggi-ne e disinvoltura disarmanti. Ad esempio:l’ultimo incontro di partito della “Rifonda-zione Comunista”, non ha avuto più luo-go nella loro sezione, ma nella più como-da sede di Vigna La Corte. Poca cosa di-rete voi, ma provate a immaginare lo scan-dalo, se in tale spazio pubblico, la prece-dente amministrazione si fosse azzardataa organizzare un incontro politico privato,magari una riunione degli iscritti a ForzaItalia…Invece, i rappresentanti del “verbo politi-co” del Circeo, possono tutto, perché

sempre nel “giusto”! Beati loro che vivo-no in questa solitaria e perenne presun-zione. Forse, sarà per questa specchiatacoerenza di tali piccoli rappresentanti po-litici, se a San Felice Circeo le forze di si-nistra non ce l’hanno mai fatta a raggiun-gere il governo del paese con la legitti-mazione del suffragio. Al massimo, pur digestire un micro potere autoreferenziale,hanno ottenuto qualche frustrante e silen-te posticino di ripiego, solo adottandosubdole soluzioni come quelle, altrettanto“coerenti”, della grande “ammucchiataideologica” rappresentata dall’ultima tor-nata elettorale!

(lettera firmata)

continua a pag. 11

L'Agenzia “Stefani” al lavoro

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P rima della bonifica le condizioni di vi-ta di chi abitava e lavorava nella pa-lude erano primitive e tristissime.

Sin dall’Unità d’Italia nel 1870 il Parlamen-to nominò una Commissione per lo studiodel problema e nel 1875 lo stesso Giusep-pe Garibaldi, che all’epoca era stato elettodeputato del Regno, si rese promotore di unprogetto per la bonifica dell’agro pontino.Ma la relazione conclusiva fu consegnatasolamente nel 1878 rimanendo poi in uncassetto per molto tempo.Chi viveva nella palude? Esistevano due ti-pi di persone che vivevano nella palude: al-cuni (la minoranza) erano stanziali, nel sen-so che ci vivevano tutto l’anno, mentre altri(la maggioranza) ci venivano a lavorare so-lamente per circa nove mesi: dal periodoautunnale alla primavera (in genere dal 29settembre all’8 maggio), in quanto durantel’estate a causa del caldo e dell’umidità permolti non era possibile resistere nella palu-de e quasi tutti tornavano verso le zone fre-sche di montagna.Il personale stagionale era per lo più reclu-tato da caporali in Abruzzo e in Ciociaria esottoposto a ogni tipo di vessazione da par-te di questi individui. Come si vede si trat-ta di una professione antichissima e a leg-gere la stampa nonostante siano trascorsicirca ottanta anni e ci sia stato l’avventodella Repubblica non sembra che sia cam-biato molto nelle nostre campagne.La popolazione che viveva nella palude erasparsa su un territorio molto vasto con col-legamenti che all’epoca erano molto difficili. Le stesse abitazioni dette «Lestre» eranoprimitive, si trattava di capanne a base cir-colare (di tre metri di diametro) o ellittiche(lunghe circa 5 metri e larghe 3); lungo le pa-reti erano disposti i giacigli detti rapazzolesui quali erano disposti dei sacconi comematerassi.Naturalmente queste capanne erano espo-ste al freddo e alle intemperie con solo unpiccolo focolare al centro sulla nuda terra ilcui fumo riempiva il locale contribuendo atenere all’esterno le zanzare.Esistevano numerosi agglomerati di capan-ne costruite nelle radure del bosco (an-ch’essi detti Lestre); solamente nel territo-rio che oggi è compreso negli attuali confi-ni del Comune di Sabaudia, si contavanocirca venti Lestre, quelle più importanti era-no quella dell’Annunziata (nelle vicinanzedel braccio del lago che porta questo no-me), di Cocuzza (all’interno della foresta de-maniale), dov’erano fino a 40 capanne, diCapogrosso (dove è oggi la strada che por-ta questo nome), di Arciglioni (situata neipressi dell’omonimo braccio del lago), diSacramento (nella zona dove è oggi il Cen-tro residenziale che porta questo nome), diSant’Isidoro (tra la Migliara 54 e la Migliara56), Formicosa (dove è l’attuale strada dibonifica), Molina delle Capre e FontanaD’Alma (dove poi fu costruito Borgo Vodi-ce), ecc.

Gli abitanti delle Lestreerano dediti allo sfrutta-mento delle risorse dellapalude (legna, caccia, pe-sca) e svolgevano i me-stieri più vari: carbonari,bufalari, sandalari ma ingran parte erano agricol-tori o piccoli allevatori chesfruttavano il diritto di pa-scolo; in quest’ultimo ca-so veniva prescelto l’alle-vamento degli ovini inquanto richiedeva menouomini e la transumanzaper riportare gli animali aipascoli estivi era più agevole. Come si può comprendere le persone vive-vano in ambienti malsani e senza acqua po-tabile, utilizzando quella che trovavano,spesso quella stagnante delle piscine al-l’interno del bosco. La presenza della zanzara anofele rappre-sentava un grosso problema dal punto di vi-sta igienico sanitario, in quanto la malariaera una malattia con un elevato indice dimortalità e le condizioni di vita non eranocerto tali da mettere chi vi abitava o lavo-rava, al riparo dal contagio. La durata me-dia della vita era molto breve.L’unico mezzo di prevenzione utilizzato an-che da donne e bambini, per tenere lonta-ne le zanzare quando uscivano dalle ca-panne era di accendere dei sigari rudimen-tali fatti di foglie. Questo sistema è ancorain uso in alcune zone paludose del sud estasiatico. Un famoso epidemiologo e oncologo: Etto-re Conti, che molti anni dopo istituirà il Re-gistro Tumori della provincia di Latina (an-cora oggi operativo presso l’Ospedale san-ta Maria Goretti), accerterà che molte don-ne vissute in quegli anni erano morte di tu-more ai polmoni e riuscirà a comprendernela causa (perché prima della seconda guer-ra mondiale era raro che le donne fumas-sero), solo dopo aver scoperto questo ru-dimentale metodo per tenere lontane lezanzare. La bonifica pontina fu decisa, da una parteper mettere in produzione vaste aree di ter-ritorio e dall’altra per dare lavoro alle mas-se di ex combattenti della prima guerramondiale, secondo una strategia keynesia-na già messa in atto da Roosevelt con ilNew Deal; in tal modo si sperava anche dimigliorare le condizioni sociali di vita di que-ste zone. Ma intanto la malaria mieteva vittime per cuiarrivarono i primi medici e con essi i curso-ri, i quali appartenevano alla categoria cheoggi definiremmo dei paramedici e aveva-no il compito di scovare i malarici segna-landoli all’autorità sanitaria; si occupavanoanche di prelevare campioni di sangue e disomministrare il chinino, tenendo una regi-strazione dei casi.I cursori erano per lo più inquadrati nella

Croce Rossa e facevano riferimento dalpunto di vista professionale ai pochissimimedici, veri e propri pionieri della medicinapontina, rappresentando per loro un ausilioprezioso.La salute nella palude fu affidata poi all’I-stituto Antimalarico Pontino.I cursori erano scelti tra gli ex militari, di pre-ferenza ex carabinieri, nati e vissuti nell’A-gro Pontino, pratici dei luoghi e assuefattiall’ambiente. Tutto questo personale era in-quadrato militarmente, con una ferrea di-sciplina, e riceveva un’istruzione sanitariapiù che sufficiente a far fronte a tutte le esi-genze.Tra i medici deve essere ricordato in par-ticolare Vincenzo Rossetti, direttore del-l’Ambulatorio del Quadrato (primo nucleodi fondazione della futura Littoria: l’odier-na Latina), che assisteva i “guitti” o gli ope-rai impegnati nei lavori di bonifica e comegià accennato, coordinava il lavoro dei cur-sori.Come mezzo di trasporto i cursori utilizza-vano la bicicletta, il cavallo, ma andavanoanche a piedi con la loro borsa a tracolla ela caratteristica divisa, per assistere i mala-ti riferendo ai medici sulle loro condizioni. Ledistanze erano notevoli e con il loro lavorosalvarono molte vite.Un’organizzazione sanitaria molto rudimen-tale ma adeguata alle esigenze dell’epoca,che affrontava solo un tipo di patologia, manon era possibile far altro nella palude.Le persone che a Sabaudia passano ac-canto alla Scuola Elementare percorrendola strada che da via Emanuele Filiberto Te-sta di Ferro arriva fino all’incrocio con viadei Cavallettari, leggono il nome appostosulla tabella: «Via dei Cursori» ma pochi sipreoccupano di conoscerne l’origine. ■

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 7

Territorio

di Aristippo

Come ci si difendeva dalla malaria

I compiti dei cursori

La sanità ai tempi della malaria

Lestra nella zona di Sabaudia

Profumi toscani

Ristorante

San Felice Circeo - Centro Storicoper prenotazioni 333.1702601

www.profumitoscani.it

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Territorio

CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 8

N el precedente numero del giornali-no ho brevemente accennato alcontesto storico che vede la nasci-

ta del Castrum Sancti Felicis per opera deiMonaci Templari, concentrando l’attenzio-ne su uno degli edifici eretti dalla MilitiaTempli. Questo articolo tenterà di appro-fondire tale contesto con l’aiuto dei docu-menti precedenti all’arrivo dei Templari alCirceo. Le notizie storiche riguardanti il Cir-ceo nel Medioevo sono purtroppo moltoscarse. Alcune sono contenute tra le vitedel Liber Pontificalis, altre invece, le più nu-merose, sono state tramandate in atti divendita e affitto stipulati dagli abitanti e dal-le diverse comunità ecclesiastiche della vi-cina città di Terracina. Il promontorio delCirceo, infatti, faceva parte del tenimentumdi Terracina, anche se la città, di fatto, nonriuscì mai a estendere e a includere nel suoterritorio il piccolo insediamento arroccatosulle pendici del Monte, trasformato in ca-strum solo nella seconda metà del XIII se-colo.Come è ormai noto, non conosciamo il mo-mento esatto in cui i Monaci presero pos-sesso del Circeo, luogo di grande importan-za strategica per la difesa della frontiera me-ridionale dello Stato della Chiesa. Tuttavia cisono d’aiuto alcune notizie indirette: nel 1233papa Gregorio IX intima il Comune di Terra-cina a ricostruire e presidiare la Rocca delCirceo, evidentemente diruta e in stato dicompleto abbandono; nel 1239, in una ulte-riore lettera, lo stesso pontefice invita di nuo-vo i consoli e la comunità di Terracina a pren-dere possesso del Circeo, procedendo aisuoi necessari restauri. Poi le notizie taccio-no fino al 1259, quando i Templari cedono aGiordano Pironti, dopo averlo ricostruito, ilborgo fortificato del Circeo. Il dato interes-sante è il cambio del toponimo, ovvero se nel1239 si parla della Rocca del Circeo, quan-do i Templari cedono il paese, si parla del “lo-cum Sancti Felicis”.In tutti i documenti anteriori l’arrivo dei Tem-plari, si parla della Rocca de Circegio o del-la Rocca Circea e il cambio del toponimo fapensare a uno spostamento del sito. Fac-ciamo dunque un passo indietro, scanda-gliando i documenti in questione. Nelle car-te più antiche, riguardanti la definizione e ilriconoscimento da parte dei papi dei con-fini del tenimentum della città di Terracina,a cui, come ho già detto, il promontorio ap-parteneva, il Circeo, pur essendovi geogra-ficamente compreso, non è nominato nécome luogo geografico, né come sito abi-tato. Si tratta di due bolle papali, una di pa-pa Silvestro II (999-1003) e l’altra, conside-rata dai più un falso del XIII secolo, di pa-pa Gregorio VII (1073-1085). L’assenza diun riferimento preciso ci fa supporre chel’antica colonia romana di Circeii fosse sta-ta abbandonata dalla popolazione locale,che, possiamo suppore, preferì rifugiarsi ininsediamenti sparsi lungo le pendici delmonte, nascosti e protetti dalla folta mac-

chia. Circeii non è “chiamata” nei docu-menti papali perché non più esistente.Circa un secolo dopo, nel 1105, in un attodi donazione di un nobile terracinese allaCattedrale di San Cesareo, sono devoluteterre e vigne “in locum qui vocatur Cercel-lu”: si fa un chiaro riferimento al sito geo-grafico alle pendici del monte, ma tra le ri-ghe non si percepisce, ancora, la presenzadi un insediamento antropizzato. Tuttavia,per la sua posizione strategica, fin da tem-pi assai remoti, al monte Circeo era rico-nosciuta l’essenziale funzione di luogo di di-fesa, dal quale poter agevolmente control-lare il tratto di costa a sud di Anzio. La con-ferma ci viene data da un atto del XII seco-lo con il quale papa Pasquale II (1099-1118)fa entrare ufficialmente nella documenta-zione pontificia la Rocca de Circegio, affi-dandola, al fine di garantirne la difesa, alcardinale dei XII Apostoli Ugo di Alatri. Nel1145, sempre per scopi difensivi, è papaLucio II (1144-1145) ad affidare la Rocca aCencio e Ottone della nobile e potente fa-miglia Romana dei Frangipane, che con-trollavano anche Terracina. Ed è nel suc-cessivo atto di permuta del 1170, con ilquale i Frangipane cedono a Rainone daTuscolo “Roccam de Circegio cum insula ettenimentum S. Felicisi” che si delinea final-mente un insediamento giuridicamente de-finito e abitato. Nei documenti medievali laparola “locum” indica, infatti, un luogo geo-grafico privo di una connotazione giuridica,a differenza del termine “tenimentum”, chefa riferimento a un territorio compreso en-tro dei confini, riconosciuti e sanciti cometali, di competenza di un ente ecclesiastico(in questo caso la chiesa di San Felice) opubblico.Le attestazioni successive descrivono inmaniera più dettagliata sia la Rocca sia ilsuo tenimentum. Nel 1221, in un atto di do-nazione di tre appezzamenti agricoli del ter-racinese Puppa miles alla cattedrale di SanCesareo, tra le formule pertinenziali che de-lineano le proprietà in questione, ricorre la“terra S. Felicis”: non ancora un castrum,ma terre appartenenti alla chiesa dedicataa San Felice martire. Tale documento è im-portante sia perché attesta l’esistenza di

una chiesa e, di conseguenza, la presen-za di una comunità strutturata e organiz-zata, sia perché documenta la nascita deltoponimo di “San Felice”, toponimo con-fermato nel documento del 1259, con ilquale la precettoria templare di SantaMaria dell’Aventino cede a Giordano Pi-ronti il “locum Sancti Felicis situm in Mon-te Circeyo cum omnibus iuribus et perti-

nentiis suis et spetialiter cum domibus, tur-ri”. Nei documenti medievali, compresi tral’XI e il XII secolo, si parla dunque della“Rocca de Circegio”, “Rocca Circea”, “lo-cus qui vocatur Circellu”, mentre il toponi-mo di Castrum Sancti Felicis appare per laprima volta solo posteriormente al 1259. Al-l’epoca del suo affidamento ai Templari del-l’Aventino, la Rocca del Circeo doveva sor-gere su una delle alture del promontorio, inun luogo impervio e di difficile raggiungi-mento, dato che spiegherebbe il mancatorestauro da parte della comunità terracine-se. Dato il suo innegabile stato di abban-dono, confermato dalle lettere di GregorioIX, i Templari preferirono abbandonare l’an-tica Rocca e costruire il nuovo castrum diripopolamento in una posizione meno ele-vata e più facile da raggiungere. Osser-vando a oggi l’abitato murato medievale delCentro Storico, è evidente che i Cavalieridel Tempio scelsero per l’incastellamentol’area in finto piano collocata sulle pendicidel promontorio, corrispondente al settoreinferiore dell’abitato romano di Circeii. Inquesto modo il nuovo impianto urbano deiTemplari riutilizzò, come fondamenta dellaneo muraglia, le preesistenti mura ciclopi-che, e, per l’edificazione della rocca e delborgo, la spianata rettangolare situata nel-la parte alta dell’insediamento e occupatada una villa di età repubblicana. Nell’otticadel riutilizzo e conformemente all’uso tipi-co dell’edilizia medievale, le mura e gli edi-fici furono costruiti usando materiale roma-no di recupero: mattoncini e tegole fittili,frammenti marmorei di architravi, blocchisquadrati di pietra calcarea locale.Rimane dubbia la collocazione della Rocca,anche se in studi recenti si è avanzata l’i-potesi che il fortilizio in epoca medievalefosse collocato sul Picco del Monte, piùspecificatamente sulle fondamenta dell’an-tico luogo sacro dedicato a Circe. L’ipote-si è confermata dalla presenza, tra i bloc-chetti calcarei di epoca romana, di mate-riale fittile di recupero, inserito in epoca po-steriore negli interstizi delle fondamentadell’edificio, al fine di ripararlo e di trasfor-marlo in struttura difensiva. Esternamente alcosiddetto tempio di Circe è presente unacisterna circolare per l’approvvigionamen-to idrico, che serviva dunque al fabbisognodi un esiguo corpo di guardia…. ■

