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Università degli Studi di Bergamo
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La macroeconomia neitempi “normali”
Approfondimenti di MacroeconomiaProf. Anna Maria Variato
Lezioni 10-11
Outline della presentazione
1. Il ruolo della politica economica
2. Possibili interventi di politica economica
3. Credibilità e incoerenza temporale
4. Politica e politica economica
5. Politica Monetaria
6. Politica Fiscale
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Gli economisti ed i politici non sono concordi sul
ruolo da attribuire alla politica economica. Fra essi
molti ritengono che sia auspicabile ridurre al minimo
l’intervento delle autorità di politica economica.
1. Il ruolo della politicaeconomica
a) la dinamica dei sistemi economici è così complessa
da non consentire adeguate previsioni sugli effetti
delle politiche (i cui risultati potrebbero persino
essere opposti a quelli desiderati);
b) le autorità di politica economica spesso agiscono nel
loro interesse, che non coincide necessariamente con
il benessere del paese;
c) comunque le azioni di PE influiscono sulle aspettative.
Alla base di questa posizione sono tre considerazioni:
Di norma gli economisti affrontano l’incertezza connessa ai
risultati di politica economica attraverso modelli
econometrici che simulano l’andamento dell’economia,
subordinandolo a diversi scenari di partenza.
Purtroppo ciascun modello econometrico giunge
a previsioni diverse e ciò rende impossibile la
scelta di obiettivi prefissati.
Si deve concludere che è preferibile
lasciare il sistema economico
a se stesso?
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Fig. 23.3. Risposta della produzione a un’espansione monetaria: 12 previsioni e 12 modelli.
Tutti i 12 modelli prevedono un aumento temporaneo della produzione in seguito a un’espansione
monetaria. Tuttavia la gamma di risposte riguardo a dimensione e durata è molto ampia.
Il fatto che il cosiddetto fine tuning non sia
attuabile, non implica necessariamente che
non si debba intervenire nell’economia. In
condizioni di incertezza si attueranno
politiche meno attive, ma comunque
dovranno rimanere validi obiettivi quali il
contenimento di recessioni prolungate, la
prevenzione di eccessive espansioni ed
il controllo delle pressioni inflazionistiche.
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aiutare un paese a
uscire da una recessione
migliorare la situazione
commerciale senza
surriscaldare l’economia
stimolare l’investimento e l’accumulazione
di capitale
rallentare le espansioni eccessive
prevenire le pressioni
inflazionistiche e deflazionistiche
2. Possibili interventi dipolitica economica
Una delle cause dell’incertezza che caratterizza gli effetti della
politica macroeconomica è l’interazione fra quest’ultima e le
aspettative
Quando viene esplicitato il ruolo delle aspettative cambia
radicalmente il modo di concepire la politica economica:
si passa da modelli di
controllo ottimoa modelli di
teoria dei giochi
In cui il sistema economico
viene sostanzialmente con-
cepito come una macchina
complessa ma controllabile
anche nei particolari
In cui viene enfatizzata
l’interazione strategica fra
i giocatori; e dove ciascun
agente osserva e reagisce
razionalmente alle mosse
degli avversari
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Dalla teoria dei giochi è risaputo che a volte l’esito di un gioco
migliora se i giocatori rinunciano a priori ad alcune opzioni.
Questo giustificherebbe una posizione non interventista da parte
delle autorità di politica economica.
Si consideri la relazione fra inflazione e disoccupazione:
)( n
e uu
Si ipotizzi che la banca centrale annunci che seguirà una
politica monetaria compatibile con l’inflazione nulla. Se
l’annuncio viene creduto:
)( nuu che comporta 0 ovveronuu
In queste condizioni la banca centrale può essere tentata di deviare
dall’obiettivo annunciato per ottenere un tasso di disoccupazione
inferiore. Ma così facendo si modificheranno anche le aspettative
degli agenti ed il piano fallirà dando luogo ad un fenomeno noto
come incoerenza temporale.
