0401 - N. 2 Mondo Vegetariano - Gennaio 2004

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA. A NNO 2, N UMERO 1. G ENNAIO 2004. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://web.tiscali.it/gruppovegetariano [email protected]

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Bollettino trimestrale dell'AVA - Associazione Vegetarina Animalista

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA.

ANNO 2, NUMERO 1. GENNAIO 2004. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://web.tiscali.it/gruppovegetariano [email protected]

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Mondo Vegetariano. Pagina 2. Gennaio 2004.

C H I S I A M O . L’Associazione Vegetariana Animalista “Armando D’Elia”, già Gruppo Vegetariano “Armando D’Elia”, nasce nell’anno 2002 co-me Movimento Indipendente di ispirazione o-listica. Il nostro interesse nasce dal ripudio di ogni espressione violenta nei confronti del-l’uomo, degli animali e della natura, dall’amo-re verso la Vita e dalla consapevolezza che so-lo da un corretto modo di vivere e di alimen-tarsi (secondo le leggi naturali conformi alle nostre esigenze fisiologiche di esseri fruttaria-ni) è possibile conservare la salute del corpo, l’equilibrio mentale, i valori morali e spirituali. Infatti la pratica del vegetarismo favorisce lo sviluppo di una coscienza umana piú giusta e sensibile, una mentalità di pace e di disponibi-lità verso il prossimo, il superamento dello sfruttamento degli animali e delle risorse natu-rali, e l’eliminazione della fame nel mondo.

C O L L A B O R A Z I O N E . La collaborazione a Mondo Vegetariano è gratuita. Le opinioni degli articolisti possono non coincidere perfettamente con la filosofia che anima l'Associazione. Ogni articolista re-sta, pertanto, responsabile delle sue afferma-zioni. Coloro che intendono collaborare con il Bollettino possono inviare i loro articoli per posta ordinaria a Franco Libero Manco, in Via Cesena 14, 00182 Roma, oppure per posta e-lettronica. a: [email protected]. Quanto ricevuto non verrà restituito e la Redazione si riserva di ridurre, in caso di utilizzo, la sua lunghezza. Per ricevere il bollettino occorre iscri-versi all’Associazione per un anno. Socio sostenitore: 60 Euro; socio ordinario: 30 Euro; studenti, pensionati e minori: 20 Euro. Sede: via Cesena 14, 00182 Roma, tel. 06 7 022 863. E-mail: [email protected]. Conto corrente postale: 37 741 048 intestato a Grup-po Vegetariano Armando D’Elia, Via Venosa 42, 00178 Roma. Finché ci saranno i mattatoî ci saranno i campi di battaglia.

Wilhelm Johann Herrman.

N O S T R E C O N F E R E N Z E dei Giovedí alle 17 e 30 nell'Anno 2004, a Roma in Via Celsa 5 (fra Piazza Venezia e Largo Argentina; l'ingresso è gratuito). 8 Gennaio: Dottor Giovanni Princivalli, medico chirurgo specializzato in medicina a-yurvedica. “Medicina ayurvedica e guarigio-ne integrale”. 22 Gennaio. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Gli animali han-no un’anima?” Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano. 5 Febbraio. Dottoressa Mariateresa Ma-resca, medico chirurgo, naturopata: “Disintos-sicazione e potenziamento delle difese im-munitarie”. 19 Febbraio. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Come si diventa vegetariani”. Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano. 4 Marzo. Dottor Rosario Falabella, me-dico psichiatra, omeopata, nutrizionista. “Il ve-getarismo nelle diverse fasi della vita”. 18 Marzo. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Il vegetarismo nelle religioni del mondo” Segue spazio con-viviale con spuntino vegetariano. 1 Aprile. Professor Marco Ferrini, e-sperto in psicologia indovedica e ayurveda. “Spiritualità ed alimentazione vegetariana nei Veda”. 29 Aprile. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Verità e bugie su latte e derivati”. Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano. 13 Maggio. Rita Cola Donato e Rossella Russo, esperte di alimentazione naturale ed erbe officinali. “Usi culinarî e terapeutici delle erbe officinali”. 27 Maggio. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “I filosofi e gli a-nimali”. Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano.

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Mondo Vegetariano. Pagina 3. Gennaio 2004. 10 Giugno. Dottor Mauro Damiani, chi- mico, presidente dell’Associazione Scienza della salute. “Importanza delle combinazioni alimentari”. 30 Settembre. Dottor Giorgio Vitali, presidente della Federazione Nazionale Infor-mazione Scientifica e Ricerca. “I danni da farmaci nella cura delle malattie”. 14 Ottobre. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Gesú era vegeta-riano?” Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano. 28 Ottobre. Avvocato Domenico De Si-mone, esperto di problemi monetarî ed eco-nomia ambientale. “Vegetarismo, una ten-

denza che cambierà il mondo”. 11 Novembre. Consigli di pratica ali-mentazione vegetariana. Segue dibattito con Franco Libero Manco sul tema: “Teoria ed e-sercizî di autoguarigione”. Segue spazio con-viviale con spuntino vegetariano. 25 Novembre. Dottor Bruno Fedi, ex primario patologo e docente all’Università La Sapienza di Roma. “Prevenzione e cura delle malattie degenerative”. 9 Dicembre. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Vegetarismo e Vangeli Apocrifi”. Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano.

A R G O M E N T I E L O R O P A G I N E . Calendario delle nostre conferenze. 2. Indice degli argomenti. 3. Alimentazione e salute. 3. Scienza e coscienza. 7. Animalismo. 9. Economia e ambiente. 11. Pesticidi e inquinanti. 12. Spiritualità e religioni. 13. Il pensiero dei grandi vegetariani. 14. L’angolo della poesia. 14. Ricetta di cucina vegetariana. 15.

Indirizzi utili. 15. Libri disponibili. 16.

A L I M E N T A Z I O N E E S A L U T E .

S I N T O N I E E L E T T R O M A G N E T I C H E .

Da un paragrafo di uno studio del Professor Armando D’Elia.

Mi sembra necessario accennare breve-mente anche alla scoperta del già citato inge-gnere francese André Simoneton. Gravemente ammalato, quasi senza spe-ranza di guarigione, riacquistò la salute con il vegetarismo e si dette quindi a cercare le cause delle sottili influenze guaritrici che i vegetali possono cosí beneficamente esercitare sull’or-ganismo umano. Cercando, scoprí che le radia-zioni emesse dai nostri corpi quando siamo sa-ni si aggirano, in media, su 6500 Ångström, mentre in condizioni di malattie o di cattiva a-

limentazione scendono sempre al di sotto di questa misura. (La quale è una lunghezza d’onda, e pra-ticamente tutti sappiamo che in qualsiasi vibra-zione se aumenta la frequenza diminuisce pro-porzionalmente la lunghezza d’onda e vicever-sa). In teoria questa misura piú o meno di rife-rimento è quella di una luce colorata fra il ros-so e l’arancione, ma presumibilmente in que-sto caso la luminosità sarà troppo debole per essere vista. Per conservarsi in salute occorre pertanto mantenere costante o superare questo livello di vibrazione, ed è stato trovato che all’otteni-mento di questo risultato possono contribuire beneficamente sia le radiazioni cosmiche, sia

