0902 - N. 20 Mondo Vegetariano - Febbraio 2009

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA. A NNO 7, N UMERO 1. F EBBRAIO 2009. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://www.vegetariani-roma.it [email protected]

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Bollettino trimestrale dell'AVA - Associazione Vegetarina Animalista

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BOLLETTINO TRIMESTRALE DI CULTURA VEGETARIANA.

ANNO 7, NUMERO 1. FEBBRAIO 2009. Se ami la vita e la rispetti, se vuoi che qualcosa cambi in meglio, comincia da te stesso: prendi l’impegno di non nutrirti di violenza: diventa VEGETARIANO e ti accorgerai che è l’inizio di un cammino giusto e utile per la tua salute e quella del Pianeta. La nostra associazione ti può aiutare in questa tua scelta. http://www.vegetariani-roma.it [email protected]

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Mondo Vegetariano. Pagina 2. Febbraio 2009.

C H I S I A M O . L’Associazione Vegetariana Animalista “Armando D’Elia”, già Gruppo Vegetariano “Armando D’Elia”, nasce nell’anno 2002 co-me Movimento Indipendente di ispirazione o-listica. Il nostro interesse nasce dal ripudio di ogni espressione violenta nei confronti del-l’uomo, degli animali e della natura, dall’amo-re verso la Vita e dalla consapevolezza che so-lo da un corretto modo di vivere e di alimen-

tarsi (secondo le leggi naturali conformi alle nostre esigenze fisiologiche di esseri fruttaria-ni) è possibile conservare la salute del corpo, l’equilibrio mentale, i valori morali e spirituali. Infatti la pratica del vegetarismo favorisce lo sviluppo di una coscienza umana piú giusta e sensibile, una mentalità di pace e di disponibi-lità verso il prossimo, il superamento dello sfruttamento degli animali e delle risorse natu-rali, e l’eliminazione della fame nel mondo.

C O L L A B O R A Z I O N E . La collaborazione a Mondo Vegetariano è gratuita. Le opinioni degli articolisti possono non coincidere perfettamente con la filosofia che anima l’Associazione. Ogni articolista re-sta, pertanto, responsabile delle sue affermazio-ni. Coloro che intendono collaborare con il Bol-

lettino possono inviare i loro articoli per posta ordinaria a Franco Libero Manco, in Via Cese-na 14, 00182 Roma, oppure per posta elettro-nica a: [email protected]. Quanto ricevuto non verrà restituito e la Redazione si riserva di ridurre, in caso di uti-lizzo, la sua lunghezza.

Per ricevere il bollettino occorre iscriver-si all’Associazione per un anno. Socio sosteni-tore: 60 Euro; socio ordinario: 30 Euro; stu-denti, pensionati, disoccupati e minori: 20 Eu-ro. Sede: Via Cesena 14, 00182 Roma, tel. 06

7 022 863. E-mail: [email protected]. Conto corrente postale: 58 343 153 intestato ad Associazione Vegetariana Anima-lista, Via Cesena 14, 00182 Roma.

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A R G O M E N T I E L O R O P A G I N E .

Lettere spedite o consegnate. 2. Principî nutrizionali. 4. Alimentazione e sensibilità. 6. Intelligenza. 8.

Dibattiti. 9. L’angolo della poesia. 14. Ricette di cucina vegetali. 15. Indirizzi di nostri amici. 16.

L E T T E R E S P E D I T E O C O N S E G N A T E .

“ F A O ” : U N O R G A N I S M O I N

C R O N I C A C R I S I S T R A T E G I C A . Al Segretario Generale Dottor Jacques Diofuf.

Martedí 3 Febbraio abbiamo distribuito pubblicamente questa nostra lettera, con lo stesso titolo qui sopra esposto, all’ingresso della sede della “Fao” a Roma.

Signor Segretario Generale, la «Rome

Declaration of World Food Security» fin dal 1996 si è impegnata a sradicare la carenza ali-mentare e la malnutrizione, ma ancora oggi la fame è in aumento in ogni parte del mondo e ha raggiunto l’impressionante cifra di un mi-liardo di persone denutrite. Non è piú accetta-bile che cinquanta milioni di individui, tra cui

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Mondo Vegetariano. Pagina 3. Febbraio 2009. sei milioni di bambini, ogni anno muoiano per fame mentre enormi quantità di cibo vengono utilizzate per ingrassare gli animali d’alleva-mento dei paesi ricchi; non è accettabile che un manzo consumi risorse alimentari quanto dodici persone, non è accettabile sacrificare 15 Kg di grano e leguminose per ottenere 1 Kg di carne; non è accettabile produrre un solo ham-burger sacrificando cereali sufficienti a sfama-re quaranta bambini per un giorno; non è ac-cettabile la sottrazione delle terre ai contadini del Terzo Mondo per destinarle a pascolo o coltivazioni di monocolture; non è accettabile l’inquinamento da biossido di carbonio e meta-no che deriva dalla produzione della carne; non è accettabile l’inquinamento della terra, del mare e delle falde acquifere provocato da-gli escrementi degli animali destinati all’ali-mentazione umana, dai prodotti chimici e dai farmaci loro somministrati; non è accettabile lo sperpero delle risorse energetiche assorbite dall’industria della carne; non è accettabile lo spreco della metà delle risorse idriche del pia-neta che quell’industria consuma; non è accet-tabile la distruzione delle foreste pluviali per adibire territorî a pascolo di animali; non è ac-cettabile la conseguente ed irrevocabile estin-zione di innumerevoli specie animali e vegetali sempre per colpa della produzione della carne.

E non è accettabile ch la FAO (organi-smo delle Nazioni Unite istituito fin dal 1945 per attuare un progressivo miglioramento delle condizioni di vita delle nazioni piú povere, po-tenziare lo sviluppo dell’agricoltura, aumenta-re i livelli di produzione ed assicurare una piú equa distribuzione dei prodotti alimentari) per-sista in questa politica inefficiente e fallimen-tare, dal momento che le persone che soffrono e muoiono per fame sono oggi in quantità maggiore di quanto fossero nel 1945. Non è accettabile che venga taciuta la principale cau-sa della fame nel mondo e che i componenti della FAO consumino carne in costosissimi vertici e tavole imbandite sapendo che ogni persona che consuma tale prodotto costringe altre cinque a digiunare; non è accettabile che mentre i dirigenti della FAO si parlano addos-so i poveri del mondo continuino a morire. FAO: dove finiscono i soldi stanziati per i po-veri del mondo? Ti servono per pagare i tuoi

1.600 dirigenti? È dal 1994 che avevi promes-so di ridurre il personale degli uffici per impie-garli sul campo, ma ancora oggi il 70 % sta se-duto in scrivania. FAO, i fatti parlano chiaro: o non sei interessata a risolvere il problema della fame nel mondo, oppure sei inadeguata.

I VEGETARIANI RISPONDONO AL

NUTRIZIONISTA GIORGIO CALABRESE. Franco Libero Manco.

Professor Calabrese, quando nei pro-

grammi televisivi Lei parla di alimentazione, i Suoi enunciati nutrizionali a favore della carne non solo sono ridicoli confrontati con l’ottima salute dei vegani, ma fanno piú danno della grandine su un campo in fase di germoglio a primavera. Lei avrà sulla coscienza non solo i milioni di animali che a causa delle Sue per-suasioni menzognere saranno massacrati, ma il dolore e la vita di un numero impressionante anche di esseri umani.

