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MARCELLO CANDIA Lettera agli Amici di Lettera agli Amici di MARCELLO CANDIA Anno 23 - Secodo semestre 2006 - N. 45 - Spedizione in Abbonamento Postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - Filale di Milano Fondazione Dr. Marcello Candia

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MARCELLO CANDIALettera agli Amici diLettera agli Amici diMARCELLO CANDIA

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Se guardiamo la situazione del mondo in cui viviamo e lo facciamocon un occhio aperto e guidato dalla simpatia, dalla carità, possia-mo vedere, nella complessità così spesso drammatica, uno squarcio

di speranza.Il mondo con i suoi problemi che si addensano all’orizzonte ci apparecome il mondo abitato. È di questo tempo la preoccupazione per l’ecosi-stema per un equilibrio capace di sostenere lo sviluppo possibile.Secondo il Rapporto dell’ONU sullo sviluppo umano 2006, presentato il9 novem-bre aCittà delCapo, 1,1miliardodi personenonhannoaccessoall’acquapulita.Sono cifreimponentiche tradu-conoun’idea dimondo.Sono 1,8milioni i bambini nel mondo uccisi ogni anno dall’acqua inquinata.Ammontano invece a 2,6 miliardi le persone che non hanno ancoraaccesso a servizi igienico-sanitari adeguati.L’acqua manca ai più poveri e l’Onu chiede ai paesi ricchi di farsenecarico ma la politica latita. Manca meno di un decennio alla data limite (2015) fissata dagli“Obiettivi di sviluppo del millennio” e la situazione vede i paesi ricchiprocedere in solitaria indifferenza e quelli poveri senza prospettive. Ilmondo è sempre più a due velocità.La tabella sull’Indice di sviluppo umano (aspettativa di vita, alfabetizza-zione, scolarità e reddito) su 177 Paesi, vede al primo posto la Norvegia eall’ultimo il Niger. Ecco lo sguardo attento di cui parlavo.È la famiglia umana considerata nel suo insieme che abita questomondo. La prospettiva con cui lo guardiamo, se riconosciamo l’unitàdella famiglia umana, l’essere tutti in uno stesso disegno, è molto diver-sa. Lo stesso impegno, l’attività di ciascuno di noi, da quella lavorativa aquella relazionale, da quella religiosa a quella politica, possono essereviste come una piccola goccia messa nel grande mare della storia del-l’umanità. L’immagine del grande mare ci può preoccupare e far pensare all’irrile-vanza del nostro piccolo contributo, ma, al contrario ci può far coglierel’utilità anche delle nostre modeste risorse. Benedetto XVI, parlando alrecente Convegno Ecclesiale di Verona richiamava l’attenzione dei cre-denti di fronte “l’insidia del secolarismo”, cioè di quell’attenzione almondo che diventa in qualche modo miope perdendo ogni riferimentocon la fede e non riesce a concentrare lo sguardo su ciò che va oltre, chetrascende. Esiste uno sforzo diffuso a tutte le latitudini, per migliorare la condizioneumana, è uno sforzo a cui non dobbiamo rinunciare trovandoci cosìuniti a quanti prendono a cuore la realtà dei più poveri, degli ultimi diquesto mondo. È una povertà di tanti tipi quella su cui ci misuriamo macerto la povertà materiale ci interpella con le sue istanze di liberazione edi promozione umana.

Ernesto Preziosi

attentoUno sguardo

– Sommario –3

“L’uomo buono di Dio”Un testimone esemplare

5Un unovo asilo

per Marituba7

Religiose e laici al serviziodell’adolescenza e delle famiglie

9La mia prima volta

in Brasile11

Nuove attrezzatureper gli ammalati di Macapà

12Il Brasile

ha scelto ancora Lula13

una casaper le adolescenti abbandonate

14Donare

un sorriso

In copertina: Ragazze preadoloscenti a Uberaba in attesa

della realizzazione della loro “casa”

Lettera agli amici di Marcello CandiaSede: via P. Colletta, 21 - 20135 Milano

Direttore responsabileErnesto Preziosi

RedazioneMario Antonelli, Ennio Apeciti,

Martino Liva, Ernesto Preziosi, Alessandro SchiaviRealizzazione grafica

Daniele ClariziaFotocomposizione e stampa

Arti Grafiche Torri srlCologno Monzese (Milano)

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 532 del 17/11/1984

Spedizione in abbonamento postale 50% - Milano

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Il titolo del Convegno di Veronaera Testimoni di Gesù Risorto,speranza del mondo. Proprio

per sottolineare questo aspetto ditestimonianza, il Comitato prepa-ratorio, presieduto dall’arcivescovodi Milano, il cardinale Tettamanzi,aveva chiesto ad ogni regione ita-liana di indicare i nomi di alcunilaici capaci di provocare - nelsenso bello del termine - i cristianiitaliani, per scuoterli dal rischiodella rassegnazione, del pessimi-smo, della routine che insidia lavita di ogni persona. Pare strano,ma è così: per rimanere sempreentusiasticamente generosi civuole impegno, tensione, nonbisogna mai fare l’abitudine allecose che si fanno, occorre vivereogni giorno come se fosse il primo,l’unico, il più importante, la gran-de occasione.

Il cardinale Tettamanzi volevache fossero uomini e donne capa-ci di “sottolineare che la testimo-nianza, come la santità, è di tutti icredenti ed è ancora ben viva eradicata” in Italia. Uomini e donneche avevano “insegnato con laparola e con la vita che il Vangelodi Cristo è ancora vivo, capace di

donare ai nostri giorni fiducia esperanza”.

È bello leggere la Presentazionedel libro che ne raccoglie le sche-de: “In circostanze di sconvolgi-mento dei popoli, che quasi fannopresagire la fine dei tempi (cfr.Salmo 2), nell’antichità come ainostri giorni gli uomini sono tenta-ti di fare a meno di Dio. In questifrangenti l’amore verso i fratellinon consiste nell’assecondarel’istinto di dissoluzione, ma neltestimoniare l’amore di Dio, che “èapparso in mezzo a noi, e si è fattovisibile” (cfr Gv 14, 9). Da tale con-sapevolezza scaturisce la forza diqueste donne e di questi uomini,chiamati ad essere nel quotidianoannunciatori credibili e luminosidi quella Verità che si fa dono tota-le di sé per la salvezza del mondo”.

