0610 - N13 Mondo Vegetariano - Ottobre 2006

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA. A NNO 4, N UMERO 4. O TTOBRE 2006. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://www.vegetariani-roma.it [email protected]

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA. http://www.vegetariani-roma.it [email protected] Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta.

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA.

ANNO 4, NUMERO 4. OTTOBRE 2006. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://www.vegetariani-roma.it [email protected]

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Mondo Vegetariano. Pagina 2. Ottobre 2006.

C H I S I A M O . L’Associazione Vegetariana Animalista “Armando D’Elia”, già Gruppo Vegetariano “Armando D’Elia”, nasce nell’anno 2002 co-me Movimento Indipendente di ispirazione o-listica. Il nostro interesse nasce dal ripudio di ogni espressione violenta nei confronti del-l’uomo, degli animali e della natura, dall’amo-re verso la Vita e dalla consapevolezza che so-lo da un corretto modo di vivere e di alimen-

tarsi (secondo le leggi naturali conformi alle nostre esigenze fisiologiche di esseri fruttaria-ni) è possibile conservare la salute del corpo, l’equilibrio mentale, i valori morali e spirituali. Infatti la pratica del vegetarismo favorisce lo sviluppo di una coscienza umana piú giusta e sensibile, una mentalità di pace e di disponibi-lità verso il prossimo, il superamento dello sfruttamento degli animali e delle risorse natu-rali, e l’eliminazione della fame nel mondo.

C O L L A B O R A Z I O N E . La collaborazione a Mondo Vegetariano è gratuita. Le opinioni degli articolisti possono non coincidere perfettamente con la filosofia che anima l'Associazione. Ogni articolista resta, pertanto, responsabile delle sue affermazioni. Coloro che intendono collaborare con il Bollet-

tino possono inviare i loro articoli per posta or-dinaria a Franco Libero Manco, in Via Cesena 14, 00182 Roma, oppure per posta elettronica a: [email protected]. Quanto ricevuto non verrà restituito e la Redazione si riserva di ridurre, in caso di uti-lizzo, la sua lunghezza.

Per ricevere il bollettino occorre iscriver-si all’Associazione per un anno. Socio sosteni-tore: 60 Euro; socio ordinario: 30 Euro; stu-denti, pensionati, disoccupati e minori: 20 Eu-ro. Sede: Via Cesena 14, 00182 Roma, tel. 06

7 022 863. E-mail: [email protected]. Conto corrente postale: 58 343 153 intestato ad Associazione Vegetariana Anima-lista, Via Cesena 14, 00182 Roma.

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A R G O M E N T I E L O R O P A G I N E .

Prossimi appuntamenti. 2. Principî nutrizionali. 3. Alimentazione e salute. 6. Istanze sociopolitiche. 9. Alimentazione e devastazione. 10. Hanno detto. 13. L’angolo della poesia. 15. Ricette di cucina vegetali. 16. Indirizzi di nostri amici. 16.

P R O S S I M I A P P U N T A M E N T I .

Sabato 18 Novembre. A Roma in Largo Carlo Goldoni (Via del Corso, metropolitana Piazza di Spagna). Manifestazione con fiacco-lata antipellicce, dalle 17 e 30 alle 19 e 30. Hanno aderito all’iniziativa, oltre la nostra as-sociazione: “Animalisti Italiani”, “LAV”, “Le-ga per l’Abolizione della Caccia”, “Movimen-

to dell’Amore Universale”, “Una” di Firenze. Domenica 26 Novembre. A Calcata, in collaborazione fra il “Circolo Vegetariano di Calcata” e l’“Associazione Il Granarone”. “Il senso della vita”. «Arte, natura, spiritualità, so-cietà, politica, economia». Via di Porta Segreta 8, centro storico di Calcata.

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Mondo Vegetariano. Pagina 3. Ottobre 2006. Venerdí 1 Dicembre. A Roma di sera in Via Tripoli 22 (Batteria Nomentana). Dalle 20 e 30 alle 24 e 30 festa del “Veganinsieme” or-ganizzata dalla nostra associazione nel locale “Ouverture”. Ingresso a pagamento col mode-sto contributo di 10 € (cinque per i bambini). Cena di pasta, legumi, cruditées, frutta, dolce e bevande; tenore Cesare Zamparino con canzo-ni del repertorio napoletano, giochi di prestigio con il clown Melanzana, Tina Rustichelli con la sua arpa classica, Pamela Palma con lettura di poesie in tema animalista, Clown Lorenzo con il suo gruppo, Lubka Cibulova con danza del ventre e flamenco, gruppo Punto d’Incon-tro con musiche e canzoni anni 60 - 70. Mercoledí 6 Dicembre. Nella Facoltà di

Scienze Politiche dell’Università Roma Tre. Dalle 10 alle 12 in Via Gabriello Chiabrera 99 conferenza del nostro presidente Dottor Franco Libero Manco e del Professor Lami (filosofo politico presso l’Università La Sapienza) sui temi che caratterizzano la scelta vegetariana. (Oltre le conferenze del nostro ciclo pe-riodico in Via Celsa 5, dei giovedí 9 Novem-bre, 23 Novembre e 7 Dicembre).

P R I N C I P Î N U T R I Z I O N A L I .

L’INGIUSTIFICABILE PAURA DI RINUNCIARE AI CIBI DI ORIGINE ANIMALE.

Franco Libero Manco.

La recondita paura di abolire dalla dieta i prodotti animali e derivati, diffusa negli ultimi decennî da medici e nutrizionisti poco infor-mati o conniventi con le lobby agroalimentari e zootecniche, è duro a morire specialmente in coloro che sono vegetariani per motivi saluti-stici. Questi spesso, eliminata la carne dalla lo-ro dieta, non riescono a liberarsi della convin-zione che almeno il pesce, in sostituzione della carne, sia necessario mangiarlo, dimostrando di essere poco informati e di avere poca sen-sibilità verso la sofferenza e la morte del pe-sce.

Tra l’altro è necessario ricordare che e-ticamente è piú grave mangiare il pesce che la carne di animali terricoli: per mangiare il pe-

sce infatti occorre sacrificare molte piú vite a confronto di chi mangia la carne di un animale di grossa taglia. A tal proposito lo stesso Mao-metto, mosso da rara sensibilità verso la condi-zione degli animali, ordinava: «Al posto di quaranta polli uccidete una capra».

Di fronte alla paura di fare a meno anche del pesce a mio avviso bisognerebbe chiedersi: perché mai il pesce dovrebbe essere necessario alla salute umana, dal momento che tutti colo-ro che non consumano neanche questo animale stanno benissimo in salute? Quali sostanze contiene il pesce che non sono contenute nei vegetali? Gli «omega tre»? Per secoli nessuno si è preoccupato di questi acidi grassi che og-gi i nutrizionisti raccomandano come «neces-sarî». Va ricordato che essi sono abbondanti sia negli alimenti vegetali che nei legumi e nella frutta sia verde che secca, coi quali si può d’altra parte evitare di intossicarsi di metalli pesanti e altri veleni contenuti nel pesce, vitti-ma a sua volta dell’inquinamento da scarichi industriali, dei prodotti di sintesi con cui viene nutrito nell’acquicoltura, dei medicinali che gli vengono somministrati. Il medesimo discorso vale per il latte, i latticini e i formaggi dei quali molte persone, avendo smesso di mangiare la carne, fanno molto uso convinti di dover sostituire la carne almeno con gli alimenti derivati dagli animali

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Mondo Vegetariano. Pagina 4. Ottobre 2006. nel tentativo, errato, di approvvigionarsi in questo modo delle famigerate e «necessarie» proteine animali. Anche in questo caso biso-gnerebbe chiedersi: se il latte e i suoi derivati sono necessarî alla salute umana come mai quei vegetariani che non ne fanno uso stanno benissimo in salute? Al che c’è da aggiungere quello che risulta di popoli che non ne consu-mano pur non essendo vegetariani. Che cosa contengono i latticini che non si trovi nelle verdure o nei legumi? Assolutamente nulla. Sono ricchi di calcio? Anche i vegetali lo so-no, senza fare intossicare con ciò che il latte contiene. Come accennato, è utile ricordare che da studî effettuati in molte parti del mondo è emerso che le popolazioni sono tanto piú col-pite da osteoporosi quanto piú consumano i decantati derivati del latte, e che un quinto del-la popolazione mondiale non consuma affatto alimenti di quella categoria, senza nessuno svantaggio rispetto a chi li consuma.