Io La invito caldamente a smetterla di mentire in merito alla necessità di ingurgitare salme di animali per stare in buona salute: la verità, l’intelligenza e la sensibilità umane so-no i Suoi peggiori nemici. La dimostrazione lampante, inconfutabile, dimostrabile dell’otti-ma salute dei vegani sconfessa tutte le Sue re-trograde, medioevali teorie carnofile.

Noi vegani siamo disponibili a mettere a disposizione i nostri esami ematici, clinici, a farci analizzare da chiunque: dimostreremo che i vostri fantomatici parametri sono una mi-serabile invenzione da chi vuole la gente am-malata, bisognosa di medici, di nutrizionisti, di chimica, di farmaci: la salute della gente ren-derebbe superflua la vostra stessa esistenza.

Voi appartenete al lato oscuro della me- dicina e della scienza alimentare; siete anacro-

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Mondo Vegetariano. Pagina 4. Febbraio 2009. nistici quando parlate di proteine ad alto valore biologico, perché ignorate l’isovalenza tra pro-teine animali e vegetali; siete fuori rotta quan-do parlate di aminoacidi essenziali: quelli di o-rigine vegetale sono assolutamente identici a quelli di origine animale; siete confusi quando esaltate il ferro eme di derivazione animale: la biodisponilità del ferro non-eme dei vegetali è scarsa solo se manca la presenza di vitamina C, cosa che non succede mai nei vegani; pren-dete una cantonata quando esaltate il valore degli Omega Tre del pesce: gli Omega Tre da frutta e verdure contengono prostaglandine di tipo Uno e Tre, positive, utili all’uomo, e non prostaglandine di Tipo Due, negative e danno-se; siete fuori di testa quando invitate a consu-mare latticini per il loro contenuto di calcio: è proprio la forte presenza di calcio unito alle proteine animali che impedisce la fissazione di questo minerale; prendete un abbaglio quando affermate che la dieta vegana è carente di vita-mina B 12: la nostra buona salute ci consente una riserva di almeno trent’anni di tale vitami-na, senza avvelenarci con tutto ciò che è conte-nuto nella carne e nei derivati animali.

Caro Professore, è la realtà concreta dei fatti che Le dà torto: la differenza sostanziale

tra noi vegani e voi carnibali sta nel fatto che noi non ci ammaliamo mai o molto raramente, mentre il vostro onnivorismo genera una mol-titudine di patologie che stanno portando l’u-manità alla falcidia, all’indebolimento della razza, al declino fisico, mentale, morale e spi-rituale.

Ammetta il fallimento delle Sue teorie, riconosca la superiorità nutrizionale del vega-nesimo non solo sotto l’aspetto salutistico, ma sotto l’aspetto spirituale perché raccomandato dai piú grandi mistici e santi di ogni tempo e paese, nonché dai piú grandi filosofi, medici, uomini di cultura e di scienza del calibro di Pi-tagora, Ippocrate, Galeno, Aristotele, Platone, Socrate, Platurco, Seneca, Orazio, San France-sco, Leonardo da Vinci, Voltaire, Tolstoi, Spi-noza, Schopenhauer, Gandhi e cosí via.

Per cui si convinca caro Professore: ani-mali e derivati sono micidiali per la nostra sa-lute; la smetta di causare danni alla popolazio-ne: si penta, faccia un salutare mea culpa, di-venti vegetariano. Incominci a far del bene o esca di scena: ne beneficerà l’intero universo conosciuto e forse fra un’adeguata quantità di anni potrà anche avere il perdono di tutte le Sue vittime.

P R I N C I P Î N U T R I Z I O N A L I .

IL FERRO NELLA DIETA DEI VEGETARIANI.

Franco Libero Manco e Valdo Vaccaro. Carissimi, vi invito a collaborare a que-

sta iniziativa, consistente nel tenere a portata di mano questo documento/scheda riguardante il ferro nella dieta dei vegetariani, e spedirlo alle redazioni televisive, di giornali o riviste settimanali quando i nutrizionisti affermano, come spesso succede, che tale minerale è ne-cessario assumerlo dalla carne perché consi-derato biologicamente piú disponibile del fer-ro dei vegetali. In seguito vi invierò altri docu-menti/scheda inerenti le altre tematiche che i nutrizionisti carnofili tirano in ballo per giu-stificare l’uso della carne, del pesce, dei for-maggi e cosí via. Grazie per la collaborazione e sempre avanti.

Franco Libero Manco.

La carenza di ferro (o sideropenia) rap-presenta la deficienza nutrizionale piú comune in molti paesi ma non è quasi mai vera e pro-pria deficienza o assenza di ferro nell’alimen-tazione, quanto piuttosto carenza di capacità assimilativa da parte dell’organismo: la causa è da ricercare non tanto nel quantitativo di fer-ro ingerito quanto nella disfunzione del meta-bolismo.

I principali fattori che contribuiscono al-la carenza di ferro sono: eccesso di calcio (i latticini riducono del 30 al 50 % l’assimilabili-tà del ferro), carenza di rame, di vitamina C; poco esercizio fisico, cattiva digestione; ecces-so di sale, di caffè, di tè, di vino rosso (i cui tannini abbattono del 70 % l’assorbimento fer-rico), cioccolato; gastrite, ulcera peptica, ernia iatale, emorroidi, polipi o lesioni tumorali inte-stinali. Anche i fitati dei cereali e i fosfati delle uova, i prodotti a base di soia, i cereali integra-

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Mondo Vegetariano. Pagina 5. Febbraio 2009. li, la verza e i cavoli ne ostacolano l’assorbi-mento. Aspirine, zuccheri e dolcificanti indu-striali, analgesici e tranquillanti, integratori, farmaci, sono tutti sostanze incompatibili e in contrasto col ferro. Come lo sono diete acidifi-canti (carne, latte e proteine animali), consumo di bevande gassate, mancanza di acido clori-drico nello stomaco, malattia celiaca, donazio-ni di sangue, perdite da operazioni chirurgiche e simili.

Per contro, i fattori che favoriscono l’as-sorbimento del ferro sono: il fruttosio, la vita-mina A, il complesso B, il rame, il calcio, il manganese e il molibdeno: la vitamina C au-menta del 30 % l’assorbimento del minerale. I-noltre, attraverso il riciclaggio il nostro corpo è in grado di recuperare il 95 % del suo fabbiso-gno ed è praticamente impossibile per i vege-tariani (come dimostrano i dati statistici) accu-sare carenza di tale minerale in virtú della pre-senza di vitamina C di cui sono ricche frutta e verdura. I vegetariani infatti risultano meno soggetti a carenze di ferro e quindi ad anemie rispetto agli onnivori.

Il «ferro eme» (quello di derivazione a-nimale) è creduto a torto superiore in termini di bio-disponibilità rispetto al «ferro non eme» (quello di derivazione vegetale): la biodisponi-bilità del ferro non eme è scarsa solo se manca il contemporaneo apporto di vitamina C natu-rale. Il ferro eme dà solo stimolanti sferzate prodotte dalla moltiplicazione leucocitico-im-munitaria, illudendo paziente e medico di ri-cevere benefici. È vero che il ferro eme ha la proprietà di entrare velocemente nel corpo u-mano, ma lo fa con effetto dirompente e non coi modi e tempi previsti dal nostro sistema as-similativo. L’impatto del ferro eme è trauma-tico, drogante e stimolante; non terapeutico.

