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1 Akhtamar on line WWW.COMUNITAARMENA.IT Anno 12 Numero 242 1 maggio 2017 — CII M.Y. Akhtamar on line # siamoinitalianoninturchia In concomitanza con l’anniversario del genocidio armeno la Turchia ha ripreso con più forza la sua campagna di negazionismo. Isolata moralmente e politicamente, cerca attraverso i suoi emissari di contrastare l’onda impetuosa della verità. Vi abbiamo già parlato dello squallido tentativo messo in atto dall’ambasciatore turco Murat Salim Esenl con le missive (rispedite al mittente con tanto di pernacchie di contorno…) inviate ai comuni italiani che avevano votato mozioni di solidarietà al popolo armeno. Intanto, mentre il fedele neo-ottomano eseguiva gli ordini del “Sultano” , si allungava la lista italiana dei riconoscimenti. È bene che le feluche turche si convincano che qui siamo in Italia e non in quella Turchia dove le libertà civili si assottigliano giorno dopo giorno; è bene che sappiano che la nostra vigilanza contro il negazionismo non cesserà e non si attenuerà. Vogliamo costruire un’Italia dove non ci sia spazio per il negazionismo, dove i turchi - in assenza di scuse sui crimini degli avi - si debbano vergognare anche solo di aprire bocca; vogliamo un’Italia dove non ci sia spazio per pseudo giornalisti e commentatori venduti a Baku e Ankara. Per questo bisogna lottare, mai abbassare la guardia, rifuggire dalle facili passerelle di facciata e continuare in que- sto duro, sporco lavoro sottotraccia. Qui siamo in Italia, non in Turchia dove al referendum si conteggiano schede non timbrate... Ma arriverà il giorno in cui dovranno abbassare la testa e chiedere scusa. Promesso! Siamo in Italia non in Turchia 1 Narek Hakhnazaryan 2 La farsa turca 3 La voce dell’Artsakh 4 Una piazza per Soghomon 5 Qui Armenia 5 Al via il nuovo Parlamento 6 Sommario Aspettando “The promise” Il 21 aprile alla vigilia dell’anniversario del genocidio armeno, è uscito negli Stati Uniti e in Canada l’atteso film di Terry George (“Hotel Rwanda”) con Oscar Isaac e Christian Bale. Grande successo al botteghino preceduto dall’appoggio di molte star di Hollywood. Attendiamo con impazienza l’arrivo in Europa e in Italia di questa pellicola girata sullo sfondo del genocidio armeno. 132 minuti di grande cinema per non dimenticare, per insegnare, per condannare. Bollettino interno di azione armena

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Anno 12 Numero 242

1 maggio 2017 — CII M.Y. Akhtamar on line

# siamoinitalianoninturchia

In concomitanza con l’anniversario del genocidio armeno la Turchia ha ripreso con più forza la sua campagna di negazionismo. Isolata moralmente e politicamente, cerca attraverso i suoi emissari di contrastare l’onda impetuosa della verità. Vi abbiamo già parlato dello squallido tentativo messo in atto dall’ambasciatore turco Murat Salim Esenl con le missive (rispedite al mittente con tanto di pernacchie di contorno…) inviate ai comuni italiani che avevano votato mozioni di solidarietà al popolo armeno. Intanto, mentre il fedele neo-ottomano eseguiva gli ordini del “Sultano” , si allungava la lista italiana dei riconoscimenti. È bene che le feluche turche si convincano che qui siamo in Italia e non in quella Turchia dove le libertà civili si assottigliano giorno dopo giorno; è bene che sappiano che la nostra vigilanza contro il negazionismo non cesserà e non si attenuerà. Vogliamo costruire un’Italia dove non ci sia spazio per il negazionismo, dove i turchi - in assenza di scuse sui crimini degli avi - si debbano vergognare anche solo di aprire bocca; vogliamo un’Italia dove non ci sia spazio per pseudo giornalisti e commentatori venduti a Baku e Ankara. Per questo bisogna lottare, mai abbassare la guardia, rifuggire dalle facili passerelle di facciata e continuare in que-sto duro, sporco lavoro sottotraccia. Qui siamo in Italia, non in Turchia dove al referendum si conteggiano schede non timbrate... Ma arriverà il giorno in cui dovranno abbassare la testa e chiedere scusa. Promesso!

