Ungaretti traduttore: il poeta nomade

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Ungaretti traduttore: il poeta nomade Liceo James Joyce 16 ottobre 2015 Prof.ssa Daniela Riti

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Ungaretti traduttore: il poeta nomade

Liceo James Joyce16 ottobre 2015

Prof.ssa Daniela Riti

Traduzione artisticaElementi base:

• sinonimia

• equivalenze polisemiche

• ordine delle parole e dei sintagmi

Importanti:

contestualizzazione di ciò che si traduce

onestà intellettuale nel rendere il senso di ciò che è presente nell’originale

Necessaria INTERPRETAZIONE da parte del traduttoreIl traduttore farà una pessima traduzione se:

non conosce bene l’argomento

non ha gli strumenti linguistici necessari

TRADUZIONE D’AUTOREElemento legato all’atto della CREAZIONE POETICA

e CREAZIONE POETICA essa stessa

Giacomo Leopardi, nel Saggio di traduzione dell'Odissea:

« Tradurrò l'Odissea se i miei compatrioti approveranno il Saggio che

presento loro della mia traduzione. Non parlo dei traduttori italiani di

quel poema, perché è fama che l'Italia non ne abbia ancora una

traduzione: molto meno del modo di ben tradurre, perché ne parla più a

lungo chi traduce men bene. Direi forse qualche parola sulla traduzione

dei due primi Canti dell'Odissea pubblicati dal Pindemonte, se gli avessi

letti. Chi brama sapere se io mi sia fedelmente attenuto all'originale, apra

a caso il primo canto dell'Odissea, e paragoni il verso che incontrerà,

colla mia traduzione. Ognuno sa che per tradurre gli antichi, e

primamente Omero, è mestieri dottrina, ed io ho cercato di valermi della

poco che posseggo. »

Traduzioni di Ungaretti

IMPORTANTE capire quale influenza l’attività

di traduzione ha sull’opera in proprio del poeta

e sulla letteratura italiana contemporanea

TRADUZIONE di UNGARETTI

LETTERATURA ITALIANA

Rapporto osmotico e reciproco

Perché Ungaretti traduce?

MOTIVAZIONI:

esigenza di innovazione della lingua letteraria

ricerca di nuovi moduli espressivi

EFFETTI:

arricchimento per la lingua e la produzione

poetica del traduttore

arricchimento per il patrimonio letterario italiano

Novecento in Italia: formule e schemi poetici convenzionali

Lingue europee poco conosciute, soprattutto l’inglese

La TRADUZIONE contribuisce a far conoscere la letteratura straniera e

crea opera di rinnovamento

Triplice origine del poeta: italiana, egiziana, francese

Esigenza di costruire un’alternativa alla triade D’Annunzio, Pascoli,

Carducci

UNGARETTI ha una vocazione poetica antiretorica.

Nella raccolta “Il porto sepolto” sono presenti i temi del vate

(D’Annunzio), del fanciullino (Pascoli) e delle rime barbare

(Carducci), ma la poesia di Ungaretti è già autonoma e guarda al

panorama letterario del passato in senso ampio.

UNGARETTI si definisce “poeta nomade” nel senso che intende il viaggio

poetico all’interno della tradizione letteraria italiana ed europea

“In quegli anni non c’era chi non negasse che fosse ancora possibile, nel nostro mondo

moderno una poesia in versi. Non esisteva un periodico, nemmeno il meglio

intenzionato, che non temesse, ospitandola, di disonorarsi. Si voleva prosa: poemi in

prosa! La memoria a me pareva invece un’ancora di salvezza: io rileggevo umilmente i

poeti, i poeti che cantano. Non cercavo il verso di Jacopone, o quello di Dante, o

quello del Petrarca, o quello di Guittone, o quello del Tasso, o quello del Cavalcanti, o

quello del Leopardi: cercavo il loro canto.

Non era l’endecasillabo del tale, non il novenario, non il settenario del talaltro che

cercavo: era l’endecasillabo, era il novenario, era il settenario, era il canto italiano,

era il canto della lingua italiana che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli

(…): era il battito del mio cuore che volevo sentire in armonia col battito del cuore dei

miei maggiori di questa terra disperatamente amata.”

