Cuore Amico 2013 n.4

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Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano– Anno X VIII -n.4 ottobre-dicembre 2013 ALL’INTERNO: FARMACI, STENT O BY PASS PER LA CORONAROPATIA STABILE? SCI DI FONDO, IL PIÙ ADATTO PER I CARDIOPATICI LA CURA DELL’ANEURISMA DELL’AORTA ADDOMINALE COME SI SCELGONO I NOMI DELLE MEDICINE GLI ANZIANI E LA SANITÀ UNA SFIDA DI SISTEMA

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Rivista trimestrale di informazione medica e cardiologica dell'Associazione Cuore Sano Onlus Roma Ospedale Santo Spirito, Dipartimento di Cardiologia

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ALL’INTERNO:

FARMACI, STENT OBY PASS PERLA CORONAROPATIASTABILE?

SCI DI FONDO,IL PIÙ ADATTOPER I CARDIOPATICI

LA CURA DELL’ANEURISMADELL’AORTA ADDOMINALE

COME SI SCELGONOI NOMI DELLE MEDICINE

GLI ANZIANI E LA SANITÀUNA SFIDA DI SISTEMA

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Gli anziani e la sanità,una sfida al sistemadi Monica Bettoni*

di Roberto Ricci*

Tema attualissimo e gravido di effetti: interviene il direttore generale dell’Iss

Gli ultra 64enni in Italia rappre-sentano circa il 20% della po-polazione. Un trionfo se pen-siamo all’allungamento dellavita nel corso dei decenni, ma

anche una sfida per il Servizio Sanitario Na-zionale che deve adattarsi al nuovo scenariodemografico. L’aumento dei costi d’assi-stenza e l’incremento dei servizi dedicati al-la terza età sono ormai informazioni acqui-site. Proprio per questo motivo sono diven-tate priorità, ma di certo hanno ancora biso-gno di una maggiore organizzazione, capil-lare e sistematica che ci costringe a rivedereanche il nostro sistema di welfare.L’importanza della presenza territoriale.Sicuramente c’è bisogno di una sanità pre-sente in un modo più capillare e di un’assi-stenza fatta più “su misura” e per questo ènecessario che decolli la medicina del terri-torio e che la figura del medico di famigliavenga potenziata e sviluppata nelle suefunzioni declinandola a seconda delle di-verse esigenze. Questo potrebbe risolverenon poche emergenze come, per esempioquelle dovute al congestionamento deipronto soccorso che spesso diventano unimbuto in cui si rovescia di tutto. La medi-cina del territorio è una realtà che attual-mente è presente con diversa forza in di-verse regioni ma le sue potenzialità non so-no state mai del tutto esplorate.

Gli squilibri regionali. Garantire un’equaed omogenea assistenza su tutto il territorioè il traguardo a cui si deve guardare per ri-durre la forbice tra Nord e Sud innanzitut-to, che in Sanità è davvero molto ampia.Le Regioni, le ASL e i Distretti hanno auto-nome responsabilità gestionali e operativeche comportano scelte decisive sull’offertadei servizi e sull’efficienza delle prestazio-ni erogate. Sicuramente ci sono eccellenzema è vero anche che ci sono tra le diverseRegioni spesso anche diversità di condi-zioni in origine. Il federalismo deve essereequo e questa è una delle sfide più impor-tanti a cui ci dobbiamo preparare e che finoad ora è stata invece trascurata.Le priorità sanitarie. Le patologie cardio-vascolari, diabete, Alzheimer e altre pato-logie neurodegenerative, tumori, malattiepolmonari croniche ostruttive e problemimuscoloscheletrici assorbono ormai granparte delle risorse del sistema sanitario na-zionale. La sfida quindi, non può che ri-guardare la prevenzione primaria e la co-struzione della possibilità che si conservi lasalute per il maggior tempo possibile. Conil vantaggio prima di tutto per le persone epoi per l’intero sistema.L’impegno dell’Iss. L’Istituto superiore disanità ha avviato con le Regioni e le ASLuna sorveglianza epidemiologica tra la po-polazione di oltre 64 anni d’età. L’obiettivo

è quello di rilevare sistematicamente laqualità della vita e la salute sulla base dellapercezione dell’anziano. È necessario, in-fatti, monitorare, pianificare e programma-re gli interventi contrastando le disegua-glianze sanitarie del territorio. Nello spiritoe nella missione dell’Iss anche la ricercascientifica più tradizionale, quella condottain laboratorio, ha una sua particolare pecu-liarità e cioè quella di essere una ricerca co-siddetta “translazionale” cioè finalizzataagli studi clinici, alla terapia, pensata in la-boratorio ma per arrivare al letto del pa-ziente. Un lavoro che coniuga grandi pro-getti epidemiologici come il Progetto Cuo-re, per mappare il rischio cardiovascolarenella popolazione italiana e costruire unacarta del rischio dedicata agli operatori, maanche progetti di ricerca che supportano laclinica e la prevenzione secondaria come larecente scoperta del metodo utile per la dia-gnosi precoce del melanoma.Una sfida culturale. Gli anziani sicuramen-te sono “costosi” ma la medicina non nasceper essere un rapporto di bilancio azienda-le. Bisogna agire sulla diminuzione dei co-sti inutili, sulla prevenzione per avere an-ziani il più possibile in salute e canalizzarequesto risparmio per recuperare le energieeconomiche di cui sicuramente necessital’assistenza della terza età.* Direttore generale dell’Ist. sup. di sanità (Iss)

Secondo calcoli statistici (presentati recentemente alla nona edizione de “Il futuro della scienza” promossa dalla Fondazione Ve-ronesi sul tema “Ai segreti della longevità”) l’aspettativa di vita sale costantemente di 2,5 anni per decennio dal 1840. A questoritmo nei paesi occidentali la maggior parte dei bimbi nati nel Duemila festeggeranno i cento anni nel 22mo secolo. “La longevità– ha sottolineato il demografo evoluzionista prof. James W. Vaupel, in una intervista al Sole 24 Ore – è uno dei fenomeni più im-portanti della nostra era che comporta profondi cambiamenti dal punto di vista sociale, culturale e medico-scientifico”. Sonochiare le conseguenze: l’aumento generalizzato delle spese sanitarie per fronteggiare l’aumento degli anziani, l’agggravio del pe-so pensionistico, la necessità di una robusta politica di prevenzione non solo sulle malattie croniche ma sugli stili di vita.