di Chiara Parlagreco

Luogo con essenziale funzione di difesa

La Rocca de CircegioDai documenti anteriori all’arrivo dei Templari

Mura della Rocca Circea

Cisterna della Rocca

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Territorio

Un contributo per la vitalità sociale e l’economia del territorio

di Roberto Pallottini

Un obiettivo strategico

La mobilità ciclistica fa bene allo sviluppo locale

L o sviluppo della mobilità sostenibilee di quella ciclistica in particolare,deve diventare un obiettivo strategi-

co per le amministrazioni del territorio pon-tino, così come è avvenuto in molti altri ter-ritori italiani ed europei. Il Lazio è molto in-dietro in questo senso, ma è ancora piùgrave che lo sia il territorio pontino, che percaratteristiche orografiche è ideale perquesto tipo di mobilità. Contribuisce a mi-gliorare la mobilità complessiva, la qualitàdell’ambiente, la sicurezza, il benessere deicittadini, la qualità delle relazioni sociali e in-fine anche la qualità dell’economia locale.Tutte le competenze politiche e ammini-strative responsabili hanno buoni motiviquindi per collaborare per svilupparla. E de-vono impegnarsi a coordinare meglio leproprie azioni, perché questo obiettivo sipotrebbe raggiungere più facilmente se sicombinassero fra loro le diverse politichesettoriali, in particolare nelle partidi territorio dove le condizioni dimarginalità e le potenzialità eleva-te richiedono un impegno diversi-ficato. Deve diventare una buona abitudi-ne quella di prevedere, in tutti i pro-getti di trasformazione del territorio,le opere necessarie a rendere sicu-ra la mobilità ciclistica, laddove sirealizzano nuove urbanizzazioni einfrastrutture, laddove si fa manu-tenzione straordinaria della viabili-tà ma anche dove invece s’investesullo sviluppo delle economie loca-li. Quando si interviene su territorialtamente abitati, anche con finali-tà particolari, si deve comunquepensare a come produrre migliora-menti nella qualità della vita dellepersone che già ci vivono e lavora-no. E, fra le cose che si possono fa-re, si può migliorare, in qualità e quantità,l’accessibilità alle attività produttive e ai ser-vizi diffusi nel territorio, per aumentare la vi-talità sociale ed economica del territorio econtribuire così alla ricchezza e all’occupa-zione dei suoi abitanti.In questa ottica, le politiche urbanistiche eper la mobilità devono camminare insiemecon le politiche di sviluppo locale. La mo-bilità ciclabile, se guidata da una buona pia-nificazione, potrebbe ad esempio aumen-tare anche grazie all’intermodalità, per fa-vorire l’accesso ai territori interni più mar-ginali per chi viene da lontano, da Romaoppure dai luoghi del turismo di massa; sidovrebbe quindi garantire l’accesso protet-to e diretto alle stazioni della linea ferrovia-ria Roma Napoli (Latina, Sezze, PrivernoFossanova). Chi viene da Roma potrebbeusare il treno con il trasporto bici a bordo epoi, scendendo a una delle stazioni, do-vrebbe poter raggiungere in bicicletta inmodo sicuro tutti i luoghi della pianura pon-tina, fino alla costa. I 20 km che separano

la stazione di Priverno da Sabaudia po-trebbero essere percorsi da chiunque in bi-cicletta in circa ¾ d’ora, tranquillamente epiacevolmente, se il percorso fosse sicuro. La mobilità ciclistica potrebbe aiutare a raf-forzare le relazioni interne agli ambiti loca-li, quelli compresi entro i 4/5 km (la distan-za che si considera “facile” per le bici) daicentri di servizi della pianura, i borghi sto-rici. L’incremento di accessibilità favorireb-be le relazioni e quindi lo sviluppo delle at-tività locali, intercettando meglio anche i tu-risti, che sono il grande valore aggiunto delterritorio pontino, ma che ora si spostanoquasi unicamente (e male) lungo la costa.Offrendo nello stesso tempo percorsi sicu-ri, spazi di incontro e socializzazione, pae-saggi di grande rilievo storico e ambienta-le. Combinando azioni sul patrimonio, sul-le infrastrutture e le reti della mobilità – as-set di sviluppo - con azioni di sostegno al-

le piccole e medie imprese che operano in-torno all’agricoltura e al turismo. Coinvol-gendo la società attiva (non solo volonta-riato e terzo settore, ma anche cooperati-ve, impresa sociale e PMI). Si potrebbero inquesto modo combinare i due obiettivi stra-tegici per uscire dalla crisi che stiamo vi-vendo ovunque: mobilità e occupazione.

Per una strategiadi questo genere sidovrebbe costitui-re una cabina diregia con tutte leamministrazionicompetenti, perdefinire piani e at-tuare programmidi intervento conqueste caratteristiche specifiche. Questacabina dovrebbe identificare le aree obiet-tivo, mettere a punto programmi prelimina-ri per ciascuna area, coinvolgere gli attorieconomici e sociali (associazioni, terzosettore) procedere alla redazione di pro-grammi attuativi, che potranno essere com-posti da investimenti privati e opere infra-strutturali pubbliche coordinate fra loro. L’idea di fondo è che l’incremento dell’ac-cessibilità in forme sostenibili possa aiu-

tare gli operatori privati oggi piùsvantaggiati, perché più lontani dal-la costa e dai luoghi più accessibili,ad accrescere il proprio mercato (tu-rismo e servizi, vendita diretta e mul-tifunzionalità delle aziende agricole)e quindi a contribuire in questo mo-do alla valorizzazione dei percorsinecessari ad accrescerne appuntol’accessibilità.Il 28 Giugno prossimo il Coordina-mento Roma Ciclabile e il circolo diLegambiente di Sabaudia, nell’ambi-to del programma “Ciclinverso Roma2014” organizzeranno un convegno aS. Felice Circeo su questi temi. Par-teciperanno, oltre alle associazioni deiciclisti, l’Università di Cassino, chepromuove lo sport e il benessere fisi-co, il POMOS (il Polo della MobilitàSostenibile della Regione Lazio) cheha promosso il progetto Bonifica 2.0

con un approccio e obiettivi simili e chequindi rappresenta un punto di riferimentoimportante anche per lo sviluppo della ci-clabilità. Saranno invitati i rappresentantidegli enti locali (comuni, ente parco Circeoecc.) e della regione Lazio. Sarà un’ottimaoccasione per parlarne e spingere ad agirein questa direzione. ■

CicloInVersoRoma 2014

28 Giugno 2014 – San Felice Circeo

Ore 17.00 – Cicloraduno Sabaudia – Piazza del ComuneOre 17.15 - Trasferimento a San Felice Circeo

Ore 18.30 – Convegno - Sala “Porta del Parco” - Piazza Lanzuisi

Organizzato daCoordinamento Roma Ciclabile – Circolo Larus Legambiente Sabaudia

La bicicletta, il mare, la pianura pontina: un progetto condiviso

Comunicato

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La guerra di 70 anni fa

Storia

I l barone Luigi Aguet, ben noto al Circeonon solo per la sua splendida villa, maanche per i ripetuti tentativi di lottizza-

re il “suo” monte, di perforarlo con tunnel edi asfaltarlo con strade di comunicazione in-tercomunali, ha lasciato un’autobiografiache ha per titolo “Il Circeo. Cenni di agri-coltura pratica. Impressioni e note diverseintorno al monte Circeo”. Esso risale al1951.Probabilmente, se Aguet avesse immagi-nato il cambio di umori e le polemiche suc-cessive, avrebbe evitato tanta ingenua sin-cerità. Qui, però, poiché siamo in tempi dialtre memorie, e precisamente quelle dellaguerra di 70 anni fa, riteniamo utile attinge-re alle sue note che sottolineano diversiaspetti della vita dura e pericolosa di queimomenti. Una delle sue prime preoccupa-zioni (almeno in ordine di testo) sono i gat-ti che, dice Aguet, “non trovando più da ali-mentarsi nel paese e nelle case di campa-gna rimaste disabitate, si sono dati allamacchia, specializzandosi nella caccia aipiccoli uccelli e nella distruzione delle ni-diate”, inaugurando, così, una “politica an-tiparco” che avrebbe avuto ben altri e piùsofisticati strumenti. Dove Aguet sembra deragliare nei giudizi èquando ricorda che, avendo egli interpostoi suoi contatti con le autorità militari tede-sche, riuscì ad aiutare la famiglia del pro-fessor Blanc. Commenta: “Dobbiamo rico-noscere che i Comandi tedeschi sono sta-ti qui meno brutali che in altre parti d’Italia”.Forse Aguet ignorava l’eccidio consumatoa Borgo Montenero, che va in direzioneesattamente opposta. A proposito di razzie, Aguet ricorda che perevitare che le truppe tedesche si procuras-sero il cibo a spese degli agricoltori della zo-na - in cui Aguet si colloca - si ricorse adabbondanti macellazioni di animali “in bar-ba alla legge di al lora, con lo scopo di man-giare le nostre bestie piuttosto che di ve-dercele portar via dalle commissioni misteitalo-tedesche. C’è stato quindi un periododi abbondanza di carne, al quale, quandosono poi venuti gli alleati, è subentrata lacarestia che ha poi imperato per questo ar-ticolo per parecchio tempo”. Chissà che lacarestia non sia stata determinata dalle “ab-bondanti macellazioni” precedenti.Tra gli animali perduti, Aguet cita con com-mozione due suoi buoi che “hanno avuto lacattiva sorte di essere mitragliati da un pic-colo aeroplano alleato, in località Bagnarae in una sola giornata la popolazione di S.Felice e Borgo Montenero ha avuto così asua disposizione quasi 9 quintali di carne”.Con buona pace dei buoi mitragliati, nontutti i mali in guerra vengono per nuocere.Attenzione Aguet dedica anche alle relazio-ni esterne e ai mezzi di comunicazione, ri-cordando che al Circeo “siamo rimasti permolto tempo privi di giornali” e anche del-l’ascolto della radio “quando mancava lacorrente, ciò che accadeva con frequenza”.

Ma, ricordando quello che la radio fa-scista trasmetteva all’epoca, forsenon c’è da rammaricarsi troppo. Le mine seminate dai tedeschi fece-ro alcune vittime tra la popolazione etra quelle vittime il barone ricorda“anche una volpe e un tasso nella miavilla”. Furono giorni tristi.Nel timore di uno sbarco alleato, poi,Aguet testimonia dell’apparato di di-fesa approntato dai tedeschi. “Perproteggere la spiaggia di Levante c’e-rano postazioni di artiglieria così dis-tri buite: 3 cannoni alla Villa Batacchisotto S. Rocco, 1 alla Vigna San Roc-co sotto la Villetta, 2 alla Villetta Selb-man, 1 sul terreno Rocchi sopra l’Al-bergo Maga Circe. Per proteggere laspiaggia di ponente - ed eventual-mente anche quella di levan te - in duepunti strategici e cioè in alto nella sel-la fra Montícchio e Guardia Orlandoprima di scendere alla Mola e in bas-so nel Campo della Mola, c’erano ri-spettivamente due cannoni per parteche potevano spazzare con il loro ti-ro anche una parte della pianura. Sidice che il loro tiro - per esempioquello del cannone del terreno Rocchi- potesse arrivare anche fino sulla Via Ap-pia. Una postazione di artiglieria con uncannone si trovava a Paola prima della Tor-re e un piccolo cannone era vicino al Faro.Dopo lo sbarco degli Alleati ad Anzio, i te-deschi allestirono febbrilmente il terreno peraltre postazioni di artiglieria a Paola e nellaSelva Piana di mia proprietà, sopra i Casa-rini, ma non riuscirono a terminare i lavori,né a guarnire le postazioni di pezzi. In tuttoc’erano dunque al Circeo 14 cannoni, 7 dimarca italiana e 7 di marca tedesca, più va-rie postazioni di mitragliatrici. I tre grossicannoni delle batterie italiane vicine alle mu-ra ciclopiche, sotto il Sema foro e quindi so-pra il paese, che erano stati inutilizzati da-gli Italiani al momento dell’armistizio, furo-no dai tedeschi lasciati appositamente mol-to in vista come richiamo di bersaglio agliaeroplani alleati che hanno sganciato su diessi centinaia di bombe e spezzoni senzamai colpirli. Anche la grande Croce di legnoche sorge vicino a detti cannoni non è maistata colpita da nessuna bomba e cosìnemmeno le varie Ville nelle quali successi-vamente si erano insediati i vari comandi te-deschi.I terreni nelle vicinanze delle Torri del Ficoe di Paola erano difese da vari cordoni dimine anticarro e antiuomo, e queste più nu-merose erano state messe vicino ai miei ca-seggiati di Paola, lungo la siepe della Villache fronteggia la costa marina, e subito do-po il Faro. Nel perimetro della mia Villa, digiorno, stavano dissimulati, in punti strate-gici, parecchi carri armati che di notte par-tivano per scorrerie lungo le strade costie-re.Da Paola verso Anzio e da Torre Fico verso

Terracina tutta la spiaggia era stata accura-tamente minata, specialmente davanti e su-bito dopo Torre Vittoria. La difesa era poistata completata con l’inondazione di tuttala parte bassa della costa verso Terracínaed estesi campi di mine marittime si trova-vano al largo della costa, specialmente frale isole Pontine e Monte Circeo”. Sorvolia-mo su alcune considerazioni di tecnica mi-litare del barone, che qui non interessano.Meritano invece di essere riportate alcuneosservazioni sullo scambio di merci ali-mentari. “Come conseguenza dei prezzi al-tissimi della borsa nera, si era arrivati anchequi a San Felice allo scambio merci e scam-bio di servizi... In generale merci che chia-merò nobili, come grano, farina, olio, pata-te ecc. servivano come base (moneta) agliscambi nei quali eviden temente il prezzo uf-ficiale delle derrate non era tenuto in nes-sun conto.Così a mo’ di esempio nel 1945: kg. 1 di pe-sce più comune si scambiava contro kg. 2di farina, kg. 2 di mais contro kg. 1 di fari-na, quattro tegole marsigliesi contro kg. 1 difarina, mq. 1 di vetri contro kg. 10 di farinao grano, l’affitto di una stanza o vano con-tro pesce, un viaggio in auto contro pesceo farina, una giornata di operaio contro fa-rina, fagioli ecc. una riparazione di tettocontro quattro tronchi d’al bero ecc. ce-mento contro vetri, mattoni e calce controgeneri alimentari, miele contro altri generialimentari, legna e legname contro viveri oservizi vari, biancheria contro zucchero, ve-stiti contro alimenti e via di seguito da sfi-dare la più fervida fantasia”. La guerra fuanche questo. ■

di Pier Giacomo Sottoriva

Una autobiografia del barone Luigi Aguet

Macellazione degli animali per evitare la razzia

Luigi Aguet

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Il fatto

Le avventure di Biancoerente

B oom di iscrizioni alla Scuola di Co-erenza Amministrativa inaugurataun paio d`anni fa dal delegato al

centro storico per festeggiare la vittoria diPetrucci. Tra gli allievi più promettenti l’as-sessore al bilancio e quello ai servizi socia-li, che hanno imparato alla perfezione gli in-segnamenti del maestro riuscendo a farepersino meglio di lui. Non solo con le di-chiarazioni ma anche con i fatti. È successo al consiglio comunale di finemarzo quando i due esponenti di maggio-ranza hanno votato a favore di sei permes-si a costruire nelle zone B (quelle già dota-te di urbanizzazione primaria) del piano re-golatore. Cosa c’è di strano? C’è che en-trambi per anni, quando stavano all’oppo-sizione, inorridivano ogni volta che c’era daapprovare una licenza in queste zone. Tal-mente indignati da uscire sempre fuori dal-l’aula per protesta. In una seduta del 2009 l’attuale assessore albilancio denunciò la “valanga” di permessi(ben 54) che “approdano in un’assise dovenon sarebbero dovuti arrivare”. Perché, argo-mentava, doveva essere il responsabile di set-tore a “prendersi la responsabilità di appro-varli, se conformi alla normativa vigente”. Ecomunque non si sarebbe certo risolto così “ilproblema della casa per i tanti sanfeliciani chenon la posseggono”. Per questo insieme aglialtri consiglieri di minoranza non partecipò alvoto. Stessa scena nel 2010: 41 permessi inesame e opposizione fuori dall’aula.L’ultima infornata di licenze all’inizio del 2012.In quell’occasione il Biancoerente ribadì, perchi non l’avesse ancora capito, il suo pensie-ro: “Così come è successo per le altre deli-bere di questa natura, in cui veniva data l’av-venuta urbanizzazione di alcune zone, per co-erenza non parteciperò alla discussione”. Lacoerenza è durata il tempo di passare dal-l’opposizione alla maggioranza. Poi tutto è

apparso chiaro, i dubbi si sono diradati e lelicenze edilizie sono diventate perfettamentelegittime. Da votare senza battere ciglio, in-somma. La nuova edilizia sarà fatta di caseecocompatibili, integrate con l’ambiente, qua-si trasparenti. Mica quelle colate di cementovolute dalla vecchia amministrazione!