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Mondo Vegetariano. Pagina 4. Gennaio 2004. quelle telluriche, sia quelle emesse dagli ali-menti. André Simoneton divise gli alimenti in tre categorie. 1. Alimenti «morti»: cibi cotti o conser-vati, margarina, pasticceria industriale, alcool, liquori, zucchero bianco o grezzo. 2. Alimenti «inferiori»: carne, salumi, uova non fresche, latte bollito, caffè, tè, cioc-colato, marmellate, formaggi, pane bianco. Questi cibi hanno vibrazioni inferiori a 5000 Ångström (azzurro). 3. Alimenti «superiori», o «sani»: frutta fresca, cruda e matura e verdura cruda e fresca. Questi cibi hanno vibrazioni nettamente piú ampie, tra 8000 e 10000 Ångström (infraros-so). Simoneton ci dice anche che la frutta che sperimentalmente dà i migliori risultati è quel- la appena colta e ben matura e che quindi il consumo di frutta e verdura è tanto piú salutare quanto meno tempo è trascorso da quando è stata staccata dall’albero o raccolta dal terreno e quanto piú essa è matura. E noi dobbiamo fa-re tesoro di questi importanti suggerimenti, che sono frutto di cosí serie indagini scientifi-che, cibandoci con alimenti della terza catego-ria ora citata. In conclusione, possiamo affermare che dalle importanti scoperte di Simoneton esce confermata in pieno la linea nutrizionale del crudismo vegetariano, cioè dell’alimentazione viva. Possiamo, a questo punto, concludere che un alimento crudo e fresco soddisfa certa-mente, e nella maniera ottimale, le nostre esi-genze nutrizionali, e che la stessa cosa non si può certo dire per l’alimento cotto. I pretesi vantaggi che le varie industrie conserviere di-chiarano di ottenere mediante il calore com-portano un impoverimento cosí grave sul piano bionutrizionale che dovremmo cercare tutti di evitare quanto piú possibile i cibi conservati, preferendo prodotti crudi, freschi e integrali. L’alimento vegetale naturale, vivo, fre-sco e maturato sotto l’azione dei raggi del Sole è il punto di arrivo, materiale e tangibile, di u-na serie di processi naturali di condensazione di quelle energie che lo hanno dapprima gene-rato, poi fatto crescere e infine portato a matu-razione; se noi ingeriamo un siffatto alimento

e lo sottoponiamo ad accurata masticazione, queste energie si liberano e vengono cedute al-l’organismo nei varî tratti dell’apparato dige-rente e nelle varie fasi dei processi digestivi. E, mentre per giungere alla completa formazione dell’alimento si procedette dall’energia alla materia, quando ci nutriamo di esso si effettua il cammino inverso, cioè dalla materia all’e-nergia, energia che viene ceduta all’organismo e a beneficio dell’organismo. La cottura di un alimento lo rende inca-pace della cessione di questa vitalità, per il semplice fatto che esso non possiede piú vitali-tà: l’ha perduta in seguito alla cottura. Solo gli alimenti «vivi» possono, quindi, trasmettere vitalità al nostro organismo, mantenendolo in salute e conservando e potenziando le sue dife-se naturali. Dunque, in conclusione l’alimenta-zione vegetariana deve tendere a ripristinare il piú possibile il crudismo, eliminando, sia pure gradualmente, il ricorso alla cottura dei cibi. La cottura distrugge le qualità piú vitali, e gli alimenti che non si possono mangiare crudi e-videntemente non erano destinati dalla natura a nutrirci. Noi sciupiamo una quantità di tempo prezioso per cuocere i nostri cibi, senza neces-sità. Vivendo solo di vegetali non cotti, quanti quattrini, quanto tempo e quanta energia si po-trebbe risparmiare, che potrebbero esser spesi per risolvere problemi! (Una raccomandazione piú modestamen-te semplicistica, tradizionale in India, si limita ad esigere almeno che in ogni pasto ci siano u-na metà di cibi cotti e l’altra di cibi crudi. Per sapere qualcos’altro su André Simo-neton e gli argomenti dei suoi studî, basta chiedere la parola «Simoneton» ai «motori di ricerca» della rete “Internet”, che rispondono a questa parola con abbondanza sorprendente).

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Mondo Vegetariano. Pagina 5. Gennaio 2004.

A D A T T A M E N T I A L I M E N T A R I D E L L ’ U O M O M O D E R N O .

Professor Carlo Consiglio, da “Evoluzione ed alimentazione”.

Sembra che l’uomo moderno (Homo Sa-piens moderno) non sia mai stato abitualmente «spazzino», ma si sia procurato la carne cac-ciando. Tuttavia è probabile che la carne non abbia mai costituito la base dell’alimentazione. Infatti sono stati trovati anche resti di cestini per la raccolta di vegetali. L’esame dei fitoliti trovati sullo smalto dei denti e nel tartaro ha mostrato un uso prevalente di cereali come ali-mento. L’usura dei denti mostra un’abbondan-za e un orientamento delle microstrie simili a quelli delle popolazioni moderne prevalente-mente vegetariane. Il rapporto stronzio / calcio era piuttosto basso nelle popolazioni cacciatri-ci del Paleolitico ma aumentò nel Mesolitico, indicando un’alimentazione basata soprattutto sui vegetali; tuttavia in seguito, nel Neolitico, diminuí nuovamente, forse a seguito dell’alle-vamento di animali. La riduzione dei denti postacanini, e specialmente del terzo molare, che spesso manca, fa pensare a un cibo di mi-nore consistenza che negli altri Ominidi, pro-babilmente a causa dell’uso del fuoco per cuci-nare. D’altra parte l’uomo moderno ha lo spes-sore dello smalto maggiore dell’Uomo di Ne-andertal, anche se ambedue lo hanno ben mi-nore di Australopitecus. Ciò potrebbe indicare un minor uso della carne da parte dell’uomo moderno, rispetto a quello di Neandertal. L’es-sere quest’ultimo ospite definitivo quasi esclu-sivo di due specie di vermi solitarî indica una parziale carnivoria costante e di lunga durata. Gli adattamenti sono caratteri acquisiti nel corso dell’evoluzione che permettono a u-na specie di vivere in un determinato ambiente o di sfruttare una determinata nicchia ecologi-ca. Negli adattamenti alimentari dell’uomo moderno dobbiamo distinguere: adattamenti antichi, che erano già posseduti dagli australo-pitecini, e che sono stati perduti nonostante l’innegabile cambiamento di dieta; e altri piú recenti, che riflettono le ultime fasi della sua storia evolutiva. Tra gli adattamenti antichi menzionia-mo:

- Forma della testa, con la dentatura sot-to, anziché davanti, al cranio. È un adattamen-to a mangiare cibi duri. - Articolazione temporo-mandibolare: a-dattamenti a masticare oggetti piccoli e duri. - Arcata dentaria ampia e parabolica: a-dattamento a mangiare grani di cereali. Incisivi piccoli: adattamento a mangiare foglie. - Riduzione dei canini: adattamento a mangiare cibi duri. - Premolari e molari con cuspidi basse: adattamento a mangiare cibi duri. - Smalto spesso: adattamento a mangiare cibi duri. Lo spessore dello smalto si è ridotto nel corso dell’evoluzione dell’uomo, ma at-tualmente è sempre molto maggiore che nelle scimmie antropomorfe. - Mano con pollice opponibile: adatta-mento a raccogliere piccoli oggetti duri, proba-bilmente semi. Tra gli adattamenti recenti menzionia-mo: - Riduzione della grandezza dei premola-ri e molari e tendenza alla riduzione del loro numero: è un adattamento a mangiare cibo piú tenero, forse un effetto della carnivoria o della cottura dei cibi. - Riduzione della lunghezza e della su-perficie dell’intestino: parziale adattamento al-la carnivoria. Vi sono poi degli adattamenti che non sappiamo se siano antichi o recenti, perché ri-guardano parti del corpo non scheletriche, di cui non conosciamo la disposizione negli anti-chi Ominidi: - Rapporto tra le superfici di stomaco + cieco + colon e intestino tenue: adattamento alla frugivoria, con tendenza alla carnivoria. - Forma del colon con «taeniae», «hau-stra» e pieghe semilunari: adattamento alla fo-livoria. - Digestione alloenzimatica: adattamento a un regime alimentare di non carnivoria. - Cuscinetti di grasso sul sedere: adatta-mento a un’alimentazione a base di semi. - Globulina IgA: adattamento a un’ali-mentazione a base di foglie. Come si può vedere, gli adattamenti del-l’uomo sono in prevalenza per un’alimentazio-

