2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi farà liberi

download 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi farà liberi

of 22

Transcript of 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi farà liberi

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    1/22

    DD ii ee tt rr ii cc hh vv oo nn HH ii ll dd ee bb rr aa nn dd

    EE

    SS

    TT

    EE

    TT

    II

    CC

    AA

    A cura di

    Vincenzo Cicero

    BB

    OO

    MM

    PP

    II

    AA

    NN

    II

    II LL PP EE NN SS II EE RR OO OO CC CC II DD EE NN TT AA LL EE

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    2/22

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    3/22

    INTRODUZIONE

    La bellezza vi far liberi

    Sullestetica fenoumenologicadi Dietrich von Hildebrand

    1.La bellezza, essenza genuina

    Il bello un indefinibile, secondo Hildebrand. Ma ci nondevessere inteso come se non fosse possibile porre in pro-posito la questione filosofica per eccellenza, la domanda sulche-cosa, questa manna permanente del pensiero. Anzi, ledue parti della Estetica hildebrandiana1 sono il frutto del ten-tativo di dare una risposta precisa allinterrogativo: tiv ejsti(to;) kalovn che cos (il) bello?, posto in riferimento alles-

    senza (Wesen) della bellezza, ai tipi fondamentali di bellezza,allintero regno del bello (infra, p. 7).

    Nellottica di una riflessione filosofica squisitamente feno-menologico-realista2, questa indefinibilit conseguenza del-

    1 Pubblicate postume e separatamente: la prima nel 1977, subito dopo lamorte del filosofo, la seconda nel 1984, sulla base del manoscritto incom-

    piuto.2 Sullappartenenza di Dietrich von Hildebrand alla corrente della feno-

    menologia realista, messa in moto da Adolf Reinach e Max Scheler a Gt-tingen a cavallo tra primo e secondo decennio del secolo scorso in reazionealla cosiddetta svolta trascendentalistica della fenomenologia di Husserl,cfr. Paola Premoli De Marchi,Saggio introduttivo a D. von Hildebrand, Checos la filosofia (= Filosofia), tr.it. dallinglese What is Philosophy? di M. Pa-squini, Bompiani, Milano 2001, pp. 7-18 (nelle citazioni di passi hildebran-

    diani, eventuali divergenze rispetto alla traduzione della Pasquini sonodovute al fatto abbiamo tenuto conto sistematicamente anche della posterio-re edizione tedesca Was ist Philosophie?, Kohlhammer, Stuttgart 1976). Sul

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    4/22

    lessenziata originariet del bello, e fa il paio con limpotenza

    costitutiva della definizione a cogliere le essenze genuine(echte Wesenheiten). Inoltre la bellezza, in quanto datit primiti-va, realt anteriore e autonoma rispetto a qualsiasi atto diapprensione e fruizione che la concerni, ed oggettiva nelsenso delloggetto che simpone da se stesso al nostro spirito,si disvela e si dimostra valido quando lo mettiamo a fuoco inuna intuizione spirituale (Ethik, p. 16): qui sta il nocciolo du-

    ro di quella che pu definirsi lestetica realista di Dietrichvon Hildebrand, distante un mondo da ogni impostazionescetticistica, soggettivistica e relativistica della questione delbello.

    allora unautodatit, la bellezza, una essenza nel sensopi genuino (Wesenheit), ha una dote strutturale di intelligibi-lit e necessit che ne fanno un oggetto eminente della cono-

    scenza filosofica. Infatti i dati fondamentali cui si attiene inmaniera sorgiva la filosofia, i suoi soli oggetti autentici, sonosempre queste entit intelligibili e necessarie, real-ideali, comelessere, la verit, la conoscenza, il valore, la bellezza, il colore,lo spazio, il tempo, lamore ecc. Indefinibili, ma senza che cicostituisca uno svantaggio per chi vuol coglierle in modocompiuto: Per noi la definizione non il culmine della cono-

    scenza. La definizione non pu mai esaurire la pienezza dicontenuto di unessenza intelligibile necessaria, ma pu solodescriverla, adducendo alcune caratteristiche essenziali chesono sufficienti a distinguere questa essenza da unaltra(Ethik, p. 21). E nella prima parte della stessa Estetica Hil-debrand precisa cos il suo pensiero in merito: La concezio-ne secondo cui il poter-definire sarebbe lideale della cono-

    scenza totalmente erronea. Primo, la penetrazione intuitiva( das intuitive Eindringen) in una datit che possieda un valoregenuino e la conoscenza dei suoi tratti essenziali una formadi compenetrazione spirituale ( das geistige Durchdringen) divera conoscenza di gran lunga superiore alla definizione.

    VINCENZO CICEROVI

    contenuto dei capoversi seguenti si vedano, oltre al volume appena citato(part. pp. 171-387), anche gli illuminanti Prolegomena allEthik (Kohlham-mer, Stuttgart 1973, pp. 7-26).

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    5/22

    Secondo, in questo senso la definizione non pu avere nulla a

    che fare con arcifenomeni. Come impossibile apprendereper definizione che cos rosso, che cos colore, che cosspazio, allo stesso modo non si pu mai apprendere medianteuna definizione che cos un valore, una significativit in s (infra, p. 65) e, di conseguenza, non possibile apprendere per definitionem che cos il bello, visto che Hildebrand loqualifica in termini di valore.

    La bellezza dunque unautomanifestazione originaria, unarcifenomeno (Urphnomen), e come tale pu essere appresasolo mediante intuizione (Intuition, Einsicht), attraverso unap-prensione intuitiva (intuitives Erfassen), senza essere in alcunmodo deducibile da altro. In incidentale, non si pu nonrilevare come le essenze genuine di Hildebrand siano cosprossime alle Idee platoniche quanto lapprensione intuitiva

    lo al nous aristotelico degli Analitici secondi, 100 b 7ss.Indipendenti dal pensiero, apriori rispetto a ogni venir-pensa-te, le essenze sono per il pensabile per eccellenza, primiziedel noumenico.