Ma la paura piú grande, quanto ingiusti-ficata, si incontra dopo lo svezzamento di un bambino nato da persone vegetariane e anche vegane: il dubbio che in fondo possano aver ragione quelli che dicono che almeno ai bam-bini la carne bisogna darla è dura morire. An-che in questo caso il buon senso e la logica ci vengono in aiuto e la domanda da porsi è la stessa: perché mai un cucciolo d’uomo per cre-scere bene dovrebbe avere bisogno di un pezzo di cadavere o del latte di un animale? E se la carne di manzo o il latte di mucca sono neces-sarî al bambino, perché tanti bambini che non ne hanno fatto uso sono diventati adulti in otti-ma salute? Se la carne o il latte degli animali fossero necessarî alla salute la specie umana si sarebbe estinta sul nascere. Vale la pena ram-mentare che gli alimenti piú adatti alla nostra alimentazione sono quelli che contengono tutte e sette le categorie di alimenti, cioè: proteine, vitamine, sali minerali, grassi, zuccheri, acqua e oligoelementi, e che questi si trovano tutti e ben bilanciati nella frutta e nelle verdure, men-tre la carne è priva di carboidrati, amido, fibra, zuccheri e vitamina C, quindi altamente scom-pensata sul piano nutritivo. Ma anche in questo caso il terrore viene dalla paventata carenza di proteine animali.

Per capire quanto sia infondata questa paura occorre fare riferimento all’alimento per eccellenza del bambino: il latte materno. Al-l’essere umano appena nato, nel periodo in cui il suo organismo va formandosi, è sufficiente il corredo proteico del latte della madre che è dell’1,2 % ma decresce gradualmente fino allo 0,9 %, per poi stabilizzarsi su tale percentuale. La crescita ponderale dell’individuo continua fino a circa 21 - 24 anni ma con una velocità e-stremamente ridotta rispetto a quella del lattan-te. Perciò il fabbisogno proteico dell’uomo è massimo nel lattante, medio nell’adolescente, minimo nell’adulto. Il cibo che risponde al quantitativo di proteine ottimale per l’uomo e alla continuazione naturale in tutta la fase suc-cessiva allo svezzamento risulta perciò essere la frutta e la verdura. Infatti la media proteica della frutta è dell’1,1 %; quella della verdura piú consumata è dell’1,8 %.

Dare da mangiare della carne a un bam-bino è praticamente un delitto perché questa ha un contenuto proteico pari a dieci o venti volte quello del latte materno e le proteine eccedenti gli stretti bisogni dell’organismo sono conside-rate come degli autentici corpi estranei, quasi dei veleni: si è calcolato che (almeno per gli a-dulti) l’organismo se ne libera mediante pro-cessi catabolici entro al massimo sette giorni. Il fegato si incarica di trasformarle in urea e i reni di eliminarla. Ma se il fegato e i reni non sono pienamente efficienti si verificano situa-zioni tossiche per l’intero organismo. Quando il fegato non riesce a distruggere interamente l’eccedenza di proteine, il corpo cerca di evi-tare che queste aumentino la viscosità del san-gue che ostacola la circolazione, e l’organismo per evitare questo pericolo cerca di legare le proteine eccedenti alle pareti dei capillari, che diventano piú spesse ostacolando sia il transito delle sostanze nutritive che dell’ossigeno diret-to ai tessuti. Infine l’organismo per compensa-re questa situazione aumenta la pressione arte-riosa. Da ricordare inoltre che gli aminoacidi delle proteine in eccesso per essere eliminati devono essere privati dell’azoto (questo verrà poi trasformato dal fegato in sostanze azotate di rifiuto, urea, acido urico, purine e cosí via).

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Mondo Vegetariano. Pagina 5. Ottobre 2006. Una volta eliminato l’azoto rimangono carbo-nio, idrogeno e ossigeno che il fegato utilizze- rà come carboidrati, che verranno convertiti in grassi di deposito o accumulati come glicoge-no epatico. Questo processo predispone il bambino all’obesità e all’ipertrofia renale. In-fatti il rene di un animale carnivoro, predispo-sto a metabolizzare la carne, è due volte piú grosso di quello di un animale erbivoro, e an-che il suo fegato è piú voluminoso.

Le proteine presenti nel latte specifico di ogni specie sono in relazione alla velocità di crescita degli animali di quella specie: il bam-bino, con lo 0,9 %, raddoppia il suo peso cor-poreo in sei mesi, mentre il vitello, il cui latte ne ha una proporzione del 3,5 %, lo raddoppia in due mesi. Infatti il latte vaccino contiene molti fosfati, necessarî per costruire il podero-so scheletro dell’erbivoro, (168 milligrammi o-gni cento grammi di latte bovino contro i 32 del latte umano); questo fatto impedisce l’as-sorbimento del calcio e provoca nel lattante u-na tendenza all’ipocalcemia. La maggiore ve-locità di accrescimento del bambino dovuta ad un eccesso proteico è patologica, e ostacola, anche se parzialmente, lo sviluppo psichico del bambino: l’80 % dei bambini allattati al latte vaccino presentano disturbi dell’apprendimen-to, per la mancanza dei galattocerebrosidi, che favoriscono lo sviluppo delle facoltà cerebrali e che sono presenti nel latte umano. La veloci-tà di accrescimento, che va a scapito della resi-stenza, della salute e della longevità dell’indi-viduo, avviene anche a causa dei trefoni, so-stanze eccito-formatrici che si trovano nel latte vaccino perché la mungitura delle mucche av-viene anche durante il periodo di gestazione.

Inoltre. Nel latte vaccino ci sono 175 milligrammi di calcio ogni 100 grammi, men-tre nel latte umano ce ne sono appena 38. Tale eccesso di calcio impedisce l’assorbimento del calcio stesso. Il calcio contenuto nel latte vac-cino, e nei suoi derivati, è molto piú grezzo ri-spetto al latte umano ed è legato alla caseina; questo ne impedisce l’assorbimento. Inoltre, siccome il latte vaccino è generalmente omo-geneizzato, pastorizzato e trattato, il calcio è degradato e reso difficilmente assimilabile. Rudolf Steiner sostiene che il bambino nutrito

con latte vaccino presenterà da anziano sclero-si e invecchiamento precoce. Inoltre.

Nei grassi del latte vaccino vi è una quantità eccessiva di acido miristico, che può causare arteriosclerosi.

Il sodio presente nel latte vaccino è tre volte piú abbondante di quello contenuto nel latte umano e questo può predisporre il bambi-no all’ipertensione.

