04 15 rassegna stampa fisac dal 19 gen al 25 gen

236
Rassegna stampa settimanale n. 4/2015 ____________________________ Dal 19 gennaio 2015 Al 25 gennaio 2015 A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann – V.Vitale)

description

 

Transcript of 04 15 rassegna stampa fisac dal 19 gen al 25 gen

  • Rassegna stampa settimanale

    n. 4/2015 ____________________________

    Dal 19 gennaio 2015 Al 25 gennaio 2015

    A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann V.Vitale)

  • BANCHE

  • 28 Domenica 25 Gennaio 2015 Corriere della Sera

    Sale di livello la campagnaanti-decreto delle Popolari perevitare la trasformazione inspa. Ora si punta anche al coin-volgimento dei dipendenti, chesarebbero immediatamentecolpiti da un violento risikobancario in termini di esuberi.

    Ieri i vertici del Banco Popo-lare, il presidente Carlo FrattaPasini e il consigliere delegatoPierfrancesco Saviotti, hannoinviato una lettera ai 18 mila di-pendenti dellistituto veroneseper spiegare che il decreto delgoverno sprovvisto dei pre-supposti durgenza, contrarioai principi costituzionali di li-bert dintrapresa e di coopera-zione e carico di effetti negativiper un Paese come il nostroprivo dinvestitori di lungo pe-riodo. Per questo il Banco, in-sieme con lassociazione di ca-tegoria Assopopolari, si op-porr in ogni modo al decre-

    to. La lettera sottolinea unpunto delicato: le Popolaricontinueranno a partecipareal processo di concentrazionedel mercato bancario domesti-co, come gi avvenuto in passa-to, anche in chiave risolutiva disingole crisi aziendali e senzache la forma giuridica costitu-isse un ostacolo al buon esitodi quelle operazioni. Insom-ma non lessere coop che im-pedisce integrazioni anche digruppi in crisi, come adesso losono Carige e Mps.

    La linea emersa gioved dalsummit delle Popolari con-trastare il dl sia dal punto di vi-sta legale sia in sede di conver-sione in Parlamento, dove pos-sono contare su un fronte bi-partisan di sostenitori. Adessere coinvolti nella trasfor-mazione in spa entro 18 mesisono dieci istituti con oltre 8miliardi di attivi: Banco Popo-

    Economia I sindacatiIlva, verso la cassa per 5 milaLIlva potrebbe presentare la richiesta di cassa integrazione per 5 mila dipendenti, a rotazione, dopo la conclusione del periodo dei contratti di solidariet scaduti venerd. La notizia stata diffusa da fonti sindacali. Marted prossimo alministero dello Sviluppo economico inizier la trattativa e non mancano le frizioni tra i sindacati metalmeccanici.

    Corriere Economia

    di Marco Sabella

    I portafogli tra bond e azionidopo la svolta di Francoforte

    L a Bce non ha deluso leaspettative e le misuredi quantitative easing annunciate gioved hanno soddisfatto i mercati. Con un programma di acquisto di titoli largamente superiore ai mille miliardi di euro, le Borse hanno festeggiato con rialzi sostanziosi e Piazza Affari da inizio anno a oggi ha gi messo in

    cascina una performance che sfiora l8%. In pari tempo il rendimento del Btp a dieci anni sceso leggermente al di sotto di 1,5% e lo spread con il bund ha bucato al ribasso la soglia dei 120 punti. Solo notizie positive dal fronte dei mercati? Per il momento prevalgono le aspettative favorevoli ma gli economisti e i gestori di portafoglio non sottovalutano le difficolt delleconomia generale e leventualit di una nuova battuta darresto. Corriere Economia, domani in allegato con il Corriere della Sera, ha fatto il punto sui portafogli pi adatti per cogliere le opportunit offerte dai differenti scenari di mercato, tra azioni e titoli di stato.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Popolari, decreto incostituzionaleSaviotti e Fratta Pasini (Banco) scrivono ai dipendenti: ci opporremo in ogni modoLonghi (Centesimus Annus): indagare sulle fughe di notizie. Capezzone: bene il faro Consob

    lare, Bpm, Ubi, Bper, Creval,Pop. Etruria, Pop. Sondrio e lenon quotate Pop.Bari, Pop.Vi-cenza e Veneto Banca.

    Per cercare di modificare iltesto si far leva sul progetto diautoriforma cui lavorano datempo Angelo Tantazzi, Pierga-etano Marchetti e Alberto Qua-drio Curzio. Un nuovo vertice diAssopopolari dovrebbe tenersiin settimana. Il ministro delleInfrastrutture, Maurizio Lupi, ha aperto a possibili modifi-che: Vedo margini positivi.Tra le ipotesi di emendamentoc il tetto al possesso azionario(si parla del 5%), cos da evitarescalate ostili, e il varo del votomultiplo per i soci storici. La

    strada comunque in salita,anche perch per riforma sschierato il governatore dellaBanca dItalia, Ignazio Visco.

    Ma il mondo cooperativo siinterroga anche sui sospetti dispeculazione sui titoli. La noti-zia del Corriere della Sera delfaro acceso dalla Consob sugliacquisti ingenti di titoli di Po-polari prima dellannuncio deldecreti realizzate da operatoridi stanza a Londra ha provocatoforti reazioni: Le Popolaripossono essere soggetti a futu-re scalate o future aggregazionidi gruppi bancari esteri che inItalia, si trovano un territoriomolto favorevole, ha dettoGianluigi Longhi, consiglieredella fondazione pontificiaCentesimus Annus, a Radio Va-ticana. Bisognerebbe verifica-re se c stata piena trasparenzadelle istituzioni e se in tuttoquesto non ci sono state le soli-

    te fughe di notizie. Anche per il presidente della

    Commissione Finanze dellaCamera, Daniele Capezzone,(Forza Italia) fa molto bene laConsob a verificare se vi sianostati movimenti anomali,mentre il capogruppo leghistaalla Camera, Massimiliano Fe-driga, annuncia uninterroga-zione: Sembra che ingentiflussi di capitali si siano mossida Londra. Quali sono e di chisono i capitali che si sono mos-si? Non vorremmo scoprire chesono collegati con vicinanzepolitiche. Sulla stessa linea ilvicepresidente del Senato,Maurizio Gasparri: Si tratta disoldi veri che potrebbero averarricchito gli amici degli amici.Ragione in pi per non firmareil decreto di Renzi.

    Fabrizio Massarofabriziomassar0 RIPRODUZIONE RISERVATA

    La norma

    Il decreto del governo impone la trasformazione in spa entro 18 mesi delle coop bancarie con oltre 8 miliardi di attivi: sono Bpm, Banco Popolare, Ubi, Creval, Pop. Etruria, Pop. Sondrio, Creval, Pop.Bari, Pop.Vicenza, Veneto Banca

    1,34milioni: il numero dei soci delle 70 banche popolari (comprese le spa controllate). I clienti delle Popolari sono 12,3 milioni

    450miliardi di euro lattivo delle banche popolari. Hanno il 29,3% degli sportelli, il 25,3% della raccolta e il 24,6% degli impieghi

    La compagnia irlandese

    British rilancia su Air Lingus

    International Airlines Group, la holding che controlla British Airways e Iberia, ha alzato nuovamente la posta per la compagnia aerea irlandese Air Lingus, dopo che le due precedenti offerte dacquisto erano state respinte. La nuova offerta, scrive lFt, vale 1,34 miliardi. Air Lingus controllata da Ryanair al 30%, lo stato irlandese ha il 25%.

    La letteraIl decreto manca dei presupposti durgenza ed contrario alla libert dintrapresa

    La polemicaFedriga (Lega): Non vorremmo che i capitali mossi fossero collegati a vicinanze politiche

    Carlo Fratta Pasini (foto), presidente del Banco Popolare. Listituto tra le banche coop interessate dalla riforma

    Il governatore della Banca dItalia, Ignazio Visco (foto) da tempo invita le Popolari a riformarsi. tra i sostenitori del decreto

    La Consob presieduta da Giuseppe Vegas (foto) ha acceso un faro sugli acquisti di titoli Popolari precedenti al decreto

    Informazione pubblicitaria

  • Corriere della Sera Domenica 25 Gennaio 2015 ECONOMIA 29

    La propostaPesenti: allItalia serve la rinascita delle citt

    Rammendare le periferie attraverso la rigenerazione urbana per un nuovo rinascimento dellItalia. Dal manifesto di Renzo Piano partita la riflessione promossa dallannuale convegno della Fondazione Italcementi, alla Fiera di Bergamo.Le nostre citt e il nostro territorio hanno bisogno digrandi interventi di riqualificazione, ha spiegato il presidente di Italcementi, Giampiero Pesenti (foto) , sottolineando la necessit di una rinascita che cambi in meglio le realt urbane, le periferie in particolare, e la vita stessa delle persone che le vivono. Sulla stessa linea il

    consigliere delegato di Italcementi, Carlo Pesenti ha messo in evidenzia la necessit di unoperazione dove gli interessicollettivi si intrecciano con gli interessi dellimpresa versoun rinascimento sociale ed economico del paese. Questaoperazione possibile solo attraverso una grande visionepolitico-istituzionale che incoraggi linnovazione sostenibiledi prodotti e processi. In Europa e nel mondo ci sonoesempi concreti di citt che hanno saputo rigenerarsi, ha osservato il presidente di Italcementi , citando Marsiglia, Berlino, Londra.

    Intervista

    di Giuliana Ferraino

    Barra (Gm): per lauto ancora 5 anni di rivoluzione

    CariFirenze verso il riassetto, le strategie con IntesaLa fondazione valuta luscita dalla banca toscana e ripensa le partecipazioni. Tombari: pi fondi per la citt

    Chi

    Mary Barra, classe 1961, da poco pi di un anno amministratoredelegato della General Motors, la prima donna a occupare una tale posizione in una industria automobilistica a livello mondiale

    Pochi mesi dopo linsediamento al vertice del terzo produttore mondiale di auto, incappata nella grana dei richiami: General Motors ha dovuto richiamare 2,6 milioni di auto per difetti ai blocchetti di accensione di alcuni modelli

    consiste anche nello spende-re tempo con i nostri stakehol-der esterni, i partners, i forni-tori, gli investitori.

    In questi primi 12 mesi hoimparato che ho davanti a meuna grande sfida. Ma far ditutto per vincerla: voglio cheGm diventi la casa automobili-stica pi apprezzata dai nostriclienti. Sono una persona mol-to orientata ai risultati. Cavar-sela non la mia idea di vitto-ria. Odio le scuse. Dobbiamoguadagnarci il successo. E dob-biamo essere responsabili, aprescindere dalle circostanze. Investiremo in nuovi modelli, nuovi mercati e nuove tecnolo-gie. La nostra performance de-ve migliorare trimestre dopotrimestre.

    La prima mossa di Barra inGm stata mettere il cliente alprimo posto. E accelerare ilcambiamento della cultura edei comportamenti. A comin-ciare dalla sicurezza, dopo ilmassiccio richiamo di veicolilegato a un problema al siste-ma di accensione nel 2014. stato un anno con molte delu-sioni ma anche grandi progres-si. Quando si tratta di sicurezzavogliamo essere al primo po-

    sto. Spiega: Abbiamo com-pletamente rivisto il processoproduttivo. Per aumentare lasicurezza, siamo andati dallin-dustria aerospaziale. E abbia-mo lavorato con Ibm per usarealcuni degli strumenti pi sofi-sticati per lanalisi dei dati.

    Quando sar in venditaunauto che si guida da solanessuno lo sa, ma continuia-mo a vedere progressi ogni an-no. E non detto che sar ven-duta da Google. In ogni casolindustria tradizionale si stapreparando. Ci saranno cam-

    biamenti anche nella coperturaassicurativa. Ne stiamo discu-tendo. La caduta del prezzodella benzina negli Stati Uniticome nel Vecchio Continentefar crescere la domanda di au-to di grossa cilindrata, che con-sumano di pi ma sono piredditizie per le case automo-bilistiche? Risponderemo allerichieste dei nostri clienti, mail calo dei prodotti petroliferinon ha effetti sulla nostra stra-tegia di lungo periodo, chepunta su una maggiore effi-cienza di tutti i nostri modelliin ogni segmento.

