2009. Vincenzo Cicero, Nota del traduttore, in Heidegger, Introduzione alla filosofia
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NOTA DEL TRADUTTORE
Della traduzione letteraria di un testo filosofico ho già
parlato nella precedente Nota del 2002 alla mia edizio-ne italiana di Holzwege , alla quale quindi rimando per i particolari. Qui intendo riagganciarmi a quel discorso
per inserirlo in un quadro d’insieme, e aggiungere alcu-ni accenni alla concezione heideggeriana del tradurre.
Ogni operazione traduttiva, se la guardiamo nellasua vocazione e struttura portante, è frutto di un tripli-
ce colloquiare. Colui che sceglie di tradurre un qualun-que tipo di testo (orale, scritto, fattuale, immaginaleecc.), proprio già per l’atto inaugurale di sceglierlo,
parla anzitutto a sé, e costantemente resta in colloquiocon sé anche nei due momenti successivi. Quindi parlacon l’altro (entità impersonale o personale, in carne e
ossa o in autografo ecc.), il cui testo gli importa chevenga comunicato o ricomunicato in una qualche (nuo-va) forma pubblica; qui il parlare traduttivo è propria-mente ascolto del parlare dell’altro. In terza battuta, il testo scelto viene riparlato e così offerto all’ulteriorecolloquiare altrui, secondo una volontà comunicativache può spingersi fino alla comunione e condivisione –
la circostanza che il traduttore parli spesso ad autori ea interlocutori idealizzati non rende certo queste moda-lità colloquiali meno concrete della prima.
Parlando con sé, parlare con un altro (ossia, ascol-tarlo), per riparlarne ad altri ancora: questi sono dun-que i tre momenti colloquiali del tradurre in generale,
per cui le traduzioni autentiche si configurano in via
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privilegiata come collocuzioni a più livelli. Il loro mo-vimento fa capo al dato essenziale del testo di cui importa la comunicazione. Il traducendo è sempre untesto (non per forza «linguistico»). Attraverso lamediazione del traduttore, si vorrebbe farne l’integral-mente e perfettamente tradotto da una forma loquialea un’altra 1.
Nel regno dell’uguale (matematica, logica, scienze«esatte»), la traduzione perfetta è non solo possibile inlinea di principio, ma richiesta costantemente dallanecessità funzional-risolutiva p.es. di fare le previsioni del tempo, sapere l’ora, gestire il denaro, come pureanalizzare crimini, comprendere schemi, prevederecomportamenti. La piena commensurabilità del tradu-
cendo matematico è eventualità frequente. A parte i casi limite dei testi autosufficienti (conti e algoritmi),che non hanno bisogno di traduzione e contribuisconoefficacemente a perpetuare il mito antibabelico della
NOTA DEL TRADUTTORE6
1 La traduzione intersemiotica (o trasmutazione), che se-
condo la classificazione jakobsoniana è la terza modalità di interpretazione di un segno linguistico accanto alla traduzioneintralinguistica e a quella interlinguistica , e che viene definitacome la «interpretazione dei segni linguistici per mezzo di siste-mi di segni non linguistici» ( Essais de linguistique générale , IV), è non meno colloquiale delle altre due. I «sistemi di segni non linguistici» e tutti i fenomeni cosiddetti soprasegmentali appartengono a pienissimo titolo alla sfera della loquenza ,
parola dall’etimo ( loquor , levgw ) e dal potenziale semantico(luogo di raccolta, legame-collegamento di elementi in senti-menti, pensieri e parole) assai più ampi di quelli di «linguag- gio». (Per l’etimologia di loquor vedi p.es. Semerano, Dizio-nario latino , s.v. Su «linguaggio» come metaforema abusato e fonte di equivoci cfr. il mio e di S. Cariati To; metaforikovn , p.53; alle pp. 73 ss. di quest’ultimo scritto rimando poi per i treregni dell’analogo menzionati nei prossimi capoversi.)
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characteristica universalis , e ai quali corrisponde del resto la completa sostituzione del traduttore con il pro-cessore (non più collocutore, infatti), è chiaro anche aun bambino – ai bambini prima di buona parte degli adulti – che tutte le immagini e tutti i filmati e tutti i videogiochi sono univocamente traducibili in conti incodice binario, in interminati multipli di bytes.