Il “testimone” Marcello CandiaOgni regione italiana aveva

indicato alcune figure che rispon-devano a questa forza della spe-ranza. Poi si dovette operare un’ul-teriore selezione, necessaria dopola scoperta - entusiasmante - chenon erano pochi i santi e le sante,le donne e gli uomini che avevano

saputo vivere il loro battesimo dalaici in modo da lasciare un segno.Si è arrivati così ad individuaresedici testimoni, “speranza delmondo”, come dice il titolo dellibro che li presenta.

Tra questi sedici “seminatori disperanza del mondo” la Lom bardiaha scelto Marcello Candia.

È bello per me - e vorrei lo fosseper tutti gli Amici - scoprire cosaabbia spinto i vescovi a proporre

“L’uomo buono di Dio”Un testimone esemplare

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“Noi pensavamo: se lui è un uomo così buono, quanto più buono deve essere Dio”. Al quarto Convegnodella Chiesa Italiana, tenutosi a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006, Marcello Candia è stato presentato pro-prio con queste parole, pronunciate da Adalucio Calado, lebbroso deformato per 40 anni.

Una carmelitana in ascolto della necessità degli “ultimi” di Macapà;

nella foto in alto:Marcello Candia

con Adalucio a Marituba.

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Marcello a tutti i credenti italiani ea tutti “gli uomini di buona volon-tà”, come amava chiamareGiovanni XXIII tutti quelli chevivono il Vangelo nei fatti dellaloro vita più che nelle parole.

Marcello - Adalucio - De FoucauldRitorno così alla frase che ho

proposto come titolo e che disse ilgrande amico di Marcello,Adalucio.

È una frase profonda, perché ciricorda che molta gente si faun’idea di Dio dal volto di Dio chenoi presentiamo. Molta gente siattende di vedere il volto di Dio sulvolto di chi dice di credere in Dio.Da ognuno di noi dipende l’amoreper Lui.

Marcello ha sempre creduto inun Dio che è Amore e lo ha fattopercepire, lo ha “irradiato” comeamava dire il suo cardinale, CarloMaria Martini: irradiare Dio, farnepercepire il cuore, il calore, l’amo-re.

La frase di Adalucio mi colpisceanche perché si trova quasi allalettera negli scritti di Charles deFoucauld, beatificato il 16 novem-bre 2005, il quale lasciò la Franciae le sue comodità per vivere primaa Nazaret, poi nel deserto delSahara per condividere la vita deibeduini e dei Tuareg, anche lorotra i dimenticati della terra.Charles de Foucauld non si propo-

neva di convertirli, ma di testimo-niare: voleva essere una presenzadiGesù tra quei fratelli che ancoranon lo conoscevano o lo conosce-vano male. Un giorno scrisse: «Ilmio apostolato deve essere l’apo-stolato della bontà. Vedendomi sideve dire: “Poiché quest’uomo ècosì buono, la sua religione deveessere buona”. Se si chiede perchéio sono mite e buono, devo dire:“Perché sono il servo di uno assaipiù buono di me. Se sapeste com’èbuono il mio padrone Gesù”».

Marcello fece lo stesso, comericordava Adalucio. Lo fece perchéera convinto che “Non si può con-dividere il Pane del Cielo, se non sicondivide il pane della terra”.

Cito questa frase, perché èquella con cui si apre la schedadedicata a Marcello nel sito inter-net del Convegno di Verona. È lafrase che ha colpito i “selezionato-

ri” ed è quella che vorrebbero pro-porre a noi, per raccogliere l’esem-pio di Marcello, e farlo nostro. Nona caso, la scheda internet conti-nua: “Questo convincimento,scritto sul muro della propria abi-tazione, ha guidato MarcelloCandia nella missione a fianco deipoveri del Brasile, per i quali haspeso gli ultimi vent’anni di vita”.

“Signore, fa che io sia sincero quandoli chiamo fratelli”

Prima di concludere vorreialmeno custodissimo due frasi diMarcello che i “selezionatori” delConvegno di Verona hanno volutoproporre a tutti gli italiani. Laprima: «Abituato a ripetere “chi hamolto ricevuto deve dare molto”,Marcello Candia si dedica anima ecorpo ai diseredati del Brasile».

La seconda: «Spesse volte, pre-gando il Signore per i miei fratelli,mi vien fatto di aggiungere subito:“Signore, fa che io sia sincero,quando li chiamo fratelli”».

Il segreto sta tutto qui: crederesinceramente che ogni uomo èmio fratello.

Ennio Apeciti

DIONIGI TETTAMANZI,Presentazione, in: Speranze delmondo. 16 profili di testimonidella Chiesa in Italia, San Paolo,Cinisello Balsamo (Mi), 2006, 5-8.

per approfondire

Il convegno di Verona “Testimoni di Gesù Risorto, speranzadel mondo” (Verona 16-20 ottobre 2006) è stato il quartoappuntamento nazionale della Chiesa italiana. A scadenzadecennale è stato preceduto da: Roma 1976, Loreto 1985,Palermo 1995.All’assise hanno partecipato 2.700 delegati (tra i quali 11 car-dinali, 222 vescovi, 608 sacerdoti, 322 religiosi, 41 diaconi, 15consacrati, 1275 laici), settecento addetti stampa e migliaia dialtre persone nell’apertura all’arena e allo stadio con BenedettoXVI.

Nella foto: la vita alla periferia di Santana.

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Dopo che Marcello Candiaebbe ultimato la costru-zione dell’ospedale S. Ca -

mil lo a Macapà, decise di rivolgerela sua opera di carità versoMarituba, ove esisteva un lebbro-sario e rappresentava un luogo digrande povertà umana e materia-le.

Da allora, anche grazie ai suc-cessivi interventi della Fon dazio nee di altre entità ed al lavoro in locodi Mons. Pirovano prima e deiPadri di Don Calabria poi, è statorinnovato profondamente il leb-brosario, sono state costruitediverse scuole, alcuni asili, unospedale, un poliambulatorio, uncentro sportivo-culturale e varieinfrastrutture a servizio di quellapopolazione.