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Il colesterolo non è solo un killerdelle arterie, ma è anche un costi-tuente essenziale delle membranecellulari, a cui conferisce resisten-za e stabilità. Queste ca-

ratteristiche permettono allenostre cellule di raggiungeredimensioni ragguardevoli, diassumere forme complesse emutevoli, di associarsi in tessu-ti. Se il colesterolo non fossecomparso circa due miliardi dianni fa, il mondo sarebbe po-polato solo da cellule batteri-che, costrette a rimanere picco-le ed isolate in gusci rigidi dallafragilità delle loro membrane,prive di colesterolo. Senza co-lesterolo non sarebbero nem-meno comparse molecole bio-logiche specializzate come lavitamina D, gli ormoni steroidi, gli acidibiliari, implicati nel metabolismo mine-rale ed energetico, nelle funzioni ripro-duttive, nella digestione dei grassi.La centrale di produzione e smistamen-to del colesterolo è il fegato, che ricevecol sangue refluo dall’intestino sia il co-lesterolo preformato nel cibo, sia i gras-si con cui produrlo ex novo. Il fegato ri-lascia nel sangue particelle “container”cariche di colesterolo e trigliceridi, leVLDL. Nel tessuto adiposo, i trigliceri-di vengono scaricati ed immagazzinati,ed il “container”, trasformatosi in LDLe carico solo di colesterolo, prosegueoltre, trasportandolo agli altri tessuti. Ilcolesterolo di scarto che i tessuti resti-tuiscono, si lega infine alle lipoproteineHDL e ritorna al fegato, che lo smalti-sce nell’intestino attraverso la bile, in-tatto o trasformato in acidi biliari.

Il colesterolo svolge un ruolo chiavenell’aterosclerosi, responsabile di infar-ti, ictus cerebrali, ischemia degli arti in-feriori, aneurismi aortici. La lesione ti-

pica di questa malattia è l’ateroma oplacca, che contiene colesterolo LDL ecellule infiammatorie, e si forma quan-do è danneggiato l’endotelio, il rivesti-mento interno delle arterie. Le causeprincipali di danno endoteliale sono ilfumo, l’ipertensione, il diabete e livellitroppo alti di colesterolo LDL o troppobassi di HDL. I livelli di colesterolo sialterano per cause genetiche, di solito inconcorso con una dieta troppo ricca deicosiddetti grassi “saturi” e con la seden-tarietà, entrambi assai comuni in Occi-dente.Se il livello di colesterolo LDL scende,il rischio di infarto ed altre manifesta-zioni dell’aterosclerosi cala in propor-zione. Ciò si ottiene abbassando il con-sumo di alimenti ricchi di colesterolo egrassi “saturi”: latte intero, burro, pan-na, formaggi, carni grasse, salumi, mar-

garine, tuorlo d’uovo, dolci. Il consumodi alcuni dei grassi cosiddetti “insatu-ri”, quelli degli oli di semi e del pesceazzurro, è in grado di ridurre la produ-

zione epatica di co-lesterolo. Altri, pre-senti negli oli surri-scaldati (frittura) ein quello di palma(merendine), la sti-molano, e vannoevitati. Noci, noc-ciole, legumi ed ingenere le fibre, con-trastano l’assorbi-mento del coleste-rolo alimentare e neriducono il livellonel circolo. L’atti-vità fisica aumentail livello di HDL,

sottrae colesterolo in eccesso ai tessuti,e protegge dell’aterosclerosi.Se la dieta non basta, si ricorre ai farma-ci: le statine, di prima scelta, che inibi-scono la produzione epatica del coleste-rolo; l’ezetimibe, che ne impediscel’assorbimento intestinale; le resine,che legano gli acidi biliari nel lume in-testinale, favorendone l’eliminazione esottraendo colesterolo al fegato. I livellidi colesterolo da trattare non sono ugua-li per tutti, ma cambiano con le caratte-ristiche del soggetto. Il medico di fami-glia, con semplici indagini ed un’accu-rata storia clinica, delinea il profilo dirischio di ciascuno e valuta se il livellodi colesterolo evidenziato delle analisivada abbassato o meno e con quali mez-zi, farmaci o dieta.

* Dirigente medico Uoc Cardiologia, S. Spirito

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Colesterolo, come contrastarele sue minacce alle arterie

di Edoardo Nevola*

Ma è anche un costituente essenziale delle nostre cellule

Spencer Tracy e Ingrid Bergman in un’inquadratura di“Il dotto jekyll e Mr. Hyde” del 1941, regia di Victor Fleming

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Il continuo sviluppo tecnologico hamesso a disposizione dei cardiolo-gici interventisti delle endoprotesisempre più sicure ed efficaci senzapurtroppo aver risolto i problemi

della trombosi e della restenosi che, comeormai è universalmente risaputo, costitui-scono il loro tallone di Achille. Non vatuttavia sottaciuto che la ricerca indu-striale in questo settore già prima dell’in-troduzione degli stent medicati aveva ten-tato di sviluppare DES con polimeri rias-sorbibili al fine di ovviare alle compli-canze sopramenzionate (trombosi e reste-nosi). Questo traguardo, dopo un lungocammino, è stato finalmente raggiunto ela realizzazione di uno “Scaffold” (in in-glese “impalcatura”) completamente bio-riassorbibile rappresenta in questo sensouna vera rivoluzione nella cardiologia in-terventistica. L’Absorb™BVS ha accu-mulato un discreto numero di evidenzecliniche che hanno fornito risultati positi-vi e molto promettenti. Ma quali sono i vantaggi di questa pro-mettente tecnologia se confrontata con glistent DES tradizionali? Gli stent riassor-bibili o “scaffold” sono, dunque, disposi-tivi costituiti da sostanze biocompatibiliche, contrariamente agli stent di passatagenerazione, nel corso del tempo vengonometabolizzati dall’organismo permetten-do un efficace ripristino della condizionepiù naturale del vaso in cui vengono posi-zionati. Ovviamente il vantaggio derivan-te da questo prodotto dell’evoluzione tec-nologica si traduce, dal punto di vista cli-nico, nell’ avere da una parte, in fase acu-ta, i vantaggi dello stent, ma dall’altra, di

ristabilire, col tempo, la normale anato-mia delle coronarie senza lo svantaggio dimantenere in via definitiva un corpoestraneo all’interno delle arterie con il ri-schio di trombosi tardiva e molto tardiva.Per di più gli stent possono anche com-promettere la possibilità di eseguire unbypass aortocoronarico. Qual è allora il paziente ideale per il trat-tamento con lo Scaffold Absorb™BVS?In primo luogo il fatto che lo Scaffoldevolva verso un completo riassorbimentopreserva la possibilità che sul medesimosegmento di vaso venga effettuato un im-pianto di graft arterioso nel caso di un by-pass aortocoronarico, eventualità che vie-ne esclusa nel caso venga posizionato unostent convenzionale. Questo aspetto hauna particolare valenza per lesioni estesedell’arteria discendente anteriore in pa-zienti giovani o in soggetti a elevato ri-schio di sviluppare malattia multi vasalecon necessità di plurime rivascolarizza-zioni. Per tale motivo questi pazienti sonodei candidatiideali all’impian-to dell’Ab-sorb™BVS. Non-dimeno anche ipazienti anziani,che spesso hannoun rischio di san-guinamento piùelevato ma chenecessitano di an-t icoagulazioneorale e della dop-pia terapia antiag-gregante, possono

essere considerati candidati ideali. Perconcludere, la tecnologia degli Scaffoldcompletamente bioriassorbibili presentaun profilo di efficacia e sicurezza a brevetermine del tutto comparabile con gli stentdi ultima generazione, e un profilo di si-curezza a lungo termine favorevole per-ché caratterizzato da un incidenza dieventi avversi (infarto, ictus, rivascolariz-zazione) esigua a partire da un anno dal-l’impianto. È comunque doveroso sottoli-neare, senza voler raffreddare gli entusia-smi, che i dati a disposizione provengonoesclusivamente da studi clinici non rando-mizzati e che saranno necessari i risultatidi non inferiorità rispetto agli stent perpoter rendere effettivo e diffuso l’utilizzodi questa promettente tecnologia che rap-presenta una valida prova di come la ri-cerca biotecnologica corra lungo binarisempre più a misura d’uomo e sempre piùvicini alle condizioni naturali.

* Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito

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Una rivoluzione nella cardiologia interventistica

Con gli stent riassorbibiliil ripristino della normaleanatomia delle coronariedi Alessandro Danesi*

di Rita Lucia Putini*

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In qualunque altro settore, chiamareun prodotto Xalkori sarebbe statol’errore commerciale del secolo.Ma non nell’industria farmaceutica.“Xalkori non è un nome assurdo”,

spiega R. John Fidelino, il direttore creati-vo di InterbrandHealth che ha contribuitoa inventare la parola. Interbrand è un’a-genzia internazionale di con-sulenza di marketing cheha sfornato alcunedelle parole piùstrane entrate nellessico negli ultimianni. Oltre aXalkori ha inven-tato Zelboraf, Yonde-lis e Horizant. E hacontribuito a creare an-che Prozac e Viagra. Qual è il ragionamento che porta Fidelinoe i colleghi a creare un nome come Xalko-ri? L’obiettivo è duplice. Prima di tutto ilnome deve poter essere registrato comemarchio (ovviamente, è meglio senon ha connotazioni negative innessuna lingua straniera). Poi, ed èl’aspetto più complesso, deve po-ter ottenere l’approvazione dellaFood and drug administration(Fda), l’ente di controllo statuni-tense sui farmaci e gli alimenti, edell’Agenzia europea per i medici-nali. La Fda ha il potere di veto suinomi commerciali di tutti i farmacicon obbligo di ricetta venduti negliStati Uniti. Nel valutare un nome,gli esperti della Fda compiono deitest per capire che probabilità c’èche venga scambiato per un farma-co già esistente, con un nome dalsuono o dalla grafia simili. Ese-guono dei test di scrittura per indi-viduare quelli che, quando vengo-no segnati su un ricettario, rischia-

no di somigliarsi. Inoltre rifiutano qualun-que nome si vanti del potere e dell’effica-cia del farmaco, motivo per cui non se nevedranno mai con nomi tipo Cholesterolbusters (annienta-colesterolo) o Angina-b-gone (angina-vai-via). “Se un nome commerciale è ben trovato,

può dare una bella spinta”, di-ce William Leben, profes-

sore emerito di lingui-stica a Stanford.

“Può stimolare lacuriosità, promet-

tere una cosa atte-sa da tempo, farcicambiare idea su

qualcosa o sempli-cemente farsi nota-

re”. Ma che ci si creda ono, dietro la proliferazione

di nomi commerciali assurdi forse c’è larecessione. In tempi difficili, spiega Fide-lino, diverse case farmaceutiche non ri-corrono ai consulenti ma a generatori di

nomi computerizzati, perché gli basta tro-vare qualcosa che ottenga la rapida appro-vazione della Fda, senza curarsi di quantoappaia o suoni ridicolo il nome.In futuro trovare nomi efficaci ed estetica-mente gradevoli diventerà sempre più im-pegnativo. Siccome la Fda esige che tutti inomi dei farmaci sembrino e suonino uni-ci, ogni volta che sul mercato viene im-messo un nuovo medicinale si riduce ilpatrimonio linguistico disponibile perquello successivo. In un settore così affol-lato, quindi, ricorrere a nomi veloci e faci-li generati dal computer diventa semprepiù allettante.Quello che preoccupa alcuni medici e far-macisti è il fatto che se da un lato i nomidei farmaci diventano sempre più oscuri emeno intuitivi, dall’altro aumentano i me-dicinali che sfuggono ai controlli dellaFda: si pensi a Zantac e Xanax, Paxil ePlavix, Neulasta e Lunesta. Queste trecoppie si trovano su un elenco di farmaciche a detta di medici e farmacisti vengono

scambiati tra loro. L’elenco, com-pilato dall’Institute for safe medi-cation practices, è lungo otto pa-gine. La confusione in questocampo non va sottovalutata. Seun malato di cancro pensa diprendere il Neulasta per rinforza-re il sistema immunitario dopo lachemioterapia, e invece prendeinvolontariamente il sonniferoLunesta, le conseguenze possonoessere gravi.

* Questo articolo, pubblicato in Italia da“Internazionale”, il prestigioso settima-nale che ospita scritti apparsi nei giorna-li di tutto il mondo, è di un giornalistadello “Slate” (Stati Uniti). Siamo grati aldirettore di “Internazionale”, GiovanniDe Mauro, di averci concesso gratuita-mente la liberatoria per ripubblicarlo.

6Come vengono scelti, e perché?

Tutti i nomi delle medicinedi David Schultz*

Tutti vaccinati?È ormai inverno, quindi la stagione delle malat-tie… di stagione: tosse, raffreddore, influenza. C’èun modo semplice e (quasi) risolutivo per ripararsialmeno dalle più serie complicanze: è il vaccino.Bene, da fine ottobre i medici di base hanno il vac-cino, gratuito (ma non così le farmacie), per i loropazienti: trattamento di riguardo – un piccolo pri-vilegio – per gli ultrasessantacinquenni e per i car-diopatici, i più sensibili alle variazioni del clima e ipiù a rischio.Queste settimane sono state e sono le più adatte perrecarsi dal medico e farsi iniettare al braccio il vac-cino antinfluenzale. Un’iniezione rapidissima, unminuto perso in ambulatorio e una stagione guada-gnata in salute. Via, chi ancora non si è vaccinatolo faccia, e subito!