Le piú avanzate ricerche sul ferro e sul-l’anemia evidenziano come il migliore ferro possibile sia quello del mondo vegetale, delle foglie verdi e del succo fresco di carote, e che le anemie vengono provocate dalle carenze delle vitamine C, E, e P, (sinergiche col ferro), dagli eccessi di B 12 (antitetica col ferro e con la vitamina C). Le anemie si verificano quindi non per carenza ferrica ma per scarsa assimi-labilità. Il ferro contenuto in forma ferrica ne-gli alimenti deve essere convertito in forma

ferrosa durante il processo di digestione per essere assimilato. Buona parte di questa con-versione è dovuta proprio alla presenza di vita-mina C. Inoltre nell’organismo umano esistono processi che consentono di fabbricare globuli rossi partendo dai vegetali. I sali minerali sui quali il nostro organismo può fare affidamento sono solo quelli «organicati», ovvero quelli che stanno nelle verdure e nella frutta non cotte, perché la cottura li rende inorganici, cioè inassimilabili dal nostro organismo, come ap-punto succede per il ferro eme dei derivati ani-mali, che devono essere necessariamente cotti per essere consumati.

Il valore della ferritina indica la scorta di ferro biodisponibile a disposizione: ferritina bassa vuol dire dieta povera, o eccessi di per-dite a causa di emorroidi, mestruazioni troppo intense nelle donne o uso di sostanze incompa-tibili e ferro-distruttrici (come vitamine sinteti-che, integratori minerali inclusi quelli ferrici, zuccheri industriali, tè e caffè, alcool, fumo, farmaci).

Per l’assimilazione del ferro serve la presenza di rame, cobalto, manganese, vitami-na C e vitamina E. Tali minerali sono abbon-danti nel mondo vegetale: il rame è contenuto nella crusca in proporzione di 1,23 mg ogni cento grammi, nelle lenticchie 1,00 mg, negli anacardi 2,00 mg, nelle nocciole 1,30 mg, nel-le noci 1,00 mg; il cobalto nella verdura a fo-glie verdi, nella frutta fresca, in quella secca e nei semi oleaginosi; il manganese nei cereali integrali, nella crusca, nei semi oleaginosi, nei legumi, nella verdura a foglie verdi, nelle ba-nane, nel sedano; la vitamina C in tutti i pro-dotti vegetali, specialmente la frutta fresca; le vitamine D ed E nell’olio di germe di grano.

Infine vale la pena ricordare che un ec-cesso di ferro causa solo problemi in quanto si deposita nel cuore, nel fegato e nel pancreas e spesso è causa di cardiopatie. Troppo ferro si-gnifica maggiore ostruzione nelle arterie con notevoli rischî di infarto ed ictus.

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A L I M E N T A Z I O N E E S E N S I B I L I T À . A N C H E L A C A R N E È U N A D R O G A ?

Armando D’Elia. Dal libro “Miti e realtà nell’alimenta-

zione umana”. Abbiamo prima accennato al fatto che la

carne deve essere considerata «droga di ag-gressività» e che, in quanto tale, veniva som-ministrata in grandi quantità ai soldati statuni-tensi durante la cosiddetta «guerra del Golfo».

Orbene, quanto hanno pubblicato i quoti-diani italiani del 30 Agosto 1995, e che qui di seguito riportiamo, comprova che nel causare comportamenti aggressivi la carne, come «dro-ga di aggressività», può essere addirittura comparabile, se non proprio equiparabile, con altre droghe, per esempio l’eroina, della quale è nota l’azione euforizzante che può spingere ad azioni brutali e inconsulte. (L’eroina è, chi-micamente, diacetilmorfina, sostanza semi-sintetica derivata dalla morfina e ottenuta, nel 1874, dal chimico tedesco Heinrich Dresner.) Ed ecco la notizia.

«Una decina di soldati croati sono arri-vati nei giorni scorsi, dopo un viaggio avven-turoso, a San Patrignano, la piú grande comu-nità europea per il recupero dei tossicodipen-denti, per intraprendere un trattamento antidro-ga. I soldati, tutti giovanissimi e provenienti da varie località della Ex Iugoslavia, hanno riferi-to che prima di essere inviati al fronte a com-battere venivano imbottiti di droga per ordine degli ufficiali medici, i quali la prescrivevano dicendo loro che la droga permetteva di di-menticare e affrontare senza paura le azioni piú rischiose. La droga era, appunto, l’eroina, che veniva distribuita due volte al giorno, mez-zo grammo al mattino e mezzo grammo alla sera. Uno di questi soldati rifugiatisi a San Pa-trignano ha raccontato che effettivamente l’e-roina gli permetteva di affrontare situazioni or-ribili nelle quali «dovevi essere tu il primo a uccidere senza pietà», e per fare questo si do-vevano dimenticare senza commuoversi i pian-ti e i volti terrorizzati dei bambini accanto a corpi orrendamente mutilati.»

Quindi, sia nella guerra del Golfo che in quella dell’ex Iugoslavia si voleva raggiungere

lo stesso scopo: drogare i militari per accre-scerne l’aggressività, nel primo caso mediante la «droga carne», nel secondo mediante la dro-ga eroina. È pertanto giusto l’accostamento prima accennato, in quanto a effetti, tra la car-ne e l’eroina.

Ma, a sostegno di tale accostamento, oc-corre ricordare che il caso ora citato dei soldati croati «eroinomani coatti» ha un altro ben noto precedente: quello della guerra del Vietnam. Infatti in quella sanguinosissima guerra l’allo-ra segretario di stato americano Henry Kissin-ger fece diffondere in gran quantità, fra i sol-dati statunitensi che là combattevano, delle droghe che, ingenerando crudeltà estrema nelle azioni di guerra, avrebbero dovuto tentare di e-vitare la disfatta statunitense che già si profila-va. Furono cosí distribuite ai soldati massicce dosi di LSD. (L’LSD è, chimicamente, dietila-mide dell’acido d-lisergico, composto sintetico ottenuto nel 1953 dal chimico svizzero Albert Hofmann.)

Conseguentemente migliaia di soldati a-mericani superstiti di quella guerra tornarono in patria drogati e con il sistema nervoso scon-volto; essi, come è noto, manifestarono un par-ticolare complesso patologico caratterizzato da gravi disfunzioni fisio-psichiche e noto come «sindrome del Vietnam».

A questo punto si impone un commento a quanto appena esposto, un commento sugge-rito dalla necessità di dare uno sguardo pano-ramico su due mondi: quello caratterizzato dal vegetarismo e quello caratterizzato dalle dro-ghe. L’uno modifica concretamente la realtà; l’altro tende invece a portare l’uomo fuori dal-la realtà. Differenza, quindi, abissale: il vege-tarismo agisce nell’ambito, reale e concreto, delle cause dei mali del mondo e propone dei rimedî, mentre la droga tende a lasciare inalte-rate le cause e a cacciare l’individuo in un mondo di evasione non risolutivo.

Il vegetarismo, in conclusione, induce la calma dei forti e dei sani e diffonde l’amore e la pace tra gli uomini, avvalendosi dell’uso della ragione, della scienza, della parola ami-chevole e suadente, astenendosi da ogni atto violento. Con queste benefiche e concrete ca-ratteristiche del suo comportamento instaura la

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Mondo Vegetariano. Pagina 7. Febbraio 2009. serenità, la padronanza di sè stessi, la disten-sione, sostituendo all’odio l’amore, alla dispu-ta il colloquio.