Siamo in Italia non in Turchia 1

Narek Hakhnazaryan 2

La farsa turca 3

La voce dell’Artsakh 4

Una piazza per Soghomon 5

Qui Armenia 5

Al via il nuovo Parlamento 6

Sommario

Aspettando “The promise”

Il 21 aprile alla vigilia

dell’anniversario del genocidio armeno, è uscito negli Stati Uniti e

in Canada l’atteso film di Terry George (“Hotel Rwanda”) con Oscar Isaac e Christian Bale. Grande successo al botteghino

preceduto dall’appoggio di molte star di Hollywood.

Attendiamo con impazienza l’arrivo in Europa e in Italia di questa pellicola girata sullo sfondo del

genocidio armeno. 132 minuti di grande cinema per

non dimenticare, per insegnare, per condannare.

Bollettino interno di

azione armena

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avanti questo importante ruolo? Io mi considero un ambasciatore della

cultura armena non solo dal 2015 ma da sempre e lo sarò per tutta la vita. Dedico tutto me stesso al mio Paese e a servire la musica classica. Racconto cosa è l’Armenia e la sua cultura. Mi sentirò sempre armeno indipendente-mente da dove vivrò o studierò. Natu-ralmente il 2015 è stato un anno pieno di importanti eventi. Per me e per tutti gli armeni. Un anno di grande successo sia dal punto di vista politico che cultu-rale. In molte occasioni hanno parlato dell’Armenia: nel Parlamento Europeo, in Germania, papa Francesco e in molti eventi chiave che sono avvenuti nel 2015. Io personalmente ho dedicato tutti i concerti che ho fatto nell’anno del centenario, circa 70 in tutto il mon-do, alla commemorazione delle vittime del genocidio armeno. In alcune occa-sioni non è stato facile parlarne. In al-cuni luoghi ho dovuto affrontare una certa resistenza probabilmente per la presenza di alcuni turchi tra il pubblico. Penso che era mio dovere farlo e l’ho fatto. Una delle occasioni più importan-ti è stata la mia partecipazione al presti-gioso progetto della BBC New Generation Artists a Londra, trasmesso in diretta dalla BBC. Poi ho parlato in America suonando con la Filarmonica di Los Angeles, in Giappone, in Corea. Per me è stato un onore partecipare a

Ci sono giorni in cui la vita riesce a sorprenderti con piccoli grandi doni perché non capita tutti i giorni che un artista di fama internazionale, di nazio-nalità armena, si esibisca in una località di provincia sulla costa toscana, Piom-bino, proprio dove risiedo. Non potevo certo farmi sfuggire l’occasione di co-noscerlo.

Nato a Yerevan, da una famiglia di musicisti, Narek Hakhnazaryan è un talento del panorama classico interna-zionale. Nel 2011, a soli 23 anni, ha conquista-

to la medaglia d'oro al XIV concorso internazionale Cajkovskij di Mosca, il più prestigioso del mondo. Prima di questo, era stato notato dal famoso violoncellista Mstislav Rostropovich e poi ha ottenuto anche la stima del noto direttore d’orchestra Valerij Gergiev e del grande collega Yo-Yo Ma. Un cre-scendo di successi che lo ha portato a intense collaborazioni con importanti orchestre imponendosi sulla scena mu-sicale internazionale come uno dei più raffinati violoncellisti della sua genera-zione, conquistando anche la critica mondiale. Narek Hakhnazaryan, con il suo violoncello Giuseppe Guarneri del 1707 e un archetto F. X. Tourte, ha suonato nei teatri più prestigiosi coin-volgendo il pubblico con i suoi brillanti virtuosismi.