    Cos, anche la bellezza un apriori altro nome per la sin-golare indole fenomeno-noumenica delle arcientit hildebran-diane. Ora, le gi citate caratteristiche che la bellezza condivi-

    de con tutte le altre essenze autentiche, ossia la necessit in-terna e lelevata intelligibilit, sono in effetti anche i contras-segni delle conoscenze apriori, nelle quali si aggiunge inoltrela certezza assoluta come qualit della relazione fra uno statodi fatto (Sachverhalt) apriori e la conoscenza di esso. Necessit,intelligibilit e certezza assoluta vengono colte dal pensieroattraverso unintuizione immediata di stati di fatto essenziali,

    e perci contraddistinguono loggetto della filosofia, che prevalentemente di natura apriori (Filosofia, p. 171).

    Ma in Hildebrand la declinazione dellapriori si correlaanzitutto a due significati distinti della classica parola espe-rienza: 1) allesperienza empirica, chiamata pure esperienzadellesserci (Daseinserfahrung il lato della existentia); quiapriori vuol dire: indipendente dalla semplice osservazione

    di singoli enti reali e dallinduzione; 2) allesperienza delles-ser-cos (Soseinserfahrungo Wesenserfahrung il lato della essen-

    VIIINTRODUZIONE

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    6/22

    tia), nel cui ambito lapriori si declina in riferimento agli stati

    di fatto necessari, intelligibili e assolutamente certi che ilconoscere vi esperisce: apriori indica cos il radicamentoentro unesperienza essenziale, dunque addirittura una dipen-denza dallesperienza, bench questultima non sia dindolesensibile n induttiva, ma implichi un contatto intuitivo e in-ferenze deduttive (Hildebrand ama illustrare lesperienza es-senziale tramite lesempio dellamore)3. Oltre a questi due

    sensi, non incompatibili, c infine 3) lapriori delle essenzegenuine il lato delleidos, dellaforma , le quali sono assolu-tamente indipendenti dalla presenza di oggetti esistenti edalla mente delluomo in generale: Queste... sono le Ideecui Platone mirava primariamente nella sua scoperta del mon-do ideale, sono la fonte originaria di ogni ratio, il vertice del-lintelligibilit (ib., p. 279).

    Naturalmente la bellezza apriori nel terzo senso, mentrela conoscenza filosofica relativa a essa lestetica lo nelsecondo. Per loggetto dellestetica, nella sua struttura e arti-colazione, apriori in entrambi i sensi. Anzi, poich lanalisifilosofica del bello mira a esplorarne anche tutte le tipologienonch lintero regno, inclusi quindi i preziosissimi portatorivisibili e udibili (Trger) di bellezza, il suo oggetto copre tutte

    tre le macrodimensioni esperienziali: esserci, esser-cos/es-senza, essenza genuina (Dasein, Sosein/Wesen, Wesenheit). Le vir-golette dipendono dal fatto che nel caso delle essenze genuinelErfahrung ossia lesperienza essenziale come diretto contat-to intuitivo con lentit, il quale a capo di tutte le deduzioni

    VINCENZO CICEROVIII

    3 Cfr. Filosofia, p. 237: La conoscenza apriori come noi la intendiamo

    devessere indipendente solo dallesperienza nel senso di semplice osserva-zione e di induzione, ma non da ogni esperienza in senso lato, dunque nep-pure dallesperienza dellesser-cos. Per lesempio dellamore, ib., p. 219:Se uno dice: Non posso parlare dellamore, non ne ho mai avuto esperien-za; non so cosa sia, evidente che in questo caso con esperienza costuiintende qualcosa di completamente diverso dalla mera osservazione. Quivuol dire che un certo qualcosa non si mai dischiuso nel suo esser-cos(Sosein) allo spirito di questuomo, che non gli si mai dato in un attimo con-

    creto in modo da consentirgli di apprenderne lesser-cos... Possiamo chia-mare questa esperienza lesperienza dellesser-cos (Soseinserfahrung), a dif-ferenza della mera osservazione empirica.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    7/22

    successive e costituisce la radice dei corrispettivi stati di fatto

    necessari intelligibili e assolutamente certi presuppone a suavolta una Erfassung purissima (ancora meglio: una Hineinfas-

    sung), unapprensione spirituale intima e integra del darsi del-lessenza in questione nella sua pienezza ininventabile, in-scomponibile, irriducibile4.

    Insomma, adottando una distinzione che in Hildebrand netta solo sachlich, oggettivamente, ma non sempre termino-

    logicamente, si fa chiaro che la bellezza una Wesenheit, unes-senza genuina come forma apriori, come arcifenomeno, di cuilestetica indaga il Wesen, lessenza nel senso dellesser-cos,sotto la guida delle domande: che-cos e com? Allo stessomodo e anche pi di tutte le altre arci-essenze (Ur-Wesenconverrebbe appunto designare lamore, la persona, la volon-t, la giustizia ecc., per distinguerli dalle loro stesse essentiae),

    la bellezza esercita una speciale sovranit sulle cose esistenti, eil suo esser costitutivamente destinata a divenire reale, sebbe-ne non sia un suo possesso esclusivo come in Platone, sicurapromessa desultanza nel nome di Fedro, 250 D6-E1: [Tra leIdee,] solamente la bellezza ricevette questa sorte di essere cich pi manifesto e pi amabile.

    Lamabilit della bellezza, la sua irresistibile virt attrattiva

    a cui luomo pu corrispondere adeguatamente solo lascian-dosene inorbitare mediante intuitiva comunione e fruizioneamorosa, si pu illustrare ricordando che essa, cos come lasantit, il valore e la persona, unarci-essenza che per Hil-debrand intrattiene una profonda relazione con il punto foca-le della realt (Brennpunkt der Wirklichkeit), cio con Dio5. E, inuna figurazione tematica quasi-ellittica, la bellezza rappresen-

    terebbe essa stessa unfocus per tutte le essenze necessarie pi

    IXINTRODUZIONE

    4 Cfr. Filosofia, p. 315: Lintelligibilit significa qui [scil. nel caso di es-senze come lamore, lo spazio e il tempo ecc.] una pienezza di significatounica nel suo genere, la quale consente al nostro spirito una conoscenza dal-linterno, un reale intelligere nel senso dellintus legere intima rei (leggeredentro lintimo della cosa). La si potrebbe chiamare Wesenheitserfahrung,esperienza essenziata, informata dellessenza perch in-formata da essa: in-

    telligere cor-rispondente al darsi intelligibile della Wesenheit.5 Prima di tutto la bellezza riflesso di Dio (infra, p. 8). Von Hilde-brand si convert al cattolicesimo nel 1914.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    8/22

    concrete che ne scintillano, p.es. la festosit e la poeticit, in

    antagonismo, s, con laltro focus, quello della bruttezza, maalloccorrenza (nellarte) anche capace di fagocitarlo e quindi,in certo senso, di redimerlo6.