Il passato letterario diventa, in Ungaretti, una necessità per scoprire la

propria voce, attraverso la MEMORIA e l’INNOCENZA

Nei confronti dei grandi poeti del passato Ungaretti compie un atto di

RICERCA, non di EMULAZIONE, con un atteggiamento di UMILTÀ e

PUDORE, che mancava alla maggior parte dei poeti suoi contemporanei.

UNGARETTI è lontano dai CREPUSCOLARI (in cui prevalgono ancora le

forme metriche tradizionali) e dai FUTURISTI (che attuano un’azione

essenzialmente distruttiva)

UNGARETTI va oltre poiché dà alla sua poesia un carattere formativo,

duraturo attraverso la reinvenzione della parola. Si trattò di un processo

lungo, che egli seguì anche come critico di se stesso e in cui fu

determinante l’apporto della poesia straniera attraverso le sue traduzioni.

Ungaretti TRADUTTORE cerca risposte alle inquietudini di Ungaretti POETA.

Traduce i poeti simbolisti francesi per trovare soluzioni alle difficoltà formali e

tematiche legate all’essenzialità e alla ristrutturazione del verso e della parola che

sono propri dell’Ermetismo.

Traduce autori che sente vicini a sé per sensibilità poetica.

PRIMA DEL 1912:

AUTOTRADUZIONE: traduce in francese alcuni suoi testi italiani.

TRADUZIONE di poeti francesi suoi amici (Ponge, Frénaud, Michaux, Paulhan) per

farli conoscere e traduce alcuni simbolisti francesi (Rimbaud, Mallarmè, Racine).

Prima traduzione importante: Anabasi del poeta francese suo contemporaneo Saint-

John Perse.

Traduce dall’inglese il finale del Romance of death di E.A.Poe.

DOPO IL 1912 (a Parigi):

Scrive in francese La Guerre (1919), che poi sarebbe confluita nell’Allegria di

naufragi.

La Guerre è pubblicata in ottanta copie e presenta la dedica di

Ungaretti all’amico Apollinaire.

Dal 1932 traduce Luis de Gòngora(“…la novità del Gòngora era nel

suo modo “sensuale”-eterodosso- di dichiararsi ligio al Petrarca…”

La poesia Nostalgia subisce diverse riscritture da parte di Ungaretti:

nel 1916, nel 1919 (in francese), nel 1942. Interessante l’analisi

contrastava delle tre poesie per capire che ruolo avesse

l’autotraduzione nella produzione poetica dell’autore.

Fino al 1936 continua con l’autotraduzione, pubblicando molti suoi testi

su riviste francesi.

TECNICA DI TRADUZIONE

Ungaretti procede per serie di vocaboli, ammettendo ogni possibile

senso, contemporaneo o passato, per poi arrivare alla parola che

secondo la sua percezione, rende meglio il senso dell’originale.

Nel tradurre, ad esempio Mallarmé, Ungaretti si pone il preciso

obiettivo di conservare la molteplicità di significati del testo originale.

Ungaretti ha grande umiltà nel tradurre e mostra altruismo

professionale nel rendere al meglio lo spirito dei poeti cui si

avvicina.

William Shakespeare

Ungaretti scrive 40 sonetti di Shakespeare, traduzioni di

liriche del grande poeta inglese, cui lavora fin dagli anni Trenta.

A quell’epoca i sonetti di Shakespeare sono pressoché sconosciuti al pubblico italiano, in quanto la produzione lirica

del grande drammaturgo, mediata attraverso l’ispirazione

petrarchesca, è considerata minore rispetto alla produzione

teatrale.

UNGARETTI dice: “Mi importava di dare, soprattutto a me stesso, un’interpretazione dello Shakespeare che non m’ingannasse; e da evitare erano molte sorta d’abbagli; di parole; o di tutto un indirizzo;quello enfatico di romantici, quello pettegolo dei Novecentisti, quello imbacuccato di tanti altri.”

UNGARETTI è spinto da due motivazioni: una “ammirazione sconfinata” verso Shakespeare un intento innovatore nella cultura italiana, ricostruendo i collegamenti fra l’antica lirica italiana di Petrarca, il fenomeno del Petrarchismo in Italia e in Europa e la lirica inglese.

