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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 14 Numero 275 15 dicembre 2018 — CIV Akhtamar on line Qualcuno si chiederà che senso ha andare fino ad Amatrice, martoriata dal sisma poco tempo fa, con le sue ferite ancora aperte e sanguinanti, e ricordare un terremoto avvenuto tanti anni prima in una terra lontana. A volte, spazio e tempo si annullano. Il nord dell’Armenia fu sconvolto il 7 dicembre 1988 da un violentissimo terremoto che colpì principalmente la cittadina di Spitak. Gli edifici sovietici, costruiti con molta sabbia e poco cemento, si sbriciolarono al suolo. La terra vigliacca tremò alle undici di mattina quando migliaia di studenti erano a scuola e migliaia di operai nelle fabbriche. Almeno 25.000 morti, 30.000 feriti, interi paesi rasi al suolo. Scene che purtroppo anche nel pic- colo comune del reatino, incastonato nel cuore dell’Appennino, ben conoscono. Eppure, nell’oscurità di quella tragedia di trenta anni fa, uno spiraglio di luce si fece strada tra le nuvole cariche di pioggia e neve che il freddo inverno del Caucaso stava portando. Aiuti e solidarietà arrivarono da mezzo mondo; potrebbe sembrare normale, quasi banale. Ma allora la geografia politica era ben diversa da quella odierna. L’Armenia era una repubblica socia- lista sovietica e per la prima volta le autorità di Mosca consentirono a tecnici, organizzazioni, volontari, anche personaggi del mondo della cultura e dell’arte (ricordiamo su tutti il compianto Charles Aznavour), di raggiungere l’epicentro e di portare un aiuto, una parola di conforto, alla gente. Per la prima volta l’Unione Sovietica si apriva all’odiato Occidente … (segue pag. 2) Ricordo, ringraziamento, solidarietà 1 Pashinyan vola 3 Da Yerevan nuovi segnali post elettorali 4 IL Futuro dell’Artsakh... 4 Qui Armenia 5 Frasi Famose di Armeni in Italia 6 Sommario Ricordo, ringraziamento, solidarietà Bollettino interno di azione armena

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Anno 14 Numero 275

15 dicembre 2018 — CIV Akhtamar on line

Qualcuno si chiederà che senso ha andare fino ad Amatrice, martoriata dal sisma poco tempo fa, con le sue ferite ancora aperte e sanguinanti, e ricordare un terremoto avvenuto tanti anni prima in una terra lontana.

A volte, spazio e tempo si annullano. Il nord dell’Armenia fu sconvolto il 7 dicembre 1988 da un violentissimo terremoto che colpì principalmente la cittadina di Spitak. Gli edifici sovietici, costruiti con molta sabbia e poco cemento, si sbriciolarono al suolo. La terra vigliacca tremò alle undici di mattina quando migliaia di studenti erano a scuola e migliaia di operai nelle fabbriche. Almeno 25.000 morti, 30.000 feriti, interi paesi rasi al suolo. Scene che purtroppo anche nel pic-colo comune del reatino, incastonato nel cuore dell’Appennino, ben conoscono. Eppure, nell’oscurità di quella tragedia di trenta anni fa, uno spiraglio di luce si fece strada tra le nuvole cariche di pioggia e neve che il freddo inverno del Caucaso stava portando.

Aiuti e solidarietà arrivarono da mezzo mondo; potrebbe sembrare normale, quasi banale. Ma allora la geografia politica era ben diversa da quella odierna. L’Armenia era una repubblica socia-lista sovietica e per la prima volta le autorità di Mosca consentirono a tecnici, organizzazioni, volontari, anche personaggi del mondo della cultura e dell’arte (ricordiamo su tutti il compianto Charles Aznavour), di raggiungere l’epicentro e di portare un aiuto, una parola di conforto, alla gente. Per la prima volta l’Unione Sovietica si apriva all’odiato Occidente … (segue pag. 2)

Ricordo, ringraziamento, solidarietà 1

Pashinyan vola 3

Da Yerevan nuovi segnali post elettorali 4

IL Futuro dell’Artsakh... 4

Qui Armenia 5

Frasi Famose di Armeni in Italia 6

Sommario

Ricordo, ringraziamento, solidarietà

Bollettino interno di

azione armena

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zioni locali un messaggio di ottimismo: arriva da 2534 km in linea d’aria o se pre-ferite 3948 km di strada (confine turco permettendo).

