Ho seguito Dan Brown all’Inferno - Il sito di Patrizia ... · a cura di Patrizia Debicke ......

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48 Ho seguito Dan Brown all’Inferno... T anto per cominciare il dottor Massimo Bray, mi- nistro della Cultura che regge anche il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del Turismo italiano, dovrebbe fare un monumento a Dan Brown. Eh sì, signor Bray, un bel monu- mento! Come lo ripaghiamo altrimenti questo baldo fabbricatore di co- tanto specchietto per le allodole che richiamerà schiere di turisti americani, giapponesi eccetera, eccetera e chi più ne ha più ne metta, ingolositi da tutti questi saporiti antipasti sul medioevo italiano? Già il nostro aveva co- minciato bene, anzi benissimo, a cura di Patrizia Debicke Lo scaffale della storia La nuova rotta di Dan Brown, novello Cri- stoforo Colombo al contrario: dalla vecchia America, Stati Uniti (New England) all’Euro- pa, Firenze e Dante. Insomma: La riscoperta dell’Italia…

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Ho seguito Dan Brown all’Inferno...

Tanto per cominciare il dottor Massimo Bray, mi-nistro della Cultura che

regge anche il Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del Turismo italiano, dovrebbe fare un monumento a Dan Brown. Eh sì, signor Bray, un bel monu-mento! Come lo ripaghiamo altrimenti questo baldo fabbricatore di co-tanto specchietto per le allodole che richiamerà schiere di turisti americani, giapponesi eccetera, eccetera e chi più ne ha più ne metta, ingolositi da tutti questi

saporiti antipasti sul medioevo italiano? Già il nostro aveva co-minciato bene, anzi benissimo,

a cura di Patrizia Debicke

Lo scaffale della storia

La nuova rotta di Dan Brown, novello Cri-stoforo Colombo al contrario: dalla vecchia America, Stati Uniti (New England) all’Euro-pa, Firenze e Dante. Insomma: La riscoperta dell’Italia…

49 mettendo sugli altari mondiali il massimo Leonardo, altra ico-na e nume italico, (dopo Giulio Cesare e prima di Balotelli) e però, mannaggia, dando un bel contentino anche alla Francia e al Louvre, ma stavolta con Dante non si scappa. Italia, Ita-lia, ITALIAAAA per ogni dove e Firenze soprattutto, anche se la patria natale del Divino Poeta fu avara di onori e laudi nei suoi confronti. Anzi lo cacciò proprio in malo modo, costringendolo a vivere ramingo la sua ghibelli-nità. Tant’è! Firenze in Inferno fa la parte del leone e “brunel-lescamente” domina dall’alto la “browniana” narrazione. E giù rinascimentali descrizioni arti-stiche della Loggia de’ Lanzi, di Palazzo Vecchio e del Battistero da leccarsi i baffi, scorci turisti-ci da menù principesco. Poi una volata in treno a Venezia e là ragazzi miei che bella ripassata generale di grandezza e beltà. Riva degli Schiavoni non si nega a nessuno, la dorata, splendida basilica di San Marco, i mitici ca-valli, poi, per non parlare di una fuga finale per le Mercerie.La Serenissima resta sempre lei, la meta, il sogno di ogni viag-giatore, l’incomparabile perla

sull’acqua… E Dan Brown l’esal-ta. Che so, mi permetta di dirle caro dottor Bray, non ho pratica delle regole, ma almeno una me-daglietta al merito gliela darei prima di farsi levare il testimone di mano dal suo collega turco. La rutilante Costantinopoli e il Bo-sforo non sfigurano certo, verso la fine. Be’, e lo dico anche a lei, io mi sono proprio divertita a leg-gere Inferno. E tutti a chiedere, perché? Com’è possibile? Dan Brown, ma dai? Oh bella! E me lo chiedete? Ma perché il suo me-stiere, che poi è quello di incurio-sire, intrattenere il lettore e in-collarlo alle pagine (ben 522 ), lo sa fare, eccome. Senza ricorrere ad ammiccamenti, non propina prediche morali, contorcimen-ti intellettualoidi, ti avviluppa nella stracollaudata formula av-venturosa vecchia maniera che maneggia da maestro. Tirate