Come può la banca centrale impegnarsi a non deviare
da una politica annunciata?
rinunciando al proprio potere di azione.
rendendo indipendente la banca centrale
incentivando la banca centrale ad adottare un orizzonte temporale più
lungo
scegliendo un governatore
«conservatore», cioè che sia particolarmente avverso all’inflazione
3. Credibilità e incoerenza temporale
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Fig. 23.3. Inflazione e indipendenza della banca centrale.
Un modo per risolvere il problema dell’incoerenza temporale
senza ricorrere a regole monetarie rigide consiste nello scegliere
un banchiere centrale conservatore ed indipendente.
Un banchiere centrale è:
a) conservatore quando attribuisce all’inflazione un peso negativo
superiore a quello assegnato dalla maggioranza dei cittadini;
b) indipendente quando non può essere sollevato dal suo incarico
anche se le sue preferenze sono diverse da quelle dei suoi elettori
Da un punto di vista formale la scelta di un banchiere conservatore
implica che il parametro a del banchiere sarà inferiore a quello della
maggioranza dei cittadini. In questo modo l’inflazione che egli
sceglierà nel regime discrezionale sarà sempre inferiore a quella che
si verificherebbe se le sue preferenze coincidessero con quelle dei
cittadini.
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Una ulteriore ragione per limitare l’intervento di politica economica
risiede nel fatto che i politici possono essere indotti a perseguire
interessi diversi dal benessere della nazione.
A questo proposito vengono evidenziati fenomeni
quali i cicli economici politici (i quali si basano
sull’idea che gli elettori siano poco lungimiranti)
Altre linee di ricerca evidenziano invece il tema
delle guerre di attrito che si svolgono tra
partiti politici nell’alternanza al governo
4. Politica e politica economica
Fig. 23.4. L’evoluzione del rapporto debito/Pil negli Stati Uniti dal 1900.
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Se il processo politico a volte porta a disavanzi fiscali cronici,
esistono regole per limitare questi effetti negativi?
Un approccio migliore prevede
regole che limitino il debito:
- regole che impongono limiti al
rapporto disavanzo/Pil o debito/Pil
sono più flessibili della condizione di
bilancio in pareggio, ma potrebbero
non essere abbastanza flessibili nel
caso in cui l’economia sia colpita da
shock negativi.
Un emendamento costituzionale che introduce la
condizione di pareggio di bilancio può essere
una soluzione.
Nel breve periodo: aumento della domanda e della
produzione, indotta dalla diminuzione del tasso di interesse
e dal deprezzamento della valuta.
Nel lungo periodo: produzione a livello naturale e
politica monetaria neutrale con variazioni del tasso di
crescita della moneta che si riflettono in pari variazioni
del tasso di inflazione.
La politica monetaria comporta quindi due decisioni fondamentali:
a) scelta del tasso medio di inflazione e quindi del tasso medio di
crescita della moneta;
b) scelta di quanto deviare dal tasso medio di inflazione per
stabilizzare la produzione.
5. La politica monetaria
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Il tasso ottimale di inflazione
La moneta assolve ad una
triplice funzione:
unità di conto
mezzo di scambio
riserva di valore
Quando l’inflazione è elevata la moneta non assolve in modo
ottimale ad alcuna delle sue funzioni
Fra i costi associati all’inflazione si hanno:
effetto “costo delle suole”
distorsioni fiscali
illusione monetaria
volatilità dell’inflazione
D’altro canto esistono anche dei benefici connessi all’inflazione:
signoraggio
tassi di interesse reali negativi
riduzione dei salari reali
La presenza di costi e benefici associati
all’inflazione spiega il perché del
disaccordo fra economisti circa la scelta
del tasso di inflazione ottimale (che
deve in ogni caso essere basso).
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Per attuare la politica monetaria la banca centrale, oltre alla
creazione diretta di base monetaria può attuare le seguenti
strategie:
vincoli sulle riserve
prestiti alle banche
operazioni di mercato aperto
La strategia attualmente più seguita è quella delle operazioni
di mercato aperto.
Nel corso degli ultimi due decenni,
la conduzione della politica monetaria
ha subito importanti variazioni, passando
da una modalità di controllo dell’offerta di
moneta ad una modalità di controllo del
tasso di interesse
2. Nel breve periodo, la banca centrale consentiva
deviazioni della crescita della moneta nominale
dall’obiettivo.