Esiste già una folta schiera di traduzioni dei sonetti di Shakespeare all’estero, mentre in Italia c’è l’opera di Pietro Rebora, che si era cimentato nel 1941 nella traduzione dei sonetti. Ungaretti considera l’opera di Rebora una “stesura italiana un po’ troppo sbrigativa” anche se la giudica “in complesso utilissima a chi la consulti, e lodevole”.

Ungaretti non teme il confronto e anzi, generosamente, fa menzione delle traduzioni precedenti, italiane e in altre lingue. Del resto è consapevole dell’indiscussa superiorità delle sue traduzioni rispetto alle altre.Mantiene però sempre un atteggiamento di umiltà nei confronti dell’originale.Definisce la traduzione dei 40 sonetti “un’improba fatica”.

Rispetto al testo di Shakespeare non si trattava soltanto di tradurre ma di scrivere versi, di acquisire una metodologia che servisse a rendere lo spirito del testo originario e nello stesso tempo permettesse ad Ungaretti di far affiorare la sua stessa interiorità. Non fu un caso che il poeta tornasse più e più volte sul suo lavoro per correggere e modificare con un’opera di labor limae che rivela quanto sentisse intimamente le sue traduzioni.

Nelle varie edizioni (la prima nel 1946, la seconda nel 1948, le terza nel 1956, la quarta nel 1966), Ungaretti lavora essenzialmente nel variare la punteggiatura, nel sostituire il lessico, nello spostamento delle parole nel verso).

La principale difficoltà era costituita dalla forma metrica da adottare. La riproduzione del pentametro giambico di Shakespeare nella metrica italiana si rivelò ben presto impresa impossibile: Ungaretti scrisse: “…d'improvviso m'avvedevo che, se non era presuntuoso ostinarsi a trasferire da una lingua a un'altra con qualche precisione un contenuto poetico, nel suono era assurdo non lasciare seguire a ciascuna il proprio verso, a lingue tanto dissimili”.

La difficoltà era nel rapporto del numero di sillabe tra i due sistemi linguistici.In un medesimo gruppo di vocaboli, la quantità di sillabe italiane è superiore alle inglesi con un rapporto di circa sedici a dieci-undici.Ungaretti scelse di adottare versi lunghi che siano la combinazione di «settenari e novenari (o viceversa) o endecasillabi e quinari (o viceversa)», senza però astenersi da eccezioni, perché, come affermò, «la ricerca ritmica non è mai indipendente dalla necessità di aderire al senso di ogni parola dell’originale».

Ungaretti cercò una traduzione che fosse priva di enfasi e tono declamatorio e che contenesse il più possibile tutte le parole del testo. Cercò di curare il ritmo e nello stesso tempo la melodia, attraverso una studiata disposizione dell’ordine delle parole. Infatti per Ungaretti la traduzione deve essere fedele sia per il significato sia per il suono, che si vuole evocativo di quello della parola originale.Ad esempio Ungaretti traduce you con voi e thou con tu nell’intento di aderire il più possibile al suono del testo inglese e di superare l’ambiguità del vocabolo you nella resa italiana.

SVOLTA

Il poeta si accorse che non poteva: “trascurare per le immagini il grido, il quale le immagini solo localizzano e datano, il grido della passione d’amore non meno assoluto in Shakespeare che nel Petrarca, il grido, in Petrarca quasi silenzio, pronunciato senza testimoni, grido nello Shakespeare, pieno di echi di popolo, urlo.”

CORRISPONDENZA NELLA SUA PRODUZIONE POETICA

Sentimento del tempo: parola turgidaIl Dolore e Terra promessa: grido ossessivo

Traduzioni dei 40 sonetti: nel periodo fra la composizione de Il Dolore (1937-46) e Terra promessa (1935-53).

CONDIZIONE PSICOLOGICA Shakespeare: Inghilterra in piena crisi sociale, economica e culturale.

Passaggio dal regno di Elisabetta I Tudor a quello di Giacomo I Stuart

Passaggio dal Medio Evo all’età moderna.Ungaretti: Periodo dell’occupazione di Roma da parte dei nazisti.

Crisi devastante.

