Cuore Amico n. 3 2011

13
Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano – Anno X VI - n.3 luglio-settembre 2011 ARRIVA IL PACEMAKER ANTI-IPERTENSIONE – LAZIO, PIÙ ANGIOPLASTICHE CIOÈ MENO BY PASS ECODOPPLER: PREZIOSO PER DIAGNOSI CARDIACHE – AFFRONTARE L’INVERNO SENZA LA BRONCHITE Non una sola ma due cime per la Montagnaterapia 2011 Non una sola ma due cime per la Montagnaterapia 2011

description

Rivista trimestrale di informazione medica e cardiologica dell'Associazione Cuore Sano Onlus Roma Ospedale Santo Spirito, Dipartimento di Cardiologia

Transcript of Cuore Amico n. 3 2011

Page 1: Cuore Amico n. 3 2011

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano – Anno X VI - n.3 luglio-settembre 2011

ARRIVA IL PACEMAKER ANTI-IPERTENSIONE – LAZIO, PIÙ ANGIOPLASTICHE CIOÈ MENO BY PASSECODOPPLER: PREZIOSO PER DIAGNOSI CARDIACHE – AFFRONTARE L’INVERNO SENZA LA BRONCHITE

Non una solama due cime per la

Montagnaterapia 2011

Non una solama due cime per la

Montagnaterapia 2011

Page 2: Cuore Amico n. 3 2011

3

Arriva il pacemaker anti-ipertensionedi Marco Renzi*

Ne soffre più della metà degli ultra 55enni

Oltre un milione di italiani affet-ti da ipertensione resistente aifarmaci ha, da oggi anche inItalia, una speranza in più.Uno stimolatore delle dimen-

sioni di un pacemaker impiantato sottocu-te può fare ciò che i medicinali non sonopiù in grado di ottenere: riportare la pres-sione del sangue a valori definitivamentenormali. Il dispositivo anti-ipertensione sichiama Rheos e, da dati clinici preliminarisu casistiche limitate, ha dimostrato di fun-zionare efficacemente.Il pacemaker consi-ste in un generatore di impulsi, collegatocon elettrodi al seno carotideo bilateral-mente ed è impiantabile con un interventochirurgico mininvasivo. Con un sistema ditelemetria è possibile agire dall’esternosulla funzionalità dello stimolatore. L’ef-fetto della stimolazione provoca riduzionedell’attività nervosa simpatica (reni e cir-colo periferico), vasodilatazione, rallenta-mento della frequenza cardiaca e, di con-seguenza, abbassamento della pressionearteriosa. L’utilizzo del pacemaker anti-ipertensione apre orizzonti nuovi nella te-rapia dell’ipertensione arteriosa . E’ importante sottolineare che, contraria-mente a quanto si crede, attualmente siamoancora lontani dall’avere a disposizioneterapie risolutive per questa patologia, cherappresenta uno dei principali fattori di ri-schio per patologie cardiovascolari (ictus,infarto, aneurisma dell’aorta addominale)e renali. Basti considerare che l’ipertensio-ne arteriosa colpisce il 20% della popola-zione generale, e più del 50% della popola-zione con età superiore a 55 anni, ma, allostato attuale, in nessun paese al mondo siriesce a normalizzare i valori pressori inpiù del 40% dei pazienti ipertesi. Uno dei principali motivi di questo insuc-cesso terapeutico è l’efficacia solo parzia-le della terapia farmacologica. Pur aven-do a disposizione molte classi di farmaci,

la normalizzazione della pressione arte-riosa richiede spesso una politerapia.L’assunzione di 2-3 farmaci è sempre laregola per un paziente iperteso e non è in-frequente dover ricorrere a 4-5 farmaci.Poiché queste terapie vanno assunte inmodo cronico per decenni, sorgono nume-rosi problemi non solo di tollerabilità, maanche di aderenza allo schema terapeuti-co. Tutti gli studi dimostrano che la nonaderenza allo schema terapeutico prescrit-to dal medico è una delle principali causedi insuccesso nella terapia dell’ipertensio-ne arteriosa. La possibilità, quindi, di ave-re un approccio diverso, per poter affron-tare questo importante problema di salutepubblica, potrebbe aprire orizzonti tera-peutici nuovi. Il pacemaker anti-ipertensione, infatti, es-sendo un dispositivo impiantabile, superail classico concetto di farmaco e apre lastrada verso terapie innovative che posso-no risolvere problemi importanti comequello della mancata aderenza all’assun-zione continuativa dei farmaci. In questaprima fase, saranno presi in considerazio-ni solo quei pazienti che presentano unaipertensione “resistente”, cioè non con-trollabile con i farmaci che abbiamo a di-sposizione. In Italia, unico paese europeo,sta per essere avviato uno studio sul pace-maker anti-ipertensione, che negli StatiUniti, negli ultimi 4 anni, è stato già im-piantato su più di 300 persone. I primi pa-zienti a beneficiarne saranno quelli dellaLombardia, della Toscana e dell’EmiliaRomagna. Lo stimolatore costerà alle re-gioni circa 15.000 euro. Se la sperimenta-zione avrà successo, l’utilizzo del disposi-tivo potrà essere allargato a fasce semprepiù ampie di pazienti ipertesi e offrire uncontributo significativo a sconfiggerequello che gli americani chiamano il “Kil-ler silenzioso”. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

Il dottor Marco Renzi

Si tratta di un’alternativa aifarmaci, che solo in unaparte della popolazionerioescono a normalizzare ivalori pressori. E’ancora infase di sperimentazione. Iprimi a beneficiarnesaranno i cittadini diLombardia, Toscana, Emilia

Page 3: Cuore Amico n. 3 2011

4

Nove milioni di italiani ad alto ri-schio cardiovascolare. E questorischio è alimentato da tre fatto-ri: il minor tempo di istruzione(si conoscono poco o si ignora-

no regole elementari di vita sana), l’avan-zare degli anni, l’aumento del peso corpo-reo. Sono i risultati di massima di una in-dagine su 7mila assistiti in 421 ambulatoridi medici di famiglia, realizzata dall’Uni-versità di Milano (Servizio di epidemiolo-gia e farmacologia preventiva) in collabo-razione con la Società italiana dei medicidi famiglia (Smig). lo studio Check, questo

è il nome della indagine, ha fornito unapreoccupante novità: sono ad alto rischiouomini e donne che, secondo i parametritradizionali, sarebbero invece consideratia rischio medio. Le diverse conclusioni de-rivano dall’avere incluso la proteina Creattiva (un rilevatore delle infiammazio-ni) nelle analisi del sangue.In base invece ai tradizionali parametri dirischio cardiovascolare globale, l’81%degli italiani sono a rischio basso; solo il4% ha un rischio alto e assume farmaci acarico del Servizio sanitario nazionale,mentre il 15% (quasi nove milioni) ha un

rischio medio. In pratica, lo studio Checktrasferisce quasi interamente la quota15% dal livello medio al livello alto di ri-schio. Chi sono le persone che diventanopiù a rischio? S’è detto dei tre fattori, siaggiunga che in gran parte “si tratta di unafascia di popolazione – è il commento deldottor Alberico Capatano, che ha presie-duto il recente congresso della Società ita-liana di Terapia clinica e sperimentale –cui non vengono somministrate gratuita-mente le necessarie terapie mediche e far-macologiche perché non considerate inpericolo”.

