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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA. A NNO 2, N UMERO 4. O TTOBRE 2004. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://web.tiscali.it/gruppovegetariano [email protected]

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Bollettino trimestrale dell'AVA - Associazione Vegetarina Animalista

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA.

ANNO 2, NUMERO 4. OTTOBRE 2004. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://web.tiscali.it/gruppovegetariano [email protected]

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Mondo Vegetariano. Pagina 2. Ottobre 2004.

C H I S I A M O . L’Associazione Vegetariana Animalista “Armando D’Elia”, già Gruppo Vegetariano “Armando D’Elia”, nasce nell’anno 2002 co-me Movimento Indipendente di ispirazione o-listica. Il nostro interesse nasce dal ripudio di ogni espressione violenta nei confronti del-l’uomo, degli animali e della natura, dall’amo-re verso la Vita e dalla consapevolezza che so-lo da un corretto modo di vivere e di alimen-tarsi (secondo le leggi naturali conformi alle nostre esigenze fisiologiche di esseri fruttaria-ni) è possibile conservare la salute del corpo, l’equilibrio mentale, i valori morali e spirituali. Infatti la pratica del vegetarismo favorisce lo sviluppo di una coscienza umana piú giusta e sensibile, una mentalità di pace e di disponibi-lità verso il prossimo, il superamento dello sfruttamento degli animali e delle risorse natu-rali, e l’eliminazione della fame nel mondo.

C O L L A B O R A Z I O N E . La collaborazione a Mondo Vegetariano è gratuita. Le opinioni degli articolisti possono non coincidere perfettamente con la filosofia che anima l'Associazione. Ogni articolista re-sta, pertanto, responsabile delle sue afferma-zioni. Coloro che intendono collaborare con il Bollettino possono inviare i loro articoli per posta ordinaria a Franco Libero Manco, in Via Cesena 14, 00182 Roma, oppure per posta e-lettronica. a: [email protected]. Quanto ricevuto non verrà restituito e la Redazione si riserva di ridurre, in caso di utilizzo, la sua lunghezza. Per ricevere il bollettino occorre iscriver-si all’Associazione per un anno. Socio sosteni-tore: 60 Euro; socio ordinario: 30 Euro; stu-denti, pensionati e minori: 20 Euro. Sede: Via Cesena 14, 00182 Roma, tel. 06 7 022 863. E-mail: [email protected]. Conto corrente postale: 58 343 153 intestato ad Asso-ciazione Vegetariana Animalista, Via Cesena 14, 00182 Roma. Verrà il tempo in cui l’uccisione di un animale sarà considerata alla stessa stregua dell’ucci-sione di un uomo. Leonardo Da Vinci.

N O S T R E C O N F E R E N Z E dei Giovedí alle 17 e 30 nella seconda metà dell'Anno 2004, a Roma in Via Celsa 5 (fra Piazza Venezia e Largo Argentina; l'in-gresso è gratuito). 30 Settembre. Dottor Giorgio Vitali, presidente della Federazione Nazionale Infor-mazione Scientifica e Ricerca. “I danni da farmaci nella cura delle malattie”. 14 Ottobre. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Gesú era vegeta-riano?” Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano. 28 Ottobre. Avvocato Domenico De Si-mone, esperto di problemi monetarî ed eco-nomia ambientale. “Vegetarismo, una ten-denza che cambierà il mondo”. 11 Novembre. Consigli di pratica ali-mentazione vegetariana. Segue dibattito con Franco Libero Manco sul tema: “Teoria ed e-sercizî di autoguarigione”. Segue spazio con-viviale con spuntino vegetariano. 25 Novembre. Dottor Bruno Fedi, ex primario patologo e docente all’Università La Sapienza di Roma. “Prevenzione e cura delle malattie degenerative”. 9 Dicembre. Consigli di pratica alimen-tazione vegetariana. Segue dibattito con Fran-co Libero Manco sul tema: “Vegetarismo e Vangeli Apocrifi”. Segue spazio conviviale con spuntino vegetariano.

A R G O M E N T I E L O R O P A G I N E . Nostre conferenze. 2. Indice degli argomenti. 2. Alimentazione e salute. 3. Principî nutrizionali. 4. Istanze sociopolitiche. 7. Vegetali nell’alimentazione umana. 12. Pesticidi e inquinanti. 13. L’angolo della poesia. 15. Ricette di cucina vegetariana. 16.

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Mondo Vegetariano. Pagina 3. Ottobre 2004.

A L I M E N T A Z I O N E E S A L U T E .

L’ A L I M E N T A Z I O N E N A T U R A L E E L A S A L U T E .

Mauro Damiani. La condizione di salute non può prescin-dere da una alimentazione corretta, idonea cioè a quelle che sono le caratteristiche della spe-cie. Per stabilire con precisione quale sia la nutrizione corretta della specie umana dobbia-mo innanzi tutto stabilire qual è il posto del-l’uomo nel contesto naturale. In questa opera-zione ci sono di valido aiuto le scienze come l’anatomia e la fisiologia comparate e l’istinto-logia. Sulla base di quanto assodato da queste scienze è possibile affermare che, riguardo alla nutrizione, la nostra specie non è carnivora, non è onnivora, come da piú parti ci si vuole far credere, non è erbivora né granivora. Gli antropologi moderni concordano nell’afferma-re che l’uomo, assieme alle specie a lui piú prossime, le scimmie antropomorfe, appartiene al gruppo degli animali fruttariani, quelli cioè che in natura, e quando lo possono, si nutrono prevalentemente di frutta. Ecco perché quelli fra noi che, venendo a conoscenza di ciò spes-so spinti da qualche malanno, iniziano a sosti-tuire gradualmente i cibi consueti con frutta fresca, ottengono il magnifico risultato di un salutare dimagrimento, di un aumento della re-sistenza fisica e la scomparsa piú o meno rapi-da dei disturbi che li angustiavano. Proverò, nello spazio piú breve possibile, a fornire per sommi capi l’essenza dell’alimen-tazione naturale. L’adozione di questo tipo di alimentario-ne passa necessariamente per una preliminare abolizione dell’uso di sostanze stimolanti, per-ché tossiche, quali tabacco, caffè, tè, cacao, zucchero industriale bianco o scuro, aceto, far-maci, alcolici, bevande analcoliche e tisane in genere. Sarà opportuno eliminare dalla dieta qualunque prodotto dell’industria alimentare (sempre denaturato e spesso additivato, per i motivi piú svariati, di sostanze chimiche tossi-che) e cercare invece cibi nello stato piú pros-simo a quello in cui Madre Natura ce li offre. Idealmente la frutta dovrebbe essere mangiata

