2014 n3 Cuore Amico

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Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano Anno X IX -n.3 luglio-settembre 2014 ALL’INTERNO: TANTI DEFIBRILLATORI, MA DOVE STANNO? ENTRA NELL’OSPEDALE C’È CHI TI ACCOGLIE DAI NAS DATI SHOCK SUI CIBI FUORILEGGE RINASCE L’EX OSPEDALE S. MARIA DELLA PIETÀ OPERAZIONE TERMINILLO TUTTO BENE! OPERAZIONE TERMINILLO TUTTO BENE!

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Rivista trimestrale di informazione medica e cardiologica dell'Associazione Cuore Sano Onlus Roma Ospedale Santo Spirito, Dipartimento di Cardiologia

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Periodico di informazionedell’AssociazioneCuore SanoAnno X IX -n.3luglio-settembre 2014

ALL’INTERNO:

TANTI DEFIBRILLATORI,MA DOVE STANNO?

ENTRA NELL’OSPEDALEC’È CHI TI ACCOGLIE

DAI NAS DATI SHOCKSUI CIBI FUORILEGGE

RINASCE L’EX OSPEDALES. MARIA DELLA PIETÀ

OPERAZIONETERMINILLOTUTTO BENE!

OPERAZIONETERMINILLOTUTTO BENE!

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Anche quest’anno, come ognianno, il Dipartimento di epi-demiologia della Regione La-zio ha pubblicato online i datidel Programma Prevale riferi-

ti ai volumi di attività e alla performan-ce degli ospedali laziali. Per le più rile-vanti patologie e interventi chirurgici,con riferimento ai ricoveri del 2013, so-no stati analizzati i volumi di attività (adesempio il numero di pazienti ricoveratiper specifica patologia), alcuni indica-tori di buona qualità dell’assistenza (iltempo di attesa dell’interventoper frattura femore, tempo di at-tesa per angioplastica coronari-ca nell’infarto, ecc.) e gli esiticlinici: mortalità a 30 giornidalla dimissione per infarto,complicanze intraospedalierenella colecistectomia, ecc.La patologia che ci interessa è,ovviamente, l’infarto miocardi-co acuto. Come si è comportatala Cardiologia del Santo Spiritol’anno scorso? I dati della strut-tura – di cui è primario il dr. Ro-berto Ricci – sono ottimi in ge-nerale, e potremo dire eccezio-nali in termini di volume di atti-vità, rapportato ai posti letto di-sponibili. Infatti tra gli ospedalidi Roma e provincia, il SantoSpirito è risultato il terzo ospe-dale in termini di numero di in-fartuati ricoverati, dopo l’Ospe-dale Tor Vergata e a ridosso delSan Camillo, ma prima di moltialtri ospedali romani, anchemaggiori in termini di disponibi-lità di posti letto. Nel 2013 sono

stati trattati 557 pazienti con infartomiocardico acuto. La percentuale diquesti pazienti trattati con angioplasticacoronarica (il 77%) è tra le più alte dellaRegione, così come il Santo Spirito è aiprimi posti per rapidità di esecuzionedell’angioplastica (53% dei pazientitrattati entro 48h). Il volume di angio-plastiche coronariche, 498 sempre nel2013, è significativamente superiore al-lo standard minimo richiesto.I dati più significativi riguardano, però,gli esiti a distanza delle cure prestate.

La mortalità a 30 giorni dopo l’accessoin ospedale per infarto miocardico acu-to è risultata la più bassa tra le Cardiolo-gie laziali, pari al 5,3%. Questi dati so-no, come ognun vede, estremamenteconfortanti, e rappresentano il risultatodell’attenzione posta in questi anni nel-l’ottimizzare il processo di cura, conparticolare riferimento alle emergenze-urgenze cardiologiche. In particolare,dal 2008, anno della disattivazione del-l’Ospedale San Giacomo, la Cardiolo-gia del Santo Spirito, per fronteggiare al

meglio l’aumentata domandaassistenziale e grazie alrinforzo dei colleghi trasferitidal San Giacomo, ha riorga-nizzato l’offerta assistenzia-le, attivando la sala di Emo-dinamica 24h e definendopercorsi diagnostico-tera-peutici condivisi anche con ilPronto Soccorso e con la Car-diologia riabilitativa.

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Ottima performancedel S. Spirito per la curadell’infarto miocardicodi Andrea Porzio*

Nella valutazione regionale degli esiti degli interventi

L’ingresso dell’Unità di terapia intensiva cardiologicadel Santo Spirito (foto di Carla Maria Rossi)

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Eccolo, il nuovo Punto di acco-glienza del Santo Spirito, inau-gurato a Natale dell’anno scorso,in cui sono impegnati sette ope-ratori (ed è giusto farne subito i

nomi: Alessandro Bazzoni, Johan Haggi,Monica Intoppa, Raffaele Pagano, Fran-cesca Russo, Daniela Santella e RosariaTotaro), e che si inserisce nella lunga tra-dizione d’accoglienza e di riconoscimen-to dei diritti dei malati del più antico no-socomio della Capitale. Dalla ristruttura-zione del 2000 non era stato progettato néprevisto un luogo e un servizio dedicatoall’accoglienza, reso ancor più necessa-rio se consideriamo la difficoltà per lepersone di orientarsi all’interno di unpresidio ospedaliero che, per la sua strut-tura protomedievale, comprende diversipunti d’ingresso, servizi che da un puntodi vista logistico non sono facilmente in-dividuabili, una segnaletica spesso con-fusa o assente, causa di oggettive diffi-coltà per i cittadini nell’orientarsi. In più,un ulteriore valore aggiunto del Punto diaccoglienza è rappresentato dalla colla-borazione (e piena integrazione) del per-sonale volontario dell’AVO e dell’AR-VAS che tanto hanno contribuito, insie-me a Cittadinanzattiva-Tribunale dei di-ritti del malato, alla progettazione e rea-lizzazione di questo importante servizioall’utenza.Quattro gli obiettivi realizzaticon l’apertura del Punto, che è sistematoall’entrata principale del Santo Spirito: 1.- Miglioramento della relazionecon i cittadini: interpretazione del-la domanda e individuazione deibisogni di ciascuno, sia esso pa-ziente o visitatore; fornitura di tuttele informazioni, in diverse lingue,ed indicazione dei processi assi-stenziali e organizzativi del presi-dio. Il servizio è offerto sei giornisu sette, dal lunedì al sabato dalle 7alle19.