50 le somme, lui ti vuol divertire e basta! Poi, certo, se questo lo fa celebre, ricco, magari milionario, non ci sputa sopra. E, proprio se si vuole trincerarsi dietro qual-che paravento, basta dire di non prenderlo troppo sul serio, di leg-gerlo per divagarsi per qualche ora. D’accordo, nel suo racconta-re ogni tanto c’è qualche sbava-tura, e che sarà mai? La storia funziona e coinvolge. E invece… Tutto un corale pre-cipitarsi a fare le pulci alle ine-sattezze contenute nell’Inferno di Dan Brown.è vero, la maschera mortuaria del sommo poeta conservata in Palazzo Vecchio non è autenti-ca ed è stata fabbricata apposta nel 1915 in quegli anni soave-mente goticheggianti alla d’An-nunzio. Ma quella originale, lo sa Iddio se sia mai esistita e, nel caso, è andata perduta da seco-li. Secondo svarione: il corridoio Vasariano sbuca nel bel mezzo del Museo, in quelli che erano gli appartamenti di Eleonora di Toledo, la bella moglie di Cosi-mo I, e non negli uffici ammini-strativi fiorentini. E udite udite: la passerella sopra il Salone dei Cinquecento non arriva a metà soffitto. Nossignori è più corta

e si ferma alla prima capriata. Poi… ah già, gli orari di apertu-ra e chiusura di Palazzo Vecchio e Battistero non tornano e, oops tutte le inesattezze a proposito dello splendido Inferno del Bot-ticelli, che è molto meno seppia, nero, rosso e le figure dei danna-ti sono talmente minuscole che è impossibile individuare i parti-colari, ma è questo il bello, così minuscole da rendere plausibile ogni ipotesi e permettere a Dan Brown di ammannirci quello che gli fa comodo; quindi, per finire in bellezza, la Peste Nera arrivò in Europa a Rinascimento avvia-to e la tomba di Dandolo è solo un cenotafio, ecc., ecc., ecc. Uhm, avrò sicuramente dimenticato qualcosa.

Dan Brown

51 E allora? Se Dan Brown, che si avvale come spalla di una su-per moglie, Blyte New-lon, la migliore promo-ter della sua carriera di scrittore, più vecchia di lui di dodici anni – conosciuta quando lavorava come diret-tore artistico per la National Academy of Songwriters e sposata nel 1997 – e dispone-va per Inferno di uno squadrone di consiglieri tecnici, artistici e storici che ringrazia compitamente alla fine, ha deci-so di scrivere una fiction invece di un saggio – rischio per un ro-manziere sempre in agguato die-tro l’angolo – concediamogli un pizzico di fantasia. Che diami-ne! Non è un granché come sti-le. D’accordo, ma per quello che serve a un romanzone d’avven-tura, poco male. Inferno non mi cambia la vita. Non mi insegna nulla? Pazienza. Sopravviverò, crogiolandomi con gusto nel ri-cordo dei feuilleton, dei romanzi d’appendice dell’ottocento, tutti ritmo, tempistica, azione e colpi di scena dietro l’angolo. Ma al giorno d’oggi un best seller

senza scene di sesso? Be’, saran-no affari suoi, no? Il sesso si può intuire, immaginare, mica biso-gna sempre spiattellarlo nudo e crudo. E poi Dan Brown scrive solo follie, papi che si buttano dagli elicotteri come in Angeli e demoni, ma neppure lui riesce a raggiungere i livelli di James Bond. Solo James Bond, infatti, ha saputo far buttare la regina Elisabetta con il paracadute e farla atterrare nel bel mezzo dell’inaugurazione delle Olim-piadi londinesi.Papa contro regina: per ora è pari e patta! Palla al centro! Ve-diamo la prossima mossa.E non andiamo a metterla su Dante. Figuriamoci, ho senti-to persino rispolverare l’ultima

