«Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

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Antifurto - Antincendio TVCC - Videocontrollo Cotrollo Accessi Cablaggio Strutturato Impianti telefonici Automazioni FAAC Portoni Sezionali Preventivi e sopralluoghi gratuiti Assistenza tecnica 24 ore su 24 0721 - 851005 Fano SETTIMANALE D’INFORMAZIONE DIOCESI DI: PESARO • FANO • URBINO FONDATO NEL 1903 5 MAGGIO 2013 ANNO 110 • N. 18 Spedizione in abb. post. D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27.02.2004 N. 46) Art. 1, Comma 1, DCB Pesaro facebook.com/ilnuovoamico € 1,00 amico il nuovo www.ilnuovoamico.it COPIA OMAGGIO EDITORIALE IFI S.p.A. - Sede e Showroom Strada Selva Grossa 28/30 - Zona Case Bruciate - 61010 Tavullia (PU) - Italy - Tel. +39 0721 20021 - Fax +39 0721 201773 - www.ifi.it - info@ifi.it il tuo talento, il tuo futuro, il tuo primo bar. il bar diventa accessibile. start up è un servizio bar essenziale e basilare, che permette a chiunque di creare il proprio locale. Un’opportunità per i giovani e per chi sceglie di investire su sé stesso e sulla propria voglia di futuro. 5.959 + iva Prezzo al pubblico start up basic da 3 mt. Tale prezzo include, per il mercato italiano, il trasporto e la consegna in loco. Inclusi 3 anni di garanzia Moda Luciana NUOVI ARRIVI PREZZI SPECIALI Pesaro - via delle Betulle n. 4 (zona Torraccia) - Tel. 0721/22611 F inalmente l’Italia ha un governo. Un esecutivo dotato sulla carta di una larga maggioranza che dovrebbe garantirgli l’abbrivio necessario. Un governo che nelle ore del giuramento ha dovuto subito fare i conti con la cronaca più inaspettata: una sparatoria dinanzi a Palazzo Chigi con il ferimento di due carabinieri e di una donna incinta, ad opera di un uomo forse in preda alla follia. Al governo di Enrico Letta si chiede di costruire una base di consenso popolare tale da rasserenare gli animi, di predisporre alla collaborazione, di aguzzare le intelligenze, di invogliare a costruire ponti, di ricercare le difficili ragioni dell’unità a scapito delle facili divisioni, di individuare un percorso riformista, di seminare speranza. E per non esagerare, capace almeno di governare senza strappi per domare la crisi economica. Interpretando i sentimenti positivi degli italiani che hanno vissuto con sconcerto, e talvolta con disperazione, l’evolversi di una recessione epocale. Queste sono ore di vigile attesa e di realistica speranza. E non veniteci a dire che chi vive di speranza muore disperato. I cinici, sempre al lavoro in questo Paese che non si vuole mai abbastanza bene e che non ama il lieto fine, ci lascino in pace per un po’. E soprattutto guardino le cose con un occhio meno furbo e disincantato. Lo sappiamo che non aspettano altro che poterci dire: “Vi avevamo avvertiti, non c’è mai fine al peggio”. Il peggio l’abbiamo già visto, vogliamo sperare nel meglio, perché forse dipende anche da noi e dalla nostra capacità di contribuire con le nostre forze, le nostre volontà e intelligenze, alla ricostruzione morale e materiale del Paese. Un governo c’è. Frutto di una crisi politica lunghissima e senza precedenti. Che ha trovato uno sbocco solo attraverso grandi sacrifici personali. Primo fra tutti, quello di un presidente della Repubblica ultraottantenne che ha accettato, a malincuore, il secondo mandato. Per non parlare di quanti hanno visto bruciare il proprio nome e le proprie legittime aspirazioni, prima nella ricerca di un governo e poi nella corsa al Quirinale. La politica chiede e pretende grandi sacrifici umani. Ma chi per ragioni diverse viene sacrificato, merita rispetto e non la pubblica gogna, come spesso avviene in questo Paese. Continua a pagina 3 Un governo giovane per il futuro di Domenico Delle Foglie* Folla in cattedrale per Ravasi PESARO 5 Presentato il Progetto Policoro FANO 16 Il coro di Mercatello a Venezia URBINO 19 SPECIALE 21 M i chiamo Luigi, ho 44 anni, da quasi 18 anni vivo in prigione. Tra circa sei mesi tornerò in libertà. Finalmente ho finito di scontare il mio debito verso la società e verso lo Stato. Nel corso degli anni ho visto e toccato con mano la sofferenza, ho sposato il significato di agonia e di ansia perché loro sono diventate le mie compagne di viaggio… Io invece mi chiamo Piero ed ho 55 anni. Dopo quasi 30 anni di galera, sballottato in tutti i car- ceri d’Italia, ho avuto modo di conoscere mi- gliaia di persone come me, tutti collegati da un unico filo: “ la speranza ”… Pgg. 11/14 Abito rozzo, barba e piedi scalzi “PENNA LIBERA TUTTI” MENSILE DEI DETENUTI DI VILLA FASTIGGI La vita dopo il carcere P enna libera tutti Antifurto - Antincendio TVCC - Videocontrollo Cotrollo Accessi Cablaggio Strutturato Impianti telefonici Automazioni FAAC Portoni Sezionali Preventivi e sopralluoghi gratuiti Assistenza tecnica 24 ore su 24 0721 - 851005 Fano Pagina 3

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Finalmente l’Italia ha un governo. Un esecutivo dotato sulla carta di una larga maggioranza che dovrebbe garantirgli l’abbrivio necessario. Un

governo che nelle ore del giuramento ha dovuto subito fare i conti con la cronaca più inaspettata: una sparatoria dinanzi a Palazzo Chigi con il ferimento di due carabinieri e di una donna incinta, ad opera di un uomo forse in preda alla follia. Al governo di Enrico Letta si chiede di costruire una base di consenso popolare tale da rasserenare gli animi, di predisporre alla collaborazione, di aguzzare le intelligenze, di invogliare a costruire ponti, di ricercare le difficili ragioni dell’unità a scapito delle facili divisioni, di individuare un percorso riformista, di seminare speranza. E per non esagerare, capace almeno di governare senza strappi per domare la crisi economica. Interpretando i sentimenti positivi degli italiani che hanno vissuto con sconcerto, e talvolta con disperazione, l’evolversi di una recessione epocale.Queste sono ore di vigile attesa e di realistica speranza. E non veniteci a dire che chi vive di speranza muore disperato. I cinici, sempre al lavoro in questo Paese che non si vuole mai abbastanza bene e che non ama il lieto fine, ci lascino in pace per un po’. E soprattutto guardino le cose con un occhio meno furbo e disincantato. Lo sappiamo che non aspettano altro che poterci dire: “Vi avevamo avvertiti, non c’è mai fine al peggio”. Il peggio l’abbiamo già visto, vogliamo sperare nel meglio, perché forse dipende anche da noi e dalla nostra capacità di contribuire con le nostre forze, le nostre volontà e intelligenze, alla ricostruzione morale e materiale del Paese.Un governo c’è. Frutto di una crisi politica lunghissima e senza precedenti. Che ha trovato uno sbocco solo attraverso grandi sacrifici personali. Primo fra tutti, quello di un presidente della Repubblica ultraottantenne che ha accettato, a malincuore, il secondo mandato. Per non parlare di quanti hanno visto bruciare il proprio nome e le proprie legittime aspirazioni, prima nella ricerca di un governo e poi nella corsa al Quirinale. La politica chiede e pretende grandi sacrifici umani. Ma chi per ragioni diverse viene sacrificato, merita rispetto e non la pubblica gogna, come spesso avviene in questo Paese.

Continua a pagina 3

Un governo giovaneper il futuro

di Domenico Delle Foglie*

Folla in cattedrale per Ravasi

pesaro 5

Presentato il Progetto

Policoro

faNo 16

Il coro di Mercatello a

Venezia

urbiNo 19 speciale 21

Mi chiamo Luigi, ho 44 anni, da quasi 18 anni vivo in prigione. Tra circa sei mesi tornerò in libertà. Finalmente ho finito

di scontare il mio debito verso la società e verso lo Stato. Nel corso degli anni ho visto e toccato con mano la sofferenza, ho sposato il significato di agonia e di ansia perché loro sono diventate le mie compagne di viaggio…Io invece mi chiamo Piero ed ho 55 anni. Dopo

quasi 30 anni di galera, sballottato in tutti i car-ceri d’Italia, ho avuto modo di conoscere mi-gliaia di persone come me, tutti collegati da un unico filo: “ la speranza ”…

Pgg. 11/14

Abito rozzo, barba

e piedi scalzi

“peNNa libera tutti” MeNsile dei deteNuti di Villa fastiGGi

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Chiesa e Mondo5 maggio 20132 amicoil nuovo• •

“N ovità di Dio, tribolazione nella vita, saldi nel Signore”. Sono questi i tre pensieri offerti domenica 28 aprile

da Papa Francesco, nella messa a piazza San Pietro nella quale ha amministrato il sacramento della confermazione a 44 cresimandi. “Spalanchiamo la porta della nostra vita alla novità di Dio che ci dona lo Spirito Santo, perché ci trasformi, ci renda forti nelle tribolazioni, rafforzi la nostra unione con il Signore, il nostro rimanere saldi in Lui: questa è una vera gioia!”.

La novità di dio. Commentando il passo dell’Apocalisse di san Giovanni, che parla di un cielo nuovo e una terra nuova, il Pontefice ha osservato che “l’azione dello Spirito Santo ci porta alla novità di Dio; viene a noi e fa nuove tutte le cose, ci cambia”. La visione di san Giovanni ci ricorda poi che “siamo tutti in cammino verso la Gerusalemme del cielo, la novità definitiva per noi, e per tutta la realtà, il giorno felice in cui potremo vedere il volto del Signore, quel volto meraviglioso, tanto bello di Gesù, potremo essere con Lui per sempre, nel suo amore”. In realtà, “la novità di Dio non assomiglia alle novità mondane, che sono tutte provvisorie”; al contrario “la novità che Dio dona alla nostra vita è definitiva, e non solo nel futuro, quando saremo con Lui, ma anche oggi: Dio sta facendo tutto nuovo, lo Spirito Santo ci trasforma veramente e vuole trasformare, anche attraverso di noi, il mondo in cui viviamo”. Di qui l’invito ad aprire la porta allo Spirito: “Facciamoci guidare da Lui, lasciamo che l’azione continua di Dio, ci renda uomini e donne nuovi, animati dall’amore di Dio, che lo Spirito Santo ci dona! Che bello se ognuno di voi, alla sera potesse dire: oggi a scuola, a casa, al lavoro, guidato da Dio, ho compiuto un gesto di amore verso un mio compagno, i miei genitori, un anziano!”.

SaLdi neLLa fede. In effetti, “il cammino della Chiesa, anche il nostro cammino cristiano personale, non sono sempre facili, incontrano difficoltà, tribolazioni. Seguire il Signore, lasciare che il suo Spirito trasformi le nostre

zone d’ombra, i nostri comportamenti che non sono secondo Dio e lavi i nostri peccati, è un cammino che incontra tanti ostacoli, fuori di noi, nel mondo, e anche dentro di noi, nel cuore”. Ma le difficoltà, le tribolazioni “le incontreremo sempre nella vita!”. Non bisogna “scoraggiarsi” perché “abbiamo la forza dello Spirito per vincere queste tribolazioni”. Il Santo Padre ha rivelato anche un “segreto del nostro cammino”: rimanere “saldi nel cammino della fede con la ferma speranza nel Signore”, che ci dà anche “il coraggio di andare controcorrente”. “Sentite bene, giovani: andare controcorrente – ha aggiunto a braccio -. Questo fa bene al cuore, ma ci

vuole il coraggio per andare controcorrente. Lui ci dà questo coraggio”. Allora, “non ci sono difficoltà, tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura se rimaniamo uniti a Dio come i tralci sono uniti alla vite, se non perdiamo l’amicizia con Lui, se gli facciamo sempre più spazio nella nostra vita”. Questo anche e soprattutto “se ci sentiamo poveri, deboli, peccatori, perché Dio dona forza alla nostra debolezza, ricchezza alla nostra povertà, conversione e perdono al nostro peccato”. “È tanto misericordioso il Signore che sempre se andiamo da Lui sempre ci perdona”, ha ribadito a braccio. “Abbiamo fiducia nell’azione di Dio! Con Lui possiamo fare cose grandi”, ha sostenuto, proseguendo

a braccio: “Scommettete su grandi ideali, le cose grandi. Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole. Andate sempre al di là verso le cose grandi, giocate la vita per grandi ideali, giovani”. Francesco ha guidato il Regina Cæli. “La Vergine Maria ci insegna che cosa significa vivere nello Spirito Santo e che cosa significa accogliere la novità di Dio nella nostra vita – ha affermato -. Lei ha concepito Gesù per opera dello Spirito, e ogni cristiano, ognuno di noi, è chiamato ad accogliere la Parola di Dio, ad accogliere Gesù dentro di sé e poi portarlo a tutti.

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Questo numero è stato chiuso in redazionemartedì 30 aprile 2013 alle ore 22 e stampato alle ore 6 di mercoledì 1 maggio

Nel 1616, il giorno 3 maggio, ad opera dell’allora Arcivescovo di Cagliari don Francisco

Desquivel, nel contesto degli scavi

mirati al ritrovamento della tomba di San Sperate, si scoprì anche la sepoltura di Santa Prisca V.M... Sulla sua tomba vi erano le iscrizioni date solo a coloro che avevano offerto la loro vita in sacrificio per la causa della fede. La lapide che copriva il suo sarcofago litico infatti recava la seguente dicitura: “+ D(E)D(ICAVIMUS) F(IDE)L(I) MART(YRI) PRISCE NIMIS N(OBIS) D(ILECTAE)”, che tradotto significa: DEDICHIAMO (QUESTO SEPOLCRO) ALLA FEDELE MARTIRE PRISCA DA NOI ARDENTISSIMAMENTE AMATA. Questa epigrafe secondo l’interpretazione degli scopritori

sarebbe stata apposta dal Vescovo di Cagliari Brumasio, agli inizi del VI secolo. Ricerche recenti (dell’archeologo Mauro Dadea) hanno dimostrato che questo vescovo provvedette personalmente alla deposizione nell’antica chiesa del centro abitato di Valeria, poi divenuta San Sperate, di reliquie di San Sperate e di altri martiri suoi compagni. Ricordiamo anche che questa giovane visse nel pieno della persecuzione dei cristiani per mano del potere romano, nel II secolo d.C.. Caso straordinario fu che quando si aprì il sarcofago di Prisca, il suo corpo apparve con

grande stupore immerso in un mare di rose (dagli atti del ritrovamento - tratti dal Santuario de Caller del padre Serafino Esquirro). Nel corso del tempo era invalsa la convinzione che Prisca fosse da identificare con l’omonima martire romana. Ciò in contrapposizione a quanto sostenuto dagli scopritori seicenteschi che invece ne ipotizzarono l’origine sarda, in particolare san Speratina. Le reliquie, come risulta dagli antichi documenti del XVII secolo, furono lasciate in deposito a San Sperate. Purtroppo nel corso dei secoli si è smarrita la loro esatta collocazione. Alcuni frammenti minori di queste reliquie, dall’Arcivescovo Desquivel, furono distribuite ad alcuni esponenti dell’alta aristocrazia, che li

conservarono nelle cappelle private dei loro palazzi. Una di queste reliquie, dopo l’estinzione dell’ultimo rappresentante di una famiglia nobile di Cagliari, che ne era proprietario, nell’anno giubilare 2000 è ritornata a San Sperate, donata a discendenti della comune genealogia. Ogni anno, il 5 maggio, data dell’”adventus” cioè giorno del rientro del corpo santo al paese, nel giorno proprio della solennità di Santa Prisca V.M., la reliquia viene esposta al culto pubblico nella chiesa parrocchiale, dove viene poi trasportata insieme al simulacro in una suggestiva processione per le vie del suo paese che per l’occasione vengono adornate da un tappeto di petali di profumatissime rose.

IL SANTO DELLA SETTIMANA 5 maggioSanta Prisca vergine e martire

La ParoLa di dio VI Domenica di Pasqua

A Gerusalemme la prima chiesa s’incontra e si scontra, ma alla fine trova la strada per un cammino aperto e rispettoso. Bisogna avere il coraggio di affrontare i

conflitti, come avviene nella chiesa delle origini, alle prese con il primo concilio della storia. Si può e si deve discutere animatamente, per far emergere la voce dello Spirito e fare scelte coraggiose ed espressive. Quando si tratta del Vange-lo, tra cristiani si dovrebbe avere la forza di misurarsi tutti sul dono di comunione. (Atti 15,1-2.22-29).

L’itinerario storico della chiesa, ancorato alla sorgente che è Cristo, ha una meta e una traiettoria: è la Gerusalemme celeste. La contemplazione del cielo, che il libro dell’Apo-calisse ci invita a fare aprendo squarci di futuro sull’oggi di una storia complessa e tormentata non è fuga; è esperienza, che provoca e sostiene l’immergersi credente entro questo mondo, tanto amato da Dio da dare suo Figlio, è cammina-re nella storia tenendo fisso lo sguardo alla gioia. (Apocalis-se 21,10-14.22-23).

Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. E’ lo Spirito di Gesù che ci permette di fare memoria di Lui; non si tratta di un ricordo nostalgico e nemmeno facile: infatti, la memoria di Gesù è memoria pericolosa. Per questo egli aggiunge alla sua promessa un dono di pace assai impegna-tivo. Che non si tratti di una pace pacifica, lo dice l’esi-stenza stessa del Cristo e soprattutto la sua morte. Eppure è possibile, nel dono dello Spirito, vivere le prove senza esserne turbati e non avendo paura. (Giovanni 14,23-29).

Meditatio- “Dobbiamo guardare avanti, dobbiamo prendere il largo, fiduciosi nella parola di Cristo… Nella causa del Regno non c’è tempo per guardare indietro, tanto meno per adagiarsi nella pigrizia” (Novo Millennio Ineunte, 15).- Se si ama veramente il passato, preoccupiamoci dell’av-venire! Per dar valore alla nostra vita, Soren Kierkegaard ricordava: “La vita può essere capita solo guardando indie-tro, ma deve essere vissuta guardando avanti”.

- Non siamo soli né abban-donati, abbiamo dimora nell’amore di Gesù e del Padre. Lui conosce come nessun altro il nostro cuore, sa che abbiamo bisogno di parole che ci nutra-no, che ci illuminino i passi bui della nostra vita.

OratioIn te, Signore, e in te soltanto, il nostro cuore inquieto e tur-bato trova riposo. Tu sei la vera pace che il mondo e le sue vanità non possono offrire. Donaci il desiderio ardente di stare in ascolto di ogni tua parola per essere sempre pronti a compiere ciò che ci affidi, non contando sulle nostre forze, ma sulla potenza del tuo Spirito che abita in noi.

Armando Trasarti, Vescovodi Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

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Se uno mi ama, osserverà le mie parole

PAPA FRANCESCO AI 44 CRESIMANDI

Giocate la vitaper grandi ideali

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Socio Politico 5 maggio 2013 3amicoil nuovo• •

I l drammatico interrogativo posto dal sociologo Mauro Magatti, a riguardo dell’aggressione davanti a Palazzo

Chigi. “La consapevolezza che si è ormai consolidata - spiega - è che anche il gesto violento ha un significato, in quanto circola nei sistemi della comunicazione”. A questo va aggiunta la spinta all’individualizzazione della società, tipica degli Stati Uniti, dove purtroppo questi avvenimenti sono più frequenti“Sono un uomo disperato. Non odio nessuno. Volevo colpire loro, i politici, ma so che non ce l’avrei mai fatta”. Sono le prime parole pronunciate da Luigi Preiti di fronte al pubblico ministero. Una confessione avvenuta a poche ore

dalla sparatoria davanti a Palazzo Chigi, nel giorno del giuramento del governo Letta. Sui sampietrini di piazza Colonna, intorno alle 11.40 di ieri, il 49enne di origini calabresi ha lasciato 6 bossoli di cartuccia dopo aver svuotato il caricatore della pistola di piccolo calibro acquistata al mercato nero. Due i carabinieri feriti, insieme ad una donna incinta lievemente contusa ad un braccio. Il brigadiere Giuseppe Giangrande, colpito al collo, è ricoverato all’ospedale Policlinico Umberto I di Roma e rischia la paralisi a causa della compromissione del midollo spinale.

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Campagna “Uno di noi” – L’insidioso tragitto europeoPunto primo: sensibilizzare le singole coscienze e

l’opinione pubblica. Punto secondo: organizzarsi e agire per coinvolgere attivamente almeno un milione

di cittadini. Punto terzo: seguire gli sviluppi della proposta in sede istituzionale. Sono le tre fasi che deve attraversare ciascuna “Iniziativa dei cittadini europei” (Ice), nuovo istituto di partecipazione democratica predisposto dal Trattato di Lisbona ed entrato in vigore un anno fa, il 1° aprile 2012. In pratica si dà l’opportunità ai cittadini dei Paesi membri di chiedere all’Unione europea, dopo aver raccolto almeno un milione di firme (denominate “dichiarazioni di sostegno”), una legge comunitaria inerente materie di sua competenza. Attualmente sono una quindicina le Ice attivate, che spaziano dalla difesa dell’ambiente alla qualità dell’istruzione, dal valore pubblico dell’acqua alla – più nota – “Uno di noi”, per la difesa dell’embrione umano, sostenuta da una vasta gamma di soggetti pro-life diffusi in tutto il continente. A seconda dei Paesi, si sta puntando alla raccolta di firme con banchetti e gazebo nelle piazze delle città, all’uscita di messa,

nei ritrovi giovanili, a margine di convegni di associazioni laicali. Si tenta anche di non limitare il campo di azione alle realtà confessionali, perché ovviamente la vita è patrimonio universale. Ma, oltre alla raccolta di sottoscrizioni su moduli cartacei, è prevista quella on line: quindi anche il web diventa “amico della vita”, e mediante internet si trova una infinità di materiali esplicativi di questa Ice. Detto questo, occorre però considerare che il milione di firme è solo un “traguardo volante” per condurre fino in fondo l’impegno a tutela dell’embrione. E ciò per vari motivi. Anzitutto bisogna ricordare che gli stessi promotori dell’iniziativa fanno riferimento – come è necessario – alle esclusive materie comunitarie: “Uno di noi” è intesa “a estendere la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza dell’Ue”. Essa domanda in particolare all’Ue di “porre fine al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani nei settori della ricerca, nei programmi di riduzione delle nascite

e nella pratiche di sanità pubblica che presuppongono la violazione del diritto alla vita” (è fra l’altro il campo della cooperazione internazionale). Quando si giungerà al milione di firme “certificate”, “Uno di noi” arriverà finalmente alla Commissione, la quale incontrerà il Comitato promotore per consentire di esporre nel dettaglio le tematiche sollevate dall’Ice, che saranno presentate anche nel corso di un’audizione pubblica al Parlamento europeo. Se poi si dovesse effettivamente giungere a un’iniziativa legislativa della Commissione, la palla passerà nel campo del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, che sono le due autorità legislative dell’Unione europea, le quali a loro volta potranno stabilire di legiferare secondo la richiesta dei cittadini oppure non legiferare o, anche, paradossalmente, legiferare discostandosi dalle attese dei promotori dell’Ice. Il percorso, come si vede, è lungo, ma la posta in gioco è la vita: ecco perché occorre procedere con assoluta determinazione.

Gianni Borsa©riproduzione riservata

Così come merita rispetto chi si è assunto l’onere di governare un Paese difficilissimo come l’Italia, con il suo spaventoso debito pubblico e la sua disoccupazione da record che mortifica tutti, giovani e anziani. Un Paese che ha rinviato riforme ineludibili come quelle istituzionali e non ha saputo dotarsi di una legge elettorale in grado di garantire una maggioranza certa.Questo non è neppure il momento dei sottili distinguo - e ne avremmo - fra questo e quel ministro, fra questa e quella ricetta riformista, fra questa e quella forza politica. Non ce lo possiamo permettere e dobbiamo far ricorso a tutta la nostra sincera generosità e al nostro inguaribile ottimismo della volontà, per augurare a questo governo il successo che noi italiani meritiamo.Noi speriamo e vogliamo credere che il “giovane” governo guidato dal “giovane” Enrico Letta (in altri tempi alla sua età si era più che maturi) sappia sposare le ragioni della prudenza con il coraggio dell’azione. Il Paese aspetta un’iniezione di giustizia sociale, attraverso un’equa distribuzione dei sacrifici, così come un’attenzione speciale per quanti (davvero troppi) sono scivolati nell’area della povertà. Saggezza vuole che tutte le giovani energie ministeriali e di un Parlamento fortemente rinnovato in ogni settore, contribuiscano al processo di modernizzazione del Paese. Non si tratta in questo momento di creare, come in un asettico laboratorio sociale, nuovi diritti. Si tratta, piuttosto, di adoperarsi per garantire effettivamente i diritti costituzionali. Primo fra tutti, e senza un filo di retorica, quello al lavoro. E poi quelli allo studio, alla formazione, alla salute e alla costruzione di una famiglia. I poveri hanno già pagato un prezzo altissimo. E i governanti avveduti, italiani o europei non fa differenza, sanno bene che una spirale recessiva necessita di un fermo di sicurezza per non avvitarsi in una caduta senza fine. L’Europa, poi, faccia la sua parte. Con questo giovane governo fortemente voluto da un anziano e saggio Presidente della Repubblica, l’Italia ha voluto dimostrare di voler fare la sua di parte. Incontrarsi per trovare insieme le vie di uscita dalla crisi interminabile nella quale siamo precipitati è questione che riguarda tutti. Non c’è solo un bene comune nazionale, c’è anche un bene comune dell’Europa. E passa, necessariamente, dalle parti del Belpaese.