    Quanto in particolare alla risposta adeguata alla sua attra-zione, la bellezza in quanto tale esige ununione specialissimacon lo spirito umano, frutto di una intuizione razionale benpi che di una adesione contemplativa individuale o, a mag-

    gior ragione, di una acquisizione cognitiva. In realt, qualsiasientit bella non pu non farsi oggetto di entrambe le dimen-sioni perfette di percezione ossia di conoscenza , che Hil-debrand designa come direzione cognitiva e direzione con-templativa7. Pi volte nel corso dellEstetica il filosofo rimarcail ruolo legittimo del sapere, delle precognizioni geografiche estoriche, nel godimento dei portatori di bellezza naturale e

    artistica, p.es. di Firenze e dei suoi dintorni. Di pi: affinchla contemplazione faccia a faccia di un oggetto bello garan-tisca fertilit, persino necessario averne gi conseguito unacognizione perfetta, come nel caso dellascolto di una sinfonia(infra, p. 600). Ma neppure il sapere pi perfetto potrebbemai surrogare la dimensione del contatto unitivo diretto, ildimorare presso un oggetto bello, il matrimonio spirituale

    con esso offerto nella contemplazione. E il vertice esemplaredella tematicit contemplativa viene indicato nel frui agosti-niano (infra, pp. 59 s.)8.

    VINCENZO CICEROX

    6 Von Hildebrand insiste spesso sul grande contributo alla bellezza egrandezza di unopera darte apportato dalla bruttezza metafisica di perso-naggi letterari, come p.es. gli shakespeariani Jago o Riccardo III.

    7 Cfr. Filosofia, p. 397: La conoscenza in quanto tale una forma unica

    di unione spirituale con loggetto... Questa unione implica due diverse di-mensioni: la prima va nella direzione della conoscenza pi perfetta; la secon-da nella direzione del contatto reale e intimo, dellavere loggetto in un pos-sesso sommamente immediato e pieno: il nostro spirito lo tocca e gli stadavanti faccia a faccia. Von Hildebrand designa le due dimensioni comei due temi fondamentali della conoscenza: il tema cognitivo (Notionsthema) eil tema contemplativo (das kontemplative Thema). Per il capoverso attuale e iseguenti si veda ib., pp. 389-521.

    8

    Frui est amore inhaerere alicui propter seipsam (Godere di una cosa aderire a essa con amore in virt della cosa stessa): la celebre definizioneinDe doctrina christiana, I 4.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    9/22

    Sennonch, mentre un qualsiasi portatore di bellezza pu

    essere contemplato, sposato, sempre e soltanto secondo unrito rigorosamente percettivo, il darsi del bello come oggettodi contemplazione in quanto arci-essenza avviene invece inuna intuizione razionale (rationale Intuition), senza che il fruito-re debba far ricorso a una percezione in senso stretto: infattile essenze posseggono un tipo di autopresenza che analogaalla datit di un ente individuale concreto (Filosofia, p. 409).

    Il bello come tale e i fatti apriori radicati nella sua essenza sioffrono intuitivamente a una mente contemplativa, sebbenequestultima al momento non percepisca alcun portatore.Lanalogia dellintuizione razionale con la percezione9 va pe-raltro interpretata in senso gerarchico, giacch lautopresenzadellarci-essenza larchetipo di ogni autopresentarsi ontico eontologico a una mente umana percipiente. Lintuizione razio-

    nale (o apprensione intuitiva) del bello pertanto sorgente ecorona della perfezione di entrambe le dimensioni cognitivae contemplativa della percezione di unentit bella.

    Ecco perch la bellezza, in s capace eminentemente diprovocare unapprensione intuitiva e di suscitare una rispostafruitiva di pura contemplazione, rappresenta una delle essen-ze genuine privilegiate dalla filosofia, nella quale svolge un

    ruolo decisivo appunto la tematicit contemplativa, a diffe-renza di tutti gli altri ambiti scientifici, dove predomina inve-ce il tema cognitivo. La filosofia ha unaspirazione diversarispetto alle scienze: ben oltre un sapere vigile, esplicito, e unconoscere profondo, essa mira soprattutto a un matrimoniospirituale (geistige Vermhlung) con i suoi oggetti e con linteromondo eidetico che li ospita. Il desiderio che muove questa

    XIINTRODUZIONE

    9 evidente che von Hildebrand concepisce la percezione (Wahrneh-mung) in un senso pi ampio del consueto, non limitato alla sfera sensibile.Cfr. Filosofia, pp. 389-391: Con percezione intendiamo ogni forma dipresa di cognizione (Kenntnisnahme) di qualcosa, in cui un oggetto autopre-sente (selbstgegenwrtig) e si dischiude immediatamente al nostro spirito... caratterizzata dai tre seguenti aspetti: 1) loggetto della presa di cognizione

    autopresente e dato come tale;... 2) loggetto si dischiude al nostro spiritonel suo esserci ed esser-cos (Dasein und Sosein);... 3) loggetto dato intuitiva-mente, cio dispiega il suo esser-cos davanti al nostro spirito.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    10/22

    aspirazione leros filosofico, non lebbrezza della possessio-

    ne ma la sete di verit, la cui direzione dipende dal fatto chela filosofia coglie ogni oggetto nella sua relazione con il cen-tro focale della realt, lo vede nella sua funzione di rifletterein qualche modo Dio (Filosofia, p. 423).

    Lungo il sentiero che conduce allAssoluto, alloriginariofondo e fonte di tutti gli esseri (Urgrund und Urquell alles Seien-

    den, ivi), leros filosofico ha modo di abbeverarsi quasi esclusi-

    vamente mediante lintuizione razionale10: e la cosa deve avve-nire in maniera costante, ripetuta, magari ritornando pi voltealla stessa vena dacqua. Tutte le inferenze e deduzioni lequali comunque in filosofia svolgono un ruolo minore, perestensione e importanza, che nelle altre scienze dipendonoinfatti dal carattere essenzialmente intuitivo delle leggi logichee delle premesse iniziali; ma un irrigidimento formalistico di

    questi rapporti equivarrebbe a ricoprire la polla per votarsialla disidratazione.

