13 15 rassegna stampa fisac dal 23 mar al 29 mar

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Rassegna stampa settimanale n. 13/2015 ____________________________ Dal 23 marzo 2015 Al 29 Marzo 2015 A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann – V.Vitale)

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Transcript of 13 15 rassegna stampa fisac dal 23 mar al 29 mar

  • Rassegna stampa settimanale n. 13/2015 ____________________________

    Dal 23 marzo 2015 Al 29 Marzo 2015

    A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann V.Vitale)

  • BANCHE

  • 6 CORRIERECONOMIA LUNED 23 MARZO 2015

    La riforma del creditoTappe & Strategie

    Finanza

    Governance Nonostante le polemiche sul decreto Renzi, molte banche sono in via di adeguamento rapido. Prossimo passo le Bcc

    Popolari Arriva la legge? Ecco chi pronto in anticipoDomani il provvedimento in Aula. Ma Milano, Veneto e Vicenza sono gi avviate verso la trasformazione in Spa

    DI STEFANO RIGHI

    Il decreto Renzi sul riordi-no del sistema creditizioitaliano arrivato al dun-que. Dopo aver incassato

    il via libera della Camera (290voti favorevoli, 149 contrari, 7astenuti), il disegno di legge1813 di conversione del decretolegge n3 del 24 gennaio 2015ha ottenuto il visto anche dallecommissioni Finanze e Indu-stria del Senato, che hanno da-to mandato al relatore per por-tare il testo in aula, domattina.In queste prossime ore nonmancheranno i colpi di scena.La pervicace ostinazione a di-fendere lo status quo che hacaratterizzato una parte del-luniverso delle banche popo-lari, contrasta con chi final-mente guarda avanti e trovanel confronto con un mercato

    sempre pi ampio e orizzonta-le la vera ragione della propriaesistenza. Nellincassare lokdalle commissioni del Senato,con un provvedimento blinda-to, il relatore Claudio Moscar-delli (Pd) ha evidenziato comenon ci sia tempo per introdur-re modifiche: quando andre-mo al voto ha evidenziato penso che il governo metter lafiducia.

    Tempo persoIl tempo in effetti cera, ma

    non in questo 2015. Anni, nonmesi, che le banche popolarihanno speso nellimmobili-smo pi assoluto, evitando ac-curatamente, sebbene solleci-tate, di avviare una seria attivi-t di autoriforma che avrebbepermesso loro di interpretaremeglio i tempi e di non arriva-

    re a un confronto con il gover-no su posizioni tanto lontane.Ora, voto di fiducia o meno,approvazione dellaula o ricor-so alla Corte costituzionale,qualsiasi sia levoluzione deldecreto Renzi dello scorso gen-naio, un primo grande risulta-to si gi ottenuto: alcune po-polari, indipendentementedalle indicazioni che emerge-ranno domani da Roma, han-no gi deciso autonomamentedi intraprendere la via per latrasformazione della forma so-ciale da cooperativa a societper azioni.

    IntuizioniLa straordinaria intuizione

    di uguaglianza tra i soci, qual-siasi sia il loro apporto allacausa sociale, cos come emer-ge dal principio del voto capi-tario nato nellOttocento, si rivelato anacronistico nel mo-mento in cui la finanza non pi quella regionale, le dimen-sioni sono rilevanti e il con-fronto con una concorrenzaglobale e un regolatore sovra-nazionale. Il limite posto daldecreto Renzi degli otto miliar-

    di di attivo pone un chiaro con-fine dimensionale tra chi puancora concretamente perse-guire i fini mutualistici tipici delle banche popolari e chi chiamato a rispondere ad altrelogiche.

    Dieci su settantaAlla fine, il decreto tocca 10

    banche su 70 a conferma che lospirito di straordinaria vici-nanza sociale delle banche po-polari non verr meno, ma an-zi uscir rafforzato dalluscitadi chi, in tutta evidenza, popo-lare non pi da tempo. Con-fondere il Banco Popolare oUbi societ che capitalizzanorispettivamente 5 e 6,3 miliar-di e hanno attivi per 123 e 121miliardi con una delle altresessanta banche non toccatedal decreto rischierebbe di di-venire offensivo per entrambe.Il decreto Renzi ha per evi-denziato anche molti lati posi-tivi. Alcuni istituti VenetoBanca e Popolare di Vicenza inmaniera esplicita, la Banca Po-polare di Milano anche marte-d scorso assecondando pub-blicamente la trasformazione

    indotta dal decreto hannogi intrapreso la strada delcambiamento. vero ancheche Carlo Fratta Pasini, presi-dente del Banco Popolare si scagliato contro la riforma inuna accorata lettera ai dipen-denti e che il presidente diBper, Ettore Caselli, che al con-tempo presiede anche lasso-ciazione di categoria, non puagire contro linteresse deipropri associati, ma il cambia-mento in atto e di questo tuttibeneficeranno.

    Orizzonti diversiLo hanno capito chiaramen-

    te i capi azienda delle banchecoinvolte. Se i presidenti de-vono in alcuni casi difenderelo status quo, i manager chequotidianamente si trovano aconfrontarsi sui mercati han-no gi abbracciato il cambia-mento. Da Vicenza a Monte-belluna, da Modena a Sondrio,da Milano a Bergamo, Bresciae Verona le dimensioni delledieci banche coinvolte sono ta-li che una limitazione parteci-pativa al capitale nonostantesia, in sette casi, addolcita dal-

    la distinzione tra soci e azioni-sti, che deriva dalla bizantinacollocazione sul mercato azio-nario delle azioni delle stessebanche popolari rappre-senta un aggravio sul fronte della provvista e un ostacolosul piano della governance.

    Maggior chiarezzaSe il disegno del premier

    Renzi arriver a compimentoqueste banche usciranno dallariforma pi forti e pi identita-rie di quanto siano oggi. Ban-che popolari vere, legate al ter-ritorio, non aggregati finanzia-ri che si mascherano dietro auna carta didentit scaduta.Al di l degli ostruzionismi, deiricorsi e delle manovre dellapotentissima lobby che le rag-gruppa, il governo sembraaver interpretato pienamente ilsenso di un cambiamento nonpi rinviabile. Loccasione

    straordinaria per tutto il siste-ma, tanto da aver mosso versolautoriforma anche il mondodel credito cooperativo, le Bccche hanno dimensioni davverolocali. Gli episodi di mala ge-stio la Popolare dellEtruria edel Lazio commissariata; so-no indagati alcuni amministra-tori ed ex amministratori diVeneto Banca; rinviato a giu-dizio un ex presidente dellaBpm non devono richiamarei toni di una guerra santa chenon ha ragione di essere. Ledieci banche individuate daldecreto hanno semplicementesmesso di essere popolari per-ch cresciute troppo. Conti-nueranno ad esserlo, piena-mente, le sessante banche cheil decreto neppure sfiora.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il relatore Moscardelli (Pd):Non cera tempoper le modifiche

    C he da parte del credito cooperativo sia necessario un confronto pi stringente con la realtoperativa, lo dimostra il singolare caso della Banca Popolare di Bari. Listituto, presieduto dalfiglio del fondatore, Marco Jacobini e guidato da Vincenzo De Bustis formazione romana tra Banca di Roma-Cofiri-Bnl e successive suggestive esperienze in Banca del Salento-Banca 121,Monte dei Paschi di Siena (amministratore delegato 2000-2003) e Deutsche Bank Italia (ammi-nistratore delegato 2003-2008) allalba della tredicesima settimana dellanno, quando ormai primavera, non ha ancora fatto capire come si sia concluso il 2014.

    Mentre altre banche hanno dato conto di progetti di bilancio e di consigli di amministrazioneche hanno successivamente approvato i conti dellanno scorso, con profitti, perdite e dividendi, daBari non arriva alcuna notizia. Da un giorno si rimanda allaltro, da una settimana alla successiva:gli alchimisti del bilancio sono allopera per realizzare il grande equilibrismo. Eppure la Bari unadelle prime dieci banche popolari italiane e, secondo il decreto Renzi, dovrebbe trasformarsi inSociet per Azioni nei prossimi mesi. Nonostante questo, nonostante lo sbandierato Polo Sud delcredito, di come sia andato il 2014 non c ancora notizia. Sia chiaro, nessuna infrazione al codicecivile, ma un insistito disinteresse per gli stakeholder e per tutto ci che circonda la banca. Un mon-do chiuso gli ultimi dati reperibili si fermano al 30 giugno scorso, quasi 9 mesi fa e di cosa sia nelfrattempo successo nessuno sa nulla davanti a una realt concorrenziale sempre pi aperta.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Bari, lattesa senza fine del bilancio 2014

    Presidentie amministratorihanno orizzonti di riferimento diversi

    Lanalisi Utile netto in crescita del 31 per cento, dividendi in aumento del 25 per cento. Soprattutto impieghi a +8% contro il -2% del sistema

    Credem, lunica piccola banca promossa da MoodysIl direttore generale Bizzocchi: abbiamo un modello che funziona. E lagenzia americana vuole alzare il rating allistituto

    U nicredit, Intesa eCredem. Per lagenziaamericana Moodysnon ci sono dubbi, sono solotre, al momento, le banche ita-liane che meritano di essereanalizzate in vista di un mi-glioramento del rating e, tra idue colossi, c spazio solo perlistituto reggiano. La banca dicasa Maramotti, guidata daldirettore generale Adolfo Biz-zocchi, ha chiuso il 2014 conuna crescita dellutile nettoconsolidato del 31 per cento (a151,8 milioni di euro). Forte diun margine di intermediazio-ne a quota 1.068 milioni (+7,3per cento), con una raccoltacomplessiva a 53,5 miliardi(+10,6 per cento) e con un rap-porto delle sofferenze sugliimpieghi invariate a quota1,55 per cento, il Credem haaumentato del 25 per cento ildividendo (a 0,15 euro).

    motivo di grande orgo-glio professionale, per tutto ilnostro gruppo dice Bizzoc-chi evidenziare come, in un

    momento di mercato moltodifficile, noi si continui ad as-sumere e a investire. Mentretutti pensano a tagliare abbia-mo deliberato nuovi investi-menti informatici e abbiamochiuso il 2014 con un aumentodegli occupati. A fronte di unacontrazione del 2 per centodegli impieghi del sistema, ilCredem cresciuto del 7,9 percento. Non solo: siamo riuscitianche a migliorare la percen-tuale degli impieghi corpora-te nelle prime quattro classi di

    rating. Eravamo al 78 per cen-to, siamo saliti all84 per cen-to.

    Lequazione solo appa-rentemente semplice: darepi denaro ai clienti pi sol-venti. C continua Bizzoc-chi un tema di fiducia e dichiarezza dei rapporti che sista riproponendo. Ecco, miaspetto che il cliente prendacoscienza e valuti positiva-mente una storia lineare e af-fidabile come la nostra. Sia-mo una azienda sana, che pu

    permettersi il lusso di investi-re sul proprio core business,con una storia di crescita e disuccesso.

    Dallinizio della crisi in Ita-lia (2009) i crediti alla cliente-la concessi dal Credem (alnetto dei pronti conto terminecon controparti centrali e deicrediti verso Spv del gruppo)sono aumentati da 17,5 miliar-di a 21,5 miliardi del 31 dicem-bre scorso. Siamo stati capa-ci spiega Bizzocchi di muo-verci pi rapidamente degli

    altri. Nel primo biennio dellagrande crisi non abbiamo cre-duto che tutto si esaurisse l eabbiamo operato una profon-da pulizia dei conti, con unarigorosa valutazione del ri-schio di credito. Parallela-mente abbiamo asciugato gliorganici, riducendoli e antici-pando il sistema, in modo checi siamo presentati al 2011competitivi e in una posizionefavorevole. Da allora abbiamocontinuato la nostra strada,senza per mai subordinare la

    crescita alla qualit. Questosignifica uno sviluppo ancheaggressivo sulla clientela chegiudichiamo positivamente,ma senza mai considerareprioritari i volumi e le quotedi mercato.