Direttore Agenzia Sir©riproduzione riservata

Segue dalla prima pagina

Un governo giovaneper il futuro

Cosa c’è dietro la sparatoriadi Palazzo Chigi?

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5 maggio 20134 amicoil nuovo• •

PER RISPONDERE ALLA CRISI

CHE TUTTI VIVIAMO

L’8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA

La Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) è impegnata in un “progetto di trasparenza” che supera gli obblighi di legge sullapubblicazione del rendiconto annuale 8xmille alla Chiesa cattolica (art. 44 della legge 222/85) affiancandogli la mappa8xmille. Di che si tratta? Andando sul sito www.8xmille.it si trova la cartina dell’Italia attraverso la quale si possono loca-lizzare e visionare le iniziative finanziate dalla C.E.I. sul territorio italiano. Sono informazioni in continuo aggiornamento, per-ché ogni diocesi che gestisce localmente i fondi 8xmille alla Chiesa cattolica, riporta sulla mappa 8xmille il dettaglio delleproprie modalità di spesa. Un progetto di trasparenza unico e innovativo che permette di consultare sulla mappa migliaiadi interventi. Nella campagna di comunicazione televisiva del 2013 sono state raccontate alcune di queste opere. Eccole:

A Roma la mensa di Colle Oppiodistribuisce più di 500 pasti al giorno.Questo centro della Caritas diocesanaoffre non solo assistenza alle persone in difficoltà, ma porta avanti progetti di promozione umana e civile. A Milano la Grangia di Monluè, grazie a volontari, operatori, suore e ai fondi8xmille, accoglie i rifugiati, per lo piùafricani, che scappano da conflitti,dittature e torture. Essi ricevono, oltrealla formazione e al sostegno per crearsiuna nuova vita, il calore di una vera casa.A Torino la fondazione Operti rispondealla crisi di questi ultimi anni attraversoprogetti di microcredito e borse lavoro.Molte persone hanno trovato nuoveaspettative e opportunità.

A Catania, nel quartiere Librino, GiulianaGianino insieme ai tanti volontarigestisce il Centro Talitakum. Un doposcuola, punto di riferimento per i molti ragazzi che non avrebberoaltrimenti un posto dove stare.Talitakum, che rappresenta una speranzaper l’intero quartiere, è la dimostrazioneche si può veramente cambiare volto al territorio.A Milano padre Eugenio Brambilla,ispirato dall’opera di don Milani, da moltianni è impegnato in un progetto di scolarizzazione in due quartieri di periferia. Giovani, apparentementesenza prospettive, riescono attraverso la scuola popolare “I care” a superare le difficoltà e i pregiudizi della gente.

A Napoli, nel carcere di Nisida, don Fabio De Luca sostiene i minori che devono scontare una pena. Un percorso lungo e difficile ma ripagatodal vedere che alcuni ragazzi riescono a trovare una retta via.In Etiopia, a Wolisso, l’ospedale gestitodal CUAMM – medici con l’Africa èpunto di riferimento per tutta l’Etiopia.Inoltre medici e paramedici raggiungonoi villaggi più lontani per portare cure e medicine a coloro che non riescono a raggiungere il presidio sanitario. A Bahir Dar invece, il CVM, CentroVolontari nel Mondo, realizza attivitàlocali per dare opportunità di lavoro alla gente, soprattutto alle donne, motore dell’economia.

ANCHE QUEST’ANNO PER DESTINARE L’OTTO PER MILLE ALLA CHIESA CATTOLICA SI PUÒ USARE:u la scheda 8xmille allegata al modello CUD che può essere consegnata entro il 30 settembre a un intermediario fiscale oppure in busta chiusa

presso gli uffici postali. Inoltre è possibile trasmettere la scelta direttamente via internet. Anche chi non è più obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, in prevalenza i pensionati e i lavoratori dipendenti senza altri redditi né oneri deducibili, possono comunque destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica attraverso la scheda 8xmille allegata al CUD.

u il modello Unico da consegnare entro il 30 settembre direttamente via internet oppure tramite un intermediario fiscale. Chi invece non è obbligato all’invio telematico può effettuare la consegna dal 2 maggio al 30 giugno presso gli uffici postali.

u il modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare fino al 31 maggio per chi si rivolge ai Centri di Assistenza Fiscale (CAF) o entro il 30 aprileal proprio sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico).

PER LA CREDIBILITÀ DELLA CHIESA IL MASSIMO DELLA TRASPARENZALa trasparenza è forse la richiesta più pressanteche sale dalla società italiana. Essa,caratteristica che accompagna da sempre il nuovo sistema di “sovvenire alle necessitàdella Chiesa”, è - e deve rimanere – un impegno prioritario per il suo percorso. In particolare quando si parla delle risorselegate all’8xmille, e quindi a quella liberascelta che i contribuenti italiani esprimono al momento della dichiarazione dei redditi. A tal proposito il presidente della C.E.I.,cardinale Angelo Bagnasco, afferma: “Tutti conosciamo l’importanza assolutamentedecisiva della trasparenza, ancor più nel nostrocontesto sociale, culturale e politico. Oggi piùche mai una limpida trasparenza, soprattuttonell’uso del denaro è condizioneimprescindibile per la credibilità generale della Chiesa e per la realizzazione fruttuosadella sua missione nel mondo”. Perciò la C.E.I.,attraverso il suo Servizio Promozione, non smette mai, anche attraverso le campagned’informazione, di perseguire questoimportante obiettivo. E pure quest’anno lo faràproponendo delle storie vere in forma di spot tv,da approfondire su www.8xmille.it e sullarelativa mappa delle opere. Sarà così evidentecome destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica,oltre ad essere un gesto di coerenza con la propria fede, è anche un modo concreto peressere responsabili verso gli altri e per gli altri.In altri termini corresponsabili nella comunitàecclesiale come nella collettività civile.

MG. BAMBINO

Page 5: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 2013 5Primo Pianoamicoil nuovo• •

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Molto lucida – ma non proprio “elementare” come il Cardinale Gianfranco Ravasi l’aveva annunciata – la relazione

da lui tenuta venerdì 26 aprile in una Cattedrale che a stento riusciva a contenere i convenuti, tra cui anche il Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, Ivano Dionigi. E certo elementare non poteva essere, considerata la complessità dei contenuti affrontati ed anche la tensione costante del relatore a “tenere insieme” i significati delle tre parole tematiche – fede, cultura, società – a coglierne le relazioni, a individuarne l’alveo comune. L’incontro è stato contestualizzato dall’Arcivescovo Piero Coccia, che ha presentato l’illustre e stimatissimo ospite, all’interno dell’iniziativa “In dialogo con la città”, promossa ormai da anni dal diocesano Istituto Superiore di Scienze Religiose. Una società (si potrebbe dire con una sintesi “a ritroso” del percorso compiuto dal Cardinale Ravasi) per vivere armonicamente richiede una politica che “dia la precedenza alla morale” (Kant) e un’economia “non separata dall’etica” (Amartya K. Sen). Ma la morale, a sua volta, implica non solo una “deontologia” (l’indicazione di norme di comportamento), ma anche una ”ontologia” (una base solida che permetta di giustificare tali norme e di fondarne il valore permanente). La morale pertanto è strettamente legata alla verità, la cui ricerca è l’obiettivo primo della cultura, chiamata a proiettarsi continuamente in

avanti, tenendo però vivo il ricordo delle proprie radici. Fin qui, si potrebbe dire, il “dover essere”.Ma qual è il grande problema di oggi?Che tutto sembra andare nella direzione opposta. La politica e l’economia “non vogliono inoltrarsi nel terreno, che dovrebbe essere loro proprio, della filosofia morale” (Amartya K. Sen).La morale, d’altro canto, è estremamente fluida e nebulosa, perché è legata a una verità non più riconosciuta come oggettiva, ma come relativa alle circostanze e ai contesti e quindi continuamente mutevole: oggi si ritiene che la norma, come diceva Hobbes, non sia più dettata dalla “veritas”, ma dalla “auctoritas” dello Stato e che pertanto sia una semplice “convenzione”, destinata a cadere col mutare dei tempi.La cultura, infine, è malata di “smemoratezza” e, protesa com’è a svilupparsi nel campo della scienza e della tecnologia, rischia di svuotarsi di umanità. Sembrano profetiche le parole di Bernanos, quando scriveva che “una civiltà non crolla come un edificio, ma si svuota a poco a poco della sua sostanza, finché non ne resta che la scorza”.In tutto questo i cristiani che ruolo hanno? Come può la loro fede illuminare la cultura e la società?Non bisogna dimenticare, innanzitutto, ha detto il Cardinale, che il cristianesimo è “incarnazione” e suppone un’attenzione

al corpo, alla carne, alla storia. “I santi cristiani, scriveva Chesterton, sono sempre raffigurati con gli occhi aperti sul mondo”. Interessarsi dunque alla cultura e alla società è fondamentale non solo dal punto di vista umano, ma anche da quello religioso.In particolare, sul piano della cultura, occorre – soprattutto nella scuola! – ricordare, cioè “riportare al cuore”, le radici cristiane della civiltà europea e occidentale, dando loro calore e vitalità, perché hanno impregnato di sé (insieme certo al patrimonio classico e illuministico) la letteratura, l’arte, il diritto, la morale dell’Europa: “Il Vangelo è la fonte da cui è scaturita la nostra civiltà” (Kant).Sul piano sociale, e quindi politico, occorre contrastare decisamente non solo ogni tentazione “teocratica” (interferenza della Chiesa sul legittimo agire dello Stato) ma anche ogni forma assoluta di secolarizzazione (interferenza dello Stato sull’autonomia della coscienza), perché, se è vero che la politica ha una sua autonomia (“date a Cesare quello che è di Cesare”) è

anche vero che “bisogna dare a Dio quello che è di Dio”: lo Stato cioè non può “normare” in maniera definitiva e assoluta tutto ciò che riguarda la persona, perché la persona appartiene a Dio e ha una dimensione trascendente. Un sintomo di tale dimensione è proprio l’esigenza (comune a tutti gli uomini nonostante i tradimenti) di immettere nella società i valori morali della solidarietà e dell’amore: sintomo, appunto, che la coscienza umana è fatta “a immagine” di un Creatore rivelatosi nella sua essenza come Amore.

Paola Campanini© riproduzione riservata

NELLA CATTEDRALE DI PESARO IL CARDINALE RAVASI AFFRONTA I GRAVI PROBLEMI DI OGGI

La cultura rischiadi svuotarsi di umanità

Page 6: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 20136 Regione PRovincia amicoil nuovo• •

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Truffe telematicheGiunge in redazione una strana e mail: padre Ren-zo Piazza, comboniano, ci scrive da Cipro chiedendo

aiuto perché, dopo il furto della sua borsa, non ha denaro per ac-quistare il biglietto di ritorno. La tentazione di aiutare un amico è forte, ma una telefonata di control-lo ci fa sapere che è lontanissimo da Cipro, anzi non c’è mai stato. Pensiamo ad un errore e lasciamo correre. Alcuni giorni dopo ci scrive una e mail don Giuseppe Fabbrini prospettandoci la stessa situazione, anzi con le stesse identiche parole

in fotocopia. Non serve nemmeno controllare; la truffa è evidente. In-tervistiamo il sovrintendente Mirco Bragina, della polizia postale, che ci illustra il tipo di raggiro ed i meccanismi usati. I furfanti – rac-conta Bragina - hanno violato il sito di posta elettronica di numero-si utenti, anche di provider diversi,

si sono appropriati degli indirizzi contenuti nella rubrica ed hanno inviato una mail con la richiesta di soccorso a tutti gli amici ed i cono-scenti del malcapitato (nel nostro caso due sacerdoti). Se anche solo l’1% rispondesse con l’invio di de-naro il guadagno è rilevante. Quan-do il sito viene violato occorre fare

una denuncia alla Polizia postale, cambiare la password della propria casella ed anche la domanda segre-ta per chiedere l’eventuale rinnovo della password. Nel frattempo i truffatori hanno cancellato l’intera rubrica del malcapitato per evitare che, scrivendo una mail, questi rie-sca ad avvertire tutti della trappola.

Dopo il danno agli amici c’è anche la beffa di dover riscrivere nuova-mente tutta la rubrica. La richiesta di denaro nel frattempo può esse-re esaudita attraverso la Western Union transfer, il che rende i truffa-tori invisibili molto meglio che un trasferimento bancario. E’ un tra-nello relativamente diffuso in tutti i paesi e rende le indagini difficile e brigose. La Polizia mette conti-nuamente in guardia i cittadini ma comunque un pizzico di cautela è indispensabile.

A.C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Croce Rossa assolve il compito essenziale e primario di assistenza socio-sanitaria a favore dei meno

abbienti, delle categorie a rischio e di tutti coloro che sono coinvolti in emer-genze di vario genere. I Volontari operano in sintonia con le Istituzioni pubbliche e private, in ambito cittadino e provinciale, ma anche inter-nazionale e nazionale, come è avvenuto recentemente in Abruzzo, nelle Marche ed in Emilia, svolgendo una notevole ed apprezzata attività di organizzazione logistica e di soccorso, sia materiale sia psicologico.Per realizzare tutte le attività socio sani-

tarie, i Volontari p r o m u o v o n o manifestazioni, al fine di reperi-re i fondi neces-sari alla utilizza-zione dei mezzi di soccorso, che sono dotati del-le più moderne tecnologie; mez-zi indispensabi-li, preziosi, ma costosissimi da mantenere. A questa raccolta

vengono coinvolti i soci, le istituzioni pubbliche e private e i cittadini che, ri-spondendo con slancio e generosità, di-mostrano la stima di cui gode la Croce Rossa.Il primo evento a scopo benefico del 2013 è organizzato per sabato 18 maggio alle ore 20,30, presso la sala panoramica dell’Hotel Cruiser (g.c.) in Viale Trieste 281 Pesaro.Coloro che desiderano ulteriori infor-mazioni per partecipare generosamente alla manifestazione potranno rivolgersi nella sede di Via Saffi 8 (tel. 0721410842 e 0721/410005 – dalle ore 10 alle 12 op-pure al cell. 3346254323 negli altri orari).

UN EVENTO A SCOPO BENEFICO SABATO 18 MAGGIO

La Croce Rossa in festa Ospedale, la protesta arriva in teatro. E coinvolge la plateaCAGLI - Una breve performance prima che iniziasse “La voce della gente”, il debutto teatrale del gruppo folk Ulti-mo Binario. Eccola l’ultima forma di protesta, messa in scena a tutela del-l’ospedale di Cagli. Tra la seconda e la terza campanella che richiama la gente a sedersi, sul palco del teatro comu-nale di Cagli sono saliti Lavinia Mochi e Paolo Sordini, per leggere quattro storie, quattro voci di quelle, centinaia ogni giorno, che si possono raccogliere davanti all’ospedale di Cagli. Storie di uomini e di donne, di malattia e buona salute, che fanno parte dell’eccezionali-tà e della normalità di una piccola città dell’entroterra e del vasto territorio che la circonda. Una bambina e altre tre generazioni a “muovere” la scena: la solita maglietta con scritto “l’ospedale di Cagli non si tocca!” a fare da testimone, che passa di mano in mano, a difesa di un diritto alla salute che è di tutti e che ciascuno deve tutelare anche per gli altri. Con la stessa maglietta, al termine dello spettacolo di teatro e musica, i ragazzi della band sono usciti per ricevere il lungo applauso del pubblico. “Ho bisogno di sapere che in questa città posso avere il sorriso di una persona che grazie all’ospedale è ritornata a sedersi a teatro”. Con queste parole, l’Istitu-zione teatro aveva espresso solidarietà ai cagliesi impegnati ad Ancona per spiegare, dentro e fuori dal palazzo della Regione, il loro no alla chiusura dell’ospedale che serve il Catria e Nerone.E con queste stesse parole, ieri, gli stessi giovani da giorni impegnati per difendere l’ospedale hanno ringraziato l’Istituzione per l’opportunità ricevuta. Quella di far urlare anche al teatro quel no già gridato insieme, ricordando che senza servizi, un territorio muore.

Elisa Venturi© RIPRODUZIONE RISERVATA

La “moschea” alle Cinque Torri

Caro Nuovo Amico,Xenofobia significa “paura o odio per tutto ciò che è stra-niero o estraneo”. Può avere varie sfaccettature, dalla

paura di chi ha un’altra cultura o un’altra religione, alla paura di chi è semplicemente “diverso” (malato di mente, handi-cappato, asociale, barbone, gay). Razzismo è ancora peggio perché chi è razzista ritiene la sua razza (bianca, occidentale e magari cristiana) superiore alle altre “razze” umane (neri, cinesi, ebrei, zingari). Albert Einstein non per niente diceva: “Conosco una sola razza, quella umana”.Tutti e due questi comportamenti sono indice di uno scarso livello culturale (la storia anche recente non ha insegnato niente ai razzisti) e, soprattutto, di problemi psicologici a volte anche seri: la paura del “diverso” è, spesse volte, paura dei propri “lati oscuri” (non per niente le devianze criminali o sessuali non sono affatto più frequenti tra i musulmani che tra i “bianchi”) e indica una mancanza di elasticità menta-le, il non capire che il confronto interculturale è un’occasio-ne di arricchimento reciproco e che, se veramente si pensa di avere una cultura superiore si debbano isolare quelli che avrebbero bisogno di “imparare” da noi. A meno che si pensi ancora che il mondo non sia cambiato e che si possa innal-zare una “muraglia cinese” contro il mescolarsi inevitabile di culture, religioni e “razze”. Sarebbe molto importante che le organizzazioni cattoliche (e magari anche le “gerarchie”), i partiti democratici, le personalità della società civile italiana che, come noto, si fonda sulla Costituzione repubblicana e che è rinata con la lotta di liberazione, si pronunciassero su questo tema, senza giri di parole. Altrimenti si lascia il campo

libero ai razzisti, ai leghisti, agli opportunisti in caccia di voti, ai miopi spesse volte manipolati. Chi ancora ragiona sa bene che molte parrocchie di Pesaro hanno aperto le prime chiese in capannoni o in garage, sa che i musulmani praticanti non rubano né violentano i bambini, non sono consumatori di droga né spacciatori (per il musulmano credente questi sono peccati gravissimi). Il nonno dei cinque nipotini, a mio parere, deve guardarsi da altri individui e deve pensare che, se saprà accogliere cinque bambini musulmani (che magari vanno a scuola con i suoi nipoti), ne guadagnerà in cultura e virtù. Po-tremmo altrimenti tornare a pensare che gli ebrei “friggano le ostie in padella” come nel quadro di Paolo Uccello o che i cristiani facciano sacrifici umani e ne mangino “il corpo” e ne bevano “il sangue” (come pensavano i Romani dei primi cristiani) o che gli zingari rubino i bambini (che se ne fanno quando ne hanno già tanti di loro!).In capo a tutto sta poi il diritto di potere praticare liberamen-te la propria religione (quando questa ovviamente rispetti la legge italiana) altrimenti mai potremmo chiedere, a paesi “meno civili” del nostro, di farlo con i cristiani che vivono nei paesi arabi o in India. Sarebbe poi molto utile che gli abitanti delle Cinque Torri partecipassero e verificassero di persona se il “centro culturale islamico” rispetta la Costituzione italiana e i regolamenti comunali e che, magari, quando ci fosse una festa religiosa islamica, come la fine del Ramadan o il ricordo del Sacrificio di Isacco, andassero a vedere cosa fa “il nemico”.

(lettera firmata!)Gentile lettore,non siamo intervenuti in questa diatriba, perché l’argomento è delicatissimo, e in questo specifico caso la stampa rischia di fare più confusione che altro. Ovvio che siamo a favore della libertà di religione, qualsiasi religione. In questa occasione però il que-sito è diverso: sono rispettati i regolamenti comunali? Esistono parcheggi adeguati ad un afflusso notevole di auto? Abbiamo l’impressione che l’Amministrazione si sia mossa con superficia-lità. Come vede la libertà di religione non c’entra nulla.

La redazione© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lettere al direttore

La vignetta della settimana

Ospedale unico e frane …

Page 7: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

Regione PRovincia 5 maggio 2013 7amicoil nuovo• •

Chi ha avuto occasione di passare in questi giorni per via S. Francesco, non ha potuto far a meno di notare i lavori di restauro del

pavé, cioè di quei cubetti di porfido che lastricano la strada, tanto pericolosi per i tacchi a spillo delle donne. Avrete notato anche che quest’anno va il tacco 12. Il termine pavé è usato in Italia, con riferimento ad alcune strade della Francia e del Belgio pavimentate in tal modo e incluse nei percorsi di note gare ciclistiche per aumentarne la difficoltà.Osservazione simile si può fare in via Flaminia, dove viene livellato e rifatto l’asfalto.Il primo pensiero malizioso è stato: Ci avviciniamo alle elezioni comunali. Non è affatto vero, il restiling della pavimentazione non è dovuto a motivi elettorali ma al passaggio del Giro d’Italia che farà visita alla nostra città sabato 11 maggio nel primissimo pomeriggio con una gara a cronometro. Ci sembra giusto favorire lo sport e gli atleti del ciclismo, disciplina che richiede impegno e fatica ai massimi livelli. Chi scrive è quanto di più lontano possa esserci da tale attività ma malgrado tutto utilizza la bicicletta per gli spostamenti cittadini. Purtroppo le strade di Pantano e di molte altre zone, compresi i viali al mare, sono costellati di buche, se va bene di rattoppi rialzati e lunghe tracce di radici degli alberi che mettono in serio pericolo l’equilibrio degli utenti del velocipede. Ben venga allora il Giro d’Italia che costringe l’Amministrazione a rifare almeno dei brevi tratti di strada. Però, signor sindaco pensi anche, oltre agli atleti, anche ai normali cittadini che usano la bicicletta come mezzo di locomozione.

Alvaro Coli© RIPRODUZIONE RISERVATA

il peperoncino

Giro d’Italia

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LABORATORIO PER LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA SOCIALE

Un nuovo approccio all’economia pubblicaLe Acli di Pesaro e Urbino assie-

me a Parsec come capofila di una rete di organizzazioni non profit hanno aperto il cantiere

del laboratorio per lo sviluppo del-l’economia sociale Marche Nord.Il 27 Aprile, presso la sede del Consul-torio per la famiglia di Fano, un grup-po di cittadini provenienti dai mondi dell’associazionismo e dal volontariato, delle imprese sociali, della consulenza alle aziende e degli enti locali, ha appro-fondito il tema delle risorse e dei finan-ziamenti europei. La novità non sembra esserci, apparentemente. Ci sono cen-tinaia di corsi che ogni anno vengono promossi da studi di consulenza per imparare a fare progettazione europea. Questa volta, però, è diverso.Ci troviamo davanti al primo esperi-mento nazionale di costruzione di un laboratorio permanente di economia sociale a livello territoriale. Il semina-rio ha rappresentato un primo passo per cominciare a progettare davvero in modo continuativo ed efficace ed è sta-to promosso dalla rete che sta nascendo

attorno al laboratorio. Rete costituita da vari attori locali istituzionali ed ex-traistituzionali che si misurano con un obiettivo ben preciso: promuovere occupazione e sviluppo in settori for-temente collegati al tema della qualità della vita. Welfare e politiche sociali lo-cali, turismo sociale e sostenibile, green economy ed ecosostenibilità, tutela del patrimonio artistico, ambientale e cul-turale, rappresentano gli assi strutturali di un nuovo modo di pensare all’eco-nomia e soprattutto alla vivibilità di un territorio. Le Marche del Nord, senza volere marcare nessuna primogenitura, si candidano nei prossimi anni a dare vita al più grande sistema locale di svi-luppo di un’economia sociale e non pro-fit che dovrà progressivamente andare a sostituire vecchi modelli e vecchi ap-procci che hanno portato in questi ul-timi anni al primato del mercato e della finanza sulla politica pubblica, oltre che – non dimentichiamolo mai – alla crisi che stiamo vivendo.Quello che faremo nei prossimi mesi è arrivare a condividere su tutto il terri-

tori provinciale un’Agenda che rappre-senta un manifesto ricco di spunti e principi-guida che andranno ad orien-tare il lavoro del laboratorio. I passag-gi essenziali che andremo ad effettuare nei prossimi mesi sono tre: fare si che tutti i comuni della provincia di Pesaro e Urbino aderiscano formalmente al-l’Agenda per lo sviluppo dell’economia sociale, diventando protagonisti istitu-zionali di un grande patto territoriale; formare un primo gruppo di progettisti specializzati nell’uso delle risorse pub-bliche regionali, nazionali, transfronta-liere ed europee e nella produzione di attività, eventi, progetti riguardanti gli assi di cui si è parlato sopra; sviluppare i primi progetti in rete che comincino ad avere una ricaduta sulla qualità della vita locale, mettendo insieme Comuni, Università di Urbino, Terzo settore ed imprese.Per saperne di più? www.facebook.com/groups/economiasocialemar-chenord/

© RIPRODUZIONE RISERVATA

11-12 MAGGIO 2013 A PESARO I GIOVANI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

Responsabili OGGI del futuro

Ist ituto Teologico Marchigiano aggregato alla Facoltà teologica della Pont if icia Università Lateranense in collaborazione con Ist ituto Superiore di Scienze Religiose «Lumen gent ium» di Ancona Servizio regionale per il Progetto culturale nelle Marche Informazioni: 071 891851 - [email protected] w w w .teologiamarche.it

TERZO INCONTRO INTERDISCIPLINARE DEI DOCENTI UNIVERSITARI DELLE MARCHE in preparazione al II Convegno ecclesiale marchigiano

MARTEDÌ 7 MAGGIO 2013 ORE 15 .30 -18 . 30

AULA M AGNA DELL’ ITM VIA M ONTE DAGO 87 - ANCONA

NUOVE ISTANZE SOCIALI NUOVE ISTANZE SOCIALI E ANTROPOLOGICHE E ANTROPOLOGICHE DELLE MARCHEDELLE MARCHE

P R O G R A M M A Presentazione 15.30 - Mario FLORIO (Preside Ist ituto Teologico Marchigiano) Relazioni introduttive

15.45 - Massimiliano COLOMBI Istanze sociali delle Marche 16.15 - Luca ALICI Istanze culturali delle Marche

Comunicazioni 16.45 - Docent i delle Università di Camerino (I. Antonini), Macerata (D. Pagliacci), Urbino (G. Ripant i), Politecnica delle Marche (M. Moroni) e Polo teologico marchigiano (F. Giacchet ta)

Interventi 17.30 - Docent i delle Università di Camerino, Macerata, Urbino, Politecnica delle Marche e Polo teologico marchigiano (A. Niccoli, F. Fiorillo, G. Mosci, F. Pesaresi, G. Trapasso...)

