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J.M.Coetzee

SlowMan

TraduzionediMariaBaiocchi

Einaudi

Uno

Il colpo arriva da destra,un colpo secco, improvviso edoloroso, come una scossa

elettrica, e lo sbalza di pesodalla bicicletta. Rilassati!, sidicementrevolainaria(volain aria con la piú grandedisinvoltura!), e in effettisente le membra ubbidire,farsi inerti.Comeun gatto, sidice: rotola, poi rimettiti inpiediconunbalzo,prontoperquellocheverrà.Eunaparolainconsueta si stagliaall’orizzonte,flessuosooflesso.

Comunquenonè cosí che

vannolecose.Forseperchélegambenongliubbidisconooperché per un attimo rimanestordito (piú che sentirel’impatto del craniosull’asfalto gli sembra diudirne il rumore, distante,sordo, come un colpo dimazza), non si rimette inpiedi con un balzo, ma alcontrario scivola per metri emetri, all’infinito, fino a

sentirsi cullato dalmovimento.

Giacedisteso, immobile.Èuna mattinata splendida. Ilsolelosfioracondolcezza.Cisono cose peggiori chelasciarsi andare inerti, cheaspettareilritornodelleforze.Anzi, ci sono cose peggioriche farsi un sonnellino.Chiude gli occhi; il mondosbanda sotto di lui, rotea.Perdeconoscenza.

Solo una volta,brevemente, torna in sé. Ilcorpo,chevolavacosíleggeronell’aria, si è fatto pesante,cosí pesante che in nessunmodo riuscirebbe a sollevareundito.Ec’èqualcunochinosopradi luichegli leval’aria,ungiovanottoconiforuncolilungo l’attaccatura dei capelliispidi. – La mia bicicletta, –dicealragazzo,compitandolaparola difficile una sillaba

dopo l’altra. Vuole chiedereche ne è stato della suabicicletta, se qualcuno se nesia occupato, poiché, come ènoto, una bicicletta puòscomparire in un lampo; maprima che gli vengano fuoriquelle parole perde di nuovoconoscenza.

Due

Viene sballottato di qua edi là, lo stanno trasportando.Dalontanogligiungonovoci,

un clamore che sale e chescende seguendo un suoritmo. Cosa succede? Seaprisse gli occhi lo saprebbe.Ma non può farlo, nonancora. Gli arriva qualcosa.Unaletterapervolta,clacclacclac,unmessaggiodigitatosuuno schermo rosa chetremola come acqua quandosbattelepalpebre,motivopercui in tutta probabilitàdev’essere la sua palpebra

interna. E-R-T-Y, dicono lelettere, poi F-R-I-V-O-L,seguito da un tremolio e poida una E, quindi Q-W-E-R-T-Y,ecosívia,all’infinito.

Frivole. Una specie dipanico lo investe. Freme; dalprofondo della cavernainteriore un gemito sale eprorompedallagola.

–Male, tanto? – dice unavoce. – Stia fermo –. Lapunturadiunago.Unistante

dopo scompare il dolore, poiil panico, poi la coscienzastessa.

Si sveglia inunbozzolodiariamorta. Cerca dimettersiseduto ma non ci riesce; ècome se fosse rivestito dicemento. Attorno a lui unbianco implacabile: soffittobianco,lenzuolabianche,lucebianca; e anche la mentesembra rivestita da unbiancore granuloso come

quello di un vecchiodentifricio, tanto che non gliriesce di connettere e sidispera.–Mache succede?–dice,oforseaddiritturagrida,e vuole dire Che mi stannofacendo? o In che posto mitrovo? O anche Che mi ètoccatoinsorte?

Dal nulla compare unagiovane donna vestita dibianco, si ferma, lo guardacon attenzione. Dalla

confusione che ha nella testacerca di formulare unadomanda.Troppo tardi!Conun sorriso e un rassicurantecolpetto sul braccio, che luistranamente percepisce alrumore ma non al tatto, ladonnasiallontana.

È una cosa seria?: se cifossetempoperunadomandasola, allora dovrebbe esserequesta,anchesepoipreferiscenon soffermarsi sui possibili

significatidiserio.Maancorapiú urgente della domandasulla serietà, ancora piúurgente della domandalatente su che cosaesattamente sia successo aMagill Road, su cosa l’abbiacatapultato in questo luogomorto, è il bisogno diritrovare la strada di casa,chiudersi la porta alle spalle,sedersi in un contestofamiliare,riprendersi.

Cercadi toccarsi lagambadestra,lagambachecontinuaa mandare segnali oscuri –sinistri –del suo stato,ma lamano rifiuta di muoversi,nientesimuove.

I miei vestiti: forsepotrebbe essere questal’innocua domandapreliminare.Dovesono imieivestiti? Dove sono i mieivestiti,equantoèserialamiasituazione?

Lagiovanedonnariapparenel suo campo visivo. –Vestiti, – dice lui, conimmenso sforzo, alzando lesopracciglia piú che può persegnalarel’urgenza.

–Nonsipreoccupi,–dicelagiovanedonna, egli regalaun altro di quei suoiassolutamenteangelicisorrisi.– È tutto a posto, tutto sottocontrollo. Il dottore sarà quitraunminuto–.Einfattinon

passa nemmeno un minutoprimacheungiovane,forseilmedico, simaterializzi al suofianco mormorandolequalcosaall’orecchio.

– Paul? – dice il giovanemedico. – Mi sente? Hocapitobeneilsuonome,PaulRayment?

– Sí, – risponde lui,attento.

– Buongiorno, Paul. Sisentiràunpo’confusoadesso.

Per via della fiala dimorfinache le abbiamo fatto. Trapoco dovremo affrontareun’operazione. Ha preso unabotta, non so quanto ricordi,ma le ha ridotto la gambamolto male. Adessodobbiamo dare un’occhiata ecapire che cosa possiamosalvare.

Alza di nuovo lesopracciglia.«Salvare?»,cercadidire.

–Salvare,dellasuagamba,–ripeteilmedico.–Dovremoamputare, ma salveremo ilpossibile.

A quel punto qualcosadevesuccedereallasuafaccia,perché il giovanotto fa ungesto sorprendente. Allungalamanoatoccarglilaguanciae poi la lascia lí, a cullare lasuatestadivecchio.Èilgestochepotrebbefareunadonna,una donna innamorata. Un

gesto che lo imbarazzama alqualenonpuòsottrarsisenzaappariresgarbato.

–Sifidadimeperquesto?–diceilmedico.

Annuisce in silenzio,sbattendolepalpebre.

– Bene –. S’interrompe. –Non abbiamo scelta, Paul, –dice. – Non è una di quellesituazioni in cui è possibilescegliere. Questo lo capisce?Ho il suo consenso? Non le

chiederòdifirmareilmoduloprestampato, ma ho il suoconsenso a procedere?Salveremo il salvabile, però ilcolpo è stato brutto, ha fattounbeldisastro.Oracomeora,per esempio, non sono ingradodi dire se riusciremo asalvare il ginocchio oppureno. Il ginocchio è quasiinteramente maciullato, eanchepartedellatibia.

Comesesapessechesi sta

parlandodilei,comesequelleterribili parole l’avesserosvegliatadaunsonnoagitato,la gamba destra gli mandauna fitta intensa di dolorebianco, lancinante. Sente ilpropriorantolo,poiilpulsaredelsanguenelleorecchie.

–Bene,–diceilgiovane,eglidàunleggerobuffettosullaguancia. – Ora bisogna darsidafare.

Al risveglio si sentemoltopiú a suo agio con se stesso.Ha la testa lucida ed èquellodi sempre (vispo come ungrillo!, pensa), anche sepiacevolmente sonnacchioso.Potrebbe tornare adappisolarsi in qualsiasimomento. Ha la sensazioneche la gamba colpita siaenorme, decisamenteelefantiaca, ma non sentedolore.

Laportasiapreecompareun’infermiera, un voltonuovo,fresco.–Vameglio?–dice e poi, subito: – Noncerchi di parlare per ora. Ildottor Hansen sarà qui trapoco per una chiacchierata.Ma nel frattempo dobbiamofare una cosa. Perciò possochiederle di rilassarsimentre…

Quello che l’infermieradevefarementreluisirilassa,

si scopre, è inserire uncatetere.Unacosa sgradevoleda subire; è contento che siaun’estranea a farlo.Ecco cosasuccede!, si rimprovera. Eccocosa succede se ti distrai unattimo! E la bicicletta: che nesarà stato della bicicletta?Come andrò a fare la spesaadesso? Cosí imparo aprendere Magill Road! Emaledice Magill Road, anchese in realtà per anni ha

percorso Magill Road inbiciclettasenzaincidenti.

Quello che il giovanedottor Hansen devepresentargli, quandoarriva, èprima di tutto un veloceriepilogo del suo caso, permetterlo al corrente, e poidargli informazioni piúprecise sulla sua gamba,alcunebuone,altrenontanto.

Primadi tutto,perquantoriguarda la suacondizione in

generale,considerandoquelloche può succedere e chesuccede al corpo umanoquando viene colpito da unamacchina lanciata a grandevelocità, può rallegrarsi delfatto che non sia una cosaseria.Anzi,inveritàèproprioil contrariodiunacosa seria,tanto che si può considerarefortunato, favorito,benedettodalla sorte. Lo scontro gli haprodottountraumacranico,è

vero, ma è stato salvato dalcasco che portava.Continueranno a tenerlosottoosservazione,manoncisonotraccedisanguinamentointracranico. Quanto allefunzionimotorie,dalleprimeindicazioni sembra sianoillese.Hapersosangue,maglihanno fatto una trasfusione.Sesistachiedendocomemaila mascella sia cosí rigida,ebbene non è rotta, solo

contusa. Le abrasioni sullaschiena e sul bracciosembrano piú gravi di quellochesono,guarirannonelgirodiunasettimanaodue.

Ora, passando alla gamba,la gamba che ha subíto ilcolpo,lui(ildottorHansen)ei suoi colleghi non sonoriusciti a salvare il ginocchio,a quanto pare. Hannodiscusso la cosa a fondo, e ladecisione è stata unanime. Il

colpo – poi gli farà vedere lelastre – ha preso in pieno ilginocchio, e a questo si èaggiunta una componente dirotazione cosicchél’articolazione è statasottoposta a rottura e atorsione al tempo stesso.Nelcaso di una persona piúgiovane forse avrebberotentatounaricostruzione,maquel tipo di ricostruzioneavrebbecomportatotuttauna

seriedioperazioni,unadopol’altra, per un anno intero oanche due, con unapercentuale di successoinferiore al cinquanta percento, cosí, tutto sommato, ein considerazione della suaetà, si è pensato fossemegliorecidere la gamba con untaglio netto al di sopra delginocchio, lasciando un belpezzo d’osso per la protesi.Lui (il dottor Hansen) spera

che lui (PaulRayment) arrivia capire la saggezza di quelladecisione.

– Sono sicuro che avràtante domande da farmi, –conclude,–e iosaròfelicedicercare di risponderle, maforse non ora, megliodomattina, dopo che si saràriposato.

– Protesi, – dice, un’altraparola difficile, anche se ora,sapendochelamascellanonè

rotta, solo contusa, si sentemeno a disagio con le paroledifficili.

– Protesi. Arto artificiale.Quandosisaràrimarginatalaferita chirurgica, metteremouna protesi. Fra quattrosettimane, forse anchemeno.Presto riprenderà acamminare. Potrà ancheandare in bicicletta se vuole.Dopounpo’diriabilitazione.Altredomande?

Scuote la testa.Perchénonme l’avete chiesto prima?,vorrebbe dire; ma sepronuncia quelle paroleperderà il controllo, simetteràaurlare.

– Allora ne riparliamodomattina, – dice il dottorHansen.–Coraggio!

Ma non è tutto,comunque. Non finisce lí.Prima la violazione, poi ilconsenso alla violazione. Ci

sono carte da firmare primachelolascinoinpace,equellecarte si dimostranosorprendentementedifficili.

La famiglia, per esempio.Da chi è composta la suafamiglia e dove risiede,chiedono le carte, e comeinformarla? Poil’assicurazione. Con qualecompagnia è assicurato? Chetipo di copertura fornisce lasuapolizza?

L’assicurazione non è unproblema. È assicurato sututto. Ha una tessera nelportafogli che lodimostra, sec’è una cosa che non glimanca è la prudenza (madov’è il suo portafogli, e dovesonoisuoivestiti?)Lafamigliaè una questione menosemplice. Da chi è compostala sua famiglia? Qual è larisposta giusta? Ha unasorella. È morta da dodici

anni, ma vive ancora dentrodiluioconlui,propriocomesuamadreche,quandononèdentrodiluioconlui,aspettaletrombedelgiudizionelsuopostonelcimiterodiBallarat.Ha anche un padre, cheaspetta a sua volta piúlontano, nel cimitero di Pau,dadove raramente lo viene atrovare. Sono loro la suafamiglia, loro tre? Quellidentrolacuivitaseinatonon

se ne vanno mai, vorrebbedire a chiunque abbiaformulato la domanda. Liporti con te, e speri di essereportato da quelli che vengonodopo di te. Ma sul modulonon c’è spazio per rispostepiúelaborate.

Nonhamogliené figli, suquesto può essere propriochiaro.Certo è stato sposato,unavolta,malacompagnadiquell’impresanonfapiúparte

di lui. È scomparsa dalla suavita, completamentescomparsa. Come ci siariuscitalodeveancoracapire,maècosí:èscomparsadentrounavitasolosua.Atuttiifinipratici, dunque, e certo perquellidelquestionario,nonèsposato: celibe, single,solitario,solo.

Famiglia: NESSUNA,scrive in stampatello, mentrel’infermiera controlla, e

sbarra le altre domande conun tratto di penna. Firmaentrambi i fogli.–Ladata?–chiede all’infermiera. – Dueluglio, – dice lei. Scrive ladata.Funzionimotorieillese.

Le pillole che accettadovrebberoattutireildoloreefarlodormire,manondorme.Questo – il letto estraneo, lastanzanuda, l’odoremistodidisinfettante con un vagosentore di urina –, questo

chiaramentenonèun sogno,è la realtà,una realtà chepiúreale non potrebbe essere.Eppure tutto il giorno,ammesso che si tratti dellostesso giorno e che il tempoancorasignifichiqualcosa,haavuto la sensazione disognare. Certamente questacosa, cheora ispezionaper laprima volta sotto il lenzuolo,questo oggetto mostruosofasciato di bianco e attaccato

all’anca, viene dritto drittodalla terra dei sogni. E l’altracosa, quella di cui il giovanecon gli occhiali dai milleriflessi parlava con tantoentusiasmo, quando farà lasuacomparsa?Intuttalavitanonhamai visto unaprotesinuda. L’immagine che gliviene in mente è quella diun’asta di legno con in cimaun barbiglio simile a unarpione e ventose di gomma

sui tre piedini. Èun’immagine surrealista.Un’immaginediDalí.

Allunga unamano (per laprima volta si accorge che letre dita centrali sono fasciateinsieme) e comprime quellacosa avvolta nel bianco.Nongli rimanda alcunasensazione.È comeunpezzodi legno. È solo un sogno, sidice, e scivola nel sonno piúprofondo.

–Oggi le faremo fare unapasseggiata, – dice il giovanedottor Hansen. – Nelpomeriggio. Non unacamminata lunga, solo pochipassi per vedere come va. CisaremoElaineeioadarleunamano –. Fa un cennoall’infermiera. L’infermieraElaine. – Elaine, puòorganizzare la cosa conOrtopedia?

– Non voglio camminare,

oggi, – dice lui. Staimparando a parlareattraversoidentiserrati.Nonc’èsolo lamascellacontusa.Imolari si sono allentati daquella parte e non riesce amasticare. – Non voglio chemisifacciafretta.Nonvogliounaprotesi.

–Vabene,–diceildottorHansen. – Ma non è diprotesi che parlavo, in tutti icasi, siamo ancora lontani da

quel traguardo, questa è solola riabilitazione, il primopassoperlariabilitazione.Mapossiamocominciaredomaniodopodomani.Soloper farlecapire che non è la fine delmondo,perdereunagamba.

–Glieloripeto:Nonvogliounaprotesi.

Il dottor Hansen el’infermiera Elaine siscambianoun’occhiata.

– Se non vuole la protesi,

checosapreferirebbe?– Preferirei occuparmene

dasolo.– D’accordo, non ne

parliamo piú. Non lemetteremo fretta in nessunmodo, glielo prometto. Orapotrei parlarle della suagamba? Posso spiegarle cosabisogna fare per la suagamba?

Cosa bisogna fare per lamia gamba? Fuma dalla

rabbia – possibile chenon sene rendano conto? Mi aveteanestetizzato, mi avetemozzato la gamba e l’avetebuttata tra i rifiuti perchéqualcuno la raccogliesse e lagettasse nel fuoco. Comepotete starvene lí a parlare diquello che bisogna fare per lamiagamba?

– Abbiamo portato ilmuscolo residuo sopral’estremità dell’osso, – dice il

dottor Hansen, mostrandocon le mani a coppa comehanno fatto, – e l’abbiamocucito lí. Appena la ferita sirimargina, vogliamochequelmuscolo formi un cuscinettosopra l’osso. Nei prossimigiorni, per via del trauma edella permanenza a letto, èpossibile che tendano aformarsi edema e gonfiore.Dovremo fare qualcosa inmerito. Anche il muscolo

tenderàaritrarsiversol’anca,cosí –. Si mette di fianco, esporge il sedere in fuori. –Combattiamo questatendenzaconlostretching.Lostretching è moltoimportante. Elaine le faràvedere alcuni esercizi distretchingelaaiuteràsenehabisogno.

L’infermiera Elaineannuisce.

– Chi è stato a farmi

questo? – dice lui. Non puògridareperchénonpuòaprirela bocca, ma va bene cosí, siaccorda con la rabbia che glifadigrignareidenti.–Chimiha investito? –Ha le lacrimeagliocchi.

Le notti non passanomai.Fa troppo caldo, fa troppofreddo;lagamba,chiusanellebende, gli prude e non puòraggiungerla. Se trattiene il

respiro riesce a sentire lostrisciare spettrale della suacarne aggredita che cerca diricucirsi. Fuori dalla finestrachiusa un grillo cantasolitario. Quando arriva, ilsonno è breve e improvviso,come se ventatedi anesteticoresiduo risalissero daipolmonielosopraffacessero.

Notte o giorno che sia, iltemposi trascina lentamente.Davanti al letto c’è un

televisore, ma lui non èinteressato alla televisione, enemmeno alle riviste chequalche ente sollecito gli hafornito («Who». «VanityFair». «Australian Homes &Gardens»). Fissa il quadrantedel suo orologio e si incidenellamente laposizionedellelancette.Poichiudegliocchi,cercadipensareadaltrecose– al suo respiro, alla nonnasedutaaltavolodicucinache

spennavaunagallina,alleapitraifiori.Qualsiasicosa.Apregli occhi. Le lancette non sisono mosse. È come sedovessero farsi strada nellacolla.

L’orologio è fermo, ma iltempono.Perfinomentrestalí sdraiato riesce a sentire iltempo che lavora su di luicome una malattiadevastante,comelacalcevivache si versa sui cadaveri. Il

tempo lo consuma, divoraunadopol’altra lecellulechelo compongono. Le suecellule si stanno spegnendo,comefiammelle.

Le pillole che gli dannoogniseioreeliminanoidoloripiú forti, il che è una buonacosa,eavoltelofannoanchedormire, il che è ancorameglio;magliconfondonolatestaeportanoneisuoisogniunpanicoeunterroretaliche

preferisce non prenderle. Ildolore non è niente, si dice,solounsegnalediallarmecheil corpo manda al cervello. Ildolore non è piú reale di unaradiografia.Manaturalmentesi sbaglia. Il dolore è reale,non deve insistere perconvincerlo, anzi non deveinsistere affatto, bastano unpaio di fitte perché lui siaffretti a scegliere laconfusioneeibruttisogni.

Qualcun altro è statospostato nella sua stanza, unuomo piú vecchio di lui,appena operato all’anca.L’uomo sta sdraiato tutto ilgiorno a occhi chiusi. Ditanto in tanto un paio diinfermiere chiudono le tendeattorno al suo letto e, cosínascoste, lo assistono per ibisognicorporali.

Due vecchi, due vecchisulla stessa barca. Le

infermiere sono brave, sonogentili e allegre, ma sottoquella vivace efficienza luicoglie–enonsbaglia,l’hagiàvisto succedere troppe volteinpassato–unainappellabileindifferenzaallorofato,suoedel suo compagno. NelgiovanedottorHansen sente,al di là del gentileinteressamento, la stessaindifferenza. È come se, alivello inconscio, questi

giovani assegnati alla lorocurasapesserochenonhannopiúnienteormaidadare allatribú e che perciò noncontano. Cosí giovani eppurecosí spietati!, grida dentro disé. Come ho fatto a caderenelle loro mani?Meglio che ivecchisioccupinodeivecchi,imoribondi dei moribondi! Eche follia essere cosí solo almondo!

Parlano del suo futuro, lo

assillano perché faccia gliesercizichelopreparerannoaquelfuturo,locostringonoadalzarsi; ma per lui non c’èfuturo, la porta del futuro èormai chiusa e sprangata. Seci fossemododimettere finealla vita attraverso un attopuramente mentale, lofarebbesubito,senzaindugio.Ha la testa piena di storie dipersonechemettonofineallapropria esistenza – che

pagano metodicamente iconti, scrivono biglietti diaddio, bruciano vecchielettere d’amore, mettono leetichette sulle chiavi e poi,quando tutto è sistemato,indossano il vestito buono emandano giú le pilloleaccumulate per l’occasione,perpoisdraiarsicompostisulletto rifatto e atteggiare ilineamenti all’oblio. Tuttieroi, eroi che nessuno canta,

che nessuno loda. Ho decisodi non creare problemi.L’unicacosachenonpossonocontrollare è il corpo chelasciano dietro di sé, ilmucchio di carne che, dopoungiornoodue,cominceràapuzzare. Se solo fossepossibile, se solo fossepermesso, prenderebbero untaxi per il crematorio, simetterebbero davanti allaporta fatale, ingoierebbero le

loro pillole, e poi, prima diperdere coscienza,premerebbero il pulsante cheli precipiterà nelle fiamme,permettendo loro diriemergere dall’altra partesotto formadinient’altrocheun mucchietto di cenere,quasiprivodipeso.

È convinto che se potessemetterebbe fine alla sua vita,subito.Mapropriomentre lopensa, sa chenon faràniente

delgenere.Sonosoloildoloree le lunghe notti insonni, inquesto ospedale, in questazonadiumiliazione,senzaunposto dove nascondersi persottrarsiallosguardospietatodei giovani, a fargli venirequestodesideriodimorte.

Cosa significhi esserecelibe, solitario e solo, locapisce chiaramente alla finedella seconda settimana di

permanenza in quel biancouniverso.

– Non ha famiglia? – glidice l’infermiera di notte,Janet, quella che si permettedi chiacchierare con lui. –Non ha amici? – Arriccia ilnaso, come se si trattasse diunoscherzochestagiocandoatuttiloro.

– Ho tutti gli amici cheposso desiderare, – rispondelui. – Non sono Robinson

Crusoe. È solo che non livogliovedere.

– Vedere gli amici lafarebbesentiremeglio,–dicelei.–Latirerebbesu.Nesonocerta.

– Riceverò visite quandone avrò voglia, grazie, – ledice.

Non è irascibile di natura,maqui si concedeattacchidiirascibilità, permalosità,collera,poichéquestosembra

rendere piú facile a chi deveaccudirlodi lasciarlo inpace.Sottosottononèpoicosímale,immagina che Janet dica aisuoi colleghi. Quel vecchiocoglione!, immagina cherispondano i colleghi,sghignazzando.

Dalui–losa–,orachestamigliorando, ci si aspetta cheprovi desideri rozzi neiconfronti di queste giovanidonne, desideri che, poiché i

pazienti maschi,indipendentemente dall’età,non lo possono evitare,sorgono nei momenti piúinopportuni e vanno repressiil piú velocemente erisolutamentepossibile.

La verità è che lui nonprova quei desideri. Il suocuore è puro come quello diun neonato. Un cuore purochenonglifacertoonoretraleinfermiere,néluisiaspetta

chedebbaesserealtrimenti.Ilvecchio porco libidinoso fapartedelcopione,uncopionecheluisirifiutadirecitare.

Senonvuolecontattaregliamici è solo per non farsivedereridottoinquellostato,in quella condizioneumiliante, sminuita. Maovviamente, in un modo onell’altro, la gente viene asapere quello che è successo.Gli mandano gli auguri,

vengono perfino a farglivisita. Al telefono èabbastanza facile inventarsiunastoria.Èsolounagamba,dice con un’amarezza chespera non trapeli all’altrocapodelfilo.Dovròportarelestampelle per un po’, poimettere una protesi. Dipersona la recita non gliriesce cosí bene perché portatroppochiaramentescritto infaccia il disgusto che gli

suscita quella cosaingombranteched’ora inpoidovràtrascinarsiappresso.

Dall’inizio del capitolo,dall’incidente inMagill Roadfino ad ora, non si ècomportatobene,nonèstatoall’altezza della situazione:questoglièchiaro.Glièstatadata la rara opportunità dimostrareatutticomesipossaaccettare di buon grado unodeipiúduri colpideldestino

e lui l’ha disdegnata. Chi èstatoa farmiquesto?:quandoripensa a come ha gridato alsenz’altro competente, anchese piuttosto ordinario,giovane dottor Hansen, conl’aria di dire Chi mi hainvestito?, ma in veritàintendendodireChihaavutol’impudenza di tagliarmi viala gamba?, arrossisce per lavergogna. Non è la primapersona al mondo a essere

vittima di uno spiacevoleincidente,néilprimovecchioa ritrovarsi in ospedalecircondato da giovanibenintenzionatima in findeiconti indifferenti, che fannofinta di preoccuparsi per lui.Unagambaperduta: che saràmai perdere una gamba inunaprospettivapiúampia?Inuna prospettiva piú ampiaperdere una gamba significasolo fare le prove prima di

perdere tutto. Con chisbraiteràquandoarriveràquelgiorno? Con chi se laprenderà?

MargaretMcCordlovienea trovare. I McCord sono isuoi piú vecchi amici adAdelaide; Margaret èsconvolta per aver saputodell’incidente con tantoritardo, e piena di giustaindignazione controchiunque l’abbia ridotto in

quello stato. – Spero che tuvoglia fargli causa, – dice. –Non ho intenzione di farecausa, – risponde lui. – Ètroppo facile prendermi ingiro.Iorivogliolamiagamba,e non potendola riavere…Lascio questo aspetto dellacosa a quellidell’assicurazione. – Fai unerrore,–dice lei:–quellicheguidano come pazzidovrebbero ricevere una

lezione. Immagino che timetteranno una protesi.Fanno delle protesi cosíperfette oggi, sarai presto dinuovo in sella alla tuabicicletta. – Non credo, –risponde lui. – Quella partedella mia vita è finita –.Margaret scuote il capo. –Che peccato! – dice. – Chepeccato!

Carino da parte sua direcosí,rifletteinseguito.Povero

Paul, povero caro, com’èdifficile, com’è difficile quelloche devi sopportare!: questovoleva dire, questo era certache lui avrebbe inteso nellesue parole. Tutti dobbiamosopportare qualcosa delgenere, vorrebbe ricordarle,allafine.

Quellochelosorprendeintutta la storia dell’ospedale èla velocità con cui lapreoccupazione passa da

come rattoppargli la gamba(«Eccellente! – dice il dottorHansen tastando ilmoncherino con le ditaperfettamente curate. – Stavenendo benissimo. Torneràben presto quello di prima»)alla questione di come farà acavarsela (dicono propriocosí) una volta che sarà dinuovofuori,nelmondo.

Scandalosamentepresto, ocosícomunqueglipare,viene

introdotta nella situazioneun’assistente sociale, MrsPutts, o Putz. – Lei è ancoragiovane,MrRayment,Paul,–gli comunica con quell’ariaallegra che debbono averleinsegnatoausareconivecchi.– Vorrà essere autonomo equesto naturalmente vabenissimo, ma per un certoperiodo avrà bisogno diun’infermiera, diun’infermiera specializzata.

Possiamo organizzare tuttonoi. In prospettiva, anchequandotorneràamuoversidasolo, avrà bisogno diqualcuno su cui contare, perdarle una mano, per fare laspesa, cucinare, pulire e cosívia.Nonc’èproprionessuno?

Lui ci pensa, e scuote ilcapo. –No, non c’è nessuno,– dice; con la qual cosaintende dire – ed è convintocheMrsPuttslocapisca–che

non c’è nessuno, uomo odonna, disposto a concepirela cura dei suoi bisogni,cucinare, pulire e cosí via,comeundovereconfuciano.

Ciò che lo interessa diquella domanda è quel cheriveladellasuacondizionedalpunto di vista di Mrs Putts:deveavereavutoconmedicieinfermiere uno scambio piúsincerodiquantoancoranonsia stato concesso a lui, piú

sincero e piú concreto. Daquesto scambio piú concretodeveaverconclusoche,ancheinprospettiva,nonselapotràcavaresenzaqualcunocheglidiaunamano.

La sua personale opinionedella prospettiva, l’opinioneche si è fattoneimomentidimaggiore serenità, è che dastorpio (una parola dura,maacheservonoglieufemismi?)riusciràinqualchemodo,con

l’aiuto di una stampella o diqualche altro supporto, afarcela, piú lentamente diprima forse, ma cheimportanza hanno ormailentezzaevelocità?Loroperònon sembrano vederla cosí.Secondo loro, a quanto pare,luinonè ilgeneredidisabilecapace di dominare la suanuova, diversa, situazione, dicavarselainsomma,mailtipocrepuscolare, il tipo che, in

assenza di un supportoprofessionale, finirà in unistitutopervecchieinfermi.

SeMrsPuttsfossedispostaa parlare chiaro con lui, luifarebbe lo stesso con lei. Hopensato lungamente a comecavarmela, le direbbe. Misono preparato da tempo;anche nella peggiore delleipotesi, sarò in grado dioccuparmidimestesso.Ma leregole del gioco rendono

difficilepertuttiedueparlarechiaro. Se per esempio ledicesse della scatola diSomnex nell’armadietto delbagno del suo appartamento,Mrs Putts potrebbe sentirsicostrettadalleregoledelgiocoad affidarlo a un centro diassistenza psicologica perproteggerlodasestesso.

Sospira.–Dalsuopuntodivista, da un punto di vistaprofessionale, Mrs Putts,

Dorianne,checosasuggeriscedifare?

– Dovrà assumere unapersona che l’accudisca, suquestononc’èdubbio,–diceMrs Putts, – di preferenzaun’infermiera privata,qualcuno che abbiaesperienza nell’ambitodell’assistenzaaidisabili.Nonè il suo caso, naturalmente.Mafinoaquandononsaràdinuovo in grado di muoversi

dasolo,nonvogliamocorrererischi,nonlepare?

–No,nonvogliamo,–dicelui.

Assistenza ai disabili.Assistenzaallepersonefragili.Non si era mai consideratofragile fino a quando nonaveva visto la radiografia.Trovava difficile credere chequegli ossicini, quelle zampediragnocheavevavistosullalastra, potessero tenerlo in

piedi, permettergli dicamminare senza spezzarsi.Piúseialtopiúseifragile.Eradavvero troppo alto. Non homai operato un uomo cosíalto, aveva detto il dottorHansen,conunpaiodigambecosílunghe.Epoieraarrossitoperlagaffe.

– Paul, per caso nonricorda–diceMrsPutts– sela sua assicurazione copreanchel’assistenzaaidisabili?

Un’infermiera, ancoraun’altra infermiera. Unadonnacon lacuffiabianca intestaelescarpecomodechesiaggira indaffarata per il suoappartamento,chegligridaintono allegro, È l’ora dellepillole,MrR!–No,noncredochelamiaassicurazionearriviacoprirla,–risponde.

–Be’,alloradovràmetterlainbilancio,noncrede?–diceMrsPutts.

Tre

Frivolo. Come si erasforzato,quelgiornoaMagillRoad, di ascoltare la parola

degli dèi, digitata sulla loromacchinada scrivere segreta!A ripensarci, non può chesorridere. Che idea bizzarra,cheideaantiquata,crederedipoter essere avvisati, quandoarrivailmomento,dimettereordine nella propria anima.Ma quali creature potevanoancora esistere, e in qualeangolo dell’universo,interessate a controllare tuttala contabilità dei moribondi,

che sale verso il cielo, debitisu una colonna e creditisull’altra?

Eppure frivolo non è unaparola tanto sbagliata perdescriverlo, com’era primadell’evento e come forse ètuttora. Se nel corso di unavita non ha arrecatoparticolare danno a nessunonon ha fatto neppure nientedibuono.Nonlasceràtracciadietrodisé,neancheunerede

aperpetuareilnome.Glissaresul mondo: è cosí che, untempo,avrebberodettodivitecome la sua: curare i propriinteressi, prosperare insilenzio, senza attirarel’attenzione. Se non c’è piúnessuno a emettere unasentenzasuunavitacosí,seilSommo Giudice harinunciato a giudicare e si èritirato a limarsi le unghie,allora emetterà lui stesso la

sentenza: Un’occasionesprecata.

Non aveva mai pensatoche avrebbe trovato unabuona parola da spendere afavore della guerra, ma quinel suo letto d’ospedale, aconsumare tempoea farseneconsumare, sembra rivederele sue opinioni. Nelle cittàrase al suolo, nei tesorisaccheggiati,nellastragedegliinnocenti, in tutta quella

distruzionesfrenata,cominciaa riconoscere una certasaggezza, come se, al suolivellopiúprofondo, la storiasapesse quello che fa. Bastacol vecchiume, bisogna farespazio al nuovo! Che cosapotrebbe essere piú egoista,piú meschino – è proprioquesto a tormentarlo piú ditutto–chemoriresenzafigli,concludere la stirpe, sottrarsialla grande opera della

riproduzione? Peggio chemeschino, in verità:innaturale.

Il giorno prima di esseredimesso riceve una visitainaspettata:ilragazzochel’hainvestito, Wayne qualcosa,Bright o Blight. Wayne èvenuto a vedere come va, enon, si scopre, perriconoscere una sua qualchecolpa.–Hopensatodivenirea vedere come andava, Mr

Rayment,–diceWayne.–Midispiace davvero per quelloche è successo. Una verasfortuna –. Non è un artistadella parola, il giovaneWayne; ma ogni frase chepronuncia è prudentementeevasiva, come se gli avesserodetto che la stanza èdisseminata di microspie. Einfatti, come scopre inseguito,ilpadrediWayneeranelcorridoio,durantetuttoil

loro colloquio, a origliare.Sicuramente prima dovevaaver istruito Wayne: «Siirispettoso col vecchiocoglione, di’ che ti dispiace,ma non ti azzardare ariconoscereunqualcheerroretuo».

Quellochepadreefigliosidiconoinprivatoapropositodi chi va in bicicletta per lestrade piene di traffico se loimmagina fin troppo bene.

Malaleggeèlalegge:perfinogli stupidi vecchi coglioni inbicicletta hanno il diritto dinon essere messi sotto, eWayne e suopadrequesto losanno. Devono essereterrorizzati all’idea di unacausa sua o della suaassicurazione. Forse è perquesto che Wayne sceglie leparolecontantaprudenza.

Unaverasfortuna.Haunaserie di risposte possibili, a

cominciaredaNonc’èfortunache tenga, Wayne, se unoguida come te. Ma a cheservirebbeprenderselaconunragazzo che non ha alcunapossibilità di aggiustarequellocheharotto?Vaienonpeccarepiú:ètuttoquellochegli viene in mente ora.Proprio il tipo didichiarazione sentenziosa, davecchio rimbambito, su cui iBlight, padre e figlio,

ridacchierebbero tornando acasa. Chiude gli occhi, nellasperanza che Wayne se nevada.

Unincidente:qualcosacheaccade, qualcosa diinvolontario, inaspettato.Stando a quella definizionecertamentelui,PaulRayment,ha avuto un incidente. MaWayneBlight?AncheWayneha avuto un incidente? Chesensazione ha avuto Wayne,

nell’istanteincuiilbolidechepilotava, in una nuvola dimusica a tutto volume, èpenetratonellamorbidacarneumana? Una sorpresa, certo,inaspettata, involontaria;eppure a modo suo nonspiacevole. Si può dire chequanto è successo aquell’incrocio sventurato siadavvero accaduto a Wayne?Se qualcosa era accaduto a

qualcuno, a suo giudizio, eraWaynecheeraaccadutoalui.

Apre gli occhi. Wayne èancora accanto al letto, ilsudore gli imperla il labbrosuperiore.Macerto!Ascuolagliel’avranno ficcato in testachenon si lascia l’aula finoachel’insegnantenonfasegnochelalezioneèconclusa.Chesollievo dev’essere stato perWayne, alla fine, quando,libero dalla scuola, dagli

insegnanti e da tutto il resto,finalmente ha potutoschiacciare l’acceleratore atavoletta, tirare giú ilfinestrinoesentireilventoinfaccia, masticare gommaamericana,mettere lamusicaa tutto volume, urlare«Vaffanculoamico!»aivecchirimbambiti mentre lisuperava a tutta birra! E oraeccolo qua, di nuovoimpacciato, costretto a fare

l’aria contrita, a cercareannaspandoparoledal suonodispiaciuto.

Cosí il problema si risolveda solo. Wayne aspetta uncenno,eluivuolecheWaynescompaia dalla sua vita. –Gentile da parte tua esserevenuto, ragazzo,–dice,–mahomal di testa e ho bisognodidormire.Alloraaddio.

Quattro

L’infermiera di giornoraccomandatadaMrsPuttssichiama Sheena. Sheena

dimostradiciannoveanni,mai suoi documenti attestanochenehaventinove.Ègrassa,di una grassezza soda,lardosa, sfrontata, e sfoggiaunincrollabilebuonumoreinqualsiasi situazione. Lui ladetestaimmediatamente,nonlavuole,maMrsPuttsinsiste.– L’assistenza infermieristicaprivata è un lavorospecializzato, – dice MrsPutts. – Sheena ha già

lavorato con personeamputate. Sarebbe da stupidirifiutarla –. E cosí cede. Incambio Mrs Putts ammetteche non gli occorreun’infermiera per la notte, apatto che s’iscriva a unserviziodiemergenzaetengasempre un cercapersone aportatadimano.

Sta bene attento adassecondare Mrs Putts,perchécredediavereun’idea

piuttostoprecisadelpoterediquella donna. Mrs Putts fapartedelsistemaassistenziale.Assistenza, ovvero cura dellepersone che non sono ingrado di provvedere a sestesse. Se, a un certo punto,Mrs Putts dovesse decidereche è incapacedibadare a sestesso, che va protetto dallasuastessaincompetenza,achipotrebbe rivolgersi? Non haalleati che possano

combattere a suo nome. Ècompletamentesolo.

È possibile, naturalmente,che sopravvaluti lapreoccupazionediMrsPutts.Per quel che riguardal’assistenza, e le professioniassistenziali, è quasicertamente rimasto indietro.In questo glorioso nuovomondo in cui sono rinati sialui cheMrsPutts, unmondoil cui motto è Laissez faire!,

forse Mrs Putts non si vedecome custode sua né delproprio fratello,nédinessunaltro. Se in questo nuovomondogli storpio imalatiogli indigenti o i senza casavogliono mangiare dalsecchio della spazzatura estendere il loro sacco a pelonell’androne piú vicino, chefacciano pure: che siammucchino stretti, e se la

mattina dopo si sveglianovivi,buonperloro.

Quando gli uominidell’ambulanza lo portano acasa, Sheena è lí pronta cheaspetta.Èleiariorganizzarglila camera da letto, asovrintenderealladonnadellepulizie, a dare istruzioniall’operaiosudovemontareleguide, e in generale aprendere in mano lasituazione. Ha già steso un

programma quotidiano perentrambi e l’ha attaccato almurosopraalletto,conleoredeipasti,dellaginnasticaediquello che lei definisce CM,cura del moncherino. Sulfoglio sono segnate tre fasce,una a metà mattinata, una amezzogiorno, una nelpomeriggio, definite come«TEMPO PERSONALE DISD», ore durante le quali siritira in cucina a riposarsi.

Tiene le sue provviste nelfrigo su un ripianodenominato «PERSONALEDI SD». Per non morire dinoia tiene la radio accesa incucina, su una stazione chealterna lo strepito dellapubblicità a musichemartellanti.Quandolechiededi abbassare il volume, lei loabbassa; eppure la radio sisenteancorasenzadifficoltà.

La prima prova delle sue

capacitàfisichevienequando,con Sheena che lo sostienesottobraccio, cerca di andarein bagno. La manovra persedersisirivelaimpossibile:lagamba sinistra, quella che gliè rimasta, èmolle comecera.Sheena storce la bocca. –Subito a letto, – dice. – Leprenderòilvasino.

Chiama la padella vasino;chiama il pene pisellino.Quandololavaconlaspugna,

prima di arrivare almoncherino, si ferma e tirafuori una vocetta infantile. –Adesso, se vuole che Sheenaglilaviilpisellino,glielodevechiedere, da bravo bambino,– dice. – Sennò penserà cheSheena sia una ragazzacattiva. Una ragazza molto,molto cattiva –. E gli dà uncolpettoscherzososulbraccioper chiarire che è solo ungioco.

Lui sopporta Sheena finoalla fine della settimana, poitelefona a Mrs Putts. –Chiederò a Sheena di nonvenirepiú,–ledice.–Nonlaposso soffrire. Dovràtrovarmiqualcunaltro.

Liberarsi di Sheena sidimostra tutt’altro chesemplice. Per riuscire aplacare il suo orgoglioprofessionale è costretto asganciare due mesi di

stipendio. Si chiede quantevolte nella sua carriera le siariuscito un colpo del genere.Forse la radio era solo untruccoperfarloimbestialire,ecosí pure la vocetta dabambina.

Dopo Sheena vieneaccudito da una serie diinfermiere spediteglidall’agenzia, infermierechesiautodefinisconotemporaneeenon si fermano piú di un

giorno o due. – Non puòtrovarmiunapersonafissa?–chiede a Mrs Putts pertelefono. – Sto facendol’impossibile, – dice MrsPutts. – C’è una granderichiesta di infermierespecializzate. Abbia pazienza,èincimaallamialista.

L’euforia per esserescampato all’ospedale nondura a lungo. Sprofonda nelmalumore,unostatod’animo

che non lo abbandona. Nongli piace nessuna delletemporanee – non gli piaceessere trattato come unbambinooun idiota,nonglipiace la voce allegra,pimpante, che sfoggiano perlui. «Come andiamo oggi?»,dicono. «Ottimo!», dicono,anche quando non si èpreoccupatodirispondere.

«Quand’è che cirimetteranno la gamba? –

dicono.–Unagambanuovaèinfinitamente meglio dellestampelle, davvero, una voltachecisiabitua.Vedrà».

Dairascibilediventacupo.Vuole essere lasciato inpace;non vuole parlare connessuno; va soggetto a crisiche definisce di piantoasciutto. Se solo potessipiangere lacrime vere!, pensa.Se solo le lacrime miportassero via! Benedice i

giorniincui,perunmotivooper l’altro, nessuno viene adaccudirlo. Anche se significache dovrà accontentarsi dibiscottiesuccod’arancia.

Attribuisce la sua cupezzaaglianalgesici.Cosaèpeggio,quellanuvolacupanellatestaoildoloreall’ossochelotienesvegliotuttalanotte?Cercadifare a meno delle pillole, diignorare il dolore. Ma lacupezza non lo abbandona.

Sembrachesi sia stabilizzata,chefacciapartedelclima.

Un tempo, primadell’incidente,nonavevaquelche si diceun temperamentoombroso. Lo si sarebbepotuto definire solitario, masolo come sono solitari certianimali maschi. Avevasempre di che tenersioccupato. Prendeva libri inprestito in biblioteca, andavaal cinema; cucinava, si faceva

perfino il pane; nonpossedeva una macchina maandava in bicicletta oppure apiedi.Sequelmododiviverenefacevauneccentrico,lasuaera un’eccentricitàaustraliana, delle piú blande.Era alto, allampanato,conservava una certa forzaasciutta; il tipo d’uomo chesarebbe potuto arrivare anovant’anni, con tutte le sueeccentricità.

Be’, può ancora arrivare anovant’anni, ma certo nonper scelta sua. Ha perso lalibertà di movimento esarebbe sciocco pensare chepotrà mai recuperarla, con osenza arti artificiali. NonprocederàpiúbaldanzosoperBlackHill,népedaleràfinoalmercato per fare la spesa, nétantomeno si lancerà inpicchiata giú per le curve diMontacute. L’universo si è

ridottoalsuoappartamentoea uno o due isolati vicini, enonsiespanderàdinuovo.

Unavitalimitata.Checosadirebbe Socrate di questo?Possibile cheunavitadiventicosílimitatadanonvalerepiúla pena di essere vissuta? Gliuomini escono di prigione,dopo anni passati a fissare lastessaparetevuota,senzachela cupezza ne abbia invasol’anima. Che c’è di cosí

speciale nell’aver perso unarto? Una giraffa che perdeuna zampa sicuramentemuore; ma le giraffe nonhanno le risorse dello statomoderno, compendiate daMrs Putts, ad assisterle.Perché mai lui non sidovrebbe adattare a una vitamoderatamentecircoscrittainunacittàchenonèinospitaleconivecchifragili?

Non sa rispondere a

domande come queste. Nonsa rispondere perché non èdell’umore giusto perrispondere. Questo vuol direesserecupi:aunlivellomoltopiú basso del tremolio agiledell’intelletto (Perché nonquesto? Perché non quello?),lui, lui, quel lui che a voltechiama tu, a volte io, è fintroppo pronto ad accettare ilbuio, l’immobilità,l’estinzione.Lui:nonèquello

lacuimenteguizzavaquaelà,maquellochestamaletuttalanotte.

Certo,ilsuononèuncasoeccezionale. Capita tutti igiornichequalcunoperdaunartoorimangaparalizzato.Lastoria è pienadimarinai conunbracciosoloediinventoricostretti sulla sedia a rotelle;di poeti ciechi e anche di repazzi. Ma nel suo casol’amputazione sembra aver

reciso il passato dal futuroconuna tale insolitanettezzada dare nuovi significati allaparolanuovo.Sottoilsegnodiquel taglio comincia una vitanuova. Se finora sei stato unuomo,conunavitadauomo,che d’ora in poi tu possaessere un cane, con una vitadacane.Èquestocheglidicela voce, la voce che esce daquellanuvolascura.

Ha gettato la spugna?

Vuolemorire?Èdiquestochesi tratta? No. È una falsadomanda. Lui non vuoletagliarsi le vene, non vuoleingoiare ventiquattro pillolediSomnex,nonvuolebuttarsigiúdalbalcone.Nonvuole lamorte perché non vuoleniente. Ma se Wayne Blightdovesse finirgli addosso unaseconda volta e farlo volareper aria con la piú grandefacilità, avrà cura di non

salvarelapelle.Nonrotoleràaterraperassecondareilcolpo,non salterà in piedi. Se avràunultimopensiero,secisaràtempo per un ultimopensiero,saràsemplicemente:Ah, ecco, questo è un ultimopensiero.

Sfibrato: èquesta laparolache gli ritorna in mente daOmero. La lancia gli fracassalosterno,ilsangueschizza,lemembra si sfibrano, il corpo

siaccasciacomeunburattino.Ecco,isuoiartisonosfibratieadesso anche il suo spirito èsfibrato. Il suo spirito èprontoadaccasciarsi.

La seconda candidata atempo pieno di Mrs Putts sichiamaMarijana.Èdioriginecroata,cosíglidiceduranteilcolloquio di lavoro. Halasciato la terra natale dodicianni prima. Ha fatto

l’apprendistato in Germania,a Bielefeld; e da quando si ètrasferita in Australia haottenuto anche il diplomadell’Australia meridionale.Oltre a essere infermieraprivata specializzata,Marijanafaanchelepuliziedicasaincambiodiun«piccoloextra», cosí lo definisce. Ilmaritolavorainun’officinadiassemblaggio di automobili;vivonoaMunnoPara,anord

di Elizabeth, a mezz’ora dimacchina dalla città. Hannounfiglioallescuolesuperiori,una figlia che frequenta lemedie e una che ancora nonvaascuola.

Marijana Jokiç è unadonna dalla carnagionegiallastra, non ancora dimezzaetà,maconungirovitadecisamentematronale.Portaun’uniforme celeste, unsollievo per lui dopo tutto

quel bianco, con aloni diumidità intorno alle ascelle;parla un inglese australianoveloce e approssimativo, conle liquide slave e una scarsapadronanza degli articolideterminativi eindeterminativi, il tutto resopittoresco dalle espressionigergalichedeveimpararedaifigli, che a loro volta leimparano dai compagni discuola. È una varietà della

linguachenonglièfamiliare,maglipiace.

L’accordo a cui arriva conMrs Jokiç, e con lamediazione di Mrs Putts, èche loaccudiràper seigiornialla settimana, dal lunedí alsabato, dedicandogli in queigiorni tutta la gamma dellesuecompetenze.Ladomenicalui tornerà a ricorrere alservizio d’emergenza. Finchéle suecapacitàdimovimento

saranno ridotte, lei non silimiterà ad assisterlo ma sioccuperà dei suoi bisogniquotidiani, cioè gli farà laspesa, gli cucinerà e farà lepuliziepiúleggere.

Dopo la disavventura conSheena non ripone grandisperanze nella signora deiBalcani. Nei giorni seguentiperòscopre,suomalgrado,diessere grato per quell’arrivo.Mrs Jokiç – Marijana –

sembra intuire quello che luipuò fare e quello che ancoranonpuò.Non lo tratta comeunvecchioscemobarcollantema come uno inceppato neimovimenti a causa di unincidente. Con pazienza esenza parlare come unabambina lo aiuta nelle sueabluzioni. Quando le chiededilasciarlosolo,seneva.

Lui si sdraia; lei toglie labenda alla cosa, al

moncherino, e passa il ditosulla pelle nuda. – Bellesuture, – dice. – Chi l’haricucito?

–IldottorHansen.– Hansen. Non conosco

Hansen. Ma è bravo. Bravochirurgo –. Soppesagiudiziosamente ilmoncherino sulla mano,come fosse un cocomero. –Bellavoro.

Lo insapona, lo lava.

L’acqua calda produce uncolorito rosa e bianco. Ilmoncherino comincia asomigliare meno a unprosciutto cotto e piú a unpesce cieco degli abissi. Luidistoglielosguardo.

– Vede molti lavori malfatti?–lechiede.

Lei increspa le labbra, eallargalebracciaconungestoche gli ricorda quello di sua

madre. Può essere, dice quelgesto;dipende.

– Ne vede molti di…questi?–Sisfioraappenaconipolpastrelli.

–Certo.È colpito dall’assoluta

mancanza di doppi sensi inqueldialogo.

Tra sé non lo chiamamoncherino. Gli piacerebbenondoverlochiamareaffatto,gli piacerebbe non doverci

pensare, ma questo non èpossibile. Se proprio gli devedare un nome, lo chiama lejambon. Le jambon lo tienealla giusta, sprezzantedistanza.

Divide in due gruppi lepersone con le quali viene acontatto: i pochi che l’hannovisto, e gli altri, quelli chegrazie al cielo non lovedrannomai.Glisembraunpeccato che Marijana debba

finire cosí presto e cosírisolutamente nel primogruppo.

– Non ho mai capitoperché non abbiano potutolasciare il ginocchio, – silamenta con lei. – L’osso siriattacca. Anche sel’articolazione era distruttaavrebbero potuto fare untentativo di ricostruzione. Seavessi saputo quanto èimportante il ginocchio non

avrei mai acconsentito. Nonmihannodettoniente.

Marijana scuote la testa. –Ricostruzione, – dice, –operazione molto difficile,molto difficile. Anni e annidentro e fuori ospedale.Perché,sa,perpazientivecchiloro non piace farericostruzione. Solo pergiovani. Che senso ha? Chesenso?

Lomettetraivecchi,quelli

che non ha senso salvare.Salvare la rotula, salvare lavita. Dov’è – si chiede – chemetterebbe se stessa: tra igiovani? I non vecchi?Quelliné giovani né vecchi? Quellichenonsarannomaivecchi?

Raramente ha vistoqualcuno dedicarsi cosítotalmente ai propri compiticomefaMarijana.Lalistaconla quale va a fare la spesaritorna con gli scontrini

spillati sopra, e i singoliacquistispuntatio, incasodivariazione, con una notascrittaconlasuanitidagrafiaeuropea,congli1uncinatiei7tagliatidallastanghettaei9con l’asola. Dalle tempestedella sua cucina esconosemprepastiappetitosi.

Agli amici che chiamanoper sentire come sta, parladiMarijana semplicementecome della infermiera di

giorno. – Ho assuntoun’infermieradigiornomoltocompetente, – dice. – Pensalei alla spesa e anche acucinare –. Non la chiamaMarijana perché non suonitroppo familiare; quandoparla con lei continua achiamarla Mrs Jokiç, e lei lochiama Mr Rayment. Ma trasénonhariserveachiamarlaMarijana. Gli piace quelnome, con le sue quattro

sillabepiene,chiare.Marijanasarà qui domattina, si dicequando sente la nuvola dimalumore calarglinuovamente addosso.Coraggio!

Se Marijana come donnagli piaccia quanto gli piace ilsuo nome ancora non lo sa.Oggettivamente non priva diattrattiva.Maquandostaconlui sembra che abbia il donodiannullareilsesso.Èvivace,

efficienteeallegra:questaèlafaccia che presenta a lui, alsuodatoredilavoro,questaèlafacciapercuiluipagaechedeve soddisfarlo. Cosí luismettediessere irascibilee sisforza di riceverla con unsorriso. Gli piacerebbe farlecredere che sopporta la suadisgrazia coraggiosamente;vorrebbechepensassebenedilui sotto tutti ipuntidivista.Se lei non civetta non

importa.Sempremegliodellechiacchiere smorfiose sul suopisellino.

Qualche volta la mattinaporta con sé la figlia piúpiccola,quellacheancoranonvaascuola.AncheseènatainAustralia, la bambina sichiama Ljuba, Ljubica. A luipiace quel nome, lo approva.In russo, se non sbaglia,ljubov vuol dire amore. Ècome chiamare una bambina

Aimée o, ancora meglio,Amour.

Il figlio maschio nonchéprimogenito, lo informa lei,ha appena compiuto sedicianni.Sedicianni:deveessersisposata giovane. Starivedendoilsuogiudiziosudilei. Qualcosa di piú che nonpriva di attrattiva, a volte gliapparedecisamentebella,benfatta, forte, con i capellicastani, gli occhi scuri, e la

carnagione olivastra piú chegiallastra; una donna con unbel portamento, schienadritta, petto in fuori. Fiera,pensa lui in cerca di unaparolacheladescriva.Identi,gialli di nicotina, sonoobiettivamente il suo unicodifetto. Una fumatriceimpenitente, da vecchiaEuropa, anche seper rispettosiritiraafumaresulbalcone.

Quanto alla piccola, è una

vera bellezza, con i riccioliscuri, la pelle perfetta e gliocchi che brillano di quellache può essere solointelligenza. Belle da vedereunaaccantoall’altra.Evannoanche d’accordo. Mentrecucina, Marijana aiuta lapiccola a preparare pasticcinio biscotti di pan di zenzero.Dalla cucina gli giunge ilsuono pacato delle loro voci.Madreefiglia:iprotocollidel

femminile trasmessi da unagenerazioneall’altra.

Cinque

Passano le settimane; e luisi abitua al programmaassistenziale di Marijana.

Ogni mattina gli fa fare gliesercizi, gli massaggia imuscoli indebolitie logori; loaiuta con discrezione a farequello che non è in grado difare da solo, quello che forsenon imparerà mai a fare dasolo. Quando ha voglia diascoltarla, lei è pronta aparlare, del suo lavoro, dellasua esperienza dell’Australia.Quandoluisichiudeinsé,leisembracontentaditacere.

Quelpo’d’amorecheforseun tempo ha nutrito per ilproprio corpo è scomparso.Non è interessato adaggiustarlo, a restituirgli unaqualche efficienza ideale.L’uomodiun tempoormaièsolo un ricordo, un ricordoche va sbiadendosirapidamente. Gli sembra diavere un’anima, con una vitaspirituale ancora immutata;maquantoal resto,è soloun

saccodisangueediossacheècostrettoaportarsiingiro.

In un simile stato latentazione di abbandonareogni pudore è forte. Ma luiresiste.Faquellochepuòperconservare la dignità, eMarijanalosostiene.Quandonon può evitare la nudità,distoglielosguardoperchéleivedache luinonvedeche leilovede.Lei fadelsuomeglio

perché quello che va fatto inprivatovengafattoinprivato.

In tutte queste circostanzelui cerca di rimanere unuomo, per quanto limitato; enon potrebbe essere piúchiaroilfattocheMarijanalocapisceesimpatizza.Dovehaacquisito questa delicatezza,una delicatezza che in quelleche l’hanno preceduta eracosí palesemente assente? ABielefeld, alla scuola per

infermiere? Forse; ma la suaipotesi è che venga da unafonte piú profonda. Unadonnaper bene, pensa lui trasé, per bene fino al midollo.Unadellecosemiglioricheglisiano capitate, l’ingresso diMarijanaJokiçnellasuavita.

– Mi dica se fa male, –dice, spingendo i pollici suimuscoli del bicipiteorrendamente accorciati. Manon gli famaimale; oppure,

segli famale, èunmale cosísimilealpiacerechenonè ingrado di dire la differenza.Un’intuitiva, pensa lui. Perpura e semplice intuizionesembra sapere come si sente,comereagiràilsuocorpo.

Un uomo e una donna inun caldo pomeriggio dietrouna porta chiusa. Potrebberoanche essere impegnati a farsesso.Manonhanienteache

vedere col sesso. È soloassistenza,solosollecitudine.

Una frase delle lezioni dicatechismo di mezzo secoloprima gli galleggia nellamente: Non ci saranno piúuominiedonnema...Ma checosa – che cosa saremoquando saremo al di làdell’uomo e della donna?Impossibile concepirlo per lamentemortale.Unodei tantimisteri.

Sono le parole di sanPaolo,neèsicuro–sanPaolo,il suo omonimo, il santo dicui porta il nome –, quandospiegacomesarà lavitadopola morte, quando tuttiameranno tutti di amorepuro, come ama Dio, solonon in modo cosí furioso,cosístruggente.

Lui, purtroppo, non èancora puro spirito, ma unuomodiunqualche tipo,del

tipo che omette di compierequello per cui l’uomo è statoportato su questa terra:cercare l’altra sua metà,attaccarsialei,ebenedirlacolsuo seme – seme che,nell’allegoria o forsenell’anagogia, non è certo sesitrattidell’unaodell’altra,difrate Aloisio rappresenta laparola di Dio. Un uomo chenon è completamente taleallora: un mezzo uomo, un

uomo residuo, come leimmaginiresidue;ilfantasmadiunuomochesiguardaallespalle e si pente del tempomalspeso.

I suoi nonni Raymentavevanoavuto sei figli. I suoigenitoridue.Luinessuno.Sei,due,unoonessuno:ovunqueintorno a sé vede ripetersiquellatristesequenza.Glierasembratocheavesseunsenso:inunmondosovrappopolato,

nonaverefiglieracertamenteuna virtú, come la serenità,come la tolleranza. Adesso,invece, non aver figli glisembra una follia, una folliadi massa, addirittura unpeccato. Quale bene piúgrandedell’averepiúvita,piúanime? Come si potràriempire il cielo se la terrasmette di mandare i suoicarichi?