    La stessa interrogazione filosofica della realt concretanon ha nulla a che vedere con losservazione empirica e il suoprocesso induttivo, ma un contatto intuitivo continuamen-te ripetuto con lessenza delloggetto (Filosofia, p. 485),compenetrato e guidato dalla luce di questa essenza intelligi-

    bile. Mentre osservazione e induzione si occupano da unpunto di vista estrinseco solo di fatti realmente esistenti, e inmaniera magari dettagliata, ma senza la luce dellintelligibilitdellente nel suo complesso, per contro la filosofia interroga larealt concentrandosi dal di dentro su esempi non necessa-riamente esistenti (si pensi al valore paradigmatico degli innu-merevoli fenomeni estetici, etici e religiosi, esemplati nei

    personaggi letterari) e considerandoli nella prospettiva delcentro focale della realt.

    In ogni singolo esempio estratto dalla realt o dalla finzio-ne, leros filosofico cerca il contatto intuitivo con lessenza

    VINCENZO CICEROXII

    10 Cfr. Filosofia, p. 481: Nella maggior parte dei casi lintuizione razio-

    nale lunica via per acquisire conoscenza filosofica. Questo assolutamen-te vero p.es. in ogni ontologia dei diversi ambiti oggettuali e, tra laltro, inetica e in estetica.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    11/22

    intelligibile, la quale costituisce la vera guida nelle due prin-

    cipali vie metodologiche del processo conoscitivo della filo-sofia: 1) quando lesempio presenta unincarnazione tipicadellessenza, questultima ci informa e riluce finch la guar-diamo, garantisce costantemente nuove intuizioni, fecondan-do con la sua pienezza sempre di nuovo il nostro spirito; 2)quando lesempio portatore di fattori che, pur coesistendocon lessenza, non le appartengono, allora lessenza lo

    sfondo luminoso in confronto al quale vengono eliminatitutti gli elementi che esibiscono solo somiglianze apparenticon essa (in estetica, proprio per la costitutiva indefinibilitdel suo oggetto principe, questa via indiretta battuta fre-quentemente, e, specie nel cap. 10 della parte I, gli esempiincarnano addirittura le antitesi della bellezza di secondapotenza).

    In statu viae, pellegrino infaticabile per sentieri pervii ecampi ostici, per argille sdrucciole e dune riarse, leros filo-sofico che, nel suo nucleo pi profondo, una forma fon-damentale del desiderio naturale delluomo per Dio(Filosofia, p. 501) lascia che il vettore principale del suo iti-nerario inclini sempre verso il centro profondo del cosmo, ldove sinfittiscono i vestigia Dei, le tracce divine, per prepa-

    rare in tal modo lanima ad accettare la rivelazione di Dio.Facendo proprie le parole di Paolo (Gal3,24), e trasferendoledalla Torah alla filosofia, Hildebrand suggella cos il suo Checos la filosofia (p. 521): Il vero filosofo , come Platone,paidagwgov" eij" Cristovn, colui che prepara la via a Cristo.

    In questo grandioso dramma pedagogico, la bellezza e lostudio filosofico che la concerne, ossia lestetica, recitano un

    ruolo non secondario .

    2.Lestetica, conoscenza apriori del bello

    Autodatit primitiva, realit-idealit oggettiva, formaapriori: Idea necessaria intelligibile e assolutamente certa,

    ininventabile inscomponibile e irriducibile: arcifenomeno, fenoumeno, ossia noumeno originario che destinato a in-

    XIIIINTRODUZIONE

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    12/22

    carnarsi in portatori concreti e si manifesta alla mente umana

    nellintuizione razionale11.Come si visto, queste sono le doti universali del Wesen der

    Schnheit als Wesenheit, dellessenza della bellezza come arci-essenza, comuni a tutte le classiche entit fenoumenicheche con-stellano nel fondo cosmico da cui attratto lerosfilosofico. Ora, linsieme dei tratti che invece contraddistin-guono strutturalmente il bello dalle altre stelle eidetiche costi-

    tuisce loggetto proprio dellestetica, la quale si legittima solocome conoscenza apriori della bellezza12 e delle sue tipologie,nonch come lanalisi filosofica adeguata dellintero suo re-gno, sempre per nellottica arciessenziale (infra, p. 17).

    Questa impostazione innerva il proposito dellestetica hil-debrandiana di rendere gustizia allessenza della bellezza, diascoltarne e soddisfarne le pretese: renderle giustizia non solo

    sul piano teorico contro tutte quelle che il filosofo definiscecostruzioni (spiegazioni ipotetiche, congetturali, fantasiose)dei valori e fenomeni estetici, contro le teorie indimostrateintorno al bello, ma anche sul piano storico, nellurgenzadelloggi vieppi dominato dalla spoetizzazione della vitaumana in tutti i suoi aspetti. Agli occhi di Hildebrand la mis-sione principale dellestetica nellepoca attuale consiste nel

    contribuire, insieme con larte, alla liberazione dallinesteticitintrodotta a dosi progressivamente pervasive dalla civilizza-zione delle nazioni dellOccidente dallinizio del XIX sec. inavanti (infra, p. 528). Per una rinnovata cultura del bello13.

    VINCENZO CICEROXIV

    11 In von Hildebrand non si trova mai lespressione fenoumeno e deri-vati.

    12 Preparato dal paragrafo precedente, il significato di questa espressio-ne dovrebbe ormai essere, se non condivisibile, perlomeno chiaro. Cfr. Fi-losofia, p. 305: La conoscenza apriori lunica conoscenza possibile e ade-guata non soltanto nei campi della logica e della matematica, ma anche inquello della metafisica, specialmente nellontologia della persona, in etica, inestetica e in molti altri ambiti.