    Oggi tutti parlano di Tesla,Gm ha cominciato a lavorarealla Volt allinizio del 2000 econtinua a investirci. Per unconsumatore comprare unau-to il secondo acquisto pi importante della vita, percilincertezza globale avr con-seguenze sulle sue scelte. Ve-diamo grandi opportunit dicrescita in Cina, ma non pi adoppia cifra. LAmerica tira.Una previsione per lEuropa?Resta fragile dalla nostra pro-spettiva, ma siamo pronti a lan-ciare nuovi modelli.

    @16febbraio RIPRODUZIONE RISERVATA

    Fiat Chrysler

    A Pomigliano Cisl e Uil escludono Fiom dal voto

    Si profila un nuovo scontro sindacale nello stabilimento Fca di Pomigliano dArco. La Fiom stata esclusa dal voto per il rinnovo dei delegati (Rsa), dopo la decisione della dalla commissione elettorale, formata da rappresentanti di Fim, Uilm, Fismic e associazione quadri e capi(Aqcf), in vista delle prossime elezioni per il rinnovo delleRsa e dei rappresentanti per la sicurezza (Rls) , le prime dalla firma allaccordo tra Fiat e sindacati nel 2010 e dal successivo referendum nellostabilimento partenopeo. Lesclusione della Fiom statamotivata dalla commissione con la mancata adesione deimetalmeccanici della Cgil al Contratto collettivo specifico del 2010, e al successivo documento per il meccanismodi consultazione. Si tratta di unoccasione persa per superare le divisioniche indeboliscono solo i lavoratori ha commentato Francesco Percuoco, responsabile del settore auto per la Fiom di Napoli . Accettare la sentenza della Corte costituzionale chericonosce alla Fiom il diritto adavere le Rsa, avrebbe ridatocredibilit a tutto il sindacato in un momento in cui la propria rappresentativit in discussione. Un sindacato libero e indipendente non deve mai avere paura della democrazia.Per la Fismic, invece, lesclusione dovuta allapplicazione delle leggi e delle normative in vigore: La commissione elettorale ha sottolineato Felice Mercogliano, segretariogenerale campano del sindacato sta espletando il proprio lavoro in base alle leggi e in piena autonomia. Ma secondo Giovanni Sgambati della Uilm Campania La commissione elettorale stata troppo frettolosa.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    MILANO Non ci sono solo le po-polari ad agitare il panoramadel credito. Da qui alla prima-vera del 2016 alcuni dei mag-giori istituti (Bpm, Medioban-ca, Intesa), ripenseranno la lo-ro governance e diverse fonda-zioni ex bancarie sarannochiamate a rinnovare i vertici ead asciugare strutture pleona-stiche.

    Chi pu, si muove danticipo. il caso della fondazione Cari-Firenze, grande socio di IntesaSanpaolo. Lente fiorentino hacirca due terzi dei propri assetinvestiti nel settore bancario. Nonostante la legge Amato isti-tutiva delle Fondazioni preve-desse gi dai primi anni Novan-ta il progressivo scioglimento

    dei legami azionari con listitu-to di provenienza, a Firenze, co-me in moltissime altre partidItalia, si disatteso la norma.

    CariFirenze conserva i l10,26% della banca toscana e hain portafoglio il 3,248% di Inte-sa Sanpaolo, che a sua voltacontrolla quasi il 90 per centodella banca fiorentina. Oltreagli aspetti patrimoniali, il lun-go rapporto con Ca de Sass esprime anche un complessointreccio di relazioni. Se Intesaha la maggioranza nel consi-glio della banca CariFirenze, lEnte esprime il presidenteGiuseppe Morbidelli oltre aquattro consiglieri su un totaledi dodici. Mentre nel comples-so sistema di governance di In-

    tesa Sanpaolo i fiorentini espri-mono un rappresentante nonesecutivo nel consiglio di ge-stione, lo stesso Morbidelli edue nel consiglio di sorveglian-za, Iacopo Mazzei e FrancescoBianchi.

    Oggi che la crisi ha ridotto lerisorse disponibili e gli obbli-ghi fiscali sono passati da 500 mila a 7,5 milioni di euro lan-no, lente CariFirenze sta av-viando una serie di riflessioni,con lunico fine assicura ilpresidente, lavvocato UmbertoTombari di erogare di pi emeglio a favore del nostro ter-ritorio di riferimento, forti delfatto che siamo autonomi e so-ci strategici di una delle istitu-zioni bancarie pi redditizie in

    Italia. Tombari, avvocato nelcui studio cresciuta profes-sionalmente il ministro MariaElena Boschi, vuole allargarelambito delle relazioni dellafondazione che presiede. Ab-biamo un marchio forte dice e universalmente legato adalcuni dei massimi capolavoridarte: Firenze. Stiamo elabo-rando un progetto per arrivarea convogliare verso la nostracitt linteresse di alcune dellepi grandi fondazioni del mon-do anglosassone, dalle grandicorporation alla fondazioneBill & Melinda Gates. Lobietti-vo? Raddoppiare in cinque an-ni le risorse destinate al territo-rio, passando dagli attuali 26milioni a 50-60 milioni.

    Per arrivarci c chi ipotizzala cessione a Intesa della quotarestante in CariFirenze, da cuisi potrebbero ricavare tra i 150 ei 160 milioni di euro. Per lEntesi tratterebbe di ottimizzare lerisorse: la quota in Cr Firenzenon genera dividendo, mentrela liquidit che deriverebbedalla vendita potrebbe garanti-re pi erogazioni. Assai remotainvece una valutazione sullaquota di Intesa, che continua astaccare la cedola. Una lieve li-matura, dicono fonti vicine aCariFirenze, se ci sar non ma-turer prima del rinnovo dellagovernance, a primavera 2016.

    Stefano Righi@Righist

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Al verticeUmberto Tombari, 48 anni, avvocato, presiede da maggio scorso la fondazione CariFirenze

    La scheda

    LEnte CariFirenze controlla il 3,248% di Intesa e il 10,26 della Cassa di Risparmio di Firenze, la cui quota restante in portafoglio proprio a Ca de Sass

    DALLA NOSTRA INVIATA

    DAVOS Lindustria dellautomo-bile si prepara alla rivoluzione.Ci saranno pi cambiamentinei prossimi 5 anni che negliultimi 50 anni. un settoremolto eccitante, anticipaMary Barra, 53 anni, Ceo di Ge-neral Motors dal 15 gennaiodellanno scorso, prima (e fino-ra unica) donna alla guida diun gruppo automobilistico.Cambiamenti legati alle nuovetecnologie, per rendere i veico-li pi sicuri ed efficienti, maforzati anche dallingresso dinuovi attori. Come Tesla, cheha trasformato lauto elettricain un oggetto di lusso. O Goo-gle, con la sua driveless car,lauto che si guida da sola. Maanche Uber, che punta sullacondivisione invece che sulpossesso dellautomobile, uncambiamento totale di abitudi-ni e modello di business chemette sotto pressione linteraindustria.

    Per la prima volta al WorldEconomic Forum di Davos, latop manager, sposata con duefigli, si presenta con chiodorosso di pelle tutto cerniere,pantaloni a sigaretta neri e tac-chi a spillo. Parla di Suv e sta-tion-wagon come se fosserouna delle cosa pi cool delmondo. Amo le automobili.Mio padre lavorava alla Gm e ioqui ho costruito tutta la miacarriera, anzi tante carriere vi-sto che mi sono occupata unpo di tutto, dal prodotto alle vendite. Bisogna sempre segui-re le proprie passioni, affer-ma.

    Applica la regola anche ai di-pendenti. Una forza di lavorocoinvolta produce risultati su-periori. A Gm facciamo moltisondaggi interni per chiederequello che funziona e ci chenon va. Ricevo tantissimeemail dai dipendenti, chiedo-no che il loro lavoro abbia si-gnificato, vogliono dialogare eavere una buona relazione con iloro capi.

    Ma il ruolo di un buon Ceo

    CarrieraAmo le automobili. Mio padre lavorava alla Gm e io qui ho costruito tutta la mia carriera

    Il futuroGoogle studia lauto che si guida da sola. Ma non detto che arriver per prima ai nuovi modelli

    9,92milioni i veicoli venduti nel corso del 2014 dalla General Motors

    2%la crescita delle vendite 2014 dichiarata dalla Gm: nuovo record

    61milioni, i veicoli venduti nel 2014 nel mondo. Cina e Usa i primi due mercati

  • ASSICURAZIONI

  • BANCA DITALIA

  • CASSA DEPOSITI E PRESTITI

  • UNIONE EUROPEA

  • 2 CORRIERECONOMIA LUNED 19 GENNAIO 2015

    IMPRESE & FINANZAUomini, storiee strategieCredito Le partite aperte e la necessit di consolidare il sistema

    La lente di Francoforte

    Alleanze e fusioniper ridurre la sofferenzaLa strada obbligata se i ricavi resteranno ancora al palo

    DI STEFANO RIGHI

    Fonte: elaborazione Ufficio Analisi Economiche Abi su dati Banca dItalia e Borsa Italiana S. Avaltroni

    I CREDITI PROBLEMATICI DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO

    Sofferenze al lordo delle svalutazioni. Dati in milioni di euro

    Il confronto

    IntesaSanpaolo

    BancoPopolare

    Popolaredi Milano

    PopolareE. Romagna

    180

    170

    160

    150

    140

    130

    120

    ott.2012

    dic.2012

    feb.2013

    apr.2013

    giu.2013

    ago.2013

    ott.2013

    dic.2013

    feb.2014

    apr.2014

    giu.2014

    ago.2014

    ott.2014

    Unicredit Montedei Paschi

    Ubi

    * Un aumento da 2.500 milioni atteso nel 2015

    ** Un aumento da 700 milioni atteso nel 2015

    12

    4.9

    73

    12

    7.6

    55

    13

    3.2

    76

    13

    8.1

    85

    14

    1.8

    53

    14

    7.3

    13 1

    55

    .88

    51

    62

    .04

    01

    66

    .47

    8

    17

    0.3

    30

    17

    3.9

    69

    Capitalizzazione

    (al 15/1/15)Aumento di capitale

    (nel 2014)

    .65

    5

    119.825

    179.255

    2.3

    81

    75

    0

    50

    0

    40

    .05

    8

    0

    29

    .75

    0

    0

    2.3

    81

    5.0

    00

    *

    4.9

    02

    0

    3.2

    74

    1.5

    00

    2.5

    29

    RAPPORTO TRA CAPITALIZZAZIONE E AUMENTI

    Dati in milioni di euro

    Banche anno zero. AvviatalUnione bancaria europea,con le conseguenti prescri-zioni in termini di requisiti di

    capitali e di trasparenza, le maggioribanche italiane sono chiamate ora aimmaginare un futuro industriale chesar necessariamente molto diversodal recente passato.

    In attesa delle norme promesse lascorsa settimana dal premier Renzi, ilcentro del mondo creditizio si spo-stato da Roma a Francoforte e gli isti-tuti bancari devono fare i conti, inquesto 2015, con alcuni aspetti che ab-biamo provato a sintetizzare in questepagine: il nodo delle crescenti soffe-renze, i requisiti di capitale, la Vigilan-za unica continentale e una governan-ce che deve meglio soddisfare le esi-genze di rappresentativit, efficienza,tempestivit.

    DirettriciVerso queste direttrici si svolger

    lattivit dellintero settore nei prossi-mi dodici mesi, con impegni diversi aseconda dei casi. Tutti per dovrannoconfrontarsi (e possibilmente trovareuna soluzione) con il problema, ov-vero, in quale ambito e in che modorealizzare i ricavi. In otto anni, cam-biato il mondo. Del vecchio, restanomacerie: agenzie abbandonate, creditiirrisolti. A cui si aggiunge un numero

    crescente di lavoratori a cui difficileprospettare un futuro, nonostante letutele che il sistema ha saputo neglianni garantire internamente.