L’Inferno del Botticelli

52 strofa scritta da Riccardo Ma-rasco in occasione dell’alluvione fiorentina del 1966: Dante di marmo, poeta divino, mira sde-gnato l’immane casino. Oh fio-rentini m’avete esiliato, prendete la merda che Dio v’a mandato.Uffaaa! Dante si riferiva all’ac-qua che aveva allagato tutta Piazza Santa Croce, non all’In-ferno di Dan Brown.La trama nello spazio di un amen l’hanno strombazzata tutta su wi-kipedia, ma lo stesso ve ne do un assaggino tanto per farvi venire appetito: l’inossidabile professor Robert Langdon si sveglia con la testa rotta nel letto di un ospe-dale fiorentino. Evidentemente qualcuno ha cercato di fargli la pelle ma lui, che ha perso la me-moria degli ultimi giorni, non sa come e perché. Non ricorda nep-pure di essere arrivato in Italia. Ma zac, nemmeno il tempo di re-spirare e farsi passare il mal di testa che la killer, sua mancata assassina – cito la descrizione te-stuale: vestita completamente di pelle nera… con i capelli a spine – (e io a immaginarmela per la strade fiorentine conciata così, come minimo le avranno dato di baraccona, ma come poteva mai essere una tipa che si chiama

Vayenta?) cerca di colpire anco-ra, ma sia mai. Lasciandosi la morte alle spalle, Langon riesce a fuggire con l’aiuto di una gio-vane dottoressa inglese vigorosa, intelligentissima, ma che dico, una super genio, Sienna Brooks, che si trasformerà nella sua ine-guagliabile aiutante e spalla. La loro fuga porta al ritrovamento di una capsula al titanio con un minuscolo proiettore che mostra la mappa dell’inferno dantesco del Botticelli. Ma la mappa è stata modificata per fare da in-dovinello, in una specie di caccia al tesoro di un terribile virus, e la modifica contiene la prima traccia, un messaggio cifrato che dà il via a una frenetica gara ad ostacoli che avrà come scenario nell’ordine: Firenze, Venezia e Costantinopoli. Corse, rincorse, fughe con il cuore in gola, inse-guimenti, inganni. I buoni diven-tano cattivi e i cattivi diventano buoni. Ragazzi che goduria! Persino Be-nigni si è lasciato coinvolgere nel polverone della venuta di Dan Brown in Italia. Certo che non mi dispiacerebbe vederlo inter-pretare con il suo humour genia-le il mini estratto del romanzo, che cito:

53 La strana poesia che lui e Sienna avevano scoperto sul retro della maschera mortuaria di Dante li aveva portati fino a Istambul. … ma (Langon) era consapevole che, una volta arrivati, non sa-rebbe finita lì.

Nel mouseion dorato di divina sapienzaProstratevi e l’orecchio al suol poggiateAd ascoltare‘l gocciolio dell’acque.Là giù nell’imo palagio il mostro ctonioAttende nell’acque scure di sangue tinteDe la laguna che non riflette stelle.

Lo turbava sapere che il canto finale dell’Inferno si concludeva con un’immagine quasi identica: dopo una lunga discesa agli infe-ri, Dante e Virgilio giungono nel punto più basso dell’oltretomba. Lì senza una via d’uscita, sen-tono il gocciolio dell’acqua tra i massi sotto i loro piedi e seguono i rivoletti attraverso un foro nella roccia fino a trovare la salvezza.“Luogo è la giù… che non per vista, ma per suono è noto d’un ruscelletto che quivi discende per

la buca di un sasso… Lo duca e io per quel cammino ascoso in-trammo a ritornar nel chiaro mondo…” Era stata sicuramente quell’immagine a ispirare i versi di Zobrist… Alla fine Dan Brown è persino riuscito a farmi riflettere. Sissi-gnori, riflettere, e prendere un bello “strimizio”, traduco un sa-crosanto spavento, sul futuro di questa povera nostra umanità. Forse le follie dell’Ombra, Ber-trand Zobrist, il suo biochimico e scienziato folle, promotore della succitata caccia al tesoro, sono molto meno folli di quello che sembrano.Sissignori! Di questo passo mol-to prima del 2050 la popolazione mondiale arriverà a 9,5 miliar-di di persone. Sono andata a controllare. Le previsioni dello scienziato pseudo pazzo non era-no tanto sballate.Gesummaria perdirindina. E qualunque cosa si dica, la cresci-ta non si fermerà. Bisogna trova-re per tempo delle soluzioni per dare da mangiare a tutti senza distruggere questo vecchio pia-neta. L’OMS, Ginevra, i saggi? I governi terrestri? Un bottone da pigiare? Una bella epidemia? Eh no, ci vorrebbe ben altro.