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L’aorta è la principale arteria delnostro sistema circolatorio: de-corre dal cuore attraverso il tora-ce fino a raggiungere l’addomedove dà origine alle arterie ilia-

che che convogliano il sangue alle arteriedegli arti inferiori. L’aorta addominale per-tanto è il tratto a partenza dal diaframma fi-no alla biforcazione delle arterie iliache.L’AAA è una dilatazione dell’aorta sotto-diaframmatica. In questo tratto il diametrodell’aorta normalmente è di circa 1,5-2 cm;una dilatazione tra 2 e 3 cm viene definitaectasia, mentre si parla di aneurisma quan-do è superiore ai 3 cm. Nel punto in cuil’aorta risulta dilatata, la parete può inde-bolirsi e, sotto la spinta della pressione san-guigna, può andare incontro a rottura, pro-vocando una sintomatologia drammaticacon grave emorragia interna spesso a ri-schio di vita. La causa della formazionedell’AAA è generalmente dovuta alla ate-rosclerosi del vaso (formazione di placcheaterosclerotiche che indeboliscono lastruttura) e quindi collegata ai classici fat-tori di rischio (ipertensione, ipercolestero-lemia, diabete, fumo, obesità, ereditarietà,ecc). Nella maggior parte dei casi l’AAAnon produce sintomi di rilievo, a parte talo-ra una sensazione di pulsazione addomina-le, e spesso è diagnosticato occasionalmen-te durante gli esami di routine come nelcorso di una ecografia addominale effet-tuata per motivi diversi. Nel caso di riscon-tro ecografico o nel sospetto di AAA, ladiagnosi va confermata attraverso una riso-nanza magnetica nucleare o una TAC, esa-

mi che, attraversola ricostruzionetridimensionaledelle immagini,possono definirele caratteristichedell’AAA (forma,estensione e so-prattutto localiz-zazione). L’obiet-tivo principale deltrattamento del-l’AAA è quello dievitare la rottura.In base alle carat-teristiche del-l’AAA è possibile decidere se effettuare unintervento riparativo o scegliere una strate-gia conservativa: è pertanto fondamentalericonoscere le situazioni a rischio. Quandol’AAA è di piccole dimensioni è possibileavviare un accurato monitoraggio con laripetizione periodica di una ecografia inmodo da rilevare prontamente eventualicambiamenti della struttura e correggere ifattori aggravanti (in particolare è fonda-mentale un ottimale controllo della pres-sione). Nei casi a rischio la soluzione è rap-presentata dalla riparazione chirurgica tra-dizionale o in alternativa da un interventodi riparazione mini-invasiva cioè l’impian-to di una protesi endovascolare (EVAR).Nel primo caso l’area aneurismatica vieneseparata chirurgicamente, rimossa e sosti-tuita con una protesi tubulare sintetica inanestesia generale. L’alternativa è costitui-ta dalla EVAR che utilizza una endoprotesi

che viene inserita attraverso un’arteria in-guinale e posizionata all’interno del-l’AAA, isolando pertanto la parte dilatatadal flusso sanguigno. Quando è possibileeffettuare una EVAR i benefici sono evi-denti: procedura più veloce, minore traumachirurgico, recupero più rapido. Peraltronell’indicare una EVAR bisogna prenderein considerazione una serie di variabili co-me soprattutto la localizzazione e lo statoanatomico della dilatazione. L’AAA è per-tanto una patologia a decorso asintomaticocon epilogo talora drammatico, ma che puòessere diagnosticata precocemente me-diante una semplice ecografia addominaleche si raccomanda di effettuare almeno unavolta a tutte le persone che sono affette dapatologie cardiovascolari o che abbiamodue o più fattori di rischio noti.

* Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

Come si cura, come si interviene

Cosa è l’aneurismadell’aorta addominaledi Alessandro Totteri*

Si ringrazia la Abbott Vascular Knoll-Ravizzaper il sostegno economico per la pubblicazione di questo giornale

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Traggo da un dibattito al Con-gresso europeo di Cardiologia(Amsterdam agosto 2013) alcu-ne novità sulle alternative di cu-ra della malattia coronaria sta-

bile. Sotto questo termine sono compresinumerosi gruppi di pazienti tra cui:1 pazienti con un precedente evento coro-

narico (infarto, sindrome coronaricaacuta, intervento di bypass, angioplasti-ca coronarica) ora clinicamente stabili,che sono sottoposti a controlli cliniciperiodici di follow-up;

2 pazienti con sintomi di angina stabile dasforzo dovuto a malattia coronarica no-ta (dolore anginoso che insorge tipica-mente dopo sforzo di medio-severa en-tità, che regredisce rapidamente con ilriposo e/o assunzione di nitrati sub lin-guali e che si ripresenta piuttosto rego-larmente ogni volta che il paziente in-traprende questo tipo di sforzi)

3 pazienti che riferiscono per la primavolta dolore tipicamente anginoso, incui si può esprimere un giudizio di sta-bilità clinica (vedi sopra caratteristichedolore angina stabile da sforzo) inquanto la sintomatologia è presente daalcuni mesi;In generale i due terzi dei pazienti con

malattia coronarica cronica stabile sonoasintomatici, mentre il restante terzopresenta angina da sforzo o ischemiamiocardica inducibile ai test da stresscardiovascolare (es. l’elettrocardio-gramma da sforzo, la scintigrafia mio-cardica perfusionale o l’ecocardio-gramma da stress fisico o farmacologi-co). Questi pazienti hanno, globalmen-te, una prognosi favorevole con unamortalità/anno simile a quella dei pa-zienti asintomatici o senza eventi coro-narici precedenti che presentano solofattori di rischio cardiovascolare(fumo,ipertensione diabete o ipercolesterole-mia). Uno degli aspetti più controversiè stato sempre quello del miglior tratta-mento terapeutico e in particolare se laterapia di rivascolarizzazione con by-pass o con angioplastica + stent fossemigliore della sola terapia medica. Far-maci o rivascolarizzazione? E poi nelcaso della rivascolarizzazione comeeseguirla, chirurgicamente o tramite an-gioplastica? (bypass o stent)?

Di seguito riporto le più recenti racco-mandazioni sul trattamento della malattiacoronarica cronica stabile discusse nelcorso del Congresso di Amsterdam, con-siderando che la finalità del trattamento èil miglioramento dei sintomi-angina (qua-lità della vita) e il prolungamento dellasopravvivenza (quantità di vita). 1 Miglioramento dei sintomi–angina

(qualità della vita). Numerosi studi han-no dimostrato una maggiore efficaciadella rivascolarizzazione, soprattuttocon bypass, rispetto alla terapia farma-cologica, ma tale beneficio diminuiscecon il passare del tempo dopo l’inter-vento e in generale i farmaci sono moltoefficaci nel ridurre i sintomi. Per questo

viene raccomandato di iniziare primaun trattamento farmacologico con nitra-ti a breve durata di azione, betabloccan-ti o calcioantagonisti in prima linea, aiquali si possono aggiungere, se persi-stono i sintomi, i farmaci di seconda li-nea come i nitrati a lunga durata di azio-ne, l’ivabradina o la ranolaziona. Solose, nonostante l’associazione di farmacidi prima linea e di seconda linea, il sin-tomo angina è ancora presente e com-promette una buona qualità della vita, èindicato il ricorso alla valutazione coro-narografica delle severità delle lesioniostruttive coronariche (placche di ate-rosclerosi) per effettuare se fattibile unaprocedura di rivascolarizzazione constent o bypass.