    Con i tassi di interesse vicini allozero e la disintermediazione creditiziaper mano di Internet e del crescentesuccesso del web-banking, gli istitutidi credito si sono visti prosciugaredue delle principali fonti di ricavi. Fat-to particolarmente avvertito dallebanche commerciali, comparto nelquale sono quasi esclusivamente atti-vi i principali istituti italiani.

    Soluzioni un problema industriale grave,

    che stenta a trovare soluzione. Acuitoda circostante esogene allindustriabancaria, come la scarsa o nulla cre-scita del pil, i timori di deflazione, uneuro che per troppi anni non ha ris-pecchiato la vera forza, sovrapesando-la, delleconomia europea al confrontocon altre realt, statunitense in pri-mis. Per ora stata data la rispostapi semplice e banale: si sono tagliati icosti, facendo opera di razionalizza-zione. Ma il problema dei ricavi e re-sta centrale per tutta lindustria. Lacrescita double digit, a cui per anniqualcuno si era piacevolmente abitua-to, non pi ragionevolmente rag-giungibile. Il nodo delle cedole, che hatenuto attaccato al mondo bancario laparte pi inefficiente e parassitariadella politica italiana, destinato a

    sciogliersi. Solo gli istituti di creditopi capaci potranno remunerare ade-guatamente il capitale investito dai so-ci, ma a livello sensibilmente pi bas-so di quanto accadeva solo pochi annifa e soltanto dopo aver accantonato ariserve di capitale una buona parte diquegli utili, da cui derivano in ultimasede le cedole distribuite

    RapportiBanche anno zero, dunque. Anche

    se qualcuno pi indietro. I casi delMonte dei Paschi di Siena e della Cari-ge sono ancora aperti a qualsiasi solu-zione, nessuna di queste appare indo-lore. Tra le principali banche italiane quotate, nel corso del 2014, ben settehanno dovuto fare ricorso ad aumentidi capitale per allinearsi alle esigenzedellUnione bancaria europea. Settebanche per un totale di 9.300 milionichiesti ai soci a fronte di una capitaliz-zazione di Borsa di appena 13.362 mi-lioni. Un rapporto da brividi, sebbenepesantemente influenzato dal fattoreMps (vedi dati in tabella). Peraltro unasituazione non definita, visto che pro-prio Monte dei Paschi e Carige hannoin cantiere un altro paio di aumentiper complessivi 3.200 milioni, il cheporterebbe il rapporto a 13.362 milionidi capitalizzazione di Borsa contro12.500 milioni chiesti ai soci in poco pi di un anno. Banche, anno zero.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    I prestiti dubbi

    C una pericolosa tendenza: quota duecento miliardi

    Centottanta miliardi di euro. Atanto ammontano le sofferen-

    ze bancarie. Al 31 ottobre scorso,ultimi dati resi disponibili dallAbi,il totale dei prestiti erogati e nonrestituiti al sistema bancario am-montava a 179.255 milioni. Duemiliardi e mezzo in pi del 30 set-tembre precedente. Facile ipotizza-re che in questi due mesi e mezzosia stato superato il livello posto aquota 180 miliardi. Un record dicui si sarebbe fatto volentieri a me-no. Quello che maggiormente pre-occupa la tendenza incrementa-

    le. La montagna di prestiti nononorati che pesano sui bilanci de-gli istituti di credito non accenna adiminuire e, di questo passo, si ar-river a 200 miliardi in estate.

    I dati degli ultimi due anni evi-denziano come si sia passati daquota 119,8 miliardi a appunto, 180miliardi. Ovvero, in 24 mesi lone-re del cattivo credito concesso aumentato del 50 per cento sui bi-lanci delle banche, che ormai ve-dono le sofferenze nette pesare peroltre il 20 per cento nel rapporto sucapitale e riserve.

    La voce, che raggruppa pi

    comportamenti anomali del debito-re, certamente influenzata dallasituazione economica generale: ilPil inginocchiato, la mancata cresci-ta, il credito immobiliare troppo fa-cile negli anni passati, hanno ridot-to il passo alle aziende di credito, ar-rivando quasi a bloccarlo.

    Difficile pensare a una rapida so-luzione, anche se qualcosa si stamuovendo. La stragrande maggio-ranza delle attivit date in garanziadei prestiti erogati sono riconduci-bili al settore immobiliare: case, uf-fici, negozi, fondi.

    I grandi specialisti internaziona-li, da Fortress a Kkr, si stanno gi in-teressando concretamente al mer-cato italiano. Unicredit e IntesaSanpaolo hanno allo studio iniziati-ve proprie e in comune per uscireda una situazione ogni giorno picomplessa e che rischia di andareincontro a crescenti oneri e a perdi-te di valore.

    Occorre fare presto e non semprela normativa aiuta. Lonere dei debi-ti spesso tale da azzerare il valorereale, concreto, di mercato, diunazienda. E se da un lato c chievidenzia come sarebbe tutto pifacile disponendo di una norma chericalchi pienamente i principi delChapter 11 statunitense magaridando al creditore dei diritti realisugli asset del debitore - dallaltronon si pu non ricordare che il con-to che le banche sono chiamate oggia pagare quello da loro stesseaperto allepoca delle cicale.

    S. RIG.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    50%DI AUMENTO IN 2 ANNI

    Il complesso delle sofferenze passato da 120 a 180 miliardi

    Il capitale e gli assetti

    Troppo piccole e frammentate La solidit chiede altri aumenti

    Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit. Inmisura minore Banco Popolare,

    Bper e Popolare di Milano. Il Cre-dem fa storia a se. Per tutte le altrelincertezza rimane. Dopo i 9,3 mi-liardi di euro di aumenti di capitaledello scorso anno la solidit del si-stema creditizio italiano non appareancora pienamente sufficiente.

    Non solo per i due casi patologi-ci rilevati in ottobre dalla Bce, ov-vero Monte dei Paschi di Siena e Ca-rige, ma anche per molte banche didimensione minore. Senza entrarenel ginepraio non sempre fiorito

    delle Bcc, le banche di credito coope-rativo, si va da Tercas a Banca delleMarche, dalla Popolare dellEtruriae del Lazio alla ferrarese Carife, dallaPopolare di Marostica prossima-mente fusa nella bolzanina Volk-sbank fino alla Popolare di Spoleto ea CariChieti dove servono 150 milio-ni che la fondazione socia all80% non ha. Lelenco lungo. E imponeuna duplice strategia: in interventoimmediato a salvaguardia dellaclientela e a tutela del sistema e unasuccessiva, ampia, opera di raziona-lizzazione del sistema. Ora, in fase didefinizione i salvataggi, siamo a que-

    sto punto. In Italia ci sono troppebanche, va detto chiaramente. Leprime tre banche valgono il 40 percento del mercato; in Francia il 46per cento, nel Regno Unito il 48 percento. Le prime sei banche control-lano il 57 per cento del mercato ita-liano, il 72 per cento in Francia, il 75per cento in Spagna e in Gran Breta-gna. In Europa solo la Germania haun sistema creditizio pi frammen-tato (dati Ubs).

    Il credito stato per anni una fab-brica di poltrone e di facili privilegiparassitari. Non potr pi essere co-s. I campanili talvolta vanno abbat-tuti per erigere torri pi alte e pi so-lide. Da una maggiore razionalizza-zione delle strutture bancarie, da unconsolidamento del settore a tutti ilivelli ne trarr beneficio lefficienzae verranno soddisfatti pi agevol-mente i requisiti patrimoniali che,nei prossimi anni, saranno pi strin-genti rispetto ad ora, non meno. E sipotr aprire il mercato del creditoanche agli investitori internazionali.

    Gi oggi, a questi striminziti valo-ri di mercato, lintervento di investi-tori esteri dai gruppi americani al-le assicurazioni europee, fino ai fon-di sovrani arabi stimabile in circa22 miliardi di euro. Potrebbero esse-re molti di pi se venisse ultimata latransizione da un sistema che anco-ra spesso si basa su presupposti ot-tocenteschi a un sistema di mercato,con lunica discriminazione possibi-le a favore di chi veramente piccoloe tale si vota a rimanere.

    S. RIG.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    9.300MILIONI DI EURO

    Il totale degli aumenti di capitale di sette banche nel 2014

    La Sorveglianza unica

    La velocit delleurovigilanzae quelle abitudini romane

    Un tempo bastava unalzata disopracciglio per esercitare la

    moral suasion della Banca dItalia.Oggi arrivano le lettere della Bancacentrale europea. Il 4 novembrescorso nata lUnione bancariacontinentale ed stato chiaro findalla vigilia che nulla sarebbe statouguale a prima per le banche italia-ne. Lultima comunicazione partitada Francoforte e indirizzata allebanche italiane andata a toccarelanalisi delle sofferenze, prospet-tando livelli di copertura del capita-le in alcuni casi elevati. Al riguardo

    la Banca Popolare di Vicenza, purnel rispetto dellobbligo di riserva-tezza verso la Bce, smentisce cate-goricamente quanto riportato daalcuni organi di informazione aproposito dei requisiti di patrimo-nializzazione che la Bce avrebbe ri-chiesto per la Banca Popolare di Vi-cenza. Il target di Cet 1 ratio ripor-tato in oltre l11,6% assolutamenteerrato; infatti il target indicato dal-la Bce per la Popolare di Vicenza ampiamente inferiore. Una preci-sazione necessaria. Ci per nontoglie che proprio la Vicenza radu-ner il prossimo 9 febbraio lassem-

    blea degli obbligazionisti per vota-re lanticipo della data di riscattodel prestito da 253 milioni, che ver-r trasformato in azioni dal prossi-mo 29 maggio. La scelta derivataproprio dal confronto con Franco-forte alla vigilia delle comunicazio-ni sul Comprehensive assessmentdello scorso ottobre. Ed paradig-matica di un nuovo modo di agireda parte del regolatore.

    Sono italiane 14 delle 131 banchevigilate direttamente da Francofor-te e non pensabile, n auspicabile,si possa creare un trattamento di-verso rispetto agli istituti tedeschi,francesi o spagnoli. Il salto, ancheculturale, non banale. Ma la stra-da della crescita e dellUnione ban-caria europea non pu prescindereda regole comuni. La Banca dItaliasta rivedendo il proprio ruolo emolte delle sue elevatissime com-petenze andranno a rafforzare lostanding della Bce. Ci non toglieche chi chiamato a coprire la di-stanza pi ampia siano proprio lebanche, soprattutto gli istituti di media dimensione. Oggi, solamen-te Unicredit (presente direttamen-te in 22 paesi) e Intesa Sanpaolo(pronta addirittura allo shoppingestero), hanno dimensione e strut-tura sovranazionale. Le altre do-vranno adeguarsi, parlare una lin-gua comune. Se arrivare in Europa stato un traguardo, il difficile vie-ne adesso, come stanno iniziando acomprendere a Vicenza e a Monte-belluna, a Sondrio e a Genova.

    S. RIG.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    131ISTITUTI VIGILATI

    Il totale della banche sorvegliate dalla Bce, 14 sono italiane

  • CORRIERECONOMIA LUNED 19 GENNAIO 2015 3

    La stanza dei bottoni a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa

    Perotti e i mari agitati di ConfindustriaCottarelli, lezioni di stile a Londra. Il debutto di Snaidero per il Salone del mobile

    La spending review inutile? Tuttaltro:Dal 2008 al 2013

    lItalia ha tagliato oltre l8%della spesa. Certo, stavaperorando anche la propriacausa Carlo Cottarelli. Pri-ma di traslocare armi e ba-gagli a Washington, martedscorso lex commissario allaspending review del gover-no di Matteo Renzi ha fattotappa a Londra per raccon-tare, invitato dal presidenteGiovanni Sanfelice di

    Monteforte, la sua espe-rienza al Business Club Ita-

    lia, il sodalizio degli expat dicasa nostra che questannofesteggia il 20esimo anniver-sario, i quali in realt siaspettavano un Cottarellimeno british e con qualchesassolino nella scarpa da to-gliersi.