appena raccolta, perché con il tempo perde molte delle sue benefiche qualità; per questa ragione cercheremo di consumare frutta fresca, ben matura, di stagione e possibilmente di col-tivazione biologica. Se si riesce, gradualmente, a portare la quantità di frutta e verdura cruda quotidianamente consumata tra il 60 % e il 70 % in peso del cibo totale, si consegue una con-dizione altamente salutare. Bisognerà del pari rinunziare all’uso della carne e del pesce (poi-ché, essendo soggetti a putrefazione nel nostro lungo intestino, hanno effetti intossicanti) e i-niziare a ridurre l’uso degli altri prodotti di ori-gine animale: latte, latticini, uova e miele (che hanno tutti, chi piú chi meno, effetti negativi). Un esempio per tutti: il rischio di morte per attacco cardiaco dell’americano onnivoro medio era nel 1988 del 50 %, del 15 % per l’a-mericano vegetariano medio (evita la carne ed il pesce) e solo del 4 % per l’americano vege-taliano medio (evita tutti i cibi di origine ani-male). La necessità di cibo amidaceo converrà che venga esaudita, piú che col grano e i suoi derivati, col riso e con il miglio, che sono tra i cereali quelli meno dannosi (acidificano meno il nostro sangue); molto utile a questo proposi-to l’uso di patate, bollite o cotte al forno con la buccia, che nutrono sufficientemente, non in-grassano se mangiate da sole o con altre verdu-re e soprattutto hanno il pregio di alcalinizzare il nostro sangue dato l’alto contenuto di potas-sio. Immagino la sorpresa dell’attento lettore che si domanderà dove prendere le indispensa-bili e ormai mitiche proteine. Si deve sapere che la causa principale di tutte le nostre malat-tie è l’attuale eccesso proteico e che, comun-que, la dieta indicata soddisfa ampiamente le nostre necessità di tali sostanze. In linea di massima sconsiglio le diete molto dettagliate; è importante invece cercare di risvegliare e di seguire il proprio istinto: pri-ma di ogni pasto converrà cercare di indivi-duare quale tra le cose disponibili piú ci piace e quella mangiare, masticando a lungo ogni boccone, per insalivarlo bene e goderne in ma-niera appropriata il sapore. Ovviamente, a parte le esplicite conclu-

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Mondo Vegetariano. Pagina 4. Ottobre 2004. sioni, converrà considerare quanto detto come una guida e assolutamente non una costrizione. Dobbiamo cioè avere le indicazioni corrette su quello che è benefico e su quello che è danno-so, ma nel contempo considerarci liberi, liberi cioè di fare di tanto in tanto qualche, contenuta in quantità, trasgressione alle regole. Questo per non sentirci sgradevolmente costretti in un

rigido percorso: conviene cioè essere in qual-che modo accomodanti con i nostri desiderî, per rafforzare la volontà e proseguire gradual-mente il cammino verso il continuo migliora-mento della nostra alimentazione. Su questa strada avremo, in cambio, energia come mai provata prima, resistenza alla fatica, gioia di vivere ed una salute invidiabile.

P R I N C I P Î N U T R I Z I O N A L I .

L A V I T A M I N A A .

Leila Nicoletti. La vitamina A propriamente detta si tro-va in tessuti animali (e dunque umani), e gli organismi animali la possono ricavare facil-mente dalla sua provitamina e dai suoi precur-sori, che si trovano nei vegetali. Si intende genericamente come vitamina A una sostanza nutritiva liposolubile che si presenta in natura in due forme: la vitamina A propriamente detta e la sua provitamina, che è il carotene, del quale la varietà piú efficace è il betacarotene. Circa metà della vitamina A consumata negli Stati Uniti è di tipo preformato, cioè la vitamina A propriamente detta. La vitamina A preformata è concentrata nei tessuti animali, dove è stata già metabolizzata dal carotene, contenuto nel cibo che l’animale ha mangiato. Una delle fonti naturali di vitamina A prefor-mata è l’olio di fegato di pesce, anche classici-cato come integratore alimentare. Ecco i contenuti, in microgrammi per etto, di provitamina A in alcuni alimenti. Banane. 45. Arance. 71. Pomodori maturi. 135. Nespole. 170. Melone. 189. Indivia e lattughe varie, circa. 200. Kaki. 237. Fiori di zucca. 252. Papaia. 265. Foglie di rapa. 299. Pesche secche. 390. Spinaci crudi. 485. Mango. 533. Zucca gialla. 599.

Basilico. 658. Rughetta. 742. Peperoncino piccante. 824. Prezzemolo. 943. Albicocche secche. 1.090. Carote crude. 1.148. Sei microgrammi di betacarotene forni-scono un microgrammo di vitamina A. Alcuni prodotti, come la panna e il bur-ro, possono contenere sia la vitamina A prefor-mata che il betacarotene. Il latte scremato, che non contiene il grasso, non contiene piú vita-mina A; nella margarina generalmente viene aggiunta, in modo tale che abbia lo stesso con-tenuto di vitamina A del burro. Il betacarotene è, fra le provitamine e i precursori della vitamina A, quello che la ren-de maggiormente disponibile. Questa sostanza si trova nella frutta e nella verdura crude. Il ca-rotene è il pigmento principale delle verdure molto colorate e, diversamente dalle sostanze nutritive di origine animale, deve essere tra-sformato in vitamina A dal fegato o dalle pare-ti intestinali prima di poter essere assorbito. Esistono cinquecento carotenoidi, e cin-quanta di essi partecipano al processo di tra-sformazione in vitamina attiva, come per e-sempio quelli contenuti nella carota, che dà il nome al gruppo. La luteina, un altro carotenoi-de, è maggiormente presente nei broccoli, nei cavolini di Bruxelles e nel cavolo. La vitamina A aiuta la crescita e la ripa-razione dei tessuti del corpo (in particolare delle cellule dell’epitelio) e contribuisce a mantenere la pelle morbida, liscia e libera da malattie. Internamente contribuisce a proteg-gere le mucose del naso, dei seni nasali, dei polmoni, delle palpebre, della bocca, della go-la, dello stomaco, dell’intestino, della vagina e

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Mondo Vegetariano. Pagina 5. Ottobre 2004. dell’utero, riducendo cosí l’esposizione alle in-fezioni. Questa protezione aiuta le mucose a combattere gli effetti di microrganismi invasi-vi e sostanze inquinanti dell’aria. Vengono protetti anche tutti i rivestimenti dei reni e del-la vescica. Inoltre la vitamina A favorisce la secrezione dei succhi gastrici necessarî a una adeguata digestione delle proteine. Altre importanti funzioni della vitamina A comprendono: la stabilità e lo sviluppo delle membrane cellulari, il rinforzo del sistema im-munitario e il mantenimento di una buona vi-sta. Essa è essenziale nella formazione della porpora visiva, sostanza necessaria per una buona visione notturna. Inoltre, il betacarotene aiuta il corpo a difendersi da alcuni tipi di can-cro. Assimilazione ed immagazzinamento. Il tratto intestinale superiore (duodeno) è la zona primaria di assimilazione della vitami-na A. È qui che gli enzimi che scindono i gras-si, insieme ai sali biliari provenienti dal fegato, trasformano il carotene in elemento nutritivo utilizzabile. Questa conversione viene stimola-ta dalla tiroxina, un ormone della ghiandola ti-roide. Una volta trasformato in vitamina A, il carotene viene assorbito nello stesso modo del-la vitamina A preformata. Il carotene quando arriva nel sangue è diventato retinolo, detto an-che vitamina A 1, il quale viene trasportato, at-traverso la corrente sanguigna, da proteine che contengono zinco e lo rendono facilmente ac-cessibile a tutti i tessuti dell’organismo. Il reti-nolo è una forma non attiva della vitamina A. Il corpo assorbe dal flusso sanguigno la vita-mina A preformata dalle tre alle cinque ore do-po l’ingestione, mentre la trasformazione del carotene in retinolo e il suo assorbimento im-piegano dalle sei alle sette ore. La capacità del corpo di utilizzare il ca-rotene varia a seconda del cibo e dalla maniera in cui viene preparato. Una cottura lieve, la trasformazione in puré e la macina dei vege-tali frantumano le membrane delle cellule e rendono quindi il carotene piú facilmente as-similabile. Quantità normali di vitamina E fa-voriscono l’assorbimento del carotene. Parte del carotene che non ha subito cambiamenti viene assorbita dal sistema circolatorio e im-magazzinata nei tessuti grassi e nel fegato per

