Post on 29-Mar-2020
PensieroPsicologo svizzero studiò scienze naturali all'Università di Neuchâtel, laureandosi nel 1918. Si dedicò in seguito, sotto la guida di E. Claparède (1873-1940)1, agli studi di psicologia dell'infanzia, perfezionandosi a Ginevra e a Parigi. Nel 1922 divenne professore di psicologia dell'età evolutiva dell'Istituto Jean Jacques Rousseau fondato a Ginevra da Claparède e nel 1940 ne fu nominato direttore. Nel 1955 creò, sempre a Ginevra, il Centro Internazionale d'Epistemologia Genetica, (che consiste nello studio del significato che hanno concetti quali spazio, tempo, velocità, causalità, ecc., attraverso la loro acquisizione).Parole e concetti chiave.
NATO (1896-1980) Psicologo svizzero
OPERE Il Linguaggio e il Pensiero del Fanciullo (1923); Giudizio e Ragionamento nel bambino (1924); La Rappresentazione del Mondo nel Fanciullo (1926); La nascita dell'Intelligenza (1936); La Psicologia dell'Intelligenza (1947); Trattato di Logica (1949); Saggezza e Illusioni della Filosofia (1965); Biologia e Conoscenza (1967); Lo strutturalismo (1968); La presa di Coscienza (1974); Riuscire a Capire (1974).
CORRENTE
PEDAGOGIA COGNITIVISTACOSTRUTTIVISMO (perché l’apprendimento sè un processo personale , costruttivo e intenzionale)
FONDA Jean Piaget è stato uno dei più importanti studiosi della psicologia infantile. Ha elaborato una teoria sistematica dello sviluppo dell’intelligenza che ci permette di capire l’evolversi del pensiero del bambino alla luce dell’esigenza dell’organismo di adattarsi all’ambiente circostante (EPISTEMOLOGIA GENETICA, è lo studio della genesi, origine e sviluppo della conoscenza, di come apprende il bambino e la persona.)
JEAN PIAGET Metodo usato
Metodo clinico, quello del colloquio, intervista. Usato da Piaget per la prima volta nel 1926. I metodi precedenti erano quelli dei tgest o della semplici osservazione.
MI VUOI INTERVISTARE?VA BENE. COSA PENSO DEI
BAMBINI?
E intanto, mentre si misurano con il mondo attraverso spintoni, cascatoni, giochi di
movimento, la rottura di oggetti e tante altre cose, i bambini cercano di spiegare il mondo,
le loro sensazioni ed emozioni, usando un tipo di pensiero particolare, che io ho chiamato
PREOPERATORIO; un pensiero diverso da quello di noi adulti. Il pensiero dei bambini
somiglia di più al pensiero dei primitivi . L’animismo è uno degli aspetti del pensiero del
bambino che più colpisce: gli oggetti, ma anche la luna , le nuvole, sono animate, “pensano
e agiscono”. Gli eventi, le azioni non sono regolate dai rapporti di causa-effetto. Nel mondo
del bambino l’acqua può allo stesso tempo entrare nella bottiglia o uscire da questa senza
essere capovolta. Il pensiero del bambino è il regno dove tutto è possibile, anche
l’impossibile, e quello che è vero in un momento subito dopo può essere cambiato nel suo
esatto contrario. Questo tipo di pensiero è tipico del pensiero fantastico.
E’ per questo che le favole, le fiabe hanno una così forte attrazione per i bambini.
I bambini sono meravigliosi. E’ grazie ai miei figli che ho capito il loro modo di pensare.
E’ tutto molto semplice. Basta ascoltarli, guardarli con i loro occhi, e il gioco è fatto. Loro
non pensano come noi. Per loro tutto è più semplice. Però senza il loro pensiero non si
diventerebbe mai grandi. Questa è la prima cosa che ho capito: l’uomo per maturare
deve attraversare delle fasi di sviluppo diverso. Io ne ho indicate 4, ma potrebbero
essere di più.
Nella prima fase di sviluppo, quella più semplice, che io ho chiamato
SENSOMOTORIA, il bambino pensa con la bocca, con le mani, con il movimento. In
questo periodo, che va fino ai 2 anni e mezzo il bambino pensa attraverso il movimento,
scopre il mondo attraverso il fare. Guai a non farlo muovere, giocare, gattonare!