    ***Levento in agenda per il

    14 aprile, ma, stranamente,gli organizzatori hanno deci-so di convocare la stampacon grande anticipo, il 10febbraio, per la conferenzadi presentazione del Salonedel mobile 2015 di Milano.

    Certo, la coincidenza del-lExpo rischia di fare ombra.Ma non questo il motivodellanticipo. Lappuntamen-to con i giornalisti ratifiche-r infatti il cambio al verticedella societ che gestisce lapi importante manifesta-zione fieristica. RobertoSnaidero, presidente dellaFederlegnoArredo, si pre-senter come nuovo presi-dente del Salone del Mobile.In virt dei mutamenti dellacompagine azionaria gli in-dustriali del legno hannopreso infatti il pieno control-

    lo di Cosmit, la societ chegestisce il Salone. E cos nel-lanno dellExpo, a ClaudioLuti subentrer, anche per igiornalisti e i media, Snaide-ro.

    ***Rilevare il testimone da

    Anton Francesco Alberto-

    ni, per otto anni alla guida dellUcina, lassociazione della nautica di Confindu-stria coincisi con il boom deldiporto (pre-crisi), non erafacile. Il patron dei cantieriSan Lorenzo, Massimo Pe-rotti, ha fatto del suo meglioma gioved scorso a sorpresaha dovuto gettare la spugnapresentando le dimissioni. mancato quel confrontoproattivo e positivo necessa-rio per poter dare attuazioneal mio Programma, ha la-mentato limprenditore nel-

    la sua lettera daddio. Il pas-so indietro, si racconta neicantieri, sarebbe la logicaconseguenza di una gestionenon proprio brillante dellas-sociazione che ha perso pez-zi importanti, come la Ba-glietto di Beniamino Gaviouscita in polemica da Ucina,o Paolo Vitelli di Azimut-Benetti, molto critico sullagestione, per non parlaredellesito dellultimo Salonedi Genova. Si dice che altrigrandi nomi erano sul piededi guerra e che proprio perevitare una spaccatura e,qualcuno sostiene, la nascitadi una nuova associazione,Perotti abbia preferito rasse-gnare le dimissione irrevo-cabili dal vertice dellasso-ciazione di Confindustriadedicata alla nautica.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Protagonisti Massimo Perotti.A sinistra, Carlo Cottarelli e, in basso, Roberto Snaidero

    IMPRESE & FINANZAI protagonisti

    Uomini, storiee strategie

    Ima

    go

    Eco

    no

    mic

    a

    Carige Credem Popolaredi Sondrio

    CreditoValtellinese

    0

    1.3

    18

    83

    3

    40

    0

    35

    064

    6

    80

    0*

    *

    2.0

    78

    Ima

    go

    Eco

    no

    mic

    a

    Intesa Sanpaolo Unicredit Ubi

    Banco Popolare Monte dei Paschi Carige

    1 Fondazioni dietro lo sportello

    Anche le fondazioni ex bancarie si trovano alle

    prese con una rivisitazione del proprio ruolo. LEnte Carifirenze potrebbe anche separarsi dalla quota nella Cassa di Risparmio di Firenze. Per ora unipotesi di scuola, che il consiglio dellEnte guidato dal presidente Tombariforse prender in esame al fine di incrementare il flusso delle erogazioni. A Verona, invece, il presidente Paolo Biasi, 76 anni, pi vivace che mai. Non solo sta pensando di portare la

    sua Cariverona in salvataggio delle fondazioni socie di Banca Marche, ma progetta anche un futuro personale sospeso tra la poltrona di vicepresidente vicario di Unicredit o di confermato presidente della fondazione. Servirebbe, nel secondo caso, una modifica dello Statuto visti i raggiunti limiti anagrafici. Ma dopo 21 anni di presidenza non questo un problema che possa rallentare i piani di Biasi.

    S. RIG.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Strategie Dopo i due grandi gruppi, attese le mosse di Bpm, Banco e Ubi. Il nodo (politico) delle popolari

    Finanza Il difficile governo in bancaCos cambier Intesa (e non solo)Ca' de Sass sospesa tra un miglioramento del duale e il ritorno alla forma monistica Ma la prima a muovere sar Unicredit, che a maggio dovr tagliare due poltrone DI SERGIO BOCCONI

    Eper le banche si apreanche il cantiere del-la governance. Certo,come si potuto veri-

    ficare nei giorni scorsi anchedalla sessione di incontri or-ganizzati come ogni anno aMilano da Ubs fra investitoriinternazionali e banchieri ita-liani, sono redditivit e patri-monio le priorit per chiguarda ai nostri istituti comeasset su cui puntare. Ma aorientare le scelte non secon-dario il governo societario.

    In seguito alle recenti di-sposizioni di Bankitalia, allequali gli istituti devono ade-guarsi entro il 2017, piuttostostringenti e severe nei con-fronti di board pletorici e ingran parte eredit della pas-sata stagione delle fusioni,per le banche cominciata lamarcia verso le riforme, chespesso consistono anzituttoin un taglio al numero deicomponenti gli organi di go-verno societario.

    Big in prima filaIl primo fra i big del setto-

    re ad affrontare il dossier conscelte definitive sar Unicre-dit, perch proprio questan-no in primavera in calenda-rio il rinnovo del consiglio.Nelle scorse settimane si so-no riuniti i comitati interessa-ti al tema e lorientamento passare dagli attuali 19 com-ponenti a 17, numero superio-re al limite massimo (pari a15) per chi adotta il modellodi board tradizionale, ma ledisposizioni della vigilanzaammettono casi ecceziona-li che vanno analiticamen-te valutati e motivati nellebanche di maggiori dimen-sioni e complessit operati-va (il tetto di 19 consentitosolo al monistico, di rara ap-plicazione, che rappresenta insostanza un mix fra board ecollegio sindacale). La partitaper listituto presieduto daGiuseppe Vita entra dunquesubito nel vivo, sebbene nonsia ufficialmente allordine

    del giorno del board in calen-dario per domani. Passo pre-liminare sar il cambio di sta-tuto, che attualmente prevedeun numero di consiglieri va-riabile fra nove e 24. Il temasu chi dovr rinunciare o li-mitare la rappresentanza sarmeno accademico e lesitosar particolarmente interes-sante, considerato il fatto chenella banca oggi le fondazionidetengono complessivamen-te circa il 9% mentre i primidue soci sono il fondo sovra-no di Abu Dhabi Aabar con il5% e il gestore di fondi UsaBlackRock con circa il 4,6%.

    Forse per lesito pi attesorispetto al cantiere della go-vernance riguarda laltra bigitaliana, Intesa Sanpaolo, no-

    nostante lorizzonte si spostiallanno prossimo, quandonella primavera 2016 ci sar ilrinnovo delle cariche. Tutta-via probabile che le decisio-ni vengano prese in anticipo,cio entro lanno.

    MiglioramentiLa banca, come ha detto il

    presidente Giovanni Bazoli(che guida la commissionead hoc), migliorer il siste-ma duale basato su i consiglidi sorveglianza e gestione, osceglier di passare al sistematradizionale. In ogni caso siva dunque verso un cambia-mento che potr essere radi-cale. Il duale stato adottatocon la fusione Milano-Torino,rivelandosi molto efficace nel

    risolvere i problemi politi-ci di governo societario inqueste occasioni. Poi per so-prattutto con la crisi, tra so-vraccarico di posizioni e criti-cit relative soprattutto alledistinzioni di ruoli e respon-sabilit fra i vari organi, ilmodello a doppio board sta-to abbandonato in alcuni casie sottoposto a riflessioni in al-tre. Sar quindi non di pococonto la scelta se mantenerlorivisto o lasciarlo da parte diIntesa. Che dovr in ogni casoprovvedere a ridurre le di-mensioni dellattuale sistemadi governo: le disposizioni diBankitalia indicano per ilduale un massimo di 22 com-ponenti fra sorveglianza e ge-stione, con una soglia perquestultimo di sette parteci-panti. Oggi invece siamo intutto a 29.

    Tagli e limatureDovr procedere a tagli an-

    che Ubi, che ha gi deciso dimantenere il duale ma dovradeguare i numeri, visto cheoggi in tutto i componenti so-no 28, 17 nel consiglio di sor-veglianza e 11 in quello di ge-stione: lappuntamento peril rinnovo nella primavera del2016. E una sforbiciata toc-cher pi tardi al Banco Po-polare. Listituto guidato daPier Francesco Saviotti ha la-sciato da tempo il duale per iltradizionale ma ha nominatoi 24 componenti lanno scor-so: se ne riparla dunque nel

    17, in linea con la scadenzafissata dalla vigilanza. In ot-tobre sar poi la volta di Me-diobanca. Una prima tranchedi riforma gi stata realizza-ta con la scorsa assembleache ha rinnovato i vertici, itempi erano per troppostretti per operare gi modifi-che statutarie. Che arriveran-no con la seconda tranche equindi in occasione dellaprossima assemblea dei soci,in calendario appunto a fineottobre. Il consiglio, portato a18 componenti nel 2014, verrlimato ulteriormente a 15 eavr fra i componenti (secon-do quanto gi indicato dal bo-ard) un congruo numero didirigenti del gruppo.

    Gli appuntamenti dei bignon esauriscono per le atte-se di quanto accadr sul fron-te del governo societario neiprossimi mesi. Da un lato bi-sogner vedere come proce-deranno gli istituti nei con-fronti della possibile adozio-ne del voto maggiorato. Dal-laltro legittimo attendersiche i provvedimenti sul credi-

    to annunciati dal premierMatteo Renzi venerd produ-cano effetti sulle Popolari, lacui governance guardatacon una certa freddezza dagliinvestitori internazionali. Co-s possibile che anche in isti-tuti dove il cammino delle ri-forme stato spesso acciden-tato come Bpm, si registriunaccelerazione anche pi si-gnificativa rispetto ai lavoriavviati dal presidente PieroGiarda e dallamministratoredelegato Giuseppe Castagna.Sul terreno delle Popolari tut-tavia verosimile prospettareanche qualcosa di pi siste-mico: una stagione di nuoveaggregazioni.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Maramotti

    Renzi venerdha annunciatoun provvedimento per il settore

    Intesa SanpaoloGiovanni Bazoli

    UnicreditGiuseppe Vita

    Popolare di MilanoDino Piero Giarda

  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 19 GENNAIO 2015

    Volti Chi Raghuram Rajan, alla guida della Reserve Bank of India, nominato miglior banchiere centrale del 2014

    Governatori La deflazione non mi fa pauraRispetto ai colleghi dei Paesi pi sviluppati deve rallentare i prezzi, invece di rianimarliCon buoni risultati: leconomia di Delhi potrebbe crescere di pi di quella cinese

    R iuscir lIndia a emergere dallom-bra della Cina dopo trentanni diumiliante ritardo? Il 2015 si aperto con quattro voti di fiduciaper New Delhi e il suo nuovo gruppo diri-gente. La Banca Mondiale ha scritto nelsuo rapporto Global Economic Pros-pects che la terza economia dellAsia con-tinuer ad accelerare e nel 2017 la sua cre-scita superer per la prima volta quelladella Cina: dovrebbe essere un +7 per cen-to indiano contro il +6,9 cinese; GoldmanSachs prevede questo sorpasso nellincre-mento annuale del Prodotto interno lordogi per il 2016. Le motivazioni sono uguali:Il nuovo gruppo dirigente indiano sta fi-nalmente tagliando la burocrazia, investenelle infrastrutture, liberalizza leconomiae riduce il ruolo del governo. Gli altri duevoti per New Delhi li ha conquistati Raghu-ram Rajan, il professore venuto dallUni-versit di Chicago che guida dalla fine del2013 la Reserve Bank of India, la bancacentrale: stato nominato governatore del-lanno per il 2014 dalle riviste specializzateEuromoney e Central Banking.

    Mentre le banche centrali di Giapponeed Europa combattono contro la deflazio-ne e discutono di quantitative easing, ilprimo problema del governatore centrale

    Rajan invece battere linflazione e toglie-re alla rupia il marchio di malato incurabi-le dellAsia.