Prima di ogni altra cosa (esamidel sangue, visita medica, ecc.),ognuno di noi – e a maggior ra-gione il cardiopatico – è oppor-tuno che verifichi in quale mi-

sura il proprio organismo rispetti tre sem-plici regolette che, benché arcinote, nonsarà mai superfluo ricordare.Anzitutto il valori della PRESSIONE. Ilvalore medio, che si applica alla personasufficientemente sana, è che la massimanon superi quota 140, e che la minima nonsuperi quota 90. Chi ha subìto un eventocardiaco o cardiovascolare è necessarioche si attenga a quote più basse: massimanon superiore a 130, minima non superiorea 80. E’ opportuna una misurazione setti-manale, a riposo almeno da dieci minuti,seduti o supini, il braccio (indifferente sedestro o sinistro) all’altezza del cuore. Incaso di valori ripetutamente superiori, è il

caso di rivolgersi al proprio medico.Un altro fattore di rischio è rappresentatodal superamento del così detto PUNTO-VITA. Si tratta di un accertamento estre-mamente semplice e assai utile ai fini pre-ventivi: basta controllare con un metro anastro che la circonferenza addominale,all’altezza dell’osso dell’anca, non superi i102 cm per l’uomo e 88 cm per la donna. I

margini di tolleranza sono talmente mini-mi che, da più parti (soprattutto tra diabe-tologi e cardiologi), ci si interroga se nonsia il caso di abbassare di 8 cm il limite del-la circonferenza addominale: 94 per l’uo-mo e 80 per la donna.Terza regola, l’INDICE DI MASSACORPOREA. Con l’Imc si mette in rap-porto il peso corporeo con l’altezza. Comesi stabilisce questo rapporto? Con una ba-nalissima operazione aritmetica: peso (inkg) diviso per l’altezza al quadrato espres-sa in centimetri (non usare la virgola). Inbuona sostanza se peso 80 chili e la mia al-tezza è 160, ecco che l’operazione sarà 80:(16x16) = 31,25, cioè l’Imc tanto per l’uo-mo quanto per la donna. Ed ecco l’analisidei possibili risultati: più di 40, grave obe-sità; da 40 a 30 sovrappeso obeso; da 30 a25 sovrappeso; da 25 a 18,5 normopeso,meno di 18 magro.

Sono più del previsto le personea rischio di infarto ed ictus

Tre semplici regole per salvare il cuorePressione, punto-vita, indice di massa corporea

Si ringrazia la Abott Vascular Knoll-Ravizzaper il sostegno economico per la pubblicazione di questo giornale

Page 4: Cuore Amico n. 3 2011

La misura e la valutazione compa-rativa degli esiti degli interventisanitari sono considerate strate-gie fondamentali per promuove-re la qualità e l’equità dell’assi-

stenza sanitaria. L’impatto della pubblica-zione dei risultati di esito sulla qualitàdell’assistenza sanitaria sono argomentodi dibattito nella comunità scientifica.Negli ultimi anni sono stati sviluppati inItalia programmi nazionali e regionali divalutazione comparativa degli esiti degliinterventi sanitari attraverso l’uso di si-stemi informativi. In questo ambito si col-loca il Programma regionale di valutazio-ne degli esiti (P.Re.Val.E) della regioneLazio (www.epidemiologia.lazio.it/visla-zio/vis_index.php).Il nostro obiettivo è valutare se la pubbli-cazione dei risultati del più recenteP.Re.Val.E. (che risale al 2006-07) sia as-sociata ad un cambiamento degli indica-tori di qualità, al netto delle possibili dif-ferenze di case-mix dei pazienti e di unnaturale processo di miglioramento neltempo. A questo scopo sono stati selezio-nati due indicatori di processo, ben notitra i professionisti per essere proxy di esi-to (tempestività degli interventi di riva-scolarizzazione cardiaca e di chirurgia perfrattura di femore) e un indicatore di pro-cesso (proporzione di parto cesareo) sulcui valore, nonostante le evidenze di lette-ratura, non esiste unanimità tra i profes-sionisti. E’ stato valutato il cambiamentodella performance ospedaliera nel tempodi questi indicatori, nel Lazio e confronta-to con le altre regioni italiane, dove non èstata effettuata alcuna diffusione pubblicadei risultati di esito. Dopo la pubblicazione del P.Re.Val.E., laproporzione di angioplastica coronaricaentro le 48 ore dopo l’infarto acuto delmiocardio è aumentata del 31%(p<0.001), dal 22.5 nel 2006-07, e dal

29.4% nel 2008-09. Nelle altre regioni èstato registrato un incremento relativo pa-ri al 21% (p<0.001), dal 22.5 e dal 27.1%.Tra il 2003 e il 2007 si osserva un trendcrescente sia per il Lazio che per le altreregioni italiane; dopo il 2007 l’incremen-to registrato nel Lazio è maggiore di quel-lo osservato nel resto d’Italia. Questo si-gnifica che probabilmente si possono ri-durre gli interventi di bypass.La proporzione di fratture del collo del fe-more operate entro le 48 ore è aumentatadel 34% nel Lazio, dall’11.7% del 2006/7e dal 15.8% del 2008/9. Nelle altre regio-ni la proporzione è rimasta stabile (29.4%nel 2006/2007 e 28.6% nel 2008/2009).Non si osservano variazioni rilevanti finoal 2006; a partire dal 2007 nel Lazio si os-serva un chiaro trend di crescita, mentrenelle altre regioni italiane l’andamento ri-mane stabile. La proporzioni di interventichirurgici entro 48 ore nel Lazio nel pe-riodo 2008-9 è solo del 16%, quasi lametà delle altre regioni.La proporzione di parti cesarei primari èaumentata lievemente nel Lazio (dal34.5% al 35.3%) mentre nelle altre regio-ni ha subito una lieve flessione (dal30.5% al 28.1%). Da qui un possibile ef-fetto positivo della pubblicazione dei ri-sultati del P.Re.Val.E.. L’area ortopedicasembra essere quella maggiormente inte-ressata sebbene il valore osservato siamolto inferiore rispetto a quello delle al-tre regioni. La proporzione di interventi dirivascolarizzazione dopo infarto del mio-cardio nel Lazio è in linea con quella dellealtre regioni, con un aumento più impor-tante nel Lazio dopo il 2007. E’ in corsoun’analisi specifica dell’impatto delP.Re.Val.E. sull’area cardiologica, consi-derando indicatori più specifici, come of-ferta di angioplastica su infarti più estesi(da sopraslivellamento del tratto ST) emortalità a 30 giorni dopo infarto. Come

atteso, non si sono osservati cambiamentinella proporzione di parto cesareo. Seb-bene per un’analisi più approfondita deipossibili determinanti del cambiamento ènecessario un periodo di osservazione piùlungo, i risultati dello studio sembranoconfermare l’utilità della valutazione diesito come strumento per il governo clini-co.* Direttore Dipartimento Epidemiologia SSN-Re-gione Lazio

5

L’impatto del programma-valutazione esiti sulla qualità dell’assistenza medica

Lazio: più angioplastiche cioè meno bypassdi Marina Davoli*

1) inserimento dello stent;2) espansione dello stent;

3) lo stent rimane nell’arteria.