2.- Facilitazione dell’orientamento delcittadino/utente nel Presidio Ospedalierodando luogo ad una semplificazione del-le modalità dell’accesso alle informazio-ni e trasparenza in merito ai servizi pre-senti e alle prestazioni erogate, anche inriferimento a tutti gli altri servizi dellaASL sia ospedalieri che territoriali. Que-sto servizio è coadiuvato dall’installazio-ne di un pannello interattivo che descrivel’intero complesso ospedaliero e monu-mentale del Santo Spirito e indica lemappe per orientarsi che possono esserestampate e fornite ai cittadini. Deglischermi installati subito dopo il punto ac-coglienza, permettono la visualizzazio-ne del percorso facilitando l’accesso aiservizi e alle strutture presenti nel Presi-dio. Sia il pannello che gli schermi sonoattivi 24H.3.- Accompagnamento e sostegno ai cit-tadini nel risolvere i problemi relativi al-l’uso dei servizi erogati; fornitura diinformazioni sui reparti e ambulatori,sulle modalità di ricovero e sui pazientiricoverati, sul servizio prenotazioni, sul-le attività e sulle prestazioni erogate, sul-le associazioni di tutela e di volontariatopresenti. Presso il Punto possono essereformulati suggerimenti, reclami, segna-lazioni utili per promuovere un migliora-mento dei servizi offerti.4.- Provvedere, attraverso il supporto deivolontari ospedalieri, in casi di particola-ri situazioni di fragilità, o utenti con par-

ticolari necessità (disabili, anziani, stra-nieri ecc.) all’accompagnamento ai ser-vizi dell’Ospedale. Prendendo in considerazione, comeesempio, la UOC di Cardiologia, tuttiquesti obiettivi si concretizzano attraver-so: informare il paziente cardiopatico suipercorsi da seguire e le modalità di acces-so ai vari reparti U.T.I.C , U.S.I.C, sulleattività di riabilitazione, gli orari di visitaper familiari, gli eventuali trasferimentie presa in carico dei pazienti attraverso ilsistema telematico (programma SIO);guidarlo, sempre con il prezioso aiuto deivolontari, nel percorso per esami e visitecardiologiche, per la registrazione dellaprenotazione (CUP) e l’ambulatorio car-diologico dove eseguire le visite di con-trollo; sostenendolo quando si trova indifficoltà sulle procedure e percorsi daseguire in azienda, e fornendo esatteinformazioni sui mezzi di trasporto pub-blici o privati, richiesti dal paziente dopola dimissione. Inoltre si considera il Punto quale acco-glienza di primo livello in quanto si rife-risce a tutto il presidio e alle relativestrutture, mentre è accoglienza di secon-do livello quella che si realizza all’inter-no delle singole strutture di degenza, delpoliambulatorio, del pronto soccorso, delCUP, del centro trasfusionale, del centroprelievi, oltre ai servizi amministrativid’interesse per il cittadino che fanno rife-rimento alla direzione del polo ospeda-

liero. Il Punto ha la funzione dicorrelare e integrare la prima ac-coglienza con la seconda per ren-dere il percorso del cittadino, ilpiù razionale, rapido, efficace edagevole possibile anche attraver-so la prossima diffusione delleCarte dell’accoglienza delle sin-gole strutture.

* Équipe del Punto di accoglienza

4Novità al Santo Spirito: il Punto di accoglienza per pazienti e visitatori

Entra nell’ospedale, c’è chi ti accogliedi Alessandro Bazzoni e Francesca Russo*

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Migliaia e migliaia di defi-brillatori, una valanga. Macome siano distribuiti nelPaese e come il cittadinopossa sapere dov’è il più

vicino salvavita è un mistero paradossa-le e assurdo. Vediamo come stanno lecose. La Sanità ha stanziato nel 2011 ot-to milioni di euro perché la regioni pos-sano acquistare defibrillatori. Non tuttele regioni ne hanno ancora approfittato,nion tutte le somme stanziate sono stateutilizzate. In totale, grazie a questoprovvedimento, già tremila “bauletti”sono in circolazione. E poi più di millesono stati donati (a scuole, supermerca-ti, circoli e altri luoghi di aggregazione)grazie ad una raccolta di fondi di “Tren-ta ore per la vita – Onlus”. Inoltre tutte lecentrali operative del 118 hanno almenoun apparecchio. Ecco però, se si eccet-tuano i salvavita del pronto soccorso,nessuno sa dove sono gli altri, cioè lastragrande maggioranza. Si intuisce peresempio che qualche scuola ne sia forni-ta. E che almeno una parte delle societàsportive ne siano già dotate in applica-zione dell’obbligo previsto dal decretoBalduzzi in vigore da diciassette mesi:quelle professioniste sarebbero giù tuttein regola. Assai meno le 120mila societàdilettantistiche, che hanno tempo sinoall’ottobre 2016 per mettersi in regola.Allo stato, solo il 4% sarebbe già in pos-sesso di un defibrillatore, ma sono ancormeno le società dotate di qualcuno(sportivo e non) autorizzato a utilizzar-lo. (Come sanno i nostri lettori, al S. Spi-rito si svolgono regolarmente corsi pra-

tici che consentono il rilascio del “pa-tentino”.)Insomma, manca una mappa generale,nazionale, che indichi l’esatta posizionedei defibrillatori. Manca in sostanzauna regìa che sappia trasformare unarealtà effettiva ma oggi indefinita in uncontenitore unico, accessibile a tutti, emagari con una app che indichi l’ubica-zione degli apparecchi. Chi può farlo?Un organismo già attrezzato potrebbeessere la Società italiana sistemi 118(www.sis118.it) che raggruppa tutte lecentrali di emergenza e urgenza: unaspinta può venire dal tavolo tecnico sul118 della Conferenza stato-regioni.Un’altra strada, ma geograficamente li-mitata, è stata intrapresa dal “ProgettoVita” di Piacenza (la città più “cardio-protetta” del Paese: ne abbiamo già rife-rito tempo addietro) e dal 118-Lazio:sia l’uno che l’altro hanno ottenuto dal-le aziende produttrici (o rappresentantidi fabbriche estere) di defibrillatori nu-meri e dislocazione dei salvavita da essivenduti, e a chi. Non c’è alcun segretoprofessionale da violare, come ognunointende. Proprio la dott.ssa DanielaAschieri, responsabile medico del Pro-getto di Piacenza è tra quanti invocano(con l’energia e l’esperienza che pro-vengono dal successo cittadino) la map-pa unica nazionale: “Sarebbe assai uti-le, e che fosse aggiornata in tempo realee consultabile dal cellulare per potereaccedere rapidamente al defibrillatore.Noi, a Piacenza, abbiamo un gruppo ditre persone che censisce e aggiorna tuttii dati giornalmente”.

Tanti defibrillatori operativima nessuno sa dove sonodi Alessandro Carunchio*

Manca una mappa che indichi l’esatta posizione dei salvavita

La redazione di Cuore Amico ringraziale case farmaceutiche Daiichi-Sankyo e Eli Lilly

per il sostegno offertoalla pubblicazione di questo giornale

Migliaia di defibrillatoripresenti sul territorio,

di cui pochissimi conosconol’ubicazione.

Una app con una mappagenerale, sarebbe auspicabile

al fine di poter sfruttarequeste apparecchiature.

e salvare vite umane.