Conclusione 18.00 - Giancarlo GALEAZZI (Diret tore Ist ituto superiore di scienze religiose di Ancona)

Dall’economia allo sport, dalle re-lazioni interpersonali al diver-timento responsabile, dall’uso

dei mass-media alla politica. Saranno questi i temi al centro della due giorni promossa dai giovani del Movimento dei Focolari delle Marche e dell’Emilia Romagna. Un appuntamento dal titolo “Responsabili OGGI del futuro” che si svolgerà a Pesaro l’11 e il 12 mag-gio presso l’Hotel Baia Flaminia (via Parigi, 8). Protagonisti saranno ragazzi e giovani dai 14 ai 30 anni: workshop, momenti di dialogo e soprattutto con-fronto per capire insieme come essere cittadini responsabili e costruttori di fraternità. Tra i relatori, tutti profes-sionisti del settore d’interesse, spicca la figura del pedagogista Francesco Châtel che da anni cura una rubrica “a tu per tu con i giovani” per la rivista Città Nuova e si occupa di formazione di nuove generazioni a Loppiano, cit-

tadella internazionale del Movimento dei Focolari situata in provincia di Fi-renze. Châtel svolgerà sabato pomerig-gio 11 maggio una relazione dal titolo “responsabili verso se stessi, gli altri, il mondo”. L’iniziativa vuole essere anche l’occasione per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo United World Project, progetto a carattere internazionale che vede i giovani impegnati nel pro-muovere la fraternità universale; è per questo che da diversi mesi in tutto il mondo stanno raccogliendo firme da presentare all’Unesco in modo tale da far sì che la fraternità universale diven-ti una categoria riconosciuta e soste-nuta da un Osservatorio permanente che possa monitorare le azioni che ac-crescono il bene comune. Per info: Tiziana Nicastro Cell. 3385621412. e-mail: [email protected] .Contatto skype: tizianani-castro

GIANFRANCO ChITI 5 MAGGIO 1921 - 20 NOVEMBRE 2004

Un anniversarioIn occasione del 93° ge-

netliaco del loro coman-dante M.B.V. sul campo

– fronte russo – zona fiume Don, i granatieri di Sardegna in congedo lo ricordano con una S. Messa il 5 maggio alle ore 11 presso la basilica S. Decenzio nel cimitero cen-trale di Pesaro.Alle ore 12 è prevista una visita alla tomba con depo-sizione di un “alamaro” di fiori.Si invita la cittadinanza a partecipare alla cerimonia per ricordare ed omaggiare questa nobile figura “pesarese” onore e vanto della nostra città. Si ringrazia anticipatamente quanti interverranno.

Page 8: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 20138 amicoil nuovo• •

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IL PATRONO DEGLI STUDENTI A VILLA FASTIGGI

E’ venuto a trovarci un amico

Un evento del cuore e dell’ani-ma, attesissimo, ed eccolo alle ore 16 è arrivato puntuale il

nostro caro Giuseppe. E’ un uomo semplice, un umile frate francescano conventuale nato nel 1603. E’ arriva-to in silenzio, accolto con un mare di affetto nella nostra piccola chie-sa. Lo conoscete? E’ il patrono degli studenti e degli esaminandi, la sua residenza attuale è Osimo ma negli

ultimi mesi è impegnato in una Pe-regrinatio per il 350° anniversario della sua morte. E’ quindi passato a trovarci per ricordarci che la san-tità non è un bene per pochi eletti ma una vocazione che coincide con la vocazione cristiana: non si può essere veri cristiani se non si tende continuamente alla santità. Lo ha ricordato anche l’Arcivescovo Piero Coccia durante l’omelia della messa

che si è celebrata nel tardo pome-riggio. Ricollegandosi alle letture proprie della messa del santo ci ha sottolineato l’aspetto fondamentale del nostro Giuseppe cioè l’umiltà. Chi non è umile e si fida di se stesso non può avere fede e non può rivolgersi a Dio con fede e quindi non può in-contrarlo. Solo l’umile incontra Dio e san Giuseppe non solo l’ha incon-trato ma si è lasciato plasmare da Lui fino a dire “desidero amare e servire Dio senza preoccuparmi di servirlo e amarlo, non lo faccio per paura del-l’inferno o per il paradiso ma solo per lui medesimo”.Il santo è una figura universale, un segno per tutta la chiesa e ci dice che lasciando agire Dio tutto è pos-sibile. San Giuseppe aveva ricevuto dal Signore il dono della levitazione. Durante le sue celebrazioni eucaristi-che tutto il suo essere era talmente

attirato dal Signore da diventare così leggero da staccarsi da terra e vola-re. Questo gli è costato tanto, nella sua umiltà se ne vergognava dicendo che erano “difetti di natura” ma la sua pazienza è infine diventata per lui gioia. Ed eccolo tra noi a parlar-ci ancora e a dirci quanto è buono il Signore, ad aiutarci ancora con la sua presenza per rafforzare in noi la Fede perché, come ci ha detto il nostro Arcivescovo, la Fede possa generare una Speranza certa che ci sostenga nelle prove e nelle difficoltà e perché possa crescere e diventare concretezza in gesti di pura Carità. Siamo chiamati alla santità, non ad altro ed è necessario sfatare la men-zogna che non sia possibile o che questo sia solo per pochi: Fede, Spe-ranza e Carità!Ecco il suo cantico del bene: “Chi fa ben sol per paura non fa niente e

poco dura. Chi fa ben sol per usanza se non perde poco avanza. Chi fa ben come per forza lascia il frutto e tien la scorza. Chi fa ben qual sciocco a caso va per l’acqua senza vaso. Chi fa ben per parer buono non acquista altro che suono. Chi fa ben per vanagloria non avrà giammai vittoria. Chi fa ben per avarizia cresce sempre più in ma-lizia. Chi fa ben con negligenza perde il frutto e la semenza. Chi fa ben al-l’indiscreta senza frutto mai s’acquie-ta. Chi fa ben solo per gusto mai sarà santo né giusto. Chi fa ben sol per salvarsi troppo s’ama e non sa amar-si. Chi fa ben per puro amore, dona a Dio l’anima e il core e qual figlio e ser-vitore sarà unito al suo Signore. Gesù dolce Salvatore sia lodato a tutte l’ore, il supremo e gran motore d’ogni grazia donatore. Amen.”.

Silvia Renzi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fra Gio-v a n n i W a n g G a n -

gyong, arriva dalla fine del mondo! È ci-nese di origine

e sono nove anni che risiede in Italia per completare la sua forma-zione religiosa di francescano. La provvidenza lo ha destinato qui, lo scorso anno, nella parrocchia di san Pietro in Calibano per fare un’esperienza pastorale e mettersi a servizio di questa chiesa. Aven-do finito gli studi, è giunto alla de-cisione di entrare a pieno servizio della Chiesa nel modo più forte e deciso come desiderava: diventare diacono per servire il Signore!Da vero francescano, semplice, spontaneo, fra Giovanni ha porta-to una ventata di allegria e giovia-lità inserendosi nell’attività giova-nile e contagiando i ragazzi con la sua forte e sonora risata.Il nostro Vescovo ha presieduto la celebrazione Eucaristica nel po-meriggio di Sabato 27 Aprile nella chiesa di san Pietro: è stata una festa grandiosa! In questo inver-no vocazionale in cui ci troviamo possiamo veramente chiamarla una grazia immensa nella Chiesa e per la Chiesa. L’Arcivescovo ha sottolineato la grande importanza del diaconato come ministero del servizio nella comunità cristiana, comunità che attualmente “cono-sce bene cosa siano le tribolazioni comprese quelle del vivere la fede in maniera solida e affidabile”. In

queste e tra queste tribolazioni sono necessari uomini che, ri-spondendo allo Spirito, generosa-mente ed intelligentemente, con la guida del Vescovo, confermino

i loro fratelli nella Fede “che è e ri-mane il bene più prezioso perché decisivo per vivere bene e dare si-gnificato all’esperienza umana.” Il Vangelo letto confermava questo

servizio fondamentale come un servizio nella Carità, un servizio cioè che nasce nell’Amore di Dio per l’uomo in Cristo e si esprime nel dono totale di sè nella Carità nello stesso modo totale di Cristo: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Questo mistero d’amore che “accoglie, risana ed entusiasma” nasce nel cuore del Padre e spinge ad “amare l’uo-mo, tutto l’uomo ed ogni uomo comunque esso sia (…) per poter raggiungere le periferie non solo geografiche ma soprattutto esi-stenziali dell’uomo di oggi” e lì ge-nerare la Speranza.

Con l’imposizione delle mani Mons. Coccia lo ha ordinato Dia-cono e mentre gli consegnava i Vangeli gli ha detto: “Ricevi il Van-gelo di Cristo del quale sei dive-nuto l’annunziatore: credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”.Ed è l’augurio che facciamo al neo “padre” Giovanni, ora servo del Si-gnore, diacono nella Chiesa di Pe-saro, nell’attesa di vederlo presto sacerdote. Lo affidiamo alla Santa Vergine delle Grazie perché lo cu-stodisca e lo protegga.

Francesco Lenti© RIPRODUZIONE RISERVATA

INCONTRO PER GIOVANI ADULTI (giovani trentenni e oltre in ricerca)Un incontro per aprire l’animo a orizzonti umanitari e sociali:

aperti al servizio a un ideale che realizza la persona.

Vi aspettiamo nelle sale e palestra della Parrocchia dei Cappuccini a PesaroDomenica 5 maggio dalle ore 18• Che senso vuoi dare alla tua vita e giovinezza?

• Allarga l’orizzonte della tua vita nel cammino verso la maturità!• Incontra amici per vivere ideali più alti e di solidarietà.

ORDINATO DIACONO DA MONS. PIERO COCCIA A S. PIETRO IN CALIBANO

Fra Giovanni arriva dalla fine del mondo

Page 9: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

Pesaro5 maggio 2013 9amicoil nuovo• •

GIORNATA NAZIONALE DI SENSIBILIZZAZIONE ALL’8‰ ANNO 2013

La tua firma a favore della Chiesa Cattolica è stata importante.Un sincero ringraziamento. Ti chiediamo di riconfermare la tua scelta.

RELAZIONEL’Arcidiocesi di Pesaro, per l’anno 2011, ha ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italia-na i seguenti contributi provenienti dall’otto per mille del gettito complessivo IRPEF: 1. Per esigenze di Culto e Pastorale € 507.073,682. Per Interventi Caritativi € 407.243,69Le somme sono state accreditate su particolari c.c. presso la Banca delle Marche, sede centrale, rispettivamente il 31/07/2012 e il 01/08/2012. In conformità alla disposizione presa dalla Conferenza Episcopale Italiana nella XLV Assemblea Generale “Straordinaria” tenutasi a Collevalenza nel mese di novembre 1998, l’Arcidiocesi di Pesaro, ha erogato tutti i contributi pervenuti per l’anno 2012, trattenen-do sui relativi c.c. bancari solo delle piccole somme per eventuali emergenze. L’utilizzo dei contributi ricevuti e la relativa erogazione si sono ispirati ai criteri pro-grammatici presi in data 19/10/2012, cercando di dare aiuto, talvolta anche consisten-te, alle situazioni di maggiore bisogno della nostra Arcidiocesi. Erogazione delle somme derivanti dall’otto per mille maggiorate degli interessi matu-rati e degli investimenti fatti. I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE A. Esercizio del culto: 1. Nuovi complessi parrocchiali 80.031,302. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o altri beni culturali ecclesiastici 72.238,97 Tot.A € 152.320,27B. Esercizio e cura delle anime: 1. Attività pastorali 125.600,00 2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 79.000,00 3. Istituto di Scienze Religiose 30.000,00 4. Contributo alla Facoltà Teologica 21.455,00 5. Assistenza al clero malato 3.600,00 6. Tribunale Ecclesiastico Diocesano 435,00 Tot.B € 260.090,00

C. Formazione del clero 1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale 40.453,00 2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma o presso altre facoltà ecclesiastiche 1.344,00 3. Conferenza Episcopale Marchigiana 2.997,00 Tot.C € 44.794,00F. Contributo al servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa 3.000,00 Tot.F € 3.000,00

H. Somme impegnate per iniziative pluriennali: 1. Fondo diocesano di garanzia (Fino al 10% del contributo annuale) 50.000,00 Tot.H € 50.000,00

a)TOTALEDELLEEROGAZIONIEFFETTUATENEL2012 510.204,27

Riepilogo

TOTALE DELLE SOMME DA EROGARE PER L’ANNO 2010 (riportare la somma di cui al quadro I, lett.a) del rendicontodelle assegnazioni) € 510.204,27

A DEDURRE TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE PER L’ANNO 2011 (fino al 31 marzo 2012) (riportare la somma di cui al quadro I, lett.a) del presente rendiconto) € 510.204,27

DIFFERENZA € 0

II. PER INTERVENTI CARITATIVI A.Distribuzione a persone bisognose: 1. Persone bisognose 50.000,002. Intervento a favore del clero 20.000,003. Intervento a favore delle famiglie bisognose 30.000,00 Tot.A € 100.000,00B. Opere caritative diocesane: 1. In favore di extracomunitari 10.000,00 2. In favoredi tossicodipendenti 10.000,00 3. In favore di anziani 104.000,00 4. In favore di portatori di handicap 10.000,005. Enti Caritativi 168.766,52 Tot.B € 302.766,52

E. Altre erogazioni: 1. Attività assistenziali per “Casa Circondariale” 6.500,00 Tot.E € 6.500,00

b)TOTALEDELLEEROGAZIONIEFFETTUATENEL2012 € 409.266,52 Riepilogo TOTALE DELLE SOMME DA EROGARE PER L’ANNO 2011 (riportare la somma di cui al quadroII, lett.b) del rendicontodelle assegnazioni) € 409.266,52

A DEDURRE TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE PER L’ANNO 2011 (fino al 31 marzo 2012) (riportare la somma di cuial quadroII, lett.b) del presente rendiconto) € 409.266,52

DIFFERENZA € 0

Esplicativa del rendiconto delle somme dell’otto per mille assegnate all’ARCIDIOCESI DI PESARO erogate nell’anno 2012.

La Comunità dell’Arcidiocesi viene informata dei contributi ricevuti e della relativa erogazione, sia attraverso il Bollettino Ufficiale della Diocesi che uscirà a luglio 2013, sia attra-verso il settimanale interdiocesano “Il Nuovo Amico” che uscirà domenica 05/05/2013 e sul sito internet della Arcidiocesi www.arcidiocesipesaro.it Ringraziamo la Conferenza Episcopale Italiana per i contributi che ci sono pervenuti: i quali hanno aiutato l’Arcidiocesi ad affrontare i nume-rosi e gravi problemi economici nel campo caritativo e in quello della edilizia di culto e della pastorale.

Formuliamo i migliori auspici per il prezioso e delicato lavoro a favore della Chiesa Italiana. Pesaro, 29 aprile 2013

Brevia

rio di

notiz

ie pesa

resi A cura di Vittorio Cassiani

DOMENICA 5 MAGGIORADUNO PER AUTO D’EPOCA – Da Pesaro – Piazzale della Libertà a Monte Colombo Ritrovo alle ore 8.30, partenza alle ore 10.“LA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI” – Visita al Centro inanellamento. Nel Parco naturale del Colle San Barto-lo. Ritrovo a Villa Caprile, ore 8.30. Quota euro 12. Con “Il Ponticello” (0721/482607).WEEK-END GASTRONOMICI – Oggi sono aperti i seguenti ristoranti: Toni & Lucio (Frontone), La Casa dei Cuochi (Urbino), Villa Palombara (Monteporzio), Cavaliere (San Giorgio di Montecalvo in Foglia), La Vigna (Montecalvo in Foglia), Tenetra (Can-tiano), La Grotta (Cagli).

LUNEDI’ 6 MAGGIONELL’ARCIDIOCESI – Ritiro spiritua-

le-pellegrinaggio per le religiose al Santuario de La Verna. Alle ore 10 si riunisce il Consiglio presbiteriale e alle 21 quello Pastorale.“CHE COS’E’ L’UOMO PERCHE’ TE NE RICORDI?” – Nel Salone Metaurense della Prefettura. Incontro con Om-bretta Salvucci e Pierluigi Strippoli. Ore 18.ITINERARI PER FIDANZATI – In preparazione al matrimonio cristia-no. Nella parrocchia Santa Maria di Loreto ogni lunedì e mercoledì, ore 21.15, per quattro settimane. Info: 0721/390606.

MARTEDI’ 7 MAGGIO NELL’UNILIT – Conversazione di don Giorgio Giorgetti: “La Didaké”. Sala San Terenzio, ore 16.STORIA DEL CINEMA – Al “Solaris”, ore 21. Sullo schermo gli episodi che fanno riferimento ai periodi

1957-’64 e 1965-’69.

MERCOLEDI’ 8 MAGGIONEL CIF COMUNALE – E’convocato, per oggi, il Consiglio elettivo.CONVERSAZIONE FILOSOFICA – La professoressa Maria Rosa Tomasel-lo per l’UNILIT. Tema: “Gli intellet-tuali e il potere”. Sala San Terenzio, ore 16.30.NELLA CHIESA DI VIA DELLA MA-TERNITA’ – Ora di adorazione per giovani e coloro che vogliono unir-si alla preghiera. Ore 21.

GIOVEDI’ 9 MAGGIONELLA GALLERIA ART 65 – In via Giordano Bruno 65. Espongono, fino al 19 maggio, Gloria Gaudiano ed Antonietta Ricci.

VENERDI’ 10 MAGGIOANDREA BIANCHINI ALL’UNILIT

– Oggetto di approfondimento: “Le trasformazioni sociali dalla secon-da guerra mondiale ai nostri gior-ni”. Sala San Terenzio, ore 16.AL TEATRO ROSSINI – La Compa-gnia Enzo Cosimi presenta: “Calo-re”. Ore 21.

SABATO 11 MAGGIO GIRO CICLISTICO D’ITALIA – Si di-sputa l’undicesima tappa, a crono-

metro, da Gabicce Mare a Saltara. “LA CITTA’ E IL DRAGO” – Allo “Sperimentale”, ore 17 e ore 21. Incontro spettacolo, per bambini, con Gex Tessaro.“UN REGALO PER LA MAMMA” – Storie raccontate dai lettori volon-tari della Biblioteca San Giovanni (Area ragazzi) per bambini a parti-re dai 5 anni. Ore 16.45.

“SERENISSIMA”di Foglietta Giuliana

VERNICI e FERRAMENTAdal 1967 al servizio di una clientela

sempre più vastaVia Roma, 131 - Tel. 0721/490298

MONTECCHIO (PU)

Page 10: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

Pesaro5 maggio 2013 9amicoil nuovo• •

GIORNATA NAZIONALE DI SENSIBILIZZAZIONE ALL’8‰ ANNO 2013

La tua firma a favore della Chiesa Cattolica è stata importante.Un sincero ringraziamento. Ti chiediamo di riconfermare la tua scelta.

RELAZIONEL’Arcidiocesi di Pesaro, per l’anno 2011, ha ricevuto dalla Conferenza Episcopale Italia-na i seguenti contributi provenienti dall’otto per mille del gettito complessivo IRPEF: 1. Per esigenze di Culto e Pastorale € 507.073,682. Per Interventi Caritativi € 407.243,69Le somme sono state accreditate su particolari c.c. presso la Banca delle Marche, sede centrale, rispettivamente il 31/07/2012 e il 01/08/2012. In conformità alla disposizione presa dalla Conferenza Episcopale Italiana nella XLV Assemblea Generale “Straordinaria” tenutasi a Collevalenza nel mese di novembre 1998, l’Arcidiocesi di Pesaro, ha erogato tutti i contributi pervenuti per l’anno 2012, trattenen-do sui relativi c.c. bancari solo delle piccole somme per eventuali emergenze. L’utilizzo dei contributi ricevuti e la relativa erogazione si sono ispirati ai criteri pro-grammatici presi in data 19/10/2012, cercando di dare aiuto, talvolta anche consisten-te, alle situazioni di maggiore bisogno della nostra Arcidiocesi. Erogazione delle somme derivanti dall’otto per mille maggiorate degli interessi maturati e degli investimenti fatti. I. PER ESIGENZE DI CULTO E PASTORALE A. Esercizio del culto: 1. Nuovi complessi parrocchiali 80.081,302. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o altri beni culturali ecclesiastici 72.238,97 Tot.A € 152.320,27B. Esercizio e cura delle anime: 1. Attività pastorali 125.600,00 2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani 79.000,00 3. Istituto di Scienze Religiose 30.000,00 4. Contributo alla Facoltà Teologica 21.455,00 5. Assistenza al clero malato 3.600,00 6. Tribunale Ecclesiastico Diocesano 435,00 Tot.B € 260.090,00

C. Formazione del clero 1. Seminario diocesano, interdiocesano, regionale 40.453,00 2. Rette di seminaristi e sacerdoti studenti a Roma o presso altre facoltà ecclesiastiche 1.344,00 3. Conferenza Episcopale Marchigiana 2.997,00 Tot.C € 44.794,00F. Contributo al servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa 3.000,00 Tot.F € 3.000,00

H. Somme impegnate per iniziative pluriennali: 1. Fondo diocesano di garanzia (Fino al 10% del contributo annuale) 50.000,00 Tot.H € 50.000,00

a) TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE NEL 2012 510.204,27

Riepilogo

TOTALE DELLE SOMME DA EROGARE PER L’ANNO 2012 (riportare la somma di cui al quadro I, lett.a) del rendicontodelle assegnazioni) € 510.204,27

A DEDURRE TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE PER L’ANNO 2012 (fino al 31 marzo 2013) (riportare la somma di cui al quadro I, lett.a) del presente rendiconto) € 510.204,27

DIFFERENZA € 0

II. PER INTERVENTI CARITATIVI A.Distribuzione a persone bisognose: 1. Persone bisognose 50.000,002. Intervento a favore del clero 20.000,003. Intervento a favore delle famiglie bisognose 30.000,00 Tot.A € 100.000,00B. Opere caritative diocesane: 1. In favore di extracomunitari 10.000,00 2. In favore di tossicodipendenti 10.000,00 3. In favore di anziani 104.000,00 4. In favore di portatori di handicap 10.000,005. Enti Caritativi 168.766,52 Tot.B € 302.766,52

E. Altre erogazioni: 1. Attività assistenziali per “Casa Circondariale” 6.500,00 Tot.E € 6.500,00

b)TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE NEL 2012 € 409.266,52 Riepilogo TOTALE DELLE SOMME DA EROGARE PER L’ANNO 2012 (riportare la somma di cui al quadro II, lett.b) del rendicontodelle assegnazioni) € 409.266,52

A DEDURRE TOTALE DELLE EROGAZIONI EFFETTUATE PER L’ANNO 2012 (fino al 31 marzo 2013) (riportare la somma di cuial quadroII, lett.b) del presente rendiconto) € 409.266,52

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Esplicativa del rendiconto delle somme dell’otto per mille assegnate all’ARCIDIOCESI DI PESARO erogate nell’anno 2012.

La Comunità dell’Arcidiocesi viene informata dei contributi ricevuti e della relativa erogazione, sia attraverso il Bollettino Ufficiale della Diocesi che uscirà a luglio 2013, sia attra-verso il settimanale interdiocesano “Il Nuovo Amico” che uscirà domenica 05/05/2013 e sul sito internet della Arcidiocesi www.arcidiocesipesaro.it Ringraziamo la Conferenza Episcopale Italiana per i contributi che ci sono pervenuti: i quali hanno aiutato l’Arcidiocesi ad affrontare i nume-rosi e gravi problemi economici nel campo caritativo e in quello della edilizia di culto e della pastorale.