Nel latte vaccino si riscontra una notevo-le insufficienza di alcune vitamine necessarie per uno sviluppo normale del bambino, che so-no invece ben presenti nel latte della donna, quali le vitamine A, C, D ed E.

Il latte vaccino è povero di fattori biolo-gici difensivi specifici.

La rennina, un enzima presente nel suc-co gastrico del lattante, serve a far coagulare il latte: mentre il coagulo del latte umano è costi-tuito da piccoli fiocchi quello del latte vaccino è costituito da fiocchi molto grossi, difficil-mente digeribili.

I bambini nutriti con latte vaccino accu-seranno da adulti una maggiore colesterolemia rispetto a quelli allattati al seno materno.

Il latte vaccino provoca delle allergie a causa di una proteina particolarmente allergiz-zante, la betalattoglobulina.

Il latte vaccino è troppo ricco di sodio, povero di ferro, privo di fibra e amido.

È utile ricordare che il latte è un alimen-to destinato ad essere succhiato direttamente dal seno materno senza che subisca il contatto con l’aria, con la luce, con una sorgente di ca-lore, con l’ossigeno, pena una notevole perdita della carica vitaminica e danni da ossidazione.

Il latte è, a tutti gli effetti, sangue tra-sformato nelle mammelle in un liquido senza emazie, una specie di sangue bianco, un pro-dotto animale vivente, una parte del corpo del-la madre che la madre trasferisce al corpo del figlio per nutrirlo.

Il consumo di latte vaccino conferisce o-dori nauseabondi alle feci. Inoltre l’insonnia del bambino è quasi sempre attribuibile al latte vaccino. È stato piú volte dichiarato da molti stu-diosi che il latte vaccino oggi in commercio è potenzialmente cancerogeno. La diffusione del

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Mondo Vegetariano. Pagina 6. Ottobre 2006. cancro tra i giovanissimi è iniziata dopo la ge-stazione coatta delle mucche da latte. Contri-buto a tale tesi è la scomparsa di manifesta-zioni cancerose dopo l’eliminazione del latte vaccino dalla dieta.

Non è da sottovalutare l’azione decalcifi-cante dello yogurt, il cui uso continuato può favorire ulcera gastrica o duodenale. Inoltre è stato comprovato che i fermenti dello yogurt utilizzano, per il proprio sviluppo, la vitamina B 12 che si forma nell’intestino umano. Bam-bini affetti da otiti, tracheiti, catarri sono rien-trati nella norma riducendo o sopprimendo lo yogurt.

I latticini e gli altri sottoprodotti animali apportano all’organismo gli stessi veleni della carne (purine, colesterolo, ptomaine) e talvolta

in dosi anche piú elevate della carne. Il latte vaccino è una sorta di discarica di

tutti i farmaci somministrati alle mucche latti-fere (ormoni, antibiotici, sali di zinco, beta-bloccanti, anemizzanti, somatrotropine e cosí via), che naturalmente passeranno nel latte del-la mucca e poi in chi se ne nutre. Nei foraggi finiranno anche i diserbanti e gli additivi.

Il latte di mucca, oltre a causare al bam-bino carenza di ferro, può scatenare il diabete giovanile nei soggetti predisposti a tale malat-tia. Inoltre, la carenza di acidi grassi insaturi del latte vaccino può aprire la strada alle ma-lattie coronariche.

Un’alimentazione che comprenda le uo-va è equiparabile ad una alimentazione carnea, trattandosi di carne liquida.

A L I M E N T A Z I O N E E S A L U T E .

DIETE COMUNI ED ERRORI ALIMENTARI.

Leila Nicoletti. [Annotazioni dell’autrice sulla conferen-za da lei tenuta Giovedí 28 Settembre a Roma in Via Celsa 5.] Dieta, da «diaita» (modo di vivere), nel-l’antica medicina greca indicava il complesso di norme di vita atte a mantenere lo stato di sa-lute. Nell’accezione moderna acquista un si-gnificato piú restrittivo, indicando una prescri-zione alimentare, definita sia qualitativamente che quantitativamente, tale da correggere o prevenire stati patologici (dieta iposodica, i-percalcica, iperproteica, e cosí via). Nel lin-guaggio comune può anche significare tempo-

ranea astinenza totale o parziale dal cibo, per riportare uno stato di benessere. L’organismo umano può essere conside-rato un sistema in equilibrio dinamico, in con-tinuo scambio di materia e di energia con l’ambiente esterno. Per poter mantenere il si-stema in equilibrio è necessario fornire all’or-ganismo energia sotto forma di alimenti. L’e-nergia, sia quella fornita dagli alimenti, che quella spesa nei processi metabolici, si manife-sta sotto forma di calore ed è espressa in calo-rie. La chilocaloria o grande caloria è la quan-tità di calore necessaria per innalzare la tempe-ratura di un chilogrammo di acqua pura da 14,5 °C a 15,5 °C. La digestione degli alimenti, costituiti da composti chimici complessi, trasforma questi ultimi in nutrienti. Tali processi di trasforma-zione avvengono in presenza di ossigeno e portano alla liberazione di energia potenziale, che l’organismo utilizzerà per i proprî fabbiso-gni. I nutrienti che svolgono funzione energe-tica sono, prevalentemente, glucidi e lipidi; mentre le proteine hanno, maggiormente, fun-zione plastica, cioè di formazione di nuovi tes-suti, danneggiati per usura o necessarî per l’ac-crescimento. Altri nutrienti, infine, hanno fun-zione di regolazione di processi metabolici e

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Mondo Vegetariano. Pagina 7. Ottobre 2006. sono le vitamine e gli oligoelementi. Il nostro organismo necessita di un ade-guato apporto calorico, o energetico, per far fronte a: - dispendio basale (o di mantenimento), - dispendio per la termoregolazione, - dispendio per l’attività fisica, - dispendio per l’accrescimento o il man-tenimento, - dispendio per la digestione e l’assorbi-mento del cibo, - dispendio in gravidanza o allattamento. L’insieme dei varî dispendî energetici si traduce nel fabbisogno energetico totale. Per conoscere il bisogno di energia e, di conseguenza, gli alimenti piú opportuni da in-trodurre nell’organismo, occorre determinare: - la quantità di energia chimica contenu-ta in ogni alimento e, quindi, i relativi valori calorici; - la quantità di energia che l’organismo trasforma, cioè il suo dispendio energetico, a riposo (metabolismo basale), e quello durante lo svolgimento di una attività. (Il metabolismo basale è la quantità di calorie utilizzate da un soggetto a digiuno da 12 ore, in riposo fisico e mentale, ad una tem-peratura stabile di 20 °C, per poter mantenere le attività involontarie del corpo: battito car-diaco, respirazione, peristalsi gastrointestinale, secrezioni ghiandolari). La determinazione dell’energia sotto for-ma di calore prende il nome di calorimetria. La calorimetria diretta ha un uso solo sperimenta-le, mentre quella indiretta utilizza il calcolo di due differenti parametri: - la quantità di calore liberato dagli ali-menti sottoposti a combustione; - il consumo di ossigeno in una presta-bilita unità di tempo. Il valore calorico degli alimenti semplici, per ogni grammo degli stessi, è: - per i glucidi circa 4 cal, - per i lipidi circa 9 cal, - per le proteine circa 4 cal, tenendo conto che i prodotti finali del relativo catabolismo, che si trovano nelle urine, hanno ancora un valore calorico. Le diete restrittive o ipocaloriche, fina-