Sarebbe una vera violenza. Mi vengono i brividi a pensare come una volta i bambini
venivano fasciati credendo che così sarebbero cresciuti forti e dritti; sembravano delle
piccole mummie. Brrr.!... E’ stato un periodo terribile per i bambini.
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i
Proprio le sfide! Io le ho chiamate così proprio perché il bambino cresce, si sviluppa, scopre
il mondo grazie alle continue sfide che deve affrontare e superare. La sfida è rappresentata
dalla difficoltà, dall’ostacolo che il bambino incontra lungo il suo cammino. E di ostacoli, di
sfide troppe ne dovrà affrontare! E’ per questo che i grandi lo devono addestrare, abituare a
superare le difficoltà nel modo giusto.
E il modo giusto si realizza rispettando due regole fondamentali:
Uno. Le sfide, le difficoltà , non debbono essere eccessive, superiori alle capacità di
superarle da parte del bambino. Se al bambino sono presentate sfide eccessive il bambino
non le affronta, le evita. RICORDATE, lo dico ai genitori, agli educatori, i bambini di successo
sono quelli che sono stati abituati a superare sfide superabili in modo graduale e con gioia.
E questa è la secondo regola: le sfide , gli ostacoli presentati al bambino nei primi anni di
vita, devono essere automotivanti e autogratificanti. Il superarle deve contenere in sé la
gratificazione. Come è possibile? Pensateci bene e da soli troverete tanti esempi. Per
aiutarvi vi faccio l’esempio di un novello sciatore, ma vale per tutti gli sport. Per migliorare il
proprio stile, imparare a sciare senza cadere, raggiungere traguardi significativi, ha bisogno
di superare continue e graduali sfide. Se venisse messo all’inizio su una pista nera,
ripetutamente, il risultato sarebbe il suo abbandono, nella migliore delle ipotesi; nelle
peggiore finirebbe in ospedale.
Tutto qua, la cosa è semplice. Il bambino scopre, conquista il mondo attraverso continue
sfide che richiedono continui accomodamenti. L’esempio che faccio sempre è quello della
digestione. Per crescere il bambino ha bisogno di mangiare cibo, quindi lo deve
ASSIMILARE attraverso la digestione. Quando poi si introduce un alimento nuovo all’inizio il
bambino è un po’ schizzinoso, si deve abituare al nuovo cibo; si dice che deve
ACCOMODARSI a questa novità. Quando lo ha ormai accettato, quando lo gusta come gli
altri cibi, il bambino si è ADATTATO al nuovo alimento: ha fatto una nuova conquista.
Il cibo dell’apprendimento dei bambini sono le sfide motivanti, il gioco, l’attività motoria, nel
rispetto sempre del suo modo di pensare; anzi, meglio ancora, occorre imparare a pensare
con il suo pensiero.
Gli schemi appresso riportati dovrebbero essere un aiuto a chiarire quanto fin qui detto,
almeno spero!
UN’ALTRA COSA IMPORTANTE E’
IL NUTRIMENTO. BISOGNA NUTRIRE
I BAMBINI. IL PRIMO NUTRIMENTO
E’ IL LATTE MATERNO, MA IL
SECONDO, NON MENO
IMPORTANTE, SONO LE SFIDE.
Scheda 2
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i
3
IL PROCESSO DI ADATTAMENTO:
dall’assimilazione all’accomodamento
Il bambino impara ad adattarsi all’ambiente attraverso un processo che prevede una fase in cui
utilizza uno SCHEMA (un comportamento, una competenza),che già conosce, che già
padroneggia, per esplorare, manipolare un nuovo oggetto; che essendo nuovo (quindi un po’ più
difficile da usare) richiede per essere utilizzato, delle nuove capacità rispetto a quelle già
possedute.
A questo punto il bambino, attraverso una serie di prove, di tentativi, cercherà di adattare il proprio
schema, quello che già padroneggia, alla nuova situazione.
Quando avrà raggiunto tale accomodamento il bambino sarà in grado di manipolare, prendere,
gestire, il nuovo oggetto.
Si è realizzato l’ADATTAMENTO, e allo stesso tempo il bambino ha elaborato un nuovo schema di
comportamento, più raffinato e più adatto ad affrontare l’ambiente.