Formuliamo i migliori auspici per il prezioso e delicato lavoro a favore della Chiesa Italiana. Pesaro, 29 aprile 2013

Brevia

rio di

notiz

ie pesa

resi A cura di Vittorio Cassiani

DOMENICA 5 MAGGIORADUNO PER AUTO D’EPOCA – Da Pesaro – Piazzale della Libertà a Monte Colombo Ritrovo alle ore 8.30, partenza alle ore 10.“LA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI” – Visita al Centro inanellamento. Nel Parco naturale del Colle San Barto-lo. Ritrovo a Villa Caprile, ore 8.30. Quota euro 12. Con “Il Ponticello” (0721/482607).WEEK-END GASTRONOMICI – Oggi sono aperti i seguenti ristoranti: Toni & Lucio (Frontone), La Casa dei Cuochi (Urbino), Villa Palombara (Monteporzio), Cavaliere (San Giorgio di Montecalvo in Foglia), La Vigna (Montecalvo in Foglia), Tenetra (Can-tiano), La Grotta (Cagli).

LUNEDI’ 6 MAGGIONELL’ARCIDIOCESI – Ritiro spiritua-

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MARTEDI’ 7 MAGGIO NELL’UNILIT – Conversazione di don Giorgio Giorgetti: “La Didaké”. Sala San Terenzio, ore 16.STORIA DEL CINEMA – Al “Solaris”, ore 21. Sullo schermo gli episodi che fanno riferimento ai periodi

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MERCOLEDI’ 8 MAGGIONEL CIF COMUNALE – E’convocato, per oggi, il Consiglio elettivo.CONVERSAZIONE FILOSOFICA – La professoressa Maria Rosa Tomasel-lo per l’UNILIT. Tema: “Gli intellet-tuali e il potere”. Sala San Terenzio, ore 16.30.NELLA CHIESA DI VIA DELLA MA-TERNITA’ – Ora di adorazione per giovani e coloro che vogliono unir-si alla preghiera. Ore 21.

GIOVEDI’ 9 MAGGIONELLA GALLERIA ART 65 – In via Giordano Bruno 65. Espongono, fino al 19 maggio, Gloria Gaudiano ed Antonietta Ricci.

VENERDI’ 10 MAGGIOANDREA BIANCHINI ALL’UNILIT

– Oggetto di approfondimento: “Le trasformazioni sociali dalla secon-da guerra mondiale ai nostri gior-ni”. Sala San Terenzio, ore 16.AL TEATRO ROSSINI – La Compa-gnia Enzo Cosimi presenta: “Calo-re”. Ore 21.

SABATO 11 MAGGIO GIRO CICLISTICO D’ITALIA – Si di-sputa l’undicesima tappa, a crono-

metro, da Gabicce Mare a Saltara. “LA CITTA’ E IL DRAGO” – Allo “Sperimentale”, ore 17 e ore 21. Incontro spettacolo, per bambini, con Gex Tessaro.“UN REGALO PER LA MAMMA” – Storie raccontate dai lettori volon-tari della Biblioteca San Giovanni (Area ragazzi) per bambini a parti-re dai 5 anni. Ore 16.45.

“SERENISSIMA”di Foglietta Giuliana

VERNICI e FERRAMENTAdal 1967 al servizio di una clientela

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MONTECCHIO (PU)

Page 11: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

Redazione della Casa Circondariale di Villa Fastiggi - Str. di Fontesecco, 88 - 61122 Pesaro (PU) - Anno II - Numero 7 del 5 maggio 2013CONTATTI [email protected] - tel 0721/64052 fax 0721/69453

P amicoil nuovo• •

enna libera tutti

“L’uomo non è il suo errore”, dice-va Don Oreste. È con questo spi-rito che nel 2008 è nata la “Casa

Madre del Perdono”, a Taverna di Monte Colombo (RN), struttura di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII. Si tratta di una valida alternativa alla pri-gione che ha dimostrato di essere un sistema fallimentare. Lo dico da opera-tore che svolge il proprio servizio all’in-terno delle strutture carcerarie da due anni. Tra le altre cose mi occupo anche di incontrare direttamente i detenuti del-la Casa Circondariale di Villa Fastiggi a Pesaro. In questi due anni più di 25 ra-gazzi sono usciti dalla cella scegliendo un percorso educativo alternativo alla detenzione. A loro presentiamo un pro-getto educativo e proponiamo una se-ria revisione della propria vita attraverso due colonne: la formazione umana e la formazione religiosa. La prima si esprime attraverso strumenti più terapeutici, tra cui il resoconto. Si tratta di uno scritto in cui si raccolgono le emozioni e ci si ferma a pensare. Ci si esercita a dialo-gare nella verità, nella relazione e con responsabilità. Ma ci sono anche “eser-cizi” più duri come “la tabella di merito”, in cui ciascuno si esprime sul comporta-mento degli altri compagni.Di pari passo procede anche il cammino religioso. In questo caso si cerca di ca-pire cosa dice Dio e si chiede a Lui la forza e la grazia per vivere ciò che Egli vuole. Uno dei valori aggiunti di que-sta struttura è la presenza dei volon-tari, “veri apostoli della carità”. Si trat-

ta di persone del-la società civile che donano tempo e amore gratuito ai “recuperandi”, ac-compagnandoli nel loro cammino.Ed è così che riu-sciamo a riscoprire la dignità che al-berga in ogni per-sona, anche in chi ha commesso i reati più abomine-voli. Perché il cam-biamento è possi-bile. Questo lo di-cono i numeri: in Italia su mille per-sone che escono dal carcere circa 800 tornano a commettere reati, (80% di recidiva). Nel caso in cui il detenuto segua un percorso alternativo, la recidi-va si abbassa fino ad arrivare al 10% della reiterazione di un reato.Dalla sua apertura la “Casa Madre del Perdono” ha ospitato più di 250 dete-nuti di cui molti provenienti dalla Casa Circondariale di Pesaro. Ogni ragazzo che accogliamo in casa ha una sua sto-ria e una sua ferita. Spesso arriva cari-co di rabbia. Ed è partendo da qui che nasce la voglia di cambiare perché dove c’è fiducia è più facile scegliere. Ad oggi possiamo raccontare la positi-va esperienza di molti ragazzi come ad esempio quella di Enrico, che ha scelto

di scontare l’ultima parte della sua pena adoperandosi per aprire una realtà co-me la nostra in Puglia. Oppure la vicen-da di Raimondo, che passerà gli ultimi mesi di detenzione presso “La Capanna di Betlemme” di Bologna, ad aiutare i volontari che accolgono ogni notte i barboni provenienti dalla strada. Poi c’è l’esperienza di Haithem che ha accudi-to con amore per diversi mesi un an-ziano disabile presso una nostra Casa Famiglia.Insomma, storie di ragazzi che si sono adoperati per riscattare la propria vita.

Matteo Giordani Comunità Papa Giovanni XXIII

servizio carcere

PROGETTO OLTRE LE SBARREStorie di riscatto della propria vita

Di nuovo in piedi

La vita dopo la prigione Mi chiamo Luigi, ho 44 anni, da

quasi 18 anni vivo in prigione. Tra circa sei mesi tornerò in

libertà. Finalmente ho finito di scontare il mio debito verso la società e verso lo Stato. Nel corso degli anni ho visto e toccato con mano la sofferenza, ho sposato il significato di agonia e di ansia perché loro sono diventate le mie compagne di viaggio. Ho dovuto imparare a difendermi dall’arroganza, dalla prepotenza e dall’ignoranza di chi qui dentro si sente qualcuno, da chi si sente speciale. Soprattutto ho dovuto imparare ad assecondare la mia mente per non impazzire. Mi sveglio la mattina e, lavandomi i denti, mi osservo allo specchio. Guardo i miei occhi. La luce che vedevo prima del mio arresto si è spenta da molto oramai. I tratti del mio volto sono cambiati. Sono più vecchio, più uomo e consapevole che tra poco sarò libero. Dopo anni paradossalmente ho paura. Una grande paura. Sì perché lì fuori, non c’è nessuno che mi verrà a prendere. Né mia madre, nè mio padre, nè mia moglie o i miei figli. Dimenticati ormai da troppo tempo, volutamente cancellati dalla mia mente. Per la mia e la loro sopravvivenza non ho più niente, neppure una casa o un posto dove andare. Mi chiedo: ed ora? Stato, mia Italia, che ti sei presa cura di me per 18 anni, ti sei preoccupata di “rieducarmi”, ora cosa mi dai? Nulla! Io che spavento gli uomini con la mia mole e con la mia voce, oggi ho paura del futuro e allora penso che la mia casa è forse questa ormai…Io invece mi chiamo Piero ed ho 55 anni. Dopo quasi 30 anni di galera, sballottato in tutti i carceri d’Italia, ho avuto modo di conoscere migliaia di persone come me, tutti collegati da un unico filo: “ la speranza ”. Conosco bene il significato della parola solitudine che ti fa scoprire poco a poco cos’è il dolore dell’anima. Ricordi frammentati della mia vita prima della prigione mi tengono ancora vivo. Ho provato sulla mia pelle per molti anni l’isolamento, i maltrattamenti fisici e psicologici quotidiani. Continuo a ripetermi: forza! Tieni duro! Non mollare! Ma poi per chi? Per cosa? Penso a mia moglie, ma anche lei mi ha abbandonato e i miei figli non ci sono più. Li ricordo ancora piccolissimi, uno non l’ho nemmeno visto nascere. Tra circa un mese tornerò in libertà. Chi e cosa mi aspetta li fuori? Una speranza, una nuova vita forse? Qualcuno spero ci sarà, il mio nuovo amore, che ho avuto la fortuna di coltivare da qui dentro, scrivendole lettere e aprendole il mio cuore. L’unico modo per sentirmi ancora vivo e umano. L’amore, meravigliosa possibilità con la speranza per me, di una vita nuova dopo la prigione.Ho sbagliato tanto, ma ho pagato. Oggi mi sento spaesato, senza bussola. La porta finalmente si aprirà, ma là fuori non mi è rimasto più niente. Ricomincerò tutto da capo, chiaramente senza più sbagliare. La vita per me è stata dura e difficile ma non rimpiango niente. Ho avuto tanto e ho dato tanto. Ora mi sento un sopravvissuto, spesso incompreso, eppure, dopo tanti anni, nessuno ha ancora capito che l’amore è l’unica forza che mi può abbattere.Dedico questo pensiero a loro che mi hanno aiutato qui dentro, augurandogli di trovare tutto quello che desiderano fuori di qui, perché ho capito che anche all’inferno si possono trovare grandi uomini.

Giovanni

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5 maggio 201312 P enna libera tutti

Cucina galeotta

Gnocchi al gorgonzola

Come si fa a non cadere nell’ozio? Bisogna sempre mante-nere viva la voglia di movimento, quindi un po’ di ginnasti-ca non guasta mai. È importante mantenersi in forma ma lo è ancora di più mantenere una buona alimentazione, per questo oggi andremo a preparare uno squisitissimo primo piatto che, oltre a farvi fare bella figura con i vostri com-mensali, gli farà anche leccare i baffi. Facile e di rapida preparazione sono gli “gnocchi al gorgonzola”. Prenderemo quindi una bella padella grande, antiaderente e ci mettere-mo a sciogliere a fuoco lento 350g di gorgonzola, proprio per farli venire belli cremosi. Metteremo da subito a bollire l’acqua con un pugno di sale e, nell’attesa, controlleremo la nostra crema di formaggio aggiungendo giusto un filo d’olio d’oliva per renderla più fluida. Quando l’acqua avrà rag-giunto l’ebollizione ci metteremo dentro gli gnocchi. Quan-do tornano a galla scolateli e metteteli nella padella dove

avete fatto sciogliere il gorgonzola. Amalgamate il tutto con molta cura, sempre a fuoco lento (come delle piccole ca-rezze per intenderci), aggiungendo una nevicata di parmi-giano grattugiato. Servite nei piatti e, se avete del prez-zemolo tagliato molto sottile, aggiungetelo ad ogni piatto. Non mi resta che augurarvi buon appetito e… alla prossima mangiata insieme.Ingredienti:Gnocchi a piacere350g di gorgonzola parmigiano grattugiato a piacereprezzemolo sale e olio d’oliva

Spartaco

Il desiderio di rimettermi sulla giusta stradaDa dove ripartire? Dal gior-

no del mio arresto, nel-l’autunno del 2012, mi so-

no ritrovato da solo e per di più in una regione lontana da casa mia, senza più gli affet-ti vicini. Da subito capii che mi devo fare aiutare da persone competenti. Infatti il mio desi-derio più grande è quello di ri-farmi una vita e andare in una comunità per cambiare radi-calmente. E così ho iniziato a chiedere umilmente aiuto, cer-cando di avere dei colloqui con le figure più importanti del car-cere di Camerino, dove inizial-mente ero recluso per il reato commesso. Ho iniziato a parla-re con l’assistente sociale del Sert (Servizio per le tossicodi-pendenze) fino a chiedere un sostegno psicologico perché mi sentivo un uomo fallito e allo stesso tempo abbandonato da chi credevo che mi volesse be-ne. Purtroppo lo sconforto den-

tro di me aumentava sempre di più. Allora ho iniziato a scrive-re molte lettere a varie comu-nità come la Pars di Corridonia e il Sert di Macerata, spiegan-do i miei problemi e cercando di essere il più sincero possi-bile. Dopo quasi un mese rice-vetti una lettera di risposta e dentro di me si aprì uno spi-raglio di luce. Iniziai a credere nella possibilità di essere aiuta-to e di potere cambiare davve-ro la mia vita. Ma dopo qual-che giorno sono stato trasferi-to nel carcere di Ancona e co-sì ho dovuto ricominciare tutto da capo. Mi sono nuovamen-te sentito crollare il mondo ad-dosso e mi sono sentito perso e scoraggiato. In più la mia si-tuazione di salute non andava affatto bene visto che ho inizia-to ad accusare una patologia molto grave, ovvero una trom-bosi femorale. Oltre al danno fisico si è aggiunto quello psi-

cologico e sono stato assalito dalla disperazione nel vedere la mia gamba destra gonfiar-si sempre di più. Chiesi urgen-temente una visita chirurgica e sono stato visitato da un medi-co dell’ospedale di Ancona. In tutto questo tempo, non avere notizie della mia famiglia mi ha fatto sentire la solitudi-

ne nel cuore. Non sapevo più dove sbattere la testa. Mi sen-tivo debole per via della gra-ve sofferenza fisica e morale e dentro di me. Sentivo una voce che mi diceva “ti sei rovinato la vita”. Poi sono stato trasfe-rito di nuovo e sono arrivato a Pesaro. Qui ho potuto ripren-dere i contatti con il Sert e, in-

sieme, abbiamo deciso un per-corso terapeutico presso un’al-tra comunità. Ora sono in at-tesa di poter entrare nella co-munità di San Patrignano, dove spero di poter ricostruire alme-no parte della mia vita. Da par-te mia c’è la volontà di rinun-ciare a tutti i benefici di leg-ge come il processo d’appello, pur di accelerare la prassi d’in-gresso. Chiaramente se questa mia richiesta non dovesse an-dare a buon fine, farò un’ulte-riore richiesta al Dap (diparti-mento amministrazione peniten-ziaria) per cercare un trasferi-mento il più vicino possibile al-la mia famiglia, ovvero a To-rino. Una soluzione che non mi permetterebbe di risolvere i miei problemi di dipendenza dalle sostanze ma potrebbe al-meno riavvicinare i rapporti con i miei familiari.

Ezio

Radio Londra dietro le sbarreM i trovo qui fra tanti

rimpianti di quello che ho lasciato. Ma ormai sono

solo ricordi del passato. Ricordi di dissapori sul posto di lavoro, un lavoro che tutti i giorni era una cosa nuova, non c’era un giorno uguale all’altro. Sempre di corsa, non c’era mai tempo per me, per rilassarmi con la mia famiglia. Solo la domenica era il giorno libero, e non sempre, ma mi dovevo riposare per il giorno dopo. Cercavo di fare tutto la domenica, tutto quello che non potevo fare gli altri giorni. Sia io che mia moglie siamo attratti dal mare e non c’era mattino che non si faceva una passeggiata lungo il mare, da Porto Recanati al Conero. Da quel giorno per molti anni ho cercato di far stare bene la mia famiglia per provare a riscattarmi. Quante volte ho pensato: ma perché l’ho fatto? Vista la nostra passione per il mare ho acquistato una barca. Ricordo ancora l’emozione della prima volta che siamo usciti in mare. A vedere il paesaggio che ci circondava, io mia moglie e mio figlio, eravamo felici. Fino all’ultimo ho sperato di non finire in carcere, ma quando è arrivata la sentenza mi sono dovuto rassegnare, non sapevo come avrei fatto a dirlo ai miei genitori, parenti, soci, amici, mio figlio. Ho dovuto lasciare tutto e tutti. Senza troppi indugi l’ho fatto (l’abbiamo fatto) con l’aiuto di mia moglie. Pensavo fosse la cosa più difficile, chissà perché, ma ora non ne sono più tanto convinto. Ora sono in carcere e penso che la cosa più difficile sarà uscire, rivedere tutto e tutti, ricominciare da capo. A volte ho il timore per quel giorno che prima o poi verrà!

Paolo L.

C’è una cosa alla potata di tutti che si nasconde e nascondendosi pro-spera. Si annida nei luoghi in cui

ancora l’onnipresente rete multimediale stenta ad introdurre i tentacoli. Nell’abita-colo delle automobili, sui treni, sulle spiag-ge, in campagna. Uno strumento che per la sua semplicità “sfugge” anche all’onni-potente filtro dell’amministrazione peniten-ziaria facendo compagnia a noi detenuti fin dentro le nostre celle! E’ quell’insop-primibile aggeggio chiamato radio. Il suo suono è lasciato galleggiare dovunque, non ha pregiudizi. Si fa prendere e sa la-sciarsi dimenticare. Compagnia fedele delle notti moribonde riesce con le sue note ad animare perfino il chiaro di luna e i sogni incantati. Un condimento cosi forte da rendere saporite anche le minestre più insipide. Tra quelli che si beano di tale baluardo, se semplicissimo strumento che vive sul delicato equilibrio fra chiarezza e suggestione, forse non molti sanno che il ventenne Marchese Guglielmo Marconi nel-l’estate del 1894, con l’aiuto del suo mag-giordomo, dopo alcuni esperimenti riuscì a mettere a punto un empirico segnala-tore di temporali che, grazie allo squillo di un campanello, avvertiva la vicinanza di un fulmine. Quel trasmettitore era in gra-do di ricevere segnali da una certa distan-za superando anche gli ostacoli. Marconi

aveva inventato l’antenato dei più potenti mezzi senza fili. Per sua natura la radio ha il compito di raccontare in modo da essere interpretata attraverso la fanta-sia degli ascoltatori. Le immagini devono formarsi nella mente di chi accoglie il messaggio. Mettere radici nel suo bagaglio culturale, sollecitare emozioni nuove, smuo-vere il ricordo di esperienze pre-cedenti istaurando inconsciamen-te uno strano rapporto di fiducia da chi trasmette a chi ascolta. E’ un mezzo che ha sempre suscita-to a livello collettivo una grande

influenza. Lo sanno bene quegli America-ni che il 30 ottobre 1938, accostati agli altoparlanti, furono sorpresi da una serie di comunicati poco rassicuranti. Con tan-to di scuse per l’interruzione, un giovane promettente attore di nome Orson Welles, annunciò lo sbarco negli Stati Uniti di un esercito di extraterrestri. Si diffuse subito il panico, quasi una psicosi collettiva. La gente invase le strade e bloccò il traffico. Molti sostenevano di aver visto piccoli mo-stri in giro per la città, una donna dichia-rò di essere stata aggredita. Un’allarmante stato di paura durato giorni e giorni. Una beffa mediatica dalle proporzioni gigante-sche. La radio è nata per rendere semplici, ve-loci e convincenti le comunicazioni e, nel corso della storia, è stata usata per scopi diversi e lontani tra loro. Soprattutto per disinformare, come usava ed usa tuttora fare ogni dittatura. Per distrarre, per intrat-tenere, per occultare. Ma in questo con-testo la radio ha concesso alle persone attimi di speranza e di incoraggiamento, un ruolo svolto negli anni bui della se-conda guerra mondiale da Radio Londra, con le trasmissioni gestite dalla BBC. Un appuntamento fisso per gli italiani che at-tendevano le trasmissioni chiusi nelle loro case con le luci schermate e le tapparelle

abbassate. Queste si aprivano con le note della quinta sinfonia di Beethoven, segui-to da pochi colpi cadenzati che, secondo l’alfabeto morse, indicavano la lettera “V”, iniziale di Victory. E proprio la semplici-tà strutturale a consentire tanta libertà di azione, a renderla tanto eclettica. Ai nostri giorni la radio risponde ad una necessità epocale: il recupero del linguaggio parlato. Oggi si tende, quasi paradossalmente, a comunicare il più possibile attraverso l’im-personale strumento della struttura: i cellu-lari usati soprattutto per inviare i messaggi, mail o chat , hanno sostituito le telefona-te agli amici e le passeggiate agli uffici pubblici. A volte evitiamo di incontrarci e scriviamo con un’ampiezza di vocabolario sempre più magra. La radio, invece, parla, racconta, descrive con ricchezza di par-ticolari per supplire in mancanza di im-magini. Diverte ed emoziona portandoci lontano. Nel suo elementare DNA traspor-ta l’eredità mitica della voce umana, la profondità magnifica del racconto e del canto e della poesia. Qualcosa che stiamo lasciando indietro nel nostro procedere e di cui già cominciamo ad avere un ance-strale nostalgia. Nella favolosa epoca de-gli antichi Re la musica aveva una parte dominante nella vita di corte dello stato. Alcuni passi del capitolo sulla musica in “Primavera e Autunno” di LU-PU-WEI dico-no cosi. Le origini della musica risalgono molto lontano. Essa nasce dalla misura e ha origini nel grande Uno. Il grande Uno genera i due poli ed essi generano la for-za del buio e della luce. La musica può attivarsi quando nel mondo regna la pace quando tutte le cose stanno al riposo. La musica perfetta ha una sua causa. Essa nasce dall’equilibrio, l’equilibrio nasce dal giusto, il giusto dal senso del mondo. IO credo che ognuno porti nel cuore la pro-pria musica. La musica vola sulle nostre vite che unite assieme danno il senso a questo mondo.

Claudio Meletti

Il timore di tornare libero

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CERCASI LAVORO DISPERATAMENTE

Ho paura di uscire

5 maggio 2013 13 P enna libera tutti

POCHE LE POSSIBILITÀ DI REINSERIMENTO

Un esempio molto positivo, ma uno soloDpo le tante chiacchiere

che ho sentito nel cor-so degli anni di detenzio-

ne, sulle possibilità di reinseri-mento nel mondo del lavoro dopo il carcere e sulle misu-re alternative, che con l’aiuto delle varie associazioni sociali dovrebbero favorire il reinseri-mento dei detenuti, ho capito che sono davvero limitate, per-ché le problematiche e lo svol-gimento delle prassi burocrati-che per aderirvi, sono lunghis-sime e difficili. Forse, potreb-bero esserci delle probabilità in più, se ci dessero la possi-bilità di formare delle coopera-tive, oppure, attivare dei corsi di formazione per apprendere e lavorare gia all’interno delle strutture carcerarie durante il periodo di detenzione. In pas-sato ci sono stati dei promo-tori in queste iniziative, nello specifico un caso in particola-re, che però non ha avuto se-guito. Nel carcere di Villa Fa-stiggi di Pesaro, ci fu un dete-nuto, arrestato per reati legati alla cattiva gestione economi-ca della ditta di cui era tito-lare e che operava nel setto-re edile, che diede la possi-bilità di lavorare e quindi di “messa in prova” a diversi de-tenuti. Durante la carcerazio-ne si impegnò, oltre a ritrova-re il suo equilibrio, anche ad

acquisire ulteriori competen-ze spendibili sul mercato del lavoro. Infatti, seguì un corso professionale in ortoflorovivai-smo, finanziato dalla Provincia con i Fondi Sociali Europei e ottenne con profitto la qualifi-ca. Dopo circa un anno di de-tenzione cominciò a fruire dei permessi premio, finalizzati a curare i propri affetti e natu-ralmente a sondare opportuni-tà lavorative. Iniziò un’esperien-za di lavoro alle dipendenze di una cooperativa che opera nel settore del verde. Chiaramente avendo la possibilità di ripren-dere contatti con la rete socio-lavorativa, esistente prima del-la carcerazione, acquisì nuovi contatti e diede inizio allo svi-luppo del suo progetto. Dopo aver fruito di qualche permes-so premio, il Tribunale di Sor-veglianza, gli concesse l’affida-mento in prova al servizio so-ciale. Con la volontà che con-traddistingue chi ha veramen-te voglia di cambiare, in breve tempo fondò una cooperativa insieme ai suoi familiari, sem-pre nel settore edile e del ver-de, per dare lavoro ai detenuti ed agli ex detenuti che aveva-no difficoltà nel reinserimento sociale e nel mondo del lavo-ro. Chiaramente provocò una certa risonanza negli ambienti istituzionali, in quanto riusciva

a fare quel-lo che le varie associazioni di ruolo e istitui-te proprio per quello, non riuscivano a fare. Dava la-voro ad un numero no-tevole di de-tenuti e viste le apprezzate professionalità, iniziarono ad arrivare anche molti appal-ti e proposte da enti priva-ti e pubblici. Purtroppo pe-rò, questo ti-po d’iniziativa non durò mol-to, finì con la morte prema-tura del suo fondatore e ad oggi, nella nostra regio-ne, non ci so-no stati altri casi in cui i dete-nuti o ex detenuti, riuscissero a dare vita ad altre coopera-tive. Auspichiamo quindi, anche in questo “grave” periodo di crisi che sta vivendo il Paese, che ci possa essere qualche altra opportunità del genere,

primo per favorire quella fase di cambiamento e poi, proprio per dare modo ai detenuti o ex, ad una sempre maggiore possibilità di reinserimento nel mondo socio-lavorativo una volta scontata la pena

Spartaco

Come vorrei che all’indomani della mia uscita ci fosse un lavoro ad aspettarmi, ma

guardando tutto ciò che accade in Italia, aziende che chiudono di continuo, licenziamenti, vedere famiglie che non arrivano a fine mese, addirittura una famiglia di Civitanova Marche ha deciso di

farla finita impiccandosi nel ga-rage di casa loro lasciando scrit-to un biglietto dove sopra era scritto: “Scusateci per non aver-cela fatta”. Tutto questo mette un pò di scompiglio nella mia testa. Io che sono un detenuto mi domando, come faccio a trovare un lavoro

di questi tempi? La paura è tan-ta, sarebbe troppo brutto uscire da qui e non sapere cosa fare, ma tutto questo a chi lo dobbiamo raccontare. Molto spesso ho sentito dire che alcuni imprenditori hanno pau-ra di assumere persone come me, persone che hanno avuto prob-

lemi con la giustizia. A questi vor-rei dire: “Ho veramente bisogno di te, che ai paura di assumermi, forse avrai anche le tue ragioni, ma io cerco disperatamente un lavoro per dare un futuro alla mia famiglia e non tornare più a delinquere.