Padre Aires, ci spieghi come è nata

l’idea della costruzione di un nuovoasilo?

Ci siamo accorti dei grandibenefici che hanno portato quelligià costruiti, ed abbiamo quindideciso di proseguire il nostroimpegno verso i più piccoli in unaltro quartiere periferico dellacittà.

Infatti il nuovo asilo nido“Diacono Francisco”, si troverà nelquartiere Almir Gabriel, un terri-torio alla periferia di Marituba chesi è via via popolato a partire dal1998.

Immagino sia un quartiere piuttostopovero e molto popolato.

Sì, esatto, ci sono circa 22.000abitanti, di cui molti bambini epraticamente nessuna infrastrut-tura.

Già nel 2002 il DiaconoFrancisco de Assis Gonçalves,

responsabile della parrocchia,si accorse del problema

e progettò lacos t ru -

zione di un asilo nido, senza riusci-re a portare avanti il progetto acausa della sua morte.

Quindi la vostra congregazione deipadri di Don Calabria, ha realizzatociò che Francisco aveva potuto solosognare.

Noi abbiamo assunto la guidadel progetto e chiesto aiuto alla

Fondazione Candia, che ha

Un nuovo asiloper Marituba

Su sollecitazione dei padri di Don Calabria, la Fondazione Candia ha finanziato la costruzione di unanuova crèche (asilo e asilo nido) alla periferia di Marituba ove le famiglie vivono in condizioni di gravepovertà e sono costrette a lasciare i figli sulla strada.Pubblichiamo qui l’intervista a fratel Aires che da molti anni si attivacon i suoi confratelli a Marituba a favore delle persone più disagiate.

La nova creche a Marituba,

quasi ultimata, nel giorno

dell’inaugurazione, il 7 novembre 2006.

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finanziato completamente lacostruzione di questo sognocomune: nostro, di Francisco edegli abitanti di “Almir Gabriel”.

Noi siamo grati alla Fon da -zione, che, come aveva già fattocon molte altre opere qui a Ma ri -tuba, ha deciso di sostenerci anco-ra.

Ed ora sopraggiunge il solito proble-ma, chi finanzierà il funzionamentodell’asilo,ovvero chi pagherà gli sti-pendi, le spese e tutto ciò che necessi-ta la struttura?

Sono contento di sentire questadomanda, perché possiamodichiarare che abbiamo raggiuntoun accordo con il Sindaco, il quale

ha garantito chepagherà tutte le risor-se necessarie per il fi -nan ziamento delnuovo asilo. Per san-cire questo accordo ilSindaco ha invitatonoi Padri di DonCalabria e una dele-gazione della Fon da -zione al ConsiglioComunale di Mari -tuba e in tale sede sisono firmati tutti gliaccordi che garanti-ranno il futuro alnuovo asilo mediantela nostra direzione eil finanziamentocomunale.

Siamo certi dipoter ospitare fino a250 bambini durantetutto l’arco della gior-nata, educarli, istruir-li e alimentarliopportunamente, felici di dare uncontributo alla loro crescita, dipoter togliere dalla strada questipiccoli e nello stesso momento

permettere ai genitori di lavorarecon maggiore serenità.

a cura di Martino Liva

Marituba è una cittadina di100.000 abitanti alla periferia di

Belem, capoluogo dello Stato delParà. Si trova

alle porte dellaforesta

Amazzonica enon lontano

dalla parte piùmeridionale

della foce delRio delle

Amazzoni.

saperne di più

Nella foto: un momento di vita quotidiana in uno degli asili a Marituba, condotti

dai Padri di Don Calabria e, in alto, bambini in attesa

di essere accolti nel nuovo asilio.

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Noi Suore Salesiane presen-ti a Porto Velho, da moltianni ci dedichiamo in

modo particolare all’educazione,gestendo una scuola dalla primaall’ultima classe, che accoglie pre-valentemente i figli della classemedia della città, ospitando natu-ralmente anche vari ragazzi senzapossibilità economiche.

Nell’anno 2000, in occasionedei 70 anni della presenza educati-va delle nostre suore nella città diPorto Velho, si è ravvisata la neces-sità di essere più vicine alla popo-lazione povera e abbandonata,anche sollecitate del vescovo dellacittà Dom Moacir Grechi.

Cosi, in risposta a questa gran-de necessità, è sorto il CentroSociale Madre Mazzarello che sitrova alla periferia della città nelrione Pantanal, a servizio dellefamiglie carenti, i cui figli general-mente sono quelli che spessoimboccano la strada della violenza,del traffico di droga o della prosti-tuzione.

La nostra Comunità di SuoreSalesiane quindi, oltre a condurrela scuola in città, sei anni fa ha ini-ziato a lavorare con i bambini, gliadolescenti e le loro famiglie chevivono in situazione di rischio siapersonale che sociale, dovuto allaestrema povertà. L’obbiettivo con-siste nel creare prospettive per il

futuro, capaci di favorire un pienosviluppo dell’infanzia e dell’adole-scenza, con il potenziamento dellapropria dignità.

Il Centro Sociale, anche se finoad oggi era costituito da scarsestrutture, è diventato nel tempo unpunto di riferimento della città perchi cerca aiuto, sostegno e mezziper uscire dalle situazioni di preca-rietà, rischio e abbandono.

Grazie al collegamento con lascuola in città, il Centro Socialeusufruisce dell’appoggio e dellapartecipazione delle istituzioni

come la Segreteria Municipale diAssistenza Sociale, il ConsiglioMunicipale nel quale una suora èmembro effettivo, il ConsiglioNazionale e altri enti governativi.In sostanza le suore cercano direstare inserite nei luoghi dove siprendono le decisioni al fine dilegittimare la causa dei piccoliottenendo contributi per far frontealle spese di mantenimento delCentro.

Le attività che offriamo nelCentro Sociale sono tutte svoltecon la collaborazione di altre enti-tà locali brasiliane, con le qualisono convenzionate per la realiz-zazione dei Corsi professionali.