Quando giungerà alla

porta, san Paolo (per altreanime nuove potrà esserePietro,maperluisaràPaolo)sarà lí ad aspettarlo.«Benedicimipadreperchéhopeccato», dirà. «E come haipeccato, figlio mio?» Alloranonavrànientedadire,salvomostrare le sue mani vuote.«Ah, povero infelice, – diràPaolo, – ah, povero infelice,infelice. Non hai compresoperchétierastatadatalavita,

il dono piú grande di tutti?»«In vita non l’ho compreso,padre,maora lo capisco, oracheè troppotardi;ecredimi,padremio, me ne pento, mene pento, je me repens, eanche amaramente». «Allorapassa, – dirà Paolo, e si faràda parte: – nella casa delPadre tuo c’è posto per tutti,ancheper lapecorastupidaesola».

Marijana lo avrebbe

raddrizzato, se solo l’avesseincontrata in tempo,Marijana, della cattolicaCroazia. Dai lombi di due,Marijana e il suo sposo, nesono uscite tre – tre animeper il cielo. Una donna fattaper lamaternità.Marijana loavrebbe salvatodalla sterilità.Marijana ne potrebbegenerare sei, dieci, dodici eavere ancora amore da dare,amorematerno.Maè troppo

tardiormai:chetristezza,chedolore!

Sei

Dall’ospedale è uscito conun paio di grucce canadesi equalcosa che lí chiamavano

deambulatore di Zimmer, untelaio di alluminio a quattrozampe per andare in girodentro casa. Sonoapparecchiature prese inprestito, da restituire quandonon servono piú, ovveroquandosaràstatopromossoapiú alte forme di mobilità,oppuresenesaràandato.

Si possono avere anchealtriaggeggi(glifannovederela brochure), per esempioun

meccanismo che aggiunge leruote e un freno di sicurezzaal deambulatorequadrangolare, e perfino unveicolo con un motore abatteria, una sbarra per losterzoeuntettuccioretrattileperlapioggia,pensatoperglistorpipiúgravi.Sevuoleunaqualunque di questeapparecchiature piúsofisticate, comunque, dovràcomprarseladasolo.

Grazie alle cure diMarijana, quella che leipreferisce chiamare la suagambagiornodopogiornovaperdendo il coloreinfiammatoel’aspettogonfio.Le grucce stanno diventandoper lui una seconda natura,anche se si sente piú sicuroquando si appoggia aldeambulatore.Quandoèsolosi aggira da una stanzaall’altra con le stampelle, e

pensadifarlocomeesercizio,mentre inveritàè solo la suairrequietezza.

Va in ospedale percontrolli settimanali. In unadi quelle occasioni entra inascensore con una vecchia,curva, dal naso aquilino edalla pelle scura,mediterranea. Tiene permano una versione piúgiovane di se stessa. Minuta,quasi altrettanto scura di

pelle,conuncappelloalarghetese e un paio di occhiali dasole cosí grandi danasconderlelametàsuperioredella faccia. Stretto contro lapiú giovane delle due, hatempo, prima che escano, direspirare una boccata diprepotente profumo allagardenia e di notare che,stranamente, ha messo ilvestito alla rovescia, con leistruzioni per la tintoria in

bella mostra come unapiccola,fierabandiera.

Un’ora dopo, uscendodall’edificio,vededinuovo ledue, intente a districarsi conla porta a vento. Quando asuavolta finalmentearriva instrada vede solo il largocappelloneromuoversi tra lafolla.

La loro immaginegli restadentro: la vecchia strega chetrascina la principessa

vestitasi precipitosamente inpreda a un sonnambulismoincantato. Non giovaneabbastanza per il ruolo dellaprincipessa, forse, e peròsicuramente attraente:morbida, piccolina, con ungran petto, il tipo di donnacheimmaginaapoltrirefinoamezzogiorno per poi farecolazione a base di bonbonserviti su un piatto d’argentoda un giovane schiavo col

turbante. Che cosa si saràfatta al viso per volerlonasconderecosí?

È la prima donna, dopol’incidente,asuscitareinluiildesiderio sessuale. Fa unsogno in cui lei è in qualchemodopresente, anche senonsi mostra. Nel silenzio piúassoluto una voragine sispalancanellaterraeglicorreincontro. Due gigantescheonde di polvere si sollevano

nell’aria.Cercadi correremale gambe non si muovono.Aiuto!, mormora. Con gliocchi neri persi nel vuoto lavecchia, lastrega, lo fissae lotrapassa. Continua amormorareunaparolacheluinonriesceacogliere,qualcosacome Toomderoom. Glimanca la terra sotto i piedi,sprofonda.

Margaret McCord lochiama. Le dispiace di non

essersi fatta viva, non era incittà. Vorrebbe invitarlo apranzo, magari domenica?Potrebbero fare una gita aBarossa Valley. Purtropposuo marito non ci potràessere:èall’estero.

Sarebbefelicediandare,lerisponde,mapurtroppotrovale lunghe uscite in macchinauncalvario.

– Allora che faccio, possopassareio?–chiede.

Anni prima, dopo il suodivorzio, lui e Margarethanno avuto una breveavventura.SecondoMargaret,della quale però nonnecessariamente si fida, suomaritonon sanulladi quelleintimità.

– Perché no? – dice lui. –Vienidomenica.Vieniacena.Ci sono dei deliziosicannellonipreparatidallamiacollaboratricedomestica.

Mangiano fuori, sulbalcone. È una seratafreddina,tralegridadisalutodegli uccelli e le candele dicitronellachetremolanosullatavola. C’è come unaforzatura: quello che untempo c’è stato tra loro nonsembra dimenticato.Margaret non nominamai ilmaritoassente.

Luileraccontadelperiodopassatosottoilpugnodiferro

diSheena; le raccontadiMrsPutts, l’assistente sociale, chelo aveva preparato a quellachesarebbestatalavitadopo,datuttiipuntidivistatranneche da quello sessuale.Troppo riservata peraffrontare quell’argomento, oforse loriteneva inopportunoperunuomodellasuaetà.

– Ed è inopportuno? –chiede Margaret. –Onestamente?

Onestamente,rispondelui,non è ancora in grado didirlo. Non è inabile, se èquesto che intende. La suaspinadorsale è rimasta illesa,cosícometuttiicollegamentinervosirilevanti.Ladomandaper la quale ancora non hauna risposta è se sarebbe ingrado di fare le azionirichieste al partner sessualeattivo di una coppia. Laseconda domanda, collegata

allaprima, è se l’imbarazzo ela vergogna non finirebberopersuperareilpiacere.

– Avrei pensato – diceMargaret – che, date lecircostanze, potresti essereesoneratodalruolodipartnerattivo. Quanto alla secondadomanda, come farai asaperlofinoachenonciavraiprovato? E perché maidovresti provare imbarazzo?Non hai mica la lebbra. Sei

solo un amputato. Gliamputati possono esserefigure piuttosto romantiche.Pensaunpo’atuttiqueifilmdi guerra: gli uomini chetornavano dal fronte con labenda sull’occhio o con lemaniche vuote attaccate conla spilla alle camicie oppurecon le stampelle. Le donnespasimavanoperloro.

–Solounamputato,–dicelui.

–Sí.Seistatovittimadiunincidente, di uno scontro.Niente di vergognoso inquesto, niente di riprovevole.Dopodiché hai subítol’amputazione di una gamba.Di parte di una gamba. Unapartediunastupidapartedelcorpo. Tutto lí. Sei in buonasalute.Seiancoralostesso.Seilostessouomobelloesanodisempre –. Gli rivolge unsorriso.

Lo potrebbero verificaresubito nella sua camera daletto, adesso, loro due, se èvero che è ancora l’uomo disempre, verificare se anchecon una parte del corpo inmeno ilpiacerepuò superareil suoopposto.Margaretnonsarebbecontraria,diquestoècerto.Mailmomentopassaeloro non lo colgono, cosa dicui, a ripensarci dopo, sirallegra. Non ci tiene a

diventarel’oggettodellacaritàsessuale di una donna, perquanto gioviale. E nemmenoci tiene a mostrarsi allosguardodiun’estranea,anchese lei è una vecchia amica,anche se sostiene di trovareromantici gli amputati,questo suo nuovo corpo cosísgradevole,ovverononsololacoscia cosí precipitosamentetagliataglimaancheimuscoliflaccidi e l’oscena piccola

pancia che gli è spuntatasull’addome. Semai andrà dinuovoalettoconunadonna,farà attenzione affinché ciòavvengaalbuio.

– Ho avuto una visita, –dice a Marijana il giornodopo.

–Sí?–diceMarijana.– Può darsi che ne abbia

altredivisite,–continuacondeterminazione. – Cioè,vogliodire,didonne.

– Per vivere con lei? –chiedeMarijana.

Vivere con lui? Quelpensiero non l’ha nemmenomai sfiorato. – Ma no,certamente no, – le dice. –Soloamici,cioèamiche.

–Ah,vabene,–dicelei.Eaccendel’aspirapolvere.

Marijana,aquantopare,seneinfischiadelledonnechelovisitano nel suoappartamento. Quello che fa

quando non c’è lei sono soloaffari suoi. E del resto checosapotrebbefare?

A differenza di Margaret,Marijana non l’ha mai vistocom’era prima. Per lei è solol’ultimo cliente, un pallidovecchio, con i muscolicascanti e le stampelle.Eppure lui si vergognadavanti a Marijana, e anchedavanti alla sua figlioletta,comeselasalutefloridadella

madre e l’angelica chiarezzadella piccola dovesseropronunciare su di lui ungiudizio congiunto. Si scoprea evitare lo sguardo dellabambina, a nascondersi nellapoltrona in un angolo delsalone come se la casaappartenessealleduedonneelui fosseunqualcheparassitaoroditoresgattaiolatodentro.

La visita di Margaretsmuove in lui una serie di

sogni a occhi aperti sulledonne. Sono tutti sogni asfondosessuale;inalcuniluieladonnaarrivanoadandarealetto. In quei sogni non siparla del suo corpo nuovo ealterato, non lo si vedenemmeno; va tutto bene,tutto è com’era prima.Ma ladonna con cui sta non èMargaret. Il piú delle volte èla donna che ha visto inascensore, quella con gli

occhiali scuri e il vestito allarovescia.Iltuovestito,ledice:lascia che ti aiuti a metterlobene. Lei solleva lamanopertogliersi gli occhiali.D’accordo,dice.Lasuavoceèbassa, i suoiocchi sono laghiscuriincuisprofonda.

Sette

Al lavoro Marijana nonporta la cuffia da infermierama un fazzoletto, come una

qualunquebravacasalingadeiBalcani. Lui approva ilfazzoletto,comeapprovaognisegnodelfattocheleinonharinnegato tutto il vecchiomondoafavoredelnuovo.

A parte svariati criminalidiguerraequeltennistaaltoedal gran servizio il cui nomegli sfugge (Ilja? Iliç? RomanIliç?), i croati per lui sonoun’incognita. Gli iugoslavisono un’altra storia. Deve

averne incontrati tanti aitempi in cui erano ancoraiugoslavi;maovviamentenonglieramaipassatoperlatestadi chiedere loro che tipo diiugoslavifossero.

Dove s’inserisce Marijananel quadro iugoslavo?Marijana col marito cheassembla macchine? Da checosa fuggivano lasciando illoro paese? Oppure piúsemplicemente, non

potendone piú dei conflitti,avevano fatto i bagagli epassato il confine in cerca diuna vita migliore e piúpacifica? E se una vitamiglioreepiúpacificanonlatrovi in Australia, dove latrovi?

Marijana gli racconta delfiglio, che si chiama DragomacheicompagnichiamanoJag. Per i suoi sedici anniappena compiuti il padre gli

ha regalato unamotocicletta.E ha fatto un grosso errore,secondo Marijana. AdessoDrago esce tutte le sere,trascuraicompitienontornaai pasti. Lui e i suoi amicibighellonano per le stradine,gareggianoachicorredipiú,fannosgommateeDiosachealtro. Lei ha paura che siromperàqualcosa,opeggio.

– Tuo figlio è ungiovanotto,–diceaMarijana.

– Si mette alla prova. Non èpossibile impedire ai giovanidi verificare i loro limiti.Voglionoessereipiúveloci.Ipiú forti. Vogliono essereammirati.

Non ha mai incontratoDrago e forse non loincontreràmai.Maglipiaceilmodo di fare diMarijana, lodiverte la sua trasparenza:troppo beneducata per darsilearieperquelfiglio,protesta

inveceperchéèindisciplinato,scapestrato;per la sua joie devivre, dice che sarà la suarovina.

– Se vuoi fargli prendereuno spavento, – suggerisce,semiserio, – portalo qui ungiorno.Glifaròvederelamiagamba.

– Crede forse che starà asentire, Mr Rayment? Diràche non è niente, soloincidenteconlabicicletta.

– Gli farò vedere anchequelcherestadellabicicletta.

La bicicletta è rimasta nelripostiglio al piano di sotto.Laruotadidietroèpiegataindue, i tiranti incastrati neiraggi.Nessunoavevapensatoa rubarla dopotutto, quelgiornosuMagillRoad,anchese era rimasta sul ciglio dellastrada finoa sera.Poi l’avevapresa la polizia. Avevanosalvatoancheilcontenitoredi

plastica fissato sulportapacchi,oltreaunapartedella spesa di quellamattina:unalattinadiceciammaccata,250grammidiBriechesierasquagliato al sole e poirappreso.Avevaconservatolalattina come memento, unmemento mori. Sta su unoscaffaledellacucina.ADragofaràvederequellalattina,dicea Marijana. Pensa se fossestata la tua testa, gli dirà. E

poi: Pensa un poco a tuamadre.Leisipreoccupaperte.Èunabravadonna.Desideraper te una vita lunga e felice.Oforseometteràdidirecheèuna brava donna. Se il figlionon lo sa per conto suo, chediritto ha lui, un estraneo, diandareadirglielo?

Il giorno dopo Marijanaporta una fotografia: Dragovicinoallamotoinquestione,con gli stivaletti e i jeans

attillati,sottobracciouncascodecorato col disegno di unfulmine.Èaltoerobustoperisuoi sedici anni, e ha unsorriso accattivante. Unragazzo di sogno, comedicevanoleragazzeuntempo,proprio come sua madredev’essere stata una bellezza.Sicuramente farà strage dicuori.

– Che pensa di fare tuofiglio?–lechiede.

– Vuole andareall’Accademia militare dellaDifesa. Vuole entrare inmarina. Può avere borsa distudioperquello.

– E tua figlia? Lamaggiore?

– Ah, è troppo piccolaancora per pensarci, ha testatranuvole.

Adesso è lei che ha unadomanda da fargli, unadomanda che arriva

curiosamenteinritardo.–Leinonhafigli,MrRayment?

– No, purtroppo no. Noncisiamoarrivati,miamoglieeio.Avevamo altre idee per latesta, altre ambizioni. E poi,prima ancora di renderceneconto,eravamodivorziati.

– E dopo non hadispiaciutomai?

– Anzi, mi è dispiaciutosempre di piú, soprattutto

quando ho cominciato ainvecchiare.

– E sua moglie. Leidispiaciuta?

–Miamogliesièrisposata.Ha sposato un uomodivorziato che aveva già deifigli. Poi insieme ne hannoavuto uno e sono diventatiuna di quelle famigliemoderne, complicate, in cuitutti chiamano tutti pernome. E dunque no, mia

moglie non si preoccupa deifigli che non abbiamo avuto,che io non ho avuto. Lamiaex moglie. Non sono incontatto con lei. Non è statounmatrimoniofelice.

È tutto nei limiti, quelloche succede tra loro. Neilimiti del personaleimpersonale. Unaconversazione traunuomo euna donna, una donna che èanche l’infermiera, l’addetta

alle compere e alle pulizie,nonchélafactotumdell’uomoinquestione, unuomo e unadonna che vannoapprofondendo la loroconoscenzainunpaeseincuitutti sono uguali e cosí puretutte le fedi. Marijana ècattolica. Lui non è piúniente. Ma in questo paeseuno vale l’altro, ilcattolicesimo e il niente.Marijanaforsenonapprovala

gentechesisposaesiseparaenonarrivamaiafarefigli,maèabbastanza saggiada tenerepersélasuadisapprovazione.

–Eallorachipenseràalei?Strana domanda da parte

sua.LarispostaovviaèTu:tupenserai a me nel futuroimmediato, tu o chiunquealtro abbia assunto a quelloscopo.Ma forse c’è unmodopiú benevolo di interpretarequelladomanda,tipoChisarà

il suo sostegno e il suoappoggio?,peresempio.

– Ah, farò da solo, –risponde. – Non credo cheavròunavecchiaialunga.

–HaparentiadAdelaide?–No,nonadAdelaide.Ho

parentiinEuropa,immagino,ma è da tanto che non sonopiú in contatto con nessuno.Sono nato in Francia. Tel’avevo detto? Sono statoportato in Australia da

bambinodamiamadre e dalmiopatrigno.Ioemiasorella.Avevo sei anni e mia sorellane aveva nove. Lei adesso èmorta. È morta giovane, dicancro.Perciòno,nonhounafamigliachepenseràame.

Si fermano lí, lui eMarijana,col loroscambiodiinformazionipersonali.Malasua domanda continua aritornargli inmente.E allorachi penserà a lei? Piú fissa le

parole penserà a, piú gliappaiono imperscrutabili. Siricorda di un cane cheavevano quand’era piccolo aLourdes, che giaceva distesonelsuocestoall’ultimostadiodel cimurro, guaiolava senzasosta,colmusocaldoesecco,agitava le zampe. «Bon, jem’en occupe», aveva detto ilpadre a un certo punto eaveva preso il cane, col suocesto e tutto, ed erauscitodi

casa.Cinqueminutidopodaiboschi aveva sentito il colposecco di un fucile e tutto erafinito.Nonavevapiúrivistoilcane. Je m’en occupe: me neoccupo io; ci penso io; faròquello chebisogna fare.Queltipo di cura, col fucile, noneracertoquellocheMarijanaavevainmente.Enondimenoera lí, inclusa in quella frase,pronta a venirne fuori. E intal caso come interpretare la

sua risposta: Farò da solo?Che volevano dire le sueparole,oggettivamente?Forseche quel fare da solo, quelpensarci arrivava fino almettersi l’abito migliore emandare giú il suomucchiettodipillole,duepervolta,conunbicchieredilattecaldo,epoi sdraiarsi sul lettocon le mani conserte sulpetto?

Hatantirimpianti,èpieno

dirimpianti,tornanodinottecome uccelli sul trespolo. Ilprimo dei suoi rimpianti èquello di non aver avuto unfiglio.Sarebbebelloavereunafiglia, le bambine hanno unfascinotutto loro,mail figlioche non ha è quello chedavvero gli manca. Se lui eHenriette avessero avuto unfiglio subito, quando ancorasi amavano o erano invaghitil’uno dell’altra, o si volevano

bene, quel figlio adessoavrebbe trent’anni, sarebbeun uomo fatto. Forseinimmaginabile; mal’inimmaginabile esiste peressereimmaginato.Immaginaidue,allora,cheesconoafareun giro, padre e figlio, echiacchierano del piú e delmeno,chiacchieretramaschi,niente di serio. Nel corso diquella conversazionepotrebbe buttare lí una frase,

una di quelle frasi vaghe chesibuttanolíquandoleparolevere sono troppo difficili dapronunciare, a proposito delfatto che è ormai tempo dipassare la mano. Il figlio, ilsuo figlio immaginario maimmaginato, capirebbesubito: passare il fardello,passare la successione,ritirarsi. «Mm», direbbe suofiglio,WilliamoRobertounnome del genere, volendo

significare Sí. D’accordo. Tuhai fatto la tua parte. Haipensatoame.Oratoccaame.Saròioapensareate.

Nonèdeltuttoimpossibileacquisireun figlio,perfino inquesto estremo frangente.Potrebbe, per esempio,individuare (ma come?) unqualche orfano bizzoso, unqualche Wayne Blight innuce, e fare domanda diadozione,esperarechevenga

accettata; anche se leprobabilità che il sistemaassistenziale, cosí com’èrappresentato da Mrs Putts,arrivi mai a consegnare unbambino alle cure di unvecchio, mutilato e solitario,sonopariazerooamenodizero. Oppure potrebbeindividuare (ma come?) unagiovane donna fertile,sposarla, pagarla o indurla inqualche altro modo a

permetterglidigenerare,odicercare di generare, un figliomaschionelsuoventre.

Ma non è un bebè chevuole.Quello che vuole è unfiglio,unfigliovero,unerede,unaversionepiúgiovane,piúforte,migliore,disestesso.

Il suo pisellino. Se vuoleche le lavi il pisellino, avevadetto Sheena durante il suoperiodo di assistenza privatapresso di lui, me lo deve

chiedere. Ci sarà ancora nelsuo pisellino, nei suoi lombiesausti, la possibilità diprocreareunfiglio?C’èinluiabbastanzasemeeabbastanzapassione animale per farloarrivare nel posto giusto?Stando agli atti nonsembrerebbe. Gli attisembrano suggerire che leeffusioni appassionate nonfanno parte della sua natura.Una gradevole affettuosità,

una blanda, seppursoddisfacente, sensualità – èquestocheMargaretMcCordricorderà di lui, lei e unamezzadozzinadi altre, senzacontare sua moglie. Comeamante è piuttosto il tipocucciolone, in verità: unaparola che non ama ma cherendel’idea.Unuomocarinocontro il cui pettorannicchiarsi nelle sered’inverno;iltipodiamicocon

cui puoi andare a lettodistrattamente e poi, dopo,chiederti se sia davverosuccesso.

Tutto considerato, non èunpassionale.Nonglisembradiavermaiamatolapassione,di averla mai approvata.Passione:terraincognita;unamalattia comica mainevitabile, come gliorecchioni, che si spera dipatiredagiovani,inunadelle

forme piú leggere, menodevastanti, in modo da nonprenderselainformagrave,inseguito. Cani che siaccoppiano nellamorsa dellapassione, smorfie infelici suiloromusi,lalinguadifuoriapenzoloni.

Otto

–Vuole che spolvero suoilibri?

Le undici di mattina e

Marijana sembra che nonabbiapiúnientedafare.

– Certo, se vuoi. Puoipassarci sopra l’aspirapolvereconlospecialeaccessorio.

Lei scuote la testa. – No,pulisco bene. Leirisparmialibri, non vuolepolvere su libri. Leirisparmialibri,sí?

Un risparmialibri: è cosíchechiamanoquellicomeluiin Croazia? Che vorrà dire,

risparmialibri?Unoche salvai libri dall’oblio? Uno che sitiene stretti libri che nonlegge mai? Il suo studio èfoderato da cima a fondo dilibri che non apriràmai piú,nonperchénonvalgalapenaleggerli ma perchécominciano a mancargli igiorniperfarlo.

– Un collezionistabibliofilo, è cosí che diciamoqui.Soloqueitrescaffali,dalí

a lí, sonouna collezioneverae propria. Sono i miei librisulla fotografia.Glialtri sonolibrinormali,ordinari.No,semai ho conservato qualcosa,sonole fotografie,noni libri.Letengoinquegliarmadietti.Levuoivedere?

In due armadietti vecchiostile di legno di cedroconserva centinaia difotografieecartolinesullavitanei primi accampamenti di

minatori di Victoria e delNewSouthWales.Cenesonoanche un po’ dell’Australiameridionale.Poichénonèuntemadimodaenemmenodaiconfini ben definiti, la suaraccolta potrebbe essere lamigliore del paese, forseanchedelmondo.

– Ho cominciato araccoglierle negli anniSettanta,quando le fotografieoriginali erano ancora

abbordabili. E quando avevoancora voglia di andare alleaste. Aste di proprietàappartenuteapersoneestinte.Oggi mi deprimerebbetroppo.

Per lei tira fuori lefotografiedigruppochesonoilnucleodella suacollezione.In occasione dell’arrivo delfotografo alcuni dei minatorihanno indossato il vestitodella festa. Altri si sono

accontentati di mettersi lacamiciapulitaconlemanichetiratesuperesibire lebracciamuscolose, e magari intornoal collo hanno messo unfazzoletto pulito. Guardanol’obiettivo con quell’ariasolenne e sicura che venivanaturale agliuomini ai tempidella regina Vittoria, ma cheoggi sembra scomparsa dallafacciadellaterra.

Tira fuori due foto di

Fauchery.–Guardaqueste,–dice. – Sono di AntoineFauchery. È morto giovane,altrimenti sarebbe diventatouno dei grandi dellafotografia–.Accantoaquelledistribuisce alcune cartolinesconce: Lil che scopre unpoco la cosciamentre si fissauna giarrettiera; Flora, indéshabillé, che sorride leziosaaldisopradellaspalla,nudaegrassottella.RagazzecheTom

e Jack, reduci dalla miniera,con le tasche piene di soldi,andavano a trovare il sabatosera per un po’ di quel-che-sai.

–Alloraèquestochefa,–dice Marijana alla fine. – Èbene.Èbene.Èbene,salva lastoria. Cosí la gente nonpensa che Australia è paesesenza storia, solobush e folladi immigrati. Come me.Come noi –. Si è tolta il

fazzolettodallatesta:scuotelamassadicapelli,poilirimetteapostoconuna lisciatina,glisorride.

Comenoi.Chisonoquestinoi? Marijana e la famigliaJokiç;oluieMarijana?

– Non era solo bush,Marijana,–diceguardingo.

–No,certo,nonsolobush,cisonoaborigeni.Maioparlodi Europa, di quello chediconoinEuropa.Bush,poiil

capitanoCook,poiimmigrati:dov’èstoria,dicono?

– Vuoi dire, dove sono icastelli e le cattedrali? Nonhanno una loro storia anchegliimmigrati?Smettidiavereunastoriaquandotispostidaunpuntodelgloboall’altro?

Lei ignora il rimprovero,sedirimproverositratta.–InEuropa gente dice Australianon ha storia perché inAustralia sono tutti nuovi.

Non importa se vieni conquesta storia o quella storia,inAustralia cominci da zero.Zerostoria,capisce?Èquestochegentedicenelmiopaeseeanche in Germania, in tuttaEuropa. Perché vuoi andareinAustralia?,dicono.Ècomese vai nel deserto, nel Qatar,nei paesi arabi, nei paesi delpetrolio.Lofaisolopersoldi,dicono. Cosí bene chequalcuno salva vecchie foto

per mostrare che Australiaanche ha storia. Ma valgonounsaccodi soldi,quelle foto,eh?

–Sí,valgono.– Allora chi le avrà, dico,

dopodilei?– Dopo il mio decesso,

vuoi dire? Andranno allaBiblioteca di Stato. È tuttoorganizzato.AllaBibliotecadiStatodiAdelaide.

–Nonlevende?

– No, non le vendo, saràunadonazione.

– Ma loro mettono suonome,eh?

–Sí, in effetti,metterannoil mio nome sulla raccolta.DonazioneRayment.Cosí, infuturo i bambini sisussurreranno: «Chi eraquesto Rayment, dellaDonazioneRayment?Eraunofamoso?»

– Ma anche fotografia,

forse, eh, non solo nome?Fotografia di Mr Rayment.Fotografia non è comenomesolo,èpiúviva.Sennòperchésalvafoto?

Su questo non c’è dubbio,ha ragione. Se i nomiequivalgono alle immagini,perché darsi la pena diconservare le immagini?Perché conservare leimmagini sbiadite di questiminatori morti, perché non

limitarsiaelencarneinomiemetterelalistainunabachecadivetro?

– Chiederò a quelli dellaBiblioteca, – dice. – Sentiròche ne pensano dell’idea.Manonunafotomiadioggi,Diociscampieliberi.Dicom’ero.

L’operazione di spolverarei libri, un compito che inpassato ledonnedellepulizieavevanosbrigatopassandounpiumino sui dorsi, viene

affrontata da Marijana comeunamanovra in grande stile.Il tavolo e gli armadiettivengonoricoperticoncartadigiornale; poi, mezzo scaffalealla volta, i libri vengonoportati sul balcone espolverati uno per uno, e gliscaffali vuoti vengonostrofinati e pulitiperfettamente.

– Ma attenzione, –intervieneluinervoso,–ilibri

vanno rimessi nello stessoordine.

Lei gli lancia uno sguardotalmente sprezzante che loatterrisce.

Ma dove la prendel’energia, quella donna?Manderà avanti la sua casaallostessomodo?ComefaMrJatenerletesta?Oforselofasoloper lui,per il suodatoredi lavoro australiano: perdimostrarefinoachepuntoè

pronta a spendersi per il suonuovopaese?

E proprio il giorno dellospolvero dei libri quello chefinoaquelpuntoerastatounblando interesse perMarijana,uninteressecheerapoco piú che curiosità, sitrasforma in qualcos’altro.Comincia a vederla, se nonproprio bella, almeno comeun esemplare perfetto di uncerto tipo di donna. Forte

come un cavallo, pensa,sbirciandoisolidipolpaccieifianchi ben piantati cheondeggiano quando siprotende per arrivare agliscaffali piú alti. Forte comeunagiumenta.

È possibile che quello chenelle ultime settimanealeggiava nell’aria abbiacominciatoaposarsi,fautedemieux, su Marijana? E comechiamarlo, questo sedimento,

questo sentimento? Nonsembra desiderio. Se dovessescegliere una parola perdefinirlo, direbbe che èammirazione.Puòildesideriovenire fuoridall’ammirazione, o forse sitratta di due specie distinte?Come sarà stare sdraiatifianco a fianco, nudi,abbracciati, con una donnache sostanzialmente siammira?

Non una donna e basta,una donna sposata perdipiú,questo non se lo devedimenticare. Non moltolontanodalíviveerespiraunMr Marijana Jokiç. Nons’infurierebbeMrJokiçoPanJokiç o Gospodin Jokiç, ocome si chiama lui, sescoprisse che il datore dilavoro di suamoglie si lasciaandarealsognoaocchiapertidi stare con lei petto contro

petto – non sarebbe travoltoda uno di queimonumentalifurori balcanici da cuinascono le faide tra i clane ipoemi epici?Non verrebbe acercarlo con il coltello, MrJokiç?

Prende in giro Jokiçperchéloinvidia.Allaresadeiconti, Jokiç possiede quelladonnaammirevoleeluino.Enon ha solo lei, ha anche irelativi figli, quelli che da lei

sono usciti: la figliadell’amore,Ljubica;lafigliadimezzo, assente ma di certoaltrettanto carina, di cui nonriesce a ricordare il nome; el’attraente ragazzo con lamoto.Jokiçhatutti loroeluiha – che cosa? Unappartamentopienodi libriedi mobili. Una raccolta difotografie, di immagini dimorti, chedopo la suamorteandranno a impolverarsi nel

seminterratodiunabibliotecainsieme ad altre donazioniminori chepiúcheunvaloreper la bibliotecarappresentano una seccaturaperchiledevecatalogare.

TralefotodiFaucherychenon ha tirato fuori perMarijanac’èquellachepiúloossessiona. Una donna consei figli raggruppati davantialla porta di una capanna difango e canniccio. In realtà

potrebbe trattarsi di unadonnaconsei figli,oppure lapiú grande potrebbe nonessere affatto una figlia, maun’altra donna, una secondamoglie, portata in casa aprendereilpostodellaprima,che sembra svuotata di vita,strematadilombi.

Tutti hanno sul viso lastessa espressione: non ostilenei confronti dellosconosciuto con la moderna

macchina fotografica che unmomentoprimaavevamessola testa sotto il telo nero,maspaventata, paralizzata, comebuoi davanti al portale delmattatoio. La luce li colpiscedi piatto in faccia, mette inrisalto ogni macchia sullapelle e sui vestiti. Sullamanoche la bambina piú piccolaporta alla bocca la luce farisaltare qualcosa chepotrebbe essere marmellata

ma che con maggioreprobabilitàè fango.Comesiastatopossibilerealizzaretuttociò con i tempi lunghi diesposizione che sirichiedevanoalloranonriescenemmenoaimmaginarlo.

Non solo bush, vorrebbedire aMarijana. E nemmenosoloaborigeni.Nonèilgradozerodellastoria.Guarda,èdalí che veniamo: dal freddo,dall’umido e dal fumo di

quella povera baracca, daquelle donnedagli occhinerieinermi,daquellapovertà,daquella fatica insostenibile astomaco vuoto. Gente conuna storia sua, un suopassato. La nostra storia, ilnostropassato.

Ma qual è la verità? Ladonna della fotografia loaccetterebbe come uno dellasua tribú – il ragazzino diLourdes nei Pirenei francesi,

con la madre che suonavaFauréalpianoforte?Lastoriache lui vuole rivendicarecome sua non è forse unastoria puramente anglo-irlandese, vietata aglistranieri?

Malgrado la presenzatonificante di Marijana,sembra essere di nuovosull’orlo di uno dei suoiperiodi neri, uno di quegliattacchi di lugubre

autocommiserazione che sitrasformano nella piú neramalinconia.Glipiacepensareche vengano dall’esterno,episodi di maltempo cheattraversano il cielo per poiscomparire. Preferisce nonpensare che vengano dadentro, che siano suoi, chefaccianopartedilui.

Il fato ti dà una mano dicarte e tu giochi con le carteche ti sono state date. Non

piagnucoli, non ti lamenti.Questa, credeva, era la suafilosofia. Perché allora nonriesceaevitarequestituffinelbuio?

La risposta è che staandando giú. Non sarà piúl’uomo che era.Mai piú avràla flessibilità di un tempo.Qualunquecosadentrodi luiavesse ricevuto il compito diguarire l’organismo cosítremendamente colpito,

primasullastradaepoiinsalaoperatoria, adesso è stanca,troppostancaperquellavoro,troppo oberata. E lo stessovaleperilrestodellasquadra,per il cuore, i polmoni, imuscoli, il cervello. Hannofatto per lui quello chepotevano finché hannopotuto;oravoglionoriposare.

Gli torna in mente lacopertina di un libro chepossedeva, un’edizionemolto

diffusa di Platone. Mostravaun carro tirato da duedestrieri, uno nero, dagliocchiscintillantiedalle frogefrementi, che rappresentava ibassi istinti, e uno bianco,dall’apparenzapiúcalma,cherappresentava le passioni piúnobili, meno facilmenteidentificabili. In piedi sulcarro, con le redini inmano,un giovane uomo dal torsoseminudoedalprofilogreco,

con una fascia sulla fronte,che presumibilmenterappresentava il sé, ciòche siautodefinisce Io. Bene, nelsuo libro, il libro suo, il librodella suavita, semaiarriveràa essere scritto, l’immaginesarà piú banale di quella diPlatone. Lui, quello che luichiama Paul Rayment, saràsedutosuuncarroattaccatoaun mucchio di ronzini ecavalli da tiro ansimanti,

alcuni appena in grado ditrascinare se stessi. Doposessant’anni di quotidianirisvegli ogni santa mattina,sempreconla lororazionediavena, di cacate e di pisciate,per poi essere attaccati atrottare per il percorsogiornaliero, il tiro di PaulRayment ne avrà avutoabbastanza.Èoradiriposare,diranno, è ora di andare inpensione.E sedovesse essere

negato loro il riposo, be’,allorapiegherannolemembrae si accosceranno, giú sulleloro orme; e se la frustacomincerà a fischiare attornoalle loro groppe, che fischipure.

Stanco nel cuore, stanconella testa, stanco fino almidollo,e,sevogliamodirelaverità, stanco di sé – stancoperfino prima che la colleradivina,trasmessagliattraverso

ilsuoangeloWayneBlight,locolpisse. Lungi da lui ildesiderio di diminuirequell’evento, quel colpo. Èstataunaveracalamità.Gliharistretto il mondo, lo hatrasformatoinunprigioniero.Ma essere scampato allamorte avrebbe dovutoscuoterlo,apriredentrodi luidelle finestre, rinnovare ilsenso del valore della vita.Non è successo niente del

genere. Lui è intrappolatodentro il se stesso di prima,solo piú grigio e piú cupo.Quanto basta per spingerti abere.

È l’unaeMarijananonhaancora finito con i libri.Ljuba, perlopiú una bambinabuona–seèancoraconcessodividere ibambini inbuoniecattivi –, comincia apiagnucolare.

– Lascia pure stare le

pulizie. Le finirai domani, –diceluiaMarijana.

– Avrò finito in unabalena, – risponde. – Forsepuò dare qualcosa damangiare.

–Baleno.Inunbaleno.Labalenaèunanimalemarino.

Lei non risponde. A voltepensa che non si dia la penadistarloasentire.

Deve dare qualcosa damangiare a Ljuba, ma che

cosa? Che cosa mangiano ibambini piccoli, a partepopcorn, biscotti e fiocchi dicereali tostati e caramellati,tutte cose che non figuranonellasuadispensa?

Cerca di sciogliere unacucchiaiata di marmellata diprugne in un vasetto diyogurt. Ljuba lo accetta,sembrachelepiaccia.

Lei è seduta al tavolo dicucina, lui le sta accanto in

piedi, appoggiatoall’invenzione di Zimmer. –La tua mamma mi aiutatanto, – le dice. – Non socomefareisenzadilei.

– È vero che hai unagamba artificiale? –Pronuncia quella parolonacon disinvoltura, come se ladicessetuttiigiorni.

–No,holastessagambadisempre,solounpo’piúcorta.

– Ma nell’armadio, in

camera da letto. Tieni unagamba artificiale nel tuoarmadio?

–No,temodino.Nonc’èniente del genere nel mioarmadio.

– Hai una vite nellagamba?

–Unavite?No,nienteviti.La mia gamba è tutta vera.Dentro ha un osso, propriocome le tue gambe o comequelledellatuamamma.

– Non ha una vite, peravvitarci una gambaartificiale?

– No, non per quanto neso. Visto che non ho unagamba artificiale. Perché melochiedi?

– Perché sí –. E non dicealtro.

Una vite nella gamba.Forse in passatoMarijana haassistito qualcuno con le vitinelle gambe, viti e bulloni e

chiodiepuntellietutori,tuttid’oroodi titanio–unuomoconunagambaricostruitadeltipo che a lui non è statoconcesso, perché troppovecchio,perchénonvaleva lapena, né la spesa. Forse èquestalaspiegazione.

Da bambino, ricorda,aveva sentito raccontare lastoriadelladonnaacuiinunmomento di distrazione erafinito un piccolo ago nel

palmodellamano. Senza cheleisenerendesseconto,l’agoera salito super le venedelladonna e al momentoopportuno le aveva trafitto ilcuore e l’aveva uccisa. Lastoria gli era stata presentatacomeunavvertimentoastareattento con gli aghi, ma aripensarla adesso gli sembrapiú che altro una fiaba.L’acciaio è davveroincompatibile con la vita? È

davveropossibilechegliaghientrinonel flusso sanguigno?Com’èpossibileche ladonnadella storia non si fosse resaconto della piccola armametallica che le stavarisalendo su per il braccio,verso l’ascella, aggirando lacurva ascellare, per poipuntare a sud, in direzionedella sua preda inerme epulsante? Deve raccontare asuavoltaquellastoriaaLjuba,

trasmettere la sua moralecriptica,qualunqueessasia?

– No, – ripete, – non hoviti dentro. Se avessi le vitisarei un uomo meccanico.Cosachenonsono.

Ma Ljuba ha persointeresse per la gamba chenon èuna gambameccanica.Facendo schioccare le labbrafinisce lo yogurt e si passa lamanica del pullover sullabocca. Lui prende un

fazzolettodicartaelepuliscele labbra, e lei glielo lasciafare. Dopodiché le pulisceanchelamanica.

È la prima volta che latocca. Per un attimo il polsodella bambina poggia inertenella suamano.Perfetto: nonc’è altra parola. Arrivano dalventre materno con tuttonuovo, tutto in perfettoordine. Persino in quelli chearrivano danneggiati, con

qualcosadianomalonegliartio un cervello che fa scintille,ognicellulaèfrescaepulitaenuova come nel giorno dellacreazione.Ogninuovanascitaunnuovomiracolo.

Nove

Margaret torna a trovarloancora,maquestavoltasenzaannunciarsi. È una domenica

eluièsoloincasa.Leoffreuntè,cheleideclina.Leifailgirodellastanza, loraggiungeallespalle, nel posto in cui èseduto, e gli accarezza icapelli. Lui è immobile comeunapietra.

– Allora questa è la fine,Paul?–glichiede.

–Lafinedicosa?– Lo sai cosa voglio dire.

Hai deciso che la tua vitasessuale è finita? Dimmelo

chiaramente perché sappiacomecomportarmiinfuturo.

Non è una che stia aperdersi in preamboli inutili,Margaret. Gli è semprepiaciutaperquesto.Macomerisponderle? Sí, sono arrivatoalla fine della mia vitasessuale, da adesso in poitrattami come un eunuco?Come dire una cosa delgenere se potrebbe perfinonon essere vera? E se invece

fosse proprio cosí? Se loscalpitante destriero nerodella passione avesse resol’anima a Dio? Il crepuscolodella sua virilità. Chedelusione; ma anche chesollievo!

– Margaret, – dice, –dammitempo.

– E la tua infermiera? –diceMargaret,andandodrittaal punto debole. – Come vaconlatuainfermiera?

– Va molto bene con lamiainfermiera,grazie.Senonfosse per lei non mi alzereinemmeno lamattina. Se nonfosse per lei potrei finirecomeunodiqueicasidicuisilegge sul giornale, in cui ivicini sentono un fetore echiamano la polizia perbuttaregiúlaporta.

– Non esagerare, Paul.Nonsimuoreperunagambaamputata.

– No, ma la gente muoreper indifferenza verso ilfuturo.

–Dunquelatuainfermierati ha salvato la vita.Questa èuna buona cosa. Merita unamedaglia. Un premio.Quand’è che me la faiconoscere?

– Non la prendere sulpersonale, Margaret. Mi haifatto una domanda, sto

cercandodidartiunarispostasincera.

MaMargaretlaprendesulpersonale.–Oravado,–dice.–Nontialzare.Aprolaportada sola. Fammi uno squilloquando avrai voglia diincontrare di nuovo lacompagnia degli esseriumani.

Durantegliincontriconlafisioterapista gli è stato detto

che i muscoli recisi dellagamba tendono a ritrarsi,spingendo indietro anca epelvi. Si appoggia aldeambulatore e con la manolibera si esplora ilfondoschiena. Possibile chepercepisca l’inizio di questosporgere all’indietro?Possibile che questo bruttomezzoartodiventiancorapiúbrutto?

Se dovesse cedere e

accettare laprotesi ci sarebbeun motivo piú valido peresercitareilmoncherino.Cosícom’è, ilmoncherinonongliserve a niente. Tutto quelloche può fare è trascinarseloappresso come un bambinoindesiderato. Non c’è dameravigliarsi che vogliaridursi, ritrarsi, tirarsiindietro.

Ma se quest’oggetto dicarne è repellente, non

sarebbeancorapiú repellenteuna gamba di plastica rosacon un perno in alto e unascarpainfondo?Unapparatochetifissiaddossoalmattinoe che ti slacci la sera e chebuttiperterraconlascarpaetutto! Al solo pensiero èscosso dai brividi, non nevuole sapere. Meglio lestampelle. Le stampellealmenosonooneste.

E nondimeno una volta

alla settimana lascia che unanavetta lovengaaprendereelo porti a George Street, aNorwood, a un corso diriabilitazione tenuto da unadonna di nome MadeleineMartin. Nel gruppo ci sonouna mezza dozzina di altriamputati, tutti sullasessantina inoltrata. Non è ilsolo senza la protesi, ma è ilsoloadaverlarifiutata.

Madeleine non riesce a

capire quello che chiama ilsuo atteggiamento. – Lestrade–dice– sonopienedigentechenoncrederebbemaiche porta una protesi, per lanaturalezzaconcuicammina.

– Non voglio avere l’arianaturale, – dice lui. –Preferiscosentirminaturale.

Lei scuote la testa, conunsorriso incredulo. – È unnuovocapitolodella suavita,– dice. – Quello vecchio è

finito, deve dirgli addio eaccettare quello nuovo.Accettare: è tutto lí. Alloratutte leporte che crede sianochiusesiapriranno.Vedrà.

Luinonrisponde.Davvero vuole sentirsi

naturale? Si sentiva forsenaturale primadell’evento suMagillRoad?Nonnehaidea.Ma forse è questo sentirsinaturali: non averne idea. LaVenere di Milo si sente

naturale? Anche se non habraccia, la Venere di Milo èritenuta un ideale di bellezzafemminile.Unavoltaavevalebraccia,raccontalastoria,poilebracciasiruppero;elaloromancanza rende la suabellezza ancora piú toccante.Eppuresedomanisiscoprisseche in verità la Venere diMiloèstatamodellatasuunadonna amputata, subitoverrebbe relegata nel

magazzino del seminterrato.Perché? Perché l’immagineframmentaria di una donnapuòessereammiratamanoncosíl’immaginediunadonnaframmentaria,indipendentementedall’abilità con cui sono statiricucitiipezzi?

Darebbe chissà che pertornare a pedalare con la suabiciclettagiúperMagillRoad,col vento in faccia. Darebbe

chissà che per poter riaprirequel capitolo che si è chiuso.Vorrebbe che Wayne Blightnon fossemai nato. Tutto lí.Facile da dire. Ma tiene laboccachiusa.

C’è una memoria degliarti, dice Madeleine allaclasse, e ha ragione. Quandofaunpassoconlestampelleilsuo fianco destro ancora sicurva a descrivere l’arco chelasuavecchiagambaavrebbe

descritto; a volte di notte ilsuopiedefreddocercaancorailfreddofratellofantasma.

Il suo lavoro, dice loroMadeleine, è riprogrammarevecchi e ormai obsoletisistemi di memoria che cidettano l’equilibrio, ilmovimento, la corsa.–Certoche vogliamo tenerci i nostrivecchi sistemi dimemoria, –dice. – Non saremmo umanise non lo facessimo.Ma non

dobbiamo restarci aggrappatiquando quei sistemiostacolano il nostroprogresso. Non quando cibloccano. Mi seguite? Certochemiseguite.

Come tutti gli operatorisanitari che ha incontrato direcente, Madeleine trattacomebambiniivecchiaffidatialle sue cure – bambini nonmoltosvegli,avoltedicattivoumore, bambini un po’ pigri

che hanno bisogno di esserescossi. Quanto a Madeleine,deve avere poco meno disessant’anni, se non pocomeno di cinquanta oaddirittura poco meno diquarantacinque anni;certamente corre come unagazzella.

Per riprogrammare lamemoria del corpo,Madeleine usa la danza.Mostra loro filmati di

pattinatori sul ghiaccio concostumi attillatissimi colororo o rosso scarlatto chescivolano in larghi cerchi egiri, prima col piede sinistro,poi col destro; sullo sfondo,Delibes.–Ascoltatee lasciateche sia il ritmo a guidarvi, –diceMadeleine.–Lasciatechelamusica scorraper il vostrocorpo, lasciatela danzaredentrodivoi–.Attornoa luiquellitraisuoicompagniche

hanno già messo gli artiartificiali fanno del loromeglio per imitare imovimenti dei pattinatori.Poiché lui non può farlo –non può pattinare, non puòdanzare,nonpuòcamminare,non può nemmeno stare inpiedidrittosenonèaiutato–chiude gli occhi, si aggrappaai mancorrenti e oscilla altempo con la musica. Daqualche parte, in un mondo

ideale, scivola felice, manonella mano, con la suaaffascinanteistruttrice.Ipnosi,nient’altro che ipnotismo!,pensa tra sé.Com’è bizzarro!Com’èsuperato!

Il suo programmapersonale (tutti loro hannoun programma personale)consiste soprattutto inesercizi di equilibrio. –Dovremo imparare abilanciare tutto di nuovo, –

spiega Madeleine, – colnostronuovocorpo–.Ècosíche lo chiama: il nostronuovo corpo, non il nostrovecchiocorpomutilato.

C’è anche quella che inospedale chiamavanoidroterapia e che Madeleinechiama esercizi in acqua.Nella stretta piscina dellastanza in fondo lui afferra lesbarre e cammina nell’acqua.– Tenga le gambe dritte, –

diceMadeleine.–Tutteedue.Comeforbici.Zac,zac,zac!

Un tempo sarebbe statoscettico nei confronti dipersone come MadeleineMartin. Ma per oraMadeleine Martin è la solacosa in cui credere che glivenga offerta. Cosí a casa,qualche volta sotto gli occhidiMarijana,qualchevoltano,esegue gli esercizi del suoprogramma personale,

perfino la parte in cui deveoscillare al ritmo dellamusica.

–Èbuono,buonoperlei,–diceMarijana,annuendo.–Èbuonoacquistareunritmo–.Ma non si perita dinascondere una nota diderisioneprofessionale.

Buono?, gli piacerebbedirle.Davvero?Non sono cosísicuro che sia buono per me.Come può esserlo se lo trovo

umiliante, tutto, tutta questastoria dal principio alla fine?Ma non pronuncia quelleparole. Si trattiene. È entratonella zona dell’umiliazione; èla sua nuova casa; non lalasceràmai;megliostarezitti,meglioaccettare.

Marijana prende tutti isuoi calzoni e se li porta acasa. Li riporta due giornidopo con la gamba destrapiegata per bene e cucita. –

Non li taglio, – dice. – Puòcambiare idea e mettereprotese,sa.Vediamo.

Protese:lapronunciacomese fosse una parola tedesca.Tesi,antitesi,poiprotesi.

Lacicatricechirurgica,chefino ad ora non gli ha datofastidioecheluicredevafossedefinitivamente guarita,comincia a prudergli.Marijanalaspruzzadipolvereantibiotica e l’avvolge in

bende pulite, ma il pruritocontinua. La notte è peggioche mai. Deve stare sveglioper impedirsi di grattarla. Laferita gli sembra un grandegioiello infiammato che ardanel buio; lui, guardia eprigioniero insieme, ècondannato a chinarglisisopra,aproteggerlo.

Il prurito si attenua, maMarijana continua a lavare ilmoncherino con particolare

cura, a cospargerlodi polverimedicamentose,adaccudirlo.

– Pensa che una gambaricresce, Mr Rayment? – glichiede un giornoall’improvviso.

– No, non l’ho maipensato.

– Però magari qualchevolta pensa cosí. Comebambino, qualche volta.Come bambino. Bambinopensa: tagli e poi ricresce.

Capitocomedico?Maleinonè bambino, Mr Rayment.Allora perché non vuolequesta protese? Forse leitimido come ragazza, eh?Forsepensachecamminaperstrada e tutti guardano.Quello Mr Rayment, ha solounagamba!Nonèvero.Nonè vero. Nessuno guarda. Leimette protese, nessunoguarda.Nessuno sa.Nessunoimporta.

–Cipenserò,–dice.–C’ètempo. Tutto il tempo delmondo.

Dopo sei settimane dieserciziinacquaedidondoliie di riprogrammazionerinunciaaMadeleineMartin.Telefona al suo studio dopol’orariodichiusuraelasciaunmessaggio sulla segreteriatelefonica. Poi chiama ilservizio di trasporto e diceloro di non venire piú a

prenderlo. Pensa perfino dichiamareMrsPutts.Macosadirebbe a Mrs Putts? Per seisettimane è stato disposto acredereaMadeleineMartinealla sua cura, la cura per ivecchi sistemi di memoria.Ora ha smesso di credere inlei.Ètuttolí,nonc’èaltro.Seunqualche residuodi fiduciaè rimasto in lui, è perMarijana Jokiç, che non ha

uno studio e non promettecuramasoloassistenza.

Seduta sul bordo del suoletto, Marijana gli preme lamano sinistra sull’inguine,poi lo guarda annuendo,mentre flette, estendee ruotail moncherino. Con la piúleggeradellepressioniloaiutaa estendere la flessione.Massaggia il muscolodolorante; poi lo gira e glimassaggialenatiche.

Dal tocco della sua manoluiscopretuttoquellochec’èda sapere: che Marijana nontrova sgradevole quel corpodistrutto e sempre piúflaccido; che è disposta, sepuòeseluiglielopermetterà,a trasmettergli attraverso ipolpastrelli una buona dosedellasuafloridasalute.

Nonèuna cura,nonèunattod’amore,forsenonèaltroche la regolare procedura

assistenziale,maèsufficiente.L’amorechec’èstatuttodallasuaparte.

–Grazie,– ledicequandofiniscono, e lodicecon tantosentimento che lei gli lanciaun’occhiatainterdetta.

– Non c’è problema, –rispondelei.

Una sera, dopo cheMarijana se n’è andata,chiama un taxi, e poi

s’imbarca da solo nella lentadiscesadisghembogiúper lescale, tenendosi stretto almancorrente, sudando per ilterrore che una stampella glisfugga. Quando il taxi arrivaluiharaggiuntolastrada.

Alla biblioteca pubblica –dove per fortuna non develasciare il pianoterra – trovadue libri sulla Croazia: unaguida dell’Illiria e della costadalmata e una di Zagabria e

delle suechiese; c’è ancheunbuon numero di libri sullafederazione iugoslava e sullerecentiguerredeiBalcani.Suquello per cui è venuto aistruirsi però, sul caratteredella Croazia e dei suoiabitanti,nonc’ènulla.

Chiedeinprestitounlibrodal titolo Genti dei Balcani.Quando il taxi torna aprenderlo lo trova pronto adaspettarlo.

Genti dei Balcani: traOriente e Occidente, cosísuona il titolo per intero. Ècosíchegli Jokiçsi sentivanoinpatria?Ametàtral’Orienteortodosso e l’Occidentecattolico? Se davvero è cosí,come si sentiranno inAustralia, dove oriente eoccidente hanno altrisignificati? Nel libro ci sonofotografieinbiancoenero.Inuna delle foto due giovani

contadine con i fazzoletti intesta conducono un asinocarico di legna da ardere super un roccioso sentieromontano. La piú giovanedelleduesorridetimidamenteall’obiettivo, rivelando unafessura tra i denti. Genti deiBalcanièdel1962,primacheMarijana fosse perfinoconcepita. Le foto sono dichissàquando.Ledueragazzepotrebbero essere nonne

ormai, potrebbero esseremorte e sepolte. Anchel’asino.Eraquelloilmondoincui era nata Marijana, unmondo immemorabile, diasiniecapreegallineesecchid’acqua imperlati di brina almattino,oppureeraunafigliadel paradiso della classeoperaia?

Piú che probabile che gliJokiç abbiano portato con sédalvecchiopaeseiloroalbum

di fotografie: battesimi,cresime, matrimoni, riunionifamigliari. Peccato che nonavrà modo di vederli. Leimmagini gli ispirano piúfiducia delle parole. Nonperché le immagini nonpossano mentire, ma perché,una volta che lasciano lacamera oscura, sono fisse,immutabili.Mentrelestorie–la storia dell’ago nel flussosanguigno, per esempio, o la

storia dell’incontro fra lui eWayneBlightsuMagillRoad– sembrano cambiare formacontinuamente.

La macchina fotografica,con la sua capacità dicatturare la luce etrasformarla insostanza,glièsempre parsa un apparecchiometafisicopiúchemeccanico.Il suo primo lavoro vero erastato quello di tecnico dicameraoscura;ilsuopiúgran

piacere era lavorare nellacamera oscura. A volte,quando l’immagine spettraleappariva sotto la liquidasuperficie, e vene di oscuritàcominciavano ad addensarsisulla carta fino a diventarevisibili, era scosso da unpiccolobrividodiestasi,comese si trovasse lí nel giornodellacreazione.

E fu per questo che inseguito cominciò a perdere

interesse per la fotografia:prima con l’avvento delcolore, poi quando divennechiaro che la vecchia magiadelle emulsioni sensibili allaluce stava svanendo, che perlenuovegenerazionil’incantoerainunatechnediimmaginisenzasostanza, immaginichepotevanobaluginarenell’eteresenzarisiedereinalcunluogo,che potevano essererisucchiate da una macchina

ed emergerne truccate,infedeli. Allora avevarinunciato a registrare ilmondo in fotografia, e avevadedicato le sue energie aconservareilpassato.

L’istintiva preferenza perle foto inbiancoeneroeperlegradazionidelgrigio,quellamancanza di interesse per ilnuovo, dicono qualcosa dilui? È questo che le donne,sua moglie in particolare,

trovavanomancasse in lui: ilcolore,l’apertura?

A Marijana ha raccontatodi aver serbato le vecchieimmagini per fedeltà ai lorosoggetti: uomini, donne ebambini che offrivano i lorocorpi agli obiettivi deglisconosciuti.Manonètuttalaverità. Le conserva ancheperuna fedeltà alle fotografiestesse, le stampe fotografiche,in gran parte ultime

sopravvissute,uniche.Dàloroun tetto e si accerta che, perquantoènelle suepossibilità,per quanto è nelle possibilitàdichiunque,abbianountettoanche dopo che se ne saràandato.Forseasuavoltaunosconosciuto che ancora devenascere si volgerà indietro eserberàun’immagine sua,deldefunto Rayment, dellaDonazioneRayment.

Quanto alle idee politiche

della famiglia Jokiç, allanicchia che possono averoccupato nel mosaico dellefedi e delle rivalità politichebalcaniche, non ha maiinterrogato Marijana, né haintenzionedifarlo.Comeperla maggior parte degliimmigrati, i loro sentimentinei confronti della vecchiapatria sono probabilmentecontraddittori.L’olandesecheaveva sposato sua madre e

avevaportatoleieifiglidileida Lourdes a Ballarat tenevain salone una fotografiaincorniciata della reginaWilhelmina accanto a unastatuetta di gesso dellaVergine Maria. Il giorno delcompleanno della reginaaccendeva una candeladavanti alla sua immagine,come davanti a una santa.Infidèle Europe, usava diredell’Europa; l’immagine della

regina portava il mottoTrouw, fede, fedeltà. La sera,chino sopra la radio a ondecorte, cercava di cogliereattraversoquelgracchiareunaparola qui e una parola là diRadio Hilversum. Al tempostesso desideravadisperatamente che il nuovopaesecuiavevagiuratofedeltàsi dimostrasse all’altezzadell’ideache lui sen’era fattoda lontano. Malgrado una

mogliescetticaeduefigliastriinfelici, l’Australia si dovevadimostrare la terra del sole edelle opportunità. Se i nativinon erano accoglienti, sedavanti a loro ammutolivanoo prendevano in giro il loroincerto inglese, non facevaniente: col tempo e col durolavoro avrebbero vintoquell’ostilità. Una fede cuiancora si aggrappava l’ultimavolta che l’aveva visto, a

novant’anni, quando, pallidocome un fungo bianco, sitrascinava tra piante e vasidellasuaserrafatiscente.

Gli Jokiç,maritoemoglie,devono in qualche modocondividere una qualchevariante della fededell’olandese. Mentre i figli,Drago, Ljuba e l’altra, sisaranno fatti un’immaginelorodell’Australia,piúchiara,piúdistaccata.

Dieci

Una mattina Marijana sipresenta in compagnia di ungiovanotto alto. È il ragazzo

della foto, inconfondibile:Drago.

– Mio figlio è venuto avedere sua bicicletta, – diceMarijana. – Forse la puòaggiustare.

– Sí. Certo –. (Ma, sichiede lui, come le è venutoin mente che io voglia faraggiustare la carcassa di unabicicletta?) – Ciao, Drago,sono contento di conoscerti,gentile da parte tua venire –.