La politica monetaria nel recente passato
1. La banca centrale sceglieva un obiettivo di crescita
della moneta nominale corrispondente al tasso di
inflazione che voleva raggiungere nel medio periodo.
3. Per comunicare al pubblico quanto voleva raggiungere nel
medio periodo e che cosa intendeva fare nel breve periodo, la
banca centrale annunciava un intervallo desiderato per il tasso di
crescita della moneta nominale.
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Il problema è che, in pratica, questa relazione non è molto stretta.
Nel corso del tempo le banche centrali si sono disilluse
circa questo modo di condurre la politica monetaria.
La formulazione della politica monetaria a
partire dalla crescita della moneta nominale si
basa sull’ipotesi che ci sia una stretta relazione
tra inflazione e crescita della moneta nominale
nel medio periodo.
Fig. 24.1. Crescita di M1 e inflazione: medie decennali dal 1970.
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Le banche centrali si concentrano sempre più
spesso su un tasso di inflazione obiettivo.
La politica monetaria attuale
Le banche centrali definiscono
come loro obiettivo principale il
raggiungimento di un basso tasso
di inflazione nel breve e nel
medio periodo.
La politica monetaria è considerata sempre più in
termini di tasso di interesse nominale, che in termini di
tasso di crescita della moneta.
L’inflazione obiettivo porta la banca ad agire in modo
da eliminare tutti gli scostamenti della produzione dal
suo livello naturale.
Tale risultato è troppo forte per due ragioni:
la banca centrale non può sempre raggiungere il tasso
di inflazione che vuole nel breve periodo;
la curva di Phillips non vale esattamente.
Nel medio periodo, l’inflazione obiettivo rimane
valido, permettendo di stabilizzare la produzione
intorno al proprio livello naturale.
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La modalità empirica per mezzo della quale si
determina l’obiettivo è nota come
Regola di Taylor:
)(*)(* nttt uubaii
Come raggiungere il tasso di inflazione obiettivo?
L’inflazione non è sotto il controllo diretto della banca
centrale.
Una volta scelto il tasso di inflazione obiettivo, la banca
centrale dovrebbe cercare di raggiungerlo aggiustando il tasso
di interesse nominale.
Con a e b, coefficienti positivi.
Fig. 24.2. Gli organi decisionali della Banca Centrale Europea.
La politica monetaria
dell’euro è gestita dalla
Banca centrale europea
(Bce) che, insieme alle
banche centrali
nazionali, forma il
Sistema europeo di
banche centrali (Sebc).
Il SistemaEuropeo delleBanche Centrali
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L’art. 105.1 del Trattato di Maastricht attribuisce
assoluta priorità all’obiettivo della stabilità dei prezzi.
Obiettivi della politica monetaria europea
Altri obiettivi, in particolare
quello di coadiuvare le
politiche economiche
dell’Unione Europea, sono
formulati in termini piuttosto
vaghi e possono essere
perseguiti solo se compatibili
con l’obiettivo della stabilità
dei prezzi.
• la strategia del «monetary targeting» si basa
sull’annuncio da parte della banca centrale di un
tasso di crescita della quantità di moneta;
Strategie della politica monetaria europea
Nella conduzione della politica monetaria è
possibile seguire due possibili approcci:
• con «inflation targeting» si identifica
invece una strategia basata sull’annuncio
da parte della banca centrale di un
sentiero desiderato per l’inflazione
futura.
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La Bce ha deciso di perseguire un approccio, che è
stato ufficialmente denominato strategia di politica
monetaria orientata alla stabilità, nel quale
confluiscono elementi delle due diverse strategie.
1° pilastro: riguarda la quantità di moneta. Il Consiglio direttivo della Bce
annuncia un valore di riferimento per la crescita della moneta: il
valore non è considerato un obiettivo vincolante.
2° pilastro: riguarda la stabilità dei prezzi. La
Bce si comporta di fatto come un inflation
targeter.
Fig. 24.3. Quanto diversa è la Bce dalla Bundesbank?