Le attività consistono nel soste-nere l’apprendimento scolastico,nello sviluppare arti manuali (rica-mo, amache, borse) arti culinarie,e incoraggiare una sana passioneper lo sport anziché perdere iltempo per le strade. Tutto il lavoronel Centro Sociale è possibile gra-

Religiose e laici al serviziodell’adolescenza e delle famiglie

Dopo tanti anni di attività scolastica nella città di Porto Velho per i figli delle famiglie di medio reddito, leSuore Salesiane hanno accettato la proposta del Vescovo Dom Moacir Grechi di dedicarsi alla popola-zione più povera della periferia della città. L’intervento che hanno ritenuto più necessario è stato a favo-re della gioventù che, senzaguida e senza stimoli positivifacilmente si avvia verso stradedi vita miserabile. La FondazioneCandia ha accettato di dare unimpulso alla realizzazione di que-sto Centro Sociale che qui diseguito ci viene descritto dallaSuperiora suor Arlene.

«Il Centro Sociale è diventatonel tempo un punto di riferi-mento della città per chi cercaaiuto, sostegno e mezzi per

uscire dalle situazioni di preca-rietà, rischio e abbandono.»

Nella foto di questa pagina: un momento di festadurante l’inaugurazione del Centro Sociale

Madre Mazzarello.

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zie ai numerosi volontari dellanostra comunità, della scuola e diquelli che si trovano tra i genitori.

Tutte le attività, oltre a recupe-rare la gioventù a rischio, hannoanche come obbiettivo quello diaiutare le famiglie a trovare dellefonti di rendita. In questo senso sicollabora per una alternativa allapura e semplice sopravvivenzacercando di favorire una autono-mia economica, un senso di liber-tà e di autostima delle persone delquartiere.

Il sostegno economico dellaFondazione Candia ha dato ungrande impulso a tutta l’attività,dato che ci ha permesso di amplia-

re di molto gli ambienti delCentro Sociale, e ci ha concessocosì di rispondere in modomolto più significativo alladomanda sempre crescente difamiglie e ragazzi della zona.

Il progetto del Centro, per ilsuo significato, è molto di più di

ciò che possiamo vedere dallefotografie che abbiamo preparatoper gli amici della Fondazione.Con uno sguardo nel futuro, spe-rando che ancora la FondazioneCandia ci aiuti nella seconda fasedel progetto, il Centro sarà la cre-scita di uno spazio di gioia e digni-tà per tanti bambini, adolescenti egiovani che vivono in questa real-

tà e finalmente si potrà dare ugua-li opportunità ai figli delle famigliepovere che altrimenti rimangonosempre schiavi della loro miseracondizione.

Grazie quindi a tutti i membridella Fondazione Marcello Candiae soprattutto ai benefattori peraver creduto nel nostro lavoro nelquale stiamo investendo moltissi-me energie ma dal quale stiamoottenendo soddisfazioni davverograndi.

Suor Arlene e le Suore Salesiane di Porto Velho

Porto Velho è lacapitale di stato

del Rondonia,regione situatanel nord-ovest

brasiliano, vicinoalla foresta amaz-zonica, ai confini

con la Bolivia.Qui la Fondazione è stata attiva sin

dal biennio 1986-1987, occupandosiprima di educazione e poi di sanità

in collaborazione prima con leSuore Marcelline ed ora anche con

le Suore Salesiane.

saperne di più

Nella foto: il nuovo centro per ragazzi e per leloro famiglie alla periferia di porto Velho; inalto, la refezione è sempre un momento impor-tante nella programmazione quotidiana.

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Da anni sento parlare dellaFondazione Candia: dalletestimonianze di chi è

stato in Brasile, da chi si occupadella Fondazione, dai libri e dallepubblicazioni.

Mi erano noti l’intento missio-nario, il proposito di sostegno eaiuto dei malati e dei poveri el’elenco (imponente) di strutturecreate e supportate per migliorarele condizioni disagiate di unanazione difficile e, in maggiorparte, bisognosa.

Possedevo molte informazioniquando sono partito per questoviaggio nei luoghi brasiliani dellaFondazione Candia, ma niente miaveva preparato all’intensità e allacomplessità dell’esperienza diret-ta.

Innanzitutto, il Brasile. Ritmo,colore e natura, questi i tre ele-menti base che fondendosi traloro, in una sorte di strana alchi-mia, risvegliano i sensi di chi visi-ta il Brasile per la prima volta.

La quinta nazione del nostropianeta per estensione territoriale,la terra del samba, del carnevale edei forti contrasti.

Un paese dal passato tranquil-lo, con un ruolo secondario nellaformazione del mondo odierno,una delle nazioni meno densa-mente popolate della terra, conforti concentrazioni umanesoprattutto lungo la fascia costierae nelle grosse città. I brasilianisono un popolo vivace e profondo,una mescolanza di sangue euro-peo, africano, amerindio, asiatico emediorientale, derivato dai flussimigratori e dall’importazione degli

schiavi ad opera dei coloni porto-ghesi.

Un paese che vede circa 5.000famiglie possedere il 50% della ric-chezza nazionale, lasciando 23milioni di persone nell’estremamiseria.

Un paese afflitto da un’econo-mia che non parte, una povertàdiffusa e cronica e, al tempo stes-so, un altissimo grado di disoccu-pazione e gravi carenze nei settoridell’educazione e della ricerca.

Le sensazioni che si provanovisitando, ad esempio, le comuni-tà di Antonio Gonçalves, i sobbor-ghi di Rio de Janeiro, le palafitte diMacapà, le strade sterrate di PortoVelho, sono fortissime e disperan-ti. Immediatamente, ci si senteimpotenti e frustrati di fronte asituazioni umane ed economicheche si credevano relegate a vec-chie fotografie di decenni fa: nien-te acqua, elettricità a tratti, casefatiscenti per di più di legno, mala-ti e bambini abbandonati nella piùprofonda indigenza. Pensando poiall’impotenza e alla corruzionedella politica, e a una certa tenden-za alla rassegnazione della popola-zione, la domanda che nasce

urgente e inquietante - “Cosa ecome fare? Da dove partire?”-sembra rimanere vana e senzapossibilità di risposta.

