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LDB

J.M.Coetzee

Infanzia

Scenedivitadiprovincia

TraduzionediFranca

Cavagnoli

Einaudi

Uno.

Vivono in un centroresidenziale fuori Worcester,tra la ferrovia e la statale. Le

viehannoilnomedeglialberima non ancora gli alberi. Illoro indirizzo è 12 PoplarAvenue, Viale dei Pioppi 12.Tutte le case sono nuove eidentiche. Sorgono in grandilottidiargillarossadovenoncresce nulla, separate darecinzioni in fil di ferro. Inogni cortile sul retro c’è unapiccola costruzione formatadaunastanzaeungabinetto.Anche se non hanno

domestici, li chiamano«l’alloggiodeidomestici»e«ilgabinetto dei domestici».Usano la stanza per riporcivarie cose: giornali, bottiglievuote, una sedia rotta, unvecchiomaterasso in fibra dicocco.

Costruisconounpollaioinfondo al cortile e cimettonotre galline dalle quali siaspettanouova.Ma le gallinenon hanno una bella cera.

L’acqua piovana, nonriuscendoa filtrareattraversol’argilla, ristagna inpozzanghere nel cortile. Ilpollaio si trasforma in unpantano dall’odorenauseabondo. Le gallinesviluppano gravi edemi allezampe, simili a pelle dielefante. Malaticce econtrariate, smettono dideporre le uova. Sua madreconsulta la sorella a

Stellenbosch,laqualedicecheriprenderanno a farle solodopo che avranno strappatoloro le pipite da sotto lalingua.Cosí,unadopol’altra,sua madre stringe le gallinetra le ginocchia, preme lemandibolefinchénonapronoilbecco,econ lapuntadiuncoltellino ripulisce loro lalingua.Legallinestrillanoesidibattono strabuzzando gliocchi. Lui rabbrividisce e

volta la testa dall’altra parte.Pensa a sua madre che battela carne per lo stufato sulripianodellacucinaelatagliaa cubetti; pensa alle sue ditainsanguinate.

I negozi piú vicini sono aun paio di chilometri didistanza lungo una stradadesolata, fiancheggiata daeucalipti. Intrappolata inquestobucodicasanelcentroresidenziale, sua madre non

può fare altro che spazzare erassettare tutto il giorno.Ognivoltachesoffiailvento,una fine polvere d’argillacolor ocra entra turbinandoda sotto le porte, filtra dallecrepe negli infissi dellefinestre, da sotto le gronde,attraverso le giunture delsoffitto.Dopounagiornataditemporale, contro la facciatasiaccumulanovaricentimetridipolvere.

Comprano unaspirapolvere. Ogni mattinasua madre lo trascina distanzainstanza,risucchiandolapolverenelventreruggentesul quale un sorridentefolletto rosso salta come persuperare un ostacolo. Unfolletto:perché?

Lui gioca conl’aspirapolvere, strappandofoglidicartaeguardandoneipezzi volar su per il tubo

come foglie nel vento. Reggeil tubo sopra una fila diformiche risucchiandoleversolamorte.

A Worcester ci sonoformiche, mosche,un’invasione di pulci.Worcester è a solicentosessanta chilometri daCittà del Capo, eppure quatutto è peggio. Lui ha dellepunturedipulciagiro,sopral’orlodeicalzinievariecroste

dovesiègrattato.Certenottinon riesce a dormire dalprurito. Non capisce perchémai abbiano dovutoandarsenedaCittàdelCapo.

Anche sua madre èirrequieta. Magari avessi uncavallo, dice. Almeno potreicavalcarenelveld.Uncavallo!dice il padre. Vuoi fare LadyGodiva?

Non compra un cavallo,sua madre. Senza preavviso,

compra invece una bicicletta,un modello da donna, diseconda mano, nera. È cosíenormeepesantechequandolui la prova in cortile nonriesceafargirareipedali.

Lei non sa andare inbicicletta; forse non sanemmeno andare a cavallo.Ha comprato la biciclettapensando che imparare ausarla fosse una cosa

semplice. Ora non trovanessunocheglieloinsegni.

Suo padre non riesce anasconderelagioia.Ledonnenon vanno in bicicletta, dice.Sua madre continua asfidarlo.Nonsaròprigionieradi questa casa, dice. Saròlibera.

All’inizio gli era parsosplendido che sua madreavesseunabiciclettatuttasua.Si era persino immaginato

lorotrelungoPoplarAvenue:lei, lui e suo fratello.Maora,davantiallebattutedelpadre,che sua madre ascolta inostinato silenzio, comincia aesitare. Le donne non vannoin bicicletta: e se suo padreavesse ragione?Se suamadrenontrovanessunodispostoainsegnarle, se nessun’altracasalingadiReunionParkhala bicicletta, allora forse ledonne non dovrebbero

andare in bicicletta perdavvero.

Nel cortile sul retro suamadre cerca di imparare dasola. Tendendo le gambe infuori, scivola giú lungo ilpendio verso il pollaio. Labicicletta s’inclina e si ferma.Siccomenon c’è la canna, leinoncade, si limitaavacillarecon andatura goffa,stringendoilmanubrio.

Il suo cuore si rivolta

contro di lei. Quella sera siuniscealdileggiodelpadre.Èben consapevole di chegenereditradimentosi tratti.Ora sua madre ècompletamentesola.

Nonostante questo, leiimpara ad andare inbicicletta, anche se in modoincerto, traballante,sforzandosi di far girare ipedalipesanti.

Fa le sue spedizioni a

Worcesterlamattina,quandolui è a scuola. Soltanto unavolta la scorge in bicicletta.Indossaunacamicettabiancae una gonna nera. PercorrePoplar Avenue diretta versocasa. I capelli sono sciolti alvento. Sembra giovane, unaragazza, giovane e fresca emisteriosa.

Ogni volta che suo padrevedelapesantebiciclettaneraappoggiataalmurofaqualche

battuta. Nelle sue battute icittadini di Worcesterinterrompono le proprieattività per alzarsi e guardarea bocca aperta la donna chearranca in bicicletta. Trap!Trap! le gridano dietroschernendola.Pedala!Nonc’èniente di divertente in quellebattute,anchesepoiluiesuopadre ridono sempre,insieme. Ma sua madre nonribattemainulla di spiritoso,

non ha nessun sensodell’umorismo. «Ridete puresevolete»,dice.

Poi un giorno, senzanessuna spiegazione, smette.Subito dopo la biciclettasparisce.Nessunodiceniente,maluisacheèstatasconfitta,rimessaalsuoposto,esachein parte è colpa sua. Ungiorno faremo pace, siripromette.

Il ricordodi suamadre in

bicicletta non lo abbandona.Lei pedala lungo PoplarAvenue, fugge da lui, fuggeverso i suoidesideri.Luinonvuole che se ne vada. Nonvuole che abbia desideri tuttisuoi. Vorrebbe che se nestesse sempre in casa, adaspettare che lui rientri.Nonsi allea spesso col padrecontrodilei:èpiúportatoadallearsiconleicontroilpadre.

Ma in questo caso sta dallapartedegliuomini.

Due.

Asuamadrenonraccontanulla. La sua vita scolastica èun segreto inconfessabile.

Verrà solo a sapere, decide,ciòchecomparesullapagella,che sarà impeccabile. Saràsempre il primo della classe.In condotta avrà sempre«ottimo», nel profitto«eccellente». Fintanto che lapagella sarà perfetta, lei nonavrà il diritto di faredomande. Sono questi itermini del contratto chestipulanellasuamente.

Ciòchesuccedeascuolaè

che i bambini vengonopicchiati. Succede ognigiorno. Gli insegnantiordinano ai bambini dichinarsi finoa toccare leditadeipiedielipicchianoconlaverga.

Hauncompagno, in terzaelementare, Rob Hart, che lamaestra ama picchiare inmodoparticolare.Lamaestraditerzaèunadonnairritabiledaicapellitinticonl’henné,si

chiama Miss Oosthuizen. Isuoi genitori la conosconocome Marie Oosthuizen:partecipaallereciteenonsièmai sposata. Deve averesenz’altrounavita fuoridellascuola, ma lui non riesce aimmaginarsela. Non riesce aimmaginarsi lavitadinessunmaestrofuoridellascuola.

Miss Oosthuizen va sututte le furie, fa alzare RobHart dal banco, gli ordina di

chinarsielopicchiasuiglutei.I colpi si abbattono velocil’uno dopo l’altro, giusto iltempo che la verga torni su.Quando Miss Oosthuizen hafinito, Rob Hart è paonazzo.Manonpiange;inrealtàforseè paonazzo solo perché èrimasto chino. MissOosthuizen, dal canto suo,respira affannosamente esembra quasi che le scappi

una lacrima – una lacrima eanchequalcos’altro.

Dopo questi accessi dipassione incontrollata l’interaclasse è silenziosa, e rimanesilenziosafinquandosuonalacampanella.

Miss Oosthuizen nonriescemaia farpiangereRobHart; forse per questo va sututte le furiee lopicchiacosíforte, piú forte di chiunquealtro.RobHartè il ragazzino

piú grande della classe, haquasidueannipiúdilui(cheè il piú piccolo); ha lasensazionechetraRobHarteMiss Oosthuizen ci siaqualcosa di cui lui non è aconoscenza.

RobHart è alto e bello inmodosfrontato.SebbeneRobHart non sia intelligente ecorraaddiritturailpericolodivenir bocciato, lui ne èattratto.RobHart fa parte di

un mondo in cui non haancora trovato il modo dientrare:unmondodi sesso epercosse.

Lui,però,nonprovaalcundesiderio di essere picchiatodaMissOosthuizenodaaltri.Al solo pensiero freme divergogna. Farà di tutto persottrarvisi. Sotto questoaspetto lui èanomaloe lo sa.Viene da una famigliaanomala della quale

vergognarsi, dove non solonon si picchiano i bambini,ma ci si rivolge agli anzianichiamandoli con il nome dibattesimo, edovenessunovain chiesa e le scarpe siportanotuttiigiorni.

Ogni insegnante dellascuola,uomoodonnachesia,ha una verga e la libertà diusarla.Ognivergahaunasuapersonalità, un carattere, chegliallieviconosconobeneedi

cui parlano incessantemente.Con lo spirito di veriintenditori, soppesano ilcarattere di ciascuna, nonchéil genere di dolore cheprocura, fanno confronti trale varie tecniche con cui gliinsegnanti muovono ilbraccio e il polso mentre labrandiscono. Nessunoaccennaallavergognadivenirchiamatiecostrettiachinarsiperesserepicchiatisulsedere.

Privo com’è di esperienzapersonale, non può prendereparte a queste conversazioni.Nonostante questo, sa che lasofferenzanonè l’aspettopiúimportante. Se gli altririescono a tollerarla, allorapuò farlo anche lui, che hatantapiúforzadivolontà.Ciòchenonriusciràasopportaresarà la vergogna. Sarà cosígrande, teme, cosí avvilenteche, se lo chiameranno, si

aggrapperà al banco e sirifiuterà di uscire. E quellasaràunavergognaancorapiúgrande: lo renderà diverso egli metterà contro gli altribambini. Se mai accadrà chelochiaminoperpicchiarlo, lascena sarà cosí umiliante chenon potrà mai piú tornare ascuola; alla fine potrà solouccidersi.

Quindieccoqualèlapostain gioco.Questa è la ragione

percuiinclassenonapremaibocca. La ragione per cui èsempreinordine,fasempreicompiti,sasemprelarispostagiusta. Non osa mettere unpiede in fallo. Se lo facesse,rischierebbe di venirpicchiato; e sia che lopicchinoo facciadi tuttopernon essere picchiato, sarà lostesso:morirà.

La cosa strana è che glibasterebbe essere picchiato

una sola volta per spezzare ilsortilegio che lo tieneprigioniero. Ne è benconsapevole:se,inunmodoonell’altro, le percosse siabbattessero su di lui primache avesse il tempo diopporre resistenza, se laviolazionedelsuocorpofossecompiutarapidamente,conlaforza,luipotrebbeuscirneunragazzo normale, capace diunirsi alla discussione sui

maestrielerispettivevergheesui vari gradi e sfumature disofferenzacheinfliggono.Madasolononècapacedisaltarelabarriera.

Di tutto ciò dà la colpa asua madre, perché non lopicchia.Cosícomeècontentodiaverelescarpe,diprenderea prestito i libri dallabiblioteca pubblica e direstare a casa quando ha ilraffreddore–tuttecosechelo

rendono diverso –, èarrabbiato con sua madreperchénonha figlinormalienonfacondurrelorounavitanormale. Suo padre – se suopadre prendesse in mano leredini – farebbe di loro unafamiglianormale.Suopadreèassolutamente normale. E luiègratoasuamadreperchéloprotegge dalla normalità delpadre, cioè dalle sporadicheminacce di botte e dai suoi

rabbiosi occhi azzurri. Allostesso tempo, è arrabbiatocon lei perché l’hatrasformato in qualcosa dianomalo, in qualcosa chebisognaproteggeresesivuolechecontinuiavivere.

Fra tutte le verghe non èquella di Miss Oosthuizen aimpressionarlo in modo piúprofondo. La verga piútemibile è quella di MrLategan, il maestro di

falegnameria. Quella che usaMr Lategan non è lunga edelastica come la vergapredilettadamoltimaestri.Ècorta, spessa e tozza, piúsimile a un bastone o a unamazza di legno che a unoscudiscio. Si dice che MrLategan la usi solo con iragazzi piú grandi, sarebbetroppo per un bambinopiccolo.SidicecheconquestavergaMr Lategan abbia fatto

gemere anche i ragazzi delleultime classi, che li abbiacostretti a invocaremisericordia, a urinare neicalzoni, a comportarsi inmanieradisonorevole.

Mr Lategan è un omettocon i baffi, dai capellicortissimi ritti sulla testa.Glimanca un pollice: ciò cherimane è ben dissimulato dauna cicatrice violacea. MrLategan è di poche parole. È

sempre scostante, irritabile,come se insegnarefalegnameriaaibambinifosseun compito inferiore alle suecapacità, che egli svolgecontrovoglia. Per gran partedella lezione rimane davantialla finestraa fissare ilcortilementre i bambini si sforzanodimisurare, segare epiallare.Certevoltehaconsélavergatozza, e mentre rimugina sipicchietta pigramente il

pantalone.Quando compie ilsuo giro di ispezione, indicacon faresprezzanteglierrori,poi prosegue con unascrollatinadispalle.

I ragazzi hanno ilpermessodischerzarecongliinsegnanti riguardo alleverghe. In effetti questo è uncampo in cui è consentitocanzonare un poco gliinsegnanti. «La facciacantare!»dicono,edeccoche

Mr Gouws muoveall’improvviso il polso e lalunga verga (la piú lunga ditutta la scuola, sebbene MrGouwssiasoltantoilmaestrodi quinta elementare) sibilanell’aria.

Nessuno scherza con MrLategan. Tutti hanno untimore reverenziale per lui,per ciò che può fare con lavergaaragazzichesonoquasiuominifatti.

Quando suo padre e ifratelli di suo padre siriuniscono alla fattoria perNatale,laconversazionetornasempre all’epoca in cuiandavanoascuola.Ricordanoi maestri e le verghe deimaestri; rievocano le freddemattine invernali, quando lavergaprocurava lividiblu suigluteieilbruciorerestavapergiorninelricordodellacarne.Nelleloroparolec’èunanota

dinostalgiaedipauramistaapiacere. Lui ascoltaavidamente,macercadi farsinotareilmenopossibile.Nonvuole che, in unapausa dellaconversazione, gli rivolganola parola per chiedergli chepostoabbia laverganellasuavita. Non è mai statopicchiato e se ne vergognaprofondamente. Non è ingrado di parlare delle verghecon la disinvoltura e la

dovizia di informazioni concuineparlanoquestiuomini.

Ha la sensazione di essereguasto. Ha la sensazione chequalcosa dentro di lui si stialentamente crepando: unmuro, una membrana. Hacercatodifareilpossibilepermantenere la crepa entro ilimiti.Permantenerlaentro ilimiti, non per arrestarla:nulla sarà in grado diarrestarla.

Una volta alla settimanalui e i suoi compagniattraversanoicampidagiocodellascuola finoallapalestra,per fare ginnastica. Nellospogliatoio si infilano unacanottiera e un paio dicalzoncini bianchi. Poi, sottola guida di Mr Barnard,anch’egli vestito di bianco, siesercitano per una mezz’oraal cavallo con maniglie, siallenanoconlapallamedicao

saltano battendo le manisopralatesta.

Fanno tutto a piedi nudi.Lui comincia a temere giàqualche giorno prima ilmomentoincuiaginnasticaipiedi saranno nudi, i piediche sono sempre coperti.Eppure, dopo che si è toltoscarpe e calze, all’improvvisonon è affatto difficile. Devesemplicemente liberarsi dellavergogna, spogliarsi in fretta,

svelto,eisuoipiedidiventanocome quelli di tutti gli altri.Lavergognaèancorasospesada qualche parte nellevicinanze, in attesa diritornare da lui, ma è unavergognasoltantosua,nonc’èbisogno che i compagni nevenganoaconoscenza.

Isuoipiedisonomorbidiebianchi; a parte ciò, sonocomequellidichiunquealtro,addiritturacomequellidichi

non ha le scarpe e viene ascuola scalzo. Non gli piacefare ginnastica e doversispogliare per fare ginnastica,ma dice a se stesso che puòsopportarlo, come sopportaaltrecose.

Poiungiornonellaroutinesi verifica un cambiamento.Dalla palestra li mandano alcampodatennisperimpararea giocare. I campi sonopocodistanti;lungoilsentierodeve

fare attenzione a dovecammina, a dove mette ipiedi, tra i sassi. Sotto il soleestivo l’asfalto del campo datennisècosíbollentechedevesaltellaredaunpiedeall’altroper evitare di scottarsi. È unvero sollievo ritornare nellospogliatoio e rimettersi lescarpe; ma al pomeriggioriesceappenaacamminare,equandosuamadreglitoglielescarpe si accorge che ha la

pianta dei piedi piena divescicheesanguinante.

Rimane a casa tre giorni,finchénonguarisce.Ilquartogiorno ritorna con unbiglietto di sua madre, unbiglietto di cui conosce eapprova le parole colme diindignazione. Come unguerriero ferito che riprendeil suo posto tra le fila,raggiunge zoppicando il suobanco.

–Perché sei stato assente?–sussurranoicompagni.

– Non riuscivo acamminare, dopo il tennisavevoipiedipienidivesciche,–sussurraasuavolta.

Si aspetta meraviglia ecomprensione, invece suscitasolo ilarità.Anchequelli tra isuoicompagnicheportanolescarpe non lo prendono sulserio.Inunmodoonell’altrohanno piedi induriti, piedi

senzavesciche.Soltantoluihai piedi morbidi, e i piedimorbidi, a quanto pare, nonsono segno di importanza.D’un tratto è isolato – lui e,dietrodilui,suamadre.

Tre.

Nonhamaicompresofinoin fondo la posizione di suopadreinsenoallafamiglia.In

realtà, non gli è chiaro conchedirittosuopadresialí.Inuna famiglia normale, èdisposto ad accettarlo, ilpadre è il capo: la casaappartienea lui, lamogliee ifigli sono in suo potere. Manellorocaso,ecosípurenellefamiglie delle due sorelle disuamadre, sono lamadre e ifigli a formare il nucleo,mentre il marito non è cheun’appendice, colui che,

all’economia familiare, dà ilcontributo che darebbe unpensionante.

Sin dai suoi primi ricordihasempreavutolasensazionediessereilprincipedellacasa,conlamadrenelruolodisuaincerta sostenitrice e ansiosaprotettrice – ansiosa, incerta,perché, lo sa, fare il gallo delpollaio non è compito di unbambino. Se c’è qualcuno dicuiesseregelosi,quellononè

suo padre ma il fratellominore.Giacché suamadreèuna sostenitrice anche delfratello – e non solo unasostenitrice: siccome suofratello è intelligentema nonquanto lui, né è altrettantoaudace o amante del rischio,lo favorisce, anche. In effetti,sua madre pare sempresospesaamezz’ariaallespalledel fratello,prontaasventarepericoli, mentre nel suo caso

se ne sta sullo sfondo, inattesa, in ascolto, pronta aintervenire solo se lui lachiama.

Vorrebbe tanto che sicomportasse con lui allostesso modo in cui sicomporta con il fratello. Malo vorrebbe come segno,come prova, nient’altro. Sachesecominciassearimaneresospesaamezz’ariaanchealle

sue,dispalle, luiandrebbesututtelefurie.

Non fa che metterla allestrette, per costringerla adichiarare a chi vuole piúbene,sea luioasuofratello.Lei evita sempre la trappola.«Voglio bene a tutti e due»,afferma con un sorriso.Anche le domande piúingegnose – se scoppiasse unincendio, per esempio, eavesseiltempodisalvaresolo

uno dei due? – non la fannocadere nel tranello. – Tutti edue, – dice, – vi salvereisenz’altrotuttiedue.Manonscoppierà nessun incendio –.Sebbene si faccia beffa di leiperché lo prende alla lettera,rispetta la sua ostinatacostanza.

Gliaccessidirabbiacontrosua madre sono una dellecose che deve mantenereaccuratamente celate al

mondoesterno. Soltanto loroquattro sanno quali torrentidi disprezzo le riversiaddosso,quantolatratticomeunessere inferiore. «Se i tuoiinsegnanti e i tuoi amicisapesserocometirivolgiatuamadre…» dice suo padreagitando l’indice in modoeloquente. Odia il padreperchésavederechiaramenteil punto debole nella suacorazza.

Vorrebbechesuopadrelopicchiasseelotrasformasseinun ragazzo normale. Allostesso tempo sa che se suopadre osasse colpirlo non sidarebbe pace fino almomento della vendetta. Sesuo padre lo percuotesse, luiperderebbe la testa:diventerebbe un ossesso,come un topo braccato,correrebbe qua e là cercandodi morderlo con denti

velenosi, troppo pericolosoperpoterlotoccare.

A casa è un despotairascibile, a scuola unagnellino, mite e docile, chesiede nella penultima fila, lapiú oscura, per non farsinotare, e si irrigidisce dallapauraquandohannoiniziolepercosse. Vivendo questadoppia vita, si è accollato unfardellodiimpostura.Nessunaltro è costretto a sopportare

qualcosa di simile, nemmenosuofratello,chealmassimoèla sua pallida copia, ma piúnervoso. In realtà, ha ilsospetto che nell’intimo suofratello sia normale. Lui èsolo.Nonpuòaspettarsiaiutodanessunaparte.Dipendedalui andare, in un modo onell’altro, oltre l’infanzia,oltre la famiglia e la scuola,per cominciare una vita

nuova dove non ci sia piúnessunbisognodifingere.

L’infanzia, dice laChildren’sEncyclopaedia,èunperiododigioiainnocente,datrascorrere nei prati traranuncolieconigliettioppureaccantoalfocolareimmersiinun libro di fiabe. Questavisione dell’infanzia gli ècompletamente estranea.Tuttociòche faaWorcester,a casa o a scuola, lo porta a

credere che l’infanzianon sianient’altro che un periodo incuibisognastringereidentieresistere.

DatocheaWorcesternonc’è il brancodei «lupetti», hail permesso di iscriversi aiBoy-Scouts, anche se ha solodieci anni. Si preparapuntigliosamente per lacerimonia inaugurale. Consua madre va a comprare la

divisa: cappello di feltrorigidoverdeolivaedistintivod’argento,camicia,calzonciniecalzecolorcachi,cinturadipelle con la fibbia dei Boy-Scouts, mostrine verdi perspalline e calze. Da un ramodi pioppo ricava un bastonelungo un metro e mezzo, loscorteccia, e passa unpomeriggio a incidere nellegno bianco con uncacciavite bollente l’alfabeto

Morseeilcodicedeltelegrafoabraccia.Vaalprimoradunodegli Scouts con il bastone atracolla sostenuto da uncordoncino verde che haintrecciato lui stesso. Prestagiuramento facendo il salutocon due dita; tra i nuovi, le«zampe tenere», è di granlunga quello vestito inmodopiúimpeccabile.

Fare il boy-scout, scopre,vuol dire superare un esame

dopo l’altro, come a scuola.Per ogni esame superato siottieneundistintivo,checisiappuntasullacamicia.

Gli esami si svolgono inuna sequenza prestabilita. Ilprimoconsistenelfareinodi:il nodo semplice e il nododoppio,ilnodomargherita,lagassad’amante.Losuperamasenza distinguersiparticolarmente.Non capiscecome si faccia a passare gli

esami dei Boy-Scoutsdistinguendosi,comesifacciaaeccellere.

Il secondo esame è perottenere il distintivo diboscaiolo. Per passarlo, devesaperaccendereilfuocosenzausare la carta e con almassimotrefiammiferi.Sullanuda terra accantoall’oratorio della chiesaanglicana,una serad’invernoincui soffiaunvento freddo,

ammucchia alcuni ramoscelliequalchepezzodicorteccia,epoi, mentre il leader del suoreparto e il capo scout loosservano, accende ifiammiferi uno dopo l’altro.Ogni volta il fuoco nondivampa: ogni volta il ventospegne la fiammella. Il caposcout e il leader del suoreparto si allontanano.Siccome non pronunciano leparole: «Non ce l’hai fatta»,

non sa se non ce l’ha fattaveramente. E se si fosseroappartati per consultarsi edecidere che, a causa delvento, la prova non è valida?Aspetta che ritornino. Siaspetta che gli dianocomunque il distintivo diboscaiolo. Ma non succedenulla. È ritto accanto almucchio di ramoscelli e nonsuccedenulla.

Nessuno torna piú

sull’argomento. È la primavolta nella vita che nonsuperaunesame.

Ogni anno, durante levacanze di giugno, gli Scoutsvanno in campeggio. Eccettouna volta, quando a quattroanni è stato in ospedale unasettimana, non si è maiallontanatodasuamadre.MaèbendecisoadandarecongliScouts.

Bisognaportareconséuna

seriedicose.Unadiquesteèun telo impermeabile. Suamadre non ce l’ha, non ènemmeno sicura di cosa siaun telo impermeabile. Gli dàinvece un materassinogonfiabiledigommarossa.Alcampeggioscoprechetuttiglialtri hanno veri e propri teliimpermeabili color cachi. Ilmaterassino rosso lo rendesubito diverso. Né riesce adandare di corpo sopra una

bucapuzzolente scavatanellaterra.

Il terzo giorno dicampeggio vanno a fare unanuotata nel Breede River.Anche se,quandovivevanoaCittà del Capo, lui, suofratello e suo cuginoandavanointrenofinoaFishHoek per trascorrere interipomeriggi ad arrampicarsisugli scogli, fare castelli disabbia e giocare con le onde,

inveritànonsanuotare.Orache è un boy-scout deveattraversareilfiumeanuotoeritornare.

Odia i fiumi perché sonotorbidi, perché il fango filtrafra le dita dei piedi, perchépotrebbe mettere il piede suuna lattina arrugginita o suicocci di una bottiglia;preferisce la sabbia bianca epulita del mare. Ma si tuffanel fiume e, in un modo o

nell’altro, lo attraversa.Sull’altrarivasiaggrappaallaradice di un albero, trova unappiglio sotto i piedi, emergedall’acqua melmosa che gliarriva alla vita battendo identi.

Gli altri si girano eriprendonoanuotareversolarivaopposta.Luirimanesolo.Non resta altro da fare cherituffarsiinacqua.

Giuntoinmezzoalfiumeè

esausto. Si ferma e cerca dialzarsi in piedi, ma l’acqua ètroppo profonda. Va sottocon la testa. Cerca di tirarsisu, di riprendere a nuotare,ma gli mancano le forze. Vasottoun’altravolta.

Vede suamadre seduta suuna sediadallo schienalealtoedrittomentreleggelaletterain cui le comunicano la suamorte.Rittoaccantoalei,suo

fratello legge anche lui dasopralaspalladellamadre.

Un momento dopo, èdistesosullarivadelfiumeeilleader del suo reparto, che sichiamaMichael, ma cui nonha mai rivolto la parola pertimidezza, gli è sopra acavalcioni. Chiude gli occhi,colmo di benessere. È statosalvato.

Per settimane pensa aMichael, a come Michael ha

rischiatolavitapertuffarsiinacqua e soccorrerlo. Ognivoltagli sembrameravigliosocheMichael senesiaaccorto–sisiaaccortodilui,accortoche non ce la faceva. InconfrontoaMichael(cheèinsecondamediaeglimancanosoltanto gli ultimidistintivi etra poco sarà uno «scout delre») lui è insignificante.Sarebbe stato piú giusto cheMichael non lo vedesse

andare sotto, addirittura nonnotasse la sua scomparsafinché non fossero tornati alcampeggio. A quel puntoMichael avrebbe dovutosemplicemente scrivere lalettera a suamadre, la letterafredda, formale, checomincia: «Ci spiace doverlainformare…»

Da quel giorno sa che inlui c’è qualcosa di speciale.Sarebbe dovuto morire ma

non èmorto. Nonostante siaindegno, gli è stata dataun’altravita.Eramortomaèvivo.

Di ciò che è successo alcampeggio a sua madre nondiceunaparola.

Quattro.

Il grande segretodella suavita a scuola, il segreto che acasanonconfidaanessuno,è

che è diventato cattolicoromano,pertuttiifinipraticiluiècattolico.

È un argomento difficiledaaffrontareincasaperchélasua famiglia non è niente.Sono sudafricani,naturalmente, ma anche ilfatto di essere sudafricani èun poco imbarazzante epertanto nessuno ne parla,datochenontutticolorochevivono in Sudafrica sono

sudafricani, o veri e proprisudafricani.

Inmateriadireligionenonsono certamente niente.Neppurenellafamigliadisuopadre, che è molto piúinnocua e ordinaria di quelladi sua madre, c’è qualcunocheva inchiesa.Luistessociè stato soltanto due volte invita sua: una per esserebattezzatoeunapercelebrare

la vittoria nella Secondaguerramondiale.

La decisione di esserecattolico è stata presa su duepiedi. Il primo giorno nellanuova scuola,mentre il restodella classe si avvia versol’aulamagna per la funzione,il maestro trattiene lui e glialtri tre bambini nuovi. «Diche religione sei?» chiede aciascuno. Lui lanciaun’occhiata a destra e a

sinistra. Qual è la rispostagiusta?Qualisonolereligionitracuiscegliere?Ècomeconirussiegliamericani?Vieneilsuo turno.–Di che religionesei? – chiede il maestro. Ètutto sudato, non sa cosarispondere. – Sei cristiano,cattolico romano o ebreo? –domanda con impazienza. –Cattolicoromano,–dice.

Quando l’interrogatorio èfinito, il maestro fa cenno a

lui e a un altro bambino cheha detto di essere ebreo direstare lí; i due che hannodetto di essere cristianiraggiungonoglialtri.

Aspettano di vedere checosa succederà loro.Ma nonsuccedenulla.Icorridoisonovuoti, l’edificio silenzioso,non c’è nemmeno unmaestro.

Si avventurano in cortiledove raggiungono

l’accozzagliadibambininelleloro stesse condizioni. È ilperiodo in cui si gioca abiglie; nel poco familiaresilenzio del campo da giocovuoto, con i richiami dellecolombe nell’aria e il tenue,lontanoriecheggiaredeicanti,giocano a biglie. Il tempopassa. Poi suona lacampanellachesegnalalafinedella funzione. Gli altriritornano marciando in fila,

classe dopo classe. Alcunisembranodicattivoumore.–Jood! – gli sibila in afrikaansun ragazzino passandogliaccanto. Giudeo! Quando siriuniscono ai compagni,nessuno rivolge loro unsorriso.

L’episodio lo turba. Sperache il giornodopo ilmaestrolo trattenga ancora con inuovi arrivati e gli chieda difare un’altra scelta. A quel

puntolui,chechiaramentehacommesso un errore, potràcorreggersi e dichiarare diessere cristiano. Ma non gliconcedono un’ulteriorepossibilità.

La scena della separazionedellepecoredaicaprisiripetedue volte alla settimana.Mentre ebrei e cattolicivengono lasciati al lorodestino, i cristiani siriuniscono per cantare gli

innieascoltarelapredica.Pervendicarsi di questo, e di ciòche gli ebrei hanno fatto aCristo, a volte i ragazziafrikaner – grossi, brutali,bitorzoluti – afferrano unebreo o un cattolico e loprendonoapugnineibicipiti,pugni ravvicinati, cattivi, conle nocche delle dita, o glisferranounaginocchiatanellepalle, oppure gli torcono lebraccia dietro la schiena

finché lui non invocamisericordia. – Asseblief! –piagnucola il bambino. Perfavore!–Jood!–sibilanoloro.– Jood! Vuilgoed! – Giudeo!Zozzone!

Un giorno, durantel’intervallo del pranzo, dueragazzi afrikaner lo mettonoconlespallealmuroepoi lotrascinanoinfondoalcampoda rugby. Uno è grasso egigantesco. Lui li supplica. –

Ek is nie ’n Jood nie, – dice.Non sono ebreo. Proponeloro di fare un giro sulla suabicicletta, propone loro diprendere la sua bicicletta pertutto il pomeriggio. Piú luifarfuglia, piú il ciccionesorride. È questoevidentemente che gli piace:lasupplica,l’umiliazione.

Il ciccione tira fuoriqualcosa dal taschino dellacamicia, qualcosa che spiega

perchélohannotrascinatoinquell’angolo tranquillo: unbruco verde che si contorcetutto.L’amicogliimmobilizzalebracciadietro la schiena; ilciccione gli preme lemandibole finché lui nonapre la bocca, poi ci infiladentroconforzailbruco.Luilosputafuori,giàspiaccicato,giàcheperdesucchieumori.Il ciccione glielo schiacciasullelabbra,glieleimbratta.–

Jood!–dicepulendosilemanisull’erba.

Ha scelto di esserecattolico, quel mattinofatidico,perviadiRoma,pervia di Orazio e dei suoi duecompagni, che, brandendo laspada, l’elmo ornato dicimiero nel capo, indomitocoraggio negli occhi, difeseroil ponte sul Tevere contro leorde etrusche. Ora, passodopopasso, scopredagli altri

cattolici cosa sia veramenteun cattolico romano. Uncattolico romano non hanullaachevedereconRoma.I cattolici romaninonhannomainemmenosentitoparlaredi Orazio. I cattolici romanivanno al catechismo ilvenerdí pomeriggio, siconfessano, prendono lacomunione.Eccocosafannoicattoliciromani.

I ragazzi cattolici piú

grandi lo circondano einterrogano: è stato alcatechismo,sièconfessato,hafatto la comunione?Catechismo? Confessione?Comunione? Non sanemmeno cosa vogliano direquelle parole. – A Città delCapo ci andavo, – diceevasivo. –Dove?– chiedono.Non conosce i nomi dellechiese di Città del Capo, maneppureloro, liconoscono.–

Venerdívienialcatechismo,–gliordinano.Nonvedendolo,informano il prete che interza c’è un apostata. Il preteglimanda unmessaggio, cheloro gli portano: deve andareal catechismo. Ha il sospettoche se lo siano inventato,mailvenerdísuccessivorimaneacasa,sinasconde.

I ragazzi cattolici piúgrandi cominciano a farglicapire che non gli credono

quando dice che a Città delCapoeracattolico.Maormaisièspintotroppoinlà,nonèpiúpossibiletornareindietro.Se dicesse: «Ho fatto unerrore, in realtà sonocristiano», si screditerebbe ailoro occhi. Inoltre, anche sedeve sopportare lo schernodegli afrikaner e le domandedei cattolici veri, i duemomenti di libertà allasettimanadicuigodenonne

valgono forse la pena, i duemomenti in cui è libero diandarsene in giro nei campida gioco vuoti a parlare congliebrei?

Un sabato pomeriggio,quando tutta Worcester,stordita dalla calura, stariposando,montainbiciclettaevafinoaDorpStreet.

Di solito si tiene alla largadaDorpStreetperchélíc’èlachiesa cattolica. Ma oggi la

strada è vuota, non si sentenessun suono, tranne ilmormorio dell’acqua neisolchi della terra. Ci passadavanti con nonchalance,facendofintadiniente.

La chiesa non è grandecome pensava. È un edificiobasso, spoglio, con unapiccolastatuasoprailportico:la Vergine, con il velo sullatesta e il bambino fra lebraccia.

Arriva in fondo alla via.Vorrebbe tornare indietro adare un’altra occhiata, mateme di sfidare la fortuna,teme che un prete in neroescadallachiesaegliintimidifermarsi.

I ragazzi cattolici loassillano e scherniscono, icristiani lo perseguitano, gliebrei invece non eprimonogiudizi. Gli ebrei fanno fintadi niente. Anche gli ebrei

portano le scarpe. Si senteabbastanza a suo agio conloro.Gli ebrei non sono cosímale.

Nonostante ciò, con gliebrei bisogna andare cauti.Perché sono dappertutto, sistanno impadronendo delpaese. Lo sente dire da ogniparte, ma soprattutto lodicono gli zii, i due fratelliscapolidi suamadre,quandovengonoatrovarli.Normane

Lance arrivano ogni estate,comeuccellimigratori,anchese di rado nello stessoperiodo. Dormono suldivano, si alzano alle undicidelmattino,ciondolanoperlacasa per ore, mezzi nudi, indisordine. Tutti e due hannola macchina; certe volte siriesce a persuaderli a fare ungiro in automobile, nelpomeriggio, ma preferisconopassare il tempo a fumare e

bere tè e a parlare dei vecchitempi. Poi cenano, e dopocena giocano a poker o araminofinoamezzanotteconchiunque riescano apersuaderearimanerealzato.

Gli piace ascoltare suamadreegliziirievocareperlamillesimavoltaglieventidellaloro infanzia alla fattoria.Non è mai cosí felice comequando ascolta queste storie,le canzonature e le risate che

le accompagnano. I suoiamici non provengono dafamiglie con storie simili.Questo è ciò che lo rendediverso:leduefattorieallesuespalle, la fattoria di suamadre, la fattoria di suopadre,elestoriedientrambe.Grazie a loro è radicato nelpassato; grazie a loro haconsistenza.

C’è anche una terzafattoria: Skipperskloof, vicino

a Williston. La sua famiglianonharadiciinquelposto,èuna fattoria aggiuntasi allealtre in conseguenza di unmatrimonio. Nonostantequesto,ancheSkipperskloofèimportante. Tutte le fattorielo sono. Le fattorie sonoluoghidilibertà,divita.

Tra le storie cheraccontanoNorman, Lance esua madre baluginano figuredi ebrei comici, astuti, ma

anche scaltri e senza cuore,comesciacalli.Ogniannoallafattoria arrivavano certi ebreidiOudtshoorn per comprarepiume di struzzo dal padre,suo nonno. Lo avevanopersuaso a rinunciare allalanaeadallevaresolostruzzi.Lo avrebbero reso ricco,dicevano. Poi, un giorno, ilmercato delle piume distruzzoandòincrisi.Gliebreisi rifiutarono di comprare

altrepiumee suononno fecebancarotta. Tutti nella zonafecerobancarottaegliebreisiimpossessaronodelle fattorie.È cosí che si comportano gliebrei,diceNorman:nondevimaifidartidiunebreo.

Suo padre ha qualcosa daobiettare.Suopadrenonpuòpermettersi di biasimare gliebrei, poiché il suo datore dilavoro è ebreo. La StandardCanners, dove lavora come

ragioniere, appartieneaWolfHeller. In effetti è statoWolfHeller a portare il padre aWorcesterdaCittàdelCapo,quando ha perduto il suoposto di lavoronell’amministrazionepubblica. Il futuro della lorofamiglia è legato al futurodella Standard Canners, cheWolfHeller,inpochianni,daquando ne ha assunto ilcomando, ha trasformato in

un gigante dell’industriaconserviera. Ci sonoprospettive fantastiche allaStandard Canners, dice suopadre,peruno come lui, conla sua competenza in campogiuridico.

CosíWolf Heller è esenteda quelle critiche generichesugli ebrei.Wolf Heller ha acuore i suoi dipendenti. ANatale fa persino loro dei

regali, sebbene il Natale nonsignifichinientepergliebrei.