2 Miglioramento della sopravvivenza(quantità di vita). Gli studi scientifici si-nora condotti hanno dimostrato che,nella maggioranza delle situazioni, lasola terapia farmacologica ottimale conaspirina, statina e ace-inibitori, associa-ta ad un attento controllo dei fattori dirischio (ipertensione, diabete, coleste-rolo, fumo, sedentarietà e peso) è ugual-mente efficace nel ridurre la mortalitàrispetto alla terapia farmacologica otti-male associata all’intervento di rivasco-

8Le alternative di cura discusse ad Amsterdam

Malattia coronarica stabile:farmaci, stent o by-pass?

di Roberto Ricci*

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Rilevare la “customer satisfac-tion” consente di uscire dallapropria autoreferenzialità e dievidenziare le aree critiche sucui intervenire per adottare

correttivi di miglioramento. Al fine di co-noscere l’opinione dell’utenza sulla qua-lità dei servizi offerti dagli Ambulatoricardiologici, nei mesi di maggio e ottobredi quest’anno è stato distribuito agli uten-ti un questionario sulla qualità percepita.Il questionario, da compilare in formaanonima, è stato strutturato in sette do-mande a risposta chiusa, con possibilitàdi giudizio in scala crescente, da “pessi-mo” a “ottimo”, al fine di sondare il gra-do di soddisfazione dei pazienti che siservono degli Ambulatori. Le domandeproposte riguardavano le fasi della pre-notazione e della accettazione, gli aspetti

di comfort e pulizia degli ambienti, l’ero-gazione delle prestazioni, il tempo di at-tesa, gli aspetti relazionali e di comunica-zione con il personale, lasciando spazio aconsiderazioni e suggerimenti. L’analisidei dati relativi al mese di maggio è statacompletata; i risultati del mese di ottobresono in corso di valutazione. Dall’indagi-ne, effettuata su 436 questionari compila-ti, emerge che il profilo del paziente chericorre agli Ambulatori cardio del S. Spi-rito è prevalentemente maschio, di etàmedia pari a 68 anni. La maggioranza de-gli utenti intervistati ha espresso un giu-dizio estremamente positivo in merito al-l’attenzione ricevuta dal personale medi-co, infermieristico e tecnico; in particola-re riguardo alle informazioni relative alleprestazioni, alle cure ricevute e all’assi-stenza dedicata (media 6.4-7). È stata

giudicata molto positivamente anchel’attenzione prestata per il rispetto dellariservatezza personale (media 6.5-7). So-no stati espressi giudizi sempre positivi,anche se con valutazioni percentuali mi-nori, sulle condizioni di comfort degliambienti, in particolare della sala d’atte-sa (media 6.1-7), sul servizio di prenota-zione, spesso esterno alla Cardiologia, edi accettazione (media 5.5-7), sul rispettodegli orari previsti (5.5-7). Va precisatoche per lo stesso paziente spesso sonopreviste prestazioni multiple nella stessagiornata, il che contribuisce spesso alladeterminazione dei ritardi. In generale, ilgiudizio complessivo sul livello di soddi-sfazione dell’utenza è stato estremamen-te positivo, pari a 6.3-7.

*Resp. UOS Ambulatori Cardiologici, S. Spirito

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larizzazione con stent o bypass. Solo inalcune situazioni cliniche a maggior ri-schio di eventi avversi, l’aggiunta di ri-vascolarizzazione può migliorare la so-pravvivenza. È allora importante per ilcardiologo individuare i pazienti a piùalto rischio di eventi che potrebbe bene-ficiare del bypass o dello/degli stent. Visono infatti delle caratteristiche clini-che e dei dati degli esami strumentalicorrelati ad un maggior rischio: la in-sorgenza di angina per sforzi lievi no-nostante la terapia farmacologica otti-male, un ridotta funzione contrattile delcuore all’esame ecocardiografico, lapresenza di una area di estesa ischemiamiocardica ai test provocativi (ecg sfor-zo, scintigrafia perfusionale, ecostress)e della presenza di una malattia corona-rica importante con interessamento del

tronco comune o dei tre vasi coronaricio del tratto prossimale della discenden-te anteriore.

La decisione se trattare un paziente solocon terapia medica (farmaci + controllofattori di rischio) o con l’aggiunta anchedi bypass/stent, è pertanto una decisionecomplessa, che deve tenere conto di di-verse condizioni cliniche e dati strumen-tali, del rischio connesso all’intervento dibypass o di angioplastica, del rischio con-nesso alle coesistenza di altre patologie(respiratorie, renali ecc) e della volontà

del paziente stesso. Complessa è anche ladecisione su quale tipo di intervento di ri-vascolarizzazione sia più indicato (by-pass o stent?).In linea generale i pazienti con una mag-giore complessità ed estensione delle le-sioni ostruttive coronariche e i pazienticon diabete mellito beneficiano maggior-mente del by-pass. Proprio per la com-plessità di questa scelta è fortemente rac-comandato che il singolo caso clinicovenga discusso di volta in volta da una ap-posita équipe chiamata Heart Team, costi-tuita dal cardiologo clinico, dal cardiolo-go interventista, dal cardiochirurgo e dalpaziente stesso in modo che la decisioneterapeutica finale sia ben ponderata e con-divisa.

* Direttore Uoc di Cardiologia, S. Spirito

S.Spirito: le risposte anonime a più di 400 questionari

Indagine sulla qualitàdegli Ambulatori cardiodi Marco Renzi*

Page 9: Cuore Amico 2013 n.4

Una terapia intensiva può con-siderarsi aperta quando è ingrado di favorire lo sviluppodi una adeguata relazione tracuranti, volendo includere in

questa categoria anche i parenti dei pa-zienti. Comunicare bene non significaimpiegare più tempo nella comunica-zione ma soltanto impiegarlo meglio.Non abbiamo la presunzione di sostene-re un intervento psicoterapeutico negliambienti intensivi, sarebbe fuori luogo;ma vorremmo fornire alcune informa-zioni per un più corretto approccio co-municativo tra curanti. La “prognosi riservata” per sua naturaavara di previsioni, si inserisce trauma-

ticamente nella vita reale e mentale deifamiliari. La comunicazione in questicasi rappresenta per l’operatore sanita-rio, uno dei compiti più delicati e diffici-li. Per ridurre al minimo il rischio di pre-scrizioni inascoltate, di indicazioni di-sattese, di piccoli ma inesorabili cedi-menti di una linea di alleanza terapeuti-ca, è necessario conoscere il decorso ti-

pico degli stati emotivi di un parente.Alla prima fase di shock subentra unaseconda fase di incredulità e negazione,tentativo di sfuggire ad una realtà inac-cettabile: spesso si invoca l’errore dia-gnostico; a volte, nei casi più gravi, sigenerano speranze inespresse, inconsce,inconfessabili, che il paziente muoia(“smetta di soffrire”), nasce la fantasiadi abbandonarlo perché non è uguale aprima. Quindi l’impotenza, la tristezza epoi la rabbia verso il paziente, verso imedici o verso sé stessi. Si è alla ricercadi un colpevole su cui sfogare la propriaaggressività. Il raggiungimento dell’ultima fase,quella dell’accettazione, che presuppo-