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Nel breve periodo: aumento della domanda e della
produzione. La PF può essere utilizzata per stabilizzare
reddito e occupazione, anche se impatto dipende da effetto
sulle aspettative
Nel lungo periodo: produzione a livello naturale che però viene
influenzato dalla politica fiscale
Argomenti da approfondire:
a) equivalenza ricardiana
b) il ruolo di avanzi e disavanzi
come “stabilizzatori automatici”
c) ruolo del disavanzo nel distribuire
nel tempo onere delle imposte
6. La politica fiscale
Equivalenza ricardiana: definizione e trattazione intuitiva
L’attività economica non è influenzata né dal disavanzo né dal
debito quando si tiene conto del vincolo di bilancio del governo.
Ciò significa che è indifferente la modalità attraverso la quale
il governo finanzia la propria spesa.
Per esempio, se il governo riduce oggi, a parità di spesa pubblica, le
imposte di un ammontare pari a 1 finanziandosi con debito ed annun-
cia che il prossimo anno aumenterà le imposte di (1+r) per rimborsare
interamente il debito, quale sarà l’effetto sul consumo?
Nessuno! I consumatori comprenderanno che le minori imposte di
oggi saranno esattamente compensate dalle maggiori imposte future.
In altri termini si registrerà un aumento del risparmio privato esatta-
mente pari alla riduzione del risparmio pubblico che lascerà inaltera-
to il livello complessivo del risparmio
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Il senso della proposizione non cambia anche se il rimborso
del debito non viene annunciato, né se avviene dopo un
certo numero di periodi.
Bisogna però osservare che:
a) per la validità dell’equivalenza ricardiana occorre che la
maggioranza dei cittadini sia effettivamente convinta che una
riduzione delle imposte oggi sarà esattamente compensata da
un aumento delle imposte future
b) quanto più lontani nel tempo ed incerti sono i futuri aumenti
delle imposte, quanto più è probabile che i consumatori le
ignorino, determinando un aumento dei consumi correnti a
fronte della riduzione delle imposte correnti
Equivalenza ricardiana: trattazione formale
Si consideri il vincolo di bilancio biperiodale di un consumatore
rappresentativo:
r
yy
r
cc
11
)()( 2
122
11
Mentre il vincolo di bilancio biperiodale del governo sia:
r
gg
r 11
21
21
Il governo può seguire diverse strategie di bilancio:
Caso 1) 1 = g1 e 2 = g2
Caso 2) 1 = 0 g1 = b e 2 = b(1+r) + g2
Il comportamento del consumatore cambia a seconda della
strategia scelta dal governo?
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Per rispondere al quesito è sufficiente sostituire il vincolo di bilancio
del governo nel vincolo di bilancio del consumatore:
r
gg
r
yy
r
cc
111
21
21
21
consumo
totale
beni dispo-
nibili nella
economia
beni tras-
formati in
spesa pub.
Da questa relazione si evince che il modo in cui il governo
finanzia la spesa pubblica è irrilevante.
Un corollario di questa conclusione è che anche il livello del
debito pubblico è irrilevante perché quest’ultimo è solo l’effetto
di uno spostamento delle imposte presenti al futuro.
Fig. 25.1. risparmio privato e pubblico, negli Stati Uniti in percentuale del Pil, 1968-2002.
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L’evidenza empirica mostra che l’equivalenza ricardiana non è
sempre confermata. Essa è infatti soggetta ad alcuni importanti
limiti in quanto richiede:
Imposte non distorsive
Uguaglianza fra tassi di
rendimento e di indebitamento
Uguaglianza dell’orizzonte
temporale dei consumatori
e del governo
Nella realtà le imposte hanno
effetti distorsivi in quanto ri-
ducono la produzione in modo
più che proporzionale al crescere
di t. Per questo motivo è preferibile
diradare il flusso di imposte nel
tempo piuttosto che concentrarlo
in un unico istante
Se i tassi a cui si prende a pre-
stito sono diversi da quelli a cui
si può investire, la politica finan-
ziaria del governo non è più
irrilevante. Possibile verificarsi
di vincoli di liquidità stringenti
Problema delle
generazioni
Disavanzi e stabilizzazione della produzione
I disavanzi possono essere utilizzati per stabilizzare la produzione,
soprattutto nei periodi di recessione, a patto che vengano compen-
sati da avanzi nei periodi di espansione, così da non aumentare
costantemente il livello del debito.