Arriva da lontano ma da tre decenni si

fa sempre più forte. Con un pensiero

commosso a tutte le vittime, del 1988

come del 2016, e l’augurio di un futuro

pieno di una ritrovata serenità.

E un sentito ringraziamento va a tutti

coloro che, rispondendo all’appello del

“Consiglio per la comunità armena di

Roma” hanno voluto contribuire a questo

piccolo gesto di solidarietà.

La cerimonia si è svolta al “Polo del

gusto” di Amatrice: si tratta di un’area

allestita dopo il sisma del 2016 nella quale

sono stati riuniti tutti i ristoranti che lavo-

ravano nella zona; nell’ambito di questo

polo, costruito con moderne linee archi-

tettoniche, è presente una grande sala che

il Comune utilizza per eventi e conferen-

ze.

Per arrivare al “Polo del gusto” si per-

corre quella che una stretta strada con

una cinta di muro prefabbricato che la

separa da ambo i lati dalle macerie degli

edifici distrutti; macerie in buona parte già

eliminate, altre ancora accumulate da

rimuovere.

Questo è lo scenario che si presenta agli

occhi di chi visita oggi Amatrice che len-

tamente sta cercando di ritornare alla

normalità. Grazie anche a piccoli gesti di

solidarietà: nell’area del Polo le panchine

sono fornite da una ditta di Napoli, di

fronte scuola media ed elementare sono

state realizzate dalla regione Trentino. C’è

bisogno di aiuto, c’è bisogno di solidarie-

tà. Per questo abbiamo pensato ad Ama-

trice per ricordare il trentesimo anniversa-

rio del terremoto di Spitak.

Abbiamo consegnato al sindaco Filippo

Palombini per la ricostruita biblioteca

una dotazione di libri in lingua italiana

dedicati all’Armenia e agli armeni. Perché

nei libri ci sono delle storie, nei libri ci

sono pezzi di vita raccontati, c’è cultura,

c’è amicizia, c’è solidarietà.

Un sottile filo della Memoria per unire,

attraverso la cultura, i nostri popoli.

Alla parrocchia di Cittareale (a pochi

chilometri da Amatrice, altro centro gra-

vemente ferito dal terremoto) sono stati

consegnati - grazie anche al fattivo contri-

buto del Pontificio collegio armeno e

della Congregazione delle suore armene -

libri e paramenti sacri per consentire a

ed accettava i suoi aiuti. Nella disgrazia, una speranza di un mondo migliore e di rapporti più solidali. Di lì a pochi mesi (novembre 1989) sa-rebbe caduto il muro di Berlino, sarebbe cambiato il mondo.

Ecco, allora, che oltre l’orrore del terre-moto, oltre la tragedia, nacque una spe-ranza di solidarietà, di fratellanza fra po-poli lontani, così diversi eppure così terri-bilmente uguali in certi momenti.

La neonata Protezione civile italiana compì la sua prima missione all’estero proprio in Armenia e sorse il Villaggio Italia ancora oggi esempio di edilizia resi-denziale nella città di Gyumri. Molti me-dici e ingegneri partirono dall’Italia alla volta dell’Armenia, ottennero il difficile visto sovietico, si rimboccarono le mani-che e cominciarono ad aiutare, a curare, a ricostruire.

Ecco perché siamo andati ad Amatrice. Per testimoniare che dopo ogni buia not-te c’è un’alba, un nuovo giorno di speran-za, ci sono solidarietà, sentimenti.

Nel ricordo del sisma del 7 dicembre 1988, abbiamo voluto portare alle istitu-

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don Ferruccio Bellegante di celebrare la

messa nella sua piccola comunità. Presen-

te il sindaco Francesco Nelli.

Il dott. Lorenzo Alessandrini del Di-

partimento della Protezione Civile italiana

ha illustrato gli aspetti storici della missio-

ne di soccorso in Armenia, missione che

fu magistralmente guidata da Massimo

Simonelli (suo il volume “Il lungo inver-

no di Spitak” proprio su quei giorni) e alla

quale parteciparono tra gli altri Piero

Larotonda e Fabrizio Cola, presenti alla

cerimonia di Amatrice.