un eventuale uso successivo. Quello che non è assorbito viene eliminato con le feci. I fattori che interferiscono con l’assimi-lazione della vitamina A comprendono: attività fisica intensa praticata entro quattro ore dal-l’ingestione, eccessivo consumo di alcool, ec-cessivo consumo di ferro e uso di cortisone e altre medicine. L’assunzione di grandi quantità di vitamina E (oltre le 600 UI al giorno) osta-cola l’assorbimento del carotene. Persino le condizioni di tempo rigido possono rallentare il trasporto e il metabolismo della vitamina A e del carotene. I diabetici non riescono a trasfor-mare il carotene in vitamina A. Circa il 90 % della vitamina A contenuta nell’organismo è immagazzinato nel fegato, con piccole quantità depositate nei tessuti gras-si, nei polmoni, nei reni e nelle retine degli oc-chî. In condizioni di stress, l’organismo utiliz-zerà questa riserva se non ne riceverà abba-stanza dalla dieta. È necessaria una adeguata assunzione di zinco per permettere l’utilizzo della vitamina A immagazzinata nel fegato. Disordini gastrointestinali ed epatici, infezioni di qualsiasi genere o qualsiasi condizione in cui il condotto biliare sia ostruito possono li-mitare la capacità dell’organismo di trattenere o usare la vitamina A. I fattori che ne condi-zionano l’assorbimento dipendono anche da altre sostanze presenti nell’intestino e dall’am-montare della vitamina immagazzinata nell’or-ganismo. Per queste ragioni le quantità dieteti-che raccomandate variano secondo le necessità individuali. Una dieta povera di grassi, che provoca un basso livello di bile nell’intestino, comporta una perdita di vitamina A e di caro-tene attraverso le feci. Dosaggio e tossicità. Dal 1980 le dosi dietetiche raccomandate vengono espresse in ER, ossia equivalenti di retinolo; ma il contenuto di vitamina A negli a-limenti viene ancora espresso in UI, unità in-ternazionali : una ER è equivalente a circa cin-que UI, considerando una dieta che contenga vitamina A di origine vegetale e animale. Per esempio, 10.000 UI di vitamina A equivalgono a 2.000 ER. Le dosi dietetiche giornaliere rac-comandate di vitamina A, come stabilite dal Consiglio Nazionale di Ricerca degli Stati U-niti, sono di 1.000 ER per gli uomini, 800 ER

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Mondo Vegetariano. Pagina 6. Ottobre 2004. per le donne e 400 ER per i bambini, e inclu-dono alimenti di origine animale e vegetale. Il fabbisogno cambia per le persone che fumano, per quelle che vivono in zone alta-mente inquinate, per quelle che non assorbono facilmente la vitamina A e per quelle la cui scorta organica di questa vitamina sia stata im-poverita dalla polmonite o dalla nefrite, in caso di malattie, traumi, gravidanza e allattamento. La vitamina A può essere tossica perché il corpo la accumula, e il suo eccesso danneg-gia le stesse parti del corpo che soffrono in ca-so di sua carenza. La tolleranza varia da indi-viduo a individuo. La probabilità di intossica-zione da vitamina A è alta solo quando la vita-mina è di origine animale o proviene da deri-vati di vitamina A presenti nei farmaci. Le ver-dure contengono la vitamina solo sotto forma di precursori o di provitamina (carotene), e queste sostanze non possono trasformarsi tanto rapidamente da provocare un’intossicazione. I sintomi da dose eccessiva possono arri-vare a: nausea, crampi e dolori, amenorrea, vo-mito, diarrea, pelle secca, squamosa e prurigi-nosa, sfoghi sulla pelle, perdita di capelli, mal di testa, perdita di appetito, perdita di peso, labbra dolenti, emorragie nasali, vista offusca-ta, fastidio agli occhî, dolore ai polpacci, irrita-bilità, iperattività, fragilità delle ossa, ispessi-mento delle ossa lunghe, dolore alle ossa. L’assunzione di vitamina C può aiutare a pre-venire i dannosi effetti di intossicazione da vi-tamina A. Le donne che prendono la pillola anti-concezionale dovrebbero prendere 5.000 UI o 1.000 ER di vitamina A, perché la pillola au-menta i livelli di retinolo nel sangue senza in-tegrazione. Non è stata mostrata nessuna inte-razione negativa tra il carotene e la pillola. Alcuni ricercatori hanno scoperto che 180 mg di betacarotene al giorno stimolano la produzione dei T-helper (linfociti prodotti dal Timo), che ci proteggono dalle infezioni. Effetti da carenza e sintomi. La carenza di vitamina A può manife-starsi quando la quantità assunta con la dieta è insufficiente, quando il corpo è incapace di as-sorbire o immagazzinare la vitamina (come nella colite ulcerosa, nella cirrosi epatica, nella fibrosi cistica, che ostruisce il condotto bilia-

re), quando una malattia impedisce la trasfor-mazione del carotene in vitamina A (come nel diabete mellito e nell’ipotiroidismo), e quando c’è una perdita rapida della vitamina da parte del corpo (come nella polmonite, nell’ipotiroi-dismo, nella nefrite cronica, nella scarlattina, e in alcune infezioni respiratorie). Gli occhî sono validi indicatori di caren-za di vitamina A. Uno dei primi sintomi è la cecità notturna e l’incapacità degli occhî di a-dattarsi al buio. La carenza si manifesta anche con pelle rugosa, secca, prematuramente invecchiata; pelle macchiata con zone piú dure ed esfoliate; perdita del senso dell’olfatto; secchezza e in-durimento delle ghiandole salivari in bocca, con conseguente maggiore esposizione alle in-fezioni; inappetenza, senso di stanchezza fre-quente, orzaioli; indebolimento delle difese immunitarie. Alcuni studî sugli animali hanno mostrato che i carcinogeni che provocano il cancro sono molto piú attivi quando c’é una carenza di vitamina A. Una somministrazione di vitamina A ha contribuito ad accorciare il decorso di malattie infettive come la rosolia, la scarlattina, il raf-freddore comune ed infezioni all’orecchio me-dio, intestino, ovaie, utero e vagina. Si è anche rivelata efficace nell’abbassare alti livelli di colesterolo e nell’ateroma (degenerazione grassa o ispessimento delle pareti delle grandi arterie). La vitamina A si è dimostrata efficace nel trattamento di: asma bronchiale, rinite cro-nica e dermatite. Le iniezioni di vitamina A hanno dato buoni risultati nel caso di verruche plantari. La vitamina A è stata anche utile nel trattamento di pazienti affetti da tubercolosi, cirrosi epatica, enfisema, gastriti e ipertiroidi-smo. Pazienti con nefriti (infiammazione dei reni), cefalea da emicrania e ronzii alle orec-chie hanno tratto beneficio da una terapia a ba-se di vitamina A. Attualmente i ricercatori ritengono che la vitamina A combatta il processo canceroso at-tivando il sistema immunitario dell’organismo e prevenendo il restringimento del timo (che ha un ruolo importante nell’immunologia del corpo). Il betacarotene, diversamente dalla vita-

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Mondo Vegetariano. Pagina 7. Ottobre 2004. mina A vera e propria, è un antiossidante che combatte le sostanze cancerogene, intrappo-lando le molecole pericolose che contribuisco-no allo sviluppo di un processo maligno. Tutti i carotenoidi, ciascuno a modo suo, assicurano che tutte le cellule siano in salute. Ci sono prove che suggeriscono che il betacarotene possa in qualche modo bloccare i danni provocati dai continui e violenti attacchi

di sostanze cancerogene come il fumo di siga-retta. Gli alimenti che contengono grandi quantità di carotene possono aiutare nella cura e nella prevenzione del tumore alla laringe nel periodo critico dopo aver smesso di fumare. La vitamina A può ridurre in modo si-gnificativo gli effetti immunodepressivi delle radiazioni e della chemioterapia antitumorale.