Alfonso

La rieducazione dei detenuti passa attraverso l’art. 105 o.p. che indica chiaramente che un detenuto può essere “riqualificato” attraverso il lavoro, la religione, la cultura,

i laboratori professionali e le attività ricreative.Credo proprio che fra queste il lavoro sia la parte più importante, perché solo attraverso il lavoro e l’impegno per lo stesso, il detenuto può ottenere una chance per reinserirsi nella società civile, dove prima si deve adempiere ai doveri e poi si possono pretendere i diritti.Purtroppo il governo ha ridotto ulteriormente i fondi destinati

allo sviluppo dei lavori per i detenuti all’interno delle carceri. Basta ricordare che lo stesso Franco Ionta, (capo del dipartimento amministrazione penitenziaria) in più occasioni ha ricordato, con relazione presentata al Parlamento nel 2010, che il budget assegnato per tali scopi è largamente insufficiente. Per cambiare questa situazione si potrebbe proporre di avviare delle vere e proprie sinergie con datori di lavoro esterni che possono fornire lavoro a domicilio (all’interno del carcere) assumendo detenuti, guadagnandosi cosi un credito d’imposta mensile di euro 516,46 come

del resto prevede la legge 193/2000 (denominata legge smuraglia). Considerato che la legge c’è a mio avviso rimane da superare l’ostacolo più arduo, cioè riuscire a far capire all’opinione pubblica che il detenuto nella grande maggioranza non è colui che è sempre pronto ad uccidere, picchiare o delinquere, ma è un uomo che ha capito l’errore che ha fatto e da esso si vuole allontanare il prima possibile. Lo scopo del nostro periodico è proprio questo. Il detenuto può essere rieducato se gli viene lasciata la dignità di essere umano e questa la può avere solo se si sente utile e integrato nella società. Il lavoro, sotto qualunque forma, non può essere alternativa se l’interesse della società è quello di rieducare altrimenti si passa da uno stato sociale ad uno stato penale.

Leonardo

UNO STATO SOCIALE O UNO STATO PENALE?

La strada per la rieducazione

CHISSÀ SE QUALCUNO CI AIUTA?

Un posto da lavapiattiDopo sei mesi passati nella casa

circondariale di Pesaro e vicino al momento della mia uscita, in

questo periodo di estrema difficoltà del paese mi trovo di fronte ad un prob-lema da affrontare. Oltre ad essere un detenuto ai domiciliari, il che mi por-rà di fronte alla società in luce nega-tiva, dovrò reinserirmi nel mondo del lavoro. All’interno del carcere e soprat-tutto tra operatori e assistenti socia-li si parla molto di reinserimento nel mondo del lavoro, ma mi rendo conto quanto sia difficile anche trovarne uno da semplice lavapiatti. Dopo un periodo di carcerazione ti si aprono le porte del carcere ma per reinserirti hai necessità di un lavoro e questo avviene solo se la persone in questione ha una disponibil-

ità a 360 gradi ed il contributo dei fa-miliari e conoscenti sarà determinante. Sinceramente dal carcere non trovo ci sia una organizzazione ed informazione che risultino efficaci per reintegrarsi. In questa crisi generale anche le associazi-oni sanitarie preposte rispondono che, per mancanza di fondi, tutto è fermo, cosi anche le persone con problemi di dipendenza dalle sostanze e con una pe-na importante da scontare hanno diffi-coltà ad accedere ai programmi del SERT o delle comunità terapeutiche. Ritengo perciò che soprattutto i Magistrati di Sorveglianza e gli assistenti sociali deb-bano essere messi nella posizione di po-ter valutare al meglio i più meritevoli delle misure alternative, con un moni-toraggio sui detenuti più accurato e in-

dirizzato verso un vero recupero. Questo mio articolo, vuole sensibiliz-zare le Istituzioni, per quei detenuti che veramente necessitano d’aiuto e voglio-no migliorarsi. Ho un amico in Svizzera che sta scontando quattro anni e ad ot-tobre finirà la sua pena, gia da due an-ni vive in una casa di campagna vicino Friburgo dove può lavorare costruendo con il legname che tagliano e lavorano cassa d’imballaggio per motori industri-ali. Per autogestirsi allevano mucche da latte e da macello. Questo metodo da la possibilità di produrre lavoro, vivere in un ambiente sano, mangiare cose nos-trane e aiuta la qualità della vita. Non sarebbe un idea da sviluppare anche in Italia?

Luca

Carissima Sua Santità,siamo dei semplici detenu-ti, come tanti altri, reclusi

per espiare le pene derivanti dai nostri errori. Ognuno di noi ha un rapporto diverso con la fede, ma tutti noi abbiamo lo stesso bi-sogno di chiedere perdono a Dio. Questo è possibile soltanto se ini-ziamo quel percorso di avvicina-mento, attraverso l’aiuto costante degli operatori della Chiesa catto-lica, di cui P. Enrico (nostro cappel-lano) è il primo esempio.A questo proposito la voglio por-tare a conoscenza del grandissi-mo e costante lavoro, che i volon-tari, del gruppo di Rinnovamento nello Spirito Santo, svolgono qui nel carcere di Pesaro. Molti di noi, con il loro aiuto, sono riusciti a ca-pire l’importanza della fede e che solo con la misericordia di Dio, si riuscirà a intravedere la luce in fondo al tunnel della sofferenza.Santità, quando l’abbiamo vi-sta affacciarsi per la prima volta dalla Basilica di San Pietro e sia-mo venuti a conoscenza delle sue grandi e misericordiose opere, co-struite nell’arco della sua vita, ci siamo sentiti veramente meno soli, consapevoli che, anche per chi come noi è rifiutato o emarginato dalla società civile, non lo è davan-ti ai Suoi occhi e quindi davanti a Nostro Padre Dio Onnipotente.Avere la consapevolezza che an-che noi siamo ricordati nelle sue preghiere, ci fa sentire forti e pro-tetti dalle tentazioni quotidiane.Tutti noi ringraziamo Dio per averci donato un Papa lungimi-rante, devoto e in grado di recupe-rare con semplicità i soggetti più

“bistrattati” come noi.Inchinandoci con umiltà d’in-nanzi a Lei, ringraziamo per aver ascoltato le nostre parole.P.S.: Caro Santo Padre, quando può venga a trovarci e sarà accolto con immensa gioia.

I detenuti della 3° sezioneCasa Circondariale di Pesaro

Una lettera al Papa

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5 maggio 2013 P enna libera tutti14

Vi dico la mia sugli assistenti sociali Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera giunta in redazione da un ex redattore di “Penna Libera Tutti” attualmente residente a Pesaro presso la struttura di “Casa Paci”.

Il ruolo dell’assistente sociale è il meno compreso nelle carceri e fuori. La colpa non è solo del sovraffollamento delle

carceri (bandiera ormai sfruttata per convenienza politica da destra e sinistra) ma anche della formazione data a questa figura ormai inadeguata alle esigenze delle categorie che dovrebbero essere aiutate. Si tocca con mano questa realtà, sia in carcere, sia una volta usciti se si è ospiti di un centro di accoglienza o di una comunità.Infatti si dice che l’assistente sociale dovrebbe aiutare la persona a sviluppare la propria autonomia e responsabilità ed a beneficiare dei servizi che la società gli offre. E poi giù paroloni che la gente non capisce. Nella realtà non è quasi

mai così. Nel migliore dei casi l’assistente sociale è guardato con sospetto perché è percepito come una figura che si intromette nella vita privata potrebbe pilotarla contro la volontà delle stesse (casi di famiglia e figli ad esempio), mentre nelle carceri diventa addirittura un personaggio quasi inesistente per il detenuto, uno che opera quasi sempre dietro le quinte ed ha solo rarissimi contatti con l’utente che ha bisogno di lui.Così il suo ruolo diventa quello di persona i cui giudizi nell’équipe trattamentale sono importanti e determinanti,

ma che in realtà non ti conosce affatto e deve tuttavia esprimere un giudizio pericoloso su di te!Ecco perchè molti detenuti si lamentano degli assistenti sociali, dei quali non sono affatto in grado di capire le funzioni e le intenzioni. Allora molti cercano quasi di ingannarli presentando una facciata perbene nei pochi e freddi incontri. D’altra parte spesso gli assistenti sociali cadono in questi tranelli dovuti alla loro scarsa conoscenza del detenuto ed al fatto che sono portati a valutarlo quasi soltanto dal suo comportamento esteriore.Il detenuto percepisce che non c’è quasi mai il tempo per un approfondimento, per confidenze riguardanti la sua vita interiore e i suoi veri problemi personali. E così i risultati si vedono anche nei cosiddetti “benefìci” che il detenuto dovrebbe ottenere se si comporta bene: raramente i migliori vengono premiati. Piuttosto molti benefici vengono dati a persone che sanno barare meglio nei rapporti con gli altri. La via di scampo da questo labirinto sarebbe quella di assumere più assistenti sociali e prepararli diversamente... ma c’è crisi.

Roberto9

Lettere in redazionePer scrivere alla redazione della Casa Circondariale di Pesaro indirizzare una e-mail a [email protected] oppure scrivere a Redazione di Penna Libera Tutti c/o Casa Circondariale di Pesaro – Str. Fontesecco 88 – 61122 Pesaro (PU)

Star rinchiuso qua

sapessi quanto mi manchi.

Mi sento come una foglia

caduta da una pianta

che spesso mi faccio

lo stesso pensiero.

Chissà che fai.

Chissà se pensi a me

in questa cella oscura

dove non spicca

neanche un’ombra di sole.

È fredda.

E’ grigia.

E’ triste .

Ma non m’importa.

Mi metto sdraiato qui

in un angolo di cuscino

pensando a te.

Cosa pagherei per vederti

per toccarti

per baciarti.

Ma io resto qua

per vivere ancora.

E mentre guardo

questa notte

questa luna

mi addormento sognando TE

Dario Salvatore

Angolo di cuscino

Questa notte ho sognato di lavorare

Nel ventre del carcere c’è il profumo di mammaLe incontri davanti alla cancellata,

attonite e mute, coi loro fagot-ti di bucato profumati e qualche

vivanda da recare dietro le sbarre ai loro figli. Senza trucchi o abiti ricer-cati, sotto il sole cocente o un dilu-vio indifferente. Quei figli oggi, stanno dietro le sbarre di un carcere, ma so-no usciti dal loro grembo. Per il mon-do sono delinquenti, per loro riman-gono pur sempre da amare e custo-dire.Dietro le sbarre abitano i figli, davan-ti stazionano le madri, splendide don-ne capaci di rimettere in scena ogni mattino la riedizione della prima Ma-dre sotto la croce. Qualcuno le chia-ma povere donne, altri si intenerisco-no, qualcuno forse le prende pure in giro, eppure, non cambia niente den-tro quel cuore capace di amare ad oltranza. Perché una cosa è il delitto, altra cosa è l’uomo. Il primo va con-dannato, il secondo va amato sen-za giustificarlo. Quelle splendide eroi-ne che aspettano statuarie fuori dal-

le sbarre, per stringere una mano, ca-rezzare la barba, baciare quel figlio del quale si prova evidente nostal-gia. Le loro occhiaie stanche parla-no di fatiche e lunghi viaggi, le lo-ro rughe raccontano notti insonni e pensieri vagabondi, nelle loro scarpe ci sono andate e ritorni senza cer-tezze. Sono donne speciali le nostre mamme, perché capaci di rimetterci al mondo due volte, la prima quando ci fecero entrare in questo straordina-rio palcoscenico della vita, la secon-da volta quando giorni dopo il misfat-to, si sono rimboccate le maniche e hanno trovato il coraggio di scende-re nell’inferno delle galere, per ama-re noi figli nel momento in cui non lo meritavamo. Loro hanno capito che era proprio quello il momento in cui avevamo più bisogno. In ogni mamma abita l’inimitabile capacità di unire la quotidianità con l’eternità, il profumo della farina con le lacrime di nostal-gia, le ricette del minestrone con l’al-fabeto della misericordia, lo sgranare

la corona del rosario col rimboccar-si le maniche davanti a una cella. Gli uomini hanno paura delle donne ba-sta un loro sguardo per piegare de-linquenti di lunga data. Non è una questione di forza fisica, ma la forza del cuore, perché la donna, a mag-gior ragione se madre, spinge il mon-do un passo oltre le capacità dell’uo-mo. E gli uomini lo sanno, perché Dio nel loro grembo ha deposto la custo-dia della vita fino al nostro ritorno. Le mamme tremano ma non dispera-no, hanno paura ma non si rassegna-no, piangono ma non soccombono. E se qualche volta danno l’impressione di sparire dalle nostre vite, è solo per farsi trovare più forti un attimo dopo. Dopo aver fatto i colloqui con le no-stre mamme non ci laviamo il volto anche per un giorno intero, per non perdere il profumo lasciato sul collo mentre ci baciavano. Dentro il ventre del carcere è il profumo della mam-ma a tenere accese le nostre vite.

Alessandro

“Questa notte ho fatto un sogno” cantava Gerry Scotti negli anni ’80, elencando tutta una serie di buoni propositi per l’umanità. Chi se

ne ricorda? Diciamo che sognava migliori condizioni per tutti, a cominciare dalla qualità della vita dei ceti meno abbienti. Una canzone che anticipava i temi della Giustizia “Giusta” e che poneva l’essere umano al centro. Oggi in alcuni istituti di pena si superano i 3 “ristretti” per cella! Si legge sui giornali che le carceri scoppiano!

Da Bologna, l’istituto di ricerche Cattaneo, afferma che il sistema penitenziario Italiano “ha un grave e cronico problema di sovraffollamento”. Le carceri - spiega la Cattaneo - sono sempre più affollate, nonostante l’indulto del 2006”. L’indagine omette – forse per stendere un velo pietoso - l’esigua percentuale di detenuti che ottengono misure alternative. La gravissima crisi economica che stiamo vivendo non aiuta nell’affidamento al lavoro. Non aiuta le cooperative sociali a nascere e crescere per inglobare i carcerati ed avviarli ad un impiego. Il carcere non ci aiuta a maturare l’onestà ed elaborare i nostri sbagli per reintegrarci nella società senza paura di ciò che vivremo quando torneremo in libertà. Insomma non aiuta a non commettere altri errori. La galera è dunque come una pausa col fiato sospeso.Personalmente avrei un’idea che potrebbe aiutare nel facilitare le misure alternative: affidare ai più meritevoli di noi, e soprattutto ai qualificati professionalmente, i turni di lavoro con gli orari ed i giorni meno desiderati dai lavoratori civili. Ad esempio le commesse-madri dei centri commerciali che protestavano per i turni domenicali e festivi. Non potremmo noi detenuti sostituire questi lavoratori con una forma interinale?Questa notte ho fatto un sogno alla Gerry Scotti. Ho sognato di essere affidato al lavoro e di tornare a vivere. Ero in un centro commerciale: sabati, domeniche e festivi, dalle 16 alle 24 (il turno che nessuno ama e che a me affidavano sempre). Per scontare la mia pena residua sarei disposto ad offrire, quali attenuanti generiche, 30 anni di matrimonio e di contributi versati!Vorrei, se solo potessi, tornare a lavorare per risollevare le necessità economiche della mia famiglia. Lo farei con gioia e il sabato darei la paghetta ai miei figli per vederli tornare a sorridere!!!

Tony

Page 15: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 2013 15amicoil nuovo• •

Redazione di Fano:Via Roma, 118 - 61032 FanoTel. 0721 802742 dir. 803737 Fax 0721 825595E-mail: [email protected]

Fossombrone Cagli Pergola

venerdì 3 maggioVisita ad limina

sabato 4 maggioore 18, processione a Fossombro-ne in occasione della festa del Pa-trono

domenica 5 maggioore 9, conferimento del sacramen-to della Confermazione a Fossom-broneore 11, conferimento del sacra-mento della Confermazione presso la parrocchia Gran Madre di Dioore 18, conferimento del sacra-mento della Confermazione pres-so la parrocchia San Giuseppe al Porto

a cura della Segreteria Vescovile

AgendA del vescovoSabato 4 maggio al Centro giovanni Paolo ii di loreto

“Il laboratorio dei talenti”La Commissione Regionale per gli Oratori in collaborazione con il Servizio Regionale per la

Pastorale Giovanile organizzano un seminario di approfondimento sulla nota pastorale della CEI dal titolo: «Il laboratorio dei talenti». La nota scritta dalla Commissione per la Cultura e le Comunicazioni Sociali e dalla Commissione per la Fami-glia e la Vita, riguarda in particolare il valore e la missione degli oratori nel contesto dell’educazione. Il do-cumento che sostiene e riconosce il peculiare valore educativo dell’ora-torio nell’accompagnare la crescita umana e spirituale dei più giovani diventa un’occasione privilegiata per rafforzare l’alleanza educativa che nel nostro territorio le diverse istitu-zioni mettono in atto con passione a favore delle giovani generazioni. Il seminario si terrà presso il Centro Giovanni Paolo II - Loreto sabato 4

maggio 2013, dalle ore 9,45 alle ore 12,30 PROGRaMMa:ore 9,45 – introduzione.Mons. Giancarlo Vecerrica - Vesco-vo delegato dalla CEM per gli Ora-tori e la Pastorale giovanile.Vista la particolare attenzione che ha avuto nel riconoscere e promuovere con una specifica legge il valore so-ciale ed educativo degli oratori por-terà il suo saluto un rappresentante della Regione Marche.Contenuti e prospettive della nota pastorale. Mons. Claudio Giuliodori - Presidente della Commissione CEI per la Cultura e le Comunicazioni sociali.Ore 11,00 - Provocazioni Pastorali.

Provocazioni alla par-rocchia - Elisabetta Cammoranesi (Oratori diocesi di Fabriano)Provocazioni alla Pa-storale Giovanile - Suor Gina Masi (Incaricata PG diocesi di Cameri-no)Provocazioni ai preti - don Sebastiano Se-rafini (Incaricato Oratori diocesi di Fermo)Provocazioni agli Istituti religio-si, alle associazioni e ai movimenti - Italo Canaletti (Incaricato Coope-ratori Salesiani)Rispondonodon Samuele Marelli - responsabile

della Fondazione Oratori di Milano (FOM) don Riccardo Pascolini – Incaricato per gli Oratori e la Pastorale Giova-nile di PerugiaIn dialogoOratorio dove sei? Verso dove stai andando?

domeniCa 5 maggio la Solenne Celebrazione euCariStiCa

Festa della Madonna della Colonna a Tre Ponti

FaNO - a circa tre chilometri dalla città di Fano, in località Tre

Ponti, nei pressi della Superstrada Fano-Grosseto, sorge il Santuario della Beata Vergine della Colonna, facente parte della Parrocchia S. Maria Goretti. Edificato nel 1959 per dare degna collocazione alla prodigiosa immagine della Beata Vergine delle Grazie, venerata già nel 1700. La festa della Madonna della Colonna come da tradizione ricorre ogni anno la prima dome-

nica di maggio. Festa sentita da tanti fanesi e dagli abitanti della località di Tre Ponti.anche per l’azione Cattolica par-rocchiale è una giornata di festa. L’associazione è nata proprio a Tre Ponti nel dopoguerra con la gioventù femminile. Da allora l’azione Cattolica parrocchiale è dedicata alla Madonna della Co-lonna.

Questo nel dettaglio il programma presso il Santuario di Tre Ponti:

venerdì 3 maggio ore 20.30: fiaccolata notturna dal-la chiesa parrocchiale di S.Orso al santuario di Tre Ponti, animato dai giovani dell’azione cattolica.

sabato 4 maggio ore 21.00: recita del S. Rosario

domenica 5 maggio - Festa della Madonna della Colonnaore 7,30 – 9,00 – 11,00: Santa Messaore 16,00 Santo Rosarioore 17,00 Solenne concelebrazio-ne eucaristica

Presente anche un pesca di bene-ficenza e al termine merenda con dolci e vino trepontesi.

alla Cattedra del dialogo molari e lariCCia

Concilio: le sfide dell’etica contemporaneaFaNO - L’ultimo appuntamento della Cattedra del Dialogo chiu-de il ciclo dei tre incontri dedicati al Concilio Vaticano II. E’ stato messo a tema “l’eredità del Conci-lio a 50 anni di distanza e le sfide dell’etica contemporanea” Due relatori, Carlo Molari (teologo) e Sergio Lariccia (Università La Sa-pienza- Roma), hanno soffermato la loro attenzione sui rapporti del-la chiesa col mondo di oggi. Carlo Molari, partendo dalla Gaudium et Spes, ha precisato il richiamo insistente del Concilio ad inter-pretare il segno dei tempi per un aggiornamento della dottrina della Chiesa e della sua prassi in modo da accettare e superare le sfide della contemporaneità. Dio si manifesta nella storia e la Chie-sa deve cogliere il messaggio ed aprirsi al mondo che è quello in

cui l’uomo vive la sua esperienza terrena. La gioia da portare a chi soffre deve essere gioia di una Chiesa aperta ad un mondo in

cui l’essere umano deve agire re-sponsabilmente, a prescindere da un’escatologia futura.Il professore Lariccia, d’imposta-

zione laica e con molte riserve sullo sguardo da parte della Chie-sa alle esigenze di una società plu-ralista, ha espresso un commento

decisamente positivo sul Vaticano II ma ha stigmatizzato, purtroppo, la non realizzazione pratica dei principi in esso espressi. Si è poi diffuso sulla necessità della giu-stizia e sul rispetto delle libertà e dei diritti della società civile an-che non credente. Ha richiamato l’articolo 7 della costituzione in contrasto con altri della stessa, facendo anche rilevare la contro-producenza dei Patti Lateranensi, concludendo però in ultima ana-lisi per un’apertura al dialogo nel rispetto delle diversità.all’interessante dibattito, aperto con il pubblico, hanno risposto esaurientemente i relatori con argomentazioni completamente soddisfacenti.

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Page 16: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

amicoil nuovo• •16 Fano Fossombrone Cagli Pergola5 maggio 2013

UNA POSSIBILE RISPOSTA ALLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Presentato il “Progetto Policoro”FANO – Tentare di dare una ri-sposta al problema della disoc-cupazione attivando iniziative, promuovendo e sostenendo l’im-prenditoria giovanile. E’ questo l’obiettivo del Progetto Policoro presentato, mercoledì 24 aprile, al Centro Pastorale diocesano.Ad introdurre i lavori è interve-nuto il responsabile organizzati-vo Gabriele Darpetti il quale ha presentato i soggetti coinvolti nel progetto, soggetti ecclesiali come la Pastorale Sociale e del Lavoro, la Pastorale Giovanile e la Caritas diocesana, ma anche associativi ed economici quali l’Azione Cat-tolica e MLAC, l’Acli, la Confcoo-perative, la Cisl e le BCC presenti sul nostro territorio (La BCC di Fano, del Metauro, di Suasa e di Pergola). Don Steven Carboni responsabile diocesano, ha aper-to la conferenza illustrando, in linea generale, il Progetto Poli-coro mettendo in evidenza come quest’ultimo sia nato nel Sud del Paese proprio per ridare speranza ai giovani soprattutto in ambito lavorativo. “I problemi che atta-nagliavano il Mezzogiorno – ha sottolineato don Steven – sono diventati, piano piano, i problemi

di tutti i giovani italiani, Nord e Centro compresi, e quindi il pro-getto si è diffuso anche in altre regioni. Le parole chiave di questo progetto sono Giovani, Vangelo e Lavoro”. Anche Angiolo Farneti, direttore della Caritas diocesana soggetto coinvolto nel progetto Policoro, ha voluto portare il pro-prio contributo, mettendo in evi-

denza come i dati della disoccu-pazione giovanile siano diventati davvero allarmanti. La tutor del progetto, Ilenia Ma-racci animatrice di comunità, ha spiegato nel dettaglio obiettivi e finalità. “Da gennaio ad oggi abbiamo fatto un lavoro di pro-grammazione. Ora inizierà la fase di promozione così che i giovani

interessati possano contattarci e realizzare insieme il loro percor-so. Una prima fase sarà dedicata all’ascolto. Poi si passerà all’ac-compagnamento. Nei mesi di settembre-ottobre organizzeremo dei corsi di formazione, tenuti da esperti, per offrire ai giovani gli strumenti necessari ad intrapren-dere un percorso lavorativo. Il

tutto mettendo sempre al centro il valore della persona”.Intervenuto alla conferenza stampa anche il vescovo Mons. Armando Trasarti il quale ha ri-badito l’importanza del Progetto Policoro come progetto di sensi-bilizzazione e ha auspicato la tu-tela verso le fasce più deboli della popolazione. “Oggi le emergenze più grandi sono legate al lavoro e la mondo giovanile – ha sotto-lineato il Vescovo – le statistiche dei giovani che accettano anche di essere sottopagati fanno davvero impressione”. Mons. Trasarti, in-fine, rivolgendosi ai direttori delle BCC presenti, li ha invitati a pro-muovere, soprattutto nei giovani, la cultura del risparmio.Il Progetto Policoro è rivolto a giovani dai 18 ai 29 anni che cer-cano lavoro, che ancora studiano ma vogliono capire le dinamiche del mondo del lavoro, che han-no proposte e idee per tentare di creare un’impresa in forma sin-gola o collettiva, che già lavorano ma vogliono migliorare la propria condizione o che vogliono dare una mano, data la loro esperienza, ai coetanei.