Quanto precede permette quindi di con-cludere che il potere è capace di «drogare» l’uomo adulto per potersene servire a suo van-taggio, e lo fa principalmente ricorrendo alle droghe alimentari e a quelle di natura chimica. Tale drogaggio viene effettuato sia nei periodi cosiddetti «di pace» (che sarebbe meglio chia-mare «di guerra non guerreggiata», che in pe-riodi di guerra vera e propria. Piú precisamen-te:

in periodo di pace, utilizzando la «droga carne» che, rendendo gli essi umani aggressivi, produce fra loro disunione, competitività e conflittualità, ponendoli uno contro l’altro («divide et impera»);

in periodo di guerra guerreggiata, som-ministrando droghe chimiche agli individui obbligati a combattere (eroina, LSD e cosí via) che, aggiunte alla «droga carne» (che per l’oc-casione vien data in maggior copia), spingono l’uomo a compiere atti aggressivi spietati, sino a inaudite crudeltà, compiuti anche a rischio della propria vita, per ordine ed interesse del potere.

Il carnivorismo della persona che mangia carne per conformismo (ignorando che è il po-tere che le impone le abitudini alimentari che la schiavizzano e ne modificano il comporta-mento) è certamente un carnivorismo non in-nato, ma acquisito, come ampiamente dimo-streremo in un apposito paragrafo di un capito-lo successivo.

Qui ci limitiamo a evidenziare il fatto che tale carnivorismo acquisito è cosí in con-trasto con le caratteristiche anatomiche, fisio-logiche ed istintuali dell’uomo che, pur essen-do inserito nel modello alimentare dell’uomo da molti millennî, non è riuscito a modificare, come già detto in altra parte del libro, nessuna delle caratteristiche anatomiche e fisiologiche del fruttariano uomo, che continua a nascere con le caratteristiche tipiche di un animale fruttariano: tanto è vero che il bambino conti-nua ad essere attratto istintivamente dalla frut-ta e a rifiutare, altrettanto istintivamente, la carne.

Soffermiamoci quindi un po’ per cercare

di spiegare come mai dall’iniziale ripulsa della carne il bambino giunge poi all’accettazione di questo cibo, che abbiamo detto essere inidoneo a un fruttariano.

È ben noto che al momento dello svezza-mento, quando la mamma (disinformata sui danni della carne e / o convinta dal pediatra, i-gnorante o venduto alle industrie alimentari) tenta la prima volta di dargli la carne, il bambi-no istintivamente la rifiuta, serrando le labbra e volgendo addirittura la testa dall’altra parte; se la mamma riesce, con un colpo di abilità, ad infilargliene un pezzetto in bocca, molte volte lui la sputa. Tuttavia quasi sempre la mamma insiste (ritenendo di agire nell’interesse del bambino) e si offre come esempio al figlio che la osserva mangiare della carne. Il bambino che, come tutti i piccoli nati, imita istintiva-mente quello che fanno i genitori e in partico-lare la madre, alla fine ingerirà anche lui della carne.

È a questo punto che comincia l’azione eccitante della carne, azione particolarmente efficace in quanto esercitata su un sistema ner-voso che, ancora non toccato da forti stimola-zioni, è assai sensibile. Ma l’azione della carne è simile a quella di tutte le droghe, il cui ef-fetto dopo un po’ cessa provocando l’avvento di una fase di depressione, per sormontare la quale non c’è che la ripetizione dell’assunzio-ne della droga, in questo caso della carne. In-somma, la carne agisce con lo stesso mecca-nismo d’azione delle altre droghe.

Avviene cosí che la mamma ad un certo punto non troverà piú difficoltà a continuare la somministrazione di carne al bambino, il quale anzi la appetirà.

Si instaura cosí l’abitudine alla stimola-zione esercitata dal cibo cadaverico e poi, pur-troppo, un’autentica «cadaver dipendenza».

Ma la «droga carne» viene oggi sommi-nistrata ai bambini sin dal quarto mese di età e addirittura, da parte di alcuni pediatri, sin dal terzo mese mediante i cosiddetti «omogeneiz-zati per l’infanzia», dei quali si parla in altra parte di questo libro. Gli omogeneizzati per l’infanzia che si vendono in Italia sono presso-ché monopolizzati da quattro grosse imprese: “Plasmon”, “Nipiol”, “Mellin” e “Dieterba”. Le ultime due delle quali hanno messo in com-

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Mondo Vegetariano. Pagina 8. Febbraio 2009. mercio dei prodotti non solo «omogeneizzati», ma «liofilizzati», ottenuti con carne di pollo, manzo, vitello, tacchino, agnello. Tali omoge-neizzati liofilizzati si possono addirittura som-ministrare inserendoli direttamente nel bibe-ron. Ed ecco che cosa si legge sugli involucri con cui tali prodotti sono presentati in com-mercio: «La carne è essenziale per la crescita perché ricca di proteine ad alto valore biologi-co e di sali minerali»!

La carne, introdotta subdolamente ed in cosí tenera età nel corpo umano, non potrà non drogarlo, e il comportamento dell’individuo in crescita ne verrà inevitabilmente influenzato. Come? Ne abbiamo già accennato, ma giova ritornarci. La carne produce aggressività, disu-nione ed odio, divide gli uomini, che sono ri-

cacciati nell’individualismo. Cosí, del resto, vuole il potere («divide et impera», siamo sempre lí), il quale riesce in tal modo a impe-dire quella unione delle forze che potrebbe de-bellarlo. Inoltre, essendo la carne sicuramente patogena, produce un suddito ammalato, non solo nel fisico ma anche nella mente, in quanto la tossiemia provocata dall’alimentazione ca-daverica interesserà naturalmente anche il cer-vello, che come tutti gli altri organi del corpo umano deve essere nutrito mediante la corrente sanguigna: quindi il cervello, cosí malnutrito, esprimerà un comportamento caratterizzato da propensione alla lotta e all’odio e non al rispet-to reciproco, alla tolleranza e alla condivisio-ne.

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I N T E L L I G E N Z A .

S I A M O D A V V E R O S U P E R I O R I A G L I A N I M A L I ?

Antonio Navetta. Una delle cose che abbiamo imparato in

chiesa e a scuola è che l’uomo avendo ricevuto il dono della ragione e dell’intelligenza è supe-riore a qualsiasi animale, e questo da un certo punto di vista è anche vero.

Non ci è mai stato spiegato però che l’in-telligenza non è altro che una delle tante facol-tà presenti in natura, e che noi quindi non ne abbiamo l’esclusiva proprietà, poiché ci sono animali che, pur essendo appunto solo «anima-li»‚ ne posseggono una notevole percentuale.

Per quanto poi riguarda il piano fisico le cose come sappiamo sono ben diverse: sono proprio gli animali a essere superiori a noi. A-vete mai pensato a cosa può fare un qualsiasi uccello? A esclusione ovviamente della gallina o di qualcun altro? Gli uccelli possono volare da una regione all’altra del pianeta. L’uomo dopo decine di secoli di evoluzione (quindi non si parla di ieri) è riuscito a inventarsi delle macchine per volare. Ma possedere una mac-china per volare non è la stessa cosa che pos-sedere già nel corpo la facoltà di volare. Noi non siamo liberi come gli uccelli che possono volare da una picco a un altro di una montagna in un baleno; al massimo la montagna la pos-

siamo scalare, ma questo ci costa molto tempo e molta fatica. Inoltre l’aquila, oltre a volare e ad essere un animale piuttosto furbo e accorto, possiede rispetto a noi un’altra incredibile fa-coltà: ha una vista diciotto volte piú potente della nostra. Ed è vero che noi possiamo risol-vere questo problema usando un cannocchiale, ma credete davvero che sia la stessa cosa?