Ho incontrato Narek Hakhnazaryan al Teatro Metropolitan di Piombino in occasione del suo recente tour con l’-Orchestra della Toscana che si è esibita, sotto la direzione di Yves Abel, anche a Firenze, Poggibonsi, Pistoia e Figline Valdarno. Dopo le prove, prima dell’i-nizio dello spettacolo, mi trovo davanti un maestro ventottenne alla mano, di-sponibile ad una intervista con il sorriso sulle labbra.

Nel 2015, anno della commemora-

zione del centenario del genocidio armeno, lei ha svolto una sorta di incarico di ambasciatore culturale del suo Paese ponendo all’attenzio-ne del mondo la grande tragedia del suo popolo. Come ha portato

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questa commemorazione del 24 aprile del 2015. Mi sono esibito anche nel mio Paese con l’Armenia World Orche-stra con il violinista Sergey Khacha-tryan, il soprano Maria Guleghina e con musicisti di oltre 40 Paesi che sono venuti volontariamente, senza compen-so. È stato un grande evento trasmesso in diretta.

Ha suonato nelle più prestigiose

orchestre e adesso anche per l’Or-chestra della Toscana. Come è nata questa collaborazione?

Ho suonato per la prima volta con questa meravigliosa orchestra circa tre anni fa in bellissime città: Siena, Arez-zo, Pisa e ovviamente Firenze. È un’or-chestra fantastica con una atmosfera molto piacevole con tipico spirito italia-no, nel senso positivo del termine. Un ambiente molto amichevole e quando facciamo le prove non mi pare di lavo-rare ma piuttosto mi sembra di parteci-pare ad una festa. Un’atmosfera molto rilassante e piacevole. Amo questa or-chestra e sono stato molto felice quan-do mi hanno invitato di nuovo. Questo sarà solo l’inizio di una lunga amicizia. Per me suonare in Italia è sempre un grande piacere. È uno dei miei Paesi preferiti da visitare e per esibirmi. È un Paese che ha creato la bellezza. Ogni cosa meravigliosa che abbiamo nel mondo ha la sua origine in Italia: il rina-

Narek Hakhnazaryan: in Italia come in Armenia, stesse emozioni di Letizia Leonardi

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scimento, gli strumenti musicali, anche la terminologia musicale è italiana. Ita-liano è il bel canto, l’opera è italiana, la moda. Ogni cosa che è italiano è fanta-stico. Amo suonare in Italia e partico-larmente in toscana. Ho visitato e suo-nato a San Gimignano, Arezzo, Monte-pulciano, Firenze. Tra un concerto e l’altro della tournèe toscana” sono an-dato a suonare anche a Macerata. Sulla via del ritorno ho suonato a Poggibon-si, oggi a Piombino e domani e dopo-domani altri due concerti: a Pistoia e Figline Valdarno. Per me è una gioia non è un lavoro.

Sono stata a Yerevan e ho cono-

sciuto molti armeni che amano l’Ita-lia. Come è nata questa affinità tra questi due popoli. Cosa hanno in comune? La prima volta che mi sono reso con-

to di quanto sono simili la cultura italia-na e quella armena è stato alcuni anni fa al palio di Siena. Vedendo tutte quelle emozioni per un attimo ho dimenticato che parlavano in italiano e mi sembrava di essere in Armenia. Diversi gli edifici, diverse le decorazioni ma nelle persone lo stesso temperamento. Stiamo viven-do nella società dei social network con la gente sempre freneticamente occupa-ta. L’Italia è come un’isola per me dove le persone sono ancora vicine e ancora si parlano tra loro. Il principale scopo della vita è quello di parlare, interrom-pere, saper ascoltare. Questo è quello che apprezzo ed è la stessa cosa in Ar-menia che non è un Paese ricco ma è comunque un Paese felice. Anche se gli armeni si lamentano molto, dentro di loro sono comunque felici perché tutto quello di cui hanno bisogno è vedere i parenti e gli amici la sera. Non come in altri Paesi dove si vive solo per il lavoro e il denaro. Il denaro non è tutto ma è un pezzo di carta per pagare magari un caffè lungo. L’altra somiglianza con l’Italia è la passione per le cose belle. Anche la religione: l’Italia, con il Vatica-no, è sempre stata il centro del cristia-nesimo e l’Armenia è stato il primo Paese cristiano del mondo. Io personal-mente non sono religioso ma rispetto questo feeling per la religione e per il mio Paese.