La scoperta dell’acqua...pulita

Spettacolare anche la giravolta sulla salutedel nostro mare. Il delegato del centro sto-rico (che di tutto si occupa meno che delcentro storico), ci ha fatto sapere che le ac-que del Circeo sono praticamente “perfet-te”, e per dimostrarlo, ci ha mostrato unatabella delle analisi compiute dall’Arpa La-zio, l’Agenzia regionale dell’ambiente. Un ri-sultato che ha permesso al Comune di ot-tenere ancora una volta la Bandiera Blu. Certo, è proprio il caso di dirlo, ne è passa-ta di acqua sotto i ponti dai tempi in cui Ri-fondazione comunista, guidata dallo stessodelegato, denunciava i “falsi miracoli” del-l’Arpa perché osava dire che il mare era pu-lito. “Il Comune e l’Arpa - scrivevano sarca-stici gli esponenti del partito nell’estate del2009 - hanno scoperto l’acqua pura. Gliesami compiuti sul litorale dimostrano lascomparsa di ogni forma di batterio di origi-ne fecale”. E citavano come esempio il pre-lievo effettuato alla foce di Rio Torto che “hadato il seguente risultato: coliformi totali ze-ro, coliformi fecali zero, streptococchi zero.Praticamente, acqua di alta montagna. Pec-cato che quel canale raccolga da decenni gliscarichi non depurati di centinaia di casesparse nella zona di Campo La Mola”. Ora, nell’attesa che i biologi di Rifondazioneci forniscano le controanalisi relative a quelperiodo, non sarebbe male consultare il sitodell’Arpa per rendersi conto che negli anniseguenti le analisi hanno spesso dato risul-tati simili. Nel luglio del 2012, per esempio,su tutto il litorale il valore degli enterococchiintestinali ed Escherichia coli (indicatori che

dal 2010 hanno preso il posto di coliformi estreptococchi perché, pur simili, sono con-siderati più attendibili), è stato pari a zero. Nel2013 ancora zero l’esito dei prelievi fatti traaprile e settembre proprio alla foce di RioTorto. Acqua di alta montagna verrebbe da direpure stavolta, risultati ai limiti del miracolo-so. Eppure non abbiamo sentito neancheun pigolìo da parte di Rifondazione sulcomplotto Arpa-Comune per ingannare tu-risti e residenti. Anzi, ora sono in prima li-nea a farci sapere quanto è cristallino il ma-re del Circeo (tra l’altro le ultime analisi diaprile nelle acque “perfette” di Rio Tortohanno rilevato la presenza di 60 entero-cocchi e 192 Escherichia coli) e quanto èbella la Bandiera Blu. Sì, proprio quel ves-sillo sminuito e irriso fin quando veniva as-segnato all’amministrazione nemica. Perciò, facciamo nostre le parole di quel fa-moso comunicato del 2009: “venirci ora araccontare che potremo tranquillamentebere il nostro mare o usarlo per sciacquarela verdura, ci sembra veramente un po’troppo. Sarebbe opportuna un po’ di digni-tà: di solito i falsi miracoli vengono facil-mente smascherati”. ■

Zone B e mare pulito, la coerenza al poteredi Rosa L.

Gli amministratori che si dichiarano “rossi” fanno il contrario di quello che hanno sempre detto

Sabaudia – Le duneCaro Direttore, ho assistito ad una seduta del Consigliocomunale e ho sentito parlare di partena-riato tra pubblico e privato sui temi del-l’urbanistica per il recupero di aree degra-date (ma come mai si sono degradate? Di chi è la colpa?), poi ieri ho assistito aun convegno organizzato dal parco delCirceo e anche lì si è sentito parlare di col-laborazione tra pubblico e gestori deglistabilimenti e dell’arenile per la gestionedella duna, ma da dove viene questa on-data di liberismo? Chi tutelerà gli interes-

si pubblici? (lettera firmata)

San Felice Circeo – Rifiuti urbaniEgregio Direttore,sono una villeggiante, proprietaria da tren-tacinque anni di un immobile nel piazzalecommerciale La Cona. Sono molto ram-maricata per le condizioni in cui versa que-sta piazza: niente cassonetti, nessun tipodi pulizia, giardinetti indecenti …Fino a qualche giorno fa c’erano tre cas-sonetti indifferenziati, del tutto insufficien-ti vista la densità di popolazione e le mol-te attività commerciali di questo luogo.Ora sono stati del tutto eliminati invece diessere sostituiti con cassonetti più gran-di, in numero maggiore e idonei a una rac-

colta differenziata e ordinata, segno di ci-viltà.Mi è stato detto che la piazza non appar-tiene al Comune, ma allora perché tutti iresidenti parcheggiano lì? Forse perchéquesta piazza rappresenta un parcheggioindispensabile per la popolazione.La mia famiglia e io amiamo questo Pae-se e non vogliamo vergognarci per tali dis-servizi. Confido in un sollecito interventodel Comune per la pulizia del posto e peril ripristino dei cassonetti in numero ade-guato. Ricordo che noi paghiamo per laseconda casa una tassa altissima sui rifiutisenza avere alcun servizio.

(lettera firmata)

segue da pag. 6

Presenze del Sindaco … (al 15 maggio 2014)

in Giunta comunale- sedute 129- presenze 71- assenze 58in percentuale presenze 55%; assenze 45%

in Consiglio comunale- sedute 17- presenze 14- assenze 3in percentuale presenze 82%; assenze 18%

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“La cosa più bella di questa attività è vedere i giovani che vanno a cavallo con la bardatura che fu dei nostri bisnonni.Questa è la nostra più grande soddisfazione” (Bruno Pennacchio)

“P erché la storia è nata qui”. Sì,la storia dei butteri è nata qui,nelle nostre terre, ancora prima

che fossero redente. E oggi, nonostante labonifica e ancor di più nonostante la se-guente cattiva gestione del nostro paesag-gio, che ha portato a un vero e proprio stra-volgimento del volto dell’Agro Pontino, con-tinuano a resistere valori e mestieri che tra-smettono storia e cultura di un ecosistematra i più diversi e ricchi della nostra Italia. Inattesa di un vero cambiamento, ascoltiamola testimonianza di chi, coinvolgendo anchele giovani generazioni, tenta di stabilire unponte tra passato e presente affinché viva lamemoria dei nostri luoghi e delle nostre gen-ti. Chissà che un giorno, anche la cosiddet-ta “patria dei butteri”, non sia solo un epite-to da sfoggiare su un sito o su un cartellostradale, ma diventi uno dei fondamentalielementi utili per il rilancio e la valorizzazioneturistica di un territorio in molte parti ancoralasciato in balia di persone senza passione esenza un’idea di futuro. Perché è bene chemolti sappiano che il turismo è cultura, e chela cultura può essere un reale volano per larinascita dell’economia del paese. La Tosca-na, la seconda patria dei butteri, ci insegnamolto in tal senso. A buon intenditor, poche parole!Cowboy? Butteri, grazie! Ogni paese ha lasua lingua e ogni lingua ha le sue parole coni relativi significati. C’è stato un tempo in cuila terra dell’Agro Pontino era una palude incui solo poche persone osavano adden-trarsi per ricavare qualcosa per vivere. Untempo non troppo lontano e mai dimenti-cato grazie anche a mestieri e aree natura-listiche come il Parco Nazionale del Circeo.Alcuni di questi mestieri non sono più pra-ticati. Ciò non può dirsi per la figura del but-tero, pastore a cavallo che osava sfidare leleggi della natura impervia del territorio, pri-ma della bonificazione fascista per portareal pascolo mandrie selvagge di buoi e ca-valli. A cavallo di maremmani e vestiti della loro“divisa d’ordinanza”, fatta di calzoni di fu-stagno, una giacca di velluto, i cosciali, ungrande mantello di saio per ripararsi dallapioggia e un cappello nero, allevavano lemandrie su terreni impervi, acquitrinosi, traselve fittissime e malaria. Il buttero nella suamano teneva ferma, come un re, il suo scet-tro, la cosiddetta “mazzarella”, un bastoneadoperato per stimolare le bestie. Il luogoche ancora oggi viene definito come la cit-tà dei butteri è l’attuale Cisterna di Latina,antica porta d’ingresso della palude per chiproveniva da nord. Lo storico e viaggiatoreArnaldo Cervesato, nella sua “Guida del La-zio”, li ha definiti come “i più arditi cavalca-tori, i domatori più audaci se non famosi cheabbia l’Europa, se non il Mondo”. “Augustarello contro Buffalo Bill”. Tal-mente noti che tuttora si parla di loro e del-

l’epica sfida che vide Augusto Im-periali, detto “Augustarello”, but-tero della nobile Casata Caetani,battere il leggendario Buffalo Bill. Èil 1890, quando il cow boy a stellee strisce fa tappa a Roma con il“Wild West Show”, il suo circo dicavalli “mustang”, razza america-na del West. Il Duca Caetani vistocome gli americani prendevano allazzo i cavalli, avviò una disputa trale abilità degli americani e quelledei nostrani. Il tutto si trasformò inuna sfida tra Buffalo Bill e otto but-teri della sua casata. L’8 marzo1890, ai Prati di Castello, dinnan-zi a un grande pubblico si svolseil rodeo con abili domatori di ca-valli americani. Vincitori dell’incontro il ven-ticinquenne Augusto Imperiali, in testa allasquadra, e i butteri dell’Agro Pontino. Il Vec-chio mondo vinse sul Nuovo Mondo. Buf-falo Bill si rifiutò di pagare il premio dellascommessa da lui lanciata e che ammon-tava dapprima a mille lire, poi ridotta, sem-pre da lui, a cinquecento lire. Si narra, e nonè leggenda, che il giorno dopo la sconfittail “poco” cavaliere statunitense levò le ten-de del suo circo e partì da Roma.La cronaca della vittoria nell’articolo deIl Messaggero. Un articolo de “Il Messag-gero” del 10 marzo 1890 riporta l’impresadi Augusto e dei suoi compagni: “il morel-lo, tenuto con le corde, si dibatte frenetico;s’alza sulle zampe di dietro, tira rampate. Ibutteri le schivano sempre con la sveltezzadi uomini esperti. Riescono finalmente amettergli la sella con il sottocoda, e d’unsalto uno dei butteri gli è sopra. E’ AugustoImperiali. Nuova tempesta di applausi. I but-teri, entusiasti del successo ottenuto, salta-no, ballano, buttano all’aria i cappelli, tantoper imitare in tutto quello che si è visto fa-re dagli americani. Augusto Imperiali fa unastupenda galoppata intorno al campo, te-nendo con la destra le redini e agitando conla sinistra il cappello. Tutte le sfuriate del ca-vallo non riescono a muoverlo dal posto unsolo momento. Sceso a terra, e chiamato adavvicinarsi ai primi posti dove riceve le piùvive congratulazioni da tutti, compresa laDuchessa di Sermoneta ed i suoi figli” (Fon-te www.buttericisterna.it).Tenere in vita le tradizioni e la cultura lo-cale. Il buttero ha senso laddove vi sianograndi estensioni di terreno dove poter por-tare al pascolo le mandrie. Nonostante leprofonde e diverse trasformazioni avvenu-te sul nostro territorio dopo la bonifica de-gli anni trenta del secolo scorso, il conse-guente appoderamento e l’urbanizzazionetroppo spesso “selvaggia” e abusiva deidecenni successivi alla seconda guerramondiale, c’è ancora chi, oggi, tiene in vi-ta questo antico mestiere. In una giornatapiovosa di inizi maggio, e dopo la loro re-cente partecipazione all’edizione 2014 di

“Cavalli a Roma – Salone dell’Equitazionee dell’Ippica”, incontriamo Bruno Pennac-chio, presidente dell’associazione “Butteridi Cisterna e dell’Agro Pontino”, e suo figlio.Fondata nel 1993, si prefigge lo scopo dimantenere e diffondere gli usi e le tradizio-ni equestri che furono di Cisterna e dell’A-gro: “Io lo faccio per passione – affermaBruno – una passione che ho da quandoero bambino e che è alimentata dall’amoreche ho per gli animali e le tradizioni del no-stro territorio”. Dalle sue parole traspaionoimmagini forti, ricordi vividi presenti nellasua mente e che malinconicamente riaffio-rano davanti a un caffè. Ricordi come quel-li della Cisterna dei suoi primi anni, quandoda bambino osservava i butteri e le mandriescendere per le due importanti fiere dell’A-scensione (a fine maggio), per la compra-vendita del bestiame, e della Ricalata (a fi-ne ottobre), che segnava il ritorno dei “guit-ti” nella palude. In queste occasioni si svol-geva la “merca”, l’esibizione del coraggiodei butteri che si sfidavano all’interno di unastaccionata rotonda al fine di domare i pu-ledri e i torelli più selvaggi: “Ero emoziona-to nel vedere le mandrie, questi uomini chela notte accendevano i fuochi, immagini for-ti ed evocative”.La giornata tipo del buttero. Il viaggio nelmondo dei cavalieri-pastori si fa sempre piùinteressante e Bruno ci racconta quali era-no e sono le principali attività del buttero:“Oggi ci sono due grandi aziende agricoleche praticano ancora, in parte, l’allevamen-to allo stato semibrado degli animali, sitepresso le tenute di Via Torrecchia Nuova eTorrecchia Vecchia. In queste aziende è an-cora necessario avere la prestazione delbuttero in quanto il bovino maremmano vi-ve a uno stato semibrado, ovvero vive all’a-perto. La giornata tipo del buttero inizia lamattina presto, con la sella del cavallo e ilcontrollo della mandria che consiste nel ve-rificare che sia tutto a posto, se ci sono lenascite, se c’è qualche vacca che non stabene. Una visita, un’ispezione vera e propria

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Territorio e ambiente

di Gianfranco Mingione

Antichi mestieri come volano dell’economia locale

Mestieri della palude: il “buttero”, da Augusto Imperiali a oggi

Picchetto di butteri

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Ambiente

I l 9 e 10 maggio presso l’auditorium delParco del Circeo, a Sabaudia, si è svol-to un importante workshop sui sistemi

dunali costieri e l’impatto antropico, cioèl’impatto che l’uomo produce attraverso lafruizione delle spiagge. Vale la pena parlar-ne non solo per l’importanza e la qualitàdell’evento, quanto perché sono stati pre-sentati una serie di dati originali relativi pro-prio alla fruizione delle spiagge di Sabaudiae San Felice.Se il convegno, infatti, da un lato voleva farcomprendere meglio ad amministratori eoperatori balneari che la natura non è solobella ma che la sua tutela è il presuppostoirrinunciabile anche della funzione econo-mica che essa rappresenta tramite la frui-zione turistica, da un altro è stata l’occa-sione per presentare un’indagine svolta suun campione di 756 persone (57% a Sa-baudia e 43% al Circeo) intervistate nel2013. Gli intervistati non erano soltanto per-sone residenti dei due comuni del Parco,ma anche in buona parte fruitori di questiprovenienti da altre città.

Le persone intervistate sono in larga partefruitori abituali e le loro opinioni sono stateraccolte in modo percentualmente analogosia negli stabilimenti balneari o nelle spiag-ge attrezzate, sia sulle spiagge libere.