Tra un groviglio di chiavi inun cassetto pesca quella delripostiglioeladàalragazzo.–Vedi un po’ che ne pensi. Ame sembra che la bici siaspacciata.Il telaios’èpiegato.Dieciaunocheitubisisonospezzati. Ma dàgliun’occhiata.

–OK,–diceilragazzo.–Loportoperparlarecon

lei, – dice Marijana quandosonosoli.–Comeleidetto.

Come le ha detto? Checosa può averle detto? Cheavrebbe dato a Drago unalezionedisicurezzastradale?

LafrottolacheMarijanaharaccontato al figlio perconvincerlo a rinunciare allasuamattinataemergesolounpo’pervolta:MrRaymenthauna bicicletta che vuole faraggiustare per venderla ma,essendo storpio e anche

maldestro, non è in grado disistemarladasolo.

Drago torna dall’ispezioneed emette la sua diagnosi.Nonèingradodidire,cosísuduepiedi,seiltelaiosiarottooppure no. Lui e i suoicompagni, uno dei quali hamodo di usare un’officina,probabilmente potrebberoraddrizzarla e riverniciarla.Ma anche cosí, tra la ruotanuova, il perno, il cambio e i

freni, probabilmentecosterebbe a Mr Raymentquanto una buona bici disecondamano.

Un consiglioassolutamente ragionevole.Lui stesso avrebbe detto lastessacosa.

– Grazie per avergli datoun’occhiata comunque, –dice.–Tuamadremihadettoche hai la passione dellemoto.

– Sí, mio padre mi hacompratounaYamaha250.

– Ottimo –. Lui lancia aMarijana un’occhiata che ilragazzo finge di non vedere.Chealtrovorràcheglidica?

–Mammamihadettochehaavutounbrutto incidente,–buttalàilragazzo.

–Sí,sonostatoinospedaleperunbelpo’.

–Com’èstato?– Mi è arrivata addosso

una macchina, a una svolta.L’automobilista ha detto chenonmi avevavisto.Hadettoche non avevo segnalato lemie intenzioni. Ha detto cheeraaccecatodalsole.

–Bruttastoria.Poi silenzio. Il ragazzo sta

assorbendo la lezione chedovrebbe assorbire? EMarijana,èquestochevolevaMarijana? Sospetta di no. Lovorrebbe piú loquace – nel

mettere in guardia il ragazzosui pericoli che corrono iciclisti, e per analogia imotociclisti; per fargli capirela tortura della ferita e leumiliazioni della condizionedi mutilato. Ma hal’impressione che questoragazzopreferiscalabrevità,echenonapprezzi leprediche.In verità, se Drago dovesseprendere lepartidiqualcunonella storia dell’incontro di

Magill Road, moltoprobabilmenteprenderebbeleparti di Wayne Blight, ilveloce giovanotto al volante,piuttosto che di PaulRayment, il vecchiorimbambito e distratto inbicicletta.

E Marijana, qualecambiamento radicale speradi produrre, comunque?Davverosiaspettachequestobelgiovanottoche scoppiadi

salutepassilesueserateacasachino su un libro mentre isuoicompagnisonoingiroadivertirsi?Chelasci ingaragela sua Yamaha nuovafiammante e prendal’autobus? Drago Jokiç: unnome da epica popolare. LaballatadiDragoJokiç.

Si schiarisce la gola. –Drago, tua madre mi hachiestodiparlartiinprivato.

Marijanaescedallastanza.

Lui si rivolge al ragazzo. –Senti, io non rappresentoniente per te, sono solol’uomo che tua madreaccudisce, e per questo lesono molto grato. Ma lei miha chiesto di parlarti e io hoaccettatodifarlo.Vorreidirtiche, se potessi rimetterel’orologio a primadell’incidente, ti assicuro, lofarei. Forse non ci credi,vedendomi cosí, ma un

tempo facevo una vita attiva.Adesso non posso neppurefare la spesa da solo. Sonocostretto a dipendere daglialtri per le cose piú stupide.Ed è successo tutto in unistante, all’improvviso.Ebbene,potrebbesuccedereate,altrettantofacilmente.Nonmettere la tua vita arepentaglio, figlio mio, nonne vale la pena. Tua madrevuolechetusiaprudentecon

la motocicletta. Io credo chela dovresti stare a sentire. Ètuttoquellochetivogliodire.Tuamadreèunabravadonnaetivuolebene.Capisci?

Se gli fosse stata chiestaunaprevisione,avrebbedettoche il giovaneDrago avrebbesorbito una predica comequella a occhi bassi,stuzzicandosi le pellicine,augurandosi che il vecchiorimbambitolafacessefinita,e

maledicendo sua madre peraverlo portato. Ma non vacosí.DurantetuttoildiscorsoDrago lo guardacandidamente,conunsorrisovago e non ostile sulle bellelabbra.–OK,–diceallafine.– Messaggio ricevuto. Staròattento –. Poi, dopo unapausa:–Lepiacemiamadre,nonèvero?

Lui annuisce. Potrebbedire di piú,maun cennodel

capobastaperora.–Ancheleilepiace.Ancheluilepiace.Ilcuore

gli si gonfia in pettofollemente.Nonsolomipiace,io la amo! Sono quelle leparole che è sul punto dilasciar esplodere. – Cerco diessere di aiuto, tutto qui, –dice invece. – È per questochetihoparlato.Nonperchécredadipotertisalvareconleparole, perché una cosa del

genere – si dà una paccaleggera, scherzosa, sull’ancaoffesa– succede,non lapuoiprevedere, non la puoiprevenire. Ma può essere diaiutoatuamadre.Puòesserled’aiuto saperti consapevoledelbenechetivuole,echetivuole sano e salvo, al puntodachiedereaunestraneo,perla precisione a me, dispendereunaparola,capisci?

Ci sono le parole in sé e

poi,dietro, intornoo sotto leparole, c’è l’intenzione.Mentre parla si rende contoche il ragazzo osserva le suelabbra,escansa lestringhediparole come fosseroragnatele, sintonizzandol’orecchio sull’intenzione. Ilsuo rispetto per il ragazzocresce, cresce a passi dagigante. Non è un ragazzoqualunque, questo! Da fareinvidia agli dèi.La ballata di

Drago Jokiç. Non c’è dastupirsiselamadrehapaura.Una telefonataalleprimeoredel mattino: «Parlo con MrsJokiç? Ha un figlio di nomeDragon? Qui è l’ospedale diGumeracha». Come un agonel cuore, o una spada. Ilprimogenito.

Marijana ritorna,Drago sialza.–Adessodevoandare,–dice. – Ciao mamma –. Sichina, alto com’è, a sfiorarle

la fronte con le labbra. –Arrivederci,MrRayment.Midispiace per la bicicletta –. Eseneva.

– È un bravo tennista, –dice Marijana. – Un bravonuotatore. È bravo in tutto.Moltointelligente–.Accennaundebolesorriso.

–Mia caraMarijana, – ledice(intensaemozione,pensa,in un momento di intensaemozione si può scusare l’uso

diunappellativoaffettuoso).–Sono certo che andrà tuttobene. Sono sicuro che avràuna vita lunga e felice e chearriverà a essere ammiraglio,seèquellochevuole.

– Crede davvero? – Ilsorrisoancora lealeggiasullelabbra, ma adesso è di puragioia: anche se è un uomomaldestro, e perdipiú èstorpio, lei immagina che

abbia il potere di predire ilfuturo.–Menomale.

Undici

ÈilsorrisodiMarijanachegli rimane impresso nellamemoria a produrre il

cambiamento agognato e datempo necessario.All’improvvisoscompareognicupezza, scompaiono lenuvole grigie. È il datore dilavoro di Marijana, il suocapo, e lei è pagata per farequello che lui desidera, etuttavia, ogni giorno, primache lei arrivi, si dàda fare ingiro per la casa facendo delsuomeglioperchétuttosiainperfetto ordine per lei. Fa

arrivare perfino dei fiori perrallegrareilgrigiore.

È una situazione assurda.Che cosa vuole dalla donna?Vuole che sorrida ancora,certamente, che gli sorrida.Vuole conquistare un postonel suo cuore, per quantopiccolo. Vuole anchediventareilsuoamante?Sí,lovuole, in un certo senso, conardore. Vuole amare eproteggere lei e i suoi figli,

Drago e Ljuba e la terza,quella che non ha ancoravisto. Quanto al marito, nonha la minima cattivaintenzioneneisuoiconfronti,può giurarlo. Augura almarito ogni bene e felicità. Enondimeno darebbe qualsiasicosa per essere il padre diqueimagnificifiglieilmaritodi Marijana – co-padre senecessario, co-marito senecessario, platonico se

necessario. Vuole occuparsidi loro, di tutti loro,proteggerliesalvarli.

Salvarli da cosa? Non sadirlo, non ancora. Masoprattutto vuole salvareDrago.Èprontoa interporsi,a petto nudo, tra Drago e ilfulminedeglidèiinvidiosi.

È come una donna che,nonavendomaidatoallaluceun figlio, ed essendo ormaitroppo vecchia per farlo,

improvvisamente si trovi adesiderare ardentemente lamaternità. Tantoardentemente da rubare ilfiglio di un’altra: arriverebbepersinoaquesto.

Dodici

– Come sta Drago? –chiede a Marijana, con la

maggiore disinvolturapossibile.

Alza le spalledemoralizzata. – Questoweekend va al mare con gliamici, a Tunkalooloo. È cosíchesidice,Tunkalooloo?

–Tunkalilla.– Vanno in moto. Amici

scatenati,ragazziscatenati.Iotremo.Ècomebanda.Ancheragazze, non ci puoi crederecosí giovani. Sono contenta

cheleiparlaaluilasettimanascorsa.Haparlato.

– Niente. Solo pocheparolepaterne.

–Sí,nonsenteabbastanzaparole paterne come dice lei.Questosuoproblema.

È la prima critica che haespresso sul marito assente.Lui ne aspetta altre, ma noncenesonoaltre.

– Questo non è un paesefacileperunragazzochedeve

crescere, – rispondecautamente. – Il climaprevalente è maschilista. C’èmolta pressione sui ragazziperché si distinguano nelleprodezzemaschili,neglisportmaschili. Perché sianospericolati, audaci. Forse èdiverso laggiú, nel paese dacuivenite.

Laggiú, nel paese da cuivenite. Ora che le risente,quelle parole suonano

condiscendenti. Perché iragazzinondovrebberoessereragazzi anche nel paesed’origine degli Jokiç? Che nesa lui delle forme che lavirilità prende nell’Europasudorientale? Si aspetta cheMarijana lo rimetta a posto,maleisembradistratta.

–Chenepensadicollegio,MrRayment?

– Che cosa penso delcollegio? Penso che può

essere molto caro. Pensoanche che sia un errore, ungrosso errore, credere che inun collegio i ragazzi sianocontrollati notte e giornoperché non si mettano neiguai.Ma non c’è dubbio chein collegio si può avere unabuona formazione, ocomunque nei miglioricollegi.Èaquestochepensaviper Drago? Hai dato unosguardo alle rette? Per prima

cosadovrestiverificarequelle.Larettapuòesseremoltoalta,assurdamente alta, anziastronomica.

Si trattiene dal dire: Cosíalta da escludere i figli dipadri che si guadagnano davivereassemblandomacchine.O di madri che assistono glianziani.

– Ma se davvero seiinteressata, – prosegue inmodoavventato,egiàmentre

parla sente la temerarietà diquello che dice, ma non safermarsi, non vuole fermarsi,– e seDrago davvero volesseandarci, potrei dare un aiutoeconomico. Lo potremmoconsiderareunprestito.

C’è un momento disilenzio. Ecco, pensa, l’hodetto.Nonc’èritorno.

– Stiamo pensando, forsepuòavereborsadistudio,coltennis e il resto, – dice

Marijana, che forse non haassorbito le sue parole equellochedeveessercidietro.

– Sí, la borsa di studio ècertamenteunapossibilitàdaverificare.

– Oppure possiamoprendere prestito –. L’ecodellesueparolesembraaverlaraggiuntaadesso,eaggrottalafronte. – Lei ci può prestaresoldi,MrRayment?

– Posso farti un prestito.

Senza interessi. Me lo potrairestituire quando Dragoguadagnerà.

–Perché?– È un investimento sul

suofuturo.Sul futurodi tuttinoi.

Lei scuote la testa. –Perché? – ripete. – Noncapisco.

ÈunodiqueigiorniincuihaportatoLjubaconsé.Conilgrembiulinorossoelecalze,

una rossa e una viola, labambina, sdraiata sul divanocon le braccia abbandonatelungo i fianchi, potrebbeessere una bambola, se nonfosse per gli occhi neri,indagatori.

– Certamente l’avraicapito, Marijana, – bisbiglia.Con la bocca secca, il cuoreche gli batte forte, è orribileed eccitante come quandoaveva sedici anni. – Sono

certo che una donna lo sa,sempre.

Lei scuote di nuovo latesta. Sembra davverodisorientata.–Noncapisco.

–Telodiròinprivato.Leimormoraqualcosaalla

bambina. Ljuba, ubbidiente,prendelozainettorosaesenevatrotterellandoincucina.

–Ecco,–diceMarijana.–Adessoparla.

– Ti amo. Tutto qui. Ti

amo e voglio darti qualcosa.Permettimelo.

Nei libri che la mammaordinavadaParigiquandoluierabambino,echearrivavanoin pacchetti marroni dicartone leggero con lostemma della LibrairieHachette e una serie difrancobolli con la testa dellarude Marianna col berrettofrigio, libri sui quali suamadresospiravanelsalonedi

Ballarat dove le persianeeranosemprechiuseocontroil caldo o contro il freddo, eche lui leggeva di nascostodopodilei,saltandoleparoleche non conosceva, intentoall’eterna ricerca per scoprirecos’era che le piaceva, cisarebbe stato scritto che lelabbra di Marijana si eranoarricciate in una smorfia disprezzo,forseaddiritturache,mentre le labbra erano

arricciate per lo sprezzo, neisuoiocchibrillavaunalucedisegretotrionfo.Maquandosiera lasciato alle spallel’infanzia aveva smesso dicredere nel mondo diHachette.Semaieraesistito–cosa di cui dubitava – uncodice di sguardi che, unavolta appreso, avrebbeconsentito di interpretareinfallibilmente i fugaci motidelle labbra e degli occhi

umani, ormai non c’era piú,sen’eraandatoviacolvento.

Cade il silenzio. Marijananonfanienteperaiutarlo.Maperlomenononseneva.Conlelabbraarricciateoppureno,sembra comunque dispostaad ascoltare ancoraunpo’diquella straordinaria,irregolare,dichiarazione.

Lui, naturalmente,dovrebbe abbracciare ladonna. Stretti nell’abbraccio

non l’avrebbe potutofraintendere. Ma perabbracciarla dovrebbemettere da parte le assurdestampelle che gli permettonodi stare in piedi. E se lofacesse, barcollerebbe, forsecadrebbe. Per la prima voltacapisceilsensodiunagambaartificiale,unagambaconunmeccanismo che blocchi ilginocchio liberandogli lebraccia.

Marijana agita la manocomesepulisseilvetrodiunafinestra o scuotesse uncanovaccio. – Lei vuolepagare, cosí Drago puòandare in collegio? – dice, el’incantesimoèinfranto.

Èquestochevuole:pagarela scuola diDrago? Sí.Vuoleche Drago abbia una buonaformazione, e poi, dopo, secontinua a coltivarequell’ambizione, se il mare è

davvero quello che piúdesidera al mondo, cheintraprenda la carriera diufficiale della marina. Vuoleche Ljuba e la sorellamaggiore crescano felici, eche anche loro possanorealizzare i loro desideri.Vuole estendere lo scudodellasuabenevolaprotezionesu tutta la nidiata. E vuoleamare quell’ottima donna, laloro madre. Questo vuole,

soprattutto. E per questopagheràqualsiasicosa.

–Sí,–dice.–Èquestocheoffro.

Lei lo guarda dritto infaccia. Anche se non ci puògiurare, gli sembra che siaarrossita. Poi,improvvisamente,vaviadallastanza. Un attimo doporitorna. S’è tolta il fazzolettorosso e ha sciolto i capelli.TieneLjuba conunamano e

con l’altra la cartella rosa.Mormora qualcosaall’orecchiodellabambina.Labambina,colpolliceinbocca,sigiraeloispezionacuriosa.

– Dobbiamo andare, –dice. – Grazie –. E in unbatterd’occhioscompaiono.

L’ha fatto.Lui,unvecchiodalle dita nodose, haconfessatoilsuoamore.Maèpossibile che, anche solo perunmomento, osi sperare che

questa donna, sulla qualeincautamente e senzaesitazionehainvestitotuttelesue speranze, ricambi il suoamore?

Tredici

Il giorno dopo Marijananonarriva.Enonsifavedereneppure venerdí. Le ombre

che aveva creduto fosseroandate via per sempreritornano. Telefona a casaJokiç, gli risponde una vocefemminile, ma non quella diMarijana (di chi? dell’altrafiglia?), registrata su unasegreteria telefonica. – SonoPaul Rayment, per Marijana,– dice. – Potrebberichiamarmi? – Non lochiama.

Si mette a scrivere una

lettera.CaraMarijana,scrive,temo che tu possa avermifrainteso. Cancella il mi escriveilsensodiquellochehodetto.Ma qual è il senso chelei può aver frainteso?Quando ti ho incontrata,scrive, iniziando un nuovoparagrafo,erodistrutto.Ilchenonèvero.Ilsuoginocchioele sueprospettive forse eranodistrutti ma non lui. Seconoscesse la parola per

descrivere il suo stato nelmomento in cui avevaincontrato Marijana,conoscerebbe anche quelsenso, cosí com’è oggi.Cancella distrutto. Ma conchesostituirlo?

La sua incertezza èinterrotta dal suono delcampanello. Un tuffo alcuore. Forse quella paroladifficile e quella lettera

difficile non sarannonecessarie,dopotutto.

– Mr Rayment? – dice lavoce al citofono. – SonoElizabeth Costello. Vorreiparlarle.

Elizabeth Costello,chiunque essa sia, impiegamolto tempoa salire le scale.Quando arriva alla porta èaffannata, una donna sullasessantina, si direbbe, piúvicina ai settanta che ai

sessanta.Indossaunvestitodiseta a fiori, sulla schienaun’ampia scollatura rivelaspalle carnose, lentigginose,nonmoltoattraenti.

– Un cuore malandato, –dice, sventolandosi. – Unhandicap quasi pari a quellodi una, – fa una pausa perriprendere fiato, – di unagambamalandata.

Venendo da una personasconosciuta,

quell’osservazione lo colpiscecomefuoriposto,disdicevole.

La invita a entrare e asedersi. Lei accetta unbicchiered’acqua.

–Pensavodidirechesonodella Biblioteca di Stato, –dice.–Stavoperpresentarmicome una delle volontariedella Biblioteca, venuta avalutare la sua donazione el’entità della stessa, ledimensionifisichevogliodire,

in modo da poterprogrammare in anticipo. Inseguito sarebbe venuta fuorilamiaveraidentità.

–NonèdellaBiblioteca?–No.Quella sarebbe stata

unafrottola.–Alloraleiè...?Guarda in giro, per il

salone,conariachesidirebbedi approvazione. – SonoElizabeth Costello, – dice. –Comehogiàaccennato.

–Ah,èlafamosaElizabethCostello? Mi scusi, non ciavevopensato.Miperdoni.

– Nessun problema –.Dalleprofonditàdeldivanoladonna cerca con difficoltà dirimettersi in piedi. –Vogliamo venire al punto? Èunacosachenonhomaifattoprima, Mr Rayment. Midarebbelamano?

Per un momento èconfuso. Darle la mano? Lei

allunga la destra e lui laprende. Per un momento lamano grassoccia e piuttostofredda della donna rimanenella sua che, come nota oracon disgusto, ha assuntoquella tonalità livida cheprende quando rimanetroppoalungoinattiva.

–Allora,–dicelei.–Sonocome san Tommaso, vede –.Epoichéluiappareperplesso:–Nelsensochevogliocapire

che razza di essere ho difronte.Voglio essere sicura–continua,elídavveroluinonlaseguepiú–cheinostriduecorpi non passino unoattraverso l’altro.Un’ingenuità, è vero. Nonsiamo fantasmi, nessuno deidue:perchémai avreidovutopensare una cosa del genere?Allora, vogliamo andareavanti?

Si siede di nuovo

pesantemente, raddrizza lespalle,ecominciaarecitare.–Il colpo arriva da destra, uncolpo secco, improvviso edoloroso, come una scossaelettrica, e lo sbalza di pesodalla bicicletta. Rilassati!, sidicementrevolainariaecosívia.

Si ferma, scrutandogli ilviso,comeamisurarel’effettochefa.

– Sa cosami sono chiesta

la prima volta che ho sentitoquelle parole, Mr Rayment?Mi sono chiesta, Perché hobisognodiquest’uomo?Perchénon lasciarlo stare, nonlasciarlo procedere tranquillosulla sua bicicletta, ignaro diWayne Bright o Blight,chiamiamolo Blight,danneggiare, che gli rombaalle spalle per rovinargli lavita e spedirlo prima in unospedale e poi di nuovo nel

suo appartamento con quellescomode scale? Chi è PaulRaymentperme?

Chi è questa pazza che holasciatoentrareincasa?Comefaròaliberarmene?

– E qual è la risposta allasuadomanda?–replicacauto.–Chisonoioperlei?

–Leièvenutodame,–glidice. –Da un certo punto divista non sono in grado dicontrollare quello che mi

arriva. Lei è venuto, insiemeal pallore, alla schiena curva,alle stampelle eall’appartamento, a cui restaaggrappato cosíostinatamente, insieme allaraccoltadifotografieeatuttoil resto. Insieme anche aMiroslav Jokiç il rifugiatocroato (sí, si chiama cosí,Miroslav, gli amici lochiamano Mel) e al suo

confuso attaccamento per lamogliedilui.

–Nonèconfuso.–Sícheloè.Lamogliecon

la quale si lascia sfuggire isuoi sentimenti, invece ditenerselipersé,anchesenonhaideaesabenedinonavereidea di quali saranno leconseguenze. Rifletta, Paul.Davvero intende sedurre lasua dipendente e indurla adabbandonare la famiglia e

venireavivereconlei?Pensache la farà felice? I figli noncapirannoesiarrabbieranno;smetteranno di parlarle; leipasserà le giornate sdraiatasul suo letto a singhiozzare,inconsolabile. Le piacerà unacosa del genere? Oppure haaltri piani? Spera che Melvenga trascinato via dalleonde e scompaia, lasciando aleimoglieefigli?

Torno alla mia prima

domanda. Chi è lei, PaulRayment, e che cosa c’è ditanto speciale nelle sueinclinazioni amorose? Crededi essere l’unico uomo che,giunto all’autunno della vita,altardoautunno,direi,pensadiavertrovatoquellochenonhamaiconosciutofinoaquelmomento, il vero amore? Èmolto comune,MrRayment,storie come questa sono

moltocomuni.Dovrà trovareargomentazionipiúforti.

Elizabeth Costello: adessocomincia a ricordare chi è.Una volta aveva cercato dileggere un libro suo, unromanzo,manonerariuscitoa concentrarsi e ci avevarinunciato. Qua e là sullastampa gli sono capitatiarticoli sull’ecologia o suidiritti degli animali, ma lisaltaperchéquegliargomenti

nonlointeressano.Untempo(andando a ripescare nellamemoria) dev’essersiguadagnata una tristereputazione per qualchemotivo, ma questo sembrascomparsoormai, o forse erasolo una delle tante bollemediatiche.Ha icapelligrigi;anche la faccia è grigia, pervia, come dice lei, del cuoremalandato. Ha il respirocorto.Eadessoè lí a fargli la

predica e a dirgli comecomportarsinellavita!

– Quale tesi dovreisostenere?–dicelui.–Qualèla storia che mi renderebbedegnodellasuaattenzione?

– Come faccio a saperlo?Pensiaqualcosa.

Idiota di una donna!Farebbebeneacacciarlavia.

–Sisforzi!–insistelei.Si sforzi? Ma che dice? Si

sforzi! è quello che si dice a

unadonnachepartorisce.– Vada oltre l’involucro

mortale, – gli dice. – MagillRoad, la soglia della dimoradei morti: come s’è sentitomentre rotolava in aria? Le èpassata davanti in un lampotutta la sua vita? Come le èsembrata a rivederla, la vitachestavaperabbandonare?

Sarà vero? Stava davveroper morire? Certamente c’èunadifferenzatrarischiaredi

morire ed essere in punto dimorte. Possibile che questadonnanesiaalcorrentee luino? Mentre volava in ariaquel giorno, aveva pensato –checosa?Chenonsieramaisentito cosí liberodaquandoera bambino, quando saltavasenza paura da un alberoall’altro, una volta perfinodaun tetto. E poi il rantolonell’impatto con la strada, ilrespiro che gli esce con un

sibilo. Possibile che unsemplice rantolo siainterpretato come l’ultimopensiero,l’ultimaparola?

– Ho provato tristezza, –dice. – La mia vita mi èsembrata frivola. Che spreco,hopensato.

–Triste.Volainariaconlapiú grande disinvoltura,questo giovanotto sul suotrapezio volante senza paura,eluisisentetriste.Lasuavita

sembra frivola, a ripensarla.Chealtro?

Che altro? Nient’altro. Diche cosa va a caccia questadonna?

Ma la donna sembra averperso interesse per la suadomanda. – Mi spiace,improvvisamente non misento bene, – dice,borbottando,mentre cercadirialzarsi in piedi. E in effetti

ha tutta l’aria di non sentirsibene.

– Non vorrebbe sdraiarsi?C’èunlettonelmiostudio.Lepreparounatazzaditè?

Agitalamano.–Èsolouncapogiro, per il caldo, per lescale, perché, vattelappescaperché. Sí, grazie, mi sdraiounmomento–.Fa ilgestodispingereviaicuscinidalsofà.

–Lascichel’aiuti–.Sialzae, appoggiandosi a una

stampella, le prende ilbraccio.Lo storpio che guidalostorpio,pensa.Lapelledelladonna è particolarmenteumidiccia.

Illettodellostudioadireilvero è molto comodo. Faquello che può per liberarlodalmare di cianfrusaglie chelo ricopre; lei si toglie lescarpe e si stende.Attraversole calze, nota i polpaccirovinati,venatidiblu.

–Non faccia caso ame, –dicelei,conunbracciosopragliocchi.–Nonèforsequelloche diciamo tutti noi, ospitiinopportuni? Faccia come senoncifossi.

– La lascio riposare, –risponde lui. – Quando sisentiràmegliolechiameròuntaxi.

–No,no,no,–dice lei, –non andrà cosí, temo. Staròconleiancoraperunpo’.

–Noncredo.– Oh sí, Mr Rayment,

temo proprio di sí.Nell’immediato futuro dovròstarle accanto –. Alza ilbraccio con cui prima siriparava gli occhi e lui coglieunvagosorriso.–Deveaverepazienza, – gli dice. –Non èpoilafinedelmondo.

Mezz’ora dopo lui rientranella stanza. Lei dorme. Conla dentiera inferiore che

sporge un po’ in fuori, unleggero raspare, come ilrumore di ghiaia smossa, leviene dal fondo della gola.Nonglisembratantosano.

Cerca di tornare al libroche sta leggendo ma nonriesce a concentrarsi. Dimalumore guarda fuori dallafinestra.

Sente tossicchiare. Lei èsulla soglia, senza scarpe. –Haun’aspirina?–chiede.

– Nel bagno,nell’armadietto, troverà ilparacetamolo.Nonhoaltro.

– Non ha senso farmi ilmuso,MrRayment,–dice.–Non l’ho voluto io. Non piúdiquantol’abbiavolutolei.

– Voluto cosa? – Nonriesce a dissimularel’irritazione.

–Nonho chiesto lei.Nonho chiesto di passare un bel

pomeriggio nel suoappartamentobuio.

– Allora vada via! Lasciquesto appartamento se ladisturba tanto. Io non hoancora la piú pallida idea delmotivopercui èvenuta.Checosavuoledame?

–Èleicheèvenutodame.Lei…

–Io sonovenutoda lei?Èleicheèvenutadame!

– Shh, non gridi, i vicini

penseranno che mi stapicchiando –. Crolla su unasedia. – Mi dispiace. Ladisturbo, lo so. Lei è venutodame,possodiresoloquesto.Mi è capitato: un uomo conuna gamba malandata, senzafuturo e con una passionefuori luogo. È cosí che ècominciata. Di comeprocederenonnehoidea.Haunaproposta?

Luirimaneinsilenzio.

– Forse non coglie ilpunto, Mr Rayment.Inseguire le intuizioni, èquesto che faccio io. È cosíche ho organizzato la miavita: inseguendoleintuizioni,comprese quelle che a tuttaprima non so decifrare.Soprattuttoquelle che a tuttaprimanonsodecifrare.

Inseguireleintuizioni:checosa vuol direconcretamente? Com’è

possibile che costei abbiaintuizioni su un totalesconosciuto, uno che non hamaivistoprima?

–Ha trovato ilmio nomenell’elenco telefonico, – dice.–Cihaprovato.Nonhaideadichiiosiaveramente.

Scuote la testa. – Magarifosse cosí semplice, – dice,cosí sommessamente che luiquasinondistingueleparole.

Il sole sta tramontando. I

due tacciono e, come unavecchia coppia sposata chedichiariunatregua,sisiedonoper un po’ ad ascoltare gliuccelli che cantano i lorovespritraglialberi.

–Ha accennato agli Jokiç,–diceallafine.–Checosanesadiloro?

–MarijanaJokiç,coleichela assiste, è una donnaistruita. Non gliel’ha detto?Ha passato due anni

all’Istituto d’arte diDubrovnik e ne è uscita conun diploma in restauro.Anche suo marito lavoravaall’Istituto. È lí che si sonoincontrati, lui era un tecnicospecializzato in tecnologieantiche. Per esempio harimesso insieme un’anatrameccanica lasciata tuttasmontataadarrugginirenegliscantinati dell’Istituto perduecentoanni.Orafaquaqua

come ogni anatra che sirispetti,procedeondeggiandoefaleuova.Èunadellepiècesde résistance di quellacollezione. Ma purtroppoqueste sue competenze sonoinutili in Australia. Nienteanatre meccaniche da questeparti.Edunque,eccoillavoronellafabbricadiautomobili.

Cos’altro lepossodirechepotrà trovare utile? MarijanaènataaZara,èunaragazzadi

città, non sa neppure com’èfatto un asino. Ed è unadonna virtuosa. In tanti annidi matrimonio non è maistata infedele. Non è maicadutaintentazione.

– Io non la induco intentazione.

–Lo so.Comedice, vuolesoloriversareilsuoamoresudi lei. Vuole dare.Ma essereamatihauncosto,amenodinon essere del tutto

incoscienti. Marijana nonpagherà quel prezzo. È statainsituazionisimiliinpassato,con pazienti che si sonoinnamorati di lei, che nonpossono farci niente, cosídicono. Lei lo trova irritante.Adessomitoccheràtrovareunaltro lavoro: è questo chepensa tra sé. Mi sonospiegata?

Luinonrisponde.– Si sente in balia di

qualcosa, non è vero? – dice.– C’è qualcosa in lei chel’attira. Per come la vedo io,quel qualcosa è la suastraripante vitalità, come diunfruttomaturo.Lascicheledica perché Marijana faquell’impressione, a lei eanche ad altri uomini. Lei ècosí perché è amata. Ricevetutto l’amore che ci si puòaspettaredi ricevere a questomondo. Forse non vorrà

sapere i particolari, e io nonglieli dirò. Ma il motivo percuianche i suoi figli le fannoquell’impressione,ilragazzoelapiccola,èchesonocresciutiintrisidi amore. Si sentonoaloro agio nel mondo. Ilmondo per loro è un buonposto.

–Eppure...– Sí, eppure il ragazzo ha

addosso il segno dellamorte.Lo vediamo tutti e due. È

troppo bello, troppoluminoso.

– Fa venire voglia dipiangere.

Diventano sempre piúlugubri, tutti edue, lugubri esonnolenti. Lui si riscuote. –Nel freezer ci sono gli ultimicannelloni fatti da Marijana,conricottaespinaci,–dice.–Non ne vuole un po’? Doponon so quali siano i suoiprogrammi.Sevuolefermarsi

stanotte, può farlo, ma poibasta. Domattina dovràandarevia.

Lentamente, condecisione, Elizabeth Costelloscuote la testa. – Ho paurache non sia possibile, Paul.Che le piaccia omeno, staròcon lei ancora per un po’.Sarò un’ospite modello, loprometto. Non appenderò labiancheriaintimainbagno.Enon le starò tra i piedi. Non

mangio, o quasi. La maggiorparte del tempo nemmeno sirenderà conto che sono qui.Solo un leggero tocco sullaspalla, primaopoi, a sinistraoadestra,peradditarlelavia.

– E perché mai dovreiaccettareunacosadelgenere?Che succederebbe se mirifiutassi?

– Deve rassegnarsi. Nonstaaleidecidere.

Quattordici

Ed è proprio vero,ElizabethCostelloèun’ospitemodello.Curva sul tavolo, in

unangolodelsalonedicuis’èimpadronita, passa ilweekend assorta in unponderoso dattiloscritto, chesembra stia chiosando. Luinonleoffredamangiareeleinon lo chiede. Di tanto intanto, senza una parola,scompare dall’appartamento.Cosa faccia a quel punto luipuò solo cercare diindovinarlo: forse si aggiraper le strade di North

Adelaide, forse siede in uncaffè sbocconcellando uncroissant mentre guarda iltraffico.

Durante una delle sueassenze lui va a caccia deldattiloscritto, solo per vederedi che si tratta, ma non lotrova.

– Devo immaginare – lediceladomenicasera–cheleiè venuta a bussare alla miaportaperpotermi studiare in

modo da usarmi poi in unlibro?

Leisorride.–Magarifossecosísemplice,MrRayment.

– Perché non è cosísemplice? A me sembradecisamente semplice. Stascrivendoun libroemicihamesso dentro? È questo chesta facendo? Se è cosí, di chelibrositratta?Epoinoncrededi avere bisogno del mioconsensoprimaditutto?

Lei sospira. – Se stessi permetterla in un libro, comedice lei, lo farei e basta.Cambierei il suonomeeunao due circostanze della suavita, per salvaguardarmi dapossibili querele, e finirebbelí.Nonavreicertobisognodivenireavivereconlei.No,leiè venuto da me, come le hodetto: l’uomo con la gambamalandata.

Comincia a non poterne

piúdisentirsidirecheèstatoluiavenire da questa donna.– Non le sarebbe piú facileusare qualcuno che è venutoda lei con piú entusiasmo? –osservacontutta lafreddezzache gli riesce di sfoggiare. –Milasciperdere,nonsonounsoggetto amabile, comescopriràbenpresto.Vadavia.Io non la tratterrò, lei sisentiràsollevatadiliberarsidimeeviceversa.

– E la sua passioneinappropriata? Dov’è che netrovereiun’altracomequella?

–Lamiapassione,comelachiama lei, non è affar suo,MrsCostello.

Gli fa un sorriso gelido,scuotelatesta.–Nonstaaleidirmi se è affar mio, –rispondeabassavoce.

La sua mano si stringeattorno alla stampella. Sefosse una di quelle stampelle

all’antica di legno di frassinoodi jarrah, conun suopeso,invece che di alluminio, ladarebbe in testa alla vecchiastrega,tantevolte,tuttequellenecessarie per vederla mortaai suoi piedi, col tappetointriso di sangue, e che poifacciano di lui quello chevogliono.

Squilla il telefono. – MrRayment? Sono Marijana.Comesta?Midispiacedinon

essere venuta. Mi sentivomale. Vengo domani, vabene?

Dunque quella dovràessere la storia che siracconteranno: lei si sentivamale. – Sí, ma certo che vabene, Marijana. Spero che tisenta meglio. Ci vediamodomani,comealsolito.

– Marijana tornerà allavoro domani, – informa lasua ospite nel modo piú

praticopossibile.Sperachelearrivi il messaggio: Per lei èoradilevareletende.

–Vabene.Nonlestaròtrai piedi –. E quando lui lerivolgeunosguardodifuoco:– Teme che mi prenda peruna delle sue amiche di untempo? – Gli rivolge unsorriso a dir poco soave. –Non prenda tutto cosí sulserio,Paul.

Perché Marijana abbia

decisoditornareemergenonappena la donna varca lasoglia di casa. Ancora primache si sia tolta il cappotto –piove, una pioggia calda,umida, densa di vapore,profumata di eucalipto –sbattesultavolounabrochurepatinata. In copertina fintiedifici gotici sullo sfondo diun’immensa distesa di verdiprati erbosi; in un riquadroun ragazzo tirato a lucido, in

maniche di camicia e con lacravatta, davanti alla tastieradiuncomputeredietrodiluiun compagno, altrettantotirato a lucido, che guarda loschermo. Wellington College:CinqueDecennidiEccellenza.Lui non ha mai sentitoparlare del WellingtonCollege.

– Drago dice che andràqui, – dice Marijana. –Sembrabuonascuola,no?

Lui sfoglia la brochure. –Affiliato al WellingtonCollegenelPembrokeshire,–leggeadaltavoce.–Preparaigiovani alle sfide del nuovosecolo... Carriere nel settorefinanziario, in scienza etecnologia,nelleforzearmate.Dov’è? Come l’hai scopertoquestoposto?

–ACanberra.ACanberralui trova nuovi amici. SuoiamicidiAdelaidenonbuoni,

lo tirano giú –. PronunciaAdelaideallamanieraitaliana,cosícheininglesefarimaconspider.VienedaDubrovnik,aun tiro di schioppo daVenezia.

– E dov’è che hai sentitoparlare del WellingtonCollege?

–Drago sa tutto. È scuolache rinforna AccademiamilitarediDifesa.

–Cherifornisce.

– Che rifornisce. Hanno,sa…preferenza.

Lui torna alla brochure.C’è il modulo per faredomanda. La tabella con lerette. Sapeva che le rette deicollegi erano alte; ma quellecifre lí, nero su bianco, lofannosussultare.

–Perquantianni?– Se comincia a gennaio,

due anni. In due anni puòarrivare alla classe dodici e

avere una borsa. Ha bisognosolodirettadueanni.

– E Drago è entusiastadella scuola?Ha detto che ciandrà?

– Molto entusiasto. Luivuoleandare.

– Sai, di solito i genitorivanno a vedere la scuola,prima di impegnarsi. Fannoun giro del campus, parlanocon il direttore, si fannoun’idea del posto. Sicura che

non volete fare un giro delWellingtonCollegeprima,tu,tuomaritoeDrago?

Marijana si togliel’impermeabile–èdiquellidiplastica trasparente,puramente funzionali – e loappoggia su una sedia.Ha lapellecalda,arrossata.Nonc’ètracciadellatensionedel loroultimo incontro. –WellingtonCollege, –dice. –PensacheWellingtonCollege

vuole cheMr eMrs Jokiç diMunno Para vengonovisitare,vedereseWellingtonCollege va bene per lororagazzo?

Parlacontonogioviale.Sequalcuno è imbarazzato,questoèlui.

– In Croazia, sa, MrRayment, mio marito erauomo famoso. Un po’. Nonmi crede? In tutti i giornalisua fotografia.Miroslav Jokiç

e l’anatra meccanica. Allatelevisione, – conduedita inariaaccennaalmovimentodicamminare, – fotografie dianatrameccanica.Solouomoche riesce a far camminareanatra meccanica, fare versocome dite voi, quaqua,mangiare, – si batte lamanosul petto, – anche altre cose.Vecchia, vecchia anatra.Venuta da Svezia. Viene aDubrovnik 1680, da Svezia.

Nessunosacomeaggiustareepoi Miroslav Jokiç aggiusta.Perfetta. Una settimana, duesettimane e lui è uomofamoso inCroazia.Ma qui –alza gli occhi al cielo – cheimporta? In Australianessuno sentito di anatrameccanica.Nonsannocosaè.Miroslav Jokiç, nessunosentitodi lui. Solooperaiodimacchine. Non è nienteoperaiodimacchine.

– Non credo di essered’accordo, – dice. – Non èvero che un operaio dimacchine non è niente.Nessunoèniente.Comunque,chevoiciandiateomeno,chesiate di Munno Para oTimbuctú, sono certo che ilWellington College sarà benfelice di prendere i vostrisoldi. Dunque fate pure ladomanda. A pagare ci penso

io. Ti darò subito l’assegnoperladomandadiiscrizione.

Ecco,èfatta.Èstatofacile.S’èimpegnato.Èdiventatounpadrino. Un padrino? Coluiche conduce il fanciullo aDio. Sarà capace di condurreDragoaDio?

– Va bene, – diceMarijana. – Dico a Drago.Farà lui molto felice –. Unapausa. – E lei? La gamba è

OK? Non fa male? Fa suoiesercizi?

– La gamba èOK, non famale, – dice lui. Quello chenondiceè:Perchéhailasciatoillavoro,Marijana?Perchémihai abbandonato? Non è uncomportamento moltoprofessionale, non è vero?Scommetto che non vorrebbecheMrsPutzvenisseasaperlo.

Si sente ancora offeso,vorrebbe un segno di

contrizione da parte diMarijana. Al tempo stesso èebbro del piacere che gliprocura il suo ritorno, ed èancheeccitatopertuttiisoldiche sta per dar via. Dare lomette di buonumore, questolosa.Loincitaadareancora.Come giocare d’azzardo.L’eccitazione sta tutta nelperdere. Una perdita dopol’altra. La caduta cieca,spericolata.

Come sempre operosa,Marijana s’è già messa allavoro. Comincia dallacameradaletto:disfaillettoecambia le lenzuola.Ma sentegli occhi di lui sulla schiena,lui ne è certo. Sente il caloredel suo sguardo che leaccarezza i fianchi, i seni. Dimattina è sempre stato piúforte in lui l’impulso erotico.Se per un qualche miracolopotesse abbracciare Marijana

proprio ora che si sente cosí,se potesse cogliere la mareafinché è alta, l’avrebbe vintasullasuarettitudine,èprontoa scommetterci. Manaturalmente è impossibile.Imprudente. Peggio cheimprudente, folle. Nemmenoapensarci.

Poi si apre la porta delbagno e la Costello, conaddosso vestaglia e pantofoledi lui, fa il suo ingresso in

scena. Con un asciugamanoasciuga i radi capelli tra iquali compaiono le chiazzerosa del cuoio capelluto. Luilapresentafrettolosamente.–Marijana, questa è MrsCostello. È qui di passaggio.MrsJokiç.

Marijanaleporgelamanoe la Costello la prende conaria solenne e cerimoniale. –Promettochenonlestaròtraipiedi,–dice.

–Nonc’èproblema.Qualche minuto dopo

sente lo scattodella serraturadella porta di casa. Dallafinestra vede la Costelloallontanarsi sulla strada indirezione del fiume. Hamesso un cappello di pagliache lui riconosce come suo.Uno che non mette da anni.Dovel’hatrovato?Èandataafrugareneisuoiarmadi?

– Signora carina, – dice

Marijana.–Leiamica?– Un’amica? No,

assolutamente no. Solo unaconoscente. Ha da sbrigarequalchecommissioneincittà,e si ferma qui il temponecessario.

–Bene.Marijanavadi fretta.Cosí

pare. In genere, come primacosa al mattino si occupadella sua gamba e gli fa faregli esercizi. Ma oggi non

accenna agli esercizi. – Devoandare, è un giorno speciale,devo andare a prendereLjubicaalgiardinod’infanzia,– dice. Dalla borsa tira fuoriunaquichesurgelata.–Forsetorno pomeriggio. Eccoqualcosa piccola che hocomprato per pranzo. Lascioscontrino,mipagapoi.

– Una piccola cosa, – lacorreggelui.

–Piccolacosa,–dicelei.

Ha appena fatto in tempoadandarsenechesentegirarela chiave nella serratura.ElizabethCostelloètornata.–Hocompratounpo’difrutta,– annuncia. Mette sul tavolouna busta di plastica. – Cisaràuncolloquio, immagino.Pensa che Marijana sarà ingradodisostenerlo?

–Colloquio?– Per quel college.

Vorrannovedereilragazzoei

suoigenitori,masoprattuttoigenitori, per assicurarsi chesianodeltipogiusto.

– È Drago che chiedel’iscrizione, non i suoigenitori. Se al WellingtonCollege hanno un po’ dibuonsenso non si lascerannoscappareunocomeDrago.

– E se chiedonodirettamenteaigenitoricomepensanodipagarequellarettapazzesca?

–Scriveròlorounalettera.Garantiròperlui.Faròquellochesirichiede.

Lei intanto costruisce unapiccola piramide di frutta –albicocche,peschenoci,uva–nellacoppachestasultavolo.– È davvero ammirevole, –dice lei.–Sonocosícontentadiaverequestaopportunitàdiconoscerla meglio. Mi dàcoraggio.

–Ledocoraggio.Nessuno

mi ha detto una cosa delgenereprima.

–Sí,miridàcoraggio.NondeveprenderesulserioquellochelehodettoapropositodileiediMrsJokiç.Èsolochesiprova imbarazzo davanti allospettacolo del vero amore.Quello vero, come una volta.M’inchinodavantialei.

Smette per un attimo lasuacostruzioneeinclina,non

senza ironia, leggermente ilcapo.

– Comunque sia, –continua, – tenga presenteche c’è ancora l’ostacolo diMiroslav da superare. Nonpossiamo dare per scontatoche Miroslav sia d’accordo amandare suo figlio a unascuoladilussochedistamillemiglia. E nemmeno che siadisposto a permettere aldatore di lavoro di sua

moglie, l’uomo senza unagamba, quello da cui suamoglie va sei volte allasettimana,diassumersi isuoiobblighi finanziari. Hapensato a cosa fare rispetto aMiroslav?

– Sarebbe stupido serifiutasse. Non riguarda lui.Riguarda il figlio, il futurodisuofiglio.

– No, Paul, non è cosí, –dice lei a bassa voce. – Dal

figlioallamoglie,dallamogliea lui: è questo il filoconduttore. Lei offendel’orgoglio, l’onore di uomo.Prima o poi dovrà affrontareMiroslav. Che cosa diràquando viene quel giorno?«Cerco solo di dare unamano»? Questo dirà? Nonsarà sufficiente. Solo la veritàsarà sufficiente. E la verità èche lei non sta cercando diaiutare. Al contrario, sta

cercandodimettere ibastonitra le ruote della famigliaJokiç.StacercandodiinfilarsitralegambediMrsJeanchedi sedurre i figli di Mr J, diallontanarli da lui e attrarli asé. Uno, due, perfino tutti etre.Non li definirei propositiamichevoli,tuttoconsiderato.No, lei non è amico diMiroslav, almeno non perquello che sono in grado digiudicare io. Miroslav non

apprezzerà affatto; e comebiasimarlo? Allora, che cosapensa di fare con Miroslav?Deve pensarci. Deve pensare–. Si batte la fronte colpolpastrello.–Esepensarelaporterà dove penso che laporterà, ovvero in un vicolocieco, ho un’alternativa daproporre.

–Un’alternativaacosa?– Un’alternativa a tutto

questo imbroglio con la

famiglia Jokiç. DimentichiMrs Jokiç e la sua fissazioneper lei. Torni indietro con lamente. Ricorda l’ultima voltache è stato al reparto diosteopatia dell’ospedale?Ricorda la donna con gliocchiali scuri, in ascensore?In compagnia di una signorapiú anziana? Certo che laricorda.Leha fattounacertaimpressione.Menesonoresacontoperfinoio.

Niente di quello chesuccede nelle nostre vite èprivo di significato, Paul, losannoancheibambini.Èunadelle lezioni che impariamodalle storie, una delle tantelezioni.Ha smesso di leggerele storie? È un errore. Nonbisogna.

Lasci che le dica delladonna con gli occhiali scuri.È,purtroppo,cieca.Hapersolavistaunannofa.Pereffetto

di un tumore maligno. Hapersounocchio,cheleèstatoescisso chirurgicamente, eanchelavistadell’altro.Primadellacatastrofeerabellissima,o comunquemolto attraente.Oggi purtroppo è sgradevoleallavistacome lo sono tutti iciechi. Si preferisce nonguardarla in faccia. O,piuttosto, la si fissa per poidistogliere lo sguardodisgustati. Questa repulsione

naturalmente per lei èinvisibile,eppurelasente.Leisente gli altri che la fissano,come dita che la palpino perpoiritrarsi.

Essere ciechi è peggio diquello che le avevano detto,peggio di quello che avevaimmaginato. È disperata.Nelgirodipochimesièdiventataoggetto di orrore. Nonsopportadistareinpubblico,dove possono guardarla.

Vuole nascondersi. Vuolemorire.Eallostesso tempo–non ci può fare niente – èpienadidesideriinsoddisfatti.Ènellapienezzadellasuavitadi donna; mugola forte didesiderio, tutti i giorni, comeuna vacca o una scrofa incalore.

Quello che dico lasorprende?Pensachesiaunastoriella che sto inventandoadesso? Non lo è. La donna

esisteeleil’havistaconisuoidue occhi, si chiamaMarianna. Questo mondoapparentemente tranquillocheabitiamo,Paul,èpienodiorrori, di orrori che unonemmeno lontanamente siimmagina. La profondità deimari per esempio, i fondalimarini.Quellochesuccedelàsotto è al di là di ogniimmaginazione.

Quello che manca a

Marianna non è laconsolazione, e ancora dimeno la fede, ma l’amorenella suaaccezionepiú fisica.Vuoleessere,nonimportaperquanto, com’era prima, cosícome anche lei, a sua volta,vorrebbe tornare a esserequello che era prima.Questaèlamiaproposta:perchénonprovate a vedere che cosariuscite a fare insieme, lei e

Marianna, una cieca, l’altrostorpio?

Mi lasci dire un’ultimacosa su Marianna. Mariannala conosce. Sí, la conosce. Visieteconosciuti.Losapeva?

È come se avesse letto ilsuo diario. Come se luitenesse un diario e quelladonna fosse entratafurtivamente nel suoappartamento di notte eavesse letto i suoi segreti.Ma

non c’è diario, a meno chenonloscrivanelsonno.

– Lei si sbaglia, MrsCostello,–ledice.–Ladonnacui fa riferimento e che hachiamatoMarianna,l’hovistasolo in un’occasione, inospedale, dove lei non puòavervistome.Perdefinizione.Dunque non può avermiconosciuto,nemmenonelpiúbanaledeisensi.

– Sí, forse mi sbaglio.

Questoèpossibile.Oppuresisbaglia lei.ForseMarianna fapartediunperiodopiúanticodellasuavita,quandoeravatetutti eduegiovanie integri ebelli da vedere. Forse lei l’hasemplicemente dimenticato.Lei faceva il fotografo, non ècosí? Forse un tempo l’hafotografata e tutta la suaattenzione era concentratasull’immagine che stava

creando enon sudi lei, sullafontediquell’immagine.

– Forse. Ma la memoriaancorami funzionaenonhomemoriadiquell’episodio.

–Be’,vecchiamicioppureno, perché non vedere cosapotete fare insieme, lei eMarianna? Date lestraordinarie circostanze delcaso, mi prenderò iol’impegno di organizzare unincontro. Lei dovrà solo

aspettare e prepararsi. Stiatranquillo che se dovròriferirle una qualunqueproposta,lofaròinmodotaleche lei possa venire senzaperdereilrispettodisé.

Un’ultima parola. Vorreisuggerireche,qualunquecosavoi due finiate per fare, lafacciate al buio. In segno digentilezzaversodilei.Pensialsuo letto come a una grotta.La tempesta impazza, una

cacciatrice entra in cerca diricovero,allungaunamanoeincontralasua.Ecosívia.

Vorrebbe trovare unarisposta brillante ma non gliriesce. È come se fossedrogatoosmarrito.

– Dell’episodio chesostiene di non ricordare, –continua Mrs Costello, – delgiorno in cui potrebbe averlescattato una fotografia,oppure no, le dirò solo che

farebbe bene a essere un po’meno sicuro di sé. Smuova iricordi e sarà sorpreso diquello che affiora insuperficie. Ma non vogliofarle pressione. Continuiamoa costruire la sua versionedellastoriasullapremessachenonl’avevamaivistaprimadiquella volta, di sfuggita, inascensore. Un unico sguardofugace ma sufficiente adaccendere il desiderio. Dal

suodesiderioedalbisognodilei cosa nascerà? Unapassione grandiosa?Un’ultima fiorituraautunnale? Stiamo a vedere.La cosa è nelle sue mani.Nellesueeinquelledilei.Lamia proposta le sembraaccettabile? Se sí,me lo dica.Oppure, se è troppoimbarazzato, basterà uncennodelcapo.Sí?

SichiamaMarianna,come

le ho detto, con due enne.Nonpossofarciniente,nonèin mio potere cambiare inomi. Le può dare un altronome provvisorio, se vuole,un vezzeggiativo. Tesoro,oppureMicia, o come vuole.Era sposata ma dopo quelcolpo del destino che le hodescritto il suomatrimonioèandato all’aria, come tutto ilresto. La sua vita lascia adesiderare. Al momento vive

conlamadre,ladonnachehavistoinsiemealei,lavecchia.

Queste informazionidovranno bastarle per ilmomento. Il resto lo potràsentire dalla sua viva voce.Condueenne.Nellaleggendaera la figlia di un porcaro. Ilsuo abbigliamento lascia adesiderarecometutto il restonella sua vita.Ma può essereperdonata: chi è che non

farebbe qualche errore se sidovessevestirealbuio?

Irrequietamapulita.Dopol’operazione,quell’operazioneestremamente delicata, cosídiversa dall’opera damacellaiodell’amputazione, èdiventata ossessivamenteattenta alla pulizia, ai suoiodori. Succede ad alcuniciechi.Saràbenecheancheleisia pulito. Se parlo in modotroppo crudo,mi perdoni. Si

lavi bene. E via quella facciatriste.Perdereunagambanonè una tragedia.Anzi, perdereunagambaècomico.Perderequalsiasi parte del corpo cheesce fuori è comico. Sennònon ci sarebbero tantebarzellette sul tema.C’eraunvecchioconunagambasola|Che chiedeva l’elemosinadavanti a una scuola. E cosívia.

Attento, Paul: gli anni

passanoinunbatterd’occhio.Perciò se la goda finché può.È semprepiú tardidi quantononsipensi.

E poi l’altra, l’altraMarijana, l’infermiera, non èstata un’ideamia se è questochepensa.Nonc’èunsistemaper queste cose. Marijana diDubrovnik, la sua passioneinappropriata, le è arrivataattraverso la sua amica, MrsPutts.Iononc’entroniente.

Lei non sa piú che cosapensare di me, non è vero?Pensaamecomeaunacroce.Ilpiúdellevoltepensacheiodica idiozie, che inventi lecosemanmano. Eppure nons’è ribellato, ho notato, nonancora. Mi tollera nellasperanza che rinuncerò emeneandròvia.Nonloneghi,cel’ha scritto in faccia, lovedonotutti.LeièGiobbeeiosono una delle sue piaghe

immeritate,ladonnachenonlasmettemaidiparlare,pienadi piani per salvarla da sestesso, bla bla bla,mentre leianelasoloastarseneinpace.

Non dev’essere per forzacosí, Paul. Glielo ripeto:questa è la sua storia, non lamia. Nel momento in cuidecide di farsene carico, ioscomparirò. Di me nonsentiràpiúparlare;saràcomese non fossi mai esistita. E

questa promessa vale ancheper la sua nuova amica,Marianna. Io mi ritirerò; voidue sarete liberi di trovareciascunolasuasalvezza.

Pensi a come avevacominciato bene. Che cosapotrebbe essere calcolatomeglio per attrarrel’attenzione dell’incidente suMagill Road, quando ilgiovaneWaynesiè scontratocon lei e l’ha fatta volare in

ariacomeungatto?Chetristedeclino da quel momento inpoi! Sempre piú lento fino ache adesso è quasiimmobilizzato, intrappolatoin un appartamentosoffocante con un’infermieraalla quale non importa nulladi lei. Ma non si perdad’animo. Marianna ha dellepossibilità, con la sua facciadevastata e il desiderio pienodi rimorsi che l’afferra.

Marianna è una gran donna.Ma lei, come uomo, saràall’altezza?

Mi risponda, Paul. Dicaqualcosa.

È come se il mare glis’infrangessecontro ilcranio.Eineffettiperquelchenesapotrebbe già essere caduto inmare,perso,sballottatoquaelà dalle correnti dell’abisso.Loschiaffodell’acquachecoltempo ripulirà le sue ossa

dall’ultimo brandello dicarne. Perle dei suoi occhi,corallidellesueossa.

Quindici

Marijana chiama. Ancheprima che parli lui sa quelloche dirà: le dispiacema oggi

non può venire. Ha unproblema con la figlia. No,nonconLjubica,conBlanka.

– Posso fare qualcosa? –chiedelui.

– No, nessuno può –. Esospira. – Vengo domani, disicuro,OK?

–Problemi con la figlia, –riflette Elizabeth Costello. –Mi chiedo di che tipo diproblema si possa trattare. Ecomunque non c’è nuvola

senza speranza di sole. Ladonna di cui le parlavo,Marianna,lacieca,nonriescea levarsela dalla testa, vero?Nonfinga,Paul,leggodentrodi lei come in un libro.Succede che Mariannaproprio oggi si stiaannoiando,enonsappiacosafare. Vada al caffè all’angolo,credo si chiami Alfredo,questopomeriggioallecinquee io gliela porterò. Si metta

elegante,anchesenonlapuòvedere. La porterò e poi visaluterò.Nonmichiedacomefaccio a fare cose comequeste,nonèmagia.Lefaccioebasta.

La Costello scompare pertutto il pomeriggio. Allequattro e mezzo, quando luista per lasciarel’appartamento, lei ricomparesenza fiato. – C’è uncambiamento di programma,

–dice.–Mariannaèquisottoche aspetta. Non le piacel’idea di incontrarvi daAlfredo. Sta facendo, –sospira esasperata, – stafacendo i capricci. Possousarelasuacucina?

Ritorna dalla cucina conuna piccola ciotola diqualcosachesembrapanna.–Èsoloun impastodiacquaefarinadamettere sugli occhi.Non abbia paura, non le farà

male. Perché dovrebbemettersela? Perché Mariannanon vuole che lei la veda.Insiste. Ecco, si pieghi. Stiafermo,nonsbattalepalpebre.Pertenerlaalsuopostobastauna foglia di limone sopraciascunocchio.Epertenerelefoglieal loroposto,unacalzadi nylon, lavata di fresco,glielo assicuro, annodatadietro la nuca. Se la puòtogliere in qualunque

momento ma non glieloconsiglio, davvero io non lofarei.

Ecco. È fatta. Mi dispiaceche sia cosí complicato, masiamo noi esseri umani aesserlo.Complicati,ognunoasuomodo.Alloraadesso,sesimette seduto e aspetta, iovado a prenderle la suaMarianna.Sisentepronto?Sisente all’altezza? Sí? Bene. Siricordi che la deve pagare, è

questo l’accordo, è cosí cheriesce a conservare il rispettodisé.Unmondoallarovescia,nonèvero?Maè l’unicocheabbiamo.

Non appena gliel’avròconsegnata me ne andrò disoppiatto, permettendo a voidue di conoscervi meglio.Nontorneròfinoadomanioanche dopodomani.Arrivederci.Nonsipreoccupi

perme.Ho la pellaccia dura,io.