I S T A N Z E S O C I O P O L I T I C H E .

I S E T T E P R O B L E M I P I Ú I M P O R T A N T I

D E L M O N D O C O R R E L A T I A L C O N S U M O D I C A R N E ( E P E S C E ) .

Franco Libero Manco. (Documento base per il prossimo conve-gno da tenersi a Roma in Campidoglio nel Marzo 2005). Riteniamo quelli qui di seguito elencati i veri problemi in questione. 1. I conflitti armati e la violenza umana, che spesso scaturiscono dalla carenza di risor-se alimentari ed energetiche, mantengono l’u-manità sotto un costante stato di tensione e di guerra. Gli allevamenti di animali, con la ne-cessità di adibire a pascolo sempre nuove terre, sono causa di contrasti, invasioni e guerre. Nonostante questo, le multinazionali del setto-re e la politica dei centri di potere spingono la popolazione a consumare carne, favorendo i meccanismi che espongono l’umanità ad un futuro inquietante. 2. La fame nel mondo, che uccide 24.000 persone ogni giorno perché le popola-zioni dei paesi poveri sono costrette a coltivare nelle loro terre alimenti per il bestiame dei paesi ricchi. Nonostante questo, le multinazio-nali del settore e la politica dei centri di potere spingono la popolazione al consumo di carne, che genera il problema condannando il Terzo Mondo a un crescente genocidio. 3. Le malattie. Il 70 % delle malattie u-mane sono correlate al consumo di carne, che solo negli Stati Uniti ha causato piú morti di tutte le guerre del secolo scorso. Nonostante questo, le multinazionali del settore e la politi-

ca dei centri di potere spingono la popolazione a consumare carne, esponendo l’umanità ad un progressivo declino psicofisico. 4. L’inquinamento. L’aria del pianeta è ormai irrespirabile, la terra, le falde acquifere ed i mari sono contaminati dalle deiezioni di a-nimali d’allevamento, che producono escre-menti quanto 130 volte l’intero genere umano. Nonostante questo, le multinazionali del setto-re e la politica dei centri di potere spingono la popolazione a consumare carne, responsabile almeno per la metà dell’inquinamento totale, esponendo l’umanità ad un probabile suicidio collettivo. 5. La desertificazione e la deforestazio-ne, dovute alla distruzione delle terre fertili e all’abbattimento delle foreste a un ritmo di 50.000 ettari al giorno principalmente per adi-birle a pascolo, causando l’irrimediabile estin-zione di migliaia di specie animali e vegetali e la distruzione della biodiversità. Nonostante questo, le multinazionali del settore e la po-litica dei centri di potere spingono la popo-lazione al consumo di carne, diretto respon-sabile del problema, mettendo in pericolo la stessa sopravvivenza del Pianeta. 6. La carenza di acqua potabile. Una per-sona su cinque nel mondo non dispone di ac-qua potabile e, nonostante il fatto che l’acqua diventa un bene sempre piú raro e prezioso, le multinazionali del settore e la politica dei cen-tri di potere spingono la popolazione a consu-mare la carne degli animali d’allevamento, che assorbono metà delle risorse idriche disponi-bili, esponendo le popolazioni piú povere a u-na progressiva decimazione e l’umanità ad im-prevedibili tensioni internazionali. 7. L’esaurimento delle fonti di energia.

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Mondo Vegetariano. Pagina 8. Ottobre 2004. Nonostante le preoccupanti conseguenze su tutti i settori tecnologici e non solo, le multina-zionali del settore e la politica dei centri di po-tere spingono la popolazione a consumare car-ne, l’industria della quale sottrae un terzo del-l’intera energia disponibile in Occidente, espo-nendo i paesi industrializzati all’incombere di un collasso funzionale. Considerato in generale che: l’allevamento di animali da carne com-porta un enorme spreco di risorse naturali, vi-sto che su un ettaro di terra in uno stesso lasso di tempo mediamente si può scegliere di pro-durre: 1.000 kg di ciliege, 2.000 kg di fagiolini, 4.000 kg di mele, 6.000 kg di carote, 8.000 kg di patate, 10.000 kg di pomodori, 12.000 kg di sedano, oppure 50 kg di carne di manzo, e che per produrre 1 kg di carne di man-zo sono necessari: 3.200 litri di acqua, 1,5 litri di petrolio, 15 kg di cereali, 12 mq di foresta, e che a questi bisogna aggiungere l’iper-bolico ammontare delle spese sanitarie per curare le malattie dovute agli effetti della car-ne e all’inquinamento dell’aria, della terra, del mare, delle falde acquifere, al buco nell’ozono, alle piogge acide, alla desertificazione e cosí via, e che a questi bisogna aggiungere la sof-ferenza e la morte per fame delle popolazioni in via di sviluppo, dovute alla sottrazione del 70 % delle terre ai contadini, acquistate per pochi spiccioli dalle multinazionali agroali-mentari per destinarle a pascolo o a coltivazio-ni di monocolture, e che a questi bisogna aggiungere l’e-stinzione irrevocabile dalla faccia della terra, per tutti i millennî che verranno, di quantità incalcolabili di specie di vegetali e animali, e che a questi bisogna aggiungere il fatto che il mangiatore di carne consuma attraverso

il cibo 20 volte l’acqua consumata attraverso il cibo da un vegetariano, e il fatto che il 20 % della popolazione mondiale può concedersi il lusso di mangiare la carne perché l’80 % di-giuna, e il fatto che un terzo di tutte le risorse energetiche dell’Occidente sono assorbite dal-l’industria della carne, e che quindi un chilo di carne è prodotto a scapito di una foresta bru-ciata, di un territorio eroso, di un fiume dissec-cato, di un mare avvelenato e di milioni di ton-nellate di inquinanti rilasciati nell’atmosfera, formuliamo le seguenti sette conclusioni particolari.

1. L’essere umano è tanto piú incline al rispetto del prossimo quanto piú sa nutrire ri-spetto e amore per ogni essere vivente; è tanto piú rispettoso delle regole sociali quanto piú è sviluppato nella sua coscienza il senso di solidarietà e di giustizia; è tanto piú incline alla fraterna collabo-razione quanto piú sono profondi la sensibilità del suo animo, il suo sentimento di compassio-ne e la sua capacità di condividere la condizio-ne dell’altro; la violenza esercitata nei confronti del-l’animale inclina l’uomo alla violenza anche verso il suo stesso simile; ogni crimine commesso dall’uomo sca-turisce dalla sua intima incapacità di condivi-dere la condizione della sua vittima; ciò che da sempre ha consentito e con-sente l’attuazione di una società civile e demo-cratica risiede nella coscienza giusta e compas-sionevole verso i sofferenti, gli ultimi, gli indi-genti, gli emarginati, gli oppressi, i diversi; la sensibilità dell’animo umano e la ric-chezza dei valori morali sono la massima ga-ranzia per il corretto ed onesto comportamento dell’uomo; nel nostro organismo le proteine animali hanno la capacità di condizionare il comporta-mento perché la carne, compresa quella di pe-sce, fa aumentare i livelli dell’aminoacido tiro-sina e l’accumulo nel cervello di dopamina e adrenalina, che sono i due neurotrasmettitori responsabili della grinta e dell’aggressività ti-pica degli animali predatori; un eccesso proteico comporta carenza di

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Mondo Vegetariano. Pagina 9. Ottobre 2004. triptofano e serotonina con conseguente mani-festazione di comportamenti aggressivi e vio-lenti; c’è un legame profondo fra esercitare violenza sugli animali ed essere inclini alla violenza verso gli esseri umani; il 34 % dei criminali che hanno commes-so violenze sui bambini hanno sperimentato la propria violenza sugli animali; difficilmente l’uomo nuocerebbe al suo simile se fosse educato alla gentilezza verso o-gni essere vivente, e la propensione a delegare ad altri ciò che ci ripugna è la causa di ogni delitto.