    13 La preoccupazione pervade lEstetica fin dallIntroduzione: Dalpunto di vista dellecologia dello spirito necessario e urgente che noi com-

    prendiamo quale terribile impoverimento, deterioramento, anzi pregiudica-mento dellesistenza umana si annidi nella spoetizzazione della vita, nelladistruzione della bellezza della natura e, soprattutto, della bellezza dellar-

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    13/22

    Tematizzare la bellezza a partire dalla sua apriorit e og-

    gettivit la maniera pi idonea per incominciare a corri-spondere alle sue istanze con la lucida sobriet delleros filo-sofico. Senza per dimenticare avverte subito Hildebrandalle prime righe dellEstetica che alla bellezza, in vista dellasua tematizzazione estetica, bisogna accostarsi con timoreriverenziale, in aperto e umile ascolto, ma soprattutto con la-more da essa stessa suscitato: La bellezza accende lamore, e

    solo colui che, nellindagarne lessenza, rimane avvinto, ine-briato dalla bellezza e ne diviene amante, solo costui pu spe-rare di penetrarne lessenza (infra, p. 7).

    La sobria e contemplativa sete della verit della bellezza,con cui lestetica inaugura ufficialmente le proprie indagini,pu solo seguire allebbro incanto dellamplesso con il bello.In altre parole: Lanalisi dei problemi estetici sarebbe del

    tutto priva di interesse, anzi assurda, se la bellezza in natura ein arte non giocasse alcun ruolo nella vita del filosofo, se eglinon avesse mai avuto un contatto autentico, vitale, esistenzia-le con il mondo del bello. Nessun dono filosofico di acume,intelligenza o sagacia pu consentirgli di pervenire a intuizio-ni profonde nellessenza della bellezza, se la vera e genuinabellezza in natura e in arte non ha mai toccato profondamente

    il suo cuore. Le sue parole sarebbero senza valore come le os-servazioni sui colori fatte da un uomo cieco dalla nascita(Filosofia, pp. 449-451).

    LEstetica di Hildebrand vuol essere vista come una enu-cleazione (Herausarbeitung) dellessenza della bellezza e deivalori estetici e artistici che vi si radicano, mirante innanzitut-to a conoscere genuini nessi essenziali, tassonomie e fatti

    apriori, per passare poi alla comprensione di esempi, portato-ri e dati, e nellarte anche di temi, connubi, elementi, tipo-logie, materiali, mezzi. In sede di delimitazione dellambito

    XVINTRODUZIONE

    chitettura (infra, pp. 8 s.). Larchitettura larte a cui lafflato pedagogi-co hildebrandiano si sente pi vicino nella lotta contro le attuali prigioni del-linestetico: Larchitettura... ha oggi anche il compito eminentemente edu-

    cativo di liberare lo spirito del tempo dalla sua squallida spoetizzazione emeccanizzazione (infra, p. 541). Per la differenza tra cultura e civilizza-zione v. infra, pp. 528 ss. e 623.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    14/22

    epistemico, degno di nota che bello ed estetico non

    siano perfettamente congruenti, in quanto questultimo inclu-de fenomeni, come p.es. leleganza e la comicit, che di per snon sono belli14; anche tali valori mutuano comunque i lorotratti essenziali dalla bellezza, che si conferma pertanto laregina indiscussa dellestetico.

    Soprattutto nella seconda parte dellopera, dedicata almondo dellarte, viene ribadito di continuo che, pur essendo

    costitutivamente apriori, lestetica non ha impronta prescritti-va. una scienza, vorremmo dire, trascrittiva, nel senso ditrascrizione fenoumenologica: traduzione in parole dellainesauribile e mai del tutto scrivibile essenza genuina del bel-lo, e riscrittura in caratteri fenoumenici sia dei fatti aprioriche vengono irrorati dalla linfa della radice bellezza, sia deifenomeni che, nel loro esserci ed esser-cos, orbitano ellittica-

    mente attorno al suo focus o a quello antagonista e si fannoportatori di essa o delle sue antitesi.

    Nel caso specifico della bellezza artistica, quindi, il compi-to dellestetica non di fissare regole la cui osservanza garanti-sca il valore artistico di unopera darte. Lestetica non unadisciplina normativa. In ci la sua situazione completamentediversa rispetto alla logica e alletica: Nella logica Aristotele

    stabil per il sillogismo delle regole la cui osservanza garantisceuna conclusione ineccepibile. Nelletica possibile indicaredelle norme in grado di garantire il valore morale di unazio-ne. Questo nellestetica non possibile (infra, p. 530). Nellasfera della plastica, p.es., a unestetica impossibile spiegarequali sono nellinvenzione, nella composizione, le qualit e glielementi responsabili del fatto che una statua o un busto esi-

    gano un determinato materiale o almeno vi si adattino (infra,p. 657). Lestetica pu al massimo stabilire quali fattori abbia-no partecipato al conseguimento di una vera bellezza artistica,

    VINCENZO CICEROXVI

    14 Infra, pp. 91 s.: Esistono qualit estetiche assiologicamente positiveche non sono sottospecie della bellezza. Finch si tratta di ameno, elevato,grazioso, sublime, poetico, chiaro che siamo davanti a specie particolari

    della bellezza. Gi lelegante non pi cos tipicamente sottospecie dellabellezza, ed palese che non lo sono per nulla qualit come ben fatto, riusci-to, brillante.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    15/22

    ma non chiarire la ragione per cui lartista sia riuscito a conse-

    guirla questo rimane sempre il segreto dellartista (das Ge-heimnis des Knstlers); lestetica pu al limite indicare le cause dacui dipende il disvalore artistico di unopera, fare attivit diprevenzione elencando i difetti fondamentali che allontananola bellezza artistica da unopera, ma levitare questi difettinon garantisce ancora la bellezza artistica (infra, p. 530).Lelemento inspiegabile nella creazione delle opere darte il

    talento, che non pu essere appreso tramite istruzioni, e ancormeno pu essere infuso da unestetica.

    A ogni buon conto, lestetica di Hildebrand resta uninda-gine conoscitiva singolare e ambiziosa che va vista, senza pre-giudizi, nel vivo del suo operare. E che devessere appuratasenza trascurare il perentorio limite esteto-cronologico cheil filosofo si deliberatamente dato riguardo ai fenomeni arti-

    stici da analizzare dal di dentro: non oltre il periodo ante-riore alla prima Guerra mondiale15. Ma anche se allappellomanca giusto lultimo secolo, non per questo risulta meno ric-co, coraggioso e provocatorio il tentativo di conoscere scienti-

    ficamente lessenza e lesistenza della bellezza locuzione che gi tutto un programma e sulla cui attuazione val la pena sof-fermarsi ancora un po prima di lasciare la parola al filosofo.