Scompare. Lui restadavantiallaporta,appoggiatoal deambulatore. Sente unmormorio di voci dallatromba delle scale. Senteancora il rumore delchiavistello.

–Sonoqui,–dicenelbuio.Perquantostentiacrederciilcuoreglibatteforte.

Un movimento

impercettibile, un fremito. Ilprofumo delle foglie umidesopra gli occhi supera ognialtro odore. Sente, attraversole mani, una pressione suldeambulatore.–Hogliocchichiusi, sigillati,–dice.–Nonsono abituato a essere cieco,abbiapazienzaconme.

Una mano, piccola,leggera, gli tocca il viso, ci sisofferma. Al diavolo, pensa

lui: si giraverso lamanoe labacia.Andiamofinoinfondo.

Dita gli esplorano lelabbra, le unghie tagliatecorte. Attraverso un velo dilimone sente il leggeroodoredella lana. Le dita seguono ilprofilodelmento;superanolabenda, gli affondano tra icapelli.

– Fammi sentire la tuavoce,–dice.

Lei si schiarisce la gola, e

giàdaltonoalto,chiaro,senteche non è Marijana Jokiç: èpiúleggera,èpiúunacreaturad’aria.

– Se potessi cantare,sarebbe perfetto, – dice. –Siamo in scena, in un certosenso, anche se nessuno ciguarda.

Anche se nessuno ciguarda.Mainuncertosensoinvecequalcunoliguarda,lui

ne è sicuro, se lo sente sullanuca.

–Checos’èquesto?–dicela voce leggera, e sentemuovere appena ildeambulatore. L’accento nonè australiano e nemmenoinglese. È croato? Un’altracroata? No di certo,sicuramente non ce ne sonocosí tanti in giro di croati. Epoi che cosa mai potrebbe

significareunasfilzadicroati,unodopol’altro?

– È un deambulatore,volgarmentedettogirello.Hoperso una gamba. E trovo ildeambulatoremenostancantedellestampelle–.Poiglivieneinmenteche ildeambulatorepuò essere preso per unabarriera. – Ora lo metto daparte–.Loscansaesiabbassafino a sedersi sul divano. –Vuoisedertivicinoame?C’è

un sofà, uno o due passidavanti a te. Temo di nonpoterti dare una mano percolpa della benda che lanostra comune amica, MrsCostello, mi ha fattoindossare.Cisonomoltecosedi cui Mrs Costello èresponsabile.

Ritiene Mrs Costelloresponsabile della bendacomedimolte altre cose.Manon ha intenzione di

togliersela. Non ancora. Nonvuoledenudarelavista.

Con un fruscio (ma checosa porterà che fa tantorumore?) ladonna si siede alsuofianco–sisiedesullasuamano in verità. Per unmomento, fino a che lei nonsisollevaeluipuòtirarlavia,la sua mano rimane sotto ilsedere di lei nel piú volgaredei modi. Non è una donnagrossamahaungran sedere,

grande e morbido. Il fatto ècheiciechisonoinattivi,noncorrono, non vanno inbicicletta. Tutta quell’energiarepressa e senza sfogo. Nonc’è da stupirsi della suairrequietezza. Non c’è dameravigliarsi che sia dispostaad andare da un uomosconosciuto,tuttasola.

Ora che le suemani sonoliberelapuòtoccare,comeleil’ha toccato.Maèquestoche

vuole fare? Vuole esplorarequegli occhi o una qualsiasizonavicina?Vuole lasciarsi–qualè laparola?– inorridire?L’orrido: quello che ti rivoltalo stomaco, ti toglie ilcoraggio, ti lascia pallido etremante. È possibile essereinorriditidaquellochenonsipuò vedere ma di cui ipolpastrelli possono riferire,perfino i polpastrelli di un

novizio come lui nella terradeiciechi?

Incerto,allungaunamano.Incontraundurograppolodiqualcosa di imprecisato,perle, ninnoli, bacche cucitein una guaina. Dev’essere lagola o il corpetto. Qualchecentimetro piú su c’è ilmento. Il mento è deciso,aguzzo, poi lamascella corta,poiilprincipiodiunapeluriao di capelli che gli sembrano

scuri, proprio come la suapelleglisembrascura;poic’èqualcosa di duro, lastanghetta degli occhiali.Portagliocchiali,occhialichesi curvano a coprire glizigomi, forse sono gli stessiocchiali scuri che portava inascensore.

–Ti chiamiMarianna,mihadettoMrsCostello.

–Marianna.LuidiceMarianna,leidice

Marianna,manonèlostessonome. Il suo Marianna èancora adombrato daMarijana: è piú pesante delsuo, piú solido. Mariannadetto da lei invece suonaliquido, argentino: nonguizzante come il mercurio,piú come l’acqua che scorre,un ruscello che fluiscevorticoso. Ed è questo chesignifica essere ciechi: doversoppesare nella mano ogni

parola, pesare ogniintonazione, cercareequivalenti che suonano tuttitroppo come una cattivapoesia (un ruscello che fluiscevorticoso).

– Non come il franceseMarianne?

–No.No. Non il francese. Che

peccato. La Francia sarebbestata una cosa in comune,

come una coperta dadispiegaresututtiedue.

L’impastodiacquaefarinafunziona sorprendentementebene. Anche se le pupilledevono esserglisi dilatateimmensamente, èsprofondato in unmondo dioscurità totale. Da dove l’hapescataquest’idealaCostello?Da un libro? Da una ricettatramandatadagliantichi?

Con le dita ancora

affondate nei capellileggermente riccioluti di lei,l’attira a sé, e lei lo segue. Ilviso èpremuto contro il suo,anche gli occhiali scuri,ma ipugni sono alzati, duebitorzoli che tengono lontaniisenidalui.

–Grazieperesserevenuta,– le dice. – Mrs Costello mihaaccennatoaituoiproblemiattuali.Mispiace.

Lei tace. Lui avverte il

leggero tremore che lapercorre.

– Non c’è bisogno, –continua,mapoinonsacomecontinuare. Di che cosa c’èbisogno, di che cosa non c’èbisogno?Èqualcosachehaachefarecolfattochesonounuomo e una donna; qualcosachehaachefare,peradottarelaterminologiadellaCostello,colcedereallalussuria.Matradove si trovano loro, un

uomo e una donna, el’esercizio della lussuria sispalanca una vera e propriavoragine.–Nonc’èbisogno–ricominciaadire–diseguireun copione.Non c’è bisognodi fare niente che nondesideriamofare.Siamoliberidaqualsiasivincolo.

Leiancoratrema,scossadaun fremito, come un uccello.–Vieniqui,–ledicelui,eleigli si accosta ubbidiente.

Dev’essere difficile per lei.Deveaiutarla. Sonoentrambisullastessabarca.

Lecordicelle, lebacchee ininnolichehaattornoalcollosi dimostrano puramentedecorativi. Il vestito è chiusosulla schiena da una zip, cheper fortuna arriva fino allavita. Le sue dita sono goffe elente. Se avesse accettato dirimanere ancora un pocosedutasullasuamanocertole

dita gli si sarebbero scaldate.Calore animale. Quanto alreggiseno, èben fatto, solido;il tipo di cose che pensaindossino le carmelitane.Grandi seni, e grandefondoschiena,maper il restoèsnella.Marianna.Cheèqui,dice la Costello, non per unmotodisollecitudineneisuoiconfronti, ma per soddisfareun desiderio suo. Perché c’èin lei una sete che non si

spegne. Per via del suo viso,del suo volto devastato, chegli è stato raccomandato dinonguardareeforseanchedinon toccare se non vuoleesseretramutatoinghiaccio.

–Propongodinonparlaretroppo, – dice lui. – Enondimeno c’è unacircostanza cui devo farecenno per ragioni pratiche.Non ho avuto esperienza diquesto tipo di cose dopo

l’incidente. Forse avròbisognodiunpo’diaiuto.

–Sí,loso.MrsCostellomelohadetto.

– Mrs Costello non satutto.Non può sapere quellocheiostessononso.

–Sí.Sí?Chevorràdire,sí?Dubita fortemente di aver

mai fotografatoquestadonnada sola. Se l’avesse fatto, nonl’avrebbe dimenticata. Forse

era inungruppo,ai tempi incui andava nelle scuole efaceva fotodigruppo,questoè possibile; ma non da sola.L’immagine che ha di leiviene solodall’ascensoreedaquello che le sue dita glidicono ora. Per lei luidev’essere ancor piúun’accozzaglia di datisensoriali: le mani fredde; lapelle ruvida; la voce roca; emagari anche un odore

sgradevole per le sue naricisupersensibili. Le basta percostruire l’immagine di unuomo? È un’immagine allaquale sarebbe disposta adarsi?Perchéavràaccettatodivenire, cosí, a scatola chiusa?È come un esperimentoelementaredibiologia–comemettere insieme due speciediverse per vedere se siaccoppiano, volpe e balena,grilloemarmotta.

– I soldi, – le dice. – Limetto su questo tavolinetto,in una busta.Quattrocentocinquantadollari.Puòandare?

Sentecheleiannuisce.Passa un minuto. Non

succedeniente.Unuomoconuna gamba sola e una donnaseminuda lí, in attesa di che?Delloscattodiunotturatore?Gotico australiano.Matilda eil suo uomo, consumati da

una vita di valzer, con partidel corpo rotte o cadenti, difronte al fotografo perl’ultimavolta.

Iltremitodelladonnanonsiècalmato.Anzi,giurerebbedi esserne stato a sua voltacontagiato: un leggerotremore della mano chepotrebbe essere attribuitoall’età ma che è di fattoun’altra cosa, paura o ansia(maqualedelledue?)

Se devono andare avanticon l’atto per cui è statapagata,percuihaaccettato ilpagamento, allora lei dovràsuperare il suo imbarazzo eprocedere alla mossasuccessiva. È statagenericamente informatadella sua gamba monca edell’inaffidabile appoggio.Poiché gli sarebbe difficilemontare una donna, la cosamigliore sarebbe che lei si

mettesse sopradi lui.Mentreleiprendeinconsiderazioneilda farsi, lui avrà altriproblemi da risolvere,problemi di altro ordine.Forse tra i ciechi si formanointuizioni di bellezza legatesolo al tatto. Nel regnodell’ignoto, comunque, luiancorabrancolaincercadellasua strada. La bellezza senzalavisionedellabellezzaperluiè ancora inimmaginabile.

L’episodio nell’ascensore,durante il quale la suaattenzione era stata colpitadallavecchiaquantodalei,halasciato dietro di sé soloun’immagine molto vaga.Quando all’immagine di uncappello a larghe tese, diocchialiscuri,edellacurvadiunvoltogiratodall’altrapartecercadiaggiungeredeigrossiseni e larghe natiche, di unamorbidezza innaturale, come

volumi di liquido chiusi inpalloni setosi, non riesce aformare un tutto coerente.Come fa a essere certo anchesolo che appartengano allastessadonna?

Cerca dolcemente diattrarre ladonna a sé.Anchese non resiste, lei gira il visodall’altra parte, o perché nonvuole concedergli le labbra operché non vuole dargli lapossibilità di toglierle gli

occhiali ed esplorare quelloche c’è sotto – non vuoleperché, quando si tratta dimutilazioni, gli uomini sononotoriamenteimpressionabili.

Daquantotempohapersola vista? È possibiledomandarglielo senza esserescortese? E poi, è possibile,sempre senza essere scortese,procedere alla domandasuccessiva: è stata amata da

quando le è successo? È peresperienza che sa che i suoiocchidevastatiucciderebberoildesideriodiunuomo?

Eros. Perché la vista delbellorisveglial’eros?Eperchélo spettacolo del bruttosoffocaildesiderio?Forsecheil rapporto sessuale col belloci eleva, ci rende personemigliori, o è l’abbraccio colmalato, col mutilato, colrepellente che ci migliora?

Che domande! È per questoche la Costello li ha messiinsieme:nonperlacommediavolgare di un uomo e unadonna privi di alcune partidel corpo che fanno del loromeglio per congiungersi, maperché, una volta liquidatol’affare sessuale, possanotenereunalezionedifilosofia,uno nelle braccia dell’altra,discorrendo di bellezza,amoreebontà?

E inunmodoonell’altro,tra tutte queste cose –l’agitazione, l’imbarazzo, gliindugi, la filosofia, per nonparlare del suo tentativo diallentarsi la cravatta, che hacominciato a soffocarlo (maperché diavolo porta lacravatta?)–,inqualchemodogoffamente,anchesenoncosígoffamente come potevaessere, vergognandosi, anchese non vergognandosi al

punto da essere paralizzati,riesconoafarcela,acompierel’atto fisico al quale si sono,volenti o nolenti, impegnati,un atto che, anche se non èl’atto sessuale cosí com’ègeneralmente inteso, è perònondimenounattosessuale,eche,malgrado l’anca troncatada una parte e gli occhidistrutti dall’altra, procedecon una certa rapidità dalprincipio alla metà alla fine,

ovvero in tutte le sue partinaturali.

Quello che lo avevaallarmato di piú nelladescrizione di Mariannafattagli dalla Costello era ciòche aveva detto a propositodella fame o della sete checonsumava il corpo delladonna. Non gli sono maipiaciuti la smodatezza,l’impudicizia, le mossescomposte,imugolii,gliurlie

legrida.MaMariannasembraessere in gradodi trattenersi.Qualunque cosa le stiasuccedendodentro,selatienepersé;e,unavoltachehannofinito,svelta,ricomponetuttosecondodecenza,piúomeno.Il solo segno riconoscibile diuna fame sfrenata o di unasetesfrenataloavverteinunasorta di calore, insolito manon spiacevole, al centro delsuocorpo,comesenelventre

oforsenelcuoreleardesseunfuocotuttosuo.

Ancheseilsofànonèstatopensatopergliaccoppiamentisessuali né per il languorefilosofico successivo, e anchese, senza una coperta, benprestocomincerannoapatireil freddo, è ancora fuoridiscussione l’idea diprocedere a tentoni verso unletto vero o una vera cameradaletto.

– Marianna, – le dice,provando a pronunciare ilnome, assaporando con lalingua le due enne: – so chequesto è il tuo nome, ma ècosí che ti chiamano?Nessunotichiamainunaltromodo?

– Marianna. Cosí. Soloquesto.

– Benissimo, – dice. –Marianna, Mrs Costello dice

che ci siamo già incontratiunavolta.Quandoèstato?

– Tanto tempo fa.Mi haifatto una foto, per il miocompleanno. Non te nericordi?

– No, e non possoricordarmene perché non soche aspetto hai, e non èpossibile che tu ti ricordi dime, visto che non sai cheaspetto ho. Dov’è che

abbiamo fatto quel serviziofotografico?

–Neltuostudio.–Edov’eralostudio?Leirimaneinsilenzio.–È

passato troppo tempo, –dicealla fine. –Nonmenepossoricordare.

–Invecelenostrestradesisono incrociate molto piú direcente. Siamo saliti insiemein ascensore al Royal

Hospital. Un ascensore. MrsCostellotel’hadettoquesto?

–Sí.– E che cos’altro ti ha

detto?–Solocheerisolo.– Solo. Interessante. Mrs

Costelloèunatuacaraamica?–No,noncosíintima.–Checos’èallora?Segue un lungo silenzio.

Lui l’accarezza, attraverso ilvestito, su e giú, il fianco, la

coscia, il seno. Che piacere,chepiacere inaspettato, averedi nuovo la libertà diaccarezzare il corpo di unadonna, anche se la donna èinvisibile!

–Sièpresentatadatecosí,dal nulla? – le chiede. –Cosíhafattoconme.

Sente che scuote la testalentamente, da una parteall’altra.

–Pensi che leivoglia farci

diventare una coppia? Alloscopo di divertirla, magari?Lostorpiocheguidailcieco?

Un commento fatto conleggerezza, ma la senteirrigidirsi.Senteche le labbrasi schiudono, sente chedeglutisce e che, tutto a untratto,piange.

–Mi dispiace, – le dice, eallunga lamano per sfiorarlelaguancia.Lamanoglivieneinondata dalle lacrime.

Almeno, pensa, le sonorimasti icondotti lacrimali.–Mi dispiace, davvero. Masiamo persone adulte, edunque perché lasciamo chequalcuno che a malapenaconosciamo ci condizioni lavita?Èquestochemichiedo.

Emette un singulto cheforseèunarisata,elarisatasitrascina dietro i singhiozzi.Sta seduta accanto a lui,seminuda, e singhiozza

liberamente, scuotendo latesta. Ora è il momento ditogliersi labenda,ripulirsigliocchi dalla sporcizia eguardarla com’è. Ma non lofa. Aspetta. Si trattiene.Rimanda.

Leisisoffia ilnasoconunfazzoletto che deve averportatoconsé,sischiariscelagola. –Credevo – dice – chequestofossequellochevolevi.

– Lo è, bada bene, lo è.

Eppure l’idea è venuta allanostra amica Elizabeth. Ilprimo impulso. Lei dàistruzioni e noi ubbidiamo.Anche quando non c’ènessuno a vedere che lofacciamo.

Vedere. Non è la parolagiusta, ma la lascia correre.Deve essersi abituata ormai,alla gente che dice «vedi» evuoledireun’altracosa.

–Amenoche–continua–

lei non sia ancora qui nellastanza, a osservare econtrollare.

– No, – diceMarianna, –quinonc’ènessuno.

Qui non c’è nessuno.Essendo cieca e dunqueabituata a percepire i piúsottili segnali degli esseriumani,leideveavereragione.E nondimeno non loabbandona la sensazione chegli basterebbe allungare una

mano per incontrareElizabethCostello,distesasultappeto, come un cane, cheosservaeaspetta.

– La nostra amica è afavore della cosa, – agitavagamente lamano,–perchéai suoi occhi rappresenta ilsuperamento di una soglia.Lei è convinta che fino a chenon avrò varcato una certasogliarimarròprigionierodellimbo,incapacedicrescere.È

questa l’ipotesi che stasperimentando nel mio caso.Probabilmente per te haun’altraipotesi.

Parla sapendo bene dimentire. Elizabeth Costellonon ha mai usato la parolacrescitadavantia lui.Crescitavienedaimanualidiself-help.Dio solo sa cosa vogliadavvero Elizabeth Costello,per lui, per se stessa o perquestaMarianna.Dio solo sa

quale sia la sua teoria dellavitaodell’amore.Dio solo sacosasuccederàadesso.

– Comunque, avendovarcato la soglia da lei posta,adesso siamo liberi diprocedereversocosemiglioriepiúnobili.

Non fa che parlare, cercadi faredel suomeglio inunasituazionedidisagio,ditiraresu una donna che soffre diquella forma di tristesse che

segue il coito con unosconosciuto.Dall’oscuritàchelo avvolge, non avendoancora rinunciato all’idea difarsi un’immagine di lei,allunga ancora una volta lamano per toccarle il viso; enel farlo sprofonda in unoscuro golfo interiore. Ogniallegrialoabbandona.Perché,perché si è fidato dellaCostello, tanto da procederecon questa messinscena, che

adesso non gli sembra piútanto audace ma piuttostostupida? E che cosa faràquesta povera ciecasventurata inquesto contestonon certo accoglientementreaspetta che il suo mentorenella suamisericordia torni aliberarla? E la Costello avràdavvero creduto che pochiminuti di focoso incontrofisico si sarebbero espansicomeun gas, fino a riempire

unanotte intera?Davverohapotuto credere di mettereinsieme due sconosciuti, nongiovani, uno decisamentevecchio, vecchio e freddo, epensare che si sarebberocomportati come Giulietta eRomeo? Che ingenuità! Ed èpure una scrittrice famosa. Epoi c’è questo dannatoimpiastro che gli avevagiurato essere innocuo, cheman mano che si asciuga

cominciaairritargligliocchi:come può aver creduto cheessere accecato da farina eacquagliavrebbetrasformatoil carattere, facendodi luiunuomonuovo?Lacecitànonèaltro che un handicap. Unuomo che non vede è unuomo menomato, cosí comelo è un uomo senza unagamba,nonunuomonuovo.Questa povera donna che leigli hamandato è a sua volta

una donna menomata,sicuramente rispetto a comedoveva essere stata prima.Due esseri menomati,handicappati, sviliti: comehapotuto immaginare che traloro sarebbe scoccata unascintilla del divino, ocomunque una qualsiasiscintilla?

Quanto alla donna, chediventa rapidamente semprepiú fredda al suo fianco, che

cosa le starà passando per latesta? Quante scemenzedebbono averle raccontatoper convincerla a presentarsia uno sconosciuto eoffrirglisi! Proprio come nelsuo caso questo incontroincrescioso è stato precedutoda un lungo preambolo, unpreambolocherisaletalmenteindietro nel passato dacostituire un libro a sé, checominciaconWayneBlighte

PaulRaymentche lasciano leloro rispettive case quellafatale mattina d’inverno,ciascuno ancora ignarodell’esistenza dell’altro, cosínel suo caso dev’esserci unpreludio che comincia colvirus o lamacchia solare o ilgene bacato o l’ago oqualunque altra cosa siaresponsabiledellasuacecità,eche procede passo passoattraverso l’incontro con una

vecchia convincente (ancorapiúconvincentesehaisololavoceaguidarti)chetidicediavereilmododiplacarelatuaseteardente se soloaccettidiprendere un taxi fino a uncaffè che si chiamaAlfredo aNorth Adelaide. Ecco i soldiper la corsa, te li metto inmano, non c’è motivo diagitarsi,l’uomoinquestioneèperfettamente innocuo, peròè solo, ti tratterà come una

squillo e ti pagherà per iltempochepassiconlui,epoici sarò comunque io, dietro,nello sfondo, a vegliare su dite – se hai solo la voce aguidarti e non vedi il lampodifollianeisuoiocchi.

Un esperimento,nient’altro che unesperimento, un oziosoesperimento, biologico-letterario. Grillo emarmotta.

E ci sono cascati, tutti e due,luielei,ciascunoasuomodo!

–Devo andare via, – dicela donna, la marmotta. – Iltaximistaràaspettando.

– Se credi, – dice lui. –Comefaiasaperedeltaxi?

– L’ha ordinato MrsCostello.

–MrsCostello?–Sí,MrsCostello.–Come faMrsCostello a

sapere quand’è che ti serve il

taxi?Alzalespalle.– Be’, Mrs Costello veglia

amorevolmente su di te.Possopagartiiltaxi?

–No,no,ècompreso.– Va bene. Allora porta i

miei saluti aMrs Costello. Efai attenzione scendendo. Lescale potrebbero esserescivolose.

Rimane zitto e fermo,trattenendosi, mentre lei si

riveste. Ma appena lei sichiude la porta alle spalle sistrappa labenda e si tastagliocchi.Lapoltigliasièseccatae indurita. Se la strappa conforza porterà via anche leciglia. Lanciaun’imprecazione: dovràtenerlainammolloperunpo’perpoterlatogliere.

Sedici

–Èvenutadame,propriocome è venuto lei, – dice laCostello. – Una donna di

tenebra, una donna nellatenebra.Raccolga la storia diunacosí:parolegiuntealmioorecchio addormentato,pronunciatedaquellocheuntempo avremmo definito unangelo che mi sfidasse a unincontro di lotta. Perciò no,non ho idea di dove viva, lasua Marianna. Tutti i mieicontatti con lei sono statitelefonici.Sevuolechetornia

trovarla le posso dare il suonumero.

Un altro incontro. Non èquello che vuole. Forse infuturo, a un certo punto,maper ora no.Quello che vuoleadessoèl’assicurazionechelastoria che gli è stataraccontatasiaquellavera:cheladonnacheèvenutanelsuoappartamento sia davvero lastessa che aveva visto inascensore;cheilsuonomesia

davvero Marianna; chedavvero vive con la madreingobbitadalmomentocheilmarito l’ha abbandonata acausadellasuamalattia,ecosívia. Quello che vuole è lacertezza di non essere statoturlupinato.

Perché c’è una storiaalternativa.Unastoriacheglisembra fin troppo sempliceinventaredasolo.NellastoriaalternativalaCostelloavrebbe

trovato questa donna dalgrande sedere, Marianna,altrimenti nota comeNatasha,eanchecomeTania,in fuga dalla Moldavia viaDubai eNicosia,nellepaginegialle. Al telefono poil’avrebbe trascinata in unafarsa. «Mio cognato, devesapere, – le avrebbe detto, –ha le sue stranezze. Ma delresto qual è l’uomo che nonha le suepiccolestranezze?E

che può fare una donna chevoglia cavarsela se nontrovare il modo di andargliincontro? La maggiorestranezza di mio cognato èche preferisce non vedere ladonna con cui ha a che fare.Preferisce il regnodell’immaginario; preferiscetenerelatestatralenuvole.Inprecedenza era statoinnamoratofollementediunadonna di nome Marianna,

un’attrice. Quello che vuoleda lei, e che indirettamentemihapregatodi farlesapere,è che lei si presenti comeMarianna l’attrice, con certecaratteristicheeunamise cheiolefornirò.Saràquelloilsuoruolo; e per interpretare quelruololapagherà.Micapisce?»«Sí, – avrebbe rispostoNatashaoTania,–maper levisiteadomicilioc’èunextrada pagare». «Un extra, ma

certo, – avrebbe assentito laCostello: – non si preoccupi,glielo farò presente.Un’ultima cosa. Sia carinacon lui.Hapersounagambadi recente, in un incidentestradale, e non è piú l’uomocheera».

Possibile che sia quella lavera storia, dettaglio piúdettaglio meno, dietro lavisita della cosiddettaMarianna? Forse gli occhiali

scuri non dovevanonasconderne la cecità, ma ilfattochenoneracieca?Equeltremito poteva essere fruttonon del suo nervosismo madel tentativo di soffocare ilrisodi fronteall’uomocon lacalza legata sugli occhi cheannaspava intorno alla suabiancheria intima? Abbiamovarcato la soglia. Orapossiamoprocedere verso cosemigliori e piú nobili. Un

solenne idiota! Chissà cherisate si sarà fatta lei in taxitornandoacasa.

Dunque Marianna eraMarianna o era Natasha?Questa è la prima cosa chedeve scoprire; è questo chedeve estorcere alla Costello.Solo una volta in possesso diquella risposta potràprocedere a interrogativi piúprofondi: importa davverochi fosse quella donna in

realtà?Importadavveroseluisiastatoomenoimbrogliato?

– Mi tratta come unburattino,– si lamenta. –Leitratta tutti come burattini.S’inventa delle storie e cicostringe a metterle in scenaper lei. Dovrebbe aprire unteatrino di burattini, o unozoo. Dev’esserne pieno ilmondo di vecchi zoo invendita, ora che sono passatidimoda.Necompriunoeci

mettanellegabbieconsottoinostri nomi: Paul Rayment:canis infelix. MariannaPopova: pseudocaeca(migratoria).Ecosívia.Fileefile di gabbie con dentro lepersoneche,comedice, sonovenute da lei nel corso dellasua carriera di bugiarda eaffabulatrice. Potrebbe farpagare il biglietto. Nepotrebbe tirar fuori di chevivere. I genitori potrebbero

portare i figli durante ilweekend a guardarciimbambolati e a tirarci lenoccioline. Piú facile chescrivere libri che nessunolegge.

Fa una pausa aspettandoche abbocchi. Lei rimane insilenzio.

–Quello che non capisco,– continua (non eraarrabbiato quando hacominciatoquellatirataenon

lo è nemmeno adesso, macertamente c’è il piacere dilasciarsiandare),–quellochenoncapiscoècomemai,vistoche sono cosí ottuso, cosípoco rispondente ai suoiprogrammi, come mai leiinsista con me. Mi lasciperdere, la prego, emi facciaandareavanticonlamiavita.Scriva piuttosto della suaMarianna cieca. Ha piúpotenziale di quanto io ne

possamaiavere. Iononsonoun eroe, Mrs Costello.Perdereunagambanonèunrequisito per interpretare unruolo drammatico. Perdereuna gamba non è una cosatragica né comica, solo unasventura.

– Non sia cosí amaro,Paul. Lasciare lei, prendereMarianna: forse non lo farò,oppure lo farò. Come si fa a

sapere a cosa potremmoessereindotti?

–Nonsonoamaro.– Ma certo che lo è. Lo

sentonellasuavoce.Èamaro,e nessuno potrebbe criticarlaperquesto,dopo tuttoquellocheleèsuccesso.

Lui prende le stampelle. –Posso fare a meno della suacompassione, – diceseccamente. – Esco. Non soquando sarò di ritorno.

Quando va via chiuda achiavelaporta.

– Se me ne vado,certamentechiuderòachiave.Ma non penso che me neandrò.Nonhaideadaquantotempo io desideri un bagnocaldo.Cosí,senonledispiace,è quello che farò. È un talelussodiquestitempi.

NonèlaprimavoltachelaCostello rifiuta di spiegarsi.

Maquest’ultimaambiguità loirrita e lo inquieta.Forse nonlo farò, oppure lo farò. Èdavvero cosí effimerol’interesse che nutre per lui?Possibile che Marianna,invecedilui,finiscaperesserela prescelta? A parte l’oscuroincontro per il ritratto di cuinon ricorda assolutamentenulla,possibilechei lorodueincontri, il primo inascensore, il secondo sul

divano, non fossero episodidella vita di Paul Rayment,ma di quella di MariannaPopova?Dauncertopuntodivista è vero che lui è unacomparsanella vita di questaMariannaodichiunquealtroincroci la sua strada, propriocome Marianna e chiunquealtrosonocomparsenellasua.Ma è possibile che sia unacomparsa inun sensoancorapiú fondamentale:unosucui

la luce si posa appena,primadi procedere oltre? Possibilechequelchec’èstatotraluieMarianna sidimostri solounepisodiodeitantidellaricercadi amore di Marianna? Omagari che la Costello stiascrivendo due storiecontemporaneamente, storiedi personaggi che subisconouna perdita (la vista in uncaso,ilmovimentonell’altro),una perdita con la quale

devonoimparareaconvivere;e che, come esperimento oanche come una sorta didivertimento professionale,lei abbia architettatol’incontro fra quei duedestini? Lui non conosce iromanzieri, non ha idea dicome procedano nel lorolavoro, ma non sembrerebbeimpossibile.

Alla biblioteca pubblica,alla collocazione A823.914,

trova un intero scaffale dilibri di Elizabeth Costello:TheFieryFurnace,TheHouseonEcclesStreet intantecopietutte molto lette, To theFriendly Isles,TangowithMrDunbar, The Roots of Time,Mannerly;eancheunvolumebluscurodall’ariaseveraedaltitolo A Constant Flame:Intent and Design in theNovels of Elizabeth Costello.Scorre l’indice. Niente

Marianna e nemmenoMarijana; assente il lemma«cecità».

Sfoglia The House onEcclesStreet. Leopold Bloom.HughBoylan.MarionBloom.Ma che ha?Non è capace dicostruirepersonaggisuoi?

Rimette a posto il libro eprende The Fiery Furnace,leggequaelà.

Modella la plastilina tra lepalme fino a che non diventa

caldaemorbida,poilaplasmain figurine animali: uccelli,rospi, gatti, cani con leorecchie dritte. Sul tavolodispone le figurine asemicerchio col collo piegatoindietro come se ululassero,abbaiassero, o gracchiasseroallaluna.

La plastilina è vecchia. Èquellacheglirimanedairegalidello scorso Natale. Le bellestecche rosso mattone, verde

foglia e azzurro cielo ormaisono stinte e mescolate ehanno assunto un coloreviolaceo, plumbeo. Perché?, sichiede, perché quel che èluminosodiventaopacoequelche è opaco non diventa mailuminoso? Come farscomparire il viola e farriemergere il rosso, il blu e ilverde – come pulcini da unguscio?

Perché? Perché? Perché

solleva interrogativi cui poinondàrisposta?Larispostaèsemplice: il rosso, il blu e ilverde non torneranno maiper via dell’entropia, che èirreversibile e irrevocabile egoverna l’universo. Ancheunapersona che si occupadiletteratura dovrebbe saperlo,anche una romanziera. Dalmoltepliceall’uniformeemaiin senso contrario.Dal vispo

pulcino alla vecchia gallinamortanellapolvere.

Salta a metà libro. Nonsopportava di stare con unuomo che era sempre stanco.Eragiàdifficile tenereabadala propria, di stanchezza. Lebastavaallungarsiversodi luinel letto fin troppo familiareper sentirne la stanchezza checominciava a fluire da luiverso di lei, fino asommergerlacomeunamarea

inerte senza colore e senzaodore.Dovevafuggire!Subito!

Una Marion ma nessunaMarianna. Niente ciechi aquanto pare, né storpi.Chiude The Fiery Furnace.Non si esporrà oltre al gasinerte e deprimente, privo diodoreedicolore,cheesaladaquellepagine.Comeaccidentiha fatto Elizabeth Costello adiventare una scrittrice

famosa, posto cheeffettivamentelosia?

Sulla copertina c’è unafotografia: una piú giovaneElizabeth Costello conindosso una giacca a vento,appoggiata a quello chesembrerebbe il parapetto diuno yacht. Con gli occhisocchiusi per la luce del sole,la pelle intensamenteabbronzata. Una donna dimare? Esisterà una

definizione del genere,oppure una donna di maredev’essere per forza unasirena, cosí come, peresempio il cavallucciomarino, cheval marin, è unpesce? Non proprio unabellezza ma forse piúattraente nella maturità chedurantelagiovinezza.Eppurec’è una certa piattezza, unaspeciedivuotoinlei.Nonèil

suo tipo. Forse non è il tipochepiaceagliuomini.

Contemporary WorldAuthors: nella sala diconsultazione della bibliotecatrova una breve biografiaaccompagnata dalla stessafoto nautica. Nata aMelbourne, Australia, 1928.Lunghi soggiorni in Europa.Primo libro 1957. Lista dipremi e onorificenze. C’è labibliografiamanoncisonole

trame dei libri. Sposata duevolte.Unfiglioeunafiglia.

Settantadue anni! Cosívecchia!Maperchédiavolovain giro a dormire sullepanchine del parco? Forsecominciaanonfunzionarleilcervello? È rimbambita? Èpossibile che sia questa laspiegazione? Forse sarebbebene chiamare il figlio e lafiglia? È forse suo dovererintracciarli?Perfavorevenite

subito. Vostra madre, unatotalesconosciuta,sièstabilitain casa mia e si rifiuta diandarsene. Non ne posso piú.Portatela via, rinchiudetela,fate qualunque cosa sianecessario fare, basta che meneliberiate.

Ritorna nel suoappartamento. La Costellononc’èmasul tavolinettoc’èun suo taccuino. Moltoprobabile che l’abbia lasciato

in giro intenzionalmente. Segli dà un’occhiata saràun’altra vittoria per lei. Etuttavia.

Scrive con uno spessoinchiostronero,una scritturalarga e scorrevole, pocheparoleperriga.Vaacercareleultime cose scritte. Scuroscuroscuro,legge.Vannotuttinegli spazi scuri, nei vuotiinterlunari.

Tornaindietro.

Emette il lamento funebresoprailcorpo, legge.Recita lapreghiera, le parole sonosottolineate. Muovendo ilbusto rigidamente avanti edietro, accantoal letto, con lemani si copre le orecchie, gliocchi sbarrati, fissamente,come nel timore di poterperdere il momento in cui,come uno spruzzo di gas,l’anima lascerà il corpo persalire su per gli strati d’aria,

uno dopo l’altro, fino allastratosfera eoltre.Fuoridallafinestra il sole risplende, gliuccellicantano,comealsolito.Lei è catturata nel ritmo delsuo pianto funebre come unmaratoneta. Una maratonaluttuosa. Se nessuno viene atrascinarla via andrà avanticosí tutto il giorno. Eppurenemmeno una volta lo tocca(«lui», il suo corpo). Perchéno? Per l’orrore della carne

gelida? Dopotutto l’orrore èpiú forte dell’amore? O forse,nelmaredidolore,leisièfattaforza per cercare di nontrattenerlo. Lo ha salutato, isaluti sono finiti. Addio: Diosia con te. E poi la nuovapagina:Scuroscuroscuro…

Risalendo indietrononc’èdubbiochescopriràchisia ladonnadel lamentofunebre,echiilcadavere,mailmotodicuriosità sembra averlo

abbandonato. Non è tantosicuro di volerne sapere dipiú.C’èqualcosadiindecenteinquellerighe,ilgrassotrattodi inchiostro che si spandesbadatamente per le righe;qualcosa di empio, discandaloso,chescoprequelloche non dovrebbe essereespostoallalucedelgiorno.

Possibile che tutto iltaccuino sia cosí: unaprovocazione,unaffrontoalla

decenza? Sfoglia cautamentegli appunti dei diversi giorni.Scrive come se si affrettasseadannotareunastoriachehasentito per caso,comprimendo la narrazione,scorciando il dialogo,saltando impaziente da unascenaalla successiva.Maunafrase gli salta all’occhio:Unagamba blu, l’altra rossa.Ljuba? Non può essere cheLjuba. Arlecchino, di mille

colori. In Germania, lemucche pezzate sono quellepazze, lunatiche, quelle chesaltano sopra la luna.Mentreil cagnolino ride. Introdurreun cane, un bastardino chescodinzolaatuttoeatutti,cheguaisce, ansioso di piacere?Reazione di PR: «Può darsiche io sia come un cane manon a tal punto, di sicuro!»MutteJeff.

Chiude il taccuino di

scatto. Se non ha le orecchiein fiamme è solo un caso. Ècome temeva: lei sa tutto,conosce anche i minimiparticolari. Al diavolo! Pertutto il tempo, mentrecredeva di essere padrone disé, era invece dentro unagabbia,comeuntopo,correvada una parte e dall’altra,blaterando tra sé, con quelladonna infernale dietro lespalle, a osservare, ascoltare,

prendereappunti,registrareilsuopercorso.

O forse è peggio di cosí,incomparabilmente peggio,talmentepeggioche lamenteminacciadi cedere? Sarà cosíesseretrasportatiinquellacheper ora può solo definirecome l’altra parte? È questoche gli è successo, è questochesuccedeatutti?

Cautamente si sistema inpoltrona. Sequestonon èun

grande momento, unmomentocopernicano,alloracos’è?Ilpiúgrandedeisegretipotrebbe esserglisi appenarivelato. C’è un altro mondoche esiste, parallelo a questo,fianco a fianco, senza chenessuno lo sospetti. Siprocede faticosamente inquesto per un certo periododi tempo; poi arriva l’angelodella morte nella persona diWayneBlightoqualcunoche

gli somiglia. Per un istante,per un’eternità, il tempo siferma; e si precipita giú perun buco nero. Poi, voilà!, siriemerge in un secondomondo identico al primo,dove il tempo ricomincia el’azioneprosegue–ilvoloperaria come un gatto, la folladegli astanti curiosi,l’ambulanza, l’ospedale, ildottor Hansen, eccetera –salvocheadessohaiElizabeth

Costello appesa al collo, oqualcunocomelei.

Un bel salto, non c’è chedire,dallaparolaD-O-Ginunquadernetto alla vita dopo lamorte. Una folle congettura.Potrebbe sbagliarsi.Anzi è lacosa piú probabile. Ma chesbagli o sia nel giusto, chequellocheconanimoesitantechiama l’altraparte sia veritào allucinazione, il primoepiteto che gli passa per la

testa, digitato una letteradopo l’altra dalla sua tastieracelestialedietro lepalpebre,èmeschino. Se la morte sidovesse rivelare nient’altroche un gioco, come potrebbeessereungiocodiparole,selamorte altro non è che unsinghiozzodel tempodopo ilquale la vita continua comeprima, perché tanto rumore?Sarà possibile rifiutarla –rifiutare quest’assenza di

morte,questo fatomeschino?Rivogliolamiavita,quellacheè arrivata al capolinea suMagillRoad.

Èesausto,lamentevacilla,gli basterà chiudere gli occhiper sprofondare nel sonno.Ma non vuole farsi trovarebuttato lí, inerte e indifeso,quando torna laCostello.Hacominciato a percepire unasua certa indole volpina, piúchecanina,chenonhaniente

ache farecol suoaspettomache lo irrita e di cui non sifida affatto. Gli è facileimmaginarlamentresiaggirafurtivamente da una stanzaall’altra, nel buio, e annusal’ariaprontaallacaccia.

È ancora seduto inpoltrona quando si sentescuotere leggermente.Davanti a lui non c’è lavolpina Mrs Costello maMarijana Jokiç, la donna col

fazzolettorosso in testacheèin qualche modo (almomento non sa dire come,la sua mente è troppoconfusa) la radice o sorgenteo fonte di tutte questecomplicazioni.

–MrRayment,tuttoOK?– Marijana! Sí, certo.

Certo, tuttoOK–.Manon èvero. Lui non è OK. Ha unsaporaccio in bocca, laschiena indolenzita, e odia

venire sorpreso a quelmodo.–Cheoraè?

Marijana ignora la suadomanda. Mette una bustasultavolinoaccantoalui.–Ilsuo assegno, – dice. – Luidice, restituisci. Nonaccettiamosoldi.Miomarito.Lui dice non accetta soldi daaltrouomo.

Soldi. Drago. Un altrouniverso di discorso. Devefaremente locale.–EDrago,

chenesaràdilui?–chiede.–Che ne sarà della scuola diDrago?

– Drago può andare ascuola come prima, non habisognodicollegio.Dicemiomarito.

LapiccolaLjubagiocaconla gonna della madredistrattamente, succhiandosiil pollice. Dietro di lei laCostelloscivoladiscretamentenellastanza.Eraforserimasta

incasa tutto il tempomentreluidormiva?

– Vuoi che parli a tuomarito?–dicelui.

Marijana scuote la testacon vigore. Non potrebbeimmaginarenientedipeggio,dipiústupido.

– Be’, pensiamo unmomentoacosafareaquestopunto. ForseMrs Costello cipuòdareunconsiglio.

– Ciao Ljuba, – dice

Elizabeth Costello, – sonoun’amica di tua madre, mipuoichiamareElizabethoziaElizabeth. Mi dispiace perquello che è successo,Marijana, ma sono nuovasulla scena, non credo didoverinterferire.

Interferisce tutto il tempo,pensa lui pieno di veleno.Perché è qui se non perinterferire?

Conunsospirocheèquasi

ungrido,Marijanasibuttasulsofà.Sicopregliocchiconlamano; le lacrime adessorotolano giú. La bambina sisistemaaccantoalei.

–Un ragazzo tantobravo,– dice. – Un ragazzo tantobravo –. È vinta daisinghiozzi. – Ci vorrebbeproprioandare!

In un altro mondo, unmondoincuiluifossesanoegiovane e il suo alito fosse

dolce, prenderebbe Marijanatra le braccia, leasciugherebbe le lacrime coibaci. Perdonami, perdonami,le direbbe. Ti sono statoinfedele. Non so perché! Èsuccesso una sola volta e nonsuccederàpiú!Accoglimitraletue braccia e io mi prenderòcura di te, lo giuro! Finoall’ultimogiorno!

Gli occhi scuri dellabambina lo fissano

intensamente. Che cosa haifatto alla mia mamma?,sembradire.Ètuttacolpatua!

E infatti è colpa sua.Quegli occhi scuri vedonodentro il suo cuore, neleggono il desiderio segreto,capiscono che, nel profondo,questo primo accenno dicontrasto framaritoemoglielo fa esultare, non loaddolora. Anche tuperdonami!, dice tra sé,

guardandola dritta negliocchi. Non voglio farvi delmale, sono in balia diqualcosapiúfortedime!

–Abbiamotantotempo,–dice piú pacatamente chepuò. – C’è ancora unasettimana prima chechiudano le iscrizioni perl’annoprossimoeiogarantiròla retta. Chiederò al mioavvocato di scrivere unalettera di garanzia e allora la

cosanonavràpiúuncaratterecosí personale. Parla ancoracon tuo marito, quando sisarà calmato. Sono certo cheriuscirete a convincerlo, voidueinsieme,tueDrago.

Marijana scuote il capodisperata, dice alla bambinaqualcosacheluinoncapisceela bambina esce dalla stanzatrotterellandoeritornaconlemani piene di fazzolettini dicarta. Marijana si soffia il

naso rumorosamente.Lacrime, muco, moccio,l’aspettomeno romanticodeldolore, il suo aspettonascosto. Come la faccianascostadelsesso:lemacchie,gliodori.

Si rende conto di quelloche è successo lí, proprio sulsofàdov’èseduta.Loavverte?

–Oppure,–continualui,–se è diventata una questionedi onore, se tuomarito trova

impossibile accettare unprestito da un altro uomo,forse potremmo convincereMrs Costello a scriverel’assegno e agire daintermediariainquestabuonacausa.

È la prima volta che hamesso in mezzo la Costello.Prova un meschino senso ditrionfo.

Mrs Costello scuote latesta. – Non credo di poter

interferire, – dice. – E poi cisonoalcunedifficoltàpratichesulle quali preferisco nondilungarmi.

–Peresempio?–dicelui.– Sulle quali preferisco

nondilungarmi,–ripete.– Non vedo proprio

nessuna difficoltà pratica, –dice lui. – Io faccio unassegno a lei e lei lo fa allascuola.Nientepotrebbeesserepiúsemplice.Senonlovuole

fare,sesirifiuta,comedice,diinterferire, allora se ne vada.Senevadaecilasciinpace.

Spera di confonderla conla sua durezza. Ma lei nonsembra per niente confusa. –Lasciarvi in pace? – dicesommessamente, cosísommessamente che lui lasente a malapena. – Se vilasciassi in pace, – il suosguardo si posa suMarijana,

– se lasciassi in pace tutti edue,chenesarebbedivoi?

Marijana si alza, si soffiaancora il naso, nasconde ilfazzoletto nella manica. –Dobbiamoandare,–dicecondecisione.

– Aiutami ad alzarmi,Marijana, – dice lui. – Perfavore.

Sul pianerottolo, dove laCostello non la può sentire,

leiloaffronta.–Elizabeth…èbuonaamica?

– Buona amica? No, nondirei. Non è una buonaamica, non è un’amicaintima.Nonl’avevomaivistafino a poco tempo fa. Anzinon è affatto un’amica.Elizabeth è una scrittrice.Scrive romanzi e storied’amore. Al momento è acaccia di personaggi dainserire nel libro che sta

progettando. Sembra averripostolepropriesperanzesudi me. E in seconda battutaanche su di te. Ma io nonfunziono.Èperquestochemidà il tormento. Perché cercadifarmifunzionare.

Cercadicontrollare lamiavita. È questo che vorrebbedire, ma non gli sembracarino appellarsi a Marijanainquellostato.Salvami.

Marijana gli lancia un

debole sorriso. Anche se hasmessodipiangerehaancoragliocchirossi, ilnasogonfio.Lafortelucedellucernariolamette in risalto con crudeltà,la pelle imperfetta senzatrucco, i dentimacchiati.Chiè questa donna, pensa, allaquale desidero tanto darmi?Un mistero, è tutto unmistero.Leprendelamano.–Ti starò vicino, – dice. – Ti

aiuterò, lo prometto. AiuteròDrago.

–Mamma!–piagnucolalabambina.

Marijana tira via lamano.–Dobbiamoandare,–dice,escompare.

Diciassette

– Aspetto ospiti, –annunciaallaCostello.–Nonsaràuna serataadattaper lei,

temo. Forse vorràorganizzarsidiversamente.

–Ma certo. Sono felice divederla tornare alla vitamondana. Vediamo… Cheposso fare?Magari andare alcinema.Haideasecisianoingirofilmchevalgonolapena?

– Forse non sono statochiaro.Quandodicochedeveorganizzarsi diversamente,intendo dire organizzarsi perstarealtrove.

– Oh! E dove altro pensachepotreistare?

– Non lo so. Non è affarmio dirle dove deve andarequandovaviadaqui.Tornaredadoveèvenuta,forse.

Segue un silenzio. – Ecco,– dice. – Finalmente parlachiaro –. E poi: – Si ricorda,Paul, la storia di Sinbad e ilvecchio?

Luinonrisponde.– Vicino al greto di un

torrente in piena, – dice, –Sinbad incontra un vecchio.«Sono vecchio e debole, –dice il vecchio. – Portamidall’altra parte e Allah tibenedirà». Essendo un uomodal cuore buono, Sinbad tirasu il vecchio e se lo mettesulle spalle per attraversare iltorrente. Ma quandoraggiunge l’altra riva, ilvecchio si rifiutadi scendere.Anzistringelegambeattorno

al collo di Sinbad fino a chequellonon si sente soffocare.«Adesso sei ilmio schiavo, –dice il vecchio, – e dovraieseguiretuttiimieiordini».

Ricorda quella storia, erainunlibrointitolatoLégendesdorées,nella suacassadi libria Lourdes. Ricordavividamenteleillustrazioni: ilvecchio scarno e nudo salvoche per un perizoma, legambe magre allacciate

attorno al collo dell’eroementre l’eroe a gran passiattraversa il torrente conl’acquachegliarrivaallavita.Che ne sarà stato di quellibro?Chene sarà stato dellacassa con i libri e degli altriresidui della sua infanziafrancese che avevanoattraversato gli oceaniinsieme a loro perraggiungere quella nuovaterra?Sedovessetornarenella

casa dell’olandese, a Ballarat,li ritroverebbe in cantina,Sinbade la volpe e il corvoeGiovanna d’Arco e il restodelle sue raccolte di fiabechiuse nelle scatole dicartone, lí ad aspettarepazientemente che il loropadroncinotorniasalvarli.Oforse l’olandese li ha buttatiormaidatempo,daquandoèrimastovedovo?

– Sí,mi ricordo, – dice. –

Dovrei forse dedurne che inquestastoriaiosonoSinbadelei è il vecchio? In tal casoandrà incontro a una certadifficoltà.Leinonhamodo–come faccio a dirlogentilmente –, non ha mododi salirmi sulle spalle. E iononl’aiuterò.

La Costello sorride di unsuo sorriso segreto. – Forsesonogiàlí,–dice,–eleinonlosa.

– No, non è lí, MrsCostello. Non sono sotto ilsuo controllo, in nessunsenso, eglielodimostrerò.Lechiedo di restituirmicortesemente lamia chiave –unachiavechehapresosenzailmio permesso –, di andareviaedinontornare.

–Sonoparoleduredadirea una vecchia signora, MrRayment. È sicuro di quellochedice?

– Questa non è unacommedia, Mrs Costello. Lestochiedendodiandarevia.

Lei sospira. – Molto beneallora.Macertononsochenesarà di me, con la pioggiabattenteelanotteimminenteetuttoilresto.

Nonpioveenonèbuio.Èun piacevole pomeriggio,calmoesenzavento,iltipodipomeriggio in cui ci sirallegradiesserevivi.

– Ecco la sua chiave, –dice. Con cura esagerataappoggia la chiave sultavolinetto.–Avròbisognodiun po’ di tempo permettereinsieme le mie cose ericompormi.Poimeneandròeleisaràdinuovosolo.Sonocertachenonvedel’ora.

Impaziente, lui le volta lespalle.Dopopochiminuti leiè di ritorno. – Addio –. Sipassalabustadiplasticadella

spesa dalla mano destra allasinistra. Gli tende la manodestra. – Ho lasciato unapiccolavaligia.Lamanderòaprenderetraungiornoodue,quandoavrò trovatounaltroalloggio.

–Preferireicheportasselasuavaligiaconsé.

–Questononèpossibile.– È possibile, e preferirei

chelaportasseconsé.Non si dicono altro.Dalla

porta lui la osserva mentrescende le scale esitante, ungradino per volta,trascinandosi la valigia. Sefosse un gentiluomo sioffrirebbe di aiutarla,nonostante la gambamalandata.Mainquestocasonon è un gentiluomo. Vuolesolo che scompaia dalla suavita.

Diciotto

È vero: non vede l’ora diritrovarsi solo. Anzi haproprio fame di solitudine.

MaElizabethCostellononhaancora fatto in tempo ascomparire che Drago Jokiç,con uno zaino ricolmo inspalla,bussaallasuaporta.

–Salve,–glidiceDrago.–Comevalabicicletta?

– Temo di non aver fattopiúnienteperlabicicletta.Hoavuto altre storie di cuioccuparmi. Che posso fareperte?Vuoientrare?

Dragoentra,buttalozaino

per terra. Non ha piúquell’aria cosí sicura di sé;anzi, lo si direbbeimbarazzato.

– Sei venuto per ilWellington College? – glichiede. – Vuoi che neparliamoora?

Ilragazzoannuisce.– Allora, sputa il rospo.

Qualèilproblema?– Mia madre dice che lei

pagheràlamiaretta.

–Giusto.Garantiròlarettaper due anni. Lo puoiconsiderare un prestito, sepreferisci,unprestitoa lungascadenza. Per me non èimportantecomeloconsideri.

– Mamma mi ha detto aquantoammonta.Nonavevoideachecostassecosítanto.

– Io non so che farmenedei soldi, Drago. Se non lispendiamo per la tua scuola

se ne staranno in banca,inutilizzati.

– Sí, – dice il ragazzocaparbio, – ma perchéproprioio?

Perchéio?–unadomandache a quanto pare è sullabocca di tutti. Potrebbeliquidare Drago con unaqualche frase gentile, ma no,ilragazzoèvenutodipersonaper sapere e lui gli darà una

risposta, la risposta vera opartedellarispostavera.

–Duranteilperiodoincuituamadrehalavoratopermemi sono molto affezionato alei,Drago.Mihacambiato lavita. Non è facile per lei, losappiamo tutti e due. Voglioaiutarlacomeposso.

Ora l’aria d’imbarazzo èscomparsa e il ragazzo loguarda dritto negli occhi, losfida:È tutto quello che riesci

adire?Èfinlíchearrivi?Elasua risposta?Sí, è qui chemivogliofermareperora.

– Mio padre non lopermette,–diceDrago.

– Sí, l’ho saputo. Per tuopadreforseèunaquestionediorgoglio.Lopossocapire.Maglidovrestiricordarechenonc’è niente da vergognarsi aprendere un prestito da unamico. Perché è cosí che

vorrei essere ritenuto: unamico.

Drago scuote la testa. –Nonèquesto.Hanno litigatosu questa cosa mia madre emio padre –. Le labbracominciano a tremargli.Sedici anni: ancora unbambino. –Hanno litigato lanottescorsa,–continuaadiresommessamente. – E miamadresen’èandata.ÈandataastaredallaziaLidie.

–EdovestalaziaLidie?– Proprio qui vicino. A

Elizabeth.ElizabethNorth.– Drago, – dice lui, –

siamofranchitradinoi.Nonsarestivenutoquioggi, loso,senonavessiavutodelle ideeche ti hanno turbato aproposito di me e di tuamadre. Allora lascia che titranquillizzi. Non c’è nientedi sconveniente trame e tuamadre. Niente di

disonorevole nei mieisentimenti per lei. Io larispetto,comerispettotutteledonne.

Niente di sconveniente.Che strane parole all’antica!Non saranno una foglia difico per coprire qualcosa dipiú volgare, qualcosa diimpronunciabile: Non misono scopato tuamadre? Se èdiscoparechesitratta,seèloscoparechefaandarefuoridi

testa Miroslav Jokiç per lagelosia e porta il figliosull’orlodelpianto,perchéstalí a fare quei discorsisull’onore? Non mi sonoscopato tuamadre, non ci honemmeno provato. Vallo adire a tuo padre. Eppure senonhaintenzionediinsistereconMarijana,senonaspiraascoparsela,checos’è innomedi Dio che pensa di fare oaspira a fare, detto in parole

comprensibili per un ragazzonatoneglianniOttanta?

– Mi dispiace essere statocausa di problemi per i tuoigenitori. È l’ultima cosa chevoglio, tuo padre si è fattoun’ideasbagliatadime.Semiincontrasse di persona, nonavrebbequeitimori.

–Lui l’hapicchiata,–diceDrago, e ora comincia aperdere il controllo: ilcontrollo della voce, il

controllo delle lacrime, forseil controllo dei moti del suocuore. – Lo odio. Hapicchiatoanchemiasorella.

–HapicchiatoBlanka?– No, la mia sorellina

piccola. Blanka sta dalla suaparte.Leidicechelamammaha delle storie. Dice che lamammahaunastoriaconlei.

Lamammahadelle storie.La Costello l’aveva definitauna sposa fedele. Non

dovrebbesprecaretempoconMarijana Jokiç, aveva detto,perché Marijana Jokiç è unasposa fedele. Chi ha ragione,lafigliadispettosaolavecchiapazza? E che quadrodisgustoso! Miroslav,sicuramenteunorsograndeegrosso, infuriato e ubriaco,cheprendeapugniMarijana,e anche la figlioletta dailineamenti delicati, mentre ilfiglio è lí che guarda

furibondo! Passionibalcaniche! Com’è possibilechesisiafattocoinvolgeredaunadonnadeiBalcani,daunuomo dei Balcani con la suaanatrameccanica!

– Io e tua madre nonabbiamo una storia, – ripeteostinatamente.–Leinonselosogna nemmeno, io non melo sogno nemmeno –. Chemenzogna! Io me lo sognotutti i giorni. – Se non mi

credi, finisce qui. Noncercherò di persuaderti. Checosa pensi di fare adesso,nell’immediato? Rimarrai incasaoandraicontuamadre?

Drago scuote la testa. –Non torno a casa. Andrò astare da un compagno –. Dàuncalcioallozaino.–Hoconmelemiecose.

Agiudicaredallozainochesi è portato deve aver presounsaccodicose.

– Se vuoi puoi dormirequi. C’è un letto nel miostudio.

–Non so,hodetto almiocompagno che sarei andatoda lui. Posso dirglielo dopo?Possolasciarequilaborsa?

–Nonc’èproblema.

Rimane in piedi fino adopomezzanotteadaspettareDrago. Ma Drago non tornafino al giorno seguente. –

Sonoqui sottoconun’amica,– gli annuncia al citofono. –Possofarlasalire?

Un amico, un’amica: eccodove ha trascorso la notte! –Sí,salite–.Maquandoaprelaporta quasi urla perl’esasperazione. Accanto aDrago dall’aria stanca esporca c’è ElizabethCostello.Riuscirà mai a liberarsi diquelladonna?

Iduesiguardanoconaria

sospettosa, come cani prontiad azzuffarsi. –Drago e io cisiamo incontrati per caso aVictoria Square, – dice lei. –Dove si apprestava a passarela notte. In compagnia dialcuni nuovi amici. Che lostavano iniziando ai frutti diBarossaValley.

– Avevo capito chedormividaunamico,–diceaDrago.

– Non è andato in porto.

Mastobenecosí.Stobene.Ilragazzononsta

affatto bene. Sembrasprofondato nelladepressione,cheunanottedialcolnonpuòaveralleviato.

– Hai parlato con tuamadre?

Ilragazzoannuisce.–Eallora?– Le ho telefonato. Le ho

dettochenonsareitornato.–Non ti sto chiedendo di

te,stochiedendodilei.Comesta?

–Stabene.– Fatti una doccia,Drago.

Vai.Lavati.Fattiunadormita.E poi vai a casa. Fai la pacecon tuo padre. Sono sicuroche si è pentitodi quello chehafatto.

– Non succede mai. Luinonsipentemai.

–Possodireunaparola?–dice Elizabeth Costello. – È

improbabile che il padre diDrago sia pentito di quelloche ha fatto, fintanto che èconvinto di essere nel giusto.Cosí almeno la vedo io.Quanto a Marijana,qualunque cosa possaraccontare al figlio pertelefono, è certo che non stabene. Se si è rifugiata dallacognata,èsoloperchénonsadove altro andare. Sua

cognata non sta dalla suaparte.