Quando andiamo al mare succede che cerchiamo di nuotare, ma dopo un po’ se an-diamo in un mare pulito e cristallino ci accor-giamo che perfino i pesci piú minuscoli sono piú veloci di noi, che magari come uomini o donne ce la caviamo piuttosto bene. Se poi sia-mo presuntuosi e vogliamo raggiungere un delfino dobbiamo addirittura prendere un mo-toscafo con un motore da duecento cavalli. Ma anche qui saper nuotare come un delfino o a-vere una macchina che nuota per noi non è af-fatto la stessa cosa, infatti il delfino può im-mergersi all’improvviso mentre il motoscafo no. (Senza contare poi che il discorso sui delfi-ni non si riduce solo a questo).

Se andiamo in una foresta tropicale in-contriamo le scimmie e i gorilla. E osservando le scimmie ci accorgiamo che neppure se fos-simo agili come Tarzan potremmo mai arrivare allo stesso livello di agilità. In quanto al gorilla poi è stato calcolato che le sue braccia posseg-gono una potenza pari a venti volte quella di

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Mondo Vegetariano. Pagina 9. Febbraio 2009. un uomo forte. Infatti con le sue mani può tranquillamente fare a pezzi la gomma di un autocarro e con un solo pugno spezzare la schiena ad un leopardo che lo attacca. E c’è da aggiungere che il leopardo è uno degli animali piú veloci e piú agili che esistono. Ora, quale campione mondiale di arti marziali potrebbe mai sognarsi di fare una cosa simile? Riuscite meglio a capire quanto su parecchie cose sia-mo inferiori agli animali?

L’intelligenza è senza dubbio una facoltà che vince su tutte le altre, ma quando noi affer-miamo che siamo «superiori» dovremmo forse essere un po’ piú precisi, perchè di fatto in molte cose non siamo superiori a gli animali, anzi è proprio vero tutto il contrario.

Sul piano della libertà, anche qui gli ani-mali sono superiori all’uomo, poiché essendo esso molto piú complicato ha dovuto inventar-si una infinita quantità di leggi per regolare la sua stessa vita.

Riguardo all’intelligenza è scontato che gli animali ne hanno meno di noi, che abbiamo oltretutto un infinito bagaglio culturale accu-mulato in milioni di anni e che anche solo at-traverso lo studio di questo possiamo migliora-re questa nostra facoltà. C’è da dire però che nessun animale che vive in una giungla può sopravvivere facilmente senza un minimo di

scaltrezza e di accortezza. E questo, sia che si parli di intelligenza che proviene dall’istinto della specie, sia che si parli di intelligenza pro-pria di uno specifico individuo di quella spe-cie, è sempre comunque intelligenza.

La mucca come tutti gli erbivori si nutre semplicemente di erba, cosa che ovviamente noi non possiamo fare non avendo uno stoma-co appropriato. Quindi noi essendo esseri mol-to piú complicati degli erbivori dobbiamo sgobbare parecchio per procurarci del cibo che possiamo mangiare. Ma oltre a nutrirsi sempli-cemente di erba la mucca produce un tipo di e-scremento, chiamato «stallatico», che è classi-ficato come il miglior fertilizzante esistente in natura. Quindi anche nel produrre feci si può dire che la mucca è migliore dell’uomo, e non è una cosa da poco se si pensa che ciò è, in molti ambienti, indispensabile perfino per la nostra sopravvivenza.

Detto tutto ciò, come si può affermare che l’uomo è superiore agli animali? Se abbia-mo l’umiltà di riconoscere che gli animali so-no in molte cose superiori all’uomo, allora do-vremmo avere per loro anche un sentimento di grande rispetto, e il fatto di essere piú intelli-genti di loro non dovrebbe essere un motivo sufficiente per fare di loro tutto quello che vo-gliamo.

D I B A T T I T I .

I L T E R R E N O È T U T T O ; I L M I C R O B O È N I E N T E .

Valdo Vaccaro.

Risposta alla richiesta di un parere in merito a vecchie espressioni di incertezze e di-sorientata curiosità, aggiunte da un redattore che chiameremo qui «Pierino», in calce a un articolo nel numero di questo bollettino trime-strale del Gennaio 2005, a proposito soprat-tutto dell’idea del contagio. (Il bollettino in questione è sempre leggibile e scaricabile nel nostro «sito Internet»).

Non c’è spazio per il Limbo delle posi-

zioni intermedie. Carissimo «Pierino», sei un elemento

simpatico e impegnato. L’ultima persona al mondo che vorrei contraddire.

Anche perché apprezzo la tua perspica-cia, la tua umiltà, la tua precisione nel dire le cose e nel trovare motivi di dubbio nelle teorie

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Mondo Vegetariano. Pagina 10. Febbraio 2009. che ti vengono sottomano in redazione.

Ma, sempre restando al magnifico scritto del Dottor Mauro Damiani “Le malattie infetti-ve: vediamo di capirci qualcosa” (alle pagine 9-13 di “Mondo Vegetariano” del Gennaio 2005), temo di dover dare ragione all’autore e torto a te.

Ti seguo e condivido, nelle tue “Annota-zioni di un redattore”, quando esprimi le tue posizioni genericamente perplesse.

Ma, quando vuoi stare un po’ a metà strada tra le varie teorie, in una specie di Lim-bo tra il Paradiso della Verità e l’Inferno della Bugia, devo necessariamente dirti di no.

Una lancia spezzata a favore dell’anti-

biotico come cura (e non come ammissibile strumento di emergenza).

Sugli antibiotici, ad esempio, dici: «a me intanto è capitato piú di una volta di uscire con gli antibiotici da una specie di inferno, e ho proprio il sospetto che, ammazzando microor-ganismi, si siano salvate quantità di vite che non si sarebbero recuperate in alcun altro mo-do».

Qui tu disattivi e contesti completamente la tesi di Damiani, e dai piena ragione alla me-dicina ufficiale.

Non posso dire che non sia vera la tua e-sperienza, per come l’hai vissuta e percepita.

Ma, ti chiedo, chi ti dà mai la certezza che a farti uscire dalla crisi siano stati gli anti-biotici e non la tua forte fibra?

Manca la controprova. D’altra parte, esiste una massa di perso-

ne che, quando arriva l’inferno della febbre e del male, si mettono a letto e a digiuno senza prendere nulla, e guariscono.

Non uno su tanti, ma tutti, salvo rarissi-mi casi dove non c’era proprio nulla da fare.

Contestando Damiani, contesti Bè-champ, Koch, Bernard, Pettenkofer, Metchni-koff, e persino lo stesso Pasteur sul letto di morte.

Il tuo è solo un sospetto e un tarlo. Ti viene perché non hai la certezza

scientifica che Damiani ha, che pure Robert Koch è andato maturando negli anni, che Claude Bernard aveva, che il Professor Petten-kofer possedeva quando trangugiò i vibrioni

del colera, che il Dottor Metchnikoff ebbe, pur lavorando all’Istituto Pasteur di Parigi, che il Dottor Fraser acquisí, non riuscendo mai a trasmettere ad alcuno il microbo della difterite.

Tutto sommato, quando fai queste osser-vazioni, cerchi di restare ancorato al sicuro, a Pasteur, ai medici che lo hanno adottato siste-maticamente in associazione con la farmacolo-gia.

Tu non condivideresti nemmeno le teorie del maggior microbiologo di quel periodo, il grande Béchamp, di cui ho parlato nell’artico-lo “Tutto deriva da Béchamp e Pasteur”, che ti ho inviato nei giorni scorsi.