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FANO - Sono sempre più allarmanti, in questo tempo di grave crisi econo-mica e occupazionale, i dati registrati presso i Centri di Ascolto e l’Osserva-torio delle povertà della Caritas, re-lativi alla disoccupazione in generale e a quella giovanile e femminile in particolare, con conseguente frustra-zione, perdita di senso e di speranza e con allargamento e aggravamento della povertà di tante famiglie. La Caritas, che è l’organismo pastorale con il compito di promuovere, anche in collaborazione con altri, la testi-monianza comunitaria della carità in risposta dei bisogni di chi fa più fati-ca a vivere e con prevalente funzione pedagogica, in questi ultimi anni ha

attivato diverse iniziative e opere- segno, come il Servizio Civile, i Tiro-cini di formazione Lavoro, il Micro-credito e Progetti 8xmille per ridare centralità alla persona e al lavoro e speranza per il futuro. Quando non c’è il lavoro, oltre ai problemi econo-mici, si perde infatti anche la propria identità e dignità con conseguente impoverimento relazionale e spiri-tuale. In questo contesto si inserisce il Progetto “Policoro” che ha una finalità essenzialmente educativa e

una valenza di segno non assisten-ziale, senza la pretesa di risolvere il grave problema della disoccupazio-ne giovanile. Dal 1995, anno della sua nascita al Sud, “Policoro” ha visto però nascere oltre 500 tra consorzi, imprese e cooperative dando lavoro a circa 4000 giovani. Le principali li-nee di intervento di questo progetto sono tre. La prima è l’evangelizzazio-ne (prima carità), ossia evangelizza-re il lavoro e la vita. Poi formare ed educare ad una nuova mentalità nei

confronti del lavoro, un lavoro che sia comunque attento alla dignità della persona. Infine l’esprimere im-presa, far cioè scaturire innanzitutto l’imprenditoria personale - in modo che ogni giovane investa su se stesso - e far scaturire anche l’impresa come azienda o come cooperativa, dove i più giovani che riscoprono se stessi, la loro dignità, talenti e libertà, si mettono insieme, fanno germogliare questi segni concreti di speranza. Il primo consiglio che diamo come Ca-

ritas, assieme alla Pastorale Sociale e del lavoro e Giovanile, è perciò quello di non scoraggiarsi, di avere fiducia, perché il Signore non ci abbandona mai. Un altro consiglio, coerente con il nostro metodo dell’ascolto, osser-vazione, discernimento e azione, è quello di formarsi, guardarsi attorno e mettersi quindi insieme agli altri, senza aspettare che il lavoro “ven-ga dal cielo”: il lavoro lo dobbiamo costruire noi guardando dentro al nostro cuore e alle risorse e bisogni del nostro territorio, mettendo poi a frutto, in sinergia con altri, l’intel-ligenza ed i talenti che il Signore ci ha donato affinché li traffichiamo a vantaggio di tutti.

L’INTERVENTO DEL DIRETTORE DELLA CARITAS DIOCESANA FARNETI

Nuova mentalità del lavoro

SAN CESAREO – Il 18 maggio, nell’edicola voti-va presso la parrocchia di San Cesareo, verrà collocata l’immagine della “Madonna del Can-toniere”, realizzata dall’artista Sauro Tonucci. “negli anni dell’immediato dopoguerra – scrive il geometra Rodolfo Peconi – per fronteggiare la disoccupazione, i Comuni realizzarono ope-re di manutenzioni stradale mediante i cosid-detti ‘cantieri scuola’. Agli operai si fornivano i materiali necessari ed il lavoro era eseguito a mano, con gli unici attrezzi che erano: il badile, il piccone e la carriola. Il pasto di mezzogiorno era essenzialmente sostituito da una minestra con una pagnotta. Il compenso giornaliero, al-meno in quei primi anni, era di 500 lire al gior-no per gli scapoli e 700 per gli sposati. Questi lavoratori iniziano ad essere dimenticati nel tempo. Fisicamente, era gente asciutta, con la pelle bruciata dal sole e dall’aria. Avevano grandi mani, che sapevano sistemare le ban-chine, riparare gli asfalti, tagliare le siepi per rendere transitabile una strada. Questi uomini sono stati degli amici con i quali ho avuto la soddisfazione di lavorare, tuttora ne sento la mancanza”.

Fossombrone in festa per il patrono

FOSSOMBRONE.- Fossombro-ne festeggia il patrono Sant’Al-debrando.Riportiamo, di seguito, il pro-gramma:

venerdì 3 maggio ore 21in Cattedrale Santa Messa con meditazione

sabato 4 maggio ore 18 Solenne Celebrazione presiedu-ta dal Vescovo con la presenza delle autorità civili e del gonfa-lone comunale. Seguirà la pro-cessione con l’urna del Santo. Al termine momento di festa.

domenica 5 maggio ore 9 Santa Messa della Confer-mazioneore 17 Santa Messa di chiusura dei festeggiamenti nella chiesa di Sant’Aldebrando alla Citta-della. Al termine momento di festa.

L’ImmAGINE DELL’ARTISTA TONUCCI A SAN CESAREO

La Madonna del cantoniere

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5 maggio 2013 17Fano Fossombrone Cagli Pergolaamicoil nuovo• •

◆ “SILVIO E LA ROMANZA PER PIANOFOR-TE”FANO – Il Coro Polifonico Malatestiano, in collaborazione con il Lions Club Fano e l’as-sociazione Amici del Teatro della Fortuna, organizza un ciclo di incontri rivolti a chi desidera avvicinarsi alla musica. Prossimi ap-puntamenti: sabato 4 maggio con “Silvio e la romanza per pianoforte” e sabato 18 maggio con “La tonalità, amica inseparabile. Viaggio nel sinfonismo novecentesco”. Relazionerà il maestro Luigi Livi insegnante di strumenta-zione per banda al conservatorio Rossini di Pesaro. Gli incontri si terranno dalle 16.00 alle 19.00 presso la sede del Coro Polifonico Malatestiano di Fano (in via Arco D’Augusto, 39)

◆ SE IL LAVORO NON C’E’ ME LO CREO!FANO – L’Acli Marche e i giovani delle Acli propongono “Se il lavoro non c’è me lo creo!”, 5 incontri per essere giovani attivi di fronte al

lavoro. Uno di questi appuntamenti si terrà a Fano il prossimo 7 maggio dalle 20 alle 22.30 presso il circolo Acli di Sant’Orso. Si parlerà di “Creare lavoro in agricoltura: l’agricoltura sociale” con Claudio Gagliardini vice diretto-re della Coldiretti Marche.

◆ “MARCA D’AUTORE. IL BIOLOGICO IN UNA REGIONE”MONTEBELLO - Domenica scorsa si è svolto il workshop “Marca d’autore. Il biologico in una regione” organizzato dal Consorzio Mar-che Biologiche. Il Monastero di Montebello di Isola del Piano è stato lo scenario per un appuntamento che ha coinvolto i gestori dei punti vendita di Campagna Amica e altri ad-detti ai lavori.È stata l’occasione per illustrare le grandi qualità delle coltivazioni e produzioni bio-logiche all’interno di un sistema in continua evoluzione come la macrofiliera biologica marchigiana.

NOTIZIE IN BREVE

PROGETTO DELLA GUARDIA DI FINANZA AL “DON ORIONE”

Educare i giovani alla legalitàFANO – L’educazione alla convivenza civile e al rispetto del-le regole comuni è compito specifico della famiglia e della scuola e i giovani vanno aiutati a comprendere tutti quei comportamenti lontani dalla legalità. Per questo motivo le Scuole Don Orione di Fano (Istituto Tecnico Industria-le, Istituto Professionale Industria e Artigianato e Centro di Formazione Professionale) hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione e al progetto “educazione alla legalità” del Comando Generale della Guardia di Finanza e, nella giornata del 9 aprile scorso, i comandanti Tenente Colonnello Morel-li e Tenente Colonnello Romanelli del Comando Provinciale della GdF hanno tenuto una lezione, alle classi del triennio delle Scuole Don Orione, sui temi della evasione fiscale, del-la contraffazione, dell’uso illegale di internet, dell’abuso di

sostanze stupefacenti. Ad accoglierli il Direttore delle Scuole, il prof. Roberto Giorgi e il corpo docente che hanno ringra-ziato per il qualificato intervento. La conferenza, arricchita da spiegazioni, da casi concreti e da video esplicativi, ha affrontato numerose casistiche e ha fatto comprendere le motivazioni dell’azione di contrasto operata dal Corpo del-la Guardia di Finanza. I relatori hanno potuto affrontare le problematiche soprattutto dalla prospettiva dei ragazzi, entrando dentro le ragioni e le dinamiche che sottendono i loro comportamenti; i relatori hanno cercato di motivare e di dare ragione del rispetto delle regole, finalizzato al be-nessere della comune convivenza, senza tuttavia tralascia-re le conseguenze che determinano i comportamenti “fuori legge”. Gli allievi si sono lasciati coinvolgere dal momento,

ricco di spunti di interesse e sono rimasti favorevolmente colpiti dall’opera del Corpo della GdF. Numerose sono state le domande su come è possibile accedere al Corpo della GdF e quale percorso formativo viene effettuato all’interno del Corpo stesso. Il Direttore prof. Roberto Giorgi, in conclusio-ne, si è complimentato con gli intervenuti in quanto sono riusciti a rappresentare un esempio imitabile del rispetto alla legalità. Per tale ragione si è chiesto al Comandante del Comando di Pesaro di prevedere un altro appuntamento con gli allievi delle Classi quinte, per poter offrire loro un orien-tamento anche alla scelta del Arma della GdF, al termine del percorso di studi. La mattina si è conclusa con la simulazio-ne di un intervento di polizia mediante l’unità cinofila.

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Percorso formativo di avvicinamento al volontariato FANO – “Io sono volontario. E tu?” è il titolo del percorso formativo di avvicinamento al volontariato na-zionale e internazionale. Riportiamo, di seguito, gli appun-tamenti che riguardano la nostra città: sabato 25 maggio, ore 16.30 – Sala della Pace (via Rinalducci, 11)Volontario e migrazioni: un’opportu-nità di apertura all’altroIntervengono: Andrea Stocchiero – esperto di migrazioni e sviluppoGenevieve Makaping – giornalista e scrittrice cameruneseSabato 8 giugno, ore 9.30 – 18.30 - Sala della Pace (via Rinalducci, 11)Aspetti pratici e strumenti per il “volontariato perfetto”. Elementi di fund rising e people risingA cura di Cristina Giorgini e Livia Accoroni di CSV Marche. Presentazione delle associazioni di Marche Solidali Info: L’Africa Chiama Onlus 0721.865159 – [email protected] 071.202074 – [email protected]

PROLOCO DI FANO: AL VIA I PROGETTI CULTURALI

A Rastatt i libri della “Biblioteca Fanese”

FANO – Gio-vedì 25 aprile, in occasione de l l ’ incontro con il Liceo Wilhelm della città gemellata di Rastatt, sono stati consegnati ufficialmente i volumi riguar-danti la Città di Fano e le zone limitrofe che da

tempo il Dott Luca Fabbri (attuale vice-presidente della Proloco di Fano) raccoglie per questo bellissimo ed interessante progetto chiamato “Bi-blioteca Fanese”.Il progetto prevede la creazione di apposito spazio dedicato alla Città di Fano nella biblioteca delle città gemellate di Rastatt, Saint Ouen Laumo-ne, e Saint Albans, che di anno in anno con l’uscita delle nuove pubbli-cazioni cittadine verrà alimentato di nuovi volumi che raccontino la Sto-ria della nostra città. Viene altresì chiesto alle città Gemellate di fare la stessa cosa con Fano in modo di poter creare uno spazio all’interno della Memoteca Fanese che riguardi le varie città gemellate. Un progetto che vuole promuovere lo scambio interculturale tra le varie città gemellate. I volumi sono stati oggi consegnati simbolicamente dal Dott. Luca Fab-bri al professore del Liceo Wilhelm, con una lista di 123 libri, seguiti da una lettera firmata dal presidente della Proloco di Fano Etienn Lucarelli che sottolinea il valore di tale progetto attuato grazie alla sensibilità di privati ed istituzioni ed auspica il prosequio dell’iniziativa. I 123 volumi consegnati sono stati raccolti da pubblicazioni del Comune di Fano, Pro-vincia di Pesaro Urbino, Regione Marche, Fondazioni Carifano e Monta-nari, Banca di Credito Cooperativo, gli eredi Adolfo Cristiano e tanti altri. Tra i volumi anche l’ultimo “Memoria Resistente” del Circolo Albatros ‘87 che in questi giorni promuove l’omonima mostra fotografica a Metaurilia di Fano.

GRANDE sUCCEssO DELL’ORChEsTRA “FANUm FORTUNAE”

Un concerto nell’ambito del convegno sulle malattie intestinali

FANO - Grande successo dell’Or-chestra di Fiati “Fanum Fortunae” in occasione del concerto tenuto nel pomeriggio di mercoledì 17 aprile, presso il prestigioso Teatro Dal Verme di Milano, e diretto dal M° Sauro Nicoletti.Oltre ottocento persone hanno partecipato al concerto riservan-do all’Orchestra “Fanum Fortu-nae” entusiastici applausi e grandi consensi. Il concerto è stato orga-nizzato nell’ambito del convegno

sulle malattie infettive dell’intesti-no. Erano presenti e sono interve-nuti sulle problematiche di queste malattie, illustri dottori della me-dicina gastroenterologia, come il Prof. Bianchi Porro e De Franchis, chirurghi dell’intestino come il Dott. Gianluca Sampietro e il Prof. Foschi; in conclusione un inter-vento del noto giornalista esperto di medicina, Michele Mirabella.Il Concerto è stato presentato dal giornalista televisivo Antonio Lu-

brano il quale, insieme al M° Ni-coletti, aveva già partecipato, il mattino, alla trasmissione televi-siva UNO MATTINA per la pre-sentazione del concerto.Il successo ottenuto dall’Orche-stra di Fiati “Fanum Fortunae” è un’ulteriore dimostrazione della continua crescita sia musicale che professionale di questo gruppo fa-nese.

Susanna Neumann© RIPRODUZIONE RISERVATA

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5 maggio 2013 amicoil nuovo• •18

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I sessant’annidi sacerdozio

di don Pietro Caldari

pagina

pubblicazioneRedazione di Urbino:Via Beato Mainardo, 4 - 61029 UrbinoTel. e Fax 0722/[email protected]: Mattino 9.00-12.00Pomeriggio 15.00-17.00Urbino

Urbania Sant’Angelo in Vado

URBINO. Il tema fondamentale che ha caratterizzato la quinta do-menica di Pasqua, è stato quello dell’amore. Come si misura? C’è quello umano dei genitori verso i figli, dei nonni verso i nipoti, del-l’innamorato verso l’innamorata, poi vi è quello di Dio che si mani-festa in Gesù, il quale si è posto ac-canto a noi per farci capire come ci ama il Padre. Gesù è sempre in cammino verso l’altro, verso il cuore dell’uomo; esce da se stesso per incontrare l’uomo senza pau-ra di sporcarsi le mani. Egli vive nella pienezza dell’amore e non si dà pace: vuole che tutti siano raggiunti, toccati dal suo Amore, vuole portarlo a tutti, farlo cono-scere, per farlo vivere. Ha bisogno

di uomini e donne che credano nel suo messaggio di Amore: per questo il Signore è alla continua ricerca di amici a cui affidare il “mandato” della sua vita: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. L’Amore vero non è istintivo e interessato ma pone l’altro al cen-tro del nostro cuore, al centro del-la nostra vita e conseguentemente diventa Colui a cui possiamo do-nare la nostra esistenza. Il più del-le volte invece, ci comportiamo di-versamente: consideriamo gli altri come satelliti che girano attorno a noi e li utilizziamo per i nostri in-teressi. Quando veniamo chiamati a dare testimonianza quasi sempre scappiamo. Solo Maria e Giovanni sono rimasti sotto la croce, gli altri

sono scappati tutti, eppure Gesù ha continuato ad amarli tutti fino alla fine. L’amore vero è anche sa-crificio: solo ciò che ci costa, solo ciò che si dona, ci aiuta a crescere. Un frutto dell’amore è il perdono; il primo esempio ce l’ha dato Lui dalla croce. “La pagina evangelica”, ha detto padre Luca Gabrielli, “ci riporta all’ultima cena, in cui vi è stato il testamento di Gesù ai suoi discepoli. In quella occasione rias-sume tutta la volontà di Dio: Ama-tevi gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nella misura in cui fa-remo questo, saremo veri discepo-li e veri testimoni”. Poi il parroco si è soffermato sulla gloria di Cristo. “Di quale gloria si sta parlando? Dopo l’ultima cena, Gesù è stato

arrestato, flagellato e crocifisso. Questa è una gloria che gli uomini non comprendono. Preferiscono quella dovuta al raggiungimen-to di un grande traguardo, di una meta prestigiosa, di una posizione di potere o di dominio. All’uomo piace essere adulato, glorificato, esaltato per soddisfare il proprio orgoglio e la propria superbia. La gloria di Dio invece, è amore, è dono totale. Quando diamo glo-ria a Dio ? Quando facciamo la sua volontà che non è primeggiare, bensì servire umilmente ed amare. Gesù ha fatto sempre la volon-tà del Padre che ha avuto nel suo percorso anche la croce, ma poi è stato glorificato”. Il parroco al ter-mine, ha spronati i ragazzi della

parrocchia universitaria, a non aspirare alla gloria degli uomini bensì a quella di Dio e così saran-no glorificati in eterno.

Giuseppe Magnanelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Pastorale universitaria

amatevi gli uni gli altri

a SeTTeMbRe la MiSSione DioceSana peR GioVani e FaMiGlie

“non lasciatevi rubare la speranza”

URBINO. Dal 25 settembre al 6 ottobre la nostra Arcidiocesi vi-vrà una Missione Diocesana nella quale saranno impegnati circa 70 missionari (seminaristi, suore, re-ligiosi, laici preparati). Destina-tari sono, nel tessuto di tutta la comunità diocesana, in maniera particolare i giovani e le famiglie ed avrà come tema un’espressione tanto cara a papa Francesco: “Non

lasciatevi rubare la speranza”. La missione avrà il suo momento fo-cale sabato 5 ottobre con l’ordina-zione diaconale di Andrea Righi, nostro seminarista di Canavaccio. L’evento sarà preceduto da alcuni momenti forti di preparazione: la veglia di pentecoste, il prossimo 18 maggio (vera e propria indizione della Missione) ed il terzo appun-tamento con l’Assemblea Diocesa-

na, al Pelingo il prossimo 3 giugno. Queste le parole dell’arcivescovo mons. Giovanni Tani.

Carissime/i, stiamo vivendo l’an-no della fede, durante il quale la Chiesa ci invita a ravvivare il no-stro impegno battesimale. Nel-la nostra Diocesi vivremo una speciale Missione Diocesana. Da mercoledì 25 settembre a do-menica 6 ottobre e si svolgerà su tutto il territorio diocesano. Sarà un tempo nel quale il Vesco-vo manderà alcuni “missionari” nelle varie comunità e ambienti ad annunciare la fede, per aiuta-re ad approfondirla, a gustarne la bellezza, riscoprirne il conte-nuto e capire di più come viver-la coerentemente. La missione si rivolge a tutti, e in modo specia-le alle famiglie e ai giovani, per-ché possano trovare o ritrovare la gioia di essere cristiani. Ci sa-ranno dei seminaristi da Roma e da Ancona; verranno anche Religiose e Religiosi; si impe-gneranno alcune associazioni, ma anche molti giovani e adul-ti della diocesi che porteranno l’annuncio della fede in tutti gli

ambienti della nostra vita. Con la Missione vogliamo chie-dere al Signore la grazia di un forte incontro con Lui, attra-verso l’ascolto di persone che ci raccontano il loro percorso di risposta a Cristo. Desideriamo rivolgere la nostra attenzione anche a chi non crede o fa fatica a credere. Sì. Noi vorremmo far risuonare anche per loro, avvi-cinandoli nei loro ambienti, la gioia della fede, le ragioni del nostro credere. Vorremmo te-stimoniare a tutti che credere è bello, che dà gusto alla vita e fa ritrovare il senso profondo del-l’esistenza: la fede non si riduce al privato, non è solo per la “mia” salvezza, ma è per la salvezza di tutti e di tutto il mondo. La fede è un rapporto con Dio, è fidarsi di Lui ed affidarsi a Lui. Soprat-tutto, la fede è accogliere nella propria vita un fatto concreto, molto preciso: Dio si è fatto car-ne, è diventato uomo ed è vis-suto in un periodo preciso della storia. Il suo nome è Gesù. La Missione avrà anche un obiettivo immediato. Infat-ti sabato 5 ottobre 2013, nella

Cattedrale di Urbino ordinerò diacono, a Dio piacendo, An-drea Righi, di Canavaccio. Per la nostra diocesi sarà un momen-to fra i più importanti. Acco-glieremo questo come un dono grande del Signore, come una sua risposta alla nostra richiesta di vocazioni al sacerdozio. Un giovane che si dona a Dio e alla Chiesa è un segno grande per tutti. La missione diocesana ci aiuterà a vivere con gioia, entu-siasmo e partecipazione grande questo momento.Poi, nel tempo che seguirà la missione, ci aspettiamo di po-ter dare rinnovato vigore alle nostre comunità. Soprattutto ai gruppi giovanili. Ma anche speriamo che si stabiliscano dei gruppi di ascolto del Vangelo nelle case. Desideriamo che si diffondano in diocesi gruppi di famiglie dove sia possibile in-contrarsi, per ascoltare la Parola del Signore e realizzare percorsi di crescita e di aiuto.Il Signore confermi e sostenga questi nostri propositi.† Vostro Vescovo Giovanni

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URBINO. Giovedì scorso 25 apri-le – guidati dall’Arcivescovo mons. Giovanni Tani, dai loro catechisti e da alcuni parroci – i cresiman-di dell’Unità Pastorale di Urbi-no, quasi al gran completo, han-no vissuto una giornata davvero speciale, alla scuola di un grande testimone della fede, San France-sco: si sono, infatti, recati ad As-sisi in pellegrinaggio quasi a voler carpire il segreto della santità del “Poverello”. A fare da coordinatori della visita e da ciceroni nei luoghi di Francesco p. Samuele e p. Luca del convento di San Bernardino di Urbino. Giunti ad Assisi, i nostri ragazzi si sono immersi nel clima di ascolto e di apprendimento vi-sitando la basilica di San France-sco: quella inferiore, la cripta con le spoglie mortali del Santo e la basilica superiore con i meravi-gliosi affreschi raffiguranti la vita di Francesco. Padre Luca, spie-gando i vari quadri, ha sottolinea-to che quello verso la santità, pur essendo un cammino lungo una vita, ha il suo incipit nella pun-tuale decisione di seguire Gesù,

e questo momento è appunto quello della cresima che per i cresimandi di Urbino è ormai alle porte: il prossimo 23 giugno nella Ba-silica Cattedrale, per “l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria” del nostro Arcivescovo. Prima del pranzo e dei pur doverosi acquisti, la visita alla chiesa di Santa Chia-ra ed alla cripta dove riposano i resti mortali della Santa. Nel po-meriggio – sotto il solleone di una giornata più che primaverile – le ultime due tappe del pellegrinag-gio: il complesso di San Damiano dove è vissuta ed è morta Santa Chiara e la basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola. Lì, a conclusione della giornata, nella cripta mons. Giovanni Tani

ha presieduto la santa messa, che i ragazzi hanno vissuto – nono-stante la visibile stanchezza per il caldo subito ed il cammino per-corso – con partecipazione ed in-teresse. Nell’omelia, l’Arcivescovo, quasi continuando e completando le considerazioni di p. Luca, ha puntualizzato l’importanza di una fede vissuta giorno dopo giorno più con i fatti che con le parole, proprio come il Poverello di Assisi. Al termine della celebrazione ad ogni ragazzo è stato consegnato

un “tau” simbolo della spiritualità francescana.Da parte di tutti (cre-simandi, catechisti e sacerdoti) il grazie al Signore per una giornata indimenticabile, vissuta all’inse-gna dell’amicizia e della consape-volezza che il cammino di fede è sempre un cammino condiviso, fatto di comunione e di collabo-razione tra comunità e parrocchie.

«Alla prossima…», ha ripetuto più volte mons. Tani salutando soddi-sfatto quasi singolarmente ragazzi ed educatori una volta tornati ad Urbino. Sicuramente, Eccellenza, ne sia certo. Forse abbiamo capito – come già è stato scritto su queste pagine – che “insieme è più bello”.