Non deve essere stato così perMarcello Candia, prima, e per laFondazione che porta il suo nome,poi.

Pensando a quando la storia diMarcello in Brasile comiciò nellontano 1957, il luogo comune“partito da zero” assume una con-notazione veramente coraggiosa,epica, quasi eroica.

Ma la storia è nota e non ènecessario ripeterla. Durante que-sto viaggio, ho avuto modo di “toc-care con mano” quanto il primopiccolo seme posto da MarcelloCandia quasi 50 anni fa nel territo-rio di Macapà abbia dato i suoifrutti e stia germogliando in varieparti del Brasile.

Innanzitutto, il gran numero ela varietà di strutture create esostenute dalla Fondazione: leb-brosari, ospedali, centri di ricerca,asili, scuole agricole, centri diaccoglienza, studi medici, attivitàsociali e spirituali, orfanotrofi,biblioteche, centri di recupero e di

La mia prima voltain Brasile

Emozioni ed impressioni di ungiovane in viaggio per i luoghiin cui opera la FondazioneCandia.

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Nella foto in alto: tra le abitazioni di Porto Velho.

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sostegno per donne ed adolescen-ti, case per bambini handicappati.

Ciò che più mi ha colpito ècome tutte queste opere siano pro-fondamente radicate nei territori esiano diventati dei veri e propripunti di riferimento per interecomunità. Malati, anziani, donne,bambini e intere famiglie si rivol-gono a questi centri, trovando unanuova casa, un luogo di sollievo edi sostegno. Attorno ad essi, siavverte la partecipazione e il calo-re della popolazione, l’impegno ditutti e la passione nelle grandicome nelle piccole cose. Per que-sto, questi centri si sono poco apoco sviluppati, irradiandosi e sti-molando la diffusione di nuovestrutture, creando così una straor-dinaria catena di solidarietà e pro-gresso.

Nelle visite alle numeroseopere, ho compreso che laFondazione non si limita a finan-ziare e sostenere, ma “investe”nelle risorse umane e territoriali e,rispettando e favorendo l’iniziativalocale, svolge una funzione di edu-cazione e stimolo all’autonomia.

Così avviene ad esempio nellascuola agricola di AntonioGonçalves o di Santana, dove unaffiatato team di laici e religiositiene corsi di agricoltura e apicul-tura per i giovani, che a fine corsopotranno tornare nei rispettivi vil-laggi per intraprendere attivitàproduttive e insegnarle a lorovolta.

Oppure, nel lebbrosario diMarituba o nell’ospedale di PortoVelho si coinvolgono i pazienti inattività di artigianato con la produ-zione di oggetti la cui vendita ser-virà a contribuire alle spese digestione.

In questi luoghi, ho incontratoun campionario eccezionale dipersone diversissime tra loro, maaccomunate da una straordinariaumanità, da un principio di giusti-zia e di amore verso il prossimo:laici e religiosi, europei volontari eindigeni che da sostenuti diventa-no piano piano collaboratori einsegnanti.

Un insieme di diversità e diffe-renti realtà umane che lavoranodisinteressatamente per il progres-so e lo sviluppo. Mai mi era capita-to di vedere coinvolti in una gran-de opera missionaria comune tantiordini e associazioni diversi e, tal-volta, storicamente concorrenti:Carmelitane, Ancelle della Carità,Salesiane, Marcelline, Cappuccini,Piamartini, Padri di Don Calabria,Diocesi e Vescovi locali, Shalom,Laiche consacrate e non.

La forza della FondazioneCandia è anche questa: agire sututti i livelli, senza pregiudizi,crean do un tessuto forte di solida-rietà e collaborazione. Anche conle istituzioni e i politici locali. I rap-porti, in questo caso, non sonosempre facili e gratificanti (la sgra-devolezza e inadeguatezza del

potere ufficiale in Brasile è un pro-blema molto doloroso), ma sonofondamentali per garantire lo svi-luppo e la crescita costante e radi-cata delle strutture.

Qualcosa però sembra muo-versi, e la rielezione di LuizIgnacio “Lula” da Silva, primoPresidente socialista del Brasile, èvissuta dalla maggior parte dellapopolazione con grande speranza.

In qualità di primo presidentedi estrazione operaia, la sua elezio-ne è simbolo di riscatto per i pove-ri e gli emarginati del Brasile, chesperano che questa vittoria eletto-rale rappresenti l’inizio di una pro-fonda trasformazione finalizzataalla giustizia sociale.

Nel suo primo discorso televisi-vo in veste ufficiale, Lula ha detto“farò tutto quanto è alla mia porta-ta per portare la pace al nostrocontinente” e “costruire un paesein cui vi siano più giustizia, frater-nità e solidarietà”.

La Fondazione Candia datempo fa la sua parte e continua lasua lotta paziente, intelligente enon violenta, cercando la collabo-razione e il coinvolgimento popo-lare e stimolando l’alleanza di tuttele realtà missionarie, per costruireun Brasile di tutti, un Brasile chesia, finalmente, una terra senzamali.

Luca Corbetta

Nelle foto di questa pagina: a sinistra, ragazzi alla scuola agricola diAntonio Gonçalves; a destra, una via alla periferia di Belém.

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“La macchina è arrivata!”.Così ci ha scritto, contoni entusiastici, padre

Apollonio, riferendosi all’apparec-chio per l’Ultrosonografia che laFondazione Candia ha donato alPoliambulatorio di Macapà insie-me ad alcuni fondi per la ristruttu-razione e l’ampliamento di un set-tore del Centro.

La struttura era stata realizzatatra il 2001 ed il 2002 grazie ad ifinanziamenti della Fondazione edal lavoro incessante dei padriCappuccini.

Il Poliambulatorio “Centro dipromozione umana” sorge accanto

al famoso ospedale S. Camillo, laprima opera che Marcello in per-sona costruì in Brasile. Vennedonato da Candia alla congregazio-ne dei Camilliani, ed ora, anche acausa di alcune scelte gestionali,non riesce più a far fronte allagrande richiesta di assistenza deipoveri della città.