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Mondo Vegetariano. Pagina 6. Gennaio 2004. ne a base di vegetali, soprattutto semi, tuberi e foglie. Gli adattamenti a un’alimentazione a base di carne sono molto meno numerosi. Considerando l’evoluzione dell’uomo, sembra che questi adattamenti a un’alimentazione a base di semi, tuberi e foglie fossero piú nume-rosi negli Australopitecini; in seguito però al-cuni di essi sono regrediti a seguito dell’entra-ta anche della carne nell’alimentazione degli Ominidi. Tuttavia una quantità di adattamenti per un’alimentazione a base di semi, tuberi e foglie si sono conservati fino a oggi; inoltre sembra che, mentre l’Uomo di Neandertal, che non era un nostro antenato, era specializzato per un’alimentazione piú carnivora, l’uomo moderno (Homo Sapiens moderno) sia ritorna-to verso un’alimentazione a base soprattutto di vegetali, e ciò abbia influito sui suoi adatta-menti.

A P R O P O S I T O D E L S A L E . Stefano Severoni.

Non si sa quando esattamente l’umanità iniziò a usare il sale, ma pare che abbia comin-ciato ad associarlo ai cibi dopo aver imparato a cuocerli, privandoli cosí di sali organici in essi presenti: l’aggiunta del sale ha lo scopo di re-stituire al cibo l’abbondanza di sapore perduta con la cottura. Si nota che la soglia per distinguere il sa-pore salato del cibo non è fissa, bensí è in rela-zione con la quantità abituale di introduzione del sale, ed è influenzata dalla quantità di sale della saliva, la quale a sua volta dipende dal bilancio totale di sale presente nell’organismo. Quindi introducendo meno sale si abbassa ve-locemente il suo livello nella saliva ed aumen-ta la capacità delle papille gustative di distin-guere il sapore salato. Chi si sforza di mangia-re aggiungendo meno sale in poco tempo fa scattare l’adattamento che consente di trovare saporite anche quelle preparazioni alimentari che invece poco prima gli sembravano insipi-de. Il sale può risultare un potente irritante: tale affermazione è attestata dal fatto che quando viene messo un pizzico di sale sopra u-na ferita o su un occhio produce irritazione;

immesso nel corpo ha lo stesso effetto sui tes-suti e sui nervi. Pertanto è correlato con la resi-stenza vitale dell’organismo: mentre ha un ef-fetto stimolante, come con tutti gli irritanti il suo uso ripetuto determina atonia e debilitazio-ne. Chi consuma il sale in aggiunta al cibo non è piú in grado di apprezzare il sapore deli-cato del cibo stesso; il sale disturba la capacità di distinguere le varie sostanze ingerite, con-traffacendo il gusto naturale del cibo e ostaco-lando l’adattamento specifico dei succhi ga-strici alla natura dell’alimento consumato. Il senso del gusto costituisce anche una guida alla quantità di cibo da mangiare. Il sale non acuisce il senso del gusto, bensí lo ottun-de, copre il sapore dell’alimento, non lo esalta. Il sale esercita un’azione inibitoria su alcune funzioni vitali e l’abbandono della sua aggiun-ta nei cibi consumati reca un beneficio repenti-no. Si rileva che il sale da cucina interferisce sulla normale digestione dei cibi. La pepsina è un enzima che si trova insieme all’acido idro-cloridrico dello stomaco e riveste un’importan-za fondamentale per la digestione delle protei-ne. Ma quando si usa il sale in aggiunta agli alimenti la pepsina viene secreta solo a metà, per cui la digestione delle proteine diviene lenta e incompleta. La conseguenza è una loro putrefazione e quindi uno stress digestivo. Il sale tende a provocare l’edema, cioè la riten-zione di acqua nei tessuti, azione mediante la quale il corpo cerca di mantenere il sale in so-luzione piú diluita per proteggerli. Un minerale, anche indispensabile alla salute umana, può diventare pericoloso se in-trodotto in eccesso, poiché interferendo con l’utilizzo di altri minerali può determinare una tossicità. I minerali introdotti in eccesso diven-tano pericolosi in particolar modo per i bambi-ni, per gli anziani, per le donne in gravidanza e per quelle che allattano. Ma il sale da cucina è nocivo di per sè, e il suo uso determina anche un enorme spreco di energie vitali. Non è un veleno famoso semplicemente perché di solito i dosaggi della sua assunzione riescono in qualche modo, e con fatica, ad essere soppor-tati. La sua aggiunta è un’abitudine errata, dal-la quale è difficile liberarsi velocemente, per-ché consolidata dai primi anni di vita. Già nel-

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Mondo Vegetariano. Pagina 7. Gennaio 2004. le pappette che si danno ai bambini sono ag-giunte quantità di sale da cucina; ma il latte materno, contenente sodio, è di per sè stesso sufficiente come nutrimento al neonato, che in sei mesi riesce a raddoppiare il proprio peso senza nutrirsi di altro. Il principale componente del sudore è il cloruro di sodio, il quale è espulso per la mag-gior parte attraverso la pelle. Dunque una mag-giore introduzione di sale provoca una mag-giore traspirazione e conseguentemente con essa una maggiore dispersione di minerali. An-che quando si suda abbondantemente ci si può affidare all’istinto: l’uomo, al pari degli altri a-nimali, quello che gli necessita lo cerca. È sempre difficile calcolare quanto sodio si assi-mili in una giornata, anche perché è arduo co-noscere il contenuto esatto di sodio nei cibi. Ma variando il consumo degli alimenti vegeta-li si contribuisce a nutrirsi di cibi saporiti natu-ralmente, soddisfacenti al gusto, gratificanti, senza bisogno di aggiunte superflue. Esistono cucine particolari, dell’America Settentrionale, dell’India e del Mediterraneo, che usano pro-

dotti insaporenti e tecniche sostitutive, piutto-sto che il sale da cucina, soprattutto spezie ed aromi, che offrono nuove combinazioni, di sa-pore gradito al palato. Tra le erbe aromatiche piú utilizzate ci sono per esempio il basilico, il prezzemolo, la salvia, l’origano, l’alloro, la maggiorana e l’er-ba cipollina, che si possono trovare al mercato, dal fruttivendolo, nei grandi magazzini con re-parto alimentare, ma si possono anche coltiva-re nel proprio orto, giardino o balcone. Quelle cosí coltivate in proprio possono avere un sa-pore piú piacevole, si possono consumare in quantità maggiori e possono fungere da piante ornamentali molto belle. Diversamente dal sa-le, non ottundono il sapore del cibo al quale si aggiungono, ma lo complementano e lo esalta-no. Oltre alle spezie, per insaporire gli alimenti può essere positivo usare il succo di limone, ma non i sostitutivi del sale, come per esempio il cloruro di potassio acquistabile in farmacia, il quale aumenta l’eliminazione di sodio, ha sí un effetto protettivo, ma è un «falso sale», in-naturale ed anche costoso.