Page 5: Cuore Amico n. 3 2011

6In vigore la legge che fissa criteri e modi per diffondere i defibrillatori automatici

Un altro passo in avanti per la “messa insicurezza” dei colpiti da arresto cardiaco

di Antonio Cautilli*

I tre ultimi corsi dell’annoper parenti di cardiopatici

Sono previsti per fine settembre, ottobre e novembre gli ultimi tre corsi dell’anno organiz-zati dalla Cardiologia del S. Spirito per i familiari di pezienti cardiopatici che desiderinopartecipare ai corsi di rianimazione cardiopolmonare (BLSD) per fronteggiare un’emer-genza esercitandosi anche all’uso del defibrillatore semiautomatico su un manichino dallefattezze umane. I corsi hanno una durata di cinque ore, e al termine del corso verrà rilascia-to un certificato di partecipazione. Per ulteriori informazioni e per le iscrizioni rivolgersialla segreteria del reparto di Cardiologia, tel. 06.68352323.I corsi, di cui è direttore e coordinatore il dr. Antonio Cautilli, si terranno, sempre allo stes-so orario (dalle ore 14,30 alle ore 19,30) lunedì 19 settembre, lunedì 17 ottobre e lunedì 21novembre.

Con dieci-anni-dieci di ritardo,è appena entrata in vigore unalegge – sostanzialmente attua-tiva della diffusione dell’usodel defibrillatore semiauto-

matico da parte di personale non sanitario– che fissa criteri e modalità per favorire ladiffusione di questi strumenti essenzialiper salvare la vita delle sempre più nume-rose vittime di arresto cardiaco. Già, per-ché la prima legge è del 2 aprile 2001 che,all’articolo uno stabiliva che “è consentitol’uso del Defibrillatore Semiautomatico(DAE) in sede extraospedaliera […] alpersonale non sanitario che abbia ricevu-to una formazione specifica nelle attivitàdi rianimazione cardiopolmonare..” Na-sceva così anche in Italia, e con grande ri-tardo, la speranza che la lotta all’arrestocardiaco fosse giunta ad una svolta decisi-va: che cioè nel giro di poco tempo si po-tesse disporre sul territorio nazionale diuna adeguata rete di defibrillatori in gradodi salvare vite umane.E’ noto ormai da tempo che l’arresto car-diaco è una delle principali cause di morte

nei paesi occidentali: in Europa colpisceoltre mezzo milione di individui l’anno;nella stragrande maggioranza dei casi, allabase di un arresto cardiaco vi è una gravearitmia, la fibrillazione ventricolare chepuò essere interrotta soltanto con l’uso deldefibrillatore che, erogando una scaricaelettrica, è in grado di ripristinare un ritmocardiaco valido. Ma un’arma così efficacecome il defibrillatore ha il suo talloned’Achille nel fattore tempo: per essererealmente efficace deve essere utilizzatonei primissimi minuti dell’arresto cardia-co. Da qualche anno tutte le ambulanzedel 118, anche quelle senza medico a bor-do, sono dotate di defibrillatore. Ma pur-troppo il tempo medio dalla chiamata al-l’arrivo dell’ambulanza varia da 5 a 15minuti, un tempo decisamente troppo lun-go per prevenire danni irreparabili a cari-co del cuore e del cervello. In corso di ar-resto cardiaco infatti, dopo 4-5 minuti ini-ziano i danni cerebrali che diventano irre-versibili dopo 8-10’. Durante questo tem-po la sopravvivenza della vittima dipendedalla prontezza di riflessi degli astanti ca-

paci di realizzare le manovre di rianima-zione ed utilizzare un DAE per la defibril-lazione. In realtà, l’entusiasmo suscitatodalla legge del 2001 era durato assai poco;salvo alcune sparute iniziative locali (do-ve la distribuzione dei DAE sul territorio,ed in particolari punti strategici ad alto af-flusso di persone, ha realmente dimostratoun incremento del tasso di sopravvivenzadopo arresto cardiaco) ben poco si è fattoaffinché la collocazione dei DAE fosserealmente capillare: molti aeroporti, sta-zioni ferroviarie, centri sportivi continua-no ad essere sprovvisti di questo utilissi-mo strumento terapeutico.Finalmente, sulla Gazzetta Ufficiale è sta-to pubblicata una nuova legge, sulla “De-terminazione dei criteri e delle modalitàdi diffusione dei defibrillatori automaticiesterni”, che consente di individuare i cri-teri e le modalità per favorire la diffusionedei defibrillatori semiautomatici e fissarei criteri per l’utilizzazione delle risorsestanziate (per il Lazio, nel triennio2010/2012, 749.664 euro). Con questoprovvedimento vengono spinte le regionia realizzare programmi per la diffusione el’utilizzo di DAE, indicando i criteri perl’individuazione dei luoghi dove deve es-sere garantita la disponibilità, nonché lemodalità della formazione degli operatoriaddetti. Si tratta sicuramente di un piccolopasso avanti. Se non che purtroppo lo sco-po di questa nuova legge è soltanto quellodi sollecitare programmi, mentre da tem-po si attendeva una legge che rendesseobbligatoria la diffusione dei DAE. L’au-spicio è dunque che si approvino real-mente programmi mirati alla collocazio-ne capillare dei DAE attraverso una di-stribuzione strategica in grado di favorirela defibrillazione entro 4-5 minuti dall’ar-resto cardiaco, ossia prima dell’interven-

Page 6: Cuore Amico n. 3 2011

“La forma del giallo? Un esca-motage per rendere una sta-gione, quella del post-ses-santotto, per rendere testi-monianza di un clima. In

fondo anche per fare i conti con se stessi”.Claudio Coletta, cardiologo al Santo Spi-rito, ha esordito come autore di un roman-zo (“Viale del Policlinico”, Sellerio ed.)che è insolito e accattivante: la vita di unostudente dentro il più grande ospedale uni-versitario romano, l’assassinio di un lumi-nare, una sequela di vendette.

Ma se non è un giallo, o almeno non è so-lo questo, che cos’è? E poi: Lorenzo, ilprotagonista, è la maschera di Claudio? «Mi interessava il contesto, di cui può es-sere specchio anche la tradizionale vitaospedaliera di un tempo nemmeno troppolontano. Certo mi sono basato anche sullamia esperienza di studente, ma in modovago, volutamente impreciso. No, non so-no Lorenzo. L’unica storia vera, la mortedel suo amico, è quella che sembra inven-tata. E invece lì c’è il mio vissuto, la miamemoria ancor dolente.»

Allora quanto l’esperienza giovanile diClaudio Coletta – in quei tormentati Anni

Settanta e in quel Policlinico – ha pesatonella stesura del libro?«Non è una domanda facile, ma non vo-glio girarci intorno. D’altra parte ho giàdetto che sentivo l’esigenza di fare i conticon i miei (con i nostri) tormentati AnniSettanta. Come dire che molti di noi, inquella stagione, avevamo dentro un’eticadel comportamento che credevamo o al-meno speravamo servisse a costruire e vi-vere una società più giusta. Una societàdove le relazioni interpersonali non fosse-ro determinate dal solo motore economi-co, qualcuno direbbe da quelli che untempo si chiamavano rapporti di classe.Purtroppo questo disegno è fallito. Chepoi – nel romanzo – tra lezioni, visite in

corsia del fa-moso prima-rio con co-dazzo diassistenti eallievi, e un dibattito delcollettivo studentesco che sta per occu-pare la facoltà, Lorenzo e il suo amicofacciano una scoperta raccapricciante,non è una casualità.»