Come mai la scelta del violoncello? È stata mia madre a scegliere quando

avevo 6 anni. I miei genitori sono en-trambi musicisti e volevano che anche io lo diventassi. Mio padre mi voleva violinista perché lo è lui. Mio padre ha suonato per quasi 25 anni nel famoso Komitas Quartet. Mia mamma pianista invece, ama il violoncello e una mattina mi ha iscritto ad una classe di questo suo strumento preferito. È stato molto strano perché negli anni ‘90 era consi-derato uno strumento di terza scelta. I bambini imparavano a studiare il piano-forte poi il violino e se non erano mol-to bravi ripiegavano sul violoncello. Mia mamma invece ha scelto subito per me questo strumento e tutti sono rima-sti “scioccati”. Deve essere stato l’istin-to materno a intuire che io sarei dovuto diventare un violoncellista infatti in seguito me ne sono innamorato. Sono molto felice che lei abbia fatto questa scelta per me.

Quali sono i suoi prossimi proget-

ti? I miei progetti futuri sono molto sem-

plici: suonare sempre di più. Ho un grande tour imminente a maggio. Ini-zierò in Nuova Zelanda per suonare con la New Zealand Symphony Orche-stra poi da lì volerò a Taiwan, Corea e Giappone. Un tour di un mese. Sono molto emozionato. In Giappone in particolare suonerò a Kyoto, uno dei posti più belli del mondo per me. Suo-nerò tutte le sei suite per violoncello di Bach, un programma molto ambizioso per ogni violoncellista. È una grande responsabilità perché quella di Bach è la musica più complessa da suonare per ogni musicista e quindi eseguire tutte le sei suite è un compito veramente arduo. Io spero di riuscirci. Letizia Leonardi

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Una farsa. Come etichettare diversamente il referendum orchestrato dal presidente turco Erdogan (in basso a sinistra) con il quale ha strac-ciato le ultimi vesti democratiche del proprio Paese, garantendosi il potere fino al 2034 e trasformando la Turchia in un regime di stam-po presidenziale? L’Osce ha chiaramente inquadrato il referen-dum del 16 aprile come «un voto irregolare, senza alcuna garanzia anti frode». E non poteva essere diversamente visto che la Commissione elettorale, a votazione in corso (ed exit pool favorevoli al NO) ha pubblica-mente dichiarato che valevano anche le schede elettorali non timbrate dai funzionari dei seggi (!) e che la prima mezz’ora dello scrutinio è stata interdetta agli osservatori dei partiti di opposizione (!). Ora, che la Turchia abbia scelto questa strada (oppure le abbiano imposto con i brogli questa strada) ci importa assai poco. A noi quello che ci interessa è che i governi occidentali mettano da parte i soliti bizantini-smi e opportunismi economici e politici e pren-dano le distanze nettamente dal sultano Erdo-gan. Ci interessa che smettano di fare i suoi leccacu-lo (scusate il giro di parole…) e mettano ben chiari paletti etici nei rapporti con la Turchia. A cominciare dal genocidio armeno, rifiutando quindi ogni forma di negazionismo e prenden-do una posizione netta sul riconoscimento; stesso discorso da fare con il dittatore azero riconoscendo una buona volta per tutte l’indi-pendenza della repubblica del Nagorno Kara-bakh-Artsakh. È finito il tempo dell’Europa-struzzo con la testa sotto la sabbia: è arrivato il momento di prendere decisioni chiare, di non farsi mettere i piedi in testa da governi i cui valori di demo-crazia e giustizia sono lontani anni luce da quelli europei. L’Europa abbia un po’ di dignità e sappia prendere una posizione netta; quella italiana (“Prendiamo atto del risultato delle consulta-zioni referendarie - dice il ministro degli Este-ri, Angelino Alfano - e attendiamo il comple-tamento delle verifiche di rito e la valutazione finale degli osservatori della missione Osce”) è come al solito degna di un Paese privo di capa-cità decisionale e con una politica estera fina-lizzata al solo tornaconto economico. Da un Paese fondatore dell’Unione europea ci si a-spetterebbe ben altro.