In maniera diversa stanno le cose negli altri dueregni dell’analogo – il simile (arti, religioni) e l’identi-co (filosofia, teologia, scienze sociali) – che qui piùimportano. Su poche cose si è così concordi come nel sostenere in questi ambiti l’impossibilità di una tradu-zione integrale perfetta, almeno a un livello testualecomplesso (come già p.es. un rumore inusuale o un’im-
magine onirica suggestionale, certe brevi frasi poeticheo una sequenza filmica di un paio di secondi); maaltrettanto concordi si è sulla possibilità di tradurre inmaniera più o meno (a)simmetrica, (in)commisurata,qualsiasi testo. Nessun testo è qui perfettamente tradu-cibile, né del tutto intraducibile, ma è sempre comuni-
cabile secondo diversi gradi di commisuratezza tradut-tiva.Ora, nel simile e nell’identico la maggiore o minore
commisuratezza dipende senza dubbio anche dal con-corso di alcune attitudini e competenze del traduttore,ma più ancora dalla fisionomia specifica del testo, esoprattutto dallo scopo della sua traduzione.
Tra i requisiti essenziali del mestiere di traduttoresono: l’attitudine al raccoglimento e alla concentrazio-ne per il colloquio con sé, e per la visione perspicua el’ascolto attento del testo nel colloquio con l’altro; la pa-dronanza (sintattica, semantica, pragmatica, retorica,«sinestetica», stilistica, ritmica ecc.) dei codici loquiali coinvolti nell’operazione traduttiva; la conoscenza
7NOTA DEL TRADUTTORE
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profonda di (l’ulteriore colloquio con) eventuali tradu-zioni altrui del medesimo testo.Ogni testo ha poi le proprie leggi di testura, le
norme strutturali che ne costituiscono appunto la fisio-nomia specifica e ne predeterminano la traducibilità 2.Ogni testo reca con sé immancabilmente il proprio spe-ciale esser traducibile – il che, nelle cerchie del simile e
dell’identico, significa così poco comportare un’unica,singola traduzione autentica, che al contrario si trattadi un essere che dispiega diverse possibili vie tradutti-ve. E dato che la presente Nota è premessa alla tradu-zione di un corso universitario che Heidegger avevaintitolato «Pensare e poetare», viene naturale riferirsi al testo poetico e al testo filosofico come a esempi emi-
nenti di potenziale pluralità traduttiva – ma ovviamen-te altri tipi testuali implicano un’analoga alta potenzia-lità, come p.es. i brani musicali 3.
Un poema è geneticamente «pluritraducibile» an-che in una stessa lingua, con esiti non di rado moltodifferenti ma di pari dignità; eppure non ammette
qualsiasi traduzione, anzi sono senz’altro assai più lelocuzioni e ricomunicazioni che vieta che non quelleche ammette 4.
NOTA DEL TRADUTTORE8
2 «La legge della traduzione è racchiusa nell’originale cometraducibilità di quest’ultimo» (W. Benjamin, Die Aufgabe derÜbersetzer , Ges. Schriften, IV 1, p. 9).
3
Si pensi a My Favourite Things , di Richard Rodgers su parole di Oscar Hammerstein II (dal musical The Sound of Musica del 1959), di cui circolano centinaia di versioni jazz, folk, rock, gospel, new age ecc. (non “interpretazioni”, ma pro- prio esecuzioni-traduzioni, ciascuna a sua volta suscettibile di venir suonata e cantata da “interpreti” diversi).
4 Prendiamo p.es. la poesia nietzschiana esaminata da Hei-degger a p. 117 (ed. tedesca): die Krähen schrei’n del primo
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Uno scritto filosofico non è altrettanto elastico, con-sente meno licenze, sicuramente perché, fra l’altro, larilevanza degli aspetti stilistici, ritmici e musicali è inesso inferiore a quella richiesta dai testi poetici; eppu-re, è innegabile che appunto lo stile di pensiero di Heidegger, fornendo contributi innovativi sia alla teo-ria speculativa della traduzione filosofica, sia alla pras-
si traduttiva dei testi filosofici, abbia ampliato il venta- glio di possibilità collocutorie rispetto a questi ultimi,specie ai testi della filosofia greca.
Un’intensificazione decisiva delle riflessioni di Hei-degger intorno al tradurre avviene nella prima metàdegli anni ’40 (periodo a cui risale la stesura del testo
del corso «Pensare e poetare»), per culminare nel suomanifesto più esplicito in merito, lo scritto sulla locu-zione di Anassimandro del 1946 (pubblicato nel 1950in Holzwege ) 5.