2. La fame nel mondo è causata dalla catti-va distribuzione delle risorse, ma soprattutto dalla mancanza delle risorse sottratte alle po-polazioni piú povere mediante la costrizione, da parte delle multinazionali, a produrre mo-noculture per ingrassare gli animali dell’Oc-cidente; non c’è abbastanza terra per nutrire con la carne tutta l’umanità attuale, perché far mangiare tutti come quelli che ne stanno con-sumando di piú richiederebbe le risorse di sette pianeti come la Terra; il mondo occidentale consumando carne e derivati animali sperpera le risorse che baste-rebbero a sfamare il doppio degli esseri umani del pianeta; i cereali necessarî per produrre un solo «hamburger» sarebbero sufficienti al fabbiso-gno alimentare giornaliero di quaranta bambi-ni; su un terreno sufficiente a sfamare una famiglia di cacciatori possono vivere dieci fa-miglie di pastori, cento di contadini o mille di vegetariani; nel mondo negli ultimi cinquant’anni si sono verificate trentotto carestie: in trentatrè di esse il cibo è stato sottratto a chi moriva di fa-me per essere dato agli animali d’allevamento dei paesi occidentali; se tutti i terreni coltivabili fossero utiliz-zati per produrre prodotti vegetali si potrebbe sfamare una popolazione pari a dieci volte quella attuale, con la logica conseguenza che verrebbe abolita la fame nel mondo; i terreni coltivati a legumi possono nutri-

re una popolazione venti volte superiore rispet-to a quella destinata ad allevamento di anima-li; ogni anno in Italia si consumano 83 kg di carne procapite mentre il Terzo Mondo muore di fame per ingrassare le nostre bistec-che; si possono nutrire dodici persone con i prodotti coltivati su un terreno necessario per nutrire una sola persona che mangia la carne; ogni essere umano che mangia la carne costringe altre nove persone a digiunare; occorrono 16 kg di grano e leguminose per ottenere 1 kg di carne, e dunque se solo gli statunitensi non mangiassero carne si potreb-bero sfamare seicento milioni di persone in piú; il 72 % delle terre coltivabili in Occiden-te è usato per allevare e nutrire gli animali; il 40 % dei cereali prodotti nel mondo viene utilizzato per ingrassare gli animali d’al-levamento; se tutti mangiassero come gli statunitensi solo un terzo dell’attuale popolazione mondia-le potrebbe sfamarsi; il 70 % del grano coltivato negli Stati U-niti è destinato agli animali d’allevamento: solo con esso si potrebbe nutrire una popola-zione di un miliardo e trecentomilioni di per-sone; ben sette persone potrebbero nutrirsi con l’equivalente di quello che mangia uno statuni-tense carnivoro.

3. Le principali cause di morte nel mondo occidentale sono di origine alimentare; un terzo della popolazione degli Stati U-niti muore per malattie dovute all’alimentazio-ne; il 68 % di tutte le malattie presenti negli Stati Uniti e attribuibili al consumo di carne sono: malattie cardiache, cancro al colon, alla prostata, ai polmoni, al fegato, al seno, alle o-vaie, blocchi renali, asma, diabete, ipertensivo-ne, obesità, salmonellosi, diverticolosi, ipogli-cemia, osteoporosi, ictus, calcoli biliari e rena-li, impotenza, ulcere peptiche, insonnia; il 12 % del prodotto interno lordo è de-stinato a combattere queste malattie: eliminan-do il consumo di carne si ottiene una riduzione

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Mondo Vegetariano. Pagina 10. Ottobre 2004. degli infarti miocardici pari al 90 %; le sostanze potenzialmente cancerogene trovate in prodotti a base di carne sono: caba-dox, cloramfenicolo, pirofurazone, dimostra-zolo e ipromidazolo; l’80 % dei bovini e dei polli negli Stati Uniti sono trattati con farmaci (sulfamidici, antibiotici, ormoni, estrogeni e cosí via).4.

Ogni giorno si scaricano nell’aria qua-ranta milioni di metri cubi di anidride carboni-ca; le colture vengono trattate con oltre ses-santamila diversi tipi di prodotti chimici, e al-meno ottanta di essi sono dichiaratamente can-cerogeni: una persona in un anno ingerisce non meno di 3 kg di veleni; a causa dell’inquinamento migliaia di la-ghi sono biologicamente morti ed altri stanno morendo; l’immissione nell’atmosfera di metano e ammoniaca derivanti dagli escrementi di ani-mali e dagli scarichi delle concerie causano: piogge acide, riduzione della biodiversità, ero-sione del terreno, effetto serra, contaminazione delle acque e dei terreni; cento milioni di tonnellate è la quantità di metano immessa annualmente nell’atmosfe-ra dagli animali d’allevamento; il biossido di carbonio generato per pro-durre una bistecca è pari alla quantità prodotta da un’automobile per 40 km; dagli animali d’allevamento, dai rifiuti industriali e dai fertilizzanti derivano i nitrati che contaminano il terreno e le acque e che nel corpo umano possono trasformarsi in nitriti, sostanze potenzialmente cancerogene; le coltivazioni a foraggio per animali so-no trattate con pesticidi, diserbanti, fungicidi, insetticidi, erbicidi, fitofarmaci, quasi ormoni e cosí via, che entrano nel metabolismo di chi mangia la carne o i derivati animali; ogni anno gli animali d’allevamento con-sumano cinquemila tonnellate di soli antibioti-ci, che finiscono nelle falde acquifere e nel metabolismo di chi mangia la carne; l'allevamento richiede ingenti quantità di sostanze chimiche tra fertilizzanti, diserbanti, ormoni, antibiotici: tutti prodotti dalle stesse multinazionali che detengono il monopolio dei semi usati per coltivare cereali e legumi de-

stinati ad alimentare il bestiame. 5.

La desertificazione minaccia circa un miliardo di persone in cento paesi del mondo; un quarto delle terre del pianeta è a rischio di erosione; ogni anno per la cattiva gestione del territorio si formano sei milioni di ettari di nuovo deserto; il 27 % del territorio in Italia va incontro a siccità e a fenomeni erosivi; la principale causa di distruzione delle foreste pluviali è il consumo di carne negli Stati Uniti; a causa di questo migliaia di specie animali si estinguono ogni anno; le foreste tropicali vengono abbattute a un ritmo di quattordici ettari al minuto: è come se ogni anno venissero rase al suolo trenta città come New York, Tokio o Londra e si lascias-sero i loro abitanti all’addiaccio, senza negozî, farmacie e quanto altro; il 75 % della foresta amazzonica è già stato distrutto a causa degli allevamenti di ani-mali da macello; ogni «hamburger» corrisponde a sei me-tri quadrati di alberi abbattuti e a 75 Kg di gas prodotti; dopo tre, al massimo cinque anni, il suo-lo calpestato e divorato da milioni di bovini ed esposto a sole, piogge e vento, diventa sterile e i ruminanti si devono spostare distruggendo al-tri ettari di foresta: occorrono dai duecento ai mille anni perché quel terreno ritorni fertile; il consumo procapite di carne richiede un uso costante di 1200 mq di terreno a perso-na.