– Chi, Lidie? Lidie è lasorelladiJokiç?

– Lidija Karadžiç. Sorelladi Miroslav, la zia di Drago.Lidie e Marijana non vannod’accordo, non sono maiandate d’accordo. SecondoLidie,Marijanahasoloquelloche simerita. «Nonc’è fumosenzaarrosto»,diceLidie.Unproverbiocroato.

– Come diavolo sa questecose?ComefaasaperequellochediceLidie?

La Costello ignora ladomanda. – A Lidie nonimporta se Marijana abbiadavvero una storiaextraconiugale. Quel che leimporta è che nel ristrettocircolo della comunità croatagirano i pettegolezzi. Mi diaretta, Paul, non arricci lelabbra con sdegno. I

pettegolezzi, l’opinione dellagente, la fama, come lachiamavano i romani, fannogirare il mondo – lechiacchiere,non laverità.Leici dice che in verità non hauna storia con la mamma diDrago, perché in verità nonavete avuto (scusami,Drago)un rapporto sessuale.Machecosa si definisce come ilrapporto sessuale al giornod’oggi?Ecomegiudicareuna

sveltina in un angolo buiorispetto a mesi di accesodesiderio? Quando il tema èl’amore, come fa unosservatore esterno a esseresicuro di quello che c’è statodavvero? Quello di cuipossiamo essere ben piúsicuri è che le voci di unarelazionetraMarijanaJokiçeunodeisuoiclientisonostatemesseingiro,chissàdachi,esono nell’aria. E l’aria è

comune, l’aria è ciò cherespiriamoedicuiviviamo;epiú il pettegolezzo vienerespinto con vigore, piú giranell’aria.

A lei non piaccio, MrRayment, vuole liberarsi dime enonne famistero. E iostessa non sono esattamenteesultante di ritrovarmi dinuovo in questo orribileappartamento. Primadeciderà cosa fare nei

confronti della mamma diDrago, o nei confronti delladonna in nero che è venutaquil’altrogiorno,oancheneiconfronti di Mrs McCord,della quale non parla maidavanti a me, ma piúprobabilmente nei confrontidella mamma di Drago,poiché sembra essere lei lalucecheilluminalasuavita–prima decide una linead’azione da tenere e

s’impegna a seguirla e primanoi due, con reciprocosollievo, saremo in grado disepararci. In cosa debbaconsistere questa linead’azionenonsonoingradodisuggerirlo,questodevevenireda lei. Se sapessi il seguitonon ci sarebbe bisogno dellamia presenza qui, potreitornarmeneallamiavita,che,le assicuro, è molto piúcomoda, e piú gratificante di

quello che ho dovutosopportarequi.Mafinoachenon sceglie di agire devooccuparmidi lei. Lei è, comesi dice, un uomo libero eindipendente.

Lui scuote il capo. – Noncapisco quello che intendedire.Èinsensato.

–Ma certo che lo capisce.Ecomunquenonc’èbisognodi capire prima di agire, ameno che non si sia

eccessivamente filosofici.Vorreiricordarlecheesiste lapossibilitàdiagired’impulso,e certamente glielaraccomandereisesolopotessi.Leidicediessereinnamoratodi Mrs Jokiç, o almeno èquello che dice quando nonc’è Drago. Ebbene, facciaqualcosaperquestoamore.E,a proposito, un po’ piú difranchezza con Drago non

sarebbe male – non credi,Drago?

Drago fa un sorrisosbilenco.

– Fa parte dell’educazionedi un ragazzo che cresce.Meglio chemandarlo in quelpretenzioso collegio diCanberra. Fargli avere unbarlumedellapartepiúbradadell’amore,farglivederecomesi governano le passioni,come si segue la rotta delle

stelle. Orsa Maggiore e OrsaMinore, il Sagittario, e cosívia. La Croce del Sud. Deveavere le sue passioni, ormai,ha l’età per averle. Hai dellepassioni,nonèvero,Drago?

Drago rimane in silenzioma continua ad avere lostesso sorriso sulle labbra.Stannotramandoqualcosa, ladonna e il ragazzo. Ma checosa?

–Drago,tivorreichiedere:

cosafarestituneipannidiMrRayment, se fossi MrRayment?

–Cosafarei?– Sí. Immagina di avere

sessant’anni e una mattina,all’improvviso, ti svegliebbrod’amore per una donna chenonsoloèunquartodisecolopiú giovane di te, ma che èanche sposata, felicementesposata,piúomeno.Checosafaresti?

Lentamente Drago scuotela testa. – È una domandascorretta. Ho sedici anni,come faccio a sapere com’èaverne sessanta? È diverso sene hai sessanta, allora puoiricordare. Ma... è di MrRaymentcheparliamo,nonèvero? Come faccio a essereMr Rayment se non possoentraredentrodilui?

Tacciono, aspettando ilseguito. Ma sembra che il

ragazzo, che malgrado lasbronza è ancora bello comeunangelo,nonsiadispostoadavventurarsi oltre nel regnodell’ipotetico.

– Allora riformuliamo ladomanda, – dice MrsCostello.–Alcunisostengonochel’amorecirendadinuovogiovani.Fabatterepiúforteilcuore. Mette in moto gliumori.Aggiungeuntrilloallavoce, dà slancio all’andatura.

Ammettiamo,peripotesi,chesiacosí e torniamoal casodiMrRayment.MrRaymenthaunincidenteacausadelqualeperde una gamba. Assumeun’infermiera perché sioccupi di lui e prima ancoradi accorgersene si èinnamorato di lei. Sente che,grazie all’amore, unamiracolosa rifioritura dellasua gioventú potrebbe esserea portata di mano; sogna

perfino di generare un figlio(sí,èpropriocosí,unpiccolofratellastro per te). Ma puòfidarsi di quei presagi? Nonsarannopercasolefantasiediun rimbambito? Allora ladomanda su cui riflettere,data la situazione che hoappena descritto, è:Che cosafarà Mr Rayment, ocomunque uno come MrRayment, adesso? Seguiràciecamente lo stimolo del

desiderio,dalmomentocheildesiderio vuole esseresoddisfatto? O, avendosoppesato i pro e i contro,arriverà alla conclusione chebuttarsianimaecorpoinunastoriad’amoreconunadonnasposatasarebbeimprudente,erientrerànellasuaconchiglia?

–Non lo so.Non so cosafarà.Leichenepensa?

–Anch’iononsocosafarà,Drago, non ancora. Ma

cerchiamo di trattare laquestione in modosistematico. Facciamo delleipotesi. Prima di tuttofacciamo l’ipotesi che MrRaymentnonagisca.Che,peruna qualunque ragione,decida di dominare la suapassione. Quali saranno leconseguenze di questo, a tuoparere?

–Senonfaniente?– Sí, se se ne sta qui nel

suo appartamento e non faniente.

– Allora tutto resteràcom’era. Noioso. E luicontinuerà ad andare avanticomeprima.

–Soloche…?–Solochecosa?–Solochebenprestosene

pentirà. I suoigiornisarannorabbuiati da una cupamalinconia. La notte sisveglierà con un sussulto,

digrignando i denti,mormorandotraséSesolo,sesolo! Il ricordo lo consumeràcome un acido, il ricordodella sua vigliaccheria. Ah,Marijana!saràilsuolamento.Se solo non avessi lasciatoandare via la mia Marijana!Unuomosegnatodaldolore,l’ombra di se stesso, questodiventerà. Fino all’ultimogiorno.

–D’accordo,senepentirà.

–Allorachecosadovrebbefare per nonmorire pienodirimpianti?

Ne ha avuto abbastanza.Prima che Drago possapensare a una risposta,interviene. – Smetta di tirarein ballo il ragazzo, Elizabeth.E smetta di parlare di mecome se non fossi in questastanza.Comeconducolamiaesistenza sono fattimiei,nonriguardagliestranei.

– Estranei? – diceElizabeth Costello, alzandounsopracciglio.

– Sí, estranei. Lei inparticolare. Lei per me èun’estranea, una chepreferirei non aver maiincontrato.

– Lo stesso dicasi perme,Paul, lo stesso.Come io e leicisiamoritrovatiinsiemeDiosolo lo sa, perché noneravamo davvero fatti l’uno

perl’altra.Maeccociqua.LeivorrebbestareconMarijanaeinvece si ritrova me sulgroppone. Io preferirei unsoggetto piú interessante einvece mi ritrovo questofardello, l’uomo con unagamba sola che non si sadecidere. Un vero disastro,nontisembra,Drago?Suvvia,aiutaci, dacci un consiglio.Chedobbiamofare?

– Io penso che dovreste

separarvi. Se non vi piacete,diteviaddio.

– E Paul e tua madre?Anche loro dovrebberosepararsi?

– Non so che dire di MrRayment. Ma come mainessuno interrogamiamadrepersaperechecosavuole lei?Forse vorrebbe non avermaicominciato a lavorare da MrRayment. Non lo so. Forsevorrebbe che tutto tornasse a

essere com’era, quandoeravamo...unafamiglia.

– Allora sei nemico dellapassione, della passioneextramatrimoniale.

–No,nonhodettoquesto.Non sono, come dice, unnemicodellapassione.Ma…

–Matuamadreèunabelladonna. Quando esce glisguardisiappuntanosudilei,suscita emozioni, il desiderionasce nel cuore degli

sconosciuti, e non fai intempo a girare la testa chesono sbocciate passioniimprevedibili con le qualidevifareiconti.Consideralasituazione dal punto di vistadituamadre.Èfacileresisterea quegli sconosciuti pieni dipassioneunavoltachesisonodichiarati, meno facileignorarli. Per quello dovrestiavere il ghiaccio nelle vene.Considerando il fatto degli

sconosciuti e dei lorodesideri, comevorresti che sicomportasse tuamadre? Chesi rinchiudesse in casa? Chemettesseilvelo?

Drago fa una strana risatadivertita, sonora. – No, mapuò darsi che non abbiavoglia di avere un’avventura,– sbuffa nel pronunciarequella frase, come seappartenesse a una qualchelingua strana, bizzarra, forse

barbara,–contuttiquelliche,comedire, laguardano…perquesto dico, ma perchénessunolochiedealei?

– Glielo chiederei subito,se potessi, – dice ElizabethCostello. – Ma lei non c’è.Non è di scena per cosí dire.Possiamo solo fare delleipotesi.Macedereeavereunarelazione con un sessantenneper il quale lavora sei giorniallasettimana,neve,pioggiao

grandine, immagino sial’ultima cosa che lepassaperlatesta.Leichenedice,Paul?

– L’ultima cosa che lepassaperlatesta.Già,propriol’ultima.

– Allora, eccoci qui. Tuttiinfelici,aquantopare.Tuseiinfelice, Drago, perché iltumulto in famiglia ti hacostretto a piantare la tendatra gli ubriaconi di VictoriaSquare. Tuamadre è infelice

perché è dovuta andare arifugiarsi da parenti che ladisapprovano. Tuo padre èinfelice perché pensa che lagente rida di lui. Paul, qui, èinfeliceperché l’infelicità è lasua seconda natura, e inparticolar modo perché nonhalapiúpallidaideadicomerealizzare quello che piúdesidera. E io sono infeliceperché non succede nulla.Quattro persone in quattro

cantoni, tutti mogi, come ibarbonidiBeckett,eioquiinmezzoaconsumare il tempo,consumatadaltempo.

Tacciono, tutti.Consumata dal tempo: è unasortadisupplicacheladonnapronuncia.Perchéalloraluiècosí evidentementeimpassibile?

– Mrs Costello, – dice, –per favore, mi stia a sentire:quellochesuccedetrameela

famigliadiDragononèaffarsuo. Lei non c’entra nientequi. Non è casa sua, questonon è il suo ambiente. Possoprovare compassione perMarijana. Provare,diversamente, compassioneperDrago,eancheper lesuesorelle.Possoperfinoprovarecompassione per il padre diDrago.Manonpossoprovarenienteperlei.Nessunodinoipuò provare qualcosa per lei.

Lei è l’outsider tra di noi. Ilsuo interessamento, perquantobenintenzionato,nonci è di aiuto, non fa checonfonderci. Se ne rendeconto? Possibile che nonriescaaconvincerlaalasciarciin pace, a lasciarci trovare lanostrastradadasoli?

Segue un lungo silenzioimbarazzato. – Devo andare,–diceDrago.

– No, – dice lui. – Non

puoi tornare nel parco, se èquestochepensidi fare.Nonsono d’accordo, è pericoloso.I tuoi genitori ne sarebberoinorriditi se lo sapessero.Prendi la chiave di casa. C’ècibo in frigorifero e c’è unletto nel mio studio. Puoiandareevenirecome tipare.Entrocertilimiti.

Dragosembrasulpuntodidire qualcosa, poi cambiaidea.–Grazie,–dice.

– E io? – dice ElizabethCostello. – Io debbo esserebuttata fuori sotto il solecocente e al gelo dell’invernomentre il giovane Drago èaccoltocomeunprincipe?

– Lei è una donna adulta.Puòbadareasestessadasola.

Diciannove

Davanti a casa sua,dall’altra parte della strada,c’è una macchina

parcheggiata. Una stationwagon Commodore rossa emalandata. È lí damezzogiorno. La figura alvolante è indistinta, ma nonpuòcheessereMiroslavJokiç.Meno chiaro è che cosaintenda fare Miroslav. Staspiandosuamoglie?Cercadiintimorire la coppiacolpevole?

Con le stampelle gli civogliono dieci minuti buoni

per scendere le scale eoltrepassare l’atrio, e quasialtrettanti per attraversare lastrada. Quando si avvicinaalla macchina, l’uomo che èdentro tira giú il finestrinoliberandounanuvoladifumodisigarettastantio.

–MrJokiç?–dice.Jokiçnonèl’uomorobusto

e sciatto che avevaimmaginato. Al contrario èalto e muscoloso, con una

facciascuraestrettae ilnasoaquilino.

– Sono Paul Rayment.Possiamo parlare? Possooffrirleunabirra?C’èunpub,quidietrol’angolo.

Jokiç esce dallamacchina.Porta gli stivali da lavoro, iblue jeans e una magliettanera,conunagiaccadicuoionero. I fianchi sono cosístretti che sembra quasi nonabbia sedere. Un corpo come

unafrusta,pensa.Unavisioneindesiderata gli si impone:quel corpo sopra Marijana,quel corpo che la copre e lapenetra.

Saltellando piúrapidamente che può, fastrada.

Ilpubèsemivuoto.Scivolainunséparée Jokiç losegue,in silenzio. Dà uno sguardoalle mani di Jokiç. Ditalungheconciuffidipelineri,

unghie tagliate corte. Anchedalcollettospuntanoipeli.AMarijana piaceranno tuttiquei peli, quella pelliccia daorso?

Non ha esperienza diincontri di quel genere conmariti offesi. Dovrebbeprovare compassione perquell’uomo? Non ne provanemmenounpo’.

–Posso arrivare al punto?Lei vuole sapere perché ho

proposto di aiutarvi a pagaregli studi di suo figlio. Nonsono un uomo ricco, MrJokiç, ma sto bene e non hofigli miei. Ho offerto unprestitoasuofiglioperchémipiacerebbe aiutarlo a farsistrada. Drago mi ha moltocolpito. Ha grandipotenzialità. Quanto alcollege che ha scelto, non neho sentito parlare prima, ma

luidicechehabuonafama,ecicredo.

Mi spiace che la miaofferta abbia creato probleminella sua famiglia. Avreidovuto parlarne con lei oltreche con sua moglie, me nerendocontosoloora.

Quantoasuamoglie, lasciche le dica solo che il miorapporto con lei è semprestato corretto –. Esita. Gliocchi dell’uomo sono come

bocchedifucilepuntatesudilui. Ricambia lo sguardo, perquantogliriesce,fissandoloasua volta dritto in faccia. –Non ho storie sentimentalicondonne,MrJokiç,nonpiú.Quella parte della mia vitaormai è finita. Se ancorapratico l’amore, lo pratico inaltro modo. Quando miconosceràmeglio,capirà.

Sta mentendo? Può darsi,manonlavivecosí.Malgrado

i suoi polpacci, che non hadimenticato, malgrado queiseni,traiqualidarebbechissàche per affondare il capo, inquesto momento amaMarijanadiunamorepuroegeneroso, come forse la amaDio;èassurdocheperquestodebba essere odiato, daquest’uomo o da chiunquealtro.

– Mia moglie e io siamosposatidall’ottantadue,–dice

Jokiç. Una voce profonda,una voce da orso, almenoquella gli va riconosciuta. –Diciotto anni. Studiavaall’Accademia di belle arti diDubrovnik quando hoincontrato lei. Io prima inesercitofederale,poihoavutolavoro in Accademia, comesaldatore. Saldatore eartigiano, ma soprattuttosaldatore. E lí noi incontrati.Poi andati Germania, lavoro

duro,risparmio,vitadipoveri–capisce?–e fattodomandaper Australia. Anche miasorella. Quattro insieme.Drago ancora piccolo allora.PrimaabitatoaMelbourne,iolavoro in officina saldatore.Poi andato a Coober Pedycon compagni, abbiamotentato fortuna conopali. Sa,CooberPedy?

–Sí,conoscoCooberPedy.–Postomoltocaldo.Dopo

viene Marijana. Tre annistiamo a Coober Pedy.Durissimoperdonna.Opali...deviaverefortuna.Io...nientefortuna, capisce? Ma mieicompagni mi aiutano, ciaiutiamo.

–Sí.– Molto duro per donna

con bambini. Allora prendolavorodaHoldeneveniamoaElizabeth. Buon lavoro, bellacasa –.Mette giú il bicchiere

vuoto. Silenzio. Fine delnumero. Questa è la miastoria, sembra dire, come sedisponesse le sue carte sultavolo. Beccati questa, MrConistonTerrace!

– Per caso conosce unacerta Elizabeth Costello,un’anziana signora, scrittricediprofessione?

Jokiçscuoteilcapo.– Perché lei sembra

conoscerla.Mi ha raccontato

parte della storia che mi haappenafinitodidire,comevisieteincontraticonMarijana,quello che facevate aDubrovnik,ecosívia.Nientedi Melbourne o di CooberPedy. Comunque, ElizabethCostello sta lavorando a unnuovo libronelqualesembramiutilizzicomepersonaggio,per cosí dire. Il suo interesseper me l’ha portata anche anutrire un interesse per

Marijana e per lei.Evidentemente è andata arovistarenelsuopassato.

Jokiç aspetta che completiil paragrafo, ma non puòancora farlo, suonerebbetroppo assurdo. Quel cheesitaadireè:QuestopasticcioincuisiamoimplicatiioeleièoperadiElizabethCostello.Sese la vuole prendere conqualcuno,selaprendaconlei.È lei che sta dietro a tutto

questo. Elizabeth Costello èunamestatrice.

–Sepossopermettermiunconsiglio, – continua invece,– dovrebbe fare pace conMarijana.Epoi,peramorediDrago, per favore, accetti ilprestito. Drago desideraardentemente andare alWellingtonCollege, è chiaro.Possiamo fare un prestito inpiena regola o informale,come preferisce. Possiamo

firmare delle carte o farne ameno,permefalostesso.

A questo punto dovrebbeoffrire a Jokiç un’altra birra.Perché gli sia piú facilemettere da parte l’orgoglio ediventare, per quantoriluttante, amici. Ma non lofa. Ha detto abbastanza.AdessotoccaaJokiç…toccaaJokiçpagare ilprossimogiro,tocca a Jokiç dire la sua.Dopodiché, spera, questo

incontro, questa scena, cui siè prestato con tantariluttanza, saranno finiti.Anche se quest’uomo haprodotto con Marijana duefigli angelici, forse anche tre,nonriesceaprovarecuriositànei suoi confronti. Il suointeresse è per Marijana:MarijanaequalunquecosadiMarijanasiastatatrasmessaaisuoi figli. Il suo interesse perMarijana è un interesse

interessatoodisinteressato?IlDio, che amaMarijanadiunamore paragonabile al suo, èun Dio interessato odisinteressato? Non lo sa. Èun interrogativo troppoastratto per il suo umore delmomento.

Jokiç interrompe i suoipensieri. – Lei ha unbell’appartamento.

Una domanda?Un’affermazione? Dev’essere

una domanda, poiché Jokiçnon ha mai vistol’appartamento.Annuisce.

–Bene.Diceche stabene.Sta bene nel suoappartamento.

– Sto beneeconomicamente. È questoche ho detto. Non c’entraniente con l’appartamento.«Stare bene» è un modo didire utilizzato da chi trovaimbarazzante parlare di

denaro. Nel mio caso vuoldire che ho un redditoragionevole.Vuoldirechehoabbastanzapercoprire lemieesigenze e mi avanza anchequalcosa. Posso darlo inbeneficenzasevoglio,oppureposso fare una buona azionecome mandare suo figlio ascuola.

–Mio figliovaascuoladiricchi, conosce amici ricchi,

vuole tutte cose di ricchi,capisce?

– Sí, una scuola di lussopuò portarlo a guardaredall’alto in basso le sueorigini. Questo non possonegarlo. Non mi fraintenda,Mr Jokiç, non sono unentusiastadeicollegidilusso.Nonsonostato ioaproporreilWellington.Ma se è lí cheDrago vuole andare, lososterrò. E poi ho il sospetto

cheilWellingtonnonsiacosídi lussocomevuoleapparire.Un college davvero di lussonon ha bisogno di farsipubblicità.

Jokiç riflette. – Forse, –dice,–forsepossiamofareunfondo fiduciario per Drago.Inquestomodononsarebbe,sa,troppopersonale.

Un fondo fiduciario?Nonèunacattiva idea,anche seèuna soluzione costosa di un

problema semplice. Ma checosa ne sa di fondi fiduciariquesto rifugiato di un paesedelsocialismodistato?

–Cisipotrebbepensare,–dice. – Se volesse fare unacosa assolutamenteincontestabile dal punto divista legale. Potremmoparlareconunavvocato.

– O con la banca, – diceJokiç. – Possiamo fare unconto a nome di Drago, un

conto fiduciario. Lei puòmettere i soldi su un contofiduciario. Cosí è sicuro. Incaso…sa.

In caso di che? Che lui,Paul Rayment, dovessecambiare idea, lasciandoDrago nelle peste? In casodovesse morire? In casodovesse passarglil’innamoramento per lamogliediMiroslavJokiç?

– Sí, si può fare, – dice,

anche se è sempre piúperplesso. Possibile che lafinzione del fondo fiduciariosia tutto quel che serve asalvarel’orgogliodiJokiç?

–EMarijana.– Sí, Marijana. Che cosa

diceva a proposito diMarijana?

– Marijana è semprestanca, per via del lavoro diinfermiera. Due ne ha, duelavori, lei e l’altra vecchia

signora, Mrs Aiello. Nonproprio di infermieraprofessionale, piú lavori dicasa. Se li sommi, cinquantaore a settimana, sessantaore,e poi guidare, la macchinatutti i giorni. Una donnacolta.Nonèbenetuttoquestolavoro di casa per personacolta. La sera torna a casastanca, sempre. Allorapensiamo, forse bastainfermiera,trovaaltrolavoro.

–Mi dispiace. Non avevocapito che Marijana avevadue lavori. Non mi avevaparlatodiunsecondolavoro.

Jokiçlofissaintensamente.C’è forse qualcosa che nonriesceadafferrare?

–Mimancherà se cambialavoro,–dice.–Èunadonnamoltoefficienteecapace.

–Sí,–diceJokiç.–Io,solomeccanico, capisce.Meccanico è niente in

Croazia, niente in Australia.MaMarijanaèpersonacolta.Diplomata in restauro,gliel’ha detto? Non c’è dalavorare con restauro inAustralia, però. A MunnoPara, con chi può parlare?OK,Drago ha tanti interessi,può parlare con lui. PoiincontraMrRayment.

– Le mie conversazionicon Marijana sono statelimitate, – risponde lui

cautamente. – Come tutto ilmio rapporto con lei. Moltolimitato. Ho scoperto che hastudiato arte solo di recente,daMrs Costello, la donna dicuileparlavo.

Lentamente comincia acapire come mai Jokiç,malgrado abbia malmenatosua moglie cacciandola dicasa, sia disposto a prendereun giorno libero dal lavoro epassarlo seduto in macchina

davanti a Coniston Terrace.Jokiç deve pensare che suamoglie, che siaomenopersain assoluto, stia per esseretrascinata via dalla suafamigliaedallasuacasadauncliente pieno di soldi, che hafamiliarità col mondodell’arte e degli artisti; e chel’ambiente elegante diConiston Terrace le abbiainsegnato il disprezzo perl’ambienteoperaiodiMunno.

Jokiç sta facendo un appello,un appello alla sua naturamigliore. E se quell’appellonon dovesse funzionare?Allora? Forse Jokiç pensa dipicchiareanchelui?

Guardami, odiato rivale!,vorrebbe protestare. Tu haiancora gli arti che Dio ti hadato,mentreiohoquestacosamostruosa, oscena, daportarmi appresso! Quandopiscio, la metà delle volte

finisco per farla sulpavimento!Nonpotreisedurretua moglie e portartela via,nemmeno se ci provassi, innessunsenso!

Eppure al tempo stesso lamemoria gli rimandal’immaginediMarijanachesiallunga per spolverare gliscaffalipiúalti,Marijanaconlesuegambefortiebelle.Seilsuo amore per Marijana èdavvero puro, perché ha

aspettato ad annidarglisi nelcuorefinoalmomentoincuilei gli ha fatto intravedere legambe?Perchél’amore,anchequesto tipo d’amore che luisostiene di praticare, habisognodellospettacolodellabellezza per prendere vita?Che c’entrano in teoria lebelle gambe con l’amore, oanchecoldesiderio?Oforseèquesta lanaturadellanatura,sulla quale non ci si

interroga? Come funzional’amoretraglianimali?Tralevolpi?Trairagni?Cisarannobelle gambe tra le femminedei ragni, e la loro forza diattrazione sarà capace diconfondere il maschio anchementre loattrae?SichiedeseJokiç abbia un’opinione inmerito.Madicertononglielodomanderà. Ne ha avutoabbastanza di Jokiç per quel

giorno, e Jokiç, sospetta, neavràavutoabbastanzadilui.

– Prende un’altra birra? –chiede,soloperforma.

–No,devoandare.Jokiç deve andare. Lui

deve andare. Dove devonoandare,queidue?Unoal suoletto vuoto a Munno Para;l’altro al suo letto vuoto aConiston Terrace, dove puòrimanere sveglio la notteintera,sevuole,adascoltareil

ticchettio dell’orologio delsalone. Potrebbero anchemetter su casa insieme.MutteJeff.

Venti

Gli ci vuole quasi un’ora,zoppicando qua e là per ilparco, per rintracciare

ElizabethCostello.Allafinelatrova vicino al lungofiume,seduta su una panchina,attorniata dalle anatre che aquanto pare sta nutrendo.Quando lui si avvicina leanatre si sparpaglianospaventate e scivolano dinuovo starnazzandonell’acqua.

Si puntella nell’erbadavanti a lei. Sono le seipassate ma il sole è ancora

caldo.–CercoDrago,–dice.– Ha idea di dove lo possotrovare?

–Drago?Nonneho idea.Avevo capito che si fermavadalei.Edimenons’informa?Non le interessa sapere comeho passato la notte dopo chelei mi ha cosí rudementecacciatovia?

Lui ignora la domanda. –HoappenaavutounincontroconilmaritodiMarijana.

– Miroslav. Sí,pover’uomo, si sente cosíumiliato.Primadituttoperlasua stessa gelosia, e ora peraverscopertochetipoèilsuorivale.Checosaglihadetto?

– Gli ho chiesto diripensarci. Gli ho detto dimetterel’interessediDragoalprimo posto. Gli ho ripetutochelamiaeraun’offertasenzacondizioni.

– Apparentemente senza

condizioni,vuoldire.– Assolutamente senza

condizioni.– E delle condizioni del

cuore, Paul, che dire dellecondizionidelsentimento?

– Le condizioni del cuoresonofuoridiscussione.IsoldisonoperglistudidiDrago.Èassurdo insinuare che stiacercando di comprare suamadre.

– Assurdo? Dovremmo

sentire Marijana in merito.Lei potrebbe vederla in unaltromodo.Panper focaccia,potrebbe dire, per ogni panec’èunafocaccia.Leihaoffertoilpane,adessostaaMarijanaoffrire la focaccia giusta, lapagnottaappropriata.

–Nonsiavolgare.–Be’, devo confessare che

ancora non ho capito cosa civede nella sua signora deiBalcani. Ai miei occhi è un

po’tracagnottaedecisamentemalridotta. Non avrei maicreduto che le piacessero ledonnediqueltipo.Unuomoalto e una donna massiccia:un po’ come in un varietà.Uno come lei potrebbe averedimeglio.Macomesidice:degustibus…

Lamia opinione, per quelchevale, è che se aspira aunamore corrisposto farebbebenearinunciareaMrsJokiç.

Non fa per lei. La suaalternativa migliore rimaneMarianna, Marianna con ledue enne. Un accordo conMarianna, o con una comelei, funzionerebbe moltobene.Perunuomosolodellasuaetà,chenonvuole,perviadel suo impedimento,comparire in pubblico,sarebbe piú che normaleincontrare in casa, unpomeriggio alla settimana,

un’amica discreta comeMarianna,unache,incambiodei favori che di tanto intantoleconcede,accetterebbeunpiccoloregalo.

Sí, Paul, un pensiero, unregalo. Dovrà abituarsi apagare. È finita con l’amorelibero,gratuito.

–Nonpossoamarechimipare?

–Certochepuòamarechilepare.Maforsed’ora inpoi

dovràtenersiilsuoamorepersé.Comeunositieneperséilraffreddore o l’herpes, perrispettodelprossimo.

Comunque, se il suoverdetto è cheMariannanonva bene, chi sono io perinsistere? In tal caso, perchénon telefonare a Mrs Putts?Le dica che è di nuovo incerca di un’infermiera. Ledicachenevorrebbeunanontroppo giovane, ma

nemmeno troppo vecchia,con un bel seno e polpacciben modellati, libera, con osenza figli, non importa,megliosenonfumatrice.Chealtro? Di temperamentovivace, vivace e di buoncarattere.

Ma poi perché ricorrere aMrs Putts? Perché sottoporsialla solita tiritera diingaggiare infermiere di cuipoi s’innamora? Metta un

annuncio sull’«Advertiser».«Gentiluomo, sessantenne,senza figli, vigoroso anche selimitatonelladeambulazione,cerca signora, 35-45, peramore, paternità spirituale.Bel seno, eccetera. Noavventuriere».

Non mi fulmini a quelmodo, Paul. Sto scherzando,tanto per parlare. Stiatranquillo, ho imparato lalezione. Non proverò piú ad

accoppiarla, promesso. Se hadeciso che nessuno potràsostituire Marijana nel suocuore, che dovrà essereMarijana o niente, io cedo,accetto. Dovrei informarlaperòcheMarianna, lapoveraMarianna, l’altra, èprofondamente ferita per ilmodo in cui è stata trattata.Singhiozza con la faccia nelfazzoletto. Consolati, le dico,di pesci è pieno l’oceano. Ma

lei non si lascia consolare.Dopo tutto quello a cui si èesposta per lei, è stato unbrutto colpo per il suoorgoglio. Mi trova troppograssa!, si dispera.Stupidaggini, dico io, il suocuoreèaltrove,tuttolí.

Ma forse iononhocapitoniente di lei. Forse non èall’amore corrisposto cheaspira. O forse la sua ricercad’amorenenascondeunapiú

profonda. Di quanto amoreha bisogno uno come lei,dopotutto, Paul,oggettivamente parlando? Ouna comeme?Zero.Non neha proprio bisogno. Nonabbiamo bisogno d’amore,noi vecchi. Quello di cuiabbiamo bisogno sono leattenzioni: qualcuno che citenga per mano di tanto intanto, quando ci viene latremarella, qualcuno che ci

faccia una tazza di tè, che ciaiuti a scendere le scale.Qualcuno che ci chiuda gliocchi quando viene la nostraora. L’assistenza non c’entracon l’amore. È una cosa chequalunque infermiera che siguadagniilsuostipendiopuòfornire, fintanto che non lechiediamodipiú.

Fa una pausa perriprendere fiato; finalmentehaun’occasioneperparlare.–

SonovenutoacercareDrago,–dice,–nonasentireleichesispremelemeningisullamiasituazione. Conoscoperfettamente la differenzatra amore e assistenza. Nonmi sono mai aspettato cheMarijana mi amasse. La miasperanza, in quantogentiluomo sessantenne, èsolo di fare quello che possoper lei e per i suoi figli.Quanto ai miei sentimenti, i

miei sentimenti sono affarmio. Certamente non libutterò di nuovo in faccia aMarijana.

–Ancoraunaparola,vistocheèdecisoa essere scettico.Non sottovaluti il desideriocheè in tuttinoi, ildesiderioumano, di stendere un’alaprotettiva.

–Intuttinoi?–Sí, intuttinoi.Anchein

lei.Seèunessereumano.

Basta con le chiacchiere.Le braccia gli fanno male,sentetroppocaldoevorrebbesedersi. Ma se si dovesseaccomodare accanto a MrsCostello, assomiglierebberotroppoaquellochenonsono:una vecchia coppia sposatachefaunasostaperriposarsi.E poi, dopotutto, c’è un’altracosadadire.

– Perché fare tanti sforziperme,MrsCostello?Perme

che sono solo un pescepiccolo.Non si èmai chiestase avere scelto me non siastatounerrore…seiononsiaunerrore,dallaAallaZ?

Unagiovanecoppia suunpedalò dalla forma di cignogigante passa loro accantosorridendoallegramente.

– Certo che me lo sonochiesto, Paul. Tante volte. Enaturalmente, secondo certicriteri, leièdavverounpesce

piccolo.Mabisognachiedersi:quali sono i criteri? E poi,quanto piccolo? Pazienza,midico:forsec’èancoraqualcosadaspremeredalui,saràcomespremere l’ultima goccia daun limone, o come cavaresangue da una rapa. Ma sí,potrebbe avere ragione, puòdarsicheineffettileisiastatoun errore, lo ammetto. Se leinon fosse stato un erroreforsenonsareiancoraquiad

Adelaide. Sono ancora quiperché non so cosa fare conlei.

E allora, dovrei forsecedere? Dovrei abbandonarlae ricominciare da qualchealtra parte? Sono sicura chequestolafarebbefelice.Maionon posso. Sarebbe un colpotroppo duro almio orgoglio.No,devocontinuare finoallafine.

–Finoallafine?

– Sí, devo andare fino infondo.

Lui spera di sentirequalcos’altro.Speradi sentirequale sarà la fine. Ma lei hachiuso la bocca, e guardaaltrove.

– Comunque, – continualui, – nel tentativo di capireche ci faceva nella mia vita,non ho fatto che formulareipotesi. Non starò a riferirletutte, anche se non le

nascondo che nessuna èparticolarmente lusinghieraper lei. Laprima, e ancora lapiú plausibile, è che lei mivoglia come modello per unpersonaggiodiunlibro.Intalcasolascicheleripetaancoraquello che le dicevo unminutofaecheperleisembradifficile da accettare. Fin dalgiornodelmio incidente, dalgiorno in cui avrei potutomorireeincuisembrainvece

sia stato risparmiato, sonostato tormentato dall’idea difare del bene. Prima che siatroppo tardi mi piacerebbefare un atto che – mi scusil’espressione – sia unabenedizione, per quantomodesta,nellavitadeglialtri.Perché?,mi chiederà lei.Allafine dei conti perché non hofigli miei da benedire comefarebbeunpadre.Devesapereche non avere avuto figli è

stato il grande sbaglio dellamia vita. Per questo il miocuore sanguina, incontinuazione. Per questo hounablessurenelcuore.

Sorridapuresevuole,MrsCostello. Ma lasci che lericordichec’èstatountempoincuierounperfettoragazzocattolico. Prima chel’olandese ci sradicasse e ciportasse all’altro capo delmondo,andavoascuoladalle

venerabilisuorediLourdes.Enon appena arrivammo aBallarat fui affidato alle curedei Fratelli Cristiani. Perchéfare una cosa del genere,ragazzo? Perché mai peccare?Non vedi come il cuore diNostroSignoresanguinaperiltuo peccato? Gesú e il suocuore sanguinante non sonomai scomparsi dalla miamemoria, anche se da tantoormai mi sono lasciato la

Chiesadietrolespalle.Perchéleparlodiquesto?Perchénonvoglio piú ferire Gesú con lemie azioni. Non voglio farsanguinareilsuocuore.Seleivuole diventare la miacronista dovrà capire questacosa.

– Un perfetto ragazzocattolico. Lo vedo, Paul. Lovedo fin troppo chiaramente.Non dimentichi che io stessasono, a mia volta, una brava

ragazza cattolica irlandese,una Costello di Northcote aMelbourne. Ma prosegua,prosegua, trovo la cosaaffascinante, la trovointeressante.

–Quandoeropiúgiovanenon parlavo con la stessalibertàconcuiparlooggi,MrsCostello. La dignità me loimpediva, la dignità e lavergogna. Ma lei è unascrittrice professionista, mi

dico, nel campo delleconfidenze, comeunmedico,o un avvocato, o uncommercialista.

– O un prete, nondimentichiipreti,Paul.

– O un prete. Comunquesia, dopo ilmio incidente hocominciato ad allentare unpo’tuttaquellamiareticenza.Se non parli ora, mi dico,quando parlerai? Mi dico: EGesú approverebbe? È questa

ladomandachemirivolgodiquesti tempi, continuamente.È quello il criterio che cercodirispettare.Noncontuttoloscrupolo necessario, loammetto. Il perdono, peresempio: non ho intenzionedi perdonare il ragazzo chemi è arrivato addosso con lamacchina, non importa quelche ne dice Gesú. MaMarijana e i suoi figli…voglio tendere una mano

protettiva su di loro, vogliobenedirlievederliprosperare.Questa è una cosa di cuidovrebbe prendere atto perquantomiriguarda,enonmisembrachelofaccia.

Quel che ha detto apropositodelmetteredapartela reticenza, del dire quelloche pensa, non è,strettamente parlando, laverità.AncheaMarijananonha davvero aperto il suo

cuore.Perchéallorasimetteanudo cosí davanti allaCostello, che non ècertamenteunasuaamica?Cipuò essere solo una risposta:perché lo ha esaurito. Unaperformance di grandeprofessionalità da parte sua.Ci si apposta accanto allapreda e si aspetta, e prima opoi la preda cede. Il tipo dicosachetutti ipretisanno.E

tutti gli avvoltoi.L’avvoltologia.

– Simetta seduto, Paul, –gli dice. – Non possocontinuare a strizzare gliocchiperguardarla.

Lui si accasciapesantementealsuofianco.

–Ilsuocuoresanguinante,– mormora. Il sole altramonto si riflette con talevivezza sulla superficiedell’acqua che lei deve

ripararsi gli occhi con lemani.Lafamigliadelleanatre,anzipiúchelafamigliailclandelle anatre, si staorganizzando per un’altraincursione a terra.Evidentementelui,l’intruso,èstato valutato e giudicatoinnocuo.

– Sí, il mio cuoresanguinante.

– Il cuore può essere unorganomisterioso.Ilcuoreei

suoi movimenti. Oscuro, lodefiniscono gli spagnoli. Ilcuore oscuro, el oscurocorazón.Èsicurodinonaveresolo il cuore un po’ oscuro,Paul, malgrado tutte le suebuoneintenzioni?

Avevapensatocheavrebbefatto un gesto di pace; avevapensato di offrire alla donna,se non un tetto per la notte,almenounbigliettoaereopertornareaMelbourne.Maora

la vecchia irritazione gliripiomba addosso. – E lei èsicura – risponde gelido – dinon vedere complicazionidove non ce ne sono, peramorediquelleorribilistoriechescrive?

Mrs Costello fruga nellaborsa di plastica che ha sulleginocchia,sbriciolaunpaninoe lo lancia verso le anatre.Fanno una gran cagnara

quando si buttano tutteinsiemesullorotesoro.

– Tutti noi vorremmoesserepiúsemplici,Paul,–glidice, – ognuno di noi.Soprattuttomanmanocheciavviciniamo alla fine. Masiamo creature complicate,noi esseri umani. È questa lanostra natura. Lei vorrebbeche fossi piú semplice,vorrebbe a sua volta esserepiú semplice, piú nudo.

Ebbene, io guardo conmeraviglia i suoi sforzi perspogliarsi. Ma ha un costoquelcuoresemplicechetantodesidera,quelmodosemplicedivedereilmondo.Miguardiunpo’.Checosavede?

Luitace.– Lasci che glielo dica io

quello che vede, o quello chediceasestessodivedere.Unavecchia vicino al greto delfiume Torrens che dà da

mangiare alle anatre. Unavecchia che sta per finire labiancheria pulita. Unavecchiachelairritaconquelleche ritiene le sue astuteinsinuazioni.

Ma la realtà è piúcomplicata di cosí, Paul. Inrealtà lei vede molto di piú.Lovedeeloblocca.Vedeunaluce piuttosto stridente, peresempio. Una figuraintrappolata da quella luce

vicino all’acqua che fluiscemorbidamente. Lance di luceche la feriscono, cheminaccianoditrafiggerla.

Complicazioni inutili?Non credo. Un’espansione.Come respirare. Inspirare,espirare. Espansione,contrazione. Il ritmo dellavita.C’èinleilapossibilitàdiessereunapersonapiúpiena,Paul, piú generosa e piúespansiva, ma non se lo

permette. Laprego:non taglicorto con questa fuga dipensieri.Inseguafinoallafinei suoi pensieri e i suoisentimenti.Liseguaegrazieaessi crescerà. Come diceva ilnostro amico, il poetaamericano, sempre s’intesseun velo fittizio da una cosaall’altra. Ma perdo lamemoria.Diventosemprepiúsvanitaognigiornochepassa.Unpeccato.Perquestocerco

difarlequestapiccolalezione.Latrovavicinoallungofiume,seduta su una panchina,attorniata dalle anatre che aquanto pare sta nutrendo…può essere semplice comeracconto, la sua semplicitàpuò perfino ingannare, manon va bene. Non mi favivere.Farmivivereforsenonèimportanteper lei,maha ildifetto di non far viverenemmeno lei. O anche le

anatre, in alternativa, sepreferisce non avere me inprimopiano.Diavitaaquesteumili anatre e loro darannovita a lei, gliel’assicuro. Diavita a Marijana, se diMarijanasidevetrattare,eleiledaràvita.Èelementare.Malaprego,mi facciaun favore,lasmettaditergiversare.Nonso per quanto tempo ancorapotrò continuare la miaesistenzainquestomodo.

– A quale modalità diesistenzasiriferisce?

– Alla vita in pubblico.Sulle pubbliche piazze,facendo ricorso ai servizipubblici. Alla vita incompagnia di ubriaconi esenza casa, quelli che untempo chiamavamovagabondi. Non si ricorda?L’avevo avvertita che nonavevounpostodoveandare.

– Tutte idiozie. Può

prendere una stanza in unalbergo.Puòprendere l’aereoper tornare a Melbourne odovunque voglia andare. Lepresteròioisoldi.

– Sí, lo potrebbe fare,proprio come potrebbeliberarsi di questi fastidiosi,volubiliJokiçevendereilsuoappartamento e trasferirsi inunpensionatoperanziani,unposto ben organizzato. Manon lo fa. Siamo quelli che

siamo,Paul.Questa,perora,èla vita che abbiamo avuto insorte, e ci tocca viverla.Quando sono con lei sono acasa;quandononsonoconleisono senza casa. Cosí hadeciso la sorte. È sorpreso disentirmi dire questo? Nondovrebbe esserlo. Ma non sidia troppa pena. Sonodiventata straordinariamentebravainquestanuovavita.Aguardarmi non direbbe che

vivo cosí frugalmente, non èvero? E nemmeno che sonogiorni chenonmangionulla.Salvoqualchechiccod’uva.

Luitace.– Comunque adesso basta

parlare di me. Continuo aripetermi: Abbi pazienza,PaulRaymentnonhachiestocheglipiombassi sulle spalle.Ma certo sarebbe di grandeaiuto se Paul Rayment sisbrigasse. Come ho

accennato,puòesserechestiaavvicinandomi al mio limite.Nemmeno s’immaginaquanto sono stanca. E non èquel tipodi stanchezzachesirisolve con una notte diriposo come si deve, in unletto come si deve. Lastanchezza cui faccioriferimentoormaifapartedelmioessere.Ècomeuncolorechehacominciatoapenetrarein tutto quello che faccio,

tutto quello che dico. Misento, per usare la parola diOmero, sfibrata. Una parolache le è familiare,mi sembradiricordare.Nonhopiúforzatensile. La corda del violinoche era tesa s’è allentata ed èdiventata secca come un filodi cotone. E non parlo solodell’io corporeo. Ma anchedellamente: allentata, prontaperunsonnoconfortevole.

Èdamoltochenonguarda

ElizabethCostello,chenonlaguarda bene. In parte perchéè avvolta da una nube diirritazione, inparteperché latrova cosí scialba, cosíincolore,propriocome i suoivestiti, assolutamenteanonimi.Ma ora le dedica lasua piena attenzione, e difattoèpropriocomedice:haperso peso, la pelle sullebracciapende flaccida, il visoèpallido,ilnasoaffilato.

– Se solo me l’avessechiesto, – dice, – l’avreiaiutata,pergli aspettipratici.Sono pronto ad aiutarlaadesso.Maperilresto,–alzale spalle. – Non stotergiversando, o almeno nonmi pare. Sto agendo a unritmo che mi viene naturale.Non sono una personaeccezionale, Mrs Costello, enon posso trasformarmi in

eccezionaleperamorsuo.Mispiace.

Aiuterà quella donna. Neha tutte le intenzioni. Lepagherà una cena. Lecompreràunbigliettoaereo,eandrà con lei finoall’aeroporto,persalutarla.

– Uomo di ghiaccio, – glidice lei.Dicequellaparoladicondannaconleggerezza,conunsorriso.–Poverouomodighiaccio. Ho fatto del mio

meglio per spiegarglielo, malei non capisce niente. Lei èstatomandato ame, io sonostatamandataalei.Perchésiaandata cosí lo sa solo Dio.Adesso leidovràoccuparsidisé come può. Io cercherò dinonmetterlepiúfretta.

Si alza inpiedi,non senzadifficoltà, ripiega la suaborsavuota.–Addio,–dice.

Permoltotempodopochese n’è andata lui rimane lí, a

guardare il fiume con gliocchi socchiusi, scosso. Leanatre, abituate a esserenutrite, incoraggiatedallasuaimmobilità,gliarrivanoquasisotto ipiedi,ma luinonci facaso.

Dighiaccio: èdavverocosíche appare agli estranei?Vorrebbe protestare. Lui siaugura solo il bene del suoprossimo, i suoi amici lopossono testimoniare –

persone che lo conosconomolto meglio di quanto nonloconoscalaCostello.Ancheladonnacheuntempoèstatasua moglie lo ammetterebbe:lui non augura il male anessuno, anzi tutto ilcontrario. Come è possibilechiamare di ghiaccio unuomo il cui cuore desidera ilbene,unochequandoagisce,agiscecolcuore?

Di ghiaccio non era

un’espressione che usava suamoglie.Quello che diceva leieratuttodiverso:credevofossifrancese, diceva lei, credevoche avessi una qualche idea.Un’idea di che? Per annil’aveva lasciato a interrogarsisu quelle parole. Di che cosasi supponeva che i francesi,sia pure solo i francesi dellefavole, avessero un’idea? Diquellocheavrebbefattofeliceuna donna? Quello che farà

felice una donna è unindovinello antico come laSfinge. Perché mai unfranceseavrebbedovutoavereil potere di scioglierlo, etantomeno uno francese solodinome,comelui?

Dighiaccio,cieco. Inspira,espira. Non accettaquell’accusa; non crede chesiavera.Laveritànonsidicecon rabbia. La verità si dice,se mai si arriva a dirla, con

amore.Losguardodell’amorenon s’inganna. L’amore vedequello che c’è di meglionell’amato anche quandoquesto lotta per venire allaluce. Chi è Marijana?Un’infermiera di Dubrovnikconlavitacorta, identigiallie delle gambe decenti. Chi,eccetto lui, con lo sguardodell’amore, vede la timidagazzella dagli occhi a

mandorla che si nascondedentrodilei?

È questo che ElizabethCostello non capisce.ElizabethCostellopensaa luicome a una punizionepiombatale addosso peraffliggere gli ultimi giornidella sua vita, una penaincomprensibile che è statacondannata a pronunciare,recitare, ripetere. Lo guardacon disgusto, con

insofferenza, esasperazione,delusione, con tutto tranneche con amore. Ebbene, laprossimavoltachelarivedeledarà una lezione. Non dighiaccio, le dirà, e nemmenofrancese.Unuomochevede ilmondoamodosuoecheamaamodosuo.Eancheunuomoche non molto tempo fa hapersounapartedelsuocorpo:questo non lo dimentichi.Abbia un po’ di compassione,

ledirà.Allora forse troverà insédichescrivere.

Ventuno

Drago. Continua aintrigarlo il fatto che Dragosembra ignaro della sua

grande bellezza. Non è unnarcisista,nonèunriflessivo.Ma d’altra parte, se fosse piúconsapevole di sé perderebbeforse quell’aria di indomitocandore, quello sguardo daguerriero.

Ci sarà un equivalentefemminile del candoredragoniano? La purezza delleAmazzoni?Blanka, la sorella,l’incognita, come sarà? Laincontreràmai?

Narcisonellostagnoscopríun gemello da cui nonriusciva a distaccarsi. Ognivolta che gli sorrideva, ilgemello gli sorrideva a suavolta. Ma ogni volta che sichinava a baciare quellelabbra invitanti il gemello sidissolveva increspandosicomeunfantasma.

Niente narcisismo inDrago:nonancora,forsemai.Niente narcisismo nemmeno

in Marijana. Un trattoammirevole a suo modo.Strano che si sia invaghitodiMarijana, considerando chein passato si era sempreinnamorato di donne cheamavanosestesse.

Quanto a lui, non è maistato a suo agio con glispecchi. Molto tempo primaaveva coperto con unlenzuolo lo specchio delbagno e aveva imparato a

radersi senza guardarsi. Unadelle cose piú irritanti cheaveva fatto la Costellodurante il suo soggiorno erastato proprio togliere ildrappo. Appena se n’eraandata lui l’aveva subitorimessoalsuoposto.

Copre lo specchio delbagno non solo perrisparmiarsi la vista di sestesso brutto, che invecchia.No: il gemello imprigionato

dietro il vetro gli sembraprimadi tuttonoioso.Graziea Dio, verrà il giorno, pensatrasé,incuinonlodovròpiúvedere!

Quattromesi sono passatida quando è stato dimessodall’ospedale e restituito allasuavitadiprima.Lamaggiorparte di quel tempo l’hapassata rinchiuso in questoappartamento senza quasivedere il sole. Da quando

Marijanahasmessodivenirenonhapiúmangiatocomesideve. Non ha fame, non sipreoccupa di prendersi curadisé.Ilvoltocheminacciaditrovarsi davanti nellospecchio è quello di unbarbone spigoloso, con labarba incolta.Di fattopeggioancora. Su una bancarella dilibri vecchi lungo la Sennauna volta aveva pescato untesto dimedicina con le foto

dei pazienti della Salpêtrière:casi di mania, demenza,malinconia, corea diHuntington. Malgrado lebarbe incolte, malgrado icamicioni dell’ospedale,subito aveva riconosciuto inloro dei fratelli spirituali,cugini che l’avevanopreceduto su una strada cheun giorno avrebbe presoanchelui.

Pensa a Drago perché,

dopo lanottepassatanel suoappartamento, Drago non ètornato e nemmeno hamandato un qualunquemessaggio. E pensa aglispecchi per via del raccontodiMrs Costello, la storia delvecchiocheavevatrasformatoSinbad in schiavo. MrsCostello vuole farne l’oggettodi una qualche storia che lefrulla per la testa. Glipiacerebbe pensare che, a

partire dall’episodio diMarianna, sia riuscito aresistere ai suoi piani, atenerla a distanza. Ma èdavvero cosí? Trema alpensiero di quello che il piúfugace riflesso in unospecchio potrebbe rivelargli:l’immagine di una vecchiastregadaicapelliarruffatie ilpettonudo,chebrandisceunafrusta mentre ghigna al di

sopradella sua spalla, e gli siavvinghiaallagola.

Dovrebbe scrivere unaletteraaMarijana,presso suacognata, a casa sua, odovunque si trovi.Per favorenon allontanarti da me.Qualunque cosa abbia detto,prometto di non dirlo piú. Èstato un errore. Non cercheròditrascinartiinunamaggioreintimità. Anche se hai fattopermemoltodipiú,moltodi

piúdiquellocherichiederebbeil tuo dovere, non sono maistato abbastanza folle daconfondere la tua gentilezzaconl’amore,conl’amorevero.Quello che offro aDrago, e ate attraverso Drago, è unpegnodigratitudine,nientedipiú.Per favoreaccettalocometale. Ti sei occupata di me;adesso voglio restituirtiqualcosa, se me lo permetti.Mioffrodiprendermicuradi

te o almeno di sollevarti dipartedel tuofardello.Tioffroquesto perché nel mio cuore,nel profondo, tengo a te e altuobene.Ateeaituoi.

Tenerci: gli riesce discriverlo, nero su bianco,masi farebbe degli scrupoli apronunciarlo, a farne il suodiscorso. Un’espressionetroppo inglese, troppocircoscritta. Forse Marijanadei Balcani, lei che si prende

cura degli altri, costrettaancorapiúdiluiacondurrelasua vita in una linguastraniera, condividerebbe isuoi scrupoli. O forse no.Forseleiavevaaccettatosenzatropporifletterciquellocheleera stato detto dal comitatod’esame: che la professionealla quale veniva iniziata nelmondoanglofonoeradefinitauna professione assistenziale;che dunque il suo compito

sarebbe stato prendersi curadella gente; e che tale formadi cura non avrebbe avutonulla a che fare con il cuore,tranne,naturalmente,cheneicasidicardiopatia.

Eppure non è proprioquesto quello in cui lui si ètrasformato negli ultimiquattro mesi – un malato dicuore, un cardiaque? Untempo il cuore era il suoorganopiúforte.Tuttiglialtri

organi potevanoabbandonarlo – intestino,milza, cervello – ma il suocuore,messoaduraprova inMagill Road e poi nella salaoperatoria, l’avrebbesostenutofinoinfondo.

Poi aveva incontratoMarijana,eilsuocuoreavevasubítouncambiamento.Nonè piú quello di una volta, ilsuo cuore. Adesso spasimaper servire Marijana,

Marijanae tutti coloroche leappartengono. Ha ricevutotanto da lei, il suo cuoreadesso vuole a sua voltarestituire. Restituire non èesattamente come ripagare,dovrebbe aggiungere in unanotaapièdipagina.Scusamiper la lezione di lingua,anch’io sono incerto, anch’iomimuovosusuolostraniero.

Cara Marijana, scrive,questa volta con una vera

penna e su un vero foglio dicarta,Tudavveropensi,o tuomarito davvero pensa, che incambio della retta per lascuola di Drago cercherei diinfliggerti la mia presenza?Nonme lo sognonemmeno, ecomunque Mrs Costello èsempre lí che incombe, acontrollare che non esca dallerighe. «Non c’è donna cheabbia occhi per vedere, chestarebbe con uno come lei»,

dice Mrs Costello. E io nonpotreiesserepiúd’accordo.

Forse hai dovuto vedermitroppospessoper lavoro, forsedavverotroppo.Malasciacheti dica queste parole: per lecure disinteressate chemi haiprestatotisarògrato finoallamorte. Se propongo dioccuparmi degli studi diDrago è solo un modo perripagarequeldebito.

Con Miroslav abbiamo

parlatodiunfondofiduciario.Seunfondofiduciarioèquelloche serve perché Miroslav sisentaa suoagio,mi occuperòdi organizzarne uno – perDrago, anzi per tutti e tre ituoifigli.

Ho avuto il tuo indirizzoda Mrs Costello, che sembrasapere tutto. Vorreste, tu eMiroslav, per favore,ripensarci su, e farmi l’onorediaccettareundonoche,come

dicono gli inglesi, è senzacondizioni?

Tuo,PaulRayment

Ventidue

La lettera a Marijana èindirizzata presso Mrs LidijaKaradžiç, a Elizabeth North.

Spera che ci sia una solaKaradžiçaElizabethNorth;esperadiavermessogliaccentialpostogiusto.

La risposta di Marijanaarriva due giorni dopo, nonin forma di lettera – e delrestononseneaspettavauna,immagina che razza ditormento sarebbe per leiscrivere in inglese – ma ditelefonata.

– Mi dispiace di non

venire a trovarla, MrRayment, – dice, – maabbiamo avuto problemi diogni tipo. Blanka (capito,Blanka?) ha problemi –.Vienefuorituttaunastoriasuuna catenina d’argento, unacateninachenonènemmenod’argento e che si puòcomprare al mercato deicinesiperundollaroemezzo.Un negoziante, un ebreo,accusaBlankadiaverlapresa,

anche se Blanka non l’hapresa, ma l’ha presa una suaamicael’hainfilatanellatascadi Blanka. Lei la volevarimettere a postoma non haavuto tempo; e l’ebreo diceche la catenina, che non èd’argento vero, costaquarantanove dollari enovantacinque, e la vuoleportare in tribunale perquesto, tribunale minorile.Cosí ora Blanka si rifiuta di

mangiare e pure di andare ascuola anche se tra unasettimana ci sono gli esami esta in camera sua tutto ilgiorno, tranne ieri seraquandosièvestitaedèuscitasenzadiredoveandava.EMelnon sa che fare e lei non sache fare. Cosí forse lui, PaulRayment,conoscequalcunoacui parlare di Blanka,qualcuno che a sua volta

possaparlareall’ebreoefargliritirareladenuncia?

–Come fai a sapere che èebreo,Marijana?–lechiede.

– OK, è ebreo, non èebreo,nonimporta.

– Forse anch’io sonoebreo. Sei sicura che io nonsiaebreo?

– OK, lasciamo perdere.Mi è scappato.Non è niente.Senonvuoleparlareame,midica,finiamo.

–Certochevoglioparlare.Certochevoglioaiutare.Checistoafaresuquestaterrasenon per dare una mano?Dammi i particolari.Raccontami dove e quando èsuccessa questa storia dellacatenina d’argento. E dimmidi piú di questa amica diBlanka,quellacheeracon leinelnegozio.

– Ecco qui. Il negozio sichiama Happenstance, –

sillaba la parola, – a RundleMall, il manager è MrMatthews.

– E quando è successaquestastoriaaHappenstance?

– Venerdí. Venerdípomeriggio.

–Elasuaamica?–Blankanonvuoledire il

nomedell’amica.ForseTracy.Nonso.

– Vedrò cosa posso fare,Marijana. Non sono la

personapiúadattaperquestogenere di cose, ma vedròquello che posso fare. Dovepossoraggiungerti?

– Può telefonarmi. Ha ilmionumero.

– Telefonarti a casa?Pensavo che stessi con tuacognata. Ti ho scritto unaletterapressodilei.Nonl’hairicevuta?

C’è un lungo silenzio. – Ètuttofinito,–diceMarijana.–

Mipuòtelefonare.