La farsa turca

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Poco più di un anno fa, l’orda barbara pro-veniente dall’Azerbaigian si abbatté sul piccolo villaggio di Talish, nell’angolo nord orientale della repubblica del Nagorno Ka-rabakh-Artsakh. Drappelli di sgherri di Aliyev penetrarono nottetempo nel territorio armeno e comin-ciarono a spargere sangue. La famiglia degli anziani Khalapyan, uccisi e mutilati, viveva in una casa isolata poco fuori il paese. Fu colpita all’improvviso, nella notte. Poi gli assassini cercarono di raggiungere Talish, si lasciarono dietro altre scie di sangue, bom-bardarono case e campi. Furono respinti, con gravi perdite, dall’Eser-cito di difesa del Karabakh. Le centoquaranta famiglie di Talish fuggiro-no da una zona divenuta anche dopo la tregua molto pericolosa, il villaggio fu ab-bandonato. Poco alla volta la speranza è tornata ad albergare da queste parti. Il governo e l’amministrazione locale hanno cominciato a ricostruire. Si riparano le stra-de, si tirano su gli edifici pubblici. Donne e uomini cominciano a ritornare anche solo per controllare i loro campi. È già pronto il progetto per la costruzione di centoventi case residenziali dotate di rifugi perché quaggiù degli azeri, che sono accampati a qualche chilometro di distanza, non si fida nessuno. I colpi di mortaio che giungono dall’altra parte del confine inducono alla prudenza;

qui come in tutti i villaggi di confine. Così dei 1500 ettari di terreno coltivabile, solo un terzo, il più lontano dal filo spinato, sarà utilizzato. Si ritorna a governare il bestiame e a far crescere il grano. Mese dopo mese, quasi tutte le famiglie ritorneranno a Talish.

“La porta settentrionale dell’Artsakh” è stata ribattezzata Talish. Dopo l’orrore azero, ritorna a splendere il sole. La voglia di vivere e l’amore per la propria patria sarà sempre più forte dell’odio prove-niente dall’Azerbaigian. Talish rinasce!

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Il presidente della repubblica inaugura il nuovo centro

oncologico di Stepanakert

Bako Sahakyan, presidente della repubblica, ha inaugurato ad inizio aprile il nuovo centro oncologico della capitale realizzato anche con i contributi del fondo armeno “Hayastan”. Alla cerimonia erano presenti le massime autorità civili e religiose dello Stato. U n ’ o p e r a i m p o r t a n t e n e l l a modernizzazione dello Stato e un fattivo contributo al miglioramento della sanità nazionale che anno dopo anno si arricchisce di nuove strutture sia nella capitale che nei centri più piccoli. Migliora la salute, cresce l’Arsakh.

Dopo l’orrore azero, rinasce Talish

la voce dell’Artsakh

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CALCIO Grazie alla vittoria per due a zero nell’incontro casalingo contro il Kazakistan, l’Armenia è risalita di venti posizioni nella classifica mondia-le della Fifa. Ora occupa il 67° posto. La quali-ficazione per i mondiali di Russia 2018 è molto complicata ma non ancora matematicamente esclusa avendo la nazionale guadagnato sei punti in cinque partite (due vittorie e tre sconfitte). ECONOMIA L’Asian Development Bank stima al 2,2% la crescita del prodotto interno lordo dell’Armenia nel 2017 e al 2,5% per il 2018. Il rapporto della ADB sottolinea come il rallen-tamento della crescita nel 2016 (solo lo 0,2% rispetto al 3% del 2015) sia stato determinato principalmente dalla diminuzione della domanda e dall’insorgenza di fenomeni di deflazione che hanno colpito principalmente il comparto agricolo e quello delle costruzioni mentre industria e servizi hanno manifestato più vivacità. Nella regione ,l’Asian Developmente Bank prevede un declino del PIL azero dell’uno per cento e una crescita della Georgia pari al 3,8%. INDUSTRIA FARMACEUTICA La Tufenkci Group pianifica a breve la costru-zione di un impianto per la produzione di farma-ci. Oltre un milione e mezzo di dollari è l’investi-mento per una produzione destinata all’asporta-

UNA PIAZZA PER SOGHOMON

Mentre l’apparato turco è impegnato in una campagna mondiale per il negazionismo del genocidio armeno, il mondo se ne frega e va avanti.