Quando il disavanzo viene valutato con riferimento al valore
naturale della produzione si parla di disavanzo corretto per il ciclo:
questa misura è appropriata per valutare se una data politica fiscale
è compatibile con l’obiettivo di non aumentare il debito nel tempo
Per calcolare questo indicatore occorre:
a) stabilire il legame fra disavanzo
e produzione
b) valutare la differenza fra produzione
effettiva e naturale
Quando y<yN il dis/PIL
cresce perciò il disavanzo
è uno stabilizzatore automa-
tico: ovvero compensa par-
zialmente gli effetti della
recessione
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Utilità del disavanzo
Vi sono almeno due buone ragioni per ricorrere al disavanzo per
finanziare la spesa pubblica
distribuzione nel tempo
dell’onere del debito
attenuazione degli effetti
distorsivi delle imposte
Considerando una situazione
di piena occupazione, se il
governo finanzia la spesa con
disavanzo diminuiscono gli
Investimenti, mentre se la
finanzia con tasse diminuiscono
i consumi. La prima scelta fa
gravare sulle generazioni future
l’onere del debito
Un aumento delle imposte
proporzionale all’aumento
della spesa, quando questa è
elevata, produce un effetto
negativo sulla produzione;
quindi è preferibile una im-
posizione graduale ad una
concentrata anche se la prima
implica disavanzi di bilancio
Il bilancio pubblico dell’Italia: situazione corrente
A partire dal 1995 il rapporto
è sceso fino al 103,8% nel
2004. Nel biennio successivo il
debito ha ricominciato a salire,
per poi scendere nuovamente
nel 2007 al 104% del Pil.
Negli ultimi due decenni anche la dinamica del
debito pubblico è migliorata, con un netto
spartiacque in corrispondenza dell’anno 1994. Dal
1980 al 1994, il rapporto debito/Pil è cresciuto
costantemente, passando dal 56,9% al 121,8%.
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Le prospettive di medio periodo
Il raggiungimento dell’obiettivo del pareggio di bilancio
comporterà interventi di circa 35 miliardi di misure correttive nel
totale del triennio 2009-2011 rispetto all'attuale situazione di
legislazione vigente e a politiche invariate.
La finanza pubblica italiana si è posta l’obiettivo di
raggiungere il sostanziale pareggio di bilancio nel
2011. Questo obiettivo, annunciato dal governo nel
2007, è stato confermato nel più recente
Documento di programmazione economico-
finanziaria (Dpef) per gli anni 2009-2013.
Le prospettive di medio periodo
Per affrontare alcune di tali rigidità e migliorare al contempo la
qualità della spesa:
il governo ha avviato un processo di riforma del bilancio dello Stato e il
programma di revisione della spesa pubblica (Spending Review).
La riforma del bilancio dello Stato ha promosso la formulazione di una
nuova struttura del bilancio, che prevede che le risorse pubbliche vengano
riclassificate secondo due livelli di aggregazione, le «Missioni» e i
«Programmi».
La spesa pubblica italiana tende a crescere più
velocemente del Pil nominale: nell’ultimo decennio, a
fronte di un tasso di crescita del Pil nominale medio del
3,9%, la spesa corrente al netto degli interessi è
cresciuta del 5,1%.
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Le sfide di lungo periodo: qualità della spesa pubblica, pensioni e previdenza sociale
Qualità della spesa pubblica. L’obiettivo di contenimento della
spesa pubblica è strettamente collegato all’aumento
dell’efficienza e dell’efficacia della stessa.
Pensioni e previdenza sociale. La spesa pensionistica è la voce
più importante di spesa del bilancio pubblico italiano. Il
miglioramento previsto per quest’ultimo decennio è dovuto
essenzialmente al passaggio per tutti i pensionati dal sistema di
calcolo misto a quello contributivo e alla progressiva scomparsa
delle generazioni del baby boom.