C’è molto da ridire sul vaiolo. Sul vaiolo dici: «Il pianeta è stato libera-

to dal vaiolo. Se anche su questo c’è da ridire, che si dica, sarebbe interessante.»

Provvedo dunque a dirtelo io stesso, prendendo spunto dal testo “Vaccinazioni, l’al-tra faccia della medaglia”, del Dottor Paolo Bi-gatti, Macro Edizioni, alla pagina 161.

Dalle statistiche sulla vaccinazione anti-vaiolosa si può osservare che, quanto meno si è vaccinato, tanto meno si sono verificati casi di vaiolo.

Inoltre, la regressione epidemiologica non è stata merito della vaccinazione ma è da attribuirsi evidentemente ad altri fattori (mi-glioramento igiene, pulizia, acqua corrente).

La straordinaria esperienza statistica-

paese delle Filippine sul vaiolo. Prendiamo l’esempio delle Filippine

che, dal punto di vista paese-globale-vaccina-to, offre statistiche significative.

Nelle Filippine nel 1905 la mortalità per il vaiolo è del 10 %. Con l’occupazione ameri-cana inizia una massiccia campagna di vacci-nazioni.

Nel 1905-1906, nonostante la vaccina-zione di massa, la mortalità sale al 25 %.

Nel 1918-1920 il 95 % della popolazione filippina risulta ormai vaccinata, visto che in tredici anni si sono effettuate quindici milioni di vaccinazioni.

Proprio in quel periodo si verifica un’e-pidemia che non ha precedenti nella storia di quelle isole del Pacifico, e la mortalità vola al

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Mondo Vegetariano. Pagina 11. Febbraio 2009. 54 %.

Su una popolazione di undici milioni di abitanti si ebbero 112.549 casi di vaiolo e 60.855 morti.

Nella capitale Manila, dove gli abitanti erano stati sottoposti a vaccinazioni e rivacci-nazioni, si registrò la piú alta punta di decessi, col 65,3 %, mentre nell’isola di Mindanao, u-nica a non aver subito vaccinazioni, ci fu il piú basso indice di mortalità (11,4 % tra i colpiti dal vaiolo).

I casi probanti della peste nera o bub-

bonica, e dello stesso colera. Se vuoi, possiamo parlare pure della pe-

ste nera o peste bubbonica. «Nel 1348 la peste nera falciò i due terzi

della popolazione francese. Lo stesso colera seminò il panico e il ter-

rore per secoli. Queste due malattie sono scomparse in

Francia senza le vaccinazioni. Succede invece che esse persistano inve-

ce in alcuni paesi, cosí come altre malattie, malgrado le vaccinazioni.

Una osservazione come questa dovrebbe già essere sufficiente a togliere ogni dubbio su dove sta il torto e dove la ragione.»

Lo scrive Fernand Delarue, nel suo “L’intossicazione da vaccino”, Feltrinelli, 1979.

Vaccinazioni come perla speciale della

medicina. Sappiamo benissimo che le vaccinazioni

sono da sempre non un ramo della medicina, ma addirittura «la perla» della medicina, che deve a loro gran parte del suo «splendore» e della sua «gloria».

Peccato che tale splendore e tale gloria si vanifichino e si affloscino ogniqualvolta pren-diamo in mano delle statistiche reali e non ma-nomesse o artefatte nei numeri o nelle inter-pretazioni dei numeri stessi.

È facile infatti constatare che: A. La regressione di tutte le epidemie si

è statisticamente e contemporaneamente pro-dotta tanto nei paesi o nei gruppi non vaccina-ti, quanto nei paesi o nei gruppi vaccinati (per cui bisogna attribuire il calo e la scomparsa dei

fenomeni ad altri fattori diversi dalla vaccina-zione).

B. Le vaccinazioni, anche se praticate si-stematicamente su interi gruppi, non hanno impedito mai il ritorno di epidemie a volte ca-tastrofiche (e questo fallimento dimostra come la loro efficacia sia contestabile).

Le prove fallimentari dell’antitetanica

sugli eserciti. Possiamo parlare pure del tetano. Nell’esercito francese, il piú vaccinato

degli eserciti della seconda guerra mondiale (piú di quattro milioni di vaccinazioni tra l’Ottobre 1936 e il Giugno 1940), il tasso di morbilità tetanica ogni mille feriti fu nel 1940 il medesimo che nella Prima Guerra del 1914 - 18, nella quale l’esercito non fu vaccinato.

Nell’esercito greco, non vaccinato, la frequenza del tetano durante l’ultima guerra è stata sette volte minore che nell’esercito fran-cese (700 % in meno).

La cospirazione mediatica a favore del

trionfalismo medico-farmaceutico-vaccina-torio.

Il trionfalismo medico-farmaceutico sul-le vaccinazioni esiste in forza di una gigante-sca cospirazione mediatica, nella quale si na-scondono gli incidenti, si alterano sistematica-mente le verità, si soffoca la voce degli avver-sarî e si perpetua il mito della innocuità.

Le vaccinazioni infatti, oltre che essere inefficaci, provocano numerosi incidenti che vengono sistematicamente circondati da un muro di omertà, per cui i morti, gli invalidi, i malati gravi scompaiono per incanto dai re-gistri medici, mentre gli effetti secondarî meno gravi passano inosservati.

Il Dottor Albertier, quando si accorse di aver ucciso diversi bambini col il BCG (bacil-lo tubercolotico di Calmette e Guérin), scrisse all’Istituto Pasteur per informarlo delle sue preoccupazioni, e gli fu risposto: «Caro colle-ga, non abbiamo mai sentito parlare di casi del genere. Lei è il solo al quale siano capitati si-mili incidenti. Sarà bene che prenda qualche precauzione».

Il boicottaggio delle ricerche Tissot

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Mondo Vegetariano. Pagina 12. Febbraio 2009. sull’origine autogena e non infettiva della tubercolosi.

Quando lo stimato Professor Tissot pro-vò a pubblicare all’Accademia delle Scienze i risultati dei suoi lunghi studi sulla tubercolosi, gli fu rifiutata la pubblicazione.

Continuò ugualmente a lavorare e, nel 1936, egli forní nuove prove sull’origine auto-gena del bacillo di Koch e sullo sviluppo auto-geno (non infettivo) della tubercolosi.

Voleva dire rimettere in discussione uno dei fondamenti della teoria di Pasteur sulla quale si basa la pratica delle vaccinazioni.

Gli risposero picche e gli impedirono di lavorare, rovinandogli la carriera.

Casi come quello del Professor Tissot ce ne sono a centinaia, in Francia come altrove.

Andare contro il vaccino significa ta-gliarsi professionalmente gli attributi.

La deificazione nazionalistica di Louis

Pasteur. «La figura dello scienziato ha assunto

nella nostra civiltà una dimensione mitica. Nessuno la incarna meglio di Pasteur, il

quale già da vivo aveva abilmente contributo alla costruzione del proprio mito.

I suoi successori ed eredi spirituali in-grandirono ancora la sua immagine e la porta-rono alle stelle.

La sua gloria senza pari rappresentava per il popolo francese, ferito dalla disfatta del 1871, una clamorosa rivincita nel campo della mente e dello spirito, un balsamo che leniva tutte le ferite nazionali, e il merito ricadeva sulla scienza francese, sull’Istituto Pasteur e sugli zelanti sostenitori del vaccino.

Era l’epoca in cui il regresso della reli-gione davanti alla scienza lasciava un vuoto.