    Una banca con un utile cre-scente, una chiara strutturaproprietaria (Credemholdingcontrolla il 76,87 per centodella banca ed a sua voltacontrollata per il 75,44 percento da 213 azionisti legati daun patto di sindacato) e patri-monialmente solida il candi-dato ideale per partecipare,da aggregante, allimminentegiro di risiko che dovrebbecontribuire a consolidare il si-stema bancario. Le nostrescelte terranno sicuramenteconto di tutte le indicazionidelle autorit chiarisce Biz-zocchi credo per che la ve-ra ragione dei nostri risultati sia nel modello, organizzativoe di governance, ovvero comefunziona il Credem. Pensareoggi a una crescita per linee

    esterne significa, nella miglio-re delle ipotesi, rallentarequesto meccanismo che stafunzionando per un periodo,perlomeno, di tre anni. Eccoperch al Credem vediamonegativamente lipotesi di unosviluppo per linee esterne:non vogliamo interrompereuna configurazione astralecos favorevole, preferiamo es-sere flessibili e reattivi come abbiamo imparato a essere.

    Le prime settimane dellan-no non sembrano infine pre-sentare particolari novit. Latendenza mi sembra consoli-data conclude Bizzocchi -,continuiamo a puntare sullosviluppo della clientela per li-nee interne e sulla crescita diimpieghi, raccolta e masse ge-stite. Rispetto a un anno fa iprimi tre mesi dellanno pro-babilmente risentiranno di al-cune prese di beneficio. Lospread sotto quota 100 ci ha indotto a qualche realizzo deititoli in portafoglio, con uninteressante aspetto cheemerge dal bilancio: il margi-ne dei servizi, al netto del tra-ding, superiore al marginefinanziario.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    La crescita degli impieghi

    2009 20102011 2012

    2013 20147.484

    1.941

    5.534

    2.577

    17.536

    7.667

    1.9355.845

    3.323

    18.770

    8.114

    2.001

    6.282

    3.324

    19.721

    8.296

    2.042

    6.241

    3.370

    19.949

    8.742

    2.014

    6.127

    3.056

    19.938

    9.834

    2.100

    6.235

    3.339

    21.508

    Crediti a breveLeasingMutui RetailAltri mutui

    Fonte: Credito Emiliano RP

    Credem Il d. g.Adolfo Bizzocchi

    Credito ValtellineseGiovanni De Censi

    Pop Etruria e LazioRiccardo Sora (comm.)

    Popolare di VicenzaGianni Zonin

    Veneto BancaFrancesco Favotto

    Popolare di BariMarco Jacobini

    Ubi BancaAndrea Moltrasio

    Banco PopolareCarlo Fratta Pasini

    Popolare di MilanoDino Piero Giarda

    Pop. Emilia-RomagnaEttore Caselli

    Popolare di SondrioFrancesco Venosta

  • 6 CORRIERECONOMIA LUNED 23 MARZO 2015

    La riforma del creditoTappe & Strategie

    Finanza

    Governance Nonostante le polemiche sul decreto Renzi, molte banche sono in via di adeguamento rapido. Prossimo passo le Bcc

    Popolari Arriva la legge? Ecco chi pronto in anticipoDomani il provvedimento in Aula. Ma Milano, Veneto e Vicenza sono gi avviate verso la trasformazione in Spa

    DI STEFANO RIGHI

    Il decreto Renzi sul riordi-no del sistema creditizioitaliano arrivato al dun-que. Dopo aver incassato

    il via libera della Camera (290voti favorevoli, 149 contrari, 7astenuti), il disegno di legge1813 di conversione del decretolegge n3 del 24 gennaio 2015ha ottenuto il visto anche dallecommissioni Finanze e Indu-stria del Senato, che hanno da-to mandato al relatore per por-tare il testo in aula, domattina.In queste prossime ore nonmancheranno i colpi di scena.La pervicace ostinazione a di-fendere lo status quo che hacaratterizzato una parte del-luniverso delle banche popo-lari, contrasta con chi final-mente guarda avanti e trovanel confronto con un mercato

    sempre pi ampio e orizzonta-le la vera ragione della propriaesistenza. Nellincassare lokdalle commissioni del Senato,con un provvedimento blinda-to, il relatore Claudio Moscar-delli (Pd) ha evidenziato comenon ci sia tempo per introdur-re modifiche: quando andre-mo al voto ha evidenziato penso che il governo metter lafiducia.

    Tempo persoIl tempo in effetti cera, ma

    non in questo 2015. Anni, nonmesi, che le banche popolarihanno speso nellimmobili-smo pi assoluto, evitando ac-curatamente, sebbene solleci-tate, di avviare una seria attivi-t di autoriforma che avrebbepermesso loro di interpretaremeglio i tempi e di non arriva-

    re a un confronto con il gover-no su posizioni tanto lontane.Ora, voto di fiducia o meno,approvazione dellaula o ricor-so alla Corte costituzionale,qualsiasi sia levoluzione deldecreto Renzi dello scorso gen-naio, un primo grande risulta-to si gi ottenuto: alcune po-polari, indipendentementedalle indicazioni che emerge-ranno domani da Roma, han-no gi deciso autonomamentedi intraprendere la via per latrasformazione della forma so-ciale da cooperativa a societper azioni.

    IntuizioniLa straordinaria intuizione

    di uguaglianza tra i soci, qual-siasi sia il loro apporto allacausa sociale, cos come emer-ge dal principio del voto capi-tario nato nellOttocento, si rivelato anacronistico nel mo-mento in cui la finanza non pi quella regionale, le dimen-sioni sono rilevanti e il con-fronto con una concorrenzaglobale e un regolatore sovra-nazionale. Il limite posto daldecreto Renzi degli otto miliar-

    di di attivo pone un chiaro con-fine dimensionale tra chi puancora concretamente perse-guire i fini mutualistici tipici delle banche popolari e chi chiamato a rispondere ad altrelogiche.

    Dieci su settantaAlla fine, il decreto tocca 10

    banche su 70 a conferma che lospirito di straordinaria vici-nanza sociale delle banche po-polari non verr meno, ma an-zi uscir rafforzato dalluscitadi chi, in tutta evidenza, popo-lare non pi da tempo. Con-fondere il Banco Popolare oUbi societ che capitalizzanorispettivamente 5 e 6,3 miliar-di e hanno attivi per 123 e 121miliardi con una delle altresessanta banche non toccatedal decreto rischierebbe di di-venire offensivo per entrambe.Il decreto Renzi ha per evi-denziato anche molti lati posi-tivi. Alcuni istituti VenetoBanca e Popolare di Vicenza inmaniera esplicita, la Banca Po-polare di Milano anche marte-d scorso assecondando pub-blicamente la trasformazione

    indotta dal decreto hannogi intrapreso la strada delcambiamento. vero ancheche Carlo Fratta Pasini, presi-dente del Banco Popolare si scagliato contro la riforma inuna accorata lettera ai dipen-denti e che il presidente diBper, Ettore Caselli, che al con-tempo presiede anche lasso-ciazione di categoria, non puagire contro linteresse deipropri associati, ma il cambia-mento in atto e di questo tuttibeneficeranno.

    Orizzonti diversiLo hanno capito chiaramen-

    te i capi azienda delle banchecoinvolte. Se i presidenti de-vono in alcuni casi difenderelo status quo, i manager chequotidianamente si trovano aconfrontarsi sui mercati han-no gi abbracciato il cambia-mento. Da Vicenza a Monte-belluna, da Modena a Sondrio,da Milano a Bergamo, Bresciae Verona le dimensioni delledieci banche coinvolte sono ta-li che una limitazione parteci-pativa al capitale nonostantesia, in sette casi, addolcita dal-

    la distinzione tra soci e azioni-sti, che deriva dalla bizantinacollocazione sul mercato azio-nario delle azioni delle stessebanche popolari rappre-senta un aggravio sul fronte della provvista e un ostacolosul piano della governance.

    Maggior chiarezzaSe il disegno del premier

    Renzi arriver a compimentoqueste banche usciranno dallariforma pi forti e pi identita-rie di quanto siano oggi. Ban-che popolari vere, legate al ter-ritorio, non aggregati finanzia-ri che si mascherano dietro auna carta didentit scaduta.Al di l degli ostruzionismi, deiricorsi e delle manovre dellapotentissima lobby che le rag-gruppa, il governo sembraaver interpretato pienamente ilsenso di un cambiamento nonpi rinviabile. Loccasione

    straordinaria per tutto il siste-ma, tanto da aver mosso versolautoriforma anche il mondodel credito cooperativo, le Bccche hanno dimensioni davverolocali. Gli episodi di mala ge-stio la Popolare dellEtruria edel Lazio commissariata; so-no indagati alcuni amministra-tori ed ex amministratori diVeneto Banca; rinviato a giu-dizio un ex presidente dellaBpm non devono richiamarei toni di una guerra santa chenon ha ragione di essere. Ledieci banche individuate daldecreto hanno semplicementesmesso di essere popolari per-ch cresciute troppo. Conti-nueranno ad esserlo, piena-mente, le sessante banche cheil decreto neppure sfiora.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il relatore Moscardelli (Pd):Non cera tempoper le modifiche

    C he da parte del credito cooperativo sia necessario un confronto pi stringente con la realtoperativa, lo dimostra il singolare caso della Banca Popolare di Bari. Listituto, presieduto dalfiglio del fondatore, Marco Jacobini e guidato da Vincenzo De Bustis formazione romana tra Banca di Roma-Cofiri-Bnl e successive suggestive esperienze in Banca del Salento-Banca 121,Monte dei Paschi di Siena (amministratore delegato 2000-2003) e Deutsche Bank Italia (ammi-nistratore delegato 2003-2008) allalba della tredicesima settimana dellanno, quando ormai primavera, non ha ancora fatto capire come si sia concluso il 2014.

    Mentre altre banche hanno dato conto di progetti di bilancio e di consigli di amministrazioneche hanno successivamente approvato i conti dellanno scorso, con profitti, perdite e dividendi, daBari non arriva alcuna notizia. Da un giorno si rimanda allaltro, da una settimana alla successiva:gli alchimisti del bilancio sono allopera per realizzare il grande equilibrismo. Eppure la Bari unadelle prime dieci banche popolari italiane e, secondo il decreto Renzi, dovrebbe trasformarsi inSociet per Azioni nei prossimi mesi. Nonostante questo, nonostante lo sbandierato Polo Sud delcredito, di come sia andato il 2014 non c ancora notizia. Sia chiaro, nessuna infrazione al codicecivile, ma un insistito disinteresse per gli stakeholder e per tutto ci che circonda la banca. Un mon-do chiuso gli ultimi dati reperibili si fermano al 30 giugno scorso, quasi 9 mesi fa e di cosa sia nelfrattempo successo nessuno sa nulla davanti a una realt concorrenziale sempre pi aperta.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Bari, lattesa senza fine del bilancio 2014

    Presidentie amministratorihanno orizzonti di riferimento diversi

    Lanalisi Utile netto in crescita del 31 per cento, dividendi in aumento del 25 per cento. Soprattutto impieghi a +8% contro il -2% del sistema

    Credem, lunica piccola banca promossa da MoodysIl direttore generale Bizzocchi: abbiamo un modello che funziona. E lagenzia americana vuole alzare il rating allistituto

    U nicredit, Intesa eCredem. Per lagenziaamericana Moodysnon ci sono dubbi, sono solotre, al momento, le banche ita-liane che meritano di essereanalizzate in vista di un mi-glioramento del rating e, tra idue colossi, c spazio solo perlistituto reggiano. La banca dicasa Maramotti, guidata daldirettore generale Adolfo Biz-zocchi, ha chiuso il 2014 conuna crescita dellutile nettoconsolidato del 31 per cento (a151,8 milioni di euro). Forte diun margine di intermediazio-ne a quota 1.068 milioni (+7,3per cento), con una raccoltacomplessiva a 53,5 miliardi(+10,6 per cento) e con un rap-porto delle sofferenze sugliimpieghi invariate a quota1,55 per cento, il Credem haaumentato del 25 per cento ildividendo (a 0,15 euro).

    motivo di grande orgo-glio professionale, per tutto ilnostro gruppo dice Bizzoc-chi evidenziare come, in un

    momento di mercato moltodifficile, noi si continui ad as-sumere e a investire. Mentretutti pensano a tagliare abbia-mo deliberato nuovi investi-menti informatici e abbiamochiuso il 2014 con un aumentodegli occupati. A fronte di unacontrazione del 2 per centodegli impieghi del sistema, ilCredem cresciuto del 7,9 percento. Non solo: siamo riuscitianche a migliorare la percen-tuale degli impieghi corpora-te nelle prime quattro classi di

    rating. Eravamo al 78 per cen-to, siamo saliti all84 per cen-to.