La dottoressa Naira Ghazaryan, in

rappresentanza dell’ambasciatrice Bagdas-

sarian impegnata a Milano per la riunione

del Gruppo di Minsk dell’Osce, è interve-

nuta con una breve prolusione e ha per-

sonalmente consegnato le targhe di rico-

noscenza e solidarietà che il “Consiglio”

ha predisposto per Amatrice, la Protezio-

ne Civile italiana e l’arch. Simonelli.

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Cronaca di un terremoto politico annunciato.

Le elezioni straordinarie tenutesi in Armenia lo scorso 9 dicembre hanno consegnato una Assemblea nazionale completamente rivoluzionata rispetto alla precedente composizione scaturita dalla consultazione del 2017.

Il leader di quella che è stata battezza-ta la “rivoluzione di velluto” fa il pieno di voti, spariscono dal Parlamento for-mazioni storiche della politica armena.

Le avvisaglie c’erano state con le ele-zioni municipali di Yerevan quando al blocco di coalizione guidato dall’ex giornalista era andato oltre l’80% di voti.

La capitale aveva sposato in pieno il nuovo corso politico; l’attesa era so-prattutto per capire se le zone rurali, tradizionalmente più conservatrici, avrebbero pure fatto convergere in massa i voti su Pashinyan.

L’affluenza non è stata alta. Su 2.573.779 elettori (erano circa 9000 di meno nel 2017) si sono presentati ai seggi il 48,63%. Un dato che può esse-re interpretato in diversi modi: o che molti elettori ‘conservatori’ hanno pre-ferito astenersi (al riguardo ad esempio Gyumri e le province del nord ovest di Lori e Shirak dove Pashinyan ha otte-nuto meno voti sono anche quelle che hanno la percentuale di votanti più basa: a Gyumri il 39,22%) oppure che l’affluenza delle precedenti consultazio-ni era ‘anomala’ e influenzata dalla per-centuale di votanti ufficialmente ancora nelle liste elettorali ma in realtà residen-ti da anni all’estero; al riguardo bisogna

infatti sottolineare come molti elettori non se la sono sentita di ritornare in Armenia (con relativi costi aerei) a tre settimane dall’inizio delle feste natalizie; una doppia trasferta troppo onerosa per le tasche di molti che, tra i parenti e le urne hanno privilegiato i primi a di-scapito delle seconde.

Un esercito di osservatori ha vigilato sul corretto funzionamento della mac-china elettorale: 17800 quelli delle ONG locali, 813 gli internazionali ai quali sia aggiungono almeno una qua-rantina di giornalisti stranieri.

Sono stati 144 le segnalazioni di pre-sunte violazioni ma solo 56 hanno avu-to una qualche rilevanza meritevole di approfondimento. C’è da dire al riguar-do che il voto di 1502 delle 2010 sezio-ni elettorali, per la prima volta, era mo-nitorato in streaming.

Dunque il leader del blocco “Il mio passo” (Իմ Քայլը), raggruppante “Contratto civile” dello stesso Pashinyan e “Missione” (alle ultime elezioni nel bloc-co Tzarukyan), ha raccolto oltre il 70% (70,43%) dei voti ottenendo 88 dei 132 seggi dell’Assemblea nazionale dove per legge nessuna lista può occupare più dei due terzi (66%) degli scranni.

All’opposizione si collocano “Armenia prospera” (Բարգավաճ Հայաստան

կուսակցություն ) con l’8,26% e 26 seggi (cinque in meno rispetto al 2017) e

“Armenia luminosa” (Լուսավոր Հայաստան), di ispirazione liberale, che raccoglie il 6,37% dei voti e guadagna 18 seggi.

Tutti gli altri fuori, non avendo supe-rato l’asticella del 5% per i partiti e del

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7% per le coalizioni. Il “Partito repubblicano”, dominatore in-

contrastato della scena politica degli ulti-mi anni, non va oltre il 4,70%, sfiorando senza riuscirci l’accesso in Parlamento e lascia a casa i 58 suoi deputati. Cosi come la “Federazione Rivoluzionaria Armena” (7 deputati nella precedente legislatura) che ottiene il 3,89% dei voti forse in parte erosi dai nazionalisti di “Sasna Ter” che ottengono alla prima uscita elettorale qua-si il 2%.