QuellocheMarijanavuoleèunuomodipotereeluinonè un uomo di potere, non ènemmeno tanto sicuro diapprovarlo il fenomeno degliuomini di potere. Maprobabilmente cosí vanno lecose in Croazia, e allora peramore di Marijana e peramoredella sua figlia infeliceche ormai avrà certamente

appreso la lezione – ovveroimparatoaesserepiúcauta,astarepiúattentaquandoruba– lui è disposto a provarci. Epoi, dopotutto, ha davverotorto Marijana a credere cheunuomoconunnomesoavecomeRayment, conuna casaconfortevoleinunadellezonepiú chic della città e conabbastanza soldi da poterneregalare possa smuovere lecose in un modo che non è

dato a unmeccanico con unbuffonomecomeJokiç?

–MrMatthews?–dice.–Sí.– Posso scambiare due

paroleconleiinprivato?Happenstance–chevende

quella che definisce roba ditendenza–nonèperò il tipodi locale dove è possibileappartarsi a scambiare dueparole. Sarà, al massimo,cinquemetri quadri. È pieno

di rastrelliere fitte fitte divestiti,cisonounacassaeunbancone, c’è la musica cherimbomba dall’alto, tutto lí.Dunquequellochehadadirea Mr Matthews va dettodavantiatutti.

– Una ragazza è statafermata qui per aver rubatoqualcosa nel negozio, – dice.– Venerdí scorso. BlankaJokiç.Ricordal’episodio?

MrMatthews, che forse è

ebreo o forse non lo è, e chefino a quel momento è statosuper-affabile, s’irrigidiscevisibilmente.MrMatthewshapocopiúdivent’anni;èaltoemagro e ha larghesopracciglia scure. I capellisonoossigenati e riuniti sullatesta in tante punte dure eaguzze.

– Mi chiamo PaulRayment,– continua.–SonounamicodellafamigliaJokiç.

Posso dirle qualcosa diBlanka?

Il ragazzo – cos’altro è senon un ragazzo? – annuisceguardingo.

– Blanka non aveva maifattonientedelgenereprima.Davenerdíscorsononfachetormentarsi, fustigarsi. Sivergogna della cosa. Nonvuole nemmeno farsi vederein pubblico. Oserei dire chehaimparatolalezione.Èsolo

una bambina, credo che nonserva a niente denunciarla.Cosí sono venuto a farle unaproposta. Vorrei pagare perl’oggettocheavevapreso,chemisembrafosseunacateninad’argento in vendita acinquantadollari.

– Quarantanove enovantacinque.

–Inoltre,seleièd’accordoa ritirare la denuncia sonoprontoacompraremercequi

da lei per, diciamo,cinquecento dollari. In segnodi buona volontà, tutto allalucedelsole.

Il giovane Mr Matthewsscuote il capo. –È la politicaaziendale,–dice.–Ogniannoperdiamo il cinque per centodeiprofitti in tutte le filiali,acausa dei furti. Dobbiamomandare un segnale aitaccheggiatori: derubateci esaretedenunciati.Contuttoil

peso della legge. Tolleranzazero. È questa la nostrapolitica.Midispiace.

– Perdete il cinque percento ma ricaricate quelcinque per cento sui prezzi.Non è una critica, soloun’osservazione. Avete unapolitica nei confronti deitaccheggiatori.Piúchegiusto.MaBlankanonèunaladra.Èsolo una ragazzina che pensacome pensano le ragazzine,

stupidamente.Èagli altri chele cose vanno male, pensa,nonsuccederàame.Ecco,orasachepuòandaremaleanchea lei. Se voleva darle unalezione gliel’ha data. Non ladimenticherà. Non ruberàpiú.Nonnevalelapena, l’hafattastaretroppomale.Alloraper tornare alla mia offerta:leifaunatelefonataeritiraladenuncia; iopago la catenina

e cinquecento dollari dimerce,ora,subito.

Mr Matthews tentenna,visibilmente.

– Seicento dollari. Ecco lamia carta. La polizia non havoglia di seguire questi casi.Hanno di meglio peroccupareillorotempo.

–Nonèunadecisionecheposso prendere io, cioèunilateralmente.Neparleròalmanager.

–Èleiilmanager.– Io sono il direttore di

questo negozio. Ma c’è ilmanager di tutta l’area.Parlerò con lui. Non possoprometterle niente: come ledicevo, la politica aziendale èdidenunciareifurti.Èl’unicomodo per mandare unsegnale della nostradeterminazione.

– Parli subito con ilmanagerdell’area.Lochiami.

Ioaspetterò.–MrDeVitononèincittà.

Saràdiritornolunedí.– Mr DeVito sarà fuori

città ma non è certoirraggiungibile. Gli dia uncolpo di telefono.Concludiamoquestastoria.

IlgiovaneMrMatthewssiritiradietro la cassa, gli voltale spalle e tira fuori ilcellulare. Il giovane MrMatthews si prepara a farsi

rovinare la giornata, eperdipiú per colpa di unostorpio. Lui non è unprepotente di natura, matrovare il punto debole delragazzo,epoifarglipressione,spremerlo, non è stataun’esperienza sgradevole.Blanka Jokiç: Matthews nondimenticherà tanto prestoquelnome.

Lacommessa,unaragazzacon un tremendo fondotinta

biancoeilrossettoviola,lihaosservati tutto il tempofacendofintadiniente.Luilefasegnodiraggiungerlo.–Miaiutiasceglierequalchepezzogiusto, – dice. – Qualcosaall’ultima moda. Per unaragazzadiquattordicianni.

Un amico di famiglia. Ècosí che si è presentato aHappenstance, cosí cheHappenstance lo vede: comeun anziano gentiluomo con

unamutilazionecheDiosolosa perché ha deciso dioccuparsi di una ragazzinaconunbuffonome.Edèvero.E lui di fatto è proprioquell’anziano gentiluomo, ilbenevolo benefattore. È laverità,manontutta laverità.Sesiè inoltrato tra la folladiRundleMall, se si è messo acontrattare e a insistere e hapagato per roba che non gliserve,nonè,ononèsolo,per

amore di una ragazzina chenonhamaivisto.

Che impressione farà aMarijana, questo suodesideriodidare con cui cosíostinatamente la perseguita?Ha avuto altri clienti comelui, altri vecchi generosi?Certochelosai.Certocheunadonna lo sa. Ti amo. Comedebbono averla urtata eirritata le parole d’amorevenutedaunoggettodipura

e semplice assistenza,l’oggetto delle sue cure.Irritantimaallafinedeicontinon cosí gravi. Fantasie,arrivate a emergere insuperficie, di un uomorimasto per troppo temposolo; un’infatuazione; nonunacosavera.

Checosacisarebbevolutoperché Marijana lo vedessecomelacosavera?Equalèlacosa vera? Desiderio fisico,

intimità sessuale? Hannoavuto una intimità, lui eMarijana, durata un po’ ditempo ormai – piú di quelloche durano molte storied’amore, dal principio allafine.Matutta l’intimità, tuttala nudità, tutta l’impotenzastava da una parte. Era untraffico a senso unico; senzascambio; nemmeno un bacio– nemmeno un bacetto sullaguancia.Dueexeuropei!

–Tuttobene?–chiedeunavoce.

I suoi occhi sono fissi inquelli, assolutamente gentili,di una giovane donna conl’uniformeblu.Unufficialedipolizia.

– Sí, perché non dovreistarebene?

Lancia un’occhiataall’uomo che è al suo fianco,un altro poliziotto. – Doveabita?

– A North Adelaide.ConistonTerrace.

–E comepensa di andareacasa?

– Camminerò fino aPulteney Street e lí prenderòuntaxi.C’èqualcosachenonvainquesto?

–No,niente.Niente.Infila le buste di

Happenstance al braccio,afferra le grucce, e si staccadalcassonettosulqualesiera

appoggiato a riposare. Senzauna parola, a testa alta, siavviatralafolla.

Ventitre

–Non lipuòavere,–diceMarijana.–Nonèpossibile.

Non potrebbe essere piú

d’accordo. Non è possibile.Vieni colto a rubare unacatenina d’argento che non èneppure argento, non piúargento di quello che si puòtrovare in unmercato cineseperundollaroemezzo,echecosa ti succede? Vieniricompensato con seicentodollari di roba. Dov’è lagiustiziaintuttociò?ChediràDrago quando lo verrà asapere?

Blanka, la pecora neradella famiglia. Drago, il solesplendente, l’angelo con laspada, il difensore dell’onorefamigliare. ComandanteDragoJokiç,RoyalAustralianNavy.

– Nascondili in unarmadio, – dice a Marijana.Adessoèsudigiri.Iduesonodi nuovo al telefono. Comevecchi amici pettegoli. – Tidicocomefareiio.Tiralifuori

un po’ per volta, comeincentivo,seaccettadiandarea scuola e cosí via. Ma tidovraisbrigare.Nelgirodiunmese sarà già tutto fuorimoda.

Marijana non reagisce.Non ricorda che abbia maireagitoalle suebattute.Forseè troppo frivolo per i suoigusti? Lo trova troppoleggero, vano, scherzoso? Oforsenonèabbastanzasicura

del suo inglese per misurarsicon le parole? È solo unoscherzo, le vorrebbe dire.Badinage, direbbero in certiambienti. Dovrestipartecipare, il gioco non èdifficile, non richiede dicambiarespirito.

Lo spirito di Marijana:solido, pratico. Miroslav èmeno legato alla terra.Miroslav, che ha passato unanno della sua vita amettere

insieme un’anatra fatta dimolleerotelleecheèapparsocon la sua creatura allatelevisione croata, devesicuramente avere il sensodell’umorismo.AncheDrago,con la sua risata feroce,repressa.Dragosballottatotrapadre e madre. Un bravotennista, dice Marijana.Avanti e dietro. Tre tipi deiBalcani. Tre anime deiBalcani.Madaquand’ècheè

diventato esperto dileggerezza, o di Balcani?«Molticroati–diceGentideiBalcani – negheranno che laCroazia sia partedeiBalcani.La Croazia fa partedell’Occidente cattolico,diranno».

–Semprea litigare,–diceMarijanaaltelefono.

–Alitigare?Chilitiga?– Drago e suo padre.

Dragodicechevuolevenirea

starenelsuoripostiglio.–Nelmioripostiglio?– Gli ho detto no. Gli ho

detto Mr Rayment è bravapersona,ha avuto abbastanzaproblemidaJokiç.

–Mr Rayment non è unabrava persona, sta solocercando di aiutare. Dragonon si può trasferire nelmioripostiglio, né nel ripostigliodi nessun altro, è unaassurdità. Ma se i rapporti

sonotesitraluiesuopadre,esehailtuoconsenso,diglichequi è il benvenuto. Puòtornare e stare per qualchegiorno. Che cosa gli piacemangiareper cena?Lapizza?Diglichefaròconsegnareunapizzagigantetutteleseresoloper lui. Anzi due pizzegiganti, se vuole. È unragazzo,devecrescere.

È cosí che succede, in unbaleno, in una balena. Se

c’erano delle nuvole, sonoscomparse.

– Sono quelle chechiamiamoalbumine,–diceaDrago. – La carta vienespalmata con albume d’uovodiluito in cui sono insospensione cristalli dicloruro d’argento. Poi vieneesposta alla luce sotto ilnegativo di vetro. E allora sifissa chimicamente. È un

sistema di stampa che eraappena stato inventato aitempi di Fauchery. Guarda,questa è una stampaprecedente all’usodell’albume,fattasucartacheinvece che rivestita è statamessa a mollo – immersa inuna soluzione di salid’argento. Vedi quanto è piúpiena e luminosa quella diFauchery?Questosuccedepervia dello spessore del

rivestimento. Meno di unmillimetro di spessore, maquel millimetro fa ladifferenza. Dàgli un’occhiataalmicroscopio.

Vuole rendersiinteressante con Drago,ovveroconunrappresentanteintelligente del futuro. Manon è facile. Che cosa ha daoffrire? Una bicicletta rotta.Un arto reciso, forse è piúrepellentecheattraente.Epoi

un armadietto pieno divecchie foto. Insomma, nonmolto.Nonmoltoperattrarrea sé un ragazzo, farne unfigliocciospirituale.

MaDrago,eccellentefigliodi una madre eccellente eforseanche–chipuòdirlo?–di un padre eccellente, ètutt’altro che maleducato.Ubbidiente scruta almicroscopio,registrandoquelmillimetro di uovo di gallina

secco che, dicono, fa unagrandedifferenza.

– Lei faceva il fotografo,nonèvero,MrRayment?

–Sí, avevo ilmio studioaUnley. Per un certo periodohoanchetenutocorsiseralidifotografia.Ma non sonomaistato–comedire?–unartistadella macchina fotografica.Sono sempre stato piú chealtrountecnico.

Dovrebbe forse scusarsidi

non essereun artista?Perchémai scusarsene? Perché ilgiovane Drago dovrebbeaspettarsicheluisiaunartista– il giovane Drago, il cuiobiettivonellavitaèquellodidiventare un esperto ditecnologiebelliche?

– Neanche Fauchery eraun artista, – dice, – almenonon prima di venire inAustralia. È venuto da Parigia metà del diciannovesimo

secolo, durante la corsaall’oro. Lui stesso si dedicòalla ricerca dell’oro nellaregione di Victoria, dadilettante, tantoperprovarci,maperlopiúfecefotografie–.Accenna al gruppo di donnesulla porta della capanna dicanne. – Fu allora che scoprílasuavocazione.Eperfezionòla sua tecnica. Alloras’impadroní perfettamente

del suo mezzo. Come ognigrandefotografodevefare.

– Mia madre avrebbevoluto fare l’artista, quandoerainCroazia.

–Davvero?– Sí. Ha fatto la scuola

d’arte. Poi, dopo la scuolad’arte,èpassataalrestauro,arestaurare affreschi e robasimile.

–Ma guarda un po’!Nonlo sapevo questo di lei! Il

restauro è una professionespecialistica, si potrebbeperfino dirla un’arte in sé,solo che non è lecito essereoriginali. Prima regola delrestauro:seguireleintenzionidell’artista. Mai provare amigliorarlo. Per tua madresarà stata dura lasciare ilrestauro e passare a farel’infermiera.Dipingeancora?

– Ha tenuto tutta quellaroba, sa, pennelli emateriali.

Manonhapiúiltempo.–No,certochenoncel’ha.

Però devo dirti che èun’infermieradiprimaclasse.Fa onore alla professione,sperochetuquestolosappia.

Dragoannuisce.–Doveleha trovate queste foto, MrRayment?

–Leho raccolte nel corsodegli anni. Sonoandatodagliantiquari e alle aste, hocomprato i vecchi album, ho

comprato scatoloni pieni difotografie, perlopiú robaccia,ma ogni tanto c’era qualcosada salvare. Quando unafotografia era malridotta, larestauravodasolo.Certononèdifficile comerestaurareunaffresco, ma comunque sitratta di lavoro specializzato.Èstatoilmiohobbyperannie anni. Cosí passavo il miotempolibero.Se il tuotempononèdipersécosíprezioso,

dovresti almeno cercare diimpiegarlo bene. Cosí misono detto. Alla mia mortedonerò la raccolta. Sarà diproprietàpubblica.Faràpartedel nostro archivio storico –.Ealza lemani inariaconungesto bizzarro, involontario.Sembra incredibile ma èsull’orlo del pianto. Perché?Perché osa accennare allapropria morte al ragazzo, aquesto precursore della

generazione ches’impadroniràdelsuomondoe ci camminerà sopra?Forse.Ma è ancora piú probabilechesiaperviadiquelnostro.Il nostro archivio, il tuo e ilmio. Perché forse proprioquesta immagine che hannodavanti agli occhi, questadistribuzione di particelled’argentocheregistrailmodoin cui la luce è caduta, ungiorno del 1855, sul volto di

due irlandesi morte da unpezzo, un’immagine nellaquale lui, il ragazzino diLourdes,nonhaavutoalcunaparte, come pure non vi haavuto parte Drago, figlio diDubrovnik, potrebbe, comeun amuleto mistico… sonostato qui, ho vissuto, hosofferto… avere il potere diavvicinarli.

– Comunque, – dice, – setiannoi,senonhaidimeglio

da fare,guardatipure il restodelle fotografie. Solo non letoglieredalle lorocustodie.Eattento a rimetterle a postonell’ordinegiusto.

Un’ora dopo, mentre siappresta ad andare a letto,Drago infila la testa nellastanza.–Hauncomputer,MrRayment?

–Sí. Lo troveraiper terra,sotto la scrivania.Non lousotanto.

Poco dopo Drago ritorna.– Non riesco a trovare lapresa, Mr Rayment. Per ilmodem.

–Midispiace,noncapisco.– Il cavo. Ha un cavo da

qualchepartepercollegarsiinrete?

– No, non è quel tipo dicomputer. Lo uso solo perscrivere lettere di tanto intanto. Che stai cercando difare?Perchecosatiserve?

Drago gli fa un sorrisoincredulo. – Mi serve pertutto. Quando ha compratoquestocomputer?

– Non ricordo… moltianni fa. Intorno agli anniOttanta.Nonèaggiornato;sehaibisognodiqualcosadipiúmodernonontipossoaiutare.

Dragononlasciacadere laconversazione. La sera doposono in cucina, cenanoinsieme.Luinonhaordinato

la pizza, come avevapreannunciato. Invece hapreparato un ottimo risotto,conifunghieilSauterne.

– Lei odia le cose nuove,MrRayment?–chiedeDragoall’improvviso.

–No,perché?– Non lo dico, sa, per

criticare;èsololostile,lostiledi tutto –. Si sistema meglionella sedia e agita la manointorno a sé, vagamente,

mentredicelostileditutto.–Non importa. Era solo unacuriosità. Non c’è niente dinuovochelepiaccia?

L’appartamento diConiston Terrace è statorestaurato e si trova in unisolatocherisaleaprimadellaguerra. Ha i soffitti alti ed èspaziosoanchesenontroppogrande.Lohacompratodopoildivorzio;eraproprioquelloche voleva lui, come scapolo

di ritorno. Da allora hasemprevissutolí.

Parte dell’accordoraggiunto nel comprarel’appartamentoprevedevachelui rilevasse anchel’arredamento del precedenteproprietario. I mobili eranopesanti e scuri e non di suogusto; ha sempre pensato disostituirli, ma non ha maitrovato l’energia per farlo.Invece,nelcorsodeglianni,si

è andato adattando a quelmobilio, è diventato a suavolta piú lento, piú cupo luistesso.

– Ti risponderòonestamente,Drago,ma nonvoglio che mi si rida dietro.Sono stato superato daltempo, dalla storia. Questoappartamento, e tutto quelloche c’è dentro, è superato.Non c’è niente di strano inquesto,nell’esseresuperatidal

tempo. Succederà anche a te.Se vivrai abbastanza. Maadesso dimmi: di che stiamoparlandoveramente?Si trattadiuncomputerchenonèallatuaaltezza?

Dragolofissaallibito.Eineffetti lui stesso si sorprende.Perché parole tanto dure?Che cosa ha fatto questopovero ragazzo permeritarsele?Nonc’ènientedinuovo che le piaccia? Una

domanda legittima darivolgereaunvecchio.Perchémaiprenderselatanto?

– Tutto questo, una volta,era nuovo, – dice, agitandouna mano nell’aria propriocome aveva fatto Drago. –Tutto nelmondo, un tempo,era nuovo. Perfino io eronuovo.Quandosononatoerola cosa piú nuova, la piúnuova sulla faccia della terra.Poi il tempoha cominciato a

lavorare sudime.Come faràanche su di te. Il tempo tidivorerà,Drago.Ungiornotitroveraisedutonellatuabellacasa nuova, con la tua bellamoglie nuova, e tuo figlio sivolgerà verso di voi e dirà,Perché siete cosí all’antica?Quandoarriveràquel giorno,spero che ti ricorderai diquestaconversazione.

Drago prende un ultimoboccone di risotto, un’ultima

forchettata di insalata. –Siamo andati in Croazia ilNatale scorso,–dice.– Io, lamamma e le mie sorelle. AZara.Èlíchevivonoigenitoridella mamma. Sonoabbastanza vecchi. Ancheloro,comehadetto,sonostatisuperati dal tempo. Lamamma gli ha regalato uncomputer e noi gli abbiamofatto vedere come si usa.Adesso possono fare la spesa

suinternet,possonomandaree-mail e ricevere le nostrefotografie. Gli piace, e sonodecisamentevecchi.

–Eallora?– Può scegliere, – dice

Drago. –Era solo questo chevolevodire.

Ventiquattro

Quando aveva invitatoDragoastaredalui,nonc’eraniente,dietroquell’invito,che

potesse giudicare – sceglie laparoladidisapprovazionepiúcomune, la pesa, la verifica –inappropriato. Il suo cuore,per quanto può vedere nelsuo cuore, era ed è puro, lesue ragioni sono innocenti.Dragogli piace,nutreper luiun affetto misurato,appropriato, come puòsuccedere a ogni uomo neiconfrontidiunfiglioadottivoochestaperessereadottato.

Il tipo di coabitazione cheaveva previsto per loro dueera del genere piú blando:qualche piacevole seratainsieme,Dragocurvosuisuoicompiti, in cucina, lui inpoltrona con un libro, inattesa che gli umori in casaJokiçsiraffreddassero.

Ma le cose non vanno inquel modo. Drago porta gliamici e ben prestol’appartamento diventa piú

affollato e rumoroso di unastazioneferroviaria.Lacucinaè invasa dalle scatole dicartone dei take-away e daipiatti sporchi, il bagno èsempreoccupato.Altrochelapiacevole intimità su cuicontava… anzi, ha lasensazione che Drago lorespinga. Dopo la sera delrisotto con i funghi hannoperfino smesso di mangiareinsieme.

– Per cena mi faccioun’omelette, – gli annunciacol tono piú disinvoltopossibile. – Te ne faccio unaanche a te? Prosciutto epomodoro?

–Permeno,–diceDrago.–Ioesco.Mipassaaprendereuno dei miei compagni.Mangeremoqualcosafuori.

–Nehaidisoldi?–Sí,grazie,melihadatila

mamma.

Il compagno in questionesi rivela essere un rossoforuncoloso di nome Shaun;uno chegli è stato antipaticofin dal primo momento.Shaun, che secondo Dragononvamoltoascuolaperchésuona in un gruppo,frequenta assiduamentel’appartamento. Lui e Dragoescono dopo il tramonto estanno fuori fino a tardi, poirientranoesirinchiudononel

suoexstudio,cheèdiventatolastanzadiDrago.Lamusicae ilmormorio delle loro vocilo tengono sveglio fino alleprime ore dell’alba.Contrariato edepresso,passaleorealbuioasentirelaBbc.

–Nonèsoloilchiasso,–silamenta con ElizabethCostello. – Drago è abituatoadavereunagrandefamiglia,nonmiaspettocheosserviunsilenziomonacale.No,quello

che mi preoccupa è il modoin cui reagisce quando osochiedergli un po’ piú diconsiderazione.

–Comereagisce?–Tira giú le saracinesche.

Non mi vede piú. Potreibenissimo far parte delmobilio. Marijana dice checolpadresonosempreaiferricorti. Be’, comincio a capireperché. Comincio a provaresimpatiapersuopadre.

Dopoleparoledurechegliaveva detto sul lungofiumepensava non avrebbe piúrivisto Elizabeth Costello. Einvece no, è tornata, forseperché non riesce arinunciare a lui, ma forseanche perché non sta bene.Ha perso peso. Ha l’ariadecisamentefragile,unatossepersistente.

–PoveroPaul!–dice.–Aquest’età, cosí monacale,

come dice, cosí cristallizzatonei suoi ritmi, e ora anchecosí irritabile! Che folleimpresa,prendersicuradiunragazzino. Sono certa che inastrattolepiacerebbeamareilgiovaneDrago,maifattidellavita continuano a metterle ibastoni tra le ruote. Nonpossiamo amare per un attodi volontà, Paul. Dobbiamoimparare.Èperquestoche leanime discendono dal loro

regnolassúesisottopongonoalla rinascita, in modo checrescendo insieme a noi cipossano portare sull’arduastrada dell’amore. Fin dalprincipio lei ha intravistoqualcosadiangelicoinDrago,e sono sicura che non si èsbagliato. Drago è rimasto acontatto con la sua originespirituale molto piú a lungodegli altri ragazzi. Superi lasua delusione, la sua

irritazione. Impari da Dragofinché può. Uno di questigiorni gli ultimi residui displendore che ancora sitrascina dietro svanirannonell’aria e lui saràsemplicementeunodinoi.

Lei crede che io sia pazza,non è vero?, o che abbia leallucinazioni... Ma si ricordi:hotiratosuduefigli,duefigliveri,nonfiglispirituali;leino.Iosoacosaservonoifigli;lei

ancora non lo sa. Perciò midia retta quando le parlo,anche quando parlometaforicamente. I figli cheabbiamo li abbiamo perimparareadamareeaservire.Attraverso i nostri figliimpariamoaservireiltempo.Guardi nel suo cuore. Sichieda se ha le riserve di cuiavrà bisogno per il viaggio, el’energia. Altrimenti, forse

dovrà rinunciare. Non ètroppotardi.

Tutto quel parlaremetaforicamente. Angeli dallororegnolassú.Èildiscorsopiúsconcertantechegliabbiafatto dopo quell’imbrogliodella donna con gli occhialiscuri.Saràstorditaperviadeldigiuno? O sta cercando diraggirarlo ancora una volta?Dovrebbe offrirle qualcosa dipiú di una tazza di tè? Le dà

un’occhiata dura, la piú durache gli viene. Ma lei nonvacilla. Si direbbe che siaconvintadiquellochedice.

Quanto al contrattosolennementeconclusotraluie Marijana, sembra tuttosfumato. Per giorni e giorninonsifavivaenondàalcunaspiegazione. Il figlio, incompenso, ha la fortuna diricevere frequenti telefonate.

Delle risposte di Drago, diquelle conversazioni, che sisvolgono in croato, gligiungono solo rarimonosillabi

Poi un pomeriggio,quando meno se l’aspetta,arrivaMarijana.Dragononèancora tornato da scuola, luistaschiacciandounpisolino.

– Mr Rayment, l’hosvegliata? Mi spiace: ho

bussato e nessuno è venuto.Vuolechelefacciotè?

– No, grazie –. Èimbarazzato di essere statocoltonelsonno.

–Comestalagamba?–Lagamba?Lagambasta

bene.Una domanda stupida e

unarispostastupida.Comefaastarebenelasuagamba?Lagamba non c’è. La gamba inquestione gli è statamozzata

da tanto tempo ed è finitanell’inceneritore. Come stasenza lagamba?Eraquella ladomanda che gli avrebbedovuto fare. Senza la gambanonstobene,sevuoilaverità.L’assenza della gamba haapertounavoraginenellamiavita, come chiunque abbiaocchipervederepuòcapire.

MarijanahaportatoconséLjuba. Per amore della

bambina lui cerca dinasconderelasuairritazione.

Marijana cerca di noncalpestareglioggettiperterraesisiedesulbordodelletto.–Lei aveva bella vita, bella etranquilla, – dice. – Poi puf!,macchina addosso. Poi puf!,famiglia Jokiç addosso. Nonpiú tanto bella, eh? Midispiace. Niente tè? Sicuro?ComevaconDrago?

– Non ho niente di cui

lamentarmi. Andiamoabbastanza d’accordo. Mi fabene,ne sonocerto, starecoigiovani.Mirianima.

– Voi diventati amici, eh?Bene.Blankadicegrazie.

–Madiniente.–Blankaungiornovienea

dire grazie di persona. Manonoggi.Lei è ancora, comedite,lafigliadelpadre–.Chelui interpreta come: ci sonoancora due schieramenti tra

gli Jokiç, quello del padre equello della madre. E tuttoper colpa sua,PaulRayment.Perviadella tempestachehascatenato. Per via di quellaconfusa passione per la suadonnadellepuliziecheèstatocosífolledadichiarare.

–Allora!Haavutovisite!Perunattimononcapisce

acosasiriferisca.Poisirendeconto che tiene in mano eispezionalacalzadinylonche

MrsCostello aveva usato perbendarlo, la calza che perqualchemotivoluihaavvoltoattorno alla base dell’abat-jourdovel’hadimenticata.

Marijana si porta la calzadelicatamente vicino al naso.–Profumodi fioridi limone!– dice. – Molto buono! Suaamica piace limone, eh? InCroazia, sa, buttiamo fiori dilimone sumaritoemoglie inchiesaquando sposi.Vecchio

costume. Non riso, fiori dilimone. Cosí vengono tantifigli!

Lo humour di Marijana.Senza sottigliezze; ci si dovràabituare se aspira a diventareungiornoilsuosposomisticoed essere sommerso da unapioggiadipetalidilimone.

– Non è come sembra, –dice. – Non starò a spiegaremaaccettaquelloche tidico.Nonèciòchepensi.

Marijanaallontanadasélacalza e la lascia cadereostentatamente sulpavimento. – Vuole saperecosa penso? Non pensoniente.Niente.

Segue il silenzio.D’accordo,nonc’èproblema,si dice lui, ormai ciconosciamo abbastanza benetuttiedue,Marijanaeio,perpotercipermetteredeipiccolicontretemps.

– Va bene, – diceMarijana. –Adesso controllosua gamba, lavo e faccio fareeserciziocomesempre.Siamorimasti indietro con nostroesercizio,eh?Forseleinonfacosí bene esercizio quandosolo. Sicuro non vuoleprotese?

–Non voglio una protesi,né ora né mai. Il discorso èchiuso. Per favore nonparlarmenepiú.

Marijanaescedallastanza.Ljuba continua a fissarlo conquei grandi occhi neri, unosguardo che gli sembrasempre piú misterioso. –Ciao, Ljuba, – le dice. –Ljubica –. Il diminutivoaffettuoso suona strano nellasua bocca, eccessivo. Labambinanonrisponde.

Marijana ritorna con lagrande tinozza per lavarlo. –Ora Mr Rayment deve stare

solo, – dice. – Vai a faredisegno per mamma –.Conduce fuori la bambina echiude la porta. Si è tolta isandali; luinotaper laprimavolta che i suoi piedi sonolarghi e piatti; con le unghiesorprendentemente smaltatedi rosso scuro, quasi viola, ilcolore di un livido ancoradolorante.

– Ha bisogno di aiuto? –dice.

Lui scuote il capo, e si fascivolare giú i calzoni. – Sisdrai,–glidice.Glistendeunasciugamano discreto acoprirgli la vita, solleva ilmoncherino portandoselo ingrembo, srotola rapidamentela benda, dà una pacca diapprovazione alla superficienuda. – Niente protese, eh?Pensa che la gamba lericrescerà,MrRayment?Solo

bambini pensano cosí, tagliviamapoiricresce.

– Marijana, per favore,basta.Abbiamogiàaffrontatoquestodiscorso.Nonmivadiparlarne...

– Va bene, va bene, bastaparlare di protese. Sta a casa,le sue amiche vengono atrovare, meglio cosí –. Fascorrere il pollice sulla ferita.– Costa meno. Niente male?Nonprude?

Luiscuotelatesta.–Bene,–dice;ecomincia

ainsaponareilmoncherino.Il suo malumore sta

evaporando come foschiamattutina. Qualsiasi cosa,pensa tra sé, darei qualsiasicosa per… Pensa quelpensiero con tanto fervoreche è impossibile che non sicomunichi aMarijana.Ma ilvolto di Marijana èimpassibile. Adorata, pensa

trasé.Ioadoroquestadonna!Malgrado tutto! E anche: Mitieneinpugno!

Finisce di lavargli ilmoncherino, poi lo tamponaper asciugarlo e comincia ilprimo massaggio. Dopo ilprimo massaggio, l’eserciziodi allungamento. Dopol’eserciziodi allungamento, ilsecondoeultimomassaggio.

Ah, se potesse continuarepersempre!

Ci deve essere abituata,tutte le infermiere devonoesserci abituate, ai loropazienti che si eccitano.Dev’essere per quel motivoche lei è sempre cosí rapida,cosí efficiente. Per questoforseevitadiincontrareilsuosguardo. Forse è cosí chevengono istruite a gestirel’eccitazione maschile.Qualche volta succederà che...È importante capire che...

Quelle reazioni sonoinvolontarie e sono fonte diimbarazzo per il pazientetanto quanto perl’infermiera...Lacosamiglioreè...Momenti vivaci di lezionialtrimentinoiose.

Prima del Peccatooriginale, dicevasant’Agostino, ognimoto delcorpo era sotto la direzionedell’anima che partecipadell’essenzadivina.Perquesto

motivoseoggicitroviamoinbalia dei capricciosi moti dialcunepartidel corpo,quellaè la conseguenzadellanostranatura caduta in disgrazia,lontano da Dio. Ma avevaragione il beato Agostino? Imotidellesuepartidelcorposono davvero solocapricciosi? A lui tuttosembra una cosa sola, unostessomovimento:ilgonfiarsidell’anima, del cuore, del

desiderio. Non puòimmaginarediamareDiopiúdi quanto ami Marijana inquestomomento.

Marijana non porta lasolitauniformeceleste. Il chesignifica che non ritiene siaungiornodilavoro,oalmenononloritenevatalequandoèuscitadicasa.Inveceportaunvestito verde oliva con unacintura nera e un brevespacco sul fianco sinistro che

rivelailginocchioescopreunpo’ di coscia. Le sue bracciascurenude,lesueliscegambescure: Qualsiasi cosa!, pensaancora.Dareiqualsiasicosa.Ein qualche modo quelqualsiasi cosa! e la suaapprovazionedell’abito verdeoliva, che trovairresistibilmente attraente,non sono diversi dal suoamoreperDio, che, anche senonesistesse,almenoriempie

quello che altrimenti sarebbeunvuotovasto,divorante.

–Orasulfiancosinistro–.Gli risistema l’asciugamano,per decoro. – Ecco, cosí:spingacontrodime.

Lei preme il moncherinospingendolo indietro, luidovrebbe spingerlo in avantiper controbilanciare. Per unbreve momento mantengonoquella posizione, tutti e due:lei stringe la gamba monca

con entrambe le mani e cipoggiasopratuttoilsuopesoe lui si tiene stretto al bordodel letto e oppone resistenza.Com’è lontana!,pensa.Com’èvicina eppure al tempo stessocom’è lontana! Petto contropetto,iduepotrebberoancheessereintentiaspingereilorocorpi caduti in disgrazia unodentro l’altro. Se Waynesentisse questo, cosa direbbe!SenonfossestatoperWayne

Blight lui non avrebbe maiincontratoMarijana Jokiç; senon fosse stato per WayneBlight non avrebbe maiprovato quella pressione,quell’amore, quell’urgenza.Felix,felix.Felixlapsus.Tuttoaccadeperilmeglio,infindeiconti.

–OK,ora si rilassi, –diceMarijana.–Bene.Ora sigiri,simettasupino.

Leisitirasuilvestitoegli

sale sopra a cavalcioni. Allaradio, che all’inizio l’avevafattoaddormentareechenonèstataspenta,unuomoparladell’industria automobilisticacoreana. Le cifre salgono, lecifre scendono. Marijana glifa scivolare le mani sotto lacamicia, le sue dita trovanounnododolorosoinaltosullanatica e lei comincia acarezzarlo per scioglierlo.Grazie, mio Dio, pensa. E

ringrazia Dio anche che laCostellononsialíaosservareeacommentare.

–Štotoradiš,mama?Lui apre gli occhi con un

sussulto. A poca distanzaLjuba lo fissa. Non c’è daingannarsi sulla severità delsuo sguardo. Eccolo lí,vecchio e brutto, peloso emezzo nudo, e sicuramenteanche maleodorante perquellenarici angeliche, a fare

la lotta con suamadre, i dueintrappolati in una posturachenonhaneppurelamaestàrepellentedell’accoppiamento.

Per un istante, alle paroledella bambina, ha sentitoMarijana bloccarsi. Orariprende il ritmo delmassaggio.–MrRaymenthadolore, – dice. – Mamma èinfermiera,ricordi?

–Peroggibasta,Marijana,

– dice, affrettandosi aricoprirsi.–Grazie.

Marijana scende giú dalletto,s’infila isandali,prendeLjuba per mano. – Nonsucchiare pollice, – dice. – Èbrutto.Vabene,MrRayment.Forsedolorepassa,adesso.

Venticinque

È sabato. Marijana s’èrinchiusa nello studio conDrago; i due sembrano in

piena baruffa. La voce di lei,rapidaeinsistente,sovrastaditantointantoquelladelfiglio,azzittendolo.

Ljuba sta per le scale esaltella su e giú facendo ungranfracasso.

–Ljuba!–lachiamalui.–Vieni a prendere un po’ diyogurt! – La bambina loignora.

Marijana emerge dallostudio.–PossolasciareLjuba

qui? Lei sta con Drago. Nondà fastidio. Io torno poi ariprenderla.

Aveva sperato di riceveredaMarijana un po’ di piú diquelleattenzionipercuipaga,chissà magari anche un’altraseduta di massaggio; maevidentemente quello non èin programma. Due volte almese, come un orologio, unmeccanismo bancariotrasferisce soldi dal conto di

Raymentaquellodi Jokiç. Incambio dei soldi che luielargisce, in cambio delrifugio che offre a Drago,riceve… che cosa? La spesa,fornitagliinmodosemprepiúirregolare; e infrequentisomministrazioni di caratterespecialistico professionale.Non un cattivo affare dalpunto di vista di Marijana,mainfondo,comecontinuaadirgli la Costello, se vuole

essere padre, farà meglio ascoprire com’è la paternitàvera,nonquellaspirituale.

Marijana se ne è appenaandata quando si sentonovoci su per le scale e Ljubaricompare con la Costello eShaun, l’amico di Drago, alseguito. Oggi Shaun portaunamagliettasformataedeglishort che gli arrivano aipolpacci.

– Salve, Paul, – dice la

Costello.–Sperochelanostraimprovvisata non le diafastidio. Ljuba cara, di’ aDragochec’èShaun.

Perunmomento loroduerimangonosoli,iduevecchi.

–Niente a che fare con laclassediDrago,nonèvero,ilnostroamicoShaun?–dicelaCostello.–Maaquantopareè la caratteristica degli dèi edegli angeli: scelgono di

accompagnarsi aimortalipiúinsignificanti.

Luitace.–C’èunastoriachepenso

sempre di raccontarle e checredoladivertirà,–continua.– Viene dal passato lontano,dai tempi della miagiovinezza. Uno dei ragazzidellanostrastradaeraunpo’comeDrago.Stessiocchineri,stesse ciglia lunghe, stessoaspettoda semidio.Ero cotta

di lui. Allora dovevo averequattordici anni, luineavevaqualcuno di piú. Ancorapregavoaqueitempi.«Dio,–dicevo, – fa’ che mi rivolgaalmeno uno di quei suoisorrisiesaròtuapersempre».

–Epoi?– Dio non mi ha dato

retta,eilragazzonemmeno.Imieispasimidiragazzinanonfurono mai ricambiati. Cosí,purtroppo, non divenni mai

una delle figlie di Dio. E leultime notizie di Mr Cigliasono che s’era sposato etrasferito sulla Gold Coast,dove aveva fatto fortuna nelsettoreimmobiliare.

– Dunque è tutta unamenzogna: Muore giovanechiècaroaglidèi?

–Temodisí.Temocheglidèi non abbiano piú tempopernoi,néperamarcinéperpunirci. Hanno già

abbastanza problemi nellalorocomunitàchiusa.

– Non hanno temponeppure per Drago Jokiç? Èquesta la morale della suastoria?

– Non hanno temponemmeno per Drago Jokiç.Dragoèsolo.

–Cometuttinoi.– Come tutti noi. Si può

rilassare. Non lo aspettanessun destino tragico.

Marinaioo saldatore, fornaioomuratore, potrà fare quelloche vuole. Potrà perfinodecidere di buttarsi nelmercatoimmobiliare.

È stato il primo scambiocon la Costello chedefinirebbe cordiale, perfinoamabile. Per una volta sonodalla stessa parte: due vecchiche si alleano contro igiovani.

Possibile che sia quella la

vera spiegazione del motivoper cui la donna gli èpiombata addosso dal nulla?Non per «scriverlo» in unlibro ma per arruolarlo nellacompagnia degli anziani?Possibile che tutto l’affareJokiç, con al centro la suasconsiderata e fin quiinfruttuosa passione per MrsJokiç,allafinenonfossealtroche un complicato rito dipassaggio per superare il

quale gli è stata mandataElizabeth Costello? Avevacreduto che Wayne Blightfossel’angeloassegnatoalsuocaso; ma forse lavoravanotutti insieme, lei, Wayne eDrago.

Drago infila la testa nellaporta. – Mr Rayment,possiamo guardare le suemacchine fotografiche, io eShaun?

–Sí.Ma fate attenzione, e

rimettetelenellelorocustodiequandoavetefinito.

– Drago s’interessa difotografia? – mormoraElizabethCostello.

– Di macchinefotografiche. Non ha maivisto niente come le mie.Conosce solo il tipo nuovo,elettronico. E unaHasselbladper lui è come un veliero, ouna triremi. Un pezzo diantiquariato. Passa ore a

guardare le mie fotografie,quelle del diciannovesimosecolo. In principio misembrava strano, ma forsedopotutto non è cosí strano.Forse vuole cercare di capirecom’è avere un passatoaustraliano, essere didiscendenza australiana,avere antenati spiritualiaustraliani. Invece di esseresolo un ragazzino rifugiato

con un nome che è unabarzelletta.

–Èquellocheledice?– No, non si sognerebbe

maididirmelomalointuisco.Lo posso capire. Non sonopoi cosí lontanodall’esperienzadell’immigrato.

– Sí, certo. Me nedimentico sempre. Con untale perfetto gentiluomoanglo-adelaidiano perdo di

vistailfattochenonèinglese.MrRayment,chefarimaconpayment.

– Che fa rima convraiment. Ne ho avute tredosi di esperienzadell’emigrante,micasolouna,cosí mi si è fissata dentro inprofondità. Prima di tuttoquando mi hanno sradicatoda bambino e portato qui inAustralia; poi quando hodichiarato la mia

indipendenza e sono tornatoinFrancia;einfinequandohorinunciatoallaFranciaesonotornatoinAustralia.Èquestalamiaterra?,misonochiestoaogni spostamento.È questalamiaveracasa?

– Lei è ritornato inFrancia. Questo l’avevodimenticato.Ungiornodovràdirmi di piú di quel periododella sua vita. Ma qual è larisposta alla sua domanda? È

questa la sua vera casa? –Agita la mano con un gestoche comprende non solo lastanza nella quale si trovanoma anche la città e, oltre lacittà,lecolline,lemontagneeidesertidelcontinente.

Alzalespalle.–Hosemprepensato che quello di casafosse un concetto moltoinglese. Focolare domestico,dicono gli inglesi. Per loro lacasa è il luogo dove arde un

fuoco nel camino, dove vai ariscaldarti. Il luogo dove nonsarai lasciato fuori al freddo.Io non sento calore, qui –.Agita la mano con un gestoche imita quello di lei, comein una parodia. –Mi sembradi avere freddo ovunquevado.Non è forse quello chelei stessa ha detto di me:Uomodighiaccio?

Ladonnatace.– Per i francesi, come

saprà, non c’è l’equivalente.Per i francesi essere a casavuol dire trovarsi tra di noi,tra persone simili. Non misento a casa in Francia.Chiaramenteno.Nonsono ilnoidinessuno.

È il punto in cui, con laCostello, s’èavvicinatodipiúalamentarsidelsuodestinoela cosa gli dà una certanausea. Non sono il noi dinessuno: come fa a tirargli

fuori quelle parole?Un’allusione qui, unsuggerimentolàeluilaseguecomeunapecora.

– E Marijana? NonvorrebbeforseunirsialnoidiMarijanaeDrago?ELjuba?EBlanka, che ancora non havisto?

–Quellaèun’altrastoria,–rispondebrusco.Esirifiutadiaggiungerealtro.

Passa mezzogiorno e

Marijana non si vede. Dragoha legato una bambola sullaschiena della sorellinafermandola condegli elastici;lei trotterella da una stanzaall’altra a braccia tese,rombando come unaeroplano.Shaunsièportatoun qualche gioco elettronico.Idueragazzi siedonodavantiallo schermo televisivo cheemetterumorisordieronzii.

– Sa che le dico, che non

dobbiamo mica subire tuttoquesto per forza, – diceElizabeth Costello. – Questiragazzinonhannobisognodiessere accuditi. Potremmouscircene alla chetichella etornare al parco. Potremmosederci all’ombra e sentire ilcanto degli uccelli. Potrebbeessere la nostra gita delweekend, la nostra piccolaavventura.

Non rifiuta l’aiuto di

Marijana, che dopotutto èun’infermierapagata,mamaiaccetterebbe quello di unadonna piú anziana di lui.Manda avanti la Costello adaspettarlosulportone,mentrepianpianoscendelescaleconlesuestampelle.

Lungo il tragitto vienesorpassatodaunavicina,unaragazza smilza con gliocchiali, di Singapore, cheabitaalpianodi sopracon le

sue due sorelle. La loropresenza si nota appena. Luiaccennaunsalutoconilcapo;ilgestononvienericambiato.Da quando sono venute adabitare a Coniston Terracehannosempreignoratolasuaesistenza. Ognuno per sé:dev’essere quello cheapprendono nella loro isola-stato.Autosufficienza.

Lui e la Costello trovanounapanchinavuota.Uncane

trotterella fino a loro: passaspavaldamente in rivista lui epoi procede verso di lei. Èsempre imbarazzante quandouncane intrufola ilmusonelgrembo di una donna. Saràperché gli ricorda il sesso, ilsesso dei cani, o perché èincuriositodall’odorenuovoecomplesso? Lui ha semprepensatoaElizabethcomeaunessere asessuato,ma forseun

cane,chesifidadelsuofiuto,nesadipiú.

Elizabeth sopporta benel’indagine, lasciandoloannusare finché vuole, e poilo allontana da séallegramente.

–Allora,–dice.–Mistavaraccontando...

– Che cosa le stavoraccontando?

– La storia della sua vita.Mi stava raccontando della

Francia.Untemposonostatasposataconunfrancese.Nongliel’avevo detto? Il mioprimo matrimonio. Tempiindimenticabili. Alla fine miha abbandonato, per un’altradonna.Mihapiantatainassoconunfiglio.Secondoluierotroppo volubile.Vipère – cheinInghilterraèunaserpepiúcheunavipera–eraunaltrodegliepitetichemiriservava.Salevipère,midiceva,testuali

parole.Nonsapevamaicomecomportarsi con me. Amanol’ordine, i francesi. Voglionosempresaperecomestannolecose. Ma basta con questastoria. Stavamo parlando dilei.

– Pensavo ritenesse che ifrancesi amano la passione.Lapassione,nonl’ordine.

Lei lo scruta pensierosa. –Passioneeordine,Paul.Tuttie due, non uno o l’altra. Ma

continuicon lastoriadel suoinnamoramento per laFrancia.

–Non è una storia lunga.A scuola andavo bene inscienze. Non ero bravissimo,nonerobravissimoinniente,solobravo.Cosíall’universitàdecisi di iscrivermi a scienze.Le scienze sembravano lascelta giusta, a quei tempi.Sembravano garantire lasicurezza, che poi era quello

che mia madre desideravasopra ogni cosa per miasorella e per me: chetrovassimounanicchiasicurainquesta terrastranieradovel’uomo che lei, Dio solo saperché, aveva seguito andavaritraendosi sempre piú in sestesso,dovenonavevamounafamiglia su cui fareaffidamento, dove lei stessaavevadifficoltàconlalinguaenon si adattava alle abitudini

locali.Mia sorella imboccò lastradadell’insegnamento,cheera una formadi sicurezza, eiomidedicaiallescienze.

Mapoimiamadremorí enon mi sembrava piú cosísensato continuare aindossareuncamicebiancoea scrutare dentro unaprovetta, cosí lasciail’università e mi comprai unbigliettoperl’Europa.AndaiastareconmianonnaaTolosa

e trovai lavoro in uno studiofotografico.Cosíècominciatala mia carriera di fotografo.Ma non le sapeva già tuttequeste cose? Pensavo sapessetuttodime.

– È una novità per me,Paul, glielo assicuro. Lei èvenuto da me senza unastoria. Un uomo con unagamba sola e una passioneinfeliceper la sua infermiera.Tutto lí. La sua vita

precedente era terrenovergine.

–Rimasiconmianonnaetentai di avvicinarmi perquantopotevoallafamigliadimia madre, perché nellaFrancia da cui venivamo, laFrancia dei contadini, lafamigliaètutto.Imieicuginimagarifacevanoimeccanicioi commessi o i ferrovieri manel profondo erano ancoracontadini, solo una

generazione li divideva dalpane nero e dal concime divacca. Parlo degli anniSessanta naturalmente,un’epoca ormai scomparsa.Oggi è diverso. È tuttocambiato.

–Eallora?– Non ci riuscii. Non fui,

come dire, accolto a bracciaaperte.Avevopersotroppodiquella che avrebbe dovutoessere la mia formation: non

solo una vera istruzionefrancese ma una giovinezzafrancese, con quelle amicizieadolescenziali che possonoessereintensecomel’amoreeduraredipiú. Imiei cugini ele persone della mia età cheincontrai attraverso di loroerano già sistemati, ognunocon la sua vita. Già prima difinire la scuola sapevano chemétier avrebbero intrapreso,quale ragazzo o ragazza

avrebbero sposato, dovesarebbero andati a vivere.Noncapivanochecosavolessiio lí, quel tipo allampanatocon lo strano accento e l’ariaincerta;eiononglielopotevodire perché nemmeno io losapevo.Erosempreisolato,lostraniero nell’angolo alleriunioni di famiglia. Tra diloromichiamavanol’Anglais.Permefuunoshocklaprimavoltachelosentii,perchénon

avevo legami conl’Inghilterra, non c’ero mainemmeno stato. Mal’Australia era al di là dellaloroportata.Ai loroocchigliaustraliani non erano altroche inglesi, con tanto diimpermeabiliecavolobollito,trapiantatiincapoalmondoaguadagnarsi il pane tra ikangourous.

Avevo un amico, Roger,che faceva le consegneper lo

studio dove lavoravo. Ilsabato pomeriggio facevamolaborsaeceneandavamoinbici a Saint-Girons o aTarascon; o anche fino aiPirenei,aOustoaAulus-les-Bains.Mangiavamoneibar epassavamo le notti all’aperto,tuttoilgiornoapedalare,pertornare la domenica tardi,esausti e pieni di vita. Nonabbiamomai avutomolto dadirciioeluieppureadessomi

sembra sia stato il miomigliore amico, il migliorcopain.

A quei tempi la passionefranceseper lamacchinanonera ancora decollata e lestrade erano semideserte.Andarsene in giro per lacampagna in bicicletta noneracosístrano.

Poicominciaiauscireconuna ragazza e a occuparediversamente il weekend. Lei

eramarocchina:equellacertofu una storia che mi resediverso dagli altri. La primadelle mie passioniinappropriate. Avremmopotuto sposarci se la suafamiglia non lo avesse resoimpossibile.

–Colpitodalfulminedellapassione! E perdipiú per unaragazzaesotica!Giàquestodasolo è un romanzo!

Magnifico! Superbo! Leicontinuaastupirmi,Paul.

– Nonmi prenda in giro.Era tutto molto decoroso,tutto molto rispettabile. Leistudiava per diventarebibliotecaria, fino a quandononfurichiamataacasa.

–Eallora?– Tutto lí, suo padre la

richiamò e lei ubbidí, e fu lafine della nostra storia. Io

rimasi ancora a Tolosa peraltriseimesi,poicirinunciai.

–Ecosíseneèritornatoacasa.

–Casa...Chevuoldire?Leho detto cosa penso deldiscorso della casa. Unpiccione ha una casa, un’apehaunacasa.Forseun ingleseha una casa. Io ho undomicilio, una residenza.Questa è la mia residenza.Questoappartamento.Questa

città.Questopaese.Casaèunconcetto troppo mistico perme.

–Maleièaustraliano.Nonè francese. Perfino io me nerendoconto.

– Posso passare peraustraliano. Non possopassare per francese. Questo,per quanto mi riguarda, ètutto rispetto al temadell’identitànazionale:dovesipassa inosservati e dove no,

dove, al contrario, si vienenotati. Come un dito gonfio,come dicono gli inglesi; ocome una macchia, comedicono i francesi, unamacchia sulla loroimmacolata biancheriadomestica. Quanto allalingua, l’inglese non è maistata lamia, nelmodo in cuiper esempio è la sua. Unacosa chenonhaniente a chefare con la scioltezza

dell’espressione.Conlalinguanonhoproblemi,comesente.Mal’ingleseèarrivatotroppotardi per me. Non è arrivatocollattematerno.Anzi,nonèmai veramente arrivato.Personalmente mi sonosempre sentito come ilpupazzo di un ventriloquo.Non sono io che parlo lalingua, è la lingua che vieneparlataattraversodime.Nonviene da dentro, dal mio

cuore, mon cœur –. Esita, sitrattiene. Sono vuoto dentro,stava per dire, come leicertamentepuòsentire.–Noncerchi di dare a questaconversazione piú peso diquello che ha, Elizabeth, –diceinvece.–Nonèrilevante,è solo una sconclusionatabiografia.

– Invece è rilevante, Paul,davveroloè!Sa,cisonoquelliche definisco ctoni, che

stannobenpiantatinella loroterra nativa; e poi ci sono lefarfalle, creature di luce e diaria, residenti temporanee,che si posano qua e là. Leidice di essere una farfalla,vuole essere una farfalla, mapoi un bel giorno ha unincidente, un incidentedisastroso, crollasfracellandosi a terra; equandosirialzascopredinonpoter piú volare come un

essere etereo, di non poternemmeno camminare, èdiventato tutto un grumo ditroppo solida carne. Ecco,sicuramente questa è unalezione, una lezione davantialla quale non si puòrimaneresordieciechi.

– Davvero. Una lezione.Con un po’ d’inventiva, MrsCostello, mi sembra si possastrappare una lezione dallapiú disordinata sequenza di

eventi. Sta cercando di dirmiche Dio aveva un piano perme quando mi ha fulminatosu Magill Road,trasformandomi in unozoppo? E lei allora? Mi hadetto di avere dei problemicon il cuore. Perché non mispiegalasuamalattia?Qualèla lezione che Dio aveva inmente di darle quando l’hacolpitaalcuore?

– È vero, Paul, ho dei

problemicon ilcuore,non leho raccontato una frottola.Ma non sono l’unica conquesta disgrazia.Anche lei, asuo modo, ha dei problemiconilcuore,nonmidicachenon lo sa. Quando sonovenuta a bussare alla suaporta non l’ho fatto pervedere come se la cava unuomo ad andare in biciclettacon una gamba sola. Sonovenuta a vedere cosa succede

quando un uomo disessant’anni impegna il suocuoreinmodoinappropriato.E sepermettecheglielodica,finora lei è stato una grandedelusione.

Alza le spalle.–Nonsonovenuto al mondo perintrattenere lei. Se vuoleessere intrattenuta, – agita lamano indicando quelli chepassano in bici, di corsa, labravagentecheportaaspasso

icani,–haunavastagammada esplorare. Perché sprecareil suo tempo con uno che laesaspera con la sua ottusità eche continua adeluderla?Milasci perdere come farebbecon un lavoro ingrato.Infligga la sua presenza aqualchealtrocandidato.

La Costello si gira e glielargisce un sorriso che, perquel che può giudicare,manca di qualsiasimalizia. –

Saròcapricciosa,Paul,–dice,– ma non cosí capricciosa.Capricciosa: comeuna capra,che salta da una rocciaall’altra. Ma io sono troppovecchia per saltare. È lei lamiaroccia.Peradessoresteròcon lei. Come le ho detto –ricorda? – l’amore è unafissazione.

Luialzadinuovolespalle.L’amore è una fissazione. Sipotrebbe anche definire un

colpo di fulmine che cadedove vuole. Se lui è comeunbambino ignorante inmeritoai mali d’amore, non glisembra proprio che laCostello sia meglio. Ma nonhavogliadi litigare.È stancodilitigare.

Epoihasete.Unatazzaditèsarebbel’ideale.Potrebberoattraversareilponteearrivarealla sala da tè sull’altrasponda. Oppure tornare

all’appartamento, con tuttoquelchiassoequeldisordine.Oppure potrebberorinunciarealtèecontinuareabighellonare sul lungofiume,trascorrendo il resto delpomeriggio a osservare gliuccelli acquatici che se laspassano.Cosafare?

– Mi racconti del suomatrimonio, – dice ElizabethCostello. – Non parla quasimaidisuamoglie.

–Èmegliodino,–dice.–Non credo che sarebbecorretto.Mia moglie nonmiringrazierebbe per averglielaofferta in sacrificio comepersonaggio secondario inuno dei suoi sforzi letterari.Ma se proprio vuole unastoria, gliene racconterò unadei tempi del miomatrimonio che noncoinvolge mia moglie. Puòutilizzarla per sviluppare il

mio personaggio, oppure no,decidalei.

–D’accordo.Spari.– Risale ai tempi in cui

avevo ancora lo studio diUnley.Avevodueassistenti,euna delle due s’innamorò dime. Per essere precisi non sitrattava di amore, ma diadorazione. Non aveva miresudime.Perquestoriuscivaaesserecosíscopertainmerito.Una ragazza molto

intelligente, e anche carina.Unaventenneacquaesaponecon un corpo solido,massiccio, il corpo di ungiocatore di rugby. Ma nonpotevafarciniente.Nonc’eradieta in grado di salvarla, ditrasformarlainunasilfide.

Ai tempi tenevo un corsoserale,inquellochealloraerail politecnico. I rudimentidella fotografia. Quellaragazzavenivaasentirelemie

lezionitresereallasettimana.Si sedeva all’ultima fila a mifissava. Senza prendereappunti.

«Non credi di esagerare,Ellen?», le dissi. «È la miaunica occasione»,mi rispose.Non arrossí. Non arrossivamai. «L’unica tua occasionepercosa?»«Perstaresolaconte».Questovolevadireperleistare sola con me: sedersi infondo alla classe, ed essere

libera di guardarmi eascoltarmi.

Io avevo una regola: maistorie con le dipendenti. Main quel caso feci unatrasgressione. Infransi laregola.Le lasciaiunbiglietto:con un’ora e un posto,nient’altro.Leivennee iomelaportaialetto.

Forsesiaspettadisentirmidire che fu un’esperienzaumiliante, per lei e dunque

ancheperme.Manonfuperniente umiliante. Arrivereiperfino a definirla gioiosa. Eimparaiancheunalezionedaquellastoria:chel’amorenonrichiede di essere ricambiatofintantochecen’èabbastanzaintorno a te. Quella ragazzaaveva abbastanza amore pertutti e due. Lei è unascrittrice, è lei l’esperta delcuore,maquestalasapeva?Seami abbastanza non hai

bisognodiessereamatoatuavolta.

LaCostellotace.–Miringraziò.Rimasetra

lemiebracciaapiangereeadansimare «Grazie, grazie,grazie!» «Stai tranquilla, – ledissi. – Qui nessuno deveringraziarenessuno».

Il giorno dopo trovai unbiglietto sulla mia scrivania:«Se mai avessi bisogno dime...» Ma non la cercai piú,

non volli ripeterequell’esperienza.Unavoltamiera bastata per assorbirequellalezione.