    Carriera e politicheI risultati del 2014 sono stati molto con-

    fortanti: laumento dei prezzi al consumo adicembre sceso al 5%, quasi dimezzato ri-spetto allanno precedente e ben al di sottodellobiettivo dell8% per il 2015 e anchedel 6%per il 2016. Rajan oltre che bravo sicuramente fortunato, perch il calo dra-stico dellinflazione dovuto al ribasso dei

    prodotti alimentari e al crollo del prezzodel petrolio. Il governatore ha guardato aidati e gioved scorso ha agito: ha convocatouna riunione non prevista e ha tagliato itassi dinteresse di riferimento di 25 puntibase, dall8% al 7,75%. Un intervento che haspiazzato gli analisti. Al governatore dellaReserve Bank of India piace sorprendere.

    Raghuram Rajan stato nominato a fi-ne 2013, mentre leconomia indiana rallen-tava, il deficit di bilancio saliva ancora in-controllato e la rupia continuava a cadere.A 51 anni era un cervello fuggito alleste-ro, richiamato in patria sullonda di un successo straordinario: PhD al Mit di Bo-ston, nel 2003 pi giovane capo economi-sta del Fondo Monetario Internazionale, professore alla University of Chicago. Fa-moso negli ambienti accademici anche in

    Italia, dove ha pubblicato con Einaudi nel2004 il saggio Salvare il capitalismo daicapitalisti, scritto con Luigi Zingales. In quel lavoro i due professori colleghi a Chi-cago denunciavano il male (poco oscuro)delleconomia italiana: Esempio da ma-nuale della degenerazione del capitalismoin un sistema di lite, fatto dalle lite e perle lite. Ma Rajan ha avuto molto da direanche sulla finanza degli Stati Uniti, intempi non sospetti.

    Finanza creativaIl momento pi critico (che poi si dimo-

    str il pi alto) della sua carriera accade-mica stato nellagosto del 2005 quandoprese la parola a un convegno della FederalReserve Usa nel quale si celebrava AlanGreenspan, il banchiere centrale america-

    no alla vigilia del glorioso pensionamento.Il professore indiano invece di elogiare il vecchio Alan disse che la finanza creativaera un problema grave e destabilizzanteper i mercati: Questi manager e interme-diari delle grandi agenzie seguono la man-dria verso il disastro e poi trovano lavoro inun altro fondo. La risposta seccata dellexsegretario al Tesoro Usa Larry Summersfu: Parole da luddista. Nel 2008 la gran-de crisi trasform il luddista in profeta.

    Al Financial Times ha confessato diaver passato qualche giorno di panico do-po essere entrato nel suo ufficio nella torredella banca centrale a Mumbai. Sui giorna-li indiani si leggono solo elogi: un com-mentatore ha scritto che Rajan, alto, con ilfisico atletico del giocatore di tennis esquash, ha messo un po di sex nel floscioSensex (il Sensex il principale indice

    azionario indiano). Lui non si sottrae al gioco: Il mercato aveva bisogno di sentirsidire che lIndia ce la pu fare. Gli piaceanche ricordare di essere nato nel 1963 aBhopal a pochi metri dalla tragedia dellanube tossica del 1984. E non nascondeche il padre era un alto ufficiale dei servizisegreti di New Delhi, una spia: Mi dicevache in materia John le Carr aveva ragione: solo una professione, come il burocrate.

    Ora che governatore centrale Rajan sitrova alle prese con lasfissiante burocrazialocale e con la potente oligarchia industria-le. Ed anche linterlocutore tecnico delnuovo governo di Narendra Modi, entratoin carica la scorsa primavera con la pro-messa di creare milioni di posti di lavoro(una dozzina di milioni allanno). Prima dicominciare a spendere, Modi per deveguardare ai conti pubblici e allinflazione:ha promesso di non superare la soglia sa-cra del 4,1% di deficit di bilancio. Rajan l a ricordare a Modi il suo impegno. t

    @guidosant RIPRODUZIONE RISERVATA

    E stato richiamato in patria dopo una brillante carriera di capoeconomistaal Fondo monetario

    Reazioni Leconomista di Royal Bank of Scotland sullefficacia del Quantitative easing. Agli investitori serve chiarezza sui dettagli, nello stile Fed

    Bce Draghi vada a mille, ma gi troppo tardiAlberto Gallo: Poco credibile lacquisto di titoli da Francoforte se non supera i 500 miliardi di euroOra che la crisi si radicata limpatto sulla crescita sar limitato. Il guaio dellItalia? Troppe banche

    A nalisti ed economi-sti sono tutti dac-cordo. La Bancacentrale europea(Bce) lancer il suo Quantita-tive easing (Qe), lo stimolo dipolitica monetaria attraversoun massiccio acquisto di titolipubblici e privati, gi il pros-simo gioved. Poche volte nel-la storia dellistituzione gui-data da Mario Draghi cera stata una pressione cos forte.Colpa della deflazione, cherischia di vanificare le misureintrodotte finora.

    Tuttavia, non chiaro se ilQe sar sufficiente o no. ConAlberto Gallo, economista acapo della divisione Macrocredit research di Royal Bankof Scotland, cerchiamo di ca-pire le prossime mosse diFrancoforte.

    Gioved prossimo la Bce attesa al varco dai merca-ti. Che cosa si aspetta?

    Avremo acquisti di titolidi Stato con rating invest-ment grade (poco rischiosi,ndr.), obbligazioni di aziende

    non finanziarie e agenzie co-me la Banca europea degli in-vestimenti. Per essere credi-bile, il programma dovr su-perare i 500 miliardi di euro,per raggiungere lobiettivo diaumento di bilancio per millemiliardi insieme alle opera-zioni gi annunciate su cove-red bond (le obbligazioni ga-rantite, ndr.) e cartolarizza-zioni e le operazioni di rifi-nanziamento. Inoltre, la Bcedovr condividere almenoparte del rischio con le ban-che centrali nazionali, che ac-quisteranno i titoli.

    Se decidesse per una ma-novra pi spinta, quale sa-rebbe il miglior messaggioda mandare agli investito-ri?

    Il pi forte sarebbe unprogramma aperto e senzapaure, in uno stile analogo aquello della Federal Reservestatunitense: compreremo 30miliardi di euro al mese finoal raggiungimento dei nostriobiettivi. Ma dubito che alcu-ni membri del consiglio di-

    rettivo siano daccordo. Mol-to probabilmente i dettaglidel programma saranno rive-lati il prossimo 5 marzo,quando ci sar il secondo in-

    contro dellanno. Perch la Bce non ha sa-

    puto intervenire prima? Al-meno in teoria sempremeglio prevenire che cura-re... E ora, con un bilanciosempre pi in contrazione, ancora pi difficile.

    Il Quantitative Easingavr un impatto limitato sul-la crescita nellarea euro orache la crisi e la disoccupazio-ne si sono radicate. La Bce stata frenata dal suo manda-to pi debole rispetto ad altrebanche centrali, e dal biso-gno di costruire strutture divigilanza micro-prudenzialeche non esistevano, comelunione bancaria. Il tutto senza contare il freno dellaGermania. In pratica, siamopi di un anno in ritardo.

    Sebbene Draghi abbiaplacato laggressivit degliinvestitori internazionalisui mercati obbligazionari,la Bce non sta rispettando ilsuo unico obiettivo, linfla-zione prossima al 2% su ba-se annua. Quando finir la

    pazienza degli operatori?Linflazione negativa in

    tutti i Paesi delleurozona pe-riferica e le aspettative dimercato, anche a lungo ter-mine, sono ben sotto il 2%. Ilvero rischio non il disap-punto dei mercati finanziari,ma la psicologia dei consu-matori e delle aziende. Se sientra in una spirale deflatti-

    va, entrambi potrebbero po-sticipare spese e investimen-ti, come gi stanno facendoin alcuni Paesi.

    I rumor narrano di unConsiglio direttivo dellaBce sempre pi diviso. Inche modo questo potrebbeminare la credibilit stessadellEurotower?

    Se in futuro un Paese eu-ropeo dovr ristrutturare ilsuo debito pubblico, peresempio la Grecia o il Porto-gallo, le divisioni interne alConsiglio della Bce potrebbe-ro riemergere e invalidare ilprogramma di acquisti. Perquesto necessario che laBce sia chiara sulla condivi-sione del rischio con le ban-che centrali dellEurosistemae su come gestire eventualiperdite fin dallinizio.

    Un pensiero sullItalia.Le tanto promesse riformearriveranno o il 2015 sarun altro anno interlocuto-rio?

    LItalia ha fatto passiavanti ma ancora in coda. IlJobs Act buono, anche semanca la contrattazione loca-le. Bisogna ridurre ulterior-mente gli strati locali della

    Pubblica amministrazione eusare i soldi per sgravi fiscali.LItalia ha novemila comuni,alcuni con meno di 50 abitan-ti. La Banca dItalia, dopo loschiaffo degli stress test eu-ropei, si sta finalmente muo-vendo sul consolidamento ela riforma bancaria. LItaliaha pi sportelli bancari perabitante che farmacie o risto-ranti. Servono meno banchee istituti pi forti, senza averpaura di tagliare poltrone. Emanca ancora la riforma piimportante: quella della giu-stizia, che in Italia e la pi in-certa e lenta tra i Paesi occi-dentali. Di tempo ne abbia-mo poco. Spero che il nuovoPresidente della Repubblicamiri al cambiamento e non alcompromesso.

    FABRIZIO GORIA

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Royal bank of Scotland Alberto Gallo, economista

    Le politiche per la crescitaLe strategie, i personaggi

    Primo piano

    1 Lanalisi

    Con i tassi (troppo) freddiguerre valutarie in agguato

    Da molti mesi, parlan-d o d e l p o s s i b i l e

    Quantitative Easing, ilpiano di acquisti di titolipubblici sul mercato daparte della Bce si parla dideflazione come un pro-blema europeo. Non a caso: nel dicembre 2014linflazione in Europa scesa a -0,2% su baseannua. Sotto zero per la prima volta dal 2009.

    I dati di fine anno suggeriscono per che deltema si parla anche altrove. In particolare, i ventidi deflazione si stanno manifestando anche inquella parte del mondo che fino ad oggi cre-sciuta. Leconomia Usa, dicono i dati, per ora vabene, anzi benone. Ma con linflazione trainatagi all1,5%, il minimo da un anno, e dal crollodel prezzo del petrolio (-65% da giugno), per laFederal Reserve scompare lurgenza di metteredavvero in pratica quellaumento del tasso di in-teresse di riferimento di cui lex presidente Ber-nanke aveva cominciato a parlare gi nel maggio2013. Da allora il giorno della resa dei conti non mai venuto. A frenare gli aumenti dei tassi dellaFed sono la mancata diminuzione del numero degli americani disoccupati da pi di un anno,associata con la moderata crescita dei salari. Ecos il ritorno alla normalit (pi alti tassi per stabilizzare uneconomia che corre troppo) sempre rinviato a domani. Considerazioni similivalgono per la Banca del Giappone che si lan-ciata in un robusto QE nel corso del 2014, ma cheora deve ammettere di non essere riuscita a farsalire in modo consistente le aspettative di infla-zione, ora in via di riduzione all1,5%. Stessa sto-ria per il Regno Unito, dove linflazione rimanepoco sopra lo zero, malgrado la rapida crescitadelleconomia; e non casualmente, vicini allo zerorimangono anche i tassi.