Diciamo una metafora, dal momento che,trattandosi di un giallo pur sui generis,tutto farò tranne che anticiparne qui latrama?«Risponderò con una piccola rivelazione.Quando ho cominciato a metter mano allibro sono stato a lungo indeciso in qualetempo esatto collocare la storia: se allamorte (1970) dell’indimenticabile JanisJoplin, che lottava, con la sua voce e lasua band, per ideali di uguaglianza ancorada conquistare come la parità tra bianchi eneri; o se collocarla ai giorni del sequestrodel giudice Sossi (1974), la prima clamo-rosa impresa delle Br. Poi ho optato perSossi. Ma, esattamente come per l’altroevento, avevo solo da chiedermi e chiede-re se fosse l’inizio o la fine di un’epo-ca…» (g.f.p.)

to delle ambulanze. In particolare, biso-gna collocare questi strumenti – facili dausare – in luoghi di grande frequentazio-ne o ad alto afflusso turistico. Vengonosuggerite anche le aree per postazioni fis-se: strutture sanitarie e poliambulatori;luoghi in cui si pratica attività sportivaagonistica e non; cinema, teatri, parchidivertimento, discoteche, strutture ricrea-tive, stadi, luoghi dove si registrano ele-

vati flussi di persone; scali di trasportoaerei, ferroviari e marittimi; centri com-merciali, alberghi, ristoranti, stabilimentibalneari e stazioni sciistiche; scuole, uni-versità, uffici, farmacie. Per le postazionimobili sono indicati i mezzi di Polizia,Carabinieri, Vigili del fuoco e Guardia diFinanza. I defibrillatori dovranno essere collocatiin posti facili da raggiungere, con un car-

tello che ne indichi la presenza con il sim-bolo del DAE ben visibile.Si auspica inoltre la promozione di corsidi formazione ed addestramento (comegià fa da anni la Cardiologia del S. Spiri-to) con l’obiettivo di divulgare il più pos-sibile tra la popolazione la conoscenzadell’utilità dell’uso dei DAE e di permet-terne l’utilizzo in piena sicurezza.* Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

7

Il dr. Claudio Coletta, cardiologo del S.Spirito ha scritto un romanzo, “Viale del Policlinico”

Giallo in corsia,metafora degli Anni Settantadi Roberto Ricci*

Il dottor Claudio Coletta

Page 7: Cuore Amico n. 3 2011

Montagnaterapia, edizio-ne numero sette: forsela migliore tra le espe-rienze che si son vissu-te negli anni. Non chequelle del passato fos-

sero da buttar via. Ma volete mettere (voiche non avete partecipato) la inedita va-rietà delle imprese? la molteplicità dellepratiche non solo escursionistiche ma an-che naturalistiche e culturali? l’ottima re-sa fisica e psicologica dei sedici volonta-ri? e, non da ultimo, l’eccezionale soste-gno che ad essi hanno dato, con generosaabnegazione, i cardiologi, lo psicologo-psicoterapeuta e l’infermiere professiona-le e la guida che hanno sostenuto la “spe-dizione” sulla catena del Terminillo? “Ca-tena”? Già, perché a differenza delle altrevolte, la cima e l’anticima conquistate so-no state due: quella del monte Porcini(1.982 m.) e quella – la vera e propria cimaè stata negata da un pericoloso nuvolone:ci si è dovuti fermare a quota 2.100 – delmonte Terminillo (2.217). E, altro “prima-to”, sui due monti la salita (dal Rifugio Se-bastiani, che è a milleotto) è stata compiu-ta nella stessa giornata: di mattina l’una edi primo pomeriggio l’altra. Ma...Ma conuna differenza: sui Porcini son saliti tutti ipazienti e le due accompagnatrici, in buo-na parte muniti anche degli ormai tradi-zionali bastoni del Nordic Walking: men-tre sulla seconda si sono arrampicati inquattro (più una accompagnatrice) e, ov-viamente, le squadre mediche al completo

del Santo Spirito e di Rieti. Il particolaredello scarto da sedici e quattro, è segnalatoforse per fare la conta dei buoni e dei me-no buoni? Al contrario: per rilevare che siè trattato di una scelta autonoma di cia-scun paziente, una scelta non dettata (tran-ne in un caso) da malori o accenni di di-sturbi fisico-psichici, ma, come ha sottoli-neato Giulio Scoppola, da una apprezzabi-le auto-valutazione, anche delle propriepotenzialità, ma in cui entrano evidente-mente differenti elementi che fanno partedella personalità e della reattività di cia-scuno.Due parole a proposito dell’unica scelta(di non fare il bis pomeridiano) in qualchemodo necessitata. L’ha compiuta una ac-compagnatrice che di recente aveva subìtoun intervento per fronteggiare alcuni pro-blemi respiratori. I segnali di qualche sua

difficoltà si erano manifestati a metà dellasalita ai Porcini. Segnali invero di mode-sta portata, tali da non destare preoccupa-zione (e non da costringere la signora a ri-nunciare a questa prima gita) ma da esige-re comunque una qualche attenzione, una– come dire ? – specifica assistenza. E al-lora chi meglio del dr. Scoppola, tanto perla sua professione quanto per la sua gran-de esperienza in montagna, poteva darleuna mano, conversando a lungo con lei deisuoi problemi, mentre si saliva, e indican-dole intanto, anche passo per passo, le al-ternative più agevoli sui sentieri. Insom-ma, anche lei è giunta in cima. Come ègiunto indenne al rifugio, al termine delsecondo e più impegnativo percorso, quelpaziente (uno dei veterani e per giunta fre-quentatore di montagne da quand’è nato)che in discesa ha messo il piede su unapietra instabile ed ha rischiato - solo ri-schiato – una pur innocua scivolata. Fattosta che, subito dopo il passo falso, il pa-ziente si è trovato come fosse una fetta diprosciutto, “coperto” davanti da France-sca Lumia e dietro da Giulio Scoppola,che non lo hanno mollato praticamente si-no al rifugio, sorvegliandolo di sottecchi,senza dar nell’aria e men che mai dichia-rando la loro funzione di copertura. Ancheil paziente ha fatto finta di niente per tuttoil tempo, salvo poi a segnalare il piccoloma significativo gesto durante il briefingfinale in rifugio. Ah, anche quella riunion-cina informale (come quella che si erasvolta all’arrivo, il giorno prima) va ricor-

Sedici pazienti (tra cui setteneofiti) per due giorni ametà giugno sul massicciodel Terminillo per iniziativadella Cardiologia del SantoSpirito e dell’AssociazioneCuore Sano. Ottima la resafisica e psicologica. Il pa-ziente e generoso ruolo deimedici, dello psicologo edell’infermiere professionaleche hanno accompagnato ilgruppo.

