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…LA SIGNORA VESTITA DI NULLA…

•Lee Masters -Spoon River

•Carducci -Il mio povero bambino mi è morto

•Ungaretti -Gridasti soffoco

•Sinisgalli -Epigrafe

-Pianto antico

•Gli scapigliati -Boito,Tarchetti,Praga

•Burton – La sposa cadavere

•Alice Sebold – Amabili Resti

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SPOON RIVERElisabeth Childers

Oh bimbo, tu che moristi mentre entravi nel mondo…

e il cuore ti batteva quando vivevi con me,e si fermò quando mi lasciasti er la Vita.

Bimbo! Bimbo!La morte è meglio della Vita!

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IL MIO POVERO BAMBINO MI è MORTO

E io avevo avvitticchiate intorno a quel bambino tutte

le mie gioie tutte le mie speranze e tutto il mio avvenire:

Tutto quello che mi era rimasto di buono nell’anima lo avevo deposto su quella testina.

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PIANTO ANTICO

L’albero a cui tendevi la pargoletta mano,Il verde melograno da’ bei vermigli fior.

Tu fior della mia pianta percossa e inaridita,tu dell’inutil vita estremo unico fior,

Sei nella terra fredda,sei nella terra negra;né il sol più ti rallegrané ti risveglia amor.

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GRIDASTI SOFFOCO

Nove anni cui né giorni, né minutiMai più s’aggiungeranno.

Io di continuo posso,Distintamente possoSentire le mani nelle mie mani;Le mani tue di pargoloChe afferrano le mie senza conoscerle;Le tue mani che si fanno sensibili,Sempre più consapevoliAbbandonandosi nelle mie mani;Le tue mani che diventano seccheE,sole, pallidissimeSole nell’ombra sostano…

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EPIGRAFE

Guardammo per l’ultima voltala tua scrittura tenera, il tuo esile nomescritto dalla tua piccola mano.Furono legati con un nastro bianco i tuoi quaderniChe avevamo dimenticati. La bambina te li avrebbe portati.Aggiustammo i tuoi quaderni nella cassaDella compagna che tu avevi prediletta.Anch’essa venne vestita di biancoNel torrido regno da cui nessuno è mai tornato.

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BOITOLEZIONE DI ANATOMIA

Chi dorme?.... un’eticadefunta ieri all’ospedale;tolta alla requiedei cimiteri,e al funerale…

Pur quella vergine senza sudarioSperò,nell’orepiù melanconichecome un santuariochiuse il suo cuore.

Ed era giovane!Ed era bionda!Ed era bella!

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TARCHETTIMEMENTOQuando bacio il tuo labbro profumato,

cara fanciulla, non posso obliareche un bianco teschio vi è sotto celato.

Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,obliar non poss’io, cara fanciulla,che vi è sotto uno scheletro nascosto.

E nell’orrenda visione assorto,dovunque o tocchi, o baci,o la man posi,Sento sporgere le fredde ossa di un morto.

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PRAGAVENDETTA POSTUMA

Quando sarai nel freddo monumentoimmobile e stecchita,se ti resta nel cranio un sentimentodi questa vita…

Ripenserai le lacrime delire,e i giuramenti a Dio,o bugiarda, di vivere e morirepel genio mio!

E allora sentirai l’onda dei vermisalir nel tenebrore,e colla gioia di affamati infermimorderti il cuore.