lizzate alla perdita di peso, per lo piú in manie-ra veloce, sono piuttosto dannose al benessere dell’organismo, soprattutto se messe in atto in primavera, quando l’organismo e la natura si preparano al risveglio dopo l’inverno. Con tali diete si perde peso attraverso l’eliminazione di acqua e massa muscolare, invece che di gras-so. I muscoli, anche a riposo, consumano gras-si, cosí, perdendo peso e, quindi, massa mu-scolare, perdiamo la possibilità di consumare grasso, che cosí aumenta in percentuale. Le diete con poche calorie rendono, di fatto, l’organismo piú efficiente nell’«accumu-lare», piuttosto che nel «consumare» la massa adiposa, e i chili persi all’inizio della dieta vengono presto recuperati in modo aggiuntivo. La dietologia è fondata sul secondo prin-cipio della termodinamica, riguardante la con-servazione dell’energia, utilizzato, in Fisica, per esempio nel consumo o rendimento del motore a scoppio. Tale principio, applicato all’uomo, pre-senta incongruenze ed approssimazioni, perché vi sono soggetti che, pur mangiando poco, so-no obesi, e altri che, mangiando tantissimo, so-no sottopeso. Quando si inizia una dieta restrittiva, l’organismo, che ha sempre come obiettivo la sopravvivenza e la continuazione della specie, riduce il metabolismo basale, riducendo la pro-pria massa muscolare, che anche a riposo ri-chiede molte calorie. I muscoli sono costituiti per circa il 25 % da proteine, e il resto è per lo piú acqua. Ogni kg di muscolo consuma quotidianamente a ri-poso circa 50 cal. Perdendo 10 kg di peso si perdono 10 kg dei proprî muscoli, fornendo al-l’organismo circa diecimila calorie (poiché le proteine forniscono 4 cal per g di peso) e riducendo il metabolismo basale di circa 500 cal. Cosí l’organismo, in condizione di minore apporto di nutrienti, sopravvive, ma appena l’individuo ricomincerà a mangiare adeguata-mente ingrasserà piú facilmente (effetto «re-bound»). Per perdere, infatti, 10 kg di grasso, l’or-ganismo dovrebbe consumare 90.000 cal (il grasso fornisce circa 9 cal per grammo); inol-tre, diminuendo il grasso sottocutaneo, il meta-

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Mondo Vegetariano. Pagina 8. Ottobre 2006. bolismo basale si alza, perché aumenta il con-sumo calorico dovuto alla termoregolazione, accrescendo l’attitudine a dimagrire ulterior-mente. Dunque ogni volta che si perde peso è necessario chiedersi come lo si è perduto. È luogo comune credere che i carboidrati (pane, pasta, e cosí via) facciano ingrassare. Pochi sanno che l’ideatore della dieta senza carboidrati, il dottor Atkins, è morto obeso per malattia cardiaca. E ciò dovrebbe farci riflette-re. Fa ingrassare in genere il consumo di ce- reali raffinati, poiché acidificano il sangue, ini-bendo il metabolismo dei grassi, e maggior-mente quando i cereali vengono assunti insie-me alle proteine, perché, a causa delle fermen-tazioni prodotte, aumenta lo stato di intossica-zione dell’organismo. Spesso tali diete sono prescritte per dare soddisfazioni momentanee ai pazienti, che do-vranno ritornare dal dietologo. Il nostro organismo non può fare a meno di zuccheri e, se non vengono introdotti attra-verso l’alimentazione, li sintetizza, demolendo le proteine dei muscoli (glucogenesi proteica). Tale processo interferisce con il corretto meta-bolismo dei grassi, generando corpi chetonici, che hanno un forte effetto acidificante. La dieta secondo i gruppi sanguigni. L’inizio delle indagini sulla relazione tra gruppi sanguigni e malattie risalgono al 1921, quando alcuni ricercatori esaminarono la di-stribuzione dei gruppi sanguigni su piú di due-mila pazienti ricoverati, e a lavori successivi che per esempio misero in evidenza la percen-tuale significativa dell’insorgenza di ulcera duodenale nel gruppo sanguigno “0”. Le innumerevoli differenze che intercor-rono tra i varî gruppi sanguigni sono subordi-nate alla funzionalità digestiva che caratterizza ciascuno di essi, evolutasi e perfezionatasi fi-logenicamente nel corso di millennî ad opera di molteplici variabili, tra cui vi sono due im-portanti fattori da prendere in considerazione: - la situazione climatica, - la resistenza ad infezioni ed epidemie. Gli individui appartenenti all’emogruppo “0” discendono probabilmente dagli antichi

predatori e cacciatori, carnivori, anche se come adattamento per sopravvivenza, in quanto l’es- sere umano non è in grado di secernere saliva acida come i carnivori veri e, pertanto, adattati ad assimilare le proteine sviluppando una se-crezione gastrica acida compensatoria, piú di tutti gli altri emogruppi. Tale situazione richie-de adeguate capacità tampone da parte del fe-gato con notevoli apporti di L.metionina, un amminoacido solforato contenuto soprattutto nella carne rossa. Le persone con emogruppo “A” si sento-no meglio con un’alimentazione vegetariana, eredità tramandata dai loro antenati, divenuti stanziali, contadini, poco aggressivi. Gli individui con emogruppo “B”, risul-tati da un lungo percorso evolutivo, presentano una maggiore resistenza rispetto alle patologie degenerative e cardiocircolatorie. Gli individui con gruppo sanguigno “AB” fecero la loro prima comparsa meno di mille anni fà, costituiscono solo dal 2 al 5 % della popolazione, hanno grande vitalità e maggiore resistenza alle malattie di quelli con gruppo “A”. La dieta «zona». Si basa su un rapporto ponderale fra pro-teine e carboidrati di tre quarti da mantenere in ogni pasto e spuntino e, in generale, diminui-sce la quantità comune di apporto calorico de-rivante dai carboidrati. Bibliografia. “Piccola tre cani”, pag. 840. “Dietologia e dietetica”, di Maria Ventu-rini. “ Amati”, di Fabio Pratesi. “Gruppi sanguigni e dieta”, di V. Man-gani e A. Panfili. “Come raggiungere la zona”, di Barry Sears.

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Mondo Vegetariano. Pagina 9. Ottobre 2006.

I S T A N Z E S O C I O P O L I T I C H E .

T E R Z O M O N D O : R E A L T À U M A N A I N S E P A R A B I L E D A L L ’ A M B I E N T E .

Francesco Alfredo Mazza. [Riepilogo dell’autore di quanto da lui

riferito il 14 Marzo scorso nel nostro convegno al Campidoglio.]

Un pianeta urla per la fame.

Ottocento milioni di persone senza cibo. Un mondo condannato alla fame e alla soffe-renza. La malnutrizione riguarda un numero ben superiore, piú di due miliardi. Nel Corno D’Africa, cuore della disperazione, l’80 % del-la popolazione soffre di gravi malattie legate alla malnutrizione. I bambini sono soggetti alla caduta di capelli, fino alla calvizie, alla perdita delle unghie e talvolta del primo strato della pelle. Il mondo è pieno di affamati perché le risorse sono mal distribuite. Per questo non è sufficiente aumentare la produzione alimenta-re, ma combattere la lotta su piú piani: da una parte sviluppare l’agricoltura nelle zone piú povere, proteggendo le economie rurali, e dal-l’altra correggere certi effetti dell’economia globalizzata: caduta dei prezzi dei prodotti a-gricoli, diffusione incontrollata delle colture industriali volute dai gruppi economici piú for-ti, liberazione dei contadini e dei paesi poveri dal giogo dell’indebitamento. Liberare dalla fame vuol dire anche da guerre e da conflitti interni.