    Lequazione solo appa-rentemente semplice: darepi denaro ai clienti pi sol-venti. C continua Bizzoc-chi un tema di fiducia e dichiarezza dei rapporti che sista riproponendo. Ecco, miaspetto che il cliente prendacoscienza e valuti positiva-mente una storia lineare e af-fidabile come la nostra. Sia-mo una azienda sana, che pu

    permettersi il lusso di investi-re sul proprio core business,con una storia di crescita e disuccesso.

    Dallinizio della crisi in Ita-lia (2009) i crediti alla cliente-la concessi dal Credem (alnetto dei pronti conto terminecon controparti centrali e deicrediti verso Spv del gruppo)sono aumentati da 17,5 miliar-di a 21,5 miliardi del 31 dicem-bre scorso. Siamo stati capa-ci spiega Bizzocchi di muo-verci pi rapidamente degli

    altri. Nel primo biennio dellagrande crisi non abbiamo cre-duto che tutto si esaurisse l eabbiamo operato una profon-da pulizia dei conti, con unarigorosa valutazione del ri-schio di credito. Parallela-mente abbiamo asciugato gliorganici, riducendoli e antici-pando il sistema, in modo checi siamo presentati al 2011competitivi e in una posizionefavorevole. Da allora abbiamocontinuato la nostra strada,senza per mai subordinare la

    crescita alla qualit. Questosignifica uno sviluppo ancheaggressivo sulla clientela chegiudichiamo positivamente,ma senza mai considerareprioritari i volumi e le quotedi mercato.

    Una banca con un utile cre-scente, una chiara strutturaproprietaria (Credemholdingcontrolla il 76,87 per centodella banca ed a sua voltacontrollata per il 75,44 percento da 213 azionisti legati daun patto di sindacato) e patri-monialmente solida il candi-dato ideale per partecipare,da aggregante, allimminentegiro di risiko che dovrebbecontribuire a consolidare il si-stema bancario. Le nostrescelte terranno sicuramenteconto di tutte le indicazionidelle autorit chiarisce Biz-zocchi credo per che la ve-ra ragione dei nostri risultati sia nel modello, organizzativoe di governance, ovvero comefunziona il Credem. Pensareoggi a una crescita per linee

    esterne significa, nella miglio-re delle ipotesi, rallentarequesto meccanismo che stafunzionando per un periodo,perlomeno, di tre anni. Eccoperch al Credem vediamonegativamente lipotesi di unosviluppo per linee esterne:non vogliamo interrompereuna configurazione astralecos favorevole, preferiamo es-sere flessibili e reattivi come abbiamo imparato a essere.

    Le prime settimane dellan-no non sembrano infine pre-sentare particolari novit. Latendenza mi sembra consoli-data conclude Bizzocchi -,continuiamo a puntare sullosviluppo della clientela per li-nee interne e sulla crescita diimpieghi, raccolta e masse ge-stite. Rispetto a un anno fa iprimi tre mesi dellanno pro-babilmente risentiranno di al-cune prese di beneficio. Lospread sotto quota 100 ci ha indotto a qualche realizzo deititoli in portafoglio, con uninteressante aspetto cheemerge dal bilancio: il margi-ne dei servizi, al netto del tra-ding, superiore al marginefinanziario.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    La crescita degli impieghi

    2009 20102011 2012

    2013 20147.484

    1.941

    5.534

    2.577

    17.536

    7.667

    1.9355.845

    3.323

    18.770

    8.114

    2.001

    6.282

    3.324

    19.721

    8.296

    2.042

    6.241

    3.370

    19.949

    8.742

    2.014

    6.127

    3.056

    19.938

    9.834

    2.100

    6.235

    3.339

    21.508

    Crediti a breveLeasingMutui RetailAltri mutui

    Fonte: Credito Emiliano RP

    Credem Il d. g.Adolfo Bizzocchi

    Credito ValtellineseGiovanni De Censi

    Pop Etruria e LazioRiccardo Sora (comm.)

    Popolare di VicenzaGianni Zonin

    Veneto BancaFrancesco Favotto

    Popolare di BariMarco Jacobini

    Ubi BancaAndrea Moltrasio

    Banco PopolareCarlo Fratta Pasini

    Popolare di MilanoDino Piero Giarda

    Pop. Emilia-RomagnaEttore Caselli

    Popolare di SondrioFrancesco Venosta

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 23 MARZO 2015

    La riforma del creditoTappe & Strategie

    Finanza

    La riforma Chi dovr vendere quote Unicredit e Intesa Sanpaolo. Sopra la soglia-limite 14 su 35 degli enti medio grandi. Tre anni per adeguarsi

    Fondazioni Il posto in banca non pi sicuro Dopo laccordo tra Guzzetti e il ministero dellEconomia, cosa cambia con il tetto del 33% tra il valore della partecipata e lattivoDI CARLO TURCHETTI

    D ice Giuseppe Guz-zetti che sbaglia-to incraponirsi(crapn il mila-nese per testardo) nella pre-sa sulla banca dorigine: me-glio diversificare per temporischio e rendimento, anchese le due cose non vannosempre a braccetto.

    Trattandosi del presiden-te dellAcri e della Fondazio-ne Cariplo, la prima per pa-trimonio con 7,4 miliardi, ilmonito ai colleghi pu sem-brare facile: il 4,8% che len-te della Ca de Sass detienein Intesa Sanpaolo non arri-va a impegnare al fair valueneppure il 30% dellattivo,anche dopo la corsa delleazioni in Borsa fino a 3,1 eu-ro, e quella quota promettedi fruttare mezzo miliardodi cedole da qui al 2018.

    Ma Guzzetti non guardain casa. Il ruolo nellAcri ri-chiede visione istituzionalee pragmatismo per far s chele 88 Fondazioni associaterestino artefici del propriofuturo. Anche cambiandoregole e comportamenti. Ein fretta. Da pochi giorni i 13articoli del Protocollo Acri-Mef siglato l11 marzo con ilministro Pier Carlo Padoansono in mano agli organi de-gli enti di origine bancaria,con la ferma sollecitazionedi Guzzetti a completare lepratiche di adesione in tem-pi celeri, corredate dagli im-pegni a conformare gli sta-tuti alle norme della riformaconcordata al tavolo coordi-nato da Roberto Garofoli,capo di gabinetto del mini-stero dellEconomia.

    Poche settimane, un meseal massimo. E le nuove rego-

    le a regime per il congressodellAcri di met giugno.

    A oltre 15 anni dalla leggeCiampi (che non fissava pa-rametri e tempi) e a tre dallaCarta delle Fondazioni (conadesione solo volontaria),anche gli enti nati dallo scor-poro delle banche si prepa-rano a una stagione nuovache, per virt o per necessi-t, coinvolge tutto il mondodel credito. Come testimo-niano il decreto sulla tra-sformazione dimperio dellegrandi Popolari in spa e latravagliata autoriforma del-le Bcc e Casse rurali.

    I capisaldiIl protocollo Acri-Mef fis-

    sa regole pi stringenti sututti i fronti. Sulle nomine,con lincompatibilit tra or-gani delle fondazioni e ruolipolitici che coprono tutto lospettro da Palazzo Chigi allecomunit montane. Suicambi di casacca, con 12 me-si in sonno obbligato perchi voglia traslocare dallEn-te alla banca o viceversa (iltragitto fatto a suo tempo aSiena da Giuseppe Mussa-ri). Sui compensi, con il tettoa 240 mila euro per i presi-denti delle casseforti da ol-tre un miliardo e lo 0,1% (sulpatrimonio) per il monte in-dennit delle fondazioni da500 milioni in su. E ancorac il divieto di fare derivatisenza logiche di copertura o,peggio, di indebitarsi per se-guire gli aumenti di capitaledella banca, una strada cheaveva portato vicine al de-fault le fondazioni Mps e Ca-rige. Ora si potr contrarreun debito solo in via tempo-ranea, per coprire uno sfa-samento tra uscite di cassaed entrate certe per data e

    ammontare, e comunquenon oltre il 10% dei mezzipropri.

    Ma le ricadute sugli asset-ti di governance delle parte-cipate verranno dal tetto del33,3% (calcolato sul totaleattivo) alla concentrazionedel rischio su un solo emit-tente. Che poi la bancaconferitaria per tutti, tranne

    la Fondazione Crt che haazioni Unicredit per un valo-re corrente di 920 milionima titoli Atlantia (5,1% laquota) per oltre un miliar-do. Difficile immaginare chesi scardini la stabilit di go-verno delle banche, ancheperch la riforma d tre annidi tempo per rientrare sottola soglia e 24 mesi in pi sela banca non quotata. Unatterraggio morbido, quindi.

    Ma non del tutto indolorese si pensa che sono sopra iltetto 14 fondazioni sulle 35medio-grandi e 29 su 53 traquelle con patrimonio sotto200 milioni. Le ricadute toc-

    cano anzitutto i primi duecolossi del credito. Nel librosoci di Intesa Sanpaolo lamaggioranza (56%) ormaiin mano a investitori esterima ci sono anche 17 fonda-zioni con il 28% del capitalee il governo delle liste per ilcda. In Unicredit gli interna-zionali sono al 62% ma resi-duano 12 fondazioni con il

    10,9%, tuttaltro che inin-fluenti.

    Chi e quanto dovr ven-dere? CorriereEconomia hafatto una stima aggiornandoai prezzi di Borsa sia la quo-ta nella conferitaria sia latti-vo. Limpatto maggiore sulla Compagnia di San Pao-lo, guidata da Luca Rem-mert, che ha una concentra-zione prossima al 60% sullaquota Intesa Sanpaolo e perrientrare sotto soglia do-vrebbe scendere dal 9,5% at-torno al 6%. Facolt che pe-raltro si precostituita daluglio modificando i regola-menti con lok del Mef, lau-torit di vigilanza. Situazio-ne simile per la Fondazionedi Padova che ha oltre il 60%dellattivo puntato sul 4,45%della Ca de Sass: dovrebbealleggerirsi del 2% per rien-trare. Anche pi sbilanciato il portafoglio dellEnte CRFirenze dove spiccano lequote Intesa (3,3%) e CassaFirenze (10,3% riconducibileallo stesso emittente secon-do il Protocollo Acri-Mef).In tutto potrebbe entrare ilgioco l8,5% della primabanca del Paese.