    XVIIINTRODUZIONE

    15Infra, p. 634: Nella presente opera non ci occupiamo affatto di quelleforme artistiche che non si attengono esplicitamente al raffigurato o elimina-no la raffigurazione. La prima forma la troviamo p.es. nellarte di Picasso, ilquale modifica intenzionalmente in maniera del tutto arbitraria le figure e lecose che raffigura. Cos il naso di una figura femminile appare improvvisa-mente di profilo, anche se il viso raffigurato di fronte [cfr. anche p. 697].La seconda forma, leliminazione della raffigurazione, avviene nella cosid-

    detta pittura astratta, in cui colori e forme, senza raffigurare alcun pezzo dinatura, devono trasmettere un determinato contenuto direttamente nellaloro composizione, p.es. nel motivo di un tappeto. Non ci occupiamo dientit riguardo alle quali si pu discutere fino a che punto meritino il nomedi opera darte, n ci occupiamo del dadaismo nella poesia, cio di poesiecon parole senza senso. Nel trattare il problema della raffigurazione, ossia ilrapporto tra raffigurato e opera darte, ci atteniamo allarte delle epoche cul-turali passate fino al tempo che precede la prima Guerra mondiale, e, perquanto riguarda la letteratura, fino allarte contemporanea. In realt,

    anche i fenomeni letterari presi in considerazione si fermano al primo decen-nio del Novecento, con unica eccezione la menzione dellOpera da tre soldidi Brecht (1928).

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    16/22

    3.Lessenza della bellezza

    Il bello per Hildebrand un arcifenomeno la cui ap-prensione intuitiva saffisa innanzitutto a due aspetti princi-piali: il fotologico e lassiologico.

    Prima di ogni altra cosa, infatti, la bellezza Abglanz, rifles-so: di Dio: lirradiantesi bellezza di Dio verit/luce del cosmo.

    Ogni inaugurale offrirsi del bello alla mente delluomo vieneannunciato da una luminosit fuori dellordinario, trasfigu-rante, affinch sattivi lumana fotosintesi spirituale capace diaccogliere il messaggio divino implicato nellofferta stessa (in-fra, p. 101 n. 23). Nel suono della parolaAbglanzbisogna delresto udire distintamente il Glanz, il divino splendore (favo"),la divina scintillanza ( das Scheinende) da cui e di cui lintero

    ente riluce.Secondo, la bellezza un valore autentico, una significati-vit in s, oggettiva, qualitativa (non ontologica), che inerisceai suoi portatori e non devessere minimamente confusa con inostri stati psichici o di coscienza. Lapparire essenzialmenteassiologico del bello, la sua significativit in s, la sua lumino-sa validit e autovigenza che dun altro mondo rispetto ai

    semplici beni oggettivi per la persona e agli appagamenti sog-gettivi, costituisce la base indispensabile per ogni esteticaautentica (infra, p. 78). Inoltre, loggettivit che la bellezzacondivide con le essenze genuine e che indica lindipenden-za dalla mente umana in generale si trasmette anche ai suoiportatori, si tratti dellaspetto umano del mondo esterno, deifenomeni naturali oppure di quelli artistici16 (Hildebrand pre-

    VINCENZO CICEROXVIII

    16 Infra, p. 70: Il portatore della bellezza, anche quando sia una partedellaspetto umano del mondo esterno, rimane pur sempre dal lato dellog-getto e fa da base oggettiva della bellezza. La bellezza peculiare al suo por-tatore, indipendentemente dal nostro venir-affezionati e dalla nostra rispo-sta. Per limportante nozione dellaspetto umano del mondo esterno(der humane Aspekt der Auenwelt) v. infra, pp. 67 ss., spec. 69 s.: Laspettoumano non unimmagine generata dal nostro spirito, diversa dalla vera

    cosa in s oggettiva. No, laspetto umano laspetto del mondo esternopienamente reale,... un grande dono di Dio un vedere le cose cos comequeste devono apparire. Laspetto umano del mondo esterno un messaggio

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    17/22

    dilige lesempio dellopera darte per illustrare appunto log-

    gettivit di cose che pure presuppongono la mente delluomo;cfr. Filosofia, pp. 371-373). La perspicua oggettivit dei porta-tori della bellezza spiega la tesi (infra, p. 76): Il fatto che ivalori estetici ineriscano a unopera darte, a un paesaggio, aun corpo umano o a un animale, possibile conoscerlo concertezza assoluta. Si pu parlare di evidenza.

    Accanto a queste due facce del principium, che fanno ap-

    pello innanzitutto alla dimensione intuitiva, apprensionale,della mente umana, ci sono altri tre momenti essenziali in cuine va del volto del principiatum, ossia degli effetti specificiche la bellezza provoca quando investe la dimensione non sol-tanto intuitiva, ma anche affettiva delluomo:

    Terzo, la bellezza una delle grandi fonti di felicit dellavita umana, particolarmente dilettevole, felicitante, attraen-

    te, estasiante. Il godimento estetico sorge quando lentitbella portatore oggettivo di una vera bellezza, e contemplatre elementi decisivi: 1) la percezione del bello, nel senso siadella percezione ottica e uditiva, sia specialmente in quellospirituale dellapprensione intuitiva; 2) lapertura impregiudi-cata dello spirito al bello, il rendersi intimamente vuoti (va-canti), liberi di farlo riversare in noi; 3) laffezionatezza, cio il

    venir-affezionati dalla bellezza, che un vissuto recettivo eintenzionale, ed coinvolto quando si tratta di bellezza sensi-bile oppure di bellezza di seconda potenza.

    Quarto attiguo al terzo , la bellezza tipicamente im-pragmatica, non invischiata nella pania degli interessi umani,accade nel segno del disinteresse, in una accezione moltoprossima a quella kantiana (infra, pp. 400 ss.). Nel vissuto

    estetico autentico, loggetto bello considerato propter seipsum, in vista di se stesso, non ha mai la funzione di mezzo, einoltre non entra in gioco alcun interesse nel senso di tor-naconto personale, ma al contrario vi trova spazio un atteg-giamento contemplativo. Questi due tratti della disinteressa-tezza, il propter se ipsum e la contemplativit, non sono per

    XIXINTRODUZIONE

    divino pi profondo e pi reale degli aspetti mondani fisicamente reali deiquali si occupano la fisica e la chimica, e Filosofia, pp. 379 ss.