Undici milioni di bambini muoiono nel mondo ogni anno per cause facilmente preve-dibili e molti altri si perdono in mezzo ai vivi, resi invisibili dalla miseria, non registrati alla nascita o costretti a lavorare in condizioni e-streme, come i bambini soldato. Seicento mi-lioni vivono con meno di un dollaro al giorno, duecento milioni sono affetti da rachitismo per

malnutrizione e centodieci milioni non vanno a scuola. Ogni minuto sei ragazzi sotto i venti-cinque anni vengono affetti dall’IHV e dal-l’AIDS, che colpisce soprattutto l’Africa. Cen-tosettanta milioni di bambini sono sottopeso. Trenta milioni di bambini non sono coperti da vaccinazioni obbligatorie. Piú di un miliardo di persone continua a non avere accesso all’ac-qua potabile e un terzo della popolazione mon-diale non dispone di servizî igienici. Quaranta-quattro milioni di donne non ricevono assisten-za adeguata durante il parto, causa di morte o-gni anno di seicentomila puerpere e cinque mi-lioni di neonati prima, durante il parto o nella prima settimana di vita. Nel mondo ci sono al-meno centoquaranta migliaia di bambini ab-bandonati per strada.

Il vegetarismo può porre fine alla fame nel mondo.

Non si tratta di qualcosa di stravagante ma si tratta semplicemente di una realtà che nessuno vuole vedere. Il vegetarismo rappre-senta la strada piú breve verso la soluzione della fame nel mondo. Facciamo dei paragoni.

Una mucca necessita di un ettaro di ter-reno per vivere due anni, il tempo sufficiente affinché raggiunga il peso richiesto per il ma-cello, circa quattrocento chili, duecentonovan-ta dei quali verranno destinati all’alimentazio-ne. Questo significa che in due anni un ettaro di terreno produce duecentonovanta chili di a-limento; se si destinasse per lo stesso tempo la stessa estensione di terreno alla coltivazione della soia si otterrebbero seimila chili di ali-mento; se ci si coltivasse frumento frutterebbe settemila chili di alimento e se si scegliesse il mais la produzione sarebbe di dodicimila chili.

Il confronto tra quantità di alimenti di o-rigine vegetale e di origine animale è rivelato-re ed irrefutabile. Altri esempî. Alimentando bestiame con cereali si spreca il novanta per cento di proteine e il novantanove per cento di carboidrati. Un ettaro di terreno produce in un anno dieci tonnellate di patate od otto tonnella-te di grano. Nello stesso tempo un ettaro di ter-reno produce solo trecentoventi chili di carne. Per produrre un chilo di grano si consumano duecento litri di acqua, mentre per un chilo di carne se ne consumano ventimila litri.

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Danni all’ambiente. La deforestazione, conseguenza di di-

struzione di foreste per creare terreni da sfrut-tare per l’allevamento di bestiame, e la deserti-ficazione, dovuta soprattutto alla coltivazione intensiva di alimenti per gli animali, contribui-scono a creare effetto serra e buco dell’ozono, nonché piogge acide. Diminuendo le foreste, aumentano nell’atmosfera l’anidride carboni-ca, l’azoto e gli altri agenti che fanno da serra alla dispersione del calore. Ne consegue au-mento delle temperature nel nostro pianeta con conseguenze dannose sul clima e sulla salute degli individui.

Esperienza personale. Accenno brevemente a un’esperienza di-

retta fatta in un piccolo paese Africano, la Gui-nea Bissau, dove stiamo costruendo un centro per curare i bambini malnutriti e denutriti, af-finché vi rendiate conto della situazione dram-matica in cui versa il continente africano. La Guinea Bissau si trova in Africa Oc-cidentale e conta un milione e duecentomila a-bitanti. È uno dei paesi piú poveri del mondo. La mortalità infantile nel primo anno di vita è di centotrentanove ogni mille nati, e all’età di cinque anni raggiunge la proporzione di due-centotrentuno ogni mille nati. I neonati sotto-peso superano il venti per cento. L’attesa di vi-

ta alla nascita è di quarantatrè anni. La tuber-colosi incide nella proporzione di centocin-quantotto casi ogni centomila abitanti. Solo il quarantadue per cento della popolazione ha ac-cesso all’acqua potabile. L’analfabetismo rag-giunge il quarantotto per cento degli adulti. Il reddito pro capite è di venti Euro al mese. L’a-gricoltura, fonte principale di sussistenza, vie-ne condotta ancora con sistemi primitivi.

Cosa fare. Davanti a una situazione cosí drammati-

ca, ognuno di noi dovrebbe avere la coscienza di sentirsene almeno in minima parte responsa-bile. Il quinto comandamento suona cosí: non uccidere. Uccidere è anche girarsi dall’altra parte quando una persona sta morendo di fa-me, di sete, di malattia che tu puoi anche cura-re. Vuol dire essere indifferenti ai problemi de-gli altri, cominciando dalle persone piú deboli che sono vicino a noi. Il vegetarismo in questo senso potrebbe dare un grande contributo a ri-sollevare il mondo da questa drammatica situa-zione di fame a cui è ridotto. Sensibilizziamo quindi gli altri su questo tema cosí improroga-bile. Ne va della nostra sopravvivenza su que-sto pianeta. È bello amare gli animali, rispet-tarli, non mangiare carne, amare la natura: è ancora piú bello dare vita a un nostro fratello che la sta perdendo.

A L I M E N T A Z I O N E E D E V A S T A Z I O N E .

PE R M A N G I A R E M E N O P E T R O L I O

E M E N O S O F F E R E N Z A L A L I V E L L A C L I M A T I C A È V E G E T A L E.

Marinella Correggia. Due mercati, vicini e distantissimi. Di

qua i profumi dolci, i colori vividi, i sapori e le voci delle bancarelle di frutta, verdura, semi oleosi, legumi, spezie. Di là l’odore di morte, il colore di sangue, lo sparpagliarsi di piume, le urla animali dei banchi che vendono carne di terra e d’acqua insieme a galline vive ancora per poco e a muti urlanti pesci in asfissia.

L’alimentazione è una componente im-portante di quelle dieci tonnellate totali di ani-dride carbonica pro capite all’anno di cui sia-mo colpevoli noi italiani; chi piú chi meno, a

seconda dei nostri consumi. Ricordiamo che in un mondo «equo ed ecocompatibile» avremmo diritto al massimo all’emissione di una e mez-zo o due tonnellate a testa di anidride carboni-ca all’anno: dovremmo quindi ridurre di oltre quattro volte l’insieme della nostra «responsa-bilità carbonica». E la «livella del clima», la ri-cerca della giustizia e sostenibilità climatica, dovrebbe operare anche nel piatto. A partire dalle scelte personali, passando per le decisio-ni di politica locale (si pensi alle mense), per arrivare alla stessa politica agricola comunita-ria. Non molti decennî or sono si ipotizzava che in futuro gli esseri umani avrebbero avuto come unico alimento delle sostanze ipernu-trienti sintetizzate dal petrolio. Una prospettiva