Nella scuola di WorcesternoncisonopiccoliHeller.Sece ne sono, di piccoli Heller,si presume che siano statimandati allaSacsdiCittàdelCapo, che è una scuolaebraicaintuttotrannechenelnome.AReunionParknoncisono famiglieebree.Gliebreidi Worcester vivono nellaparte piú antica, piú verde e

ombreggiata della cittadina.Anche se nella sua classe cisono bambini ebrei, non loinvitano mai a casa loro. Livede solo a scuola, lifrequenta soprattuttoquandogli altri vanno alla funzione,quando ebrei e cattolici sonoisolati e soggetti alle ire deicristiani.

Ogni tanto, tuttavia, perragioni che non sono chiare,l’esonerocheconsentelorodi

essere liberi mentre gli altrivanno alla funzione vienerevocato e loro vengonoconvocatinell’aulamagna.

L’aula magna è semprestracolma. I ragazzi piúgrandisonosedutisullesedie,mentre i ragazzini delleelementari e delle mediestannoper terra.Gliebreie icattolici– forseventi in tutto– passano in mezzo a loro,allaricercadiunposto.Mani

furtive li afferrano allecaviglie cercando di farlicadere.

Ildominee ègiàsulpodio;è un giovanotto pallido inabito nero e cravatta bianca.Predica con voce stridula,cantilenante, strascicando levocali, pronunciando ognilettera di ogni parola. Altermine della predica, tuttidevono alzarsi in piedi apregare.Checosaègiustoche

faccia un cattolico duranteuna preghiera cristiana?Chiude gli occhi e muove lelabbra, o fa finta di niente?Non riesce a vedere nessuncattolicovero;assumeun’ariavacua e lascia che gli occhinonmettanoafuoconulla.

Il dominee si siede.Qualcuno distribuisce i libridei canti; è ora di cantare.Un’insegnante fa un passoavantiperdirigereilcoro.«Al

die veld is vrolik, al dievoëltjies sing», cantano ibambini. Poi i ragazzi grandisi alzano. «Uit die blou vanonse hemel», cantano con leloro voci profonde,sull’attenti, lo sguardo severofisso davanti a sé: l’innonazionale, il loro innonazionale. Esitanti, agitati, ipiú piccoli si uniscono alcanto. Protesa verso di loro,muovendo le mani come se

volesse prendere unabracciata di piume,l’insegnante cerca dirincuorarli, di incoraggiarli.«Ons sal antwoord op jouroepstem, ons sal offer wat jyvra», cantano. Risponderemoallatuachiamata.

Finalmente la funzionetermina. Gli insegnantiscendono dal podio, prima ildirettore, poi il dominee,infine gli altri. I ragazzi

esconoinfiladall’aulamagna.Qualcuno gli dà un pugnonelle reni, un colpo rapido,invisibile. – Jood! – sussurraunavoce.Poièfuori,èlibero,può di nuovo respirare l’ariafresca.

Nonostanteleminaccedeicattolici veri, nonostantel’inquietante possibilità che ilprete vada a trovare i suoigenitori e lo smascheri, ègrato di quel colpo di genio

che gli ha fatto scegliereRoma.ÈgratoallaChiesa,chegli offre rifugio; non harimpianti, non desiderasmetterediesserecattolico.Seessere cristiani significacantare inni e ascoltaresermoni e poi uscire atormentare gli ebrei, nondesideraesserecristiano.Nonè colpa sua se i cattolici diWorcester sono cattolicisenza essere romani, se non

sanno niente di Orazio e deisuoicompagnichedifesero ilponte sul Tevere («Tevere, opadreTevere,cuinoiRomanirivolgiamo le nostrepreghiere»), di Leonida edegliSpartani,chedifesero leTermopili, di Orlando, chedifese il passo contro iSaraceni. Non riesce apensareanientedipiúeroicoche difendere un passo,niente di piú nobile che

rinunciare alla propria vitaper salvare altre persone, lequalipoipiangerannosultuocadavere. Ecco cosa vorrebbeessere: un eroe. Ecco di cosadovrebbe occuparsi il verocattolicesimoromano.

Èuna serad’estate, fresca,dopo la lunga giornata calda.Èaigiardinipubblici,dovehagiocato a cricket conGreenberg e Goldstein:Greenberg, che è bravo in

classe ma non è abile acricket; Goldstein, che hagrandi occhi castani, porta isandali ed è sempre moltoelegante. È tardi, le sette emezzo sono passate da unpezzo. A parte loro tre, igiardini sono deserti. Hannodovutosmetteredigiocare:fatroppo buio per riuscire avedere la palla. Cosícominciano a fare la lottacome fossero di nuovo

piccoli, si rotolano sull’erba,si fanno il solletico,sghignazzando eridacchiando. Lui si alza, faun respiroprofondo.Si sentepercorrere da un impeto diesultanza. «Non sono maistato piú felice in vita mia.Vorrei rimanere per semprecon Greenberg e Goldberg»,pensa.

Si separano. È vero.Vorrebbe vivere cosí per

sempre, pedalare lungo lestrade ampie e vuote diWorcester nel crepuscolo diun giorno d’estate, quandotutti gli altri ragazzini sonoormai rincasati e fuori c’èsoltantolui,simileaunre.

Cinque.

Essere cattolico rientranella parte della sua vitariservataalla scuola.Preferire

i russi agli americani è unsegreto cosí oscuro che nonpuò confidarlo a nessuno.Provaresimpatiaper irussièuna faccenda seria. La cuiconseguenza può esserel’ostracismo.

Inunascatolanell’armadioconserva l’album di disegnichehafattonel1947,all’apicedellasuapassioneperirussi.Idisegni, realizzati con unamatitamorbidaecoloraticon

pastelliacera,mostranoaereirussi che abbattono aereiamericani, navi russe cheaffondano navi americane.Sebbene il fervore diquell’anno, quandoall’improvviso dalla radioproruppeun’ondatadiostilitànei confronti dei russi e tuttidovettero scegliere con chischierarsi, si sia ormaiplacato, lui serba la suainconfessabilelealtà:lealtànei

confronti dei russi,ma ancorpiúneiconfrontidisestesso,di com’era all’epoca in cuifacevaqueidisegni.

A Worcester nessuno sacheprovasimpatiaperirussi.ACittà del Capo c’era il suoamicoNicky,concuigiocavaalla guerra con i soldatini dipiomboeuncannoneamollache sparava fiammiferi;quandoperòscopríquant’erapericolosa la sua fedeltà ai

russi, cosa rischiava diperdere, dapprima obbligòNicky a giurare che avrebbemantenutoilsegreto,poi,peresseredoppiamentesicuro,glidissecheavevacambiatoidea,che stava dalla parte degliamericani.

A Worcester nessuno,trannelui,provasimpatiaperi russi. La sua lealtà neiconfrontidellaStellaRossalorendeassolutamentediverso.

Come ha fatto a lasciarsiprendere da una simileinfatuazione, che paresingolare persino a lui? Ilnome di sua madre è Vera:Vera, con la glaciale Vmaiuscola, il tuffo di unafrecciaversoilbasso.Vera,gliha detto lei una volta, è unnome russo. La primaoccasioneincuisiètrovatoadoversceglieretrairussiegliamericani («Chi preferisci,

Smuts o Malan?» «Chipreferisci, Superman oCaptain Marvel?» «Chipreferisci, i russi o gliamericani?»)hasceltoirussi,cosícomehasceltoiRomani:perché gli piace la lettera r,soprattutto laRmaiuscola, laletterapiúforte.

Nel 1947, quando tuttisceglievano gli americani,aveva scelto i russi; dopoaverli scelti, cominciò a

leggere il piú possibile su diloro. Suo padre avevacomprato una storia dellaSeconda guerra mondiale intre volumi. Quel genere dilibri gli piaceva, lo facevariflettere; rifletteva davantiallefotografiedeisoldatirussiin bianche uniformi da sci,dei soldati russi con i fucilimitragliatori che schivavanocolpi tra le rovine diStalingrado, dei comandanti

dei carri armati russi con ibinocoli puntati. (Il T-34russo era il miglior carroarmato del mondo, miglioredello Sherman americano, emigliore persino del Tigertedesco). Continuava aritornare suunquadrodiunpilota russo a bordo di unaereo da bombardamento inpicchiata sopra una colonnadi carri armati tedeschi,distrutti e in fiamme.Adottò

tutto ciò che era russo.Adottò il severo ma paternofeldmaresciallo Stalin, lostratega piú grande elungimirante della guerra;adottò il barzoi, il levrierorusso usato nella caccia allupo siberiano, il cane piúvelocechecisia.Sapevatuttoquello che c’era da saperesulla Russia: la superficie inchilometri quadrati, laproduzione di carbone e

acciaio in tonnellate, lalunghezza di ciascuno deisuoi grandi fiumi, ilVolga, ilDnepr,loJenisej,l’Ob.

Poi, in seguito al biasimodeigenitori,allostuporedegliamici, a ciò che riferivanoquando parlavano di lui ailoro genitori, aveva capito:provare simpatia per i russinon faceva parte del gioco,noneraconsentito.

A quanto pare c’è sempre

qualcosa che non va.Qualunque cosa voglia,qualunque cosa gli piaccia,primaopoidevediventareunsegreto. Comincia aimmaginarsi come uno diquei ragni che vivono in unabuca nella terra, provvista dibotola. Il ragno deve semprezampettareviaeinfilarsinellabuca, richiudersi dietro labotola, lasciare fuori ilmondo,nascondersi.

AWorcester tiene segretoilsuopassatorusso,nascondeil riprovevole album didisegni con le scie di fumodegli aerei da caccia nemiciche precipitano nell’oceano enavi da guerra con la pruainabissata tra le onde. Lirimpiazza con immaginariepartite di cricket. Usa unamazzadilegnoeunapalladatennis. La sfida consiste neltenere lapalla in aria ilpiúa

lungo possibile. Gira intornoal tavolodella saladapranzoore facendo rimbalzaredelicatamente la palla sullamazzaper tenerla inaria.Hatolto dimezzo tutti i vasi e isoprammobili; ogni volta chelapalla colpisce il soffitto,dalíscendeunapioggiadisottilepolvererossa.

Fa intere partite, continuaa battere finché non siautoelimina undici volte,

dopodiché cambia squadra eripete ilgiro.Ognicolpovaleun punto. Quando la suaattenzionecalaeluimancalapalla, elimina un battitore, esegnailpuntosulsegnapunti.Arrivaapunteggiesorbitanti:cinquecento punti, seicentopunti. Una volta l’Inghilterratotalizzamillepunti, risultatoche nessuna squadra vera hamai ottenuto. Certe voltevince l’Inghilterra, certe altre

il Sudafrica; piú di radol’Australia o la NuovaZelanda.

LaRussia e l’Americanongiocano a cricket. Gliamericani giocano a baseball;i russi, a quanto pare, nongiocanoaniente,forseperchélínevicasempre.

Non sa cosa fanno i russiquando non sono impegnatiinqualcheguerra.

Con gli amici non parla

delle partite di cricket, se letiene per sé. Una volta,quando abitava a Worcesterda pochi mesi, un suocompagno di classe eraentrato dalla porta di casarimasta aperta e lo avevatrovato supino sotto unasedia. – Che fai lí? – avevachiesto. – Penso, – avevarispostoluisenzapensarcisu.–Mi piace pensare –. Subitolo avevano saputo tutti in

classe: il ragazzo nuovo erastrano, non era normale.Dopo quell’errore, haimparato a essere piúprudente. Essere prudenticonsiste, in parte, nel dire dimenoanzichédipiú.

Gioca anche a cricket nelvero senso della parola conchiunque sia disposto agiocarci.Ma il cricket vero eproprio giocato sulla piazzavuota nel cuore di Reunion

Parkètroppolentoperchéluiriesca a sopportarlo: ilbattitore manca sempre lapalla, poi la manca ilricevitore, e cosí si perde.Odia cercare le palle perse.Odia anche dover ricevere erilanciare la palla sul terrenosassoso dove ci si insanguinale mani e le ginocchia ognivolta che si cade. Vuolebattere o lanciare la palla,nient’altro.

Corteggia il fratello,anchese suo fratello ha soltanto seianni, promettendogli di farlogiocareconisuoigiocattolisegli lancia la palla nel cortiledietro la casa. Suo fratelloglielalanciaperunpo’,poisiannoia, mette il broncio esgattaiola in casa in cerca diprotezione. Cerca diinsegnare a sua madre comesi serve la palla, ma invano.Mentre lui è sempre piú

esasperato, lei freme tuttadalle risa per la propriagoffaggine.Alloralepermettedi lanciare la palla. Ma allafine lo spettacolo è troppovergognoso, e si vede troppofacilmente dalla strada: unamadrechegiocaa cricket colfiglio.

Prende un barattolo, lotagliaametàeneinchiodalaparte inferiore a un ramolungo una sessantina di

centimetri.Monta il ramo suun asse, facendolo passareattraverso le pareti di unacassetta tenuta ben salda daalcuni mattoni. Il ramo simuoveinavantipermezzodiuna striscia di gommaricavatadaunacamerad’ariae indietro grazie a una funechescorreinunganciofissatoalla cassetta. Mette una pallanelbarattolo,faunadecinadipassi indietro, tira la fune

finché la gomma non è tesa,fissa la fune sotto il tacco, siprepara alla battuta e lasciaandare la fune.Certe volte lapalla schizza in alto, certealtre gli arriva dritto in testa,ma ogni tanto è all’altezzagiusta e lui riesce a colpirla.Oraèsoddisfatto:haservitoebattuto la palla facendo tuttoda solo, ha trionfato, nulla èimpossibile.

Ungiornocheèinvenadi

intimità, audace, chiede aGreenberg e a Goldstein diraccontare i loro primiricordi. Greenberg sollevadelle obiezioni: è un gioco alquale non ha voglia dipartecipare. Goldsteinracconta una storia lunga einconcludente su una gita inspiaggia, una storia che luiascolta appena. Ma quelgioco, naturalmente, mirasoloadarea lui lapossibilità

di raccontare il suo primoricordo.

È affacciato alla finestradell’appartamento diJohannesburg. Sta scendendoil crepuscolo. In lontananzavedearrivareunamacchinaatutta velocità. Un cane, unpiccolocanepezzato,letagliala strada. La macchina loinveste: le ruote passano inpieno sul suo corpo. Con lezampe posteriori paralizzate,

ilcanesitrascinaviatraguaitidi dolore. Senza dubbiomorirà; ma a questo puntoqualcuno lo strappa via dallafinestra.

È un primo ricordostupendo, in gradodi batterequalsiasicosaquelpoveracciodiGoldsteinriescaaripescaredentro di sé. Ma è vero?Perché si era affacciato allafinestra per guardare unastrada vuota? Ha visto

davverolamacchinainvestireil cane, o ha soltanto sentitol’ululatodiuncaneedècorsoalla finestra? È possibile chenon abbia visto altro che uncane trascinare le zampeposterioriesisiainventatolamacchina, il conducente etuttoilresto?

C’èunaltroprimoricordo,unodicuièpiúsicuromachenon racconterebbe mai, dicerto non a Greenberg e a

Goldstein, che poiandrebbero a strombazzarloin giro facendo di lui lozimbellodellascuola.

È seduto accanto a suamadre su un pullman. Devefarefreddo,perchéluiindossaun paio di fuseaux di lanarossaeunberrettodilanaconi pompon. Il motore delpullman fatica; stannosalendo lungo il selvaggio edesolatoSwartbergPass.

Inmanostringelacartadiuna caramella. La tiene fuoridal finestrino appenasocchiuso.Lacartasventolaetremaalvento.

– La lascio andare? –chiedeasuamadre.

Lei annuisce. Lui la lasciaandare.

Ilpezzettodicartavolasunel cielo. Sotto non c’è altroche il cupo abisso del passo,cinto dalle fredde cime dei

monti. Girandosi indietro,lancia un’ultima occhiata allacarta, che ancora volacoraggiosa.

– Che le succederà? –chiede a sua madre, ma leinoncapisce.

Questoè l’altrosuoprimoricordo,quellosegreto.Pensain continuazione al pezzo dicarta, tutto solo in quellavastità, che lui haabbandonato quando non

avrebbedovutofarlo.Bisognache un giorno ritorni nelloSwartbergPass,che lotrovielo salvi. È suo dovere: nondeve morire senza averlofatto.

Sua madre nutre grandedisprezzo per gli uomini che«nonsannofarenienteconlemani», tra iquali annovera ilmarito, ma anche i fratelli, ein particolare Roland, il

fratellomaggiore,cheavrebbepotuto tenersi la fattoria, seavesse lavorato abbastanzasodo da riuscire a pagare idebiti;cosacheinvecenonhafatto.Deimoltiziipaterni(neconta otto di sangue e altriotto acquisiti), quello cheammira di piú è JoubertOlivier, che ha installato ungeneratore elettrico aSkipperskloofedèpersinoundentista autodidatta.

(Durante una delle sue visitealla fattoria,a luiviene ilmaldi denti. Zio Joubert lo fasedere su una sedia sotto unalbero e, senza anestesia, glitoglie la carie e gli ottura ildente con la guttaperca.Nonha mai sofferto tanto in vitasua).

Quandosirompequalcosa– piatti, soprammobili,giocattoli –, sua madrel’aggiustadasola:conpezzidi

corda, con la colla. Le coseche lega insiemedopounpo’si allentano, poiché non safareinodi.Lecosecheincollasistaccano;leidàlacolpaallacolla.

Icassettidellacucinasonopienidichiodistorti,pezzidicorda, palline di cartastagnola,francobollivecchi.–Perché conservi tutto? – lechiede. – Non si sa mai, –rispondelei.

Quando è arrabbiata se laprende con chi studia. Ibambini dovrebberofrequentare le scuoleprofessionali, dice, e poiandare a lavorare. Studiarenonha senso.Nonc’ènientedi meglio che imparare ilmestiere di ebanista ofalegname, imparare alavorareillegno.Nonsifapiúillusioni sull’agricoltura:adesso che i contadini sono

diventati all’improvvisoricchi, fra loro c’è troppapigrizia,troppaostentazione.

E questo perché il prezzodella lana è salito alle stelle.Secondolaradio,igiapponesipaganounasterlinaallalibbraper le varietà migliori. Gliallevatoridipecorecompranomacchine nuove e vanno invacanzaalmare.–Devidarciunpo’disoldi,adessocheseicosíricco,–dicesuamadrea

zioSonduranteunadellelorovisiteaVoëlfontein.Parlandosorride, fa finta che sia unabattuta, ma la cosa non èdivertente. Zio Son sembraimbarazzato, mormora unarispostacheluinonafferra.

La fattoria non dovevaandare soltanto a zio Son, glidice sua madre: l’avevanoereditatainpartiugualituttiedodici.Perevitaredimetterlaall’asta, i figli e le figlie

avevano deciso di vendere lapropria porzione a Son; lavendita aveva fruttato lorotitoli del valore di qualchesterlinaciascuno.Ora,acausadeigiapponesi,lafattoriavalemigliaia di sterline. Sondovrebbedividereconglialtrituttiqueisoldi.

Si vergogna di sua madreper la crudezza con cui parladisoldi.

– Devi fare il dottore o il

procuratore legale, – gli dice.– È quella la gente che fa isoldi–.Altrevolte,invece,glidice che i procuratori sonodegli imbroglioni. Lui nonchiede comepossano riferirsiasuopadrequelleparole:suopadre, ilprocuratorechenonhafattoisoldi.

I dottori non si prendonocura dei pazienti, dice lei. Silimitano a darti qualchepastiglia.Gli afrikaner sono i

peggiori perché sono ancheincompetenti.

Dicecosemoltodiversetraloro a secondadelmomento,al punto che lui non sa piúcosa pensi veramente. Lui esuofratellolitiganoconlei,lefanno notare le suecontraddizioni.Sepensacheicontadini siano migliori deiprocuratori, perché hasposato un procuratore? Sepensa che studiarenon abbia

senso, perché è diventatainsegnante? Piú litigano conlamadrepiúleisorride.Ècosísoddisfatta dell’abilità che ifiglidimostranonell’usodelleparolecheèdispostaacederesu ogni punto, si difendeappena,vuolechesianoloroavincere.

È un piacere che lui noncondivide. Non trovadivertenti quelle litigate.Vorrebbe che lei credesse in

qualcosa. I suoi giudizigrossolani, alimentatida statid’animo passeggeri, loesasperano.

Quanto a lui, con tuttaprobabilità farà l’insegnante.Sarà quella la sua vita, dagrande. Sembra un po’noiosa, ma che altro c’è dafare? Per tanto tempo volevadiventare macchinista. «Checosa farai da grande?» glichiedevano le zie e gli zii. «Il

macchinista!»dicevaconunavocetta acuta, e tuttiannuivano sorridendo.Adessosi rendecontoche«ilmacchinista» è quel che ci siaspetta dica un bambinopiccolo, cosí come dallebambine piccole ci si aspettache dicano «l’infermiera».Adesso, però, non è piúpiccolo, è entrato nelmondodegli adulti; dovràaccantonarequellafantasiadi

guidare un grande cavallo diferroepuntaresuqualcosadirealistico. A scuola è bravo,non c’è altro in cui sa diessere bravo, perciò resterànella scuola, avanzerà manmano di grado. Un giorno,forse, diventerà addiritturaispettore. Di certo non saràimpiegato in un ufficio: nonpuò nemmeno concepire dilavoraredalmattino alla sera

con due sole settimane diferieall’anno.

Che genere di insegnantesarà?Riesce a immaginare sestesso solo in modo vago.Vede una sagoma in giaccasportiva e calzoni di flanellagrigia(parechegliinsegnantimaschi si vestano cosí)percorrere un corridoio condei libri sotto braccio. Èun’immagine fugace, e un

attimodopoègiàscomparsa.Lafaccianonlavede.

Spera che, quando verràquel giorno, non lomandinoainsegnareinunpostocomeWorcester. Ma forseWorcesterèunpurgatoriodalquale bisogna passare perforza. Forse Worcester è illuogodovemandanolagentepermetterlaallaprova.

Un giorno svolgono untemainclasse:Checosafaccio

la mattina. Devonoraccontare quel che fannoprimadiandareascuola.Luilo sa cosa ci si aspetta chescriva:comerimetteapostoilletto, come lava le stovigliedella colazione, come siprepara i tramezzini per ilpranzo.Sebbeneinrealtànonfaccianientedituttoquesto–si occupa di tutto suamadre–,mente abbastanza bene danon essere scoperto. Ma si

spinge troppo oltre, quandodescrive come si pulisce lescarpe.Nonsièmaipulitolescarpe in vita sua. Nel temascrive che si usa la spazzolaper spazzolare via lo sporco,dopodiché si passa il lucido.Miss Oosthuizen mette ungrandepuntoesclamativoblusul margine. È mortificato,pregachenonlochiamifuoridi fronte a tutti a leggere iltema a voce alta. Quella sera

stamolto attento a come suamadreglipuliscelescarpepernonsbagliarsimaipiú.

Lasciachesiasuamadreapulirglilescarpecosícomelelascia fare ogni altra cosa.L’unica cosa che non lelascerà piú fare è entrare inbagnoquandoènudo.

Sa di essere un bugiardo,sa di essere cattivo, ma noncambia. Non cambia perchénon vuole cambiare. Il suo

esserediversodaglialtriforseè da imputare a suamadre eallasuafamigliaanomala,maè da imputare anche al fattocheluimente.Sesmettessedimentire, dovrebbe pulirsi lescarpe, parlare educatamentee fare tutto ciò che fanno ibambininormali.Inquelcasonon sarebbe piú se stesso. Senonfossepiúsestesso,acosaservirebbevivere?

È un bugiardo ed è anche

insensibile: un bugiardo chemente al mondo intero,insensibileneiriguardidisuamadre. Sua madre soffre, sene rende conto, al pensieroche lui si allontani semprepiú. Nonostante questo, luinon si lascia commuovere,noncede.Lasuaunicascusaèche è spietato anche neipropri confronti. Mente manonmenteasestesso.

– Quando morirai? – le

chiedeungiornocontonodisfida, meravigliato della suastessaaudacia.

–Nonmorirò, – rispondelei. Lo dice con allegria, mac’èqualcosadi falso inquellasuaallegria.

–Esetiammalidicancro?– Ci si ammala di cancro

solo se si riceve un colpo alseno. Non mi ammalerò dicancro. Vivrò per sempre.Nonmorirò.

Saperchédicecosí.Lodiceper lui e per suo fratello,perchénonsipreoccupino.Èunacosascioccadadirsi,peròluileègrato.

Non riesce a immaginarecheleipossamorire.Èlacosapiú salda della sua vita. È laroccia sulla quale lui si erge.Senza di lei non sarebbeniente.

Lei sta attenta a nonprendere colpi al seno. Il suo

primissimo ricordo,antecedenteaquellodelcane,antecedente a quello delpezzo di carta, sono i suoisenibianchi.Hailsospettodiaverle fatto male da piccolo,deve averglieli colpiti con ipugnetti, altrimenti ora nonglieli negherebbe in modocosí fermo, lei che non glineganiente.

Ilcancroèlagrandepauradella vita di sua madre.

Quanto a lui, gli hannoinsegnatoa fareattenzioneaidolorialfianco,aconsiderareogni minima fitta come unsintomo di appendicite.L’ambulanza riuscirà aportarlo in ospedale primache gli scoppi l’appendice? Sirisveglieràdall’anestesia?Nongli va l’idea che un dottoresconosciuto gli pratichi untaglio. D’altro canto, sarebbebello avereuna cicatrice, poi,

da mostrare alla gente.Quando a scuola,nell’intervallo, distribuiscononoccioline e uvetta, lui soffiavia la pellicina rossa dellearachidi;perchésidicechesiaccumuli nell’appendice e lainfetti.

Si lascia completamenteassorbire dalle sue collezioni.Raccoglie francobolli.Raccoglie soldatini dipiombo. Raccoglie figurine –

figurinedigiocatoridicricketaustraliani, figurine digiocatori di football inglesi,figurine dimacchine di tuttoilmondo.Per ottenerle, devecomprare pacchetti disigarette di cioccolata ezucchero a velo con ilbocchino rosa. Ha sempre letasche piene di sigarettemollicce,appiccicose,chesièscordatodimangiare.

Passa ore a giocare con il

Meccano, mostrando a suamadre che anche lui, quandovuole, sa usare le mani.Fabbrica un mulino a ventocon tanto di puleggeincrociate,lecuipalepossonoessere azionate e fatte girarecosíinfrettacheperlastanzasidiffondeunalievebrezza.

Trotterella per il cortilelanciandounapalladacricketinariaeriafferrandolaalvolosenzaperdereilpasso.Qualè

la reale traiettoriadellapalla?Va su e giú come sembra alui, oppure sale e scendedescrivendouncerchio comeapparirebbe a qualcuno cheassistesse immobile allascena?Quandoparla con suamadre di queste cose, scorgedisperazione nei suoi occhi:lei sa che sono importanti evorrebbe capire perché, manon ci riesce. Dal canto suo,lui vorrebbe che lei si

interessasse alle cose inquanto tali, non solo perchéinteressanoalui.

Quando c’è qualcosa dipratico da fare che nessunodei due sa fare, comeaggiustare un rubinetto cheperde, lei esce di casa echiama un meticcio, unoqualsiasi, un passantequalsiasi. Perché, chiedeesasperato, ha tanta fiducianei meticci? Perché sono

abituati a lavorare con lemani, risponde lei. Perchénon sono andati a scuola,perché non hanno studiato,sembradire, e dunque sannocome funzionano veramentelecose.

È sciocco crederlo,soprattutto quando si scopreche questi sconosciuti nonhannoideadicomesiaggiustiun rubinetto o si ripari unacucina economica. Eppure

quella sua convinzione è cosídiversa da quel che credonoglialtri,cosíbizzarra,che,suomalgrado,luiprovatenerezza.Preferisce che sua madre siaspetti miracoli dai meticcipiuttosto che non si aspettinulla.

È sempre lí a cercare dicapire sua madre. Gli ebreisono tutti degli sfruttatori,dice; eppure preferisce imedici ebrei perché sanno

quello che fanno. I meticcisono il sale della terra, dice;eppure lei e le sue sorellespettegolanosempresuquelliche si spacciano per bianchipur avendo inconfessateoriginimeticce. Non riesce acapirecomefacciaariunireinsé tante convinzionicontraddittorie. Ma almenocrede in qualcosa. Come isuoi fratelli. Suo fratelloNorman crede in

Nostradamus e nelle sueprofeziesullafinedelmondo;crede nei dischi volanti cheatterranodurantelanotteesiportano via la gente. Nonriesce a immaginare suopadre o la famiglia di suopadre cheparladella finedelmondo. Il loro unico scoponella vita è quello di evitarecontroversie, non offenderenessuno, essere sempreamabili; in confronto alla

famiglia di sua madre sonoinsignificantienoiosi.

È troppo legato a suamadre, sua madre è troppolegata a lui. Questa è laragionepercui,nonostantelacaccia e le altre occupazionivirili cui si dedica quando vaallafattoria,lafamigliadisuopadrenonsièmaiaffezionataalui.Suanonna,forse,èstatatroppo dura nel negare lorouna casa quando, nel 1944,

vivevano con la metà dellapagadiuncaporalesemplice,troppopoveriperpermettersidi comprare il burro o il tè,ma il suo istinto le ha datoragione. La famiglia, guidatadalla nonna, non ignora ilsegreto del numero 12 diPoplar Avenue, e cioè che ilfiglio maggiore è al primoposto in seno al nucleofamiliare, il secondogenito alsecondoel’uomo,ilmarito,il

padre, all’ultimo. O suamadrenonsicuraabbastanzadi nasconderlo ai parenti osuo padre se ne è lagnato inprivato. Trovanoprofondamente offensiva peril figlioe il fratello,edunqueper sé, quella sovversionedell’ordine naturale. Ladisapprovano e, senza esserescortesi, non nascondono lalororiprovazione.

Certe volte, quando sua

madre litiga con suo padre evuole mettere a segno unpunto, si lamenta conamarezzadi essere trattata inmodofreddodallafamigliadilui. Il piú delle volte,comunque – per il bene delfiglio, perché sa quanto lafattoriasiaimportanteperlui,perché non può offrirgliniente in cambio –, cerca diingraziarsi la famiglia delmarito in modi che lui

considera disgustosi. Glisforzi della madre siaccompagnano a battute suisoldi che non sono tali. Leinon ha orgoglio. O per dirlacon altre parole: per luifarebbequalsiasicosa.

Vorrebbe che sua madrefossenormale. Se lei lo fosse,potrebbeesserloanchelui.

Con le sue sorelle è lostesso. Hanno un figliociascuna, un figlio maschio

sul quale riversano unasollecitudine soffocante. Suocugino Juan di Johannesburgè il suo piú caro amico almondo: si scrivono, nonvedono l’ora di trascorrereinsieme le vacanze al mare.Nonostantequesto,nonglivache Juan si attengavergognosamente alleistruzioni dellamadre, anchequando lei non è lí acontrollare. Dei quattro figli

maschi, lui è il solo a nonessere del tutto succube dellamadre. Si è allontanato, osemiallontanato: ha i suoiamici, che si è scelto da sé,esce in bicicletta senza diredove va o quando torna. Isuoicuginie suo fratellononhannoamici.Lui liconsiderascialbi, timidi, sempre a casasottogliocchidimadriferoci.Suo padre chiama le tresorelle-madri«letrestreghe».

«Doppio, doppio lavoro etravaglio» 1, dice citandoMacbeth. Lui, tutto contento,è malizioso, è d’accordo consuopadre.

Quando sua madre èparticolarmente amareggiatadellasuavitaaReunionPark,dice che sarebbe statomeglioseavessesposatoBobBreech.Luinonlaprendesulserio.Altempo stesso, non riesce acredere alle sue orecchie. Se

leiavessesposatoBobBreech,luidovesarebbe?Chisarebbestato?SarebbestatoilfigliodiBob Breech? Il figlio di BobBreechsarebbestatolui?

Rimane solo una provadell’esistenza di Bob Breech.Vi si imbatte per casosfogliando un album difotografie di sua madre: unafotosfocatadiduegiovanottiin lunghi calzoni bianchi eblazer nero in piedi su una

spiaggia, ognuno dei qualicinge col braccio le spalledell’altro, gli occhi socchiusiper il sole.Uno lo conosce: èilpadrediJuan.Chièl’altro?chiede con noncuranza a suamadre. Bob Breech, rispondelei. Dov’è adesso? È morto,dice.

Fissaalungolafacciadelloscomparso Bob Breech. Noncitrovanientedisé.

Nonfaaltredomande.Ma,

ascoltando le sorelle, facendodue piú due, apprende cheBob Breech era venuto inSudafricapermotividisaluteechedopounpaiod’annieraritornato in Inghilterra, doveeramorto. Eramorto di tisi,ma un cuore infranto, èsottinteso, può avercontribuito ad accelerarne lafine, un cuore infranto acausa della giovane, cauta,insegnante dai capelli e dagli

occhi neri, conosciuta aPlettenberg Bay, che nonavevavolutosposarlo.

Gli piace sfogliare glialbum. Per quanto indistintasial’immagine,inunafotodigruppo riesce sempre aindividuare sua madre: èquella timida, sulla difensiva,nel cui atteggiamento è ingrado di riconoscere laversione femminile di sé.Neglialbumsegue lasuavita

nel corso degli anni Venti eTrenta:primalefotosportive(hockey, tennis), poi quellescattate durante il viaggio inEuropa: Scozia, Norvegia,Svizzera, Germania;Edinburgo, i fiordi, le Alpi,Bingen sul Reno. Fra isouvenirdisuamadrec’èunamatita portamine che vieneda Bingen, provvista di unminuscolo foro su un fianco

con la veduta di un castelloappollaiatosuunascogliera.

Certe volte sfogliano glialbum insieme, lui e lei. Leisospira e dice che vorrebbetanto rivedere la Scozia,l’erica, le campanelle. Avevauna vita prima che nascessiio, pensa lui. È contento perlei,datocheoraunavitanoncel’hapiú.

L’Europa di sua madre èun’Europa affatto diversa da

quelladell’albumdifotografiedi suo padre, in cuisudafricani in uniformi colorcachi posano con le piramidiegizie o le macerie di cittàitaliane sullo sfondo. Maquando sfoglia questo albumsulle foto passa meno tempoche sugli opuscoliinframmezzati a esse,opuscoli scaricati sulleposizioni degli Alleati dagliaerei tedeschi. Uno dice ai

soldati come farsi venire lafebbre (mangiando sapone);un altro raffigura una donnafascinosa, che bevechampagne, appollaiata sulleginocchia di un ebreo dalnaso aquilino. «Lo sai dov’ètuamogliestasera?»sichiedenel sottotitolo. E poi c’èl’aquila di porcellana azzurrachesuopadrehatrovatotralerovinediunacasanapoletanaechesièportatodietronello

zaino, l’aquila imperiale cheora si trova sullo scrittoio insalotto.

È immensamenteorgogliosodelruolosvoltodasuo padre in guerra. Èmeravigliato – e gratificato –quandoscoprecom’èbasso ilnumero di padri dei suoiamici che hanno combattutoin guerra. Non sa conesattezzaperchésuopadresiadiventato soltanto caporale

semplice: quando racconta asua volta le avventure delpadre agli amici, tralascia dipronunciare, come se nullafosse, la parola semplice. Magli è molto cara la fotografiadi suo padre, scattata in unostudiodelCairo:unuomodibell’aspetto che prende lamira con una carabina, unocchio chiuso, i capelli benpettinati,ilbascodebitamenteinfilatosottolaspallina.Fosse

per lui, anche quella fotostarebbe sulla mensola delcamino.

Suo padre e sua madrehannoopinionidivergentisuitedeschi. Suo padre nutresimpatia per gli italiani(nell’intimo non eranoconvinti di quella guerra,dice, volevano soltantoarrendersi e tornarsene acasa), ma odia i tedeschi.Racconta la storia di un

tedesco ammazzato mentreera al gabinetto. Certe volte,nella storia, lo ammazza lui,altreunamico;mainnessunadelle versioni mostra unbriciolo di pietà; è solodivertito al ricordo dellaconfusione del tedescomentre cercava di alzare lemani e nel contempo tirarsisuicalzoni.

Sua madre sa che non èuna bella idea lodare troppo

apertamente i tedeschi, macerte volte, quando lui e suopadre si alleanocontrodi lei,dimentica la discrezione. – Itedeschi sono il popolomiglioredelmondo,–dice.–È stato Hitler, che era unuomo tremendo, a trascinarliintantesofferenze.

Suo fratello Normandissente. – Hitler ha fatto síche i tedeschi fosseroorgogliosidisestessi,–dice.

Negli anni Trenta suamadre e Norman hannocompiuto insieme il girodell’Europa: non sono statisolo in Norvegia e nellehighlands scozzesi, ma ancheinGermania, nellaGermaniadiHitler.La loro famiglia– iBrecher, i du Biel – vienedalla Germania, o almenodallaPomerania, cheora è laPolonia. È una buona cosaessere originari della

Pomerania?Nonne è sicuro.Maalmenosadadoveviene.

– I tedeschi non volevanocombattere contro isudafricani,–diceNorman.–A loro i sudafricanipiacciono.NonfossestatoperSmuts, non saremmo maientrati in guerra contro laGermania. Smuts era unoskelm, un imbroglione.Ci havendutoagliinglesi.

Suo padre e Norman non

hanno simpatia l’uno perl’altro. Quando suo padre sela prende con sua madre,nelle loro litigate in cucina atardanotte, laprende in giroperché suo fratello non si èarruolato e partecipavapiuttosto alle manifestazionidell’Ossewabrandwag. – Èunamenzogna! – sostiene leiarrabbiata.–Normannoneranell’Ossewabrandwag.

Chiediglielo tu stesso, te loconfermerà.

Quando chiede a suamadre che cos’èl’Ossewabrandwag, leirispondecheèunarobasenzasenso,sologentechesfilaperlestradereggendodelletorce.

Le dita della mano destradi Norman sono gialle dinicotina.Vive in una camerad’albergo di Pretoria, ci viveda anni. Si guadagna il pane

vendendo un opuscolo suljujutsu che ha scritto luistesso e che reclamizza sullapagina degli annuncipubblicitari del «PretoriaNews». «Imparate l’arte delladifesa personale giapponese»,dice l’annuncio. «Sei lezionifacili facili». La gente glispediscevagliapostalididieciscellini e lui invia lorol’opuscolo: un’unica paginaripiegata in quattro con

schizzi delle varie prese.Quando il jujutsu non glifruttaabbastanzasoldi,vendelotti di terreno sucommissione per conto diun’agenziaimmobiliare.Ognigiorno rimane a letto fino amezzogiorno, a bere tè,fumare e leggere racconti su«Argosy» e «Lilliput». Ilpomeriggio gioca a tennis.Nel 1938, dodici anni fa, eracampione di singolo della

Provincia del Capooccidentale. Coltiva ancoral’ambizione di giocare aWimbledon, in doppio, seriesceatrovareunpartner.

Alterminedellasuavisita,primadipartireperPretoria,Normanloprendeindispartee gli infila una banconotabruna da dieci scellini neltaschinodellacamicia.«Perilgelato», mormora: le stesseparoleognianno.Normangli

piacenonsoloper il regalo–dieci scellini sono un bel po’disoldi–,maancheperchésiricorda di farglielo, nonmancamaidiricordarsene.

Suopadrepreferiscel’altrofratello,Lance,l’insegnantediKingwilliamstown, che si èarruolato.C’è ancheun terzofratello, il maggiore, quellocha ha perso la fattoria, manessuno lo nomina mai,tranne sua madre. «Povero

Roland», mormora,scuotendo la testa.Rolandhasposato una donna che si fachiamare «Rosa Rakosta»,figlia di un conte polacco inesilio, ma il cui vero nome,secondo Norman, è SophiePretorius. Norman e Lanceodiano Roland per via dellafattoria e lo disprezzanoperché è succube di Sophie.Roland e Sophie hanno unapensione a Città del Capo.