Per tradurre ( übersetzen ) un’opera filosofica ènecessario che prima il pensare del traduttore traduca
se stesso verso la Cosa a partire dalla quale è stata ori- ginariamente pensata e parlata l’opera in questione, e
9NOTA DEL TRADUTTORE
verso può esser reso legittimamente con «senti i corvi crocchia-re» (Celati), oppure con «gracchiano le cornacchie» (Colli), manon potrà mai essere seriamente tradotto con «migrano le cico- gne», con un fischio a quattro dita o con la foto di una locomo-
tiva. 5 Luoghi ormai canonici sono: GA 51 ( Das anfänglicheSagen des Seins im Spruch des Anaximander , 1941), pp. 94-96; GA 53 ( Hölderlins Hymne ‘Der Ister’ , 1942), pp. 79-81;GA 54 ( Parmenides , 1942/43), pp. 17-18; GA 55 ( Heraklit ,1943), pp. 44-45. Al riguardo vedi G. Giometti, Martin Hei-degger. Filosofia della traduzione , Macerata, Quodlibet, 1995, pp. 9-36.
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ciò vale sia quando testo traducendo e testo tradottoappartengono a lingue diverse, sia quando entrambi rientrano (il secondo nella forma dell’interpretazione edel commento) nella medesima lingua: questa interlo-cuzione ( Zwiesprache ) assolve appieno il suo compitoquando avviene come confronto critico-esplicativo( Auseinandersetzung ) in cui il pensare traduttivo
( übersetzend ) riconquista il proprio originario gesto poietico – come pensare-poetare ( Denken-Dichten ) –in un testa a testa con il traducendo ( das Zu-überset-zende ), trasferiti ( vergesetzt ) entrambi verso il lucodall’Ereignis ad attendere di (ri)ascoltare il suono si-lenzioso della sua dizione 6.
Ecco in sintesi la posizione di Heidegger rispetto al-
le traduzioni autentiche dei testi filosofici (e poetici). La mia traduzione di Pensare e poetare , come già quel-la di Holzwege , non è speculativa nel senso heidegge-riano appena indicato. È una collocuzione che presup-
pone ( voraussetzt ), ovvio, il confronto di pensiero conil testo e il pensare di Heidegger, ma il cui esito è e non
può non essere prettamente parafrastico. Perché si trat-ta di un prodotto editoriale, e il suo scopo primario nonè quindi quel confronto, ma la ritestualizzazione italia-na dello scritto tedesco destinata a un pubblico che,acquistando il volume o consultandolo in biblioteca, si aspetta di leggervi un’affidabile versione dell’originaleheideggeriano, corredata da strumenti didascalici essen-
ziali e discreti . Da una collocuzione speculativa con-dotta in maniera davvero conseguente non risulta una«semplice» ripetizione del testo di partenza, ma unnuovo testo «originale».
NOTA DEL TRADUTTORE10
6 Per luco, Ereignis e dizione vedi la sezione delle paroleheideggeriane fondamentali in coda al volume.
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La misura decisiva per apprezzare la qualità della forma finale di una traduzione è lo scopo di quest’ulti-ma. Dunque, anche nel caso specifico della traduzionedi un testo filosofico, la sua commisuratezza e affidabi-lità è data in primo luogo non dalla fedeltà ( analogiafidelitatis ) al testo traducendo – il quale è comunque
pre-misura della propria traducibilità e della legittimità
dei diversi fini delle sue possibili versioni –, ma dallacorrispondenza al fine particolare ( analogia finis ) dellatraduzione stessa. In un corso accademico o in un semi-nario-laboratorio, la mia ritestualizzazione di Pensaree poetare sarebbe abbastanza diversa da quella qui
pubblicata. Dimmi a che scopo traduci e ti dirò chi sei.
Rometta Marea, 2 settembre 2009 Vincenzo Cicero
NB. Il testo a fronte riproduce le pp. 89-160 (+ le quattro fuoritesto relative al fac-simile) del Band 50 della Gesamtausgabe di
Martin Heidegger, Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main, 2.,durchgesehen Auflage 2007 (19901). Nel testo italiano, l’uso delfont book antiqua nel formato tondo risponde, come già spie-gato nella mia Nota a Holzwege (pp. XVI-XVII), alla necessità direndere immediatamente evidenti le parole che in tedesco sonodi diretta derivazione greca, latina e neolatina, le quali secondoHeidegger sono metafisicamente compromesse. Tutti i rinvii siriferiscono alle pagine dell’originale tedesco.