ne una elaborazione, può richiedere an-che molto tempo. In questa fase i parentinon parlano del loro caro focalizzandosisulla integrità perduta, ma lo descrivonoda un nuovo vertice osservativo, chenon è più la patologia ma il suo esito. Leangosce più destruenti sono passate, siapprezzano gli aspetti positivi ed iniziaun periodo propositivo e costruttivo nel-

la gestione dei problemi reali. Una ade-guata informazione ai parenti su ciò cheil paziente si trova a dover affrontarepsichicamente durante la permanenza inreparto, pone, d’altro canto, i presuppo-sti per una più efficace presa in caricodel paziente da parte della famiglia, de-terminandone un più celere recupero.Poiché per effetto della sedazione i li-velli motivazionali superiori sono tem-poraneamente sospesi, l’organismo, purprotetto dalla morte ma relegato nellasua base istintuale, percepisce le mano-vre “salvavita” come minacciose, ribel-landosi violentemente e mettendo a re-pentaglio la sua stessa sopravvivenzaquando riaffiora la coscienza. Vedere un proprio caro in preda alla rab-bia, alla disperazione, allo smarrimentototale in un contesto di dolore non puònon provocare emozioni laceranti comesgomento, imbarazzo, impotenza. La ri-salita dai piani profondi della sedazione,in cui l’individuo è vicino alla sua sferaistintuale, è un processo che deve essereaiutato e non represso farmacologica-mente né incongruamente accelerato,per poter garantire una efficace riabili-tazione. Oltre al trattamento delle pato-logie di base, alla stabilizzazione dei pa-rametri vitali e ad una adeguata sedazio-ne, nelle terapie intensive dell’OspedaleS.Spirito si presta una particolare atten-zione alla riabilitazione cognitiva pre-coce basata sulla presenza e sull’inco-raggiamento dei familiari. Non esistonostrategie relazionali standardizzabili ri-gidamente, ma organizzazioni di signi-ficato proprie di una T.I. e dell’ambientefamiliare da esplorare quotidianamente.

* Uoc-Rianimazione, S. Spirito

10Lo sviluppo di un’adeguata relazione tra medici, parenti e loro parenti

Problemi, reazioni e speranzedella terapia intensiva “aperta”

di Massimo De Bellis*

Page 10: Cuore Amico 2013 n.4

Ha fatto un’ora e mezza di as-sistenza volontaria (dopoaver fatto il corso Arvas) neireparti di Cardiologia del S.Spirito; poi, tolto il camice

bianco d’ordinanza, è scesa in palestra,si è messa in tuta, e ha fatto la tradizio-nale ora di riabilitazione cardiologicatra i suoi colleghi-pazienti. È la sceltaesemplare – “macché, semplice gesto digratitudine” – di Maria Rita Colavecchi,68 anni, due figlie, dirigente scolasticasino a quando le forze, quelle di un cuo-re malandato, glielo hanno consentito.

Com’è andata con il cuore, e quando?“Il primo allarme è stato, nel 2008, unapericardite virale: intervento. Poi scom-penso, quindi sostituzione della valvolamitralica…Basta o devo andare avanti?Insomma, un paio d’anni dopo sono en-trata in palestra.”

E l’idea del volontariato quando e co-me è nata in te?

“Esattamente un anno fa. Non per ‘im-piegare il tempo’, ma per una scelta pre-cisa: c’è tanto bisogno di volontariato,anche qui in Cardiologia del Santo Spi-rito dove tutto funziona bene ma unamano d’aiuto è gradita, soprattutto aipazienti. E poi, per dirla tutta, sentomolta gratitudine per come sono statacurata in questo ospedale pubblico, ditutti noi.”

Dal volontariato alla palestra e vice-versa. Non lasci nell’uno nell’altra, eh?“Perché dovrei? Con l’uno ringrazio, econ l’altra continuo a curarmi, o almenoa mantenermi in relativa forma, perquanto la distanza da casa sia un handi-cap. E poi c’è un altro segreto che in ef-fetti segreto non è, per noi della pale-stra: la socializzazione, cioè il vivereinsieme la nostra condizione e condivi-derla. Senza contare la assoluta convin-zione, di tutti noi, che l’aiuto, la pazien-za e la disponibilità delle nostre fisiote-rapiste sia essenziale per esercizi cor-retti, per la continuità di una riabilita-zione che se le condizioni lo consentis-sero farei…a vita. È tutto, e credo chebasti. Grazie della curiosità e dell’atten-zione. Ma, mi dica: come ha saputo del-la mia doppia attività?”

Per mestiere il giornalista viene a sape-re molte cose, spesso troppe, ma le fontid’informazione sono un segreto profes-sionale…

Esemplare scelta di una paziente del Santo Spirito

Cardiopatica in palestra,Volontaria in Cardiologia

BBUUOONN NNAATTAALLEE EE OOTTTTIIMMOO 22001144L’anno nuovo porti tanti iscritti all’Associazione Cuore Sano!

L’Associazione Cuore Sano e la direzione di “Cuore Amico” rivolgono i più amichevoli auguri di buon Natale e di un annosereno ai nostri lettori, ai soci, ai pazienti che “scoprono” questo periodico nella palestra della riabilitazione cardiologica onel reparto di Cardiologia del S. Spirito. Ma l’Associazione e la redazione rivolgono anche un altro augurio che è anche unaforte, convinta speranza: che quanti, tra i nostri lettori e tra i pazienti, non si sono ancora iscritti all’Acs, lo facciano e, se giàsoci, rinnovino l’adesione per il 2013. Questo gesto servirà non solo al sostegno anche finanziario dell’Associazione, ma an-che e soprattutto per partecipare più attivamente alle molteplici attività sociali da essa promosse: la Montagnaterapia, laNordic Walking, le visite culturali (l’ultima nei giorni scorsi alla Villa Farnesina e agli affreschi di Raffaello), i concerti, ecc.(ricordiamo che da anni ormai l’iscrizione all’Associazione è condizione per prendere parte alle iniziative dell’Acs). Di più:i soci ricevono a domicilio, e gratuitamente, questo periodico che vive anch’esso solo dei contributi associativi e di modesteinserzioni pubblicitarie (modeste per non togliere spazio alle notizie).Per sostenere l’Associazione è sufficiente versare annualmente un modesto contributo: un importo non inferiore a 20 euro(assai gradito un versamento maggiore) attraverso il c/c postale n. 83738005; o con bonifico bancario a favore di Unicredit-Banca di Roma, Roma 173, Ospedale Borgo S:Spirito 3, 00193 Roma, codice Iban IT28M0300205135000400005512; op-pure recandosi presso la segreteria di Cuore Sano, Ospedale S. Spirito, reparto cardiologia, terzo piano.

AI LETTORI E AMICI, ASSOCIATI E PAZIENTI, ANCORA AUGURI!