L’indagine, curata dal Dott. Luca Parlagre-co, che oltre a essere un ricercatore dell’I-stituto Superiore per la Ricerca Ambienta-le è anche un validissimo animatore delGruppo Nazionale per la Ricerca sull’Am-

biente Costiero, evidenzia che le personescelgono le spiagge di San Felice o di Sa-baudia proprio per le caratteristiche chequeste offrono: Sabaudia soprattutto per labellezza della natura mentre San Felice so-prattutto per i servizi. Insomma la gente sidistribuisce sulla costa del parco del Circeo

in funzione delle proprie aspettative. Un’ulteriore focalizzazione dell’utenza,sempre elaborata dal Dott. Parlagreco, di-mostra come anche all’interno di ciascunComune le persone si distribuiscono in re-lazione dei servizi che cercano. Si noti, in-fatti, che le persone che a Sabaudia scel-gono la zona degli stabilimenti mettono ilpiacere della natura in secondo piano ri-spetto ai servizi, così come quelle che aSan Felice preferiscono le spiagge liberemettono in primo piano la bellezza dei luo-ghi.

Insomma l’indagine in una qualche misurale intuizioni che l’Ente Parco aveva avuto,cioè che il presupposto della fruizione del-le spiagge di San Felice e Sabaudia sta nelcontesto ambientale in qui queste si trova-no e, conseguentemente, la salvaguardiaambientale è presupposto di una salva-guardia economica. Di fatto la caratteristi-ca delle estese spiagge libere che il Parcoe i Comuni offrono alla libera fruizione rap-presenta una differenziazione dell’offerta dimercato che addirittura arricchisce (per dif-ferenza) anche le spiagge attrezzate e glistabilimenti. Infatti, anche coloro che scel-gono la “comodità” la scelgono in un con-testo dove la percezione della spiaggia li-bera, cioè della vastità dello spazio circo-stante, è tangibile.Dunque, sebbene il punto di equilibrio rag-giunto tra concessioni e arenili liberi sia

fragile e sebbene molte siano le pressioniper aumentare le infrastrutturazioni, il Cir-ceo nel presupposto della qualità ambien-tale (attestata anche dalla Bandiera Bluche quest’anno è stata riconosciuta ancheal Lido di Latina oltre che a San Felice eSabaudia) riesce a dare un’offerta balnea-re differenziata che può e deve essere cer-tamente migliorata senza per questo volerdire “aumentata” in termini di picco di frui-zione nei periodi di massima affluenza. Ilconvegno ha, infatti, evidenziato quanto ilsistema naturale su cui tutta questa eco-nomia si poggia abbia problemi che ne-cessitano d’interventi urgenti, a incomin-ciare da una maggiore tutela e difesa del-le dune. In attesa che si realizzino proget-ti e si trovino i necessari finanziamenti ècerto necessario fare qualcosa. La stradaproposta, condivisa, sembra da tutti, èquella di trasformare i gestori degli stabi-limenti balneari da meri operatori turisticia gestori quota parte (con indicazioni pre-cise e riscontri oggettivi) del patrimonioambientale su cui si poggiano le loro atti-vità. Un salto di qualità non solo nell’of-ferta, ma anche nella consapevolezza chepoi inevitabilmente si trasferisce sui fruitoridi quelle spiagge che non sempre sannodi essere anche loro protagonisti della tu-tela del bene che utilizzano. Interessante

a tale proposito la risposta rice-vuta in relazione alla responsabi-lità individuale percepita dai frui-tori delle spiagge del parco delCirceo dove la maggioranza sem-bra non sentirsi alcuna responsa-bilità rispetto alla qualità ambien-tale e quindi alla salute dellespiagge. Insomma, l’indagine se da un latodà delle conferme su quanto s’im-maginava e sapeva, da un altro dàuna precisa indicazione su come inuovi Piani di Occupazione degliArenili non debbano andare oltre intermini di concessioni e occupa-

zioni di spiagge. Indica infine quanto ci siaancora da fare in termini di consapevolez-za e coscienza sul fatto che la spiaggia, dal-la battigia alle dune, costituisca un ambitonaturalistico fragile il cui futuro sta anchenelle mani di chi le utilizza e gestisce. ■

* Presidente del Parco Nazionale del Circeo

Un Convegno all’Auditorium del Parco

Indagine su un campione di persone a Sabaudia e San Felice Circeo

In spiaggia al Circeo nel segno della qualità ambientaledi Gaetano Benedetto*

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Ambiente

N ell’ambito del progetto Litorale Par-tecipato, patrocinato da Ente Par-co Nazionale del Circeo e finanzia-

to dal Settore Ecologia e Ambiente dellaProvincia di Latina, è stata condotta unacampagna di monitoraggio sulla percezio-ne della spiaggia di Sabaudia e San FeliceCirceo da parte dei fruitori, intervistati du-rante il mese di Agosto 2012 e 2013.

Sono state distribuite 6000 schede-que-stionario contenenti circa trenta domande ascelta multipla che hanno indagato dueaspetti fondamentali: (i) il profilo caratteri-stico del fruitore del bene spiaggia e (ii) lasua percezione della spiaggia. La distribuzione delle stesse è stata resapossibile grazie alla collaborazione fattiva dipiù di trenta strutture balneari e spiagge at-trezzate che, esponendo una cassetta rac-coglitrice delle schede, hanno sensibilizza-to i bagnanti alla compilazione delle stesse,contribuendo così alla strutturazione diuna rete di monitoraggio della spiaggia.Le opinioni dei frequentatori delle spiaggelibere sono state acquisite dai volontari tra-mite la distribuzione di centinaia di schededi monitoraggio. Le associazioni che han-no partecipato alla distribuzione sono sta-te Kirkos-rap e Odissea di San Felice Cir-ceo e il Circolo Larus Legambiente di Sa-baudia. L’indagine si è conclusa con la raccolta di1315 schede compilate nel 2012 e 756 nel2013, un archivio di informazioni a disposi-zione delle amministrazioni locali e deglioperatori di settore della zona, depositatoin forma digitale e cartacea presso gli uffi-ci del Settore Ecologia e Ambiente dellaProvincia di Latina e dell’Ente Parco Nazio-nale del Circeo.In occasione del workshop “Sistemi duna-li costieri e impatto antropico” svoltosi pres-so la sede del Parco Nazionale del Circeonei giorni 9 e 10 maggio, organizzato in col-laborazione con il Gruppo Nazionale per laRicerca sull’Ambiente Costiero (GNRAC –www.gnrac.unifi.it), sono stati presentati al-cuni risultati della campagna di monitorag-gio 2013.Ogni risposta al questionario è stata analiz-zata utilizzando la percentuale delle rispostesul totale degli intervistati, sul totale degli in-tervistati in ogni punto di campionamento,sulle risposte acquisite presso i litorali di Sa-baudia e San Felice Circeo e sulle risposteottenute presso le spiagge libere o gli stabi-limenti balneari/spiagge attrezzate. Fornen-do una visione composita delle risposte perogni tipologia di intervistato.Il dato che si vuole presentare in questa no-ta è riportato in figura 1 ed è il seguente: lamaggior parte delle persone intervistate di-chiara di frequentare la spiaggia principal-mente per la sua bellezza, successivamen-te per la sua pulizia, per i servizi offerti, perla presenza di amici, per abitudine e per la

facilità con cui si raggiunge la spiaggia.Scomponendo il risultato per i due litoralianalizzati, si evidenzia un trend oppostoche, sebbene risultante da un’analisi di 756intervistati, trova buona corrispondenzacon le differenze nel tessuto paesaggistico,ambientale e urbanistico dei due comuni. Il70% degli intervistati a Sabaudia dichiara difrequentare la spiaggia per la sua bellezzae il 60% individua nella presenza di serviziuna motivazione ulteriore di scelta. A SanFelice Circeo, dove la maggior parte del li-torale è dato in concessione, la maggiorparte degli intervistati dichiara di “sceglie-re la spiaggia” per questioni di abitudine edi facilità di raggiungimento. E’ evidentequindi che due tratti litorali, seppur contigui,presentando caratteristiche strutturali diffe-renti, richiamino diverse tipologie di utentie quindi debbano essere gestiti con misu-re differenti.In figura 2 si riporta un dato altrettanto im-portante, la maggior parte degli intervistatinon si sente responsabile delle attuali con-dizioni della spiaggia. Anche in questo ca-so la differenza tra i due tratti litorali po-trebbe suggerire due diverse interpretazio-

ni. In un litorale di un parco, caratterizzatoprincipalmente da spiaggia libera, la man-canza di consapevolezza è legato princi-palmente alla percezione dell’utente di fre-quentare un’area protetta, differentementein un litorale fortemente antropizzato tale re-sponsabilità viene troppo facilmente de-mandata ai gestori.Nell’ambito del workshop sono state af-frontate queste due tematiche nell’ottica diuna pianificazione turistica che sappia ga-rantire la salvaguardia della bellezza e losviluppo socio-economico del nostro lito-rale, in altre parole sostenere lo sviluppo.Tale processo è complicato, lungo e so-prattutto basato sulla condivisione verti-cale delle responsabilità di tutti i fruitoridell’ambiente, siano essi “decisori” chesemplici “utilizzatori”. Come risultato po-sitivo del workshop, dopo una lunga ma-ratona di discussioni sono state manife-state le volontà a proseguire un percorsoalternativo. Un altro risultato, a mio avvi-so, è altrettanto importante se non più im-portante: Ente Parco Nazionale, Ammini-strazioni Comunali, Provincia, Regione,Corpo Forestale, Capitaneria di Porto,balneari, operatori economici e cittadinierano tutti nella stessa sala a discutere dispiaggia e di duna. ■

Alcuni risultati di Litorale Partecipato

La cultura dell’ambiente

La partecipazione come strumento di gestionedi Luca Parlagreco

Editoriale Nessuno può portare lungamente la maschera 1

Il Personaggio Oscar Capponi 2Politica Il dissesto nel Comune

di SFC 3Politica Bisogna combattere

la guerra … 4Politica Un tesoro di Paese 5Lettere Lettere al Direttore 6Territorio La sanità ai tempi

della malaria 7Territorio La Rocca de Circegio 8Territorio La mobilità ciclistica fa

bene allo sviluppo locale 9Storia La guerra di 70 anni fa 10Il fatto Zone B e mare pulito,

la coerenza al potere 11Territorio Mestieri della palude:

il “buttero”, … 12Ambiente In spiaggia al Circeo

nel segno della qualità ambientale 13

Ambiente La partecipazione come strumento di gestione 14

Cultura Circeo, biblioteca e libreria 15Spettacolo Un sogno chiamato:

“Mamma mia!” 16Teatro “La strana coppia” 17Cultura Il Caffè Letterario 18Sport La Lega Navale Italiana

a San Felice Circeo 19Cultura La folgore su Sabaudia 20Sport Il calcio al Circeo 21Varie Velella velella -

Oroscopo 22Tempo libero Cucina – Cinema

Ora legale – Poesia 23Annunci 24

SSOOMMMMAARRIIOO

Fig. 1 - Per quale motivo frequenti questa spiaggia?

Fig. 2 - Ti senti responsabile della salute della spiaggia?

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Storia

N el 2009 è stato pubblicato un mio li-bro, pensato e scritto come desti-nato a un immaginario visitatore

della mia domestica biblioteca. Al visitato-re, in meno di duecento pagine, veniva da-to conto del modo in cui nel tempo si erasviluppata la collezione e soprattutto se nedescriveva la consistenza con riferimentoagli argomenti-temi su cui la collezionestessa era ed è imperniata. Quando il libroera stato scritto – qualche anno prima del-la pubblicazione presso l’editore Sossella inRoma – fra i libri collezionati non c’eranoancora quelli relativi al Circeo e luoghi cir-convicini per l’eccellente ragione che an-cora non c’eravamo installati nella casa divilleggiatura di cui pure ho raccontato inuno dei Racconti di Sabaudia.Il Circeo e i suoi luoghi sono entrati in frettanel nostro cuore e, in conseguenza, nella miabiblioteca: non si può vivere in un posto, se-condo me, senza impossessarsi almeno inparte della letteratura a esso relativa. E cosìanche per il Circeo ho cominciato a com-prare, a leggere, a studiare e ad amare an-che nella forma della parola scritta.Il risultato di tutto questo è un piccolo nu-cleo di una ventina-trentina di libri che, fa-cendo perno sul Circeo, si allargano neltempo e nello spazio.Un vezzo, anzitutto. Questi libri non abita-no nella casa del Circeo. Una biblioteca nonpuò e non deve essere frammentata e dun-que anche questa sezione è ospitata nellacasa di Roma; la cosa ha anche un van-taggio: quando in un pomeriggio d’inverno,poniamo, mi viene un po’ di nostalgia diquei luoghi azzurri e luminosi, è sufficienteprendere fra le mani qualcuno di quei testiper ritrovare qualcosa di quel clima spiri-tuale che respiro quando effettivamente so-no là. E una spiegazione: per me il Circeoè il nome di un territorio molto largo che ec-cede i limiti dei perimetri amministrativi; noistessi abitiamo nel Comune di Terracina,abbiamo amici e vita di relazione nel Co-mune di San Felice, facciamo il mare a Sa-baudia; e poi intorno alle Isole pontine,Sperlonga e larghi pezzi dell’entroterra, do-ve è così gradevole andare in cerca di sto-ria, architetture e ristoranti. E veniamo ai li-bri.Il più amato e consultato – tanto che ce n’èun secondo esemplare anche al mare – è iltesto fondante di Tommaso Lanzuisi (concui mi è capitato di parlare per telefono);giunto alla terza edizione, esso è croce edelizia; delizia per la messe inesauribile didati e aneddoti che contiene, croce perchéle indicazioni dell’indice dei nomi non cor-rispondono alle pagine in cui i relativi argo-menti sono trattati (ci sono fino a venti pa-gine di differenza). Come per moltissimimiei libri, un po’ tutti questi testi sul Circeosono infarciti di ritagli di giornale, di dépliantillustrativi e sono da me riempiti di annota-zioni a margine; gli errori di stampa sonooggetto di correzione meticolosa (e pedan-

te), ma spero che questi interventivarranno a fare capire ai posteri chequei libri sono stati effettivamente let-ti e anzi studiati con amorevole at-tenzione.E adesso qualche citazione a casac-cio. Una ricerca sul sistema turisticocurata da Matteo Caroli, un libro bian-co dell’Associazione Centro Storico,le memorie di Andrea De Sisti, e quel-le raccolte presso gli anziani del po-sto. Un racconto non tanto immagi-nario di Rita d’Andrea, la deliziosa ri-costruzione delle vicende di PuntaRossa di Alessandra Venuti Battaglia,altre memorie sanfeliciane pontine delcitato Tommaso Lanzuisi, che pure hacompletato la propria ricerca storicacon uno zoom su dieci anni di storiapontina del Settecento (anche questoin doppia copia per la casa del mare).E un’anastatica sul Promontorio di Giusep-pe Capponi (l’originale è del 1856). Una gra-ziosa monografia celebrativa su BorgoMonte Nero (sui Borghi si dovrebbe scrive-re di più).Ma andiamo velocemente. Sabaudia. Im-magini raccolte da Maria Pia Mambro, pa-gine di quasi-diario di Renzo Lonoce, l’im-prescindibile monografia sul Lago Paola diGiulio Scalfati (su Scalfati e il Lago ho giàscritto su “Centro Storico” qualche annofa). I volumi – un’iniziativa non più ripetutapartita da Maria Costici – dei Racconti, dicui ho detto; dei quali una sorta di appen-dice è un volumetto intitolato In-verso.Terracina. Un’infinita serie di guide e opuscoli(la Città antica di Terracina è bellissima, tan-to quanto è quasi insopportabile la confu-sione della parte a mare), i due saggi storicidi Arturo Bianchini, un testo di Franco Rinaldidi cui ho trovato più pregevoli gli aneddoti suiFrangipani che l’impianto complessivo e ladeliziosa ricerca di Giovanni Iudicone sullaFerrovia Roma-Terracina.Penso di avere reso l’idea, del resto dasempre mi chino con attenzione sulle pro-duzioni degli autori locali, riferite a quei luo-ghi che per me hanno particolare significa-to culturale o affettivo.E avendo lavorato per anni nel mondo del-la bonifica, come non raccogliere testi vec-chi e nuovi sulle Paludi Pontine, a partire dalbellissimo libro (anche qui due esemplari,uno a Roma e uno in loco) sui Pittori dellaMalaria? Ecco poi i lavori di Vittorio d’Erme,un’anastatica dal 1904 di Pacifico Croci,uno zoom sulle paludi nel Settecento di An-nibale Folchi e una raccolta di scritti del1935 pubblicata a cura dell’Istituto di Stu-di Romani. Naturalmente ho anche i libri diPennacchi, ma di essi preferisco tacere per-ché sono stati fin troppo recensiti e osan-nati (e comunque la ricostruzione della vi-cenda tecnico-politica dell’intervento dibonifica di epoca fascista è la parte che lar-gamente preferisco, se ne sentiva la man-canza); in un freddo pomeriggio d’inverno