Don Andreas Fassa© RIPRODUZIONE RISERVATA

alla Scuola Di San FRanceSco D’aSSiSi

preadolescenti di urbino verso la cresima

Page 19: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 2013 19Urbino Urbania Sant’angelo in Vadoamicoil nuovo• •

Urbania e dintorni di raimondo rossiQUasi Un diario 1 .

Se l’arte non compie il miracolo di trasformare l’anima dello spet-tatore, non è che una passione passeggera. (Gogol)2. L’incontro con Pietro Ciacci sul tema “Giva mei quand giva pegg!”, mi ha fatto capire tutto il

contrario dell’assunto. Nel prezio-so sacello barocco della chiesetta di S. Caterina delle Bastarde di Sant’Angelo in Vado, nel contesto dei Venerdì di Cultura, del Comu-ne di S. Angelo in Vado, erano presenti molte autorità e amici dell’ingegnere scrittore, che ha ripercorso il suo vissuto e le sue esperienze nella nativa campagna di Urbania, reagendo alla povertà e alle difficoltà economico-sociali, e riuscendo con energia e passio-ne a riscattarsi fino a diventare ingegnere e giungere al successo.

Il passato è migliore per i valori etici e morali, ma all’oggi si devo-no riconoscere mete e mezzi indi-scutibili. Basti pensare alla nuova galassia Gutenberg che è la tele-matica: una grande opportunità al servizio dell’uomo.3. A proposito di chiese chiuse. “A Firenze, il cardinale Silvano Pio-vanelli ha affidato alcune parroc-chie alle famiglie, che svolgono catechismo e corsi di prepara-zione al matrimonio. Perché no? Suoni alla canonica e viene ad aprirti un bambino. Tra tante sor-

prese possibili, forse è quella che più piacerebbe anche al Padrone di Casa”.4. La galleria Montefeltro del Pa-lazzo ducale, quando si apre, di-venta un salotto culturale. Per l’occasione della mostra di Isabel-le Rivière, ho incontrato Silvestro Castellani. Una vecchia conoscen-za per Urbania. Come restaura-tore fu uno dei primi a lavorare con don Corrado Leonardi sugli affreschi delle nostre chiese. Ora si presenta come artista. Figlio d’arte con il nonno Federico eba-

nista e il padre Leonardo incisore e pittore, lasciato il lavoro di re-stauratore, ne sfrutta le preziose tecniche, recuperandone il senso e mettendole a disposizione del-la sua arte. Pubblica un catalogo dal titolo magniloquente: ”L’ol-tranza metafisica ed epifanica” (2012). “L’artista urbinate ravviva l’esperienza interiore, stringendo insieme movimento e quiete, vi-sibile ed invisibile, vuoto e pieno- E’ l’oltranza metafisica che è nel cuore della singola cosa…” Così scrive Floriano De Santi.

trasferta da merCateLLo a VeneZia

La corale “Icense” alla festa di San Marco

MERCATELLO SUL METAURO. Un 25 aprile sicuramente diverso ed indimenticabile per il coro po-lifonico “Icense” di Mercatello sul Metauro: infatti alla compagine corale è stato affidato l’accompa-gnamento musicale della Messa di mezzogiorno celebrata nella Basilica Cattedrale Patriarcale di Venezia, proprio nel giorno della solennità del patrono San Marco Evangelista, titolare della Basilica stessa.Già di per sé lo scenario venezia-no, anche se affollato all’inverosi-mile, ha del meraviglioso. Inde-scrivibile poi l’emozione provata da tutti i coristi nel salire quelle scale e cantare da quelle lunghe cantorie che si snodano su tutta la Basilica sovrastandola, dalle quali è possibile ammirare da vicinissi-mo i magnifici mosaici, cantorie che nel corso dei secoli hanno visto passare ed hanno udito le soavi musiche di alcuni tra i più celebri compositori ed organisti di ogni epoca: in effetti la Cappel-la Marciana (coro della Basilica veneziana), assieme alla Cappella Musicale Pontificia Sistina, è il coro liturgico storicamente più importante al mondo. È piacevole notare che, musical-

mente parlando, la nostra terra già non era del tutto estranea a quella veneziana. Abbiamo infatti notizie di due sacerdoti urbaniesi che si

istruirono e lavorarono presso la Cappella musicale di San Marco: erano questi don Marco Pucci (dal 1640) e don Giuseppe Tacchi (fino

al 1685) i quali, dopo il periodo trascorso in terra veneta, vennero richiamati a svolgere il loro lavoro in patria, applicando qui quanto

ebbero modo di apprendere ‘alla fonte’ (cfr. Giuseppe Fini, “I Mae-stri di Cappella nella Cattedrale di Urbania”, 1935).Il coro polifonico “Icense” si è di-stinto sia nell’esecuzione dei brani proposti sia nella scelta degli stes-si. L’incredibile acustica naturale della Basilica è stata degnamente incorniciata dalla bella imposta-zione delle voci. Oltre a musiche del sommo Johann S. Bach e del Card. Domenico Bartolucci, la Celebrazione è stata coronata dall’esecuzione finale del Regina Cæli di Gregor Aichinger (1556-1628), compositore tedesco del quale sono documentati gli studi compiuti proprio a Venezia; al canto è poi seguita una Toccata organistica composta da Giovan-ni Gabrieli, probabile maestro dello stesso Aichinger. Il coro è stato diretto da Guerrino Parri ed accompagnato all’organo dallo scrivente. La Messa è stata conce-lebrata dall’Arciprete della Basili-ca, mons. Giuseppe Camillotto, e dal viceparroco mercatellese, don Fabio Bricca.

M° Lorenzo Antinori,organista del

coro polifonico “Icense”.© RIPRODUZIONE RISERVATA

don romano Penna a santa CHiara

Le origini della fedeURBINO. “La premessa della fede cristiana è l’idea israelitica di un Dio che si rivela nella Sto-ria”. Esordisce così don Romano Penna, docente all’Istituto Su-periore di Scienze Religiose in Urbino, nelle sue riflessioni sul tema “La fede cristiana alle sue origini” tenuta nella bella e or-dinata biblioteca delle suore di clausura di Santa Chiara, vener-dì 26 aprile, secondo incontro di un trittico organizzato per onorare l’Anno della fede, pro-mosso da Benedetto XVI. Gesù, ebreo tra gli ebrei, un maestro itinerante – una novità nel suo tempo – navigando tra i poveri, i rifiutati, gli ultimi, rivela che Dio è per gli altri, per il prossimo. A differenza delle religioni asiatiche che non hanno una matrice storica, la nostra religione parte dall’ebraismo. Senza Israele non avremmo strumenti per parlare di Dio. Penna opera alcune digressioni sul politeismo della religione greco-romana e sul monoteismo dei mu-sulmani che si rifanno a un libro, il Corano. Per tornare poi con più forza al Dio di Israele, né maschio né femmina perché è figura trascendente. Infatti il Dio della fede cristiana non è fatto a immagine e somiglianza dell’uomo. Per questo siamo chiamati a credere nel Dio di Gesù Cristo, un Dio che ci giudicherà non per la fede ma per le opere da noi compiute. Dio salverà il passato, non il futuro, perché del passato cercherà di non perdere niente. Semmai le opere di ieri e di oggi sono la garanzia del Cristianesimo futuro. Non si diventa cristiani per la conoscenza della Bib-bia, aggiunge Penna. L’essenza del cristianesimo non è il dogma, non è una dottrina generale, bensì, da sempre, una figura storica viva: Gesù di Nazareth, l’incarnato, il fondamento dell’autentica spiritualità cristiana. Cristiano è colui che in tutto il suo personale cammino di vita si sforza di orientarsi, nella sua comunità, alla figura del Gesù storico. Il Gesù che ha predicato, ha vissuto, ha combattuto, ha patito e che si tende a mettere a confronto con la chiesa istituzionale e con la sua gerarchia. Un confronto complesso da non radicalizzare. Per non sconfinare nella new age o nella fede a modo mio. Il dibattito finale ha ruotato intorno alla relazione e alla provocazione di don Romano Penna che ha trovato convergenze unani-mi sul “non si è cristiani da soli”, mentre rimangono i dubbi sul nostro essere cristiani a livello sia teologico, sia pratico. Ai dubbi non va dato una connotazione negativa. Einstein, alla domanda su chi o cosa l’aveva aiutato nella sua continua ricerca scientifica, rispose secco: il dubbio. Sul resto ci si affida al detto di Sant’Agostino, citato nel libro di Don Romano Penna La fede cristiana alle sue origini, (San Paolo Ed. 2013) che recita “Se la fede non è pensata è come se non ci fosse”.

Sergio Pretelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giornata di festa a montefabbri

Aspettando l’oratorio estivo

MONTEFABBRI DI COLBOR-DOLO - Spassosi giochi di squa-dra, un inno da ballare e cantare tutti insieme, tanti dolci e pizze gustosissime e soprattutto un’ab-bondante manciata di puro di-vertimento: questi sono stati gli ingredienti principali che hanno farcito l’allegra atmosfera che si respirava domenica 28 aprile al-l’interno delle mura del castello di Montefabbri. L’intero borgo è sta-to pervaso da una vera e propria aria di festa, la stessa che anima le giornate dell’oratorio estivo del-le parrocchie di Colbordolo, Ta-lacchio e Montefabbri. Anche la prossima estate, infatti, l’oratorio di queste tre parrocchie aprirà i battenti a bambini frequentanti le classi che vanno dall’ultimo anno di asilo fino alla seconda media e proprio in vista della sua apertura, prevista a partire dal 22 fino al 26 luglio, i futuri partecipanti hanno potuto godere in anticipo delle at-tività che vi si svolgeranno tra cui divertentissimi “giochi a stand”, la-boratori ricreativi e anche piccole

esperienze di cucina. Per le vie del paese è stata organizzata una serie di giochi a staffetta che i bambini, seguiti sempre dai loro coinvol-genti animatori, hanno svolto con grande entusiasmo e tanta voglia di divertirsi. Le risate non si sono

risparmiate, per esempio duran-te il gioco del “mimo”, mentre il quiz “Indovina la parola” ha fatto riflettere non poco i componenti dei gruppi. Una volta terminati i giochi a squadre, tutti si sono poi rifocillati con una squisita meren-da a base di dolci e pizza. Il clima di serenità ed allegria era davvero tangibile, perché non c’è niente di meglio che far passare ai bambini momenti ricreativi e di gioco tutti insieme e in compagnia dei loro animatori. Questo è lo spirito su cui si fonderà l’oratorio estivo di quest’anno, che avrà come tema portante quello dell’Amicizia, ed è proprio per questo motivo che esso costituisce un ambiente ac-cogliente, festoso ma soprattutto educativo in cui bambini e ragazzi giocano, si divertono e crescono insieme anche attraverso la rifles-sione e la preghiera.

Giorgia Volponi e le catechiste© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 20: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 201320 Urbino Urbania Sant’angelo in Vado amicoil nuovo• •

Urbino – nei giorni scorsi è uscito un prezioso volumetto ric-co di testi, documenti, fotogra-fie. Dalla copertina, che reca una grande foto del suo autore, e dal titolo “Mons. Pietro Caldari fe-steggia 60 anni di vita sacerdotale”. La lettura del libro è veramente edificante, non perché contenga lezioni di teologia e di filosofia morale, quanto perché è permea-to di profonda umanità. LA pub-blicazione anticipa un importante evento: la festa per le nozze di dia-mante di don Pietro con la Chiesa. Don Pietro Caldari nasce il 18 gennaio 1924 da Quinto e Stellin-da De Simoni nel podere “Le fon-ti”, in comune di Colbordolo, di proprietà della famiglia dei conti Albani, la nobile famiglia che ha dato alla Chiesa papa Clemente Xi (Giovan Francesco Albani) e di-versi cardinali, tutti grandemente benemeriti della città di Urbino. il luogo della sua nascita, insieme al lavoro agricolo svolto per non po-

chi anni, sono per lui un grande motivo orgoglio, così come va fie-ro della medaglia d’argento – che conserva tuttora – consegnata al padre Quinto l’11 luglio 1941 dal-la “Fondazione Fedeli della Terra” per aver la sua famiglia lavorato nello stesso podere per ben 259 anni, sino dall’ottobre 1673, già prima dell’ascesa al Soglio Ponti-ficio di Giovan Francesco Albani. Un presenza importante nel suo percorso giovanile è stata quella di don Gino Palazzi, parroco di Morciola. <Piccolo di statura, _ ricorda don Pietro – sempre sor-ridente, molto devoto dell’Eucari-stia e della Madonna, per andare in chiesa percorreva un sentiero

che passava davanti alla mia casa e, ogni volta che si trovava a pas-sare e mi vedeva, mi chiamava per nome e mi diceva: “ Ti vuoi fare prete? io, a volte seccato per tanta insistenza, respingevo tale domanda, dicendo: “no mai, pre-ferisco morire”. Ma lui, sorriden-te, lasciava trasparire la gioia che aveva dentro. Anche a Leonardo Mengarelli rivolgeva la stessa do-

manda. Perché proprio a noi due? Proprio a noi che, dopo oltre vent’ anni, in quella stessa chiesa dove lui ha celebrato la prima messa, siamo diventati sacerdoti, insie-me, lo stesso giorno>. Don Pietro non è diventato prete per caso né, tanto meno, per qualche accadi-mento particolare o per qualche delusione. <La mia vocazione – spiega – non è diversa da quel-

la che Dio fa a tutti, nulla di diverso se non nell’età: 18 anni. non ho visto appa-rizioni, né visioni né sentito voci, né fatto sogni straordinari! A coloro che anco-ra mi domandano come mi è venuta la voglia di farmi prete rispondo: non lo so. Posso solamente as-sicurare che non mi sono fatto prete per appagare una voglia, mi sono lasciato gui-dare da un evento misterioso maturato nel mio cuore, un mistero che si cela nel silenzio dell’infi-nita misericordia di Dio. nel mio cuore si sono accentuati, lentamente, un vero e proprio innamora-mento, una sempre maggiore attrazione

al sacerdozio di Cristo. Ho avver-tito una devozione particolare alla Madonna. Poi Cristo Crocefisso è diventato centro della mia vita>. E così un giovane aitante, forte, brillante sceglie la via del sacerdo-zio. Ed ecco, di seguito, i colloqui con don Giuseppe Ugolini parro-co di Colbordolo, il consenso del-l’arcivescovo mons. Antonio Tani a sottopormi ad una esperienza preparatoria con don Goliardo Carigi parroco di S. Giorgio in Foglia, lo sfollamento per la guer-ra in pieno svolgimento (era il 1942), la decisione di mons. Tani di farmi entrare in seminario sot-to la sua responsabilità, ed infine l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1953, ad opera dell’arcive-scovo mons. Anacleto Cazzaniga. Mons Tani aveva presentato la rinuncia al governo dell’Arcidio-cesi nel 1952 e si era trasferito a roma, così non poté raccogliere il frutto di quella sua felice intui-zione e del suo fermo e convinto proposito di avviare al sacerdozio un giovane che avrebbe onorato fino in fondo la chiesa e svolto il suo compito con assoluta fedeltà al Vangelo. il 29 giugno saranno in tanti a festeggiarlo, ricordando le parole di san Paolo: «Ho com-battuto la buona battaglia, ho ter-minato la corsa, ho conservato la fede» (2Tim 4,7).

giancarlo di ludovico © riproduzione riservata

UNA PUBBLICAZIONE SU MONS. PIETRO CALDARI

Sessant’anni di sacerdozio

urbino – dopo l’ordinazione sa-cerdotale, avvenuta il 29 giugno 1953 nell’antica chiesa di s. Maria in Morciola insieme a mons. Leonardo Mengarelli, cui è sempre rimasto mol-to legato, da parte dell’arcivescovo metropolita mons. anacleto Cazza-niga, la prima parrocchia dove viene destinato a svolgere il suo ministero sacerdotale è quella di san Cipriano, nei dintorni di urbino, dove svolge le funzioni di cappellano del parro-co mons. Luigi Giannotti, cui si ag-giunge l’incarico di vicario economo di s. pietro in Maciolla e di s. egidio in rancitella, tutte molto ricche di storia e di tradizioni. a ottobre del-lo stesso anno viene mandato a fare il parroco a s. Michele arcangelo in Montenovo e a maggio del 1954 a s. Lorenzo al pirlo di piandimeleto e nella parrocchia della visitazione di Maria in Montiglioni di piandimeleto, cui si aggiungono l’incarico di vicario economo della parrocchia di s. Maria dei Gessi di Lunano e di economo spirituale di s. Martino di piagnano, con il santuario della Madonnina del piano dove si venera una sacra imma-gine della Madonna datata 29 giugno 1590. dopo 13 anni si conclude quella che don pietro indica come la prima tappa del suo lungo ministero pa-storale, <il periodo che più ha signi-ficato per i primi passi, per le prime esperienze di vita sacerdotale. Luoghi

senza strade, senza acqua potabile, senza luce. eppure c’era gente buo-na, onesta, che lavorava seriamente e serenamente. in mezzo alle case, fin da date remote c’erano tante chiese con i loro campanili, ricche di pregia-te icone della Madonna e dei santi>. Quella che don pietro definisce come la seconda tappa della sua attività presbiterale inizia il primo gennaio 1966, allorché viene trasferito in un territorio <ricco – sono parole sue- di storia, arte e cultura antica e moder-na>: Montefabbri e Coldazzo di Col-bordolo, per poi passare a guidare la parrocchia di san bartolomeo di urbino, dove dà un forte impulso alle attività comunitarie e nuovo vigore, con feste e processioni nelle vie del quartiere, alla devozione della Ma-donna della Pietà.Questa tappa si conclude nel febbraio 1982, quando l’arcivescovo mons. ugo donato bianchi gli assegna una va-sta zona della media valle del Foglia, comprendente le parrocchie di s. Gio-vanni battista di schieti, s. paternia-no di Ca’ Mazzasette con la Miniera, la pieve di s. silvestro di Ca’ Gallo di Montecalvo in Foglia e di s. pietro in arsiccio a La Marcella: <ogni locali-tà – ricorda don pietro – mi ha dato

occasione di approfondire anche la conoscenza della storia locale e del-l’arte antica di cui queste località sono portatrici, ricche di importanti reperti>. tornato ad urbino per limiti di età, l’arcivescovo mons. Francesco Marinelli – che lo scorso lunedì 29 aprile ha festeggiato il 13° anniver-sario di ordinazione episcopale – lo nomina monsignore e canonico della basilica cattedrale di urbino. non si può non dire che mons. Caldari si sia risparmiato nello svolgimento del suo ministero, portato avanti con dedizio-ne, zelo, profonda convinzione, che lo ha visto impegnato in tante località, ovunque apprezzato, amato e accolto con simpatia dalla popolazione che tuttora lo ricorda con affetto, tanto da fargli osservare: <ho chiamato il mio cammino pastorale una “maratona”, perché ho fatto il giro della diocesi>. non va dimenticata la sua attività di insegnante di religione nelle scuole medie statali dove ha profuso ugual-mente energie e dottrina, facendosi apprezzare e voler bene dai ragazzi e dai colleghi. dal 2002 è ospite del-la casa del clero di urbino. Ad multos annos, monsignore!

gdl© riproduzione riservata

IL LUNGO ITINERARIO PASTORALE DI MONS. PIETRO CALDARI

Il prete maratoneta

I parrocchiani di Schieti – Ca’ Mazzasette – Ca’ Gallo festeggiano don Pietro il giorno della sua partenza.

Pietro Caldari prima di entrare in seminario

La chiesa del Pirlo di Pian di Meleto, una delle prime parrocchie rette da don Pietro.

L’antica chiesa di Santa Maria Annunziata di Morciola

Don Leonardo Mengarelli, l’arcivescovo Anacleto Cazzaniga, don Pietro Caldari, mons. Enea Galli (Rettore del Seminario di Urbino), don Mario

Sacchini (Parroco di Morciola) in occasione dell’ordinazione sacerdotale dei due giovani diaconi.

Don Pietro fra i bambini della I Comunione a San Silvestro all’Isauro.

Page 21: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

CORREVA L’ANNO 1212Il primo grande capitolo dei frati, fu celebrato nel 1212. Da allora fino al 1216, questo incontro dei frati si teneva due volte l’anno: a Pentecoste e a settembre per la festa di San Michele arcangelo. Poi, dal 1217, soltanto una volta l’anno, a Pentecoste, sempre alla Porziuncola. Fra Tommaso da Celano, che tra il 1228-1229 scrisse la prima biografia di s. Francesco, la Vita Prima, racconta che “Fu per Francesco desiderio costante e vigile premura mantenere tra i figli il vincolo dell’unità, in modo che vivessero concordi nel grembo di una sola madre quelli che erano stati attratti dallo stesso spirito e generati dallo stesso padre “…(FF 777) “Ogni volta che i frati si incontravano, era una vera esplosione del loro affetto spirituale. […]. Erano felici quando potevano riunirsi, più felici quando stavano insieme” (cap. XV, nn. 38-39).Nel Capitolo del 1217 San Francesco di Assisi, visto il continuo aumento dei frati, ritenne necessario, suddividere l’Ordine dei Frati

Minori; in Circoscrizioni, o provincie. Il capitolo del 1219, il cosiddetto capitolo “delle stuoie”, codificò gli obblighi dei frati minori ed elaborò una nuova regola, detta Regola non bollata che sarà approvata dal Papa Onorio III nel 1223 con il nome di Regola bollata che è il fondamento della vita e della legislazione di tutti gli Ordini Francescani.Nei primi giorni dell’anno 1525 un frate minore, Matteo da Bascio, lasciava il suo convento di Montefalcone (diocesi di Fermo) per recarsi a Roma dal Papa.Pochi mesi dopo seguono il suo esempio anche i due fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia di Fossombrone. Dopo varie peripezie i fuggiaschi trovano accoglienza

nel territorio di Camerino, dove, grazie all’interessamento della duchessa Caterina Cibo, nipote del papa Clemente VII, ottengono dal papa la bolla “Religionis Zelus”, datata 3 luglio 1528, che costituisce l’atto giuridico di nascita dell’Ordine dei Frati Cappuccini .

LA REGOLA DI POVERTA’ Nell’aprile del 1529 ad Albacina, si celebrò il primo capitolo dell’Ordine dei frati Cappuccini, nel quale venne eletto Ministro Generale fra Ludovico da Fossombrone.Ivi si stabilirono i primi capitoli della loro regola: vita eremitica, rozzo abito con

cappuccio a punta, testa scoperta, barba, piedi scalzi, vita di elemosina, attività missionaria tra il popolo.Nel 1535 i Cappuccini si erano diffusi anche nel Veneto e in Lombardia e avevano raggiunto il numero di cinquecento frati. Era necessario dare al nuovo Ordine un assetto definitivo, cosa che avvenne nel capitolo del 1535-1536, convocato a Roma, nel convento di Sant’Eufemia, nel quale furono approvate le Costituzioni dei Frati Cappuccini le quali poi sono state modificate ogni volta che se ne è avvertito il bisogno per adattarle sia alle mutate condizioni dei tempi e, alle nuove disposizioni della Chiesa. La celebrazione di un Capitolo provinciale costituisce un momento importante per la vita della provincia, occasione di confronto e rinnovamento, espressione del desiderio dei frati di trovarsi insieme per verificare e programmare la vita di consacrati nell’oggi della Chiesa a partire dal Vangelo e dal carisma del proprio Fondatore, per scegliere i fratelli - Ministro provinciale, Vicario Provinciale e altri 3 consiglieri (definitori) - che aiuteranno il provinciale a guidare la provincia religiosa nel prossimo triennio, e per stabilire le linee e gli orientamenti che guideranno la vita della provincia nei successivi tre anni!

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Il Coro Gregorianoa San Giovanni

il 12 maggio

pagina

liturgia e canto

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Convegnosulla Cartadi Treviso

pagina

violenza mediatica

5 maggio 2013 21amicoil nuovo• •

di arte cultura sport

il 276° caPitolo dei Frati caPPuccini delle marcHe

Abito rozzo, barba e piedi scalzidi Ferdinando Montesi

urBino – tornano a splendere dopo 500 anni le sublimi decorazioni rinascimentali del palazzo ducale. L’appartamento del duca (detto anche realissimo proprio perché abitato dal signore urbinate) è uno dei

capolavori indiscussi della fine del 1400, in primis per la presenza delle tarsie lignee dello studiolo, ispirate tra gli altri anche da Botticelli, ma anche per le sculture dell’apparato decorativo in generale, da peducci a camini, da cornici di finestre a fasce lapidee. Fino a domenica 5 Maggio straordinariamente e proprio in vista della prossima chiusura causa completamento lavori, sarà dunque visibile al pubblico l’appartamento in ogni suo angolo e in tutto il suo splendore. da alcuni mesi infatti (solo all’interno del palazzo) sono cominciati i lavori di restauro conservativo di tutti quegli elementi scultorei dipinti in azzurro e oro che nei secoli erano letteralmente oscurati dall’accumularsi di sporco, polveri, fumi, ridipinture. Giunti a un avanzamento tale da essere presentati al pubblico, è stato deciso di aprirli pur con i restauratori al lavoro, proprio per rendere visibili i grandi cambiamenti di

tonalità e chiarezza dovuti alle ripuliture. Come annunciato su queste pagine varie settimane fa, sono ai blocchi di partenza grandi ed epocali cantieri al palazzo urbinate, i primi dei quali riguarderanno proprio le coperture delle stanze del duca, che dunque necessariamente verranno chiuse al pubblico da lunedì. L’iniziativa, oltre a dare un primo saggio di quelli che saranno nel 2015 i frutti di questi lavori, ha voluto anche riportare i riflettori su queste meraviglie che spesso, di fronte ai quadri ospitati in quelle stanze, quasi sfuggono all’occhio del visitatore, che ora, a pareti spoglie, non potrà non notarli. Ma del resto come non rimanere estasiati di fronte all’azzurro chiaro e intenso del Camino degli angeli? Come non far caso adesso all’oro che illumina i soffitti, irradiato da peducci floreali, timpani di porte e fregi sui camini? allo sguardo altero delle aquile feltresche con stemma e corona? e pensare che tutto ciò è

solo un preludio delle novità che aspettano turisti e cittadini tra 3 anni, quando il percorso di visita si arricchirà di varie stanze al secondo piano svuotando i depositi; quando il giardino pensile ritornerà alle forme antiche; quando i sotterranei senza più umidità ospiteranno i reperti romani del lapidario; quando avremo dei torricini ripuliti e non più a rischio crollo. sì, perché se il prezzo da pagare è solo quello di impalcature che per un po’ oscureranno la facciata simbolo di urbino, ben vengano questi interventi antisismici che per una volta in italia giungono prima di una catastrofe (sempre sperando di no, ovviamente!), e non dopo come nel caso dei monumenti aquilani o emiliani. prepariamoci dunque a anni di ponteggi e stanze chiuse, ma ricordandoci che è meglio uno sciroppo amaro oggi che irrimediabili danni domani.