Quando i cardiopatici in riabilitazioneriescono a conquistare le montagne

Montagnaterapia alla settima edizione: un successo straordinario

Page 8: Cuore Amico n. 3 2011

data, e pure per altre ragioni, quasi di autoe reciproca coscienza. Una infatti si èchiesta: perché solo due accompagnatricidi pazienti? come mai tanto disinteresseda parte dei compagni o delle compagnedelle/dei pazienti? Un’altra, invece: ho la-sciato tutto e tutti a casa, è la prima voltache penso solo a me stessa, e ne sono feli-ce. Un novizio: lo ammetto, ero diffidente,ma ora sono entusiasta e farò propaganda.Un altro: ho appena compiuto sette mesidi by pass, e ce l’ho fatta, io che non cre-devo di potermi trovare qui…Trovarsi in cima, al rifugio, altrove. Già,perché se anche quest’anno la Montagna-

terapia è cominciata sulla Salaria con ilsolito appuntamento alla sede della Bmw,e se anche quest’anno la base è stata unaalbergo a Leonessa, tutto poi ha preso uncorso più compatto che nelle analogheesperienze degli anni passati. Già in matti-nata il via tra i boschi, ad acclimatarsi e a

consumare una colazione al sacco, concontorno del solito pasticcione che nonsolo si era arrampicato su uno scomodotronco ma per giunta ha fatto rotolare giùuna scatoletta…Poi una attenta visita gui-data (grazie, architetto Dionisi!) alla cittàmedievale, ai suoi portali e alle sue splen-dide chiese, fatte appositamente aprire pergli ospiti; infine la cena e un buon riposo.L’indomani le due salite, con frequenticontrolli di pressione e frequenza: tutto re-golare, e del tutto inutilizzato quindi ilgrande sacco in spalla a MassimilianoRocci, pieno di farmaci e del defibrillato-re. Infine, sulla via del ritorno, due sorpre-se a rendere ancora più intensa questastraordinaria due-giorni.La prima sorpresa l’ha data uno dei pa-zienti “novizi” che è anche e soprattuttoun patito della bicicletta. Aveva chiesto auna coppia di dividersi: uno dei due avreb-be guidato la sua auto, e lui sarebbe sceso

– discesa ripida, tutta curve, una trentinadi chilometri, mica uno scherzo – con ledueruote da corsa, armato di casco, tuta apelle, scarpine a tecnologìa avanzata. Cor-sa magnifica, un trionfo soprattutto per luioperato di recente e in gamba sulla sellacome sui monti e come al lavoro. La se-conda sorpresa appena prima di ripartireper Roma: gli strani escursionisti stavanopasseggiando per il corso di Rieti e, ad untratto chi ti si incontra del tutto casual-mente su un ponticello antico? Lei, ClaraAmari, a Rieti per ragioni di studio. Claraè la coordinatrice tecnica dell’area-pale-stra del Santo Spirito, la fisioterapista (let-teralmente decana a Roma di questo ramodella professione), che con le sue colleghe“preparano” chi va in riabilitazione. Conquali risultati aveva appena dimostratoproprio la Montagnaterapia, edizione nu-mero sette.

9

Chi ha sfidato il TerminilloMai così numerosa la squadra di cardiopatici (stabilizzati e iscritti all’Associazione CuoreSano, co-promotrice dell’iniziativa) che hanno partecipato alla 7. edizione di Montagnate-rapia gli oramai lontani 16 e 17 giugno scorsi. Erano ben sedici, tutti stabilizzati, cinquedonne e undici uomini tra cui il decano – per numero di partecipazioni e per età – Santo Lui,86 anni. Nessuno ha accusato il minimo disturbo nel corso della due-giorni di allenamenti edi escursioni, né tra i neofiti di questa esperienza (sette), né tra i veterani. A sfidare dunquela catena del Terminillo sono stati Maria Adorni, Bernardino Amici, Nino Bertoloni Meli,Giorgio Buonopera, Maria Rita Colavecchi, Vittorio De Santis, Alfredo Ferranti, GiorgioFrasca Polara, Eugenio Galanti, Maria “Maruska” Gesualdi, Luciano Iotti, Santo Lui, VeraLetizia Marra, Oscar Molinari, Giuseppe Rotundi, Nilde Zummo. Con loro la moglie (sa-nissima) di un paziente, e un’amica di un altro fedele frequentatore della palestra. Ad ac-compagnarli, per il Santo Spirito, la cardiologa Francesca Lumia, responsabile medico delservizio di riabilitazione; lo psicologo e psicoterapeuta Giulio Scoppola; l’emodinamistaAlessandro Danesi; l’infermiere professionale Massimiliano Rocci; e Cecilia Galligani,che opera con Scoppola e fa parte come gli altri dell’Associazione Montagnaterapia Italia-na-Onlus. Alla squadra romana si sono aggiunti, in loco, lo psichiata Paolo Di Benedetto ela cardiologa Isabella Marchesi, ambedue in forza alla Asl-Rieti, nonché la preziosa e ora-mai storica guida del Cai Mario Sciarra.La foto di copertina e le altre immagini della Montagnaterapia sono di Luciano Iotti

Page 9: Cuore Amico n. 3 2011

10Un fondamentale strumento di analisi

Diagnosi cardiologica?Serve l’ecodoppler vascolare

di Alessandro Totteri*

Sono trascorsi più di 150 anni daquando il matematico astrono-mo Christian Andreas Dopplerdescrisse nel 1845 l’effetto re-lativo al cambiamento del suo-

no di un veicolo che passa velocementedavanti ad un osservatore, noto appuntocome effetto Doppler. Nemmeno l’illustrematematico avrebbe potuto immaginareall’epoca l’utilità e lo sviluppo di questaosservazione soprattutto nella diagnosticamedica. L’applicazione aggiuntiva allametodica doppler, nel corso degli ultimianni, della tecnica ecografica ha permes-so non solo di analizzare il flusso all’in-terno dei vasi sanguigni delle arterie edelle vene (analisi spettrale della velocitàdel flusso) ma anche di visualizzare con-temporaneamente i vasi lungo il loro de-corso permettendo quindi una precisa va-lutazione diagnostica dello stato del siste-ma vascolare.L’ecodoppler vascolare (ora anche a colo-ri) permette pertanto di poter analizzaredettagliatamente l’anatomia, il decorsoed il flusso dei vasi sanguigni potendo ri-levare direttamente la presenza di even-tuali irregolarità all’interno delle arterie.In particolare è possibile evidenziare laformazione eventuale di un ateroma (lacosiddetta “placca”) che, sviluppandosi erigonfiandosi col tempo all’interno delvaso, provoca un ostacolo al flusso san-guigno sino, nei casi estremi, all’ostru-zione dell’arteria. Analizzando la velocitàdel flusso lungo il decorso dell’arteria(analisi spettrale) è possibile quantificarecorrettamente l’entità del restringimento,riconoscendo le lesioni con indicazione aprocedure interventistiche. Inoltre l’esa-me permette di misurare lo spessore inter-no dei vasi, in particolare lo spessore de-gli strati interni delle carotidi. Questo va-