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Due dati confortanti sono statiappena forniti dal rapportostatistico 2014 della Organiz-zazione mondiale della sanità(Oms). Il primo dice che l’a-

spettativa di vita degli italiani – 82,6 an-ni, totale uomini + donne – è, nel mondointero, dietro solo a Svizzera (82,9) eSingapore (82,65). Se scomponiamo lacifra, l’aspettativa in Italia degli uominiè di 80,2 anni, e quella della donna è di85. A livello globale i valori medi sono73 anni per le donne e 68 per gli uomini,ma è la solita media del pollo di Trilus-sa, nel senso che un bimbo nato in unpaese ricco vive intorno ai 76 anni,mentre uno che nasce in un paese pove-ro non supera i 69. L’altro dato: secondoil rapporto le bambine nate in Italia nel2012 hanno una speranza di vita di 85anni, i bambini di 80,2. Per fare un para-gone significativo, questi pargoli hannola prospettiva di vivere in media quattroanni in più dei loro coetanei nati negliStati Uniti dove l’aspettativa di vita è di81 anni per le femmine e di 76 per i ma-schi. Come si spiegano questi dati posi-tivi, anzi la conferma di una tendenzaoramai consolidata sulla buona salute ela longevità degli italiani e soprattuttodelle italiane? Le opinioni di geriatri,cardiologi, pediatri e nutrizionisti sono

sostanzialmente una-nimi.LA DIETA. L’Italia restail paese più ancoratodi altri a una dieta distampo mediterraneoche è assai efficacenella prevenzionedelle malattie cardio-vascolari e dei tumori.Il che si traduce inmeno carne e più pe-

sce, olio extravergine al posto del burro,frutta e verdura più che a volontà. Esat-tamente l’opposto di un menu-tipo ame-ricano.LA PREVENZIONE. Giocano un ruolo d’a-vanguardia i piani nazionali di preven-zione (anche di singoli organismi, adesempio dei giornalisti per l’ictus) e gliscreening per la diagnosi precoce dei tu-mori; come pure le campagne per levaccinazioni, a cominciare da quella au-tunnale contro l’influenza, spesso sotto-valutata proprio dagli anziani più sog-getti a complicanze.IL SERVIZIO SANITARIO. Ma un elementodecisivo è rappresentato dalle caratteri-stiche del nostro Servizio sanitario na-zionale. Se ne sottolineino pure defi-cienze e burocratismi, ma si tratta diuno dei pochi al mondo che è insiememoderno e universalistico. La prova? Inuna nazione come gli Usa, dove le tec-nologie in campo cardiologico sonoprobabilmente le migliori del mondo,ma dove non c’è un sistema sanitario adaccesso universale (e le assicurazioniprivate costano un occhio, come del re-sto in Svizzera, tanto per restare più vi-cini a noi), il tasso di mortalità mediaper malattie cardiovascolari non è mol-to diverso da quello dell’Albania.LA DISABILITÀ. Secondo dati europei re-centi che valutano anche l’aspettativa divita in rapporto all’aspettativa di vitasenza disabilità, la Finlandia ad esem-pio ha un’attesa di vita non molto diver-sa da quella italiana, ma la sua attesa divita con disabilità è molto maggiore. Inaltre parole: i finlandesi vivono più omeno quanto gli italiani, ma trascorronopiù anni “da malati”, e su questo para-metro l’influenza degli stili di vita, pre-venzione e accesso a cure efficaci è fon-damentale.

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Perché siamo più longevidegli americani?

di Edoardo Nevola*

Il segreto: dieta mediterranea e Servizio sanitario universale

È nota l’efficacia della dietamediterranea nella

prevenzione delle malattiecardiovascolari.

Meno carne, più pescemeno burro, più olio d’oliva

meno condimenti, più aromi

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Quella che era “la città deimatti” – cioè l’ex Ospedalepsichiatrico di Santa Mariadella Pietà – ha appena cele-brato il centenario della sua

esistenza totalmente rinnovata: da luo-go (oramai antistorico) di cura mentalea luogo di aggregazione culturale e so-ciale. La riapertura (dovuta al partneria-to tra Asl Roma-E e RomaCapitale-Mu-nicipio XIV) è avvenuta nelle settimanescorse con una fitta serie di eventiscientifici, artistici e di intrattenimentocompletamente gratuiti. Convegni, tea-tro, cortometraggi, musica, spettacoliper bambini, percorsi educativi e di pre-venzione per una nuova visione dellasalute e della partecipazione a sottoli-neare che il Santa Maria della Pietà nonè più solo un grande spazio urbano sededi servizi pubblici ma un patrimonio davalorizzare in tutte le sue potenzialità eda rendere fruibile ai cittadini. L’importanza della celebrazione e, piùin generale, di questa ri-apertura, è stataben riassunta dal Direttore generale del-la Asl Roma E, dott. Angelo Tanese, cheha racchiuso in cinque parole-chiave ilsenso dell’iniziativa e delle prospettivedel rinato luogo.Anzitutto il Centenario è memoria, let-tura contemporanea di dati materiali eimmateriali che rintracciamo attraversopresenze documentarie ma anche nelleparole dei testimoni, in ricordi semprecarichi di sentimenti e magie. Poi è sa-lute, nella misura in cui pone al centrodel dibattito anche un nuovo cambio diparadigma: tutelare la salute individua-le e collettiva non significa solamentecurare le malattie, ma soprattutto pro-muovere la migliore qualità possibile divita al cittadino-paziente, oltre che ilsuo giusto bisogno di informazione e

condivisione delle cure. Da questo pun-to di vista il Santa Maria si pone anchecome sede potenziale di una Casa dellaSalute per il Distretto 19 della ASL Ro-ma E. Il Centenario è anche benesserese celebra un luogo in grado di essereaccogliente e fruibile, che favorisce eincoraggia anche la pratica di uno stiledi vita sano che incide sulla salute dellepersone, all’interno di un Parco restitui-to alla sua dignità e fruibilità.Ma Tanese ha sottolineatoche il Centenario è poi purearte nella espressione ar-chitettonica, naturale, mu-seale, multimediale di unostraordinario e multiformecomplesso come quello delSanta Maria della Pietà, ca-pace di estendersi fuori dailuoghi canonici e speciali-stici, per generare ancheun’etica del luogo stesso,un’etica del bene pubblicoche aiuti a ritrovare cura erispetto per il Parco. E infi-ne il Centenario è una gran-de forma e occasione dipartecipazione, intesa sia come apertu-ra al territorio e a un ruolo attivo dellacittadinanza, ma anche come costruzio-ne di una nuova coesione sociale. Per laASL Roma E, insomma, l’iniziativanon è un momento di celebrazione iso-lato ma segna l’avvio di una nuova fasedi interventi di riqualificazione e difruizione del Parco, quali ad esempio laregolamentazione dell’accesso dei vei-coli e uno studio in corso da parte dellaASL per utilizzare al meglio i finanzia-menti disponibili per la ristrutturazionedei padiglioni del Santa Maria.

Asl RM E

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Rinasce come centro diaggregazione l’ex Ospedalepsichiatrico S.Maria della Pietàdi Alessandra Cazzola*