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Mondo Vegetariano. Pagina 11 Ottobre 2006. astronomicamente orrenda. Ne siamo ben lon-tani eppure, in un certo senso, di petrolio se ne mangia molto. E, si sa, molto petrolio molte guerre. Il fatto è che dal campo dove è coltivato alla tavola dove è consumato ogni alimento percorre un cammino talvolta lunghissimo, fat-to di tanti «atti energeticamente pesanti» a ba-se di combustibili fossili. L’inglese lo riassu-me con l’espressione «food fuel», o combusti-bile alimentare. L’agricoltura convenzionale (diverso è il discorso per l’agricoltura biologi-ca e biodinamica cosí come per quella tradi-zionale «dei nonni») richiede «input» per pro-durre i quali occorre energia, e richiede l’uso di macchinarî agricoli e di mezzi di trasporto per far arrivare gli «input» ed evacuare gli «output»; la trasformazione alimentare com-porta altri macchinarî, processi di riscaldamen-to e raffreddamento, molti «input», come gli imballaggi, i contenitori e via dicendo, per produrre i quali occorre altra energia. Perfino nella fase che non è piú produttiva ma solo commerciale è richiesta una quantità enorme di energia, per conservare i cibi al fresco e so-prattutto per trasportarli. Anche su assurde, lunghissime distanze. Il «cibo che cammina» (cosí potremmo tradurre l’espressione inglese «food miles») significa un grande spreco ener-getico e dunque una grande emissione di ani-dride carbonica, dato il collegamento diretto fra l’uso di combustibili fossili e la produzione di gas serra.

Ma il cibo non è tutto uguale. Se si con-frontano i due grandi «filoni» dell’alimenta-zione, cioè i cibi animali e quelli vegetali, la differenza è enorme anche dal punto di vista del contributo all’effetto serra. Il ciclo delle cosiddette «produzioni animali» (carne, latte e derivati, uova) incorpora anche i molti vegetali che gli animali devono mangiare per poter cre-scere e che quindi vanno coltivati; il saldo in termini di terra impiegata, energia, acqua è nettamente negativo: gli allevamenti sono defi-niti da tempo «fabbriche di proteine alla rove-scia». Per nutrire le proprie stalle «lager», e le pance dei suoi abitanti, con mais, altri cereali e soia, oltretutto, l’Europa ha bisogno di impor-tare da lunghe distanze l’ottanta per cento del

fabbisogno, con quel che questo comporta in termini di anidride carbonica e quanto altro da lunghi trasporti.

Ma lo spreco di vegetali è solo un capi-tolo dell’insostenibilità delle produzioni ani-mali; c’è di piú. Le stalle stesse comportano un consumo di energia a vario titolo. Cosí i ma-celli. E i bovini nella ruminazione emettono metano, altro gas serra (gli animali da cibo so-no responsabili, loro malgrado, del quindici o venti per cento delle emissioni totali di questo gas). Anche la carne di pesce è pesante in ter-mini di anidride carbonica (e in molti altri): per le navi pescherecce complete di gigante-schi congelatori, per la successiva catena del freddo, per gli «input» necessarî all’acquacol-tura, o allevamento intensivo dei pesci.

L’alimentazione che qualche studioso chiama «norm-int», ovvero «normale da agri-coltura e allevamento intensivi» ha un impatto quasi dieci volte superiore a quello dell’estre-mo piú leggero nella gamma delle diete possi-bili: la «vegan-bio-locale» (si veda “www .worldwatch.org/pubs/goodstuff/meat”). Già nel 1974 la rivista “Scientific Ame-rican”, in un numero dedicato alla crisi energe-tica, scriveva: «Le tendenze nel consumo di carne e quelle nel consumo di energia in gene-rale stanno entrando in rotta di collisione». In genere si parla, per i cibi, di «resa energetica» per indicare le calorie vegetali necessarie a produrre una caloria animale; e di «resa protei-ca» per indicare il tasso di conversione protei-co fra i due «regni». Ma la resa energetica può anche indicare quanto petrolio occorre per tut-to il ciclo di produzione di un alimento. Come rilevava l’articolo “The world’s problems on a plate” (i problemi del mondo in un piatto), ap-parso sul quotidiano inglese “The Guardian” il 17 maggio 2002, l’animale amplifica l’anidri-de carbonica emessa nella produzione dei ce-reali che esso mangia. E un vitello chiede tre-dici chili di mangimi; e un pollo tre o piú. Per questo, facendo una media certo grossolana, possiamo dire che produrre in modo conven-zionale un chilo di mais provoca l’emissione di un chilo di anidride carbonica, e produrre in modo convenzionatale un chilo di carne provo-ca l’emissione media di dieci chili di anidride

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Mondo Vegetariano. Pagina 12. Ottobre 2006. carbonica (con differenze a seconda dei tipi di carne e delle modalità di allevamento).

David Pimentel, specialista in energia a-gricola alla Cornell University, stimava che per un chilo di maiale occorrano trantamila chilocalorie di combustibili fossili, che corri-spondono a quattro litri di gasolio (si veda “www.thevegetariansite.com/env_animalfarm-ing.htm”). Cosí, soddisfare un anno di doman-da di carne rossa e bianca da parte di un ame-ricano richiede centonovanta litri di gasolio, corrispondenti a circa seicento chili di anidride carbonica; ricordiamoci sempre che il tetto so-stenibile ed equo, la «livella», sarebbe mille-cinquecento chili all’anno per tutti i consumi. Per un bovino, la resa energetica è di cinquan-taquattro a uno (cinquantaquattro calorie di combustibile per una caloria di prodotto), per un maiale come abbiamo visto è trenta, per il pollo e il tacchino è intorno a tredici. Invece per la produzione di cereali occorrono poco piú di tre chilocalorie per ogni caloria prodot-ta. John Robbins, in “Diet for a new Ame-rica”, riporta i calcoli degli specialisti dell’“O-hio State University”: secondo loro, il meno efficiente degli alimenti vegetali è dieci volte piú efficiente (dal punto di vista del consumo di petrolio) del piú efficiente dei prodotti ani-mali. Un testo successivo di David e Maria Pi-mentel, per l’“American Society for Clinical Nutrition”, indicava anche che per produrre u-na chilocaloria di uova negli Usa occorrevano trentanove chilocalorie di energia, ovviamente fossile.

Non finisce qua. Un contributo impor-tante all’effetto serra viene dalla distruzione delle foreste primarie, i «polmoni del pianeta». Ma la loro decimazione è in buona parte dovu-ta, oltre che al prelievo di legname tropicale, a operazioni minerarie e all’espandersi della frontiera agricola concomitante alla mancanza di riforma agraria, due fattori anch’essi stretta-mente dipendenti dal ciclo di produzione degli animali da piatto. Infatti gli alberi della foresta vengono sostituiti da pascoli per bovini (anche esportati verso l’Europa) e da campi coltivati a soia, quella che, venduta in Europa, servirà ad alimentare le stalle. In entrambi i casi a guada-

gnarci sono i latifondisti locali, gli stessi che fanno resistenza all’applicazione della riforma agraria.

Alimentazione amica del clima (e degli animali, dell’acqua, delle foreste, dei piccoli coltivatori).

Un’alimentazione amica del clima, dicia-mo «veg-bio-locale», fa risparmiare anche uno o due chili di anidride carbonica al giorno; in un anno significa da trecentosessantacinqe a settecento chili risparmiati nel nostro conteg-gio: un risparmio di tutto rispetto che ci stimo-la a porre piú attenzione alle nostre scelte ali-mentari anche da questo punto di vista.

Un’alimentazione piú appropriata per il clima coincide anche con un’alimentazione migliore per la nostra salute: ricordiamo infatti che molte delle patologie oggi piú diffuse nel nostro mondo sono causate da un eccesso di consumo di prodotti animali.