S C I E N Z A E C O S C I E N Z A .

M O R T E , V I T A E « S I N T R O P I A » .

Ulisse Di Corpo. La scienza contemporanea si basa sul metodo sperimentale proposto da Galileo Gali-lei nel Diciassettesimo Secolo. Questo metodo consente di studiare relazioni del tipo «causa effetto», ed è risultato efficace per studiare gli ambiti materiali e fisici della realtà, come per esempio la meccanica, la termodinamica, la chimica e l'ingegneria. Non è stato però al-

trettanto efficace nei campi immateriali della vita, dove le relazioni di «causa effetto» diven-tano incerte o non possono essere studiate in laboratorio. Il metodo sperimentale ha cosí portato a un enorme progresso materiale, con-trapposto a una situazione di stallo, se non di degrado, negli ambiti immateriali della vita. È interessante notare che Luigi Fantap-pié, uno dei maggiori matematici italiani, di-mostrò nel 1942 che le relazioni di «causa ef-fetto» sono governate dal principio dell'entro-pia. Questo principio descrive la tendenza na-turale dei fenomeni fisici ad andare verso la morte termica, cioè la dissipazione di calore, di energia, di organizzazione e di struttura, e verso la produzione di disordine e di caos. La vita, però, si mantiene lontana dalla morte termica, crea organizzazione, strutture, ordine, complessità e informazione, e sembra perciò contraddire il principio dell'entropia e della logica «causa effetto». Nonostante questa contraddizione, molti ricercatori continuano a

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Mondo Vegetariano. Pagina 8. Gennaio 2004. utilizzare, in modo dogmatico e fideistico, il metodo sperimentale nello studio dei sistemi viventi: si sente tuttora affermare che le rela-zioni «causa effetto» sono l'unica strada verso la conoscenza scientifica. Assistiamo cosí altentativo di studiare la biologia, la medicina, la psicologia, la sociologia, come meccanismi, cercando di ridurre tutte le qualità della vita a processi chimici e fisici. Come mostra Luigi Fantappié, le conoscenze «causa effetto», cosí sviluppate, sono però necessariamente gover-nate dal principio dell'entropia, e non possono che condurre al disordine, al caos, alla disorga-nizzazione e alla disarmonia di cui oggi siamo testimoni. Si giunge cosí ad affermare che la grande crisi di questi tempi ha le sue radici nel tentativo di sottomettere la vita alle leggi mec-caniche di «causa effetto». La sensibilità, l'or-dine, l'organizzazione, l'amore dimostrano, pe-rò, che la vita non è governata prevalentemen-te da leggi «causa effetto» né dal principio del-l'entropia. Agli inizi del 1940 Luigi Fantappié, la-vorando sulle equazioni della meccanica on-dulatoria e della fisica ristretta, evidenziò una particolarità delle equazioni di D'Alembert, e-quazioni che descrivono la propagazione delle onde originate da sorgenti. L'equazione di D'Alembert presenta infatti due soluzioni: una che descrive onde divergenti e l'altra che de-scrive onde convergenti. Le onde divergenti (per esempio calore, suono, onde radio) de-scrivono tutti quei fenomeni causati dal pas-sato, mentre le onde convergenti descrivono tutti quei fenomeni che tendono a, sono attratti da, sorgenti collocate nel futuro. I fisici usava-no solo le soluzioni delle onde divergenti, per-ché hanno un chiaro significato causale, e le soluzioni delle onde convergenti erano perciò passate inosservate. Pochi anni prima Albert Einstein aveva introdotto la descrizione dell'u-niverso basata su quattro dimensioni: le tre di-mensioni dello spazio e la quarta dimensione del tempo, aprendo in questo modo la strada a spiegazioni nelle quali passato e futuro coesi-stono, e Fantappié aveva dimostrato che tutte le leggi della fisica sono simmetriche rispetto al verso del tempo. In altre parole, era venuto meno il dog-ma, nato dal metodo sperimentale, che il tem-

po si possa muovere solo dal passato verso il futuro. Ciò rese naturale, per Fantappié, affer-mare che, oltre alle soluzioni delle onde diver-genti, che descrivono i comuni fenomeni della fisica e della chimica, cioè i fenomeni «causa effetto», dovessero esistere in natura anche le soluzioni delle onde convergenti, cioè una nuova classe di fenomeni, simmetrici a quelli entropici, nella quale la causa (attrattore) fosse collocata nel futuro. Fantappié chiamò «sistro-pici» questa nuova categoria di fenomeni. Leggendo i lavori di Luigi Fantappié si vede come la vita sia una delle espressioni del-la sintropia (onde convergenti, attrattori, crea-zione di ordine, informazione, differenziazio-ne, finalità, sensibilità). Viene da sè che una scienza in grado di trattare i fenomeni sintropi-ci deve utilizzare un metodo in grado di studia-re qualsiasi tipo di relazione e non unicamente le relazioni «causa effetto». Questo nuovo me-todo esiste ed è utilizzato ampiamente in ambi-to statistico, e si basa sullo studio della conco-mitanza tra eventi (correlazioni, relazioni). Passando dal metodo sperimentale al nuovo metodo «relazionale», la scienza da «meccani-cista entropica» diventa «olistica sintropica». Del resto, anche in ambito tradizionalmente «meccanicista entropico» una scienza come l’astrofisica non produce risultati di esperi-menti, o almeno non va a toccare gli astri. Leggendo le conferenze di Luigi Fantap-pié (edite da Di Renzo Editore), scopriamo che la nuova scienza sintropica si concilia con la religione, come per esempio nel brano che ci-tiamo qui di seguito. «Come si considera essenza del mondo entropico, meccanico, il principio di causalità, è naturale considerare essenza del mondo sin-tropico il principio di finalità. Quindi l'essenza della vita è proprio in questo principio di fina-lità. Vivere, in sostanza, significa tendere a fi-ni. In particolare, nella vita umana, che aspetto prendono questi fini? Quando un uomo è at-tratto dal denaro, si dice che «ama» il denaro. L'attrazione verso un fine, per noi uomini, è sentita come «amore». Noi vediamo dunque che la legge fondamentale della vita umana è questa: la legge dell'amore. Non sto facendo u-na predica sentimentale: io vi sto esponendo dei veri e propri teoremi dedotti logicamente

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Mondo Vegetariano. Pagina 9. Gennaio 2004. da premesse sicure, ma è certo meraviglioso e forse commovente che, arrivati a un certo pun-to, quelli che sono teoremi parlino anche al no-stro cuore! Noi vediamo cosí stampate nel grande libro della natura, che, diceva Galilei, èscritto in caratteri matematici, le stesse leggi che sono scritte nel Vangelo. Che la legge fon-damentale dell'uomo sia legge d'amore sta scritto nel Vangelo, ma sta scritto anche nella stessa natura. Piú in generale, la legge della vi-ta non è dunque la legge dell'odio, la legge della forza, cioè delle cause meccaniche: que-sta è la legge della non vita, è la legge della morte; la vera legge che domina la vita è la legge dei fini, e cioè la legge della collabora-

zione per fini sempre piú elevati, e questo an-che per gli esseri inferiori. Per l'uomo è poi la legge dell'amore: per l'uomo vivere è, in so-stanza, amare, ed è da osservare che questi nuovi risultati scientifici possono avere grandi conseguenze su tutti i piani, in particolare an-che sul piano sociale, oggi tanto travagliato e confuso.» L'allargamento della scienza alla sintro-pia, con l’allargamento della metodologia al di là di quella sperimentale, è una tappa inevita-bile dello sviluppo futuro; una tappa che porte-rà a modificare in modo radicale lo studio del-la vita, della malattia, della sua cura, dell'ali-mentazione e della società.