Una volta c’è stato, con suamadre. Ha scoperto cheSophieeraunabiondagrandee grossa, che indossava unavestaglia di raso alle quattrodel pomeriggio e fumavasigarette col bocchino;Roland, invece, era un uomotranquilloedallafacciatriste,con un naso a patata rossoper viadella radioterapia cheloavevaguaritodalcancro.

È contento quando suo

padre,suamadreeNormansiimbarcano in discussionipolitiche.Sigodeilcaloreelapassione, le cose avventateche dicono. Si meraviglia ditrovarsi d’accordo con suopadre,nonècertoquellochevorrebbe veder vincere: gliinglesi erano buoni e itedeschi cattivi, Smuts erabuonoeinazionalisticattivi.

A suo padre piace loUnited Party, a suo padre

piaccionoilcricketeilrugby,eppure suo padre non glipiace. Non capisce il perchédi questa contraddizione,manon gli interessa capirlo. Giàprima di conoscerlo, cioè,prima che tornasse dallaguerra, aveva deciso che nonglipiaceva.Inuncertosenso,quindi,questa sua avversioneèunqualcosadiastratto:nonvorrebbe avere un padre, o

almeno non vorrebbe unpadrelí,nellastessacasa.

Ciòcheodiadipiúdi suopadre sono le abitudinipersonali. Le odia al puntoche il solo pensiero lo farabbrividire dal disgusto: ilmodo in cui si soffia forte ilnaso in bagno la mattina,l’odore umido e caldo disapone Lifebuoy che si lasciadietro,eilcerchiodischiumae peli rasati nel lavabo.

Soprattuttoodia gli odori delpadre. D’altro canto, glipiacciono, suo malgrado, ivestiti eleganti del padre, ilcache-col marrone scuro cheil sabato mattina indossa alposto della cravatta, il suocorpo snello, la camminatasvelta, i capelli con labrillantina.Ancheluisimettela brillantina, si coltiva unciuffosullafronte.

Non gli piace andare dal

barbiere, non gli piace alpuntochecercaaddiritturaditagliarsi i capelli da sé, conrisultatiimbarazzanti.Sembrache ibarbieridiWorcester sisianomessid’accordoperchéi ragazzi abbiano i capellicorti. La seduta dal barbierecomincia nel modo piúbrutale possibile, con lamacchinetta che falcia icapelli sulla nuca e sui latidella testa, e prosegue con

uno spietato tactac di forbicifinché non rimane che unasorta di spazzola, con tutt’alpiú un ciuffetto ribelle sullafronte. Ancor prima che ilbarbiere abbia finito, luifreme di vergogna; paga ecorre a casa, temendo lascuola il giorno dopo,temendo le rituali risa discherno che salutano chi si èappena tagliato i capelli. Cisono,aWorcester,taglicome

si deve e ci sono tagli che sipatiscono, carichi deldesiderio di vendetta delbarbiere;nonsadovebisognaandare, cosa si debba fare odire, quanto si debba pagareper farsi tagliare i capellicomesideve.

1 W. Shakespeare, Macbeth,IV.I.10[trad.it.diA.Lombardo,in

Le tragedie (a cura di G.Melchiori),Milano1976,p.965].

Sei.

Sebbene vada al cinematutti i sabato pomeriggio, ifilmnon esercitanopiú sudi

lui il fascinocheesercitavanoa Città del Capo, dove eratormentato da incubi in cuirimaneva schiacciato sottoascensori o precipitava dascogliere come gli eroi deglisceneggiati a puntate. Noncapisce come mai ErrolFlynn, che è sempre ugualesiacheinterpretiRobinHoodoAliBaba,siaconsideratoungrande attore. È stufo degliinseguimenti a cavallo, che

sono tutti uguali. I ThreeStooges cominciano asembrargli stupidi. E si fafatica a credere in Tarzan,quando l’uomo che lointerpreta continua acambiare. L’unico film checattura la sua attenzione èquello in cui IngridBergmansalesullacarrozzadiuntrenodoveèscoppiataun’epidemiadi vaiolo e muore. IngridBergman è l’attrice preferita

di sua madre. La vita èdunque cosí? Sua madrepotrebbe morire da unmomento all’altro solo pernon aver letto un cartello suunfinestrino?

C’è anche la radio.Ormaiè troppo grande perChildren’sCorner,maèfedeleagli sceneggiati a puntate:Superman tutti i giorni allecinque («Su! Su e via!»),Mandrake alle cinque e

mezzo.IlsuopreferitoèL’ocadellenevidiPaulGallico,chela radio continua a mandareinondaperchérichiestissimo.È la storiadiun’oca selvaticache dalle spiagge diDunkerque riporta leimbarcazioni a Dover.L’ascolta con le lacrime agliocchi. Un giorno sarà fedelecomel’ocadellenevi.

Allaradiotrasmettonounaversione teatraledell’Isola del

tesoro, un episodio dimezz’ora alla settimana. Haunacopiadell’Isoladeltesoro,ma l’ha letta quando eratroppopiccoloenoncapivalafaccenda del cieco e dellamacchianera,néeraingradodi stabilire se Long JohnSilver era buono o cattivo.Ora, dopo ogni episodio allaradio, ha incubi il cuiprotagonistaèLongJohn:pervia della stampella con cui

uccide la gente, per viadell’infingarda, sentimentalesollecitudine nei confronti diJimHawkins.Vorrebbetantoche Squire TrelawneyuccidesseLongJohninvecedilasciarlo andare: è sicuro cheun giorno tornerà avendicarsi con la sua ciurmadi ammutinati assassini, cosícomeritornaneisuoisogni.

La famiglia Robinson èmolto piú rassicurante. Ha

una bella copia del libro contavole a colori. Gli piacesoprattutto l’immagine dellanave invasata sotto gli alberi,la nave che la famiglia hacostruito con gli attrezzisalvatidalnaufragioperchéliriporti a casa con tutti glianimali, come l’Arca di Noè.Èpiacevole,comescivolareinun bagno caldo, lasciarsi allespalle l’isola del tesoro edentrare nel mondo della

famiglia svizzera. Lí non cisono né fratelli cattivi népirati assassini; tutti lavoranofelici sotto la guida di unpadre saggio e forte (leimmagini lomostrano con iltorace ampio e prominente eunalungabarbacastana),chefindall’inizio sa cosabisognafareper salvarsi.L’unica cosacheloturbaèperchédebbanolasciare l’isola, visto che vi si

trovano tanto bene e sonocosífelici.

Possiede anche un terzolibro, Scott dell’Antartico. IlcapitanoScott èunodei suoipiúindiscussieroi:perquestogli hanno regalato il libro.Contiene numerosefotografie, compresa una incui Scott scrive seduto dietrola tenda in cui in seguitomorirà congelato. Guardaspesso le foto, ma non fa

progressi nella lettura: è unlibronoioso,nonèunastoria.GlipiacesololapartesuTitusOates, l’uomo finitoassiderato, poiché, neltentativodiprestare soccorsoai compagni, era uscito dinotte nella neve e nelghiaccio, ed era morto insilenzio, senza clamore. Ungiorno spera di essere comeTitusOates.

Una volta all’anno a

Worcester arriva il CircoBoswell. I suoi compagni civannotutti;perunasettimananonsiparlad’altro.Civannopersinoibambinimeticci,allabell’e meglio: ciondolano neipressi del tendone per ore,ascoltando l’orchestra,sbirciandodentroattraversoibuchi.

Loro contano di andarcisabato pomeriggio, quandosuopadregiocaacricket.Sua

madre organizza la cosa perloro tre. Ma al botteghinoinorridisce nel sentire comesono alti i prezzi del sabatopomeriggio: due scellini e seiper i bambini, cinque per gliadulti. Non ha abbastanzasoldi con sé. Compra ibiglietti per lui e il fratello. –Entrate, io vi aspetto qui, –dice. Lui non vuole, ma leiinsiste.

Una volta dentro, si sente

infelice, non si diverte; ha ilsospettochesuofratelloprovii suoi stessi sentimenti. Altermine dello spettacolo,quandoescono,leièancoralí.Per giorni non riesce adallontanare il pensiero: suamadre che attende pazientenelcaldo torridodidicembrementre lui è seduto sotto iltendone del circo a divertirsicomeunpascià.È turbatodaquell’amore accecante,

travolgente, colmo diabnegazione, destinato sia alui che al fratello, masoprattutto a lui. Vorrebbeche non lo amasse tanto. Loamainmodoassoluto,quindianche lui deve amarla inmodo assoluto: è questa lalogica cui lei lo costringe.Non sarà mai capace diripagarla dell’amore cheriversasudilui.Ilpensieroditutta una vita curvo sotto un

debitod’amorelosconcertaelo fa infuriare al punto chenon la bacia piú, si rifiuta dilasciarsitoccare.Quandoleisiallontana ferita, in silenzio,luifaappostailcuoreduro,sirifiutadicedere.

Certe volte, quando èamareggiata, tiene lunghidiscorsi parlando da sola,confrontando la sua vita inquel desolato centroresidenziale con la vita da lei

condotta prima di sposarsi,che descrive come unacontinua serie di feste epicnic, di visite in campagnadurante il fine settimana, dipartite di tennis e golf e dipasseggiateconicani.Parlaavoce bassa, sussurrando; sidistinguono solo le sibilanti:lui e suo fratello, nellerispettive stanze, rizzano gliorecchiper sentire, e leideveesserneconsapevole.Questaè

un’altra delle ragioni per cuisuo padre dice che è unastrega: perché parla da sola,compiendosortilegi.

LavitaidilliacadiVictoriaWest è confermata dallefotografie degli album: suamadre in compagnia di altredonneinlunghiabitibianchi,con tanto di racchette datennis, in quello che pare ilcuoredelveld,suamadrecon

ilbracciosulcollodiuncane,unpastoretedesco.

–Eratuo?–chiedelui.–ÈKim.Èilcanemigliore

che abbia mai avuto, il piúfedele.

–Cosaglièsuccesso?–Hamangiatounpezzodi

carne avvelenata che icontadini avevano buttatoagli sciacalli. È morto tra lemiebraccia.

Halelacrimeagliocchi.

Dopo che suo padre fa lasua comparsa nell’album, icani non ci sono piú. Vedeinveceentrambiaipicniccongli amici di allora, oppurevede suopadre, con i baffettiben curati e l’aria tropposicura di sé, che posaappoggiato al cofano di unamacchina nera vecchio stile.Poi cominciano le foto sue, adecine;primafratutte,quellain cui si vede un bebè

grassottello, dal faccinoinespressivo, che una donnadai capelli neri edall’espressione intensasorregge davanti allamacchinafotografica.

In tutte queste fotografie,anche in quelle con il bebè,sua madre gli pare unaragazzina. La sua età è unmistero che non smette diaffascinarlo. Lei non glielodice, suo padre finge di non

saperlo, persino i suoi fratellie sorelle sembranopartecipare a quella congiuradel silenzio. Quando lei èfuori, fruga tra i documentinell’ultimo cassetto dellatoeletta in cerca di uncertificato di nascita, mainvano. Da un’osservazioneche si è lasciata sfuggireapprende che è piú vecchiadel padre, nato nel 1912;maquanto piú vecchia? Decide

che è nata nel 1910. Ciòsignifica che quando è natoluiaveva trent’anniedunqueadessonehaquaranta.–Haiquarant’anni! – le dice ungiorno trionfante,guardandola attentamenteper averne conferma. Lei faun sorriso misterioso. – Nehoventotto,–dice.

Compiono gli anniinsieme. È nato il giorno delcompleanno di sua madre.

Ciò significa, come gli hadetto, come dice a tutti, cheluièundonodiDio.

Lui non la chiama«mamma» o «mammina»,bensí «Dinny». E cosí puresuo padre e suo fratello. Dadove viene quel nome?Nessuno pare saperlo; ma isuoi fratelli e sorelle lachiamano«Vera»,quindinonpuò essere un nomignolodell’infanzia. Deve stare

attento a non chiamarla«Dinny»davantiagliestranei,cosí come deve guardarsi dalchiamare sua zia e suo ziosemplicemente «Norman» ed«Ellen» anziché «zioNorman» e «zia Ellen». Madire «zio» e «zia» come unbravo bambino obbediente,normale, non è niente inconfronto allecirconlocuzionidell’afrikaans.Gli afrikaner temono di dare

deltuachièpiúanziano.Luiprende in giro suo padre perla maniera in cui parla:«Mammie moet ’n kombersoor Mammie se knieë trekanders wordMammie koud».Mamma deve mettere unacoperta sulle ginocchia dimamma, altrimenti mammaprende freddo.Provasollievoal pensiero di non essereafrikaner, cosí non deve

parlare a quel modo, comeunoschiavopresoafrustate.

Sua madre decide chevuole un cane. I pastoritedeschi sono i migliori – ipiú intelligenti, ipiú fedeli–,ma non riescono a trovarneuno. Cosí optano per uncucciolomezzodobermannemezzo qualcos’altro. Insisteperessereluiadargliilnome.Gli piacerebbe chiamarlo

Barzoi perché vorrebbe chefosse un levriero russo, masiccomenonèunverobarzoilochiamaCossack,«cosacco».Nessuno capisce. La gentepensa che si chiami kos-sak,«sacco di cibo», e lo trovadivertente.

Cossack si rivela un canepasticcione, indisciplinato,che vagabonda per ilquartiere, calpesta l’erba deigiardini, insegue i polli. Un

giorno il cane lo segue finoascuola.Nulladiciòche lui fariesceadallontanarlo:quandourla e gli tira sassi, il caneabbassagliorecchi,simettelacoda tra le gambe, sgattaiolavia; ma non appena rimontain sella il cane gli correnuovamente dietro ad ampiefalcate. Alla fine devetrascinarlo a casa per ilcollare,spingendolabiciclettacon l’altra mano. Arriva a

casa infuriato e si rifiuta diritornareascuola,perchéèinritardo.

Cossack non è ancoraadulto quando mangia ilvetro tritato chequalcunohamessolíperlui.Suamadreglisomministra qualche clisterenel tentativo di far uscire ilvetro, ma invano. Il terzogiorno, quando il canecontinua a giacere immobile,ansimante, senza neppure

leccarlelamano,leilomandain farmacia a prendere unanuovamedicinachequalcunoleharaccomandato.Luicorrevia e torna in un lampo, maarriva troppo tardi. La facciadi sua madre è tirata edistante, non prendenemmenoilflaconecheluileporge.

L’aiuta a sotterrareCossack, avvolto in unacoperta, nel terreno argilloso

in fondo al giardino. Sullatomba sistemaunacroceconla scritta «Cossack». Nonvuoleaverealtricani–no,sedevonomorirecosí.

Suo padre gioca a cricketnel Worcester. Dovrebbeessere un altro fioreall’occhiello, un’altra fonte diorgoglio per lui. Suo padre èun procuratore legale, che èquasicomeessereundottore;

ha combattuto in guerra;giocava a rugby a Città delCapo; gioca a cricket. Ma inciascuncasoc’èdimezzounaspecificazione imbarazzante.È un procuratore ma nonesercitapiúlaprofessione.Hacombattutoinguerramasolocome caporale semplice. HagiocatoarugbymasolonellasecondasquadradelGardens,una squadra che fa ridere,sempreultima in classifica.E

adessogiocaacricket,maperla seconda squadra diWorcester, alle cui partitenessunosidegnadiandareadassistere.

Suopadreèun lanciatore,nonunbattitore.C’èqualcosachenon va nell’impostazioneechegli impediscedibatterecome dovrebbe; inoltredistoglie gli occhi quandolancia veloce la palla. La suaidea di battuta sembra

limitarsi a spingere in avantilamazza, battere corto e fareuna corsetta per segnare uncomodopunticino.

Ilmotivopercuisuopadrenon sa battere è dovutonaturalmente al fatto che ècresciutonelKaroo,dovenonsi giocava un vero e propriocricket e non c’era modo diimparare a giocarlo. Saperservireètuttaun’altracosa.È

un dono: lanciatori si nasce,nonsidiventa.

Suopadreservedellepallelente,aeffetto.Certevoltegliinfliggono un colpo mortale;altre, nel vedere la pallafluttuare lentamente verso dilui, il battitore perde la testa,ondeggia impazzito, ed èeliminato. È questa lastrategia di suo padre:pazienzaeastuzia.

L’allenatore delle squadre

di Worcester è JohnnyWardle, che nell’estateboreale gioca a cricket perl’Inghilterra. Worcester hamesso a segno un bel colpoquando Johnny Wardle hadeciso di venire qui. Si diceche sia stato Wolf Heller aintercedere, Wolf Heller e isuoisoldi.

È in piedi accanto a suopadre dietro la rete, durantel’allenamento, e guarda

Johnny Wardle lanciare lapalla ai battitori della primasquadra. Wardle, un omettoordinario con radi capellibiondo rossicci, èuno che, sidice, fa tiri lenti,ma quandosiavvicinatrottandoalpuntodilancioemollalapalla,luièsorpreso dalla velocità allaquale la palla schizza via. Ilbattitore davanti ai palettigioca lapalla senzadifficoltà,facendola finire dolcemente

contro la rete.Poi a servire èqualcunaltro,quinditoccadinuovo a Wardle. Il battitorecolpisce di nuovo la palladelicatamente mandandolalontano. Il battitore non stavincendo, ma nemmeno illanciatore.

Alterminedelpomeriggiova a casa deluso. Si aspettavaun abisso tra il lanciatoredell’Inghilterrae ibattitoridiWorcester. Si aspettava di

essere testimone di un’artemisteriosa, di vedere la pallafarestranecosenell’ariaesulpitch, di vederla fluttuare eandar giú e ruotare, comedovrebbe accadere con i tirilentisecondoilibrisulcricketchelegge.Nonsiaspettavaunometto ciarliero il cui unicosegno di distinzione è chelancia la palla a effetto allastessavelocitàraggiuntadalle

sue stesse palle quando lelanciapiúvelocechepuò.

DalcricketesigepiúdiciòcheJohnnyWardlesaoffrire.Il cricket deve essere comeOrazioegliEtruschi,oEttoree Achille. Se Ettore e Achillefossero due uomini qualsiasiche menano fendenti con laspada, la loro storia nonavrebbe senso. Ma non sonodue uomini qualsiasi: sonoeroi possenti, i loro nomi

sonoentratinellaleggenda.Ècontentoquando,allafinedelcampionato, l’InghilterrascaricaWardle.

Wardle, naturalmente,serve con palle di cuoio. Luinonhafamiliaritàconlepalledi cuoio: insieme ai suoiamicigiocaconunapallachechiamano «di sughero»,ricavatadaunduromaterialegrigio resistente ai sassi, chearrivano a strappare le

cuciturediunapalladicuoiofino a ridurla a brandelli.GuardandoWardle da dietrola rete, sente per la primavolta nell’aria il singolaresibilo di una palla di cuoiomentresiavvicinaalbattitore.

Gli capita la primaoccasione di giocare su unvero e proprio campo dacricket. Un mercoledípomeriggio organizzano unapartita fra due squadre della

scuola. Una vera e propriapartita di cricket comportaveriepropripaletti,unveroepropriopitch,nessunbisognodi lottare perché arrivi ilproprioturnoallabattuta.

Arriva il suo turno.Con ilparastinchi sulla gambasinistra,reggendolamazzadisuo padre che è troppopesanteper lui, siavviaversoil centro del campo. Èmeravigliato di quanto è

vasto.Èunpostograndiosoesolitario: gli spettatori sonocosí lontani che potrebberoanchenonesserci.

Simette inposizione sullastriscia di terra battutaricopertadalla stuoia in fibradi cocco verde e aspetta lapalla. È questo il cricket.Dicono che è un gioco, maperluièpiúrealedicasasua,piú reale addirittura dellascuola. In questo gioco non

c’è finzione, né misericordia,néunasecondaoccasione.Glialtri ragazzi, dei quali nonconosce i nomi, sono tutticontro di lui. Hanno tutti lostessopensiero: interrompereil suo stato di piacere. Nonproveranno un briciolo dirimorso quando lo avrannobuttato fuori. Nel bel mezzodiquestaarenaimmensaluièsotto processo, uno contro

undici, e nessuno che loprotegga.

Gli esterni si mettono inposizione.Deve concentrarsi,manonriesceasgombrarelatesta da qualcosa di irritante:ilparadossodiZenone.Primache la freccia centri ilbersaglio deve giungere ametà strada; prima chepossagiungere a metà strada devegiungere a un quarto distrada; prima che possa

giungere a un quarto distrada… Cercadisperatamente di nonpensarci;ma il fatto stessodicercare di non pensarci loagitaancoradipiú.

Il lanciatore si avvicinacorrendo. Sente soprattutto iltonfo sordo degli ultimi duepassi. Poi c’è uno spazio incui l’unico suono che rompeil silenzio è il misterioso,innaturale fruscio della palla

mentre roteando piomba sudi lui. È questo che scegliequando sceglie di giocare acricket? Essere messo allaprova – una volta, un’altraancora e ancora un’altra,finché non sbaglia – da unapalla che giunge a luidistaccata, indifferente,spietata, concentrata aindividuare il punto debolenella sua corazza, piú velocedi quanto si aspetta, troppo

veloce perché lui riesca aliberarsi della confusione cheha nella mente, a formulareun pensiero, a decidereopportunamente cosa fare? Ein mezzo a quei pensieri, inmezzo a quel disordine, lapallaarriva.

Segna due punti battendoin uno stato confusionale e,poi, di sconforto. Esce dallapartita comprendendo menoche mai la nonchalance con

cuigiocaJohnnyWardle,chechiacchiera e scherza tutto iltempo. Possibile che tutti ifavolosi giocatoridell’Inghilterra siano cosí:Len Hutton, Alec Bedser,Denis Compton, CyrilWashbrook? Non riesce acrederci. Per lui, il cricketvero si può giocare solo insilenzio, in silenzio e inapprensione,conilcuoreche

battesordonelpetto,laboccaasciutta.

Ilcricketnonèungioco.Èverità.Se,comediconoilibri,è una prova di carattere,alloraèunaprovacheluinonsa come superare e, nelcontempo, non sa comeeludere. Davanti ai paletti, ilsegreto che riesce anascondere altrove vieneindagato e rivelato in modoimplacabile.«Vediamounpo’

dicosaseifatto»,dicelapallamentresibilaeruotanell’ariaverso di lui. Alla cieca,confuso, spinge in avanti lamazza, troppo presto otroppotardi.Lapallavaoltrelamazza,oltreiparastinchi.Èeliminato,nonhasuperato laprova,lohannoscoperto,nonc’è altro da fare chenascondere le lacrime,coprirsi la faccia, tornareindietro, mesto, verso

l’applausodicommiserazionedei compagniopportunamenteammaestrati.

Sette.

Sulla sua bicicletta c’èl’emblemadella British SmallArms–duefucili incrociatie

l’etichetta «Smiths-Bsa». Hacomprato la bicicletta percinque sterline, di secondamano, con i soldi del suoottavocompleanno.È lacosapiú solida della sua vita.Quando gli altri bambini sivantanodiavereunaRaleigh,luiribattechehaunaSmiths.«Una Smiths? Mai sentitoparlare della Smiths», diconoloro.

Nulla èpari all’eccitazione

di andare in bicicletta,inclinarsi tutti e tagliare lecurve. Ogni mattina va ascuolainsellaallasuaSmiths,percorrendoilchilometrochesepara Reunion Park dalpassaggio a livello, quindi idue chilometri della stradatranquilla che fiancheggia laferrovia. Le mattine d’estatesono le migliori. L’acquamormora nei fossi lungo lastrada, lecolombetubanotra

gli eucalipti; ogni tanto unmulinello d’aria caldaannuncia l’arrivo del ventoche soffierà piú tardi,inseguendo folate di sottilepolvered’argillarossadavantiallaruota.

D’inverno deve uscirequandofaancorabuio.Conilfanalecheproiettaunalonediluce davanti a lui, avanzanella foschia, fendendone lamorbidezza vellutata,

inspirandola, espirandola,senzaudirealtrocheilsofficefruscio delle gomme. Certemattine il metallo delmanubrioècosífreddochelemani nude vi rimangonoappiccicate.

Cerca di arrivare a scuolapresto. Gli piace avere l’aulatutta per sé, aggirarsi tra ibanchi vuoti, salire, dinascosto, sulla pedana dellacattedra. Ma non è mai il

primo: due fratelli di DeDoorns, il cui padre lavoraperleferrovie,arrivanoconiltreno delle sei. Sono poveri,cosí poveri che nonpossiedono né maglioni, négiacche, né scarpe. Ci sonoaltriragazzipovericomeloro,soprattutto nelle classi diafrikaans. Persino nei gelidimattini invernali arrivano ascuola con indosso soltantounaleggeracamiciadicotone

e calzoncini di saia talmentestrettichelelorocoscemagreci si muovono dentro astento. Le gambe abbronzatemostrano chiazze di freddobianche come il gesso; sisoffianosullemaniebattonoipiedi; hanno sempre ilmoccioalnaso.

Una volta c’è un’epidemiadi tigna e i fratelli di DeDoorns arrivano con le testerasate. Sul cranio nudo vede

chiaramente le spire lasciatedalla tigna; sua madre gliraccomanda di non averecontatticonloro.

Preferisce i calzoncinistretti aquelli larghi. I vestitiche gli compra sua madresono sempre troppo larghi.Gli piace guardare le gambebrune, magre e lisce, fasciatein calzoncini stretti. Piú ditutto gli piacciono le gambecolor miele dei ragazzi con i

capelli biondi. I ragazzi piúbelli, scopre con meraviglia,sono nelle classi di afrikaans,cosí come i piú brutti, quelliconlegambepeloseeilpomod’Adamo e le pustole infaccia. I ragazzi afrikanersono quasi come i meticci,pensa, integri e sconsiderati,vivono a briglia sciolta e poidi colpo, a una certa età, siguastano, la bellezza muoredentrodiloro.

Bellezza e desiderio: èturbatodallesensazionichelegambe di questi ragazzi, liscee perfette e inespressive,suscitano in lui. Cosa si puòfare con le gambe oltre adivorarlecongliocchi?Acheserveildesiderio?

I nudi scultorei dellaChildren’s Encyclopaediahanno su di lui lo stessoeffetto: Dafne inseguita daApollo; Persefone rapita da

Ades.Ètuttaunaquestionediforma, di perfezione dellaforma.Haideadicomesiauncorpo umano perfetto.Quando vede quellaperfezione manifesta nelmarmobianco,qualcosavibradentro di lui; un abisso sispalanca; è sull’orlo delprecipizio.

Di tutti i segreti che lorendono diverso, questopotrebbe essere il peggiore

alla lunga. È l’unico in cuiscorrequestaoscura correnteerotica; in mezzo a tuttaquestainnocenzaenormalità,luièl’unicochedesidera.

Eppure il linguaggio deiragazziafrikanerèvolgare,danon crederci. Padroneggianounagammadioscenitàchevabenoltre la sua, parole comefokepiel epoes,parole lacuipesantezzamonosillabicalofaindietreggiare sgomento.

Come si scrivono? Finchénon è in grado di scriverlenon c’è modo di tenerle abada nella mente. Fok siscrive con la v, cosa che larenderebbe piú venerabile, ocon la f, che ne farebbe unaparola autenticamenteselvaggia, primordiale,sprovvista di ascendenti? Ildizionario non dice nulla, leparole non ci sono, nessunadiesse.

Poicisonogatepoep-holealtre parole simili, scagliateavantie indietro inaccessidiinsulti di cui non capisce laforza. Perché accoppiare ildietro del corpo con ildavanti?Checos’hannoachevedere le parole legate a gat,cosí grevi e gutturali e nere,conilsesso,conlesuessofficie invitanti? Sbarra la mentedisgustato dinanzi alle parolelegate al didietro, ma

continua a cercare didecifrareilsignificatodieffiese FLs, cose che non ha maivisto ma che, in un modo onell’altro, appartengono airapporti tra i ragazzi e leragazzedelliceo.

Eppurenonèignorante.Sacome nascono i bambini.Escono dal sedere dellamadre,lindiepulitiebianchi.Cosí gli ha detto sua madrequalche anno fa, quando era

piccolo. Le crede, non hadubbi: è orgoglioso che gliabbia detto la verità suibambini cosí presto, quandogli altri venivano ancoraliquidati con un sacco difrottole.Èunsegnodiquantosiadilarghevedute,diquantola loro famiglia sia di larghevedute. Anche suo cuginoJuan,chehaunannomenodilui, conosce la verità. Suopadre, d’altro canto, è

imbarazzato e brontolaquando si parla di bambini eda dove vengono; ma questodimostra una volta di piúquanto la famiglia di suopadresiaretrograda.

I suoi amici sostengonoun’altra versione: i bambinivengonofuoridall’altrobuco.

Lui sa in astrattodell’esistenzadiunaltrobuco,in cui entra il pene e da cuiescel’urina.Manonhasenso

che i bambini vengano fuorida quel buco lí. Il bambino,dopotutto, si forma nellapancia. Perciò ha senso chevengafuoridalsedere.

Quindi lui fornisceargomentiafavoredelsederementre i suoi amici neforniscono a favore dell’altrobuco, la poes. È intimamenteconvinto di avere ragione. Èuna cosa che rientra nellafiduciatraluiesuamadre.

Otto.

Sta attraversando con suamadre un lotto di terrenodemanialevicinoallastazione

ferroviaria. È con lei e nellostesso tempo separato da lei,nonlatienepermano.Comesempre, è vestito di grigio:maglione grigio, calzoncinigrigi, calze grigie. In testa haun berretto blu marin con ildistintivo della scuolaelementare maschile diWorcester: la vetta di unamontagna circondata dallestelle, e il motto PER ASPERA

ADASTRA.

Èsoltantounbambinochecamminaaccantoallamadre:èprobabilechevistoda fuoriabbia un aspetto del tuttonormale. Ma lui si vedezampettarle intorno comeuno scarabeo, zampettarenervosamenteintondoconilnasoraso terra, legambee lebraccia che si muovono su egiú. In effetti non riesce apensare a nulla di sé che stiafermo. La sua mente, in

particolare, saetta sempre diqua e di là, con un’impazienza e una forza divolontàtuttasua.

È il posto dove una voltaall’anno il circo pianta iltendone e parcheggia legabbie in cui i leonisonnecchiano nella pagliapuzzolente. Ma oggi èsoltanto un lotto di argillarossa, compatta e dura comeroccia,dovenoncrescel’erba.

Ci sono anche altrepersone, altri passanti, inquesto caldo e luminososabato mattina. Uno è unbambino della sua età cheattraversa trotterellando ilterreno in diagonale. Nonappena lo vede, capisce chequesto bambino saràimportante per lui,importanteoltreognimisura,non perché sia qualcuno diparticolare (forse non lo

rivedrà mai piú), ma per ipensieri che man mano siformano nella sua testa, cheerompono da lui come unosciamediapi.

Il bambino non ha nientedi insolito. Èmeticcio,ma cisono meticci dappertutto.Indossaunpaiodicalzoncinicosí corti che gli aderisconoperfettamente ai bei gluteilasciandoquasinude le coscemagre brune come l’argilla.

Nonha le scarpe;èprobabileche le piante dei suoi piedisiano cosí dure che anche secalpestasse una spina diduwweltjie si limiterebbe afermarsi, chinarsi e passarsiuna mano sul piede pertoglierla.

Ci sono centinaia dibambini come lui, migliaia,anche migliaia di bambine,convestitinicortichelascianoscoperte le gambette magre.

Vorrebbe tanto avere gambebellecomeleloro.Congambesimili fluttuerebbe sulla terracome quel bambino,sfiorandolaappena.

Il bambino si trova a unadecina di passi da loro. Èassortoneisuoipensieri,nonli guarda nemmeno. Il suocorpo è perfetto e integro,quasi fosse uscito dal suoguscio soltanto ieri. Comemai bambini cosí, maschi e

femmine senza l’obbligo diandare a scuola, liberi digirovagare lontano dagliocchi vigili dei genitori e difare ciò che vogliono con ilpropriocorpo,comemainoncelebrano festini di delizieerotiche? La risposta è forseche sono troppo innocentiper sapere di quali piaceripotrebbero godere, e chesoltanto anime oscure e

colpevoli conoscono similisegreti?

Ècosícheprocedesemprel’interrogatorio. Dapprimavaga incerto, ma alla fine,puntualmente, si fa piúserrato, deciso e gli punta ildito contro. È sempre lui adare l’avvio alla catena dipensieri, ma è sempre ilpensiero a sottrarsi al suocontrollo e a tornare adaccusarlo. La bellezza è

innocenza; l’innocenza èignoranza; l’ignoranza èignoranza del piacere; ilpiacere è colpevole; lui ècolpevole. Questo ragazzino,con il suo corpo fresco,intatto, è innocente, mentrelui, dominato dai suoidesiderioscuri,ècolpevole.Inrealtà,lungoquestocamminoè giunto in vista della parolaperversione,conilsuofremitooscuro, complesso: comincia

con l’enigmatica p, che puòvoler dire qualsiasi cosa, poi,d’un tratto, passando per latruce r, precipita nellavendicativa v. Non un’accusabensí due. Le due accuses’intersecano, e lui si trova alpunto d’intersezione, nelmirino. Giacché colui cheoggi gli pone sulle spalle ilfardellodell’accusanonsoloèinnocente e leggero come uncervo mentre lui è cupo e

greveecolpevole:èancheunmeticcio, il che significa chenonha soldi,vive inunbuiotugurio,hafame;significachesesuamadredovessegridare:«Ehi, ragazzo!» e fargli uncenno, come è ben capace difare, lui non avrebbe altrascelta che fermarsi di colpo,avvicinarsi e fare qualsiasicosa lei ordini (portare ilcesto della spesa, peresempio),eallafinericevereil

soldino nellemani a coppa emostrare pure gratitudine. Eselui,poi,dovessearrabbiarsicon sua madre, lei silimiterebbe a sorridere e adire:«Macisonoabituati!»

Cosí,questoragazzinoche,inconsapevole,siètenutopertuttalavitalungoilcamminodella natura e dell’innocenza,questo ragazzino povero edunque buono, come semprelo sono i poveri nelle fiabe,

sottile come un’anguilla eveloce come una lepre, e chepotrebbe sconfiggerlofacilmenteinqualsiasigaradicorsaodiabilitàconlemani,questoragazzino,cheperluièun biasimo vivente, devetuttavia sottostare a lui inmodi che lo imbarazzano alpunto che lui si sente adisagio e, stringendosi nellespalle, non vorrebbe

nemmeno piú guardarlo,nonostantelasuabellezza.

Eppure non è possibileliquidarlo. È possibileliquidare i nativi, forse, manon i meticci. Ci si puòsbarazzare dei nativi perchésono venuti dopo, sonoinvasori arrivatidalnordchenonhanno ildirittodiesserequi. I nativi che si vedono aWorcester sono, per lo piú,uomini vestiti con vecchi

pastrani dell’esercito, chefumano pipe curve, vivonolungoibinaridellaferroviainbaracche minuscole a formaditenda,costruiteconfoglidilamiera ondulata, uomini lacui forza e pazienza sonoleggendarie.Sonostatiportatiqua perché non bevono, adifferenzadeimeticci,perchésono in grado di fare lavoripesanti sotto il sole cocente,mentre i meticci, piú deboli

ed evanescenti, crollerebbero.Sono uomini senza donne,senza figli, che arrivano dalnulla e possono essere fattisparirenelnulla.

Ma nei confronti deimeticci un simileatteggiamento non èpossibile. Imeticci sono statigenerati dai bianchi, da JanVan Riebeeck, e dagliottentotti: questo è chiaro,persino nel linguaggio velato

del suo manuale di storia.Forse è anche peggio di cosí,purtroppo.PerchénelBolandchivienechiamato«meticcio»nonèilpronipotediJanVanRiebeeck né di nessun altroolandese. È abbastanzaesperto di fisiognomica, lo èsempre stato per quel chericorda,dasaperechein loronon c’è una sola goccia disangue bianco. Sonoottentotti puri e

incontaminati. Non soloappartengono alla terra, laterraappartienealoro,èloro,loèsemprestata.

Nove.

Una delle comodità diWorcester, una delle ragioni,secondo suo padre, per cui è

meglio vivere qui che aCittàdel Capo, è che è molto piúfacile fare la spesa. Il latte loconsegnano a domicilio tuttele mattine prima dell’alba;bastafareunatelefonatae,unpaio d’ore dopo, l’uomo diSchochat è già alla porta conla carne e il resto. Piúsemplicedicosí.

L’uomo di Schochat, ilgarzone, è un nativo checonosce solo qualche parola

diafrikaanseneppureunadiinglese. Indossa una lindacamicia bianca, un farfallino,scarpe bicolori e un berrettoalla Bobby Locke. Si chiamaJosias. I suoi genitori nedisapprovanolacondottaeloconsiderano uno di queinativi inconcludenti dellanuova generazione chespendono tutta lapaga inbeivestitisenzapensarealfuturo.

Quando sua madre non è

in casa, lui e suo fratelloricevono da Josias la robaordinata, ripongono i generidi drogheria sugli scaffalidella cucina e la carne nelfrigorifero. Se c’è il lattecondensato, se neappropriano subito comefosse il bottinodiuna razzia.Fannoduebuchinella lattinae a turno succhiano finchénon ce n’è piú. Quando lamadre rincasa, fanno finta

chenonc’era,oppurechel’harubatoJosias.

Nonè sicuroche lei credaalla bugia. Ma non si senteparticolarmente in colpa perquestoinganno.

I vicini si chiamanoWynstra. Hanno tre figli, ilmaggiore ha il ginocchiovalgo e si chiama Gysbert,mentreiduegemelli,EbenedEzer, sono troppopiccoli perandare a scuola. Lui e suo

fratello prendono in giroGysbert Wynstra perché haun nome ridicolo e per ilmodo molle, indifeso, in cuicorre. Decidono che è unidiota, un deficiente, e glidichiarano guerra. Unpomeriggio prendono lamezzadozzinadi uova che ilgarzone di Schochat haappena consegnato, lascagliano contro il tetto dellacasa dei Wynstra, e si

nascondono.IWynstranonsifannovederema,viaviacheilsole asciuga le uovafracassate,essesitrasformanoinorribilichiazzegialle.

Il piacere di lanciare unuovo, tanto piú piccolo eleggero di una palla dacricket, di vederlo volarenell’aria,rotolareperbene,diudirne lo scricchioliosommesso quando urta iltetto gli rimane dentro a

lungo. Eppure in quel suopiacerec’èunapuntadisensodi colpa. Non riesce a nonpensare che stanno giocandocol cibo. Con che diritto usale uova come fosserogiocattoli?Checosadirebbeilgarzone di Schochat sesapessechehannobuttatovialeuovache luihaportato finlí in bicicletta? Ha lasensazione che il garzone diSchochat, che tutti chiamano

«boy»,ecioè«ragazzo»,anchese in realtànonèun ragazzobensí un uomo fatto, non sicura cosí tanto della propriaimmagine, nonostante ilberrettoallaBobbyLockee ilfarfallino, al punto da essereindifferente.Halasensazioneche disapproverebbe nelmodo piú assoluto e nonesiterebbe a dirlo. «Comepotete fare una cosa similequando ci sono bambini che

patiscono la fame?» direbbenel suo afrikaanssgrammaticato; e loro nonsaprebbero che rispondere.Forse in qualche altra partedelmondoèpossibilelanciarele uova (in Inghilterra, peresempio,sachelancianouovaalla gente condannata allagogna);mainquestopaesecisonogiudicichegiudicanoinbaseacriteridirettitudine.Inquesto paese non si può

essere sconsiderati quando sitrattadicibo.