La coalizione “Alleanza Noi” (formata da “Liberi democratici” e “Partito della repub-blica”) ottiene un secco 2% e perde l’unico rappresentante presente in Parlamento dove, in buona sostanza, siederà il blocco di maggioranza forte di un numero di deputati doppio rispetto alle altre due forze politiche di opposizione.

Pashinyan ha vinto la sua sfida. La con-vocazione di elezioni straordinarie non rappresentava un passaggio così scontato e non era neppure certo che il consenso raccolto nelle piazze ed espresso nelle intenzioni di voto trovasse una parallela corrispondenza nelle urne.

Ora è chiamato alla prova del governo vero; negli otto mesi precedenti è dovuto scendere a numerosi compromessi non avendo alcuna maggioranza in Assemblea ma reggendosi solo sulla ‘non sfiducia’ delle altre forze politiche.

A tutte queste, dentro e fuori il Parla-mento, di maggioranza e di opposizione, auguriamo buon lavoro confidando nel senso di responsabilità verso lo Stato nel supremo interesse dell’Armenia.

Pashinyan vola

Il leader della rivoluzione di velluto fa man bassa di seggi alle elezioni del 9 dicembre. Spariscono i repubblicani

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Il consigliere presidenziale, già Primo Ministro e Ministro di Stato, Arayik Haru-tyunyan, ha dichiarato che la repubblica di Artsakh deve agevolare l’importazione di auto elettriche. Lui stesso, che è anche il capo del principale partito nazionale, si è impegnato ad acquistarne una. La spinta verso la motorizzazione elettrica, al pari di quanto sta avvenendo in altri Paesi, nasce da due diverse esigenze: quelle ambientali per la riduzione dell’inqui-namento e quelle energetiche. Sotto quest’ultimo punto di vista l’Artsakh sta guadagnando una piena indipen-denza che aumenta anno dopo anno grazie alla realizzazione di piccole centrali idroelettriche che implementano la rete e aumentano la disponibilità di energia. Perché si arrivi allo sviluppo di auto elettriche è tuttavia necessario creare condi-zioni per l’utilizzo di tali mezzi: tradotto in parole povere, la creazione di una rete di stazioni di ricarica che consentano agli utilizzatori di non avere problemi di autonomia. Harutyunyan ha annunciato che il tema sarà prossimamente in agenza per i lavori del governo. Una buona notizia, non tanto per la tempistica di realizzazione (ci vorrà sicuramente qualche anno), quanto per il fatto che è positivo che le autorità del piccolo Stato abbiano a cuore tale tematica.

Le elezioni politiche in Armenia hanno registrato la scontata vittoria elettorale di Nikol Pashinyan e della sua coalizio-ne “Il mio passo”. Il successo netto, che permette una maggioranza sicura in Parlamento, ga-rantirà anche una politica senza tenten-namenti dovuti al rischio di soccom-benza nelle votazioni parlamentari. Nelle scorse settimane, il contenitore “Civilnet” ha cercato di delineare la po-sizione delle varie forze politiche pre-sentatesi alle elezioni riguardo alla solu-zione del conflitto del Nagorno Kara-bakh. Le posizioni, a ben vedere, sono molto simili le une con le altre, a testimonian-za che il tema è caro a tutti gli armeni e che difficilmente potrebbero essere accettati discostamenti dalla politica ufficiale sino ad oggi eseguita. Ci pare dunque utile approfittare di tale ricerca per comprendere le sfumature sul tema. Partiamo dalle tre forze politiche che hanno conquistato seggi in Parlamento:

BLOCCO “MIO PASSO” Considera necessaria la partecipazione dell’Artsakh al tavolo negoziale. Nel corso della campagna elettorale, Pashin-yan ha più volte ripetuto che il governo non prenderà mai in considerazione qualsiasi soluzione del conflitto che sarà giudicata ‘non accettabile’ dal popolo dell’Armenia e da quello del Karabakh. Nel post voto, il leader armeno ha te-stualmente dichiarato che “la risoluzione richiede sforzi genuini da parte di tutte le parti” ribadendo il concetto, già più volte espresso, che la via del compro-messo caldeggiata dai mediatori interna-zionali è l’unica percorribile. In queste ultime settimane la situazione lungo la linea di contatto si presenta relativamente calma come non accade-va da tempo. La tranquillità può essere spiegata dal-l’input di Russia e/o Stati Uniti agli azeri affinché non mettano pressione al nuovo governo armeno. Occorrerà capire in quali termini potrà mai essere messo in atto un compromesso che a

Baku non gradiscono affatto. ARMENIA PROSPERA ha ripetuta-mente sottolineato la necessità di un riconoscimento internazionale del Na-gorno Karabakh basato sul consenso e ha ribadito la necessità che il popolo dell’Artsakh sia arbitro del proprio de-stino. ARMENIA LUMINOSA sostiene gli sforzi dei mediatori del Gruppo di Minsk dell’Osce e la necessità che le autorità di Stepanakert siedano al tavolo negoziale. Tra le forze politiche che hanno man-cato l’elezione di rappresentanti in Par-lamento, il PARTITO REPUBBLI-CANO spinge per una soluzione “senza compromessi” e si è definito in campagna elettorale assolutamente con-trario alla ipotesi di uno scambio di territori. La FEDERAZIONE RIVOLUZIO-NARIA ARMENA assume l’impor-tanza del riconoscimento internazionale e la partecipazione dell’Artsakh al tavo-lo negoziale. Dello stesso avviso l’alle-anza “NOI” mentre il nuovo partito “SASNA TER” si differenzia per la sua posizione che chiede l’unificazione del Karabakh all’Armenia in accordo con le decisioni della conferenza di pace di Parigi del 1920; suggerisce di creare una nuova repubblica (formata dalla fusione dei due Stati armeni) e di rendere nulli i trattati di Mosca e Kars del 1921, rivendicando di fatto anche il controllo sul Nakichevan che quegli accordi assegnarono al soviet dell’Azer-baigian. Per uno Stato unitario o federale tra Armenia e Artsakh era anche il PAR-TITO DEMOCRATICO DELLA RINASCITA, ipotesi sostenuta anche dal PARTITO NAZIONALE DEL PROGRESSO che al riguardo ha a-vanzato l’ipotesi di un referendum fra i cittadini.

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Il futuro dell’Artsakh è nell’elettricità

Da Yerevan nuovi segnali post elettorali?

la voce dell’Artsakh

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POVERTA’ IN CALO Il tasso di povertà dell'Armenia si è attestato al 25,7% alla fine del 2017, dopo essere sceso di 3,7 punti percentuali rispetto al 2016, secondo il rapporto del Comitato statistico nazionale sulla povertà e il panorama sociale del paese. Si tratta del primo calo dal 2008 (allora al 27,6%)quando scoppiò la crisi finanziaria globale. Negli ultimi sette anni, l’indice aveva registrato sola-mente una crescita. L’inversione della tendenza è motivata dal buon andamento dell’economia armena a partire dal 2017 allorché fu registrata una crescita economica del 7,5%, più del doppio rispetto agli esercizi precedenti. NUOVI JET MILITARI Il ministro della Difesa dell’Armenia, Davit Tonoyan, ha confermato che in fase avanzata il negoziato per l’acquisto dalla Russia, previo prestito, di aerei militari Sukhoi SU-30 SM. Si tratta di un caccia multiruolo, intercettore a lungo raggio, a due posti, molto manovrabile. Già attivo da quasi trenta anni, ne sono stati prodotti finora oltre mille esemplari che hanno un costo nell’ordine di quarantacinque milioni di dollari a velivolo. ASSICURAZIONE AGRICOLTORI Il ministero dell'agricoltura dell'Armenia avvierà un progetto pilota di assicurazione agricola con un budget totale di dieci milioni di euro nel mar-zo 2019 che saranno forniti su base paritetica

Dove giocherà l’Armenia?