mia moglie ed io andammo appositamentea Borgo Hermada per sentirlo parlare dellasua opera più significativa, quella sul Ca-nale Mussolini.Delle Isole Pontine ho scritto altrove, men-tre su Sperlonga ho diverse cose, dai duetomi di storia locale a firma di Giulio Scal-fati a un paio di testi sull’architettura delleville (una di esse fu di Raf Vallone ed io pen-so che questo personaggio eccezionalescelse Sperlonga perché lo sky-line di es-sa visto da nord è molto simile a quello diTropea, luogo di origine della famiglia diquell’immenso attore).A mezz’ora di macchina da tutto ciò c’è La-tina, luogo estremamente interessante perla sua funzione di provincia, per l’architet-tura razionalista (di cui, invero, non detieneil monopolio), per la sua funzione di epi-centro della bonifica nel Novecento. Quasiogni anno compro una meritevole Agendae guida che è utile per le schede di sintesirelative a tutti i comuni del territorio. Sul ter-ritorio circostante è molto gradevole la let-tura di una guida dedicata alla Terra di Sa-turno di Marco Scataglini, è interessanteuna ricerca recentissima condotta dallaFondazione Bruno Visentini, è splendida laricostruzione – per testi, documenti e im-magini – condotta da Luca Falzarano sullecase coloniche dell’Opera Nazionale Com-battenti, è notevole il lungo racconto di An-nibale Folchi sulla Fine di Littoria. Ma quel-lo che consulto più spesso è il bel lavoromonografico apparso nel 2012 a firma diAntonio Polselli (ci manca una mappa del-la città, ma – poco male – me ne sono pro-curata una e l’ho aggiunta io).Ecco, credo di avere detto il più. Qualchelibro birbantello sarà sfuggito, nascosto fragli scaffali, ma purtroppo non posso con-servare tutto il nucleo troppo ordinatamen-te perché lo spazio è molto inferiore a quel-lo che sarebbe necessario e i formati mol-to diversi fanno sì che i libri vengano infila-ti, spesso a forza, dove si trova un minimodi adeguata capienza. ■

Libri relativi al Circeo e luoghi circonvicini

Ospitati nella biblioteca della casa di Roma

Circeo, biblioteca e libreriadi Francesco Morabito

La mia biblioteca di Roma

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Spettacolo

T utto ebbe inizio in un’ordinaria, fred-da e monotona serata di gennaio.

L’idea, in realtà, mi girava per la testa da unbel po’ e così mi feci coraggio e dissi al mioamico Tommaso: “Perché non mettiamo suun musical con noi ragazzi sanfeliciani?”Tommaso non ebbe esitazioni e mi rispose:“Perché no!” Così in una delle riunioni men-sili dell’Associazione Odissea la propostavenne ben accettata da tutti e inoltre deci-demmo di estendere l’invito a tutti coloroche avessero il desiderio di prendervi par-te. Armati di forza di volontà, impegno e unabuona dose di giovanile incoscienza, co-minciammo a sondare il terreno per poteriniziare questo progetto.Fin da subito, abbiamo riscontrato da par-te di tutti i ragazzi e le ragazze, un’incredi-bile partecipazione e una voglia di metter-si in gioco che ha sorpreso anche me, manel frattempo ci ha fornito ulteriori stimoliper intraprendere una sfida così impegna-tiva. Abbiamo organizzato i primi incontriper conoscerci ancora meglio e soprattut-to per decidere democraticamente cosafosse giusto o no mettere in scena.Ci siamo confrontati e abbiamo scelto dirappresentare il musical inglese Mammamia che è basato sulle canzoni del gruppopop svedese degli Abba.Siamo ben consapevoli che non è una scel-ta di poco conto. Del resto il musical Mam-ma mia, almeno in Italia, è più conosciutonell’omonima versione cinematografica in-terpretata nel 2008 anche da Meryl Streep

e Pierce Brosnan, che non per l’originaleteatrale, messo in scena nel 1999 a Londradalla drammaturga inglese Catherine John-son.E’ il 1999 e siamo nell’incantevole isola gre-ca di Kalokairi. La nostra avventura roman-tica inizia nel delizioso hotel mediterraneoVilla Donna, gestito da Donna (MerylStreep), dalla figlia Sophie (Amanda Sey-fried) e dal fidanzato di Sophie, Sky (Domi-nic Cooper). Alla vigilia del suo imminente

matrimonio, Sophie spedisce segre-tamente tre inviti indirizzati a tre uo-mini diversi, uno dei quali potrebbe,a suo avviso, essere suo padre. Par-tendo da tre città diverse del globo,i tre uomini si mettono in viaggio pertornare sull’isola, dove, 20 anni pri-ma, l’affascinante Donna aveva con-quistato il loro cuore. Nel frattempoDonna ha un gran daffare per orga-nizzare il matrimonio di sua figlia, cu-rando ogni minimo dettaglio, mentreSophie accoglie le sue migliori ami-che, nonché damigelle, e subito con-fessa loro un segreto “piccante”: leg-gendo un vecchio diario di sua ma-dre, ha scoperto che ci sono stati treuomini nella sua vita, uno dei qualipotrebbe essere suo padre: l’uomod’affari Sam Carmichael (PierceBrosnan), l’avventuriero Bill Ander-son (Stellan Skarsgård) o il banchiere HarryBright (Colin Firth). Ad insaputa della mam-ma, Sophie ha invitato tutti e tre questi si-gnori al suo matrimonio, sperando di riu-scire a capire chi di loro è veramente suopadre. Sam, Bill e Harry - che fino a quelmomento non si conoscono - si incontranoal porto. Il caso vuole che Sam e Harry ab-biano entrambi perso il traghetto per Kalo-kairi, e che Bill offra quindi loro un passag-gio sul suo yacht, per ricondurli, senza sa-perlo, verso la donna che 20 anni primaspezzò loro il cuore. Intanto, sull’isola di Ka-lokairi, Donna è felice di ritrovare le sue vec-chie amiche nonché ex colleghe della band

“Donna and The Dynamos”: la spiri-tosa Rosie (Julie Walters) e la riccapluridivorziata Tanya (Christine Ba-ranski), alle quali rivela le sue per-plessità rispetto al desiderio della fi-glia di un matrimonio tradizionale - e- per dirla tutta - del matrimonio ingenerale. Arrivano i tre uomini e So-phie riesce a farli passare inosservatie a nasconderli nelle loro camere,spiegando loro, con un certo imba-razzo, che la madre è all’oscuro del-la loro presenza. Quindi li prega dinon farsi vedere da Donna perchéintende farle una fantastica sorpre-sa: in fondo sono dei vecchi amici dicui parla “spesso” tanto bene. I treuomini giurano a Sophie di non ri-velare il loro segreto. Ma un attimodopo Donna si affaccia dalla botolae si ritrova faccia a faccia con i suoi

ex tre amanti, che in realtà non è mai riu-scita a dimenticare, mentre i tre uomini gof-famente inventano una serie di scuse pergiustificare la loro presenza. Tuttavia Don-na è irremovibile: non desidera che i tre re-stino nell’isola. Visibilmente scossa, confi-da a Tanya e a Rosie un segreto che non hamai rivelato a nessuno: neanche lei sa chidei tre uomini sia il padre di Sophie…Il gruppo è per ora composto di 45 perso-ne tra cui attori, attori-cantanti, ballerine di

diverse scuole di danza locali, musicisti,scenografi, fotografi e aiutanti di ogni ge-nere. Il tutto coordinato da un gruppo di “re-gisti in erba” come il sottoscritto, FlaviaBianchi, Federica Capponi, Jessica Puspi eTommaso Perna. Del resto sappiamo beneche una tale opera di coordinamento avreb-be altrimenti avuto bisogno di un registaprofessionista ma il gruppo è rigorosamen-te composto da “sognatori non professio-nisti”.L’impresa è ardua, ma le cose difficili, si sa,sono sempre le più belle. Già il fatto di ri-trovarci tutti insieme ogni mercoledì è unsegno tangibile della volontà di ciascuno dinoi. Stiamo provando alacremente per co-ronare il nostro sogno e debuttare con lospettacolo per la fine di Luglio. Fino a finemaggio avevamo scelto d’incontrarci per leprove una volta a settimana al teatrino delVillaggio della Mercede ma data la neces-sità di spazi, soprattutto per le coreografiedelle ballerine, siamo ospitati anche nellatensostruttura di via Regina Elena. Colgol’occasione per ringraziare il proprietario delVillaggio, il responsabile del pallone tenso-statico e la disponibilità dimostrata dallacompagnia “I Timidi” nella figura del suoCapocomico. Le ballerine inoltre hanno lapossibilità di provare presso la palestra“Centro sportivo Circeo” alla quale vanno inostri ringraziamenti. Mentre i musicistivengono coordinati dal maestro Manuel At-tardo presso la sua Scuola di musica Cir-ceo Music School. Vi daremo modo di ca-pire che cosa stiamo preparando attraver-so delle piccole anticipazioni che si terran-no in alcuni locali del nostro paese. Conquesto progetto vogliamo far capire a tuttiche anche i ragazzi sanfeliciani hanno vo-glia di fare, nonostante spesso vengano di-pinti come non meritano. Siamo sicuri chesentirete presto parlare di noi. Sperandoche nel prossimo articolo vi possa descri-vere il successo dello spettacolo, vi salutoe vi do appuntamento al musical Mammamia, al “nostro” sogno in musica. ■

Lo spettacolo sarà un successo

Un sogno chiamato: “Mamma mia!”

Il “gruppo” in un momento di relax

Durante le prove

Il musical nella versione cinematografica del 2008di Thomas De Bellis

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Teatro

Q uando alcuni giovani, armati di buo-na volontà, desiderio di aggregazio-ne e tanta, tanta passione per il tea-

tro si uniscono tra loro, non può che na-scere un successo. Proprio quello riscon-trato e ottenuto dai ragazzi dell’Associa-zione I TIMIDI, in collaborazione con lacompagnia “Polvere di stelle”, mettendo inscena “La strana coppia”. “The odd couple” , questo è il titolo origi-nale, è una commedia scritta da Neil Simon,rappresentata per la prima volta a Broad-way, al Plymouth Theatre, il 3 ottobre 1965,per la regia di Mike Nichols. I protagonistierano Art Carney nella parte di Felix, e Wal-ter Matthau in quella di Oscar, successiva-mente nella versione cinematografica JackLemmon sostituì Art Carney.Un progetto che definirei con una sola pa-rola: ambizioso!Ambizioso perché questa commedia haquasi cinquanta anni e riproporla ai giorni“nostri” non era certo cosa facile, e poi per-ché interpretata nella versione originale dagrandi attori, tutti Premi Oscar, quindi ini-mitabili.Ma questi ragazzi, guidati da Luca D’An-trassi in regìa, hanno dimostrato senza om-bra di dubbio di essere all’altezza di taliaspettative, sfoderando un asso nella ma-nica: quello di rappresentare la stessacommedia interamente al femminile.La totale presenza di interpreti femminili sulpalcoscenico, o quasi, (non me ne voglianoi due Spagnoli … Olé) è stata la ricchezza ve-ra di questo spettacolo, senza trascurarecerto i dialoghi rivisitati e molto incisivi.La caratteristica, infatti, di questa commediaè che tutto, anzi che la commedia stessas’incentri sulla vita sentimentale e sociale didue comunissime donne, unite da un verosentimento di amicizia e da un forte sensodi appartenenza all’emisfero femminile. L’u-

nica differenza che è subito evidente allospettatore è che Olivia e Fiorenza le prota-goniste, interpretate rispettivamente da Ma-nuela Tosi e Alessia Bravo, hanno due ca-ratteri che loro stesse reputano opposti ma,a loro insaputa, tanto distanti non sono.L’equilibrio delle loro vite s’interrompequando Fiorenza, separandosi dal marito,perde i suoi punti di riferimento “vitali” e ilsenso di una vita all’insegna della precisio-ne e della perfezione. Però li ritrova nellaconvivenza quasi “forzata” con l’amica Oli-via. Quest’ultima, donna tutta di un pezzofuori, sensibile e docile dentro, avendo an-che lei vissuto la stessa esperienza, cercadi sradicare i ruoli di madre e moglie, pro-pri di Fiorenza, per aiutarla a superare que-sta spiacevole situazione.Tutte le peripezie che affrontano le prota-goniste, attorniate dal loro gruppo di ami-che “di merende”, (nel vero senso della pa-rola) interpretate da Valeria Di Monte, Bar-bara Romani, Roberta Tibaldo, Monica Be-din, toccano il culmine quando so prospet-ta loro la possibilità di un incontro galantecon due spagnoli, loro vicini, interpretati daJacopo Di Maggio e David Bartolomei. L’a-micizia e la solidarietà femminile avranno la

meglio?C’è solo un modo per scoprirlo… Infatti, lacommedia sarà riproposta il 13 e 14 giugnoore 20.30 presso il teatro del Villaggio del-la Mercede viale Regina Elena, San FeliceCirceo.Una commedia di quattro atti davvero di-vertente, leggera, gradevole, sicuramenteda non perdere, resa ancora più piacevoledall’atmosfera che “I timidi” e la compagnia“Polvere di stelle”, dopo mesi di prove, so-no stati in grado di realizzare.Un vero lavoro di squadra, in cui tutti, almomento dell’apertura del sipario, incro-ciando le dita, danno il meglio di sé stessi.Per questo motivo si ringraziano i coordi-natori del backstage, Stefania Fortunato,Sara Bernardini e Luigi D’Antrassi, il Villag-gio della Mercede e tutti quelli che hannosostenuto tale progetto.La genuinità di questo gruppo si è potuta ri-scontrare anche a fine spettacolo, in un mo-mento molto toccante ma credo “dovuto”, incui sono stati ricordati con un lunghissimoapplauso e molta commozione due persone,due che personaggi dello spettacolo, Mar-cello Fondato e Oscar Capponi.Due esempi che l’associazione de “I timidi”e la compagnia “Polvere di stelle” portanocon loro a ogni sfida, a ogni rappresenta-zione, a ogni proprio successo. Qualcunoha detto che “Gli individui che incontrano ilmaggior successo solitamente sono fortidentro e cortesi fuori.”, e loro lo sono dav-vero. ■

Il teatro al Circeo

L’Associazione “I timidi” con la Compagnia “Polvere di stelle”

“La strana coppia”di Federica Capponi

La compagnia a fine spettacolo

Scena dello spettacolo

che prevede anche altri lavori importanti co-me il controllo delle recinzioni, dei punti diabbeveraggio, il trasferimento di animali trapiù zone, la “merca”, ovvero la marcatura afuoco degli animali. Per non parlare del-l’addestramento dei cavalli, della pulizia del-le stalle e degli strumenti da lavoro come leselle e altri oggetti.”Il maremmano, un cavallo essenziale peril buttero. Perché? “Il maremmano è un ca-vallo forte, dalla cavalcatura forte e dal tem-peramento acceso, resistente alle malattiee al tipo di lavoro che deriva dall’operare suun terreno impervio. La “sbardella”, la sellache monta questo cavallo, è studiata appo-sitamente per permettere al buttero di sta-re tante ore a cavallo. È una bestia nata per

fare questo lavoro, duttile perché sta benein montagna come in mezzo all’acqua, adat-ta a tutto, un fedele compagno di viaggio elavoro nato per fare queste cose”. La sim-biosi tra il buttero e questo pregevole ca-vallo ha ispirato anche artisti come DuilioCambellotti, che rappresentò attraversol’arte questo speciale rapporto tra uomo eanimale. I giovani e la scuola di monta marem-mana: il cavaliere più giovane ha tredicianni. Oggi l’associazione, che si reggecompletamente sull’autofinanziamento, sidedica principalmente alla “scuola di mon-ta maremmana tradizionale”, la seconda delLazio e l’unica nel nostro territorio. Unascuola di butteri, con tecnici federali del-l’Associazione Nazionale Allevatori cavallodi razza Maremmana (www.anamcavallo-maremmano.com), alla quale si cerca di faravvicinare i giovani affinché possano impa-rare la difficile ma emozionante arte di go-vernare le mandrie e condurre il cavallo lun-go sentieri scoscesi e aperti. La scuola ha

sede presso il centro equestre di Borgo Flo-ra (Cisterna) e prevede stage formativipresso le aziende locali con le quali l’asso-ciazione collabora. L’iscrizione è aperta daicinque anni d’età. Il cavaliere più giovane hatredici anni e sono iscritte anche tre ragaz-ze. Lo zoccolo duro della squadra è com-posto da cinque ragazzi che assiduamentepartecipano alle attività e alle esibizioni a cuil’associazione presenzia ogni anno in lun-go e in largo per lo stivale, come: “VeronaCavalli”, “il Festival del Cavallo Maremma-no”, “Roma Cavalli” per quattro edizioni, il“Carnevale di Roma” e molte altre. Per ul-teriori informazioni si può contattare l’as-sociazione alla mail [email protected] o al numero 338.9812551.Non resta che augurare Buona cavalcata atutti! ■