Josias è il quarto nativoche conosce nella sua vita. Ilprimo, che ricorda solovagamente con indosso unpigiama azzurro tutto ilgiorno, era il ragazzo chelavava le scale del caseggiatoin cui vivevano aJohannesburg. La seconda èstata Fiela a Plettenberg Bay,la lavandaia. Fiela era

nerissimaemoltovecchia,erasdentata e faceva lunghidiscorsi sul passato in unbell’inglese fluido. Veniva daSant’Elena, diceva, dove erastata schiava. Anche il terzoera di Plettenberg Bay. C’erastatounfortetemporaleeunanave era affondata; il vento,cheavevasoffiatopergiornienotti,cominciavaasmorzarsi.Era sulla spiaggia con suamadre e suo fratello a

ispezionareimucchidirelittie alghe spinti a riva, quandounvecchioconlabarbagrigiaeuncollaredaecclesiasticosiera avvicinato con l’ombrelloinmano e aveva rivolto lorolaparola.–L’uomocostruiscegrandi barche di ferro, –aveva detto, – ma il mare èpiú forte. Ilmare è piú fortediqualsiasicosal’uomosiaingradodicostruire.

Quando furono

nuovamente soli, sua madredisse: – Dovete ricordare ciòche ha detto. È un vecchiosaggio –. È l’unica volta chel’ha sentita usare la parolasaggio,perquelchericorda;adireilveroèl’unicavoltacheha sentito quella parola al difuori dei libri, per quel chericorda.Manonè soltanto laparola antiquata a colpirlo.Èpossibile rispettare i nativi, èquesto che sua madre sta

dicendo.Èungrandesollievosentire quelle parole, averneconferma.

Nelle storie che hannolasciato in lui il segno piúprofondo,èilterzofratello,ilpiúumileederiso,adaiutarela vecchia con il caricopesante sulle spalle o atogliere la spina dalla zampadelleone,dopocheilprimoeil secondo sono passati oltrecon fare sprezzante. Il terzo

fratello è gentile, onesto ecoraggioso,mentreilprimoeil secondo sono presuntuosi,arroganti, poco caritatevoli.Alterminedellastoriailterzofratello viene incoronatoprincipe,mentre ilprimoe ilsecondocadonoindisgraziaevengonoallontanati.

Ci sono bianchi,meticci enativi,e,tratutti,inativisonoi piú malmessi e derisi. Al

parallelononsipuòsfuggire:inativisonoilterzofratello.

A scuola imparano, incontinuazione, anno dopoanno, chi erano Jan VanRiebeeck,SimonvarderStel,LordCharles Somerset ePietRetief. Dopo Piet Retief è lavolta delle Guerre Cafre,quando i cafri calarono suiconfini della Colonia ebisognò respingerli; ma leGuerreCafresonocosí tante,

confuse e difficili dadistinguere che non sonotenutiaportarleagliesami.

Sebbene agli esami diarisposte esatte alle domandedi storia, non saprebbespiegare in modo per luisoddisfacenteperchéJanVanRiebeeck e Simon Van derStel fossero tanto buonimentre Lord CharlesSomerset tanto cattivo. Né icapi del Grande Trek gli

piacciono come dovrebbero,tranneforsePietRetief,chefuassassinatodopocheDingaanriuscí con l’astuzia a farglilasciare il fucile fuori delkraal. Andries Pretorius,Gerrit Maritz e gli altri gliricordano gli insegnanti delliceo o gli afrikaner dellaradio: arrabbiati, testardi,tuttiminacceechiacchieresuDio.

Alla Guerra Boera non

arrivano, a scuola, almenonon nelle classi di inglese. Sidice invece che la GuerraBoera venga insegnata nelleclassi di afrikaans – con ilnome di TweedeVryheidsoorlog, SecondaGuerra di Liberazione – manon è materia d’esame.Essendo un argomentodelicato, ufficialmente laGuerraBoeranonfapartedelprogramma. Anche i suoi

genitori non la nominanomai,non sipronuncianomaisu chi aveva ragione e chitorto. Tuttavia, sua madreripete una storia che le hanarrato la sua, di madre.Quando i boeri arrivaronoalla loro fattoria, raccontavasua madre, chiesero cibo edenaro, e pretesero di essereserviti. Quando invecearrivarono, i soldati inglesidormirono nella stalla, non

rubarono niente e, prima diandarsene, ringraziaronocortesigliospiti.

Gli inglesi, con i lorogenerali altezzosi, arroganti,sono i cattivi della GuerraBoera. Sono anche stupidi,perché indossano uniformirosse che li rendono facilebersaglio dei tiratori sceltiboeri. Nelle storie su quellaguerra si suppone che uno sischieri per i boeri, che

combattevano per la libertàcontro lo strapoteredell’impero britannico. Lui,invece,preferiscenonprovaresimpatiaperiboeri,nonsoloper via delle lunghe barbe edei loro vestiti orribili, maanche perché sinascondevanodietro le roccee tendevano imboscate;preferisce provare simpatiapiuttosto per gli inglesi, cheandavanoincontroallamorte

al suono acuto dellecornamuse.

A Worcester gli inglesisono una minoranza, aReunion Park una piccolaminoranza.A parte lui e suofratello, che sono inglesi soloper modo di dire, ci sonosoltanto due ragazzi inglesi:Rob Hart e un piccolettoasciutto, Billy Smith, il cuipadre lavora per le ferrovie ela cui pelle si squama tutta a

causa di una malattia (suamadre gli proibisceassolutamente di toccare ipiccoliSmith).

Quando si lascia scappareche Miss Oosthuizen picchiaRob Hart, sembra che i suoiintuiscano subito il perché.Miss Oosthuizen appartienealclandegliOosthuizen,tuttinazionalisti; il padre di RobHart,chepossiedeunnegoziodi ferramenta, è stato

consigliere comunale delloUnitedPartyfinoalleelezionidel1948.

I suoigenitori scuotono latesta quandoparlanodiMissOosthuizen. La consideranouna persona irritabile, pocoequilibrata; disapprovano icapellitinticonl’henné.SottoSmuts, dice suo padre, sisarebbe fatto qualcosa se uninsegnante avesse portato lapolitica nella scuola. Anche

suopadre vota per loUnitedParty.A dire il vero, quandoMalan sconfisse Smuts nel1948, suo padre perse illavoro a Città del Capo, illavoroelaqualificadicuisuamadre era tanto fiera –«sovrintendente allelocazioni». È stata colpa diMalan se hanno dovutolasciarelacasadiRosebank,acui ripensa con tantanostalgia,lacasaconilgrande

giardino incolto el’osservatorio con il tetto acupolae leduecantine,sehadovuto lasciare la scuolaelementare di Rosebank etutti i suoi amici per venirequi aWorcester. A Città delCapo suo padre andava alavorare di mattina con unelegante abito adoppiopettoeunaventiquattr’oredipelle.Quando gli altri bambini glichiedevano cosa facesse suo

padre, lui poteva rispondere:«È sovrintendente allelocazioni», e loro tacevanopienidirispetto.AWorcesteril lavorodi suopadrenonhanome.–Miopadrelavoraperla Standard Canners, – devedire. –Ma cosa fa? – Lavorainufficio, tiene i libri,–devedire un po’ incerto. Non haidea di che cosa significhi«tenereilibri».

La Standard Canners

produce pesche Alberta inscatola, pere Bartlett inscatolaealbicoccheinscatola.La Standard Cannersinscatola piú pesche diqualsiasi altra aziendaconserviera del paese: èfamosaperquesto.

Nonostantelasconfittadel1948 e la morte del generaleSmuts, suo padre rimanefedele allo United Party:fedele ma pessimista.

L’avvocato Strauss, il nuovoleader dello United Party, èsoltanto l’ombra di Smuts;con Strauss lo United Partynon ha nessuna speranza divincere le prossime elezioni.Inoltreinazionalistisistannoassicurando la vittoriaritracciando i confini dellecircoscrizioni elettorali perfavorire i propri sostenitorinelplatteland,lecampagne.

–Perchénonfannoniente

al riguardo? – chiede a suopadre.

–Chi?–dicesuopadre.–Chi può fermarli? Possonofare quel che vogliono, orachesonoalpotere.

Non vede la ragione diindire le elezioni se il partitoche vince può cambiare leregole. È come se il battitoreavesse la facoltà di deciderechipuòlanciarelapallaechino.

Suopadreaccendelaradioall’oradelnotiziario,malofasoltanto per ascoltare irisultatidellepartite,quelledicricket d’estate, quelle dirugbyd’inverno.

Un tempo il notiziarioveniva trasmessodall’Inghilterra, prima che inazionalisti andassero alpotere. All’inizio si sentivaGod Save the King, poi i seibeep del segnale orario di

Greenwich, quindil’annunciatore diceva: «QuiLondra, notizie del giornaleradio», e leggeva lenotiziedituttoilmondo.Oranonèpiúcosí. «Radio Sudafrica», dicel’annunciatore, e si lancianellungo resoconto di ciò cheMalan ha detto inparlamento.

Ciò che odiamaggiormente di Worcester,ciò chepiúdiogni altra cosa

gli favenirevogliadi fuggire,è la rabbia e il risentimentoche sente serpeggiare tra iragazzi afrikaner. Teme edetesta i massicci ragazziafrikaner scalzi, nei lorostretti calzoni corti,soprattutto quelli piú grandiche, se solo potessero, tiporterebbero in qualcheluogo appartato del veld perviolarti in vari modi lascivicuihasentitoalludere:borsel,

peresempio,che,daquelchecapisce,consisteneltirartigiúlemutande, passarti il lucidodascarpesullepalle(perchélepalle? perché il lucido dascarpe?) e mandarti a casamezzonudoepiagnucolante.

C’è un’usanza comune atutti i ragazzi afrikaner, aquanto pare, diffusa dagliinsegnanti tirocinanti chevengono a visitare la scuola;haachefareconl’iniziazione

e ciò che succede durantel’iniziazione. I ragazziafrikaner ne parlano a bassavoce tra loro con la stessaeccitazione con cui parlanodelle percosse.Ciò che riesceasentirelodisgusta:andareingiro con un pannolino perneonati, per esempio, o bereurina. Se per diventareinsegnanti bisogna passareattraverso cose del genere, sirifiutadifarel’insegnante.

Si dice che il governovoglia costringere tutti ibambini con un cognomeafrikaner a trasferirsi nelleclassi di afrikaans. I suoigenitori ne parlano con vocesommessa; è evidente chesono preoccupati. Quanto alui, è terrorizzato al pensierodidoverpassareinunaclassedi afrikaans. Dice ai genitorichenonobbedirà.Si rifiuteràdi andare a scuola. Loro

cercano di calmarlo. «Nonsuccederà niente», dicono.«Sono soltanto chiacchiere.Passeranno anni prima chefacciano qualcosa». Ma nonriesconoarassicurarlo.

Sarà compito degliispettori scolastici, apprende,allontanare i falsi scolariinglesi dalle classi di inglese.Vivenelterroredelgiornoincui l’ispettore arriverà, faràscorrere il dito sul registro,

pronuncerà il suonomee glidirà di riporre i libri nellacartella.Haunpianoperquelgiorno, lo ha elaborato concura. Riporrà i libri nellacartella e lascerà l’aula senzaprotestare. Ma non andrànella classe di afrikaans. Contutta calma, inmodo da nonattirarel’attenzione,siavvieràinvece verso la rimessa dellebiciclette,monteràsullasuaecorrerà a casa cosí in fretta

che nessuno riuscirà aprenderlo. Poi chiuderà achiave la porta d’ingresso edirà a sua madre che nontornerà a scuola, che se lei lotradiràluisiucciderà.

Nellasuamenteèimpressaun’immagine di Malan. Latesta rotonda, calvadiMalanè incapace di comprendere ediaveremisericordia.Lagolagli pulsa come quella di una

rana. Tiene le labbraimbronciate.

Non ha dimenticato laprima legge di Malan nel1948: la messa al bando deifumetti di Superman eCaptain Marvel,l’autorizzazionealeggeresolofumetti con personaggi delmondodegli animali, fumettiintesi amantenerti bambino,e in grado di passare ladogana.

Pensa alle canzoni inafrikaans che devono cantareascuola.Ègiuntoaodiarlealpunto che, mentre cantano,vorrebbe urlare e strepitare efare peti, soprattutto duranteKom ons gaan blomme pluk,con tutti quei bambini chefanno capriole nei campi tracinguettiidiuccellinieinsettivispi.

Un sabato mattina siallontana da Worcester in

bicicletta con due amici e siavvia lungo la strada per DeDoorns. Mezz’ora dopo nonvedonopiúl’abitato.Lascianolebicisulcigliodellastradaesi arrampicano su per lecolline. Trovano una grotta,accendono un fuoco emangiano i tramezzini chehanno portato con sé.All’improvviso appare unragazzo afrikaner gigantesco,truculento,incalzoncinicolor

cachi. – Wie het julletoestemming gegee? – Chi vihadatoilpermesso?

Rimangono ammutoliti.Unagrotta:c’èbisognodiunpermesso per entrare in unagrotta? Cercano di inventarsiqualche frottola, ma nonserveaniente.– Julle salhiermoetblytotdatmypakom,–annuncia il ragazzo. Doveteaspettare qui finché nonarriva mio padre. Accenna a

unlat,unostrop:una«verga»,una «cinghia»; daranno lorounabellalezione.

È stordito dalla paura.Verrannopicchiatilí,nelveld,dove non si può chiedereaiuto a nessuno. Non c’è viadiscampo.Ilfattoèchesonocolpevoli, lui piú di tutti. Èstato lui ad assicurare aglialtri, mentre siarrampicavano sullo steccato,che non poteva trattarsi di

una tenuta, cheera soloveld.È lui il capobanda, è stataun’idea sua fin dall’inizio,non si può scaricare la colpasunessunaltro.

L’agricoltorearrivaconuncane, un pastore tedescodall’aria scaltra, gli occhigialli. Di nuovo le domande,stavolta in inglese, domandesenza risposta. Con chediritto sono lí? Perché nonhanno chiesto il permesso?

Bisogna accampare di nuovole stesse patetiche, stupidescuse: non lo sapevano,pensavanofosseveld.Giuraasestessochenonfaràmaipiúunerroresimile.Maipiúsaràcosí stupido da arrampicarsisu uno steccato pensando difarla franca. «Stupido! – sidice. – Stupido, stupido,stupido!»

L’agricoltore,però,nonhaconséun lat,néuna cinghia

o una frusta. – È il vostrogiorno fortunato, – dice.Rimangonoinchiodatidovesitrovano, non capiscono. –Andatevene.

Stando attenti a noncorrere per il timore che ilcane li insegua abbaiando esbavando, scendono inebetitiilpendiodellacollina, finoalpuntoincuihannolasciatolebiciclette sul ciglio dellastrada.Nontrovanonienteda

dire per riscattarequell’esperienza.Gliafrikanernon si sono nemmenocomportati male. Sono lorochehannoperso.

Dieci.

Di primo mattino ibambinimeticci trotterellanolungo la statale con astucci e

quaderni, alcuni addiritturacon la cartella a tracolla,diretti a scuola. Ma sonobambini piccoli, moltopiccoli; quando raggiungonolasuaetà,diecioundicianni,si sono ormai lasciati allespalle la scuola e hannocominciato a guadagnarsi ilpane.

Per il suo compleanno,invece di organizzargli unafesta, gli danno dieci scellini

perché porti fuori i suoiamici. Lui invita i suoi tremigliori amici al GlobeCafé;si siedono a un tavolino dalripianodimarmoeordinanobananesplitogelaticonnocie frutta, cioccolata calda epanna montata. Si sente unprincipe a dispensare piaceria quel modo; sarebbe unsuccessone se tre cenciosibambini meticci nonguastassero la festa

standosene lí a guardarlidavantiallavetrina.

Sui loro volti non vedenemmeno l’ombra dell’odioche, è pronto a riconoscere,lui e i suoi amici simeritanoperilfattodiaveretantisoldimentre loro sono poveri incanna. E invece sono comebambinialcirco,bevonoognicosa con gli occhi,completamenteassorti,nonsiperdononulla.

Se lui fosse un altrochiederebbe al portoghesecon i capelli impomatati,proprietario del Globe Café,di mandarli via. È del tuttonormale scacciare i piccolimendicanti.Bastacontrarreilvolto in una smorfia, agitarelebracciaegridare:«Voetsek,hotnot! Loop! Loop!» quindigirarsi verso chi ti staguardando, amico o estraneochesia,espiegare:«Hullesoek

net iets om te steel. Hulle isalmal skelms». Guardano sepossono rubare qualcosa.Sono tutti dei ladri.Ma se sialzasse e andasse dalportoghese, che cosa glidirebbe? «Mi stannoguastando il compleanno,non è giusto, mi fa male alcuore vederli?» Qualunquecosasucceda,cheliscaccinoomeno, è troppo tardi, sentegiàmalealcuore.

Per lui gli afrikaner sonosempre infuriati perchésentonomalealcuore.Perluigli inglesi non si infurianoperchévivonodietrounmuroe custodiscono bene ilpropriocuore.

È soltanto una delle sueteorie sugli inglesi e sugliafrikaner. Chi rovina tutto,purtroppo,èTrevelyan.

Trevelyan era uno degliinquilini che alloggiavano da

loro nella casa di LiesbeeckRoad,aRosebank,lacasaconlagrandequercianelgiardinosuldavantidoveluierafelice.Trevelyan aveva la cameramigliore, quella con leportefinestre che si aprivanosullo stoep. Era giovane, eraalto, era cordiale, non sapevauna parola di afrikaans, erainglese fino al midollo. Almattino Trevelyan facevacolazione in cucina prima di

andare al lavoro; la seratornava e cenava con loro.Tenevalasuacamerachiusaachiave, ma l’ingresso eracomunque vietato; dentro, aogni modo, non c’era nientedi interessante a parte unrasoio elettrico difabbricazioneamericana.

Suo padre, sebbene piúvecchio di Trevelyan, avevafatto amicizia con lui. IlsabatoascoltavanoinsiemeC.

K. Friedlander che faceva laradiocronaca delle partite dirugbydaNewlands.

PoiarrivòEddie.Eddieeraunbambinometicciodi setteanni che proveniva da Ida’sValley, vicino a Stellenbosch.Era venuto a lavorare perloro: lamadrediEddiesieraaccordataconziaWinnie,cheviveva a Stellenbosch. Eddieavrebbedovutolavareipiatti,spazzare epulire la casa, e in

cambio avrebbe avuto vitto ealloggio presso di loro aRosebank,mentreilprimodiognimesesuamadreavrebbericevuto un vaglia postale diduesterlineedieciscellini.

Dopo due mesi aRosebank, Eddie scappò via.Scomparve durante la notte;la suaassenzavennescopertal’indomani mattina.Chiamarono la polizia; Eddievenne ritrovato non molto

lontano, nascosto tra icespugli lungo il LiesbeeckRiver. Non fu la polizia aritrovarlo bensí Trevelyan; lotrascinòindietrochepiangevaescalciava,senzapudore,elorinchiuse a chiave dentro ilvecchio osservatorio nelgiardinosulretro.

Ovviamente a quel puntoeranecessariorispedireEddiea Ida’s Valley. Ora che nondoveva piú fingere di essere

contentoavrebbeapprofittatodella minima occasione perscappare.L’apprendistatononeraservitoanulla.

Ma prima ancora ditelefonare a zia Winnie aStellenbosch bisognavarisolvere la questione delcastigoperilfastidioarrecatodaEddie:perilfattochesieradovuto chiamare la polizia,perilsabatomattinarovinato.

Fu Trevelyan a offrirsi diimpartireilcastigo.

Mentre i due eranonell’osservatorio, lui sbirciòdentro. Trevelyan tenevaEddie fermo per i polsi e lopercuoteva sulle gambe nudecon una cinghia di cuoio.C’eraanchesuopadre;stavaaguardare un po’ in disparte.Eddie urlava e si dimenavatutto, bagnato di lacrime emoccio. –Asseblief, asseblief,

my baas, – gridava, – ek salnieweernie! –Non lo facciopiú! Poi i due lo videro e glifecerocennodiandarsene.

Il giorno dopo i suoi ziiarrivarono da Stellenbosch abordo della loro Dkw neraper riportare Eddie da suamadre a Ida’s Valley. Non cifuronoaddii.

Dunque era statoTrevelyan, un inglese, apicchiare Eddie. In effetti

Trevelyan,rubicondoegiàunpo’ grassottello, diventavaancor piú rubicondo via viache percuoteva Eddie con lacinghia; inoltre grugniva aogni colpo, lasciando chedentro di lui la colleramontasse non diversamenteda un qualsiasi afrikaner.Come far rientrare, dunque,Trevelyan nella sua teoria,secondo la quale gli inglesisonobuoni?

Nei confronti di Eddie haancora un debito di cui nonha mai parlato con nessuno.Dopo aver comprato labicicletta Smiths con i soldidel suo ottavo compleanno eaver scoperto che non cisapevaandare,erastatoEddieaspingerlolungoilRosebankCommon impartendogliordini finché d’un tratto nonera riuscito a mantenersi inequilibrio.

Quella prima volta avevadescritto un cerchio moltoampio, pedalando forte sulsuolo sabbioso fino al puntoin cui Eddie lo stavaaspettando. Eddie era tuttoeccitato, non faceva chesaltare su e giú. –Kan ek ’nkans kry? – chiedeva a granvoce. Posso fare un giro? Luigli aveva dato la bicicletta.Non c’era stato bisogno dispingerlo: Eddie era partito

velocecomeilvento,rittosuipedali, la vecchia giacca blumarin che gli svolazzavadietro; sapeva andare inbiciclettamoltomegliodilui.

Ricorda di aver fatto lalotta con Eddie sul prato.SebbeneEddieavessesoltantosette mesi piú di lui, e nonfossepiúalto,avevaunaforzaasciuttaeunadeterminazioneche ne facevano sempre ilvincitore. Il vincitore, ma

cauto nella vittoria. Solo perun istante, quando vedeval’avversario con la schiena aterra, impotente, sipermetteva una smorfia ditrionfo; poi si allontanavarotolando sull’erba e simetteva di nuovo inposizione, la guardia bassa,pronto per il roundsuccessivo.

L’odoredelcorpodiEddiese lo porta addosso fin da

questi incontri, cosí come lasensazionedella testa sotto lesuemani, il cranio allungato,a forma di proiettile, e icapellicortissimi,ispidi.

Hannolatestapiúduradeibianchi,dicesuopadre.Èperquesto che sono cosí bravinella boxe. Per la stessaragione, dice suo padre, nonsaranno mai bravi a rugby.Nel rugby bisogna avere

riflessi pronti, non si puòesserezucconi.

C’è un momento, mentrefanno la lotta, in cui le suelabbrae il suonasopremonocontro i capelli di Eddie. Luiinspira l’odore, il gusto:l’odore,ilgustodifumo.

Ogni fine settimanaEddiedoveva fare il bagno, ritto inuna bacinella nel gabinettodei domestici, e lavarsi conunostraccio insaponato.Una

volta lui e il fratello avevanotrascinato un bidone sotto lafinestrella e ci si eranoarrampicati per sbirciaredentro. Eddie era nudo, nonfosse stato per la cintura dicuoio che aveva ancoraindosso, allavita.Vedendo ledue facce nel riquadro dellafinestra, aveva sorriso egridato:–Hê!–eavevaancheaccennato qualche passo di

danza, spruzzando l’acquatutt’intornosenzacoprirsi.

– Eddie non si è tolto lacintura quando ha fatto ilbagno,–avevadettopiútardiasuamadre.

– Lascia che faccia comeglipare,–gliavevarisposto.

Non è mai stato a Ida’sValley,ilpaesediEddie.Seloimmagina come un postofreddo, umido. Nella casadellamadre di Eddie non c’è

la luce elettrica. Dal tettoentra acqua, tutti non fannochetossire.Quandosiescedicasa bisogna saltare di sassoin sasso per evitare lepozzanghere.ChesperanzehaEddie ora che è tornato aIda’sValley,oracheècadutoindisgrazia?

–ChecosapensichefacciaEddie adesso? – chiede a suamadre.

– È di sicuro al

riformatorio.–Perchéalriformatorio?–Lagentecomeluifinisce

sempre al riformatorio, e poiingalera.

Non capisce perché suamadre sia cosí aspra neiconfronti di Eddie. Noncapisce perché diventi cosíaspra, tutte le volte che sottolasferzadenigratoriadellasualingua passano le cose piúdisparate:imeticci,ifratellie

lesorelle,ilibri,l’istruzione,ilgoverno. Non gliimporterebbe tanto cosa leipensi di Eddie se noncambiasse idea ogni giorno.Quando però lei sferrafendenti a quel modo, ha lasensazione che la terra gli sisbriciolisottoipiedietemedicadere.

PensaaEddieconindossola sua giacca vecchia,acquattato per nascondersi

dallapioggiachesemprecadea Ida’s Valley, intento afumare un mozzicone disigaretta, in compagnia deglialtri ragazzi meticci. Lui hadieci anni ed Eddie, a Ida’sValley, ha dieci anni. Per unpo’Eddieavràgiàundicianniquando lui ne avrà ancoradieci; poi anche lui necompirà undici. Dovràsempre rincorrerlo:raggiungeràEddieperunpo’,

poi si ritroverà di nuovo unpasso indietro. Per quantotempo? Riuscirà mai asfuggire a Eddie? Se ungiorno si incontrassero perstrada, Eddie, nonostante lebevuteelecanne,nonostantelagaleraeilcuoreindurito,loriconoscerà, lo fermeràgridando:«Joumoer!»

In quell’istante, nella casadi Ida’sValley con il tettodacui entra acqua, rannicchiato

sottounacopertapuzzolente,con indosso ancora la stessagiacca, lo sa, Eddie pensa alui. Nel buio gli occhi diEddiesonoduefessuregialle.Sa per certo una cosa: Eddienonavràpietàdilui.

Undici.

Hanno pochi contattisocialialdifuoridellacerchiadei parenti. Le volte in cui

qualche estraneo va da loro,lui e suo fratello sgattaiolanoviacomeanimaliselvatici,poiritornano furtivi perappostarsiaorigliaredietroleporte.Hanno anche fatto deibuchi nel soffitto da cuispiare, cosí possonoarrampicarsinell’intercapedine sotto iltetto e sbirciare in soggiornodall’alto. La madre èimbarazzataper i rumori che

fanno strisciando. «Sono ibambini chegiocano», spiegaconunsorrisotirato.

Detesta fareconversazioneperché le formule di cortesia– «Come stai?» «Ti piaceandare a scuola?» – losconcertano. Nonconoscendo lerisposteesatte,borbotta qualcosa e balbettacome uno stupido. Eppurenon si vergogna di essereselvatico, di mostrare

insofferenza nei confrontidelleformeaddomesticatedelconversaregarbato.

– Non riesci proprio aessere normale? – chiede suamadre.

–Odiolagentenormale,–ribatteconfoga.

–Odiolagentenormale,–gli fa eco suo fratello, che hasetteanni.Infacciahasempreun sorriso teso, nervoso; ascuola certe volte vomita

senza ragione e devonoaccompagnarloacasa.

In compenso hanno tantiparenti. I familiari di suamadresonoleunichepersonealmondocheloaccettanopiúomenocom’è.Loaccettano–maleducato, per nientesocievole, eccentrico – nonsolo perché se non lofacessero non potrebberometterepiedeincasaloro,maanche perché anch’essi sono

cresciuti selvatici emaleducati.Lafamigliadisuopadre, d’altro canto,disapprova il suoatteggiamento e il modo incui suamadre lo ha allevato.Quando è con loro si sentelimitato; non appena riesce asvignarsela comincia aprendere in giro i luoghicomuni della buonaeducazione(«Enhoegaanditmet joumammie?Enmet jou

broer? Dis goed, dis goed!»Come sta tua madre? E tuofratello? Bene!) Ma non c’èverso di evitarli: se non sipartecipasse ai loro ritualinon ci sarebbe modo diandare alla fattoria. Quindi,pieno di imbarazzo,disprezzandosi per la propriavigliaccheria, si dà per vinto.«Dit gaan goed, – dice. –Ditgaan goed met ons almal».Stiamotuttibene.

Sa che suo padre è alleatoconlapropriafamigliacontrodi lui. È unodeimodi in cuisuo padre si rifà con suamadre.Èatterritoalpensierodella vita che sarebbecostrettoaviveresefossesuopadre a gestire la casa, unavita di formule ottuse,stupide, un’esistenza simile aquelladichiunquealtro.Solosuamadre si frappone tra luie un’esistenza che non

potrebbe sopportare. Cosí,pur essendo irritato con leiper la sua lentezza e ottusità,lesiaggrappaperchéèl’unicapersona in grado diproteggerlo.È figlio suo,nondi suo padre, che rinnega edetesta. Non dimenticheràmai il giorno,dueanni fa, incuiperlaprimaeunicavoltasua madre ha permesso chesuopadresislanciassecontrodi lui, come un cane tenuto

fino a quel momento allacatena («Sono al limite, nonlotolleropiú!»)Egliocchidisuo padre brillavano, azzurrie colmi d’ira, mentre loscuoteva e gli dava qualchescappellotto.

Non può non andare allafattoria, perché non c’è altroposto al mondo che ami dipiúocheriescaaimmaginaredipoteramaredipiú.Quantodi complicato c’è nell’amore

per sua madre diventatutt’altro che complicatonell’amore per la fattoria.Eppure, per quel che riesce aricordare,inquestoamorec’èsempre stata una punta disofferenza. Può andare invisita alla fattoria, ma nonsaràmaicapacediviverci.Lafattoria non è casa sua; luinon sarà mai nient’altro cheunospite,unospiteadisagio.Anche ora, giorno dopo

giorno, lui e la fattoriapercorrono strade diverse,divergenti, che non liavvicinano ma li separanosempre di piú. Un giorno lafattoria non ci sarà piú, saràperdutadeltutto;giàadessoèaddoloratoperquestaperdita.

La fattoria apparteneva asuo nonno, ma dopo la suamorteèpassataasuozioSon,il fratello maggiore di suopadre. Son era l’unico ad

avere attitudine perl’agricoltura; gli altri fratelli esorelle erano fuggiti con fintroppa impazienza in cittàgrandi e piccole. Nonostantequesto,ècomeselafattoriaincui sono cresciuti fosseancoraloro.Cosíalmenounavolta all’anno, talvolta anchedue, suo padre ritorna allafattoriaeloportaconsé.

La fattoria si chiamaVoëlfontein, la«fontanadegli

uccelli»; lui ne ama ognipietra, ogni cespuglio, ognifilod’erba;amagliuccellichele danno il nome, gli uccelliche, quando scende ilcrepuscolo, si riuniscono amigliaia sugli alberi intornoalla fontana, lanciandosirichiami, mormorando,arruffando le penne,sistemandosi per la notte.Non riesce a concepire cheun’altra persona possa amare

lafattoriaquantolui.Manonpuò parlare del suo amore,non solo perché la gentenormalenonparladicosedelgenere, ma anche perchéammetterlo sarebbe untradimento nei confronti disua madre. Sarebbe untradimento non solo perchélei pure è cresciuta in unafattoria, una fattoria rivale inunaparte lontanadelmondodi cui parla con amore e

nostalgiama dove non potràpiú ritornare poiché laproprietà è stata venduta adegli estranei, ma ancheperché suamadre non è benaccetta in questa fattoria, lafattoriavera,Voëlfontein.

Imotivi, lei non li hamaispiegati – cosa della quale,tutto sommato, le è grato –,maapoco apoco è in gradodiricostruirelastoria.Perunlungo periodo, durante la

guerra, suamadre ha vissutocon idue figli inuna cameraammobiliatanellacittadinadiPrince Albert, cercando disopravvivere con le seisterlinemensilichesuopadreleinviavagrazieallasuapagadi caporale semplice, cui siaggiungevano le due sterlinedelFondoIndigenti stanziatodal governatore generale. Inquelperiodonessunoliinvitòmai alla fattoria, sebbene

fosse a sole due ore dimacchina. Conosce questaparte della storia in quantopersino suo padre, quandotornòdallaguerra,siarrabbiòevergognòmoltoperilmodoincuieranostatitrattati.

Di Prince Albert luiricordasoltantoilronziodellezanzare nelle lunghe nottitorride, e sua madre cheandava avanti e indietro insottoveste,lapellecosparsadi

sudore, le gambe pesanti,grosse, segnate dalle venevaricose,cercandodicalmareil fratellino appena nato chepiangeva sempre; e giorni dinoia spaventosa trascorsidietro le persiane chiuse pertrovare riparo dal sole.Vivevano cosí, imprigionati,troppo poveri per potersimuovere, in attesa di uninvitochenonarrivava.

Le labbra di sua madre si

contraggono ancora, quandosi nomina la fattoria.Nonostantequesto,quandovisi recano per Natale, lei vaconloro.Inquell’occasionesiriunisce l’intera famigliaestesa. Ogni stanza èdisseminatadi letti,materassie brande, e persino il lungostoep: un Natale ne contaventisei. Per tutta la giornatasuaziaeleduedomestichesidanno da fare nella cucina

piena di vapore, a cucinare,infornare,preparareunpastodopo l’altro, e ancora tè ocaffè con fette di dolce arotazione continua, mentregliuominisiedonosullostoepguardando pigramente ilKaroo luccicante,raccontandosi a vicendastoriesuibeitempiandati.

Luibeveavidol’atmosfera,beve la felice, disordinatamisceladiingleseeafrikaans,

che è la loro lingua comunequando si riuniscono. Glipiace quella lingua buffa,danzante,conlesueparticelleche scivolano qua e là nellafrase.Èpiúleggera,piúariosadell’afrikaans che studiano ascuola, appesantito daespressioniidiomatichechesiritiene provengano dalvolksmond, la «bocca dellagente», e invece sembra cheprovengano soltanto dal

Grande Trek, espressioniidiomatiche ottuse, prive disenso, riguardanti carri,bestiameefinimenti.

Durantelasuaprimavisitaalla fattoria, quando suononno era ancora vivo, glianimali da cortile dei suoilibri di fiabe c’erano ancoratutti: cavalli, asini, mucche evitellini, maiali, anatre, unacoloniadigallineconungalloche cantava per salutare il

sole, capre e capri con labarba.Poi,dopo lamortedelnonno, il cortile avevacominciato a perdere i suoiabitanti, finché non eranorimaste che le pecore.Dapprima furono venduti icavalli, poi i porci vennerotrasformatiincarnedimaiale(vide lo zio ammazzarel’ultimo: il proiettile lo colpídietro l’orecchio: l’animalegrugní, scoreggiò forte e

crollò a terra, dapprima sulleginocchia, poi su un fianco,tremando).Quindifulavoltadellemuccheedelleanatre.

Tutto era successo per viadel prezzo della lana. Igiapponesi pagavano unasterlinaperunalibbradilana:era piú facile acquistare untrattorechetenerecavalli,piúfacile prendere la nuovaStudebaker e andare aFraserburg Road a comprare

burro congelato e latte inpolvere che mungere unavacca e sbattere la panna perricavare il burro. Solo lepecore continuavano a essereimportanti, le pecore con illorovellod’oro.

Volendo, ci si potrebbeliberare anche del peso dellacoltivazione dei campi.L’unica coltura che ancoraresiste è quella di erbamedica, casomai i pascoli si

esaurissero e si dovessedistribuire foraggio allepecore. Dei frutteti, rimanesoltanto un aranceto, cheanno dopo anno fornisce learancepiúdolci.

Quando, ristorati da unpisolinopomeridiano,lezieegliziisiriunisconosullostoepaprendereiltèeaconversare,talvolta discorrono dei beitempi andati. Rievocano ilpadre, il «gentiluomo di

campagna» che possedevaunacarrozzaeunapariglia,enelle terre sotto il bacinocoltivava granturco che luistesso trebbiava e macinava.«Quelli sí che erano tempi»,diconoconunsospiro.

Amano rievocare pieni dinostalgia il passato, manessunodilorovuoletornareindietro.Luisí.Vorrebbechetuttofossecom’eraunavolta.

In un angolo dello stoep,

all’ombra della buganvillea, èappesa una borraccia di tela.Piú la giornata è calda piúl’acqua è fresca, unmiracolo–comeilmiracolodellacarneappesanelbuiodelladispensache non marcisce, come ilmiracolo delle zucchesistematesultettosottoilsolecocente che rimangonofresche.Allafattoria,aquantopare, la decomposizione nonsisacosasia.

L’acqua nella borraccia èmisteriosamente fresca, maluinonseneversamaipiúdiuna sorsata alla volta. Èorgoglioso di quanto bevapoco.Gli torneràutile, spera,casomai siperdessenelveld.Vorrebbe essere una creaturadel deserto, di quel deserto,comeunalucertola.

Proprio sopra la fattoriac’è un bacino chiuso da unadiga di pietra, di trentasei

metri quadri, alimentato dauna pompa azionata da ungeneratore a vento, chefornisceacquaper lacasae ilgiardino. In una giornatatorrida lui e il fratello vilanciano dentro una tinozzadi latta, vi si arrampicanosopra come possono, e poiremanoavantieindietrosullasuperficiedell’acqua.

Hapauradell’acqua;pensaa quell’avventura come a un

mododisuperarelapaura.Laloro barca ballonzola inmezzoalbacino.Raggidilucebalenanodall’acqua screziata;nonc’è altro suonoaparte ilfriniredellecicale.Traluielamortec’èsolounsottilefogliodi metallo. Nonostantequesto, si sente al sicuro,talmente al sicuro che puòquasiappisolarsi.Allafattoriaècosí:quinonpuòsuccederenulladimale.

Prima di allora è stato inbarca soltanto una volta,quando aveva quattro anni.Un uomo (chi? – cerca dirichiamarlo allamemoriamanon ci riesce) li portò a fareun giro in barca a remi sullalaguna di Plettenberg Bay.Doveva essere una piacevolegita,mapertuttoiltempoluierarimastoimmobile,congliocchi fissi sulla riva lontana.Soltanto una volta aveva

guardato oltre il bordo dellabarca. Nelle profondità sottodi loro ciuffi di algheincrespavano languide leacque. Era come avevatemuto, e anche peggio; gligiravalatesta.Soloquelleassifragili, che gemevano a ognicolpo di remo come fosserosul punto di spezzarsi,impedivano che lui siinabissasse e morisse. Si eraaggrappato forte e aveva

chiuso gli occhi, cercando dicombattere il panico dentrodilui.

AVoëlfonteinci sonoduefamiglie meticce, ognunadelle quali ha una propriacasa. Vicino alla diga c’èanchelacasa,orasenzatetto,incuiuntempoabitavaOutaJaap. Outa Jaap viveva allafattoria prima di suo nonno;luiseloricordasoltantocomeun uomo molto vecchio –

dalle pupille cieche, di unbianco lattiginoso, congengive sdentate e maninodose –, seduto su unapanca al sole, da cui loavevano portato poco primache morisse forse perché lobenedicesse, non ne è sicuro.SebbeneoraOutaJaapnoncisia piú, il suo nome vieneancora pronunciato condeferenza. Quando peròchiede cosa avesse di tanto

speciale, le risposte che glidanno sono del tuttoordinarie. Outa Jaap havissuto ai tempi in cui nonc’erano ancora recinzioni aprovadi sciacallo, glidicono,quandoilpastorecheportavale pecore in uno dei pascolipiúlontanidovevarestareconloro a custodirle per interesettimane. Outa Jaapapparteneva a una

generazionescomparsa.Tuttoqua.

Nonostante ciò, crede dicapire cosa si celi dietroqueste parole. Outa Jaapfaceva parte della fattoria;sebbene suo nonno l’avessecomprata e ne fosse illegittimo proprietario, OutaJaap era tutt’uno con essa, laconosceva meglio, e sullepecore,sulveld,sultemponesapeva piú di quantomai ne

avrebbe saputo il nuovoarrivato. Era per questo chebisognavamostrarsideferenti;èperquestochenoncisipuòsbarazzare di Ros, il figlio diOutaJaap,unuomoormaidimezzaetà,anchesenonèunoperaio particolarmentebravo, anche se è inaffidabileetendeafarelecosemale.

È sottinteso che Ros vivràe morirà alla fattoria, e saràrimpiazzato da uno dei suoi

figli. Freek, l’altro operaio, èpiúgiovaneepienodienergiediRos,capiscelecosealvoloe si può contare su di lui.Nonostantequesto,luinonfaparte della fattoria: èsottinteso che non resterànecessariamentelí.