    Verona e ModenaNel caso di Unicredit lim-

    patto potenziale minore,anche perch alcuni enti sisono gi alleggeriti. I mag-giori venditori sarebbero co-s la Fondazione CR di Vero-na di Paolo Biasi (quasi 50%dellattivo concentrato sullaconferitaria) e quella di Mo-dena (oltre 55% tra quotadiretta e tramite Carimon-te). Dovrebbero alleggerirsidell1,2-1,3% a testa. Ma an-che per loro c il paracadutedei tre anni di tempo.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    CHI SOPRA LA SOGLIA E CHI SOTTO Dati in milioni di euro

    Fondazione Cariplo

    Compagnia di San Paolo

    Fondazione Cr Verona

    Fondazione Crt

    Fondazione Cr Padova

    Fondazione Roma

    Ente Cr Firenze

    Fondazione Cr Cuneo

    Fondazione Cr Lucca

    Fondazione Cr Bologna

    Fondazione Banco Sardegna

    Fondazione Cariparma

    Fondazione Cr Modena

    Fondazione Monte Lombardia

    Fondazione Mps

    Fondazione Cr Bolzano

    Fondazione Cr Perugia

    Fondazione Cassamarca

    Fondazioni

    Le prime 18 fondazioni per attivo di bilancio, in milioni, e la stima della quota relativa allinvestimentopi alto che andrebbe ceduta per rispettare il tetto del 33% sullattivo (a fair value) previsto dalla riforma.Il valore di mercato ai prezzi di Borsa del 17 marzo (valore di carico per le banche non quotate).1) Azioni ordinarie pi rnc; 2) quota diretta e indiretta

    7.395

    6.471

    3.403

    2.819

    2.242

    1.790

    1.507

    1.486

    1.405

    1.314

    1.039

    996

    968

    891

    830

    803

    674

    658

    Attivocontabile

    2.395

    4.534

    1.277

    1.019

    2.078

    174

    1.632

    141

    143

    410

    352

    771

    839

    152

    74

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    Valore dimercato

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    3,5%

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    1,0%

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    8,5%

    1,3%

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    23,0%

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    Quota dacedere

    4,84%

    9,43%

    3,46%

    5,10%

    4,20%

    0,50%

    3,32%

    2,23%

    2,89%

    1,98%

    42,50%

    15,00%

    2,30%

    16,20%

    2,50%

    66,00%

    0,32%

    0,25%

    Intesa Sanpaolo1

    Intesa Sanpaolo

    Unicredit

    Atlantia

    Intesa Sanpaolo1

    Unicredit

    Intesa Sanpaolo

    Ubi banca

    Banco Popolare

    Intesa Sanpaolo

    Banco Sardegna

    Cassa di Parma

    Unicredit2

    Bpci

    Banca Mps

    Cassa di Bolzano

    Unicredit

    Unicredit

    Investimento pi alto

    Font

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    Sar un atterraggiomorbido. Limiti anche a derivati e indebitamento

    In gioco l8,5%della Ca de Sass e il 2,5% nel librosoci di Ghizzoni

    Svolte Il piano di ridimensionamento, spinto dal web e dalla centralit della Bce, fu iniziato da Draghi. Il parallelo caso di Francia, Germania e Spagna

    Il nuovo ruolo di Via NazionaleMi si ristretta la Banca dItaliaSul territorio rimarranno solo 45 strutture. Da chiudere 19 filiali

    G li ingredienti ci sono tuttiper farne un avvenimentodi primo piano: una ver-tenza con pi di 360 postidi lavoro a rischio, i sindacati divisisu come procedere, tra quelli che vogliono trattare e quelli che invecevogliono fare resistenza e procla-mano scioperi (il secondo statoproclamato per oggi), unaziendaintenzionata a proseguire nel ridi-mensionamento in nome delleffi-cienza e del risparmio.

    Caso unicoIl particolare unico, che cambia

    aspetto alla vicenda, che si sta par-lando della Banca dItalia e dellasua organizzazione territoriale, lad-dove i lavoratori da ricollocare e isindacati che li difendono, sonoconsiderati dai pi, in questi anni dicrisi, dei privilegiati anche nel-leventualit di un trasferimento im-posto o di una pensione anticipata,comunque sempre incentivati. Inquesto scenario gli interrogativi piimmediati finiscono dunque per ri-guardare i motivi delloperazione direstringimento decisa dal governa-

    tore Ignazio Visco e dal direttore ge-nerale Salvatori Rossi che coordinalintero piano. Tanto pi che la ri-strutturazione che dovrebbe porta-re entro la fine del 2018 alla chiusu-ra di 22 sedi periferiche (19 filialipi tre divisioni specializzate) se-gue solo di qualche anno quella, ge-stita da Mario Draghi governatore eFabrizio Saccomanni, direttore ge-nerale, che aveva gi ridotto le filialida 97 a 58. Un dimagrimento asso-luto.

    MotivazioniI motivi della riorganizzazione

    territoriale sono essenzialmente due, dicono a Palazzo Koch. Innan-zitutto lesigenza di prendere attodegli effetti del cambiamento tecno-logico sul sistema dei pagamenti, che riguarda peraltro lintero siste-ma bancario, e in secondo luogo laprofonda revisione dellattivit di

    vigilanza che da novembre scorso facapo alla Bce. Restano sul territorioi controlli sulle banche pi piccole ela necessit di adeguare le procedu-re e anche le capacit, pure di cono-scenza dellinglese, per chi si trovacomunque a lavorare in stretto con-tatto con lamministrazione centralee con Francoforte. La conseguenzasar quindi il potenziamento ma so-lo delle sedi gi competenti, con lot-tica di privilegiare quelle dove ci so-no pi intermediari da vigilare te-nendo conto che la Banca dItaliaintrodurr i controlli territoriali sul-le finanziarie e che il sistema banca-rio si via via concentrato e lo sarsempre di pi, per consentire il raf-forzamento patrimoniale delle ban-che pi piccole o pi fragili, in parti-colare nel settore delle Popolari e delle banche cooperative.

    I conti in tascaNon poi estraneo alla definizio-

    ne della nuova struttura territorialeil fatto che la Banca dItalia abbiacalcolato che la chiusura delle 33 fi-liali attuata nel 2009 ha prodotto ri-sparmi strutturali e permanenti pa-ri a circa 80 milioni lanno e ha nellostesso tempo sperimentato che lat-

    tivit della rete sul territorio si for-temente ridotta. Molte attivit, so-prattutto quelle di servizi allutenza,sono diventate marginali: sono pas-sati i tempi in cui gli statali andava-no a ritirare lo stipendio allo spor-tello della Banca dItalia ed anche leinformazioni sulla centrale rischifra breve correranno su internet.

    Ormai pi di un terzo dellattivitdelle 25 filiali di supporto rappre-sentata dallautoamministrazione,

    il dato comunicato ai sindacati. Re-sta ancora consistente lattivit digestione del contante e di circola-zione monetaria e quella di analisi ericerca. Nel piano di Banca dItaliac poi presente il riferimento allemosse delle altre grandi banchecentrali delleurozona. Tra il 1999 eil 2013 la Bundesbank ha ridotto ilnumero di punti sul territorio da154 a 50, la Banque de France da 211a 127 e il Banco de Espana da 52 a 15.

    SpecializzazioniIn sostanza alla fine del percorso

    la rete della banca centrale italianadovrebbe essere composta dalle 20filiali insediate nei capoluoghi di re-gione, dalle 6 filiali specializzate neltrattamento del contante nei con-fronti di banche e posta (Bergamo,Padova, Piacenza, Arezzo, Roma,Foggia), e da 13 filiali ad ampia ope-rativit: alle 6 attuali (Brescia, Bol-zano, Verona, Forl, Salerno e Cata-nia) si aggiungerebbero la succur-sale di Roma che gestisce attual-mente il servizio di tesoreria dello Stato e 6 filiali di supporto che ver-rebbero cos potenziate (Livornoche avrebbe anche compiti di vigi-lanza, Pescara, Lecce, Reggio Cala-bria, Agrigento e Sassari). Rimar-rebbero poi in piedi 3 divisioni (Cu-

    neo, Vicenza e Udine) mentre sa-rebbero depotenziate le divisioni diPisa, Cosenza e Caltanissetta e chiu-se le rimanenti 19 filiali di supporto,di Novara, Como, Sondrio, Varese,Treviso, La Spezia, Reggio Emilia,Grosseto, Siena, Ascoli Piceno, Pe-saro Latina, Viterbo, Avellino, Ca-serta, Taranto, Messina, Ragusa eTrapani.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Parigi passatada 211 a 127 sedi, Berlino da 154 a 50, Madrid da 52 a 15

    Milano Giuseppe Guzzetti, Cariplo

    PoteriIgnazioVisco Governa-tore della Banca dItalia dal 1 novem-bre 2011, quando ha sostituito Mario Dra-ghi, chia-mato alla presidenzadella Ban-ca centrale europea (Bce).Napoleta-no di na-scita, si laureato a Roma con leconomi-sta Federi-co Caff

    Torino Luca Remmert,Compagnia San Paolo

    Verona Paolo Biasi,Fondazione CR Verona

    Sono a rischioi posti di lavorodi 360 dipendenti dellistituto centrale

    DI STEFANIA TAMBURELLO

  • ASSICURAZIONI

  • BANCA DITALIA

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 23 MARZO 2015

    La riforma del creditoTappe & Strategie

    Finanza

    La riforma Chi dovr vendere quote Unicredit e Intesa Sanpaolo. Sopra la soglia-limite 14 su 35 degli enti medio grandi. Tre anni per adeguarsi

    Fondazioni Il posto in banca non pi sicuro Dopo laccordo tra Guzzetti e il ministero dellEconomia, cosa cambia con il tetto del 33% tra il valore della partecipata e lattivoDI CARLO TURCHETTI

    D ice Giuseppe Guz-zetti che sbaglia-to incraponirsi(crapn il mila-nese per testardo) nella pre-sa sulla banca dorigine: me-glio diversificare per temporischio e rendimento, anchese le due cose non vannosempre a braccetto.

    Trattandosi del presiden-te dellAcri e della Fondazio-ne Cariplo, la prima per pa-trimonio con 7,4 miliardi, ilmonito ai colleghi pu sem-brare facile: il 4,8% che len-te della Ca de Sass detienein Intesa Sanpaolo non arri-va a impegnare al fair valueneppure il 30% dellattivo,anche dopo la corsa delleazioni in Borsa fino a 3,1 eu-ro, e quella quota promettedi fruttare mezzo miliardodi cedole da qui al 2018.

    Ma Guzzetti non guardain casa. Il ruolo nellAcri ri-chiede visione istituzionalee pragmatismo per far s chele 88 Fondazioni associaterestino artefici del propriofuturo. Anche cambiandoregole e comportamenti. Ein fretta. Da pochi giorni i 13articoli del Protocollo Acri-Mef siglato l11 marzo con ilministro Pier Carlo Padoansono in mano agli organi de-gli enti di origine bancaria,con la ferma sollecitazionedi Guzzetti a completare lepratiche di adesione in tem-pi celeri, corredate dagli im-pegni a conformare gli sta-tuti alle norme della riformaconcordata al tavolo coordi-nato da Roberto Garofoli,capo di gabinetto del mini-stero dellEconomia.

    Poche settimane, un meseal massimo. E le nuove rego-

    le a regime per il congressodellAcri di met giugno.

    A oltre 15 anni dalla leggeCiampi (che non fissava pa-rametri e tempi) e a tre dallaCarta delle Fondazioni (conadesione solo volontaria),anche gli enti nati dallo scor-poro delle banche si prepa-rano a una stagione nuovache, per virt o per necessi-t, coinvolge tutto il mondodel credito. Come testimo-niano il decreto sulla tra-sformazione dimperio dellegrandi Popolari in spa e latravagliata autoriforma del-le Bcc e Casse rurali.