Lavorò per me per altridue anni, tenendosi a debitadistanza, poiché cosísembrava volessi io. Nientelacrime, nienterecriminazioni. Poiscomparve.Senzaunaparola.Cosí. Smise di venire allavoro. Parlai con la sua

collega, l’altra mia assistente,ma era all’oscuro di tutto.Telefonaiasuamadre.Come,non lo sa?, disse la madre.Ellenavevatrovatounnuovolavoro e si era trasferita aBrisbane comerappresentante di unacompagniafarmaceutica.Nonleavevadatoilpreavviso?No,dissi, non ne sapevoassolutamentenulla.Ah,dissela madre, ci aveva detto di

averglieneparlatoecheleierarimastosconvolto.

–Epoi?–Tuttolí.Finedellastoria.

Erorimastosconvolto:apartelalezioned’amore,questaerala parte che m’interessava dipiú. Perché io non ero perniente sconvolto, nemmenoun po’. La ragazza pensavadavvero che sarei rimastosconvolto perché avevalasciatoil lavoro?Oppureera

una storia che avevaraccontato alla madre perdarsiuntono?

– Sta chiedendo la miaopinione? Non ho idea dellarisposta,Paul.Latesisecondocui lei, il suo capo, sarebberimasto sconvolto può esserela parte della storia che leitrova interessante, ma non èquellocheinteressame.Quelche mi interessa è quelGrazie, grazie, grazie! È

Grazie, grazie, grazie! quelloche pensa di dire aMarijanaseequandolecederà?Perchénon ha detto Grazie, grazie,grazie! alla ragazza che le hoprocurato,quellacheleiavevaprescelto per dedicarle le sueattenzioni, perché nonsarebbe stata in grado divederla ridotto in questotristestato?

– Ionon l’avevoprescelta.Èstataleiaportarladame.

– Sciocchezze. Io ho soloseguitoilsuosuggerimento.Èstato lei, a presceglierlanell’ascensore dell’ospedale.L’ha persino sognata. Perchénon l’ha ringraziata, ripeto?Era forse perché la pagava, ese uno paga non ha bisognodi ringraziare? La suagiocatrice di rugby avevaabbastanza amore per tutti edue, mi ha detto. Crededavvero che l’amore si possa

misurare?Credechesimisuriavolume,comelabirra?Chese uno ne porta una cassettal’altro può venire a manivuote–amanivuote,acuorevuoto? Grazie, Marijana(Marijana con la j questavolta), per avermi permessodi amarti. Grazie per avermipermessodiamareituoifigli.Grazie per avermi permessodidartiimieisoldi.Èdavverocosíimbecille?

Lui si irrigidisce. –Mi hachiesto una storia, le horaccontato una storia. Midispiace che non le piaccia.Lei dice di voler sentire dellestorie, io leregalodellestoriee tutto quello che ottengo incambio è dileggio e scherno.Che razza di scambio è maiquesto?

– Che razza di amore?,avrebbe potuto aggiungere.Non ho detto che non mi è

piaciuta la sua storia. L’hotrovata interessante e ancheben narrata, la sua avventuracon la giocatrice di rugby.Perfino l’interpretazione chenedàèinteressantedipersé.Maildubbiochemitormentaè: Perché va a scegliereproprioquestastoria,tratuttequelle che potrebberaccontarmi?

–Perchéèvera.–Certocheèvera.Mache

cosa importa se è vera?Certamente non tocca a meatteggiarmi a Padreterno eseparare il grano dal loglio,liquidare le storie false,conservare quelle vere. Se houn modello, non è Dio, mal’Abbé de Cîteaux, quellofamigerato, il francese chedisseaisoldatiaffidatiallesuecure pastorali, Ammazzatelitutti–DioriconosceràiSuoi.

No, Paul, non me ne

importanientesemiraccontastorie inventate. Le nostrebugie rivelano di noi tantoquantolenostreverità.

Faunapausae lo fissacolsopraccigliosollevato.Adessotoccaalui?Nonhapiúnientedadire.Severitàemenzognasono la stessa cosa, alloraanche parola e silenziopossonoesserelastessacosa.

– Si rende conto, Paul, –riprende,–di come lenostre

conversazioni tendono aricadere nello stesso schema?Perunpo’ tuttoscorre liscio.Poi io dico qualcosa che leinonvuolsentireeleisubitosirichiude in se stesso, mi fauna scenata o mi intima diandarmene. Perché non lapiantiamo con questesceneggiate? Non è rimastotanto tempo, dopotutto, anessunodeidue.

–Già,èpropriocosí.

– Proprio cosí, sotto gliocchi del cielo e lo sguardofreddodiDio,èpropriocosí.

– È questa la verità.Continui.

– Crede forse che troviquestaesistenzamenoduradilei? Crede che mi diverta adormire all’aperto, sotto uncespuglionelparco,inmezzoagliubriaconi,ea fare lemieabluzioninelTorrens?Nonè

cieco: lei lo vede, il miodeclino.

La guarda con severità. –Sono tutte storie. Lei è unapersona affermata, le suefinanzesonofloridequantolemie, non ha nessun bisognodidormiretraicespugli.

– Può darsi, Paul. Puòdarsi che io esageri unpochino, ma è una storiaappropriata, appropriata allamia condizione. Come sto

cercando di farle capire, inostri giorni sono contati, imiei come i suoi, eppureeccomi qui, ad ammazzare iltempo, a farmi ammazzaredal tempo, ad aspettare...aspettarelei.

Scuote la testa impotente.– Non so che cosa vuole, –dicelui.

–Sisforzi!–dicelei.

Ventisei

Sul tavolino dell’ingresso,una nota scarabocchiata:ARRIVEDERCI MR RAYMENT.

HO LASCIATO DELLA ROBA.TORNOAPRENDERLADOMANI.GRAZIE DI TUTTO. DRAGO. PS:FOTOGRAFIETUTTEAPOSTO.

La «roba» cui fariferimentoDragoaltrononècheunsaccodell’immondiziapieno di vestiti, ai quali luiaggiungeunpaiodimutanderimaste tra le lenzuola; per ilresto nessuna traccia degliJokiç,madre o figlio.Vanno,vengono, non spiegano

niente: farà meglio a farcil’abitudine.

Eppure che sollievo esseredinuovodasolo!Unacosaèvivereconunadonna,altroècondividere l’appartamentocon un giovanottodisordinato e non sempreriguardoso. Ci sono sempretensioni, c’è sempre disagioquandoduemaschioccupanolostessoterritorio.

Passa il pomeriggio a

riordinarelostudio,ametterelecoseal loroposto;poisi faunadoccia.Perdistrazionefacadere la boccetta delloshampoo. Nel chinarsi araccoglierla, il deambulatoreortopedico, cheporta sempreconsénelladoccia,gliscivoladilato.Luiperdel’equilibrioecade, batte la testa contro ilmuro.

Fa’ che non si sia rottoniente: è questa la sua prima

preghiera. Incastrato neldeambulatore di Zimmer,cercadidistricarsi.Unlampodi dolore puro gli corre giúperlaspinadorsaleelungolagamba buona. Inspiralentamente, profondamente.Stai calmo, si dice. Seiscivolato in bagno, non c’èniente di cui allarmarsi,succede a tanta gente, puòdarsichevadatuttobene.Haiunsaccoditempoperpensare,

un sacco di tempo peraggiustarelecose.

Aggiustarelecose(cercadistare calmo e mantenersilucido) vuol dire: uno,districarsi dal deambulatore;due,portarsiinqualchemodofuori dalla doccia; tre,valutarechecosasièfattoallaschiena;e,quattro,procederealpassosuccessivo,qualechesia.

Il problema sta tra uno e

due. Non può liberarsi daldeambulatoresenzatirarsisu,enonpuòtirarsisusenzaunafittadidolore.

Nessuno si è preoccupatodi informarlo, e lui non hapensatodichiederlo,chifosseosia loZimmerchehafinitoper avere un ruolo tantoimportantenellasuavita.PersuacomoditàsièimmaginatoZimmercomeunuomodallafaccia affilata e dalle labbra

strette, col colletto alto e lacravatta alla lavallière tipicidei primi decennidell’Ottocento. JohannAugust Zimmer, figlio dicontadini austriaci, deciso afuggiredallamonotoniadellafattoriadicasa, lavoraalumedi candela sui suoi libri dianatomia mentre nella stallavicina la vacca da latte gemenel sonno. Superati condifficoltà i suoi esami (non è

uno studentebrillante), trovaun posto come medicomilitare. Passa i successivivent’anni a medicare ferite emozzare arti in nome di suaSerenissimaMaestàImperialeCarl Joseph August, detto IlBuono. Poi si ritira dalservizio e dopo una serie dimosse sbagliate approda aBad Schwanensee, una dellelocalità termali minori dellaBoemia, a prescrivere cure

per l’artrite alle gentildonne.È lí che gli vienel’illuminazione di adattarel’apparato che inCarinzia dasecoli viene usato per ibambini che imparano acamminare, facendone unsostegno per i piú fragili deisuoi pazienti, e cosí siguadagna una modestaimmortalità.

E adesso eccolo lí, sulpavimento piastrellato, nudo,

immobile,conl’invenzionediZimmer addosso che gliblocca la porta della doccia,mentre l’acqua continua ascrosciare e lo shampoo,uscendo dalla boccetta, sigonfiainunaschiumacheglisale tutto intorno, e ilmoncherino, che ha presounabottaall’estremitàancorasensibile,cominciaapulsareea produrre quel suo specialedolore. Che disastro!, pensa.

Grazie aDioDragonon deveassistere a questa cosa! EgrazieaDio laCostellononèquiafarelesuebattute!

Cisonoanchedegliaspettinegativi,però,anonaverenéDrago né la Costello nénessunaltroaportatadivoce.Uno per esempio è che, unavoltachefiniscel’acquacalda,si troverà sotto la docciafredda. Non arriva airubinetti. Certo, potrà

rimanere lí tutta la nottesenza preoccuparsi chequalcuno rida di lui; maquando arriverà l’alba saràmortodifreddo.

Gli ci vogliono trentaminutibuonipersfuggireallaprigione incui siè ficcatodasolo. Incapace di tirarsi su,incapace di spingere via ildeambulatore di Zimmer etoglierlo di mezzo, alla finestringe i denti e spinge la

porta della doccia fino a chequellanonsiscardina.

Ormai non prova piúnessunavergogna.Strisciaperterra fino al telefono, fa ilnumero di Marijana, glirispondeunavoceinfantile.–Mrs Jokiç, per favore, – dicebattendo i denti, e poi: –Marijana, ho avuto unincidente. Sto bene, ma puoiveniresubito?

–Comeincidente?

– Sono caduto. Mi sonofatto male alla schiena. Nonpossomuovermi.

–Arrivo.Tiragiúdallettolecoperte

e ci si rintana sotto,ma nonriesce a riscaldarsi. Non sololemani e i piedi, non solo latesta e il naso, ma anche lapancia e il cuore sono nellamorsadelfreddo;vienepresoda spasmi durante i qualis’irrigidiscealpuntochenon

riescepiúneppurea tremare.Cominciaasbadigliare finoache la testa gli gira per glisbadigli. Sangue vecchio,sangue freddo: le parole glirimbombanointesta.Nonc’èabbastanzacalorenellevene.

Ha una visione in cui sivede dentro una cellafrigorifera appeso per lecaviglie in mezzo a unmucchio di carcasse gelate.Noncolfuocomacolgelo.

Cade in una sorta ditorpido sonno. Poiimprovvisamente c’èMarijana china su di lui. Luicerca di atteggiare le labbraintirizzite a un sorriso, dipronunciaredelleparole.–Laschiena, – gracchia. –Attenzione –. Non c’èbisogno, grazie a Dio, dispiegare com’è successo.Com’èsuccessodev’esserefintroppo chiaro dal caos del

bagnoedalfragoredell’acquafreddachescorrenelladoccia.

Non è rimasto tè maMarijanapreparauncaffè,glimetteunapillolatralelabbra,lo aiuta a bere, poi, con unaforza sorprendente, lo tira sudipesoelodeponesulletto.–Preso paura, eh? – dice. –Adesso forse finisce questastoriadidocciasolo.

Annuisce ubbidiente echiudegliocchi.Sottolecure

diquestadonnastraordinariae infermiera eccellente, senteche il ghiaccio dentro di luicominciaasciogliersi.Nonhaleossarotte,nondevesentirei rimproveridiMrsPutts,néle battute ironiche di MrsCostello. Invece c’è solo lapresenza soave di un angelochehamessodapartetuttoilrestopercorrereinsuoaiuto.

Non c’è dubbio che peruno storpio che invecchia il

futuro tenga in serbo altriinfortuni, altre cadute, altreumilianti chiamate di aiuto.Ciò di cui ha bisogno inquesto momento però non èdi quel quadro grigio edeprimente ma di quellapresenza morbida,consolatrice edeminentemente femminile.Su, su, tranquillo, è tuttopassato: è questo che vuole

sentire.Anche:Lestaròvicinomentredorme.

Cosí, quando Marijana sitirasu, s’infilarapidamente ilcappotto e prende le chiavi,viene invaso da un infantilesenso di sconforto. – Nonpuoi rimanere qui ancora unpo’? – le dice. – Non puoirimanereperlanotte?

Leisirisiedealcapezzale.–Va bene se fumo? – dice. –Soloquesta volta? –Accende

una sigaretta, tira unaboccata, e soffia il fumolontano da lui. – Parliamo,MrRayment,chiariamocose.Cosa vuole lei dame? Vuoleche faccio mio lavoro, tornoqui, sono sua infermiera?Alloraleinondicecosecome,sa come, – agita la manonell’aria con la sigaretta, – sacomedico.

– Non devo parlare deimieisentimentiperte.

–Leiavutobruttoperiodo,perso gamba e tutto, iocapisco. Lei sentimenti,sentimenti di uomo, iocapisco,èOK.

Anche se il dolore sembraessere diminuito, non èancoraingradoditirarsisu.–Sí, ho dei sentimenti, – dice,sdraiatosullaschiena.

– Lei ha sentimenti, dicecose,ènaturale,èOK.Ma...

–Labile.Èquellalaparola

che stai cercando. Sonotroppo labile per i tuoi gusti.Troppo in balia deisentimenti che dicevi. Dicoquello che sento troppoapertamente.Dicotroppo.

– Balia. Cosa è balia deisentimenti?

– Non importa. Credo dicapire cosa vuoi dire. Hoavuto un incidente e sonoprofondamentescosso.Ilmioumore subisce alti e bassi,

non lo controllo piú. Comerisultato finisco perattaccarmi alla prima donnache incrocio sullamia strada,laprimadonnacomprensiva.Cosí m’innamoro di lei; eanche dei suoi figli, inmododiverso. Io chenonho avutofigli, improvvisamente vogliodeifiglimiei.Daquestovieneil nostro attrito presente, trate e me. E tutto si può farrisalire al fatto che suMagill

Road ho sfiorato la morte.Magill Road mi ha scosso alpunto che ancora do liberosfogoaimieisentimentisenzapreoccuparmi delleconseguenze. Era questo chemivolevidire?

Lei scuote la testamanonlo contraddice. Aspirando ilfumo della sua sigaretta edespirando, lo lasciacontinuare.Perlaprimavoltalui si rende conto di quanto

piacere sensuale si deveprovarenelfumo.

– Ebbene, ti sbagli,Marijana. Non è cosí,assolutamente no, non mitrovo in uno statoconfusionale. Può essere cheio sia labile, ma essere labilinon è un’aberrazione.Dovremmo esserlo tutti,labili,nessunoescluso.Questaè la mia nuova opinione,rivista e corretta.Dovremmo

scuoterci piú spesso.Dovremmo anche reggerciforte e guardarci allospecchio, anche se non cipiaceràquellochevedremo,enon mi riferisco alledevastazioni del tempo. Miriferisco alla creaturaintrappolata dietro al vetro ilcui sguardo in genereevitiamo con tanta cura.Guarda questo individuo chemangiaconmeepassalenotti

conme,chedice«io»alpostomio! Se mi trovi labile,Marijana, non è solo perchého preso una bella botta.Maperché di tanto in tanto losconosciuto che dice «io»irrompe dal vetro e parladentro di me. Attraverso dime. Parla questa notte. Parlaora.Parlad’amore.

Si ferma. Che torrente diparole!Nonèdalui!Marijanadev’essere sorpresa. Possibile

che davvero in questomomento ci sia unosconosciuto che parlaattraverso lo specchio, cheparla con la sua voce (maquale specchio?), oppurequesto sfogo non è altro cheuno dei suoi attacchi dilabilità, l’effetto ritardatodell’ultimo incidente – labotta in testa, lo strappo allaschiena, il moncherinodolorante, la doccia gelida e

cosívia–cheoraglirisalesuperlagolacomelabile,comeilvomito?Anzi,nonpotrebbeaddirittura essere l’effettodella pillola che Marijana gliha dato (che pillola saràstata?), o perfino del caffè?Non avrebbe dovuto berlo ilcaffè. Non è abituato aprendereilcaffèlasera.

Parlad’amore.Nonnepuòessere certo, non porta gliocchiali, ma una vampata di

calore sembra risalire su perla goladiMarijana.Marijanadicechevuolechesifreni,maquella è una stupidaggine,non può essere davveroquello che vuole. Qual è ladonna che non vorrebbesentirsi riversare addosso untorrentediparoled’amore,ditanto in tanto, per quantodiscutibile sia la fonte?Marijanaèarrossita,equestoper il semplice motivo che

anche lei è labile. E quindi?Qual è la prossimamossa?Equindi in verità tutto torna!Quindi dietro il caos delleapparenze è all’opera unalogica divina! Wayne Blightviene fuori dal nulla permaciullargli la gamba, quindimesi dopo lui cade nelladoccia, quindi questa scenadiventapossibile:unuomodisessant’anni piú o menorigidamente intrappolato nel

letto, scossodi tanto in tantodaibrividi,chesputafilosofiasulla sua infermiera, sputaamore.E in lei, in risposta, ilsanguesirimescola!

Esultante, lui si stira(Ignora il dolore, che importaildolore!)emettelasualargae (osserva) assai pocoattraentemanolividasopralapiú piccola e piú caldamanodi Marijana, dalle ditaaffusolateche,secondolasua

nonna di Tolosa, sono segnoditemperamentosensuale.

Per un attimo Marijanalascialasuamanosottoquelladi lui.Poi la libera, spegne lasigaretta, si alza e comincia ariabbottonarsiilcappotto.

– Marijana, – le dice, –nontifaròrichieste,néoranéinfuturo.

–Sí?–diceraddrizzandoilcapo e lanciandogli unosguardo interrogativo. –

Nessuna richiesta? Crede ionon so come sono fattiuomini? Uomini semprechiedono. Voglio, voglio,voglio. Io però voglio faremio lavoro, questa è miarichiesta. Mio lavoro inAustraliaèinfermiera.

S’interrompe, mai prima(glipare)sièrivoltaaluicontantaforza,contantafuria.

– Lei telefona, e va beneche telefona. Non dico non

deve telefonare. Emergenza,leitelefona,OK.Maquesto,–agita la mano, – questoincidente doccia, non èemergenza, non è emergenzamedica. Cade nel bagno,chiama amici. «Ho avutopaura:perfavore,vieni»,eccoquello che dice –. Prendeun’altra sigaretta, poi ciripensa e la rimette nelpacchetto.–Elizabeth,–dice.– Chiama Elizabeth, o altra

signora amica, io nonconosco suoi amici. «Hoavuto paura, per favore vienia tenermi la mano. Non èemergenzamedica.Perfavorevieniatenermilamano».

– Non mi sono solospaventato. Mi sono fattomale.Nonmipossomuovere.Questosivede,no?

– Spasmi. Sono solospasmi.Le lasciodellepillole.Spasmi alla schiena non è

emergenza–.Faunapausa.–Oppurevuoledipiú,nonsolotenere mano, vuole comedice, lacosavera,allora forseva al circolo cuori solitari. Sehacuoresolitario.

Tiraunsospiroe loscrutariflettendo.–Crededi saperecomeèvitadiinfermiera,MrRayment? Tutti i giorniassisto vecchie signore evecchisignori, li lavo,puliscobisogni, inutile dire, cambio

lenzuola, cambio vestiti.Sempresentodire:Faiquesto,fai quello, porta questo, portaquello, non sto bene, portapillole, porta bicchiered’acqua, porta tazza di tè,porta coperta, leva coperta,apri finestra, chiudi finestra,cosínonpiace,cosínemmeno.Eallafinetornoacasastancadentroossa, telefono suona atutte le ore, giorno, notte: Èun’emergenza,puoivenire…

Qualcheminutoprimaeraarrossita. Adesso è a lui chetoccherebbe arrossire.Un’emergenza… puoi venire?Certo nel codicedell’assistenza specialisticaquesta non sarebbe ritenutaun’emergenza.Non simuoredifreddoinunappartamentocon l’aria condizionata diNorth Adelaide, ConistonTerrace.Anchementrefacevail numero di telefono degli

Jokiç ne era consapevole. Einveceavevachiamato.Vieni,salvami!Avevalanciatoilsuoappello nello spaziodell’Australiameridionale.

– Sei stata la prima allaqualehopensato,–dice.– Iltuo nome mi è venuto perprimo. Il tuo nome. Il tuoviso. Pensi che questo nonvoglia dire niente... essere laprima?

Leialzalespalle.Segueun

silenzio tra di loro. Certo èunaparolagrossa,unaparolatroppo importante per tirarlaaddosso a una persona: laprima. Ma quella non è laparolache lo faesitare.Il tuonome. Mi è venuto il tuonome.Miseivenutatu.Paroleche sono sorte dentro di luisenza pensarci. Gli sonovenute e basta. Sarà cosíquandounoèlabile:leparolevengonodasole?

–Avevosemprepensato–insiste – che fare l’infermierafosse una vocazione. Pensavoche fosse quello che ladistingueva, che giustificavagliorariimpossibilielascarsapaga,eanchel’ingratitudineele umiliazioni, come quelleche hai citato: pensavo cheseguissi una chiamata.Ebbene, quandoun’infermieravienechiamata,un’infermiera seria, non fa

domande, corre. Anche senon è una vera emergenza.Anche se è solo perun’angoscia, l’angosciadell’uomo, per quello chechiami uno spavento –. Nonle ha mai fatto la predicaprima, ma forse è proprioattraverso una predica chequestanottelaveritàdecideràdirivelarsi.–Ancheseèsoloamore.

Amore: la piú grossa delle

parole grosse. E tuttavia,decidedicolpirlaconquella.

Questa volta incassa ilcolpo bene, quasi senzabattere ciglio. Ormai tutti ibottonidelsuocappottosonochiusidacimaafondo.

– Solo amore, – ripete luiconunacertaamarezza.

–Devoandare,–dicelei.–La strada è lunga fino aMunnoPara.Civediamo.

Con notevole sforzo

reprime un nuovo attacco dibrividi. – Ancora no,Marijana, – dice. – Cinqueminuti. Tre minuti. Perfavore. Beviamo una cosainsieme, lasciamo sbollirequesta cosa, torniamo allanormalità. Non vogliopensare che non ti posso piúchiamare, perché mivergogno.Vabene?

–Vabene.Treminuti.Maio non posso bere, devo

guidare, e lei nemmenobere,alcolepasticcanonvabene.

Con una certa rigidità sirimette seduta.Passaunodeitreminuti.

– Che cosa sa tuo maritocon esattezza? – chiede luiall’improvviso.

Lei si alza.–Adessovado,–dice.

Disperato,pienodirimorsiedidolori,irrequieto,rimane

sveglio tutta la notte. Lepillole che Marijana avevadettocheavrebbelasciatononsivedonodanessunaparte.

Viene l’alba. Avendobisogno di andare in bagno,prova cautamente a strisciarefuori dal letto. Ma è ancoralontano dal pavimentoquandoildoloreloparalizza.

Unaschienaapezzinonèun’emergenza, diceMarijana,cheluiavevaassuntoproprio

per risparmiargli situazionidegradanti come quella. Ilfatto di non riuscire acontrollare la vescica contacome emergenza? No,certamenteno. Fapartedellavita, fa parte della vecchiaia.Sconsolato,siarrendeeurinaperterra.

È in quella posizione cheDrago – che dovrebbe esserea scuola ma che per motivisuoisembranoncisiaandato

– lo trova quando va aprendere la sua borsa con laroba:permetàdentro il lettoe per metà fuori, con lagamba impigliata nellelenzuola attorcigliate,bloccato,congelato.

SenonnascondepiúnullaaMarijana,èsoloperchénonsipuòpresentareaisuoiocchiinmodo piú abietto di comegiàsièpresentato.ConDragoèun’altrastoria.Finoaquesto

momento ha fatto del suomeglio per non rendersiridicolo davanti aDrago.Maadesso eccolo lí, un vecchioindifeso con il pigiamainzuppato di urina che sitrascina appresso un oscenomoncherino rosa da cui lebende fradice scivolano via.Se non fosse cosí intirizzitoarrossirebbe.

E Drago non ha nessunaesitazione! Sarà un tratto di

famigliaquestoatteggiamentopragmatico per quel cheriguarda il corpo? Come lamadre di Drago lo avevaaiutato a mettersi a letto,adesso Drago lo aiuta auscirne; e quando prova aspiegarsi, a scusare la suadebolezza, è Drago che lotranquillizza: «Non c’èproblema, Mr Rayment, sirilassi e mettiamo tutto apostoinunminuto»,poidisfa

il letto, gira il materasso e(con un certo impaccio,dopotutto è solo unragazzino) distende lelenzuola pulite. È Drago chetrova un pigiama pulito eguardando altrove, comevuole la decenza, lo aiuta ainfilarlo.

– Grazie, figliolo, seibuono, – gli dice alla fine.Vorrebbe dire di piú perchéhailcuoregonfio:Tuamadre

mi ha abbandonato; MrsCostello, che non fa altro cheblaterare di cure e attenzionima sta bene attenta a nontrovarsi da queste partiquando ce n’è bisogno,mi haabbandonato; tutti mi hannoabbandonato, perfino il figliochenonhomaiavuto;poi seivenuto tu, tu! Ma rimane insilenzio.

Hauno scoppiodipianto,il pianto dei vecchi che non

conta perché viene troppofacilmente, e lo nascondedietro le mani perchéimbarazzatuttiedue.

Drago fa una telefonata,ritorna. – Mia mamma dicecheledovreidarecertepilloleperildolore.Hoilnomequi.Dicechenevolevalasciareunpo’ in casa ma se n’èdimenticata. Posso andare infarmacia,ma…

– I soldi sono nel

portafogli, nel cassetto dellamiascrivania.

– Grazie. Ha uno stracciodaqualcheparte?

– Dietro la porta dellacucina.Manon…

– Non è niente, MrRayment. Ci vorrà unminuto.

Le pillole magiche, siscopre, sono solo ibuprofene.–Mamma dice di prenderneuna ogni quattro ore. E di

mangiare qualcosa prima. Leportoqualcosadallacucina?

–Portamiunamela,ounabanana,sec’è.Drago?

–Sí?–Stobeneadesso.Nonc’è

bisognochetifermi.Grazieditutto.

–Nonc’èproblema.Per completare la frase,

Dragodovrebbedire:Nonc’èproblema, lei farebbe la stessacosaperme.Edèvero!Seun

qualunque disastro colpisseDrago, se un pazzosconosciuto gli piombasseaddossoschiacciandoloconlamotocicletta, lui, PaulRayment, farebbe ildiavoloaquattro, spenderebbe finoall’ultimo soldo che ha, persalvarlo. Darebbe al mondouna lezione su come ci sioccupa di un figlio diletto.Sarebbe tuttoper lui,padreemadre.Tuttoiltempo,giorno

enotte,rimarrebbeaccantoalsuoletto.Sesolo!

Sulla portaDrago si volta,saluta, e gli lancia uno diquegli angelici sorrisi che dicertofannosvenireleragazze.–Adopo!

Ventisette

Il colpochehapreso sullaschiena, come gli ha dettoMarijana, effettivamente non

ègrave.Nelpomeriggioègiàingradodimuoversi,siapurecautamente, è in grado divestirsi, di farsi un panino.Ieri sera pensava di essere inpunto di morte; oggi sta dinuovobene,piúomeno.Untoccodiquesto,unpizzicodiquello, un pezzetto diquell’altro ancora mescolatiinsieme e amalgamati dentrounapillola inuna fabbricadiBangkok, e il mostro del

dolore è ridotto a untopolino.Miracoloso.

Cosí, quando arrivaElizabethCostello lui riesceafornirle il piú conciso, il piúcalmo e il piú obiettivoresocontodeglieventi.–Sonoscivolato nella doccia e misono prodotto unostiramento alla schiena. Hochiamato Marijana, lei èvenuta a sistemarmi e adessosto di nuovo bene –. Non fa

menzione dell’infido JohannAugust,nemmenodeibrividiedelle lacrime,eneanchedelpigiama nel cesto dellabiancheria sporca. – Drago èpassato a controllare comestavo stamattina. Un bravoragazzo. Maturo, molto piúavantidellasuaetà.

– E lei dice di stare bene,ora.

–Sí.– E le sue foto? La sua

collezionedifoto?–Checosavuoldire?– Anche la sua collezione

difotostabene?– Immagino di sí. Perché

nondovrebbe?– Forse dovrebbe darle

un’occhiata.Nonèchemanchinodelle

stampe. A dire il vero nonmanca nulla. Ma una delleFaucheryèstranaal tatto, luilaestraedallasuacustodiadi

plastica e la guarda alla luce:ha anche uno strano aspetto.Quellacheha inmanoèunacopia, nei toni del marroneche imitano il seppiaoriginale, ed è stata fatta dauna stampante elettronica sucarta fotografica semi-mat. Ilpasse-partout di cartone ènuovo e un po’ piú spessodell’originale. È quellospessore a fargli capire che sitratta di un falso. Altrimenti

nonèmal fatto.Senon fossestato per l’insinuazione dellaCostello non se ne sarebbenemmenoaccorto.

–Comefacevaasaperlo?–lechiede.

– Come ho fatto a sapereche Drago e il suo amicostavano combinandoqualcosa?Non lo sapevo.Erasolo un sospetto –. Solleva lacopia. – Non misorprenderebbe se uno di

questi minatori fosse ilbisnonno Costello, di Kerry.Eguardi... guardiquesto tipo–. Con l’unghia indica unafacciainsecondafila.–Nonèforse la copia sputata diMiroslavJokiç!

Le strappa la fotografiadalle mani. Miroslav Jokiç: èpropriolui,conuncappelloeuna camicia sbottonata,sfoggiaancheunpaiodibaffi,e se ne sta lí, fianco a fianco

con quei duri minatori dellaCornovagliaedell’Irlandadeitempipassati.

Quellochepiú lo ferisceèla dissacrazione: che dueragazzini irriverenti earroganti si siano presi giocodei morti. Moltoprobabilmente avrannousatodelle tecniche digitali. Luistesso non avrebbe maiottenuto un montaggio cosí

convincente usando lavecchiacameraoscura.

Si volge di nuovo allaCostello. – Che ne è statodell’originale? – chiede. – Sache cosa ne è stato? – Senteche perde il controllo dellasuavoce,manongliimporta.Butta la copia per terra. –Quello stupido, stupidoragazzo! Che cosa avrà fattodell’originale?

Elizabeth Costello lo

guarda con gli occhispalancati per lo stupore. –Non lo chieda a me, Paul, –dice. – Non sono stata io adaccogliereDragoincasamiaeadarglimanoliberasullamiapreziosa collezione difotografie.Nonsonostataioatramare per raggiungere lamadreattraversoilfiglio.

– E allora come faceva asapere di questo… questovandalismo?

– Veramente non nesapevo niente. Come ho giàdetto prima, ne avevo solo ilsospetto.

–Machecosal’avevafattasospettare? Che cos’è che minasconde?

– Si calmi, Paul. Rifletta:abbiamoDragoeilsuoamicoShaun, due ragazzoniaustraliani in buona salute, ecome passano il loro tempolibero? Non a correre sulle

loro moto. Non a giocare apallone. Nemmeno sul surf.Né a baciare le ragazze. No:invece si chiudono a chiaveper ore e ore dentro il suostudio. Stanno lí a guardaregiornalettiporno?No:senonsbaglio lei hastraordinariamente pochepubblicazioni di quel genere.Allora che cos’altro puòessere ad attirarnel’attenzionesenonlaraccolta

difotografie,unaraccoltachesecondoleiècosípreziosachevadonataalpaese?

– Ma non capisco qualepossa essere il loro movente.Perché tanta fatica perprodurre – poggia la puntadellastampellasulla fotoecelagirasopraaccartocciandolasultappeto–unfalso?

– Qui non so che dire, aquesto ci deve arrivare dasolo. Comunque tenga

presente che sono ragazzigiovani e vivaci in unacittadina mezzaaddormentata dove nontrovano sfogo perl’inquietudine che sentononelleossa,pertuttiiprogettieidesidericheronzanolorointesta.Iltempovaaccelerandotutto intorno a noi, Paul. Leragazze fanno i figli a diecianni. I ragazzi... i ragazzi inmezz’oraimparanocosechea

noi hanno richiesto mezzavita. Le imparano, siannoiano e procedono versoqualcos’altro.ForseDragoeilsuoamicohannopensatochefosse divertente: la Bibliotecadi Stato,unamassadi vecchidignitari e di signore che sisventolano per il caldo,qualche pomposo trombone,tutti convenuti per lapresentazione dellaDonazioneRayment,edecco,

ma chi è quello?, proprio alcentrodellapiècederésistancedella collezione c’è uno delclandegliJokiçdellaCroazia!Una burla colossale – cosíl’avrebbe chiamata BillyBunter. Forse è tutto lí: unaburla elaborata e di cattivogusto che deve esser costataloro parecchio tempo e forseanchel’aiutodiunesperto.

Quantoall’originale,lasuapreziosa stampa di Fauchery,

chissà dov’è... Forse è ancorasotto il letto di Drago.Oppure lui e Shaun l’hannorifilata a un mercante.Comunque sia non se laprenda. Può sentirsi come lozimbelloditurnoemagariharagione. Ma non c’eramalevolenza. Forse non c’eraaffetto, ma non c’eranemmeno malevolenza. Solouno scherzo, uno scherzosconsiderato,daragazzini.

Non c’era affetto. Èdavvero cosí evidente,evidenteper tutti?È come seall’improvviso il cuore inpetto gli fosse diventatotroppostancoperbattere.Glivengono di nuovo le lacrimeagli occhi ma senza forza,come un’essudazioneacquosa.

– Dunque è questo chesono?–mormora.–Zingari?

Chealtromiavrannorubato,questizingaricroati?

– Non siamelodrammatico, Paul. Cisono croati e croati.Certamentequestolosa.Unamanciata di bravi croati, eunamanciatadicattivicroati,e inmezzomilioni di croati.Gli Jokiç non sono croatiparticolarmente cattivi, soloun po’ insensibili, dal cuoreun po’ duro. Compreso

Drago. Drago non è uncattivo ragazzo, questo lo sa.Anzi,vorreiricordarlechegliaveva detto in tono a mioparereunpo’ altisonante chele foto non erano sue, che lecustodiva per la storia dellanazione. Ebbene, ancheDrago fa parte di quellastoria, ricorda. Chemale c’è,avràpensatoDrago,ainserireuno Jokiç nella memorianazionale, anche se forse

prematuramente – nonnoJokiç, per esempio? Solo unaburla di cui probabilmentenon ha valutato a fondo leconseguenze; ma dopotuttoqual è il giovane turbolentoche valuta fino in fondo leconseguenzedellesueazioni?

–NonnoJokiç?– Sí. Il padre diMiroslav.

Non avrà mica pensato chefosse Miroslav nella foto,vero?Macoraggio,non tutto

è perduto. Anzi, se èfortunato niente è perduto.Dieci a uno che il suo amatoFaucheryèancoranellemanidi Drago. Gli dica chechiamerà la polizia se non leviene restituitoimmediatamente.

Luiscuoteilcapo.–No.Sispaventerebbeebrucerebbelafoto.

– Allora parli con suamadre. Parli con Marijana.

Lei sarà mortificata, faràqualunque cosa perproteggereilprimogenito.

–Qualunquecosa?–Siaccollerà lacolpa.Del

resto la restauratrice dellafamigliaèlei.

–Epoi?– Non so. Quello che

succederà poi sta a leideciderlo. Se vuole fare unascenata,puòfareunascenata.Sennò,no.

– Non voglio fare unascenata.Vogliosolosentirelaverità.Dichièstata l’idea,diDrago o di come si chiamalui,diShaun,odiMarijana?

– Direi che questa è unalimitazionepiuttostomodestadellaverità.Nonnevorrebbesaperedipiú?

– No, non voglio sapernedipiú.

– Non vorrebbe sapereperchéèstatopresceltocome

vittima,comezimbello?–No.–PoveroPaul.Indietreggia

prima ancora che il colpo sipossa abbattere su di lei, maforsenoncisaràalcuncolpo.ForseMarijanasiprostreràaisuoi piedi.Mea culpa. Fa’ dimequellochevuoi.Ecosívia.Ma non potrà mai esseresicuro fino a che non avràfatto la sua scenata con lei.Come faccio a spiegarglielo?

Altrimenti che le resterà inmano? Una storiainsignificante in cui è statotruffato dagli zingari, lazingararubicondaeilsuobelfigliolo.Non è certo la scenamadre,lapiúsignificativa.

– No. Assolutamente no.Mi rifiuto. Non voglioscenate.Non vogliominacce.Se sapesse, Elizabeth, quantosono stufo di esseremanovrato da lei in questo

modo e tutto solo per farprocedere queste folli storienella sua testa! Capisco benequellochevuole, leivorrebbeche io – qual è la parolagiusta? – sfruttassi Marijana.Poi spera che il marito loscopra e mi uccida ocomunque mi riempia dibotte. È questo il genere discena madre che spera io lefornisca, non è cosí? – sesso,

gelosia, violenza, azione delgenerepiúvolgare.

– Non sia ridicolo, Paul.Nonsirisolveunacrisicomequesta, la cui essenza èmorale, malmenandoqualcuno o uccidendolo.Perfino lei dovrebberendersene conto. Ma se ilmio suggerimento laoffende,loritiro.NonparliconDrago.Non parli con suamadre. Senon la posso persuadere,

certo non la possocostringere. Se le sta bene diperdere la sua preziosastampa,pace.

ParliconMarijana,glidicela Costello. Ma che cosapotrebbe dirle? Marijana?Buongiorno, come va? Volevoscusarmi per quello che hodettol’altrasera,laseraincuisono scivolato nella doccia.Non so cosa mi era preso,

dovevo aver perso la testa. Aproposito… ho notato chemanca una delle foto dellamia collezione. Potresti perfavore chiedere a Drago diguardare nel suo zaino econtrollare che non l’abbiapresapersbaglio?

La cosa piú importante ènon fare accuse. Se accuserà,gliJokiçnegheranno,esaràlafine del sia pur tenue status

cheancorahapressodiloro–dipaziente,dicliente.

Piuttosto che telefonare aMarijana, forse dovrebbescrivere un’altra delle suelettere, questa voltareprimendo la labilità estando molto attento allaformulazione delle frasi,dando un resocontodistaccato e razionale dellasua posizione rispetto a lei, aDrago, e alla fotografia

mancante. Ma chi scriveletterealgiornod’oggi?Echilelegge?Marijanaavràlettolasua prima lettera? L’avràricevuta? Non ha dato alcunsegno.

Affiora alla mente unricordo:unavisitaaParigi,dabambino, alle GaleriesLafayette, mentre guardava ipezzi di carta infilati nellecartouches e inviati da undipartimento all’altro lungo

tubi pneumatici. Ricorda chequando il portello del tuboera aperto, dal ventredell’apparatovenivaunsordorombo d’aria. Un sistema dicomunicazione scomparso.Un mondo scomparso inun’esistenza razionalizzata.Che ne sarà stato dellecartouches, di tutti queibossoli d’argento?Probabilmente saranno stati

fusi per farne rivestimenti dipallottoleomissiliteleguidati.

Ma forse per i croati èdiverso. Forse nel vecchiopaese ci sono ancora zie enonne che scrivono letterealle famiglie lontane, inCanada, in Brasile, inAustralia,ecimettonosopraifrancobolli, e le infilanonellacassetta delle lettere: Ivankaha vinto il premio direcitazionedellasuaclasse, la

vacca pezzata ha sgravato,come state, quando virivedremo? Cosí forse lafamiglia Jokiç non troveràtanto strano ricevere unalettera.

CaroMiroslav,scrive.Ho cercato di dividere la

sua famiglia, dunquesicuramente leièconvintocheio debba tacere e accettare lapunizione che gli dèidecideranno di infliggermi.

Ebbene, io non tacerò. Unarara fotografia che miappartiene è scomparsa e mipiacerebbe che mi ritornasse.(Vorrei aggiungere che Dragonon riuscirebbe a venderla, ètropponotasulmercato).

Se non capisce di cosa stiaparlandolochiedaasuofiglio,lochiedaasuamoglie.

Manonèperquestochelescrivo; le scrivo per farle unaproposta.

Lei sospetta che io abbiadellemiresusuamoglie.Eharagione. Ma non tiriconclusioni troppo affrettatein merito al tipo di mire inquestione.

Non sono solo soldi quelliche offro. Offro qualcosa diintangibile, intangibile eumano, e con questo miriferiscosoprattuttoall’amore.Housatolaparolapadrino.Senon con lei allora con

Marijana. O forse non l’hopronunciata,masolopensata.Lamiapropostaèlaseguente.In cambio di un prestitosostanzioso e a tempoindeterminato per coprire icostidistudiodiDragoeforsedegli altri suoi figli, potrebbetrovare un posto nel suofocolare domestico, nel suocuoreenella suacasa,perunpadrino?

Non so se nella Croazia

cattolica abbiate l’istituzionedelpadrino.Forsesí, forseno.Ilibrichehoconsultatononlodicono. Ma il concetto deveesserle familiare. Il padrino èl’uomo che sta al fianco delpadre al fonte battesimaleoppure, chino sopra la suatesta, benedice il piccolo,giurando di sostenerlo pertutta la vita. Cosí come ilsacerdote nel rito delbattesimoèlapersonificazione

del Figlio e intercessore, e ilpadreènaturalmenteilPadre,cosí il padrino è lapersonificazione dello SpiritoSanto. O almeno cosí la vedoio. Una figura priva disostanza,spettrale,aldisopradellarabbiaedeldesiderio.

VoiviveteaMunnoPara,aunacertadistanzadallacittà.Nonèfacileperme,nellamialimitata condizione presente,venirvi a trovare. E tuttavia,

in linea di principio, miaprireste la vostra casa? Nonvoglio niente in cambio.Nienteditangibile,salvoforselachiavedellaportasulretro.Certamente non coltivo ilpianodiportarlevialamogliee i figli. Chiedo solo di poteraleggiare sullo sfondo, diaprirvi il cuore e, qualchevolta, quando lei è altrove, diriversare le mie benedizionisullasuafamiglia.

AquestopuntoDragonondovrebbe piú avere incertezzeinmeritoalpostocheaspiroaoccupare nella sua famiglia.Forse per le bambine puòessere piúdifficile capirlo,mase preferisce non parlarne perora,iocomprenderò.

So che una proposta diquesto genere non era ciò chesi aspettava quando hacominciato a leggere questalettera. Ho accennato a una

conoscente quanto è successonel mio appartamento, lascomparsadellafotodallamiacollezione ecc., e lei mi hasuggerito di chiamare lapolizia. Ma niente potrebbeessere piú lontano dalle mieintenzioni.No,stosolousandol’occasione creata da questosgradevole incidente per farscorrerelapennaefarparlareil mio cuore (e poi, quando

maisihaoccasionediscrivereunaletteraalgiornod’oggi?)

Non so cosa pensi lei delleletterema,poichévienedaunmondo piú antico e per certiaspetti migliore, forse non lesembrerà strano prendere lapenna e rispondere. Se peròscambiare lettere dovesserisultarle strano c’è sempre iltelefono (8332 1445). OppureMarijana potrà portarmi unmessaggio, o Drago. (Non ho

voltato le spalle a Drago,tutt’altro: glielo dica). OBlanka. E poi alla fine c’èsempre il silenzio. Il silenziopuòesserepienodisignificato.

Adesso chiudo e affrancoquesta missiva, e prima diripensarcifaròiltragittoversolabucadelleletterepiúvicina.Un tempo avevo spessoripensamenti, avevoripensamenti tutto il tempo,maadessoliaborrisco.

Sinceramentesuo,PaulRayment

Ventotto

– Non crede che sarebbemeglio farsi vedere da unmedico?–diceallaCostello.

Leiscuotelatesta.–Nonèniente, solo un raffreddore.Passerà.

Non ha l’aria di unsemplice raffreddore. È unatosse, una tosse grassa, comese i polmoni cercassero diespellere, una manciata allavolta, uno strato di mucoprofondamente sedimentatoneipolmoni.

– Deve esserselo presosottoicespugli,–dicelui.

Leiloguardasenzacapire.– Non aveva detto che

dormiva sotto i cespugli nelparco?

–Ah,sí.– Le consiglio olio di

eucalipto, – dice lui. – Uncucchiainodioliodieucaliptoin una pentola di acquabollente. Si inalano i vapori.Famiracoliperibronchi.

–Oliodi eucalipto!–dicelei. – È un’eternità che non

sento parlare di olio dieucalipto! Oggi si usano gliinalatori.Nehounoinborsa.Del tutto inutili. Ioprendevosempre il Balsamo dei Frati,ma non lo trovo piú neinegozi,ormai.

– Lo trova nei negozi diprovincia.AncheadAdelaidelotrova.

–Davvero?Comediconoinostri amici americani, lacosaquadra.

Tirerà fuori l’olio dieucalipto per lei. Farà bollireuna pentola d’acqua, andràperfino in cerca del Balsamodei Frati nel suo armadiettodelle medicine. Basta cheglielo chieda, ma lei nonchiede.

Sono seduti sul balconedavanti a una bottiglia divino. È buio e tira un fortevento. Se davvero sta male,sarebbe meglio che stesse

dentro casa. Ma lei non faniente per nascondere ildisgusto che le ispiral’appartamento – «la suaagenzia di pompe funebribavarese», lo aveva definitoieri, e poi lui non è il suoangelocustode.

–SentitonientedaDrago?EdagliJokiç?–chiedelei.

– Niente. Ho scritto unalettera, che ancora devospedire.

– Una lettera! Un’altralettera!Madichesi tratta,diunapartita di scacchi giocataperposta?Due giorni perchéle sue parole raggiunganoMarijana,altridueprimachele sue parole di risposta laraggiungano: saremo tuttimorti di noia prima di averraggiunto una risoluzione.Non sono piú i tempi delromanzo epistolare, Paul. Lavada a trovare! La affronti!

Faccia una scenata come sideve! Batta i piedi (dico permetafora)! Urli! Dica: «Nonaccetto che mi si tratti inquesto modo!» È cosí che sicomporta la gente normale,gente come Marijana eMiroslav. La vita non è unoscambio di dispaccidiplomatici. Au contraire, lavita è dramma, la vita èazione, azione e passione!Certamente lei, con la sua

educazione francese, devesaperlo. Sia educato se vuole,l’educazionenonfamaimale,ma non alle spese dellepassioni. Pensi al teatrofrancese.PensiaRacine.Nonsi può essere piú francesi diRacine. Racine non scrive digentecurvaacomplottareeacalcolare negli angoli. Racinescrive di scontri, digigantesche tirate una dopol’altra.

Avrà la febbre? Che cosahascatenatoquestosfogo?

– Se nel mondo c’è postoper il Balsamo dei Frati, –dice,–cisaràpostoancheperle lettere all’antica. Se nonaltro, seuna letteranonha iltono giusto la puoi strapparee puoi ricominciare conun’altra. Non è cosí con idiscorsi. Né con gli scoppid’ira, che sono irrevocabili.

Lei, piú di chiunque altro,dovrebbeapprezzarle.

–Io?– Sí, lei. Certamente non

buttagiúleprimecosechelevengono in mente e lespedisce al suo editore.Certamente ci ripensa.Certamente rivede. Lascrittura non è forse tuttafatta di ripensamenti, divisioniedirevisioni?

–Ineffettiècosí.Questoè

la scrittura: ripensamentiall’ennesima potenza.Ma chiè lei per venire a farmi lapredica sui ripensamenti? Sesolo fosse rimasto fedele alsuo carattere da tartaruga, seavesse aspettato che levenisserodeiripensamenti,senon avesse cosí follemente eirrevocabilmentedichiaratolasuapassioneperlasuadonnadelle pulizie, non citroveremmo a questo punto,

ioe lei.Leipotrebbestarsenefelice nel suobell’appartamento, in attesadellevisitedellasignoradagliocchiali scuri, e io potreiessere già tornata aMelbourne.Maètroppotardiperquesto.Ormainonsipuòfare altro che tenersisaldamente in sella e vederedove ci porta questo cavallonero.

– Perché mi chiama

tartaruga?–Perchéstalíadannusare

l’aria all’infinito prima ditirare fuori la testa. Perchéogni benedettopasso le costatanto sforzo. Non le stochiedendo di diventare unalepre, Paul. Ma la scongiurodi guardare dentro il suocuore e cercare di trovareall’internodelsuocarattereditartaruga,all’internodellasuavarietà di passione da

tartaruga, il modo peraccelerare il corteggiamentodiMarijana, sedavveroè suaintenzione continuare acorteggiarla.

Si ricordi, Paul, è lapassione che fa girare ilmondo. Lei non è unignorante, questo lo devecertamentesapere.Inassenzadella passione il mondosarebbe ancora vuoto einforme. Pensi a don

Chisciotte. Don Chisciottenonparladiunuomosedutosulla sedia a dondolo alamentarsi del tedio dellaMancia.Èlastoriadiunochesimetteunabacinellaintesta,inforca il suoronzinoepartealla volta di grandi imprese.Emma Rouault, EmmaBovary, esce e va a comprarevestitiallamodaanchesenonhaideadicomefaràapagarli.Si vive una volta sola, dice

Alonso, dice Emma, e alloraproviamoci! Ci provi, Paul.Vedaunpo’checosariesceainventarsi.

– Veda un po’ che cosariesco a inventarmi, cosí chelei mi possa mettere in unlibro.

– Cosí che qualcuno, daqualcheparte,forselametteràinunlibro.Cosíchequalcunoforse vorrà metterla in unlibro. Qualcuno, chiunque –

nonnecessariamente io.Cosíche forsesaràdegnodiesseremessoinunlibro.InsiemeadAlonso e a Emma. Diventiprotagonista, viva da eroe. Èquesto che ci insegnano iclassici. Sia un personaggioprincipale. Altrimenti chesensohalavita?

Suvvia. Faccia qualcosa.Faccia una cosa qualunque.Mi sorprenda. Le è passatoperlatestacheselasuavitale

appare ogni giorno piúripetitiva e circoscritta egrigia, forse è perché nonmette mai il naso fuori daquesto maledettoappartamento? Pensi un po’:da qualche parte nellagiungla, in questo precisoistante, nello Stato delMaharashtra una tigre staspalancando i suoi occhiambrati, e non pensa a lei!Non gliene potrebbe

importare di meno di lei edeglialtriabitantidiConistonTerrace. Quand’è statal’ultima volta che hacamminato sotto il cielostellato?Hapersounagamba,lo so, e camminare non èdivertente;madopounacertaetà tutti abbiamo perso unagamba,piúomeno.Lagambamancante è solo un segno, oun simbolo, o un sintomo –non riescomai a ricordare la

differenza – del fatto cheinvecchiamo e diventiamomeno interessanti. Allora acheservelamentarsi?Ascolti!

Iosono–macosasonochilosa,achiimporta;

Abbandonato dagli amicicomeunricordo

Rimastico tra me dolori etorti...

Conoscequestiversi?John

Clare.Attenzione,Paul:andràafinirecosí,comeJohnClare,soloarimasticareisuoidolorie torti. Perché nessun altro,stia certo, saràminimamenteinteressato.

Con laCostellononriescemai a capire quand’è cheparla sul serio e quando loprende in giro. Ci riesce congli inglesi, o meglio con glianglo-australiani. Ma è congli irlandesi che ha sempre

avuto problemi, e con ilceppo irlandese in Australia.Si rende conto che qualcunovuole trasformare lui eMarijana, l’uomo colmoncherino e la mobilesignora dei Balcani, in unacommedia. Ma malgrado lasuapresa ingirononsembrache la Costello abbiaintenzione di farne unacommedia e questo lo

confonde, è questo chechiamal’elementoirlandese.

– Dovremmo rientrare, –ledice.

– Non ancora. O cielostellato…Comecontinua?

–Nonloso.–O cielo stellato, o taratà

taratà. Com’è possibile, michiedo,chesiafinitaqui,conunuomoprivodi curiosità edi inventiva come lei?Me losa spiegare? Avrà a che fare

conl’inglese?Colfattocheleinonsisenteabbastanzasicuroad agire in una lingua chenonèlasua?

Sa, da quando mi haricordato il suo passatofrancese, ho cominciato adrizzare le orecchie e, sí, haragione,leiparlainglesecomeprobabilmente pensa iningleseesognaininglese,mal’inglese non è la sua veralingua. Direi addirittura che

l’inglese è una maschera perlei, o un travestimento, faparte della sua corazza ditartaruga. Giurerei di esserein grado di sentire quandosceglieleparole,unaperuna,dalla scatola delle parole chesiportaappressoelemettealloro posto. Non è cosí cheparlano i nativi, quelli chesononatidentrounalingua.

–Comeparlaunnativo?– Dal cuore. Le parole gli

sgorganodentroeluilecantao, per cosí dire, si unisce allorocanto.

– Capisco. Mi stasuggerendo di tornare alfrancese?VuolechemimettaacantareFrèreJacques?

– Nonmi prenda in giro,Paul.Non le ho affatto dettodi tornare al francese. Haperso i contatti col francesetanto tempo fa. Quello che

volevodireerasolocheparlal’inglesecomeunostraniero.

–Parlo l’inglesecomeunostraniero perché sono unostraniero. Sono straniero pernatura e sono stato stranierotutta la vita. E non vedoperchédovrei scusarmene.Senoncifosserostranierinoncisarebberonativi.

– Straniero per natura?No, non è cosí, non dia lacolpa alla sua natura. La sua

natura è assolutamentebuona, forse leggermentepocosviluppata.No,piústoasentireepiúmiconvincochelachiavedel suocaratterestanel modo in cui parla. Parlacome un libro. Tanto tempofa era un bambino pallido ebeneducato (mi sembra divederla) che prendeva i libritroppo sul serio. E lo èancora.

– Sono ancora cosa?

Pallido? Beneducato? Pocosviluppato?

– Un bambino che hapaura di essere ridicoloquandoaprebocca.Lascichele faccia una proposta, Paul.Chiuda questo appartamentoe dica addio ad Adelaide.Adelaide somiglia troppo aun cimitero.Nonc’èpiúvitaperleiqui.Vengaavivereconme a Carlton invece. Io ledarò lezioni di lingua. Le

insegneròaparlaredalcuore.Due ore di lezione al giorno,sei giorni alla settimana; ilsettimo giorno ci potremoriposare. Cucinerò perfinoper lei.NonsaròbravacomeMarijana, ma ciaccontenteremo. Poi, dopocena, se fosse dello spiritoadatto, potrebbe raccontarmialtre storie tratte dal suoscrigno prezioso, storie chepoi io le riracconterò a mia

volta,emendateeacceleratealpunto che le riconoscerà amalapena. Che altro? Nientepiaceri materiali – sentirequesto la solleverà. Saremopuri come angeli benedetti.Datuttiglialtripuntidivistami occuperò io di lei; e forsein cambio lei imparerà aoccuparsi di me. Quandoverrà il giorno stabilito, saràlei a chiudermi gli occhi emettermi del cotone nelle

narici e recitare una brevepreghiera sul mio corpo. Oviceversa, se sarò io arimanere.Cheglienepare?

–Sembraunmatrimonio.–Sí, èvero,a suomodoè

un matrimonio. Unmatrimonio di compagnia.Paul e Elizabeth. Elizabeth ePaul. Compagni di strada. Ose Carlton non la attirapotremmo comprarci uncamper e girare per il

continente, vederne lebellezze. Potremmo perfinoprendere un aereo per laFrancia. Che ne dice? Leimipotrebbe mostrare i suoivecchi rifugi, le GaleriesLafayette,Tarascon,iPirenei.Nonc’èfineallepossibilità.Eallora,chenedice?

Saràpureirlandese,mahal’aria di essere sincera, oalmeno in parte sincera. Oratoccaalui.

Si alza e rimaneappoggiatoaltavolodavantialei. Riuscirà per una volta afar cantare la sua voce?Chiude gli occhi, svuota lamente,aspettachevenganoleparole.

– Perché io, Elizabeth? –vengono le parole. – Perché,tra tutta la gente delmondo,proprioio?

Lestessevecchieparole.Lastessa deludente cantilena.

Non riesce a superarla. Però,finchénonavràunarispostaaquesta domanda, qualunquecosa sia che nel cuoreproduce il canto, rimarràinceppato.

ElizabethCostellotace.– Io sono robaccia,

Elizabeth, metallo vile. Nonsonoriscattabile.Nonservoaniente, né a lei né a nessunaltro, non valgo niente.Troppo pallido, troppo

freddo, troppo spaventato.Che cosa l’ha spinta ascegliere me? Cosa le hasuggerito che avrebbe potutofarne qualcosa di buono?Perchéstaconme?Parli!

Leiparla.–Leièstatocreatoperme,

Paul, cosí come io sono statacreata per lei. Basta questoperoraovuolecheglielodicaplenavoce,forteechiaro?

–Melodicaforteechiaro

cosí che anche un poverotontocomemepossacapire.

Si schiarisce la gola. –Perme sola è stato creato PaulRayment.Come io sononataper lui. A lui il potere diguidare,amediseguire.Aluidi agire, a me di scrivere.Continuo?

– No, basta cosí. Maadesso lasci che le chiedasenza perifrasi,Mrs Costello:Leièreale?

– Se sono reale? Mangio,dormo,soffro,vadoalbagno.Mivieneilraffreddore.Certoche sono reale. Sono realequantolei.

– Per favore sia seria peruna volta. Per favore mirisponda: Sono vivo o sonomorto? Mi è successoqualcosa a Magill Road,qualcosa che non hoafferrato?

– Se sono l’ombra col

compito di accoglierlanell’oltretomba, è questo chemi sta chiedendo? No, stiatranquillo, una poveracreatura biforcuta, questosono, proprio come lei. Unavecchia che scrive come unapazza, una pagina dopol’altra,ungiornodopol’altro,echenonhailbenedisapereperché. Se c’è un numetutelare– e iononcredochecisia–,allorastadietroame,

con la sua frusta, non a lei.Non si impigrisca, giovaneElizabethCostello!,mi dice, emi fa assaggiare la frusta.Forza, avanti col lavoro! No,questa è una storia comune,una storia molto comune.Con solo tre dimensioni:lunghezza, profondità ealtezza. Come nella vitacomune,equellachelefaccioè una proposta moltocomune. Torniamo a

Melbourne, insieme, nellamia bella vecchia casa diCarlton. Lepiacerà, hamoltedimore. Dimentichi MrsJokiç, con lei non hasperanze.Provi conme. Saròla sua migliore copine, lacopine dei suoi ultimi giorni.Ci divideremo il pane finchéavremo denti per masticarlo.Chenedice?

–Che cosadicodaquestascatoladiparolechemiporto

appressoodalcuore?– Ah, mi ha fregato, ma

com’è pronto! Dal cuore,Paul,almenoperunavolta.