Il bambino
appena nato
possiede una
serie di schemi
innati
(comportamenti,
abilità,
competenze)
che
immediatamente
usa per
soddisfare i
propri bisogni
Schema
suzione
Che usa per:
Succhiare il latte,
Questo è una schema
semplice, unitario.
Schema
prensione
Poi anche
per
“conoscere il
mondo”
Porta tutto in
bocca. Uno
schema
diventa
Mobile:
quando viene
applicato
(usato)
per stimoli
diversi e in
occasioni
diverse
Che usa per:
afferrare,
Questo è una schema
semplice, unitario.
Poi anche
per “afferrare
tutto”
Estendere lo schema della prensione a tutti gli oggetti non vuol dire che il risultato del prendere
sia immediatamente adeguato.
All’inizio la prensione degli oggetti è goffa, solo dopo molti tentativi e con il passare dei mesi
riuscirà ad afferrare in modo adeguato oggetti di forma, peso, dimensione diversa.
LO SCHEMA INIZIALE SI E’ EVOLUTO.
Schema
locomozione
Che usa per:
Muoversi, spostarsi
Questo è una schema
semplice, unitario.
Poi anche
per
strisciare,
gattonare,
ecc.
Scheda 3
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i
Schema prensione
1
Il b. sa afferrare
bene un oggetto
piccolo e
rotondo. Si dice
che l’oggetto è
ASSIMILATO.
Voglio afferrare quel cubo, ma non ci
riesco, come faccio?
Il bambino prova tante volte nel tempo.
Si avvede che lo schema della prensione
che usa è inadeguato. A questo punto
modifica lo schema lo ACCOMODA al
nuovo oggetto, fino a quando il nuovo
schema che si è creato non soddisfa in
pieno il bambino. Si è formato un nuovo
schema che è più raffinato e complesso di
quello precedente.
Nuovo Schema prensione
2
Il nuovo schema si
perfeziona fino a
diventare uno schema
ASSIMILATO, cioè il
bambino lo usa in modo
spedito, inconsapevole,
senza più nessuno
sforzo.
Nuovo Schema Prensione
3
Nuovo Schema prensione
4
SFIDA
(2 prendere
un bicchiere)
SFIDA
(3 tagliare)
SFIDA
(1 prendere
un cubo))
è un
alimento
Nuovo Schema prensione
4
Nuovo Schema Prensione
3
Nuovo Schema prensione
2
Schema prensione
1
EVOLUTUZIONE DEGLI
SCHEMI: lo schema ultimo
contiene le competenze di tutti
gli schemi precedenti.
Lo schema ultimo è uno schema
complesso giacché è il risultato
di più accomodamenti.
Un insieme di schemi mentali
forma un insieme più grande che
possiamo definire STRUTTURA
attraverso un processo che
possiamo definire integrazione
gerarchica degli stadi.
Tipologia
degli
schemi
Senso-motori (schemi di azione)
Suzione, prensione, deambulazione, ecc
Cognitivi (schemi mentali)
Sistema numerico, raggruppamenti, classificazione,
Leggi della logica
Gli schemi cognitivi derivano da quelli senso-
motori attraverso un processo di
interiorizzazione:Il bambino prima fa con l’azione, il movimento, poi “fa” con la mente.
SCUOLA: osservazioni.
L’IMPORTANZA DELLA SFIDA: le attività presentate al bambino debbono essere tali che il bambino le sappia gestire per un 70/80%, quindi
non troppo difficili altrimenti non si motiva e abbandona; e neppure troppo facili altrimenti non è motivato. La giusta difficoltà rappresenta un
ALIMENTO, la motivazione per impegnarsi in un lavoro.
L’importanza del movimento: base per lo sviluppo dei concetti astratti.
L’importanza dell’osservazione: capire il rapporto tra stimoli presentati e competenze del bambino.
Dalla SFIDA tra quello
che sa fare e quello
che di nuovo vuole fare
nasce la motivazione
ad impegnarsi a
formare nuovi schemi
Nuovo oggetto da manipolare
Gli schemi sono i comportamenti, le competenze, quello “che il bambino sa fare” sia dal punto di vista pratico (schemi senso
motori) sia dal punto di vista mentale (schemi cognitivi).