Nella foto, da sinistrail Direttore generale della Asl Roma E, Angelo Tanese,

e il presidente del Municipio XIV, Valerio Barletta

MemoriaSalute

BenessereArte

Partecipazione

Queste sono le cinqueparole-chiave dell’iniziativasostenuta dalla Asl Roma E

e dal Municipio XIV

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Operazione Terminillo: ok pertutti i cardiopatici stabilizzatiche vi hanno partecipato il 3 e4 luglio scorso. Ma questo è ilmeno (anche se ha la sua im-

portanza). Quel che ha più colpito è la re-sistenza, la capacità di ciascuno/a di for-zare se stessi – entro limiti controllati, na-turalmente – mano a mano che la provapresentava asperità maggiori. E pensareche uno dei pazienti era partito controvo-glia e rassegnato ad essere costretto a tor-nare indietro. Invece è andato avanti: tuttiinsieme sono partiti e tutti insieme sonoarrivati. Stavolta non sulla vetta del Ter-minillo (duemila metri) ma, con un po’ difantasia rinnovatrice della tradizionale ci-ma, ai 1.975 del Passo La Fara, sino allaSella di Pratorecchia e poi giù per il Sen-tiero delle Genziane che, in un panoramaimpareggiabile e straordinariamente fiori-to, porta dritto al rifugio Sebastiani, tradi-zionale e attesissima mèta per una gratifi-cante polenta ai funghi.Ma c’è un altroelemento-chiave, collegato al primo, che èil vero e proprio “segreto” della resistenzae rivelatore di una efficace riabilitazionenella palestra del S. Spirito. Parliamo del-l’età dei quindici pazienti. A parte il cam-pione Santo Lui (89 anni e tre mesi), solo

due pazienti avevano 69 anni, tutti gli altrierano oltre i settanta. Chiosa necessaria: epoi, di fronte alla prestazione dei quindicipazienti del S. Spirito, c’è più di qualcunoche va sostenendo che la montagna “famale”, “è pericolosa”, per gli anziani.Niente vero: in realtà l’aria salubre deimonti, un controllo costante delle condi-zioni psico-fisiche, un’alimentazione cor-retta, l’adeguata preparazione ad uno sfor-zo moderato, sono condizioni ideali peraffrontare la montagna anche oltre i due-mila metri (e infatti qualcuno dei pazientistabilizzati è abituato a trascorrere le va-canze sulle Dolomiti o su altre montagnesenza alcun disturbo).

Sin qui un paio di sensazioni a pelle dellaseconda e più impegnativa giornata dellaMontagnaterapia di quest’anno. Ma anche

la prima giornata ha avuto un suo valoretecnico-scientifico, e non solo propedeuti-co. Partito di buon mattino da Roma, ilgruppo aveva fatto una prima tappa a Piande Rosce, a quota mille metri. Qui, sedutiin circolo sull’erba, dopo una reciprocapresentazione e scambio di esperienzeprecedenti, Scoppola e Lumia hanno pri-ma stimolato una sorta di autocoscienza epoi ricordato alcune regole di buona ge-stione delle attitudini di ciascuno (le prati-che di respirazione, la valorizzazione del-le proprie capacità di marcia, ecc.), e poiguidando, tra i prati e i boschi, una fase diesercizi e di “riscaldamento”. Quindi un pranzo molto leggero e soprat-tutto sano; poi, dopo un breve riposo, unadeviazione (tra storia, curiosità e ghiotto-neria) per raggiungere il molino duecente-sco di Santa Susanna che tuttora macina ilgrano a ruota sfruttando appunto l’acquadi un torrente per produrre tre qualità di fa-rina. Infine l’arrivo alla base, il borgo me-dioevale di Leonessa. No, meglio rinviaredi qualche momento la passeggiata tra leantiche chiese, le doppie mura, gli splen-didi portali anche di semplici case conta-dine. Prima Bozena e Mauro, gl’infatica-bili infermieri, devono misurare a tuttipressione e frequenza cardiaca, ma anchei medici non si tirano indietro ad applicareil bracciale, e registrano tutti i dati (l’ope-razione sarà ripetuta più volte l’indomani,nelle pause della salita e della discesa) percomporre un quadro completo dei risultatidi quella che è insieme una ricerca e unaconferma della validità del progetto che laCardiologia del S. Spirito porta avanti dapiù di dieci anni (due sole sessioni saltate:nel 2008 e l’anno scorso). E l’indomani, al mattino, il gruppo si èmosso verso il rifugio Sebastiani. Qui, iltempo di calzare gli scarponi, “indossare”i bastoncini e, sacco in spalla, via!, si im-bocca il sentiero suggerito da Piero Ratti,

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Operazione Terminillo: tutto okper i quindici che hanno sfidato i monti

di Roberto Ricci*

Ancora una volta (la nona) un successo

Chi è salito sui montiSono quindici i cardiopatici stabilizzati (molti fedelissimi, quattro “matricole”) chehanno partecipato alla nona edizione della Montagnaterapia: Berardino Amici, Pao-la Arduini, Giorgio Baldini (prima volta), Giorgio Buonopera, Giuseppe Capocchia,Maria Antonietta Carlini (prima volta), Alfredo Ferranti, Giorgio Frasca Polara, Eu-genio Galanti, Santo Lui (il decano 88enne), Lucia Lunghetti (prima volta), Mauri-zio Mastruzzi, Vittorio Petrone, Marcella Pizzolito e Anna Lia Stock, anche lei ma-tricola. Con essi un’infiltrata, Verena Konig, moglie di un cardiopatico. A garantiretutti la presenza generosa della cardiologa Francesca Lumia, degli psicologi GiulioScoppola ed Eliana Capannolo, dell’emodinamista Alessandro Danesi, degli infer-mieri professionali Bozena Agnieszka Krakowska e Mauro Romano. Da Rieti sonointervenuti la cardiologa Isabella Marchese, lo psicologo Paolo di Benedetto e il pre-sidente emerito del Cai rietino Piero Ratti.

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l’espertissimo veterano del Club Alpino diRieti. Chi macina più speditamente la sali-ta, chi lo fa più lentamente (e per questil’incoraggiamento psicologico e la gene-rosa sollecitudine, più che la “assistenza”,di Giulio Scoppola sono un fattore prezio-so), libero dunque ciascuno di marciaresecondo le proprie forze e qualche proble-ma: il timore per un’anca, un ginocchiomalfermo, la paura delle (inesistenti) vi-pere e l’ovvio fiatone. Nulla di preoccu-pante, intendiamoci, e nulla che impedi-sca al gruppo – sotto l’occhio vigile ma di-scretissimo dei medici – di mantenere unamedia sufficientemente simile sia sullecreste in salita come nelle discese a volteripide. E i test confermeranno che, al più,

in taluni pazienti si avvertirà qualche stan-chezza muscolare.Il ritorno a Roma non richiede cronaca.Quel che conta è la storia che ciascuno diloro – i pazienti, dico, ma anche quantihanno dato loro una valida mano – ha ac-quisito grazie alla Montagnaterapia e ora

serba in sé: la soddisfazione di aver rag-giunto una mèta, la tenacia con cui l’ha in-seguita. Per chi rinnovava da anni questaesperienza è stato l’appagamento di unpiccolo sogno: quello che il passar deglianni non abbia indebolito la capacità diraggiungere il traguardo. Per chi ci prova-va per la prima volta è stata la inedita esorprendente scoperta di potercela fare.Una soddisfazione per gli uni e per gli al-tri. E, manco a dirlo, per quanti – medici einfermieri, con il sostegno e la collabora-zione dell’Associazione Cuore Sano –hanno potuto mettere in conto un nuovosuccesso di un’ idea pazientemente ma te-nacemente perseguita: la Montagnatera-pia, appunto.