lore, anche in assenza di placche, quandoè aumentato, costituisce un elemento diprevisione di sviluppo di malattia vasco-lare anche in altri distretti, per esempio alivello coronarico. Un aumento dellospessore medio-intimale della carotide siassocia a malattia coronarica o a patolo-gie dell’aorta addominale come l’aneuri-sma (dilatazione circoscritta del vaso),questo in quanto le formazioni ateroscle-rotiche (placche) riconoscono gli stessifattori predisponenti: diabete, ipertensio-ne, ipercolesterolemia, familiarità permalattie cardiovascolari, fumo. In ambitovenoso l’ecodoppler è utile per verificarel’insufficienza del sistema venoso soprat-tutto a carico degli arti inferiori, ma è rite-nuto fondamentale nei casi di emboliapolmonare per svelare le trombosi venoseprofonde delle gambe che sono la princi-pale causa dei fenomeni embolici polmo-nari. Nella pratica cardiologica quindi lametodica si applica soprattutto per lo stu-dio dei vasi epiaortici (carotidi, arterievertebrali e succlavie), dell’aorta addo-

minale e del sistema venoso profondo incaso di embolia polmonare accertata o so-spetta. Quando è indicato un ecodoppler dei vasiepiaortici? Le recenti linee-guida interna-zionali, pubblicate nel luglio 2011 sullaprestigiosa rivista “Circulation”, confer-mano sostanzialmente le precedenti indi-cazioni, ovvero che l’esame va effettuato:nei pazienti asintomatici nei quali si so-spetta una patologia carotidea (riscontrodi soffio della carotide); nei pazienti asin-tomatici con evidenza di patologia dellearterie periferiche, se presente un aneuri-sma dell’aorta addominale o nel caso dimalattia coronarica accertata; nei soggettiultra 65enni con almeno due dei fattori dirischio principali: diabete, ipertensione,dislipidemia, fumo, obesità, familiaritàper eventi cerebrovascolari o per malattiecardiovascolari in parenti in linea direttaprima dei 60 anni; nei pazienti che devo-no affrontare un intervento di cardiochi-rurgia soprattutto in circolazione extra-corporea; nei soggetti sintomatici pereventi cerebrovascolari (TIA , ictus); neisoggetti con lesioni carotidee note per ve-rifica a distanza dell’evoluzione dellaplacca. Sarà lo specialista a stabilire ogniquanto tempo eseguire il controllo.Il trattamento delle lesioni carotidee sisviluppa su due livelli: nelle lesioni noncritiche (stenosi minore del 70%) il tratta-mento è rivolto alla rimozione e/o allacorrezione dei principali fattori di rischio.I farmaci utilizzati in queste situazioni so-no praticamente gli stessi che sono consi-gliati nella cardiopatia ischemica: farma-ci antiaggreganti piastrinici, antipertensi-vi, statine, ecc.. Quando invece la lesionecarotidea produce una stenosi superioreal 70%, se coinvolgente la carotide inter-na (vaso che trasporta il sangue al cervel-

Il dr. Totteri mentre esegue unecodoppler vascolare su una paziente

Page 10: Cuore Amico n. 3 2011

11

Altrimenti medicinali inefficaci o tossici

Conservare bene i farmaci!Poche ma essenziali regoledi Giampaolo Luzi*

lo), è indicato un intervento di rivascola-rizzazione attraverso il tradizionale inter-vento chirurgico o, più recentemente, me-diante angioplastica percutanea ed inser-zione di uno stent, praticamente con lastessa procedura dell’angioplastica coro-narica. Nei centri qualificati il risultatodelle due diverse procedure è grosso mo-do sovrapponibile: la scelta della proce-dura va personalizzata anche in relazionealle caratteristiche anatomiche, morfolo-giche e di composizione (maggiore o mi-nore contenuto di calcio) delle lesioni. Lo“stenting” carotideo è spesso, peraltro,maggiormente gradito dal paziente inquanto meno cruento e con un recuperopiù rapido. Un ulteriore applicazione in ambito car-

Quanti acquistano un farmaco e,quando sono a casa, lo conser-vano bene, cioè non metten-done a rischio l’efficacia? Sevengono rispettate alcune ele-

mentari regole, i medicinali non andrannoincontro a modificazioni del loro statochimico o fisico perdendo così le propriecapacità curative o, nei casi più gravi, ac-quisendo caratteristiche tossiche. Vedia-mole, allora, queste regolette.Un luogo asciutto. Se sul “bugiardino”non ci sono particolari avvertenze, la pri-ma cautela è la conservazione deifarmaci in luogo asciutto econ una temperature non oltrei 20-25 gradi. Meglio dunquenon metterli nel mobiletto in ba-gno o in cucina: calore e umiditànon fanno per loro. E, ancor meglio,non vanno esposti direttamente allaluce solare o artificiale, considerata la“fotosensibilità” di parecchi medicinali.Nessuna confusione. Non bisogna con-

servare le medicine laddove si depositanoaltre sostanze (ammoniaca, benzina, ace-tone) che evaporano facilmente e possonoalterarne i principi attivi. Inutile aggiun-gere come sia necessario scegliere un po-sto che non sia accessibile ai bambini.Quando in frigo. Se sulla confezione èraccomandato di conservare il farmaco alfresco (2-8 gradi), lo si riponganel frigorifero, ma nonnel freezer. An-

che nel caso che faccia molto caldo (+30)è meglio riporre la medicina in frigo e, selo si porta in viaggio, durante le soste nonlo si lasci in auto se non c’è a disposizioneuna busta termica.La data di scadenza. Attenzione alla datadi scadenza che si trova sulla scatola: essasi riferisce al prodotto in confezione inte-gra, insomma non ancora aperta e usata.Dopo l’apertura, la validità si riduce note-volmente. Un’idea? Dall’apertura di unflacone, lo sciroppo non dura più di duemesi, e un collirio in flaconcino non più diquindici giorni. Comunque, fare sempreattenzione ai segni di deterioramento: nonil solito colore o la solita consistenza? Sa-pore o odore strani? Probabile che il me-

dicinale sia alterato, e quindi vada elimi-nato.

Dove liberarsene. Mai però gettarenella spazzatura un farmaco scaduto

o andato a male. Bisogna servirsi degliappositi contenitori collocati all’interno onei pressi di ogni farmacia.

diologico è rappresentata dal monitorag-gio delle complicazioni vascolari dopoprocedure interventistiche: coronarogra-fia, angiografia con puntura arteriosa di-retta. Talora infatti in seguito alla punturadi un’arteria, soprattutto con l’utilizzocontemporaneo di farmaci anticoagulantie nonostante la compressione manuale sulvaso, al termine della procedura, è possi-bile un’incompleta chiusura del punto diaccesso sull’arteria stessa con sviluppo diematoma (stravaso di sangue) connessocon il vaso sanguigno (ematoma pulsan-te). La visualizzazione ecodoppler dellacomplicazione permette una ulteriorecompressione mirata del punto dove simanifesta lo stravaso ematico (punto dicomunicazione con l’arteria) con buoni ri-

sultati a breve distanza. Il maggiore ricor-so, anche nel nostro centro, all’utilizzodell’arteria radiale (più facilmente com-primibile), rispetto all’arteria femorale,ha sicuramente ridotto la frequenza diqueste complicazioni. Da sottolineare infine che la metodicaecodoppler è sostanzialmente innocua(utilizzo di ultrasuoni) rispetto ad altremetodiche di diagnostica per immagini,relativamente a basso costo e facilmenteripetibile anche a breve distanza di tempo.Queste considerazioni ne fanno la metodi-ca diagnostica di scelta per la maggiorparte delle patologie vascolari, con unruolo quindi fondamentale all’interno diuna struttura cardiologica.* Dirigente medico Uoc Cardiologia, S. Spirito