6. L’allevamento intensivo di animali ne-cessita del 70 % di acqua in piú rispetto alle coltivazioni vegetali; le sorgenti si stanno esaurendo a causa della eccessiva domanda rispetto alla loro ca-pacità di rigenerarsi; per produrre 1 kg di carne ci vogliono 3200 litri di acqua ed un litro e mezzo di petro-lio, mentre per produrre 1 kg di cereali sono sufficienti 200 litri di acqua; l’acqua che una persona carnivora con-suma in un mese è sufficiente a un vegetariano per un anno.

7. Ambiente ed economia dipendono dalle

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Mondo Vegetariano. Pagina 11. Ottobre 2004. risorse che la terra mette a disposizione di cia-scun essere vivente, e se qualcuno consuma di piú c'è qualcun’altro che è costretto a digiuna-re; per produrre carne di maiale si consuma energia pari a quindici volte quella occorrente per produrre frutta e verdura; se tutti gli umani adottassero una dieta carnivora la durata delle riserve petrolifere mondiali sarebbe di tredici anni, mentre se tutti adottassero una dieta vegetariana la loro durata sarebbe di duecentosessant’anni; per ottenere una bistecca da cinquecento calorie il manzo ne deve assorbire cinquemila dall’erba che ne contiene cinquantamila: con-seguentemente il 99 % delle calorie va perdu-to; un solo «hamburger» assorbe energia quanto una lampada che illumini una stanza per cento ore; occorrono settantotto calorie di combu-stibile fossile per produrre una sola caloria di proteine della carne, mentre le calorie necessa-rie per produrre una caloria di proteina della soia sono soltanto due; i soli bovini consumano proteine vegetali quanto il fabbisogno calorico di sette miliardi di persone; il costo di un chilo di proteina di frumen-to è di 6,6 Dollari, mentre il costo di un chilo di proteina di carne è di 67 Dollari; occorrono 21 kg di proteine vegetali per ottenere 1 kg di proteine animali; da un acro di terra si possono ottenere a pascolo 63 kg di carne di manzo, oppure 10.000 kg di patate; ogni anno bovini, suini e polli allevati per l’alimentazione umana consumano 145 mi-lioni di tonnellate di cereali e soia: di queste solo 21 milioni di tonnellate si trasformano in cibo; le percentuali dei principî nutritivi spre-cati negli allevamenti sono: proteine: 90 %; carboidrati: 99 %; fibre: 100 %; un ettaro di terreno può produrre in un anno 2500 kg di proteine vegetali oppure 200 kg di proteine animali; la dieta carnea fa consumare da otto a dieci volte le sostanze che si consumano con quella vegetariana;

se non ci fossero i vegetariani il patrimo-nio naturale subirebbe una minaccia mortale: l’adozione su vasta scala della dieta a base di carne potrebbe essere la fine immediata del pianeta. Considerato dunque: che il solo modo per vincere la fame nel mondo è quello di abbassare il livello di ric-chezza e sprechi del Mondo Occidentale cosí che i poveri dei paesi in via di sviluppo non siano costretti ad adibire le loro terre a pascolo per i nostri animali d’allevamento; che questo può accadere solo se cambia la nostra alimentazione basata sulla carne, solo se ciascuno di noi smette di essere causa del problema cambiando il proprio stile di vita ed escludendo il superfluo per vivere; che il Terzo Mondo può sollevarsi attra-verso la politica del mercato equo e solidale puntando sull’artigianato e sull’agricoltura tra-dizionali con l’appoggio di intermediarî «no profit» e volontarî per la vendita, e accertato che: le abitudini alimentari dei paesi ricchi sono le dirette responsabili dei sette problemi piú gravi del mondo; l’eliminazione o la riduzione dell’ali-mento carneo contribuirebbe ad abolire o a ri-durre notevolmente i sette grandi problemi del mondo; soltanto l’alimentazione vegetariana è in grado di arginare, annullare e scongiurare i set-te problemi suddetti, i sottoscritti cittadini, associazioni, espo-nenti del mondo della cultura, dell’arte, delle scienze, preoccupati e indignati per l’indiffe-renza con cui gli Organi preposti a combattere la fame nel mondo, a tutelare la salute delle persone e a salvaguardare la natura trascurano gli effetti diretti e indiretti prodotti dalla cultu-ra della carne, chiedono: 1: il varo di un progetto che ostacoli ogni politica intesa a favorire il consumo della car-ne e favorisca invece lo sviluppo della cultura vegetariana; 2: che sia inserita nei programmi scola-stici di ogni ordine e grado la materia “Scienza dell’alimentazione” in modo tale da disincenti-

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Mondo Vegetariano. Pagina 12. Ottobre 2004. vare l’alimentazione carnea a beneficio di quella vegetariana; 3: che sia riconosciuto il diritto all’op-zione del pasto vegetariano nella ristorazione collettiva; 4: che siano varati progetti intesi a favo-rire la conversione delle attività zootecniche ad

attività di coltivazione di alimenti vegetali bio-logici; 5: che sia disincentivato il consumo di carne spostando l’interesse delle popolazioni del Mondo Occidentale e dei Paesi in via di sviluppo verso il consumo di prodotti vegetali.

V E G E T A L I N E L L ’ A L I M E N T A Z I O N E U M A N A .

L E A R A N C E R O S S E D I S I C I L I A . Da una promozione della Regione.

Dissetante e dietetica, ad alto valore nu-trizionale e ricchissima di vitamine: queste le caratteristiche dell’arancia rossa di Sicilia, un prodotto unico e prezioso nello scenario frutti-colo mondiale. La presenza di vitamina C, calcio, fibre, ma soprattutto antiossidanti (utilissimi nella protezione delle nostre cellule dalle aggres-sioni dei radicali liberi e ottimi antitumorali), fanno sí che le arance siciliane siano preziose per la salute, indispensabili per una corretta a-limentazione ed ottime per il sapore. Tre sono le varietà di arance siciliane pigmentate (indicazione geografica protetta), tutte prive di semi e con elevata resa in succo. Tre nomi per tre prodotti simili, ma non ugua-li: Moro, Tarocco e Sanguinello. Coltivata quasi esclusivamente nella par-te orientale dell’isola, dove il clima e la natura vulcanica del terreno sono i fattori di una con-dizione eccezionale, l’arancia rossa è la sintesi perfetta fra elevata qualità e tipicità stretta-mente legata al territorio. Ed è proprio alle

pendici dell’Etna (trentadue comuni a cavallo fra Catania, Enna e Siracusa) che l’interazione fra suolo vulcanico e clima dà alle arance rosse quelle caratteristiche organolettiche e salutisti-che che ne fanno un prodotto unico al mondo. L’arancia anticamente era un frutto mol-to diffuso nell’area mediterranea ed era utiliz-zata soprattutto per scopi ornamentali o reli-giosi. Considerata per lungo tempo simbolo di ricchezza e di prestigio, l’arancia si diffonde a livello popolare nell’Italia Meridionale solo a partire dal Diciassettesimo Secolo, con l’arrivo degli arabi, conoscitori delle sue proprietà dis-setanti e dietetiche. Ma l’introduzione in Sicilia delle arance pigmentate si deve probabilmente a un mis-sionario genovese di ritorno dalle Isole Filippi-ne, cosí come descritto dal gesuita Giovan Bat-tista Ferrari nell’opera “Hesperides sive malo-rum aureorum cultura et usus” (esperidi o la coltura e l’uso degli aranci), pubblicata postu-ma nel 1646, che è una delle migliori sulla col-tivazione di aranci e limoni. A partire dalla metà del secolo scorso, la coltivazione delle arance rosse ha via via as-sunto un ruolo sempre piú importante nell’eco-nomia agricola sicliana, sia in termini di super-fici investite che di produzioni ottenute. Nel 2003 sono stati raccolti oltre un milione di quintali di arance pigmentate, circa il 60 % della produzione regionale di arance.