Scheda 4
Abbiamo visto che il bambino impara, scopre attraverso il
fare. Tutte queste azioni pratiche sono immagazzinate
nella sua mente come AZIONI INTERNE,
INTERIORIZZATE. Nella mente del bambino è come se si
formassero tanti video clips dell’esperienza reale. Ma
queste clips all’inizio sono isolate, non sono messe in
relazioni le une con le altre, non le mette in relazione
logico-temporale.
L’EGOCENTRISMO INTELLETTUALE, Questo tipo di egocentrismo si
evidenzia nel fatto che il bambino non riesce ad avere punti di vista diversi
dal suo; il bambino non riesce a concepire che altri possano vedere le cose
in modo diverso, provare emozioni ed avere pensieri diversi da quelli che ha
lui.
Solo più tardi verso 5/6/7 anni si comincia a sviluppare la consapevolezza
che esistono punti di vista diversi dal proprio, capacità che si afferma in modo
certo verso 9/10 anni.
Gli altri sono, per il bambino, un mezzo per giocare, un pretesto per parlare a
ruota libera. Le altre persone non hanno diritto ad avere proprie idee o a
pensarla in modo diverso: “tutti zitti fino a quando lo dico io.”; gli altri hanno la
stessa funzione di un giocattolo vivente.
L’egocentrismo intellettuale lo porta ad elaborare delle spiegazioni del mondo del tutto
personale. Tali spiegazioni sono organizzate intorno a tre modalità di vedere il reale:
FINALISMO: esiste un ordine prestabilito, tutti i fenomeni hanno uno scopo e loro esistono
per realizzare quello scopo, e tutti gli scopi sono finalizzati a realizzare la felicità dell’uomo.
Se una pallina rotola su di un piano inclinato (dal punto di vista del bambino che la guarda
scorrere) è perché “vuole andare verso il bambino”. La fiamma scotta il bambino perché è
stato cattivo.
ANIMISMO: le cose sono viventi e dotate di intenzionalità.
ARTIFICIALISMO: tutto quello che esiste è stato costruito secondo le modalità di
costruzione dell’uomo: i fiumi, i laghi sono stati scavati, le montagne sono state costruite.
Non esiste il concetto di eterno, di esistenza senza l’intervento dell’uomo.
Il pensiero pre-logico del b. è detto anche INTUITIVO perché la
soluzione ai problemi pratici viene trovata utilizzando le immagini
mentali che riguardano le percezioni e i movimenti, non coordina
più schemi logici mettendoli a confronto: le soluzioni vengono
trovate per corrispondenza visiva non logica.
Scheda 5
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i
Dalle considerazioni fatte citati possiamo tranquillamente affermare che:
Il bambino scopre,conosce, elabora, codifica le esperienze secondo
delle regole prelogiche, dove le categorie organizzative ed
interpretative hanno la caratteristica:
dell’animismo
le cose, gli oggetti, sono animati, hanno vita,
possono sentire e agire.
della magia
le cose, l’ambiente, le persone, possono essere influenzate da rituali,
da atti di magia.
dell’egocentrismo
per il bambino esiste un unico punto di vista, il suo.
dell’atemporalità
l’oggi, il domani, l’anno prossimo, il tra poco, non hanno senso per il
bambino piccolo.
Vive nella contemporaneità, nel presente.
della mancanza di relazione di causalità
i nessi e i rapporti tra causa ed effetto non rispondono alla realtà logica.
della mancanza del principio di non contraddizione:
un oggetto può essere una volta una sedia e
un’altra volta un automobile o un orso.
In una parola.
Il pensiero del bambino è di tipo prelogico,
e, secondo l’antropologo Lévy Bruhl, tale tipo di pensiero é tipico dei primi uomini.
Questa affermazione ci permette di comprendere come nel pensiero del bambino
sia racchiusa e viva la storia dell’uomo.