    I capisaldiIl protocollo Acri-Mef fis-

    sa regole pi stringenti sututti i fronti. Sulle nomine,con lincompatibilit tra or-gani delle fondazioni e ruolipolitici che coprono tutto lospettro da Palazzo Chigi allecomunit montane. Suicambi di casacca, con 12 me-si in sonno obbligato perchi voglia traslocare dallEn-te alla banca o viceversa (iltragitto fatto a suo tempo aSiena da Giuseppe Mussa-ri). Sui compensi, con il tettoa 240 mila euro per i presi-denti delle casseforti da ol-tre un miliardo e lo 0,1% (sulpatrimonio) per il monte in-dennit delle fondazioni da500 milioni in su. E ancorac il divieto di fare derivatisenza logiche di copertura o,peggio, di indebitarsi per se-guire gli aumenti di capitaledella banca, una strada cheaveva portato vicine al de-fault le fondazioni Mps e Ca-rige. Ora si potr contrarreun debito solo in via tempo-ranea, per coprire uno sfa-samento tra uscite di cassaed entrate certe per data e

    ammontare, e comunquenon oltre il 10% dei mezzipropri.

    Ma le ricadute sugli asset-ti di governance delle parte-cipate verranno dal tetto del33,3% (calcolato sul totaleattivo) alla concentrazionedel rischio su un solo emit-tente. Che poi la bancaconferitaria per tutti, tranne

    la Fondazione Crt che haazioni Unicredit per un valo-re corrente di 920 milionima titoli Atlantia (5,1% laquota) per oltre un miliar-do. Difficile immaginare chesi scardini la stabilit di go-verno delle banche, ancheperch la riforma d tre annidi tempo per rientrare sottola soglia e 24 mesi in pi sela banca non quotata. Unatterraggio morbido, quindi.

    Ma non del tutto indolorese si pensa che sono sopra iltetto 14 fondazioni sulle 35medio-grandi e 29 su 53 traquelle con patrimonio sotto200 milioni. Le ricadute toc-

    cano anzitutto i primi duecolossi del credito. Nel librosoci di Intesa Sanpaolo lamaggioranza (56%) ormaiin mano a investitori esterima ci sono anche 17 fonda-zioni con il 28% del capitalee il governo delle liste per ilcda. In Unicredit gli interna-zionali sono al 62% ma resi-duano 12 fondazioni con il

    10,9%, tuttaltro che inin-fluenti.

    Chi e quanto dovr ven-dere? CorriereEconomia hafatto una stima aggiornandoai prezzi di Borsa sia la quo-ta nella conferitaria sia latti-vo. Limpatto maggiore sulla Compagnia di San Pao-lo, guidata da Luca Rem-mert, che ha una concentra-zione prossima al 60% sullaquota Intesa Sanpaolo e perrientrare sotto soglia do-vrebbe scendere dal 9,5% at-torno al 6%. Facolt che pe-raltro si precostituita daluglio modificando i regola-menti con lok del Mef, lau-torit di vigilanza. Situazio-ne simile per la Fondazionedi Padova che ha oltre il 60%dellattivo puntato sul 4,45%della Ca de Sass: dovrebbealleggerirsi del 2% per rien-trare. Anche pi sbilanciato il portafoglio dellEnte CRFirenze dove spiccano lequote Intesa (3,3%) e CassaFirenze (10,3% riconducibileallo stesso emittente secon-do il Protocollo Acri-Mef).In tutto potrebbe entrare ilgioco l8,5% della primabanca del Paese.

    Verona e ModenaNel caso di Unicredit lim-

    patto potenziale minore,anche perch alcuni enti sisono gi alleggeriti. I mag-giori venditori sarebbero co-s la Fondazione CR di Vero-na di Paolo Biasi (quasi 50%dellattivo concentrato sullaconferitaria) e quella di Mo-dena (oltre 55% tra quotadiretta e tramite Carimon-te). Dovrebbero alleggerirsidell1,2-1,3% a testa. Ma an-che per loro c il paracadutedei tre anni di tempo.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    CHI SOPRA LA SOGLIA E CHI SOTTO Dati in milioni di euro

    Fondazione Cariplo

    Compagnia di San Paolo

    Fondazione Cr Verona

    Fondazione Crt

    Fondazione Cr Padova

    Fondazione Roma

    Ente Cr Firenze

    Fondazione Cr Cuneo

    Fondazione Cr Lucca

    Fondazione Cr Bologna

    Fondazione Banco Sardegna

    Fondazione Cariparma

    Fondazione Cr Modena

    Fondazione Monte Lombardia

    Fondazione Mps

    Fondazione Cr Bolzano

    Fondazione Cr Perugia

    Fondazione Cassamarca

    Fondazioni

    Le prime 18 fondazioni per attivo di bilancio, in milioni, e la stima della quota relativa allinvestimentopi alto che andrebbe ceduta per rispettare il tetto del 33% sullattivo (a fair value) previsto dalla riforma.Il valore di mercato ai prezzi di Borsa del 17 marzo (valore di carico per le banche non quotate).1) Azioni ordinarie pi rnc; 2) quota diretta e indiretta

    7.395

    6.471

    3.403

    2.819

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    Quota dacedere

    4,84%

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    Unicredit

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    Sar un atterraggiomorbido. Limiti anche a derivati e indebitamento

    In gioco l8,5%della Ca de Sass e il 2,5% nel librosoci di Ghizzoni

    Svolte Il piano di ridimensionamento, spinto dal web e dalla centralit della Bce, fu iniziato da Draghi. Il parallelo caso di Francia, Germania e Spagna

    Il nuovo ruolo di Via NazionaleMi si ristretta la Banca dItaliaSul territorio rimarranno solo 45 strutture. Da chiudere 19 filiali

    G li ingredienti ci sono tuttiper farne un avvenimentodi primo piano: una ver-tenza con pi di 360 postidi lavoro a rischio, i sindacati divisisu come procedere, tra quelli che vogliono trattare e quelli che invecevogliono fare resistenza e procla-mano scioperi (il secondo statoproclamato per oggi), unaziendaintenzionata a proseguire nel ridi-mensionamento in nome delleffi-cienza e del risparmio.

    Caso unicoIl particolare unico, che cambia

    aspetto alla vicenda, che si sta par-lando della Banca dItalia e dellasua organizzazione territoriale, lad-dove i lavoratori da ricollocare e isindacati che li difendono, sonoconsiderati dai pi, in questi anni dicrisi, dei privilegiati anche nel-leventualit di un trasferimento im-posto o di una pensione anticipata,comunque sempre incentivati. Inquesto scenario gli interrogativi piimmediati finiscono dunque per ri-guardare i motivi delloperazione direstringimento decisa dal governa-

    tore Ignazio Visco e dal direttore ge-nerale Salvatori Rossi che coordinalintero piano. Tanto pi che la ri-strutturazione che dovrebbe porta-re entro la fine del 2018 alla chiusu-ra di 22 sedi periferiche (19 filialipi tre divisioni specializzate) se-gue solo di qualche anno quella, ge-stita da Mario Draghi governatore eFabrizio Saccomanni, direttore ge-nerale, che aveva gi ridotto le filialida 97 a 58. Un dimagrimento asso-luto.

    MotivazioniI motivi della riorganizzazione

    territoriale sono essenzialmente due, dicono a Palazzo Koch. Innan-zitutto lesigenza di prendere attodegli effetti del cambiamento tecno-logico sul sistema dei pagamenti, che riguarda peraltro lintero siste-ma bancario, e in secondo luogo laprofonda revisione dellattivit di

    vigilanza che da novembre scorso facapo alla Bce. Restano sul territorioi controlli sulle banche pi piccole ela necessit di adeguare le procedu-re e anche le capacit, pure di cono-scenza dellinglese, per chi si trovacomunque a lavorare in stretto con-tatto con lamministrazione centralee con Francoforte. La conseguenzasar quindi il potenziamento ma so-lo delle sedi gi competenti, con lot-tica di privilegiare quelle dove ci so-no pi intermediari da vigilare te-nendo conto che la Banca dItaliaintrodurr i controlli territoriali sul-le finanziarie e che il sistema banca-rio si via via concentrato e lo sarsempre di pi, per consentire il raf-forzamento patrimoniale delle ban-che pi piccole o pi fragili, in parti-colare nel settore delle Popolari e delle banche cooperative.

    I conti in tascaNon poi estraneo alla definizio-

    ne della nuova struttura territorialeil fatto che la Banca dItalia abbiacalcolato che la chiusura delle 33 fi-liali attuata nel 2009 ha prodotto ri-sparmi strutturali e permanenti pa-ri a circa 80 milioni lanno e ha nellostesso tempo sperimentato che lat-

    tivit della rete sul territorio si for-temente ridotta. Molte attivit, so-prattutto quelle di servizi allutenza,sono diventate marginali: sono pas-sati i tempi in cui gli statali andava-no a ritirare lo stipendio allo spor-tello della Banca dItalia ed anche leinformazioni sulla centrale rischifra breve correranno su internet.

    Ormai pi di un terzo dellattivitdelle 25 filiali di supporto rappre-sentata dallautoamministrazione,

    il dato comunicato ai sindacati. Re-sta ancora consistente lattivit digestione del contante e di circola-zione monetaria e quella di analisi ericerca. Nel piano di Banca dItaliac poi presente il riferimento allemosse delle altre grandi banchecentrali delleurozona. Tra il 1999 eil 2013 la Bundesbank ha ridotto ilnumero di punti sul territorio da154 a 50, la Banque de France da 211a 127 e il Banco de Espana da 52 a 15.

    SpecializzazioniIn sostanza alla fine del percorso

    la rete della banca centrale italianadovrebbe essere composta dalle 20filiali insediate nei capoluoghi di re-gione, dalle 6 filiali specializzate neltrattamento del contante nei con-fronti di banche e posta (Bergamo,Padova, Piacenza, Arezzo, Roma,Foggia), e da 13 filiali ad ampia ope-rativit: alle 6 attuali (Brescia, Bol-zano, Verona, Forl, Salerno e Cata-nia) si aggiungerebbero la succur-sale di Roma che gestisce attual-mente il servizio di tesoreria dello Stato e 6 filiali di supporto che ver-rebbero cos potenziate (Livornoche avrebbe anche compiti di vigi-lanza, Pescara, Lecce, Reggio Cala-bria, Agrigento e Sassari). Rimar-rebbero poi in piedi 3 divisioni (Cu-

    neo, Vicenza e Udine) mentre sa-rebbero depotenziate le divisioni diPisa, Cosenza e Caltanissetta e chiu-se le rimanenti 19 filiali di supporto,di Novara, Como, Sondrio, Varese,Treviso, La Spezia, Reggio Emilia,Grosseto, Siena, Ascoli Piceno, Pe-saro Latina, Viterbo, Avellino, Ca-serta, Taranto, Messina, Ragusa eTrapani.