Lo scorso 21 aprile è stata inaugurata a Marsiglia una piazza dedicata a Soghomon Tehlirian, il patriota armeno che il 15 marzo 1921 giustiziò a Berlino il boia Talaat Pascia. La vicenda, che ha ispirato le prime sequenze del celebre film “Mayrig”, è nota. Il giovane studente armeno dopo aver sparato all’ex ministro degli Interni del governo dei Giovani Turchi si fece arrestare e andò sotto processo non negando il fatto ma motivandolo con la necessità di dare una giusta punizione a uno dei principali artefici del genocidio armeno. Tecnicamente Tehlirian era un assassino per il codice penale tedesco; ma la corte lo assolse al termine di un lungo e dibattu-to processo nel quale emerse tutto l’orrore commesso dai tur-chi. La motivazione del gesto era talmente forte che la corte di Berlino lo mandò assolto. « Io non mi considero colpevole perché la mia coscienza è pulita. Io ho ucciso un uomo ma non sono un assassino» disse nella sua difesa Soghomon. Dopo il processo emigrò in Jugoslavia dove rimase fino al 1945 per poi migrare a San Francisco. Qui morì nel 1960, a 64 anni, ed è sepolto all’Ararat Cemetery dove sorge un monu-mento a lui dedicato in corrispondenza della sua tomba. Un grande eroe armeno che ha portato a termine quella con-danna dalla quale il boia Talaat stava cercando di fuggire.

zione verso diversi paesi del medio oriente. L’im-pianto darà occupazione a circa venticinque ad-detti con la possibilità di accrescerne il numero fino a sessanta. SANITA’ Un trapianto di midollo osseo, cellule staminali, è stato eseguito per la prima volta in Armenia lo scorso mese su due pazienti diagnosticati con mieloma. ARMENIA AIRLINES Un collegamento settimanale tra Yerevan e Beirut sarà a breve garantito dalla nuova compa-gnia Armenia Airlines. Da giugno il volo sarà calendarizzato due volte alla settimana. TURISMO L’Armenia si colloca al 84° posto su 136 Paesi presi in considerazione nella classifica mondiale della competitività turistica curata dal “World economic forum travel and tourism”. In termini di sicurezza l’Armenia occupa la trentaquattresi-ma posizione. UNIONE EUROPEA A due milioni e novecentomila euro ammonta un primo contributo dell’Unione europea per raffor-zare e sostenere organizzazioni della società civile e autorità locali nello sviluppo in Armenia, al

fine di ridurre la povertà aumentando il processo di sviluppo sostenibile a livello locale. L’Europa vuole premiare soluzioni innovative per lo sviluppo delle comunità locali attraverso lo sport, la cultura, l'istruzione e il turismo: per tale ragione i finan-ziamenti prenderanno in considerazione proposte di progetti in grado di supportare, tra l'altro lo sviluppo di attività all'aria aperta come sport estivi e invernali che possono avere un impatto sullo sviluppo del turismo, programmi educativi complementari alla scuola dell'obbligo, lo sviluppo delle arti dello spettacolo. ARMENIA E CINA I ministeri della difesa dell'Armenia e della Cina hanno firmato un programma di cooperazione per il 2017 al termine di una visita (11-14 aprile) di una delegazione del Consiglio Militare Centrale della Repubblica popolare cinese, guidata dal contrammiraglio Guan Yuefei. ELEZIONI YEREVAN Il 14 maggio si tengono in Armenia le elezioni amministrative che interesseranno anche la capitale Yerevan dove corrono per la poltrona di sindaco l’uscente Taron Margaryan (Partito repubblicano) e i deputati di opposizione Nikol Pashinyan (Yelk) e Zaruhi Postanjyan (Yerkir Tsirani). Sembra scontato, a meno di clamorose sorprese, la riconferma del sindaco uscente Margaryan.