Giovanni Volponi ©riproduzione riservata

reStauri in moStra Prima della cHiuSura Per 3 anni

Antico splendore nelle stanze del Duca

F in dalla sua nascita il Capitolo è stato un evento importante nella vita del-l’Ordine Francescano. Nel-

l’aprile del 1209, papa Innocenzo III ricevette a Roma Francesco d’Assisi e i suoi seguaci, approvò oralmente la loro forma di vita (la Proto-Re-gola) e diede loro il permesso di condurre vita comune in pover-tà. Tornato ad Assisi, Francesco si stabilì con i suoi compagni alla Porziuncola (S. Maria degli Angeli). In breve tempo l’Ordine francescano si era allargato superando i confini italiani. San Francesco iniziò allora a raccogliere i suoi frati in “capitoli” alla Porziuncola, per discutere l’or-ganizzazione dell’ordine e confer-mare i frati nella loro vocazione e nella loro scelta di consacrazione.

I NUOVI SUPERIORI

il capitolo, celebrato dal 15 al 19 aprile 2013 nel santuario internazionale della santa Casa di Loreto, è stato il 276° della nostra provincia, il primo a suffragio universale, cioè con la

partecipazione di tutti i frati di voti perpetui. presieduto da Fr. raffaele della torre, definitore Generale, il capitolo provinciale ha eletto i nuovi superiori della provincia delle Marche: Fr. Giulio Criminesi, Ministro provinciale; Fr. Marzio Calletti, vicario; fr. Gianni Pioli, fr. Filippo Maria Caioni e fr. Alessandro Tesei, definitori (Consiglieri).il Capitolo, a cui hanno partecipato un centinaio di frati, sì è concluso con una solenne concelebrazione nella Basilica di Loreto, presieduta

dall’arcivescovo Giovanni tonucci al termine della quale tutti i frati si sono recati nella santa Casa, per invocare la protezione della Madonna e ascoltare la professione di fede del Ministro e vicario provinciale!

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5 maggio 201322 amicoil nuovo• •arte cultura sport

UN PREMIO PER UN REBUS Frase: 6-7

I vincitori verranno estratti a sorte tra coloro che avranno inviato la soluzione corretta a [email protected] oppure a IL NUOVO AMICO Via del Seminario 4 – 61121 Pesaro. L’omaggio di questa settimana è un buono sconto del 20% pres-so la libreria “LA Buona Stampa” di Pesaro (Via Rossini 68)

E’ possibile ritirare il premio da lunedì a mercoledì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 17 alle ore 19 presso la redazione di Pesaro (via Rossini 53). Per un diverso recapito contattare il n. verde gratuito 800/501170 sempre nei giorni e ore sopra indicate.

PER RICEVERE L’OMAGGIO È NECESSARIO DIMOSTRARE DI ESSERE IN REGOLA CON L’ABBONAMENTO AL NUOVO AMICO PER L’ANNO 2013 O REGOLARIZZARE LA POSIZIONE AL MOMENTO DEL RITIRO DEL PREMIO

La chiave risolutiva del rebus di Leone da Cagli pubblicato a pag. 22 del n. 17 del “Nuovo Amico” di domenica 28 aprile era: (Frase: 10-7-5-2-7)‘Con TE sta TA e re d’Itaca U s’adira; NC, ori’

Soluzione: - CONTESTATA EREDITA’ CAUSA DI RANCORI –

Vince: Piergiorgio Paolucci

Buono sconto in omaggio

PESARO – Il Coro Gregoriano del Conservatorio Rossini, secondo una tradizione ormai consolidata, sarà protagonista della Messa Solenne “In Ascensione Domini” che avrà luogo nella Chiesa di San Giovanni Battista domenica 12 maggio alle ore 19. La celebrazione liturgica sarà preceduta (ore 18.30) dalla presentazione del Compact Disc “Redemptionem misit Dominus populo suo” che ha come interpreti il Coro Gregoriano del Conservatorio Rossini, diretto da Gabriele Gravagna, e l’organista Giovanna Franzoni. Interverranno il Presidente del Conservatorio Maurizio Gennari, Antonio Mastri, Preside della Sezione Marche dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che ha commissionato il CD, Umberto Lorenzetti e Cristina Belli Montanari che illustreranno le caratteristiche del CD, finalizzato a sostenere le opere caritative dell’Ordine a favore della Terra Santa. Considerata l’occasione, la celebrazione liturgica sarà presieduta dal Vescovo Emerito di Urbino, Urbania, S. Angelo in Vado, Monsignor Francesco Marinelli, in qualità di Priore della Delegazione di Urbino dell’O.E.S.S.G. Nell’ambito della celebrazione liturgica è prevista l’esecuzione dell’Ordinarium

XI, dell’introito “Viri Galilaei”, degli alleluia “Ascendit Deus” e “Dominus in Sina”, dell’offertorio “Ascendit Deus”, del communio “Psallite Domino”, dell’inno “Jesu nostra redemptio” e dell’organum “Benedicamus Domino”. Il Coro Gregoriano interverrà con entrambe le sezioni, maschile e femminile, formate

rispettivamente da Stefano Baldelli, Matteo Borlenghi, Thomas Hansen *, Da Woon Jung *, Luca Melfi, Hyunseok Park, Martino Pòrcile, Federico Raffaelli *, Roberto Ribuoli, Saverio Santoni, Gianluca Santoro, Gianmarco Spallacci, Roberto Torriani, Enzo Veddovi, Laura Belli, Sabrina Bianchi *, Anna Borlenghi, Annalisa Cancellieri,

Anna Maria Cavalazzi, Francesca Ceriani, Giovanna Franzoni, Elena Gentiletti Drago, Chiara Gentili, Heewon Joo, Maria Sassi, Jiwon Shim, Maria Rita Tonti, Jing Zi (* solisti). Il Coro Gregoriano del Conservatorio Rossini si è costituito nel 1994 per iniziativa del Maestro Gabriele Gravagna con l’intento di offrire agli studenti l’opportunità di approfondire la conoscenza del gregoriano attraverso una costante e rigorosa pratica esecutiva. Obiettivo primario è il recupero filologico del gregoriano, attraverso lo studio dei più autorevoli codici dei secoli X - XII ed un accurato lavoro di ricerca interpretativa che tiene conto delle più recenti acquisizioni in materia. Contestualmente l’attività del coro è finalizzata alla diffusione e alla restituzione del repertorio soprattutto in ambito liturgico, poiché il gregoriano, quale canto della Parola, trova la sua ragione di essere solo quando viene eseguito all’interno del rito. In occasione del decennale di costituzione il coro ha realizzato un compact disc con brani della liturgia dell’Ascensione, dal titolo Ascendit Deus in iubilatione, presentato al pubblico nel maggio 2008.

(m.r.t.)©RIPRODUzIONE RISERVATA

A S. GIOVANNI CON IL CORO GREGORIANO DEL CONSERVATORIO ROSSINI

Messa “In Ascensione Domini”

“Ricercare nuovi ritmi, nuove visioni, con un cuore pulsante che sviluppa eventi speciali”. Ed il primo è speciale fin dal titolo

in greco, “Eklekticos”, mostra di fotografia che vuole proporre attraverso le opere di cinque artisti uno stimolante percorso di ricerca in cui viene sottolineato il confronto di diverse esperienze per ricondurlo ad una sintesi di istanze ed esiti che le accomunano. Come ci dice Christina Magnanelli Weitensfelder, che l’ha curata insieme ad Alberto zanchetta, l’idea che è alla base della mostra è stata quella di “accomunare cinque nomi della fotografia che provengono da osservazioni e realtà personali diverse” in una proposta di comunicazione complessiva, all’interno della quale “i lavori si possono leggere sia da solista che in collettiva, ma sempre uniti da una preziosità e una concettualità senza tempo” nella ricerca di una nuova sintesi, capace di creare, a sua volta, più ampi orizzonti alle potenzialità della nostra “percezione”.

Queste le “credenziali” e le finalità con le quali intelligentemente si presenta al debutto la Bag – Photo Art Gallery, nuovo spazio espositivo pesarese inaugurato nei giorni scorsi in via degli Abeti 102. I protagonisti di questa esposizione sono Andrea Morucchio, Giovanni Marinelli, Samuele Galeotti, Enrico Savi, Francesco Nonino. Il progetto espositivo fa riferimento, dunque, all’analisi e alla visione offerte dalla fotografia, attraverso un percorso concettuale che si snoda attraverso le opere dei cinque autori, testimoniando la varietà delle visioni, degli stili e delle teorie che contraddistingue ciascuno di loro; l’unicum che ne fuoriesce è una sofisticata ed approfondita incursione nel mondo dell’immagine fotografica in cui si rintracciano echi di una comune cultura maturata nel contemporaneo universo della comunicazione visiva, approfonditi ed analizzati però da ciascuno con diversa sensibilità e originalità.

Michele De Luca©RIPRODUzIONE RISERVATA

CON UNA MOSTRA A PESARO SI APRE UN NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO

Eclettismo in fotografiaALL’ACCADEMIA DI CANTO LA NUOVA SEDE “ELEONORA D’ARBOREA”

La Giornata della SardegnaPESARO – L’Associazione Culturale Sarda “Eleonora d’Arborea” di Pesaro, alle ore 11,00 di sabato 4 maggio, celebra la ricorrenza “Sa Die de sa Sardinia” (La Giornata della Sardegna) presso il Teatro dell’Accademia Internazionale di Canto “Città di Pesaro”, ubicato nell’ex Istituto Tecnico Bramante di Piazzale Aldo Moro n° 13, con la partecipazione di Autorità, personalità della cultura e la cittadinanza. Al Termine verrà inaugurata la nuova sede sociale dell’Associazione, all’interno dello stesso ex Istituto Bramante, 3° piano.L’Associazione sarda, ormai ben radicata sul territorio e impegnata in ambito culturale e sociale, con la celebrazione di “Sa Die de sa Sardinia”

rende onore al popolo sardo che nel lontano 28 aprile 1794 insorse per riscattare la libertà, la giustizia e la democrazia, che il dominante e dispotico potere piemontese aveva calpestato e negato su tutta l’isola. Sono valori universali che ancora oggi vengono disattesi e vituperati in molti Paesi, scatenando teatri di guerre atroci.L’avvenimento, oltre che tenere viva la memoria delle sofferenze patite e del sacrificio per la conquista dei diritti civili e umani, vuole essere anche un messaggio di solidarietà ai popoli oppressi, confidando in una società migliore: più giusta e pacificata.

Luigi Lilliu©RIPRODUzIONE RISERVATA

IMMAGINI DELLA CITTÀ SIMBOLO DEL RINASCIMENTO

Concorso fotografico su Instagram

URBINO. “Urbino, Capitale Europea della Cultura nel 2019, può incarnare lo spirito di un nuovo rinascimento culturale, intellettuale, artistico ed economico”, con queste parole Jack Lang (nella foto), già ministro della cultura francese ed oggi presidente del comitato promotore della candidatura di Urbino a Capitale Europea della Cultura 2019, afferma l’importanza della città ducale: “Una città orgogliosa del proprio passato, ma viva nel presente” spiega Jack Lang. Da questa frase nasce il nuovo challenge fotografico su Instagram

#Urbino2019, promosso da Regione Marche, Fondazione Marche Cinema Multimedia, Comune di Urbino e community Istagramers Italia, ideato ed organizzato dal Social Media Team Marche e Instagramers Marche. Partecipare è molto semplice: fino al 6 maggio 2013, gli utenti possono taggare le loro fotografie con l’hashtag #Urbino2019. Dopo il successo del challenge #sestosensomarche e della mostra itinerante esposta alla BIT2013 (Borsa Internazionale del Turismo) di Milano e a Tipicità di Fermo, il Social Media Team Marche e la community IgersItalia propongono questa nuova sfida a tutti gli utenti di Instagram: fotografare Urbino, città simbolo del Rinascimento italiano. Chiese, monumenti, paesaggi urbani e architetture del

Montefeltro che si sposano con arte, teatro, musica, danza e università: un territorio ricco di cultura mescolata all’innovazione e alla creatività, dove il passato e il presente si fondono assieme. Le migliori fotografie saranno utilizzate sui social network ufficiali che sostengono la candidatura e saranno premiate con prodotti tipici marchigiani e materiale editoriale.Il challenge Instagram #Urbino2019 coniuga nuove tecnologie per raccontare la storia e la società attuale, proiettando la città ducale e il territorio del Montefeltro verso una dimensione europea, interpretata direttamente da chi ha vissuto e studiato in questi luoghi e chi li vive oggi, cogliendo l’opportunità di documentare le tracce del passato con l’obiettivo puntato verso il 2019.

Queste due iniziative su Instagram, contribuiscono a promuovere la candidatura di Urbino a Capitale Europea della Cultura 2019, già sostenuta sui social network grazie alla fanpage ufficiale di Facebook “Urbino 2019 - città candidata Capitale Europea della Cultura” (https://www.facebook.com/Urbino2019), l’account Twitter @Urbino2019, profilo Pinterest Urbino2019 (http://pinterest.com/Urbino2019) e canale YouTube (http://www.youtube.com/user/Urbino2019) gestiti direttamente dal Social Media Team Marche, con l’obiettivo di condividere i progetti, il vissuto, le storie personali e il rapporto cittadini/territorio, promuovendo la cultura come collante tra il passato glorioso e la contemporaneità.

©RIPRODUzIONE RISERVATA

Page 23: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 2013 23amicoil nuovo• • arte cultura sport

FARMACIEDI PESARO

TURNO 6-13 MAggIO 2013

INFORMAzIONI UTIlIIl turno 24 h va dalle ore 8,30 alle ore 8,30 del giorno suc-cessivo. Il turno AUSILIARIO nei giorni feriali va dalle ore 15.30-19.30. Il turno AUSILIARIO nei giorni festivi effettua orario di normale apertura.

Lunedì 6 Soria V. Laurana, 4 0721-24790 24 h

Martedì 7 Zongo V. Rossi, 17 0721-416134 24 h

Mercoledì 8 Sant’antonio V. XI Febbraio, 22 0721-31168 24 h

giovedì 9 Pantano V. Dandolo, 6 0721-410050 24 h

Venerdì 10 aLbini V. San Francesco, 14 0721-33987 24 h

Sabato 11 ViLLaandrea CoSta V. Giolitti, 167 0721-45479 24 h

Centro Str.da Adriatica, 48 0721-33257 Ausil.

domenica12 MuragLia V. Commandino, 38 0721-54296 24 h

Mare V.le Fiume, 95 0721-69083 Ausil.

67

8

Maggio

91011

12TURNI DEllE FARMACIE TRAMITE SMSE’ sufficiente inviare un messaggio SMS al 320-2649186 scri-vendo farmacie PESARO farmacie FANO farmacie URBINO per ottenere un SMS di risposta con l’indicazione del nome delle farmacie di turno nel giorno della richiesta.

IL NUOVO AMICOÈ NeLLe eDICOLe DI fANO• ferlito giuseppe v. le XII Settembre 1 • A.f. News s.n.c. p.za Amiani • edicolA di simoNA gAroffolo v. Nolfi • riveNditA giorNAli e riviste di pAlAzzi Augusto v. Roma 8/a

IL NUOVO AMICO È IN TUTTe Le eDICOLe DI PeSARO

Violenza mediatica sui minori

“Fieri della nostra Carta di Treviso”“Viviamo e convivia-

mo in un mare di violenza, basti pen-sare a quella prove-

niente dalla televisione, internet o social network, cui i minori sono particolarmente esposti; violenza non solo fisica, dunque, ma anche verbale, psicologica fino a quella che vede il minore in balia di pericolose strumen-talizzazioni di genitori o terzi”. Questo il pensiero del presidente dell’Ordine nazionale dei giorna-listi, Enzo Iacopino, intervenuto al convegno dal tema “La violen-za mediatica sui minori” sabato scorso 20 aprile nello splendido Salone Metaurense della Prefet-tura di Pesaro.L’evento organizzato dall’asso-ciazione dei Lions club, è stato moderato dal presidente del Lions Club di Gabicce, Franco Elisei e ha ospitato relatori illustri, oltre al Presidente Enzo Iacopino, il giornalista olandese Marten van Aalderen, presidente dell’associa-

zione Stampa estera, la compo-nente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali Licia Califano, il direttore del diparti-mento di Scienze della comuni-cazione e discipline umanistiche dell’università di Urbino, oltre che direttore dell’Ifg di Urbino, Lella Mazzoli e la scrittrice e giornali-sta Miela Fagiolo D’Attilia. “Il primo dovere del giornalista - ha spiegato Iacopino - è coniu-gare il rispetto per la verità con il rispetto per le persone, soprat-tutto se si tratta di minori, dovere

che in italia trova precisa auto-regolamentazione nella Carta di Treviso, documento deontologico sottoscritto nel 1990 per disci-plinare il rapporto tra infanzia e informazione. Un documento unico, considerato un modello da imitare e adottare a livello inter-nazionale”. Sul tema è interven-to anche Marten Van Aalderen. “Siamo proprio sicuri- si è chie-sto- che i paesi nordeuropei sia-no sempre un esempio da seguire, come a volte si pensa in Italia? non sempre. La Carta di Treviso

non ha precedenti in Europa e i giornalisti italiani mostrano una sensibilità maggiore verso temi come quello della tutela dei mi-nori. Sui minori e la violenza in Rete si è focalizzata l’attenzione di Li-cia Califano che ha rilevato come i social network rappresenta-no uno straordinario strumento a disposizione dei giovani, ma quando vengono usati per umi-liare e denigrare i coetanei, si tra-sformano in strumenti di abuso e violenza. Per Lella Mazzoli “par-

lare di rete e giovani generazioni vuol dire concentrare l’analisi su come si formano le loro menti e la loro conoscenza considerando che i giovani sono particolarmen-te esposti a tutto ciò che passa nella rete”, mentre Miela Fagiolo D’Attilia non ha fatto mancare una riflessione su altri media, dal computer al cinema fino alla tele-visione. Durante la conferenza è stato proiettato il video “Eccesso di cronaca” di Martina Manfre-di e Nadia Ferrigo, vincitore lo scorso anno del premio Carta di Treviso. Il servizio confronta le storie di due ragazze minorenni uccise e sfruttate dalla tv, quella di Sarah Scazzi e quella di Marta del Castillo e si presenta interes-sante sotto due profili: aver richia-mato un fatto di cronaca italiana e l’equivalente spagnolo e il non aver utilizzato immagini fotogra-fiche delle vittime ma averle evo-cate disegnandone il volto.

Cinzia Ceccaroli © RIPRODUZIONE RISERVATA

World cuP di Ginnastica ritmica

Pesaro fa il pieno di eventi sportivi

s.c.d. alma JuVentus Fano

Iniziata la stagione ciclistica

Si è conclusa all’Adriatic Arena di Pesaro la tappa della World Coup di ginnastica ritmica, giunta alla 5^ edizione consecutiva, grazie all’impegno dell’Aurora Fano di Paola Porfiri e all’Aspes spa di Fi-

lippo Colombo. L’evento é da considerarsi quasi un mondiale, vista la partecipazione di ben 40 nazioni, escluse Russia e Spagna. Le farfalle, così è chiamato il team azzurro, alla prima sortita internazionale ha conquistato domenica 28 Aprile nelle finali di specialità tre ori, sba-ragliando agguerrite avversarie, come le ucraine e bulgare nella spe-cialità clavette e bulgare e bielorusse nella specialità palle e nastri. L’obiettivo più importante raggiunto dall’equipe nazionale è stato confermare, ribadire l’alta considerazione raggiunta in campo inter-nazionale ottenuta con anni di duro lavoro e costante impegno con prestazioni d’assoluta eccellenza. Un pubblico competente ha affolla-to le gradinate dell’Arena pesarese sostenendo all’unisono la squadra di casa con grande calore e coinvolgimento emotivo, sottolineando con lunghi applausi i passaggi più impegnativi degli esercizi proposti da tutte le atlete dei teams partecipanti.

g.s.© RIPRODUZIONE RISERVATA

FANO - Stagione ciclistica iniziata per tutte tre le squadre giovani-li. Iniziamo dalla categoria Allie-vi, guidata dal DS Mario Bartolini. Dopo la gara d’apertura di Fano del 24 marzo, hanno gareggiato a San Mauro Pascoli (RM) il 1° aprile e a Villamarina di Cesenatico (FC) il 7 aprile, senza piazzamenti a premia-zione. Nella gara di Pianoro (BO) il 21 aprile primo piazzamento stagio-nale con Simone Paradisi giunto 7°. Nelle due gare successive, a Chia-ravalle (25 aprile) e Cotignola di Ravenna (“( aprile) i nostri ragazzi si sono comportati egregiamente portando a premiazione Paradisi in entrambe le gare e rispettivamen-te 8° e 6° segno di una buonissima condizione del ragazzo ma anche di tutto il gruppo che sta lavorando sodo. Stesse località della catego-ria Allievi anche per gli Esordienti del DS Noureddine Dahani. Nelle prime gare nessun piazzamento a premiazione mentre nella gara di Chiaravalle (25 aprile), nella cate-goria 1° anno ottimo quarto posto per Davy Giuseppe mentre per il secondo anno podio per Nicoloso

Andrea giunto 3°. Oggi ( 28 apri-le) gara a Voltana di Ravenna con Manuel Checcucci del 1° anno che giunge 9°. Tredici ragazzi che sono sempre nel vivo delle gare. Segno di una costante crescita agonistica e che presto darà i suoi frutti. Infine qualche cenno sui più piccolini del-la categoria Giovanissimi guidati dal vulcanico DS Giovanni Ambrosini. Prima stagionale il 14 aprile a Porto S. Elpidio con ben 32 piccoli ciclisti che fanno vincere entrambe le clas-sifiche di società, mentre sabato 20 aprile a Faenza i partecipanti sono stati 29 ma che sono stati superati dalla forte squadra ravennate della Rinascita. Oggi, domenica 28 aprile tutti in gara a Cesena e si ritorna al-l’antico con tutte e due le classifiche vinte. Grande la partecipazione dei ragazzini e delle loro famiglie a que-sto progetto educativo anche perché siamo all’inizio e viste le condizioni atmosferiche, la preparazione è an-cora in ritardo. Il questa occasione vorrei presentare la categoria Allievi ad iniziare dallo staff tecnico com-posto dal DS Mario Bartolini, da diversi anni responsabile di questa

categoria che dedica tanta passione e tempo a questi ragazzi. Accompa-gnatore è Simone Venturi, preciso e affidabile. I ragazzi sono otto in to-tale della quale solo uno del 1° anno, Samuele Savelli di Mombaroccio. Sette i ragazzi del 2° anno, Anto-nio Candi di Osta (AN), Ibrahim Allaoui, Antonio D’Avola, Simone Paradisi tutti e tre di Fano, Luca Mattioli di San Costanzo, Andrea Zandri e Francesco Zandri di Mon-te Porzio (PU). Un gruppo sicura-mente competitivo, dove in questo inizio di stagione è mancata la con-vinzione in alcune fasi della gara. Ragazzi non velocissimi ma che si esprimeranno al meglio in percorsi più selettivi. Per tutti loro un auguri per una bella e divertente stagione.

Nella foto da sinistra: Fiorenzo Mencucci (consigliere), Enrico

Frattini (consigliere), Simone Venturi (accompagnatore), Antonio D’Avola,

Luca Mattioli, Ibrahim Allaoui, Fabio Francolini (vicepresidente), Simone Paradisi, Samuele Savelli, Giovanni

Ambrosini (supervisore), Antonio Candi, Francesco Zandri, Andrea

Zandri, Mario Bartolini (direttore sportivo) e Graziano Vitali (presidente).

Page 24: «Il Nuovo Amico» n. 18 del 5 MAGGIO 2013

5 maggio 201324 amicoil nuovo• •

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Iniziativa dei cittadini europei

Comitato Italiano UNO DI NOI - Lungotevere dei Vallati, 10 - 00186 Roma - Tel: 06.6830.8573 - 06.6880.8002

Chiediamo all’Europa di fermare gli esperimentiche eliminano gli embrioni umani.

Perché l'embrione umano è già uno di noi.

12 maggio 2013

AVVISO

 SAC

ROBlue-cc

Anch’io sono statoun embrione.

Puoi metterci la firma.