A N I M A L I S M O .

U O M O I N G R A T O . Vittorio Feltri, da “Libero” del 24/11/2000.

Tocca ancora ai cavalli, sempre a loro, come se non bastasse quello che hanno già dato. La mucca (pazza) fa paura all’uomo che l’ha trasformata con la violenza da erbivora a carnivora, e lui smette di mangiarla. Al suo posto, riduce in bistecche l’amico di secoli, millennî, il piú fedele, il piú generoso, il piú mite. In due settimane, risulta dalle statistiche, la macellazione del cavallo è aumentata del venti per cento. Si ammazzavano 257 mila ca-pi l’anno, ora se ne ammazzeranno oltre 300 mila e temo ulteriori incrementi, perché il ter-rore della carne bovina si propaga. Era l’occa-sione buona per diventare tutti un po’ vegeta-riani, e invece non rinunciamo ad affondare i

denti nella polpa. Semplicemente cambiamo polpa e continuiamo a nutrirci di cadaveri: e-quini od ovini o bovini, chi se ne frega. Gli italiani, specialmente noi del Nord che ci diamo tante arie, a tavola sono incivili: la nostra gola, il nostro appetito non rispettano nessuno, neanche il puledro. Città e paesi sono pieni di macellerie equine. In Inghilterra nem-meno una. Solo all’idea di divorare un puro-sangue, o un mezzosangue, o un ronzino, gli anglosassoni vomitano. Noi ci lecchiamo i baf-fi e non ce ne vergognamo. Come si fa a nutrirsi di parenti? Il caval-lo è piú che un amico: è un familiare. Senza di lui saremmo ancora nelle caverne, avremmo compiuto pochi passi, niente viaggi, niente tra-sporti, niente di niente. A queste cose non pen-siamo mai, distratti e ingrati, crudeli per sba-dataggine. Non ricordiamo che fino a un seco-lo fà non esistevano treni, aerei, automobili, motociclette. Eppure non si andava a piedi, eh no, a piedi. C’era lui, il cavallo, da tiro o da sella, montato o alla stanga di carri, carrozze e calessi, perfino bus. Era l’unico vero motore al mondo. L’abbiamo usato in battaglia, in piano e in montagna, per lavoro e per sport. Ci ha fatti crescere, ci ha aiutati nei campi e sulle strade, sulla neve, col gelo e sotto il Sole in cambio d’una miseria, un mucchietto di fieno, una manciata di biada, un secchiello d’acqua. E botte. Spesso gli abbiamo negato, per pover-tà o incuria, la paglia su cui coricarsi, e lui ha

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Mondo Vegetariano. Pagina 10. Gennaio 2004. dormito in piedi. Il cavallo si è adattato a tutto, addirittura all’uomo di cui si fida e al quale ingenuamente si affida. E dall’uomo, quando s’azzoppa, in-vecchia o ansima, viene abbattuto e fritto in padella. Per gli inglesi invece è un fratello e se viene a mancare piangono, gli riconoscono il rango di animale superiore. Quanta malinconia sapere che sul marmo delle macellerie equine finiscono in pezzi puledri di dieci mesi, i di-scendenti degli amici che ci hanno accompa-gnati alle soglie della modernità! Che dolore vederli ammassati sui camion polacchi o rome-ni, senz’acqua né cibo per giorni; che dolore saperli smarriti e impauriti ma consapevoli del loro destino: il mattatoio! Li scaricano con ma-niere brusche, li bastonano perché recalcitrano, tentano di fuggire. La fuga è la difesa del ca-vallo, che in natura è preda e si sottrae al pre-datore correndo via, via piú veloce, come l’i-stinto impone. Lui ama la libertà e ne è il sim-bolo, ma la libertà l’ha donata all’uomo non sospettando la sua irriconoscenza. Lo ha servi-to sempre e sempre è stato ripagato con frusta-te e mattatoio. Buon appetito!

N O N S I È M A I V I S T O . . . . Franco Libero Manco.

Non si è mai visto un animale uccidere un altro animale per il piacere di causare morte e sofferenza, né si è mai visto un animale orga-nizzare campi di sterminio, torturare e fare e-sperimenti su un altro animale. Non si è mai visto un animale trascinare branchi di animali a massacrarsi a vicenda, né si è mai visto un animale esprimere odio e di-sprezzo verso un animale della sua stessa spe-cie. Non si è mai visto un animale incendiare una foresta, imprigionare altri animali, allevar-li in gabbie per divorarne uno ogni giorno; non si è mai visto un animale spellare un altro ani-male per il piacere di mettersi addosso la sua pelle. Ma l’animale è la bestia feroce di cui a-ver paura, utile solo da sfruttare, uccidere, ri-

durre in pezzi e cucinare per deliziare il palato di colui che si ritiene fatto a immagine di Dio. Ma l’uomo è superiore agli animali, e da questo gli viene il diritto a comportarsi in mo-do disumano. L’uomo è superiore perché sa edificare ponti e grattacieli: e che importa se questo co-sta sangue e dolore a tutta la creazione. L’uomo è superiore perché usa il compu-ter e costruisce bombe nucleari. E che se ne fa-rebbe il cavallo o la farfalla di un computer o dei micidiali strumenti di distruzione? L’uomo è superiore perché sa comporre brani musicali. Anche l’uccello lo sa fare. L’uomo sa realizzare meccanismi com-plessi. Anche il ragno, e non solo lui, è capace di fare altrettanto. L’uomo è capace di atti eroici. L’eroi-smo di cui sono capaci molti animali fa impal-lidire i nostri migliori eroi. L’uomo è dotato dei cinque sensi. Gli animali ne hanno anche di piú. Nelle vene dell’uomo scorre sangue ros-so e vermiglio. Lo stesso sangue scorre nelle vene degli animali. L’uomo ha la stupefacente possibilità di procreare, dar vita ad un altro suo simile. Qua-lunque animale è in grado di fare altrettanto. Ma l’uomo ha un’anima! È dunque l’ani-ma che rende l’uomo egoista e crudele? Ci sono cose piú importanti che interes-sarsi di animali. Qual è la cosa piú importante dell’Universo se non la Vita? E qual è la cosa piú grave se non ciò che si oppone alla Vita con la sofferenza e la morte delle sue creature? È tempo di superare la rovinosa mentali-tà antropocentrica che oltre a giustificare la violenza e la morte di ogni essere non umano inclina gli uomini alla logica della sopraffazio-ne del piú debole e lo predispone a ogni crimi-ne anche nei confronti del suo stesso simile. Ogni essere vivente è sacro perché è sacra la vita che egli racchiude. È tempo di superare la distinzione tra sofferenza e sofferenza, tra vita e vita. L’inno-cenza dell’animale, la sua semplicità, la sua lealtà, la sua mitezza, il suo spontaneo fuggire da ogni gratuita violenza sono mete da rag-giungere per la maggior parte degli uomini.