(Il materiale fotografico è stato fornito pergentile concessione dall’associazione “But-teri di Cisterna e dell’Agro Pontino”). e-mail: [email protected]

segue dalla pagina 12

Storia di GIANFRANCO MINGIONE

Mestieri della palude: il “buttero”, da Augusto Imperiali a oggi

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Cultura

N on abbiamo tempo da perdere! Nonci sono ringraziamenti o precisazio-ni da fare questa volta; non ci sono

dediche o chiarimenti. Iniziamo subito aparlare di libri, abbiamo tantissimo da dire.C’è stato nell’incontro di aprile un piccolocambiamento: abbiamo letto insieme, du-rante l’incontro, un “estratto”da un testo. Illibro da cui è stato tratto ilbrano è “La manomissionedelle parole” di Gianrico Ca-rofiglio, un saggio attuale edelle molte sfaccettature. Ca-rofiglio, di solito autore di ro-manzi, affronta qui un’opera-zione diversa, che egli stessodefinisce un gioco, vista l’ar-bitrarietà delle scelte checompie nella stesura. In real-tà è una ricerca, un’indaginesull’uso delle parole della no-stra lingua, un’analisi del par-lare bene. L’autore, ritenendoche le parole siano, o possa-no essere altro e di più, ri-spetto al semplice mezzo diracconto e comunicazione,mette in evidenza appunto questo loro ul-teriore potere: la loro capacità di produrretrasformazioni, di essere strumento di do-minio sulla realtà e su se stessi.Partendo dall’ovvio, cioè dalla fondamen-tale importanza di possedere un vocabola-rio ricco di termini; passando alla necessi-tà di distinguere come questi vengano uti-lizzati, in particolar modo dai media; osser-vando come nella storia siano nati linguag-gi del potere a uso di regimi dittatoriali e co-me nelle epoche vari personaggi abbianoda sempre riconosciuto la forza delle paro-le e del loro corretto uso, giunge infine adanalizzare nel dettaglio cinque parole: ver-gogna; giustizia; ribellione; bellezza; scelta.Parole queste, oggi molto logorate da unuso a dir poco superficiale se non sciatto,che Carofiglio sottopone a un’osservazioneattenta al fine di restituire loro spessore eforza.Il caffè Letterario ha provato poi a divertirsicon una nuova idea. Una cena letteraria! Unacena in cui il menù è stato composto intera-mente da pietanze tratte da libri. Non ricet-tari specifici bensì romanzi, raccolte di rac-conti, narrativa, addirittura thriller e polizie-schi. E’ incredibile quanta letteratura con-tenga anche un solo riferimento al cibo, allabuona cucina, all’arte del ben mangiare, al-la poesia di aromi, spezie, vini e delizie delgusto. Tra la vastità di ricette rintracciabili noiabbiamo composto il nostro menù e lo ab-biamo gustato da “Q.B.”, dove la proprieta-ria non si è smentita neppure questa volta,ricreando pietanze deliziose e dandoci il pia-cere di “gustare”, nel senso letterale del ter-mine, alcuni magnifici libri. Abbiamo iniziato con “la focaccia barese”,tratto da “Né qui, né altrove”, in cui ritro-viamo nuovamente Carofiglio, qui però me-

no impegnato e serio. Il libro, che ha comesecondo titolo “Una notte a Bari”, raccon-ta appunto la passeggiata notturna di treamici che si rincontrano dopo anni di lon-tananza. Approfittando del ritorno occasio-nale di uno di loro, organizzano una cena,in cui i piatti baresi e il buon vino, fannosciogliere le lingue e gli animi. Il racconto

delle loro vite continua poi perle strade e negli angoli di que-sta città raccontata come fos-se una guida a volte, masempre in chiave sentimenta-le, con ricordi sparsi e spe-ranze disattese. Con l’albache comincia a definire i pro-fili, gustano unpezzo di focac-cia barese, caldae saporita, con ilpiacere inimitabi-le delle cosemangiate in piedie con le mani.Piacere che an-che noi abbiamopotuto conosce-

re e apprezzare.Il primo piatto ci ha portato poiin una delle “capitali”della cu-cina italiana, dove cucinare, èconsiderato davvero un’arte. Elo si capisce bene leggendo“L’oro di Napoli” di GiuseppeMarotta. Una raccolta, non diracconti, ma di squarci, di ve-re e proprie scene di vita napoletana: i bas-si poco illuminati e sporchi; i bambini nei vi-coli; i “guappi”; i santi protettori di questopopolo superstizioso, che gioca a lotto e in-venta miracoli; con i suoi personaggi ec-centrici, i mestieri improbabili e le canzo-nette. Una realtà ruvida, ma bellissima, tracui spiccano alcuni capitoli in cui il cibo ela tavola si fanno veramente poesia e mae-stri di vita. Come ne “Gli spaghetti” in cuiviene lasciata in eredità la capacità di “ab-binarli sempre agli stati d’animo e alle cir-costanze”: spicci e improvvisati, aglio e olio,per chi ha sfacchinato tutto ilgiorno; di sola ricotta per leveglie funebri, e così via. “Pa-ne con sale e olio”poi, è un al-tro magnifico capitolo in cuis’insegna la maestria di pre-parare il pane bagnato e poicondito e l’importanza di nonperdere questi sapori sempli-ci, i migliori. Infine, “Il ragù”.La descrizione di Marotta èuna vera e propria celebra-zione di questa salsa: passopasso, dalla scelta del pezzodi carne alla messa in tavola;quasi la vediamo, quasi nesentiamo il profumo, che salefino a far “palpitare le naricidegli angeli”. E davvero deli-

zioso è stato per noi con una sfoglia di pa-sta fresca e un buon bicchiere di vino.Per continuare il nostro menù abbiamo quilasciato la letteratura italiana e ci siamo spo-stati su quella sud americana con JorgeAmado e Paloma Jorge Amado, sua figlia,traendo da “La cucina di Bahia” il secondopiatto: un arrosto di maiale con erbe ripas-sate, elementi tipici della cucina mediterra-nea, ma non solo. Amado, autore di roman-zi importanti e di racconti, inserisce in ognisua opera ricette o riferimenti al buon cibo eal piacere del gusto. Notando appunto qua-le ruolo abbia svolto la gastronomia nelleopere del padre, Paloma, raccoglie in que-sto libro le ricette che nel tempo Amado ha

inserito nella propria produ-zione letteraria, piccoli sug-gerimenti o vere e propriepreparazioni. Il libro puòsembrare quasi un classicoricettario, ma è molto di più:ogni piatto è introdotto daibrani che di essi parlano neivari libri di Amado; o ac-compagnati dal racconto diepisodi della famiglia; unasezione è dedicata poi allemerende di Dona Flor, il no-to personaggio dello scritto-re. Opera questa che, forsepiù di ogni altra dell’autorebrasiliano, mostra quantoegli ritenga il cibo e la cuci-na in genere, elemento di ar-te, letteratura e senza dub-

bio piacere.Che il mangiare sia uno dei piaceri più gran-di in assoluto, preambolo e completamen-to di altri, lo sostiene anche Isabel Allendenel suo “Afrodita”. Anche in questo casoabbiamo un’opera diversa dalle solite da leiprodotte: in parte inventario di alimenti divarie culture; in parte ricettario; in parte rac-conto di incontri e di esperienze; in partemanuale di accorgimenti gastronomici edell’arte della seduzione. Appunto convin-ta che il cibo abbia un’importanza fonda-mentale nella nostra vita come elemento di

buon umore, di salute, disoddisfazione, nonchécome il principale afrodi-siaco a nostra disposizio-ne, compie un’accurataricerca di sapori e di in-gredienti, di accostamen-ti e di impieghi, in cucinae non. Da questo libro in-solito, ma dalla lettura fa-cile come ascoltare unracconto malizioso, ab-biamo tratto il dolce, undelizioso riso al latte concontorno di fragoline, conil quale abbiamo chiuso,in bellezza direi, la nostracena letteraria. ■

Un’iniziativa di successo

Una cena letteraria

“Il Caffè Letterario”di Angela Palombi

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Territorio

9 giugno 2014, data da ricordare permolti abitanti del Circeo. Il paese haormai assorbito la stagione estiva pre-

cedente, commercianti e albergatori sonopronti per l’inizio della nuova stagione esti-va, e di sicuro questo è un momento fon-damentale anche per il borgo.Dopo il “letargo” invernale tipico dei borghimarinari sono tutti curiosi e un po’ ansiosidi vedere come sarà l’ouverture d’estate. Lalocale sezione della LNI quel giorno apriràufficialmente le danze con la scuola vela. Aritmo del vento, del rumore delle sartie che“ sbattono” sull’albero, gli allievi apprende-ranno i primi passi di questo fantasti-co e affascinante mondo.La location poi è di facile individua-zione: a tutti sarà capitato di vedere ilpanorama del lungomare che si pro-trae verso Golfo Sereno fino a Terra-cina e a tutti sarà capitato di osservareil grattacielo rosso che svetta in mez-zo ai pini marittimi. E’ proprio alla ba-se del grattacielo che si svolgerannole lezioni teoriche e pratiche: duecombinazioni indispensabili per chivuole andare per mare. Così comefondamentale è, ogni volta che si la-scia terra, prendere un punto di riferi-mento sulla costa, come lo è il grat-tacielo, dove molti ragazzi individua-no l’approdo sicuro dopo una giorna-ta in barca a vela.Ma sono tanti i luoghi precisi che sonoscrutati attentamente dagli allievi. C’è Tor-re Paola, Torre Olevola, il porto alla base delpromontorio e poi anche il centro storico, ilborgo con le sue case: tutto assume una fi-sionomia diversa, strana se non si è maiprovata l’ebbrezza di vedere il proprio pae-se da un angolo, da una prospettiva, da unavisuale diversa. Probabilmente a pochi sa-rà capitato di navigare il mare mitico di Cir-ce, esplorare le sue acque e i venti che sfer-zano la tavola oliata del mare. Emozioni diuna volta, forse, emozioni che lasciano il se-gno ben impresso nella memoria.Ora è venuto il momento di riprenderle, didare la possibilità a giovani e meno giova-ni di vivere questa porzione di San FeliceCirceo che non tutti conoscono. Che cosaaspettare allora, occorre lanciare il cuore ol-tre l’ostacolo, o meglio oltre la barca e pro-vare una settimana all’insegna dello sport,del divertimento e della cultura. “Andar permare” è, infatti, una vera e propria arte, chedeve essere imparata o affinata solo com-prendendo il mare stesso, solo conoscen-do questo fantastico elemento naturale chepuò avere in alcune circostanze tratti mi-nacciosi ma che sa essere generoso conchi lo conosce e, soprattutto, lo rispettaconcedendo ai privilegiati che entrano insimbiosi con esso giornate di grandi inse-gnamenti, di vela ma anche di vita. Sonoquesti, del resto, i caratteri fondamentalidella Lega Navale Italiana che contribuiscea diffondere la vela, lo sport, la nautica ma

soprattutto la cultura marinaresca.Ed è quanto ha fatto la locale sezionecon i ragazzi della scuola media, pro-ponendo per la decima edizione il pro-getto “Veleggiare”. Grazie alle risorsemesse a disposizione da parte delconsiglio direttivo della sezione, se-gnatamente nella persona del suo pre-sidente avv. Sergio Iucci, e alla com-petenza degli istruttori Valerio Lanzui-si ed Elisa Alessandrini si sono svoltelezioni sulla vela durante l’anno scola-stico per le seconde classi della scuo-la secondaria di primo grado dell’Isti-

tuto Comprensivo Leonardo Da Vinci.I test finali hanno permesso di pre-miare i migliori tre ragazzi di ogni clas-se con un corso settimanale offertodalla sezione LNI. Questi i vincitori di“Veleggiare 2014”

CLASSE II A: 1° Class. AntonioAgnello

2° Class. Tommaso Vi-tali

3° Class. Rebecca Va-stanoE un particolare merito per aver di-mostrato molto interesse va a Giaco-mo Mastracci.

CLASSE II B: 1° Class. Francesco Farano2° Class. Francesca Pace3° Class. Danny Capponi

CLASSE II C: 1° Class. Sara Eschini2° Class. Roul Federico3° Class. Alessio Amati

CLASSE II D: 1° Class. Amos Lanzuisi2° Class. Nico Lanzuisi3° Class. Gadet Konra

Sarà con questi ragazzi dunque che il 9 giu-gno inizieranno le lezioni aperte a tutti quel-li che vogliono provare almeno una voltanella vita a veleggiare. E allora appunta-mento il 9 giugno alle 10.30 nella sede del-la scuola vela, al famoso grattacielo rosso,e per chi non potesse per quella data nes-

sun problema: i corsi iniziano ognilunedì e durano fino il venerdì.Tre ore al giorno per cinque giorni incui gli allievi si divideranno tra unaprima mezz’oretta di teoria e la re-stante parte della lezione nella pra-tica con bagno a largo per chi pro-prio dall’acqua non riesce a stac-carsi. E il venerdì per la giornata fi-nale ci sarà una regata della scuolaper provare a lanciare i giovani ver-so un avviamento costante della ve-

la. E per finire attestato di partecipazione,rilasciato al termine della lezione conclusi-va.Altra data da ricordare è il weekend del 9 e10 agosto, in cui la sezione organizza latappa del Campionato estivo del golfo. Sa-rà un’occasione per mostrare la capacitàorganizzativa della sezione che mette incampo le migliori risorse per un fine setti-mana velico unico, con tanto di eventi cor-relati che si terranno la sera del 10 agosto,compresa la premiazione delle regate svol-te. Tutti a bordo allora per un’esaltante esta-te con la sezione della LNI di San Felice Cir-ceo, un paese che può essere fiero di ave-re un’istituzione cosi importante nel suo ter-ritorio, un paese in cui il richiamo al mare ènel DNA di ognuno dei suoi abitanti. Buonvento e buona estate a tutti! ■

A giugno riapre la scuola vela

La Lega Navale Italiana a San Felice Circeodi Elisa Alessandrini

I vincitori di “Veleggiare 2014”

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Giudizi lusinghieri di autorevoli architetti