FILO TEMATICO nei 40 sonetti tradotti: sentimento del tempo

Sonetto XVWhen I consider every thing that growsHolds in perfection but a little moment

(Nessuna cosa se ne osservo il terreno sviluppoPiù d’un rapido breve momento perdura perfetta)

Sonetto XXXWhen the sessions of sweet silent thoughtI summon up remembrance of thing past

(Quando nelle sessioni del dolce silente pensieroConvoco rimembranza di cose avvolte nel passato)

Sonetto LVNot marble, nor the gilded monumentsOf princes, shall outlive this powerful rhyme

(Non il marmo, né gli aurei monumentiDi principi, potranno alla potenza delle mie rime sopravvivere)

Sonetto CXXIIINo, Time, thou shalt not boast that I do change:Thy pyramids built up with newer mightTo me are nothing novel, nothing strange

(No Tempo, tu non ti potrai vantare che anch’io muti:Le piramidi che con nuova potenza torni a erigereNon mi sono per nulla nuove, neppure in nulla strane)

Shakespeare in UngarettiInfluenze delle traduzioni nei versi in proprio di Ungaretti

Esempi:And trouble deaf heaven with my bootless cries

Traduzione di Ungaretti: E accuso il cielo sordo con i miei vani gridi

Ora che sono vani gli altri gridi (Mio fiume anche tu, v. ne Il DoloreCielo sordo, che scende senza un soffio (Terra Promessa)

When day’s oppressionis not eas’d by night,But day by night and night by day oppress’d

Traduzione di Ungaretti:Quando l’oppressione del giorno la notte non allevia,quando il giorno, da notte, e la notte sono oppresso dal giorno

Dove la veglia mai, mai il sonno alterna (Canzone , v.8, in La Terra Promessa)

SHAKESPEARE

UNGARETTI POETA

PETRARCA

UNGARETTI TRADUTTORE

Si viene a creare così una rete di scambi:

William Blake

If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it is, infinite.You never

know what is

enough

unless you

know what is

more than

enough.

Blake considera l’artista GUARDIANO DELLO SPIRITO E DELL’IMMAGINAZIONE

Blake: pittore affermato; è influenzato da Michelangelo.La sua opera pittorica è caratterizzata da linee curve e sinuose. Viene considerato un Preromantico, in quanto si distacca dai canoni del Neoclassicismo.PITTURA: si distacca dalle convenzioni e dai canoni artistici.Crea un’opera pittorica in cui predomina il potere dell’immaginazione.

PITTURAOPERA D’ARTE:

TESTO POETICO

La pittura non è semplice illustrazione della poesia ma ne è parte integrante.Poesia di Blake: non parte da un’osservazione della natura ma da visioni interioriSONGS OF INNOCENCE: raccolta di poesie scritte prima della Rivoluzione franceseSONGS OF EXPERIENCE: raccolta di poesie scritte durante il periodo del TerroreInnocenza fanciullezzaEsperienza maturitàTHE MARRIAGE OF HEAVEN AND HELL: raccolta di aforismi, aneddoti, proverbi

William BlakeLa tentazione e la caduta di Eva

William Blake, Illustrazione per l’Inferno di Dante: Dante e Virgilio entrano nella foresta

William Blake, Illustrazione per l’Inferno di Dante, canto V

Punti di contatto con Ungaretti:• Forte senso di religiosità

• Morte del giovane fratello Robert (Blake) e di

Costantino(Ungaretti)

• Blake: il poeta è un profeta che guarda a fondo nella

realtà e mette in guardia l’uomo dai mali della società

• Blake è sensibile ai problemi sociali. Appoggia l’abolizione della schiavitù ed è un sostenitore della Rivoluzione francese. Successivamente, disilluso dalla Rivoluzione, analizza le conseguenze negative della rivoluzione industriale.

• Blake odia la schiavitù e crede nell’uguaglianza fra le razze e fra i sessi.

• Anche nei confronti della Chiesa, è critico verso l’atteggiamento oppressivo ed oscurantista.

• Nelle Songs of experience contrappone il Dio dell’Antico Testamento, terribile e punitivo, al Dio del Nuovo Testamento, fonte di perdono per l’umanità.

Ungaretti tradusse Blake per molti anni.

