05 15 rassegna stampa fisac dal 26 gen al 1 feb

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Rassegna stampa settimanale n. 5/2015 ____________________________ Dal 26 gennaio 2015 Al 1 febbraio 2015 A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann – V.Vitale)

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Transcript of 05 15 rassegna stampa fisac dal 26 gen al 1 feb

  • Rassegna stampa settimanale

    n. 5/2015 ____________________________

    Dal 26 gennaio 2015 Al 1 febbraio 2015

    A cura del Dipartimento Comunicazione (C.Hoffmann V.Vitale)

  • BANCHE

  • 2 CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015

    IMPRESE & FINANZAUomini, storiee strategieCredito Il decreto del governo scuote 10 istituti. Che annunciano le barricate

    Borsa Finanza in movimentoIl grande affare delle popolariMa al tavolo c posto per pochiUbi, Bpm, Bper e Banco nel ruolo di predatori. Le prede annunciateDI STEFANO RIGHI

    70ISTITUTI Il totale delle Banchepopolari; 10 sono toccate dal decreto

    CAPITALIZZAZIONE

    ATTIVI TANGIBILI

    SPORTELLI

    DIPENDENTI

    3.960

    123,7

    1.990

    18.229

    5.620

    121,3

    1.725

    18.350

    2.810

    61,2

    1.308

    11.718

    3.100

    49,2

    716

    7.803

    5.829*

    44,2

    640

    5.463

    4.601*

    35,9

    587

    6.206

    Nel mirino di Renzi

    Tutti i progetti del risiko bancario

    Valori in milioni di euro

    Le possibili aggregazioni tra le Popolari

    VICTORMASSIAH

    ALESSANDROVANDELLI

    GIANNIZONIN

    PIER FRANCESCOSAVIOTTI

    GIUSEPPECASTAGNA

    FRANCESCOFAVOTTO

    BANCAPOPOLARE

    BARI

    BANCOPOPOLARE

    UBIBANCA

    BANCAPOPOLARE

    ETRURIAE LAZIO

    BANCAPOPOLARE

    EMILIAROMAGNA

    CREDITOVALTELLINESE

    BANCAPOPOLAREDI VICENZA

    VENETOBANCA

    BANCAPOPOLARESONDRIO

    BANCAPOPOLAREDI MILANO

    Nuovasuper

    popolare

    Fonte: bilanci societari e Borsa italiana

    Nel mirino di Renziinonono o ddidi i RReReenenznziziiNNeNeel el ml mmimiriririnValori in milioni di euroValV lorri iin mmiilioonni ddi eeuuro

    PIER FRANCESCOOSCCENRAFERPISAVIOTTITTIOTAVISAS

    GIUSEPPEPEGIUSEPCASTAGNAACAASSTAAGNA

    FRANCESCOFRANNCESCOFAVOTTOFFAVVOTTTTO

    VICTTOORORTOVICVMASSIAHHAHSIAASMA

    ALESSANDAN ROAALLESSSAANANDRROOVANDELLIVVANDDELLI

    GIANNNNIGIIANNNNNIZONINZOONNINN

    PIER FRANCNCESCOCOESCCEANRAR FEP GIUSSEPPEE PEGIUUSEP FRANCESCC S OFRRANCCCESCO

    BANCOPOPOLARE

    UBIBANCA

    BANCAPOPOLARE

    EMILIAROMAGNA

    BANCAPOPOLAREDI MILANO

    BANCAPOPOLAREDI VICENZA

    VENETOBANCA

    M atteo Renzi lo avevapromesso. Ma nes-suno si sarebbe at-teso un decretotanto incisivo, tanto capace dicambiare una realt che parevainscalfibile, pietrificata. Invece,marted scorso arrivato il BigBang: tutte le banche con pi diotto miliardi di attivi tangibiliiscritti a bilancio dovranno avereforma giuridica di societ per azioni. Tempo 18 mesi. Chi nonvolesse trasformare la forma so-ciale, pu sempre cedere gli attivi(in qualche caso per trasfigu-rando lessenza stessa della ban-ca). Altrimenti il decreto prevedelo scioglimento della societ.Punto. Ripresisi dallo choc, ibanchieri popolari hanno or-ganizzato le difese e annuncia-to battaglia: faremo di tutto,hanno detto, per bloccare ildecreto (o stravolgerlo) primache arrivi al vaglio dellaulaparlamentare. Si sono gi or-ganizzati gli schieramenti: ilministro delle Infrastrutture,Maurizio Lupi, ha gi assicu-rato il suo appoggio. La poten-tissima lobby delle popolari,che spazia dai cattolici agli excomunisti, sta reclutandoschiere di avvocati, costituzio-nalisti ed pronta, quasi, ascendere in piazza.

    RisikoAltri pensano alla prossima

    mano di risiko. Le operazionipossibili sono diverse: unire ledue popolari della Valtellina; laVeneto con la Vicenza; addirittu-ra tutte e quattro in ununica su-perpopolare. E poi le possibilimosse della Bpm (su Vicenza); diUbi (Bari o Etruria?); del Banco(Bari o Veneto?) e della Bper chepotrebbe rispolverare il progettodi aggregazione con Bpm. Si mossa anche la speculazione,tanto che la Consob ha acceso unfaro sugli scambi.

    Di sicuro, il decreto Renzi ha ilgrande merito di aver distinto ilgrano dal loglio. Che sono en-

    trambi prodotti della terra e si as-somigliano anche, ma non sonoassimilabili. Cos certe banchepopolari. Tra istituti che hannocentinaia di milioni di euro di at-tivi tangibili, centinaia di sportel-li e migliaia di dipendenti sparsiin tutta Italia e i piccoli istituti diprovincia, la differenza enorme.Finalmente la politica ha postotermine a unanomalia. Il sistemadelle popolari ha perso loccasio-ne per lautodeterminazione del-le proprie regole, tergiversando eperdendo tempo, arroccato suantiche certezze che oggi son ve-nute meno. Lo riconosce ancheuno dei suoi esponenti pi in vi-sta, Gianni Zonin, presidente del-la Vicenza, nellintervista a fian-co. Ci non toglie che Assopopo-

    lari, lassociazione presieduta daEttore Caselli e animata da Giu-seppe De Lucia Lumeno (che davenerd si firma combattentepopolare), sebbene verr forseprivata di alcune delle associatepi note, potr continuare a per-seguire con tutto il movimentoquei valori di mutualit e vici-nanza al territorio di cui, mai co-me in questo momento, si sentenecessit. In fondo, sono toccatedal provvedimento dieci banchesulle 70 popolari oggi attive inItalia, il 14,28 per cento.

    BeneficiAnche davanti a una riforma

    epocale, lo spirito mutualistico ecooperativo pu quindi dirsi am-piamente tutelato e salvato. Quel

    che chiaro a tutti, ora, che il re nudo. Finalmente per le bancheconter la dimensione e certeipocrisie sono destinate a conclu-dersi, se Renzi avr la forza di tra-sformare questo decreto in legge,con al fianco la Banca dItalia diIgnazio Visco, che dovr dettarele regole di comportamento.

    Ne beneficeranno in molti: lebanche, ma soprattutto i loroazionisti, specie quelli piccoli o piccolissimi, che non dovrannopi affrontare lumiliazione dilunghi mesi di attesa per venderele proprie azioni. Un affronto nonpi difendibile. Ne avranno inve-ce da perdere gli abbonati allerendite parassitarie, i politici dipiccolo cabotaggio.

    ModernizzazioneLa realt prospettata dal de-

    creto Renzi spiega Stefano Mo-dena di Governance consulting un buon compromesso, che tu-tela sia la realt esistente che leesigenze del mercato e dellUnio-ne bancaria europea. Resta da ca-pire come verr convertito in leg-ge, sono in molti che si stannomuovendo, ma indubbiamenteuna grande opportunit per gio-care un ruolo da protagonisti siain Italia che in Europa. Il votocapitario il principio una testaun voto, a prescindere dalle quo-te di capitale possedute , se-condo Modena frena la presen-za di investitori professionali.Questo decreto, invece, apre aimercati. Sono state riviste normepensate nellOttocento e non piadeguate a un mondo che, sullaspinta del digitale e dallaperturadelle frontiere, cambiato molto,solo considerando gli ultimi diecianni.

    Anche il legame con il territo-rio non pi quello pensato nel-lOttocento, sulla spinta di Inter-net, della dematerializzazione edelle banche online. La direzio-ne del decreto conclude Mo-dena quella di un ammoder-namento del sistema, senza to-gliere nulla alle popolari che re-stano popolari. Si scioglie unequivoco, si cancella una ipocri-

    Maramotti

    sia, dando la possibilit, alle ban-che capaci, di giocare un ruolopi importante. Non a caso, die-tro alle barricate annunciate daipresidenti, i manager pi capaci e ce ne sono molti nelle diecibanche toccate dal decreto stanno pensando positivamente:

    la trasformazione in spa far be-ne agli istituti di credito. Se poida questa nasceranno aggrega-zioni che daranno vita a gruppipi forti o a banche quotate inBorsa, sar tutta unaltra partita.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Palazzo ChigiMatteo Renzi

    Via NazionaleIgnazio Visco

    Il retroscena Gli acquisti sono iniziati la settimana precedente lannuncio del decreto. La corsa delle quotazioni che erano molto depresse

    Il lungo iter di una riforma e il faro acceso dalla ConsobMani forti non solo sui sette maggiori istituti del listino. Nel caso dellEtruria un rialzo pari al 63,5 per cento

    L annuncio del gover-no risale a martedscorso, 20 gennaio.Ma gi il venerd precedente,16 gennaio, fonti vicine a Pa-lazzo Chigi avevano fatto tra-pelare limminenza di unprovvedimento legislativoche avrebbe interessato ilmondo del credito, comepuntualmente riportato dal-le agenzie di stampa e rim-balzato sui quotidiani del-lindomani.

    In Borsa, dove i boatosabitualmente danno valorealle speculazioni, qualcosaaveva gi iniziato a muoversinei giorni precedenti. Pren-diamo due titoli tra i sette in-

    teressati dal provvedimentodel governo Renzi, quello delBanco Popolare e di Ubi, ledue banche pi grandi estrutturate tra le dieci popo-lari finite nel mirino del legi-slatore.

    Ubi ha iniziato quella set-timana quotando, luned 12gennaio, 5,31 euro. Il venerdsuccessivo, quando le agen-zie battevano la notizia di unimminente provvedimento,quelle stesse azioni chiude-vano la settimana a 5,58 eu-ro, con un apprezzamento di27 centesimi per azione, pariall8,4 per cento. Senza moti-vo apparente, dato che al-lepoca nessuno aveva anco-

    ra parlato di banche popo-lari. Un percorso simile quello dei titoli dellaltra big,il Banco Popolare. Il titoloveronese inizi quella setti-mana partendo da quota

    Ancora pi clamorosoquanto accaduto nei giornisuccessivi, con la Borsa cheha acceso i fuochi dartificiosulla scia dellannuncio deldecreto che impone la tra-sformazione in societ perazioni delle prime dieci ban-che popolari italiane.

    Ubi, addirittura, arriva-ta a toccare 6,625 euro giove-d scorso prima che venerd23 per tutte le banche in-teressate si aprisse il mo-mento di una prima presa dibeneficio. Da luned 12 a gio-ved 22 il titolo Ubi ha quindiguadagnato il 24,7 per cento.Il Banco Popolare arrivatomercoled 21 a 12,07 euro,

    portando a casa un apprez-zamento del 35,38 per cento,oltre tre euro per azione.

    La domanda a questopunto legittima: tutto rego-lare in questi sbalzi di prez-zo? O forse qualcuno si mosso in anticipo? I sospettisi infittiscono controllando ivolumi. I contratti che han-no interessato i titoli delBanco Popolare, ad esempio,luned 12 gennaio sono pres-soch triplicati rispetto amarted 30 dicembre. Un ca-so? Per Ubi, invece, il topdelle contrattazioni il 19gennaio, con scambi che, intre settimane, hanno gi su-perato il totale degli ultimi

    mesi di dicembre, novembree settembre. E ci siamo limi-tati ai due gruppi maggiori,perch se considerassimo laPopolare dellEtruria e delLazio si vedrebbe che il titolo passato da 0,3669 euro divenerd 16 ai 60 centesimi divenerd scorso: un guadagnodel 63,5 per cento in cinquesedute. vero che le quota-zioni erano molto depresse,ma Consob ha acceso un fa-ro sulle transazioni di questeultime, caldissime, sedute.