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    18/22

    peculiari solo del rapporto con il bello: appartengono al com-

    portamento umano verso tutti i beni assiologici.Quinto, la bellezza ha notevole importanza per lo sviluppo

    della personalit: oltre a disinserire la relazione mezzofine,procura un effetto moralmente nobilitante, apre i cuori, invitaalla trascendenza, conduce in conspectum Dei. Lo sguardo ri-volto alla bellezza implica una forma particolare di autotrascen-dimento che mette platonicamente le ali allanima: Quando

    viene commossa e illuminata dai raggi della bellezza, lanimadiviene anchessa pi bella (infra, p. 384; cfr. Fedro, 251 A ss.).

    Altri aspetti essenziali, ma pi concreti, della bellezza e-mergono poi quando la si scruti attraverso una griglia tipolo-gica.

    4.I quattro tipi fondamentali di bellezza

    La bellezza in s un valore cos peculiare da inerire aglialtri valori, compresa la verit. Tutti gli altri valori posseggo-no una bellezza specifica (infra, p. 95), sono ciascuno a suomodo portatori metafisici di bellezza cos come i disvalorisono portatori di bruttezza , e il bello il sembiante nobile

    che ce li annuncia, ne il riflesso, il raggio, il profumo, la glo-ria: profumo del bene, gloria della santit, splendore dellaverit ecc. Hildebrand parla in proposito di dimensione disembianza (Aussehensdimension), la quale, insieme alla dilette-volezza, investe lintera sfera dei valori estetici17; e allestesoregno della bellezza come irradiazione degli altri valori d ilnome di bellezza metafisica.

    Proprio in quanto il tema ogni volta costituito dal valoredi cui sembiante la sublime bellezza metafisica, questultima qui essenzialmente un epifenomeno sovrabbondante: va

    VINCENZO CICEROXX

    17 Il filosofo azzarda in forma dubitativa lipotesi che si possa trattare deidue propria circoscriventi linsieme dei fenomeni estetici, inclusi quelli chenon sono sottospecie della bellezza: Forse in queste due caratteristiche la

    dimensione di sembianza e la dilettevolezza si potrebbero vedere i trattidistintivi che raccolgono insieme tutti i valori estetici in una famiglia assiolo-gica (infra, p. 97).

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    19/22

    fruita appieno, ma non pu usurpare la tematicit del valore

    particolare cui saccompagna, pena levanescenza immediata.La bellezza metafisica schietta appare in una pura datit

    spirituale in modo analogo a come la datit immediata di unaessenza genuina appare nellintuizione razionale. Unaltra suafondamentale modalit di apparire si d nella sfera delle cosevisibili e udibili, p.es. la bellezza della bont espressa nel visodi un uomo: questa la bellezza metafisica espressa, in cui il

    portatore metafisico colto in un fenomeno sensibile. Unaterza modalit ancora di apparizione in entit spirituali co-me atti, comportamenti, carattere di una persona, e qui lap-prensione corrispettiva torna a essere puramente intuitiva.

    Il quadro si completa con la bellezza delle entit visibili edi quelle udibili, alle quali per possono inerire due sembian-ti dilettevoli del tutto diversi: la bellezza sensibile, o di prima

    potenza, pi primitiva, che piace alla vista, la bellezza puradi un colore, di un materiale, di un suono, oppure, a un livellopi alto, della figura come tale (alberi, fiori, animali, corpoumano); e la bellezza spirituale, o di seconda potenza, che, affi-ne in qualit alla suprema bellezza metafisica, va ben oltre ilrango e valore ontologico della cosa sensibile alla quale im-mediatamente collegata e oltre anche i suoi valori qualitativi.

    Con la bellezza di seconda potenza, dice Hildebrand, sitocca uno dei problemi centrali dellestetica: Com che ilvisibile e ludibile possono essere portatori di unalta bellezzaspirituale? (, p. 171). Mentre il nesso tra una virt morale e labellezza che ne viene irradiata evidente, profondo, organico,invece il legame p.es. di una melodia con la sua bellezza spiri-tuale tuttaltro che evidente, anzi enigmatico, misterioso; se

    la bellezza metafisica dellanima di un uomo profuma diessa, la riflette, sprona a conoscerla meglio, ad avere comunan-za con la sua persona reale, per contro il portatore visibile oudibile soltanto un piedistallo (Piedestal) su cui avviene in mo-do misterioso lapparizione della bellezza di seconda potenza,la quale non parla dellessenza del proprio portatore, bens diqualcosa di incomparabilmente superiore (infra, p. 225).

    Laccentuata discrepanza tra portatore e portato in questasublime bellezza spiritual-sensibile ha indotto Hildebrand ad

    XXIINTRODUZIONE

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    20/22

    accostarla analogicamente al mistero contenuto nei sacramen-

    ti cattolici, p.es. al rapporto tra lacqua e la nascita a vitasovranaturale nel battesimo. Da qui la designazione di questabellezza come quasi-sacramentale, dove il quasi ricorda chenei sacramenti la discrepanza tra naturale e sovranaturale,mentre nella bellezza di seconda potenza tra materiale e spi-rituale allinterno della sola naturalit.