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E C O N O M I A E A M B I E N T E .

NUMERI CHE SI MANGIANO. (Raccogliendo misurazioni statunitensi).

Franco Libero Manco. Il 40 % dei cereali prodotti nel mondo viene utilizzato per ingrassare gli animali d’al-levamento. Con il solo quantitativo di grano e di so-ia che attualmente viene destinato dagli USA agli animali si potrebbero nutrire un miliardo e trecento milioni di persone. Le percentuali degli elementi nutritivi perduti a causa degli allevamenti sono: protei-ne: 90 %; carboidrati: 99 %; fibre: 100 %. Il costo di un chilo di proteina di fru-mento è di 6,6 Dollari, mentre il costo di un chilo di una proteina di carne è di 67 Dollari. Ogni ora (solo negli USA) vengono uc-cisi per produrre carne: 500.000 animali. Il 64 % dei terreni è utilizzato per pro-durre alimenti per animali. Se tutti gli umani adottassero una dieta carnivora la durata delle riserve petrolifere mondiali sarebbe di 13 anni, mentre se tutti gli umani adottassero una dieta vegetariana quella durata sarebbe di 260 anni. Le calorie di combustibile fossile consu-mate per produrre 1 caloria di proteine della carne sono 78, mentre le calorie di combustibi-le fossile consumate per produrre una caloria di proteine della soia sono 2. L’acqua che mediamente consuma un bovino durante la sua vita è sufficiente a far galleggiare un sommergibile. La quantità di alberi salvati ogni anno da un individuo vegetariano sono quelli che vege-tano in una superficie di 4.000 mq. La principale causa di distruzione delle foreste pluviali è il consumo di carne in USA. I paesi maggiormente colpiti dalla deser-tificazione sono quelli in cui si allevano bovini a scopo alimentare. A causa della distruzione delle foreste pluviali 1.000 specie di animali in estinzione vengono irrimediabilmente perse ogni anno. Il biossido di carbonio generato per pro-durre una bistecca è pari alla quantità prodotta da un’automobile per 40 Km. Una bistecca cotta alla griglia contiene

benzopirene quanto 600 sigarette. La quantità di metano prodotta in un an-no da tutti gli animali d’allevamento del mon-do è di 100 milioni di tonnellate. Occorrono 190 litri di acqua per produr-re un chilo di frumento, mentre ne sono neces-sarî 19.000 litri per produrre un chilo di carne. La principale causa di morte negli USA sono le malattie cardiache. Eliminando il con-sumo di carne si ottiene una riduzione del ri-schio di infarto del 90 %. L’aumento del livello di colesterolo nel sangue consumando un uovo al giorno è del 12 %. L’aumento del rischio di infarto conse-guente a un incremento del 12 % del livello di colesterolo nel sangue è del 24 %. Il numero dei diversi antibiotici ammessi nel latte venduto in USA è 80. Le principali malattie collegate al consu-mo eccessivo di proteine animali sono: osteo-porosi, blocchi renali, artrite, costipazione, malattie cardiache, malattie del fegato, cancro alla prostata, asma, diabete, ipertensione, obe-sità, cancro al seno, diverticoli, ipoglicemia, ictus, cancro al colon, impotenza. La perdita media di calcio in donne di 65 anni che consumano carne è del 35 %, mentre la perdita media di calcio in donne di 65 anni vegetariane è del 18 %. Gli istituti che negli USA raccomandano di consumare grandi quantità di frutta e verdu-ra per ridurre il rischio di cancro sono: Nation-al Research Council, National Institute e Ame-rican Cancer Society. Un terzo della popolazione USA muore per malattie dovute all’alimentazione. Il 12 % del prodotto interno lordo è destinato a com-battere queste malattie. Il 68 % di tutte le ma-lattie presenti negli USA sono di derivazione alimentare. I residui di pesticidi negli alimenti casea-rî prodotti in USA sono il 23 %. I residui di pesticidi negli alimenti vegetali sono il 6 %, mentre i residui di pesticidi nella frutta sono solo l’1 %. Le sostanze potenzialmente cancerogene trovate in prodotti a base di carne sono: caba-dox, cloramfenicolo, pirofurazone, dimestrazo-lo e ipromidazolo.

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Mondo Vegetariano. Pagina 12 Gennaio 2004. L’80 % dei bovini e dei polli in USA so-no trattati con farmaci (sulfamidici, antibiotici, ormoni, estrogeni e cosí via). Nel latte materno di donne carnivore si riscontra il 99 % di quantità significative di DDT, mentre nel latte materno di donne vege-tariane il quantitativo è solo dell’8 %. La con-taminazione da pesticidi del latte di una madre carnivora rispetto a una madre vegetariana è 35 volte maggiore. Un terzo dei polli ispezionati è risultato contenere batterî della salmonella.

Ben 7 persone potrebbero nutrirsi con l’equivalente in vegetali di quello che mangia un americano carnivoro. L’unica persona al mondo ad aver vinto per piú di due volte l’Ironmann Triathlon è sta-ta un vegetariano, Dave Scott (vincitore per 6 volte). Secondo il Food and Nutrition Board della National Academy of Sciences lo stato di salute dei vegani in ogni parte del mondo è «eccellente».

P E S T I C I D I E I N Q U I N A N T I .

P A N E , E Q U A N T O A L T R O . («Sostanze chimiche e loro effetti colla-terali», da “Medicina Naturale”, numero 65 del 1977). Quando il cibo era sano, il corpo si nutri-va in modo sano e tutto era sano. Oggi il grano da semina praticamente non esiste piú, se non quello prodotto dalle in-dustrie sementiere. Seme ibrido, cioè incapace di riprodursi. Il seme prodotto dalle sementiere viene ricoperto da una miscela di lindano, pa-raffina, DDT e acido trifosforico, in modo che si possa stivare per lunghi anni in contenitori chiusi e anche dopo seminato non venga as-solutamente intaccato dagli animali. Cosí Il terreno, precedentemente concimato e diserba-to, accoglie il seme compenetrato da potenti veleni. Appena il grano è germogliato, subisce ancora due spruzzature di diserbanti, per cui nel terreno non cresce un filo d’erba, ma solo grano ibrido. Il grano, appena imbiondito, sot-to l’azione di maturatori artificiali, viene reso secco per poi essere tagliato e stritolato da po-

tenti trebbiatrici. Trasportato ai magazzini, viene surriscaldato e tamburato con nafta a 60 °C, in modo che tutti gli enzimi vivi muoiono. Durante il percorso tra l’essiccatoio e la stiva subisce la spruzzata di un cocktail formato da: acido cianidrico o prussico, vapori di zolfo, ni-troderivati, solfuro di carbonio, idrogeno fo-sfato, bromuro di metile e catrame vegetale. Il grano è un prodotto che sulla terra ma-tura ogni mese in ogni parte del mondo, dodici volte all’anno. Dunque per vantaggi commer-ciali il grano prodotto in Italia viene esportato negli Stati Uniti, quello prodotto in Turchia viene esportato in Gran Bretagna e cosí via. Durante questi lunghi tragitti nei containers, per evitare l’irrancidimento, viene immessa a-nidride solforosa sotto pressione. Giunto a de-stinazione, cioè nei mulini ormai tutti a corren-te elettrica, per evitare l’impregnarsi di muffa il grano viene passato con acido prussico, clo-ropicrina, fosgene, disfosgene. Le macine dei mulini, girando ad altissima velocità, sgretola-no il chicco di grano separando la crusca dalla farina, dalla semola e cosí via. Per rendere il fiore piú bianco viene sbiancato con tricoluro d’azoto e viene aggiunta polvere di caolino per rendere la farina piú pesante. Il cadavere bian-co della farina, giunto ai panifici, viene impa-stato con acqua di fiumi inquinati da cloruro di sodio e monostearato di poliessietilene. Le pa-gnotte ricavate meccanicamente vengono con-gelate a temperatura che oscilla fra - 32 e - 37 ˚C. Quando occorrono, mesi dopo, vengono scongelate con onde elettromagnetiche. Il na-stro trasportatore, a ore stabilite, riempie i for-

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Mondo Vegetariano. Pagina 13. Gennaio 2004. ni e la cottura avviene quasi sempre a raggi in-frarossi ottenendo cosí la scorza del pane di color biancastro e l’interno crudo, anemico.