    Secondo taluni, mani fortiprovenienti anche dallesterohanno giocato danticipo sul-lannuncio di Renzi. Solo sa-pienza professionale degliinvestitori pi smaliziati o cdellaltro? Il mercato se lochiede e ha diritto a delle ri-sposte.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    8,915 euro e arrivando il ve-nerd successivo, 16 gennaio,a 9,60 euro con un incremen-to di 0,685 euro, pari al 13per cento. Sempre senza mo-tivo.

    Assopopolari Ettore Caselli, presidente dellAssocia-zione e della Banca Popolare dellEmilia-Romagna

  • 2 CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015

    IMPRESE & FINANZAUomini, storiee strategieCredito Il decreto del governo scuote 10 istituti. Che annunciano le barricate

    Borsa Finanza in movimentoIl grande affare delle popolariMa al tavolo c posto per pochiUbi, Bpm, Bper e Banco nel ruolo di predatori. Le prede annunciateDI STEFANO RIGHI

    70ISTITUTI Il totale delle Banchepopolari; 10 sono toccate dal decreto

    CAPITALIZZAZIONE

    ATTIVI TANGIBILI

    SPORTELLI

    DIPENDENTI

    3.960

    123,7

    1.990

    18.229

    5.620

    121,3

    1.725

    18.350

    2.810

    61,2

    1.308

    11.718

    3.100

    49,2

    716

    7.803

    5.829*

    44,2

    640

    5.463

    4.601*

    35,9

    587

    6.206

    Nel mirino di Renzi

    Tutti i progetti del risiko bancario

    Valori in milioni di euro

    Le possibili aggregazioni tra le Popolari

    VICTORMASSIAH

    ALESSANDROVANDELLI

    GIANNIZONIN

    PIER FRANCESCOSAVIOTTI

    GIUSEPPECASTAGNA

    FRANCESCOFAVOTTO

    BANCAPOPOLARE

    BARI

    BANCOPOPOLARE

    UBIBANCA

    BANCAPOPOLARE

    ETRURIAE LAZIO

    BANCAPOPOLARE

    EMILIAROMAGNA

    CREDITOVALTELLINESE

    BANCAPOPOLAREDI VICENZA

    VENETOBANCA

    BANCAPOPOLARESONDRIO

    BANCAPOPOLAREDI MILANO

    Nuovasuper

    popolare

    Fonte: bilanci societari e Borsa italiana

    Nel mirino di Renziinonono o ddidi i RReReenenznziziiNNeNeel el ml mmimiriririnValori in milioni di euroValV lorri iin mmiilioonni ddi eeuuro

    PIER FRANCESCOOSCCENRAFERPISAVIOTTITTIOTAVISAS

    GIUSEPPEPEGIUSEPCASTAGNAACAASSTAAGNA

    FRANCESCOFRANNCESCOFAVOTTOFFAVVOTTTTO

    VICTTOORORTOVICVMASSIAHHAHSIAASMA

    ALESSANDAN ROAALLESSSAANANDRROOVANDELLIVVANDDELLI

    GIANNNNIGIIANNNNNIZONINZOONNINN

    PIER FRANCNCESCOCOESCCEANRAR FEP GIUSSEPPEE PEGIUUSEP FRANCESCC S OFRRANCCCESCO

    BANCOPOPOLARE

    UBIBANCA

    BANCAPOPOLARE

    EMILIAROMAGNA

    BANCAPOPOLAREDI MILANO

    BANCAPOPOLAREDI VICENZA

    VENETOBANCA

    M atteo Renzi lo avevapromesso. Ma nes-suno si sarebbe at-teso un decretotanto incisivo, tanto capace dicambiare una realt che parevainscalfibile, pietrificata. Invece,marted scorso arrivato il BigBang: tutte le banche con pi diotto miliardi di attivi tangibiliiscritti a bilancio dovranno avereforma giuridica di societ per azioni. Tempo 18 mesi. Chi nonvolesse trasformare la forma so-ciale, pu sempre cedere gli attivi(in qualche caso per trasfigu-rando lessenza stessa della ban-ca). Altrimenti il decreto prevedelo scioglimento della societ.Punto. Ripresisi dallo choc, ibanchieri popolari hanno or-ganizzato le difese e annuncia-to battaglia: faremo di tutto,hanno detto, per bloccare ildecreto (o stravolgerlo) primache arrivi al vaglio dellaulaparlamentare. Si sono gi or-ganizzati gli schieramenti: ilministro delle Infrastrutture,Maurizio Lupi, ha gi assicu-rato il suo appoggio. La poten-tissima lobby delle popolari,che spazia dai cattolici agli excomunisti, sta reclutandoschiere di avvocati, costituzio-nalisti ed pronta, quasi, ascendere in piazza.

    RisikoAltri pensano alla prossima

    mano di risiko. Le operazionipossibili sono diverse: unire ledue popolari della Valtellina; laVeneto con la Vicenza; addirittu-ra tutte e quattro in ununica su-perpopolare. E poi le possibilimosse della Bpm (su Vicenza); diUbi (Bari o Etruria?); del Banco(Bari o Veneto?) e della Bper chepotrebbe rispolverare il progettodi aggregazione con Bpm. Si mossa anche la speculazione,tanto che la Consob ha acceso unfaro sugli scambi.

    Di sicuro, il decreto Renzi ha ilgrande merito di aver distinto ilgrano dal loglio. Che sono en-

    trambi prodotti della terra e si as-somigliano anche, ma non sonoassimilabili. Cos certe banchepopolari. Tra istituti che hannocentinaia di milioni di euro di at-tivi tangibili, centinaia di sportel-li e migliaia di dipendenti sparsiin tutta Italia e i piccoli istituti diprovincia, la differenza enorme.Finalmente la politica ha postotermine a unanomalia. Il sistemadelle popolari ha perso loccasio-ne per lautodeterminazione del-le proprie regole, tergiversando eperdendo tempo, arroccato suantiche certezze che oggi son ve-nute meno. Lo riconosce ancheuno dei suoi esponenti pi in vi-sta, Gianni Zonin, presidente del-la Vicenza, nellintervista a fian-co. Ci non toglie che Assopopo-

    lari, lassociazione presieduta daEttore Caselli e animata da Giu-seppe De Lucia Lumeno (che davenerd si firma combattentepopolare), sebbene verr forseprivata di alcune delle associatepi note, potr continuare a per-seguire con tutto il movimentoquei valori di mutualit e vici-nanza al territorio di cui, mai co-me in questo momento, si sentenecessit. In fondo, sono toccatedal provvedimento dieci banchesulle 70 popolari oggi attive inItalia, il 14,28 per cento.

    BeneficiAnche davanti a una riforma

    epocale, lo spirito mutualistico ecooperativo pu quindi dirsi am-piamente tutelato e salvato. Quel

    che chiaro a tutti, ora, che il re nudo. Finalmente per le bancheconter la dimensione e certeipocrisie sono destinate a conclu-dersi, se Renzi avr la forza di tra-sformare questo decreto in legge,con al fianco la Banca dItalia diIgnazio Visco, che dovr dettarele regole di comportamento.

    Ne beneficeranno in molti: lebanche, ma soprattutto i loroazionisti, specie quelli piccoli o piccolissimi, che non dovrannopi affrontare lumiliazione dilunghi mesi di attesa per venderele proprie azioni. Un affronto nonpi difendibile. Ne avranno inve-ce da perdere gli abbonati allerendite parassitarie, i politici dipiccolo cabotaggio.

    ModernizzazioneLa realt prospettata dal de-

    creto Renzi spiega Stefano Mo-dena di Governance consulting un buon compromesso, che tu-tela sia la realt esistente che leesigenze del mercato e dellUnio-ne bancaria europea. Resta da ca-pire come verr convertito in leg-ge, sono in molti che si stannomuovendo, ma indubbiamenteuna grande opportunit per gio-care un ruolo da protagonisti siain Italia che in Europa. Il votocapitario il principio una testaun voto, a prescindere dalle quo-te di capitale possedute , se-condo Modena frena la presen-za di investitori professionali.Questo decreto, invece, apre aimercati. Sono state riviste normepensate nellOttocento e non piadeguate a un mondo che, sullaspinta del digitale e dallaperturadelle frontiere, cambiato molto,solo considerando gli ultimi diecianni.

    Anche il legame con il territo-rio non pi quello pensato nel-lOttocento, sulla spinta di Inter-net, della dematerializzazione edelle banche online. La direzio-ne del decreto conclude Mo-dena quella di un ammoder-namento del sistema, senza to-gliere nulla alle popolari che re-stano popolari. Si scioglie unequivoco, si cancella una ipocri-

    Maramotti

    sia, dando la possibilit, alle ban-che capaci, di giocare un ruolopi importante. Non a caso, die-tro alle barricate annunciate daipresidenti, i manager pi capaci e ce ne sono molti nelle diecibanche toccate dal decreto stanno pensando positivamente:

    la trasformazione in spa far be-ne agli istituti di credito. Se poida questa nasceranno aggrega-zioni che daranno vita a gruppipi forti o a banche quotate inBorsa, sar tutta unaltra partita.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Palazzo ChigiMatteo Renzi

    Via NazionaleIgnazio Visco

    Il retroscena Gli acquisti sono iniziati la settimana precedente lannuncio del decreto. La corsa delle quotazioni che erano molto depresse

    Il lungo iter di una riforma e il faro acceso dalla ConsobMani forti non solo sui sette maggiori istituti del listino. Nel caso dellEtruria un rialzo pari al 63,5 per cento

    L annuncio del gover-no risale a martedscorso, 20 gennaio.Ma gi il venerd precedente,16 gennaio, fonti vicine a Pa-lazzo Chigi avevano fatto tra-pelare limminenza di unprovvedimento legislativoche avrebbe interessato ilmondo del credito, comepuntualmente riportato dal-le agenzie di stampa e rim-balzato sui quotidiani del-lindomani.

    In Borsa, dove i boatosabitualmente danno valorealle speculazioni, qualcosaaveva gi iniziato a muoversinei giorni precedenti. Pren-diamo due titoli tra i sette in-

    teressati dal provvedimentodel governo Renzi, quello delBanco Popolare e di Ubi, ledue banche pi grandi estrutturate tra le dieci popo-lari finite nel mirino del legi-slatore.

    Ubi ha iniziato quella set-timana quotando, luned 12gennaio, 5,31 euro. Il venerdsuccessivo, quando le agen-zie battevano la notizia di unimminente provvedimento,quelle stesse azioni chiude-vano la settimana a 5,58 eu-ro, con un apprezzamento di27 centesimi per azione, pariall8,4 per cento. Senza moti-vo apparente, dato che al-lepoca nessuno aveva anco-

    ra parlato di banche popo-lari. Un percorso simile quello dei titoli dellaltra big,il Banco Popolare. Il titoloveronese inizi quella setti-mana partendo da quota

    Ancora pi clamorosoquanto accaduto nei giornisuccessivi, con la Borsa cheha acceso i fuochi dartificiosulla scia dellannuncio deldecreto che impone la tra-sformazione in societ perazioni delle prime dieci ban-che popolari italiane.

    Ubi, addirittura, arriva-ta a toccare 6,625 euro giove-d scorso prima che venerd23 per tutte le banche in-teressate si aprisse il mo-mento di una prima presa dibeneficio. Da luned 12 a gio-ved 22 il titolo Ubi ha quindiguadagnato il 24,7 per cento.Il Banco Popolare arrivatomercoled 21 a 12,07 euro,

    portando a casa un apprez-zamento del 35,38 per cento,oltre tre euro per azione.

    La domanda a questopunto legittima: tutto rego-lare in questi sbalzi di prez-zo? O forse qualcuno si mosso in anticipo? I sospettisi infittiscono controllando ivolumi. I contratti che han-no interessato i titoli delBanco Popolare, ad esempio,luned 12 gennaio sono pres-soch triplicati rispetto amarted 30 dicembre. Un ca-so? Per Ubi, invece, il topdelle contrattazioni il 19gennaio, con scambi che, intre settimane, hanno gi su-perato il totale degli ultimi

    mesi di dicembre, novembree settembre. E ci siamo limi-tati ai due gruppi maggiori,perch se considerassimo laPopolare dellEtruria e delLazio si vedrebbe che il titolo passato da 0,3669 euro divenerd 16 ai 60 centesimi divenerd scorso: un guadagnodel 63,5 per cento in cinquesedute. vero che le quota-zioni erano molto depresse,ma Consob ha acceso un fa-ro sulle transazioni di questeultime, caldissime, sedute.