Page 11: Cuore Amico n. 3 2011

L’arrivo della stagione invernale èun momento importante per riva-lutare lo stato di salute degli an-ziani, specie quelli affetti da pa-

tologie croniche. L’inverno infatti è fontedi cambiamenti fisici ma anche di endemieinfettive che possono provocare la riacu-tizzazione di una patologia che cronica-mente accompagna una persona nella pro-pria vita. La BroncoPneumopatia CronicaOstruttiva (BPCO) è tra le più frequentimalattie, quella che maggiormente risentedel periodo invernale; malattia prevenibilee trattabile, caratterizzata da una limitazio-ne al flusso aereo che non è completamen-te reversibile. L’OMS ha stimato che laBPCO è in aumento a livello mondiale alcontrario, ad esempio, delle malattie car-dio-vascolari. Si stima che nel 2020, laBPCO come causa di malattia passerà dal12° al 5° posto. La presenza di sintomiconnessi alla BPCO aumenta con l’età edinteressa più del 50% dei maschi fumatoridi età superiore a 65 anni. Inoltre la preva-lenza della BPCO è ora di oltre il 10% nel-le persone oltre i 40 anni, ed anche nellepersone tra 20 e 45 anni è al 3,6%. La diagnosi deve essere presa in conside-

razione in tutti i soggetti che presentino af-fanno, tosse cronica e/o espettorazione estoria di esposizione a fattori di rischio perla malattia, in particolare il fumo di siga-retta. La BPCO è una patologia di fatto“inguaribile”: il primo approccio in gradodi influenzare la storia naturale della ma-lattia è la sospensione del fumo di sigaret-ta. Le varie terapie sono principalmente ri-volte alla prevenzione delle riacutizzazio-ni e alla riduzione della gravità dei sinto-mi. Il grado di gravità è dato dalla intensitàdei sintomi e dal grado di riduzione delflusso di aria che riusciamo ad emettere.Viene stimato che circa il 50% dei soggettiportatori di BPCO non abbia mai ricevutouna corretta diagnosi medica. È ragione-vole pensare che si tratti di pazienti in unostadio di malattia lieve, destinati ad esserericonosciuti solo in momenti successivi,alla comparsa di sintomi più gravi e invali-danti. Le riacutizzazioni, che prediligonoil periodo invernale, nell’anziano possonoessere particolarmente frequenti. Innanzi-tutto a causa del deficit immunitario checaratterizza la senescenza e che facilita leinfezioni; inoltre anche le malattie croni-che concomitanti, in quel periodo peggio-

rano e determinano condizioni capaci discatenare i sintomi della BPCO, quali l’af-fanno e la tosse. Prima dell’inverno si de-vono eseguire gli accertamenti per mante-nere in equilibrio la sintomatologia; si mo-difica il piano terapeutico; si stabiliscequale livello di vita si può mantenere in ba-se al grado di malattia che il soggetto pre-senta.Esiste una regola sui tempi per le visite egli accertamenti da eseguire ogni sei mesi:visita di controllo, studio della funziona-lità epatica e renale, emocromo, monito-raggio incruento della saturazione arterio-sa e glicemia. La spirometria globale contest di bronco dilatazione, oltre al test delcammino ed un prelievo di sangue per mi-surare ossigeno ed anidride carbonica (laemogasanalisi arteriosa), assieme ad elet-trocardiogramma, vanno eseguiti ogni an-no. Tali accertamenti sono necessari perconfermare la terapia medica che permetteal malato di BPCO di stare bene, convi-vendo con il minimo della sintomatologiaed il miglior indice di qualità di vita. La te-rapia medica di base – stabilita dallo spe-cialista prima dell’inverno – prevede l’uti-lizzo di broncodilatatori o cortisonici odaltri farmaci per il controllo della produ-zione del catarro bronchiale. Ogni persona affetta da BPCO deve consi-derarsi potenzialmente un soggetto “a ri-schio” quando si parla di influenza. I sinto-mi della malattia possono peggiorare e da-re dei gravi stati di malessere. In autunnodi ogni anno si programma la vaccinazioneanti-influenzale annuale sia al malato diBPCO che ai familiari che condividono gliambienti domestici. Qualora il medico loritenesse opportuno, va eseguita anche lavaccinazione antipneumococcica (ovverocontro il batterio responsabile della mag-gior parte delle infezioni batteriche dibronchi e polmoni), con ripetizione ogni

12

I consigli del broncopneumologo soprattutto alle persone anziane

Come affrontare l’inverno(a scanso di bronchite)

di Duilio Dainotto*

Page 12: Cuore Amico n. 3 2011

cinque anni. Per aumentare le difese im-munitarie a carico delle alte vie respirato-rie, e rendere quindi l’apparato respirato-rio più resistente contro le aggressioni deigermi che in inverno sono frequenti, si as-sumono altri farmaci: i lisati batterici perun periodo che comprende almeno tutta lastagione invernale ed il periodo che la pre-cede e che la segue.Ma la terapia del paziente con BPCO non èsolamente una terapia farmacologica: lavisita con lo specialista pneumologo deveessere anche l’occasione per eseguire unasorta di educazione sanitaria: con lo spe-cialista si deve discutere sulla terapia che

viene assunta, per riferire le eventuali dif-ficoltà nella sua assunzione o nei fastidiche da essa derivano; sarà scrupolo dellospecialista verificare che la terapia, attra-verso i dispositivi medici che la rilasciano,venga assunta in modo efficace: in casocontrario il medico deve modificare il di-spositivo o la terapia stessa.Si devono sta-bilire i vari gradi di impegno fisico chel’organismo del malato può tollerare inbase alla gravità della malattia; si deve im-postare la prevenzione farmacologica daeffettuare durante il periodo invernale. Pri-ma dell’inverno si deve eseguire inoltreuna analisi dello stato nutrizionale: aspetto

importante dell’assistenza globale al pa-ziente con BPCO. Circa un quarto dei pa-zienti pesa meno del 90% del peso ideale. Ipazienti sottopeso sono a maggiore rischioe quindi la nutrizione invernale deve esse-re bilanciata. L’associazione tra malattiarespiratoria cronica e perdita di peso con-tribuisce al declino della funzionalità re-spiratoria. Tutto ciò rientra nel piano riabi-litativo del malato affetto da tale malattiaglobale. L’ Associazione italiana pazientiBPCO è a disposizione per indicare i dirittidel malato affetto da questo male.* Responsabile Uo dipartimentale di PneumologiaAsl RomaE

13

Di notte l’attacco in casa, a viaMargutta. Chiama il 118: l’am-bulanza (con medico a bordo)era a un passo. Il valore del ser-vizio permanente di angiopla-

stica al S. Spirito

«Cyclette? Ce l’ho in casa, ma ammuffi-sce…Qui invece mi piace pedalare: il se-greto è farlo tra colleghi!». GianfrancoArrà, 63 anni, moglie e due figlie, ha il pi-glio e lo humour dell’infartuato che si sen-te risanato. Optometrista (ha negozio eabitazione in via Margutta, un particolareche ha il suo peso, come vedremo), nonaveva mai sofferto di cuore, sino all’annoscorso, anche se non si era mai sottopostoad esami specifici.