Arrivando alla fattoria daWorcester,dovesembracheimeticci debbano implorareper avere ciò che ottengono(«Asseblief my nooi! Asseblief

my basie!»), è sollevato nelvederequantosianocorrettieformaliirapportitrasuozioeil volk. Ognimattina suo ziodiscuteconisuoidueuominii compiti della giornata.Nondà loro nessun ordine. Silimita a elencare le cose dafare, una per una, come sestessedisponendo lecartesultavolo; gli uomini fannoaltrettanto.Ognitantoc’èunapausa, lunghi silenzi di

riflessione in cui non accadenulla. Poi di colpo,misteriosamente, tuttoquanto sembra sistemato: chiandrà dove, chi farà cosa.«Nouja, dan sal ons maarloop, baas Sonnie!» Su,cominciamo! Ros e Freek simettono il cappello e siavvianoapassosvelto.

In cucina è lo stesso. Lí cilavoranoduedonne:Tryn, lamoglie di Ros, e Lientjie, la

figliacheRoshaavutodaunaltro matrimonio. Arrivanoall’ora di colazione e se nevannodopoilpranzo,ilpastoprincipale della giornata,quello che qui chiamano«dinner». Lientjie è cosíintimidita dagli estranei chequandolerivolgonolaparolanasconde la faccia e fa unrisolino. Ma se lui si fermasulla sogliadella cucina sentescorrere, tra sua zia e le due

donne,unflussosussurratodiconversazione che amaorigliare: i sommessi,rassicuranti pettegolezzi delledonne, storie che passano diorecchio in orecchio, finchénonsolo la fattoriamaancheFraserburgRoade la locationfuori del paese vengonopassateinrassegna,epoituttelealtrefattoriedellazona:unasoffice, bianca ragnatela dipettegolezzi tessuta sul

passato e sul presente, unaragnatela che inquello stessoistanteviene tessutaanche inaltrecucine,inquelladeiVanRensburg, in quella degliAlberts, inquelladeiNigrini,nelle varie cucine dei Botes:chi sposerà chi, la suocera dichidevefarsioperaredicosa,il figlio di chi va bene ascuola, la figlia di chi è neiguai, chi è andato a trovare

chi, chi indossava cosaquando.

Ma è conRos eFreek cheha piú a che fare. Freme dicuriosità per sapere che vitaconducono. Portanocanottiere e mutande come ibianchi? Hanno un lettociascuno? Dormono nudi,con gli abiti da lavoro o simettono il pigiama?Mangiano come si deve,

seduti a tavola, con coltello eforchetta?

Non c’è modo dirispondereaquestedomande,poiché i parenti cercano didissuaderlodall’andareacasaloro. Sarebbemaleducato, glidicono – maleducato perchéRos e Freek ne sarebberoimbarazzati.

Se non è imbarazzante ilfatto che lamoglie e la figliadi Ros lavorino lí in casa,

vorrebbe chiedere, preparinoda mangiare, facciano ilbucato e i letti, perché èimbarazzante andarli atrovareacasaloro?

Sembra che ilragionamentofili,mac’èunapecca,losa.Poichélaveritàèche è imbarazzante avere incasaTryn e Lientjie.Quandopassa accanto a Lientjie nelcorridoio, non gli va che leifacciafintadiessereinvisibile,

mentreluidevefarefintachelei non sia lí. Non gli va divedere Tryn inginocchiatadavanti almastello che lava isuoi vestiti. Non sa cosarisponderle quando lei glirivolge la parola in terzapersona, chiamandolo «diekleinbaas», «il padroncino»,come se lui non fossepresente. Tutto ciò èprofondamenteimbarazzante.

Con Ros e Freek è piú

facile. Ma anche con lorodeve costruire frasi tortuoseper evitare di dire «jy»quando loro lo chiamano«kleinbaas». Non sa se Freekconta come uomo o comeragazzo, se si comporta dasciocco quando lo tratta dauomo. Con i meticci ingenerale, e con la gente delKaroo in particolare, lui nonsa mai quando cessano diessere dei bambini e

comincianoaessereuominiedonne.Sembracheaccada inmodo assai rapido eimprovviso: un giorno sonoancora lí che giocano, e ilgiorno dopo vanno già alavorare con gli uomini,oppure si ritrovano inqualchecucinaalavarepiatti.

Freekèdolceeparlaavocebassa.Haunabiciclettaconlegommegrosseeunachitarra;la sera si siededavanti al suo

alloggio e suona la chitarraper sé, con quel suo sorrisodistante.Ilsabatopomeriggiomonta in bicicletta e va finoalla location di FraserburgRoad, dove rimane fino alladomenica sera, ritornandoquandoormai è calato da unpezzo il buio: a chilometri didistanzasivedelaminuscola,tremulachiazzadiluce,ilfarodella sua bicicletta. Gli pareeroico andare in bicicletta

tanto lontano. Se glielopermettessero, glitributerebbe l’adorazione chesihaperuneroe.

Freek è un operaio, riceveuna paga settimanale, si puòsempre dargli il preavviso dilicenziamento e cacciarlo via.Nonostante questo, vedendoFreek accovacciato con lapipa in bocca, gli occhi fissisul veld, gli sembra cheappartengaaquestopostopiú

saldamente dei Coetzee – senonaVoëlfontein, almenoalKaroo. Il Karoo è la terra diFreek, la sua casa; i Coetzee,che prendono il tè espettegolano sullo stoep dellafattoria, sono come lerondini, stagionali, oggi qui,domani altrove, o addiritturacome i passeri, checinguettano leggeri e hannovitabreve.

La cosamigliore, migliore

di tutte, alla fattoria è lacaccia. Suo zio ha solo unfucile,unpesanteLee-Enfield303 che spara un bossolotroppo grande per qualsiasitipo di selvaggina (una voltasuopadrehaammazzatounalepre con quel fucile e non èrimastoniente, solobrandellidicarnesanguinolenta).Cosí,quando va alla fattoria,devonoprendereaprestitodaun vicino un vecchio fucile

calibro 22. Si carica conun’unicacartuccia, introdottadirettamente nella culatta;certevolteilfucilefacileccaeluisiallontanaconunronzionelle orecchie che dura perore.Non riescemai a colpireniente, a parte qualche rananel bacino e i muisvoëls nelfrutteto.Eppurenonvivemaipiú intensamente come nelleprime ore del mattino,quando lui e il padre si

incamminano con i fucililungo il letto in secca delBoesmansrivier in cerca diselvaggina:antilopisteenbokeduiker, lepri, e, lungo glispogli pendii delle colline,korhaan.

Ogni dicembre lui e suopadre vanno a caccia allafattoria. Prendono il treno –nonilTrans-KarooExpressol’Orange Express, per nonparlare del Blue Train, tutti

treni troppo costosi e checomunque non si fermano aFraserburgRoad–,ilnormaletreno passeggeri, quello cheferma in tutte le stazioni,anche le piú oscure, e checerte volte deve infilarsi inbinari morti e aspettare chegli espressi piú famosi sianosfrecciati via. Lui amaquestotreno lento, ama dormirerannicchiatosotto le lenzuolabianche fragranti e le coperte

blu marin distribuitedall’inserviente, amasvegliarsi nella notte inqualche silenziosa stazione inmezzo al nulla, ascoltare ilsibilo del motore a riposo, ilclangoredelmartello concuiil capotreno controlla leruote. E poi all’alba, quandoarrivano a Fraserburg Road,zioSonèlíadattenderliconilsuo largo sorriso e il vecchiofeltro macchiato di petrolio;

fischiando tra i denti, loaccoglie dicendo: «Jis-laaik,maar jy word darem groot,John!» Come sei diventatogrande!Poicaricanoibagaglisulla Studebaker e partonoperillungotragitto.

Accetta senza discutere ilgenere di caccia praticato aVoëlfontein. Ammette che lacaccia è stata buona, seriescono a stanare anche unasolalepreoaudireunpaiodi

korhaanchefannogargarismiin lontananza. Ce n’èabbastanza di cose da poterraccontare ai parenti, i quali,quando loro ritornano con ilsole ormai alto, sono riunitisullostoepaprendereilcaffè.Il piú delle volte non hannonulla da riferire, proprionulla.

Non ha senso andare acacciaquandofamoltocaldo,quando gli animali che

vogliono ammazzaresonnecchiano all’ombra. Manel tardo pomeriggio, certevolte, fanno un giro con laStudebaker lungo le stradedella tenuta, con zio Son alvolante e suo padre accantocon il fucile inmano,mentrelui e Ros siedono sulmalandatosediledidietro.

DisolitotoccaaRossaltargiú per aprire il cancello,aspettare che lamacchina sia

passata e quindi richiuderlo,prima una parte, poi l’altra.Ma, quando vanno a caccia,aprire il cancello è unprivilegiosuo,mentreRosstaaguardareeapprova.

Sono alla ricerca delfavoloso paauw. Tuttavia,dato che i paauw si vedonosoltanto una o due volteall’anno – sono cosí rari,infatti, che bisogna pagareuna multa di cinquanta

sterlinesesivienescoperti–,si adattano a cacciare ikorhaan. Hanno portato consé Ros perché, essendo unboscimano o quasi unboscimano, si ritiene cheabbia una vistastraordinariamenteacuta.

EinfattièproprioRos,conuna botta sul tetto dellamacchina, ad avvistare perprimo i korhaan: uccelligrigiobruni grandi quanto

unapollastrachetrotterellanotra i cespugli in coppia o agruppetti di tre. LaStudebaker si ferma; suopadre appoggia il fucile sulfinestrinoeprendelamira; ilcolpo secco dello sparoriecheggia nel veld. Certevolte gli uccelli, allarmati,prendono il volo; piú spessotrotterellano via il piúvelocemente possibilefacendo quel loro verso

caratteristico simile a ungargarismo.Suopadrenonneammazza mai uno, cosí luinon riesce mai a vederli(«otarda del bush», dice ildizionario afrikaans-inglese)davicino.

In guerra suo padre eraartigliere; manovrava uncannone antiaereo aripetizioneperabbattereaereitedeschieitaliani.Sichiedesesiamairiuscitoadabbatterne

uno:dicertononsenevantamai. Come ha fatto adiventare artigliere? Non èportato.Decidevanoacasolemansioni da affidare aciascunsoldato?

Riescono a cacciarequalcosa soltanto di notte, ilche,scoprepresto,èunacosadicuivergognarsi,dicuinoncisidevevantare.Ilmetodoèsemplice.Dopo cena salgonosulla Studebaker e zio Son li

porta, nel buio piú fitto,attraverso i campi di erbamedica. A un certo punto siferma e accende i fari. Anemmeno una trentina dimetriunosteenbook senestaimpalato, le orecchie puntateverso di loro, gli occhiabbagliati che riflettono laluce.–Skiet! – sibila suo zio.Suo padre spara e l’antilopecade.

Si dicono che è legittimo

cacciare in questo modoperché le antilopi sonoanimali nocivi, mangianol’erba medica che dovrebbeandare alle pecore. Maquando vede come è piccolal’antilope morta, non piúgrande di un barboncino, sache il ragionamento nontiene.Vannoacacciadinotteperché non sono abbastanzabravi da riuscire a colpirequalcosadigiorno.

D’altro canto, la carne dicervo, marinata nell’aceto epoi arrostita (lui osserva suazia mentre taglia la carnescura e ci infila chiodi digarofano e spicchi d’aglio), èuna delizia ancor piú dellacarned’agnello;haunsaporepenetranteedèmorbida,cosímorbida che si scioglie inbocca.TuttonelKarooèunadelizia, le pesche, i cocomeri,le zucche, la carne di

montone, come se tutto ciòche riesca a ricavarenutrimento da quella terraarida sia per ciò stessobenedetto.

Non saranno mai deicacciatori famosi. E tuttaviagli piace sentire il peso delfucile inmano, il rumore deipiedichecalpestanolasabbiagrigia del fiume, il silenziochescendepesantecomeunanube quando si fermano, e

sempreintornoaracchiuderliil paesaggio, l’amatopaesaggioocraegrigioefulvoeverdeoliva.

L’ultimo giorno dellavisita, come vuole il rituale,può sparare tutte le cartucceche gli rimangono contro unbarattolodilattasistematosuunpalo dello steccato. È unasituazione difficile. Il fucileche gli hanno prestato non èbuono, lui non è bravo a

sparare. Con la famiglia cheguarda dallo stoep, spara isuoi colpi senza riflettere,fallendospessoilbersaglio.

Unamattina in cui è sololungo il letto del fiume acaccia di muisvoël, il fuciles’inceppa. Non riesce atrovare il modo di togliere ilbossolo incastrato nellaculatta. Riporta il fucile acasa,mazioSone suopadresononelveld.–ChiediaRos

o a Freek, – propone suamadre. Va nella stalla acercare Freek; lui, però, nonvuole toccare il fucile. E lostesso accade con Ros,quandolotrova.Sebbenenonlo dicano chiaramente, pareche abbiano un sacro terroredellearmi.Ecosínonglirestacheaspettareilritornodisuozio, il quale tira fuori ilbossolo incastrato con ilcoltellinoaserramanico.–Lo

avevochiestoaRoseaFreek,– si lamenta, – ma loro nonhannovolutoaiutarmi–.Suozioscuotelatesta.–Nondevichiedergli di toccare le armi,– dice. – Sanno che nondevonofarlo.

Non devono. Perché no?Nessuno vuole dirglielo. Maluirimuginasulleparole«nondevono».Allafattorialesentepiú spesso che in qualsiasialtroposto,piúspessoancora

che a Worcester. Mustn’t,«non devono». Una paroladifficile da scrivere per viadella t muta nascosta nelmezzo. «Non devi toccarequesto». «Nondevimangiarequello». Sarebbe dunquequestoilprezzodapagare,sesmettessediandareascuolaeli implorasse di vivere lí allafattoria? Non fare domande,obbedire a tutti i non devi,faresoloquellocheglidicono

di fare? Sarebbe disposto amettersid’impegnoeapagarequelprezzo?Nonc’èmododivivere nel Karoo – l’unicoposto al mondo dovevorrebbe stare – comevorrebbe vivere lui: senza farpartediunafamiglia?

La tenuta intorno allafattoria è enorme, al puntoche quando, nel corso delleloro battute di caccia, lui esuo padre arrivano a uno

steccato che taglia il letto diun fiume, e suo padreannuncia che hannoraggiunto il confine traVoëlfontein e la tenutalimitrofa, lui è colto allasprovvista. Nella suaimmaginazioneVoëlfonteinèun regno a sé stante. Nonbasterebbe una vita perconoscerla tutta, conoscerneognipietraeognicespuglio.Iltempononbastamaiquando

si ama un luogo con unasimilevoracepassione.

Voëlfontein la conoscemeglio d’estate, quando sidistendepiattasottounaluceuniforme, accecante, che siriversa giú dal cielo. EppureVoëlfontein ha anche i suoimisteri, misteri che nonappartengono alla notte eall’ombra, ma ai pomeriggitorridi, quando i miraggidanzano all’orizzonte e l’aria

stessaglicantanelleorecchie.Allora, quando tutti gli altrisono appisolati, storditi dallacalura, lui esce di casa inpuntadipiedi e s’inerpica super lacollinafinoal labirintodikraalsdaimurettidipietra,cherisalgonoal tempo incuile pecore venivano condottequi a migliaia dal veld peresserecontateotosateoppuresottoposte a bagnomedicato.I muretti dei kraals hanno

uno spessore di sessantacentimetri e sono piú alti dilui; sono fatti di piatte pietregrigioazzurre, ciascuna dellequalièstatatrascinataafaticalí da un carro trainato da unasino. Cerca di figurarsi legreggi di pecore, ora tuttemorte e scomparse, chedevono aver trovato riparodal sole a ridosso di queimuri. Cerca di figurarsiVoëlfontein come doveva

esserequandolagrandecasa,gli annessi e i kraals eranoancora in costruzione: unluogo di lavoro paziente, daformiche, anno dopo anno.Ora gli sciacalli chepredavanolegreggisonostatisterminati,ammazzatiacolpid’armadafuocooavvelenati,e i kraals, inutilizzati, stannoandandoinrovina.

I muretti dei kraals siallungano disordinatamente

perchilometrilungoilpendiodella collina. Qui non crescenulla: la terra, battuta sino arenderla piatta, è stata uccisaper sempre, e lui non sacome:èmacchiata,sofferente,giallastra. Una volta al di làdeimuretti,ètagliatofuoridatutto tranne che da cielo. Lohanno messo in guardiadall’andare lí per via deiserpenti, perché se gridasseaiutonessunolosentirebbe.I

serpenti, lo hanno messo inguardia, fanno bagordi inpomeriggitorridicomequelli:escono dai loro nidi – cobrasputaveleno, vipere soffianti,skaapsteker – per crogiolarsial sole, scaldare il propriosanguefreddo.

Nonhamai visto serpentineikraals;nonostanteciò,stabene attento a dove mette ipiedi.

Freek si imbatte in uno

skaapsteker dietro la cucina,dove le donne appendono ilbucato. Lo ammazzacolpendoloripetutamenteconun bastone e ne stende illungo corpo giallo su uncespuglio. Per settimane ledonnenonsiavvicineranno.Iserpentisisposanoperlavita,dice Tryn; quando siammazzailmaschio,arrivalafemminaincercadivendetta.

Laprimavera, settembre,è

il periodo migliore pervisitare il Karoo, anche se levacanze scolastiche duranosoltanto una settimana. Unavolta, a settembre, sono allafattoria quando vengono itosatori. Appaiono dal nulla,selvaggi che giungono inbicicletta, carichi di sacchi apelo,pentoleepadelle.

I tosatori, scopre, sonogente speciale. Quandocalano su una fattoria,

portano fortuna. Pertrattenerveli, si sceglie ungrosso hamel, un montonecastrato, e lo si macella. Itosatori prendono possessodella stalla vecchia, chetrasformanonel loroquartiergenerale.Unfuocodibivaccorimane acceso fino a tardanotte mentre lorobanchettano.

Ascolta una lungadiscussione tra zio Son e il

lorocapo,unuomocosíneroe di aspetto cosí feroce chepotrebbe quasi essere unnativo, con una barbettaappuntitaecalzonisorrettidaun pezzo di corda. Parlanodel tempo, dello stato deipascoli nella zona di PrinceAlbert,nellazonadiBeaufort,nella zona di Fraserburg, delpagamento. L’afrikaansparlato dai tosatori è cosídenso, cosí pieno di frasi

idiomatiche singolari, che locapisce a stento. Da dovevengono? C’è una terraancora piú profonda dellaterra di Voëlfontein, unaregione nel cuore delmondoancorapiúrecondita?

Ilmattinoseguente,un’oraprima dell’alba, vienesvegliato dal rumore deglizoccolidelleprimegreggichepassano davanti alla fattoriaperessererinchiuseneikraals

accanto alla baracca doveavviene la tosatura. La casacomincia a risvegliarsi. C’ètrambusto in cucina, e odoredicaffè.Conleprimelucidelgiorno è già fuori, vestito,troppo eccitato per riuscire amangiare.

Gli affidano un compito.Gli danno un gotto di lattapieno di fagioli secchi. Ognivoltacheuntosatorehafinitocon una pecora e la lascia

andare con una pacca sullagroppa, lanciando la pellicciasul tavolo della cernita, e lapecora – rosea, nuda esanguinante nel punto in cuila tosatrice l’ha pizzicata –trotterella nervosamente nelsecondorecinto,ebbene,ognivoltailtosatorepuòprendereunfagiolodalgotto,cosachefaconuncennodelcapoeuncortese:«Mybasie!»

Quando è stanco di

reggere il gotto (i tosatoripossono prenderli da sé, ifagioli; sono cresciuti incampagna, non sannonemmenocos’è ladisonestà),assieme al fratello dà unamano a preparare le balle,saltando su e giú sullamassadi lana spessa, caldaeoleosa.C’è anche sua cugina Agnes,in visita da Skipperskloof. Siunisce a loro con la sorella;ruzzolano uno sull’altro,

ridacchiando e facendocapriole come in un enormelettodipiume.

Agnes occupa un postonellasuavitacheancoranoncomprende. La prima voltache ha posato gli occhi su dilei aveva setteanni. Invitati aSkipperskloof, erano arrivatiunpomeriggiosultardidopoun lungo viaggio in treno.Nubi solcavano il cielo, nelsolenonc’eracalore.Sotto la

freddaluceinvernaleilveldsiallungava in un profondoazzurro rossiccio senzatraccia di verde. Persino lafattoria pareva pocoaccogliente: un austerorettangolo bianco con untetto spioventedi zinco.Nonassomigliava in nulla aVoëlfontein; avrebbe volutononesserelí.

Agnes,diqualchemesepiúgrande di lui, era stata

incaricata di farglicompagnia. Lo portò a fareuna passeggiata nel veld. Erascalza; non possedevanemmeno un paio di scarpe.Ben presto non videro piú lacasa,eranoinmezzoalnulla.Cominciarono achiacchierare. Lei aveva icodinielasblesa,cosacheglipiacque. Lui perse il suoriserbo. Mentre parlava,dimenticò che in che lingua

stava parlando: i pensierisemplicemente sitrasformavano in paroledentro di lui, in paroletrasparenti.

Non ricorda piú ciò chedisse ad Agnes quelpomeriggio.Maledissetutto,tuttociòche faceva, tuttociòche sapeva, tutto ciò chesperava.Leiascoltòognicosain silenzio. Persino mentrestava ancora parlando sapeva

che quel giorno era specialeperchéc’eralei.

Ilsolecominciòacalare,diun infuocato cremisi seppurgelido.Lenubisioscurarono,il vento si fece piú tagliente,penetrandogli attraverso ivestiti. Agnes indossava soloun leggero abito di cotone;aveva i piedi lividi per ilfreddo.

– Dove siete stati? Checosaavetefatto?–chieserogli

adulti al loro ritorno. –Niksnie,–risposeAgnes.Niente.

Qui a Voëlfontein Agnesnonha ilpermessodiandarea caccia, ma è libera diaggirarsiper ilveldassiemealui e di acchiappare rane nelgrandebacino.Stareconleièdiverso che stare con i suoicompagnidiscuola.Elacosaha a che vedere con la suadelicatezza, la suadisponibilità adascoltare,ma

anche con le sue magregambebrune, ipiedi scalzi, ilmodoincuidanzadisassoinsasso. Lui è intelligente, è ilprimodellaclasse;puredi leisi dice che sia intelligente;vanno in giro parlando dicosechefarebberoscuoterelatesta agli adulti: se l’universoha avuto un principio; checosa c’è oltre Plutone, ilpianeta tenebroso;dov’èDio,seesiste.

Comemai riesce a parlarecon tanta facilità conAgnes?Perché è una femmina? Atutto ciò che lui le dicesembra rispondere senzaalcuna riserva, con dolcezza,con disponibilità. È unacuginadiprimogrado,quindinon possono né innamorarsinésposarsi.Inuncertosenso,èunsollievo:èliberodiesseresuo amico, di aprirle il suocuore. Ma è comunque

innamorato di lei? È questol’amore – questa disinvoltagenerosità, questa sensazionediesserecapiti,finalmente,dinondoverfingere?

Per tutta la giornata e pertutto il giorno successivo itosatori lavorano fermandosiappena per mangiare, sisfidano l’un l’altro adimostrarechièilpiúveloce.La sera del secondo giorno illavoro è finito, ogni pecora

della fattoria è ormai tosata.ZioSonportafuoriunaborsadi tela piena di banconote emonete, e paga ogni tosatorein base al numero di fagioli.Poi viene acceso ancora unfuoco, si fa ancora unbanchetto. Il mattinoseguentesenesonogiàandatie la fattoria può tornare allesueabitudiniantiche,lente.

Le balle di lana sono cosítante che inondano la

baracca.ZioSonpassadaunaall’altra con uno stampino eun tampone, apponendo suciascunailsuonome,ilnomedella fattoria, la sigladel tipodi lana.Qualchegiornodopoviene un camion enorme(comehafattoadattraversareil letto sabbioso delBoesmansrivier, dove siimpantanano persino lemacchine?)eleballevengonocaricateeportatevia.

Tutto ciò succede ognianno. Ogni anno arrivano itosatori,ogniannoc’èquestaavventura e questaeccitazione. Non finirà mai;non c’è motivo che finisca,fintanto che gli anni siavvicenderanno.

La parola segreta e sacrachelolegaallafattoriaèparte.Fuori, nel veld, da solo, puòpronunciarla forte: «Io facciopartedellafattoria».Quelche

crede veramentema non osadire,quelchetienepersé,neltimore che l’incantesimopossa svanire, è un usodiverso di quella parola: iosonopartedellafattoria.

Non lo confida a nessunoperché quell’espressionemolto spesso vieneequivocata, intesa come ioappartengo alla fattoria edunque molto spessotrasformatanelsuocontrario:

lafattoriaappartieneame.Lafattoria non gli apparterràmai, lui non sarà mainient’altro che un visitatore:lo sa e lo accetta. Il pensierodi vivere davvero aVoëlfontein, di chiamare lagrande, vecchia casa «casasua», di non dover piúchiedere il permesso di fareciò che vuole gli fa venire ilcapogiro; lo scaccia via. Iosonopartedellafattoria:oltre

non è disposto a spingersi,anche nell’intimo del suocuore.Manell’intimodelsuocuore sa ciò che la fattoria, amodo suo, sa anche:Voëlfonteinnonappartieneanessuno. La fattoria è piúgrandediciascunodiloro.Lafattoria esiste di eternità ineternità. Quando sarannotuttimorti,quandopersinolafattoria saràdiroccata come ikraals lungo il pendio della

collina,lafattoriasaràancoralí.

Unavoltanelveld,lontanodallacasa,sichinaesisfregaipalmidellemaninellapolverecome se se le lavasse. È unrito. Sta compiendo un rito.Nonsaancorachesignificatoha,maèsollevatoalpensieroche nessuno può vederlo eriferire.

Esserepartedellafattoriaèil suo destino segreto, un

destinochenonsièsceltomache accetta di buon grado.L’altro suo segreto è che,sebbene lotti accanitamente,lui è ancora parte di suamadre.Nonglisfuggeilfattochequestedueschiavitúsonoin conflitto tra loro. Né glisfugge che alla fattoria lapresadisuamadresudiluiètutt’altro che salda. Incapace,inquantodonna,diandareacaccia, incapace persino di

andare in gironelveld, qui èinsvantaggio.

Haduemadri.Ènatoduevolte: dalla donna e dallafattoria. Duemadri e nessunpadre.

A nemmeno unchilometro dalla fattoria lastrada si divide in due, asinistra si va a Merweville, adestra a Fraserburg. Al bivioc’è il cimitero, un lotto diterreno recintato con un

cancello. La lapide di suononno domina il cimitero;raggruppate tutt’intorno c’èuna dozzina di altre tombe,piú basse e semplici, conlapididiardesia,alcuneconilnome e le date incise sopra,altresenzaunasolaparola.

Suo nonno è l’unicoCoetzeeinquelluogo,l’unicoche è morto da quando lafattoria è diventata proprietàdella famiglia. È qui che è

finito, l’uomo che avevacominciatocomeambulanteaPiketberg, che poi avevaaperto un negozio aLaingsburg ed era diventatosindaco, che poi avevacomprato l’albergo aFraserburg Road. Giacesepolto qui, ma la fattoria èancora sua. I suoi figli cisgambettano come nani, ecosípureisuoinipoti,nanidinani.

Dall’altrapartedellastradac’è un altro cimitero, nonrecintato, dove alcuni tumulisono stati cosí deterioratidalle intemperie che sonostati riassorbiti dalla terra.Qui giacciono sepolti idomestici e gli operai dellafattoria, fino a Outa Jaap eancorapiúindietro.Lepochelapidi in piedi sono senzanome né date. Eppure quiprovapiútimorereverenziale

chetralegenerazionidiBotesraggruppate intorno a suononno. Un sentimento chenonhanullaachevedereconglispiriti.NessunonelKaroocrede agli spiriti. Qualunquecosa muoia qui, muore unavolta per tutte: della carne siimpadroniscono le formiche,leossavengonosbiancatedalsole, e questo è quanto.Eppure tra queste tombe luiavanza nervosamente. Dalla

terra giunge un silenzioprofondo, cosí profondo chepotrebbe quasi essere unronzio.

Quando muore, vuoleessere sepoltoalla fattoria. Senon glielo permetteranno,allora dovranno cremarlo espargerelesueceneriqui.

L’altro luogo in cui ogniannosirecainpellegrinaggioè Bloemhof, dove c’era laprima fattoria. Ora non è

rimasto niente se non lefondamenta,chenonsonodinessun interesse. Davantic’eraunbacinoalimentatodauna sorgente sotterranea, chesi è prosciugata tanto tempofa. Non c’è piú traccia delgiardino e del frutteto di untempo. Ma, accanto allasorgente, c’è una gigantescapalma solitaria che spuntadalla nuda terra.Nel fusto leapi hanno fatto un nido,

piccole api nere e feroci. Iltronco è annerito dal fumodei fuochi che la gente haacceso nel corso degli anniperderubare leapidelmiele;eppure leapicisonosempre,e raccolgono il nettare chissàdove in questo paesaggioriarso,grigio.

Glipiacerebbecheleapisirendessero conto che lui,quandova a trovarle,nonhasecondi fini, non intende

derubarlebensíporgereloroiproprisaluti,ipropriomaggi.Però, mentre si avvicina allapalma, le api cominciano aronzare minacciose; lestaffettesciamanosudiluiinsegno di ammonimento; unavolta deve addiritturascappare via, correrecoprendosid’ignominiaperilveld inseguito dallo sciame,allontanandosi a zigzag eagitando le braccia, grato del

fattochenoncisianessunoavederloeariderglidietro.

Tutti i venerdí si macellauna pecora per la gente cheviveallafattoria.VaconRosezio Son a scegliere quelladestinata a morire; poirimane a guardare mentre,nelmacellodietro labaracca,lontano dalla casa, Freek letiene le zampe intanto cheRos, con il suo coltellino aserramanico dall’aspetto

innocuo, le taglia la gola,quindi i due uomini latengono stretta mentrel’animale scalcia e si dimenatossendo e dissanguandosi.Continua a guardare mentreRos scuoia il corpo ancoracaldoeappendelacarcassaallillà, quindi la squarta edestraeleinteriorachedeponein un catino: il grandestomacoazzurropienod’erba,gli intestini (dalle budella

strizza fuori gli ultimiescrementideiqualilapecoranon ha avuto il tempo diliberarsi), il cuore, il fegato, ireni – tutte le cose che unapecorahadentroecheancheluihadentro.

Ros usa lo stesso coltelloper castrare gli agnelli.Rimane a guardare anchequello. Gli agnellini e le loromadri vengono raggruppati erinchiusi in un recinto. Poi

Ros passa in mezzo a loro,afferrando gli agnelli per lazampa posteriore, a uno auno, premendoli a terramentre loro belanoterrorizzati, un gemitodisperato dopo l’altro, epraticando un taglio nelloscroto. Poi abbassa la testa,afferraitesticolitraidentielistrappa. Sembrano duepiccole meduse con quella

loro scia di vasi sanguignirossieblu.

Ros taglia via anche lacoda,giàchec’è,elagettadaparte lasciando al suo postounmoncherinosanguinante.

Con le sue gambe corte, icalzoni sformati, smessi daaltri, tagliati sotto alginocchio, le scarpe fatte incasa e il logoro cappello difeltro, Ros si trascinastancamente per il recinto

comeunclown,scegliendogliagnelli, castrandoli senzapietà. Al terminedell’operazione gli agnelli sistringono, dolenti einsanguinati, alle madri chenulla hanno fatto perproteggerli. Ros ripiega ilcoltello a serramanico. Illavoro è fatto; sulle labbrahaunsorrisinotirato.

Nonc’èmododiparlarediciò che ha visto. – Perché

bisogna tagliare la coda agliagnelli?–chiedeasuamadre.–Perchésenoimosconicisiinfilerebbero sotto perriprodursi, – risponde lei.Fannofintatuttiedue;tuttieduesannoacosasiriferisceinrealtàladomanda.

UnavoltaRosglipermettedi reggere il coltello aserramanico,glimostracometagli facilmenteun capello. Ilcapellononsipiega,sidivide

induenonappenala lamalosfiora. Ros lo affila ognigiorno, sputando sulla cote estrofinandoci sopra avanti eindietro la lama, con unmovimento leggero, rilassato.Con tutto quell’affilare etagliare e affilare di nuovo,gran parte della lama si èormai consumata, cosí cherimanesoltantounascheggia.Lostessoèperlavanga:lausada tanto tempo, l’ha affilata

cosí tanto, che rimangonosolo pochi centimetri diacciaio; il legnodell’impugnatura è liscio eanneritodaannidisudore.

– Non dovresti restare aguardare,–dicesuamadreunvenerdí.

–Perché?–Nondovrestiebasta.–Invecesí.E si allontana a guardare

Ros che fissa la pelle con dei

paletti e la spruzza disalgemma.

Gli piace guardare Ros,Freek e suo zio quando sonoal lavoro. Per approfittaredeglialtiprezzidellalana,Sonvorrebbe avere piú pecore.Ma dopo anni di pioggescarseilveldèundeserto,conl’erbaeicespuglibruciatifinoallaradice.Perciòsirisolvedirecintare la tenutasuddividendola in lotti piú

piccoli cosí che le pecorepossano essere spostate dilotto in lotto dando cosí alveld la possibilità dirigenerarsi. Esce ogni giornoconRoseFreekper infilare ipali degli steccati nella terradura come pietra, sistemaremetri di filo spinato, facendoinmodochesia tesocome lacordadiunarco,efissarlo.

Zio Son lo tratta semprecongentilezza,etuttaviasadi

non piacergli piú di tanto.Come fa a saperlo? DaldisagiochescorgenegliocchidiSonquandoluiglièvicino,dal tono forzato della suavoce. Se gli piacesseveramente, Son sarebbespontaneo e disinvolto com’ècon Ros e Freek. Invece stasempre attento a parlargli ininglese, anche se lui glirisponde in afrikaans. Èdiventata una questione di

onore per entrambi; nonsanno come uscire da quellatrappola.

Dice a se stesso che inquell’antipatia non c’è nulladipersonale,èsoloperchélui,il figliodel fratellominorediSon,èpiúgrandedelfigliodiSon,cheèancoraunlattante.Matemechelacosavadapiúin profondità, che Son lodisapprovi per via del fattoche è tanto devoto a sua

madre, l’intrusa, anziché asuo padre; e anche perchénonèfranco,onesto,sincero.

SepotessesceglieretraSone suo padre, sceglierebbecomepadreSon,ancheseciòvorrebbe dire diventareirrimediabilmente afrikaner epassare gli anni nelpurgatorio di un collegioafrikaner,cometuttiiragazzidi campagna, prima di avere

il permesso di ritornare allafattoria.

Forse è questa la ragionepiúprofondapercuiSonnonhasimpatiaperlui:avvertelapretesa oscura di questobambinosingolareelarifiuta,come un uomo che si scuotadidossounneonatocheglisiaggrappi.

Osserva Son incontinuazione, ne ammiral’abilità con cui fa ogni cosa,

dalcurareunanimalemalatoal riparare una pompaazionata da un generatore avento. È affascinato, inparticolare, dalla conoscenzache ha delle pecore.Guardandounapecora,Sonèin grado di dirne non solol’età e la provenienza, nonsolochetipodilanadarà,maanche che sapore avrà ogniparte del suo corpo. È ingradodi scegliereunapecora

damacellare valutando se hale costolette giuste per esserecucinata alla griglia o i coscigiustiperesserearrostita.

Gli piace la carne. Amezzogiorno aspetta conansia il tintinnio dellacampanella e l’enorme pastoche annuncia: piatti di patatearrosto, riso giallo conl’uvetta,patatedolciconsalsadi caramello, zucca conzuccherodi cannae tocchetti

di pane morbido, fagioli inagrodolce, insalata dibarbabietola rossa, e, alcentro, al posto d’onore, ungran vassoio di carne dimontone con tanto intingoloda versarci sopra. Eppure,dopoavervistoRosmacellarele pecore, non gli va piú ditoccare la carne cruda. AlritornoaWorcesterpreferiscenon andare dal macellaio. Èdisgustato dalla disinvoltura

concui ilmacellaiosbatteunpezzo di carne sul banco, loaffetta,loavvolgeinunfogliodi carta da pacco e ci scrivesoprailprezzo.Quandosentelo stridio della sega a nastroche taglia l’osso, vorrebbetapparsi le orecchie. Non glifaeffettoguardareilfegato,lacuifunzionenelcorpoèvaga,ma distoglie gli occhi allavista dei cuori esposti invetrina, e in particolare alla

vista dei vassoi colmi difrattaglie. Anche alla fattoriasi rifiuta di mangiare lefrattaglie, sebbene sianoconsiderateunaprelibatezza.

Non capisce perché lepecore accettino il lorodestino, perché non siribellinomaiinvecediandaremansueteincontroallamorte.Se le antilopi sanno che nonc’ènientedipeggioalmondoche cadere nelle mani

dell’uomo, e lottano finoall’ultimo respiroper fuggire,perché le pecore sono cosístupide? Sono animali, dopotutto, hanno i sensi fini deglianimali:perchénonodonogliultimi belati della vittimadietro la baracca, non nefiutano il sangue e se nericordano?

Certe volte, quando è inmezzoallepecore–quandoleriuniscono per sottoporle al

bagnomedicatoelechiudonoin un recinto angusto dalquale non possono scappare–, vorrebbe sussurrare loroqualcosa, avvertirle di quelcheleaspetta.Mapoineiloroocchigiallicoglieunbarlumediqualcosachelocostringealsilenzio: la rassegnazione, ilpresentimentononsolodiciòche accade alle pecore dietrola baracca per mano di Ros,maanchediciòcheleattende

al termine del lungo viaggio,consumato nella sete, versoCittà del Capo, a bordo delcamion. Sanno ogni cosa, finneiminimidettagli,etuttavianon oppongono resistenza.Hanno calcolato il costo esono pronte a pagarlo – ilcosto di essere sulla terra, ilcostodiesserevive.

Dodici.

AWorcestersoffiasempreil vento, sottile e freddod’inverno, caldo e secco

d’estate. Dopo un’oraall’apertocisiritrovaconunafinepolvererossatraicapelli,nelleorecchie,sullalingua.

È sano, pieno di vita e dienergia, eppure, a quantopare,hasempreilraffreddore.La mattina si sveglia con ilmal di gola, gli occhi rossi,non riesce a smettere distarnutire, la temperaturacorporea sale alle stelle e poiscendedicolpo.–Stomale,–

dice a sua madre con voceroca. Lei gli mette il dorsodella mano sulla fronte. –Allora devi assolutamentestarealetto,–sospira.

C’è un momento ancorapiú difficile da affrontare, ilmomento in cui suo padredice: – Dov’è John? – e suamadre dice: – Sta male, – esuo padre sbuffa e dice: –Finge un’altra volta –. Lui sene rimane buono buono

finchésuopadreesuofratellonon sono usciti, quindi puòfinalmente dedicarsi a unagiornatadilettura.

Legge assorto e a grandevelocità. Quando sta male,sua madre è costretta adandareinbibliotecaduevoltealla settimana a prendergli ilibri: due con la propriatessera e altri due con la sua.Lui non ci va mai, inbiblioteca, per evitare

eventuali domande dellabibliotecaria al momento incuileportailibridatimbrare.

Sa che per diventare ungrande uomo dovrebbeleggere libri seri. Dovrebbefare comeAbramoLincoln oJames Watt, studiare a lumedi candela mentre tuttidormono, imparare da sololatino, greco e saperne diastronomia. Non harinunciato all’idea di essere

un grande uomo; siripromettedidedicarsiprestoalle letture serie, ma per ilmomento vuole leggeresoltantostorie.

Legge tutti i racconti delmistero di Enid Blyton, tuttele storie che hanno comeprotagonisti i fratelliHardyele avventure di Biggles.Ma isuoi libripreferiti sonoquellidi P. C. Wren sulla LegioneStraniera francese. –Chi è lo

scrittore piú grande delmondo?–chiedeasuopadre.–Shakespeare,–rispondelui.– Perché non P. C.Wren? –chiede. Suo padre non lo haletto e, benché sia statosoldato, non sembrainteressato a farlo. – P. C.Wren ha scritto quarantaseilibri. Quanti ne ha scrittiShakespeare? – chiede conaria di sfida, e comincia aelencare titoli. – Aah! – dice

suopadrespazientito,comeavoler liquidare l’argomento,manonsarispondergli.