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    Parigi passatada 211 a 127 sedi, Berlino da 154 a 50, Madrid da 52 a 15

    Milano Giuseppe Guzzetti, Cariplo

    PoteriIgnazioVisco Governa-tore della Banca dItalia dal 1 novem-bre 2011, quando ha sostituito Mario Dra-ghi, chia-mato alla presidenzadella Ban-ca centrale europea (Bce).Napoleta-no di na-scita, si laureato a Roma con leconomi-sta Federi-co Caff

    Torino Luca Remmert,Compagnia San Paolo

    Verona Paolo Biasi,Fondazione CR Verona

    Sono a rischioi posti di lavorodi 360 dipendenti dellistituto centrale

    DI STEFANIA TAMBURELLO

  • UNIONE EUROPEA

  • la Repubblica

    24

    DOMENICA 29 MARZO 2015 EconomiaFINANZA&MERCATI CONTATTI [email protected]

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    MILANO. Aaa Piazza Affarivendesi. Dopo il caso Pirelli, chesi prepara a passare ai cinesi diChemChina, unaltra grandefamiglia dellindustria italiana pronta a fare cassa e a cedere ilcontrollo di una delle suesociet. Si tratta dei Benetton,che, dopo mesi di indiscrezioni eal termine di una proceduracompetitiva, hanno finalmenteindividuato il gruppo a cuivendere il 50,1% della societdei duty free Wdf: la svizzeraDufry, attiva nello stessosettore. Questultima pagher1,3 miliardi per la quota dicontrollo in mano al veicoloSchema34, che a sua volta facapo a Edizione srl, la finanziariadella famiglia di PonzanoVeneto. Il mercato si aspettavala notizia del passaggio di manodi una quota fin dalla scissione,risalente alla fine del 2013, traAutogrill e Wdf. Unoperazioneche aveva levidente obiettivo diestrarre dalle societ il massimodel valore proprio in unottica di

    monetizzazionedellinvestimento. Peraltro, inquesti mesi la famiglia Benetton alla ricerca di un partner chelaffianchi nellazionariato degliAeroporti di Roma, la societcontrollata da Atlantia chegestisce gli scali aeroportualidella Capitale. Il prezzo che glisvizzeri pagheranno per Wdf, dapoco guidata da EugenioAndrades, corrisponde a unavalorizzazione di Borsa pari a10,25 euro per azione, con unpremio di circa il 22% rispettoalla media dei prezzi di PiazzaAffari - ponderata per i volumi -delle azioni Wdf negli ultimi seimesi. Tuttavia, i 10,25 euromessi sul piatto dagli svizzerisono inferiori al prezzo espressoda Piazza Affari alla chiusura divenerd, pari a 10,96 euro perazione. Una circostanza cherende quanto mai aleatorialOfferta pubblica di acquisto(Opa) obbligatoria per leggeche Dufry si prepara a lanciaresulle azioni Wdf una voltaperfezionato il passaggio delcontrollo, previsto entrosettembre del 2015 (ammessoche giungano tutte leautorizzazioni necessarie). Leazioni potrebbero anche restaresopra il prezzo dellOpa, comesta succedendo proprio in questigiorni ai titoli Pirelli. Societ,questultima, ironia della sorte,partecipata anche dai Benetton.

    Allestero ancheWorld Duty FreeI Benetton cedonola maggioranzaalla svizzera Dufry

    IL PUNTO

    CARLOTTA SCOZZARI

    Il 50,1% venduto per 1,3 miliardiLattesa operazione a 10,25 euroad azione: venerd chiusura a 10,96

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    MANAGER

    GilbertoBenetton,presidente diEdizione laholding difamiglia

    Grecia, ore decisiveper il piano di riformema negoziato in salitaBruxelles: Bene lo spirito costruttivo di Atenema le 18 misure indicate sono troppo vagheFUMATA grigia nel penultimo round per salvare laGrecia dal default. Alexis Tsipras restaottimista come ha detto ieri ma il pacchetto diriforme presentato dal suo governo a Ue, Bce eFmi non riuscito ancora a convincere icreditori. Apprezziamo lo spirito costruttivo diAtene hanno detto allAnsa fonti di Bruxelles,riconoscendo che dopo lincontro del premierellenico con Angela Merkel il clima migliorato.

    I 18 provvedimenti messi sultavolo dallesecutivo di Syriza(lobiettivo raccogliere 3,2miliardi senza nuove misuredausterit ha garantito ilministro delle finanze YanisVaroufakis) sono ancoratroppo vaghi, racconta uno dei

    tecnici dellex Troika presenti alle trattative.Mancano molte cifre, spiega, le coperture per lemisure umanitarie del governo costo 200milioni sono per ora poco chiare. Non solo: ilrapido deterioramento delleconomia greca haallontanato gli obiettivi di bilancio mentre ilpagamento di 1,5 miliardi per saldare pensioni estipendi di marzo ha quasi svuotato le casse dellostato. Abbiamo gi spiegato ai nostri creditoriche senza il rapido sblocco di nuovi aiuti nonpotremo pi onorare i nostri debiti, ha scritto ilgoverno nel documento di accompagnamento

    delle misure. La prima scadenza a rischio sono i470 milioni di prestiti Fmi in scadenza il 9 aprile.Il condono fiscale approvato in Parlamento hagarantito un gettito di 120 milioni alla sua primascadenza. Briciole rispetto alle necessit diAtene. I tecnici delle due parti continueranno gliincontri oggi sperando di trovare una quadra edi poter passare poi il cerino allEurogruppo intempi brevi per chiudere unintesa e girare unpo dossigeno (leggi soldi contanti) ad Atene. Ilgoverno Tsipras ha poche armi in pugno. Icreditori tengono il portafoglio dalla parte delmanico e con larma della liquidit sperano diconvincere il premier ellenico ad accettare il loroschema di riforme. Quelle proposte da Atenepropongono, secondo la stampa domestica, unarevisione degli scaglioni Iva e lo spostamentodellimposizione fiscale verso i redditi pi altiassieme a un giro di vite sul contrabbando, gliarmatori e gli oligarchi. Lesecutivo haconfermato ieri che presto andr in porto laprivatizzazione del Pireo (cui guardano congrande interesse i cinesi). Ma su pensioni eriassetto del pubblico impiego, due tastidelicatissimi sotto il Partenone, lintesa chedovr poi ricevere un difficile ok anche dalParlamento greco ancora molto lontana.

    (e. l.)

    LAGIOR

    NATA

    2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015

    100

    90

    80

    70

    Economia ellenica lontana dal ritorno alla normalit

    Regno Unito

    Area Euro

    Grecia

    Vertice demergenza, Tsipras prepara il piano B

    MILANO. I nodi sono arrivati al pettine. Leprossime ore saranno decisive per il futurodella Grecia. E il governo Tsipras, consape-vole che la sabbia continua a correre nellaclessidra, serra le fila per il rush finale deinegoziati. Sperando come tutti nel lieto fi-ne, ma preparandosi per la prima volta an-che a valutare alternative. Piuttosto chefirmare un terzo memorandum preferiscouscire dalleuro ha detto ieri Yannis Alba-nis, influente membro del comitato centra-le di Syriza, rilanciando unopinione che fasempre pi proseliti nellala radicale delpartito. LEuropa germanizzata ci stasoffocando, prepariamoci allo scontro, haattaccato il ministro dellenergia Panagio-tis Lafazanis, leader dellopposizione inter-na, in visita a Mosca. Gli uomini pi vicini alpremier, naturalmente, sono pi prudenti.Ma viste le difficolt a far decollare i nego-ziati con Bruxelles (e visto soprattutto lostato delle casse dello Stato, vuote) inizia-no in via del tutto precauzionale a stu-diare qualche piano B in caso di impasse.Non escludo divergenze con i creditori hadichiarato una colomba come EuclidTsakalotos, viceministro delleconomia. Ela convocazione per questa sera di un verti-ce straordinario dello stato maggiore del-lesecutivo in Parlamento ha fatto drizzarele antenne a tutti. Gli ottimisti dicono chesar loccasione per mettere il timbro po-litico su un accordo raggiunto tra i nego-

    ziatori tecnici a Bruxelles. In vista magari diun Eurogruppo convocato a stretto giro diposta per sigillare lintesa e sbloccare i fi-nanziamenti necessari per consentire allaGrecia di evitare il default. Lirritualit delgiorno della convocazione (la domenica) edellorario hanno sollevato per il timoreche alla luce del deterioramento dei rap-porti con Bce, Ue e Fmi Atene sia co-stretta a prendere provvedimenti straordi-nari per tenere in piedi la macchina delloStato ed evitare il crollo delleconomia: insostanza, dicono le Cassandre, imporre ri-gidi controlli ai capitali per evitare ulterio-ri emorragie di liquidit (i depositi in ban-ca sono crollati a 140 miliardi, -15% in duemesi). Allo stato, ovvio, siamo alla fanta-fi-nanza. Il vero problema per che a due me-

    si dalle elezioni in Grecia le posizioni tra ilgoverno Syriza-Anel e i partner, invece diavvicinarsi, si sono allontanate. E solo il ver-tice di questa settimana tra Tsipras e An-gela Merkel riuscito a tamponare le pole-miche. Lesecutivo ellenico comprensibil-mente intenzionato a mantenere tutte lesue promesse elettorali. E i suoi primi prov-vedimenti (luce gratis alle famiglie pi po-vere, assieme a buoni pasto e per la casa)vanno in questa direzione. Non solo: la Gre-cia chiede allex Troika di aprire i cordonidelle Borsa per aiutare il paese a risorgereda una crisi che al di l degli innegabilipeccati originali dei suoi cittadini stataaggravata dalla cura lacrime e sangue im-posta da Bce. Ue e Fmi.

    I creditori non mollano di un centimetro.

    Ogni aiuto, dicono, deve arrivare assiemealle riforme cui si impegnata Atene. Ri-cordando che un intero continente non pucambiare la sua linea per tenere fede al vo-to di un singolo paese. Lo sostengono i go-verni di destra come Madrid e Lisbona, te-mendo che un successo negoziale di Tsi-pras possa dar fiato a Podemos & c. Lo chie-dono per anche quelli di sinistra come Pa-rigi e Roma (oltre allSpd tedesco) che fi-nora al netto di qualche licenza poeticasu singoli parametri di bilancio sono ri-masti allineati sulla linea del rigore impo-sta dalla Germania allEuropa.

    Lesecutivo ellenico, insomma, isolato.E il successo delliniezione di liquidit dellaBce sui mercati con gli spread e i tassi crol-lati accentua la sua solitudine, incorag-giando chi ritiene possibile a questo puntomollare gli ormeggi e lasciare Atene al suodestino. Sperando (probabilmente a torto)che la speculazione non si accanisca subitodopo sugli altri anelli deboli dellarea euro.

    Sotto il Partenone sono intenzionati a re-sistere. E molti economisti, esorcizzando ilrischio della dracma, hanno consigliato algoverno di preparare assieme a even-tuali controlli sui capitali lemissione de-gli Iou (da I owe you, Io ti devo). Unasorta di certificato di credito da usare in so-stituzione del contante con cui il governopotrebbe in caso estremo pagare stipendi epensioni. Una valuta parallela che finireb-be molto presto per deprezzarsi sulleuro eche dicono i critici rischierebbe di es-sere lanticamera delladdio alla monetaunica.

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    IL RETROSCENAETTORE LIVINI

    ULTIMO

    ROUND

    Entro laprossimasettimana ilpresidentedella Com-missione UeJunckerdovrdecidere sulpiano grecodi riforme

  • VARIE

  • 16 CORRIERECONOMIA LUNED 23 MARZO 2015

    Logan GreenCeo Lyft

    Ben SilbermannCeo Pinterest

    Jason GoldbergCeo Fab.com

    Travis KalanickCeo Uber

    Jack MaFondatore Alibaba

    ecommerce, Cina250 milioni 700 milioni

    Internet, CinaInternet Cina600 milioni 41,2 miliardi

    ecommerce, Giappone100 milioni 1,5 miliardi

    Hiroshi MikitaniCeo Rakuten

    Logan GreenCeo Lyft

    ecommerce, Giappone

    2,5 miliardi530 milioni

    Robin LiCeo Baidu

    Ma HuatengCeo Tencent

    Internet, Cina165 miioni 1 miliardo

    ecommerce, Cina

    App trasporti

    App trasporti

    Social network

    App trasporti

    Online design

    SnapchatApp messaggistica

    200 milioni 15 miliardi

    Jack DorseyFondatore della start up

    Square

    150 milioni 6 miliardiIl governo di Singapore app pagamentiti

    Chi ha investito Quanto Dove Valutazione dopo nanziamento

    Gli incroci Gli investimenti di societ asiatiche nella Silicon Valley. Dati in dollari

    Ppar

    ra

    Inversioni di tendenza I colossi asiatici hanno finanziato 86 start up americane. Ma anche in Europa si segnalano acquisti cinesi e coreani

    Silicon Valley Alibaba & Co. mettono radiciJack Ma ha investito su Snapchat e su Lyft, lanti-Uber. La strategia? Far soldi e sbaragliare la concorrenza in casa

    C i guadagnano tutti. Le startupa stelle e strisce nellimmedia-to: nuovi capitali, valutazionein crescita, pi possibilit persviluppare strumenti adatti a conqui-stare il mercato. I colossi asiatici sullungo termine: chiss che fra il mani-polo di societ innovative americaneche finanziano, non si nasconda la gal-lina dalle uova doro. Capace da un latodi farli guadagnare e dallaltro di aprirloro le porte del mercato occidentale.