Ha poi un valore aggiunto che non ha prezzo: prescinde da qualsiasi sfruttamento e violenza verso gli altri animali. Per chi si pre-occupa dell’ambiente, degli animali, della sa-lute, nonché del destino di tanti piccoli coltiva-tori locali, delle tante persone che muoiono di fame perché le risorse loro necessarie sono as-sorbite dai nostri allevamenti, è questa una scelta alla quale prima o poi deve guardare.

La maggiore attenzione e diffusione di questa scelta ha anche incrementato la ricerca «gastronomica», e si può quindi anche aggiun-gere, senza paura di smentita, un’altra impor-tante motivazione: si mangia «veg-bio-locale» perché é buono!

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H A N N O D E T T O .

(DA L L’ U L T I M A I N T E R V I S T A A D U N G R A N D E V I A G G I A T O R E

V I G O R O S A M E N T E M O R I B O N D O) . Nicola Terzani.

[L’ex giornalista che visse la guerra del Viet Nam e si fece cacciare dalla Cina.] C’è un errore di fondo nella vostra filo-sofia. Quello di dire che Dio ha fatto l’uomo a Sua immagine e somiglianza. Ma non va. Non l’ha fatto affatto a sua immagine e somiglian-za. È l’uomo che ha fatto Dio a sua immagine e somiglianza. E gli ha messo la barba, l’ha messo su una nuvola... gli ha attribuito tutte le piú orribili emozioni umane. Questo Dio ven-dicativo, cattivo, che ti guarda sempre... ma tu pensa un po’: tu commetti un peccato, Lo of-fendi, e Lui ti manda in un inferno per sempre! Non ti perdona: per sempre! Ma chi fa davvero cosí? L’uomo. L’uomo: vendicativo, cattivo, orribile nei confronti dei suoi simili. Mi divertiva in America, mi scioccava, guardare la televisione tanto per passare delle ore mentre facevo queste diavolerie [terapie contro il cancro, cancro che, nella stessa inter-vista, dice esser stato per lui una benedizione]. Allora, non so: avvenivano fatti come quello della scuola di Colombine, di cui meraviglio-samente ha fatto il film Michael Moore. L’A-merica ti sciocca: un bambino entra in una scuola, spara ai compagni, e l’America si sciocca. Tutti scrivono, intervistano psicologi, chiamano gli psicoanalisti, e come mai! Ma di che ti meravigli? Come dici tu c’è uno studio che non ricordo esattamente... ma diceva uno studio americano che un bambino normale, guardando le sue normali terribili lunghe ore di televisione nel mondo, ogni anno vede quattromilatrecentocinquanta assassinî, duemilatrecento stupri... per cui c’è da meravi-gliarsi poi che quello riproduce nella sua vita queste cose? Tutta la nostra società è fatta per dare spago alla violenza. E allora? Violenza produ-ce violenza. Non c’è niente da fare. Per questo anche il mio essere vegetariano è una scelta morale. Ma come si può allevare la vita per uc-cidere e mangiare? Come si può tenere nelle

spaventose, spaventose gabbie migliaia e mi-gliaia di polli e galline a cui si deve tagliare il becco perché non becchino, impazziti come sono, i loro compagni e le loro compagne di a-gonia? Come si può allevare un vitello, che è bello, un piccolo vitello, chiuderlo in una sca-tola di ferro, una gabbia di ferro perché cresca anchilosato dentro e la sua carne rimanga bian-ca? Tutto per ingrassare. Tutto perché possia-mo avere anche noi parte di questa realtà e la possiamo mangiare. Hai mai sentito gli urli di un macello di maiali? E come poi puoi man-giare il maiale? Sai, queste sono cose che qui in questo paesino, Orsigna, fanno molto senso, perché, come ti dicevo, questo posto è un posto di ul-tima magia. Allora vedi quel noce? Per me ci son sempre le streghe su quel noce. Ce n’era u-na stupenda. La chiamavano Milletoppe. Per-ché si sposò con un vestito bianco e non se lo tolse mai per tutta la vita. Né lo lavò. Le cu-civa. Eh, era una delle streghe. E chissà quale era la storia dietro. Lei non ebbe mai figli. Era stata a servizio a Firenze, da un signore, il qua-le forse se n’era allora anche approfittato, per cui lei aveva perso quel senso di dignità che lei aveva, e doveva scontare vivendo con un vesti-to di nozze bianco, che poi diventò grigio e poi nero e poi milletoppe. Sai, l’umanità è un’altra. Quella umanità era diversa. Il marito di quella donna, da cui comprai quella terra, recitava a memoria la “Gerusalemme Liberata”. La sapeva a memo-ria. E non che l’avesse letta. L’aveva sentita. Vedi, noi pensiamo sempre che gli alberi sono cose che si può tagliare, di cui si può far legna. Allora a questo ho messo gli occhî. Sono occhî indiani, perché li mettono sulle pietre, perché, se Dio è dovunque, per renderlo visibile a una mente semplice bisogna che abbia degli occhî, che sia come un umano. Allora ho portato dal-l’India questi occhî e li ho messi a quest’albe-ro. E li ho messi per mio nipote, cosí che gli potremo spiegare che quest’albero ha vita; ha gli occhî, come noi, e che non è che lo si può tagliare cosí, impunemente, perché lui ha una sua logica di essere cosí, e tutto ha diritto a vi-vere, anche quest’albero. E se proprio un gior-no andrà tagliato, perché cade su una casa o

Page 14: 0610 - N13 Mondo Vegetariano - Ottobre 2006

Mondo Vegetariano. Pagina 14. Ottobre 2006. qualcos’altro, bisognerà almeno parlargli e chiedergli scusa.

LA LINGUA PIÚ BELLA DEL MONDO. Anonimo Europeo.

Italiani, popolo consegnato all’oscenità! Avete la lingua piú bella del mondo e l’avete impestata perfino nella stampa dei vostri voca-bolarî!

IL GUARDIANO DEI SETTE CANCELLI.

Helena Roerich. Cosí si lamentava il Guardiano dei sette cancelli. «Ho visitato la gente con un flusso di miracoli senza fine. Ma loro non se ne accor-gono. Procuro nuove stelle. Ma la loro luce non modifica il pensiero umano. Affondo pae-si interi nelle profondità dei mari. Ma la co-scienza umana è completamente tranquilla. Erigo montagne e gli Insegnamenti della Veri-tà. Ma la gente non volta nemmeno le teste al richiamo. Invio le guerre e la pestilenza. Ma neppure il terrore costringe la gente a pensare. Offro la gioia della conoscenza. Ma dal sacro festino la gente ricava una minestra. Non ho altri segni per trattenere l’umanità dalla distru-zione».

Venne dal Guardiano il Sommamente In-nalzato.

«Quando il costruttore depone le fonda-menta della costruzione, lo proclama egli a tut-ti coloro che lavorano nella struttura? Anche il piú insignificante di costoro conosce le misure

stabilite, ma solo a pochi è dischiuso il propo-sito della costruzione. Coloro che estraggono le pietre delle passate fondamenta non com-prenderanno neanche una delle fondamenta nuove.

Ma il costruttore non deve rammaricarsi che non ci sia fra i suoi operaî alcuna com-prensione di quello che il progetto realmente comporti. Egli può solo distribuire il lavoro proporzionatamente».

Cosí sapremo bene che chi fra la gente non sa dare nella coscienza spazio né acco-glienza deve compiere solo il lavoro piú umile. Facciamo sí che chi abbia capito resti saldo co-me cento saggi. E i segni, come iscrizioni, si dispiegheranno davanti a lui.