    Secondo taluni, mani fortiprovenienti anche dallesterohanno giocato danticipo sul-lannuncio di Renzi. Solo sa-pienza professionale degliinvestitori pi smaliziati o cdellaltro? Il mercato se lochiede e ha diritto a delle ri-sposte.

    S. RIG. RIPRODUZIONE RISERVATA

    8,915 euro e arrivando il ve-nerd successivo, 16 gennaio,a 9,60 euro con un incremen-to di 0,685 euro, pari al 13per cento. Sempre senza mo-tivo.

    Assopopolari Ettore Caselli, presidente dellAssocia-zione e della Banca Popolare dellEmilia-Romagna

  • CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015 3

    IMPRESE & FINANZAI protagonisti

    Uomini, storiee strategie

    Lintervista Parla il presidente della Vicenza, uno dei tre istituti pi colpiti dal decreto legge

    Zonin Anche noi dovremo cambiare Adesso pi vicini a Veneto BancaRenzi mi ha sorpreso, non ci ha ascoltati. Pronti per le aggregazioni, ma niente follieDI STEFANO RIGHI

    G ianni Zonin dal 1995 presiedela Popolare di Vicenza. Unodei tre istituti pi colpiti daldecreto Renzi. La banca 5.500 dipendenti, 640 agenzie, 117 milasoci e 1,3 milioni di clienti ha struttu-ra cooperativa e non quotata in Borsa.

    Presidente, finito un mondoS, finito un mondo. Noi cerchere-

    mo di far s che non finisca completa-mente, che 170 anni di storia del creditocooperativo e popolare non venganocancellati. Questo mondo stato deter-minante nella crescita delle aziende ita-liane e delle pmi in particolare. Non celo meritavamo.

    reduce dalla riunione di Assopo-polari. Qual la posizione dellasso-ciazione?

    Siamo accomunati da una grandepreoccupazione, quasi increduli. statauna scelta politica.

    Da fuori limpressione che si siaperso del tempo, loccasione per unaseria autoriforma del settore.

    Forse c stata una colpevole iner-zia da parte del mondo delle popolari.Noi a Vicenza per avevamo gi allostudio un progetto di modifica dellostatuto, che avrebbe portato a uno scor-poro della attivit bancaria pura, dovealla cooperativa sarebbero rimasti gliasset immobiliari, il patrimonio artisti-co e alcune partecipazioni, mentreunaltra societ, per met della coopera-tiva e met aperta al mercato, avrebbegestito il business bancario.

    Si aspettava un provvedimento le-gislativo di questa portata?

    stato un colpo al cuore a tutto ilsistema delle popolari. Credo che nes-suno potesse attendersi disposizioni co-s forti. Ho stima di Renzi, ne apprezzola coerenza, ma stavolta mi ha sorpreso.Il premier dice sempre che ascolta tuttie poi decide da solo. Bene, stavolta nonha ascoltato la voce delle parti interes-sate. Si sarebbe potuto capire megliocosa valeva la pena di salvare e cosa rot-tamare. Confido ci siano dei margini diintervento prima dellapprodo nellaulaparlamentare.

    Vicenza costretta a cambiare.Cosa vuole dire ai soci della banca?

    In venti anni la banca stata prota-gonista di una crescita importante, daistituto provinciale a nazionale. Abbia-mo aiutato le aziende a crescere, abbia-mo contribuito alla modernizzazionedel Nordest e tenuto duro nella crisi,aumentando le erogazioni quando glialtri chiudevano i cordoni della borsa.Abbiamo salvato molte aziende dallachiusura e qualche imprenditore da ge-sti inconsulti. Abbiamo la coscienza aposto e ci sentiamo banca dei territori,vicini alle persone e alle aziende. Ora, lacultura anglosassone penalizza le pmi.Noi no, staremo dalla loro parte, alme-no fino a quando ce lo lasceranno fare.

    La trasformazione in Spa avvicinala sua banca alla quotazione in Bor-sa?

    Non ho mai pensato alla Borsa epersonalmente non sono favorevole. Lalogica delle trimestrali penalizza nonsolo il lungo ma anche il medio perio-do. Io sono un imprenditore e non po-trei pensare una strategia di breve peri-odo. Inoltre, la Borsa un mercato ca-priccioso, guardate cos successo allebanche quotate nelle ultime sedute. No,non sono favorevole per una Banca po-polare.

    La trasformazione in Spa portera galla il problema del valore delleazioni. Come lo supererete?

    Il colpo al cuore ancora troppo re-cente. francamente molto prematuropensare a questo, ma le assicuro checombatteremo, per difendere i soci, i di-pendenti, i clienti.

    Si riavvicina la stagione del risiko.Torna a galla lipotesi di fusione conVeneto Banca. Secondo lei una stra-da ancora praticabile?

    Non so se la Bce sia pi interessataad aprire il capitale ai grandi investitorio al risiko. Non lo so. Credo noi si debbaguardare pi cose. Certo, le aggregazio-ni appaiono pi facili nel mondo delle

    popolari. Con Veneto Banca abbiamo ilsistema informatico in comune. Ma vo-gliamo anche tutelare il lavoro e allar-garci a nuovi mercati. Laggregazione non deve indebolire.

    Ha sentito il presidente di VenetoBanca, Francesco Favotto?

    Lho visto di corsa alla riunione digioved di Assopopolari. Abbiamo rap-porti buoni. Lo trovo una persona mol-to equilibrata, molto valida, seria, con-creta.

    Un anno fa lei posizion la Vicen-za come soggetto aggregatore. In unanno avete visto molti dossier, manon avete comperato nulla

    Se ci sono buone opportunit, dif-ficilmente me le lascio sfuggire. Labrutta figura con i soci, i dipendenti, iclienti, si fa quando si compera male,non quando si lascia un cattivo affare. Efinora abbiamo sbagliato poco.

    La Bce ha fatto pressione perch,anche voi, procedeste a una accuratapulizia di bilancio, svalutando molteposte. Come ha chiuso lanno la Vi-cenza?

    presto per dirlo con precisione.Di sicuro la Bce ha una politica diversadalla Banca dItalia. Nel nostro bilancioi crediti concessi sono garantiti da im-portanti diritti ipotecari. Ora, Bce con-sidera quasi nulle queste garanzie: ne-cessariamente dovremo tenere conto diquesto nella chiusura di bilancio.

    Tornerete a pagare la cedola?Anche questo prematuro. La tra-

    sformazione in Spa rende confusolorizzonte. un momento in cui dob-biamo aumentare il patrimonio, non di-minuirlo. La questione dividendo sardi competenza del consiglio, ma io nonmi sentir di insistere con il cda per ladistribuzione di una cedola. Dobbiamoancora mettere fieno in cascina, rispet-tare le indicazioni della Bce. Il 2014 unanno di passaggio, il 2015 invece si giaperto positivamente, peraltro anchegrazie a qualche interessante potenzialeplusvalenza. Come ad esempio la parte-cipazione in Icbpi che stiamo valutandodi cedere. Guardiamo avanti.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Premessa generale: ci so-no manager e ammini-stratori che hanno com-

    binato disastri in pochi anni(o mesi) di gestione e aziendeche sono cresciute enorme-mente proprio grazie alla lun-ga militanza di un leader.

    Non c una regola o una ri-cetta unica. Detto questo, par-liamo delle banche popolaridove il fattore tempo stretta-mente legato al fattore poltro-na, e a norme che sembranofatte apposta per cementare

    entrambi, genera apparentimostri. Ovvero consiglierie presidenti ancora salda-mente in sella dopo ventanni,cio da quando Matteo Renzistudiava Legge e del voto ca-pitario, che oggi vuole sradi-care, sapeva poco o nulla.

    Concentriamoci sulle diecipopolari destinate a trasfor-marsi in societ per azioni.Chi pu dire se la Banca Po-polare di Bari sarebbe oggiunazienda migliore o peggio-re senza i 25 anni di presiden-za ininterrotta targata MarcoJacobini, recordman dei ban-chieri appoltronati?

    E il tempo un metro digiudizio per Carlo Fratta Pasi-ni partito ventanni fa dallaPopolare di Verona per poicreare, acquisizione dopo ac-quisizione, il pi grandegruppo bancario cooperati-vo? Succede per solo nellebanche popolari (e qui uscia-mo dal cerchio delle diecigrandi) che un farmacista diCividale del Friuli (Udine)

    governi la banca locale per 43anni e quando se ne va, nelmaggio 2014, nel consiglio diamministrazione entri il ni-pote. Lunico vero dissidentenella dittatura Popolare diLorenzo Pelizzo era un notaiodel posto, Pierluigi Comelli,che, nel silenzio generale,chiedeva lovvio: un sano ri-cambio. leffetto estremo, ti-po Nord Corea, della leggeuna testa un voto. La storiainsegna che rastrellare te-ste per mettere insieme voti

    ben pi facile che rastrellareazioni, e non costa nulla. In-torno al re, pi o meno illu-minato, spesso ci sono consi-glieri o sindaci di lunghissimocorso.

    Tre sono in carica da duedecenni, considerando anchele banche assorbite, al BancoPopolare di Fratta Pasini euno, Franco Zanetta, prove-niente da Novara e avvocatodi notevole levatura, addirit-tura da 26 anni.

    AllUbi, dove vige il duale

    come al Banco, hanno festeg-giato il ventennale della pol-trona in sei di varia prove-nienza, tra cui il vicepresiden-te del consiglio di sorveglian-za Alberto Folonari che nel1995 era presidente del Credi-to Agrario Bresciano.

    A Modena nessuno si so-gna di mettere in discussionela competenza e lesperienzache Angelo Tantazzi da 21 an-ni e da semplice consiglieremette al servizio della Popo-lare Emilia.

    Uno che si identifica con labanca (e viceversa) lim-prenditore del vino GianniZonin. Da ventanni sedutosul massimo scranno e accan-to ha, con la medesima anzia-nit, il vicepresidente, il se-gretario del consiglio, un al-tro amministratore e il presi-dente del collegio sindacale.

    Su in Valtellina i due ban-chieri-mito sono il Cav. Gr. Cr. Rag. Piero Melazzini,presidente onorario e consi-gliere, dice il sito della Popo-lare Sondrio, e, sponda Credi-to Valtellinese, il presidenteGiovanni De Censi. Entrambinascono in banca, diventanodirettori generali poi passanoin consiglio, vanno alla presi-denza e sono l da oltre i ven-tanni. Melazzini anche incompagnia di tre valorosi re-duci degli anni 90.

    Aria tutto sommato nuova,invece, alla Popolare Milano ea Veneto Banca che non han-no amministratori risalentialla met degli anni 90, nono-

    stante a Montebelluna Vin-cenzo Consoli sia ancora di-rettore generale.

    Chiusa lera Elio Faralli, incarica per 35 anni e morto nel2013, si data una rinfrescataanche la Popolare Etruria, do-ve vicepresidente il padre diMaria Elena Boschi, ministrodelle Riforme.

    La pi meridionale nellacompagnia delle dieci futurespa la Jacobini Bank altri-menti nota come PopolareBari, non quotata come Vene-

    to Banca e Popolare Vicenza.Una testa un voto e da 26 anniil presidente si chiama MarcoJacobini, figlio di quel Luigiche la fond nel 1960.