Pasteur l’occupò rivestendo contempora-neamente le virtú di un santo e gli attributi di un dio.

L’immagine mitica di Pasteur, simbolo di una civiltà nuova, razionale e progressista, appare in filigrana dietro quella dell’uomo di scienza e del medico.

E la sua prestigiosa parola diventa da quel momento sacra quanto il Vangelo. Solo degli eretici potrebbero azzardarsi a metterla in dubbio, e a loro verrà riservata la sorte dell’o-

stracismo scientifico.» Quanto sopra viene scritto non dalla

stampa antifrancese, ma sempre da Francois Delarue, cioè da un medico francese, da una fonte insospettabile ed affidabile.

La storia si ripete con la assurda e

ignobile deificazione Nobel di Luc Monta-gnier.

Andiamo all’AIDS. È passato oltre un secolo dai tempi di

Pasteur, eppure la storia si è in pratica ripetuta tale e quale.

Luc Montagnier ha ricevuto nel 2008 il Nobel per la Medicina, per aver scoperto una malattia che non esiste se non nella sua vivida fantasia. Il tempo dunque passa invano e inse-gna assai poco alla gente, e alle autorità scien-tifiche in primo luogo.

Tu «Pierino» dici: «Quanto all’AIDS, sentiamo dire che il virus addirittura non sia mai esistito. E il contagio allora come avvie-ne?»

Ma allora, cosa diavolo è questo AIDS? Semplici malattie tossiche da grave esautora-mento fisico, non trasmissibili per bacio o per sesso, ma ereditabili (genitori esauriti che si replicano in figli esauriti) e replicabili in foto-copia (gente che assume gli stessi sballati o miseri stili di vita).

In effetti la posizione piú appropriata che ti contrappongo è un’altra e cioè: «Si sente ad-dirittura dire che esiste l’AIDS, mentre esso non esiste e quindi non può esistere alcun con-tagio.»

Quello che ti dicono essere l’AIDS non è altro che una accozzaglia di diverse patologie esaustive (da esaurimento nervoso), che colpi-sce:

A. Gente che, per colpa sua (stravizi, ca-renza di sonno, carenza di alimentazione cru-dista, eccessi sessuali quando non si è all’al-tezza, uso di stimolanti, di caffè, di alcol, di fumo e di droghe), si esautora e si autodistrug-ge con le proprie mani, con le proprie attitudi-ni insostenibili. B. Gente che, per perversa costrizione sociale (vedi popolazioni africane costrette a vivere nelle bidonville senza acqua e cibo suf- ficienti), si mantiene in condizioni vitali preca-

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Mondo Vegetariano. Pagina 13. Febbraio 2009. rie che portano alla rovina fisiologica.

C. Gente che, per colpa dei genitori dedi-ti a stravizî e a ritmi di vita insostenibili, si ri-trova a nascere in condizioni precarie.

Mediante stili di vita assurdi, sballati, in-sostenibili, si finisce per esautorare il proprio ex-fertile terreno personale, rendendolo sog-getto a qualsiasi morbo opportunistico (sia es-so polmonite, meningite, cancro), e ci si rovi-na, causando probabile rovina anche ai propri discendenti diretti.

L’impossibilità assoluta di trasmette-

re un virus HIV mediante contagio. In effetti nessun virus Hiv viene trovato

nei malati del cosiddetto AIDS. Inoltre, il virus sospettato di essere l’HIV non si riesce a tra-smetterlo nemmeno a volerlo.

Hanno preso mille coppie dove lui era sieropositivo e lei no, o viceversa, e le hanno fatte vivere a contatto sessuale continuato, ov-viamente senza alcuna protezione e senza nes-suna precauzione.

Nessuno di essi è riuscito ad essere con-tagiato.

Ti consiglio di leggere “AIDS, il virus inventato”, di Peter Duesberg, della collana I Nani della Baldini & Castoldi.

Cosí ti renderai conto delle truffe e delle invenzioni che precedono il lancio di certe ma-lattie ufficiali, di certe malattie «politiche» piú che reali.

E capirai anche perché tutti i grandi cer-velli mondiali della virologia e della microbio-logia sono schierati, non a caso, col Professor Duesberg, docente di biologia molecolare alla University of California di Berkeley, che vale assai di piú della Sapienza di Roma, con tutto il rispetto per il fervido aidsista Professor Aiu-ti.

Pettenkofer non era un pazzo, ma uno

scienziato attento e coerente. Quanto a quel pazzo di Pettenkofer che,

tu dici, «non si prese il colera, ma avrebbe po-tuto anche prenderselo», anche qui non mi tro-vi d’accordo, visto che egli, per provare che non si trattava di caso isolato, fece ingoiare il vibrione pure ad alcuni amici e alla sua fami-glia, e nessuno di essi si ammalò.

Essere increduli e dissentire, stare sulle proprie posizioni indipendenti è spesso produt-tivo. Ma in casi come questo, è meglio per te chiarire questi dubbî al piú presto e stroncare sul nascere le perplessità che non hanno ragio-ne di esistere.

Ti do invece ragione quando ti pulisci le ferite con semplice acqua, anche se, pure lí, dimostri una certa incoerenza, per uno che sotto sotto si fa il segno di croce contro l’HIV, il vaiolo, il colera e i vari microrganismi che ci girano intorno.

Preferisco i tuoi dubbî da profano alle

piccole sicurezze di certi scienziati. Devo aggiungere che la tua incoerenza è

addirittura comica e divertente. In un certo senso persino utile e produtti-

va, grazie al fatto che non la nascondi affatto. Il fatto poi di saper stare, fedele e ligio,

accanto a una persona di spiccata tempra scientifica come Franco Libero Manco, ti ren-de ancora piú umano e simpatico.

Preferisco i tuoi grandi dubbi da profano alle piccole sicurezze di certi scienziati che si dicono igienisti e che, alla prima febbre alta, alla prima crisi intestinale, alla prima emissio-ne di muco, si spaventano a morte per la crisi eliminatoria che il corpo instaura al fine di ripristinare l’equilibrio e la salute, mandando fuori di esso le tossine accumulate in prece-denza.

Scienziati igienisti che confondono tale crisi con chissà quale nuova malattia, e che, ri-correndo a farmaci ed integratori, tradiscono e contraddicono sè stessi, nonché le proprie con-vinzioni scientifiche.

Il «Pierino» di turno non vorrebbe affat-

to esibire la prepotenza di scriver lui, dalla sua privilegiata posizione di dattilografo di turno, l’ultima parola di questo discorso. Lui ascolta con ammirata e concentrata attenzione tutto quanto dicono i due buoni amici, e piú che di contestare aveva avuto voglia di dichia-rarsi impressionato da una specie di affasci-nante mistero, evocato dai discorsi in gioco. Come se in ballo sentisse altro ancora e altre profondità da scandagliare. Il che si potrebbe forse anche rintracciare rileggendo quello che

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Mondo Vegetariano. Pagina 14. Febbraio 2009. aveva annotato allora. Dunque vorrebbe alme-no dire che forse, almeno in parte, potrebbe esser stato frainteso. Per esempio che gli anti-biotici sono strumenti di emergenza e non di cura è proprio esattamente quanto ritiene an-che lui. E che qui magari altri discorsi si po-trebbero aggiungere. Il che nulla toglie al rin-novato interesse per tutto quanto riportato.

‗ ‗ ‗ ‗ ‗

L ’ A N G O L O D E L L A P O E S I A .

I N M E .

Swami Rama Tirtha.