    Se la deflazione non solo europea ma mon-diale (forse il risultato della stagnazione secolareda eccesso di risparmio di cui parlava lex rettoredi Harvard, Larry Summers), il rischio quello dirivivere una situazione simile a quella degli anniTrenta. Allora i grandi Paesi del mondo tentaronodi rilanciare le loro economie con svalutazionicompetitive del cambio. Con la finanza integratadi oggi, i cambi tra le grandi aree del mondo sonoflessibili e cos le svalutazioni competitive le fan-no i banchieri centrali che si inseguono con inie-zioni sempre crescenti (ma sempre pi inefficaci)di liquidit. Ma se tutti svalutano, nessuno recu-pera competitivit. Il risultato il protezionismo,sia pure mascherato. Il guaio che alla fine dellaguerra valutaria c la Grande Depressione, non ilrilancio della crescita.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    La storiaRaghuram Rajan,51 anni, guida dalla fine del 2013 la Reserve Bank of India, la banca centrale. Nato a Bhopal, prima di essere richiamato in patria, ha inse-gnato allUniver-sit di Chicago. E stato nomina-to governatore dellanno per il 2014 da Euro-money e Cen-tral Banking

    AsiaI banchieri centrali degli altri due giganti orientali: Haruhiko Kuroda (Giappone) e Zhou Xiaochuan(Cina)

    Tra gli impegni del nuovo governo indiano la creazione di 12 milioni di posti di lavoro lanno

    Fonte: Eurostat RP

    Linflazione europea

    5,0%

    4,0%

    3,0%

    2,0%

    1,0%

    0,0%

    2006 2007 2008 2009 20142010 2011 2012 2013

    Il rischio non ildisappunto deimercati, ma lasfiducia dei consumatori

    DI FRANCESCO DAVERI

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTEDA PECHINO GUIDO SANTEVECCHI

    -0,2Inflazione

    A dicembre i prezzi nell' area euro sonofiniti in negativo

  • 10 Domenica 25 Gennaio 2015 Corriere della Sera

    Primo piano La scossa monetaria

    Draghi rassicura Berlino sulla svolta BceRiforme in Europa e vera Unione economicaIl presidente: dopo il via alla manovra da 60 miliardi al mese i governi devono raddoppiare gli sforzi

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

    BERLINO Lettera ai tedeschi. Do-po la decisione della Bancacentrale europea di compraretitoli degli Stati delleurozonaper almeno 1.100 miliardi, Ma-rio Draghi si rivolge diretta-mente al Paese che si sentitopi colpito dalla decisione. Perdire non solo che ora spetta aigoverni fare le riforme struttu-rali che aumentino lefficienzadei loro Paesi: soprattutto, perribadire che queste riforme an-drebbero fatte mettendo in co-mune anche in questo campopezzi di sovranit nazionale. un tema non nuovissimo nelleargomentazioni del presidentedella Bce ma, nella stagionenuova che si aperta dopo ladecisione di gioved scorso dilanciare il Quantitative Easing

    di 60 miliardi al mese, assumeun significato politico diverso.

    qualcosa di pi di unesor-tazione o di un tentativo di ras-sicurare i tedeschi che la gran-de iniezione di liquidit decisadalla Bce non dovr rallentareil processo riformista, soprat-tutto nei Paesi del Sud Europa. la proposta di un ulteriorepasso di integrazione. Comedire: ora c la politica moneta-ria di tutta leurozona guidata

    da una banca centrale indipen-dente, c il patto di Stabilit che dovrebbe garantire una ge-stione unitaria delle politichedi bilancio, c unUnione ban-caria; facciamo il passo chemanca e pensiamo a unUnionedelle riforme strutturali odella competitivit nellaquale nessuno possa tirarsi in-dietro recando danno a tutti.Gi nella conferenza stampa digioved, Draghi aveva detto che

    la politica monetaria pu crea-re le condizioni per la crescita,ma che gli investimenti sareb-bero arrivati solo quando i Pae-si si sarebbero mostrati effi-cienti, capaci di creare oppor-tunit.

    Il messaggio di Draghi in-dirizzato al settimanale Wirt-schaftswoche: lagenzia Reu-ters ieri ne ha anticipato alcunipassaggi. C bisogno di rifor-me strutturali che promuovano

    la competitivit, smantellino laburocrazia e aumentino la ca-pacit di aggiustamento deimercati del lavoro, sostiene ilpresidente della Bce. Che tuttaleurozona sia efficiente un interesse comune e dunque lastrada per arrivarci non do-vrebbe essere solo nazionale.Ci sono argomenti di peso sostiene a favore delleserci-zio congiunto della sovranit inquestarea, nel quadro di unagenuina unione economica. Ilconcetto che la mancanza diriforme in uno o pi Paesi por-ta a divergenze interne allareaeuro che creano lo spettrodelluscita di qualcuno dallamoneta unica, con gran dannodi tutti. Se lunione economi-ca obbliga i governi a fare le ri-forme, rende credibile il fattoche i Paesi membri possanodavvero, attraverso la crescita,superare i loro indebitamenti.E quindi allontanare lo spet-tro della rottura delleuro.

    Il messaggio pi di un col-po di pubbliche relazioni rivol-to alla Germania. I suoi conte-nuti probabilmente non saran-no condivisi da numerosi go-verni. Sta di fatto che uninvito a entrare in un nuovo pa-radigma attraverso la cessionedi sovranit in un ulteriore ter-ritorio. Qualcosa che potrebbecompensare i tedeschi per laperdita dellortodossia mone-taria, creando un controllo co-mune sulle riforme nazionali.Passo non breve. Che solleverobiezioni non leggere.

    Danilo Taino@danilotaino

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    di Giuliana Ferraino

    Come cambia il vocabolario di Francoforte

    Il caso

    DALLA NOSTRA INVIATA

    DAVOS La Bce cambia vocabolario. Da questanno Francoforte introduce la pubblicazione delle minute delle riunioni del Consiglio dei governatori, finora segrete, per aumentare la trasparenza delle discussioni e delle decisioni di politica monetaria, come gi accade in America e nel Regno Unito, in occasione delle riunioni del Comitato di politica monetaria della Federal Reserve e della Bank of England. Nel nuovo linguaggio dellEurotower le decisioni saranno prese allunanimit quando tutti i partecipanti al Direttorio (i 19 governatori dei rispettivi Paesi delleurozona) pi i 6 membri del comitato esecutivo, incluso il presidente Mario Draghi, sono daccordo. Ci sar consenso, che nella piramide sta un gradino sotto lunanimit, quando nessuno obietta. Se non c unanimit o consenso, le minute parleranno di larga maggioranza. In questo caso il concetto pi vago, perch la Bce non specifica quanti partecipanti alla discussione saranno daccordo e quanti obietteranno. Infine una decisione potr essere presa a maggioranza, che indica soltanto che pi della meta dei membri del Direttorio daccordo. Gioved scorso, in occasione del lancio del Quantitative easing (Qe) da 1,1 trilioni di euro, il comunicato stampa della Bce ha parlato di larga maggioranza. Ma secondo indiscrezioni i contrari sarebbero stati 4 o 5, tra cui quasi certamente i due membri tedeschi, Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, e Sabine Lautenschlger, membro del board della Bce. Le minute saranno pubblicate 4 settimane dopo ogni riunione di politica monetaria, che si terr ogni 6 settimane, mentre oggi avviene una volta al mese. Quindi il primo documento per capire il tenore delle argomentazioni a favore e contro il Qe e quali sono stati i momenti pi difficili della discussione sar a disposizione del pubblico il 19 marzo. Serve un mese di tempo perch le minute dovranno essere vagliate e approvate da tutti e 26 i membri del Direttorio, che si incontrano a Francoforte ogni due settimane.

    @16febbraio RIPRODUZIONE RISERVATA

    EurotowerMario Draghi, 67 anni, presiede la Banca centrale europea. In precedenza era governatore di Bankitalia

    La misura

    Il consiglio della Bce ha varato gioved 22 il Quantitative Easing (Qe), cio una manovra per creare moneta cos da stimolare linflazione a tornare a un livello vicino, ma sotto, il 2% che lobiettivo della Banca centrale

    Il Qe consiste nellacquisto di 60 miliardi di euro al mese di titoli, sia privati sia pubblici, da marzo a settembre 2016. Introdotta una parziale condivisione dei rischi: l80% in capo alle banche centrali nazionali e solo il 20% alla Bce

    Euro e dollaro, sar lanno delle montagne russe Confronto a Davos tra i governatori. Carney: conseguenze sulle economie emergenti

    DALLA NOSTRA INVIATA

    DAVOS LEuropa resta sotto i ri-flettori nellultima giornata delWorld Economic Forum di Da-vos. Anche quando si discute diprevisioni sulleconomia glo-bale, lattenzione soprattuttodiretta alle aspettative del dopoQe, il programma di acquistoda 1,1 trilioni di euro lanciatogioved dalla Bce per combatte-re la deflazione, e al continuoindebolimento delleuro, chevenerd ha toccato un nuovo re-cord a 1,11 sul dollaro.

    Tutti concordano che unamoneta comune meno fortedar una grande spinta alleco-nomia del Continente, da som-mare al dividendo petrolifero.Leuro debole per porta drittoa una nuova guerra valutaria,che non coinvolge solo gli StatiUniti, ma ha conseguenze suiPaesi emergenti. E per quantobenvenuto da tutti, tranne chedai tedeschi, il massiccio sti-molo monetario non esenteda rischi: spinge enormi massedi denaro verso i mercati azio-nari, con il pericolo di bolle,come sa bene Larry Fink, presi-dente e ceo di BlackRock, lamaggiore societ di investi-mento del mondo; pu fare au-mentare le disuguaglianze trachi ha capitali e chi non li ha,perch ogni intervento mone-

    tario, anche il taglio dei tassi,ha un effetto distributivo, ri-corda il governatore della Bankof England, Mark Carney. E permitigarli servono interventi so-ciali specifici.

    Ma il rischio pi grande del2015 la volatilit sui mercativalutari, ammette Min Zhu,vicedirettore generale cinesedel Fondo Monetario Interna-zionale. E poi incalza lEuropa.Serve una vera leadership po-litica che riconosca che adesso il momento di agire. Il Qe creapi spazio di manovra: ora c bisogno di riforme strutturali eprogetti di investimento. An-che secondo Carney la grandedivergenza di politica moneta-ria sulle due sponde dellAtlan-tico avr leffetto benigno di fa-re aumentare la volatilit, che

    tester il flusso dei capitali eavr conseguenze sulle econo-mie emergenti. Ma, anchegrazie al Qe inglese da 375 mi-liardi di sterline lanciato in pie-na crisi, a Londra linflazioneoggi allo 0,5%, torner vicinoal 2% nei prossimi due anni,anticipa.

    Riforme strutturali e investi-menti sono le due parole chia-ve. Abbiamo fatto la nostraparte, adesso tocca agli altri,sostiene Benot Cur, mem-bro del board dellEurotower.Noi possiamo abbassare il co-sto degli investimenti, ma poibisogna investire. La svaluta-zione delleuro sul dollaro?Non era il nostro obiettivoprincipale, leuro solo unaparte del meccanismo di tra-smissione. Lo stimolo mone-

    tario deve incoraggiare i gover-ni a fare le riforme strutturali.Nel caso dellEuropa, la pa-zienza un rischio che non vo-gliamo correre.

    Chi chiede ancora pazienza il governatore della Bank of Ja-pan, Haruhiko Kuroda, grandesostenitore del suo Qqe (quan-titative and qualitative easing)e anche di quello dellamicoDraghi. LEuropa ha due frec-ce potenti questanno: il Qe del-la Bce e il calo del petrolio. IlGiappone? Il Pil crescer del 2%nel 2015, quando il governoprevede di ottenere un surplusprimario. Ma il consolida-mento fiscale un progetto dimedio-lungo periodo.

    Giu.Fer.@16febbraio

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Un anno in discesaCambio euro-dollaro

    dArco2014

    Mar Mag Lug Set Nov Gen2015

    1,40

    1,35

    1,30

    1,25

    1,20

    1,15

    1,10

    Ieri1,12

    I timori

    Fra le conse-guenze del Qe potrebbe esserci laumento delle disuguaglianze tra ricchi e poveri, ha sostenuto il governatore della Bank of England, Mark Carney: per mitigarle servono interventi specifici

    ConfrontoDa sinistra: Joaquim Levy, ministro delle Finanze del Brasile; il Governatore giapponese Haruhiko Kuroda e Benot Cur della Bce

    LideaServono un esercizio congiunto della sovranit in Europa e riforme strutturali

  • Corriere della Sera Domenica 25 Gennaio 2015 ESTERI 13

    Davos scommette sul compromessoBruxelles si accorder con Tsipras Finanzieri e imprenditori: la trattativa con Atene durer mesi, ma la soluzione si trover

    Lo scenario

    di Giuseppe Sarcina

    DAL NOSTRO INVIATO

    DAVOS Panos Katsampanis, 28anni, co-fondatore di una so-ciet di marketing, uno deidue soli greci presenti a Davossu 2.500 partecipanti. La vedecos: Diciamo che fino a oggiil partito Syriza stato in gradodi mettere in luce le contraddi-zioni della politica europea. Mada domani sar lEuropa a far esplodere le contraddizioni diSyriza.