Il sorteggio per i gironi di qualificazione ai prossimi campionati europei di calcio ha inserito l’Armenia e l’Italia nel medesimo gruppo. E subito è scaturito l’interroga-tivo in quale città italiana la rappresentativa armena scenderà in campo contro gli Azzurri. Le qualificazioni di disputeranno dal 21 marzo al 19 novembre del prossimo anno; le prime due di ogni girone accederanno alla fese finale che per Euro 2020 non si disputerà in una sola nazione ma sarà distribuita su dodici sedi diverse in altrettan-ti Stati. Roma sarà una di queste, così come Baku (…) visto che i petrodollari non hanno mai schifato alcuno… Passano le prime due squadre: nello stesso girone, il J, ci sono anche la Bosnia Erzegovina, la Grecia e il Liechtenstein. Arduo compito per l’Armenia passare alla fase finale. Ma ora tutti gli armeni in Italia aspettano con impazienza di conoscere la sede della sfida. Non sarà la prima perché nella storia delle due nazionali calcistiche era già presente il doppio confronto per le qualificazioni ai mondiali del 2014: all’anda-ta, ottobre 2012 a Yerevan, s’impose l’Italia per tre a uno, mentre al ritorno un anno dopo a Napoli fu pareggio per due a due. Era un’altra Armenia, più forte di quella attuale… Aspettiamo di conoscere il calendario, poi tutti pronti a tifare per Mkhitaryan e compagni. Per ora sappiamo solo che in Italia si giocherà il 18 novembre mentre in Armenia il 5 settembre 2019.

dal governo e dai sottoscrittori. Trattative sono in corso con la Banca Centrale. Il progetto sarà avviato inizialmente nelle province di Ararat, Armavir e Shirak e se la fase sperimentale darà buoni risultati, sarà esteso al resto del Paese. A breve sarà anche istituita una Agenzia nazionale per la valutazione dei rischi. Nel 2018 i danni all’agricoltura causati da avverse condizioni meteo (per lo più grandine) sono stati pari a circa undici milioni di euro; nel 2017 furono circa ventidue milioni di euro mentre nel 2016 arrivarono addirittura a quasi sessanta milioni di euro. Il calo è stato determinato anche dall’installazione di numerose centrali antigrandi-ne. CUCINA SIRIANA Un “Centro di cucina siriana”, organizzato da rifugiati di origine armena ora stabilitisi in Ar-menia, è stato inaugurato a Yerevan nei giorni scorsi. Non si tratta di un semplice negozio di gastronomia etnica come una lettura superficiale della notizia potrebbe far pensare. Al progetto hanno lavorato ONG, governi (USA, Giappo-ne, Germania), città (Houston), istituzioni reli-giose armene. Tutti a contribuire alla riuscita dell’impresa i cui utili saranno reinvestiti in aiuti umanitari ai rifugiati. LIECHTENSTEIN L’ambasciatore di Armenia in Germania ha presentato le proprie credenziali anche a Vaduz.

È la prima volta nella sua storia che l’Armenia stabilisce una rappresentanza diplomatica (sia pure indiretta) presso il Granducato. ANCORA ITALIA E ARMENIA Dopo l’abbinamento nello stesso girone delle nazionali maggiori di calcio (articolo sopra), anche le squadre Under 21 di Italia e Armenia si ritroveranno nello stesso gruppo per gli Europei di categoria. NUOVO AMBASCIATORE USA L Commissione esteri del Sentato statunitense ha convalidato la proposta presidenziale di nominare Lynne Tracy ambasciatore in Armenia. Nel suo discorso avanti la Commissione la nuova rappre-sentante diplomatica di Washington ha rimarca-to la necessità che per la politica USA l’Arme-nia sia un Paese indipendente, democratico, florido e in pace con i Suoi vicini. Ha altresì auspicato una soluzione pacifica per il conflitto del Nagorno Karabakh in linea con i principi fino ad oggi seguiti dai mediatori internazionali e, quanto al genocidio, ha usato le espressioni “horrific events” del 1915 e “Grande Male”. GAS ARMENIA La ‘Commissione regolamento servizi’ pubblici ha approvato il piano investimenti 2019-21 della Gazprom Armenia che ammonta comples-sivamente ad oltre ventinove miliardi di dram (pari a circa cinquanta milioni di euro).