Il pane, di nome ma cadavere di fatto, è pronto per essere consumato.

S P I R I T U A L I T À E R E L I G I O N I .

IL VEGETARISMO NELLA CULTURA VEDICA.

Marco Barbagallo. Nella cultura vedica l’essere vegetariani non deriva da una ricerca salutistica. L’essere vegetariani parte da una coscienza piú profon-da: quella di essere, in effetti, anime rivestite da un corpo materiale. Noi siamo particelle di Dio; non c’è dif-ferenza in questo senso tra gli animali, le pian-te e gli uomini. Ciascuno ha una stessa anima rivestita ora da uno, ora da un altro involucro. L’unica differenza tra l’uomo, l’animale o la pianta è il livello di consapevolezza, che, nel-l’uomo, può svilupparsi fino ad essere coscien-te del divino: una forma di intelligenza capace di discernere, e quindi di scegliere nella pro-pria vita, ciò che è bene e ciò che non lo è, ciò che si vuole o che non si vuole fare, e che, in primis, è l’unico stadio di vita che ci dà la pos-sibilità di riallacciare una relazione eterna col Signore. L’unica forma, quindi, che permette al-l’anima cosciente e pura di poterLo servire, è quella umana. Questo dono che abbiamo è assai raro, se paragonato alla complessità e alla vastità della creazione. I Veda spiegano infatti che, a causa del desiderio di godere della materia, l’anima, o «atma», può prendere corpo in una delle 8.400.000 forme materiali, che variano da mi-crobi, amebe, piante, insetti, uccelli e altre spe-cie animali, fino ad arrivare alle specie umane. La cucina vedica è uno scambio d’amore tra Dio e i Suoi devoti. «Veda» nella lingua sanscrita significa «conoscenza». Le antiche scritture sanscrite studiate in India sono conosciute come «scrit-ture vediche» e presentano appunto la «cono-scenza dell’Assoluto». Tutta la cultura dell’In-dia antica si basa su queste scritture e quella cultura è seguita ancora oggi da milioni di per-sone. Secondo i Veda, l’essere umano è desti-

nato a realizzare la sua identità di eterno servi-tore di Dio. La comprensione dei Veda comin-cia col realizzare quindi che non siamo questo corpo, temporaneo e materiale, ma l’anima e-terna che vive nel corpo. Poiché c’identifichia-mo con questo corpo, soffriamo. Il metodo che ci permette di realizzare la nostra coscienza reale, e conseguentemente l’amore latente per Dio, si chiama «bhakti yo-ga». L’attenzione centrale di questo sistema è nell’offrire ogni cosa che facciamo al Signore; per questo anche il cucinare è visto come un gesto sacro, che va eseguito nel migliore dei modi, cioè con amore. Ciò che distingue la cucina vedica dalle altre è la coscienza spirituale di chi cucina, la consapevolezza cioè di preparare un’offerta per il Signore. Nella Bhagavad Gita, Krishna afferma che se qualcuno gli offre anche solo una foglia, un frutto o dell’acqua, purché ciò sia fatto con devozione, Egli ricambia accet-tandola e purificandola. Questo cibo, cosí spi-ritualizzato, diventa allora «Krishna prasada», la misericordia del Signore. Nutrirsi diventa cosí un atto di adorazio-ne, uno scambio d’amore che purifica il nostro cuore. Nella storia degli scambî tra il Signore e i Suoi devoti, che possono diventare estrema-mente intimi, ci sono episodî molto commo-venti o addirittura miracolosi, che dimostrano come Dio, che vive nel cuore di ogni essere, ricambia con sollecitudine i sentimenti di amo-re dei Suoi devoti.

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I L P E N S I E R O D E I G R A N D I V E G E T A R I A N I .

A s s e r v i m e n t o e u c c i s i o n e . Plutarco (46 – 127 d C), a cura di Gino Ditali.

Uomo non vide mai un leone asservito a un leone, né un cavallo a un cavallo per viltà, come un uomo è asservito a un uomo, incline ad accettare la schiavitú, una condizione che prende il nome dalla viltà. Fra quanti degli animali che gli uomini sono soliti prendere con lacci e inganni, quelli ormai adulti respingono il cibo, resistono alla sete e preferiscono piuttosto la morte che la schiavitú. Invece, uccellini e cuccioli, che per l’età sono docili e teneri, gli uomini riescono a pie-gare offrendo molte fallaci lusinghe e insidie, allettandoli con un modo di vita contrario alla loro natura, rendendoli, col passare del tempo, privi di nerbo, finché accettano e subiscono il cosiddetto addomesticamento, che altro non è che un indebolimento del loro naturale corag-gio. Io mi chiedo stupito con quale sentimen-to, con quale stato d’animo o in base a quale ragionamento il primo uomo abbia toccato con la bocca ciò che era frutto di un assassinio, ab-bia accostato alle labbra la carne di un animale morto e, poste dinanzi a sè tavole di corpi mor-ti e corrotti, abbia chiamato pietanze e nutri-

mento quelle parti che poco prima muggivano, emettevano voci, si muovevano, vedevano il mondo. Come riuscí la sua vista a sopportare l’uccisione di animali sgozzati, scorticati, fatti a pezzi, come il suo olfatto tollerò le esalazio-ni, come la contaminazione non dissuase il pa-lato, quando egli toccò le piaghe di altri esseri ricevendo umori e sieri putrefatti di ferite mor-tali? Prima si cominciò con l’uccidere gli ani-mali selvatici, poi, senza limiti, si uccisero gli uomini, cosicché intemperanza e ingiustizia di-lagarono sempre piú fino a uccidere il bue, no-stro operaio, la pecora che ci veste, il gallo guardiano della nostra casa, e cosí, poco a po-co, si pervenne al sangue, agli omicidî, alle guerre. Quale mortale penserebbe di maltrattare una creatura umana, se verso gli esseri che non sono della sua razza e della sua specie avesse costantemente professato la dolcezza e l’uma-nità? Perché pensiamo di avere obblighi di giustizia verso uomini brutali e volgari, mentre non ne avremmo verso il bue da lavoro, il cane che ci aiuta a portare gli animali al pascolo, le pecore che ci danno il latte e la lana per vestir-ci e nutririci?

L ’ A N G O L O D E L L A P O E S I A .

L A S T O R I A D E L C A N E .

Franco Libero Manco.

Allor che nel principio Dio creava il mondo

e ad ogni animale dava una virtú, pensava in cuor suo il buon Signore

che un essere sí nobile mancava che sostenesse l’uomo nel suo irto cammino.