    MARIO GEREVINI RIPRODUZIONE RISERVATA

    Quel posto in banca Da Folonari a De Censi e Melazzini. Fino a Bari, dove la banca di famiglia controllata di padre in figlio dagli Jacobini

    Gli inossidabili del credito, ventanni seduti in poltronaLanomalia del voto capitario: i re delle assemblee che hanno perpetuato nel tempo il loro potere sul territorio

    1.493

    32,7

    338

    3.061

    985

    26,8

    544

    4.312

    90

    16,3

    186

    1.914

    1.303*

    9,9

    247

    2.206

    *Non quotata. Il valore rappresenta il prezzo della singola azionemoltiplicato per il numero delle azioni in circolazione

    MIROFIORDI

    MARCOJACOBINI

    MARIOPEDRANZINI

    DANIELECABIATI

    8miliardi

    IL LIVELLO DELLATTIVO TANGIBILEOLTRE IL QUALE LE BANCHE

    DEVONO AVERE FORMASOCIALE DI SPA

    7LE BANCHE, TRA LE 10, CHE SONO

    GI QUOTATE IN BORSA.NON LO SONO:

    POPOLARE VICENZA,VENETO BANCA,

    POPOLARE DI BARI

    10LE BANCHE POPOLARI INTERESSATE

    DAL PROVVEDIMENTODEL GOVERNO RENZI

    S. F

    ranc

    hino

    MARIOMAAR OPEDRANZINIPPEDDRRANNZZINI

    DANIELEDAANIELECABIATICAABBIAATI

    MIROROMMIRROROFIORDIIORRDDIF

    MARCRCOMMARRRCOOJACOBINIJJACCOBINI

    MARIR OOMARRIOO DANIEELEEDANIEL

    EE

    OO

    ATEATTE

    S. F

    ranc

    hino

    hin

    anch

    oFr

    aS.

    BANCAPOPOLARESONDRIO

    CREDITOVALTELLINESE

    BANCAPOPOLARE

    ETRURIAE LAZIO

    BANCAPOPOLARE

    BARI

    Popolare di SondrioPiero Melazzini

    Credito ValtellineseGiovanni De Censi

    s.F.

    Ventanni in poltrona (Considerate anche le banche di provenienza e poi fuse)CARLO FRATTA PASINI (58 anni), nel cda dal 1995, presidente dal 1999BANCO POPOLARE

    ALBERTO FOLONARI (77 anni), nel cda dal 1995 e vicepresidente del consiglio di SorveglianzaUBI BANCA

    ANGELO TANTAZZI (75 anni), consigliere dal 1993BPER

    GIANNI ZONIN (77 anni), presidente dal 1995POP. VICENZA

    PIERO MELAZZINI (84 anni), direttore generale dal 1987, dal 2014 presidente onorarioPOP. SONDRIO

    GIOVANNI DE CENSI (76 anni) Dal 1975 vicedirettore generale, nel cda dal 1994, oggi presidenteCREDITO VALTELLINESE

    POPOLARE DI BARI MARCO JACOBINI (68 anni) Dal 1989 presidente della banca fondata nel 1960 dal padre Luigi

    InerziaForse c stata unacolpevole inerzia daparte del mondodelle popolari. Manon si cancellano cos170 anni di storia

    Trasformazioni Gianni Zonin, presidente della Popolare di Vicenza

  • CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015 3

    IMPRESE & FINANZAI protagonisti

    Uomini, storiee strategie

    Lintervista Parla il presidente della Vicenza, uno dei tre istituti pi colpiti dal decreto legge

    Zonin Anche noi dovremo cambiare Adesso pi vicini a Veneto BancaRenzi mi ha sorpreso, non ci ha ascoltati. Pronti per le aggregazioni, ma niente follieDI STEFANO RIGHI

    G ianni Zonin dal 1995 presiedela Popolare di Vicenza. Unodei tre istituti pi colpiti daldecreto Renzi. La banca 5.500 dipendenti, 640 agenzie, 117 milasoci e 1,3 milioni di clienti ha struttu-ra cooperativa e non quotata in Borsa.

    Presidente, finito un mondoS, finito un mondo. Noi cerchere-

    mo di far s che non finisca completa-mente, che 170 anni di storia del creditocooperativo e popolare non venganocancellati. Questo mondo stato deter-minante nella crescita delle aziende ita-liane e delle pmi in particolare. Non celo meritavamo.

    reduce dalla riunione di Assopo-polari. Qual la posizione dellasso-ciazione?

    Siamo accomunati da una grandepreoccupazione, quasi increduli. statauna scelta politica.

    Da fuori limpressione che si siaperso del tempo, loccasione per unaseria autoriforma del settore.

    Forse c stata una colpevole iner-zia da parte del mondo delle popolari.Noi a Vicenza per avevamo gi allostudio un progetto di modifica dellostatuto, che avrebbe portato a uno scor-poro della attivit bancaria pura, dovealla cooperativa sarebbero rimasti gliasset immobiliari, il patrimonio artisti-co e alcune partecipazioni, mentreunaltra societ, per met della coopera-tiva e met aperta al mercato, avrebbegestito il business bancario.

    Si aspettava un provvedimento le-gislativo di questa portata?

    stato un colpo al cuore a tutto ilsistema delle popolari. Credo che nes-suno potesse attendersi disposizioni co-s forti. Ho stima di Renzi, ne apprezzola coerenza, ma stavolta mi ha sorpreso.Il premier dice sempre che ascolta tuttie poi decide da solo. Bene, stavolta nonha ascoltato la voce delle parti interes-sate. Si sarebbe potuto capire megliocosa valeva la pena di salvare e cosa rot-tamare. Confido ci siano dei margini diintervento prima dellapprodo nellaulaparlamentare.

    Vicenza costretta a cambiare.Cosa vuole dire ai soci della banca?

    In venti anni la banca stata prota-gonista di una crescita importante, daistituto provinciale a nazionale. Abbia-mo aiutato le aziende a crescere, abbia-mo contribuito alla modernizzazionedel Nordest e tenuto duro nella crisi,aumentando le erogazioni quando glialtri chiudevano i cordoni della borsa.Abbiamo salvato molte aziende dallachiusura e qualche imprenditore da ge-sti inconsulti. Abbiamo la coscienza aposto e ci sentiamo banca dei territori,vicini alle persone e alle aziende. Ora, lacultura anglosassone penalizza le pmi.Noi no, staremo dalla loro parte, alme-no fino a quando ce lo lasceranno fare.

    La trasformazione in Spa avvicinala sua banca alla quotazione in Bor-sa?

    Non ho mai pensato alla Borsa epersonalmente non sono favorevole. Lalogica delle trimestrali penalizza nonsolo il lungo ma anche il medio perio-do. Io sono un imprenditore e non po-trei pensare una strategia di breve peri-odo. Inoltre, la Borsa un mercato ca-priccioso, guardate cos successo allebanche quotate nelle ultime sedute. No,non sono favorevole per una Banca po-polare.

    La trasformazione in Spa portera galla il problema del valore delleazioni. Come lo supererete?

    Il colpo al cuore ancora troppo re-cente. francamente molto prematuropensare a questo, ma le assicuro checombatteremo, per difendere i soci, i di-pendenti, i clienti.

    Si riavvicina la stagione del risiko.Torna a galla lipotesi di fusione conVeneto Banca. Secondo lei una stra-da ancora praticabile?

    Non so se la Bce sia pi interessataad aprire il capitale ai grandi investitorio al risiko. Non lo so. Credo noi si debbaguardare pi cose. Certo, le aggregazio-ni appaiono pi facili nel mondo delle

    popolari. Con Veneto Banca abbiamo ilsistema informatico in comune. Ma vo-gliamo anche tutelare il lavoro e allar-garci a nuovi mercati. Laggregazione non deve indebolire.

    Ha sentito il presidente di VenetoBanca, Francesco Favotto?

    Lho visto di corsa alla riunione digioved di Assopopolari. Abbiamo rap-porti buoni. Lo trovo una persona mol-to equilibrata, molto valida, seria, con-creta.

    Un anno fa lei posizion la Vicen-za come soggetto aggregatore. In unanno avete visto molti dossier, manon avete comperato nulla

    Se ci sono buone opportunit, dif-ficilmente me le lascio sfuggire. Labrutta figura con i soci, i dipendenti, iclienti, si fa quando si compera male,non quando si lascia un cattivo affare. Efinora abbiamo sbagliato poco.

    La Bce ha fatto pressione perch,anche voi, procedeste a una accuratapulizia di bilancio, svalutando molteposte. Come ha chiuso lanno la Vi-cenza?

    presto per dirlo con precisione.Di sicuro la Bce ha una politica diversadalla Banca dItalia. Nel nostro bilancioi crediti concessi sono garantiti da im-portanti diritti ipotecari. Ora, Bce con-sidera quasi nulle queste garanzie: ne-cessariamente dovremo tenere conto diquesto nella chiusura di bilancio.

    Tornerete a pagare la cedola?Anche questo prematuro. La tra-

    sformazione in Spa rende confusolorizzonte. un momento in cui dob-biamo aumentare il patrimonio, non di-minuirlo. La questione dividendo sardi competenza del consiglio, ma io nonmi sentir di insistere con il cda per ladistribuzione di una cedola. Dobbiamoancora mettere fieno in cascina, rispet-tare le indicazioni della Bce. Il 2014 unanno di passaggio, il 2015 invece si giaperto positivamente, peraltro anchegrazie a qualche interessante potenzialeplusvalenza. Come ad esempio la parte-cipazione in Icbpi che stiamo valutandodi cedere. Guardiamo avanti.

    @Righist RIPRODUZIONE RISERVATA

    Premessa generale: ci so-no manager e ammini-stratori che hanno com-

    binato disastri in pochi anni(o mesi) di gestione e aziendeche sono cresciute enorme-mente proprio grazie alla lun-ga militanza di un leader.

    Non c una regola o una ri-cetta unica. Detto questo, par-liamo delle banche popolaridove il fattore tempo stretta-mente legato al fattore poltro-na, e a norme che sembranofatte apposta per cementare

    entrambi, genera apparentimostri. Ovvero consiglierie presidenti ancora salda-mente in sella dopo ventanni,cio da quando Matteo Renzistudiava Legge e del voto ca-pitario, che oggi vuole sradi-care, sapeva poco o nulla.

    Concentriamoci sulle diecipopolari destinate a trasfor-marsi in societ per azioni.Chi pu dire se la Banca Po-polare di Bari sarebbe oggiunazienda migliore o peggio-re senza i 25 anni di presiden-za ininterrotta targata MarcoJacobini, recordman dei ban-chieri appoltronati?

    E il tempo un metro digiudizio per Carlo Fratta Pasi-ni partito ventanni fa dallaPopolare di Verona per poicreare, acquisizione dopo ac-quisizione, il pi grandegruppo bancario cooperati-vo? Succede per solo nellebanche popolari (e qui uscia-mo dal cerchio delle diecigrandi) che un farmacista diCividale del Friuli (Udine)

    governi la banca locale per 43anni e quando se ne va, nelmaggio 2014, nel consiglio diamministrazione entri il ni-pote. Lunico vero dissidentenella dittatura Popolare diLorenzo Pelizzo era un notaiodel posto, Pierluigi Comelli,che, nel silenzio generale,chiedeva lovvio: un sano ri-cambio. leffetto estremo, ti-po Nord Corea, della leggeuna testa un voto. La storiainsegna che rastrellare te-ste per mettere insieme voti

    ben pi facile che rastrellareazioni, e non costa nulla. In-torno al re, pi o meno illu-minato, spesso ci sono consi-glieri o sindaci di lunghissimocorso.

    Tre sono in carica da duedecenni, considerando anchele banche assorbite, al BancoPopolare di Fratta Pasini euno, Franco Zanetta, prove-niente da Novara e avvocatodi notevole levatura, addirit-tura da 26 anni.

    AllUbi, dove vige il duale

    come al Banco, hanno festeg-giato il ventennale della pol-trona in sei di varia prove-nienza, tra cui il vicepresiden-te del consiglio di sorveglian-za Alberto Folonari che nel1995 era presidente del Credi-to Agrario Bresciano.

    A Modena nessuno si so-gna di mettere in discussionela competenza e lesperienzache Angelo Tantazzi da 21 an-ni e da semplice consiglieremette al servizio della Popo-lare Emilia.

    Uno che si identifica con labanca (e viceversa) lim-prenditore del vino GianniZonin. Da ventanni sedutosul massimo scranno e accan-to ha, con la medesima anzia-nit, il vicepresidente, il se-gretario del consiglio, un al-tro amministratore e il presi-dente del collegio sindacale.

    Su in Valtellina i due ban-chieri-mito sono il Cav. Gr. Cr. Rag. Piero Melazzini,presidente onorario e consi-gliere, dice il sito della Popo-lare Sondrio, e, sponda Credi-to Valtellinese, il presidenteGiovanni De Censi. Entrambinascono in banca, diventanodirettori generali poi passanoin consiglio, vanno alla presi-denza e sono l da oltre i ven-tanni. Melazzini anche incompagnia di tre valorosi re-duci degli anni 90.

    Aria tutto sommato nuova,invece, alla Popolare Milano ea Veneto Banca che non han-no amministratori risalentialla met degli anni 90, nono-

    stante a Montebelluna Vin-cenzo Consoli sia ancora di-rettore generale.