La signora Maria Rita Colavecchi

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Lo sci, nelle sue tre classicheespressioni (fondo, discesa, sci-alpinismo) è un’attività sportivadi tipo prevalentemente aerobi-co; tra le tre, quella che meglio

soddisfa le esigenze di pazienti cardio-patici, è sicuramente il fondo. Lo sci difondo, detto anche sci nordico, è un’atti-vità sportiva di resistenza, di “enduran-ce”, in cui vengono impegnati quasi tut-ti i gruppi muscolari del corpo e al tem-po stesso è uno sport molto tecnico, incui l’abilità del gesto può fare la diffe-renza in termini di energia consumata,fatica provata, soddisfazione percepita,rischio di cadute, ecc. È caratterizzata damovimenti ciclici molto armonici che,

nella tecnica del passo spinta, sembranoquasi una danza. È adatta per tutte le etàe l’intensità dell’esercizio può esseremodulata a piacere.Come tutte le attività motorie aerobiche,se viene praticata con allenamento econtinuità, induce nell’organismo delcardiopatico numerosi effetti benefici:incremento della forza e della massa mu-

scolare, miglioramento della mobilitàarticolare, miglioramento della capacitàpolmonare e della ossigenazione delsangue, miglioramento della performan-ce cardiaca con possibilità di compierelo stesso carico di lavoro con un ridottoconsumo di ossigeno da parte del cuore.Tutto questo si trasforma non solo in unamigliore capacità fisica, ma anche in unareale cura/prevenzione dell’obesità, deldiabete, dell’ipertensione arteriosa, non-ché dell’osteoporosi e dell’artrosi. Spes-so si può anche ottenere una riduzionenell’assunzione di farmaci. Lo sci difondo inoltre può anche avere un effettotranquillante, favorendo un migliore ri-lassamento e contribuire così a ridurre

un eventuale stato ansioso e/o depressi-vo, frequente nel cardiopatico. A causa dell’ambiente nel quale si prati-ca e della specificità del gesto tecnico,bisogna praticare lo sci di fondo con unaserie di accortezze. Attenzione per primacosa alla quota! Per i cardiopatici è co-munque sconsigliato recarsi oltre i 3.000metri e per alcuni tipi di cardiopatia sono

sconsigliate anche quote più basse. Poi,evitare il freddo intenso in quanto provo-ca una reazione adrenergica che potrebbescatenare crisi anginose. Quindi sceglie-re le giornate meno fredde e curare moltol’abbigliamento compresi guanti e calza-ture e non effettuare esercizio subito do-po i pasti. Anche la disidratazione è ne-mica del cardiopatico: l’ esposizione allaquota in sé (a causa della ridotta umiditàdell’aria e all’incremento dei processicatabolici), l’esercizio fisico, nonché l’u-so di diuretici, possono contribuire alladisidratazione, pertanto è consigliabilereintegrare costantemente le perdite diacqua e sali minerali. Bisogna considerare che lo sci di fondo,anche se praticato a livello amatoriale enon competitivo, anche se effettuato len-tamente e in pianura, comporta delle abi-lità tecniche che bisogna acquisire, ondeevitare rovinose cadute. Per chi si avvi-cina per la prima volta a tale disciplina èconsigliabile affidarsi ad un bravo istrut-tore. È importante effettuare una visitacardiologica preliminare e il giudiziocardiologico non può prescindere dallavalutazione generale delle condizionidel soggetto, dal tipo di cardiopatia, dal-la severità della stessa, dalla stabilità oinstabilità della malattia. Ad esempio al-cuni pazienti con ipertensione polmona-re e/o con scompenso cardiaco è beneche non vadano oltre i 1500 metri, men-tre altri pazienti con cardiopatia ische-mica, asintomatici, con test provocativinegativi o positivi ad alta soglia, in as-senza di aritmie, scompenso, patologiepolmonari, possono recarsi anche oltre i2500 metri. Lo sci di fondo, pertanto,non è un’attività preclusa ai cardiopatici,anzi consigliata se praticata senza mirecompetitive e con le dovute precauzioni.

* Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

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Tempo di sci... al ritmo del cuoredi Francesca Lumia*

Il “fondo” soddisfa meglio le esigenze dei pazienti cardiopatici

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Partiamo da un minuscolo datorelativo all’impatto dell’evo-luzione sulla salute umana.Uno studio condotto l’annoscorso da ricercatori dell’Uni-

versità del Nuovo Messico (Usa) nel-l’Amazzonia boliviana tra i cacciatori, iraccoglitori e i coltivatori della tribùTsimani hanno confermato che questepopolazioni non si ammalano di malat-tie cardiovascolari nonostante conviva-no con uno stato di infiammazione cro-nica provocata da infezioni batteriche eparassitarie. Eppure l’infiammazionecronica è considerata da taluni come un

potente fattore di rischio-cuore. Com’èallora che, come altrove in quasi tutte lezone del mondo meno sviluppate, simuore assai meno di mali cardiovasco-lari? È comune opinione che giochinoun ruolo gli stili di vita: alimentazionepiù naturale, più moto, meno stress…La riprova? Sta nelle più recenti statisti-che diffuse dall’Organizzazione mon-diale della sanità. Primo punto fermo:chi vive nei paesi ad alto reddito ha li-velli di colesterolo più elevati (spessoassai più elevati) di chi vive in paesi abasso reddito: si passa dal 25-27% dipopolazione a reddito basso, al 31-36 areddito medio-basso, al 45-48 a redditomedio-alto, al 56-58 a reddito alto. Una

progressione impressionante dovuta al-l’inverso (rispetto alle tribù amazzoni-che) delle cause del relativo benesseredi chi non è sovrappeso, di chi fa vita elavoro sedentari, di chi mangia male edeccessivamente, di chi fuma.D’altra parte (altro dato elaborato dal-l’Oms) negli ultimi dieci anni le princi-pali cause di morte nel mondo sono ri-maste invariate. Sono, appunto, le ma-lattie ischemiche del cuore (infarto 7milioni di morti nel 2011), l’ictus (6,2),e poi le infezioni polmonari (3,2), labronco pneumopatia cronica ostruttiva(3), diarrea (1,9), Aids e tumori ai pol-moni (1,5 a testa), diabete (1,4), inci-denti stradali (1,3) prematurità (1,2). Latubercolosi – checché abbia gridato direcente qualche titolo di giornale – nonè più tra le prime dieci, ma rimane tra leprime quindici. E qui torniamo alla fon-damentale distinzione tra ricchi e pove-ri. Proprio le malattie non trasmissibili(come quelle cardiovascolari e respira-torie, il tumore e il diabete) sono re-sponsabili del 66% delle morti. Ma at-tenzione: la percentuale sale all’87%nei paesi ad alto reddito, scende al 56 inquelli a basso e medio reddito, cala an-cora (al 36%) nei paesi a basso o infimoreddito in cui, su tutte le altre malattie,prevalgono infezioni polmonari, Aids,diarrea, malaria, ecc.