Nacque cosí nella mente di Dio l’idea di dar la vita al fido cane,

che in sè avesse quella virtú fedele che in Adamo poi venne a mancare.

Solo vagava l’uomo

senza compagno certo

tra le insidie della foresta oscura, quando incontrò un giorno il bel randagio

che subito d’amor fu preso e vinto.

Si guardarono i due con muta intesa e, vinta del primo approccio la paura,

s’avvicinò il cane un po’ reclino, scodinzolando nel fatale incontro, lasciandosi il pelame accarezzare.

Poi la notte li trovò vicini,

accovacciati presso un ceppo acceso. Vegliava il cane sul sonno dell’amico fiutando intorno pericoli incombenti

e forte ringhiò alle ombre ed ai ruggiti facendo appello a tutto il suo coraggio,

pronto in difesa del novello padrone

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qualunque fosse stato il suo nemico.

E quando all’alba l’uomo si fu desto dal primo sonno placido e sicuro, col suo compagno umile e fedele

volle per sempre stipulare un patto.

«Io ti darò il cibo ed il mio cuore, con te dividerò la casa e il pane,

se nella vita mi sarai fedele e mi difenderai dal predatore.»

Felice il cane di sí tanto affetto,

anch’egli sentenziò con giuramento.

«Custode io sarò del tuo rifugio sí da tener lontani gli impostori,

e quando sarai lieto o amareggiato

con te dividerò gioie e dolori. Nel bene e nel male della cattiva sorte

per te affronterò anche la morte.»

Felici i due cosí s’incamminarono per il teatro dei verdi millenni,

stretti dal patto che li aveva uniti e che dal cane mai fu rinnegato.

R I C E T T E D I C U C I N A V E G E T A R I A N A . P I Z Z A C O N P O M O D O R I E A L -T R I O R T A G G I . Ingredienti per quattro persone. 250 grammi di farina integrale. Olio d’o-liva. 5 pomodori maturi. Spinaci, cavolfiore, cipolle ed altri ortaggi, tutti crudi. Origano. 1. Disponete sul tavolo la farina a cratere e versateci, oltre quanto basti di acqua calda, tre cucchiaî d’olio per ottenere una pasta mor-bida. 2. Impastate bene la farina con l’acqua e l’olio e stendetela ben sottile su una teglia unta con altro olio. 3. Lavate e preparate gli ortaggi asciu-

gandoli e tagliandoli a fettine o pezzetti. 4. Distribuite sopra la pasta nella teglia le fettine e i pezzetti di ortaggi, spruzzandoci sopra origano e altro olio a piacere. 5. Infornate per una trentina di minuti a temperatura fra 250 e 270 ˚C.

N O T I Z I E U T I L I . (Gli indirizzi sono in ordine di codice postale).

RISTORANTI VEGETARIANI A ROMA. Jaya Sai Ma. Via Angelo Bargoni 10, 00153 (Viale Trastevere, Via Ippolito Nievo). 06 5 812 840. L’Erbocchio. Via Elvidio Prisco 19, 00174 (Piazza Cinecittà). 06 71 584 408. Arancia Blu. Via dei Latini 55, 00185

(inizio Via Tiburtina). 06 4 454 105. Zenobia. Ristorante siriano. Piazza Dan-te 23, 00185 (Piazza Vittorio). 06 70 490 488. Il Margutta. Via Margutta 118, 00187 (Piazza del Popolo). 06 32 650 577. L’Insalatiera. Taverna vegetariana. Via Trionfale 92, 00195 (Piazzale Clodio, Piazzale degli Eroi). 06 39 742 975.

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Mondo Vegetariano. Pagina 16. Gennaio 2004.

INDUMENTI BIOLOGICI A ROMA. Vesti Natura. Via Prisciano 39 b, 00136 (Piazzale Medaglie d’Oro). 06 35 404 817. Eco Wear. Via del Vantaggio 26, 00186 (Piazza del Popolo). 06 3.222.404. Gusto e Salute. Via della Panetteria 8, 00187 (Largo Tritone). 06 6 796 259.

ALIMENTI BIOLOGICI A ROMA. Il Ramo d’Oro. Via Eroi di Rodi 137, 00128 (Pontina Tor de Cenci). 06 5 089 897. Bio Salus. Via Grazia Deledda 22, 00137 (Via Nomentana Via Casal Boccone). 06 8 270 825. Naturamica. Via Andrea Meldola 122, 00143 (Cecchignola, Vigna Murata). 06 5 192 960. Natural Mente. Piazza Piero Puricelli 32 C, 00149 (Via Portuense Croce Rossa). 06 5 572 976. Naturasí. Via Portuense 540, 00149 (Piazza La Loggia). 06 65 745 352. Il biologico. Via Aurelia 483, 00165 (Largo Perassi). 06 6 622 913. L’Occasione Naturale. Via Gregorio Settimo 92, 00165 (Via San Damaso). 06 634 982. Naturasí. Via Francesco Albergotti 12, 00167 (inizio Pineta Sacchetti). 06 6 636 205. Naturasí. Via Giuseppe Mantellini 40, 00179 (Via Latina). 06 7 802 506. L’Albero del Pane. Via Santa Maria del Pianto 19, 00186 (Via Arenula). 06 865 016. Econatura. Via Quintino Sella 29, 00187 (Via Venti Settembre). 06 42 020 453. Naturasí. Via del Foro Italico 501, 00194 (Viale Tor di Quinto). 06 8 073 238. La Bottega del Naturista. Via Eleonora Duse 31, 00197 (Piazza delle Muse). 06 8 079 270. ALCUNI DEI LIBRI CHE CONSIGLIA-MO E CHE POSSIAMO FORNIRE.

Manuel Lezaeta Acharan. La medicina naturale alla portata di tutti. Lega Alimentazione viva. Un ettaro di li-bertà. Vladimiro Benvenuti. Agricoltura eco-compatibile. Edmond Bordeaux Szekeli. Il vangelo esseno della pace. Armando D'Elia. Miti e realtà dell'ali-mentazione umana. Andrea Chiti Batelli. Abolizione della caccia, problema europeo. Carlo Consiglio e Vincenzo Siani. Evo-luzione ed alimentazione. Luigi Costacurta. La nuova dietetica. Luigi Costacurta. Vivi con gli agenti na-turali. Pietro Croce. Vivisezione o scienza, una scelta. Masanobde Fukuota. La rivoluzione del filo di paglia. David Holmgren e Bill Mollison. Perma-coltura. Associazione Igienista Italiana. Diventa-re vegetariani. Piergiorgio Lucarini. Mangiare vegeta-riano è la migliore medicina. Edizioni Macro. Latte e formaggio, ri-schî. Franco Libero Manco. Biocentrismo. Tom Regan. I diritti animali. Herbert Shelton. Artrite, soluzione natu-rale. Herbert Shelton. Assistenza igienica ai bambini. Herbert Shelton. Il digiuno può salvarvi la vita. Herbert Shelton. Il digiuno terapeutico. Herbert Shelton. Introduzione all’igiene naturale. Herbert Shelton. Ipertensione e malattia circolatoria. Herbert Shelton. Le malattie cardiova-scolari. Herbert Shelton. Nutrizione superiore. Herbert Shelton. Tumori e cancri. Stefano Silvestri. La floroterapia del Dottor Bach. Marco Spinosa. Introduzione alla perma-coltura.