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U n ciclone si è abbattuto all’internodel Palazzo Mazzoni, il pomeriggiodel 12 aprile scorso, durante la pre-

sentazione del nuovo libro di Antonio Pen-nacchi: la storia di Karel; una delle più at-tese manifestazioni programmate per le ce-lebrazioni dell’ottantesimo anniversario diSabaudia.Pennacchi ha scaricato una grandinata digiudizi negativi su Sabaudia ritenuta dalloscrittore la più brutta delle città nuove del-l’Agro Pontino. Nel campo della cultura ogni opinione è ri-spettabile, soprattutto se appartiene a chi haapprofondito con grande impegno e appro-fondite ricerche d’archivio la storia della Pia-nura Pontina sin dall’origine della bonifica.Pennacchi è convinto che a Sabaudia si siavoluto mitizzare la città al di là del valoredella stessa.In verità non c’è stata mitizzazione ma so-lo doverosa e documentata valorizzazione. Nel dopoguerra Sabaudia veniva conside-rata la “città del Duce”, un modello di ar-chitettura “fascista” e nel termine era insi-to un giudizio certamente non positivo. Nel1980 l’Amministrazione comunale, conl’aiuto di due valenti e appassionati archi-

tetti e del direttore della Biblioteca comu-nale Feliciano Iannella, ha organizzato unamostra sul pregio architettonico e urbani-stico di Sabaudia, in cui erano esposti i di-segni originali dei quattro progettisti (Picci-nato, Montuori, Cancellotti e Scalpelli) eun’ampia documentazione fotografica degliedifici pubblici e privati e delle visuali piùsuggestive della città.In precedenza Sabaudia era stata visitata daprofessori e studenti del Politecnico di Zu-rigo. La mostra del 1980 ebbe un tale suc-cesso che fu esposta a Londra presso l’Ar-chitectural Association e successivamente,anni dopo, a Vienna. Nel frattempo Sabau-dia è stata meta di architetti inglesi e di al-tre nazioni europee. Nel corso delle confe-renze tenutesi durante il Cinquantenario del-la città, sono convenuti in diverse occasio-

ni a Sabaudia architetti fa-mosi, docenti di diverseuniversità italiane, intellet-tuali, che hanno con ap-profondite argomentazionidimostrato l’indiscutibilevalore monumentale dellacittà, Nelle conferenze diquell’anno sono state ri-cordate citazioni famose.Per necessaria brevità sene riportano solo alcune:quella del grande architet-to francese Le Corbusier:”Si è creato un dolce poe-ma, forse un po’ romanti-co, pieno di buon gusto,segno evidente d’amore”, quella del valen-te architetto Piero Bottoni: “Il più bello, e perora, insuperato esempio di organico com-plesso urbanistico italiano”. Bruno Zevi, inun suo articolo sull’Espresso (1977) sottoli-neò che: “Un vivacissimo esplosivo dibatti-to culturale determina il varo, nel 33, delleopere più significative del ventennio: la Sta-zione di Firenze e Sabaudia. I razionalistisconfiggono i classico-monumentali, il checonsente all’Italia di mantenere un contatto

con l’avanguardia euro-pea, evitando l’oscuranti-smo della Germania nazi-sta e dell’URSS stalinia-na”.Giudizi molto lusinghierisono stati dati sia in epo-ca fascista sia successi-vamente dai più qualifica-ti architetti, tra cui alcunirappresentanti del mondoaccademico, quali Pia-centini, Mariani, Muratore,Melograni, Nucci, Nicolinie tanti altri. Uomini di cul-tura quali Moravia, Paso-lini, Bertolucci, EmilioGreco, Storaro, Indrimi,hanno espresso lusin-ghiere opinioni; qualcunoha parlato di sensazioni di

fascino provate già al primo approccio conla città. Sabaudia è nei libri di storia del-l’arte dei Licei, è citata in modo ricorrentenelle mostre e nei congressi di architetturae di urbanistica, in tutta Italia, come modelloprivilegiato di riferimento nell’ambito delledue correnti della cultura architettonica delNovecento e del Razionalismo. Per molti anni l’Università La Sapienza diRoma, Dipartimento di Architettura e Urba-nistica per l’Ingegneria, ha eseguito pressola Scuola Forestale di Sabaudia, in virtù delvalore architettonico e urbanistico della cit-tà, corsi estivi (“Sabaudia Summer School”)per studenti, e neolaureati, provenienti datutto il mondo. Vi sono stati arrivi dalla Ci-na e dal Brasile.Da decenni frequentemente si vedonogruppi di studenti universitari di diverse fa-

coltà di Architettura italiane, accompagna-ti dai propri professori, percorrere la cittàper apprezzare lo stile razionalista di Sa-baudia.Il pubblico presente nella sala conferenzedel palazzo Mazzoni, dopo il polemico in-tervento di Antonio Pennacchi, era visibil-mente costernato, quasi al limite dell’umi-liazione. Ma non può certo essere il giudi-zio negativo di un solo personaggio, sia pu-re impegnato in approfondite ricerche circagli argomenti trattati, a ribaltare, con pocheaccalorate espressioni critiche, un consoli-dato riconoscimento del valore artistico del-la città, accreditato da una moltitudine diaccademici, ricercatori e intellettuali di di-verse tendenze culturali.D’altra parte era nota la scarsa considera-zione di Sabaudia da parte dell’autore di“Canale Mussolini”. Già nel suo libro “Viag-gio per le città del Duce” del 2003 e nellaseconda edizione del 2010, intitolata “Fa-scio e Martello”, Pennacchi si era cosìespresso: ”È Littoria che è un’opera d’ar-te…... Sabaudia invece è uno scenario dicartone, buono solo per Cinecittà; un’ope-razione intellettualistica che prescinde to-talmente da ruolo e funzione; è cerebrale,solipsistica, masturbatoria”.Il giorno dopo ho inviato a Pennacchi un ar-ticolo, contenente mie considerazioni, cir-ca le sue opinioni su Sabaudia, già in par-te espresse in mio un intervento al terminedella presentazione della “Storia di Karel”,Lui mi ha spedito un suo saggio pubblica-to su Limes nel 2006 dal titolo “Lo scanda-lo Sabaudia”. Va subito precisato che le vi-cende da Lui ritenute scandalose riguarda-no esclusivamente il periodo fascista e so-stanzialmente le pressioni (forse anche daparte di Casa Savoia), e le beghe interne alregime, che a suo dire hanno snaturato “ilruolo e la funzione di Sabaudia”, in parti-colare dopo la scelta di salvaguardare unaparte della foresta e di istituire il Parco Na-zionale del Circeo. Nel corso dell’anno ce-lebrativo dell’ottantesimo anniversario diSabaudia sarebbe opportuno tornare sul-l’argomento poiché ci sono molte argo-mentazioni dello scrittore che non possonoessere lasciate senza risposte. ■

Intervento di Antonio Pennacchi

La folgore su Sabaudiadi Nello Ialongo

Cultura

M. Lucci, A. Pennacchi, N. Ialongo

S. Biraghi, M. Lucci, A. Pennacchi, M. Gelardi

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 21

Sport

A nche questa stagione si accinge a fi-nire con la partecipazione ai play offper sperare in un salto di categoria.

La squadra pur avendo, a detta di tutti, lamiglior compagine del campionato, non èstata capace di far suo il primo posto inclassifica, tanto desiderato dal presidenteRossato e da tutti i dirigenti della società, iquali hanno lavorato molto per dare a Mi-ster D’Aniello tutte le armi possibili, affinchépotesse, per la prima volta nella sua storia,ottenere il primo posto in campionato.Purtroppo l’ultima partedi stagione è stata scan-dita da una serie di pre-stazioni altalenanti, e do-po la rocambolescasconfitta sul campo delProssedi (3-2), la squa-dra ha reagito positiva-mente ottenendo la bellavittoria nel derby casalin-go con il Sabaudia (3-1)e successivamente conle 15 reti rifilate al fanali-no di coda dell’AtleticoTerracina.

Ci siamo trovati così nelle nostre ma-ni, anzi, consentitemi di dire “nei no-stri piedi”, la possibilità di ottenere al-meno il secondo posto. Nelle ultimedue partite di campionato, aiutati dal-le condizioni favorevoli che il calenda-rio ci presentava, ottenendo due vit-torie e con il Prossedi che riposavanell’ultima giornata, saremmo riusciti,senza interessarsi dei risultati delle al-tre, a ottenere il secondo posto in classifi-ca. Ambire a questa posizione, ci avrebbe

fatto giocare tutta lafase dei Playoff, sulterreno di casa, perpuntare alla finalissi-ma prevista per il 14Giugno in camponeutro, e tentare co-si la promozione inseconda categoria.Comunque finisca,ci sentiamo tutti didire che è stata unastagione positiva,dove una dirigenzafatta di poche per-

sone, ma semprepresenti, è riusci-te a fare ancorapassi avanti perconsolidare que-sta società e por-re delle basi sem-pre più solide perl’anno prossimo.Da qualche anno

a questa parte Mirko Rossato, Felice Cap-poni, Luca D’Antrassi, Francesco Serrapi-ca e Tiziano Bonato, insieme a misterFranco D’Aniello, hanno deciso di intra-prendere un percorso di crescita per gliAmatori Circeo. L’intento non è solo quel-lo di portare avanti un gruppo di ragazzi inmaniera sempre più organizzata a dispu-tare campionati FIGC o ACLI, ma conte-stualmente organizzare manifestazioni egiornate che, tramite lo sport mantenganovivo il ricordo di ragazzi che vivevano disport, come il 5* Memorial Emidio Di Pro-spero, che ha coinvolto le vecchie leveover 40 del Montenero, Nuova Circe e de-gli stessi Amatori Circeo in una riuscitissi-ma giornata di festa. ■

Tentativo promozione rimandato ai Play Off

A.S.D. A. Circeo Calcio

di Andrea Fortunato

5 Memorial Emidio Di Prospero

Amatori Circeo over 40

Ce la metteremo tutta!

A una giornata dal termine del cam-pionato di 1^ categoria girone “G”l’A.S.D. Football Club Montenero ha

raggiunto quota 53 punti ed è terzo in clas-sifica alle spalle di due corazzate dai nomiCampodimele (che dista solo 7 punti) e Pri-verno Lepini (che dista solo 2 punti), squa-dre con un organico che farebbe una bellafigura anche in categoria superiore. L’or-ganico della squadra del Ns. Borgo ha sa-puto sopperire con lo spirito di spogliatoioalla differenza di organico delle formazioniche ci precedono, ma soprattutto ha sapu-to contrastare con efficacia le molte com-pagini che sono dietro di noi e che aveva-no progetti ben diversi dai nostri.Un ringraziamento particolare va al MisterMartinelli che, con grande maestria, ha te-nuto compatto lo spogliatoio anche nei mo-menti difficili (a gennaio e febbraio abbiamosubito una serie di sconfitte che avrebberotagliato le gambe a tutti). Con grande abili-tà e con la grinta che lo accompagna dasempre, ha contenuto il periodo difficile edè riuscito a risorgere fino a posizionarsi alterzo posto in un torneo molto equilibratocon diverse compagini preparate per fare ilsalto di categoria.

Oggi sembra semplice parlare bene delMontenero, di Capitan Roberto Capponi,ma bisogna rammentare che nessuno cre-deva in questa squadra formata da atleti ve-ri che hanno dato tutto quello che poteva-no dare per onorare la maglia che indossa-vano.La dirigenza ringrazia tutti i ragazzi per l’im-pegno profuso. Tutti si sono impegnati, i“vecchi” componenti della squadra hannoaiutato i “giovani” a inserirsi in modo ade-guato senza far pesare la loro anzianità,creando quell’amalgama di veri sportivi eatleti del rettangolo verde. La difesa con Puma Palmacci e AntoninoArdizzone (in porta), Bove, Di Giorgio, Cap-poni Roberto, Capponi Antonio, Fiorito, Tor-nese, De Fabritiis, De Bellis, De Cupis ePompili (giovane dalle belle speranze!), haretto bene gli attacchi degli esperti avver-sari. Certamente non è stata la miglior di-fesa del campionato ma ha saputo de-streggiarsi soprattutto quando ci siamo tro-vati in vantaggio di una sola rete.Il centrocampo con Angri, Martufi, Leo, To-sti, Fravolini, Cannarella ha saputo argina-re gli inizi delle azione degli avversari e im-postare i vari attacchi alle difese avversarie.

L’attacco con Mancini, Baratella, Marago-ni, Savarese, Berti e Ceglia non è stato cer-tamente molto proficuo ma … quando haportato a termine le azioni ha portato sem-pre punti importanti per poi sacrificarsi asalvaguardare il risultato.Cosa ci si aspetta dal futuro prossimo? Si-curamente continuare su questa strada.Il salto di categoria si potrebbe fare? Oranon so dare una risposta, certamente perfare una cosa del genere serve una diri-genza più numerosa e presente di quellaattuale. Per ripetersi ci serve un settoregiovanile più fornito, certamente il lavorofatto in questi ultimi anni ha dato i suoifrutti, ma non bisogna fermarsi se qualchedifficoltà è sorta, bisogna stringere i dentie lottare. Montenero deve trovare la forza per conti-nuare a migliorarsi. Serve aiuto da parte ditutti e, se siamo in tanti … possiamo crea-re qualcosa d’impensabile, serve solo la vo-lontà di fare … per creare un futuro ai no-stri figli e nipoti!Intanto godiamoci questi 53 punti e questo3° posto in classifica ma … iniziamo subi-to a impostare il futuro. Il campo e gli spo-gliatoi sono aperti a tutti. ■

di Daniele Rizzardi

Il Montenero dei recordCalcio

Calcio

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 22

Varie - Oroscopo

Oroscopo di Giugno 2014 Tel. 338 9760253 di AldebaranAriete

dal 21/3 al 20/4

Mercurio dispettoso può crea-re incomprensioni con i figli,mentre Venere concreta vi stacreando buone opportunità diaffari. Controllate bene prima didecidere. Siate riflessivi.

Torodal 21/4 al 20/5

Siete tenaci e testardi e a volteanche angosciati, ma non sietepessimisti, quindi datevi da fa-re per concludere le cose ini-ziate e non finite.

Gemellidal 21/5 al 21/6

Concentratevi sull’attività: Mer-curio vi esalta l’intelligenza e visostiene favorevolmente. Fateattenzione a possibili delusionio inganni sia nel lavoro sia inamore. Incontri interessanti eanche passionali.

Cancrodal 22/6 al 22/7

Favorito è l’amore, l’amicizia, lenuove conoscenze e i viaggi.Venere amica vi inclina alla pas-sionalità cosa volete di più?Non perdete tempo con le per-sone inutili. Concentratevi sugliobiettivi.

Leonedal 23/7 al 22/8

Già state respirando un’aria ti-picamente estiva! Ancora peròvi portate dietro il peso di alcu-ne situazioni del passato chenon riuscite a risolvere. Chi divoi merita, prima o poi otterrà irisultati che spera.

Verginedal 23/8 al 22/9

I contatti sociali sono intensi einteressanti: quindi sono dacoltivare. Venere favorisce no-vità sul piano lavorativo e pro-fessionale. In amore nuovi in-contri.

Bilanciadal 23/9 al 22/10

A causa di Marte, nel vostro se-gno, siete sempre un po’ ner-vosi e lavorate troppo. Avetemolto da fare ma dovreste an-che occuparvi di voi stessi. Fa-te un viaggio … allontanateviun po’; vi farà molto bene.

Scorpionedal 23/10 al 21/11

Approfittate dei raggi di Gioveper portare avanti il vostro la-voro che va bene, ma non di-menticate Saturno che vuolesolidità e sicurezza. L’amore èun po’ capriccioso: c’è unacerta gelosia e siete ansiosi ediffidenti.

Sagittariodal 22/11 al 20/12

Avete sempre qualche battagliada combattere: poiché sieteoccupati ad affermare le vostretante idee. Chi studia non puòperdere tempo e chi lavora sideve concentrare per raggiun-gere buoni risultati.

Capricornodal 21/12 al 19/1

Qualcuno di voi potrebbe in-contrare una persona simpaticae interessante con cui vivereuna storia. Se cercate un lavo-ro: il momento è favorevole.Siete un po’ giù di forma e stan-chi … riguardatevi.

Acquariodal 20/1 al 18/2

Periodo favorevole per l’amore,ma anche per le vostre finanze.Conoscerete forse persone ori-ginali e stravaganti; e ciò nonpiacerà ai vostri cari … ma voidel resto non siete per nulla tra-dizionalisti.

Pescidal 19/2 al 20/3

Non dovrete affrontare momen-ti negativi, ma questo periodoporta sempre un po’ di tensio-ne. Riuscirete, però, a cavarve-la piuttosto bene. Nella vita pra-tica cercate di risolvere le cosein sospeso e consolidate la vo-stra situazione economica.