Scheda 6
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i
PensieroSTADI DELLOSVILUPPO0-2 anni - Stadio sensomotorioIl bambino esplora il mondo con i sensi e con il movimento e attraverso l’intenzionalità comincia a differenziare il proprio corpo dagli oggetti (rompe i giocattoli, lancia gli oggetti lontano). Tra i 18-24 mesi il bambino non agisce solo attraverso prove ed errori, ma immagina (anticipa) le azioni che può compiere (pensiero rappresentativo)2-6 anni – Stazio preoperatorioIl bambino si avvale dell’immaginazione, ma non sa compiere operazioni mentali reversibili.Progressi nel pensiero rappresentativo. Capacità di risolvere problemi complessi.Gioco simbolico. Sviluppo del linguaggio. Acquisizione delle prime regole sociali.Egocentrismo = incapacità di valutare oggetti e situazioni dal punto di vista degli altri.Linguaggio egocentrico, inefficace alla comunicazione, contrapposto al linguaggio socializzato.
7-12 anni - Stadio delle operazioni concreteIl bambino è capace di azioni mentali reversibili: cioè sa mettere in relazione con il pensiero più azioni.Un esempio di Piaget è quello dei gettoni.A 5 anni per il bambino un mucchietto di gettoni è più numeroso della fila di gettoni.A 7 anni il mucchietto può diventare di nuovo una fila di gettoni.Vi è la comprensione dell’idea di serie e nasce la capacità di classificazione.Superamento dell’egocentrismo.La morale da eteronoma comincia a diventare autonomaDa 12 anni in poi - Stadio delle operazioni formaliIl pensiero diviene astratto. Acquisizione dell’autonomia dell’adolescente, inizio dipensieri e progetti autonomi.
Dinamina del processo di apprendimento.
Scheda 7 Riepilogo concetti base di J.Piaget
ECOLALIA MONOLOGO MONOLOGOCOLLETTIVO
Il bambino imita gli adulti ripetendosillabe e parole di cui non conosce il
significato
Il bambino accompagna con leparole le proprie azioni
In presenza di altrepersone
Oggetto assimilato: che so già utilizzare
Nuovo oggetto da assimilare: ancora non lo
so usare.
Quando è avvenuto l’accomodamento, la
capacità di usarlo viene ASSIMILATA.È AVVENUTOUN NUOVO
ADATTAMENTO
adattamento
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i
Stadi dello sviluppo cognitivo secondo Piaget
Scheda 8 Riepilogo concetti base di J.Piaget
Stadio Età descrizione
Sensomotorio 0-2 anni A 2 anni “comprende” il mondo in base a ciò che può fare con gli oggetti e con le informazioni sensoriali
Preoperatorio 2-6 anni Si rappresenta mentalmente gli oggetti e comincia a comprendere la loro classificazione in gruppi
Inizio stadio preoperatorio (2ann).CONQUISTA DELLA RAPPRESENTAZIONE.
Principali manifestazioni1) Imitazione differita 2) Gioco simbolico 3) Linguaggio
Si riferiscono a una realtà non percepita in quel momento e la evocano
Operatorioconcreto
6-12anni
La capacità logica progredisce grazie allo sviluppo di nuove operazioni mentali (addizione, sottrazione, ecc.)
Operatorioformale
Dai 12 anni
È capace di organizzare le informazioni in modo sistematico e pensa in termini ipotetico-deduttivi
Il PENSIERO È DI TIPO IPOTETICO-DEDUTTIVOConsente di compiere operazioni logiche su premesse ipotetiche e di ricavarne le conseguenze appropriateUna volta individuati i potenziali fattori coinvolti in un fenomeno, li varia in modo sistematico per verificare quali causino quel fenomeno
Stadio Età descrizione
1 0-1 mese L’esercizio dei riflessi
2 1-4 mesi Le reazioni circolari primarie e i primi adattamenti acquisiti
3 4-8 mesi Le reazioni circolari secondarie
4 8-12mesi
La coordinazione degli schemi secondari e la loro applicazione alle situazioni nuove
5 12-18mesi
Le reazioni circolari terziarie e la scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva
6 18-24mesi
L’invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale
Ciascuno stadio prevede una particolare forma di organizzazione psicologica Il passaggio da uno stadio al successivo può essere graduale e l’età può variare da un bambino all’altro Ogni stadio è qualitativamente diverso dal precedente, presenta forma e regole proprie Le acquisizioni di uno stadio non si perdono con il passaggio allo stadio successivo, ma vengono integrate in strutture più
evolute (integrazione gerarchica tra stadi)
A cura di Vincenzo Riccio ricciovi@libero.i