Valori nutrizionali in 100 g di prodotto. Acqua. 87,2 g. Zuccheri solubili. 7,8 g. Proteine. 0,7 g. Fibra totale. 1,6 g. Lipidi. 0,2 g. Potassio. 0,2 g. Vitamina A retinolo equivalente. 71 mg. Vitamina C. 50 mg.

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Mondo Vegetariano. Pagina 13. Ottobre 2004. Calcio. 49 mg. Fosforo. 22 mg. Sodio. 3 mg. Ferro. 0,2 mg.

Niacina. 0,2 mg. Tiamina. 0,06 mg. Riboflavina. 0,05 mg. Energia. 34 kcal.

P E S T I C I D I E I N Q U I N A N T I .

P I O M B O , M I N E R A L O G R A M M I , G L U T A M M A T O E P A R A S S I T I .

Perla Graffeo. Delle sostanze estranee che stanno an-dando e sono andate a inquinare l’organismo umano si può parlare senza fine ed a qualsiasi livello di approfondimento. Allora, tanto per vedere un minimo di esempî, rivolgiamo l’at-tenzione ai primi argomenti che casualmente ci capitano sott’occhio: piombo, glutammato e parassiti. Anche ai parassiti perché capita spes-so che entrano in rapporto coi veleni e ne trag-gono vantaggio contro di noi. I mineralogrammi sono analisi che si ri-cavano di solito dai capelli, cioè da semplici campioni della capigliatura. Sarebbe di nuovo lungo spiegare la quantità di notizie e suggerimenti da essi forni-ti; in particolare se ne ricevono chiare segna-lazioni di veleni presenti nell’organismo. Per esempio dei veleni a base di piombo. A parte quello che mangiamo, possiamo assorbire ed aver assorbito piombo da benzina con piombo e scarichi da essa prodotti (tanto adesso ce n’è un’altra ancora peggiore), lavo-razioni di batterie di accumulatori, vernici a base di piombo, inchiostri colorati, smalto per ceramica, condutture idriche di piombo (piú diffuse di quanto si crederebbe) e fonderie. Inoltre molte tinture per capelli, pentole saldate con piombo, acqua potabile contamina-ta e scarichi industriali. Quanto al cibo cominciamo dalle lattine. Le quali sono sigillate col piombo, soprattutto se di pomodori, succo di arancia, di uva e di mirtillo. Poi ci sono i residui dei pesticidi. Dai quali rimane per esempio arsenicato di piom-bo. Si può provocare accumulo di piombo nel-l’elaborazione di: riso soffiato, würstel al fega-to, aragoste, polpa di granchio, salsicce, sardi-ne, farina di grano intero, gelatina essiccata,

lievito per dolci, pannocchie surgelate, filetti di acciughe, sidro di mele. Chiunque sia già intossicato da piombo deve evitare questi cibi fino a quando i livelli di piombo non siano diventati tollerabili. I bambini possono presentare alti livelli di piombo per averlo assorbito dalla placenta materna. Carenze alimentari di calcio, magnesio o ferro aumentano l’assorbimento di piombo. L’analisi del sangue può rilevare solo u-na piccola quantità di piombo perché entro trenta giorni di esposizione a una fonte di in-tossicazione la maggior parte del piombo viene rimossa dal sangue e immagazzinata nei tessuti dell’organismo. Il piombo inibisce gli enzimi che si oc-cupano della sintesi dell’emoglobina e aumen-ta il tasso di distruzione dei globuli rossi, dan-do per esempio un risultato di affaticamento. Esso viene assorbito dalle ossa in sosti-tuzione del calcio. Può inibire quegli enzimi collegati al ra-me che sono necessarî ai neurotrasmettitori (e-pinefrina, norepinefrina e dopamina), con pos-sibile risultato di iperattività. Inibisce rame ed enzimi collegati al ferro nel ciclo di Krebs per la produzione di energia, con possibile risultato di affaticamento. Può elevare i livelli di acido urico e dan-neggiare la funzione renale, con possibile ri-sultato di gotta. L’intossicazione da piombo favorisce le seguenti patologie, raggruppate per categorie. Apparato muscoloscheletrico: osteoartri-ti, artrite reumatoide, gotta, rachitismo, lom-baggini. Apparato cardiovascolare: aterosclerosi, arteriosclerosi, disfunzioni cardiovascolari, a-nemia. Sistema nervoso: attività cerebrale alte-rata, cecità, convulsioni, sordità, dislessia, en-cefaliti, encefalopatia, epilessia, affaticamento,

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Mondo Vegetariano. Pagina 14. Ottobre 2004. insonnia, sclerosi multipla, distrofia muscola- re, morbo di Parkinson, vertigini. Sistema endocrino: insufficienza surre- nale, ipopituitarismo, ipotiroidismo.Apparato urinario: nefriti, disfunzioni re-nali. Apparato dentale: piorrea, carie dentale. Sistema digestivo: dolori addominali, co-liche, stitichezza, indigestione, disfunzioni e-patiche, perdita di peso. Apparato riproduttivo: aborto spontaneo, impotenza, sterilità, calo della libido, mestrua-zioni difficili, nascita di feti morti. Ambito psicologico: ansia, scarsa con-centrazione, depressione mentale, allucinazio-ni, ipercinesi, perdita di memoria, ritardo men-tale, umore instabile, incubi, comportamento psicotico, schizofrenia. Altro: eccessiva caduta di capelli, emi-crania. Occorre tener presente che spesso la pre-senza di metalli tossici può non rivelarsi al pri-mo mineralogramma, perché questi metalli so-no profondamente bloccati nei tessuti. In certi casi la loro effettiva presenza si rivelerà solo negli esami successivi e cioè quando comincerà un miglioramento e il corpo sarà in grado di eliminarli piú facilmente. Ciò è valido soprattutto per il piombo, che viene immagazzinato nelle ossa e in altri tessuti. In alcuni casi ci possono volere uno o piú anni di correzione nutrizionale prima che venga rilasciato dai tessuti e quindi rilevato at-traverso l’analisi del capello. Adesso consoliamoci passando all’altra sostanza che abbiamo preso a caso come e-sempio, che almeno è decisamente meno noci-va del piombo: il glutammato di sodio. In compenso la sua presenza non può essere evidenziata dai mineralogrammi. Detto anche glutammato monosodico, è un additivo utilizzato come «esaltatore di sapi-dità», cioè come amplificatore dei sapori dei cibi. È chimico. Dà la sensazione che il cibo abbia sapore anche quando non ne ha. Si trova spesso nei salumi, nelle zuppe e nei cibi liofi-lizzati o secchi, nei dadi per brodo, nei brodi i-stantanei granulari, in molte salse pronte, in di-versi cibi in scatola, spesso nei cibi cinesi (di