    Ecco perch sempre pi big del-lAsia, dalla Cina al Giappone passan-do per Singapore, sono pronti a mette-re mano ai loro tesori per sostenere lestartup americane. Certo, accade an-che il contrario: molte aziende della Si-licon Valley, da Google in gi, guarda-no allestremo Est alla ricerca di star-tup interessanti. Ma la novit che ne-gli ultimi anni sono le asiatiche apuntare al mercato americano pi chelinverso.

    Lo confermano i dati raccolti daDowJones VentureSource: lanno scor-so i colossi dellAsia sono stati coinvoltiin 86 round di finanziamento di star-tup americane, in 29 dei quali eranoprotagonisti. I settori di interesse? In-formation technology innanzitutto,

    ma poi anche business e servizi finan-ziari e, in terza battuta, servizi consu-mer. Una tendenza che appare eviden-te spulciando tra i dettagli delle star-tup del billion dollar club, la lista(in costante crescita) delle societ in-novative valutate pi di un miliardo didollari.

    SupremaziaIn tutto a livello globale ce ne sono

    78. Ben 52 sono a stelle e strisce e solo17 in Asia. Tra le top americane gli in-vestimenti dei big asiatici sono semprepi frequenti. Lultimo affare quellodi Alibaba, il big di ecommerce cineseche ha investito 200 milioni di dollarinellapplicazione di messaggisticaSnapchat. Una mossa che allapp hafruttato una crescita della valutazione,ora salita a 15 miliardi di dollari. E chepotrebbe consentire in futuro a JackMa, ceo di Alibaba, di avere larma per-fetta per competere con WeChat, lappdi messaggistica sviluppata dalla riva-le cinese Tencent e (per ora) leader nelmercato interno della Cina. Il caso, in-

    somma, da manuale: appoggiare lastartup che offre gli stessi servizi gisviluppati dalle societ rivali.

    RagionamentoAlibaba deve aver seguito lo stesso

    ragionamento quando ha deciso dipuntare su Lyft, lapp di trasporti pri-vati, finanziandola con 250 milioni: puntare sul software equivaleva a tro-vare un modello alternativo alla pinota Uber. Lyft di recente ha incassatoanche il sostegno economico del colos-so di ecommerce giapponese Rakuten,che ha voluto investirci ben 530 milio-ni di dollari. Facendo schizzare la valu-tazione dellapp fino a 2,5 miliardi di dollari. Dal canto suo la cinese Baiduha invece scelto di appoggiare Uber: suo il finanziamento da 600 milioni didollari che, qualche mese fa, ha fatto lievitare la valutazione della societ ol-tre i 41 miliardi di dollari. Portandolaal secondo posto a livello mondiale trale startup dalla valutazione pi alta.

    Altri esempi? Tencent che investe165 milioni di dollari nella piattaformadi design online fab.com, il governo diSingapore che stacca un assegno da150 milioni di dollari per Square, lap-plicazione di pagamenti lanciata daJack Dorsey, uno dei fondatori di Twit-ter.

    Cambiano le aziende, ma il mecca-nismo sempre lo stesso: spendere percontinuare a fare soldi. Allorigine cinfatti il successo delle aziende asiati-che, che macinano utili e numeri. Mala competizione, soprattutto da quan-do hanno iniziato a guardare fuori daimercati dellAsia, sempre pi agguer-rita. Cos la strategia uguale per tutte:andare alla ricerca di societ promet-tenti e fornire loro i mezzi (economici)per diventare grosse e fare da trainoanche al colosso che le ha finanziate. Un po come, anni fa, ha fatto lameri-cana Yahoo! comprando un pacchettodi azioni di Alibaba. Pacchetto che, al-lentrata della societ cinese in Borsa, ha fruttato a Sunnyvale un vero e pro-prio tesoretto da 6,3 miliardi.

    Ora il processo inverso: non sonopi i big americani ad andare a fareshopping in Asia, ma sono le societcinesi, sudcoreane, giapponesi a met-ter mano al portafogli per aiutare lestartup della Silicon Valley. E non solo:lo shopping si fa anche in Europa. Tragli investitori della piattaforma di mu-sica in streaming svedese Spotify c ilcinese Li Ka Shing, tra quelli del sof-tware di riconoscimento di brani bri-tannico Shazam la societ di venturecinese Soft Park IDG. Pure tra quellidellincubatore tedesco Rocket Inter-net c la societ telefonica PhilippineLong Distance Telephone.

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    MEDIA & TECHPersone, retie consumi

    Yahoo! ha accumulato un tesoro investendo nellecommerce cinese. Ora le parti si rovesciano

    DI GRETA SCLAUNICH

    Diario sindacale a cura di Enrico Marro [email protected]

    Quasi un pensionato su due iscritto al sindacatoMa i tassi maggiori tra gli over 79 e i coltivatori diretti. Il ruolo decisivo dei patronati

    F anno riflettere i dati sultasso di sindacalizzazio-ne dei pensionati, elabo-rati per la prima volta dal-lInps la settimana scorsa.Viene fuori che quasi la metdei pensionati sono iscritti auna sigla sindacale. Per la pre-c i s i o n e , 7. 1 3 5 . 8 5 9 s u15.778.000 (45,23%). Un livel-lo molto alto, caratteristicodei sindacati italiani. Del restoCgil, Cisl e Uil messe assiemedichiarano pi di 5 milioni emezzo di iscritti pensionati suun totale di tesserati di 11,5milioni. Una cos alta presen-za di anziani ha probabilmen-

    te a che fare con i canali isti-tuzionali che facilitano nelnostro Paese liscrizione deipensionati al sindacato e so-prattutto che ne garantisconoil tesseramento a vita, salvorevoca.

    La gran parte delle iscrizio-ni passano infatti per i patro-nati che si occupano di sbriga-re le pratiche per la pensionesia dei lavoratori dipendentisia di quelli autonomi e che assistono il pensionati in tuttii rapporti con lente di previ-denza. Come ricorda lInps,liscrizione avviene dietropresentazione di unautorizza-

    zione espressa e sottoscrittadal pensionato a effettuarela trattenuta mensile sullapensione a favoredel sindacato (oassociazione di ca-tegoria) indicato.Ma poi le tratte-nute vengono ef-fettuate fino a re-voca scritta del-linteressato.

    In questo sensocolpisce che il tas-so di sindacalizza-zione aumenti conlaumentare del-let dei pensiona-

    ti. Cos mentre sotto i 65 annidi et gli iscritti sono solo il35%, sopra i 79 anni si sale al

    53%: probabil-mente si tratta an-che di quelli chesono da pi lungotempo tesserati emagari hanno di-menticato di es-serlo (anche se isindacati ribatto-no che la trattenu-ta evidenziatanel cedolino dellapensione e dun-que questo rischionon ci sarebbe).

    Interessante anche il fattoche i tassi maggiore di sinda-calizzazione si addensino suipensionati che prendono as-segni fino a 1.500 euro netti almese per poi calare drastica-mente sui pensionati pi ric-chi. Cos come significativoche, passando alle categorie,la sindacalizzazione massimasi abbia tra i coltivatori di-retti e assimilati con il 75%contro il 53% dei lavoratori di-pendenti, il 56% degli artigia-ni e il 52% dei commercianti.Insomma, dove maggiore ipotere di intermediazione bu-rocratica del sindacato (e inagricoltura massimo) pi lesigle raccolgono iscritti.

    Sarebbe ora auspicabileche lIstat di Tito Boeri, che hafatto della trasparenza unadelle sue priorit, divulgasse,per gli stessi pensionati, il nu-

    mero di iscritti a ciascuna si-gla sindacale. Cos si potreb-bero confrontare questi dati,certi, con i tesserati dichiaratida ogni sindacato. Esercizioche potrebbe riservare nonpoche sorprese, in particolareper quanto riguarda le sigledel sindacalismo autonomo edellUgl.

    Il tutto in attesa di conosce-re al pi presto i dati sugliiscritti tra i lavoratori dipen-denti che ora la stessa Inpsraccoglier sulla base dellaconvenzione sottoscritta lune-d scorso da Boeri con i segre-tari di Cgil, Cisl e Uil, SusannaCamusso, Annamaria Furlane Carmelo Barbagallo e del di-rettore generale di Confindu-stria, Marcella Panucci. E an-che qui potrebbero essercisorprese.

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    Leader Susanna Camusso, segre-tario della Cgil

  • la Repubblica MERCOLED 25 MARZO 2015

    TITOLI DI STATO RENDIMENTO

    TITOLO PR. RIF TITOLO PR. RIF

    PRINCIPALI TITOLI DEL MERCATO AZIONARIO BORSE EUROPEE

    BORSE INTERNAZIONALI

    I MIGLIORI

    IERI

    MEDIOBANCA ................................................8,960 2,81MEDIOLANUM................................................7,590 0,93MONCLER......................................................15,560 2,03MONTE PASCHI SI..........................................0,621 5,52PIRELLI & C.....................................................15,460 -0,26POP.EMILIA ROMAGNA...............................8,040 0,75PRYSMIAN.....................................................19,130 0,84RCS MEDIAGROUP ........................................1,125 3,21SAIPEM..............................................................9,530 -0,31SNAM.................................................................4,572 -STMICROELECTR............................................9,005 -0,06TELECOM IT .....................................................1,103 -0,27TENARIS .........................................................12,980 -0,61TERNA ...............................................................4,094 0,15TODS..............................................................87,600 0,81UBI BANCA.......................................................7,205 1,34UNICREDIT.......................................................6,360 1,44UNIPOLSAI.......................................................2,700 1,28WORLD DUTY FREE ....................................11,200 1,82YOOX ..............................................................21,800 -0,09

    PAESE/INDICE 24-03 VAR.%

    AMSTERDAM (AEX) ....................................498,66 +0,22BRUXELLES-BEL 20 ..................................3765,41 +0,37FRANCOFORTE (XET DAX)..................12005,69 +0,92FTSE EUROTRACK 100 ............................3213,08 +0,19LONDRA (FTSE 100).................................7019,68 -0,26MADRID IBEX35 .....................................11579,30 +1,10OSLO TOP 25 ................................................562,54 -0,33PARIGI (CAC 40) ........................................5088,28 +0,67VIENNA (ATX) ............................................2537,75 +0,21ZURIGO (SMI).............................................9292,68 -0,78

    PAESE/INDICE 24-03 VAR.%

    DJ STOXX EURO...........................................381,23 +0,78HONG KONG HS.....................................24494,51 -JOHANNESBURG...................................46781,04 +0,86NEW YORK (S&P 500) ..............................2091,56 -0,61NEW YORK (DJ IND.) .............................18012,34 -0,57NASDAQ COMP. .......................................4994,73 -0,32SINGAPORE ST ..........................................3410,13 -SYDNEY (ALL ORDS)................................5921,03 -TOKIO (NIKKEI) .......................................19754,36 -

    MONTE PASCHI SI............................................5,52INTESA SANPAOLO.........................................3,43RCS MEDIAGROUP..........................................3,21MEDIASET ..........................................................3,20MEDIOBANCA ..................................................2,81