Poi, un giorno dell’anno scorso…«No, una notte. Un dolore alla bocca dellostomaco. Pensavo ad una indigestione…poi è venuto un dolore al braccio e al co-stato… infine ho cominciato a sudarefreddo. Ho capito che stava succedendoqualcosa che non potevo controllare.»

Allora che hai fatto? Hai chiamato il 118,secondo copione? «Già, ho chiamato, col terrore però chel’ambulanza ci mettesse chissà quanto adarrivare. E invece un colpo di fortuna:l’auto, per giunta con l’anestesista a bor-do, era posteggiata a due passi, in piazzadi Spagna! Mentre mi portavano qui, al

Santo Spirito, il medico ha avvertito viaradio la Cardiologia. Non sono passatoneppure dal pronto soccorso: mi hannoportato a fare l’angioplastica, messo unostent sull’arteria occlusa, e infine ricove-rato in rianimazione. Insomma, tutto ri-solto prima che sorgesse l’alba. Poi hoscoperto di essere stato tra i primi infar-tuati che hanno potuto usufruire del servi-zio di angioplastica in funzione 24 ore su24… hai detto un prospero!»

E quando sei uscito dal tunnel?«Tempo un mese ero in palestra di riabili-tazione, e di qua non me ne vado sino aquando non mi cacciano. Te l’ho detto:una cosa è promettere di fare gli esercizi acasa, un’altra è stare qui con i colleghi, se-guire un percorso preciso di esercizi, sen-tire lo stimolo delle fisioterapiste, mettersiin qualche modo in ‘competizione’ conquanti condividono prima le tue stesse an-gosce e poi le tue stesse speranze di essereuscito da quello che tu stesso hai chiamatoil tunnel. Oh, ma una cosa ho imparato afarla anche da solo: camminare.»

Cyclette a casa?Meglio pedalare in palestra

Il paziente infartuato sì, ma fortunato

Gianfranco Arrà con moglie e nipote

Page 13: Cuore Amico n. 3 2011

14

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano • Anno XVI - n.3 - luglio/settembre 2011 • Reg. Trib. di Roman.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), AlessandroCarunchio, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi •Redazione Lungotevere in Sassia n.3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Reparto di Cardiologia tel. 06/68352443 –06/68352375 • E-mail: [email protected] • www.cuore-sano.it • Stampa Tipolitografia Visconti - Terni

MENO SALE, MENO INFARTI – La questione ènota: l’eccessivo consumo di sale (puoi,se vuoi, controllare a tavola, ma non puoiimpedire all’industria alimentale di “mi-gliorare” il gusto dei suoi prodotti) provo-ca infarti e ictus. I cardiologi ospedalierihanno stimato che, riducendone il consu-mo a 5 grammi – un cucchiaino raso dacaffè – e calando di conseguenza la pres-sione, sarebbe possibile evitare ogni anno60mila infarti e 40mila ictus. Uno studiocondotto in nove regioni conferma che inmedia gli italiani consumano quasi il dop-pio della dose consigliata: ben 9 grammigli uomini, 7 le donne.

PESCE ANCHE ANTI ICTUS – Che il pesce(soprattutto ma non solo quello azzurrocome acciuga, sgombro, salmone) con il

suo Omega 3 protegga cuore e arterie èarcinoto. Un po’ meno che protegga an-che dall’ictus. Indagine del KarolinskaInstitutet di Stoccolma: un gruppo di suoiricercatori ha seguito per un decennio cir-ca 35mila donne; quelle che mangiavano

pesce almeno tre volte la settimana ha mo-strato un rischio-ictus inferiore di oltre il15% rispetto a quello di chi lo consumavasolo sporadicamente.

LA SALVIA ABBASSA IL COLESTEROLO? –Per ora è una semplice ipotesi, ma di gran-de suggestione, sulla quale lavora un teamdi studiosi iraniani dell’Istituto piante me-dicinali. Già si sapeva delle proprietà dellasalvia per l’Alzheimer. Ora ci hanno pro-vato con un (pur modesto) gruppo di per-sone tra i 30 e i 56 anni con trigliceridi ecolesterolo alti: una capsula di 500 mg diestratto di foglie, somministrata ogni ottoore per due mesi. Benefici evidenti, e nes-suno degli effetti collaterali spesso causatidai farmaci tradizionali. Le ricerche conti-nuano con un più ampio test.

CARNE ROSSA? RIDURRE, PREGO – Avetepresente la famosa “piramide” dell’ali-mentazione mediterranea? Ebbene, unadelle immagini più evidenti è che il pesceè un gradino più in basso (e dunque piùabbondante) della carne, e della carne ros-sa in particolare. Come dire: bisogna man-giare meno carne e più pesce, e aggiun-gervi tanta verdura, tanta frutta e cereali,legumi, frutta secca. La conferma daun’ampia ricerca in Usa che ha coinvolto84mila infermiere seguite per ventisei an-ni: chi mangiava porzioni di carne rossaogni giorno (hamburger in testa, ma ancheinsaccati) presentava un rischio di circa il30% superiore a chi ne mangiava meno dimezza porzione. Rimpiazzando poi unaporzione giornaliera di carne con 6-7 nocio 20-25 mandorle, il rischio di coronaro-

patia diminuiva di 30%, e del 24% se lasostituzione era con una porzione di pe-sce. Col pollo -19%, con la ricotta -13%.

GLI AFFARI SULLE MEDICINE – Parere con-trario della Federfarma (farmacisti asso-ciati) sull’accordo siglato tra Poste e Far-mindustria (i produttori di medicine) perla consegna a domicilio di alcuni farmacia pazienti affetti da particolari patologie.Due osservazioni molto, ma molto discu-tibili: si “sottraggono” proprio i farmaciospedalieri alle “severe norme di garan-zia e sicurezza che disciplinano il percor-so del farmaco” (ahi, la colpa è del posti-no) e “per di più si rompe l’indispensabilevincolo professionale tra farmacista e pa-ziente alla base della sicurezza di que-st’ultimo”. Quanta retorica per non dire

che gli affari sono affari, e che l’interme-diazione rende un sacco di soldi.

ATTENZIONE AGLI INTEGRATORI – Abbiamoscritto e ri-scritto anche in questo numerodella pericolosità delle vendite per inter-net di farmaci e parafarmaci. Arriva unaennesima conferma: il 90% degli integra-tori dimagranti venduti on line è pericolo-so. Una fonte ufficiale svizzera ha diffusoi risultati delle analisi di 122 prodotti in-tercettati nella fase di spedizione e seque-strati alla dogana. Altro che prodotti vege-tali ed altre sostanze magari inutili ma in-nocui: in molti casi contengono principiattivi di sintesi e anche molecole vietatecome la sibutramina e il rimonabant, so-stanze pericolose ritirate dal commercioun anno fa in tutto il mondo.

PILLOLE DI SALUTE…

…E SALUTE IN PILLOLE