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Qui Armenia

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L’impaginazione del numero dello scorso 24 aprile, interamente dedicato all’anniversario del genocidio, non ci ha consentito di dedicare giusto rilievo alle elezioni politiche svoltesi in Armenia un mese fa. Sia pure con ritardo vogliamo dedicare sul nostro foglio uno spazio al tema riassumendo, a futura memoria, i risultati elettorali. Si è trattato della prima votazione dopo la riforma costituzionale dello scorso anno che ha trasformato l’Armenia da repubblica presidenziale a repubblica parlamentare. Il criterio proporzionale, con soglie diversificate di sbarramento per le liste e le coalizioni (rispettivamente 5 e 7 per cento) ha fornito agli elettori una pluralità di scelta e alla fine ha premiato tre liste e una coalizione. Non sono stati segnalati incidenti di rilievo, le contestazioni sull’esito del processo elettorale sono state fisiologiche come certificato dai numerosi osservatori internazionali anche se non sono mancate situazioni di criticità. Come ben sanno i nostri lettori, abbiamo sempre evitato di affrontare questioni di politica interna e non faremo un’eccezione neppure questa volta. Ci auguriamo solo che il nuovo Parlamento lavori in serenità e per il bene comune dell’amata Armenia; che sappia forgiare una classe politica efficiente e onesta, in grado di guidare il Paese nelle difficili sfide che deve affrontare sul piano economico, politico e militare. Salutiamo con soddisfazione l’ingresso nell’Assemblea nazionale di quattro rappresentanti delle minoranze etniche (yazidi, assiri e curdi per il partito Repubblicano, russi per la coalizione Tzarukyan) che conferma la vocazione tollerante e multiculturale dell’Armenia. Ai nuovi cento deputati non possiamo che augurare buon lavoro!

Bollettino interno edito da comunitaarmena.it

Contatti:

[email protected]

Al via il nuovo Parlamento: Armenia 2.0?

QUESTA P UBBLI CA Z ION E E’ ED I TA CON IL FA V ORE D EL

MINIS TER O D ELLA D IA SPORA

il numero 243 esce il 15 maggio 2017

La pa g ina dedica ta a l Nagorno Ka ra-ba k h è real izza ta in col l a bora zione

con:

www.karabakh.i t In formazione quotid iana in ita lia -

no su ll ’Art sakh

CONTINUA LA NOSTRA VIGILANZA “MAI PIU’ GIOVANI TURCHI!”

Nello scorso mese di marzo abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione affinché sparisca dal linguaggio politico e dell’informazione l’espressione “Giovani turchi” per etichettare una corrente del Partito Democratico. Abbiamo diramato un comunicato stampa, scritto all’on Orfini (che viene indicato come il capo corrente), indirizzato mail alle testate giornalistiche. Alla fine è arrivato il comunicato dell’interessato che ha preso le distanza dall’uso di tale espressione; ne prendiamo atto e siamo contenti ma la nostra vigilanza sulle testate gior-nalistiche continua e continuerà di conseguenza, nel caso, l’invio di mail di protesta.

LISTA VOTI % SEGGI

Repubblicano 771.247 49.17 58

Tsarukyan (coal) 428.965 27,35 31

Yelk 122.049 7,78 9

ARF 103.173 6,58 7

Rinascita armena 58.277 3,72 -

O.R.O. (coal) 32.504 2,07 -

Congresso -PPA (coal) 25.975 1,66 -

Democratici liberi 14.746 0,94 -

Partito Comunista 11.745 0,75 -

Schede bianche/nulle 6.701 - -

Totale 1.575.382 100 105

Totale aventi diritto 2.588.590 60,86

diff.

-11

-2

+9

+2

-6

-5

-7

-

-

-26