    La bellezza metafisica riflessa o espressa, ma la bellezza

    quasi-sacramentale parla, parola vaga del mondo dei valo-ri naturali, della pienezza e ricchezza della vita, della felicit,della gioia di vivere, fino alla profonda felicit dellamore edellesistenza come persona, e, ancora oltre, fino alla bellezzainfinita di Dio. In questa parola, cos spesso cantata ognibellezza canta! (infra, p. 233) , inabitano certe qualit assio-logiche che le sono caratteristiche, costitutive: festosit, poeti-

    cit, grandezza, ampiezza, libert, autenticit, le quali rinvianoalle loro antitesi pi o meno specifiche: prosaicit, fantasticit,mediocrit, filisteismo, piattezza, scontatezza, superficialit,pseudoprofondit, inautenticit, sentimentalit. Ne si potrapprezzare la puntigliosa analisi hildebrandiana dal cap. I 10in avanti; la prima qualit merita per in sede preliminarequalcosa pi che una mera menzione, in quanto contiene una

    determinazione davvero pregnante della bellezza in generale.Il festoso contiene tre ordini di elementi: 1) la luminosit

    schietta, lardore della chiarit, 2) la straordinariet, si tratti diun memoriale oppure di una celebrazione della pura joie devivre, ma soprattutto 3) la vacanza. Per la quale Hildebrand sirichiama direttamente al vacare agostiniano nel sabato eter-no, momento conclusivo del De civitate Dei(XXII, 30). lo

    stacco da fatica e sudore del lavoro quotidiano, dalla schiavitdellutile; lessenziale libert per la fruizione di ci cheinnanzitutto libera donandosi. La bellezza in quanto tale pertanto, oltre che luminosa ed extra-ordinaria, principial-mente anche vacante: in una parola, festosa18.

    VINCENZO CICEROXXII

    18

    Infra, p. 239: La bellezza ha sempre a fortioriil carattere del festoso.Anche una bellezza modesta, non solo di seconda potenza, festosa. Ilvacare festoso della bellezza ovviamente distinto dal vacare della mente

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    21/22

    Ora, unimportante differenza legata in maniera complessa

    ai vari tipi di bellezza quella tra tematicit e atematicit. Alsenso epifenomenico e sovrabbondante della bellezza atemati-ca si gi accennato a proposito della bellezza metafisica. Latematicit e latematicit dipendono precisamente dalleven-tualit che in unentit bella la bellezza sia oppure no la ragiondessere del suo portatore. Nel caso di un atto dumilt, la suaraison dtre il valore morale stesso dellumilt, mentre la

    bellezza ne solo irradiazione, profumo epifenomeno, ap-punto, il che per non vuol dire affatto accidentale, inessen-ziale. Ci sono poi portatori, p.es. in architettura e nellarte in-dustriale, che Hildebrand chiama bitematici, in cui due temi,diversi in linea di principio, stanno luno accanto allaltro, edeventualmente possono connettersi insieme in maniera fecon-da. Le opere darte, infine, sono i portatori la cui bellezza (di

    tipo quasi-sacramentale) costituisce il tema esclusivo e verace.Tornando cos alla bellezza di seconda potenza, essa ha

    una propria modalit di verit: la sua parola sul mondo su-periore, seppur vaga, per vera, e lo stesso mondo in cui citrasporta il regno della verit (nel caso della bellezza metafi-sica, invece, la verit ne un portatore). Bellezza quasi-sacra-mentale e verit metafisica hanno in comune due qualit fon-

    damentali: 1) lininventabilit, nozione di derivazione kierke-gaardiana la quale si riferisce a entit che, prima e al di l diogni possibile iniziativa umana, simpongono nella loro crea-turalit (lintero regno del mondo esterno: invenzione diDio), oppure nella loro necessit e autonomia ontologica (learciessenze, tra cui proprio la bellezza artistica, qui in questio-ne)19 e anche, in un solo caso, unicit esistenziale (Cristo); 2)

    XXIIIINTRODUZIONE

    umana nel godimento estetico, bench tra i due vi sia una connessione diret-ta su cui qui non ci soffermiamo.

    19 Infra, pp. 467 s.: Lopera darte come entit ontologica non solo non ininventabile, ma addirittura sempre qualcosa di inventato. In ogni veraopera darte, tuttavia, come vedremo nella seconda parte [capp. 18 e 35], insito anche un elemento di scoprimento. [Nel parlare qui di ininventabilit]ci riferiamo soprattutto non allopera darte in quanto tale, ma alla sua bel-

    lezza, la quale appare misteriosamente in unentit creata dallartista. Inten-diamo quella qualit assiologica della bellezza in quanto tale che troviamoanche nella natura. Essa ha una sovranit e ininventabilit analoga a quella

  • 8/6/2019 2006. Vincenzo Cicero, La bellezza vi far liberi

    22/22

    della verit. Anche se appare in unentit tipicamente inventata, questa qua-lit in s ininventabile.

    20 Incompiuta, bene tenerlo sempre a mente prima di ogni valutazione.Si veda al riguardo la Vorbemerkung della Dietrich von Hildebrand Gesell-

    schaft al secondo volume della sthetik, p. 15, tradotta nella nostra Nota edi-toriale, infra, pp. XXXI s. Per un catalogo delle opere darte a vari livelli ana-lizzate da Hildebrand, v. infra, pp. 1207 ss.

    XXIV VINCENZO CICERO

    la classicit, nel senso particolare di adempimento del pro-

    prio ruolo ontologico, lo stare al giusto posto metafisico. Ilclassico adempiuto e attraversato dallalito della verit (in-fra, p. 467); la bellezza quasi-sacramentale classica perch lasua parola fino in fondo valida, nemica di ogni arbitrariet efalsit, e ha un effetto liberante, tanto che Gv 8,32b, citato daHildebrand nelloccasione, potrebbe essere a buon diritto pa-rafrasato in termini eleuterici: La bellezza vi far liberi.

    Larte, nel suo intimo significato e nel suo complesso, nonsi (di)spiegherebbe senza lessenziale virt liberatrice delbello, operante su pi livelli artisti, esecutori, fruitori esempre coagulando via via la propria rinfrancante forza attrat-tiva in-torno quelle singolari quasi-sostanze (infra, pp. 484s.) che sono le opere darte, templi della bellezza quasi-sacra-mentale.

    Che poi ogni singolo tempio sia visitabile nella modalitscientifica di cui abbiamo detto, quanto intenderebbe dimo-strare la straordinaria dovizia di opere darte frequentate daHildebrand e menzionate ed esaminate nella seconda parte20

    della sua Estetica, che per lappunto ispirata alla bellezzaartistica cos come la prima verte sullessenza della bellezzain generale, nella natura e nella vita umana.

    Non era qui di nostra pertinenza misurare questa impo-nente dimostrazione fenoumenologica. Ci importava solo ab-bozzare gli interessanti contorni eleuterici del suo nucleo spe-culativo, e fornire al lettore italiano qualche utile precognizio-ne prima di entrare qualora non labbia gi fatto da s inmediam rem.

    Rometta Marea, febbraio 2006