    Lultima giornata del Worldeconomic forum cade alla vigi-lia delle elezioni politiche inGrecia. A Davos, il favorito,Alexis Tsipras, 40 anni, leaderdella Coalizione della Sinistra-

    Fronte sociale unitario (Syriza),non vissuto come un alieno. Ilmondo della finanza e degli af-fari, pragmaticamente, sta gifacendo i conti con il nuovoscenario. I banchieri e gli im-prenditori, per cominciare,hanno preso nota del messag-gio portato qui dai leader poli-tici. La cancelliera tedesca An-gela Merkel e il suo ministrodelle Finanze, Wolfgang Schu-ble, hanno dichiarato pubbli-camente che non esiste lipote-si che la Grecia possa usciredalleuro. In una sessione pidefilata il premier finlandese,Alexander Stubb, ha elencatole tre opzioni a disposizionedellUnione Europea di fronte

    alla vittoria di Tsipras. Primo:continuare come prima. Se-condo: concedere qualcosa aigreci senza intaccare i principidi fondo. Terzo: cacciare Atenedalleurozona. Lo stesso Stubb,uno dei fautori pi accesi delrigore finanziario, ha scartatole ipotesi estreme. Non pipossibile chiedere altri sacrificial popolo greco. Non pensa-

    bile amputare leurozona senzamettere a rischio tutta la co-struzione. Resta allora sololipotesi del negoziato. Soluzio-ne largamente condivisa a Da-vos, come conferma ancheMartin Wolf, commentatoredel Financial Times e da sem-pre protagonista del Forum:S, praticamente tutti sonoconvinti che ci saranno tensio-ni, ma che Bruxelles sia gipronta a negoziare. Non saruna trattativa semplice. E quipochi pensano che sarebbegiusto tagliare semplicementeil debito, come chiede Tsipras.Lo svedese Anders Borg, giministro delle finanze e oggiconsulente dimpresa, sostiene

    che il mondo degli affari non siaspetta a breve contraccolpieconomici o turbolenze suimercati.

    Cornelis van Zadelhoff, olan-dese, fondatore della societimmobiliare che porta il suonome, si considera limpren-ditore della strada, pi attentoal business che alla politica: Igreci capiranno la necessit dirimanere insieme in Europa.Sono convinto che neanche lasinistra voglia il caos. Molto,per, dipender da come si im-poster il negoziato e, partico-lare non secondario, da quantotempo durer. E allora tornautile la sintesi del giovane im-prenditore Panos Katsampa-

    nis. Syriza dovrebbe vincere,ma secondo i sondaggi per go-vernare avr bisogno di alleati.La coalizione potrebbe risulta-re un arcipelago di posizionicontraddittorie, anche se sem-bra difficile che possa prevale-re la linea oltranzista. Bruxel-les, dicono a Davos, potr avan-zare unofferta sensata, accetta-bile per la maggioranza delpopolo greco. Per esempioconcedendo una drastica dila-zione sul rimborso dei prestiti.Ci vorr la pazienza di stare al tavolo anche tre o quattro mesi.Ma alla fine si trover un com-promesso.

    [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA

    Tre opzioniIl finlandese Stubb: si pu far finta di niente o cacciarli dalleuro. Oppure concedere qualcosa

    Vigilia Alexis Tsipras, 40 anni, leader del partito di sinistra Syriza (al centro nella foto) pranza con i giornalisti e i compagni di partito in un ristorante di Atene alla vigilia delle elezioni di oggi. Il nome del partito un acronimo che significa Coalizione della Sinistra Radicale(Afp/Louisa Gouliamaki)

    Il giallista Markaris: Le promesse di Alexis? IrrealizzabiliSpregiudicato e opportunista, vuole solo vincere. LUe cerca la sua stella polare? Dovr cercare ancora

    Non si pu dar sempre tutta la colpa alla Germania: non da sola in EuropaCosa fanno gli altri? Le forze democrati-che europee sono schiacciate sul discorso economico e ignorano la societ

    DAL NOSTRO INVIATO

    ATENE facile innamorarsi diSyriza. Viene spontaneo comequando il gracilino della com-pagnia decide di affrontare unprepotente gonfio di muscoli.Visto da sinistra, poi, il partitodi Alexis Tsipras pare lalterna-tiva che mancava alla freddezzadei conti che hanno direttolEuropa negli anni della Crisi.Strano, quindi, che Syriza non piaccia a gran parte dellintelli-gentsia greca. Non solo a de-stra, ovviamente, ma a scrittorie musicisti con il cuore a sini-stra. Il primo ad esporsi statoil vecchio Mikis Theodorakis, ilcompositore di Zorba il greco.Voterei Syriza, ma solo se si impegnasse esplicitamente adabolire il memorandum conlEuropa che incatena la Gre-cia. Poi intervenuto Aposto-los Dioxadis, lautore di ZioPetros e la Congettura di Gold-bach: Fanfaroni, imprepara-ti, opportunisti, assetati di po-tere. Ora anche Petros Marka-ris, il padre del commissarioCharitos, autore di una splen-

    dida tetralogia sui disastri pro-vocati dalla recessione, anche lui si schiera contro.

    Perch, Markaris?Il confronto frontale tra

    Syriza e lattuale partito di go-verno Nea Dimokratia sta spac-cando un Paese che non ha piclasse media. Ormai siamo alnoi o loro. Lho sentito dal 49al 75 con la guerra civile e la dittatura: noi o loro. Non va be-ne, irresponsabile. Sento an-che dire che arrivata final-

    mente la rivincita per la scon-fitta nella guerra civile. Stupi-di.

    Proprio non le piace la ri-sposta greca allausterity?

    So che la politica europea in grande crisi e cerca ovunqueuna stella polare per uscire inpiedi dalla crisi. Mi spiace, mabisogner cercare ancora. Syri-za un partito senza principi,disponibile anche a candidaregente di destra purch porti vo-ti. Non mi aspetto niente dibuono.

    Preferisce i responsabilidei drammi che lei raccontanei suoi gialli?

    No, infatti non ho ancoradeciso chi votare.

    Forse le sue critiche appar-tengono ad unera in cui de-stra e sinistra definivano ilmondo in ogni aspetto. Oggi diverso.

    Davvero? Facciamo fintache Syriza non sostenga di es-sere di sinistra, anzi di estremasinistra. Consideriamo soloche gi domani, il suo leaderAlexis Tsipras dovr trattarecon la Troika. Come far a

    mantenere tutte le promesseche ha fatto? Come assumer ilicenziati, canceller le tasse,aumenter i salari e le pensio-ni? Tsipras sa di prometterelimpossibile, perch il suo ob-biettivo solo vincere, non af-fermare ideali di sinistra.

    Anche nel 68 si diceva vo-gliamo limpossibile.

    I greci hanno gi vissutoquesto film, nel 1981, quandoAndreas Papandreu venne elet-to promettendo di uscire dallaNato e dalla Comunit Europeaper puntare ai Balcani. Non successo nulla.

    Per restato al governoper anni.

    Perch Papandreu aveva ilcontrollo assoluto del suo par-tito e Tsipras no. Papandreuaveva denaro da distribuire a pioggia, Tsipras ha solo debi-ti.

    Preferisce il clientelismoalle ambizioni di oggi?

    Gradirei politici responsa-bili, non venditori di barzellet-te. Vorrei un programma reali-stico per difendere il Paese. An-che perch, prima di votare,

    penso al mito del labirinto: cientri facilmente, ma poi nonriesci a uscire.

    Dentro aspetta il Minotau-ro. Chi ? Angela Merkel?

    Basta colpevolizzare la Ger-mania. Non da sola in Europa.Cosa fanno gli altri?.

    Infatti Syriza cerca alleati.Non ne ha il tempo e man-

    tenere le promesse porterebbeinevitabilmente alluscita dal-leuro. Cos quando lUe si sar,speriamo, riformata, la Greciasar fuori.

    Cosa deve fare lEuropa?Le forze democratiche eu-

    ropee sono schiacciate sul di-scorso economico e ignoranola societ. Invece, sfortunata-mente, ora la destra ad offrireuna soluzione politica della cri-si. Le Pen in Francia, ad esem-pio, ma anche in Germania, quio in Italia. Sar disgustoso, im-morale, ma un discorso poli-tico e sul medio termine po-trebbe anche prevalere. E lacolpa sar anche del miope op-portunismo di Syriza.

    Andrea Nicastro RIPRODUZIONE RISERVATA

    La vicenda

    Petros Markaris, 78 anni, nato a Istanbul da padre armeno e madre greca. cittadino greco dal 1974

    famoso per i suoi romanzi polizieschi ambientati ad Atene (gli ultimi proprio durante la recessione) chehanno come protagonista il commissario Kostas Charitos

    Scrittore Petros Markaris, 78 anni

  • la Repubblica 3DOMENICA 25 GENNAIO 2015

    PER SAPERNE DI PIwww.weforum.orgwww.mef.gov.it

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    BANCHIERE

    Il presidente della Bancacentrale europea, MarioDraghi. Gioved ha varatoil quantitative easingeuropeo

    Weidmann insisteMossa grave, timoriper unione monetaria

    IL COLLOQUIO/IL PRESIDENTE BUNDESBANK: QE NON NECESSARIO

    SEBASTIAN JOST

    FRANCOFORTE. La decisione di quantitative easing presadalla Banca centrale europea un fatto assolutamente gra-ve, apre rischi per lunione monetaria. Lo dice a caldo il pre-sidente della Bundesbank, Jens Weidmann.

    Signor Weidmann, finora il modello della Bce era sta-to la Bundesbank. Questa realt venuta meno?Io non esagererei, non mi spingerei a parlare di svolta

    epocale. Per me per questa decisione in ogni senso grave.Gli acquisti di titoli sovrani non sono un normale strumen-to di politica monetaria, perch nellambito dellUnione mo-netaria sono legati a particolari svantaggi e rischi. Per que-sto la soglia al di sotto della quale tali acquisti non dovreb-bero essere possibili dovrebbe essere molto alta.

    Cio non ha ritenuto necessaria questa scelta di gio-ved della Bce?E anche per questo non ho votato a favore. Certo, i tassi

    dinflazione al momento sono molto bassi, ma ci dovutoin gran parte al calo dei prezzi petroliferi che tutto lascia pen-sare sia solo un fenomeno temporaneo. Tuttavia la maggio-ranza, nel Consiglio Bce, ha temuto che la gente si possa abi-tuare troppo a una situazione di prezzi stagnanti, la quale,in caso estremo, potrebbe innescare una spirale negativa.

    I suoi colleghi nel Consiglio Bce davvero vedono la de-flazione dietro langolo, o vogliono soltanto stimola-re la congiuntura?Non cos facile separare i due aspetti, perch una con-

    giuntura pi robusta spinge anche pi velocemente i prez-zi verso lalto. Ma con il calo dei prezzi del petrolio gli svilup-pi vengono separati, disgiunti: i prezzi allinizio calano, ep-pure la congiuntura viene supportata. Per questo sarebbeuna posizione difendibile da parte di una Banca centrale nonreagire, bens aspettare effetti da secondo round. Noi comeBce abbiamo un obiettivo di tasso dinflazione a medio ter-mine, quindi possibile che il tasso di rincaro dei prezzi de-

    vii dalla tendenza provvisoria-mente.