Così, diversi anni fa, vista l’im-possibilità dell’ospedale, nacquel’idea della costruzione di unpoliambulatorio, che nel corsodegli anni ha offerto sempre piùservizi ed assistenze.

I padri Cappuccini, infatti, sonoriusciti a coinvolgere una grandequantità di medici, dentisti, chi-rurghi, oculisti ed altri professioni-sti volontari che dedicano del lorotempo per curare chi ha bisogno.Si è creata dunque, attorno alpoliambulatorio, una grande cate-na di solidarietà che ha permessoal centro di essere molto efficiente

e con le bracciasempre aperteverso i malati poveri.

“Oggi la struttura è innegabil-mente ben fornita al suo interno”,scrive ancora padre Apollonio,“sono presenti ambulatori di gineco-logia, oftalmologia, cardiologia,odontoiatria, pediatria, fisioterapia,oculistica, clinica generale e per levarie vaccinazioni ed anche labora-tori per analisi del sangue, e per laprevenzione del cancro. Tuttaviamancava la macchina per gli esamidi Ultrosonografia molto moltorichiesti, ma da oggi molti altriammalati potranno essere visitati”.

Traspare felicità nella lettera diApollonio: è quella genuina deiseguaci di S. Francesco, quella chehanno tutti i volontari che lavora-no al Poliambulatorio nel curare ipiù sfortunati, poveri e malati diMacapà. È la stessa che provavaMarcello quando portava confortoai miseri e diceva “Nel loro voltovedo quello di Gesù”.

Martino Liva

Nuove attrezzatureper gli ammalati di Macapà

Il poliambulatorio gestito dai padri Cappuccini a Macapà, accogliesolo persone povere che necessitano cure, esami e visite specialisti-che. La Fondazione ha accettato nuovamente di arricchirlo conun’Ultrosonografia per esami molto richiesti. Pubblichiamo qui leparole di ringraziamento e di soddisfazione di Padre Apollonio,responsabile del centro.

Macapà, con i suoi 320.000 abitan-ti, è la capitale dello Statodell’Amapà, regione amazzonicache si sviluppa a nord del Rio delleAmazzoni. Qui si trova l’ospedaleS. Camillo, la prima opera cheMarcello Candia fece costruire nellontano 1961 con i soldi ricavatidalla vendita della sua azienda far-maceutica. Anchequi la Fondazioneha seguito l’operadi Candia condiversi interventi incampo educativo esanitario.

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Come sempre, grande folla di ammalatipoveri all’ingresso del Poliambulatorio diMacapà. Nella foto in alto: la nuovaUltrosonografia.

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«Vogliamo che il Brasiledivenga più giusto. Ipoveri avranno la prefe-

renza nel nostro governo» «La vittoria è quella del Brasile»«È come se avessimo viaggiato a 80all’ora, per la nostra inesperienza.Ma il mandato è stato positivo, anchese, certo, abbiamo fatto degli errori.Ma ora viaggeremo a 120 orari perfar crescere più velocemente ilBrasile». Queste sono le prime frasi di com-mento alla riconferma del suosecondo mandato.

Luiz Inácio Lula da Silva è statoriconfermato nelle elezioni presi-denziali brasiliane. Con il 96,95 deivoti scrutinali ha ricevuto il 60,79per cento dei voti validi, mentre ilsuo avversario nel voto di ballot-taggio, Geraldo Alckmin, il 39,21per cento. Si è trattato di un vero trionfo, unavittoria con margine superiore aquello del suo primo mandato.Decisiva la sua popolarità nellefasce più povere della popolazionebrasiliana. “Io penso che il Brasile stia vivendoun momento magico di consolida-mento del processo democratico”ha detto Lula pre-sentan-

dosi ai giornalisti con indosso unamaglietta bianca in cui era scrittain campo giallo-verde la frase “lavittoria è del popolo”. “Sono grato inquesto momento alle persone che sisono fidate di me, al popolo brasilia-no che in vari momenti è stato indot-to ad avere dei dubbi contro il gover-no. Ma il popolo sapeva distinguerequello che era vero da quello che erafalso” ha detto Lula riferendosi ainumerosi scandali e alle accuse dicorruzione moltiplicatesi con l’ap-prossimarsi del voto. “Conti nue -remo a governare il Brasile per tuttima continueremo a dare più atten-zione a coloro che hanno più biso-gno. I poveri avranno la preferenzadel nostro governo” ha concluso ilnuovo presidente brasiliano.

Il primo obiettivo del nuovo gover-no sarà quindi lo sviluppo. Ma Luiz Inácio Lula da Silva haalmeno altre due questioni daaffrontare se vuole rilanciare ilBrasile. La prima è una riformapolitica costituzionale che consen-ta la governabilità. Il sistema poli-tico brasiliano è oggi così fram-mentato che il presidente viene

eletto a maggio-ranza

assoluta ma non ha i numeri pergovernare al Congresso ed ècostretto a fare compromessi, più omeno leciti, con tutti. L’altra è lariforma agraria, l’eliminazione deilatifondi. Misura urgente senza laquale migliaia di contadini nonavranno alcuna possibilità di slac-ciarsi dal peso della miseria libe-rando lo Stato dall’elemosima cheversa per assisterli. Il suo ragionamento è semplice: seaumenta il salario minimo, il com-mercio aumenta e la produzionedelle fabbriche anche. Secondomolti analisti la macroeconomianon subirà cambiamenti radicali,così come la politica delle riforme.Molte promesse del primo man-dato, rimangono ancora da realiz-zare, prima di tutte quella agraria,realizzata solo a metà.

Dino Clapis

Il Brasileha scelto ancora Lula

Luiz Inácio “Lula” da Silva, leader del Pt (Partido dos Trabalhadores), ha vinto di nuovo, con il 61% deivoti, le elezioni presidenziali brasiliane avvenute lo scorso novembre.È stato quindi riconfermato presidente per un nuovo mandato di altri quattro anni, alimentando le spe-ranze di chi sogna una nazione in cui regni una vera giustizia politica e sociale, in modo da non conti-nuare a favorire un Brasile ricco per pochi ed uno povero per molti.