    Chiusa lera Elio Faralli, incarica per 35 anni e morto nel2013, si data una rinfrescataanche la Popolare Etruria, do-ve vicepresidente il padre diMaria Elena Boschi, ministrodelle Riforme.

    La pi meridionale nellacompagnia delle dieci futurespa la Jacobini Bank altri-menti nota come PopolareBari, non quotata come Vene-

    to Banca e Popolare Vicenza.Una testa un voto e da 26 anniil presidente si chiama MarcoJacobini, figlio di quel Luigiche la fond nel 1960.

    MARIO GEREVINI RIPRODUZIONE RISERVATA

    Quel posto in banca Da Folonari a De Censi e Melazzini. Fino a Bari, dove la banca di famiglia controllata di padre in figlio dagli Jacobini

    Gli inossidabili del credito, ventanni seduti in poltronaLanomalia del voto capitario: i re delle assemblee che hanno perpetuato nel tempo il loro potere sul territorio

    1.493

    32,7

    338

    3.061

    985

    26,8

    544

    4.312

    90

    16,3

    186

    1.914

    1.303*

    9,9

    247

    2.206

    *Non quotata. Il valore rappresenta il prezzo della singola azionemoltiplicato per il numero delle azioni in circolazione

    MIROFIORDI

    MARCOJACOBINI

    MARIOPEDRANZINI

    DANIELECABIATI

    8miliardi

    IL LIVELLO DELLATTIVO TANGIBILEOLTRE IL QUALE LE BANCHE

    DEVONO AVERE FORMASOCIALE DI SPA

    7LE BANCHE, TRA LE 10, CHE SONO

    GI QUOTATE IN BORSA.NON LO SONO:

    POPOLARE VICENZA,VENETO BANCA,

    POPOLARE DI BARI

    10LE BANCHE POPOLARI INTERESSATE

    DAL PROVVEDIMENTODEL GOVERNO RENZI

    S. F

    ranc

    hino

    MARIOMAAR OPEDRANZINIPPEDDRRANNZZINI

    DANIELEDAANIELECABIATICAABBIAATI

    MIROROMMIRROROFIORDIIORRDDIF

    MARCRCOMMARRRCOOJACOBINIJJACCOBINI

    MARIR OOMARRIOO DANIEELEEDANIEL

    EE

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    S. F

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    hino

    hin

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    BANCAPOPOLARESONDRIO

    CREDITOVALTELLINESE

    BANCAPOPOLARE

    ETRURIAE LAZIO

    BANCAPOPOLARE

    BARI

    Popolare di SondrioPiero Melazzini

    Credito ValtellineseGiovanni De Censi

    s.F.

    Ventanni in poltrona (Considerate anche le banche di provenienza e poi fuse)CARLO FRATTA PASINI (58 anni), nel cda dal 1995, presidente dal 1999BANCO POPOLARE

    ALBERTO FOLONARI (77 anni), nel cda dal 1995 e vicepresidente del consiglio di SorveglianzaUBI BANCA

    ANGELO TANTAZZI (75 anni), consigliere dal 1993BPER

    GIANNI ZONIN (77 anni), presidente dal 1995POP. VICENZA

    PIERO MELAZZINI (84 anni), direttore generale dal 1987, dal 2014 presidente onorarioPOP. SONDRIO

    GIOVANNI DE CENSI (76 anni) Dal 1975 vicedirettore generale, nel cda dal 1994, oggi presidenteCREDITO VALTELLINESE

    POPOLARE DI BARI MARCO JACOBINI (68 anni) Dal 1989 presidente della banca fondata nel 1960 dal padre Luigi

    InerziaForse c stata unacolpevole inerzia daparte del mondodelle popolari. Manon si cancellano cos170 anni di storia

    Trasformazioni Gianni Zonin, presidente della Popolare di Vicenza

  • 8 CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015

    Territorio & SviluppoLeffetto dei piani del governo

    Finanza

    Lanalisi

    Idea: un investor relator per lazienda ItaliaI capitali stranieri sono diventati fondamentali. Serve una figura che promuova il Paese

    P ericolo alle porte ogrande opportunit?La discussione lega-ta al tema degli investitoriesteri in Italia suscitasempre reazioni moltoforti, per cui le posizioniideologicamente contra-rie a una loro presenzaevocano spesso il rischiodellinvasione e della con-quista. E questo non av-venuto solo in concomi-tanza della recentissimanorma sulle popolari, masi ripete da tempo in pre-senza di ingressi di unacerta rilevanza.

    In realt i dati sul mer-cato dei capitali mettono

    in luce con chiarezza chegli investitori esteri sononecessari per il nostro si-stema: gi a partire dal2006, il ruolo dei capitalistranieri divenuto mag-gioritario sulle nuoveemissioni di azioni e bonddi aziende italiane, a fron-te di una certa latitanzadegli investitori italiani.

    Una recente indaginedel centro Baffi-Carefindella Bocconi segnala chenel 2014, nel caso deibond, gli investitori italianihanno costituito il 23% enel caso delle azioni sola-mente il 12% degli inve-stitori istituzionali (controil 31% degli Usa e il 21%

    del Regno Unito). Dati si-mili sono peraltro confer-mati anche nel settorecontiguo delle transazionidi fusioni e acquisizioni.Perch questa ondata distraordinario e non episo-dico gradimento? Ci ap-pare come la combinazio-ne di tre elementi di diver-sa natura: opportunistica,gestionale, reddituale.

    Gli investitori investonoinfatti per opportunismo:il mercato italiano presen-ta spesso prezzi a sconto,multipli bassi e situazionidi ristrutturazione con-clamata o mascherata che permettono rapideplusvalenze. A ci si ag-

    giungono elementi di na-tura gestionale dei fondistessi: i grandi investitoritendono a far ruotare ilportafoglio su diversearee geografiche e in que-sta fase storica i cosiddettieuro-periferici sonosovrappesati (domani,chiss?) con conseguentebeneficio di liquidit per ilnostro Paese.

    Ma esistono per for-tuna anche chiari fatto-ri reddituali e di attrazionedelle imprese italiane chep r e s e n t a n o m a r c h i ,know-how , presidio dinicchie, fascino e intelli-genza, presupposto fon-damentale di qualsiasi in-

    vestimento. Il tema stra-tegico per il sistema Italiadiviene quindi deciderecome mantenere la pre-senza degli investitoriesteri, attrarne di nuovievitando che le ragionidella rotazione di portafo-glio li facciano sparire, erinvigorire il ruolo degli in-vestitori italiani.

    Le proposte fattibili inquesta direzione sonoquattro: a) la promozionedi meccanismi di coinve-stimento fra capitali esterie capitali italiani su pro-getti mirati e di ampio re-spiro settoriale, come stasviluppando il Fondo stra-tegico italiano; b) lindivi-

    duazione di meccanismidi salvaguardia di diritti,doveri e imposizioni fisca-le per gli investitori istitu-zionali che dimostrino econfermino una prospet-tiva di medio-lungo ter-mine; c) la promozionedecisa del meccanismo diazioni a voto doppio, inpresenza sempre di unapermanenza prolungatanel capitale; d) la costru-zione di una vera e propriafunzione di investor rela-tor e fund raising per il si-stema Italia a livello go-vernativo.

    Su questultimo punto, essenziale promuovereuna vendita organica, si-

    stematica e continuativadei vantaggi legati a uninvestimento in Italia,esattamente come avvie-ne per lattivit di investorrelator di unazienda quo-tata in Borsa che debbapromuovere la propriaimmagine.

    Da ultimo: lauspicio che i flussi di investimentonon vadano solo in unadirezione, cio che il feno-meno non sia solo esterosu Italia ma anche Italiasu estero. Infatti, se funzionale al sistema Ita-lia che nuovi investitori in-v e s t a n o p o r t a n d o l eenergie fondamentali astimolare nuovo sviluppo,allo stesso modo la cre-scita di un sistema Paese basata anche sulla ca-pacit dei propri investi-tori di andare allestero.

    * Prorettore UniversitBocconi

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    di STEFANO CASELLI*

    1 Eredit Mcc

    Laltro affare?Salgono i prestitigarantiti alle Pmi

    F ra le attivit della Banca delMezzogiorno ce n una, ere-ditata dal Mediocredito Centrale,che non prevede esborso di capi-tali propri, ma importante perla crescita delle imprese: il Fondocentrale di garanzia per le Pmi. lo strumento che Bdm gestisce,con il quale si facilita il finanzia-mento delle banche alle aziende.Listituto di credito, in sostanza,concede il prestito allimpresadopo che il Fondo di garanzia(pubblico) assicura il credito. Ilcompito della Banca del Mezzo-giorno dunque analizzare la si-tuazione di ogni azienda (in tut-ta Italia) per decidere se garanti-re o no.

    Nella sede della banca (in af-fitto da Beni Stabili), sotto la gui-da di Pierpaolo Brunozzi (diret-tore Fondi di garanzia e interventiper il capitale di rischio), lavoranoa questo una settantina di perso-ne. Le pratiche sono in aumento.Nel 2014, secondo i dati ancorada approvare dal ministero delloSviluppo, sono stati garantiti cir-ca 86.200 finanziamenti, su89.900 richieste: +12% in unanno, +40% dal 2012. La mediadei finanziamenti salita a 150mila euro per azienda (142 milanel settembre 2013) e lerogatocomplessivo (dalle banche, afronte della garanzia) si impen-nato a 13 miliardi: +57% in dueanni (8,2 miliardi nel 2012,10,8 nel 2013). Le sofferenzesono intorno al 4%.

    La deduzione che le banchestiano cominciando a concederepi prestiti anche perch sta fun-zionando questo Fondo di garan-zia, ritenuto negli uffici della Bdmil principe degli strumenti per lePmi. Il rischio degli istituti dicredito sui finanziamenti garantitidal Fondo infatti pari a zero. Laremunerazione di Bdm a pratica.

    La scorsa settimana statonominato il nuovo consiglio digestione del Fondo, come previ-sto dalla Finanziaria 2014: 7membri anzich 21. Sono uscitele associazioni di categoria (da Abi a Confindustria), restano gliesponenti dei ministeri dello Svi-luppo, del Tesoro e delle regioni,pi due esperti in materia nomi-nati dal ministero dello Sviluppoe dellEconomia.

    A. PU. RIPRODUZIONE RISERVATA

    Bdm Battaglia per listituto controllato da Poste. Interessati i fondi di private equity

    Credito Linsolito destinodella Banca del MezzogiornoCon 40 milioni di utile e 1,3 miliardi erogati ha superato ogni obiettivoMa Caio non la vuole pi . E il Tesoro sta per incorporarla in Invitalia...DI ALESSANDRA PUATO

    C una cosa che allaBanca del Mezzo-giorno, nella palaz-zina dellEur ribal-tata da cima a fondo con openspace e porte di vetro, tra i 280dipendenti silenziosi al lavoro,non riescono a spiegarsi. Comemai un istituto pubblico che adispetto di ogni aspettativa faquasi 40 milioni allanno di uti-le, il doppio di quanto previstodal piano industriale, con fi-nanziamenti erogati per quasi1,3 miliardi, appaia cos pocovalorizzato dagli azionisti, ciole Poste, cio il Tesoro.

    Il board congelatoIl presidente rimasto Mas-

    simo Sarmi, che di Poste lexamministratore delegato. Ilconsiglio damministrazione

    scaduto in aprile: da nove mesi in proroga, in primavera do-vr approvare il bilancio. Nellostesso board non siede pi, do-po luscita di Andrea Montani-no nel 2013, un esponente delTesoro: oltre allamministratoredelegato Pietro DAnzi (ex Bar-clays), ci sono Andrea Pruzy(fondazione Italianieuropei) e,per Poste, Paolo Martella e Ca-rolina Gianardi. Lattuale capo-azienda di Poste, Francesco Ca-io, nella nuova sede non si sa-rebbe ancora visto e al Tesorola conoscenza di uomini e nu-meri appare minima. Bdm,questa sconosciuta.

    Ora ci si chiede che fine farla Banca del Mezzogiorno. Co-stituita nel 2011 su idea dellal-lora ministro del Tesoro GiulioTremonti, innestata sul Medio-credito centrale rilevato per 136

    milioni da Unicredit, stata svi-luppata da Sarmi con diversiaggiustamenti di linea, ma stamarciando. Con la privatizza-zione di Poste allorizzonte, Caioper non intende tenerla n ilTesoro lasciargliela. La si ven-de, dunque? La si apre ai privatiperch la quotino in Borsa? No.