    Lei insomma pensa che il pro-gramma lanciato da Draghinon sia necessario. Ma alme-no funzioner?Gli effetti del programma sono

    in realt ben difficili da prevedere,ma saranno ben minori in Europadi quanto non siano stati negli Sta-ti Uniti. Negli Usa il livello dei tassidinteresse allinizio era significa-tivamente superiore. E a parte cile aziende americane si finanzianosul mercato dei capitali in modoben pi importante, il che implicache gli acquisti di titoli da partedella Banca centrale possono farsentire i loro effetti in modo moltopi diretto che non in unecono-mia che si finanzia attraverso lebanche. La congiuntura zoppican-te in Europa deriva in ultima istan-za da un alto indebitamento e dauna mancanza di competitivit inalcuni singoli Paesi. Affrontarequesto problema compito dei go-verni, una volta lo ha detto ancheMario Draghi.

    Mario Draghi accusato dibloccare gli stimoli alle riforme nei Paesi in crisi at-traverso il QE, lei che ne dice?Gli acquisti di titoli sovrani hanno effetti collaterali. Mol-

    ti Stati dovrebbero ridurre i loro debiti sovrani, ma adessogli stimoli a farlo saranno pi deboli. E un aumento dei de-biti sovrani pu mettere la Bce sotto pressione, spingerla acercare sempre pi strumenti per alleggerire la situazionedei conti pubblici. E attraverso questo programma le ban-che centrali nazionali diverranno i maggiori creditori degliStati.

    Teme rischi a breve, come bolle immobiliari o di Bor-sa?E indubbio che il rischio di valutazioni esagerate cresce,

    sebbene al momento per esempio sul mercato immobiliaretedesco non vediamo ancora bolle.

    Il programma lanciato gioved stato molto dibattu-to, ma chi lo ha criticato sembra non aver ottenutomolto, se sar possibile acquistare anche titoli ciprio-ti o greci, non trova?Il Consiglio Bce ha deciso limiti per porre confine ai ri-

    schi di bilancio. Per questo c una condivisione del rischiosolo per una piccola parte del programma. Insieme ad altreparti del piano, ci almeno riduce alcuni dei problemi che so-no introdotti dallacquisto di titoli sovrani.

    Copyright Welt am Sonntag

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    prevede per lItalia una crescita dello0,4% nel 2015. Io tenderei a pensare cheil quadro macroeconomico questannosar pi volto allespansione.

    Jens Weidmann, presidente della Bun-desbank, teme che gli interventi dellaBce indeboliscano la spinta a sacrifici eriforme in Italia.Luscita di Weidmann non nuova,

    il tema di chi dice che uno spread pielevato crea pressione a fare riforme.Non mi convince. Il caso italiano dimo-stra al contrario che le riforme sono ac-celerate proprio mentre lo spread scen-deva. Se c qualcosa che aggiunge in-centivi in questo senso, semmai, la re-cente comunicazione della Commissio-ne europea sulla flessibilit nelle regoledi bilancio.

    Gli interventi della Bce servono a riat-tivare il credito, che in Italia passa ingran parte dalle banche. Queste ulti-me per sono frenate da anni dallamassa di sofferenze nei loro bilanci. Il

    governo affronter questo problema? S. Ci stiamo pensando. Riflettiamo

    a introdurre degli strumenti che vannosotto il nome generico di bad bank, mapossono assumere varie forme. Ci sonovarie opzioni e le stiamo esaminando,anche tenendo conto delle implicazionisulle regole europee sugli aiuti di Stato.

    Non teme che allopinione pubblica ri-sulti indigesta lidea di usare denarodei contribuenti per aiutare le ban-che?Lopinione pubblica capisce che se le

    banche funzionano meglio, fanno an-che pi credito alle imprese e aiutano acreare posti di lavoro. Qui non si trattadi regalare soldi a nessuno. Ma dobbia-mo far s di non perdere unoccasionepreziosa, se ci sono delle risorse a dispo-sizione delle banche che non vengonodal governo. Bisogna cercare di renderequeste risorse disponibili per lecono-mia nel modo pi efficace.

    Con i pacchetti europei, lItalia ha pre-

    stato quasi 20 miliardi alla Grecia. di-sposto a subire una sforbiciata su que-sti crediti, come promesse Alexis Tsi-pras di Syriza se diventer premier?Lobiettivo ora non discutere una

    sforbiciata ma consolidare leuro, im-portante per tutti che la Grecia resti nel-leuro. Per questo deve irrobustire le suecondizioni finanziarie e la sua capacitdi crescere. Questo il modo miglioreper salvaguardare le risorse messe a di-sposizione anche dai contribuenti ita-liani.

    Significa che chiederete al nuovo go-verno di Atene di andare verso un atti-vo di bilanco, al netto degli interessi?Non entro nel merito. Un Paese che

    deve abbattere il debito come la Grecia,certo deve avere un surplus al netto de-gli interessi. Ma deve anche poter acce-lerare nella crescita.

    Yoram Gutgeld, consigliere di MatteoRenzi, propone di dare agli esodati del-le pensioni calcolare tutte con il meto-do contributivo, cio pi basse ma su-bito. Che ne pensa?Non voglio commentare la sua pro-

    posta. Il sistema italiano uno dei pirobusti, stabile nel lungo termine, gi stato migliorato e possiamo miglio-rarlo ancora, in un contesto nel quale la-spettativa di vita per fortuna sta au-mentando. Ci sono varie ipotesi, ma inquesto momento lazione di governo incentrata su altre priorit.

    I ricercatori allIstituto italiano di tec-nologia sono in rivolta, una norma asorpresa nellinvestment compact dloro compiti di rivenditori di brevettialtrui. Com stato possibile?Questa norma deve essere tecnica-

    mente messa a punto, non c intendia-mo ingabbiare in funzioni che non gli so-no proprie. In sede di ratifica la miglio-reremo e toglieremo di mezzo gli equi-voci.

    NON SOLO AUSTERIT

    La Grecia deveanche poteraccelerarenello sviluppo

    BENE LE PENSIONI

    Il sistemaprevidenzialeitaliano unodei pi robusti

    Linflazione moltobassa ma un fattotransitorio perchlegato al calo deiprezzi petroliferi

    JENS WEIDMANNPRESIDENTE DELLA BUNDESBANK

    ora il piano salva bancheFOTO: ANSA

  • VARIE

  • 2 CORRIERECONOMIA LUNED 12 GENNAIO 2015

    Diario sindacale a cura di Enrico Marro [email protected]

    La Cgil spera di neutralizzare il Jobs act con i contrattiAnche nel 2015 le sigle sindacali in ordine sparso. E in cerca di una strategia

    G ioved sera, davanti al-lambasciata francese,Susanna Camusso eCarmelo Barbagallo si sonoappartati e hanno parlato alungo. Presenti in piazza Far-nese per guidare le delegazio-ni della Cgil e della Uil allafiaccolata in memoria deimorti della strage nella reda-zione di Charlie Hebdo, i duesegretari generali hanno ra-gionato anche su come impo-stare lazione sindacale dopolo sciopero generale del 12 di-cembre. Pare di capire chelorientamento sia di non pro-clamare subito altri scioperi

    generali, ma di cambiare stra-tegia. Il Jobs act, del resto, passato e ora bisogna fare iconti con i decreti attuatividella legge, a partire da quellosul contratto a tutele crescen-ti che manda in soffitta larti-colo 18.

    La Cgil punta su un venta-glio di contromisure. Oltre quelle gi annunciate, che vanno dai ricorsi alla magi-stratura per arrivare alla Cor-te costituzionale ai ricorsi aBruxelles e alla Corte europeadi giustizia, la Cgil batter an-che la strada degli accordicontrattuali e aziendali per

    aggirare le nuove norme suilicenziamenti, come si face-va spiegano negli anniCinquanta e Ses-santa, prima delloStatuto dei lavora-tori.

    Secondo Cgil eUil, lo sciopero ge-nerale un certo ef-fetto comunque loha avuto, concor-rendo al calo diconsensi del pre-mier Matteo Ren-zi segnalato da di-versi sondaggiche, invece, regi-

    strerebbero un aumento deigiudizi positivi verso i sinda-cati che si sono opposti al go-

    verno. Di 3-4punti, diconosoddisfatti in Cgil.

    Ora per si trat-ta di andare avan-ti. E qui Camussoe Barbagallo vor-rebbero recupera-re lunit dazionecon la Cisl, che si rotta proprio sulladecisione dellosciopero generale.Gioved sera An-namaria Furlan

    non cera a piazza Farnese (ladelegazione della Cisl era gui-data dai segretari confederaliBeppe Farina e Maurizio Ber-nava) e quindi un eventualescambio di idee con il segre-tario della Cisl rinviato.

    In teoria le tre confedera-zioni potrebbero ricompat-tarsi se il governo dovesse af-fondare il colpo sul pubblicoimpiego, rendendo pi sem-plici i licenziamenti per moti-vi disciplinari. Mossa che ve-de i sindacati contrari, tantopi che sta per partire la cam-pagna elettorale per il rinno-vo delle rappresentanze sin-dacali unitarie in tutta la pub-blica amministrazione. Al vo-to, che si terr il 3-4-5 marzo,sono chiamati circa 3 milionidi dipendenti pubblici, cheanche lultima volta, nel 2012,hanno votato in massa per

    Cgil, Cisl e Uil. In realt, prive della con-

    trattazione, sia a livello pub-blico dove c il blocco decisodal governo, sia a livello pri-vato, dove linflazione zero ela crisi economica non offremargini di manovra, le cen-trali sindaca vedono ridursipericolosamente il loro spa-zio di azione. E sembrano de-stinate, anche nel 2015, amuoversi in ordine sparso.Da un lato la Cgil, concentratasulle misure per contrastare ilnuovo contratto a tutele cre-scenti. Dallaltro la Cisl, che siimpegner per trovare un ca-nale di dialogo col governo eriaprire la contrattazione, apartire dal pubblico impiego.In mezzo la Uil di Barbagalloche in questa fase pi vicinaal movimentismo della Cgil.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    CgilSusannaCamusso

    Riassetti Cao: con il barile a 50 dollari molte compagnie hanno i conti a rischio

    Petrolio I prezzi in discesaaccendono lappetito Usa Le prede? Bp & company Lamericana Exxon ha in cassa 350 miliardi di dollari in azioni proprie LEuropa nel mirino. Gli inglesi prima preda. Mentre per Eni e Total... DI STEFANO AGNOLI

    F ino a poche settima-ne fa pensare che uncolosso come Bp po-tesse essere acquista-to e smembrato dalla Exxone dalla Shell sarebbe statapura fantascienza. Meglio:petro-fantascienza. Invece daquando il prezzo del barile sceso a 50 dollari (e qualcu-no si aspetta che il brent arri-vi fino a 40) persino un mo-stro sacro come il gloriosogruppo britannico entratonel tritacarne delle indiscre-zioni sulle possibili operazio-ni di merger and acquisi-tions che potrebbero scon-volgere il panorama del set-tore petrolifero.

    Un po azzardato? Micatanto se si d retta a WoodMacKenzie, societ specializ-zata nellanalisi delloil&gas:Un consolidamento corpo-rate su larga scala potrebbeessere pi vicino di quanto losia mai stato dalla fine deglianni 90, ha scritto pochigiorni fa. In quel periodo, ri-cordiamolo, Exxon si comprMobil e poco dopo si sposa-rono Chevron e Texaco. An-che lEni, se si rimane nelcortile di casa, acquist Bri-tish Borneo e poi Lasmo. Co-s, tornando alloggi, la pro-posta di acquisizione da 13miliardi di dollari della cana-dese Talisman da parte dellaspagnola Repsol potrebbeessere solo lantipasto.

    Tagli in vistaChe cosa stia accadendo

    contribuisce a spiegarlo Ste-fano Cao, ex oilman Eni e ex-ceo di Sintonia, che ben co-nosce il mercato petrolifero equello finanziario: Il bruscocalo dei prezzi ha colto lin-dustria nel mezzo di un mas-siccio sforzo di investimentiesplorativi, cresciuti del 70%in 5 anni anche se poi gli

    obiettivi di crescita produtt