ristorante o secchi da rinvenire), nei piatti pronti congelati. Il fatto che, per legge, viene scritto a grandi caratteri sulle scatole dei dadi «a base di glutammato monosodico» o «contiene glu-tammato monosodico» non ci consola affatto: perché ci si avverte della sua presenza senza spiegarci quali problemi può dare la sua assun-zione? Secondo il Dottor John Olney, psichiatra dell’Università di Washington, «piú di venti anni fà fu dimostrato che il glutammato causa-va danni al cervello negli animali neonati. Da allora è diventato sempre piú evidente che il glutammato e sostanze simili sono neurotossi-ne che possono causare malattie neurodegene-rative alla specie umana». I glutammati nacquero come problema dello smaltimento delle acque di scarico pro-venienti dalla lavorazione della barbabietola da zucchero. Nel 1925 si cominciò a usare quei liquidi di scarico per produrre glutamma-to di sodio. Nel 1930 la Cina ne produceva 193 tonnellate all’anno. Nel 1933 il Giappone arri-vò a produrne 4.836 tonnellate. Nel 1948, a Chicago, il glutammato fu presentato alle in-dustrie come additivo alimentare per i cibi con scarso sapore, e da allora cominciò ad essere grandemente utilizzato dalle industrie dei cibi in scatola e dei congelati. Nel 1957 i Dottori Newhouse e Lucas fe-cero uno studio sui topi e rilevarono che l’as-sunzione di glutammati provocava una rapida e irreversibile distruzione delle cellule della re-tina. Il Dottor Onley dell’Università di Wa-shington andò avanti con gli studî e concluse che il glutammato danneggia i dendriti del cer-vello, provoca danni all’ipotalamo (parte del cervello fondamentale per la memoria e l’ap-prendimento), provoca obesità, disturbi com-protamentali, rachitismo, alterazioni endocri-ne, epilessia e infertilità. A titolo di curiosità, nel mercato dei dadi alimentari se ne offrono anche senza glutam-mato, che costano circa il 15 % in piú. Vi consigliamo di leggere sempre atten-tamente le etichette e preferire i prodotti ali-mentari che non contengono glutammato.

Page 15: 0410 - N. 5 Mondo Vegetariano - Ottobre 2004.pdf

Mondo Vegetariano. Pagina 15. Ottobre 2004. E infine i parassiti. Sempre piú ricercatori affermano che siamo tutti infestati dai parassiti. Nematodi, te-nie, trematodi: di tutto un po’. Un tempo ai bambini si dava regolar-mente qualcosa che eliminasse i vermi dai loro intestini; ora non piú. E tanto meno si consi-glia agli adulti di seguire un programma anti-parassitario di tanto in tanto. Eppure dovrebbe essere «normale» pen-sare che qualche piccolissima larva di parassita si possa trovare nell’insalata che mangiamo, nella terra che tocchiamo quando facciamo giardinaggio, in giro per casa se abbiamo ani-mali domestici o nella polvere, e via discorren-do. Ci mettiamo un dito in bocca… e il gioco è fatto. I parassiti si nutrono preferibilmente di muffe, di solventi e di batterî, oltre che di me-talli tossici, quali il mercurio, il tallio, lo stron-

zio. I solventi si trovano nelle vernici e nei lo-ro diluenti, ma vengono utilizzati anche per pulire gli impianti della lavorazione delle bibi-te (soprattutto quelle che contengono anidride carbonica) e dei succhi di frutta. I solventi si accumulano nel cuore, nel cervello, nei reni, nel midollo osseo, nel fega-to, e lí i parassiti li raggiungono perché se ne nutrono e quindi possono sopravviverci e ri-produrcisi. I programmi antiparassitarî dovrebbero essere sempre accompagnati da programmi di disintossicazione dei reni e del fegato, e sono attualmente allo studio diverse sostanze natu-rali che si possono utilizzare in tal senso. Piú in generale c’è tutto un fermento di pratiche e ricerche di metodi quanto piú efficaci nella lot-ta contro parassiti, batterî e agenti inquinanti nell’organismo umano.

L ’ A N G O L O D E L L A P O E S I A .

E R G A T T O E E R C A N E . Trilussa.

Un Gatto soriano

diceva a un Barbone: «Nun porto rispetto

nemmanco ar padrone, perché a l’occasione ie sgraffio la mano; ma tu che lo lecchi te becchi le botte: te mena, te sfotte, te mette in catena

cor muso rinchiuso e un cerchio cor bollo

sull’osso der collo. Secondo la moda

te taia li ricci, te spunta la coda… che belli capricci!

Io, guarda: so’ un Gatto, so’ un ladro, lo dico:

ma a me nun s’azzarda de famme ste cose…»

Er Cane rispose:

«Ma io… ie so’ amico!»

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Mondo Vegetariano. Pagina 16. Ottobre 2004.

R I C E T T E D I C U C I N A V E G E T A R I A N A .

IL CASTAGNACCIO ALLA FIORENTINA. Dalla «rivista» “Gente” del 14 Maggio 2002. A cura di Costanza Cini. Ci sembra di fare cosa gradita a tutti co-piando questa ricetta cosí come l’avevamo tro-vata e citandone onestamente la fonte, soprat-tutto perché si tratta di una torta che ha la ca-ratteristica specialissima di essere un dolciume prodotto senza alcun impiego di zucchero né di miele. Una torta favolosa al profumo di rosma-rino. Ingredienti per tre o quattro persone. 300 grammi di farina di castagne. 30 grammi di olio extravergine di oliva. 50 grammi di pinoli. 30 grammi di gherigli di noci. 50 grammi di uva sultanina. Rosmarino fresco. Vinsanto, farina e sale. Se volete riscoprire i sapori antichi, con-cedetevi una bella fetta di castagnaccio. È la piú semplice tra le buone «torte del-la nonna» ed è anche uno dei pochi dolci com-pletamente privi di zucchero. Il che non significa che sia poco calori-co; anzi! Le castagne sono preziose per l’apporto di minerali e ferro che ci donano, ma sono an-

che ricchissime di amido e, pertanto, vietate nelle diete ipocaloriche. Certo, se proprio vogliamo concederci u-no «strappo», è meglio una bella fetta di casta-gnaccio che un piccolo marron glacé: il casta-gnaccio sazia di piú, può sostituire la cena per-ché contiene un po’ tutti gli elementi nutritivi ed è senz’altro meno calorico del marron glacé che, come sapete, viene cotto in uno sciroppo di zucchero. Se volete provare questo delizioso casta-gnaccio alla fiorentina, profumato al rosmari-no, dovete procurarvi della buona farina di ca-stagne, olio extravergine di oliva, pinoli, noci, uva sultanina, rosmarino e un bicchiere di vin-santo o di marsala. Per prima cosa mettete l’uvetta a bagno nel vino che avete scelto. Dopo mezz’ora scolatela, asciugatela be-nissimo passandola piú volte con la carta da cucina, quindi mettetela in un sacchetto come quello del pane, che bisognerebbe sempre con-servare perché è utilissimo in tante occasioni, unite qualche cucchiaio di farina, chiudete il sacchetto con una mano, e ruotatelo e scuotete-lo in tutte le direzioni per un minuto. Versate il contenuto del sacchetto in un setaccio, scuotete bene, ed ecco l’uvetta che non vi rovinerà piú i dolci raccogliendosi sul fondo e bruciacchiandosi. Sgusciate le noci, cercando di mantenere per quanto possibile i gherigli interi. Passate con un panno umido il rosmarino e poi tritatelo. Versate la farina di castagne in una capa-ce terrina, unite un pizzico di sale e irrorate con l’olio, a goccia a goccia, mentre continua-te a mescolare bene e sempre nello stesso ver-so. Il composto dovrà risultare liscio, senza grumi, denso ma abbastanza liquido. Aggiungete l’uvetta infarinata, mescola-te e travasate il castagnaccio in una tortiera bassa che avrete unto con un po’ d’olio. Distribuite sulla torta i pinoli, le noci e il rosmarino, e infornate a 180 °C per una trenti-na di minuti.