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Più morti per infarto e ictusnei paesi a più alto redditodi Alessandro Carunchio*

di Flavia Belloni*

Le ricerche su una tribù dell’Amazzonia e i più recenti dati globali dell’Oms

Ictus ed infartole principali cause

di decesso neipaesi ad alto reddito

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PENNETTE AL SALMONE “ZENZEROSO”320 gr di pennette 300 gr di salmone fresco1/2 cipolla1 spicchio d’aglio1 peperoncino 1 cucchiaino di zenzero in polvere1 ciuffetto di prezzemolo fresco1/2 bicchiere di vino bianco2 cucchiai di olio extravergine di olivaPreparate un battuto con la cipolla, l’a-glio, il peperoncino e il prezzemolo.Scaldate l’olio e appassitevi il trito,unite il salmone, irrorate con il vinobianco.Aggiungete lo zenzero, regolate di sale,cuocete le pennette in acqua bollentesalata, scolatele e conditele col sugo.

BROCCOLI SICILIANI “ACCIUGATI”1,500 kg di broccoli siciliani Pasta d’acciughe 3 spicchi d’aglio1 peperoncino2 cucchiai d’olio extravergine d’olivaDopo aver pulito i broccoli, lessateli inacqua bollente, scolateli e schiacciatelicon una forchetta in modo da ridurli inpoltiglia. Scaldate l’olio con l’aglio, ilpeperoncino e la pasta d’acciughe e la-

sciate insaporire i broccoli a fuoco mo-derato.

TROTA “INCARTOCCIATA”4 trote di circa 200 gr l’una1 scalogno4 rametti di finocchio selvatico1 limone (facoltativo)1 cucchiaio di vermuth secco2 cucchiai di olio extravergine di olivasalepepeEviscerate, lavate e asciugate le trote.Salatele e pepatele internamente e met-tete nel pesce un rametto di finocchio.Preparate dei fogli di alluminio di circa30 cm di lato. Adagiate il pesce su cia-scun foglio, cospargendolo con lo sca-logno tritato e bagnandolo con vermuthe olio extravergine di oliva.Chiudete formando un cartoccio. Di-sponeteli in una pirofila e cuocete peruna decina di minuti in forno ben caldo.Guarnite con fette di limone a cotturaultimata.

(Dobbiamo alla cortesia dell’Associa-zione Onlus CardioSalus queste ricettecurate dalla dietista dott.ssa France-sca Belli che ringraziamo.)

14Tre ricette per quattro persone

Che cosa si mangia oggi?Ecco qualche ghiotta idea

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22% rispetto a chi non dormiva abba-stanza, oltre ad un -43% della probabi-lità di eventi fatali. La combinazione disana alimentazione, esercizio fisico, nofumo e moderazione dell’alcol abbassail pericolo di malattia del 57% e di infar-ti e ictus mortali del 67%. Aggiungia-moci il buon sonno e il rischio cala an-cora: rispettivamente del 65 e dell’83%.

PRIMATO-FARMACI? PER IL CUORE – Laspesa farmaceutica italiana ha raggiuntol’anno scorso i 25,5 miliardi di euro: il76% è rimborsato dal Servizio sanitarionazionale. In cima alla classifica dellevendite ci sono i farmaci cardiovascolari,

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano • Anno XVIII - n.4 - ottobre/dicembre 2013 • Reg. Trib. di Ro-ma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Ales-sandro Carunchio, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, MarcoRenzi • Redazione Lungotevere in Sassia n.3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-reparto tera-pia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia,Associazione Cuore Sano e redazione Cuore Amico tel. 06.68352323. • E-mail: [email protected] • www.cuore-sa-no.it • Stampa Tipolitografia Visconti - Terni

IL CORO ANTI-PRESSIONE – Cantare in co-ro fa bene al cuore perché sincronizza ibattiti cardiaci: la loro bassa variabilitàè correlata a problemi come la pressio-ne. Esperimento condotto dal neurologoBjorn Vickhoff (Università svedese diGoteborg) su quindici soggetti che, sot-to elettrocardiogramma, sono stati invi-tati a prodursi in diversi tipi di canto.Vickhoff ha riscontrato inoltre, in tutti icoristi, un rallentamento del ritmo re-spiratorio, e questo influenza in modonaturale l’attività del cuore secondo unfenomeno noto come aritmia sinusale.Certo, non basta un campione così ri-dotto per trarne una regola scientifica,eppure è un elemento di studio di un fe-

nomeno (il canto) già al centro di studi.

LA SCELTA DELLO YOGURT – Yogurt la mat-tina o a mezza giornata? Benissimo, maattenzione alla scelta. Quello di latte in-tero fornisce 66 calorie e 3,9 gr di grassix 100 grammi mentre quello scremato(sulla confezione segnato come 0,1%)ne fornisce la metà: 36 kcal be 0,9 digrassi. Se poi vogliamoessere dei buon-gustai, ecco lo yo-gurt grecoma…fanno 96 ca-lorie e 5 di grassi.Il più energetico?Yogurt intero con

scaglie di cioccolato e zucchero: 126kcal e 5 di grassi. Regolatevi.

215 FARMACI BIO-CARDIO– Le biotecnolo-gie applicate anche per le malattie car-diovascolari. Negli Stati Uniti le casebiofarmaceutiche stanno sviluppando esperimentando una enormità di nuovifarmaci (addirittura 215) per combat-tere insufficienza cardiaca, ischemia,

ictus, ecc. Questi medicinali – per i qua-li non c’è ancora, se mai ci sarà, l’auto-rizzazione delle severissime autorità sa-nitarie americane – si basano sulla tera-pia genica e su prodotti geneticamentemodificati per sciogliere i coaguli(trombi) di sangue.

sia in termini di spesa farmaceutica tota-le, pubblica e privata, e sia in termini diconsumo. Seguono le medicine per l’ap-parato gastrointestinale e il metabolismo,del sistema nervoso centrale e dell’appa-rato respiratorio. Oltre il 90% degli ultrasettantacinquenni ha chiesto almeno unaprescrizione nell’anno. Gli over 74 pre-sentano consumi e spesa rispettivamente22 e 8 volte superiori a quelli di un pa-ziente tra i 25 e i 34 anni. Tra i punti debo-li del sistema c’è il consumo di antibioti-ci: impiego inappropriato in più del 20%dei casi. A consumare più farmaci è la Si-cilia, segue il Lazio. In coda la provinciaautonoma di Bolzano.

PILLOLE DI SALUTE…

DORMIRE BENE FA BENE – Per mantenere ilcuore in forma ci vuole anche un buonsonno: è il quinto suggerimento oltre aigià noti (e che ne potenzia gli effetti):dieta sana, esercizio fisico costante, li-mitazione dell’alcol, niente fumo. Ri-sultato di uno studio olandese apparsosul Giornale europeo della prevenzionecardiovascolare che ha coinvolto pocomeno di 15mila persone, uomini e don-ne, senza malattie cardiovascolari almomento dell’avvio del monitoraggio,e seguiti per ben dodici anni. Quanti traloro dormivano bene (e seguivano le al-tre quattro regole) hanno mostrato un ri-schio di malattie-cardio inferiore del

…E SALUTE IN PILLOLE

Donazioni: Associazione Cuore SanoUnicredit Banca di Roma - Roma 173 - Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma

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