Mentre parlava le haguardato sempre la bocca, èfatto cosí: altri guardano gliocchi, lui guarda la bocca.Niente piaceri materiali, hadetto lei. Ma in questomomento non può fare ameno di chiedersi comesarebbe baciare quella bocca,

con le sue labbra secche eforse anche avvizzite, coperteda una traccia di peluria. Ilmatrimonio di compagniaprevede i baci? Abbassa gliocchi;sefossemenoeducato,siconcederebbeunbrivido.

E lei lo vede. Non è unessere soprannaturale, ma lovede. – Scommetto che dabambino non le piacevaessere baciato dalla mamma,–dicesommessamente.–Ho

ragione?Abbassavalatesta,sifaceva appena sfiorare lafronte, e niente piú? Etantomeno dal patrignoolandese? Voleva essere unometto fin dal principio, unometto libero, che nondoveva niente a nessuno;autonomo. La disgustavanosua madre e il suo nuovomarito – il loro fiato, il loroodore,iloropalpeggiamentiecarezze? Come poteva

aspettarsi che una comeMarijana Jokiç amasse unuomopienodiavversionepertuttociòcheèfisico?

– Non ho avversione pertutto ciò che è fisico, –protesta lui freddamente.Quello che vorrebbeaggiungere, ma non lo fa, è:La mia avversione è per ciòche è brutto. – In che cosacredechesiaconsistitalamiavita, dopo Magill Road, se

nonnello scontrarmi con ciòche è fisico giorno dopogiorno? È una testimonianzadella mia fede nel corporeoche non mi sia tolto la vita,chesiaancoraqui.

Eppure, anche mentreparla, gli è chiaro quello chela donna intendeva dire aproposito della scatola diparole. Tolto la vita!, pensa.Com’è artificiale! Com’èinsincero! Proprio come tutte

le confessioni cui lei miinduce! E al tempo stessopensa:Se soloavessimoavutocinque minuti di piú quelpomeriggio,seLjubanonfossearrivatafurtivacomeuncaneda guardia, Marijana miavrebbe baciato. Stava persuccedere,nesonocerto,melosento nelle ossa. Si sarebbechinata emi avrebbe sfioratole spalle con le labbra. Poisarebbe andato tutto bene. Io

l’avrei attratta a me; io e leiavremmo saputo cosa vuoldire giacere uno accantoall’altra, cuore a cuore, strettiuno nelle braccia dell’altra,mescolando il respiro.Finalmenteacasa.

– Non direbbe, Paul, – ladonna continua a parlare, –che ho conservato unostraordinario buonumore dalgiorno che mi sonopresentata alla sua porta fino

ad oggi? Nonun’imprecazione, non unaparoladirabbia,solobattuteeuno spumeggiare di lusingheirlandesi. Lasci che ledomandi: Crede che io siacosídinatura?

Lui tace. Ha la mentealtrove. Non gliene importanulla di com’è ElizabethCostellodinatura.

– Di natura sono unavecchia bisbetica, Paul, e mi

lascioandareadaccessidibilenera. Sono una vipera, difatto. È solo perché mi eroripropostadifarelabravachesono stata un fardello cosíleggero da sopportare. Ma èstata una battaglia,mi creda.Mille volte ho dovutocontrollarmi per nonsbottare.Credechequellochelehodettofosseilpeggiochele potevo dire? Che è lentocome una tartaruga e

puntiglioso in modoossessivo? C’è molto di piú,micreda.Comechiamiamoilfenomeno per cui qualcunoche conosce a fondo tutto ilpeggio di una persona, ilpeggio e ciò che piú ferisce,non va a dirlo in giro ma alcontrario lo rimuove econtinua a sorridere e a farebattute? Lo chiamiamoaffetto. Dove mai lotroverebbe, a questo punto

dellavita,unpo’diaffetto,unuomo vecchio e brutto comelei?Sí,nesoqualcosaanch’iodiquellaparola,brutto.Siamobruttituttiedue,Paul,vecchie brutti.Anche se vorremmocontinuare a stringere fra lemani tutta la bellezzadell’universo. Non svaniscemaiinnoi,queldesiderio.Matutta la bellezza dell’universonon ne vuole sapere dinessuno di noi due. Cosí ci

dobbiamo accontentare dimeno, di molto meno.Dobbiamo accontentarci diquello che passa il conventooppuretenercilanostrafame.Cosí quando una gentilemadrina ci offre di portarcivia dalla nostra tristecondizione, dai nostri sogniinsensati, patetici eirrealizzabili, dovremmopensarci due volte prima dirifiutare.

Le darò un giorno, Paul,ventiquattro ore perripensarci.Serifiuta,seinsistecon il solito andazzoprocrastinatore, allora le faròvederedicosasonocapace.Lefarò vedere quello che sonocapacedisputare.

Il suo orologio segna le3,15. Ancora tre ore all’alba.Come diavolo farà adammazzarequelletreore?

Nel salone c’è una luceaccesa. Elizabeth Costellodormeconlatestaappoggiatasul tavolo di cui si èimpossessata, con la testa trale braccia, sopra una granconfusionedicarte.

Sarebbetentatodilasciarlalí com’è. L’ultima cosa chevuolefareèsvegliarlaeoffrireil fianco ad altre delle suestoccate. È stanco delle suestoccate. Per la metà del

tempo si sente come unpovero vecchio orso alColosseo, che non sa da cheparte girarsi. La morte deimilletagli.

Etuttavia.E tuttavia, piú

delicatamente che può, lasolleva e le fa scivolare uncuscinosottolatesta.

In una favola questosarebbe ilmomento in cui lastrega cattiva si trasforma in

una bella principessa. Maquesta non è una favola,evidentemente. Dopol’incerta stretta di manoquando si sono incontrati laprima volta, lui e ElizabethCostello non hanno avutoalcun contatto fisico. I suoicapelli sono stopposi, senzavita. E sotto i capelli sente ilcranio, dentro il quale sisvolgono attività chepreferirebbeignorare.

Se l’oggetto delle sue curefosse una bambina – Ljuba,per esempio, o anche ilbellissimo, straziante, infidoDrago–definirebbequell’attotenero.Manelcasodiquestadonna non è tenero. È soloquello che una personaanziana potrebbe fare perun’altra persona anziana chenon sta bene. Un gestoumano.

Presumibilmente, come

tutti,ElizabethCostellovuoleessereamata.E,cometutti,vaincontro alla fine tormentatadalla sensazione di qualcosachenonha trovato. È questoquellochestacercandoinlui:qualunque cosa sia che sentedinonavertrovato?Èquestala risposta alla sua ripetutadomanda? Se è cosí, èpatetico.Comeèpossibilechesia lui il pezzo mancante, selui stesso ha passato la vita

senza trovarsi? Uomo inmare! Perso in un mareincrespato, al largo di unacostastraniera.

Da qualche parte, lontani,ci devono essere i due figlidella Costello di cui hascoperto l’esistenza inbiblioteca.Ifiglidicuileinonparla forse perché non laamano, o non la amanoabbastanza.Forsecomeluinehannoavutoabbastanzadelle

stoccatediElizabethCostello.Non li biasima. Se avesseavutounamadrecomequella,anche lui si sarebbe tenutoallalarga.

Tutta sola, affamatad’amore,sipreparaapassareisuoiultimigiorniinunacasavuotadiMelbourne,eachisirivolge per trovare conforto?Aunuomo inunaltro stato,un fotografo in pensione, untotale sconosciuto, che però

ha subíto un brutto colpo eche anche lui ha bisogno diamore.Sec’èunaspiegazionecompassionevole per la suasituazione,deveesserequesta.Quasi per caso gli è capitatolui, come a un’ape puòcapitarediposarsisuunfioreoaunavespasuunverme;einqualchemodo,inunmodocosí oscuro e cosí labirinticoche la mente fatica aprocedere,ilbisognodiessere

amati e di raccontare storie,ovveroquelgarbugliodicartesultavolo,sonocollegati.

Guarda quello che hascritto. Ha una calligrafialarga:(ECpensa)Romanzieraaustraliana–chedestino!Checosa avrà quest’uomo nellevene?Sottoleparoleunalineavergata di traverso sullapagina. Poi: Dopo cenagiocano a carte. Una partitache serveaevidenziare le loro

differenze. Vince Blanka.Un’intelligenzaacuta,intensa.Drago non è bravo a carte –troppo distratto, troppopresuntuoso. Marijanasorride, rilassata, fiera deifigli.PRcercadiusareilgiocoper fare amicizia conBlanka,ma lei si ritrae.Disapprovazioneegelo.

La cena e poi la partita dicarte. PR e Blanka. Sonodestinati a diventare una

famiglia, dopotutto? Lui conacqua gelida nelle vene e lafamiglia Jokiç, cosísanguigna? Che altro stamacchinando la Costellodentro quella sua testainstancabile?

La scribacchina dorme, ilpersonaggio si aggirafurtivamente in cerca diqualcosa da fare. Unoscherzo,senonfossechenon

c’è nessuno intorno acoglierlo.

L’instancabile testa dellascrittrice riposa sul cuscino.Dal suo petto, se ascoltaattentamente, proviene unleggero rantolo quando l’ariaentra ed esce. Spegne lalampada. Sembra che stiadiventando una di quellepersonechesiaddormentanopresto e si svegliano che èancorabuio;leiinvecesembra

una di quelle che rimangonosveglie fino alle ore piccole afilare leproprie fantasienellalunga notte. Comepotrebbero mai mettere sucasainsieme?

Ventinove

– Non un’improvvisata, –dice lui. – Non mi piace lagente che viene a trovarmi

senzapreavvisoeamiavoltanonmipiacefarloaglialtri.

–Einvece,–diceElizabethCostello, – infranga per unavolta la sua regola. Èinfinitamente piú spontaneoche scrivere lettere,infinitamente piú cordiale.Come altro riuscirebbe avedere la sua sposa misticanelsuoterritorio,chezelle?

Ritorna con la mente allasua infanzia, a Ballarat, ai

tempi incui i telefoniancoranon erano diffusi, quando ladomenica pomeriggiopartivano tutti e quattro, colfurgone Renault bludell’olandese, per fare delleimprovvisate. Che noia! Leuniche visite che ricorda conpiacere erano quelle allapiccola proprietà di AndreaMittiga, l’amico orticultoredel patrigno. Era stato lí, daiMittiga, tra le ragnatele nello

spazio angusto dietrol’enorme cisterna dell’acquache, con Prinny Mittiga,aveva eseguito le sue primeansimanti esplorazioni delladifferenza tra maschio efemmina.

– Tornerai domenicaprossima? Promesso? – glisussurravaPrinnyMittigaallafine della visita, quando,bevuto il succo di lamponi emangiata la torta di

mandorle, tornavano al lorofurgone,carichidipomodori,arance o prugne dell’orto deiMittiga, per il rientro aWirramundaAvenue.Eluisisentiva in dovere di alzare lespalle. – Boh, non lo so, –diceva con faccia impassibileanche se moriva dalla vogliadicontinuarequellelezioni.

– Paulie e Prinny hannogiocatodinuovoaldottore,–proclamava la sorella dal suo

sedile improvvisato sul retrodelfurgone.

–Nonèvero!–protestavalui dandole una gomitatanellecostole.

– Allez, les enfants, soyezsages! – li ammoniva lamamma.Quantoall’olandese,curvo sul volante e attento ascansare le buche e le gobbedella strada dei Mittiga, nonstavamaiasentire.

L’olandese andava in

quartaalminimodeigiri.Eraquella la filosofia della guidacheavevaappreso inOlanda.Quando arrivavano sullecolline, ilmotoredel furgonecominciava a imballarsirumorosamente; e le altremacchine gli si accodavanodietro suonando il clacson. Ilclacsonnon lo smuovevaperniente. – Toujours pressés,pressés! – diceva con la suastridula voce da olandese. –

Ils sont fous! Ils gaspillent del’essence, c’est tout! – Non sisarebbe lasciato indurre agaspiller la sua essence perniente al mondo. Cosíprocedevano a passo dilumaca, nel buio, senza luci,per non consumare labatteria.

–Ohla la, ilsgaspillentdel’essence!–sisussurravanoluie la sorella nel retro delfurgone che puzzava di bulbi

fradici di dalie, facendostridereleloroconsonantinelbarbaro modo olandese,ridendo a crepapelle esoffocando gli sbuffi, mentrelemacchine serie, leHolden,le Chevrolet e le Studebaker,lisorpassavanoaccelerando.–Merde,merde,merde!

L’olandese avevacominciato a portare ipantalonicorti.Nientepotevaessere piú imbarazzante

dell’olandese con quei larghicalzoncini cascanti sullegambe bianche e i calzinicorti a quadretti inmezzo aiveriaustraliani.Perchémailaloromadrel’avevasposato?Eaveva permesso che lui glielofacesse in camera da letto, albuio? Quando pensavanoall’olandese col suo coso chelo faceva alla mamma sisentivano scoppiare dallavergognaedallosdegno.

Il furgone Renaultdell’olandese era l’unico aBallarat. L’aveva comprato disecondamanodaunqualchealtroolandese.Renault, l’autola plus économique,proclamava lui, anche se difatto c’era sempre qualchecosa chenon funzionava, e ilfurgone finiva regolarmentedalmeccanico inattesadiunpezzodiricambiochedovevaarrivaredaMelbourne.

Ad Adelaide nientefurgoni Renault. NientePrinny Mittiga. Niente giocodeldottore.Solo lecosevere.Forse avrebbero davverodovuto fare un’ultimaimprovvisata inmemoria deivecchi tempi? Ma comel’avrebbero presa gli Jokiç?Avrebberosbattutolaportainfaccia ai loro visitatoriimprovvisatio,venendopiúomenodallostessomondodei

Mittiga, un mondoscomparso o in via diestinzione, li avrebberoaccolti calorosamente, con tèe torta, per poi rimandarli acasacarichididoni?

– Una vera spedizione, –dice Elizabeth Costello. – Ilcontinente nero di MunnoPara. Sono sicura che ladistrarrà.

– Se andiamo a MunnoPara non sarà certo per

distrarmi, – dice lui. – Nonc’èniente inmeda cui abbiabisognodifuggire.

– È stato cosí carino ainvitarmiavenire,–continuaElizabeth Costello. – Nonavrebbe preferito andare percontosuo?

Sempregioviale,pensalui.Come dev’essere stancantevivere con qualcuno cosírisolutamentegioviale.

– Non me lo sognerei

nemmenodiandarcisenzadilei,–dice.

Anniprimaglicapitavadiattraversare Munno Para inbicicletta, andando aGawler.Allora erano solo poche casesparseattornoauna stazionediservizio,edietrounabrullasterpaglia.Adessoicomplessiabitativi si estendono a vistad’occhio.

Narrapinga Close numero

sette:eraquellol’indirizzosuimoduli che aveva dovutofirmareperMarijana.Iltaxililascia davanti a una casa instile coloniale con il pratoverde intorno a un piccoloaustero giardino giapponeserettangolare: una lastra dimarmo nero su cui l’acquascorre, giunchi e sassi grigi.(«Cosí reale! – grida conentusiasmo ElizabethCostello, scendendo dalla

macchina. – Cosí autentico!Ledounamano?»)

L’autista gli passa lestampelle;luipagalacorsa.

La porta si apre di unpalmo; vengono ispezionaticon sospetto da una ragazzadalvolto stolido,pallido, conun anellino d’argento in unanarice. Blanka, immagina, laseconda figlia, lataccheggiatrice, la suarecalcitrante protetta. Aveva

quasi sperato che fosse unabellezza come sua sorella einveceno,nonloè.

– Ciao, – le dice. – SonoPaul Rayment. Questa èMrsCostello. Vorremmo vederetuamadre.

Laragazzascomparesenzadire una parola. Aspettanoall’infinito sulla porta. Nonsuccedeniente.

– Direi di entrare, – diceElizabethCostelloallafine.

Si ritrovano in unsoggiorno arredato da divanidi pelle bianca, dominato dauna parte da un grandeschermotelevisivoedall’altrada una gigantesca telaastratta, un turbine diarancio, verde acido e giallosuunosfondobianco.Inaltoruotano le pale di unventilatore. Niente bambolecon i costumi folkloristici,niente tramonti

sull’Adriatico, niente chefaccia pensare al paesed’origine.

– Cosí reale! – ripeteElizabeth Costello. – Chil’avrebbeimmaginato!

Presume che queicommenti sul reale sianorivolti a lui; presume chesiano ironici. Ma cosavogliano indicare non locapisce.

L’ipotetica Blanka sporge

latestasullaporta.–Arriva,–annuncia,esiritira.

Marijana non ha fattoparticolari sforzi per farsibella. Porta i blue jeans e untopdicotonebiancochenondona alla sua vita larga. –Allora, ha portato segretaria,–dicesenzapreamboli.–Chevuole?

– Questo non è unoscontro,–dicelui.–Abbiamosolo un piccolo problema, e

ho pensato che il modomigliore per risolverlo fosseparlarne tranquillamente.Elizabeth non è la miasegretaria.Nonloèmaistata.Èsoloun’amica.Èvenutaconme perché era una bellagiornataeabbiamopensatodifareungiro.

–Unascampagnata,–diceElizabeth. – Come va,Marijana?

– Bene. Allora, sedete.

Voleteuntè?– Con molto piacere.

Anche per Paul. Se c’è unacosachePaulrimpiangedellesuevecchieabitudini,èquelladi passare dagli amici per untè.

–Sí,Elizabethmiconoscemeglio di quanto non miconosca io stesso. Non c’ènemmenobisognocheapralabocca.

– Benissimo, – dice

Marijana.–Iofacciotè.Le veneziane sono

inclinate in modo daproteggere dal sole cocente,ma dalle fessure si scorgonodue alti alberi della gommatra i quali è tesa un’amacavuota.

–Lifestyle,–diceElizabethCostello. –Non è cosí che lochiamano oggi? Gli Jokiçhanno uno standard damantenere.

–Non vedo cosa ci sia daschernire, – dice lui. – Misembra che si abbia diritto amantenere uno standard divita a Munno Para propriocome a Melbourne. Perchémai avrebbero lasciato laCroaziasenonperassicurarsilostandardchevogliono?

–Nonschernisconessuno.Al contrario, sono piena diammirazione.

Marijana ritorna col tè.

Coltèmasenzatorta.– Allora, perché venite? –

dice.–Potreiparlareunattimo

conDrago?Leiscuotelatesta.–Nonè

acasa.– Va bene, – dice. – Ho

una proposta. Drago ha unachiavedelmioappartamento.Martedí mattina esco e staròvia gran parte della giornata.Per le nove sarò già uscito e

non sarò di ritorno primadelletre.PotrestidireaDragoche mi piacerebbe, quandotorno a casa, trovare tuttocom’eraprima?

Segue un lungo silenzio.Marijana porta sandali diplastica blu. Sandali blu eunghie viola. Per quanto luisiaunexfotograforitrattistaeMarijana un’ex restauratricedi quadri, le loro concezioniestetiche sono agli antipodi.

Forse anche altre cose sonoagli antipodi. Il loroatteggiamento nei confrontidella proprietà, per esempio.Una donna che lui avevasognato di portare via almarito. Voglio occuparmi dite. Voglio stendere un’alaprotettiva su di te. Comesarebbe in realtàoccuparsidileiedellesueduefiglieostiliedel suo figlio sleale? Quantoreggerebbelui,luielasuaala

protettiva? E d’altra parte…D’altraparte,comesono fierii suoi seni, e come sonoattraenti!

– Non ne so niente dichiavi,–diceMarijana.–HadatochiaviaDrago?

–Drago aveva una chiavedellaportadicasanelperiodoin cui viveva con me. Nelperiodoincuihausatoilmioappartamento. Tu hai unachiaveeDragonehaun’altra.

Può prendere cosedall’appartamentoecelepuòriportare. Non c’è bisognocheiosiaacasa.Puòusarelasua chiave. Non vedo comeesserepiúesplicito.

Sultavoloc’èunaccendinocromato a forma di nautilo.Marijana accende unasigaretta. – Anche lei halamentela?–diceaElizabeth.– Anche lei pensa che miofiglioladro?

Elizabeth scrolla le spallecon gesto teatrale. – Non soche pensare, – dice. – Igiovani sono esposti a tantetentazioni oggi… la parolaladro… è cosí grossa, cosípesante, cosí definitiva. InAmerica usano la parolalarceny, furto. Grande epiccolo furto, e poi ci sonotutti igradi inmezzo.Lamiaipotesièchequellocheha inmente Paul sia appunto uno

dei reati minori, talmenteinsignificantechesiconfondecol prestito. Non era quelloche voleva dire, Paul? CheDrago, o piú probabilmenteuno degli amici diDrago, hapreso in prestito uno o dueoggetti che lei vorrebbevederedinuovoalloroposto?

Luiannuisce.–Perquestovenite?–dice

Marijana. – Senza telefono,solo «bum bum!» alla porta

come polizia? Che ha preso?Cheditechehapreso?

–Una fotografiadellamiacollezione. Una Fauchery.All’originale è stata sostituitauna copia che a sua volta èstata manipolata, non so perquale motivo. E poi nonc’entra la polizia. Questa èuna sciocchezza. La polizianonarrivaintaxi.

Marijana accenna con lamano in direzione del

telefono. Li sta congedando?Luinonhanemmenofinitoilsuotè.–Originale?–dicelei.– Che cosa è fotografiaoriginale? Punti macchinafotografica e clic, fai copia.Cosí funziona macchinafotografica. Comefotocopiatrice. Che cosa èoriginale? Originale è copiagià,noncomepittura.

– Sciocchezze, Marijana.Sofismi. Una foto non è la

cosa in sé. E nemmeno undipinto.Ma questo non vuoldire che siano una copia, nél’una né l’altro. Ognunadiventa una cosa nuova ereale. Nuova nel mondo, unnuovo originale. Ho persounastampaoriginalechemiècaraelarivoglio.

–Dico sciocchezze? Lei fafotografia, oppure questouomo, come si chiama,Fauchery,fafotografia,poilei

fastampe,unaduetrequattrocinque, e queste stampe tutteoriginali, cinque volteoriginali,diecivolteoriginali,cento volte originali, noncopie?Dovesciocchezza,ora?Lei viene qui e dice Dragodeve trovare originali.Perché? Permorire e lasciareoriginali a biblioteca? Esserefamoso? Famoso MisterRayment? – Si rivolge aElizabeth Costello. – Mr

Rayment ha offerto soldi anoi.Sapevaquesto?Offertodifarmi smettere lavoro diinfermiera.Offertonuovavitaa tutti noi. Offerto Dragonuova scuola, scuola cara diCanberra. Offerto di pagare.Ora dice che noi rubiamo alui.

– Questo non è del tuttovero. Mi sono offerto dioccuparmi di te e anche dioccuparmi dei ragazzi. Ma

non vi ho offerto una nuovavita, non sono cosí stupido.Non esiste una nuova vita.Abbiamo una vita sola, unaciascuno.

–AlloraperchédiceDragoruba?

–Non credo di averemaiusato la parola rubare, e sel’ho fatto la ritiro senzariserve. Drago, o piúprobabilmente il suo amicoShaun, hanno tolto una foto

dalla mia collezione, l’hannopresa in prestito e ne hannofattounacopiachepoihannomanipolato, non pretenderòdisaperecome,questecoseleconosci meglio di me. Oraquello che voglio è riaverel’originale.Dopodiché non cisaranno piú discussioni etutto tornerà come prima.Drago può venire a trovarmieisuoiamicianche.Sevuolepuòfermarsiadormiredame

la notte. Non va bene,Marijana,abituarsiaprenderecose in prestito e nonrestituirle,nonvabeneperunragazzo della sua età. E alWellingtonCollege, nella suanuova scuola, non glielafarebberopassareliscia.

– Wellington finito. Nonabbiamo soldi perWellington.

–HooffertodipagareperilWellington,lamiaoffertaè

ancora valida. Niente ècambiato, pagherò anche peraltrecose.Nonsonoisoldi ilproblema.

– Allora non sono soldi?Allora perché tantoarrabbiato? Perché batterealla porta.Domenica, e battealla porta come polizia. Bumbum.

Non è mai stato bravo adiscutere. Le donne inparticolare hanno sempre la

meglio nelle discussioni conlui.Glisuccedevasempreconsua moglie e adesso che ciripensa, dev’essere statoproprio quello il motivo percui il loro matrimonio èfinito, non perché litigasseroin continuazione ma perchélui perdeva sempre. Forse seuna volta ogni tanto avessevinto una discussione, lui eHenriette avrebbero potutorimanere insieme. Che noia

restarepersemprelegatiaunuomo che non sa nemmenolitigare!

Stessa cosa per Marijana.Forse Marijana vorrebbe chelui ci provasse ancora, nelprofondo del suo cuore lovorrebbe veder vincere. Sefosse in grado di far penderela bilancia dall’altra parteforsepotrebbeancoratenerla.

– Nessuno è arrabbiato,Marijana. Devo consegnare

una lettera e ho pensato cheavrei fatto prima aconsegnarla a mano. Lalasceròqui–.Mette la letterasul tavolino.–È indirizzataaMel. La può leggere quandovuole.Hoanchepensato,–dàun’occhiata a ElizabethCostello, – abbiamo anchepensato che sarebbe statocarino venire a prendere unatazza di tè e fare duechiacchiere,comesi facevaai

vecchi tempi. È una bellaabitudine, cordiale,amichevole. Sarebbe unpeccatovederlascomparire.

MaElizabethCostellononlo aiuta. ElizabethCostello siè appoggiata allo schienale, aocchi chiusi, distratta. Graziea Dio Ljuba non è da quelleparti per fulminarlo con unodeisuoisguardi.

– Solo polizia vienebattendo alla porta, – dice

Marijana. – Se telefonatoprima,dettochevenitepertè,allora non spaventa comepolizia.

–Tiabbiamospaventata.Ècosí? Mi dispiace. Avremmodovutotelefonare.

– Sono d’accordo, – diceElizabeth, tirandosi su. –Avremmo dovuto telefonare.Èquellocheavremmodovutofare. È stato uno sbaglio dapartenostra.

Silenzio. È questa la finedell’incontro? Lui hachiaramente perso, ma haperso in modo onorevole,abbastanza onorevole dameritare uno spareggio, o hapersomiseramente?

– Volete taxi? – diceMarijana. – Volete chiamaretaxi?

Lui e la Costello siscambianoun’occhiata.–Sí,–dice Elizabeth Costello. – A

meno che Paul non abbiaqualcos’altrodadire.

–Paulnonhaaltrodadire,– dice lui. – Paul era venutonella speranzadi riaverequelche è suo ma per ora Paulrinuncia.

Marijana si alza e fa ungestoimperiosoconlamano.– Venite! – dice. – Voletevedere che ladro è Drago, vifacciovedere.

Paul cercadi tirarsi sudal

sofà. Anche se lei si rendebenissimo conto del suosforzo, non fa niente peraiutarlo. Lui lanciaun’occhiata a ElizabethCostello. – Vada, – diceElizabethCostello. – Io restoqui a riprendere fiato primadell’iniziodelprossimoatto.

Lui lotta per mettersi inpiedi.Marijana è già arrivataametàdellescale.Ungradino

per volta, aggrappandosi almancorrente,lasegue.

PRIVATO, dice l’avvisominaccioso sulla porta.QUESTO È PER TE. – Lastanza di Drago, – diceMarijana,espalancalaporta.

La stanza è arredata inmodo funzionale con mobilidi pino chiaro: letto,scrivania, libreria, postazioneper il computer. Non

potrebbe essere piú pulito eordinatodicosí.

–Moltocarino,–dice lui.– Molto ordinato. Sonosorpreso: Drago non è maistato cosí ordinato quandoeraconme.

Marijanaalzalespalle.–Iodetto, Mr Rayment ti lasciafarecasinoecosí tepiace lui,ma qui non fai casino, nonbisogna, qui casa tua. Hoanche detto lui, se vuoi

andare inmarina, e vivere insottomarino, devi imparare aessereordinato.

–Giusto.Sevuoivivereinun sottomarino fai meglio aessere ordinato.Èquesto chevuolefareDrago,vivereinunsottomarino?

Marijana alza di nuovo lespalle. – Chissà... È giovane.Solounragazzo.

L’ideachehaluidiDrago,un’ideachetienepersé,èche,

se la sua stanza è in perfettoordine, forse, è perché lamamma gli sta sempre allecostole. Sa essere piuttostosevera Marijana Jokiç,quando vuole. Una presenzanon cosí leggera da portarsiappressoperilfuturo.

Attaccatealmuro,sopraillettodiDrago,cisonotrefotoingrandite alle dimensioni diposter.DuesonoFauchery: ilgruppo dei minatori, e le

donneeibambinisullaportadella capanna. La terza, acolori,mostraottoagilicorpimaschili colti a mezz’ariamentre si tuffano in unapiscina.

– Allora, – diceMarijana.Con le mani sui fianchiaspettacheluidicaqualcosa.

Lui si avvicinaedesaminalasecondafotografia.Soprailcorpodellabambinettaconlemanisporchedifangoèstata

messalatestadiLjuba,chelotrapassa con i suoi occhiscuri.Ilmontaggiononsipuòcerto dire perfetto:l’orientamentodellatestanonsiaccordaconlaposturadellespalle.

–Ègioco,–diceMarijana.– Non è cosa seria, è solo,comedite?,firme.

–Forme.Immagini.– Solo immagini. Gioca

con immagini al computer,

checosaè ladro inquesto?Ècosa moderna. Immagini, dichi è immagini? Vuole direche se punto macchinafotograficaaddossoalei,–glipunta un dito sul petto, – ioladra, io rubo immagine sua?No: immagine è gratis – suaimmagine, mia immagine.Non è segreto quello cheDrago fa.Queste fotografie –accenna con lamano alle trefotosulmuro–sonotutte in

suo website. Tutti possonovedere. Lei vuole vederewebsite?

Accenna alla scrivania,dove il computer ronzadolcemente.

–Perfavoreno,–dicelui.– Non capisco niente dicomputer. Drago può faretutte le copie che vuole, nonm’importa. Io voglio soloriavere gli originali. Lestampe originali. Quelle

toccate dalla mano diFauchery.

– Originali –.All’improvviso sorride, enonsenza gentilezza, come setuttoauntrattoavessecapitoche se lui non s’intende dicomputer o del concetto dioriginaleodiqualunquealtracosa, non è per cattiveriamaperché è scemo. – OK.Quando Drago torna a casachiedo lui originali –. Fauna

pausa. – Elizabeth – dice –vienevivereconlei?

–No,nonabbiamoquestoinprogramma.

Lei ancora sorride. – Maforseèbuonaidea.Alloranonpiú solo, sa, quando vieneemergenza.

Ancora una volta fa unapausa e lui da quella capiscecheilsuoobiettivo,quandoloha portato nella stanza di

sopra, forse non era solomostrarglilefotodiDrago.

– Lei è bravo, MrRayment.

–Paul.– Tu sei bravo, Paul. Ma

troppo solo in tuoappartamento – capito comedico?Anch’iomisentivosolaa Coober Pedy, prima divenireAdelaide, perciò so, loso.Acasatuttoilgiorno,figlia scuola, solo bebè e io –

Ljuba allora piccolina –,diventi, sai come, negativo.Cosí forse anche tu diventinegativo in appartamentosenza bambini, senzanessuno.Molto…

–Moltocupo?Lei scuote la testa. – No,

non so come dite voi. Tuprendi. Prendi qualsiasi cosaviene –. Con unamano fa ilgestodiafferrareunacosa.

– Ti aggrappi a qualsiasi

cosa, – suggerisce lui. È ilprimo segnale che l’inglesesommario che parla non le èsufficienteadiretutto.Sesolopotesse parlare croato! Incroato, forse, riuscirebbe acantare dal cuore. È troppotardi per imparare? Troveràun insegnante, qui, adAdelaide? Lezione numerouno: il verbo amare, ljub oquellocheè.

–Comunque,–dice lei, –

Elizabeth viene vivere con te,cosí dimenticare Marijana.Anche dimentichi storiapadrino. Non è buona idea,padrino, non è realistico.Perché dove vive questopadrino?Pensipadrinovienestare Narrapinga Close? Nonèrealistico,capito?

– Non ho mai chiesto divenireavivereconvoi.

–Vieniaviverequi,edovedormi? Tu dormi in letto di

Drago, dove dorme Drago?Oppurevuoidormireconmee Mel, due uomini, unadonna? – Adesso ride acrepapelle.–Questovuoi?

Lui non può ridere.Ha lagola secca. – Potrei vivere incortile, dietro la casa, –sussurra. – Mi potrei farcostruire un casotto, uncasotto nel cortile, e vegliaresudivoi.Tuttivoi.

–OK,–dicebruscamente,

–basta chiacchiere.Elizabethvienevivereconte,leisistematutto,tunientepiúcupizia.

–Cupezza.– Niente piú cupezza.

Strana parola. In Croazia,quell’espressione, ovaj glumi,non vuol dire è cupo, no,significa fa finta, non è vero.Matunonfaifinta,no?

–No.– Sí, lo so –. E, per lo

stupore di lui, e forse anche

per quello di lei, si sollevasulla punta dei piedi e gli dàun bacio, due baci, uno perguancia. – Andiamo, adessoandiamogiú.

Trenta

Elizabeth Costello non èsola. Sopra di lei torreggiauna figura sconosciuta: un

uomo con una larga tuta dalavoro bianca, con la testanascostadaquellochesembraunsecchioditela.Sembrachel’uomo stia parlando, ma lesue parole sono fatalmenteattutitedallamaschera.

Rapidamente Marijanaattraversalastanza.–Zaboga,zaropet!–esclamaridendo.–Glisisonoimpigliatiicapelli!Ogni volta che se lomette, –accenna allo strano

copricapo, – s’impigliacapelli, e allora devo… – Facon le dita il segno di fargirarequalcosa.

Afferral’uomoperlespalle–èMiroslav–, lo fagirare, ecomincia a liberare lamaschera dai suoi lunghicapelli. Miroslav si tiraindietrocercandodiafferrarei suoi fianchi. Lei fluttualeggera e libera la maschera.Lui se la toglie sollevandola,

ha ilvoltoaccesoper ilcaldoesembradibuonumore.

– Sono le api, – spiega. –Hospostatoglialveari.

–Miomaritoèapicultore,–diceMarijana.–Incontratomio marito? Ecco, MrsCostello, lei amica di MrRayment.Mel.

–Buongiorno,Mel,–diceElizabeth Costello. – SonoElizabeth. Ho sentito parlaredi lei, ma non ci siamo mai

incontratiincarneeossa,percosídire.Èapicultore?

–È solo unhobby, – diceMeloMiroslav.

–Miomarito,suafamigliasempre tiene api, – diceMarijana. – Suo padre, eprimadi lui suononno.Cosíanche lui tiene api, qui inAustralia.

–Solopochialveari,–diceMel. – Ma miele buono,soprattutto albero della

gomma. Ha quell’aroma dieucalipto,sa.

La disinvoltura tra i duedicetutto.QuelloelarisatadiMarijana e la libertà con cuiaffonda le dita tra i suoicapelli. Non è una coppia incrisi. Al contrario, sembranointimi. Una relazione intimacon una baruffa ogni tanto,stilebalcanico,peraggiungereun po’ di piccante: accuse,recriminazioni, piatti rotti,

portesbattute.Iltuttoseguitoda lacrime e rimorsi, seguitida accoppiamentiappassionati. A meno chetuttalastoriadellaliteedellafugadalla ziaLidienon fosseunabugia,un’invenzione.Maperché? Possibile che siavittima di un complottoelaborato di cui non capisceunaccidente?

–Simuoredicaldoconlatuta,–diceMel.–Mivadoa

cambiare –. Poi esita. –Venutoavederelabicicletta?

–Labicicletta?–dicelui.–No.Qualebicicletta?

– Sí, vorremmo propriovederla, – dice Elizabeth. –Dov’è?

–Nonèfinita,–diceMel.– Drago non ci ha lavoratoper un po’. Ancora ci sonodue o tre cosette da fare.Mapuò dare un’occhiata. Visto

che è arrivato fino qui. Luinonsiarrabbia.

–Sí,cipiacerebbevederla,– dice Elizabeth. – Paul l’haaspettatatanto!

– Andate allora. Civediamofuori.

Escono tutti fuori dallacasa. Miroslav li raggiunge,conicalzonicortieisandalieuna maglietta con su scrittoTeam Valvoline. Tira su lasaracinesca del garage. E lí

dietro c’è la solitaCommodore rossa, conaccanto quello che Miroslavchiamalabicicletta.

–Oddio,oddio!–esclamaElizabeth. – Ma che stranoattrezzo!Comefunziona?

Miroslav conduce ilmacchinario fuoridal garage.Poi,conunsorriso,sirivolgealui.–Forseleipuòspiegare.

– La chiamano «biciclettareclinata»,–dice.–Suquesto

modello non pedali ma giriunamanovellaconlemani.

–El’hacostruitaDrago?–dice Elizabeth. – Tutto dasolo?

– Sí, – dice Miroslav. –Solo la saldatura ho fatto io.Giú in officina. Quello èlavorodispecialista.

– Be’, che regalomeraviglioso, – diceElizabeth.–Non trova,Paul?La renderà di nuovo libero.

Libero di andarsene dovevuole.

–Drago vuole dire grazie,– dice Marijana. – Grazie aMrRaymentpertutto.

Tutti gli occhi sonopuntati su di lui, MrRayment. Ljuba si èmaterializzata dal nulla.PerfinoBlanka,sospettosasindal primo momento, si èunita al gruppo. Un corposnello. Movimenti morbidi.

La figlia di suo padre. Nonunabellezza,maèancheveroche ci sono donne che sisviluppano tardi. AncheBlanka lo vorrà ringraziare?Anche lei sarà stata operosacomeun’apeperrealizzareunregalo? Che cosa sarà? Unportafogli ricamato? Unacravattadipintaamano?

Si sente invadere daun’ondata di rossore, unrossore di vergogna che

cominciadalle orecchie e poigli si diffonde in faccia. Nondesidera bloccarlo. È quellochesimerita.–Èmagnifico,–dice, epoichéè sicuroche selo aspettano da lui, poiché èsicurochesialacosagiusta,faun passo avanti sulle suestampelle e ispeziona il suodono piú da vicino. –Magnifico, – ripete. – Undono magnifico –. E anchemunifico, potrebbe

aggiungere,ma non lo fa. Saquanto paga Marijana; e haun’ideadiquellocheMiroslavpuòguadagnare.Moltopiúdiquellochemerito.

Laruotadavantièdiquellestandard, con una serie diingranaggi e una catena. Leruote piú piccole sul retro silimitano a rotolare. Dipintaconlospraydiunrossovivo,la bicicletta – di fatto untriciclo – non arriva a un

metro di altezza. Sulla stradailciclistasaràquasiinvisibile,al di sotto della linead’orizzonte di unautomobilista. Cosí dietro ilsellinoDragohamontatounabacchetta di vetroresina conun pennacchio arancione incima. Sventolando sopra latesta del ciclista, il fieropiccolo pennacchio vuolemettere in guardia i WayneBlightdelmondo.

Una bicicletta reclinata.Non è mai salito su unabicicletta reclinataprima.Mad’istinto non gli piace, comenon gli piacciono le protesi,come non gli piace tutto ciòcheèfalso.

– Magnifica, – dice dinuovo. – Non ho parole.Posso prenderla per farci ungiro?

Miroslav scuote la testa. –Niente cavi ancora, – dice. –

Niente cavi del cambio,niente cavi dei freni. Dragonon li ha ancora messi. Mavisto che adesso è qui,possiamo sistemare il sellino,vede, abbiamo montato ilsellino su un binario, cosí lopuò spostare avanti eindietro.

Mette giú le stampelle, sitoglie la giacca e lascia cheMiroslavloaiutiamontarein

sella. Il sellino gli fa unostranoeffetto.

– Marijana, aiutalo colsellino,–diceMiroslav.–Sa,per la sua gamba. Lei fattodisegno e noi calco divetroresina.

Non solo ore. Giorni,settimane. Settimane devonoaverpassatoafarla,ilpadre,ilfiglio, e anche la madre. Ilrossore non ha abbandonato

il suo viso. E lui nemmenodesideracheloabbandoni.

–Questo tipodi robanontrova nei negozi, cosíabbiamo pensato di farne untipo speciale, fatto sumisura.Ledaròunaspinta,cosí,tantoperprovare.OK?Ledaròunaspinta ma continuerò atenerla perché, ricorda, nonc’èfreni.

Gli spettatori sonodi lato.Miroslav lo conduce fuori,

sullastradaasfaltata.– Come faccio a girare? –

chiede.– Col piede sinistro. C’è

unabarraqui,vede?,conunamolla. Non si devepreoccupare,siabitua.

Non ci sono macchine aNarrapinga Close. Miroslavgli dàuna lieve spinta. Lui sipiega in avanti, afferra ilmanubrio curvo, gli imprimeun giro tanto per provare,

sperando che quell’aggeggiosimuova.

Naturalmente non loutilizzeràmai.Andrà a finirenello sgabuzzino a ConistonTerraceaprenderelapolvere.Tuttoiltempoel’affannochegli hanno dedicato gli Jokiçsaranno stati inutili. Questoloro lo sanno? L’hannosempre saputo, mentre lacostruivano?Equesta lezionedi guida fa parte di un rito

che tutti loro stannoofficiando, luiper loroe loroperlui?

La brezza lo colpisce sulvolto. Per un attimo si lasciaandare e pensa di essere inMagill Road, col vividopennacchio smossodal ventoaricordarealmondodiaverepietà di lui. Un girello. Aquesto somiglia, piú che aqualunque altra cosa: a ungirellocondentrounvecchio

bambino grinzoso uscito afareungiro.Chesorrisitragliastanti. Sorrisi, risate e fischi:Ebravononnetto!

Maforse,inunapiúampiaprospettiva, è poi proprioquello che gli Jokiç voglionoinsegnargli: che dovrebbeabbandonare la sua ariasolenneediventareciòcheè,unafiguracomica,unvecchiogentiluomo con una gambasola che quando non saltella

sulle sue stampelle si aggiraper le strade sul suo triciclofatto in casa. Una dellemacchiette locali, uno deglistranitipichedannocolorealtessutosociale.Finoalgiornoin cui Wayne Blight nonspinge il piedesull’acceleratore e non lobraccadinuovo.

Miroslav è rimasto al suofianco. Ora Miroslav fa farealla macchina un largo

cerchio che permette loro ditornaresullastradina.

Elizabethbattelemani;glialtri la imitano. – Bravo, ilmio cavaliere, – dice lei. – Ilmiocavalieredall’ariatriste.

Lui la ignora. – Che nepensi,Marijana?–lechiede.–Dovrei riprendere ad andareinbicicletta?

Perché Marijana non hadetto una parola. EMarijanaloconoscemegliodicome lo

conoscesuomarito,megliodiElizabeth Costello. Ha vistofin dall’inizio come lui si èdatodafarepersalvarelasuadignità di uomo e non l’hamaischernitoperquesto.Checosa pensa Marijana?Dovrebbe andare avanti conla sua lotta per la dignità o èoradicapitolare?

– Sí, – dice Marijanalentamente.–Vabene,credochedovrestiprovarci.

Con la mano sinistraMarijana si tiene il mento;con la destra sostiene ilgomito sinistro. È la posturaclassica di chi pensa, dellariflessione matura. Lei hadato un peso alla suadomanda, e ha risposto. Ladonnadicuiancorasentesulviso le labbra che l’hannosfiorato, la donna che, perragionichenonglisonostatemaideltuttochiare,anchese

a tratti si sono brevementeilluminate, gli ha preso ilcuore,haparlato.

–Ebbene,allora,–dicelui(stavaperdireEbbene,allora,amore mio, ma si reprimeperché non vuole ferireMiroslav, anche se Miroslavforse sa, Ljuba forse sa,Blankacertamentesa,loportascrittochiaramentesulvolto),– ebbene, allora ci proverò.Grazie. Sinceramente, con

tutto il cuore, grazie a tuttivoi. Grazie piú di tutti aDragocheèassente–.Chehogiudicato male e al quale hofatto un torto, vorrebbe dire.–Cheho giudicatomale e alquale ho fatto un torto, –dice.

– Non è problema, –risponde Miroslav. – Lametteremosul rimorchioe laporteremo su il prossimoweekend forse. Ci sono solo

due o tre cosette ancora dasistemare,icavierobasimile.

Si rivolge a Elizabeth. – Eora dobbiamo congedarci,non è vero? – dice lui; e aMiroslav: – Mi darebbe unamano?

Miroslav lo aiuta a tirarsisu.

–PRExpress,–diceLjuba.–ChevuoldirePRExpress?

E in effetti è quello che èscrittosullacannadeltriciclo,

con una grafica che ricordaabilmente la furia del vento.PRExpress.

– Vuol dire che possoandare molto veloce, – dicelui.–PR,RocketMan.

– Rocket Man, – diceLjuba. Gli fa un sorriso, ilprimo che lui le abbia vistofare. – Tu non sei RocketMan, tu sei SlowMan! – Poiscoppia in risolini convulsi,

abbraccia le gambe dellamammaenascondelafaccia.

– Débâcle, – dice aElizabeth. Sono in un taxidiretto a sud, verso casa. –Una disfatta, una disfattamorale, bella e buona. Nonmisonomaivergognatotantodimestesso.

–Sí,nonneèuscitobene.Tuttaquella furia!Tuttoquelmoralismo!

Furia? Ma di che staparlando?

–Pensisolo–continualei–cheerasulpuntodiperdereun figlioccio, e per che cosa?Non credevo alle mieorecchie. Per una vecchiafotografia!Lafotografiadiunmucchio di estranei ai qualinon importava niente di lei.Di un bambinetto francesechenoneranemmenonato.

–Per favore,–dice,–per

favore non cominciamoun’altra delle nostre liti,propriononmelasento.Checosa dia aDrago il diritto diprendere le mie fotografieancora non lo capisco, malasciamocorrere.Marijanamidice che le mie fotografieadesso sono sul website diDrago. Io sono talmenteignorante.Checosavuoldireesseresuunwebsite?

– Vuol dire che chiunque

nel mondo sia curioso dellavita e dei tempi di DragoJokiç può guardare le foto inquestione, nella loro formaoriginale o forse nella loroforma nuova, rivista ecorretta, e che puòcomodamente farlo da casasua.QuantoaimotivipercuiDrago ha deciso di renderlepubbliche inquelmodo,nonsono la persona piú adatta acui chiedere. Ma lui verrà

domenica prossima aconsegnare il suo mezzo ditrasporto. Allora potràinterrogaredirettamentelui.

– Marijana sostiene chetutta la storia dei falsi è solounoscherzo.

– Non è veramente unfalso. Un falsario vuole faresoldi. Drago non ha nessuninteresse per i soldi. È ovvioche è solo uno scherzo.Cos’altrodovrebbeessere?

– Gli scherzi hanno unrapportoconl’inconscio.

– Gli scherzi possonoeffettivamente avere unrapporto con l’inconscio, maè anche vero che qualchevolta uno scherzo è solo unoscherzo.

–Direttocontro…?–Direttocontrodilei.Chi

altri? L’uomo che non ride.L’uomo che non sa stare algioco.

– Ma che cosa sarebbesuccesso se non l’avessi maiscoperto? Che cosa sarebbesuccesso se fossi finito nellatomba ancora ignaro diquesto cosiddetto scherzo? Ese lo scherzo non fosse statonotato nemmeno allaBibliotecadiStato?Esefosserimastonascostofinoallafinedei tempi? Guardate questefotografie, ragazzi. I minatori

di Ballarat. Guardate lí, queltipoconibaffoni!Eallora?

– Allora diventerà partedel nostro folklore che ibaffoni da briganti erano dimoda a Victorianell’Ottocento. Tutto lí.Questanonèunastoriaperlaqualevalgalapenaaffannarsitanto,Paul.Quello che contaè che lei ha lasciato il suoappartamento ed è andato aMunno Para, dove ha

scambiato due parole inprivato con la sua amataMarijana e ha visto ilmaritoconlasuatutadaapicultoreela bicicletta che suo figlio lesta costruendo. Questo è ilsolo vero risultato dellacosiddetta falsificazione.Altrimenti si tratta di unepisodio assolutamenteinsignificante.

– Dimentica la stampascomparsa. Qualunque sia la

suaopinionedellefotografieedellororapportocolreale,stadi fatto che una delle mieFauchery, un vero tesoronazionale, ben piú preziosadel denaro che vale, èscomparsa.

–Lasuafotopreziosanonèscomparsa.Guardidinuovonel suo armadietto. Dieci auno che è lí, rimessa a postomale. Oppure Drago latroveràfralesuecoseegliela

riporteràdomenicaprossima,contantescuse.

–Eallora?– Allora la storia si

chiuderà.–Eallora?–Dopo?Dopodomenica?

Non sono sicura che ci saràancora qualcosa dopodomenica. Domenicapotrebbe segnare la fine deisuoi contatti con gli Jokiç,Mrs Jokiç compresa. Di Mrs

Jokiç non le rimarranno,purtroppo,altrocheiricordi.Dei suoi polpacci torniti.Della splendida linea del suobusto. Del suo delizioso,approssimativo modo diesprimersi. Memorie care,offuscate dal rimpianto, chesbiadiranno col passare deltempo, come succede spessoai ricordi. Il tempo, il grandeguaritore. Ma ci sarannoancora, ogni tremesi, i conti

delWellingtonCollege.Contiche lei certamente pagherà,perchéèunuomod’onore.Epoi i biglietti di auguri diNatale: Con tanti auguri dibuon Natale e felice annonuovo – Marijana, Mel,Drago,Blanka,Ljuba.

– Capisco. E che cos’altrovorrebberaccontarmidelmiofuturo,MrsCostello, ora cheèinvenaprofetica?

– Vuol dire, se ci sarà

qualcuno a sostituireMarijana, o se Marijana saràl’ultimo capitolo per lei?Dipende. Se continuerà astare adAdelaide, ioprevedosolo infermiere. Una serie diinfermiere, qualcuna carina,qualcuna meno, nessuna chele toccherà il cuore come hafattoMarijanaJokiç.Sevienea Melbourne, invece ci saròio, il suo fedele vecchioDobbin. Anche se i miei

polpacci non sono, sospetto,al livellodei suoi standarddiperfezione.

– E il suo cuore, come vaquello?

– Il mio cuore? Ha i suoialtiebassi.Martellaearrancacome una vecchia autoquando salgo le scale. Osereidirechenondureràancoraalungo. Perché me lodomanda?Temedi finireperessere quello cui tocca fare

assistenza? Niente paura –nonlechiedereimaiunacosadelgenere.

–Alloranonègiuntal’oradirivolgersiaisuoifigli?Nonè ora che si occupino un po’dilei?

– I miei figli sono moltolontani, Paul, dall’altra partedell’oceano. Perché li tira inballo? Vuole adottare ancheloro, diventarne il patrigno?Questo li sorprenderebbe

oltre ogni dire. Non l’hannomai nemmeno sentitanominare.

Mano,perrispondereallasua domanda, non me losogno nemmeno di impormiai miei figli. Se tutto il restonon dovesse funzionareentrereiinunacasadiriposo.Anche se le cure che cercopurtroppo non sono forniteda nessuno degli istituti checonosco.

– E che tipo di curesarebberoqueste?

–Cureamorevoli.– Sí, è vero, sono cure

difficili da trovare al giornod’oggi, le cure amorevoli.Forse dovrà rassegnarsi adavere solo una buonaassistenza.Esisteunacosadelgenere, l’assistenzainfermieristica professionale,lo sa. Ma si può essere unabravainfermierasenzaamare

i propri pazienti. Pensi aMarijana.

– Dunque sarebbe questoilsuoconsiglio:accontentarsidell’assistenza. Non sonod’accordo. Se dovessiscegliere tra ottime cureprofessionali e un paio dimani amorevoli, scegliereisemprelemaniamorevoli.

– Be’, per quel che miriguarda, non ho maniamorevoli,Elizabeth.

– No, non le ha. Né lemani, né il cuore amorevole.Un cuore nascosto, eccoquellocheha.Comefaremoasnidareilsuocuore?Èquestoil problema –. Gli afferra ilbraccio.–Guardi!

Nelladirezioneoppostatrefigure in motocicletta filanoin rapida successione versoMunnoPara.

– Quello col casco rosso,noneraDrago?–Poi,conun

sospiro: – Ah la giovinezza!Ahl’immortalità!

Probabile che non fosseDrago. Troppe coincidenze,tutto troppo perfetto.Probabilmente era solo untrio di giovanotti in nessunmodocollegatialui,anchesecomunque il sangue scorrebollente nelle loro vene. Malasciamo pure cheimmaginino che uno di loro,quello col casco rosso, fosse

Drago. – Ah Drago, – ripetelui docilmente, – ah lagiovinezza!

Il tassista li lascia aConiston Terrace, davanti alsuoappartamento.

– Allora, – dice ElizabethCostello.–Siconcludequiunlungogiorno.

–Sí.Questo è il momento in

cui la dovrebbe invitare aentrare in casa, offrirle un

pasto e un letto per dormire.Manondiceunaparola.

– Proprio il regalo giusto,non è vero? – dice lei. – Lasua nuova bicicletta. Un belpensiero da parte di Drago.Un ragazzo premuroso.Adesso è libero di andaredovevuole.Seancoralemetteansia la storia di WayneBlight,puòsemprelimitarsialsentiero lungo il fiume. Leserviràperfareesercizioeper

rimettersi di buonumore.Vedrà, non ci vorrà niente afarsiveniredellebracciaforti.Pensacheci sia spazioancheperunpasseggero?

– Spazio per un bambinodietro al ciclista, sí. Ma nonperunaltroadulto.

– Scherzavo, Paul. Nonvorrei mai essere un fardelloper lei. Se dovessi andare inbicicletta vorrei un aggeggiotutto perme, preferibilmente

di quelli col motore. Pensache ancora si trovino queimotorini da attaccare allebiciclette che, arrancando, tiaiutano ad andare su per lesalite? In Francia c’erano,ricordo. Deux chevaux, duecavalli.

–Soacosasiriferisce.Manon si chiamano deuxchevaux. Deux chevaux èqualcos’altro.

– Oppure una carrozzina.

Forseèqueltipodicosalíchemi dovrei procurare. Se lericorda le carrozzine di unavolta, quelle con sopra unatendinadasoleconle frange,e un manubrio? Potremmofare il giro dei negozietti diantiquariato fino a trovarneuna, Adelaide è proprio ilposto giusto per unacarrozzina. Potremmochiedere a Miroslav diattaccargli un paio di

chevaux. Poi saremopronti apartire per le nostreavventure, io e lei. Lei ha giàla sua bella bandieraarancione e io me neprocurerò una a mia volta,conundisegno.

– Che ne direbbe di unpugnodi ferro?Unpugnodiferronerosucampobianco,esotto il motto Malleusmaleficarum.

– Malleus maleficarum.

Eccellente! Sta diventandopropriosveglio,Paul.Chimaiavrebbe sospettato tantoumorismo in lei? Malleusmaleficarum per me e Peraspera ad astra per lei.Potremmofareilgirodituttoilpaese,noidue, tuttaquestaterrascura,danordasud,daest a ovest. Lei mi potrebbeinsegnarelasuaostinazioneeiolepotreiinsegnareaviveredi niente, o quasi niente.

Scriverebbero di noi suigiornali. Diventeremmo unabenemerita istituzioneaustraliana. Che idea! Chefantastica idea! Sarà amore,Paul? Abbiamo trovatol’amore,allafine?

Mezz’ora prima era conMarijana.Ma oraMarijana èalle loro spalle, e a lui èrimastaElizabethCostello. Sirimettegliocchiali,sigiraelaispeziona da capo a piedi.

Nella limpida luce del tardopomeriggio vede ogniparticolare, ogni pelo, ognivena. La esamina, poi siguarda nel cuore. – No, –conclude, – questo non ènemmeno amore. È altro. Èmeno.

–Edèquesta,crede,lasuaultima parola? Non hosperanza di farle cambiareidea?

–Temodino.

–Ma che cosa farò senzadilei?

Sembrastiasorridendomaletremanolelabbra.

– Questo sta a lei,Elizabeth.L’oceanoèpienodipesci, cosí mi dicono. Maquanto ame e quanto a ora:addio–.Sichinaelabaciatrevolte secondo il modoformale che gli è statoinsegnato da bambino:sinistra,destra,sinistra.

Notadell’autore.

Per l’aiuto e i consigli generosi,ringrazio Arijana Božoviç, CatherineLauga du Plessis, Peter Goldsworthy,

Peter Rose, John Williams e SharonZwi.

T

Il libro

RADUZIONE DI

MariaBaiocchi.

Una bicicletta

investita da un’auto, un volonell’aria, questione di pochisecondi e la vita di PaulRaymentcambiapersempre.

Girando in bicicletta per lestrade di Adelaide, PaulRayment viene investito daunamacchinalanciataatuttavelocità. Si salva permiracolo,maimedicidevonoamputargli la gamba destra.Solitario, orgoglioso della

propria solitudine, Paulrifiuta qualunque sostegnopsicologico. «In unaprospettiva piú ampia –pensa, – perdere una gambasignifica solo fare le proveprimadiperderetutto».Mailterribile trauma sembra averfattoaffiorareunastanchezzapreesistente alla disgrazia.Paul capisce di essere«intrappolato dentro il sestesso di prima, solo piú

grigio e piú cupo». La svoltaarriva grazie a un’infermieradi origine croata che Paul ècostrettoadaccettareacausadella propria invalidità.Marijana non è soltanto unadonna schietta e pragmatica.Rapidamente Paul si rendeconto che potrebbeinnamorarsi di lei, e di tuttalasuafamiglia.A complicare le cose appareun giorno la scrittrice

Elizabeth Costello, vecchiaconoscenza dei lettori diCoetzee, che come un deus-ex-machina pretende diassumere il controllo deldestino di Rayment e inparticolare della sua vitasentimentale.

L’autore

J. M. Coetzee è nato inSudafrica e attualmenteviveinAustralia.

Di lui Einaudi ha

pubblicato: Aspettando ibarbari,Vergogna, La vitae il tempo di Michael K,Infanzia, Gioventú, Terrealcrepuscolo,Nelcuoredelpaese, Il Maestro diPietroburgo, Età di ferro,Spiaggestraniere,Diariodiunannodifficile,Lavoridiscavo. Saggi sullaletteratura 2000-2005,Tempod’estate,Doppiareilcapo, Foe, L’infanzia di

Gesú e Qui e ora, ilcarteggio conPaulAuster.Nel 2003 è stato insignitodel Premio Nobel per laLetteratura.

Dello stessoautore

AspettandoibarbariVergogna

Infanzia.Scenedivitadiprovincia

LavitaeiltempodiMichaelKGioventú.Scenedivitadiprovincia

TerrealcrepuscoloElizabethCostelloNelcuoredelpaese

IlMaestrodiPietroburgoSpiaggestraniere.Saggi1993-1999

EtàdiferroDiariodiunannodifficileLavoridiscavo.Saggisulla

letteratura2000-2005Tempod’estate

Doppiareilcapo.SaggieintervisteFoe

L’infanziadiGesùQuieora(conPaulAuster)

TitolooriginaleSlowMan©2005J.M.Coetzee

ByarrangementwithPeterLampackAgency,Inc.551FifthAvenue,Suite1613NewYork,NY10176-0187USA

©2006e2007GiulioEinaudieditores.p.a.,Torino

Incopertina:fotoTimMacpherson/GettyImages.

Progettografico:46xy.

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EbookISBN9788858420188