Nelle foto, il grande contrasto: il Brasile dei ricchi e quello dei poveri.

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Grande gioia abbiamo potutovivere nella cittadina diSantana lo scorso 3 novem-

bre durante una visita alle opereche la Fondazione sta finanziandoe ai luoghi ove si pensa di realiz-zarne altre nel prossimo anno.

È giunta infatti dall’Italia e dalBrasile una delegazione dellaCongregazione religiosa denomi-nata “Discepole di Gesù” che han -no in programma di stabilirsi allaperiferia di Santana per realizzareuna centro per giovani ragazzeadolescenti senza famiglia.

Queste ragazze infatti senzafamiglia o che vivono solo con qual-che parente spesso inaffidabile, percause oramai consolidate neltempo, si ritrovano spesso senzadimora, senza affetti, senza scuola esenza alcuna speranza per il futuro;automaticamente iniziano a viveresulla strada ed entrano a far parte,ancora adolescenti, in un circolovizioso e spesso ad essere madrisenza averlo scelto.

Quando il Giudice tutelare rie-sce ad intercettare situazioni diquesto genere, che emergonogeneralmente da fatti di violenza odi sfruttamento, spesso non haaltra scelta che affidarle alla Casadi Ospitalità, da anni sostenutadalla Fondazione, che ospita uncentinaio di bambini handicappa-ti; tutti quanti però si rendonoconto quanto non sia opportuno efunzionale tale ambiente per gio-vani adolescenti con trascorsi digrande precarietà e di carenza diaffetto.

Per quanto riguarda i ragazziche vivono situazioni similari, dacirca un anno si è trovata unaopportuna sistemazione presso iPadri Piamartini responsabili dellagestione della Scuola Agricola allaperiferia di Ma capà; questi infatti

hanno aperto, con il contributodella Fondazione, una Casa diAccoglienza che già ospita unaquindicina di ragazzi abbandonatie che, con il nuovo ampliamento,arriverà a poterne ac cogliere finoad una quarantina.

Per prevenire il degrado delleragazze ed evitare eventuali gravi-danze indesiderate, come diceva-mo all’inizio, è stato realizzato unincontro con la delegazione dellesuore “Discepole di Gesù”, il Ve -scovo di Macapà e la Fon da zio neCandia, per focalizzare il progettoda realizzare a breve. La Fon da -zione da parte sua finanzierà larealizzazione di un Centro checonsterà di alcune casette per leragazze in modo da costituire pic-coli “nuclei famigliari” seguiti dauna educatrice; una casetta per lesuore responsabili del progetto eche daranno garanzia di continui-tà; e alcune strutture di svagoe di attività varie per rendere ilcentro assolutamente più pia-cevole. Queste ragazze avran-no così una vita più serena,andranno in città per gli studi,per mantenere i rapporti conla società e vivranno all’inter-

no del Centro le attività di suppor-to didattico, ludiche e sportive. Perdirlo in una parola si vuol dar lorol’opportunità di costruirsi un futu-ro migliore più simile a quellodelle ragazze che vivono in fami-glia e non dover veder distrutta lapropria vita ancora adolescenti.

Saremo lieti, tra circa un anno,o poco più, di darvi ampia relazio-ne della realizzazione di questoCentro per adolescenti che speria-mo di costruire in fretta se gliamici di Marcello Candia ci saran-no come di consueto vicini e gene-rosi.

Giuseppe Corbetta

Una casaper le adolescenti abbandonateA Macapà sono state poste le premesse per la costruzione di un centro di accoglienza integrale per gio-vani ragazze adolescenti abbandonate per permettere loro di sperare in un futuro migliore.

Santana è una cittadina situata sulRio delle Amazzoni a 20 Km da

Macapà, nello stato Amapà, e rap-presenta uno dei maggiori porti

fluviali dell’Amazzonia. Per le suecaratteristiche èun centro deter-

minante per ladistribuzionedella droga e

per il diffondersidella prostitu-zione e della

violenza.

saperne di piùNella foto in alto: un momento di festa dopo la decisione di aprire lanuova casa per ragazze abbandonate a Santana.

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Donareun sorriso

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L’Associazione “Amici perl’Africa - Soccorso Odonto -sto matologico Onlus” è

nata ufficialmente nel 1999, ma lasua attività è iniziata in Kenya giànel 1992.

Siamo un gruppo di mediciodontoiatri, odontotecnici, igienistie assistenti che operano con loscopo di alleviare le sofferenzedentali delle popolazioni più pove-re di alcune zone del Kenya.

Queste persone non potrebbe-ro curarsi in quanto l’organizzazio-ne sanitaria locale ha dei costiproibitivi o non esiste del tutto.

Abbiamo operato e operiamosia con interventi odontoiatricidiretti, sia con formazione di per-sonale locale in modo da renderela nostra presenza non più indi-spensabile.

Il territorio su cui siamo pre-

senti gravita più o meno attornoalla metropoli di Nairobi che,come le grandi città del terzomondo, è fabbrica di povertà edegrado umano.

Attualmente sono attivi cinqueprogetti: uno presso l’Ospedale di

Nkubu, completamente autosuffi-ciente, altri due a Kahawa eWamba che hanno personale loca-le e appoggio della nostra Asso -ciazione. Infine i due ambulatori diEmbul-bul e Sagana che sonoancora totalmente a nostro carico.

Per poter migliorare il nostroservizio rendendolo più

continuativo stia-mo cer-

cando odontoiatri odontotecnici,igienisti e assistenti disposti a dedi-care la propria professionalità perun periodo minimo di due setti-mane ad un massimo indefinitodel proprio tempo.

Siamo sicuri che, come è capi-tato a noi, anche chi accettassequesta proposta tornerà in Italiacon la gioia di essere riuscito adalleviare i terribili dolori di denti e“a far sorridere un fratello africa-no”.