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Al termine dei due giorni trascorsi insieme tra Leonessaed il Terminillo, abbiamo raccolto le nostre sensazionie pensieri. Ogni partecipante è stato invitato a raccon-tare la propria esperienza. Per tutti l’iniziativa è risul-tata molto bella e stimolante. Tutti hanno percepito,

nonostante le perplessità e i timori iniziali, di poter superare limi-ti apparentemente non alla propria portata. L’impegno di ognu-no, il reciproco aiuto ed il supporto della équipe del Santo Spirito,hanno consentito a tutti di terminare l’impresa maggiore, anche achi avrebbe preferito ritirarsi in buon ordine viste le difficoltà af-frontate il pomeriggio precedente. Tutti si sono sentiti parte di ungruppo rafforzando i rapporti interpersonali. La sanità attualerende spesso il lavoro, come in terapia intensiva e così poi in re-parto di Cardiologia, impersonale, quasi a catena di montaggio. Ilpaziente entra in reparto, viene trattato con le terapie più sofisti-cate ed attuali e poi dimesso: “guarito”. Viene inviato a casa, trat-tato da un punto di vista medico; ma spesso poco sappiamo di ciòche ha vissuto il paziente, quali sono i suoi dubbi e le sue ansie,come elaborerà quanto gli è capitato e quali conseguenze tuttoquesto avrà sul suo futuro. Devo riconoscere al dott. Ceci, nostro precedente primario, lalungimiranza nell’avere capito questo aspetto importantissimo.Tra i primi, ha avuto la consapevolezza che il paziente avesse di-ritto ad un percorso completo di cura che, a cominciare dalla fase

acuta della malattia, passando per le cure più importanti ed im-mediate, comprendesse anche un percorso ambulatoriale di con-trolli specialistici successivi di cui doveva, a buon titolo, fareparte la riabilitazione cardiologica. Lo scopo finale doveva esse-re il recupero completo del cardiopatico: per i pazienti in età la-vorativa significa la ripresa della propria occupazione; e, per tut-ti, la ripresa di una vita affettiva, sociale e ricreativa la più norma-le possibile. Ecco quindi il valore della riabilitazione cardiologi-ca che tende non solo ad un recupero fisico, con attività classicadi palestra per i muscoli, ma anche un percorso orientato ad un re-cupero psicologico della persona. Vanno spezzati pensieri disconfitta, di fine del proprio vigore, di dubbi sul futuro, ed invecerecuperati vigore, autostima, fiducia nelle proprie possibilità fu-ture. Ecco quindi il lavoro importante della dott.sa Francesca Lu-mia e del dott. Giulio Scoppola che lavorano a stretto contatto perrendere possibile tutto questo nell’attività quotidiana nella pale-stra ma anche in occasioni come la Montagnaterapia sul Termi-nillo. Raggiungere, anche faticosamente, una vetta, vuol direavere recuperato non solo la funzione del cuore e del fisico in ge-nerale, ma anche la fiducia in se stessi e nelle proprie possibilità.Un grazie particolare, dunque, anche a Mauro Romano e a Boze-na Kracowska che vanno sempre oltre il loro dovere di infermieriprofessionali regalando a tutti un sorriso, un conforto, una battutadi spirito e di incoraggiamento.

Quando si sale sui montiforse si è davvero guariti

La bella lezione del Terminillo

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Napoletano verace, funziona-rio civile dell’aeronauticamilitare, 83 anni, Alberto DeSimone aveva già uno stent, eda quattro anni frequentava

con impegno la palestra del Santo Spiri-to tra la simpatia (direi meglio: l’affetto)dei suoi “colleghi” per ciascuno deiquali aveva ed ha una battuta, un ragio-namento, una osservazione ora ironica eora comprensiva. I “colleghi” son poiquelli stessi che una mattina del marzoscorso, quando lui si è sentito improvvi-samente male poco prima di entrare inpalestra, gli hanno dato amorevole aiutotrasportandolo immediatamente alpronto soccorso dell’ospedale. Diagno-si rapidissima, arteria tappata, ricoveroal San Filippo Neri e inevitabile by pass.Qualche settimana di riabilitazione,l’affetto dei suoi compagni, le amorevo-li cure della moglie e delle due figlie, edeccolo di ritorno in palestra.

Bentornato, Alberto! Che cosa ti haspinto a tornare appena i cardiologi tel’hanno consentito?“Non vedevo l’ora di tornare, davvero.Perché, con mia moglie Anna e le miedue figlie, Patrizia e Maria Pia, la miafamiglia è qui, tra voi e con voi! Nonscherzo e non esagero: per me, ma cre-

do non solo per me, dividere con i mieicolleghi ansie e speranze, esperienze esoddisfazioni, è molto importante, mol-to – come dire? – educativo, e soprattut-to molto confortante. E poi voglio ag-giungere una cosa…”

Aggiungi pure: la nostra chiacchierataserve proprio a questo, a dare un’im-magine di quel che ha vissuto e vive unpaziente della Cardiologia. “Ecco, un fattore per me decisivo diquesta solidarietà tra colleghi è statoproprio il momento in cui mi sono senti-to male – il classico dolore al petto – eho capito che da solo non ce l’avrei fat-

ta. I miei compagni si sono accorti diquel che mi capitava, non ho avuto bi-sogno di chiedere aiuto. Loro non han-no avuto esitazioni, non hanno neancheatteso che arrivasse una barella. Mihanno preso e sollevato per le braccia emi hanno portato all’emergenza, sonoquattro passi, dalla sala in cui ci ritro-viamo prima di entrare in palestra, alpronto soccorso. Quattro passi sì, manon dimenticherò mai la generosità, lacarica amorevole che ci hanno messo.Ecco perché la mia famiglia si è…allar-gata a loro.”

Come hai vissuto quegli istanti e i suc-cessivi, sino all’intervento?“Con tanta paura, inutile negarlo. Nonme l’aspettavo. Certo, la frequenza re-golare della palestra per quattro anniaveva quanto meno rinviato quella chechiamerei la resa dei conti, ma non c’èdubbio che la prospettiva di un inter-vento così invasivo mi inquietava assai.Poi, dopo l’intervento, non solo la pauraè passata, ma un po’ la lenta conquistadi un nuovo benessere, un po’ la pro-spettiva di riprendere una vita normale,e soprattutto la sicurezza di tornare inpalestra – tutto questo mi ha fatto vede-re, come dice quella canzone francese?,la vie en rose.

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Dopo l’intervento, torna in palestra“cioè in famiglia”

P.S. Ebbene si, alla fine mi sono commosso. Mi sono commos-so nel ringraziare tutti ed in particolare gli infermieri, al pensie-ro che non sono tutti così. Riusciamo a fare molto in Cardiolo-gia, grazie alla buona volontà, disponibilità e generosità dimolti. Ma forse mi sono commosso anche perché vivo un mo-mento particolare della mia vita. Ho deciso di lasciare il SantoSpirito di mia iniziativa ma non senza perplessità e timori. Misento un po’decano della Cardiologia e, come tale, pur non es-sendo il primario, mi sento in dovere di ringraziare chi contri-buisce in maniera concreta al buon andamento di tutto il repar-to. Ringrazio tutti, colleghi, infermieri, ausiliari che spessohanno aiutato me in molti momenti, anche difficili ed impegna-

tivi con disponibilità ed affetto. Ringrazio anche i partecipantiall’iniziativa sul Terminillo che mi hanno dimostrato stima,simpatia ed affetto. Spero di poter ricambiare in futuro contri-buendo al buon andamento dell’associazione Cuore Sano.