    Lorientamento attuale staccarla da Poste e incorporar-la in Invitalia. lagenzia chegestisce gli incentivi (anche acosto zero) per grandi impresee micro-industria (1,5 miliardierogati nel 2014). Dichiara (da-ti 2013) 836 milioni di capitale,

    attivo consolidato di 1,824 mi-liardi e debiti per 36 milioni. Ri-tiene perci di avere le spallelarghe. Ma acquistare Bdm chealcune stime valutano sui 400milioni e apporta il rischio dicredito non una passeggiata.

    Diversamente da Poste, poi,Invitalia non potrebbe garanti-re rete distributiva e uguale ac-cesso ai mercati. Business di-versi, incentivi e credito. Per ilTesoro, loperazione va intesacome valorizzazione di entram-be le societ, che insieme sareb-bero polo dintervento nel Mez-zogiorno per o sviluppo. Invita-

    lia, tassello del sostegno pubbli-co alle aziende in crisi nei pianidel governo, cos avrebbe la suabanca. Gi il 4 dicembre il mini-stro del Tesoro Pier Carlo Pado-an dichiar del resto in Parla-mento che Poste e Invitalia ave-vano contatti in corso per tra-sferire il capitale della bancadalla prima alla seconda.

    I risultatiMa DAnzi sta resistendo al-

    la diluizione, forte dei risultatisuperiori alle previsioni. Lutilenetto 2014 di Bdm (stime previ-sionali) di 38 milioni: il dop-pio dei 19 messi a budget, il tri-plo dei 7,1 del 2012. Supera ad-dirittura gli obiettivi del 2016(35 milioni) indicati nel pianodimpresa. Un buon risultatoper lazionista Poste, che in feb-braio ha ricapitalizzato la bancacon 232 milioni. La redditivit(il Roe, ritorno sul capitale) stimata al 10%: in leggero calorispetto all11,6% del 2013, ma ildoppio del 2012 (la media delsistema bancario sotto il 2%).I finanziamenti erogati sonoquasi raddoppiati in un anno a1.265 milioni, bissando le previ-

    sioni (700 milioni). Nella seme-strale al 30 giugno il Tier 1, lin-dice di patrimonializzazione,era al 40% (10-20% nelle grandibanche) e il cost/income, lin-dice defficienza (costi divisomargini), al 39,5%, molto mi-gliore della media bancaria.

    Degli 1,26 miliardi erogatinel 2014, il 48% andato agrandi imprese e infrastrutturenel Meridione; il 20% alle Pmidel Sud; il 29% in mutui alle fa-miglie (un centinaio di milionisu 366 a dipendenti di Poste);l1,6% (20 milioni) in prestiti sucessioni del quinto dello stipen-

    dio al personale di Poste (ri-schio zero, margine alto). Tra ifinanziamenti c, s, la Fiat diMelfi (che ha annunciato as-sunzioni) e Pomigliano, ma an-che la Salerno -Reggio Calabria,il porto di Palermo, la De Ceccosbarcata in Russia, lAdler Pla-stic cha fa la monoscocca per

    lAlfa 4C. Settimana scorsa ivertici di Bdm hanno visto Ca-micissima e Harmont & Blain.

    Perci c chi si chiede se nonsi possa valorizzare in altro mo-do questa banca, che si stacomportando bene secondo lostesso Padoan. Per esempio,aprendole i 15 mila uffici posta-li (oggi ha accesso a 250), perdistribuire prestiti alle famiglie.

    Cos potrebbe forse diventa-re fabbrica-prodotto per Poste,sostituendo in parte i partnerDeutsche Bank e Agos. E sareb-be pi attraente per un investi-tore privato, che potrebbe pa-garla pi dei 400 milioni attesi.Unipotesi darla a una newcomista, con soci Poste (magari al20%), Invitalia e uno dei fondidi private equity che sembranointeressati. Fantascienza?

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    LA CRESCITA DEI GUADAGNIUtile netto della Bancadel Mezzogiorno-MediocreditoCentrale, milioni di euro

    A CHI SONO ANDATI I SOLDI Finanziamenti erogati, milioni di euro

    E DELLA REDDITIVITRoe, Return on equity(rapporto fra redditonetto e capitale proprio)

    1) Comprensivo di 2 milioni di euro di commissioni riconosciute dalla controllante; 2) stima preliminare;3) di cui circa 100 milioni a dipendenti delle Poste; 4) nanziamenti a dipendenti delle Poste2011 2012 2013 2014(2)

    0,4%

    5,2%

    11,6% 10

    %

    366Mutui allefamiglie(3)

    20Cessionidel Quinto(4)

    629Imprese/opere infra-strutturali

    250Pmi

    1.2652011 2012 2013 2014(2)

    0,6(1)%

    7,1%

    11,6%

    38%

    +92%

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    Totale2013

    Totale2014(2)

    S. A

    .

    716,7

    1.265

    Ex ministro Giulio Tremonti: costitu Bdm

    Poste Francesco Caio:vorrebbe cedere Bdm

    Banca del Mezzogiorno Pietro DAnzi, amministratore delegato dal 4 giugno 2012

    Il presidente ancora Sarmi, il cda scaduto da aprile e lavora in proroga

    Tra i finanziamentianche lAdler Plastic che fa la scocca dellAlfa 4C

  • la Repubblica 15LUNED 26 GENNAIO 2015ECONOMIA

    PER SAPERNE DI PIwww.mef.gov.itwww.abi.itIl piano salva-banche

    MARCO PANARA

    ROMA.Rainer Masera stato tra i primi a sostenerela necessit di creare anche in Italia una bad bank. uno strumento che conosce bene. Da amministra-tore delegato di Imi Sanpaolo decise di portare incda lacquisto del Banco di Napoli solo dopo aver stu-diato a fondo la Sga, la bad bank dove erano finiti icrediti dubbi del Banco. La Sga peraltro, gestita conmolta oculatezza e sotto lo stretto controllo dellaBanca dItalia, recuper l80% del valore di quei cre-diti malati. Adesso dice Masera arrivato ilmomento di agire. Bisogna liberare le banche dal pe-so dei crediti problematici per ridare fluidit ai cre-diti nuovi, soprattutto alle piccole e medie impre-se.

    Il ministro dellEconomia Pier Carlo Padoanha detto che il governo sta studiando la cosa eil governatore della Banca dItalia ha dato an-chegli qualche segnale in questa direzione.Perch ora?Perch il flusso dei crediti difficili sta rallentan-

    do, perch tra basso prezzo del petrolio e quantita-tive easing della Bce leconomia ricomincia a muo-

    versi, perch la valutazione della qualit degli atti-vi delle banche effettuata dalla stessa Bce nei mesiscorsi offre una base per la valutazione dei creditidifficili.

    Nel sistema bancario italiano tra sofferenzevere e proprie e crediti problematici ci sono300 miliardi di euro che sono usciti dalle ban-che e non stanno tornando indietro. Come siaffronta questa montagna?Il modello non pu essere quello utilizzato per la

    Sga del Banco di Napoli, n quello adottato gli anniscorsi da Spagna e Irlanda, finanziato dalle istitu-zioni europee e gestito dai rispettivi governi. Oggibisogna adottare un schema pi di mercato.

    Nel senso che i soldi non li mette il governo nlEuropa ma il mercato?Nel senso che dovremmo seguire un po di pi il

    modello americano. Una sola bad bank per piccole,medie e grandi banche metterebbe insieme cosetroppo diverse da loro. Allora meglio che gruppi dibanche omogenee creino un veicolo apposito e aquesto soggetto conferiscano i crediti problematicia valori definiti utilizzando i criteri della asset qua-lity review della Bce e infine che lo Stato intervenga

    garantendo in tutto o in parte quei valori. A quelpunto quei crediti possono essere offerto a operato-ri del settore oppure cartolarizzati e ceduti agli in-vestitori istituzionali. In questo modo di bad bankche ne sarebbe pi duna, ciascuna espressione diun gruppo di banche, ma tutte organizzate secondouno schema unico, costruito e rigorosamente vigi-lato dalle autorit.

    Il rischio per le casse pubbliche comunque re-sta.Assai meno alto di quello che si pu pensare. Se,

    come sembra, leconomia si sta riavviando, moltidebitori che fino ad oggi non hanno potuto rispetta-re le scadenze magari nei prossimi mesi potranno ri-cominciare a farlo.

    Perch le banche dovrebbero creare un vei-colo apposito mettendosi insieme?Perch le banche piccole e medio piccole non

    hanno le dimensioni per mettere insieme pacchettidi crediti deteriorati interessanti per il mercato. Lebanche medio grandi e grandi possono valutare sefare ciascuna per conto suo o meno, ma lo schema ela garanzia dello Stato possono servire anche a loro.

    Soluzione buona per dare ossigeno alle impreseLINTERVISTA/IL BANCHIERE RAINER MASERA: ATTENZIONE ALLE DIFFERENZE TRA PICCOLI E GRANDI ISTITUTI

    Le sofferenze del sistema bancario italiano

    sofferenze lorde in milioni di euro

    FONTE: Elaborazione Abi su dati Banca dItalia

    ott 2012 119.825

    nov 2012 121.860

    dic 2012 124.973

    gen 2013 126.146

    feb 2013 127.655

    mar 2013 130.975

    apr 2013 133.276

    mag 2013 135.748

    giu 2013 138.165

    lug 2013 139.862

    ago 2013 141.853

    set 2013 144.537

    ott 2013 147.313

    nov 2013 149.603

    dic 2013 155.885

    gen 2014 160.428

    feb 2014 162.040

    mar 2014 164.603

    apr 2014 166.478

    mag 2014 168.613

    giu 2014 170.330

    lug 2014 172.351

    ago 2014 173.969

    set 2014 176.862

    ott 2014 179.255

    Leconomiain ripresariduce leprobabilitche allafinevengaesercitatala garanziadello Stato

    Una bad bankcon aiuti di Statoecco la via italianacontro le sofferenze

    Il retroscenaTra le ipotesi sul tavolo del ministro Padoanla creazione di un sistema di sgravi fiscaliper rendere appetibili i crediti difficiliPronto lavvio di un negoziato con la Ue

    ROMA. Dallinizio della Granderecessione, Pier Carlo Padoan il primo uomo di governo in Ita-lia ad osare la parola-tab: badbank. Una banca che usi inqualche modo del denaro pub-blico per aiutare gli istituti a li-berarsi dei crediti verso debitoriin difficolt. Quella del ministrodellEconomia, che pensa a unprogetto del genere e lo dice, senzaltro una dimostrazione dicoraggio politico.