    BTP (10 ANNI) ........................................1,32%SPREAD SUL BUND ...............................105

    24 MARZO MATTINO SERAORO MILANO (EURO/GR.) 35,40 35,44ORO LONDRA (USD/ONCIA) 1.193,25 1.191,50ARGENTO MILANO (EURO/KG.) - 522,12PLATINO MILANO (EURO/GR.) - 34,75PALLADIO MILANO (EURO/GR.) - 23,5724 MARZO DENARO LETTERASTERLINA (V.C) 240,47 281,13STERLINA (N.C) 250,14 290,23STERLINA (POST.74) 250,14 290,23KRUGERRAND 1.041,07 1.158,36MARENGO ITALIANO 200,04 224,26MARENGO SVIZZERO 195,96 223,22MARENGO FRANCESE 194,16 217,24

    CORONA DK ...................................................7,4603 +0,064CORONA N......................................................8,5935 -0,394CORONA S.......................................................9,2889 +0,092DOLLARO AUS...............................................1,3843 -0,682DOLLARO CDN ..............................................1,3649 -0,132DOLLARO USA...............................................1,0950 +0,348FRANCO CH ....................................................1,0491 -0,663STERLINA UK ..................................................0,7344 +0,355YEN J ............................................................130,8900 +0,069

    FTSE MIB Var.%

    A2A.....................................................................0,960 -1,29ATLANTIA......................................................24,470 -AUTOGRILL......................................................9,315 2,48AZIMUT ..........................................................26,540 0,49BANCA GENERALI.......................................28,820 0,42BANCO POPOLARE.....................................14,490 -0,28BCA POP.MILANO..........................................0,959 2,13BUZZI UNICEM.............................................13,670 1,79CAMPARI ..........................................................6,425 -1,00CNH INDUSTRIAL...........................................7,665 2,61ENEL...................................................................4,338 1,26ENEL GREEN PW.............................................1,770 -0,11ENI....................................................................16,140 0,19EXOR ...............................................................41,720 2,05FCA-FIAT CHRYSLER AUT. ........................15,180 1,74FERRAGAMO ................................................29,290 -1,05FINMECCANICA...........................................11,470 1,06GENERALI ......................................................18,640 1,47GTECH ............................................................19,090 0,32INTESA SANPAOLO.......................................3,200 3,43LUXOTTICA...................................................58,700 0,60MEDIASET ........................................................4,384 3,20

    FTSE MIB..........................23333,20 (+1,20%)FTSE IT ALL .....................24882,41 (+1,18%)FTSE IT STAR ..................24342,37 (+1,04%)FTSE IT MID ....................32781,38 (+1,00%)COMIT .................................1275,48 (+0,78%)FUTURE ............................22965 (+1,17%)

    I PEGGIORI

    A2A.....................................................................-1,29FERRAGAMO ...................................................-1,05CAMPARI ..........................................................-1,00TENARIS ............................................................-0,61SAIPEM ..............................................................-0,31

    VALUTE

    ORO E MONETE AUREE

    FTSE MIB Var.%

    cda Rcs il banchiere GerardoBraggiotti, molto vicino a Mar-co Tronchetti Provera, patrondella Pirelli, e molto stimato an-che da Giovanni Bazoli.

    Dopo le schermaglie inizialilunico a cantare fuori dal coro rimasto leditore Urbano Cairo,fortemente critico sulla gestio-ne di Jovane e poco disponibileanche verso il presidente in pec-tore Costa. Non credo abbia la-sciato Mondadori in condizionistrepitose e, visto che Rizzoli reduce da annate un po diffici-li, magari ci vuole qualcosa dal-tro, ha detto leditore della Cai-ro Communications. Il qualenon ha smentito n confermatodi essere salito dal 3 al 4,2% delcapitale Rcs: Faccio comunica-zioni solo quando supero le so-glie. Dunque non si pu esclu-dere che Cairo possa presentareentro luned una lista di mino-ranza, che avr diritto ad averetre consiglieri su un totale di no-ve, su cui convogliare i propri vo-ti. Forse dovr vedersela con lalista che Assogestioni potrebbea sua volta presentare anche sei fondi italiani che hanno in por-tafoglio titoli Rcs non sono poitanti e sono molto frammentati.

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    ROMA. Con Susanna Camussonon c mai stato dissenso sul-le ragioni della manifestazionedi sabato prossimo, piuttostosulla proposta di coalizione so-ciale. Dunque il segretario del-la Fiom, Maurizio Landini, non sorpreso dellannuncio delleader della Cgil che parteci-per al corteo di sabato dopo lepolemiche sul carattere pi omeno politico delliniziativa. ARepubblica tvLandini parla an-che della vicenda Pirelli: E unasvendita, lItalia sta cedendoindustrie strategiche a produt-tori stranieri.

    Landini, sorpreso della scelta

    di Camusso di partecipare al-

    la manifestazione?

    Assolutamente no. Non cmai stato dissenso di merito.Con la Cgil e, successivamente,anche con la Uil stiamo condu-cendo una battaglia contro iljobs act fin da questautunno.

    A dire il vero la Cgil aveva giu-

    dicato con freddezza linizia-

    tiva di sabato. Cerano state

    delle polemiche...

    Cera stato un problema le-gato a una delle nostre propo-ste, quella della coalizione so-ciale, un progetto per combat-tere la frantumazione del mer-cato del lavoro determinata an-che dalle scelte del governoRenzi.

    Il jobs act ormai legge. Come

    lo combatterete?

    Ci sono molte strade percambiare le leggi. Questo ilprimo governo che modifica leleggi sul lavoro riducendo i di-ritti senza nemmeno ascoltarele proposte dei sindacati e delPalrlamento. Il jobs act statoscritto ricalcando le ricette diConfindustria e della Bce. Invi-to tutti ad andarsi a rileggere lalettera che la Bce scrisse allIta-lia il 5 agostro 2011. Si chiedevadi aumentare let pensionabi-le, di introdurre la libert di li-cenziamento, di superare i con-tratti nazionali. Tutti obiettiviche i governi Monti, Letta eRenzi hanno perseguito con co-stanza e continuit. Noi voglia-mo manifestare sabato controquella politica che rende pi ri-cattabile e privo di diritti sia chilavora sia chi un lavoro non celha.

    Eppure il governo considera

    positivi i risultati delle nuove

    leggi. Sia sul piano delloccu-

    pazione, sia su quello degli in-

    vestimenti stranieri. Anche

    la vendita di Pirelli un fatto

    negativo?

    La vendita, o meglio, lasvendita di Pirelli la miglioredimostrazione dellassenza diuna politica industriale in Ita-lia. Abbiamo scelto di lasciareche il patrimonio tecnologicodel Paese si trasformi in un su-permarket dove i produttori e ifondi di investimento stranieri

    arrivano e fanno affari. La cosapi grave che cos si vendonoconoscenze che vengono utiliz-zate da altri. Nel momento incui i grandi produttori compio-no scelte strategiche eviden-te che finiranno per favorire i lo-ro paesi. Per questo i governi diSpagna, Francia, Germania,

    Usa intervengono ad evitareche settori stretagici finiscanoin mani straniere. Noi invececonsideriamo un successo averceduto Finmeccanica ai giap-ponesi e Pirelli ai cinesi.

    Il ragionamento vale anche

    per lIlva?

    Dopo tre anni di tentenna-

    menti finalmente il governo hadeciso di entrare nella pro-priet dellIlva per difenderenon solo i posti di lavoro ma an-che la presenza di un settorestrategico come quello dellac-ciaio. A maggior ragione non sicapisce perch lIlva s e Fin-meccanica e Pirelli no.

    Perch in Spagna e Grecia la

    crisi sta premiando i partiti di

    sinistra radicale e in Italia no?

    Io sono un sindacalista, nonsono un politico e tantomeno hovoglia di farlo. Quel che stiamoprovando a fare cercare di riu-nire il lavoro che le politiche delgoverno stanno frantumando.Segnalo solo che sia In Spagnache in Grecia ci sono sindacatipi deboli di quello italiano.

    Con la coalizione sociale?

    La coalizione sociale unaproposta e cercheremo di capi-re l11 aprile se riusciamo a co-struirla. Penso a gruppi di asso-ciazioni che nei diversi territoririuniscano chi lavora e chi nonriesce a farlo, chi precario e chi disoccupato. Un progetto tut-to da costruire ma anche unastrada per riformare il sindaca-to. Altrimenti anche la soprav-vivenza delle attuali organizza-zioni del movimento dei lavora-tori a rischio.

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    Landini: LItalia ormai in svenditasabato in piazza per difendere il lavoroe con noi ci sar anche la Camusso

    Maurizio Landini ieri a Repubblica Tv

    IL CONFRONTO

    Con la leader Cgilnon c mai statodissenso sullamanifestazionema sulla propostadi coalizione sociale

    LINTERVISTASILVIA GARRONI E PAOLO GRISERI

  • 2 Domenica 29 Marzo 2015 Corriere della Sera

    Liniziativa del leader Fiom che progetta la coalizione socialeIl segretario pd peggio di Berlusconi. Al corteo anche Fassina e Bindi

    Landini in piazza, lattacco a RenziROMA Renzi peggio di Berlu-sconi, sta mettendo in praticale indicazioni che venivano dal-la lettera della Bce. Siamo stan-chi di spot, slide e balle. Oggiinizia una nuova primavera peril futuro. Maurizio Landinibattezza la sua coalizione so-ciale in piazza del Popolo, a Ro-ma. Insieme a lui, presente laleader della Cgil Susanna Ca-musso, una folla che chiede la-voro. Il futuro di Landini, nelcorteo griffato Unions (13-14mila partecipanti, secondo laQuestura, piazza del Popolopiena), si annuncia con un ma-re di bandiere rosse, di falci emartello e di Bella Ciao.

    Landini rivendica la suaazione politica: Il sindacato

    non deve diventare un partito,ma ha una sua soggettivit po-litica. La coalizione sociale ve-de in piazza anche lassociazio-ne Libera. Il leader dellaFiom lancia lallarme: Voglio-no cancellare lo statuto dei la-voratori. Il Jobs act renziano il nemico: Lo contrasteremocon ogni mezzo. Nessun en-tusiasmo per le 79 mila nuoveassunzioni appena annunciate:Mi auguro che ce ne siano mi-lioni. Landini attacca Renzi:Ha una logica padronale. Lovedo sempre attento a rispon-dere, evidentemente il ragazzoqualche preoccupazione celha.

    In piazza c Nichi Vendola,sul palco Stefano Rodot. Pochi

    gli esponenti del Partito demo-cratico: Stefano Fassina, Barba-ra Pollastrini, Pippo Civati, Ro-sy Bindi, Corradino Mineo. Non c Cesare Damiano: Lenostre critiche partono daicontenuti, qui si rischia di ri-fluire in una logica di pura pro-testa. Fassina subisce una mi-ni contestazione. Alcuni mani-festanti gli urlano esci dalPd. Lui, impassibile, ci mettela faccia, come sempre: Che cisto a fare nel Pd? Me lo chiedo.Noi combattiamo per rivendi-care il nostro ruolo, ma c unserio problema di pluralismo edi autonomia dei gruppi. AFassina non piace la riformadella Rai: Si torna agli anni50. Mineo ancora pi netto:

    Il Pd non esiste pi. Combat-tiamo la nostra battaglia, ma sela perdiamo, ce ne andremo.Civati in piazza ma critica-mente: Non mi piace Landiniquando fa la gara a fare il nuovoe delegittima tutti senza distin-zioni. Rosy Bindi soprattut-to in ascolto, come presi-dente della Commissione anti-mafia (viene ringraziata daLandini per la presenza): Que-sta piazza chiede rappresen-tanza e va ascoltata. Certo, se cifossero meno bandiere rossesarei pi contenta. Critico conLandini lo scrittore Francesco Piccolo: un reazionario, ilmale della sinistra.

    Alessandro Trocino RIPRODUZIONE RISERVATA

    La vicenda

    Il leader della Fiom Maurizio Landini in una riunione del 14 marzo a Roma lancia una coalizione s