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Qui Armenia

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La signora Z. discendeva da una famiglia molto cospicua di Costantinopoli, imparentata con italiani. Rimasta vedova, ed, evidentemente, non sapendo come meglio spendere i suoi soldi, si era trasferita sulla Costa Azzurra, scegliendo come propria residenza uno dei più grandi alberghi del luogo. L’ambiente più che agiato, nel quale era cresciuta a Costantinopoli, evidentemente aveva contri-buito a sviluppare in lei un atteggiamento “diversamente democratico”, per cui soleva guardare gli altri dall’alto in basso, come avvenne nel caso di G., una comune mortale che aveva “osato” trattarla da pari a pari. Z. , stizzita per tanto ardire, volle subito rimarcare le distanze e, apostrofandola icastica-mente seppure in modo poco elegante, le tuonò in faccia, in un misto di francese, armeno e turco,: “Taci, io sono un’orchidea, tu sei una verza”.

La signora P. era una persona, a dir poco, terribile, essendo un misto di rozzezza, autoritarismo,

ignoranza ed invadenza. Facendo grandi sacrifici era riuscita ad allevare un figlio e ad assicurargli una buona posizione, ma il suo cruccio era quello di farlo sposare, però, dato per scontato che avrebbe continuato a vivere con il figlio, quale donna, non votata al martirio, avrebbe accettato di convivere con una simile suocera?! Il signor G. si era da poco sposato con una signorina proveniente dal Medio O-riente ed entrambi i novelli sposi si erano recati ad uno dei vari incontri armeni. La signora P. volle conoscere la sposa; le si avvicinò e le chiese: ”Sei tu la sposa di G.” ed alla risposta affermativa le ingiunse: ”Girati un po’ che vedo come sei fatta”. Un’altra volta, mentre un armeno era stato eletto ad un alto incarico e tutti gli si avvicinavano per congratularsi, P. si fece avanti e gli disse: “Non dimenti-carti che ho lavato la tua biancheria sporca”. Stando così le cose, è intuibile che tutti cercassero di evita-re la signora P.; perciò non deve meravigliare che un giorno, quando si recò presso l'abitazione della signora V., questa, sentendo suonare il campanello, aprì la finestra e vedendo che alla porta c'era lei, le disse "Non sono a casa" e chiuse la finestra. P. non capì l'antifona e, meravigliata, andò in giro dicen-do agli altri: "Non era in casa, ma era lei stessa a dirmelo".

D. aveva un negozio di tappeti, dove, da lungo tempo, e sempre allo stesso posto, aveva appeso il

medesimo tappeto. Un amico, abituale frequentatore del suo negozio, evidentemente stufo di vedere sempre quel tappeto allo stesso posto, un giorno gli disse, con una trivialmente colorita espressione arme-na,” Dai, vendi quella m….”. Al che D. gli rispose: ”Io non vendo m….., vendo tappeti”.

(1- continua)

Bollettino interno edito da

comunitaarmena.it

Contatti: [email protected]

Frasi “famose” di armeni in Italia di Esse

QUESTA PUBBLICAZIONE E’ EDITA CON IL FAVORE DEL

MINISTERO DELLA DIASPORA

il numero 276 esce il

1 gennaio 2019

La pagina dedicata a l Nagorno Kara-bakh è real izzata in col laborazione

con:

www.karabakh. i t

Informazione quotidiana

in ital iano sul l ’Artsakh

Invasione di campo per l’Artsakh! Durante la partita di calcio a Londra di Europa league fra i londinesi dell’Arsenal e gli azeri del Qarabagh, valida per le qualificazioni nel girone, un giovane è entrato in campo svento-lando la bandiera dell’Artsakh e indossando una maglietta con raffigurata l’effige di Monte Melkonian. Possiamo immaginare la faccia dei calciatori e dirigenti azeri in campo. Anche se solita-mente queste invasioni di campo non vengono mai inquadrate dalle telecamere, a Baku saranno sobbalzati sulle sedie alla notizia dello sventolio della bandiera dell’Artsakh! Per la cronaca il Qarabagh, sconfitto dai londinesi, è stato eliminato dalla competizione.