D À I I L M E G L I O D I T E . Madre Teresa di Calcutta.

L'uomo è irragionevole, illogico, ego-

centrico. Non importa; amalo. Se fai il bene, ti attribuiranno secondi fi-

ni egoistici. Non importa; fai il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi

amici e veri nemici. Non importa; realizzali. Il bene che fai verrà domani dimenticato. Non importa; fai il bene. L'onestà e la sincerità ti rendono vulne-

rabile. Non importa; sii franco e onesto. Quello che per anni hai costruito può es-

sere distrutto in un attimo. Non importa; costruisci. Se aiuti la gente, se ne risentirà. Non importa; aiutala. Dài al mondo il meglio di te, e ti prende-

ranno a calci. Non importa; dài il meglio di te.

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Mondo Vegetariano. Pagina 15. Ottobre 2006.

L ’ A N G O L O D E L L A P O E S I A .

OD E A L C A N E. Antonio Lerario.

Cane,

vorrei essere un poeta o il cantore delle imprese di Ulisse,

che nel cane Argo vide la dolcezza di un bimbo appena nato,

la fierezza di un atleta di Olimpia, la fedeltà di una fanciulla innamorata,

per inneggiare alla tua maestosa bellezza, alla tenerezza dei tuoi gesti,

al languore dei tuoi occhî sognanti o dei tuoi lamenti struggenti, all’imperiosità e all’irruenza dei tuoi guizzi improvvisi.

Tu sei il custode della casa, dei campi, dei giardini e delle opulente fabbriche,

l’amico fedele del padrone, il giocattolo vivente

e premuroso dei bimbi. Tu sei bello nel liscio mantello

bianco, grigio o macchiato nella dimensione minuscola dello yorkshire, o in quella grandiosa degli alani arlecchino,

con le orecchie ritte o mosce, con le gambe lunghe o corte, con la coda folta o sguarnita.

Tu sei meraviglioso se abbai o ringhi, quando ti adagi mollemente

sul morbido seno della padroncina o scorrazzi libero per le stanze,

o quando sonnecchi nell’abituale angolo di casa o del giardino.

Ma, ahimè, oggi cosa resta della tua caninità?

Sei soggiogato dall’egoismo del padrone. Tu sei «per lui», sei «suo»,

sei per soddisfare i suoi bisogni di uomo frustrato, represso, negletto.

Ti «possiede» e ti chiama amico; ti stringe il guinzaglio al collo e dice di amarti, ti «usa»

per proteggersi in cambio di una passeggiata intorno al palazzo.

Ti vuole «fedele», lui che è pronto a tradirti, effondendo carezze alla prima bestia

che incontra forse per suscitare la tua gelosia. Lui, vittima delle angherie che subisce

ogni giorno in ufficio, in fabbrica o in casa,

scarica su di te le sue frustrazioni. Tu riempi il vuoto della sua solitudine

ed egli ti nega la compagnia dei tuoi simili. Ti costringe a cibarti

quanto, quando e di quel che ha scelto per te; a passeggiare nelle ore di sua libertà; ad

accoppiarti se e quando a lui piace e, ancor piú grave, a non accoppiarti

quando a te piace e i tuoi bisogni lo esigono. Ti costringe a trascorrere il tuo tempo libero

nel luogo in cui lui ha stabilito e ad aspettare il suo ritorno. Ti ha tolto perfino il gusto

di abbaiare picchiandoti se occorre. È davvero una scena crudele

vedere te nato libero al guinzaglio e con la museruola.

Quale prezzo di umiliazione e di limitazione di libertà ti costa un boccone

di cibo prelibato e una tana sicura! Mi indigna vedere te,

quasi soffocato dal guinzaglio, esser trascinato con violenza e impietosità, mentre annusi il terreno per i tuoi bisogni.

Sei costretto a defecare sotto gli occhî disgustati dei passanti

sui marciapiedi della città. Quante maledizioni rivolge a te,

creatura innocente, chi si inzacchera le scarpe con i tuoi escrementi,

impunemente abbandonati dal padrone incivile, il quale contribuisce notevolmente

al degrado della città! Ti amo, cane,

tanto quanto odio il tuo padrone aguzzino.

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Mondo Vegetariano. Pagina 16. Ottobre 2006.

R I C E T T E D I C U C I N A V E G E T A L I .

IN F A R I N A T A D I C E C I .

(Dal «blog» del nostro «sito Internet»). Ingredienti per quattro persone. Sette cucchiaî colmi di farina di ceci se-

tacciata (anche con un semplice colino da tè). Trenta fiori di zucca. Mezza cipolla bianca. Una manciata di prezzemolo tritato. Mezzo spicchio di aglio tritato. Un cucchiaio di olio d’oliva. Un pizzico di sale. Un po’ d’acqua, sufficiente ad amalga-

mare la farina ottenendo una consistenza un po’ piú liquida di quella di un uovo sbattuto.

Amalgamate la farina, il prezzemolo, l’a-glio, l’olio, il sale e l’acqua e fate riposare il composto per circa un’ora. Dopo di che con-trollandone la consistenza aggiungete even-tualmente altra acqua se ritenete che si sia rap-preso troppo.

Pulite e sfilettate i fiori di zucca, riduce-te i loro gambetti a dadini e tagliate la mezza cipolla a fettine sottili.

Ungete una padella con un filo d’olio e fateci indorare a fuoco moderato le fettine di cipolla e i dadini dei gambi. Quindi aggiunge-teci i fiori facendoli appassire.

Foderate una teglia rettangolare (ideale 25 x 30 cm) con carta da forno e adagiateci le verdure stufate distribuendole uniformemente. Quindi versateci sopra il composto di ceci.

Mettete in forno a 180 ˚C per trenta mi-nuti e poi utilizzate il «grill» per ulteriori cin-que minuti.

Al posto dei fiori delle zucchine potete

utilizzare la sola cipolla bianca, oppure cicoria con aglio, bietola e cipolla, zucchine e cipolla, o quello che la vostra fantasia vi suggerisce.

I N D I R I Z Z I D I N O S T R I A M I C I .

(In ordine di «codice postale»). Jaya Sai Ma. Cucina vegetariana e musica etnica. Via Angelo Bargoni 10, 00153 (Viale Trastevere, Via Ippolito Nievo). 06 5 812 840. Arancia Blu. Cucina vegetariana ed enoteca. Via dei Latini 55, 00185 (inizio Via Tiburtina). 06 4 454 105. Bibliothé. Cucina ayurvedica vegetaria-

na. Via Celsa 5, 00186 (Piazza Venezia, Largo Argentina). 06 6 781 427. Amí. Prodotti alimentari incruenti per cani e gatti. Corso Milano 5, 35139 Padova.

049 7 801 712. Le scarpe di Linus. Calzature ed acces-sorî alternativi alla pelle. Via Teatro Filarmo-nico 3, 37121 Verona. 045 8 010 922.

Tutti i numeri precedenti di questo bollet-tino sono leggibili e scaricabili nel nostro «sito Internet» www.vegetariani-roma.it. A richiesta possiamo fornirne copie su carta, per consegna a mano da concordare pre-ventivamente, in uno qualsiasi dei nostri incon-tri, al prezzo simbolico di due Euro ciascuna.

Q U E L L I C H E S I T R O V A N O P I Ú A V A N T I V E R S O L E S O L U -Z I O N I D I T U T T I I P R O B L E M I S O N O I V E G E T A R I A N I .