    Non pu essere un caso se nes-suno in Italia ne aveva mai par-lato prima. Da Occupy WallStreet al Tea Party negli StatiUniti, alla stessa Occupy a Lon-dra, fino agli Indignados inSpagna, i movimenti di protestadi questi anni insegnano che il ri-corso al denaro pubblico perrafforzare le banche un atto po-liticamente tossico. Espone al-laccusa di usare le risorse di chinon ha per favorire chi ha molto:i banchieri. Questo timore, sem-pre implicito, accompagna daanni la progressione dei creditiproblematici nel nostro Paese.Secondo Banca dItalia, il totaledelle sofferenze del sistema ban-cario era di 45 miliardi di euronel 2006, di 48 a met del 2007,di 54 nel settembre 2009, 108 al-la fine del 2011 e 181 miliardi al-la fine del 2014. I crediti deterio-rati, inclusi quelli a imprese o fa-miglie in difficolt ma ancora

    non insolventi, superano i 330miliardi. Ogni cento euro pre-stati dalle banche italiane ai pro-pri clienti privati, ben 18 ri-schiano di non essere restituitise non in ritardo e in parte. E lar-rivo dei bilanci 2014 delle ban-che fra due settimane non farche accentuare questa tenden-za: la nuova vigilanza della Bcesta pressando i manager del cre-dito ad accelerare la pulizia deiconti.

    possibile che i regolatori del-

    lEurotower stiano forzando lamano, spinti dalla sfiducia versolItalia che respirano a Fran-coforte. sicuro per che unamontagna simile di credito inodore di insolvenza incompati-bile con la ripresa in cui ora il Pae-se pu finalmente sperare. Fin-ch le sofferenze varranno da so-le pi di tutti i titoli italiani che laBce si prepara a comprare, la pri-ma preoccupazione delle ban-che non sar dare nuovo creditoa chi investe per creare posti dilavoro. Sar difendersi di frontealle richieste dei regolatori dirafforzare sempre di pi il patri-monio. per questo che aumen-

    ti di capitale da 15 miliardi di eu-ro compiuti dagli istituti nellul-timo anno sono coincisi con unacontinua erosione del credito:60 miliardi in meno nellultimobiennio. Poich due terzi dei pre-stiti alle imprese in Italia vengo-no ancora dalle banche, non cisar vera ripresa fino a quando ivasi sanguigni delleconomia re-steranno ostruiti come sono og-

    gi. Quella a cui pensa Padoan

    dunque una grande operazionechirurgica di rimozione degliostacoli. inevitabile quanto po-liticamente pericolosa. LIrlan-da lha affrontata nel 2011,quando costitu una bad bank fi-nanziata dai fondi degli aiuti eu-ropei per acquistare le sofferen-ze dalle banche e gestirle. La

    Spagna ha fatto qualcosa di si-mile nel 2012, anchessa con 40miliardi di fondi prestati dal re-sto dEuropa (Italia inclusa). Peril governo di Matteo Renzi perle strade potenzialmente apertesono diverse da quelle di Dubli-no e Madrid, e non solo perchqui non prevista la richiesta diun prestito europeo e larrivodella Troika. Le vie aperte sem-brano tre. La prima quella sul-la quale il governo di Enrico Let-ta aveva esitato a lungo, primadi dimettersi: viene creata unasociet-veicolo che emette titolidi debito sul mercato, coperti dauna garanzia pubblica a favoredi chi investe in essi. Con i fondiraccolti, la societ-veicolo acqui-sterebbe i crediti deteriorati del-le banche a prezzi scontati e li ge-stirebbe sperando alla fine di ot-tenere un profitto. In caso di per-dite, scatterebbe la garanziapubblica per indennizzare chi

    ha investito. In caso di profitto,lo Stato viene pagato per avereofferto il servizio di quella stessagaranzia.

    La seconda ipotesi viene dalcentro studi Astrid: inserire lesofferenze bancarie in pacchettidi titoli che poi potrebbe acqui-stare la Bce nei suoi nuovi inter-venti, sempre con una garanziadello Stato italiano in caso di per-dite.

    Ma Padoan fa trapelare cheesiste forse anche una terza via,quando parla con Repubblica diun accordo da fare con Bruxellessugli aiuti di Stato: un sistema disgravi fiscali per facilitare lusci-ta delle sofferenze dalle banche.Gli aspetti tecnici seguiranno,se al governo baster il coraggio.Ma senza la grande chirurgia sulcredito in Italia, i 1.140 miliardiin arrivo della Bce arricchirannosolo chi gi ricco di risparmigrazie allaumento delle quota-zioni sui mercati. Con buona pa-ce di Occupy, non faranno maicrescere gli investimenti e il la-voro per chi non ne ha.

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    FEDERICO FUBINI

    IL PROGETTO

    Il ministro dellEconomia, PierCarlo Padoan ha confermato inunintervista a Repubblica che ilgoverno sta studiandostrumenti che vanno sotto ilgenerico nome di bad bank peralleggerire gli istituti di creditodal fardello delle sofferenze

    EX MINISTRO

    Rainer Masera statoministro del Bilanciodal 95 al 96con il governo Dini

    LANTICIPAZIONE

    Ogni 100 euro prestatialla clientela oggi ben 18rischiano di non rientrarenei forzieri degli istituti

    Necessario liberarerisorse mentre la nuovavigilanza Bce premesulla pulizia dei conti

  • ASSICURAZIONI

  • BANCA DITALIA

  • CASSA DEPOSITI E PRESTITI

  • UNIONE EUROPEA

  • 4 CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015

    Effetto globalizzazioneVolti & Storie

    In copertina

    La stanza dei bottoni a cura di Carlo Cinelli e Federico De Rosa

    Le biciclette di Weber sulle nevi di DavosCharity e feste al forum. Barilla e Kunze-Concewitz, strategie per lalimentare

    N el mondo anglosasso-ne il come-back deimanager spessoconsiderato un valore e acca-de molto pi frequentementeche in Italia di vedere un ma-nager di rientro, mentreda noi chi lascia raramente fi-nisce per tornare. Non cosper Clemente Senni tornatoalla Magliana dopo due annie mezzo per riprendere inmano la direzione comunica-zione della nuova Alitalia gui-data da Luca Cordero diMontezemolo e da SilvanoCassano. Senni aveva rico-

    perto lo stesso ruolo nelleradi Rocco Sabelli. Il suo rien-tro non ha tuttavia stupito gliaddetti ai lavori che lo aveva-no visto lavorare insieme aiconsulenti di Community co-me advisor della Etihad Ai-rways di James Hogan nellefasi pi concitate del deal suAlitalia.

    ***I potenti di Davos diventa-

    no salutisti per beneficenza.Al loro arrivo al World Eco-nomic Forum, i 2.500 parteci-panti hanno ricevuto un con-tapassi, omaggio della Ubs

    Optimus Foundation. Qual-cuno sulle prime ha pensatoche fosse un gadget come tan-ti altri, salvo scoprire che inrealt si trattava di unopera-zione benefica promossa dalbig boss della banca svizzeraAxel Weber, che anche ca-po del comitato per la corpo-rate responsability di Ubs.Ogni 6 chilometri percorsidagli ospiti del Forum, la ban-ca regala una bici a un ragaz-zo del Sudafrica. Obiettivo:2.500 biciclette. Una per ognipartecipante.

    Chiss quante bici ha por-

    tato il tour notturno tra i par-ty che hanno fatto da contor-no al World Economic Fo-rum. Il pi gettonato statoquello offerto da HubertBurda. Insieme alla splendi-da moglie Maria Furtwn-gler, leditore tedesco ha ac-colto oltre mille ospiti allHo-tel Belvedere, mischiando po-l i t ica , f inanza , media ecultura. Visti tra la folla il redellacciaio Lakshmi Mittalintrattenersi con AriannaHuffington e lo scrittore Pa-olo Coelho, il banchiere-pre-m i o N o b e l p e r l a p a c eMuhammad Yunus chiac-chierare con il numero uno diMediobanca, Alberto Nageltra i pochi italiani presenti,insieme al presidente del-lEni, Emma Marcegaglia, eVittorio Colao, ceo di Voda-fone. Al party sono arrivati

    anche i ministri tedeschi Ur-sula von der Leyen e Tho-mas de Maizire. Rigoristidi giorno, bon vivant di notte.

    ***Dal lusso alla finanza e

    dalle nevi svizzere a palazzoMezzanotte. Club D dedicaledizione di questanno diFinance for luxury al food.Sar loccasione, marted 3febbraio, per mettere intornoa un tavolo i signori dellali-mentare italiano. E dunque:Guido Barilla sar a con-fronto, tra gli altri, con Da-niele Ferrero (Venchi) e An-drea Rigoni delle conserve diAsiago. Tavolo parallelo con, tra gli altri, Bob Kunze-Con-cewitz (Campari) e un uomodi finanza come Andrea Bo-nomi.

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    Volti Maria Furtwngler, moglie di Hubert Burda. A sinistra: James Ho-gan e (sotto) Andrea Bonomi

    Federico Bazzoni,responsabile merger & acquisition Emea di Citic securities. Pechino, Cina

    Massimo Tosato,executive vice-chairman &Global Head of Distribution.Londra

    Vittorio Grilli, chairman per attivit di corporate investment bank Emea. Londra

    Luigi de Vecchi,chairmanper lEuropa per corporate e investment banking. Londra, Milano

    Francesco Vanni dArchira,amministratore delegato di Citi Holdings. New York

    LorenzoBini Smaghi,presidente di Soc Gen.Parigi

    Andrea Orcel,co-ceo investmentbanking. Zurigo

    Paolo Zannoni,amministratoredelegato di Goldman Sachs. Russia

    Francesco de Ferrari,a capo dellinvestment banking area Asia Pacico.Singapore

    Domenico Siniscalcomanaging director, vice-chairman di Morgan Stanley international.New York

    Diego De Giorgi,co-head corporate e investment banking Emea.Londra

    Marco Morelli,vice presidente Emea per il Global Corporate e Investment Banking e ceo di Bofa ML Italia.Milano, Londra

    Pparra

    1 I volti e gli incarichi

    Ingaggi Dopo Bini Smaghi cresce il numero di uomini chiave ai vertici internazionali

    Banche I cavalieri italianidella finanza globaleDa de Vecchi in Citi a Morelli in Merrill Lynch fino a Barnaba in Jp MorganLavanzata dei giovani manager. Una presenza capillare in tutti i businessDI DANIELA POLIZZI

    P e r i l b a t te s i m o a lquartier generale del-la Dfense bisognerattendere fino al 19maggio, giorno dellassembleadi Socit Gnrale che appro-ver la nomina di Lorenzo BiniSmaghi a presidente della se-conda banca francese. Un in-carico di peso per leconomistaed ex membro del board dellaBce che ha lasciato nel novem-bre del 2013. Gi, perch Soc-Gen, com conosciuta suimercati finanziari, si trova inun momento delicato. La ban-ca ha dovuto separare i ruolidi amministratore delegato epresidente, prima riuniti sottoil cappello di Frdric Ouda,che resta come chief executiveofficer. La divisione dei ruoli stata imposta dalle nuove re-gole di governance che devonorispettare gli istituti di creditosoggetti alla supervisione del-la Bce con lentrata in funzionedellUnione bancaria. SocGenha preparato la svolta gi nelmaggio scorso, con lingresso

    in consiglio come ammini-stratore indipendente del-leconomista, per il quale sta-to creato lincarico di vicepre-sidente.

    CarriereLa scelta di Parigi premia

    lesperienza di Bini Smaghinelle istituzioni di Bruxelles eFrancoforte. Il banchiere, 58anni, affiancher lammini-stratore delegato per svolgere

    anche il ruolo delicato di rap-presentanza nei confronti del-le autorit di vigilanza. E BiniSmaghi, ex banchiere centrale,francofono, ha le caratteristi-che ideali. Nelle stanze deibottoni sulla Senna troveranche il manager di lungo cor-so Galeazzo Pecori Giraldi, ca-po globale del private invest-

    ment banking. Nel giro di novemesi Bini Smaghi il secondobanchiere di matrice italianache trasloca ai vertici di attivi-t strategiche nelle banche in-ternazionali. A maggio statala volta dellex ministro del-lEconomia dellera Monti, Vit-torio Grilli, diventato presi-dente della divisione corpora-te e investment bank per Euro-pa, Africa e Medio Oriente(Emea) della banca daffariUsa JP Morgan. Dodici mesiprima era stato preceduto daLuigi de Vecchi, uno degli ita-liani pi noti della City. DeVecchi passato in Citigroupcome chairman per lEuropadelle attivit di corporate e in-vestment banking. Cos al bla-sone di Goldman Sachs e Cre-dit Suisse, de Vecchi ha ag-giunto lombrello rosso di Citi.Dopo anni nello Square Mile,de Vecchi, romano, ha preso leradici anche in Italia e ora oc-cupa gli uffici milanesi di Citi.

    In cabina di regia di BofaMerrill Lynch, un altro assosui mercati finanziari, c Mar-co Morelli che s a capo del-

    lItalia ma spazia sul tavolo deideal planetari con la responsa-bilit del global corporate e in-vestment banking Emea. ALondra si muove invece DiegoDe Giorgi che divide con BobElfring la guida della divisioneCib per Europa, Medio Orien-te e Africa di Bofa Merrill Lyn-ch.

    densa la campagna di in-gaggi nellarena dei top bankeritaliani che hanno scalato la

    carriera nelle istituzioni inter-nazionali. La mappa semprepi articolata e, soprattutto,ha radicalmente cambiato vol-to rispetto a meno di dieci annifa quando Mario Draghi eClaudio Costamagna erano alvolante di Goldman Sachs. Diquella guardia, sotto le inse-gne della banca Usa, diventa-

    to ceo del mercato russo ilbanker Paolo Zannoni.