Se a suo padre piaceShakespeare, alloraShakespeare dev’essere uncattivo scrittore, decide.Nonostante questo, cominciaa leggerlo nell’edizioneingiallita dai bordi slabbratiereditata dal padre, che devevalere molti soldi perché èvecchia, cercando di capire

per quale ragione la gentedice che Shakespeare ègrande.LeggeTitoAndronicoperviadelnomeromano,poiCoriolano, saltando i lunghidiscorsi, cosí come salta ledescrizioni della natura neilibricheprendeinbiblioteca.

Oltre a Shakespeare, suopadre possiede le poesie diWordsworth e le poesie diKeats. Sua madre quelle diRupert Brooke. I libri di

poesia hanno un postod’onore sulla mensola delcaminoinsoggiorno,accantoa Shakespeare, alla Storia diSan Michele in un cofanettodi pelle e a un libro di A. J.Croninsuundottore.Perbendue volte cerca di leggere Lastoria di San Michele ma siannoia. Non riesce mai acapire chi è AxelMunthe, selastoriaèveraoinventata,se

siparladiunaragazzaodiunposto.

Una volta suopadre entrain camera sua con il libro diWordsworth. – Dovrestileggere queste, – dice,indicandogli le poesie che hacontrassegnato a matita.Qualche giorno dopo ritornaper parlare con lui dellepoesie. «La scrosciantecascata era per me come unincubo» 1, cita suopadre.–È

grandioso, non pensi? – Luiborbottaqualcosa,sirifiutadiguardare suo padre negliocchi, si rifiuta di giocare aquel gioco. Ben presto suopadrecirinuncia.

Non gli spiace mostrarsitanto scortese. Non riesce acapire cosa c’entri la poesiaconlavitadisuopadre;ha ilsospetto che sia tutta unafinzione. Quando sua madreraccontachepersottrarsiagli

sfottò delle sorelle dovevaprendere il libro enascondersi in solaio, lui lecrede. Ma non riesce afigurarsi suo padre, che oggilegge soltanto il giornale,leggere, da ragazzo, poesie.Suo padre, a quell’età, loimmaginasemplicementechescherza, ride e fuma dietro icespugli.

Guarda suo padre leggereil giornale. Legge in fretta,

nervoso, sfogliando le paginecome fosse alla ricerca diqualcosa che non c’è,facendole schioccare ecolpendoleconilpalmodellamanomentrelegira.Quandoha finito di leggerlo, lo piegariducendolo a un piccoloriquadro e fa le parolecrociate.

Anche sua madre ha unavenerazione per Shakespeare.Pensa cheMacbeth sia il suo

dramma piú grande. «Sequalcosapotesse intrappolarele conseguenze, – farfuglia, esi interrompe di colpo, – eportarecon lasuaesecuzioneil successo, – continuaannuendo per mantenere ilritmo, – tutti i profumid’Arabia non sarebbero ingradodilavarequestapiccolamano» 2,aggiunge.Macbethèil dramma che ha studiato ascuola; l’insegnante rimaneva

dietro di lei pizzicandole ilbraccio finché non avevafinito di recitare il brano.«Kom nou, Vera!» diceva –Su, dài! – pizzicandola, e leitirava fuori qualche altraparola.

Quel che non capisce disua madre è come mai,sebbene sia tanto stupida danonriuscireadaiutarloafarei compiti di quartaelementare, il suo inglese sia

perfetto, soprattutto quandoscrive. Usa le parole conesattezza, padroneggia lagrammatica in modoimpeccabile. Si muove a suoagionellalingua,èuncamponel quale non hatentennamenti. Come è statopossibile? Suo padre era PietWehmeyer,portavaunbanalenomeafrikaner.Sull’albumdifotografie, con la camiciasenza colletto e il cappello a

tesa larga, sembra uncontadino qualsiasi. Nellazona di Uniondale dovevivevano non c’erano inglesi;tutti i vicini parevanochiamarsi Zondagh. SuamadreeranataMarieduBiel,figlia di genitori tedeschi,senzanemmenounagocciadisangue inglese nelle vene.Eppure, quando ha avutofigli,hadatoloronomiinglesi– Roland, Winifred, Ellen,

Vera, Norman, Lancelot – econloroparlavainglese.Dovelo avevano imparato, lei ePiet?

L’inglese di suo padre èquasi altrettanto buono,sebbene il suo accento abbiapiúdiunatracciadiafrikaanse per dire «trenta» dica«thutty» anziché «thirty».Tutte le volte che fa icruciverba suo padre sfoglial’edizione tascabile

dell’Oxford EnglishDictionary.Esembracheogniparola del dizionario gli siaalmeno vagamente familiare,e cosí pure ogni fraseidiomatica.Pronuncia le frasiidiomatiche piú assurde congrande entusiasmo, come avolerle fissare nellamemoria:di buzzo buono, andare infrasca.

Quantoalui,nonvapiúinlà di Coriolano nel libro di

Shakespeare. A parte lapagina sportiva e i fumetti, ilgiornale lo annoia. Quandononhanient’altroda leggere,legge i libri verdi. «Portamiun libro verde!» grida a suamadre dal letto. I libri verdisonoivolumidellaChildren’sEncyclopaediadiArthurMee,che ricorda di aver semprevisto in casa. Li ha sfogliatidecine di volte; quando eramoltopiccolo,nestrappavale

pagine, li scarabocchiava coni pastelli, ne rompeva larilegatura, e cosí ora bisognamaneggiarliconcura.

Non li legge sul serio, ilibri verdi: laprosa fa troppospazientire,ètroppoleziosaeinfantile, se si esclude lasecondametà del volume 10,l’indice, pieno diinformazioni concrete.Ma sisofferma sulle immagini,soprattutto le fotografie delle

sculture dimarmo, uomini edonne nudi con drappi distoffa intorno ai fianchi.Ragazze di marmo lisce esnelle riempiono i suoi sognierotici.

La cosa sorprendenteriguardo ai suoi raffreddori ècome si risolvano presto osembrino risolversi. Alleundicidelmattinoglistarnutisono cessati, il senso diottenebramento nella testa è

scomparso, si sente bene.Neha ormai abbastanza delpigiama sudato, puzzolente,delle coperte che sanno distantioedell’avvallamentonelmaterasso, dei fazzolettifradici sparsi tutt’intorno. Sialzamanonsiveste:vorrebbedire sfidare troppoapertamentelafortuna.Cautoanonmettereilnasofuoridicasa per non farsi vedere daivicini o dai passanti, gioca

con il Meccano, incollafrancobolli sull’album, infilabottoni nello spago, intrecciacordoncini con gli avanzi deigomitoli di lana. Il cassetto èpieno di cordonciniintrecciati da lui che nonservonoanientesenoncomecinturedellavestagliachenonha. Quando suamadre entranella sua stanza, si mostramogio, preparandosi a tener

testa alle sue osservazionicaustiche.

Tuttisospettanochesiaunimbroglione. Non riesce maia persuadere sua madre chesta veramente male; quandolei cede alle sue suppliche, lofa con malgarbo, e soloperché non sa dirgli di no. Isuoi compagni di scuolapensano che sia unafemminuccia e un cocco dimamma.

Eppure la verità è chemolte mattine si sveglialottando per riuscire arespirare;accessidistarnutilosconvolgonoperminutiinterifino a farlo ansimare epiangereefarglidesideraredimorire. Non c’è nessunafinzione in questi suoiraffreddori.

La regola è che quando cisi assenta da scuola bisognaportare la giustificazione.

Conosceamemoria la letteratipo di suamadre: «La pregodi scusare John per l’assenzadi ieri. Aveva un forteraffreddore e ho ritenutoopportuno farlo restare aletto. Distinti saluti». Luiporge queste lettere, che suamadrescrivecomemenzogneechevengonolettecometali,conapprensione.

Quandoallafinedell’annocontaigiornidiassenza,sono

quasi uno su tre. Eppure èsempre il primo della classe.La conclusione cui giunge èche quanto succede in classenon ha importanza. Puòsempre recuperare a casa.Fosse per lui, rimarrebbe acasa tutto l’anno, sipresenterebbe solo per gliesami.

Tutto ciò che dicono gliinsegnanti è già scritto inqualche manuale. Non li

disprezza per questo, enemmenoisuoicompagni.Adire il vero non gli piacequando, ogni tanto,l’ignoranza di un insegnanterisulta evidente. Se potesse, isuoi insegnanti, liproteggerebbe. Ascolta conattenzione ogni loro parola.Ma ascolta non tanto perimparare quanto per evitaredi essere sorpreso mentresogna a occhi aperti («Che

cosa ho detto? Ripeti quelloche ho appena detto»), perevitare di essere richiamatodavantiallaclasseeumiliato.

È convinto di esserediverso, speciale. Ciò cheancora non sa è perché è almondo. Ha il sospetto chenondiventeràunreArtúounAlessandro Magno, riveritoda tutti nel corso della suavita.Luiverràapprezzatosolodopochesaràmorto.

Aspetta la chiamata.Quando arriverà, lui saràpronto. Risponderà risoluto,anche se significherà andareincontro allamorte, comegliuomini della BrigataCavalleggeri.

Il parametro in base alqualesigiudicaèquellodellaVC,laVictoriaCross.Sologliinglesi hanno la VC. Gliamericaninoncel’hanno,né,con sua grande delusione, ce

l’hanno i russi. I sudafricaninoncel’hannosenz’altro.

Non può non notare cheVC sono le iniziali di suamadre.

Il Sudafrica è un paesesenza eroi. WolraadWoltemade potrebbe essereconsideratotale,forse,senonavesse un nome tantoridicolo. Tuffarsiripetutamente in un maretempestoso per aiutare

marinai sfortunatièdi sicuroun gesto coraggioso; ma ilcoraggio era dell’uomo o delcavallo? Al pensiero delcavallo bianco di WolraadWoltemade che si tuffa conindefessa tenacia tra le onde(gli piace la duplice,adamantina forza contenutanell’espressione con indefessatenacia) sente un nodo ingola.

Vic Toweel sfida Manuel

Ortiz per il titolo dei pesigallo. L’incontro si svolge unsabato sera. Rimane alzatofinoatardiconsuopadreperascoltare la radiocronaca.All’ultimo round Toweel,sanguinante ed esausto, siscaglia contro l’avversario.Ortiz vacilla; la folla siscatena, la voce delradiocronistaèormairauca.Igiudici annunciano la lorodecisione: il sudafricano

Viccie Toweel è il nuovocampione del mondo. Lui esuopadreurlanoesultantiesiabbracciano. Non sa comemanifestare la sua gioia.Seguendo l’impulso afferra icapelli del padre, li tira contuttelesueforze.Suopadrefaun balzo indietroguardandolo conun’espressionestrana.

Per giorni i quotidianisono pieni di immagini

dell’incontro.ViccieToweelèun eroe nazionale. Quanto alui, ben presto il suoentusiasmo scema. È ancoracontento che Toweel abbiabattuto Ortiz, ma hacominciato a chiedersiperché.ChièToweelper lui?Perché non dovrebbe esserelibero di scegliere tra Toweele Ortiz nella boxe come èlibero di scegliere tra gliHamilton e i Villager nel

rugby?Deve per forza fare iltifoperToweel,questobruttoometto con le spalle curve, ilnasone e vuoti occhietti neri,solo perché Toweel(nonostanteilnomeridicolo)è sudafricano? I sudafricanidevono fare il tifo per chi èsudafricano anche se non loconosce?

Suo padre non gli è diaiuto.Suopadrenondicemainiente di sorprendente.

Prevede immancabilmentechevincerà ilSudafricaochevincerà laProvinciadelCapooccidentale, nel rugby o nelcricket o quello che è. –Secondo te chi vince? – glichiede con aria di sfida ilgiornoprimachelaProvinciadel Capo occidentale giochicontro il Transvaal. – LaProvincia del Capooccidentale, e di molto, –risponde suo padre in modo

meccanico. Ascoltano laradiocronaca e vince ilTransvaal. Suo padre nonbatte ciglio. – L’annoprossimovinceràlaProvinciadel Capo occidentale, – dice.–Aspettaevedrai.

Gli pare stupido credereche vincerà la Provincia delCapo occidentale solo perchésièdiCittàdelCapo.Megliocredere che vincerà il

Transvaal, cosí se poi nonvinconoèunabellasorpresa.

Ha ancora nella mano lasensazione lasciatagli daicapelli del padre, ispidi,robusti. La violenza del suogesto lo sconcerta e inquietaancora.Primadialloranonsiè sentito mai cosí libero neiconfronti del corpo di suopadre. Preferirebbe che nonsuccedessepiú.

1 W. Wordsworth, Versicomposti ad alcune migliadall’abbazia di Tintern, vv. 76-77[trad.it.diFrancoBuffoni,inPoetiromantici inglesi, Milano 1990, p.218].

2 W. Shakespeare, Macbeth,I.VII.I e V.I.51. I versi sonomodificatirispettoall’originale.

Tredici.

È tarda sera. Gli altridormono. Lui è a lettoimmersoneiricordi.Illettoè

attraversato da una strisciaarancio proveniente dailampionicheilluminanotuttalanotteReunionPark.

Sta ripensandoaciòcheèsuccesso quella mattinadurantelafunzione,quandoicristiani cantavano gli innimentreebreiecattolicieranoliberidifareciòchevolevano.Due ragazzi piú grandi,entrambicattolici, loavevanomessoconlespallealmuro.–

Quando vieni al catechismo?–avevanodomandato.–Nonpossovenireal catechismo, ilvenerdípomeriggiodevo faredelle commissioni per miamadre,–avevamentito.–Senon vieni al catechismo nonpuoi essere un cattolico, –avevano detto. – Io sonocattolico, – aveva insistitomentendodinuovo.

Se accadesse il peggio,pensa ora affrontando il

peggio, se il prete cattolicodovesseandareda suamadrea chiedere perché lui non vamai al catechismo,o– l’altrosuo incubo – se il direttoredella scuola dovesseannunciare che tutti i ragazzicon nomi afrikaner devonotrasferirsi nelle classi diafrikaans; se quell’incubo sitrasformasse in realtà e a luinon restasse che rifugiarsi ingrida ingiustificate, strepiti e

pianti, nel comportamentoinfantile che, ne èconsapevole, è ancora dentrodi lui, compresso come unamolla; se, dopo quellatempesta, dovesse comeultimo passo disperatoricorrere alla protezione disua madre, rifiutandosi ditornare a scuola,supplicandola di salvarlo; sedovessecomportarsi inmodocosídisonorevole,mettendoa

nudo, fino in fondo e unavolta per tutte, ciò che sololui,amodosuo,esuamadre,a modo suo, e forse suopadre, in quel suo modocolmo di disprezzo, sanno, ecioè che lui è ancora unbambino e non cresceràmai;se tutte le storie che si sonoman mano consolidateintornoalui,fabbricatedaluistesso, fabbricate da anni dicomportamento normale,

almeno in pubblico,dovessero crollare, e il suonucleo ripugnante, nero,lacrimoso, puerile, dovesseemergere cosí che tutti lovedano e possano riderne,come potrebbe continuare avivere? A quel punto nonsarebbeancheluiguasto,nondiversamente da uno di queibambinimongoloidi, stenti edeformi,bavosi e con lavoceroca, che tanto varrebbe

strangolareo fardormirepersempre con una buona dosedisonniferi?

Tuttii lettidellacasasonovecchiestanchi,conlemollerotte, e scricchiolano alminimomovimento.Cercadistareilpiúimmobilepossibilenella scheggia di luce cheentra dalla finestra, consciodel proprio corporannicchiatosuunfianco,deipugni serrati contro il petto.

In questo silenzio cerca diimmaginarelapropriamorte.Si sottrae a tutto: alla scuola,allacasa,asuamadre;cercadiimmaginare i giorni chetrascorrono senza di lui. Manon ci riesce. C’è semprequalcosa che si lascia dietro,qualcosadipiccoloedinero,come una noce, come unaghianda rimasta nel fuoco,secca,copertadicenere,dura,incapace di crescere, ma

comunque lí. Riesce aimmaginare se stesso chemuore ma non che sparisce.Per quanto ci provi, nonriesce ad annullare l’ultimoresiduodisestesso.

Che cosa lo mantiene invita?È lapauradeldoloredisua madre, un dolore cosígrande chenonpuò tolleraredipensarciperpiúdiqualchesecondo? (La vede in unastanza spoglia, ritta, in

silenzio,chesicopregliocchicon lemani;poi tira la tendasu di lei, sull’immagine).Oppurec’èqualcos’altroinluichesirifiutadimorire?

Ricorda l’altra volta in cuilo hannomesso con le spallealmuro,quandoidueragazziafrikaner gli hannoimmobilizzato lemani dietrola schiena e lo hanno spintofin dietro al terrapieno infondo al campo da rugby.

Ricorda in particolare ilragazzo piú grande, cosígrasso che il grasso gliricadeva fuori dagliindumenti stretti – uno diquei deficienti osemideficienti che possonospezzarti leditaoschiacciartilatracheaconlastessafacilitàcon cui tirano il collo a unuccello, sorridendo placidimentrelofanno.Avevaavutopaura, non c’è dubbio, il

cuore glimartellava in petto.Eppurequantoeraveraquellapaura?Mentreavanzavaperilcampoincespicandotra idueragazzi che lo tenevanoprigioniero, non c’eraqualcosa di piú profondodentro di lui, una sensazionedi assoluta allegria, chediceva: «Non preoccuparti,nulla può toccarti, non è cheun’avventuracomelealtre»?

Nullapuòtoccarti,nonc’è

nientechetunonsiaingradodi fare. Sono queste le duecosechesipossonodiredilui,due cose che in realtà sonouna sola, la cosa giusta e altempostessolacosasbagliatache lo riguardano. Equest’unica cosa che è duecose insieme significa che luinon morirà, qualunque cosaaccada; ma non significaanchechenonvivrà?

È piccolo. Sua madre lo

tira su, faccia avanti,afferrandolo da sotto leascelle. Le gambe penzoloni,la testa che gli si piega, ènudo;masuamadre loreggedavantiaséeavanza.Leinonha bisogno di guardare doveva, deve solo proseguire.Dinanzi a lui, via via che leiavanza, tutto si trasforma inpietra e si frantuma. Lui èsoltanto un bambino piccolocon ilpancione e la testa che

gli ciondola, ma possiedequestopotere.

Poisiaddormenta.

Quattordici.

Arriva una telefonata daCittà del Capo. Zia Annie ècaduta dalle scale del suo

appartamentodiRosebank.Siè rotta il bacino e l’hannoportataall’ospedale;qualcunodeveoccuparsidilei.

È luglio, pieno inverno.Tutto il Capo occidentale èricoperto da una coltre difreddoepioggia.Prendono iltreno del mattino per Cittàdel Capo – lui, sua madre esuofratello–,poiunautobuschepercorreKloofStreetfinoal Volkshospitaal. Zia Annie,

minuscolacomeunabambinanella sua camicia da notte afiorellini, è nel repartofemminile.Ilrepartoèpieno:vecchie con facce accigliate,sofferenti, camminano investaglia strascicando i piedi,sibilandotrasé;donnegrasse,sciatte, sedute sul bordo delletto con facce vuote, i seniche spuntano fuori senzacheloro se ne curino. Unaltoparlante nell’angolo è

sintonizzato su SpringbokRadio. Sono le tre, ilprogramma pomeridiano dibrani a richiesta:When IrishEyes are Smiling con NelsonRiddleelasuaorchestra.

Zia Annie stringe ilbracciodisuamadreconunamano rinsecchita. – Vera,voglio andarmene da qui, –dice in un sussurro rauco. –Nonèilpostoperme.

Sua madre le dà un

buffetto sulla mano, cerca diconsolarla. Sul comodino, unbicchiere d’acqua per ladentieraeunaBibbia.

La caposala dice che ilbacino è stato ingessato. ZiaAnniedovràpassareun altromesealettofinchél’ossononsi saldi.–Nonèpiúgiovane,ci vuole tempo –. Quindidovràusarelestampelle.

Poi, come ripensandoci,aggiunge che quando zia

Annieèstataricoverataavevale unghie dei piedi lunghe enerecomeartiglidiuccello.

Suo fratello, annoiato, hacominciatoafrignare,dicediaver sete. Sua madre fermaun’infermiera e la convince aportarleunbicchiered’acqua.Imbarazzato, lui distoglie losguardo.

Vengono mandati infondoalcorridoionell’ufficiodell’assistente sociale. – Siete

suoi parenti? – chiedel’assistente sociale. – Poteteospitarla?

Le labbra di sua madre sicontraggono.Scuotelatesta.

– Perché non può tornareacasasua?–lechiedeluipiútardi.

– Non può salire le scale.Nonpuòandareafarlaspesa.

–Non voglio che venga astaredanoi.

–Nonverràastaredanoi.

L’ora delle visite èterminata, è arrivato ilmomento di salutarsi. Gliocchi di zia Annie siriempionodi lacrime.Afferrail braccio di sua madre contanta forza che bisognastaccareleditaaunaauna.

– Ek wil huistoe gaan,Vera, – sussurra. Voglioandareacasa.

– Ancora qualche giorno,zia Annie, finché non potrai

camminare di nuovo, – dicesua madre con la voce piútranquillizzantepossibile.

Lui non ha mai vistoquesto lato del suo carattere:questaslealtà.

Poi tocca a lui. Zia Annieallungaunamano.ZiaAnniegli viene al tempo stessoprozia emadrina.Nell’albumc’è una fotografia di lei conunbambinotralebracciachedicono sia lui. Indossa un

vestito nero che le arriva allecaviglieeuncappellonerodifoggiaantica;sullosfondoc’èuna chiesa. Siccome è la suamadrina è convinta di avereun rapporto speciale con lui.Pare non rendersi conto deldisgusto che lui prova neisuoi confronti, cosí rugosa eripugnante nel suo lettod’ospedale, il disgusto cheprova per tutta quella corsiapiena di donne ripugnanti.

Cercadinondarloavedere;ilsuocuorebruciadivergogna.Sopportalamanosulbraccio,ma vorrebbe andarsene,uscire da quel posto e nonfarcimaipiúritorno.

– Sei cosí intelligente, –dice zia Annie con la vocebassa, roca, che ha sempreavutoper quel che ricorda. –Seiunuomofatto,tuamadrecontasudite.Deviamarlaed

esserediaiuto siaa lei chealtuofratellino.

Essere di aiuto a suamadre? Che sciocchezza. Suamadre è una roccia, unacolonna di pietra. Non è luiche dev’essere di aiuto a lei,bensí lei a lui! Perché ziaAnniedicequestecose?Fingedi essere in punto di morte,quando ha soltanto unafratturaalbacino.

Annuisce, cerca di

mostrarsi serio e attento eobbediente mentre in cuorsuo aspetta solo che leimollila presa. Zia Annie fa quelsorrisoeloquentechealludeallegame speciale tra lei e ilprimogenito di Vera, unlegame che lui non senteaffatto, non riconosce. Gliocchi di zia Annie sonoinespressivi, di un azzurrosmorto, slavati. Haottant’anni ed è quasi cieca.

Nemmeno con gli occhialiriesce a leggere la Bibbiacomesideve,latienesoltantoin grembo mormorando traséleparole.

Allenta la presa; luiborbotta qualcosa e fa unpassoindietro.

Tocca a suo fratello, cheaccetta di essere baciato. –Arrivederci, cara Vera, –gracchiaziaAnnie.–MagdieHere jou seën, jou en die

kinders –. Che Dio benedicateeibambini.

Sono le cinquee cominciaafarbuio.Neltrambustocheglièpocofamiliaredell’oradipunta prendono il treno perRosebank. Passeranno lanotte a casa di zia Annie: laprospettiva lo riempie disconforto.

Zia Annie non ha ilfrigorifero. La dispensa noncontiene altro che qualche

melavizza,unmezzofilonedipaneammuffito,unvasettodipasta di acciughe di cui suamadrenonsi fida.Lomandaal negozio indiano; cenanoconpane,marmellataetè.

La tazza del gabinetto èmarrone di sporcizia. Gli sirivolta lo stomaco quandopensa alla vecchia con leunghiedeipiedilungheenereaccovacciata lí sopra. Nonvuoleservirsidiquelbagno.

–Perchédobbiamorestarequi? – chiede. – Perchédobbiamorestarequi?–glifaecosuofratello.–Perchésí,–dicesuamadrecupa.

Zia Annie usa lampadineda quaranta watt perrisparmiare elettricità. Nellafioca luce gialla della cameradalettosuamadrecominciaariporre nei cartoni gliindumenti di zia Annie.Prima d’ora non è mai stato

in camera di zia Annie. Allepareti ci sono fotografieincorniciate di uomini edonne dall’aspetto severo,minaccioso: i Brecher, i duBiel,isuoiantenati.

–PerchénonvaastaredazioAlbert?

– Perché Kitty non puòprendersi cura di due vecchimalati.

– Non voglio che venga astaredanoi.

–Nonverràastaredanoi.–Ealloradoveandrà?–Letroveremounacasadi

riposo.–Che vuol dire «una casa

diriposo»?– Una casa, una casa…

unacasaperpersoneanziane.Nell’appartamento di zia

Annie l’unica stanza che glipiace è il ripostiglio.È zeppofino al soffitto di giornalivecchi accatastati e scatole di

cartone.Cisonoscaffalicolmidi libri, tutti uguali: un librotozzo rilegato in rosso,stampato sulla spessa cartagrezza usata per i libri inafrikaans, simile a cartaassorbente, con pagliuzze ecaccole di moscheintrappolate dentro. Il titolosul dorso è Ewige Genesing;sullacopertinac’èiltitoloperintero, Deur ’n gewaarlikekrankheid tot ewige genesing,

«Attraverso una malattiapericolosafinoallaguarigioneeterna». L’autore è il suobisnonno, il padre di ziaAnnie;alui–èunastoriacheha sentito molte volte – ziaAnniehadedicatogranpartedella sua vita, dapprimatraducendoilmanoscrittodaltedesco in afrikaans, poispendendoisuoirisparmiperpagare a un tipografo diStellenbosch le centinaia di

copie stampate, e a unrilegatore la rilegatura dialcunedi esse, infine facendoil giro delle librerie di CittàdelCapo.Quandoilibrainonsi lasciarono persuadere acomprare il libro, zia Anniecominciòavenderloleistessaporta a porta. Le copierimastesonosugli scaffalidelripostiglio; gli scatolonicontengono pagine a stampa

sciolte, accuratamentepiegate.

Ha cercato di leggereEwigeGenesing,ma è tropponoioso.NonappenaBalthazarduBielcominciaaraccontarela storia della sua infanzia inGermania, subito lainterrompe con lunghiexcursus sulle luci in cielo esulle voci che gli parlanodall’alto.Tuttoillibrosembraconcepitocosí:brevibranisu

di sé seguiti da lunghiresoconti di ciò che glidicevano le voci. Con suopadrescherzadatemposuziaAnnie e suo padre BalthazarduBiel.Pronunciano il titolodel libro nel modosentenzioso, cantilenante deipredikant, strascicando levocali:«Deur ’n gewaaaarlikekrannnnkheid tot eeeewigegeneeeesing».

–IlpadrediziaAnnieera

pazzo?–chiedeasuamadre.–Sí,immaginodisí.–Perchéalloraleihaspeso

tuttiisuoisoldiperstampareillibro?

–Avevadisicuropauradelpadre. Era un tedescoterribile, all’antica,tremendamente crudele, unautocrate. Tutti i suoi figli lotemevano.

–Manoneragiàmorto?–Sícheloera,maleiaveva

di sicuro un forte senso deldovereneisuoiconfronti.

Sua madre non vuolecriticare zia Annie e il suosensodeldovereneiconfrontidiquelvecchiopazzo.

La cosa migliore nelripostiglio è il torchio. È diferro,pesanteesolidocomelaruota di una locomotiva.Convinceilfratelloastenderele braccia sulla piastra; poigira la grande vite finché le

braccia del fratello non sonoimmobilizzate del tutto e luinonpuò sfuggire.Dopodichési scambiano i ruoli e suofratellofalastessacosaalui.

Un paio di giri di vite inpiú, pensa, e le ossa sispappolerebbero. Che cosa litrattienedalfarlo,tuttiedue?

QuandoeranoaWorcesterda pochi mesi, erano statiinvitati in una fattoria cheforniva frutta alla Standard

Canners. Mentre i grandiprendevano il tè, lui e suofratello avevano girovagatoper l’aia.Auncertopunto sierano imbattuti in unamacchina per macinare ilgranturco.Luiavevapersuasoilfratelloametterelamanoinfondo all’imbuto dovevenivanogettati ichicchi,poiavevagiratolamanopola.Perun attimo, prima che lafermasse,avevasentitoleossa

sottili delle dita spappolarsi.Suo fratello, con la manointrappolata nella macchina,era sbiancato per il dolore,un’espressione sgomenta,interrogativa,sulvolto.

Liavevanoportatidicorsaall’ospedale, dove un dottoreavevaamputatoasuo fratellometà del dito medio dellamanosinistra.Perunpo’ eraandato in giro con la manobendata e il braccio al collo;

poi si era messo un piccolocopriditodipellenera.Avevasei anni. Sebbene nessunofingessecheilditoglisarebbericresciuto,nonsilamentava.

Nonsièmaiscusatoconilfratello, né è mai statorimproverato per ciò che hafatto. Nonostante ciò, quelricordo è una sorta dimacigno, il ricordo delladelicata resistenza opposta

dallacarneedall’osso,epoiilrumoredellamola.

–Almenopuoiesserefierodi averequalcuno in famigliache ha fatto qualcosa nellavita, che si è lasciato dietroqualcosa,–dicesuamadre.

–Mahaidettocheeraunvecchioorribile.Haidettocheeracrudele.

– Sí,ma ha fatto qualcosanellavita.

Nella fotografia in camera

di zia Annie, Balthazar duBiel ha occhi torvi, fissi, e labocca contratta inun’espressione dura. Accantoa lui sua moglie sembrastanca e accigliata. Balthazardu Biel la conobbe – era lafiglia di un altro missionario–quandogiunse inSudafricaper convertire i pagani. Piútardi, quando andò inAmerica a predicare ilvangelo, la portò con sé

assieme ai loro tre figli. Suuno di quei battelli a ruoteche navigano lungo ilMississippi qualcuno diede asuafigliaAnnieunamela,chelei gli portò. Lui le fece unaramanzina perché avevaparlato con uno sconosciuto.Sono questi i pochi fatti checonosce su Balthazar, oltre aquanto è detto in quel librorosso poco maneggevole dicui al mondo esistono molte

piú copie di quelle che ilmondovorrebbe.

ItrefiglidiBalthazarsonoAnnie, Louisa – la madre disua madre – e Albert, chenelle fotografie appese incamera di zia Annie apparecome un bambino dall’ariaspaventata vestito allamarinara. Ora Albert è zioAlbert,unvecchiocurvodallapelle bianca e molle comequella di un fungo, che non

smettemaidi tremareedeveessere sorretto mentrecammina. Nella sua vita zioAlbertnonhamaiavutounostipendio vero e proprio. Hapassatoigiorniascriverelibriestorie;chiuscivaperandareallavoroerasuamoglie.

Chiede a suamadre comesiano i libridi zioAlbert.Neha letto uno tanto tempo fa,dice,manon se lo ricorda. –Sono molto all’antica. La

gente non legge piú libri diqueltipo.

Trova due libri di zioAlbert nel ripostiglio,stampati sulla stessa cartaspessa di Ewige Genesing marilegati in marrone, lo stessomarrone delle panchine nellestazioni. Uno è intitolatoKain,l’altroDieSondesvandivaders,«Ipeccatideipadri».–Posso prenderli? – chiede asua madre. – Credo proprio

disí,–dicelei.–Nessunonelamenteràlamancanza.

Cerca di leggere DieSondes van die vaders, manon va oltre pagina dieci, ètropponoioso.

«Deviamaretuamadreedesserle di aiuto». Rimuginasui consigli di zia Annie.Amare: una parola chepronunciaafiordilabbracondisgusto. Persino sua madrehaimparatoanonusarlacon

lui, anche se ogni tanto lescappa un delicato amoremio, quando gli dà la buonanotte.

Non scorge nessun sensonell’amore. Quando nei filmuominiedonnesibaciano,eiviolini suonano bassi estruggentiinsottofondo,luisisenteribollire.Giurachenonsarà mai cosí: smidollato,sdolcinato.

Nonpermetteanessunodi

baciarlo, solo alle sorelle disuo padre, e fa questaeccezione perché è una loroabitudine e non conosconoaltro. I baci fanno parte delprezzo che paga per andarealla fattoria: con le labbrasfiora svelto le loro, che perfortunasonosempreasciutte.Ifamiliaridisuamadrenonsiscambiano baci. Né ha maivisto sua madre e suo padredarsiunbacioveroeproprio.

Certe volte, quando ci sonoaltre persone presenti e peruna qualche ragione devonofingere, suo padre bacia suamadresullaguancia.Leiglielaporge con riluttanza, conrabbia, come se fossecostretta;ilbaciodisuopadreèleggero,rapido,nervoso.

Ha visto il pene di suopadre soltanto una volta. Èstato nel 1945, quando eraappenatornatodallaguerrae

tutta la famiglia si era riunitaa Voëlfontein. Suo padre edue suoi fratelli erano andatia caccia, e se l’erano portatodietro.Eraunagiornatacalda;arrivatiaunbacinoartificiale,avevano deciso di fare unanuotata. Quando si eraaccorto che avevanointenzione di nuotare nudi,avevacercatodi sottrarsi,maloro non glielo avevanopromesso. Erano allegri e

pieni di voglia di scherzare;volevano che anche lui sispogliasse e nuotasse assiemea loro,ma lui si era rifiutato.Cosí aveva visto il pene dituttietre,quellodisuopadremeglio degli altri, chiaro,bianco. Ricorda benissimoquanto fosse seccato all’ideadi essere costretto aguardarlo.

Isuoigenitoridormonoinlettiseparati.Nonhannomai

avuto un letto matrimoniale.L’unico che ha visto è allafattoria,nellacamerada lettopiú ampia, dovedormivano inonni. Pensa che i lettimatrimoniali siano antiquati,che risalgano all’epoca in cuiuna moglie faceva un figlioall’anno, come le pecore o lescrofe. È contento che i suoigenitori abbiano smesso difarequellecoseprimache luisapessedichesitrattava.

È disposto a credere che,tanto tempo fa, a VictoriaWest,primache luinascesse,i suoi genitori si amassero,dato che, a quanto pare,l’amore è un requisitofondamentale per ilmatrimonio. Nell’album cisono fotografie che lodimostrano: loro due sedutivicini durante un picnic, peresempio. Ma tutto questodeve essere finito anni fa, e

secondo lui ne hanno trattograndebeneficio.

Quanto a lui, cos’hanno ache vedere le feroci, rabbioseemozioni che prova per suamadre con le languidesmanceriesulloschermo?Suamadre lo ama, è pronto ariconoscerlo; ma è proprioquesto il problema, è questoche è sbagliato, che non ègiusto,nel suoatteggiamentoverso di lui. Il suo amore

affiorasoprattuttoinquelsuoesserevigile,prontaasalvarloqualora fosse in pericolo.Fosse per lui (ma non lofarebbe mai), siabbandonerebbeallesuecureesifarebbeaccudiredaleiperil resto della vita. È proprioperché è cosí sicuro di lei edellasuasollecitudinechestatantoinguardia,nonsirilassamai,nonledàmaiunamezzachance.

Vorrebbetantosbarazzarsidelle sue vigili attenzioni.Forse verrà un giorno in cuiper ottenere ciò dovràimporsi, rifiutarla conbrutalità, al punto che lei siritrarrà spaventatalasciandolo finalmente libero.Eppurebastachepensiaquelmomento, che immagini lasua espressione sorpresa, chesenta quanto è ferita perlasciarsi sopraffare dal senso

di colpa. Farebbe qualsiasicosa per attutire il colpo: laconsolerebbe, leprometterebbe chenon seneandràmai.

Sentire quanto è ferita,sentirlointimamentecomesefosseunapartedilei,eleiunapartedilui,èlaconfermacheè in trappola e non puòuscirne.Dichièlacolpa?Luila biasima, è arrabbiato conlei, ma si vergogna anche

della propria ingratitudine.Amare: è proprio questo chevuol dire, essere in questagabbia, correre avanti eindietro, avanti e indietro,come un povero babbuinodisorientato.Chepuòsapernel’innocente zia Annie,ignorante com’è, dell’amore?Lui conosce il mondo millevolte piú di lei, che hasgobbato per tutta la vita sulfollemanoscrittodelpadre.Il

suocuoreèvecchio,èoscuroe duro, un cuore di pietra. Èquesto il suo spregevolesegreto.

Quindici.

Sua madre ha fatto unanno di università prima dilasciare il posto ai fratelli

minori. Suo padre è un abileprocuratore legale; lavoraperla Standard Canners soloperchéaprireunostudio(cosíglidicesuamadre)costerebbepiú soldidiquantinehanno.Sebbene biasimi i suoigenitori per non averloallevato come un bambinonormale, è fiero della loroistruzione.

Siccome a casa parlanoinglese, siccome a scuola è

sempreilprimodellaclasseininglese, si considera inglese.Sebbene abbia un cognomeafrikaner, sebbene suo padresia piú afrikaner che inglese,sebbene lui stesso parliafrikaans senza l’accentoinglese, non potrebbe maiessere scambiato per unafrikaner, nemmeno per unistante. L’afrikaans che è ingrado di padroneggiare èlimitato e parziale; c’è un

mondo fitto di allusioni edespressioni gergali che i veriragazzi afrikaner sono ingrado di padroneggiare – dicui l’oscenità non è che unaparte – al quale lui non haaccesso.

C’èancheunmododifarecomune agli afrikaner – unasicurezza, una certaintransigenza, e, accanto aesse, un continuominacciarediricorrereallaforzafisica(li

considera alla stregua dirinoceronti, enormi,ponderosi,nerboruti,prontiaurtarsi l’un l’altro quando sipassanoaccanto)–chealuièestraneo e dal quale in realtàrifugge.Brandisconolalinguacome una clava contro inemici. Per strada è meglioevitarli, se li si incontra ingruppo; anche singolarmentehanno un’aria truculenta,minacciosa. Certe volte al

mattino, quando gli allievistanno in filanelcortiledellascuolasuddivisiperclasse,luiscruta i ragazzi afrikaner allaricerca di qualcuno diverso,qualcuno che abbia un toccodidelicatezza,manonriesceatrovarne nessuno. Èimpensabile che lo sbattanoin mezzo a loro: loschiaccerebbero,piegherebbero la sua forzad’animo.

Eppure, con sua grandesorpresa, non è disposto aconsegnare loro la linguaafrikaans. Ricorda la suaprimissima visita aVoëlfontein, quando avevaquattro o cinque anni e nonsapeva nemmeno una paroladi afrikaans. Suo fratello eraancora piccolo, se ne stavachiuso in casa al riparo dalsole; non c’era nessuno concuigiocare,aparte ibambini

meticci. Insieme a lorofabbricava barchette con ibaccelli e le faceva navigarelungo i canali di irrigazione.Ma era come una creaturamuta: doveva mimare ognicosa; a volte aveva lasensazione di scoppiare pertutte le cosechenonriuscivaadire.Poi,all’improvviso,ungiorno aprí la bocca e siavvide che sapeva parlare,parlare con facilità e

scioltezza e senza doversiinterrompere per pensare.Ricorda ancora come si eraprecipitato da sua madregridando: – Ascolta! Sonocapacediparlareinafrikaans!

Quandoparlaafrikaans,dicolpo tutte le complicazionidella vita sembrano svanire.L’afrikaans è come uninvolucrofantasmaticocheloaccompagnaovunque,dentroilqualeèliberodientrareper

diventare subito un’altrapersona, piú semplice, piúgaia,dalpassopiúleggero.