Siamo noi a testimoniare la gratitudine dovuta al dr. Carun-chio per la generosità e la perizia con cui ha guidato sino aqualche settimana fa il reparto di Terapia sub intensiva dellaCardiologia. Come molti sanno il dr. Carunchio non taglierà ilcordone ombelicale con il Santo Spirito: l’assemblea dell’As-sociazione Cuore Sano lo ha acclamato nuovo presidente dellaonlus. Staremo ancora insieme, a lungo, a lungo.

Una foto di Alberto De Simonequando era un po’ più giovane

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Pochi sanno che entro il 30 giu-gno scorso tutte le Regioniavrebbero dovuto predisporrei loro piani per realizzare, at-traverso un sito internet, l’ar-

chiviazione e la gestione informatica deidocumenti sanitari di tutti i loro cittadiniattraverso il così detto Fascicolo sanita-rio elettronico (Fse). Una volta approva-ti i piani (ma poche Regioni hanno ri-spettato questa prima scadenza), essi do-vranno essere realizzati e attuati entro il30 giugno 2015, pena una perdita del 3%nel riparto del Fondo sanitario naziona-le. Sanzione già prevedibile per tre quar-ti delle Regioni, se è vero che – dati delministero della Salute – la creazione delFascicolo è in fase molto avanzata soloin Emilia-Romagna, Lombardia, Trenti-no, Toscana, Veneto e Sardegna.Il segnale che arriva da queste sei regio-ni è tuttavia assai importante: il Fascico-lo riesce a diffondersi velocemente e sugrandi numeri se contiene strumenti,“voci”, che consentano al cittadino lagestione diretta (e naturalmente protetta,a tutela della privacy) della propria salu-te e gli consentano di svolgere un ruoloattivo nel processo di cura. In altre paro-le, non basta creare l’Fse e riempirlo ditutte le informazioni certificate previstedalla legge, ma occorre in qualche modo“invogliare” il cittadino a farne uso of-frendogli la possibilità di personalizzar-lo.Un paio di esempi. A Bologna, anchegrazie alla possibilità di prenotare esamie visite da casa senza neanche recarsi alCup, il Fascicolo è stato già attivato peril 45% dei cittadini residenti tra i 36 e i45 anni. E ancora: in Trentino, grazie al

progetto del sito online “TreC–CartellaClinica del Cittadino” (trec.trentino.sa-lute.net), in cento giorni, da dicembre amarzo scorsi, l’adesione al Fse sanitarioè schizzata al 93% quando è stata ag-giunta una piattaforma collaterale di ser-vizi: il Taccuino persona del cittadino,una sezione del sito a lui riservata perdargli la possibilità di inserire dati einformazioni personali, documenti sani-tari, diario di eventi rilevanti, promemo-ria dei controlli medici periodici. Risul-tato, alla piattaforma si sono iscritte oltre28mila persone con oltre 250mila refertivisualizzati e circa 600mila accessi allahome page.In effetti molte Regioni prevedono un“taccuino personale” che rappresentaun’evoluzione, uno sviluppo, un corolla-rio del Fse. Quel Fascicolo di secondagenerazione invocato da Fabrizio Ricci,dirigente di ricerca del Laboratorio vir-tuale di sanità elettronica dell’Istituto ditecnologie biomediche del Consiglio na-zionale delle ricerche di Roma, e coordi-natore del gruppo di studio del Fse com-posto da esperti della Società italiana ditelemedicina e sanità elettronica e da ri-cercatori del Cnr. Ma ci sono molte difficoltà, grandi (que-ste cui si è appena accennato) e piccole.Tra queste ultime la diffidenza degliutenti. Secondo un sondaggio della So-cietà italiana di telemedicina tra un mi-gliaio di medici di famiglia, il 40% deipazienti non darebbe il consenso al trat-tamento dei propri dati, ma è dato in ca-lo: due anni fa, in base ad analogo son-daggi della Federazione dei medici dimedicina generale, la percentuale era del60-70%.

Sarà in forma elettronica, ma ci sono ritardi...

Entro giugno 2015Fascicolo Sanitario per tutti gli italiani

Si ringrazia la Abbott Vascular Knoll-Ravizzaper il sostegno economico

alla pubblicazione di questo giornale

A Bologna,dove il Fascicolo Sanitario

è già una realtà,è possibile prenotareesami medici e visite

specialistiche, da casa

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Iparlamentari delle commissioniSanità di Camera e Senato sonorimasti letteralmente di sasso leg-gendo un voluminoso rapportodei Nuclei antisofisticazioni dei

carabinieri, rapporto che ha voluto per-sonalmente firmare il comandante deiNas, generale Cosimo Piccinno, quasi asottolineare la portata del report e, in-sieme, l’allarme che destano i risultatidelle ispezioni nel settore alimentare e –sorpresa – in quello farmaceutico. Chetruffe e adulterazioni, dalle bistecchecolorate al vinaccio frizzante spacciatoper champagne di gran marca, siano al-l’ordine del giorno è cosa nota, ma ora ilquadro si fa drammatico: un alimentosu tre, tra quelli inseriti nella catena didistribuzione, è “non conforme” alleleggi. Ma il pericolo più serio si annidanel settore della ristorazione, grande epiccola, di lusso e di strada: solo tra il 1.gennaio e il 15 maggio di quest’anno(dati dunque recentissimi) ben 1.379 ri-storanti su 2.818 sono stati multati o ad-dirittura chiusi per la violazione di al-meno una norma: prodotti andati a ma-le, cucine luride, elementari precauzio-ni igieniche ignorate. Se poi si va ad undato macroscopico, ecco che nel rap-porto dei Nas si rivela che tra il 2012 e il2014 i controlli nei ristoranti sono stati90mila circa: 31mila non han-no superato i test. Nello stessoarco di tempo sono stati sotto-posti a verifica 27.419 localipubblici, diversi dai ristoranti,e ben 11.524 di essi sono statimultati o sanzionati più severa-mente per violazione delle nor-me. In più una novità, gravissi-ma: l’accertata infiltrazionedella criminalità organizzatanon solo nell’acquisto e nellagestione di bar e ristoranti, cosa

già nota; ma ora anche la creazione diuna sorta di mercato parallelo della di-stribuzione di alimentari attraverso ilcontrollo di alcuni centri di smistamen-to e di più supermercati, così prendendodue piccioni con una fava: guadagno sucibi e bevande (prodotti per giunta spes-so contraffatti) e riciclaggio di enormiquantità di danaro. Di più e di peggio: lacriminalità ha messo piede, attraversositi internet anche nel mercato dei medi-cinali – la denuncia era già stata fatta al-l’Arma dall’Agenzia per i farmaci – epersino nel mercato delle ricette medi-che false per ottenere il rimborso dalServizio sanitario nazionale.Torniamo intanto ai controlli alimenta-ri, e proprio nell’arco dei primi mesi diquest’anno. A Parma (sì, a Parma) se-questrati 2.300 prosciutti “ottenuti daanimali alimentati con rifiuti”. A Paler-mo denunciati 23 macellai che vende-vano carne, evidentemente avariata,“trattata con ione solfito che la facevadiventare rossa e sanguinolenta”. A pro-posito di carni, su circa 12mila alleva-menti di bovini e ovini quasi 4mila era-no fuorilegge. La situazione non cam-bia con il pesce: in quattro regioni – Pu-glia, Marche, Emilia Romagna e Veneto– sono stati sequestrati centinaia di litridi Cafodos e tonnellate di pesce, soprat-