    PercorsiLa generazione che lavora

    nella finanza pi giovane, hastudiato allestero e ha forgiatola sua carriera spesso senzapassare dallItalia. il caso diAlessandro Barnaba, che daLondra condivide la responsa-bilit della divisione mercatiglobali, circa 10 miliardi di ri-cavi nel 2014, in pratica le stanze segrete dellinterme-diazione sui mercati interna-zionali di JP Morgan.

    In Credit Suisse, guidata inItalia dal banchiere di lungocorso Federico Imbert ( statoanche il capo di JP Morgan inItalia), lavora Francesco deFerrari, 42 anni, ex McKinsey.Da Singapore governa linvest-ment banking dellarea AsiaPacifico. Sempre in quellarea,ma da Pechino, Federico Baz-zoni pilota fusioni e acquisi-zioni di Citic securities del-lomonimo braccio degli inve-stimenti della Repubblica ci-nese. Ha scovato per la Brightfood lacquisizione dellolio Sa-gra. La lista lunga e includein primo luogo Domenico Si-niscalco, dal 2006 in MorganStanley, come managing di-rector e in qualit di vicepresi-dente di MS international.Nella svizzera Ubs c AndreaOrcel che condivide la guidadellinvestment banking. Aimassimi livelli compare poiMassimo Tosato, vicepresi-dente esecutivo e membro delboard di Schroders.

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    Spesso guidano la divisione corporatee investment banking

    una nuova generazione che ha forgiato la sua carriera allestero

    1 Caforio sostituisce Andreotti

    I vertici di Bristol Myers Squibbindossano sempre il tricolore

    L ultimo italiano, in ordine temporale, a scalare i vertici diuna importante azienda industriale americana il cin-quantenne Giovanni Caforio: la settimana scorsa Bristol-MyersSquibb lo ha nominato suo amministratore delegato (ceo), ef-fettivo dal 5 maggio. Caforio finora stato il direttore operati-vo della casa farmaceutica che ha sede a New York, un fattura-to di 16,4 miliardi di dollari e 28 mila dipendenti. Prima di luiceo era un altro italiano, Lamberto Andreotti, 64 anni, che di-venter presidente esecutivo del consiglio damministrazione.

    Il pi famoso Sergio Marchionne, 62 anni, grazie al suosalvataggio nel 2009 della Chrysler, uno dei tre marchi iconicidellindustria automobilistica americana. Prima con lo sloganImportati da Detroit e poi con quello tout court Importati

    dallAmerica, Marchionne ha rilancia-to i modelli della Chrysler, che nel2014 ha raggiunto il miglior risultatodal 2006: oltre 2 milioni di auto ven-dute negli Usa, il 16% pi del 2013.

    Sconosciuto al largo pubblico, maresponsabile delle sorti finanziariedellazienda che vale pi di tutte almondo per capitalizzazione di Borsa(642,5 miliardi di dollari), Luca Ma-estri, 51 anni, chief financial officer diApple. Da due anni lavora a Cupertino

    dopo essere stato alla Xerox, General motors e Nokia-Sie-mens.

    Il pi giovane al top di un altro marchio storico di CorporateAmerica Lorenzo Simonelli, 41 anni, dal 2013 ceo della di-visione Petrolio gas di General Electric: da lui dipendono 43mila dipendenti nel mondo e 17 miliardi di dollari di fatturato.

    Nel mondo della moda e del lusso made in Usa spicca Clau-dio Del Vecchio, dal 2001 padrone e ceo di Brooks Brothers, lagriffe che ha vestito 39 presidenti da Abramo Lincoln a BarackObama. E a capo di due marchi globali di prodotti di bellezza,entrambi quotati a Wall Street, sono Fabrizio Freda, 56 anni,dal 2009 alla Este Lauder, e Lorenzo Delpani, 46 anni, dal2013 alla Revlon.

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    Giovanni Caforio a capo di Squibb

  • CORRIERECONOMIA LUNED 26 GENNAIO 2015 5

    Istituzioni & RipresaLimpatto delle misure di Francoforte

    Finanza

    IL PUNTO

    Quellassegnonon in bianco

    SEGUE DALLA PRIMA

    Il caso Usa Riunione questa settimana

    Fed Con questa ricettaWall Street decollataMa Yellen rester prudente sui tassi

    U n effetto s icuro delQuantitative easing del-la Federal Reserve sta-to ridare fiducia alla Borsa efar decollare le sue quotazioni.

    Da quando la banca centra-le americana ha annunciatolinizio del suo intervento stra-ordinario per dare liquidit aimercati, nel novembre 2008,lindice azionario S&P500 ri-salito del 140%. Su questo, tut-ti daccordo: la fase Qe1, conlacquisto di obbligazioni basa-te sui mutui per 1.240 miliardidi dollari, servita a fermare ilpanico scatenato dalla crisi fi-

    nanziaria. Per rilanciare poileconomia nel novembre 2010 partita la fase Qe2, con lac-quisto di titoli del Tesoro Usaper 600 miliardi di dollari; edal settembre 2012 allottobre2014 la fase Qe3, con lacquistodi titoli, del Tesoro e non, per85 miliardi di dollari al mese(circa 75 miliardi di euro).

    Cos la banca centrale ame-ricana ha accumulato titoli per4.500 miliardi di dollari e pri-ma o poi dovr rimetterli incircolazione. Inoltre ha mante-nuto sempre praticamente a

    zero il costo del denaro. Anchedalla prossima riunione, il 27 e28 gennaio, dovrebbe uscire laconferma che la Fed sar pa-ziente, come dice la sua presi-dente Janet Yellen, nel decide-re quando cominciare a rialza-re i tassi di interesse. Un moti-vo della pazienza la difficolta interpretare gli effetti degli stimoli monetari straordinarisulleconomia reale e capire lavera situazione delle famiglie.

    Senza il Quantitative easingla disoccupazione sarebbe su-periore allattuale 5,6% (era al10% nel 2009), sostiene in unostudio il presidente della Fede-ral Reserve di San Francisco,John Williams. Gli opinionistidel Wall Street Journal sottoli-neano invece che la percentua-le dei senza lavoro bassa an-che perch milioni di personehanno rinunciato a cercare unposto e che fra gli occupati ben6,8 milioni sono part-time,molti dei quali perch nonhanno trovato un impiego atempo pieno. Il mercato del la-voro, insomma, ancora debo-le e questo spiega perch i sa-lari sono rimasti fermi e non sisono accese aspettative infla-zionistiche. A tenere bassa lin-flazione americana, ben sottoquel 2% annuo consideratodesiderabile dalla Fed, con-tribuisce poi il crollo del prez-zo del petrolio, pi che dimez-zato dalla scorsa estate.

    Fattori che Yellen deve valu-tare per decidere se prevalgo-no ancora rischi di deflazioneo pu avviare una fase nor-male di politica monetaria.

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    Federal ReserveJanet Yellen, presidente

    Intervista Stephen King, capoeconomista del colosso bancario Hsbc, dopo lannuncio di Draghi sullacquisto di titoli

    Bce LEuropa ringrazi e ora si muovaDeve mostrare pi unit e incalzare i Paesi sulle riforme o prevarranno i sentimenti anti moneta unicaDI FABRIZIO GORIA

    A cquisti di titoli, siapubblici sia priva-ti, per 60 miliardidi euro al mese, fi-no al settembre 2016. In to-tale, 1.080 miliardi di euro. IlQuantitative easing (Qe)della Banca centrale euro-pea (Bce) stato lanciato.Ma sono gi molte le inco-gnite. una misura oltre leaspettative, certo. Ma pro-babilmente serviva altro,dice Stephen King, capoeco-nomista di Hsbc. ConcordaFabio Balboni, che nel colos-so bancario mondiale ca-poeconomista con respon-sabilit europea.

    Qual la ricetta giustaper evitare che leurozonaentri in una stagnazionetotale? O meglio, basteril Qe appena lanciato perrisolvere lattuale fase dicrisi?

    Nel complesso, il Qeprobabilmente avr solo unmoderato effetto positivosulla crescita, largamentedovuto al deprezzamentodelleuro. Per risolvere inve-ce i problemi di trasmissio-ne della politica monetariache affliggono ancora la pe-riferia, altre misure potreb-bero aiutare di pi. Peresempio, un programma

    che permetta alla Bce di ac-quistare asset bancari dibassa qualit con una ga-ranzia statale, in modo da ri-durre il fardello dei prestitia rischio sulle banche, so-prattutto quelle italiane. Inoltre, come ha ripetuto

    pi volte Draghi, fonda-mentale che altre misurevengano intraprese dagliStati insieme con le politi-che monetarie della Bce:uno stimolo fiscale in queiPaesi che possono permet-terselo, un importante pia-

    no dinvestimento congiun-to e il proseguimento di ri-forme strutturali crucialiper il futuro.

    Domanda da un milionedi dollari: leurozona sul-lorlo di una stagnazionesecolare?

    Vorrei piuttosto concen-trarmi sulle opportunit. Laricetta per evitare una sta-gnazione secolare prevedemaggiore integrazione econdivisione di sovranit.La poca voglia della Germa-nia di usare le flessibilit sulversante fiscale dimostrache, tuttavia, vi una man-canza di responsabilit col-lettiva, che invece noi rite-niamo fondamentale per ilfuturo dellarea euro. Que-sto vale anche per le regolefiscali dellUe, asimmetri-che: non riconoscono le con-

    seguenze negative sul livellodella domanda aggregata diPaesi che superano gl iobiettivi fiscali fissati, ren-dendo pi difficile per gli al-tri raggiungere i propri.

    Qual il maggiore ri-schio oggi, dunque?

    Potrebbe arrivare nondal piano economico, ma daquello politico, con le diver-se elezioni di questanno: acominciare dalla Grecia, cheresta in bilico dopo le con-sultazioni elettorali. In que-sto contesto, una maggiorecoesione sarebbe crucialeper combattere il crescentesentimento anti-Ue in alcuniPaesi. Si pu partire dal fat-to che tutti i titoli di Stato ac-quistati durante il Qe ri-mangano sul bilancio dellaBce, e non delle banche cen-trali di singoli Stati.

    Una domanda sullIta-lia. Il Paese pu farcela arinnovarsi?

    Credevo che la doman-da da un milione di dollarifosse quella di prima! A par-te gli scherzi, linterventocongiunto sul fronte legale,con il Jobs act, e sul fronte fi-scale, con tagli alle tasse eincentivi per le imprese checreano pi lavori a tempoindeterminato, certamentepositivo. Ora importanteche tutti gli aspetti della ri-forma siano adottati rapida-mente, e possibilmente este-si per renderla pi efficace.Tagliare la spesa pubblicacorrente un altro puntocruciale per ridurre il defi-cit. necessario per stabiliz-zare il livello del debito pub-blico, senza innalzare le tas-se.

    LEuropa pu aiutare?La via delle riforme

    lunga. Durante questo pro-cesso lItalia avr bisognodel supporto dellUe, sia perottenere flessibilit sullap-plicazione delle regole fisca-li, sia attraverso un pianoconcreto per promuoveremaggiore crescita e investi-mento. In caso contrario, sa-r difficile mantenere il so-stegno dellopinione pubbli-ca per le riforme.

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    CONFRONTI TRA GIGANTI Il valore degli asset posseduti dalle due banche centrali. Dati in miliardi di dollari

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    La Germaniadimostra chealleurozonamanca una responsabilitcollettiva. Noila riteniamofondamentale

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    LEurotower deve poter comprare le attivit bancarie di bassa qualit

    Se questi Paesi la useranno, daranno un concreto sostegno alla crescita dei consumi e degli investimenti in Europa e accresceranno lefficacia della manovra della Bce in aggiunta al sostegno ai conti con lestero grazie alleuro pi debole. Ma anche le capitali dei paesi con debiti e deficit elevati che per mesi hanno scrutato le mosse di Francoforte, sperando in un intervento di salvataggio, potranno anchesse contribuire a far funzionare il piano della Bce. La nuova flessibilit di Bruxelles nellinterpretare i bilanci riguarder anche Italia e Spagna se i rispettivi governi riusciranno a esibire riforme approvate, con impatti positivi e quantificabili sui loro bilanci pubblici. Non una missione impossibile. Il governo italiano ha iniziato a muovere passi nella giusta direzione con la riforma del lavoro e con labolizione del voto capitario nelle banche popolari in modo che la graduale ripresa dei consumi indotta dagli 80 euro abbia un seguito di assunzioni durature e trovi un corrispettivo nellirrobustimento della struttura del sistema bancario. Senza, per,