1930: prime sei traduzioni pubblicate su un quotidiano romano Il Tevere (11 ottobre 1930)

1936. pubblica il volume Traduzioni (Ed.Novissima, Roma)1965: pubblica Visioni (intero corpus delle traduzioni di Blake, introdotte dal

Discorsetto del traduttore)

Nell’edizione del ’30, così come in quella del ’65, Ungaretti spiega le motivazioni che lo spingono a tradurre Blake: motivazioni personali, politiche, religiose ma anche di natura tecnica.

Ungaretti, nel 1930 scrive che non è affatto facile in poesia “trovare il rivale di Blake”. Ciò che lo ha colpito è il “miracolo della parola” che lo spinse a tradurre per “reagire” a se stesso in un periodo in cui gli sembrava di essersi “ingolfato troppo in problemi di tecnica”.

Esemplificativa è la traduzione di una poesia di Blake, The black boy (tratta da Songs of innocence), di cui Ungaretti fece due versioni molto diverse fra di loro, una nel 1930 e una nel 1965.

Analisi contrastiva:Titolo:“boy” è tradotto non con “bambino”, ma con il toscanismo “bimbo”.

La scelta sembra essere motivata dal tentativo di resa del tono, disse Ungaretti, “colloquiale quasi infantile”.

Questa figura di “little boy”, insieme a quello “sperso” tradotto da Songs of experience, tornerà come presenza poi in Gridasti:soffoco del 1949, nelle sembianze del figlio Antonietto.

Blake: v 1 “bore”; v 14 “to bear”; v 17 “to bear”. Il verbo è usato in accezione negativa in quanto nel v 1 My mother bore me, la madre non “porta alla luce” nel far nascere il bimbo perché in Blake non c’è luce ma condanna della nascita.Ungaretti nella versione del 1936 traduce “Venni alla luce”, in quella del 1965 “Nell’aspro sud mi partorì la mamma”; quindi soltanto in un secondo tempo si rende conto del significato che l’autore inglese voleva esprimere e lo rende in modo più fedele. Ha un atteggiamento di umiltà nei confronti dell’originale.Allo stesso modo rafforza il significato negativo del verbo “to bear” là dove ricorre:Blake: v 14 “to bear”Ungaretti : “E per imparare a soffrire” (1936) “Per avvezzarci (…) a sopportare “(1965)Blake: v 17 “to bear”Ungaretti: “a soffrire il caldo” (1936) “a patire il caldo” (1965)

Da notare la vicinanza con l’inno La Pietà, in cui Ungaretti scrive

E’ parto della demenza più chiara.Non trema in nuvole di ramiCome passeri di mattinaAl filo delle palpebre.

Questa è la conferma di un’osmosi creativa fra le traduzioni e l’opera in proprio di Ungaretti, in quanto la “nuvola”, il “ramo”, la “fiumana d’ombre”, il “mucchio d’ombra” (La Pietà), sono simboli che solo un’attenta lettura dei versi di Blake può aiutarci a comprendere.

Blake: anafora della congiunzione “and” (v 6, v 8, v 10, v 11)Ungaretti: mantiene il polisindeto nella versione del 1936:“e mi baciava” (v 9) “e indicandomi” (v 10) “e ci manda” (v 13)

“e ai fiori, e agli alberi e alle bestie e agli uomini” (v 14)

Elimina il polisindeto nella versione del 1965 e fonde il pronome “mi” nei verbi:“presomi sulle ginocchiabaciandomi m’indicava l’oriente e mi diceva” (v 7-8)

Ungaretti cerca una fluidità prosodica anche attraverso una diversa dislocazione allitterativa tra i versi.

Soprattutto Ungaretti cerca la melodia innocente dell’originale inglese nella traduzione ed, evidentemente, nella sua produzione in proprio, in quel “miracolo della parola”.

“Ciò che premeva e che imparavo, è che, in ogni caso non ci potesse mai essere poesia senza miracolo(…). Soltanto la poesia- l’ho imparato terribilmente, lo so- la poesia solo può salvare il mondo.” (da Vita di un uomo)

The Little Black Boy

My mother bore me in the southern wild,And I am black, but O! my soul is white;White as an angel is the English child,But I am black as if bereav’d of light.

My mother taught me underneath a treeAnd sitting down before the heat of day,She took me on her lap and kissed me,And pointing to the east began to say:

“Look on the rising sun: there God does live,And gives His light, and gives His heat away;And flowers and trees and beasts and men receiveComfort in morning joy in the noonday.