Una cosa degli inglesi chelodelude,cheluinonimiteràmai, è il loro disprezzodell’afrikaans.Quandoalzanole sopracciglia e con ariaaltezzosa storpiano le parolein afrikaans, come sepronunciare veld con la vfosseunsegnodieleganza,luisi ritrae: si sbagliano, e,

peggio ancora che sbagliarsi,sono ridicoli. Dal canto suo,nonfaconcessioni,nemmenotra gli inglesi: le parole inafrikaans gli escono comedevono uscire, con tutte leloroconsonantidureevocalidifficili.

Nella sua classe ci sonoparecchi bambini oltre a luicon cognomi afrikaner.Nelleclassidiafrikaans,invece,noncisonobambiniconcognomi

inglesi. Tra i ragazzi piúgrandi conosce un afrikanerdi nome Smith che potrebbebenissimo essere uno Smit;tuttoqua.Èunpeccato,maècomprensibile: quale inglesesposerebbe mai una donnaafrikaner e metterebbe sufamiglia visto che le donneafrikaner sono grandi egrosse, con seni prorompentie tanto di pappagorgia,oppureossuteemalfatte?

Ringrazia Dio che suamadre parli inglese. Madiffidadisuopadre,malgradoShakespeare eWordsworth eil cruciverba del «CapeTimes». Non capisce comemai suo padre continui asforzarsi di fare l’inglese aWorcester, dove sarebbe cosífacile per lui tornare a essereun afrikaner. L’infanzia aPrinceAlbert, sullaqualesuopadre scherza assieme ai

fratelli, non gli pare affattodiversa dalla vita di unafrikaner a Worcester. Èaltrettanto incentrata sullepercosse e sulla nudità, suibisogni corporali soddisfattidavanti agli altri bambini, suun’indifferenza animale neiconfrontidellavitaprivata.

Il pensiero di esseretrasformato in un bambinoafrikaner,conlatestarasataesenza scarpe, lo spaventa. È

come essere condannati allaprigione, a una vita senzaintimità. Non può viveresenza intimità. Se fosseafrikaner dovrebbe vivereogniminutodelgiornoedellanotte in compagnia di altri.Unaprospettivaintollerabile.

Ricorda i tre giorni alcampeggio degli Scouts,ricordalapropria infelicità, ildesiderio profondo,continuamente frustrato, di

sgattaiolareviaeinfilarsinellatendaa leggereun libro tuttosolo.

Un sabato suo padre lomanda a comprare lesigarette.Puòsceglieresefareunlungogiroinbiciclettaperarrivare in centro, dove cisonoverieproprinegoziconvetrineecasse,oseandarealpiccolo negozio afrikanervicino al passaggio a livello,che consiste in una semplice

stanza sul retro di una casacon un banco verniciato dimarrone scuro e gli scaffalipressoché vuoti. Scegliequellopiúvicino.

È un pomeriggio torrido.Dal soffitto del negoziopendono strisce di carneaffumicata, biltong, e ci sonomosche dappertutto. Sta perdirealragazzodietroilbanco– un ragazzo afrikaner piúgrandedilui–chevuoleventi

Springbok senza filtro,quando una mosca gli entrainbocca.Lasputadisgustato.La mosca finisce sul bancodavantialui,sidibatteinunapiccolapozzadisaliva.

–Sies!–diceuncliente.Lui vorrebbe protestare: –

Che dovevo fare? Nonsputarlafuori?Mandarlagiú?Sonosolounbambino!–Male spiegazioni nonservirebbero a niente tra

questa gente spietata. Con lamano pulisce la saliva sulbanco e paga le sigarette inmezzo a un silenzio didisapprovazione.

Nelrievocareilpassatoallafattoria, suo padre parla dinuovo del proprio padreassieme ai fratelli. – ’nWareou jintlman! – dicono, unverogentiluomo,ripetendogliquella frase fatta, e ridono. –

Diswathyopsygrafsteensougewenshet:«ungentiluomodicampagna». Ecco cosa glisarebbe piaciuto inciso sullalapide –. Ridono soprattuttoperché il padre continuava aindossare stivali daequitazione quando ormaitutti alla fattoria portavano ivelskoen.

Sua madre, ascoltandoli,sbuffa con aria sprezzante. –Non dimenticate il terrore

che vi incuteva, – dice. –Avevate paura di accendereuna sigaretta davanti a lui,anche quando eravate giàuominifatti.

Sono imbarazzati, nonsanno che rispondere: hachiaramente toccato un tastodolente.

Suo nonno, quello con lepretese da gentiluomo, unavolta non era proprietariosoltantodellafattoria,dimetà

dell’albergo e dell’emporio diFraserburg Road, possedevaanche una casa a Merwevillecon un pennone propriodavanti,sulqualeilgiornoincui il re compiva gli annifaceva sventolare la bandierainglese.

– ’n Ware ou jintlman en’n ware ou jingo! –aggiungonoifratelli.Unverosciovinista! Ridono un’altravolta.

Sua madre ha ragione.Sembrano dei bambini chedicono parolacce alle spalledei genitori. Comunque, conchedirittoprendonoingiroilpadre?Nonfossestatoperlui,ora non parlerebbero unaparola di inglese: sarebberocome i lorovicini, iBotes e iNigrini, stupidi e grevi,incapaci di discutere d’altroche di pecore e del tempo.Almeno,quandolafamigliasi

riunisce, ridono e scherzanoinun guazzabugliodi lingue,mentre quando i Nigrini o iBotes vengono a trovarli dicolpo l’aria diventa cupa egreve e stagnante. «Ja-nee»,diconoiBotesconunsospiro.«Ja-nee», dicono i Coetzee,pregando che gli ospiti se nevadanoalpiúpresto.

E lui? Se il nonno che luivenera era uno sciovinista, èforse uno sciovinista anche

lui? Quando al cinemasuonanoGodSave theKing esullo schermo sventola labandiera inglese, lui si mettesull’attenti. Il suono dellecornamuse gli fa scorrere unbrivido lungo la schiena, ecosí pure parole come leale,valoroso. Deve mantenerlosegreto, questo suoattaccamento perl’Inghilterra?

Nonriesceacapireperché

tanta gente intornoa luinonama l’Inghilterra.L’InghilterraèDunkerquee iraid aerei sulla GranBretagna. L’Inghilterra fa ilsuodovereeaccettailpropriodestino tranquillamente,senzascalpore.L’InghilterraèilragazzodellaBattagliadelloJütland,cherimaseaccantoalcannonementreilpontesottodiluibruciava.L’InghilterraèLancillotto e Riccardo Cuor

diLeoneeRobinHoodconilsuoarcoinlegnoditassoeilcostume verde. Che cosahanno da contrapporre gliafrikaner? Dirkie Uys, checavalcò finché il suo cavallonon stramazzò a terra. PietRetief, ridicolizzato daDingaan. E poi i Vortrekker,che si vendicarono sparandoa migliaia di zulu che nonavevano nemmeno un fucile,enevannopurefieri.

AWorcesterc’èunachiesaappartenente alla Chiesad’Inghilterra e un sacerdotedai capelli grigi che fuma lapipa e funge anche da caposcout,unsacerdotecheisuoicompagnidiclasse inglesi– iveri inglesi, con nomi inglesie case nel centro storico diWorcester,immersonelverde– chiamano in modofamiliare«padre».Quandogliinglesi parlano cosí, lui

rimane in silenzio. C’èl’inglese che lui padroneggiaconabilità.C’è l’Inghilterra etutto ciò che l’Inghilterrarappresenta, cui crede diessere leale. Ma è necessarioqualcosadipiú, è chiaro,peressereaccettatidavverocomeinglesi: bisogna affrontaredegli esami, e alcuni, lo sa,nonriusciràasuperarli.

Sedici.

È stato deciso qualcosa altelefono, non sa di che sitratti, ma si sente a disagio.

Non gli piace il sorrisocompiaciuto, furtivo, di suamadre, il sorriso dal qualecapisce che lei ha messo ilnasonegliaffarisuoi.

Sono gli ultimi giorniprima di lasciare Worcester.Sono anche i giorni miglioridell’anno scolastico, con gliesami ormai alle spalle enientedafare,aparteaiutareil maestro a compilare ilregistro.

Mr Gouws legge lunghielenchidivoti;ognibambinofa la somma, materia permateria, poi calcola lepercentuali, facendo ilpossibile per essere il primoadalzarelamano.Ilgiocostanell’indovinare di chi è ilvoto.Di solito lui è in gradodi riconoscere i propri votiche oscillano tra il nove e ildieciinaritmeticaescendonoasetteperstoriaegeografia.

Non va bene in storia egeografiaperchéodiastudiareamemoria. Lo odia al puntoche rimanda lo studioper gliesami di storia e geografiafinoall’ultimomomento,finoalla sera prima dell’esame oaddirittura fino alla mattinastessa. Odia la sola vista delmanuale di storia, con la suarigida copertina colorcioccolato e i lunghi elenchidicause(lecausedelleGuerre

Napoleoniche, le cause delGrandeTrek).GliautorisonoTaljiardeSchoeman.Taljiardse lo immagina magro esecco,Schoemanpaffuto,conuna calvizie incipiente e gliocchiali; Taljard e Schoemansiedono davanti a un tavolo,unodi fronteall’altro, inunastanza di Paarl, e scrivonopagine di malumorepassandosele a vicenda. Nonriesce a immaginare nessun

altromotivo per cui abbianovolutoscrivereil lorolibroininglese se non per dare unalezioneaibambiniengelse.

La geografia non è certomigliore: elenchi di città,elenchi di fiumi, elenchi diprodotti. Quando glichiedonoilnomedeiprodottidi un paese, finisce semprel’elenco con cuoio e pelli, espera di avere ragione. Nonconosce la differenza tra

cuoioepelli,nélaconosconoglialtri.

In quanto agli altri esami,non ci pensa ancora, maquandoarriva ilmomento,cisi tuffa volentieri. È bravonegliesami; senonci fosserogliesamiincuidimostrarediessere bravo, non avrebbeniente di speciale. Gli esamicreano in lui un inebriantestatodieccitazione,nelcorsodel quale scrive in fretta,

sicuro.Quellostatoinsénongli piace ma è rassicurantesaperedipotercicontare.

Certe volte, strofinandodue sassi e inspirando, riescea rivivere quello stato,quell’odore, quel sapore:polvere da sparo, ferro,calore, un pulsare continuodellevene.

Il segreto nascosto dietrola telefonata, e dietro ilsorriso di suamadre, si svela

durante l’intervallo, quandoMr Gouws gli fa un cennoperché rimanga.C’èqualcosadi falso nel suoatteggiamento, una cordialitàdicuinonsifida.

Mr Gouws lo invita aprendere il tè a casa sua. Insilenzio lui annuisce es’imprime l’indirizzo nellamente.

Non vorrebbe andarci.Non che Mr Gouws non gli

piaccia. Se non si fida di luicome si fidava di MrsSanderson in quartaelementare è solo perchéMrGouws è un uomo, il primomaestro maschio che ha maiavuto, e lui è cauto con ciòche avverte in ogni uomo:un’inquietudine, una durezzaappena mitigata, un sottilepiacere per la crudeltà. Nonsa in che modo comportarsicon Mr Gouws o con gli

uomini in genere: se nonopporre resistenza ericercarne l’approvazione, osemantenere una barriera diriservatezza. Con le donne èpiú facile perché sono piúgentili.MaMrGouws–nonpuò negarlo – è un uomodavvero retto. La suapadronanza dell’inglese èbuona,eparenonaverenullacontro gli inglesi o contro ibambinidi famiglie afrikaner

che preferiscono essereinglesi. In occasione di unadelle molte assenze, durantel’ora di analisi grammaticaleMr Gouws ha spiegato icomplementi predicativi.Faticaamettersiallapariconil resto della classe suquell’argomento. Se icomplementi predicativi nonavesseroalcunsenso,comelefrasiidiomatiche,alloraanchei suoi compagni sarebbero in

difficoltà.Ma, a quanto pare,gli altri, la maggior partealmeno, sembra dominareassolutamente la materia. Laconclusione è inevitabile:MrGouws sa qualcosa sullagrammatica inglese che luinonsa.

Mr Gouws usa la vergacome gli altri insegnanti.Mail suo castigo preferito,quando la classe ha fattotroppo chiasso per troppo

tempo, consiste nell’ordinareagli allievi di metter giú lapenna, riporre i libri,intrecciare le mani dietro latesta, chiudere gli occhi erestare seduti in perfettosilenzio.

Eccettuati i passi di MrGouwsmentrecamminasuegiú tra i banchi, nell’aularegna un silenzio assoluto.Dagli eucalipti intorno alcortile giunge il tranquillo

tubare delle colombe. È uncastigo che potrebbesopportare per sempre, conequanimità: le colombe, ilrespiro sommesso deicompagniintornoalui.

Disa Road, la via doveabitaMrGouws,èanch’essaaReunion Park, nella partenuovadelquartiere,anord,laparte che non ha maiesplorato. Non solo MrGouwsabitaaReunionParke

vaascuolaconunabiciclettadalle gomme grosse: ha unamoglie, una donna semplicedi carnagione bruna, e, cosaancor piú sorprendente, duebambinipiccoli.Loscoprenelsoggiorno al numero 11 diDisa Road, dove sul tavolinolo attendono un piatto discones e una teiera colma ditè, e dove, come avevatemuto, rimane solo con MrGouws, disperatamente

costretto a conversare inmodofalso.

Lecosevolgonopersinoalpeggio.MrGouws–chenonindossa giacca e cravattabensí un paio di calzoncini ecalze color cachi – stacercandodidirgliche,orachel’anno scolastico è finito, orache sta per andarsene daWorcester, loro due possonodiventare amici. In realtà stacercando di dire che sono

stati amici tutto l’anno: ilmaestro e l’allievo piúintelligente, il leader dellaclasse.

Si sente sempre piú inagitazione e s’irrigidisce. MrGouws gli offre un altroscone,cherifiuta.–Su,dài!–diceMrGouwse,sorridendo,glielo mette comunque nelpiattino.Luivorrebbepropriononesserelí.

Avrebbe voluto andarsene

daWorcester lasciando tuttoinordine.EraprontoadareaMrGouwsunpostonellasuamemoria accanto a MrsSanderson: non proprio alsuofianco,mavicino.OraMrGouws sta rovinando tutto.Preferirebbe che non fossecosí.

Il secondo scone rimaneintatto nel piattino. Nonvuolepiúfingere:sifasemprepiú muto, ostinato. – Devi

andare?–diceMrGouws.Luiannuisce.MrGouwssialzaelo accompagna al cancello,che è identico al cancello delnumero12diPoplarAvenue,conicardinichecigolanoconlastessanotastridula.

Almeno Mr Gouws ha ilbuonsensodinonstringerglila mano o di fare altrestupidagginidelgenere.

La decisione di lasciare

Worcester ha a che vedereconlaStandardCanners.Suopadre ha deciso che il suofuturo non è nella StandardCanners, che, secondo lui, èin declino. Vuole tornareall’attivitàlegale.

In ufficio c’è una festad’addio,dallaqualesuopadreritorna con un orologionuovo.SubitodopoparteperCittàdelCapo,solo,lasciandoa sua madre il compito di

occuparsi del trasloco. Leiassolda un certo Retief e siaccorda con lui affinché perquindici sterline la suaimpresa, oltre al mobilio,trasportiancheloro.

Gli uomini di Retiefcaricano il furgone, suamadreesuofratellosalgonoabordo. Lui fa un ultimo girodi corsa intorno alla casavuota per accomiatarsi.Dietro la porta d’ingresso c’è

il portaombrelli, nel quale disolito ci sono due mazze dagolf e un bastone dapasseggio, vuoto. – Si sonodimenticati il portaombrelli!– grida. – Vieni! – dice suamadre. – Lascia perdere quelvecchio portaombrelli! – No!– grida di rimando, bendecisoanonandarsenefinchégliuomininonhannopresoilportaombrelli.–Disnet ’nou

stukpyp,–brontolaRetief.Èsoltantounpezzoditubatura.

Cosí apprende che quelloche considerava unportaombrellinonèaltrocheun pezzo di fognatura dicementochesuamadreavevaportatoincasaeverniciatodiverde. È questo che stannoportando con sé a Città delCapo, assieme al cuscinopienodipelidicanesulqualedormiva Cossack, alla rete

metallica arrotolata delpollaio, alla macchina chelancia le palle da cricket e albastone con il codiceMorse.MentrearrancaversoilBain’sKloof Pass, il furgone diRetief è come l’Arca di Noè:stamettendo in salvo i pezzidi legno e le pietredella lorovitadiuntempo.

Per la casa di ReunionPark avevano pagato dodici

sterline al mese. La casa chesuo padre ha affittato aPlumstead ne costaventicinque. Si trova allaperiferia di Plumstead, difronteaunadistesadi sabbiae basse acacie dove, unasettimanadopo il loroarrivo,lapoliziatrovailcorpicinodiun neonato avvolto in cartada pacco. Amezz’ora da lí apiedi, nell’altra direzione, c’èla stazione ferroviaria di

Plumstead. La casa, cometutte le case di EvremondeRoad, è nuova; ha finestrepanoramiche e il parquet. Leporte si sono deformate, leserrature non chiudono, nelcortilesulretroc’èuncumulodicalcinacci.

Accanto a loro vive unacoppia appena giuntadall’Inghilterra. L’uomo èsempre lí a lavare lamacchina; la donna, in

calzoncini rossi e occhiali,passa le giornate su unasdraio ad abbronzarsi lelunghegambebianche.

La cosa piú urgente ètrovare una scuola per lui esuo fratello. Città del CapononècomeWorcester,doveimaschi frequentavano unascuolamaschilee le femmineunascuolafemminile.ACittàdelCapoci sonovariescuoletra cui scegliere. Ma per

iscriversi a una buona scuolaè necessario avere contatti, eloronehannopochi.

Grazie a Lance, il fratellodi sua madre, ottengono uncolloquio alla RondeboschBoys’ High. Ben vestito, conindosso i calzoncini, lacamicia,lacravattaelagiaccablu marin con il distintivodella scuola elementaremaschile di Worcester sultaschino, è seduto accanto a

suamadresuunapancafuoridell’ufficio del preside.Quando arriva il loro turno,vengono fatti accomodare inuna stanza tappezzata dipannelli di legno piena difotografiedisquadredirugbye di cricket. Le domande delpreside sono rivolteunicamente a sua madre:dove abitano, che cosa fa ilpadre.Poi arriva ilmomentocheaspettava.Dallaborsasua

madreestraelapagella,conlaquale dimostra che lui era ilprimo della classe, cosa chedovrebbe aprirgli tutte leporte.

Il preside inforca gliocchiali. – Dunque eri ilprimo della classe, – dice. –Bene,bene!Maquanonsaràfacile.

Sperava che lo mettesseallaprova:cheglichiedesseladata della battaglia di Blood

River, o, meglio ancora, chegli domandasse di farequalchecalcoloamente.Maètutto, il colloquio è finito. –Non posso promettere nulla,–diceilpreside.–Inseriremoil nome nella lista d’attesa,dopodichésipuòsolosperareinunritiro.

Inseriscono il suo nomenella lista d’attesa di trescuole, sempre senzasuccesso. Evidentemente,

essere il primo a WorcesternonbastaaCittàdelCapo.

L’ultima spiaggia è lascuolacattolica,StJoseph’s.ASt Joseph’s non c’è listad’attesa: prendono chiunquesia disposto a pagare la retta,che per i non cattoliciammonta a dodici sterline altrimestre.

Ciò di cui si rendonoconto,luiesuamadre,ècheaCittà del Capo persone

appartenenti a classi diversefrequentano scuole diverse.Alla St Joseph’s si rivolgonopersone, se non della classesocialepiúbassa,senz’altrodiquella appena sopra. Il fattodi non essere riuscita aiscriverlo a una scuolamigliore amareggia suamadre ma non rattrista lui.Non sa con sicurezza aqualeclasseappartengono,qualè illoropostonellasocietà.Peril

momento si accontentasoltanto di cavarsela. Laminaccia di essere trasferitoinunaclassediafrikaansediesserecostrettoaviverelavitadegli afrikaner non incombepiú: ecco ciò che conta. Puòrilassarsi. Non deve neppurecontinuarea fingerediesserecattolico.

I veri inglesi nonfrequentanounascuolacomelaStJoseph’s.Malungolevie

diRondebosch,mentrevannoe vengono da scuola, lui livede ogni giorno, puòammirarne i capelli biondi elisci e lapelledorata, i vestitimai troppo stretti o troppolarghi, la tranquilla fiducia inse stessi. Si stuzzicano avicenda (una parola che haimparato leggendo le storieambientate nelle scuoleprivate) con disinvoltura,senza l’asprezza e la

goffagginecuièabituato.Nonaspiraaesseredei loro,ma liosservacercandodiimparare.

I ragazzi del CollegioDiocesano, che sono i piúinglesi di tutti e non sidegnanonemmenodigiocarearugbyocricketcontro laStJoseph’s, vivono in quartieriesclusivi che, essendo lontanidalla ferrovia, lui non vedema di cui ha sentito parlare:Bishopscourt, Fernwood,

Constantia.Hannosorellechefrequentano scuole comeHerschel e StCyprian’s, sullequali vigilano e cheproteggono con garbatadiscrezione. A Worcester dirado aveva posato gli occhisulle ragazze: pareva che isuoi amici avessero solofratelli,enessunasorella.Ora,per la prima volta, scorge lesorelle degli inglesi, cosíbiondo-dorate, cosíbelle, che

quasi non riesce a crederesianodiquestaterra.

Per arrivare puntuale ascuolaalle8.30deveusciredicasa alle 7.30: un tragitto dimezz’ora a piedi perraggiungere la stazione, unquarto d’ora di treno, cinqueminutiapiedidallastazioneascuola, e dieci minuti dimargine in caso di ritardi.Tuttavia,poichéèterrorizzato

all’idea di arrivare in ritardo,escedicasaalle7.00earrivaascuolaperle8.00.Lí,nell’aulaappena aperta dal custode,siedealsuobancoconlatestasullebracciaeaspetta.

Haincubiincuileggemaleil quadrante della sveglia,perdeiltreno,svoltanellaviasbagliata. Nei suoi incubipiange disperato senzariuscireatrovareconforto.

Gli unici che arrivano a

scuola prima di lui sono ifratelliDeFreitas,ilcuipadre,unfruttivendolo,liscaricadalsuo scassato camion azzurroalle prime luci dell’albamentre va all’ortomercato diSaltRiver.

Gli insegnanti della StJoseph’s appartengonoall’ordine marista. Per luiquesti fratelli, con le lorosevere tonache nere e ibianchi collari inamidati,

sono persone speciali. Ècolpito dalla loro aria dimistero: il mistero delle loroorigini, il mistero dei nomichehannogettatovia.NonglivaquandofratelloAugustine,l’allenatore di cricket, arrivaall’allenamento con indossouna camicia bianca, calzoninerie scarpedacricketcomeuna persona qualsiasi.SoprattuttononglivaquandofratelloAugustine,prontoalla

battuta, si infila la conchigliadi cuoio nei calzoni perproteggersi.

Non sa cosa facciano ifratelli quando noninsegnano. È vietato entrarenell’ala dell’edificio scolasticodove dormono, mangiano econducono la loro vitaprivata; lui non ha nessunaintenzione di penetrarvi. Glipiace pensare che conducanovite austere, che si alzino alle

quattro di notte, trascorranoore e ore in preghiera,consumino pasti frugali, sirammendino da sé i calzini.Quando si comportanomale,fadelsuomeglioperscusarli.Quando fratello Alexis, peresempio,cheègrassoenonsirasa, fa un peto senza alcunritegno o si addormentadurante la lezione diafrikaans, lo giustificadicendosichefratelloAlexisè

un uomo intelligente checonsidera l’insegnamento unmestierenon alla sua altezza.Quando fratello Jean-Pierrevieneall’improvvisotrasferitoaltrove dal dormitorio delleelementari, accompagnato daunariddadivocisecondocuiavrebbe fatto certe cose aibambini, lui si limita abandirequellestoriedallasuamente.Perluièinconcepibileche i fratelli abbianodesideri

sessuali e non vi opponganoresistenza.

Siccome pochi fratelliparlano inglese come primalingua, per insegnarlo hannoassuntouncattolicolaico.MrWhelan è irlandese: odia gliinglesiefaticaanasconderelasuamancanzadisimpatiaperi protestanti. Non si sforzanemmeno di pronunciarecorrettamente i nomiafrikaner, li dice con una

smorfiadidisgustocomesesitrattassediciancebarbare.

Granpartedelle lezionidiingleseèincentratasulGiulioCesare di Shakespeare; ilmetodo di Mr Whelanconsiste nell’assegnare airagazzi i ruoli e far leggereloro a voce alta la propriaparte.Fannoancheesercizidigrammatica e, una volta allasettimana, svolgonounbrevetema. Hanno a disposizione

trenta minuti; nei restantidieci minuti Mr Whelancorreggeitemielivaluta,dalmomento che non è delparere che si debba portarelavoro a casa. Quei dieciminuti di correzioni sonodiventati per lui unapièce derésistance, che i ragazziosservanoconsorrisipienidiammirazione. Brandendo lamatita blu,MrWhelanpassain rassegna la pila di temi.

Alla fine, dopo che haraccoltoiquadernielihadatial capoclasse perché lidistribuisca, tra i ragazziserpeggia un applausosommesso,ironico.

IlnomedibattesimodiMrWhelanèTerence.Portaunagiacca di pelle marrone damotociclistaeuncappello.Sefa freddo tiene su il cappelloanchealchiuso.Si strofina lepallide mani bianche per

scaldarle;halafacciaesanguediuncadavere.Nonèchiarocosa faccia in Sudafrica,perché non sia in Irlanda.Sembra che disapprovi ilpaese e tutto ciò che succedelí.

Per Mr Whelan svolgetemi su Marc’Antonio, suBruto,sullasicurezzastradale,sullosport,sullanatura.Sonoquasi tutti esercizi noiosi,meccanici; ma ogni tanto,

mentre scrive, sente unfremito di eccitazione, e lapennacominciaavolaresullapagina. In un suo tema unbrigante aspetta nascosto sulciglio della strada. Il suocavallo sbuffa appena, il fiatosi trasforma in vaporenell’aria fredda della notte.Unraggiodi lunaglisferzailvolto; tiene la pistola sotto ilbavero della giacca per

mantenere asciutta lapolveredasparo.

Il brigante non colpiscepernienteMrWhelan.Isuoiocchi smorti guizzano sullapagina, la matita entra inazione: 6. 6 è il voto cheprendequasisempreneitemi;mai piú di 7. I ragazzi connomi inglesiprendono7o8.Nonostante lo stranocognome, un certo TheoStavropoulos prende 8,

perché si veste bene e studiadizione. A Theo tocca anchesempre la parte diMarc’Antonio,ilchesignificache sta a lui leggere a vocealta: «Amici, Romani, popolmio! Ascoltate» 1, il discorsopiúfamosodeldramma.

AWorcester era andato ascuola in uno stato diapprensione ma anche dieccitazione. Certo, avrebberopotuto smascherarlo in ogni

istante, dire che era unbugiardo, con conseguenzespaventose. Eppure andare ascuola era affascinante: ognigiorno sembrava portarenuove rivelazioni sullacrudeltà,ildoloreel’odiocheimperversano sotto lasuperficiedellecose.Quelcheaccadeva era sbagliato, losapeva,nonsisarebbedovutopermettere che succedesse; eluieratroppopiccolo,troppo

infantileevulnerabile,perciòche sperimentava.Nonostante questo, lapassione e la furia di queigiorni lo avvincevano; eraturbato ma anche avido divederedipiú,di vedere tuttoquellochec’eradavedere.

A Città del Capo, invece,benprestohalasensazionediperderetempo.Lascuolanonè piú un luogo in cui simanifestano grandi passioni.

Èunpiccolomondoangusto,una prigione piú o menoinnocua in cui non c’ènessuna differenza fraintrecciare canestri esottoporsi alla routine dellalezione.CittàdelCapononlosta rendendopiú intelligente,lo sta rendendo piú stupido.Questa consapevolezza logetta nel panico. Chiunqueeglisiaveramente,qualunquesia il vero io che si solleverà

dalleceneridellasuainfanzia,non gli consentono dinascere, lo mantengonogracileestento.

Avverte questa sensazionein modo piú disperatodurante le lezioni di MrWhelan. Potrebbe scriveremolto piú di quanto MrWhelan gli consentiràmaidifare. Scrivere per lui non ècome dispiegare le ali; alcontrario, è come

raggomitolarsi, farsi piúpiccolo e inoffensivopossibile.

Non ha voglia di svolgeretemisullosport(menssanaincorporesano)osullasicurezzastradale, cosí noiosi che devespremerefuorileparole.Nonvuolenemmenosvolgeretemisui briganti: ha la sensazioneche le schegge di chiaro diluna che si posano sui lorovolti e le nocche bianche che

stringono il calcio dellapistola, qualunqueimpressione momentaneapossano destare, non sianoroba sua, che vengano daqualchealtraparteesianogiàvizze.Sepotesse,senonfosseMr Whelan a leggere, glipiacerebbe scrivere qualcosadi piú oscuro, qualcosa che,unavoltafluitodallapenna,siallargasse sulla paginasfuggendo a ogni controllo,

come una macchiad’inchiostro. Come unamacchia d’inchiostro, comeombre che guizzano sullafaccia dell’acqua cheta, comeun lampo che crepita nelcielo.

AMrWhelanspettaancheilcompitodi teneroccupati iragazzinoncattolicidiprimamediamentre icattolici sonoal catechismo. DovrebbeleggereilvangelodisanLuca

con loro. Invece sentono dicontinuo parlare di Parnell eRoger Casement e dellaperfidiadegliinglesi.Macertigiorni Mr Whelan arriva inclasse con il «Cape Times»,fremente di rabbia per irecentioltraggiperpetratidairussi nei paesi satelliti. –Hanno creato nelle scuoleclassi di ateismo in cui glialunni vengono costretti asputaresullacroce,–tuona.–

Chirimanefedeleallapropriafedevienerinchiusoininfamicampi di prigionia. È questala realtà del comunismo, cheha l’impudenza di definirsi«lareligionedell’Uomo».

Da fratello Otto sentonoparlare delle persecuzioni inCina. Fratello Otto non ècome Mr Whelan: ètranquillo, arrossiscefacilmente, bisognapersuaderlocon lebuoneper

farlo raccontare. Ma le suestorie sono piú autorevoliperché lui in Cina c’è statodavvero.–Sí, l’hovistocon imiei occhi, – dice nel suoinglesezoppicante.–Genteinuna cella minuscola,rinchiusa dentro; cosí tantepersone che non riuscivanonemmeno a respirare emorivano.L’hovistoeccome.

«Ching-Chongilcinese»,ècosí che i ragazzi chiamano

fratello Otto alle sue spalle.Per loro ciò che fratelloOttodice sullaCinaoMrWhelansullaRussianonèpiúrealediJan Van Riebeeck o delGrande Trek. In realtà,siccomeJanVanRiebeeckeilTrek fanno parte delprogramma di prima mediamentre il comunismo no,quelchesuccedeinCinaeinRussiasipuòanche ignorare.La Cina e la Russia sono

soltanto delle scuse per farparlare fratello Otto e MrWhelan.

Quantoa lui,èangustiato.Sa che le storie dei suoiinsegnantidevonoesseredellefrottole, ma non sa comedimostrarlo.Nongliva l’ideadidoverli ascoltareper forza,ma è troppo accorto perprotestareopersino sollevareobiezioni. Ha letto il «CapeTimes», sa cosa succede ai

cosiddetti «compagni». Nonha nessuna voglia di esseredenunciatoemessoalbando.

Sebbene Mr Whelan siapoco entusiasta di insegnarele Sacre Scritture ai noncattolici, non può trascuraredel tutto i Vangeli. – «Sealcuno ti percuote su di unaguancia, porgigli eziandiol’altra», – legge citando sanLuca. – Che cosa vuol direGesú? Vuole forse dire che

non dobbiamo difenderci?Significachedobbiamoesseredelle femminucce? No dicerto.Maseunattaccabrighevuole coinvolgervi in unarissa, Gesú dice: Nonaccettate provocazioni. Cisono modi migliori perrisolvere le divergenze chericorrereaunascazzottata.

– «A chiunque ha, saràdato;machinonha,eziandioquelch’egliha,glisaràtolto».

Che cosa vuol dire Gesú?Vuole forse dire che l’unicomodoperottenerelasalvezzaè quello di dare via ciò chepossediamo? No. Se Gesúavesse voluto che andassimoin giro vestiti di stracci, loavrebbedetto.Gesúparlapermezzo di parabole. Ci diceche chi di noi crede sul seriosarà ricompensato con ilparadiso, mentre chi non

credesoffriràilcastigoeternodell’inferno.

Si chiede se Mr Whelanconsulti i fratelli – inparticolare fratello Odilo,l’economocheincassalaretta–, prima di predicare questogenere di dottrina ai noncattolici.MrWhelan, il laico,è chiaramente convinto che inoncattolicisianodeipagani,e dunque dannati. I fratelli,invece,sonomoltotolleranti.

La sua resistenza allelezioni sulle Sacre ScritturetenutedaMrWhelansifapiúferma. È sicuro che MrWhelan non ha idea di quelche significano davvero leparabolediGesú.Sebbeneluisiaateoe lo sia sempre stato,crede di capire Gesú megliodiMrWhelan. Gesú non glipiace – va troppo facilmentesu tutte le furie –, ma èdisposto a sopportarlo.

AlmenoGesúnonpretendevadi essere Dio, ed è mortoprima di diventare padre. ÈquestalaforzadiGesú;ècosíchemantieneilsuopotere.

Ma c’è una parte delvangelo di san Luca che nongli piace sentir leggere.Quando ci arrivano, luis’irrigidisce, si tappa leorecchie. Le donne giungonoal sepolcro per ungere ilcorpodiGesú.Gesúnon c’è.

Al suo posto, trovano dueangeli. «Perché cercate ilvivente tra imorti?–dicono.– Egli non è qui, ma èrisuscitato». Se dovessetogliersi le mani dalleorecchie e permettere alleparole di penetrare dentro dilui, lo sa, non potrebbe chesalire inpiedi sulla seggiolaelanciare urla di trionfo. Sirenderebbe ridicolo persempre.

NonpensacheMrWhelangli voglia male. Nonostantequesto, il voto piú alto cheottiene negli esami di ingleseè7.Conun7nonpuòessereil primo della classe: ci sonoragazzi privilegiati che lobattono di gran lunga. E poinon va bene in storia egeografia, materie che loannoiano piú che mai. Sonosoltantoivotialticheprendein matematica e latino a

portarlo in vetta, appenadavanti a Oliver Matter, ilragazzino svizzero che eral’allievo piú brillante dellaclasseprimachearrivasselui.

Ora che, in Oliver, hatrovatounvalenteavversario,il voto di un tempo – quellodi portare sempre a casa lapagellanumerouno–diventauna seria questionedi onore.Sebbenenonne facciaparolacon sua madre, si prepara al

giornochesentedinonesserein grado di affrontare, ilgiornoincuidovràdirlecheèarrivatosecondo.

Oliver Matter è unragazzino dolce, sorridente,con la faccia da luna piena,cui pare non importi diarrivaresecondotantoquantoimportaalui.OgnigiornoluieOliver si fronteggianonellagara di domande e risposteideata da fratello Gabriel:

mette in fila i ragazzi, poi vasuegiúfacendodomandecuibisognarisponderenelgirodicinque secondi; chi sbagliafinisce in fondo alla fila.Allafine,intestac’èsempreoluioOliver.

Poi un giorno Oliversmette di andare a scuola.Dopo un mese di silenzio,fratello Gabriel fa unannuncio. Oliver èall’ospedale, ha la leucemia,

devono pregare per lui. Atesta china i ragazzi pregano.Dato che lui non crede inDio, non prega, si limita amuovere le labbra. «Tuttipenseranno che voglio cheOliver muoia cosí possoessereilprimo»,pensa.

Oliver non torna piú.Muore in ospedale. I ragazzicattolici partecipano a unamessa speciale perché la suaanimariposiinpace.

Laminaccia non incombepiú. Lui finalmente respira;ma il piacere di un tempodiessere primo si è ormaiguastato.

1 W. Shakespeare, GiulioCesare, III.II.79 [trad. it. di S.Perosa,inIdrammiclassici(acuradi G. Melchiori), Milano 1978, p.359].

Diciassette.

La vita a Città del Capo èmeno varia che aWorcester.Nei fine settimana, in

particolare,nonc’ènientedafare a parte leggere il«Reader’sDigest»,ascoltarelaradio o lanciare una palla dacricket. Non va piú inbicicletta: aPlumsteadnon sipuòandaredanessunaparte,perchéilquartiereèun’unicadistesa di case in ognidirezione, e poi è troppogrande ormai per la Smiths,che comincia a sembrare labiciclettadiunbambino.

A dire il vero, andare ingiro in bicicletta comincia asembrarglistupido.Altrecoseda cui un tempo era tuttoassorbito hanno perso il lorofascino: costruire modellinicon il Meccano, collezionarefrancobolli. Non riesce piú acapire come ha potutoperdere tempo con quellecose. Passa ore in bagno aesaminarsiallospecchio,eciòchevedenonglipiace.Smette

di sorridere, si esercita peravereunaspettocorrucciato.

L’unica passione nonsopita è quella per il cricket.Non conoscenessuno chenesia divorato quanto lui. Cigioca a scuola, ma non glibasta mai. Sul davanti dellacasa di Plumstead c’è unostoep lastricato di ardesia. Lígioca da solo, reggendo lamazza nella mano sinistra,lanciando la palla contro il

muro con la destra,colpendola quando rimbalza,immaginandodiesseresuuncampo da gioco. Gioca perorecontro ilmuro.Ivicinisilamentanoconsuamadredelrumore, ma lui fa finta diniente.

Ha studiandoattentamente librisull’argomento, conosce amemoriaivaritiri,èingradodi eseguirli con il corretto

giocodigambe.Malaveritàèche al cricket vero e propriopreferisce il suo giocosolitario sullo stoep. Laprospettivadi battere la pallasuunverocampodagiocoloeccita ma, allo stesso tempo,lo riempie di paura. Temesoprattutto i lanciatoriveloci:teme che lo colpiscano, temeil dolore. Quando gioca perdavvero a cricket, deve

concentrarsi per non battereciglio,pernontradirsi.

Diradosegnaunpunto.Senon lo buttano fuori subito,certevolteriesceabattereperuna mezz’ora senza segnareunsolopunto,irritandotutti,compresi i compagni disquadra. Sembra che entri intrance, in uno stato dipassività, in cui è sufficiente,del tutto sufficiente, schivarela palla. Quando ripensa a

questi suoi fallimenti, siconsola rievocando ledifficilipartite disputate, nel corsodelle quali una figurasolitaria, di solito ungiocatore dello Yorkshire –testardo, stoico, le labbraserrate–,battesenzasosta,uninningdopol’altro,tieneduromentre tutt’intorno a lui ipalettiruzzolanoaterra.

Un venerdí pomeriggio,alla prima battuta contro la

Pinelands Under-13, si trovadi fronte un ragazzo alto edinoccolatoche,incitatodallasua squadra, lancia con tuttala forza che ha in corpo. Lapalla schizzavia,gli sfugge, avolte sfugge anche alricevitore: non c’è quasibisognodiusarelamazza.

Alla terzapalla lanciatadaun’estremità del campo, lapalla tocca terra oltre iltappeto erboso, rimbalza e lo

colpisce alla tempia. «Èdavvero troppo! – pensaseccato.–Questoèilcolmo!»Si rendecontochegli esternilo guardano inmodo strano.Sente ancora l’impatto dellapalla contro l’osso: un cracsordo, senza eco. Poi perdecoscienzaecade.

È disteso a bordo campo.Ha il viso e i capelli bagnati.Si guarda intorno alla ricercadellamazzamanonlavede.

– Resta sdraiato un po’, –dicefratelloAugustine.Lasuavoce è allegra. – Hai presounabotta.