La scialuppa di questo mondo sta ondeggiando sui marosi dell’oceano della mia gioia.

Il mio cuore batte con diletto e spinge avanti la barca sulla marea. Rose fioriscono, usignoli gemono,

ruscelli ridono e chiacchierano, soffia la brezza mattutina,

l’alba acquisisce e perde il suo rosa delicato, pioggia vien giú ticchettando

in me, in me, in me.

Le stelle scintillano, il Sole avvampa, giardini e boschi indossano il loro abbigliamento,

folle si dan spintoni a Londra e a Parigi, pellegrini pregano a Kāshī e alla Mecca,

giardini e il giardiniere appaiono nel Paradiso in me, in me, in me.

Treni sbuffano, barche avanzano scoppiettando, tempeste infuriano,

eserciti cozzano, jogi 1 mendicano, devoti adorano Dio in me, in me, in me.

Il cielo distende su tutto

la sua bella calotta d’azzurro, il Monte Kailāsh riluce, il mare scintilla,

la Luna balugina, in me, in me, in me.

In me riposa sovrana indipendenza, c’è spazio per tutto, senza limite.

Tutti i Veda 2, tutte le filosofie, tutte le religioni, il Corano, i Vangeli, il Tripitikā 3,

Budda, Shankara 4, Gesú e Maometto, tutti sono apparsi in me, in me, in me.

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Mondo Vegetariano. Pagina 15. Febbraio 2009.

Eternità senza inizio, eternità senza fine, passato, presente e futuro,

tutto il cambiamento e tutte le macchinazioni del fato prendono posto in me, in me, in me.

Io sono il filo dell’unità

che collega tutta la molteplicità, sono salute, malattia e convalescenza.

Tutte le scienze, arti, abilità e saggezze, tutta la bellezza, tutta la ricchezza e tutto lo splendore,

tutta l’opulenza, tutto l’onore e tutto il diletto, tutti i centri di violenza e potere,

tutte le ragioni, tutte le cause e tutti gli effetti, tutti i perché, dove, come, quando

riposano in me.

Io son davanti e di dietro, di sopra e di sotto, manifesto e celato, amante ed amato,

poeta e poesia, usignolo e rosa.

1. Nel linguaggio originario dell’autore il «jogi» era un tipo particolare di asceta, tal-volta cosparso di cenere, girovago e mendi-cante.

2. I piú antichi testi sacri degli indú. Non sarebbe giusto chiamarli strettamente scrittu-re, in quanto in origine non erano nati per es-sere scritti. Il termine è usato piuttosto libera-mente nella poesia popolare urdu e hindi per comprendere tutti gli antichi testi sacri degli indú senza limitazione a quelli vedici in senso

stretto. 3. I «tre canestri» dei testi canonici bud-

disti. I Sutra riportano dialoghi del Buddha, i Vinaya espongono regole di disciplina, e i trattati dell’Abidharma contengono teoria psi-cologica e metafisica.

4. Il filosofo Shankara Bhagavatpada, della corrente Advaita Vedanta, vissuto intor-no al Settecento dopo Cristo, chiamato anche Shankaracharya.

‗ ‗ ‗ ‗ ‗

R I C E T T E D I C U C I N A V E G E T A L I .

MIG L IO B O LL I TO E V E G ET A L I C R U D I S M I N U ZZA T I. Ingredienti per quattro persone. 180 grammi di miglio decorticato. Vegetali commestibili senza cuocerli, da

scegliere a vostro piacimento. Niente olio. Niente sale. Questo testo piú che una ricetta è l’in-

vito a esplorare un campo di innumerevoli possibilità, secondo la propria inventiva e la propria disponibilità. Quindi non elenchiamo

ingredienti né, salvo che del miglio e dell’ac-qua, precisiamo quantitativi. Nella pentola di cottura, mettere il miglio in una quantità d’acqua pari a cinque volte il suo peso. Essendo il peso di un litro d’acqua praticamente un chilo, i novecento grammi d’acqua richiesti per i 180 grammi di miglio sopra suggeriti corrisponderanno a un po’ me-no di un litro. Se poi volete essere precisi, pe-sate anche l’acqua, nella proporzione di cinque volte il miglio che bollirete. È meglio che la pentola non sia di quelle larghe, e possa conte- nere un volume triplo di quello dell’acqua im-piegata.

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Mondo Vegetariano. Pagina 16. Febbraio 2009.

Il grosso del lavoro consiste nella prepa-razione e soprattutto nello sminuzzamento dei vegetali, dunque è bene cominciare a farlo un po’ prima di accendere il fuoco.

Per esempio potete usare pomodoro o pomodorino, carota, kiwi, sedano, peperone, cetriolo, uva passa, pinoli, semi di girasole, barbabietola rossa, eventuali erbe aromati-che… cipolla rossa.

La cipolla amalgama meravigliosamente il complesso dei sapori in gioco, ma purtroppo la gente non vuol sentire l’odore di chi ne ab-bia mangiata cruda, dunque tenetene conto in base ai programmi successivi al pasto.

Orientativamente il volume dei vegetali sminuzzati dovrà essere almeno uguale a quel-lo dell’acqua predisposta.

Mentre li sminuzzate, accendete il fuoco sotto la pentola del miglio e chiudetela col coperchio. Da quando comincia la bollitura, fatela proseguire, a fuoco bassissimo, per otto minuti, togliendo ogni tanto il coperchio e girando il contenuto con un cucchiaio, soprat-tutto per evitare l’incollatura di parte del mi-

glio sul fondo della pentola. Verso l’ottavo mi-nuto l’acqua tenderà a scomparire e la pentola conterrà sempre piú qualcosa di simile a una crema o una polenta. Fate attenzione perché il momento di passaggio alla fase successiva potrebbe arrivare anche in meno di otto minuti, in dipendenza di forma e misure del recipiente di cottura e potenza del fornello.

Quando la consistenza del miglio cotto vi sembrerà sufficientemente asciutta, versate-ci sopra dentro la pentola i vegetali sminuzzati che avete preparato, che sicuramente conter-ranno anche del proprio liquido. Quindi mi-schiate alacremente col cucchiaio il tutto den-tro la pentola mentre il fuocherello di sotto continua a bruciare.

Appena il tutto vi sembrerà distribuito in modo omogeneo, e anche il nuovo liquido si sarà nel frattempo assorbito, i vegetali aggiunti si saranno solo scaldati ma non saranno cotti. Spegnete il fuoco e versate nei piatti.

La bontà dipenderà dalla scelta e dal do-saggio degli ingredienti.

‗ ‗ ‗ ‗ ‗

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na; apprezzato centro di conferenze. Via Celsa 5 (Piazza Venezia, Largo Argentina), 00186 Roma. 06 6 781 427. Amí. Alimenti incruenti per cani e gatti. Corso Milano 5, 35139 Padova. 049 7 801 712. Le scarpe di Linus. Calzature e acces-sorî alternativi alla pelle. Via Teatro Filarmo-nico 3, 37121 Verona. 045 8 010 922.

Tutti i numeri precedenti di questo bollet-tino sono leggibili e scaricabili nel nostro «sito Internet» www.vegetariani-roma.it. A richiesta possiamo fornirne copie su carta, per consegna a mano da concordare pre-ventivamente, in uno qualsiasi dei nostri incon-tri, al prezzo simbolico di due Euro ciascuna.

Q U E L L I C H E S I T R O V A N O

P I Ú A V A N T I V E R S O L E S O L U -Z I O N I D I T U T T I I P R O B L E M I

S O N O I V E G E T A R I A N I .