tutto spada e tonni. Quel Cafodos, spie-ga il rapporto, “è un additivo che vienemescolato con il ghiaccio e dopo qual-che secondo diventa invisibile anche al-le analisi di laboratorio. Ha un effettomiracoloso: consente di dare freschezzaapparente al prodotto-pesce che all’in-terno è generalmente già marcio”.Non parliamo dell’olio extravergine: su86 controlli effettuati in questi primiquattro mesi e mezzo, ben 27 hanno ri-velato che l’etichetta era bugiarda, inmolti casi sostituzione secca con olio disoia e ulteriore adulterazione per insa-porire all’olivo. Anzi, a Bari è stato sco-perto, a marzo, uno stabilimento dovel’olio veniva colorato per farlo diventa-re più verde e apparire così genuino. Unaltro settore dove la truffa dilaga è ilblocco farine-pane-pasta: su 4.387 con-trolli effettuati tra gennaio e metà mag-gio, 1.505 hanno portato a multe e de-nunce penali per reati gravi. Ma il capo-lavoro della contraffazione è stato sco-perto dal Nas di Napoli: migliaia di bot-tiglie di “champagne” Moet & Chan-don, Veuve Clicquot Pondsardin e Bol-linger già piazzati in enoteche, ristoran-ti e supermercati: prodotti assolutamen-te fasulli ma perfetti con tanto di bollini,imballaggi, tappi, cliché dei marchi. Lacamorra c’entra solo in parte: è un traf-

fico internazionale con basi anchein Spagna, Portogallo, Inghilterra ela stessa Francia.In sintesi, e solo dall’inizio di que-st’anno a primavera: 28.470 ali-menti sequestrati per un peso di ol-tre un milione e mezzo di chili; 412strutture chiuse o sequestrate; quasiduecento milioni di euro il valoredei sequestri da inizio anno; un mi-liardo e 101 milioni di euro il valoredei sequestri dal 2012 a oggi. Spa-ventoso, nevvero?

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Dai Nas dati shock sui cibi fuorilegge,ristoranti-porcili e mercato parallelodi farmaci e false ricette per rimborsi

di Francesco Biscione*

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Nonostante ne sia nota a tutti (ein particolare ai cardiopatici)l’importanza nutrizionale, iconsumi di pesce nell’ultimoanno in Italia sono molto ca-

lati, ben lontani da quelle “almeno dueporzioni la settimana” raccomandate daimedici, e in particolare dai cardiologi.Colpa del prezzo? Non si segnalano au-menti sensibili del prodotto fresco; e sta-bili sono quelli dei surgelati che in gene-re non solo offrono le massime garanziema fanno ugualmente bene. E comunqueci sono molte varietà di pesce dal prezzomolto contenuto e ampiamente disponi-bili (pensiamo solo al caso delle acciu-ghe), dalla valenza nutrizionale eccel-lente e che forniscono dosi notevoli deifamosi grassi acidi Omega 3, un vero eproprio salva cuore per i potenti effetti diprotezione delle arterie.Si è fatto l’esempio delle acciughe, o ali-ci, ma tutta la serie dei “pesci azzurri”(sardine, sgombro nelle due varietà, ala-lunga, le stesse acciughe naturalmente,ecc.) è esemplare per economicità, diffu-sione, molteplicità delle ricette. Ma an-che numerose altre specie di pescato lo-cale, meno famose e meno costose per-ché più abbondanti sono reperibili in tut-to il Mediterraneo e praticamente in tuttele stagioni. Attenzione, poi, ad una rego-la che ora è legge e che in effetti e perfortuna è largamente rispettata non solonelle pescherie, ma anche nei mercatirionali per non parlare della grande di-stribuzione. Si tratta del codice, la cosid-detta “zona Fao”, che premette – dandouno sguardo al numeretto segnato sulcartellino del prezzo, e verificandolosulla grande tabella esposta nello stessopunto di vendita – di identificare la zonadi provenienza del pescato: meglio pun-tare sul Mediterraneo che sull’Atlanticoo sul Pacifico…

Poi, ora, è opportuno sfatare due miti.Anzitutto quello secondo cui il pescesurgelato (generalmente di costo piùcontenuto, ove non si scelgano tranci giàpreparati con sughi o patate o panatura)abbia un valore nutritivo differente dalfresco. Valori identici, e non solo: sem-mai il surgelato può offrire maggiori ga-ranzie igieniche rispetto a un fresco malconservato. Ma anche qui facciamo at-tenzione ai surgelati “preparati”: atten-zione ai grassi nascosti nelle impanatureo nei condimenti. Meglio impanare a ca-sa i filetti nature, benché surgelati. L’al-tro mito è la presunta differenza tra pescimagri e pesci grassi che induce talunoalla monotona ripetizione dell’acquistoin base ad una regola-trappola. Spiega-zione: è vero che esiste una classifica-zione. I pesci magri (merluzzo, orata,dentice, sogliola, spigola) contengononon più del 3% di grassi; i semigrassi(cefalo, tonno, pesce spada, più gli “az-zurri”) non più dell’8-9%; e quelli grassi(salmone, anguilla, pochi altri) più del9%. Ma è anche vero che i grassi del pe-sce – di tutti i pesci – sono tutti polinsa-turi e quindi hanno un effetto molto posi-tivo sulla salute e anzitutto sul cuore.(Discorso a parte per molluschi e crosta-cei: avranno pure un po’ di colesteroloin più, compensato però dalla quasicompleta assenza di acidi grassi saturi.Via libera anche a questi, ma cotti.)Annotazione finale, sul crudo. Non valea niente il limone: non basta come misu-ra battericida, in particolare per combat-tere la larva del pericoloso parassita ani-sakis. O si è certi della produzione, deltrasporto e della fine sul piatto (surgela-zione sicura o comunque controlli severisul freschissimo), o è meglio rinunciareal crudo e passare all’affumicato, che dàqualche garanzia in più ma non quelladell’eccessiva salatura…

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Preoccupante calo del consumo di pesce.Altro che le raccomandate“due porzioni a settimana”

È vero che esistonopesci più o meno grassi,

ma sono grassi polinsaturiche hanno comunque

un effetto positivosu cuore e arterie

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CEREALI(1 porzione = 50 gr di pane oppure 40 gr

di pasta, riso o prodotti analoghi)Quanta pasta o pane mangi?

A ne mangio meno di 2 porzioni al gior-no o meno;

B ne mangio meno 3 porzioni al giorno;C ne mangio almeno 4-5 porzioni al

giorno.Quanta condisci pasta e riso?

A do la preferenza ai sughi “ricchi”(burro, panna, besciamella, pancet-ta...);

B alterno sughi “ricchi” con quelli piùsemplici come pomodoro, aglio eolio, ecc.;

C mangio quasi sempre pasta o risoconditi con pomodoro, altri ortaggi oolio.

LEGUMI(1 porzione = 100 gr di legumi freschi

oppure 30 gr di legumi secchi)Quante porzioni fanno parte

del tuo menù?A ne mangio meno una porzione asetti-

mana o meno;B ne mangio 2 o più porzioni alla setti-

mana, quasi sempre come contorno;C ne mangio 2 o più porzioni alla setti-

mana, quasi sempre come secondopiatto, insieme ai cereali come piattounico.

VERDURA(1 porzione = 200 gr di ortaggi oppure

50 gr di insalata)Quante porzioni ne mangi?