– Voglio battere, –mormora,rizzandosiasedere.Èlacosagiustadadire, losa:dimostra che non è unvigliacco. Ma non puòbattere:haperso il suo turnoalla battuta, qualcun altro hagiàpresoilsuoposto.

Si sarebbe aspettato una

reazione diversa. Si sarebbeaspettato un grido indignatocontro il pericolosolanciatore. Ma la partitacontinua e la sua squadra vaforte.–Staibene?Famale?–chiede un compagno disquadra, ma poi ascolta amalapenalarisposta.Sedutoabordocampo,segueirestantiinnings. Piú tardi raccoglie lapalla.Vorrebbe tantoavere ilmalditesta;vorrebbeperdere

la vista, o svenire, o farequalcos’altro di drammatico.Ma si sente bene. Si tocca latempia. C’è una parteindolenzita.Sperachesigonfie diventi blu primadell’indomani, per poterdimostrare di essere statocolpitosulserio.

Come tutti a scuola, deveanche giocare a rugby. Devegiocarci persino un certoShepherd, che ha il braccio

sinistroindebolitodallapolio.I ruoli vengono distribuiti inmododeltuttoarbitrario.Luideve fare il pilone perl’Under-13B. Giocano ilsabato mattina. Il sabatopiove sempre: infreddolito,bagnato e avvilito, arrancadimischia in mischia per ilcampofradicio,spintonatodaragazzi piú grossi. Siccome èil pilone nessuno gli passa lapalla, cosa di cui è grato ai

compagni,poichéhapauradiessere placcato. Ma la palla,rivestita di grasso equino perproteggere il cuoio, è tropposcivolosa perché si riesca atrattenerla.

Fingerebbedistaremale,ilsabato, non fosse che cosí lasquadra resterebbe conquattordici giocatori. Nonpresentarsi alla partita dirugby è ancora peggio chenonandareascuola.

L’Under-13Bperdetuttelepartite. Anche l’Under-13Aperdeilpiúdellevolte.Adireil vero, quasi tutte le squadredella St Joseph’s perdono ilpiú delle volte. Non capisceperché la scuola si ostini agiocarearugby. I fratelli, chesonoaustriacioirlandesi,nonci tengono proprio. Le rareoccasioni in cui vanno avedere la partita, sembra piúche altro che si divertano,

senza capire cosa succede incampo.

Nell’ultimo cassetto delcomò sua madre tiene unlibro dalla copertina neraintitolato Matrimonio ideale.Èsulsesso;luisadaannichesi trova lí. Un giorno lo tirafuori di nascosto dal cassettoe lo porta a scuola. Il librocausaungrantrambustotraisuoi amici; a quanto pare è

l’unico i cui genitori hannounlibrosimile.

Sebbene la lettura siadeludente – i disegni degliorgani sessuali sembranodiagrammi di un libro discienze, e nemmeno nelcapitolo dedicato alleposizioni c’è niente dieccitante (infilare l’organomaschilenella vagina è comefare un clistere) –, gli altri loconsultano avidamente,

chiedono a gran voce diaverloinprestito.

Durante la lezione dichimica lascia il libro sulbanco. Quando ritornano,fratelloGabriel,chedisolitoèmolto allegro, haun’espressione gelida, didisapprovazione. È convintoche l’abbia visto; il cuore glibatte all’impazzata mentreattende l’annuncio e lasensazione di vergogna che

seguirà. L’annuncio nonarriva; ma in ogniosservazione di fratelloGabriel scorge un velatoriferimento al male che lui,noncattolico,haportatonellascuola. Si è guastato tutto tralui e fratello Gabriel. Sirammarica amaramente diaver portato a scuola il libro;lo riporta a casa, lo rimettenel cassetto, non lo guardamaipiú.

Per qualche tempo lui e isuoi amici continuano ariunirsi in un angolo delcampo da gioco, durantel’intervallo,aparlaredisesso.A queste discussioni forniscepiccoli contributi che haappreso dal libro. Maevidentemente non sonoabbastanza interessanti: benpresto i ragazzi piú grandi siseparanodalrestodelgruppoe proseguono da soli la

conversazione, in cui ci sonoimprovvisi cali di tono,sussurri, scoppi di risasguaiate. Al centro di questeconversazioni c’è BillyOwens, che ha quattordicianni e una sorella di sedici econosce le ragazzeepossiedeuna giacca di pelle che simette quando va a ballare econ tutta probabilità ha giàavutorapportisessuali.

Fa amicizia con Theo

Stavropoulos.Corre voce cheTheosiaunmoffie,unfrocio,ma lui non vuole crederci.Theoglipiace,glipiacelasuapelledelicatae il suocoloritoacceso, il taglio impeccabiledei capelli e il modoaccattivante con cui indossagli abiti. Persino la giaccadell’uniforme scolastica, conle sue insulse strisceverticali,glidona.

Il padre di Theo è

proprietario di una fabbrica.Nessunosaconesattezzacosaproduca,mahaachefareconil pesce. La famiglia vive inuna grande casa nella zonapiú ricca di Rondebosch.Hanno cosí tanti soldi che iragazzi potrebbero senz’altrofrequentare il CollegioDiocesano, se non fosserogreci. Siccome sono greci ehanno un nome straniero,devono frequentare la St

Joseph’s, che, ora lui se nerende conto, è una specie dicesta in cui si raccolgono iragazzi che non possonoandaredanessun’altraparte.

IntravvedeilpadrediTheosoltanto una volta: un uomoalto, vestito elegantemente,conocchialineri.Lamadrelavede piú spesso. È piccola,minuta e ha i capelli neri;fuma e guida una Buickazzurra che si ritiene sia

l’unicamacchina di Città delCapo – se non di tutto ilSudafrica – con le marceautomatiche. Theo ha ancheunasorellapiúgrande:ècosíbella, è stata istruitaspendendo cosí tanti soldi, ècosíinetàdamarito,chenonle consentono di mostrarsiagli sguardi degli amici diTheo.

La mattina gliStavropoulos vengono

accompagnati a scuola con laBuick azzurra, al cui volantecerte volte c’è la madre mapiú spesso un autista inuniformenera e berretto convisiera. La Buick entramaestosa nel cortile dellascuola, Theo e suo fratelloscendono, la Buick escemaestosa. Non capisce comeTheo possa permetterlo. Sefosse al posto suo,chiederebbe di scendere un

isolato di distanza. Ma Theoaccetta i lazzi e gli sfottò conserenità.

Ungiorno,dopolascuola,Theo lo invita a casa sua.Quando arrivano, scopre chepranzeranno insieme. Cosíalle tre del pomeriggio sisiedono a una tavola conposate d’argento e tovagliolipuliti, e un maggiordomo inuniforme bianca serve lorobistecca e patatine fritte,

quindirimane inpiedidietrola sedia di Theomentre loromangiano,inattesadiordini.

Fa del suo meglio pernasconderelostupore.Sacheci sono persone che vengonoservitedaicamerieri,manonavevamaipensatocheancheiragazziniavesseroidomestici.

PoiigenitorielasorelladiTheo vanno all’estero – lasorella,correvoce,sposeràunbaronetto inglese – e Theo e

suofratellositrasferisconoincollegio. Si aspetta che Theosia sconvolto da questaesperienza:perviadell’invidiae della malignità degli altriragazzi,delcibocattivo,delleumiliazioni di una vita senzaintimità.SiaspettaaltresícheTheo debba sottoporsi allostesso tagliodicapellidi tuttigli altri. Ma, in un modo onell’altro, Theo riesce amantenere il suo taglio

elegante; in un modo onell’altro, nonostante il suonome, nonostante siamaldestro nello sport,nonostantesiaconsideratounmoffie,conservailsuosorrisosoave, non si lamenta mai,non permette mai a nessunodiumiliarlo.

Theo siede pigiato controdi lui nel suo banco, sottol’immagine di Gesú che apreil petto per mostrare un

ardente cuore rosso rubino.Dovrebbero ripassare lalezione di storia; in realtàdavanti a loro c’è unlibriccino di grammatica dicui Theo si serve perinsegnargli il greco antico. Ilgrecoanticoconlapronunciadel greco moderno:l’eccentricità della cosa glipiace. – Aftós, – sussurraTheo. – Evdhemonía.

Evdhemonía,–sussurraasuavolta.

Fratello Gabriel drizza gliorecchi. – Che stai facendo,Stavropoulos?–domanda.

– Gli insegno il greco,fratello,–diceTheoconquelsuo modo di fare mite,fiducioso.

– Va’ a sederti al tuobanco.

Theosorrideetornaalsuobanco.

I fratelli non provanosimpatia per Theo. La suaarroganzaliinfastidisce;sonoprevenuti come i ragazzi,perché ha tanti soldi.L’ingiustizia della cosa lo fainfuriare; per Theo sarebbeprontoadarbattaglia.

Diciotto.

Per sbarcare il lunariofinché la nuova attività delpadre non comincia a

fruttare,suamadreriprendeainsegnare.Per i lavoridicasaassume una domestica, unadonna pelle e ossa e quasisdentatadinomeCelia.Certevolte Celia porta con sé lasorella minore per avere unpo’ di compagnia. Unpomeriggio torna a casa e letrova sedute in cucina aprendere il tè. La sorellaminore, piú carina di Celia,glifaunsorriso.Qualcosanel

suosorriso lospiazza;nonsadoveguardareesiritiranellasuastanza.Lesenteridereesacheridonodilui.

Sta cambiando qualcosa.Gli pare di essere sempreimbarazzato. Non sa dovevolgere gli occhi, cosa farecon lemani, comemuoversi,cheespressioneavere.Tuttiloguardano, lo giudicano, lotrovano inadeguato. Si sente

come un granchio tolto dalguscio,rosaeferitoeosceno.

Una volta aveva un saccodi idee, idee di posti doveandare,dicosedicuiparlare,dicosedafare.Erasempreunpasso piú avanti di tutti: luiera il leader, gli altri loseguivano. Ora l’energia chesentiva sprigionareda sénonc’è piú. A tredici anni stadiventando scontroso,imbronciato, torvo. Questo

suonuovoiononglipiace,lotrova orribile, vorrebbetoglierselo di dosso, ma èqualcosachenonpuòfaredasolo. Chi, però, può farlo alpostosuo?

Vanno a visitare il nuovoufficio del padre per vederecom’è. L’ufficio è aGoodwood, un sobborgoafrikaner della serieGoodwood-Parow-Belleville.Le finestre sono verniciate

verde scuro; sopra il verde, alettere dorate, ci sono leparole PROKUREUR - Z.

COETZEE - PROCURATORE.L’interno è tetro, conpesantipoltrone di cuoio rossoimbottite di crine. I libri digiurisprudenza che hannofatto il giro del Sudafricaassiemealorodaquandosuopadre si è ritirato dallaprofessione, nel 1937, sonoriemersi dagli scatoloni e

tornatisugliscaffali.Lisfogliapigramente cercando laparola stupro. Certe volte inativi infilano l’organomaschile tra le cosce delladonna senza penetrazione,diceunanotaapie’dipagina.La pratica rientra nel dirittoconsuetudinario. Non èconsideratastupro.

È questo il genere di coseche fanno nei tribunali, si

chiede: discutono di dove s’ècacciatoilpene?

L’attività del padre paresempre piú fiorente. Alle suedipendenze non c’è soltantounadattilografa,maancheunpraticante, un certo Eksteen.AEksteensuopadrelasciadasbrigarelepratichediroutine,quali le cessioni e itestamenti; dedicando ipropri sforzi a quella parteeccitante del lavoro che va

sotto il nome di «salvare lagente». Ogni giorno torna acasaconnuovestoriedigenteche ha salvato, e di quantoloroglisianograti.

Asuamadrenoninteressatanto la gente che ha salvatoquanto l’elenco sempre piúlungodigentecheglidevedeisoldi.Unnomeinparticolarecontinua a saltar fuori: LeRoux,piazzistadiautomobili.Suamadre tormenta ilpadre:

è un avvocato, lo trovasenz’altro il modo per farpagare Le Roux. Le Rouxestinguerà di sicuro il debitoalla fine del mese, replica ilpadre, lo ha promesso. Maallafinedelmese,ancoraunavolta, Le Roux non loestingue.

Non solo Le Roux non loestingue, non diventanemmeno piú parco nellespese. Al contrario, paga da

bere al padre, gli promettealtro lavoro, fa un quadroroseo riguardo al denaro chesi può fare pignorando lemacchine per inadempienzadelcompratore.

Le litigate a casa si fannosempre piú feroci ma, allostesso tempo,piú circospette.Chiede a sua madre cosasuccede. Jack ha prestato deisoldi a Le Roux, dice lei conasprezza.

Nonc’èbisognoche sentaaltro. Conosce suo padre, sacosa succede. Suo padredesidera ardentementel’approvazione altrui, farebbedituttoperpiacereallagente.Negli ambienti che frequentacisonosoltantoduemodiperpiacereallagente:pagandodabereeprestandosoldi.

Ai bambini non èpermesso andare al bar. Manel bar dell’albergo di

Fraserburg Road lui e suofratello, seduti a un tavolinod’angoloabereunaspremutad’arancia, guardando ilpadreoffrire cognac agli estranei,hanno conosciuto quest’altroaspettodelsuocarattere.Cosíora lui sa che il cognac puòrenderloespansivoepienodibonomia, farlo vantare, farloscialacquare.

Ascolta i monologhilamentosi della madre con

torva avidità. Anche se luinon casca piú nei tranelli disuo padre, teme che lei nonsia in grado di opporreresistenza: inpassatohavistosuo padre raggirarla troppevolteconlesuemoine.«Nonascoltarlo, – la ammonisce. –Nonfachementirti».

IproblemiconLeRouxsifanno sempre piú gravi. Cisono lunghe telefonate.Comincia a saltar fuori un

altro nome: Bensusan.Bensusanèaffidabile,dicesuamadre.Bensusanèebreo,nonbeve. Bensusan salverà Jack,lorimetteràsullarettavia.

Ma non c’è solo Le Roux,si scopre dopo un po’. Cisono altri uomini, altricompagni di bevute, cui suopadre ha prestato soldi. Nonriesceacrederci,nonriesceacapire.Dadovevengonotuttiquei soldi, se suo padre ha

soltantouncompletogiaccaepantalonieunpaiodi scarpee deve andare al lavoro intreno? Si fanno davvero cosíin fretta i soldi salvando lagente?

NonhamaivistoLeRouxma riesce a immaginarseloabbastanza facilmente. LeRoux dev’essere un rubizzoafrikanerconibaffibiondi;selovedeconuncompletoblueuna cravatta nera; dev’essere

grassottello, e sudaremoltoeraccontarebarzellettesporcheavocealta.

LeRouxèconsuopadreinun bar di Goodwood.Quando suo padre non lovede,LeRouxstrizzal’occhioagli altri uomini presenti. LeRouxpensachesuopadresiaun gonzo. Ha le guance infiamme dalla vergognaall’idea che suo padre siatantostupido.

Il denaro, si scopre,non èproprio di suo padre. È perquesto che Bensusan èintervenuto nella faccenda.Bensusan agisce per contodell’Associazione degliavvocati.Laquestioneèseria:il denaro proviene dal contofiduciariodisuopadre.–Checos’è un conto fiduciario? –chiede a sua madre. – Sonosoldi di cui dispone sullafiducia. – Perché la gente gli

dà dei soldi sulla fiducia? –dice.–Devonoesserepazzi–.Suamadrescuotelatesta.–Iprocuratori hanno conti diquesto genere, – dice, – Diosolo sa perché. – Quando sitrattadisoldiJackècomeunbambino,–dice.

Bensusan e l’Associazionedegli avvocati sonointervenuti perché ci sonopersone che vogliono salvaresuo padre, persone che lo

conoscono da quando erasovrintendente alle locazioni,prima che i nazionalistiandasseroalpotere.Sonobendispostiversosuopadre,nonvogliono che vada in galera.Invirtúdeibei tempi andati,e perché ha moglie e figli,intendono chiudere unocchio su certe cose egiungere a un accordo. Potràrestituire i soldi nell’arco di

cinque anni; poi la faccendasaràchiusa,dimenticata.

Sua madre si reca da unconsulente legale. Vorrebbeche i suoi beni fosseroseparati da quelli del marito,prima che accada qualchealtracatastrofe: il tavolodellasaladapranzo,peresempio;ilcomò con lo specchio; iltavolino in legno di ocoteache le ha regalato zia Annie.Vorrebbe emendare il

contratto matrimoniale inbasealqualeciascunconiugeè responsabile dei debitidell’altro. Ma i contrattimatrimoniali, si scopre, nonsipossonomodificare.Sesuopadre cola a picco, cola apiccoanchesuamadre,leieifigli.

Eksteen e la dattilografaricevono il preavviso dilicenziamento, lo studio diGoodwoodvienechiuso.Non

riesce a sapere che fine fa lafinestra verde con le letteredorate.Suamadrecontinuaainsegnare. Suo padrecomincia a cercare un nuovolavoro. Tutte le mattine, allesette in punto, esce di casa.Madopounpaiod’ore–è ilsuo segreto –, quando tuttisonousciti,ritorna.Siinfiladinuovo ilpigiamae simettealetto con il cruciverba del«Cape Times», una mezza

borraccia di cognac e unacaraffa d’acqua. Alle due delpomeriggio, prima che glialtri tornino, si veste e va alcircolo.

Il circolo si chiamaWynbergClub,mainrealtàfasolopartedelWynbergHotel.Lí suo padre cena e passa laserataabere.Certevoltedopomezzanotte – il rumore losveglia, non ha il sonnopesante–davanticasasifema

una macchina, la portad’ingresso si apre, suo padreentraeva inbagno.Poidallacamera dei suoi giunge unaraffica di bisbigli animati. Almattino sul pavimento delbagno e sulla tavoletta delgabinetto ci sono chiazze diungiallo scuro enella stanzaristagnaunodoredolciastroenauseabondo.

Fauncartelloeloappendeinbagno:PER FAVORE ALZARE

LA TAVOLETTA DEL

GABINETTO. Il cartello vieneignorato. Urinare sullatavolettadelgabinettodivental’ultimo gesto di sfida di suopadre nei confronti di unamoglie e di figli che hannosmesso di rivolgergli laparola.

Scopre il segreto di suopadreungiornoincuirimaneacasaperchéèmalatoofingediesserlo.Dal suo lettosente

la chiave raschiare nellaserratura della portad’ingresso, sente suo padreche si sistema nella cameraattigua. Piú tardi, pieni disensi di colpa, arrabbiati,passanol’unoaccantoall’altronelcorridoio.

Prima di uscire, nelpomeriggio,suopadresvuotala cassetta della posta eprende certe lettere chenasconde in fondo al

guardaroba,sottolafoderadicarta. Quando infine lecateratte si aprono, è a causadelle lettere nascoste nelguardaroba–contidell’epocadi Goodwood, richieste,lettere di avvocati – che suamadresiarrabbiadipiú.–Sesolo l’avessi saputo, avreipotuto provare a gestire lasituazione, – dice. –Ormai èlarovina.

L’elenco dei debiti si

allunga. Arrivano visite atutte leoredelgiornoedellanotte,personechenonriescea vedere. Ogni volta che sisente bussare alla porta, suopadre si chiude in camera.Suamadresalutaabassavoce,fa accomodare le persone insoggiorno, richiude la porta.Dopo la sente bisbigliare incucina da sola, tuttaarrabbiata.

Si parla dell’Anonima

alcolisti, del fatto che suopadre dovrebbe andareall’Anonima alcolisti perdimostrarelasuabuonafede.Suo padre promette ma nonciva.

Due ufficiali giudiziarivengono a fare l’inventariodella casa. È un soleggiatosabatomattina.Luisiritiraincamerasuaecercadileggere,ma non serve a niente: gliuomini chiedono di entrare

nella sua stanza, in ognistanza. Va nel giardino sulretro. Lo seguono anche lí,guardandosi intorno,prendendo appunti su untaccuino.

Fremedirabbiapertuttoiltempo. «Quell’uomo», è cosíchechiamasuopadrequandoparla con sua madre, troppopieno di odio per dargli unnome: perché dobbiamoavere a che fare con

quell’uomo? Perché non lasciche vada in galera,quell’uomo?

Sullibrettodirisparmiohaventicinque sterline. Suamadre gli giura che nessunogli porterà via le sueventicinquesterline.

Ricevono la visita di uncertoMrGolding.Sebbenesiameticcio, in un modo onell’altroèinunaposizionedipotere rispetto a suo padre.

Prima della visita si fannoaccurati preparativi. MrGolding verrà ricevuto insoggiorno,cometuttiglialtri.Gli offriranno il tè nel solitoservizio. In cambio del fattodi essere trattato con tantoriguardo, si spera che MrGoldingnonfacciacausa.

MrGoldingarriva.Indossaun abito a doppiopetto, nonsorride.Beveiltècheglioffre

sua madre ma non promettenulla.Vuoleisuoisoldi.

Nonappenasen’èandato,c’è una discussione su cosafare della tazza. A quantopare,dopocheunapersonadicolorehabevutoinunatazza,bisogna romperla. Èmeravigliatochelafamigliadisuamadre, che non crede innient’altro, creda in questo.Comunque, alla fine sua

madre si limita a lavare latazzaconlacandeggina.

All’ultimo momento ziaGirlie di Williston viene insoccorso, per salvare l’onoredella famiglia. Pone certecondizioni, una delle quali èche Jack non lavori mai piúcomeprocuratore.

Suo padre accetta lecondizioni, accettadi firmareil documento. Ma quandoarriva il momento di farlo,

bisogna persuaderlo con lebuoneperchésialzidal letto.Alla fine compare, in larghicalzonigrigiesopra lagiaccadel pigiama, scalzo. Firmasenza aprire bocca, poiritornaaletto.

Quella stessa sera si vesteed esce. Non sanno dovetrascorrelanotte;nonritornafinoall’indomani.

–A che serve costringerloa firmare? – si lamenta con

sua madre. – Non ha maipagato gli altri debiti, perchédovrebbepagareGirlie?

– Lascialo perdere, lapagheròio,–ribattelei.

–Ecome?–Lavorerò.C’è qualcosa nel

comportamentodisuamadredinanzi al qualenonpuòpiúchiuderegliocchi,qualcosadistraordinario. Sembra che aogni nuova rivelazione lei

diventipiúforteepiútenace.È come se si chiamasse ledisgrazie addosso solo perdimostrarealmondocheèingrado di sopportarle. –Pagheròtuttiidebiti,–dice.–Lipagheròarate.Lavorerò.

Quella determinazione daformica lo fa arrabbiare alpuntochevorrebbedarleunoschiaffo.Quelchecistadietroè chiaro. Vuole sacrificarsiper i suoi figli. Un sacrificio

senza fine:quellospiritoglièfin troppo familiare.Ma unavolta che si è sacrificata deltutto, una volta che avràvenduto i vestiti che indossa,le scarpe che porta, e se neandrà in giro con i piedisanguinanti, che ne sarà dilui? È un pensierointollerabile.

Arrivano le vacanze didicembreesuopadrenonha

ancora un lavoro. Adessosono tutti e quattro in casa,come topi in gabbia: sievitano a vicenda, sinascondonoinstanzediverse.Suo fratello si immerge neifumetti: Eagle, Beano. Il suopreferito,invece,èRover,conle storie di Alf Tupper, ilcampionedifondochelavorainunafabbricadiManchestere vive di pesce e patatinefritte. Cerca di dimenticare,

ma non può fare a meno dirizzare gli orecchi a ognisussurro e scricchiolio chesenteincasa.

Una mattina c’è unostrano silenzio. Sua madre èfuori, ma da qualcosanell’aria, un odore, unasensazione, un senso dipesantezza, sachequell’uomoè ancora lí. Di certo non staancoradormendo.Èpossibile

che, meraviglia dellemeraviglie,sisiasuicidato?

Ma se cosí fosse, nonsarebbemegliofingeredinonessersi accorti di nulla, inmodo che i sonniferi oqualunquecosaabbiaingeritopossano avere il tempo diagire? E poi: come puòimpedire che suo fratello dial’allarme?

Nella guerra che hadichiarato al padre non ha

maiavuto lacertezzachesuofratellosiadallasua.Lagenteha sempre detto che mentrelui somigliaasuamadre, suofratello ha i lineamenti delpadre.Ha il sospetto che suofratello sia tenero neiconfronti del padre; ha ilsospetto che suo fratello, conil suo volto pallido,preoccupato, e il tic sullapalpebra, sia tenero ingenerale.

È senz’altro meglio starealla larga dalla camera delpadre, cosí se qualcuno faràdomande, dopo, lui potràdire:«Stavoparlandoconmiofratello», oppure: «Stavoleggendoincameramia».Manon riesce a frenare lacuriosità. Inpuntadipiedi siavvicina alla porta, la apre,guardadentro.

Èunacaldamattinaestiva.Il vento è silenzioso, cosí

silenzioso che lui riesce asentire il cinguettio deipasseri,ilbattitodelleloroali.Le imposte sono chiuse, letende accostate. C’è puzza disudore maschile. Nellapenombra riesce a scorgeresuopadredisteso sul letto.Aogni respiro, dalla gola gliesceungorgogliosommesso.

Si avvicina. Gli occhi sistanno abituando alla luce.Suopadreindossaipantaloni

del pigiama e una canottieradicotone.Nonèrasato.Sottola gola c’è una V rossa nelpunto in cui l’abbronzaturalascia il posto al pallore deltorace.Accantoallettoc’èunvasodanottedovemozziconidi sigaretta galleggiano inun’urinamarrone.Invitasuanonhamaivistonientedipiúdisgustoso.

Non si vede nessunsonnifero. L’uomo non sta

morendo, solo dormendo.Non ha il coraggio diprendere i sonniferi, cosícome non ha il coraggio dicercarelavoro.

Daquandoè tornatodallaguerra, combattono unasecondaguerra,chesuopadrenonhanessunapossibilità divincere, perché non avrebbemai potuto prevedere quantosarebbe stata spietata,quantoil nemico sarebbe stato

tenace. Quella guerra si èprotratta per sette anni; oggiluihatrionfato.Sisentecomeil soldato russo alla Porta diBrandeburgo, che innalza labandiera rossa sulle maceriediBerlino.

Al tempo stesso, però,vorrebbe non essere lí,testimonediquellavergogna.Non è giusto! vorrebbegridare, sono soltanto unbambino!Vorrebbetantoche

qualcuno, una donna, loprendesse tra le braccia, glicurasseleferite,loconsolasse,glidicessecheèstatosolounbrutto sogno. Pensa allaguancia di sua nonna,morbida e fresca e asciuttacome seta, che lei gli porgeperchélabaci.Vorrebbetantoche sua nonna venisse arimetterelecoseaposto.

Un grumo di catarro sifermanellagoladisuopadre.

Tossisce, sigirasuun fianco.Apregliocchi,gliocchidiunuomo assolutamentecosciente, assolutamenteconsapevole di dove si trova.Gli occhi si posano su di lui,mentre è fermo lí, dove nondovrebbe essere, a spiare.Gliocchi non esprimono alcungiudizio ma neppuregentilezza.

Con un gesto indolentel’uomo lascia scivolare la

manoesiaggiustaipantalonidelpigiama.

Si sarebbe aspettato chel’uomo dicesse qualcosa, unaparola qualsiasi – «Che oresono?» ad esempio – perrenderglilecosepiúfacili.Manon dice niente. Gli occhicontinuano a guardarlo,pacifici, distanti. Poi sichiudono e l’uomo siriaddormenta.

Lui ritorna in camera sua,

richiudelaporta.Certevoltequelvelo cupo

si solleva. Nel cielo, che disolito rimane ostinatamentechiusosopralasuatesta,noncosívicinodapoterlotoccarema neppure troppo lontano,siapreunospiraglio,eperunattimo riesce a vedere ilmondo per quello che èdavvero. Si vede con lacamicia bianca, le manichearrotolate,e icalzoncinigrigi

che tra poco non gliandranno piú bene: non unbambino, non ciò che unpassante chiamerebbe «unbambino», troppo grandeormai per quello, troppogrande per ricorrere a quellascusa, e tuttavia ancorastupido e ripiegato in sestesso come un bambino:infantile; muto; ignorante;ritardato. In questi momentiriesce anche a vedere suo

padre e sua madre, condistacco, senza rabbia: noncomeduepesigrigieinformiappollaiati sulle sue spalle, atramare la sua infelicitàgiorno e notte, ma come unuomo e una donna checonducono una vita loro,tristeepienadiguai.Ilcielosiapre, e luivede ilmondoperquello che è, poi il cielo sirichiude e lui è di nuovo sestesso,evivel’unicastoriache

è in grado di accettare, lastoriadisestesso.

Sua madre è davantiall’acquaio, nell’angolo piúbuio della cucina. Gli dà laschiena, le braccia coperte dichiazze di saponata; strofinauna padella senza fretta.Quanto a lui, le gironzolaintorno, parla di qualcosa,non sa di cosa, parla con laconsueta veemenza, silamenta.

Lei si gira; il suo sguardoguizza su di lui. È unosguardo meditato, senza unbriciolo di tenerezza. Non èchelovedaperlaprimavolta.Semmai lo vede per quellocheèsemprestatoecheleihasempre saputocheè,quandononsifaillusioni.Lovede,lovaluta, e non è soddisfatta. Èaddiritturaurtataconlui.

Èquestochetemeinlei,lapersona che lo conosce

meglioalmondo,chehasudilui il grande vantaggio disapere tutto riguardo ai suoiprimi anni di vita – i piúintimi, quelli in cui si è piúindifesi, anni di cui,nonostante tutti i suoi sforzi,lui non ricorda nulla –, cheprobabilmente conosceanche,datocheècuriosaehafonti sue, i meschini segretidellasuavitascolastica.Temeil suogiudizio.Teme i freddi

pensieri che devono passarleper la mente in momenticomequesto,quandononc’ènessuna passione acondizionarli, nessun motivoper cui il suo giudizio nonpossa che essere netto;soprattutto teme ilmomento,un momento che non èancora arrivato, in cui leipronuncerà il suo giudizio.Sarà come un fulmine; nonsarà in grado di sopportarlo.

Nonvuole sapere.Nonvuolesapere a tal punto che senteunamanosalirglinellatestaetappargli le orecchie,chiudergli gli occhi.Preferirebbe essere cieco esordo piuttosto che saperecosa sua madre pensa di lui.Preferirebbevivere comeunatartaruganelsuoguscio.

Questa donna non èvenuta almondo con l’unicofinediamarloeproteggerloe

prendersi cura dei suoibisogni. Al contrario, avevauna vita prima che luinascesse, una vita in cui nonera necessario che glirivolgesse il benché minimopensiero. A un certo puntodella sua vita lei lo hapartorito; lohapartoritoehadeciso di amarlo; forse hascelto di amarlo ancor primadi partorirlo; nonostante ciò,ha scelto di amarlo, e quindi

può scegliere di smettere diamarlo.

«Aspettadiaverefiglituoi,–glidicequandoèdicattivoumore.–Alloracapirai».Checosa capirà? È una formulache usa, una formula chesembra giungere dal passato.Forse è ciò che ognigenerazione dice allasuccessiva, a mo’ diammonimento, a mo’ diminaccia. Ma lui non vuole

sentirla. «Aspetta di averefigli». Che stupidaggine, checontraddizione!Comepuòunbambino avere figli?Comunque, quello chesaprebbe se fosse padre, sefosse il proprio padre, èesattamente quello che nonvuole sapere. Non intendeaccettare la visione della vitache lei vuole inculcargli:sobria,delusa,disillusa.

Diciannove.

Zia Annie è morta.Nonostante le assicurazionidei dottori, non ha mai piú

camminato dopo la caduta,nemmenoconilbastone.Dalsuo letto al Volkshospitaal èstata trasferitanel lettodiunospizio di Stikland, unalocalità sperduta, dovenessuno aveva il tempo diandarla a trovare e dove èmorta sola. Ora laseppelliranno nel cimiteronumero3diWoltemade.

Dapprima si rifiuta diandare. Deve già sorbirsi

abbastanzapreghiereascuola,dice,nonvuolesentirnealtre.Non fa mistero del suodisprezzo per le lacrime cheverrannoversate.Organizzareun funerale come sideveperziaAnnieèsolounmodoperi suoi parenti di sentirsi inpace con se stessi.Dovrebberoseppellirlainunafossanelgiardinodell’ospizio.Risparmierebberounsaccodisoldi.

In cuor suo non pensaquello che dice. Ma habisognodiaffermarecosedelgenere dinanzi a sua madre,ha bisogno di vedere il suoviso contrarsi per il dolore el’offesa. Quante altre cosedovràdireprimacheleisigiriegliingiungadistarezitto?

Non gli piace pensare allamorte. Preferirebbe che,quando la gente diventavecchia e si ammala,

smettesse semplicemente diesistere e sparisse. Non glipiacciono i corpi brutti evecchi; il pensiero di unvecchio che si spoglia lo farabbrividire. Spera che nelbagno della loro casa diPlumstead non sia maientratounvecchio.

La sua morte è tuttaun’altrafaccenda.Inunmodoo nell’altro, lui è semprepresente dopo la sua morte,

fluttua sopra lo spettacolo, sigode il dolore di chi l’hacausata, di chi, adesso che ètroppotardi,vorrebbecheluifosseancoravivo.

Alla fine,però, va con suamadre al funerale di ziaAnnie. Ci va perché lei losupplica, e a lui piace esseresupplicato, gli piace lasensazione di potere che glidà; ci va anche perché non èmai stato a un funerale e

vuole vedere quanto èprofondalafossa,comefannoacalarelabara.

Non è affatto un funeralegrandioso. Ci sono solocinque persone e un giovanedominee con i brufoli dellaChiesa Riformata Olandese.Le cinque persone sono zioAlbert con sua moglie e suofiglio, lui e sua madre. Nonvede zio Albert da alcunianni. È ancora piú curvo sul

suo bastone; dagli occhicelesti gli sgorganoincessantemente le lacrime;ha le punte del colletto infuoricomeselacravattafossestataannodatadamanialtrui.

Arriva il feretro. Ilbecchino e il suo aiutantesono in nero, piú eleganti diloro (lui indossa l’uniformescolastica della St Joseph’s:nonhaun completo giacca epantaloni). Il dominee recita

unapreghierainafrikaansperla sorella scomparsa; poi ilcarro funebre si avvicina allafossae tiranogiú labara,cheviene issata su dei pali soprala fossa. Con suo disappuntonon la calano – pare che perquellosidebbanoaspettaregliuomini che lavorano alcimitero –,ma il becchino faun cenno discreto, capisconoche possono gettare unamanciataditerrasullabara.

Comincia a scendere unapioggialeggera.Lafaccendaèfinita; sono liberi diandarsene, liberi di tornareallelorovite.

Sul sentiero che porta alcancello, inmezzo a ettari ditombe vecchie e nuove,camminadietroasuamadreesuocugino,ilfigliodiAlbert,intentiaparlareavocebassa.Hanno la stessa andatura, sirende conto; camminano a

fatica, hanno lo stesso mododi alzare le gambe e dimetterle giú pesantemente,primalasinistrapoiladestra,comeduecontadinicalzatidizoccoli. I du Biel diPomerania: gente dicampagna, troppo lenti epesanti per la città; fuoriposto.

Pensa a zia Annie, chehannoabbandonatoquisottola pioggia, a Woltemade, un

posto dimenticato da Dio,pensaailunghiartiglinerichel’infermieraleavevatagliatoechenessunotaglieràmaipiú.

–Saitantecose,–gliavevadetto una volta zia Annie.Nonerauna lode: sebbene lelabbra fosseroatteggiate aunsorriso, allo stesso temposcuoteva la testa. – Cosípiccolo e però sai tante cose.Come farai a tenerle tutte intesta? – E, chinandosi su di

lui, gli aveva picchiettato ilcranioconunditoossuto.

È un bambino speciale,avevadettoasuamadre,esuamadre glielo aveva riferito.Ma speciale come? Nessunoglielosadire.

Hanno raggiunto ilcancello. Piove piú forte.Prima di prendere i loro duetreni, il trenoperSaltRiverepoi quello per Plumstead,dovranno arrancare sotto la

pioggia per arrivare allastazionediWoltemade.

Ilcarro funebrepassa loroaccanto. Sua madre alza unamanoper fermarlo, si rivolgeal becchino. – Ci danno unpassaggio,–dice.

Cosí deve salire sul carrofunebre e infilarsi tra suamadre e il becchino,percorrere lentamenteVoortrekker Road, odiandolaper questo, sperando che

nessuno della sua scuola loveda.

– La signora eraun’insegnante,credo,–diceilbecchino. Parla con unaccento scozzese. Unimmigrato: cosa può sapernedel Sudafrica, della gentecomeziaAnnie?

Nonhamaivistounuomopiú peloso. Dal naso e dalleorecchie gli escono peli neri,

spuntano a ciuffi dai polsiniinamidati.

– Sí, – dice sua madre. –Ha insegnato per piú diquarant’anni.

–Allora s’è lasciata dietroqualcosa di buono, – dice ilbecchino. – Una nobileprofessione,l’insegnamento.

–CheneèstatodeilibridiziaAnnie?– chiedepiú tardia suamadre,quandosonodinuovo soli. Dice «libri», ma

intendesololemoltecopiediEwigeGenesing.

Suamadrenonlosaononvuole dirglielo.Da quando siè rotta il bacino a casa sua el’hannoportata inospedale epoi all’ospizio di Stikland einfinealcimiteronumero3diWoltemade, nessuno hapensato ai libri, tranne forsezia Annie stessa, i libri chenessunoleggeràmai;eoraziaAnniegiacesottolapioggiain

attesa che qualcuno trovi iltempodi seppellirla. Soltantoluiormaicipensa.Comefaràa tenere tutto in testa, tutti ilibri, tutte lepersone, tutte lestorie?Esenonsicura luidiricordare,chilofarà?

U

Il libro

N QUARTIERE

anonimo di unadesolata provinciasudafricana. Un

ragazzinochecercaunaviadifuga da un padre ordinariochenonriescearispettare,dauna madre che ama di unamore viscerale ma che nonglidàcertezze,dagliumiliantiriti di una scuola dove leregole non sono uguali pertutti, dai turbamenti diun’infanzia già «guasta»,dagli angusti orizzontinazionalistici del Sudafricanelsecondodopoguerra.

ItemidiJ.M.Coetzeevannoricercati là dove convergonogli aspetti politici, spirituali,psicologici e fisicidell’esistenza: l’incubo dellaviolenza burocratica, lanostra desolata estraniazionedalla terra, un’ansiashakespeariana per la naturastrappata al suo ordinenaturale e gli insistentibisognidelcorpo.

L’autore

J. M. Coetzee è nato inSudafrica e attualmentevive in Australia. Di luiEinaudi ha pubblicato:

Vergogna, Aspettando ibarbari,La vita e il tempodi Michael K, Infanzia,Gioventú, Terre alcrepuscolo, Nel cuore delpaese, Foe, Il Maestro diPietroburgo, Età di ferro,Slow Man, Spiaggestraniere, Diario di unanno difficile, Lavori discavo. Saggi sullaletteratura 2000-2005,Tempod’estate,Doppiareil

capo, L’infanzia di Gesú eQui e ora, il carteggio conPaul Auster. Nel 2003 èstato insignito del PremioNobelperlaLetteratura.

Dello stessoautore

VergognaAspettandoibarbari

LavitaeiltempodiMichaelK

Gioventú.ScenedivitadiprovinciaTerrealcrepuscoloElizabethCostelloNelcuoredelpaese

IlMaestrodiPietroburgoSlowMan

Spiaggestraniere.Saggi1993-1999Etàdiferro

DiariodiunannodifficileLavoridiscavo.Saggisulla

letteratura2000-2005Tempod’estate

Doppiareilcapo.SaggieintervisteFoe

L’infanziadiGesúQuieora(conPaulAuster)

TitolooriginaleBoyhood©byJ.M.Coetzee,1997byarrangementwithPeterLampackAgency,Inc.551FifthAvenue,

Suite1613NewYork,NY10176-0187,Usa

©2001GiulioEinaudieditores.p.a.,TorinoPerlafotodell’autore©BassoCannarsa

Incopertina:fotodiClemensEmmler/Laif/Costrasto.

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