11NOTA DEL TRADUTTORE
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INDICE
NOTA DEL TRADUTTORE 5
INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIAPENSARE E POETARE
INTRODUZIONE – Introduzione alla filosofia come
conduzione al pensare autentico attraverso ilpensatore Nietzsche e il poeta Hölderlin 15
§ 1. L’impossibilità di una intro-duzione nella filosofia 17§ 2. Il bisogno di essere condotti alla dimestichezza con
il pensare autentico 19§ 3. Le molte vie di una conduzione al pensare auten-
tico. La domanda «che cosa è ora?» 21
§ 4. La considerazione del pensare nel suo riferimentoal poetare come una delle vie per una conduzioneal pensare autentico. Nietzsche e Hölderlin 25
§ 5. Il confronto reciproco con il pensare che ci si faincontro storicamente: il pensiero capitale e il pen-siero fondamentale di Nietzsche 35
Ripresa (Prima redazione) 43
CAPITOLO PRIMO – Esperienza fondamentale e accor-do fondamentale del pensare di Nietzsche 53
§ 6. L’assenza di dio e l’assenza di mondo per l’uomo mo-derno come esperienza fondamentale di Nietzsche 53
a) La «creazione» degli dèi da parte degli uomini 59b) La portata del pensiero dell’uomo come «crean-
te» e del «creativo» nell’uomo 63
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c) Il fondamento «metafisico» del pensiero del-l’uomo creativo: la determinazione moderna del-l’essenza dell’uomo 67
d) Il poiein pensato in modo greco 71e) L’assenza di mondo dell’uomo moderno 77
§ 7. L’assenza di patria dell’uomo moderno come accor-do fondamentale di Nietzsche 79
a) La perdita della patria precedente nel presenti-
mento e nella ricerca della nuova patria 79b) L’intelligenza meramente computante e l’oblio
della destinazione storica dell’occidente 89
CAPITOLO SECONDO – La creazione della nuova patriaa partire dalla volontà di potenza 103
§ 8. I senzapatria come conquistatori e scopritori dellanuova patria 103
§ 9. Il pensiero capitale di Nietzsche: la volontà di potenza come essenza ( Wesen ) dell’essente e come fatto ultimo. La velata differenza tra l’essere e l’es-sente 109
PENSARE E POETARE
RIFLESSIONI RELATIVE AL CORSO
INTRODUZIONE – Pensare e poetare: filosofia e poesia(sofiva e poiein) 127
§ 1. La comparazione di pensare e poetare. Il comparareautentico 129
§ 2. Il criterio di misura fornito dai pensatori e poeti decisivi per la misurazione dell’essenza del pensare
e del poetare 133§ 3. La necessità di una preparazione per percepire il
pensare e il poetare 137§ 4. La meditazione riguardo il pensare e il poetare e il
loro rapporto. Il questionabile come decisivo dellamisura per la rimeditazione 143
INDICE232
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APPENDICE
Seconda redazione della ripresa relativa a: Introduzionealla filosofia. Pensare e poetare 153
Ripresa relativa alle pp. 105 s. [Nietzsche. In vista del rapporto di pensare e poetare] 159
Seconda redazione delle pagine 4 e 5 del manoscrittorelativa a: Pensare e poetare. Riflessioni relative al
corso. [Questioni preliminari alla meditazione ri- guardo pensare e poetare] 163
Due redazioni frammentarie della p. 12 del manoscritto 171 Annotazioni relative al corso: Introduzione alla filoso-
fia. Pensare e poetare 175L’eterno ritorno dell’uguale 177La volontà di potenza – l’eterno ritorno dell’uguale 183
FAC-SIMILE. Trascrizione e traduzione 187
POSTFAZIONE DELLA CURATRICE DELL’EDIZIONE TEDESCA 191
S IGLE E ABBREVIAZIONI 194
P AROLE FONDAMENTALI DI HEIDEGGER RICORRENTI INPENSARE E POETARE 195 Incipit: essenza della verità e metafisica 1961. bergen , verbergen , [ das Entbergen ], Unverborgen-
heit 1992. Lichtung , lichten 207 3. Wahrheit , [ Bewahrung ], [ Wahrnis ] 2144. das Wesen , das Wesenhafte 218
5. Ereignis ( das Sagen ; die Sprache ) 221
233INDICE