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ALICE SEBOLDAMABILI RESTI

La prima volta che apparvi fu un incidente. Era il 23 dicembre del 1973…

Mia madre, mia sorella e mio fratello erano completamente indifferenti a quelle navi; io invece le adoravo. lo studio ne era pieno…

Quel giorno, mentre mio padre puliva,mi parlò.”Susie bambina mia, mia piccola marinaia” mi disse, “ti sono sempre piaciute queste qua più piccoline”. L’osservai che allineava sulla sua scrivania le navi in bottiglia,tirandole giù dagli scaffali dove le teneva. Nell’armadietto c’erano altre navi, navi che aveva costruito insieme a suo padre, navi che aveva costruito da solo e poi quelle che avevamo fatto insieme. Poi c’era la nave che si era incendiata la settimana prima che morissi. Fu la prima che distrusse. Mi si fermò il cuore. Lui si voltò e vide tutte le altre, tutti gli anni che rappresentavano e le mani che le avevano tenute. Quelle di suo padre morto, quelle della sua bambina morta. Sotto i miei occhi le distrusse una dopo l’altra. Battezzò tutte le pareti e la sedia di legno con la notizia della mia morte e alla fine rimase lì, nella stanza degli ospiti, circondato da cocci verdi. Le bottiglie giacevano infrante sul pavimento, con le vele e i corpi delle navi sparpagliati tra i cocci. Lui stava lì, in mezzo al naufragio. Fu allora che, senza neanche sapere come, mi rivelai. Impressi la mia faccia in ogni forma e frammento. Mio padre guardò in basso e intorno a sé, lasciò vagare gli occhi per la stanza. Stralunati. Durò solo un istante, poi sparii. Lui restò per un attimo in silenzio, poi scoppiò a ridere; un urlo gli salì su per lo stomaco. Rise così forte e profondamente che lassù nel mio cielo la sua risata scosse anche me…

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TIM BURTONLA SPOSA CADAVERE

La paura è un sentimento antico, come le favole. Paura di vivere e di morire, di amare e di sognare.Prendiamo le cose più importanti che abbiamo e vestiamole di scuro. Togliamole dalla luce invadente del sole e mettiamole nel buio discreto delle notte. Ma non scordiamoci la luna.Non siamo capaci? Certo che no. Ci riescono in pochi: i bambini, i pazzi e Tim Burton.Tratto da un'antica fiaba ebraico-russa, La sposa cadavere è la storia romantico-gotica del giovane Victor, borghese benestante e impacciato, promesso sposo alla nobile dolce e sognante Victoria. Iniziamo subito con la questione del diverso lignaggio e proseguiamo col conflitto generazionale che vede opporsi padri e madri ciechi e "interessati" a figli ingenui e "manovrati". Nei panni (di plastilina) del protagonista maschile, l'attore feticcio di Burton: Johnny Depp. Tra tavoli da biliardo a forma di bara, candele che non si accendono e cani morti col collare ma senza pelle, Tim ci accompagna in un nuovo mondo. Altro. Parallelo e speculare al nostro, il regno dei morti non è affatto un regno perché non ci sono gerarchie ma ognuno resta quello che è stato qui da noi, solo più divertente e divertito. Niente paradiso o inferno, no peccato o redenzione. C'è però tanta gente. Tutta quella che conosciamo e quella che non abbiamo fatto in tempo a conoscere.Le battute e i doppi sensi, e il continuo giocare tra vita e morte ballandoci su grazie alla bella colonna sonora firmata Danny Elfman, si accompagnano all'innata poesia del narrare burtoniano e a quella capacità tutta sua di scendere nel profondo senza restarne intrappolato, di mostrarci che "siamo della sostanza di cui sono fatti i sogni" anche se viviamo in un mondo da incubo, di sapere tutto e non spiegare nulla. Dispettoso.Tra le scene più belle, oltre alla simpatica vestizione di Victor da parte di un squadra di ragni che invece di tessere la propria tela cuce quella dell'abito da sposo (ovvia parodia dei topolini di Cenerentola dark-style), il duetto al pianoforte tra Victor e la sposa cadavere. Un omaggio alla musica jazz in cui la bella invece di perder la testa perde la mano per l'entusiasmo e lui gliela raccoglie con amore.Qualche balletto travolgente fatto di scheletri danzanti e qualche commovente dichiarazione di amore tra vivi e morti prima dell'atteso lieto fine. E a trionfare sono il coraggio, l'altruismo e l'amore, che quello, e Tim lo sa, davvero non muore mai.