A ne mangio meno una porzione asetti-mana o meno;

B ne mangio 2 o più porzioni alla setti-mana, quasi sempre come contorno;

C ne mangio 2 o più porzioni alla setti-mana, quasi sempre come secondopiatto, insieme ai cereali come piattounico.

CARNI, SALUMI(1 porzione = 100 gr di carne oppure 50

gr di salumi)Qual è la frequenza con cui li metti nel

piatto?A mangio 7 o più porzioni di carni e sa-

lumi alla settimana;B mangio 6 porzioni di carni e salumi

alla settimana;C non mangio più di 4-5 porzioni di

carni e salumi alla settimana.

PESCE(1 porzione = 150 gr )

Quante volte è sulla tua tavola?A non mangio mai pesce o solo rara-

mente;

B mangio almeno 1-2 porzioni di pescealla settimana ma quasi mai “azzur-ro”;

C mangio almeno 1 o 2 porzioni di pe-sce alla settimana, spesso di tipo “az-zurro”.

FRUTTA(1 porzione = un frutto medio )

Quanto compare nella tua dieta?A ne mangio una porzione al giorno o

meno;B ne mangio 2 porzioni al giorno;C ne mangio almeno 3 porzioni al gior-

no.

LATTE, YOGURT E FORMAGGIQuanto uso ne fai?

A ne mangio solo raramente oppure nefaccio uso in grande quantità senzapreoccuparmi del contenuto di gras-si;

B ne mangio in grandi quantità prefe-rendo prodotti magri;

C ne faccio uso abitualmente in quan-tità da piccola a moderata.

GRASSI DA CONDIMENTOCome condisci i tuoi piatti?

A uso spesso grassi di origine animale;B uso quasi solo grassi vegetali, com-

preso l’olio d’oliva;C uso quasi solo olio d’oliva.

DOLCIQuanti dolci ti concedi?

A ne mangio ogni giorno;B ne mangio 2-3 volte alla settimana;C ne mangio solo occasionalmente.

Tu sai essere mediterraneo?Fra le 3 voci proposte, scegli quella che più si avvicina alle tue abitudini alimentari

ASSEGNATI: 0 punti per ogni risposta A;1 punto per ogni risposta

B; 2 punti per ogni risposta C.

Da 0 a 8 puntiFaresti bene a rivedere le tue abitudi-ni. Probabilmente non dai il giustospazio agli alimenti di origine vege-tale (frutta, verdura, cereali, legumi)e non presti la dovuta attenzione aigrassi.

Da 9 a 15 puntiSei sulla buona strada, ma hai ancoravari ritocchi da fare qua e là.

Da 16 a 20 puntiStai andando davvero bene! Non devifar altro che continuare a dar ampiospazio agli alimenti di origine vege-tale, a non eccedere con quelli di ori-gine animale e scegliere bene i condi-menti.

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l’ex ministra dell’Istruzione prof. MariaChiara Carrozza.

LA SOGLIA-COLESTEROLO – Vogliamo ri-cordare ancora una volta le soglie delcolesterolo negli adulti? Premessa: nonbasta sapere quanto si ha di valore totale(anche se è importante), ma è necessarioconoscere anche il livello di Ldl, cioè

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano • Anno XIX - n.3 - luglio/settembre 2014 • Reg. Trib. di Roman.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), EdoardoNevola, Antonio Cautili, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi, GiulioScoppola • Redazione Lungotevere in Sassia n.3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-repartoterapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardio-logia, Associazione Cuore Sano e redazione Cuore Amico tel. 06.68352323. • E-mail: [email protected] • www.cuore-sano.it • Stampa Tipolitografia Visconti - Terni

BENEFICI DELLE FRAGOLE – Secondo i risul-tati della ricerca di una équipe di scien-ziati italiani e spagnoli (ne riferiscel’autorevole Journal of Nutritional Bio-chemistry) mangiar fragole “abitual-mente” protegge dalle malattie cardio-vascolari. Ventitre giovani sani hannomangiato per un mese mezzo chilo algiorno di fragole.Alla fine, il colesterolo era sceso in me-dia del 14% e i trigliceridi di oltre il 20.Però, quindici giorni dopo, i valori ten-devano a tornare al livello iniziale. Co-munque un campione limitato ad un nu-mero così ristretto di individui può co-stituire solo un indizio, non rappresenta

una conclusione scientifica.

MA ANCHE DELL’AVENA – Una ricerca in-ternazionale, presentata in occasionedel convegno annuale dell’AmericanChemical Society, ha mostrato che uncomposto presente solo nell’avena (sichiama avenanthramide) possiede po-tenti proprietà antiossidanti, antinfiam-matorie e anticancerogene, utilissimeper il benessere anche di cuore e arterie.Dove trovi avena? Nei burger vegetali,nei pani così detti speciali, nelle barret-te, e poi è componente essenziale delmuesli, il piatto più sano per una primacolazione energetica.

CUORE IN FORMA = CERVELLO SCATTANTE –Uno studio dell’Università dell’Utah haformulato l’ipotesi che una buona salutecardiovascolare sia associata ad un cer-vello più scattante. Monitoraggio di17.761 persone dai 45 anni in su. I medi-ci li hanno suddivisi in tre sottogruppi aseconda dello stato di salute del cuore:pessimo, intermedio, ideale. Poi tutti so-no stati sottoposti ad una batteria di testdi memoria, apprendimento e linguag-gio. Ebbene, più il cuore sta bene più ilcervello funziona. All’inverso, più la sa-lute cardiovascolare si deteriora più lefunzioni cognitive progressivamente sideteriorano.

del colesterolo “cattivo”, quello costi-tuito da lipoproteine a bassa intensità.Dunque, si considerano valori elevatiquelli sopra quota 240 (totale) e sopra160 (Ldl); sono valori diciamo borderli-ne, cioè al limite, quelli tra 200 e 239(totale) e 134-159 (Ldl); sono livelli ac-cettabili sotto i 200 (totale) e sotto 130(Ldl). Cibi di conseguenza da teneresott’occhio: cervello (più di 2.000 mgogni 100 gr.), uovo intero (371), caviale(300), burro (250), gamberi (150), sala-me (95), carne bovina (da 60 a 150),parmigiano (91), aragosta (85), crois-sant (75), prosciutto (60, se si toglie ilgrasso visibile).

PILLOLE DI SALUTE…

ARRIVA IL POMODORO NERO – E’ in arrivonei mercati il pomodoro nero: lo hannobattezzato “Sunblak”, cioè Sole nero.Nata in laboratorio, questa varietà ha unfortissimo potere antiossidante, prezio-so quindi per prevenire guai alle arterieo come coadiuvante nella cura di variecardiopatie. Attenzione: non c’entranoOgm e consumismo. Questo pomodoronasce da un progetto di ricerca coordi-nato nientemeno che dalla Scuola Supe-riore Sant’Anna di Pisa, ed una aziendapisana (l’Ortofruttifero) provvederà allacommercializzazione in seguito alla fir-ma di un contratto di licenza con laScuola di cui è stata rettore sino a ieri

…E SALUTE IN PILLOLE

Donazioni: Associazione Cuore Sano /// Unicredit Banca di Roma - Roma 173 - Ospedale Borgo S.Spirito, 3 –

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