Rodolfo Piana(Presidente dell’Associazione

“Amici per l’Africa”)

La Fondazione Candia ha accettato di dare spazio, in una pagina di questonumero, al presidente dell’Associazione “Amici per l’Africa” che da moltianni opera a Nairobi dedita al soccorso odontostomatologico. Essa però percontinuare a migliorare la sua opera è sempre alla ricerca di nuovi volontari. Lo scritto illustra la realtà incui l’Associazione è presente e come essa organizza la propri attività e si augura che qualche espertodel settore si faccia avanti e offra la propria disponibilità.

[email protected]

tel. 02.4390895

«Un gruppo di medici odonto-iatri, odontotecnici, igienisti eassistenti che operano con loscopo di alleviare le sofferenzedelle popolazioni più povere di

alcune zone del Kenya.»

Nairobi è la capitale del Kenyaed è una delle città più grandidell’Africa, con una popolazionedi circa 2,5 milioni di abitanti. Ilnome di Nairobi deriva dal ter-mine Maasai Enkarenairobi, chesignifica “acque fredde”. La città venne fondata nel 1899come deposito degli approvvi-gionamenti per l’UgandaRailway che era in costruzionetra Mombasa e Uganda.Occupa una superfice di circa150 km², e si trova a circa 1.660m s.l.m. Lelingue princi-pali parlate incittà sono loswahili e l’in-glese.

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Un dentista, membrodell’Associazione, mentreopera a Embul-bul.

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La Fondazione è la concretaconseguenza dello slanciomissionario di Marcello

Candia. Da lui voluta ed entrata inattività alla sua morte, si prefigge didare continuità alle opere da lui ini-ziate e di svilupparne altre sollecitateda esigenze contingenti.Prevalentemente promuove iniziativea favore dei lebbrosi, dei bambini,degli ammalati e dei poveri delBrasile con particolare riferimentoalla Regione Amazzonica e a quelladel Nord-Est.Tali iniziative, richieste dalla difficilesituazione, vengono comunque pro-mosse dalla Fondazione anche inaltre località povere del Brasile.I fondi raccolti vengono destinati allediverse iniziative e trasmessi diretta-mente ai responsabili di ogni singolaopera.La Fondazione, attraverso la Let teraagli amici di Marcello Can dia,dà informazioni in merito ai progettiintrapresi ed annualmente pubblicail bilancio per render nota a tutti ladestinazione dei fondi.La Fondazione Marcello Candia sibasa sul volontariato dei Con si glieri e

di alcuni amici presenti in diversecittà italiane; in Brasile opera attra-verso religiosi e laici e spesso iConsiglieri là si recano per il control-lo delle attività e lo sviluppo dellenuove iniziative.

La Fondazione è persona giuridicacon decreto del Presidente dellaRepubblica n. 1060 dell’1.12.83 e puòessere destinataria di donazioni elegati testamentari; può essere indi-cata anche come erede a titolo uni-

versale e verifi-candosi unadelle predette

Fondazione Dr. Marcello Candia - ONLUS

Milano

Consiglio di Amministrazione

PresidenteGianmarco Liva

Vice Presidente Giuseppe Corbetta

Consiglieri Ennio Apeciti

Francesco Baxiu

Mario Conti

Giovanni Cucchiani

Ernesto Preziosi

Collegio dei revisori Luigi Capé

Emilio Cocchi

Gianluca Lazzati

IndirizzoVia Colletta, 21

20135 Milano

Tel. 02.54.63.789

c/c Bancario:

000000035475

presso il Credito Artigiano

ABI 03512 - CAB 01601 CIN Z

c/c Postale: 30305205 intest. a:

Fondazione Dr. Marcello Candia

ONLUS

Fondazione Dr. Marcello Candia

Lugano

Consiglio di Amministrazione

Presidente Rocco Bonzanigo

Vice Presidente Giuseppe Corbetta

Consiglieri Verena Lardi

Gianmarco Liva

Giorgio Campoleoni

IndirizzoVia Pioda, 5

6901 Lugano

c/o Studio Bolla Bonzanigo

c/c Postale:

69-9679-4 (Poste Svizzere)

c/c bancario: Q5-765603 UBS

@Ci trovate ancheall’indirizzo Internet

www.fondazionecandia.org

ipotesi, gli atti relativi sono, in forzadi legge, esenti da ogni imposta.A norma del decreto legislativo n. 460del 4.12.1997 e successive modifiche,la Fondazione Dottor MarcelloCandia - Onlus possiede i requisitiper fruire della disciplina tributariaivi prevista a favore del leOrganizzazioni Non Lu cra ti ve diUtilità Sociale (ONLUS).Fra le agevolazioni previste dallavigente normativa sono comprese leerogazioni liberali da persone fisichee giuridiche, nei limiti e con le moda-lità di cui al D.P.R. n. 917 (testo unicodell’imposta sui redditi) del22.12.1986 e al D.L. 35/2005.Inoltre, la Fondazione M. Candiaessendo ONLUS e cioè “Fondazionericonosciuta con personalità giuridi-ca avente l’esclusivo fine di solidarie-tà sociale e operante in Brasile per larealizzazione di opere umanitarie afavore dei poveri e dei malati, conparticolare attenzione alla RegioneAmazzonica”, ha i requisiti per poteressere indicata quale destinataria delcontributo del 5 per mille dell’IRPEFe continuare quindi, come già avvie-ne da 24 anni, la realizzazione diasili, scuole, centri di accoglienza perhandicappati, posti medici, ospedali,opere varie di solidarietà.

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Nello spirito diMarcello Candia

Marcello Candia, in du -striale milanese,dopo aver sostenuto

opere a carattere sociale, cari-tativo ed edu cativo in Italia,nel 1965 ven de la sua azienda

e va a vivere tra ipoveri del l’A maz -zonia brasiliana.Costruisce a Ma -capà un ospedaledi 150 posti letto.Negli anni succes-

sivi si dedica ad altre ope re inBrasile e sostiene anche inizia-tive già esistenti: assistenza ailebbrosi, case per handicappa-ti, centri di accoglienza perbambini abbandonati, ambu-latori, scuole e centri sociali.Nella sua lungimiranza, pri -ma della scomparsa, ha costi-tuito la Fondazione che portail suo no me, con il compito dicontinuare la sua azione.

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