Thus did my mother say and kissed me;And thus I say to little English boy.When I from black and he from white cloud free,And round the tent of God like lambs we joy,

I’ll shade him from the heat till he can bearTo lean in joy upon our father’s knee;And then I’ll stand and stroke his silver hair,And be like him and he will then love me.

“And we are put on earth a little space,That we may learn to bear the beams of love;And these black bodies and this sun-burnt faceIs but a cloud, and like a shady grove.

“For when our souls have learn’d the heat to bear,The cloud will vanish we shall hear his voice,Saying: come out from the grove My love and care,And round My golden tent like lambs rejoice”.

Venni alla luce nell’aspro Sud,e sono nero, ma ho l’anima bianca.Il bimbo inglese è bianco come un angiolo,ma sono nero,come se non avessi luce.

Mamma mi fece scuola sotto un albero,si sedeva prima delle ore calde,mi prendeva sulle ginocchiae mi baciava,e indicandomi l’oriente mi diceva:

“Guarda il sole levante:Iddio vive laggiù,e ci manda la luce e il caldo,e ai fiori e agli alberi e alle bestie e agli uominimanda consolazioni di mattinae la gioia nel pieno giorno.”

E per imparare a soffrireI raggi dell’amore,ci mette un poco sulla terra,e i corpi neri e i visi abbrustolitinon sono che una nuvolacome l’ombra del bosco.

Il bimbetto nero (1936)“E quando le anime nostreavranno imparato a soffrire il caldo,la nube sparirà,udremo la sua voce,e dirà:- esci dal bosco o mio dilettoe in giro alla tenda doratarallegrati come gli agnelli.”

Così disse la mamma e mi baciò,e dico al bimbo ingleseche quando saremo scappati,lui dalla luce bianca, io dalla nera,intorno alle tende d’Iddiocome agnelli gioiremo.

Gli farò da riparo contro il caldoPerché impari a soffrirloE si prepari a riposare in gioiaSulle ginocchia del Padre.Quel giorno gli starò davanti,gli toccherò i capelli d’argento,sarà il mio simile,da quel giorno mi vorrà bene.

Il bimbetto nero (1965)

Nell’aspro sud mi partorì la mamma,e sono nero, ma ho l’anima bianca;come un angiolo, il bimbo inglese è bianco,ma, come senza luce, sono nero.

Mamma mi fece scuola sotto un albero,prima delle ore calde si sedeva;presomi sulle ginocchia baciandomim’indicava l’oriente e mi diceva:

guarda il sorgente sole – là Dio vive,e la sua luce dà e dà il Suo caldo;il fiore, l’albero, la bestia, l’uomoconsola di mattina,rallegra a mezzogiorno.

Per avvezzarci i raggi d’amore a sopportare,un poco ci destina sulla terra;e il corpo nero, il viso abbrustolitonon è che nube simile a ombra del bosco.

E quando le anime nostre la sferzaAbituate le avrà a patire il caldo,la nuvola sparita,udremo la Sua voce che dirà:“Fuori dal bosco, via,Mio amore e Mio pensiero,e giunti, in girotondo all’aura tenda,come spetta a gli agnelli, rallegratevi”

Così disse la mamma e mi baciò;e dico al bimbo inglese.Quando io ed egli liberi saremoDalla nuvola bianca, dalla nera,alla tenda d’Iddiogioiremo come agnelli.

Gli farò da riparo contro il caldo,gl’insegnerò a soffrirlo,a prepararsi a riposare un giornocon gioia sulle ginocchia del Padre;gli potrò stare quel giorno davanti,i suoi capelli argentei toccherò,sarò il suo simile,ed egli da quel giorno mi amerà.

A proposito di immaginazione…

Sulle note di John lennon , lasciamoci condurre dai

nostri pensieri per immaginare un mondo migliore in

cui abbia un senso il “miracolo della parola”…

pace

solidarietà

amicizia

Fai click per ascoltare

Above us only sky

Imagine there’s no countries

Nothing to kill or die for

Imagine all the people…

Living life in peace

Imagine no possessions

No need for greed or hunger

A brotherhood of man

No hell below us

I hope someday you will join us

You may say I’m a dreamer

but I’m not the only one…