I l 1° Maggio scorso, chi si è recato almare a Sabaudia, ha trovato sullaspiaggia lunghe strisce blu, parallele al

mare, costituite da migliaia di “Barchette diSan Pietro”, spiaggiate a causa delle ma-reggiate. Strisce blu consistenti e lunghis-sime si sono trovate anche al Circeo e sul-la spiaggia di Terracina. La Barchetta di SanPietro (Velella velella), lunga da 1 a 5 cm, èun Sifonoforo. Tutti i Sifonofori sono animalimarini, pelagici a larga distribuzione. LaBarchetta di San Pietro è un galleggiante dicolore azzurrognolo argentato con alta cre-sta cornea (vela). E’ un individuo comples-so (una colonia) costituito da polipi chesvolgono funzioni diverse. Il polipo princi-pale (polipo nutritore) è piuttosto grande, al-largato alla base e provvisto di un sacco ae-rifero. Tale sacco è allungato verso l’alto inuna vela cornea, gia’ citata, e poggia su unapiastra ovale anch’essa cornea.Le velelle si pongono in direzione del ven-to e veleggiano a circa 40° sotto vento.Serovesciate riacquistano rapidamente la po-sizione originale. Si spingono verso le co-ste del Mediterraneo occidentale per lo piu’dopo le tempeste. Le velelle non sono urti-canti.

Testi consultati.“ Guida alla fauna marina del Mediterraneo”di Luther / Fiedler.“Zoologia “di Umberto D’Ancona.“ Fauna e flora del Mediterraneo” di RupertRiedl.

Ho visto per la prima volta le velelle in ma-re diversi anni fa’ e impressionata dalla lo-ro bellezza scrissi, per non dimenticare l’av-venimento, quanto segue.

Velella velella (4-5 Maggio 2005), spiaggiadi Sabaudia.

È una chiara, luminosa mattina di Maggio (il 4).

Ho un po’ di tempo,vado al mare. scendo attraverso la dunatra i cespugli e i fiori.

Sono quasi a riva quandomi fermo di colpocado in ginocchio sulla sabbia.A pochi metri dalla rivauno spettacolo incredibileper me nuovo;

decine e decine di velelleazzurrine, argentate, eteree,quasi trasparentidanzano sulle ondecome ballerine in abito di tulle.Le loro piccole velesi muovono all’unisonoguidate dalla bacchetta di un grande maestro,il vento.Vivo un po’ in un incantamento;lo spettacolo magico è solo per me.Lascio a malincuore la spiaggia; tornero’.

Il giorno dopo (il 5) al marelo spettacolo magico è finito.Le velelle, prive del loro turgoregiacciono sulla rivacome piccoli cenci, senz’anima.Fin dove arriva l’ondaun lungo nastro azzurro, spesso.Sono davvero tante!Mi prende l’angoscia.Perche’ hanno scelto di morire qui’?Tutte?Forse alcune hanno continuato il loro viaggio.Forse danzano altrove per altri occhi. ■

11 maggio 2014

di Alba Ghezzi

Velella velella

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Tempo libero

I l secondo episodio del supereroe diretto da Marc Webbvede un Peter Parker alle prese con i problemi tipici deiventenni come l’ amore per Gwen che deve conciliare

con l’attività di supereroe volteggiando tra i palazzi di New York. Non-ostante i tentativi non riesce a stare lontano dalla ragazza di cui è in-namorato (e ricambiato) come il padre gli aveva chiesto alla fine delfilm precedente, e il terrore di vederla partire verso un altro paese permotivi di studio non fa che peggiorare la situazione. Intanto il suo vec-chio amico Harry Osborne torna in città per vedere il padre morire eprendere il suo posto a capo della società di famiglia e non solo. Trai tre ragazzi si inserisce Max Dillon, anonimo impiegato della Oscorpche un incidente dota del potere di controllare l’elettricità e una vitaremissiva della devianza mentale giusta per mettere tali capacità alservizio degli scopi peggiori. Lo Spider-man nella versione di MarcWebb comincia a prendere una forma definita. È, infatti, ora eviden-te quale sia il suo arco narrativo, ovvero come sia trattato e che evo-luzione avrà il personaggio nel corso dei diversi episodi. Il potere di Electro tiene sottotraccia il tema del tempo, elemento chia-ve nella storia dell’Uomo Ragno (tra tutti i supereroi quello che piùfatica a conciliare la doppia identità, finendo per essere sempre in ri-tardo su tutto) e qui filtro scelto per guardare l’adolescenza. Tutti e

tre i protagonisti giovani, infatti, parlano, hanno a chefare e gestiscono (o non gestiscono) il tempo. In que-sto modo Webb cerca di nuovo di spostare l’attenzio-ne dal supereroismo in sè ai problemi e alle difficoltàche porta.È ovviamente l’amore adolescenziale il più evidente diquesti temi e in effetti quando il film si muove in terri-

tori familiari e sentimentali sembra guadagnare in respiro, mentre lan-gue nelle diverse scene in cui tenta di portare avanti trame d’avven-tura o d’intrigo . È evidente quindi che la storia tra Peter e Gwen ri-ceva un’attenzione superiore alle normali linee romantiche dei filmd’azione e abbia una diversa centralità e una forza non comune. Ilpotere di Electro appare dunque più riuscito del suo predecessorenell’affrontare la propria reale natura: essere un teen movie. Anchela tematica del tempo che sfugge (resa con grande superficialità epoca voglia) appare più sensata se vista come un’altra lente attra-verso la quale parlare dell’esser giovani.

THE AMAZING SPIDER-MAN - IL POTERE DI ELECTRO di MARC WEBB

Il fil

m p

iù v

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di ALESSIA BRAVO

Polpette di MelanzanePer 4-6 persone

– 500 g. di melanzane senza semi – 150 g. di pane raffermo – 50 g. di pecorino grattugiato – 2 uova – 6 foglie di basilico – 1 spicchio di aglio – acqua o latte – farina – olio di semi per friggere – sale e pepe

Lavate le melanzane e, senza sbucciarle, cuocetele per alcuni mi-nuti in acqua bollente, poi scolatele, tagliatele a pezzetti e striz-zatele bene.Ammorbidite il pane raffermo con poca acqua o latte, spezzate-lo e sistematelo in una terrina, quindi aggiungete le melanzane, ilpecorino grattugiato, le uova, l’aglio tritato, il basilico spezzetta-to e, infine, una presa di sale e una spolverata di pepe appenamacinato. Mescolate e amalgamate bene il composto, finché nonrisulterà morbido e compatto. Quando sarà pronto, ricavate tan-te polpettine di forma ovale e un po’ schiacciata.Versate una manciata di farina in un piatto e passatevi le polpet-te, poi friggetele in una padella con abbondante olio bollente, fa-cendo attenzione a non cuocerne troppe in una sola volta, per evi-tare che si attacchino.Non appena saranno cotte, scolatele e fatele sgocciolare su car-ta assorbente da cucina. Potete servirle subito in tavola, ma so-no ottime anche fredde.

Avv. Antonio Di Salvo

Preliminare di venditaLa domanda giudiziale ex art. 2932 cc trascrittaprevale sul Fallimento

Il Fallimento di una società di costruzioni non può sciogliersi daun contratto preliminare di compravendita immobiliare se la do-manda giudiziale di esecuzione in forma specifica del prelimina-

re è stata trascritta nei Registri immobiliari prima della dichiarazio-ne di fallimento. Questo importante principio, che rappresenta unanovità giurisprudenziale, è stato affermato di recente da una sen-tenza del Tribunale di Udine (n. 188 del 13 febbraio 2014). Secondo il Tribunale questa prevalenza sarebbe possibile in quan-to l’eventuale sentenza di accoglimento della domanda di esecu-zione in forma specifica dell’obbligo di contrarre, retroagisce al mo-mento della trascrizione della domanda giudiziale privando, in talmodo, il fallimento della società della facoltà di sciogliere il contrattopreliminare. Sostanzialmente si attribuisce un effetto “prenotativo” alla trascri-zione della domanda giudiziale di esecuzione in forma specifica cuisoggiace anche il fallimento.Il Tribunale motiva il principio affermando che con la sentenza di ac-coglimento di una domanda giudiziale di esecuzione in forma speci-fica dell’obbligo di contrarre (art. 2932 cc) si producono gli stessi ef-fetti del contratto definitivo (ossia il trasferimento della proprietà del-l’immobile) non stipulato in ragione del fallimento intervenuto nel frat-tempo della società venditrice/costruttrice. Tali effetti si producono,proseguono i giudici, sin dalla data di trascrizione della domanda eciò in nome del generale principio in base al quale la durata del pro-cesso non deve andare a discapito della parte vittoriosa.Da ciò deriva quindi, la non opponibilità anche al fallimento delladomanda giudiziale di esecuzione in forma specifica di un contrat-to preliminare trascritta prima della dichiarazione di fallimento.

e-mail: [email protected]

ORA LEGALE ANGOLO DELLA POESIA

IO NON SONO COME VOIIo non sono come voiio non scrivo sulle pagineio scrivo oltre il marginee vivo oltre il limite.

A render arte quest’unica vitache ci è stata concessa.Lunga ma non infinita.

Allora la mia mentepriva di sensilibertà ancora esprimee sentimenti più densiche spezzan i confini della paurae l’universo si curadi me, la Naturaentra in me.

E, in un unione con essa,io sarò solo.Perché tra milioni di suonie miliardi di uomini,a me non resterà cheil silenzio.

di Gianmarco Perna

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CENTRO STORICO SAN FELICE CIRCEO - SABAUDIA PAG. 24Annunci

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1 giugno. Un augurio davvero speciale a Filippo Fortunato per la suaprima candelina da spegnere!!!buon compleanno da mamma, papa’,Flavio e la famiglia al completo.

5 giugno. Alla nostra amica e cugina Giulia Capponi i nostri miglioriauguri per i suoi 12 anni.

7 giugno. Sinceri auguri di buon compleanno ad Alfredo Smith da fa-miliari e amici

7 giugno. Per Federica e Corrado auguri per il vostro Compleanno eun felice prossimo matrimonio dalla nonnina Adua.

10 Giugno. Tantissimi Auguri di Buon Compleanno a Jacopo Di Maggiodalla famiglia.

1 giugno. Auguri speciali a Victoria Monti per i suoi 30 anni da tutta lafamiglia…in particolare da Lorenzo….

12 giugno. A Martina Capponi tanti cari auguri dalla nonna Adua.13 giugno. Tanti auguri a Chiara Iacobelli dalla cuginetta Beatrice e da

zia Natascia.13 giugno. A Claudio Pedrollo tantissimi auguri di buon compleanno

dalla famiglia.15 giugno. Tanti auguri Andrea Annunziata per il tuo compleanno da

tutta l’Associazione Odissea.16 giugno. Al pallavolista di casa Yuri Narducci. Tanti tanti auguri per

i tuoi 15 anni dalla tua cugina “maggiore” preferita!!!16 giugno. A Sandra Sorbara mille auguri dalla sorellona Ciona.16 giugno. Un augurio di cuore alla nostra “tabbaccaia” del centro sto-

rico preferita (nonche’ l’unica) Angela Palombi…per il suo com-pleanno dalla combriccola: Nico, Giampy e Fede.

16 giugno. Al più giovane cinquantenne di San Felice Circeo RobertoMagrelli, tantissimi auguri dalla famiglia Narducci al completo.

19 giugno. Voglio tanto fare degli auguri speciali al mio coraggioso fra-tellino Lorenzo, in occasione del suo ottavo compleanno. Grazie, Pao-la Rita Lanzuisi

19 giugno. La redazione del “Centro Storico” fa dei grandi auguri di buoncompleanno a Enrico Nilo, “grande” imprenditore agricolo di secon-da generazione, che compirà quarant’anni.

21 giugno. Ai nostri cari cugini Alessandro Petrucci e Martina Petrucciper il loro compleanno…!!!non essere gemelli ma nascere lo stessogiorno a distanza di 6 anni troppo bello! auguri!

23 giugno. Alessandro Cresti compie tre anni. I nonni Alessandro e Gia-cinta lo aspettano a San Felice per festeggiarlo con i cuginetti.

24 giugno. A Simone Coppi tantissimi auguri da mamma, papà, Lara etutti noi.

24 giugno. Auguri a Chiara Sacchetti per i suoi tre anni. Un bacio dimamma papà e dalla sorellina Giorgia-

24 giugno. A Giovanni Consalvi tanti auguri dalle tue ballerine di sal-sa preferite!

27 giugno. Alla nostra carissima e dolcissima amica Cristina tanti tan-ti auguri dalle amiche sanfeliciane Anna Rita, Federica, Imma e So-nia!!

27 giugno. A Thomas Capponi con amore tanti auguri di buon com-pleanno dalla nonna Adua.

30 giugno. Tantissimi auguri Valentina Cestra per il tuo compleannoda tutto lo staff di ripa kid.

1 luglio. Tanti tanti tanti auguri al piccolo ometto di casa Mario Thomas,Petrucci, da zii e cugini tutti e particolarmente da nonna Dina e non-no Mario

2 luglio. A Francesco Avagliano … Tenerissimi auguri di buon com-pleanno da mamma, papà e dalla sorellina Sara….che non vede l’o-ra di soffiare con lui la sua 1° candelina. Si aggiungono gli auguri ditutta la famiglia.

4 luglio. Marcello Zambellan compie 40 anni … Ti auguriamo una fe-lice giornata di festa e 365 giorni di sorrisi da tutta la famiglia… Ba-cioni speciali da Vittoria e Davide.

5 luglio. A Franco Sala Infiniti auguri di buon compleanno dalla moglie,da Stefano, da Claudia e dalla suocera.

8 luglio. Ad Alessandro Dosio tanti auguri di buon compleanno dallaBefana, da Federica, Felix, Nano, Puzzona cicciona e da Pita.

9 luglio. Tantissimi auguri di buon compleanno a Lorenzo Maragoni peri suoi 8 anni da tutta la famiglia.

16 luglio. Un augurio speciale alla nostra esuberante Elisa Alessandrini.Ti vogliamo bene! Da nonna Elisa e tutta la sacra famiglia!

17 luglio. Al nostro giovanissimo, bellissimo, intelligentissimo, superla-tivo papà Mario Capponi tanti auguri da Fede e Riki ... si aggiungo-no a noi gli auguri di mamma e di tutta la famiglia!

21 luglio. Ad Antonio Avagliano tanti auguri di buon compleanno dal-la famiglia.

23 luglio. Tanti auguri alla moglie, mamma e “suocera” Marcella Pa-lombi per il suo compleanno, da tutti noi e soprattutto dall’Egitto!

24 luglio. Felice compleanno a Federica Dosio da Mammut cicciut, Na-no, Puzzona cicciona, Giannotto cicciotto, Mon amoriplus, Felix e daPito e Pita.

24 luglio. Al nostro “magico” amico Pietro Fedeli, i nostri più sinceriauguri da tutto il portico dell’amore!

28 luglio. A Paola Capponi per il suo mitico compleanno! Tanti auguridalla tua grande famiglia!

29 luglio. A Jacopo Marchiotto tantissimi auguri di buon compleannoda mamma, papà e tutta la famiglia.

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 328 6110379, fax 06 51985217. E-mail: [email protected] -www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796 del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti. Redazione Alessia Bravo, Salvatore Coccoluto,Francesca Faccini, Valeria Di Marco, Domenico Mignardi, Maurizio Paolini, Sabrina Scapini, Veronica Tecchio - Stampato da CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

Compleanni

Nascita

30 aprile. È nato Thomas Vincenzi. AIla felicità dei genitori Eleonora e Massimo si aggiunge quella degli amici balleriniche oltre al benvenuto, augurano al piccolino una vita piena di gioia di serenità e di musica.

Il 30 aprile scorso è deceduto Aldo Jonata.Parlare di una persona a chi l’ha conosciuta è inutile, perché ognuno porterà con sé un suo personale ricordo. Parlaredi una persona a chi non l’ha mai conosciuta è altrettanto inutile perché troppo vincolato al vissuto che si è condiviso.Io voglio condividere una cosa che mi ricorderà sempre la passione di Aldo per la conoscenza delle cose.Starnutì. Gli dissi - “Salute!”. Aldo mi rispose - “Sai perché si dice salute a una persona che starnutisce?”. Naturalmente nonlo sapevo. Mi fece - “Ai tempi della peste era segno che il sistema immunitario aveva la capacità di reagire ai virus, e quindiindicazione di buona salute”. In cinque minuti, con estrema semplicità e calma venni a conoscenza del motivo per cui per 37anni rispondevo “salute” a chi avesse starnutito. Un suo amico

LaureaIl giorno 4 aprile 2014, presso l’università degli studi di Roma la Sapienza, facoltà di Econo-mia, la commissione preposta ha premiato la dottoressa Giorgia Pagliaroli con il riconosci-mento di “Best student” in considerazione del suo curriculum studiorum. A Giorgia vanno le con-gratulazioni di tutta la sua famiglia e degli amici.