Dispensa Di Macroeconomia

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  Nicolò De Vecchi MONETA ED ECONOMIA REALE (con un’appendice sull’economia aperta) DISPENSA DEL CORSO DI MACROECONOMIA Facoltà di Economia Università di Pavia ANNO ACCADEMICO 2008-2009

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Nicol De Vecchi

MONETA ED ECONOMIA REALE(con unappendice sulleconomia aperta)

DISPENSA DEL CORSO DI MACROECONOMIA Facolt di Economia Universit di Pavia

ANNO ACCADEMICO 2008-2009

Questa dispensa non soggetta a diritti dautore o di edizione

Un particolare ringraziamento va rivolto agli studenti Elena Giardini del Corso di Laurea Specialistica in Economia e Gestione delle Imprese e Roberto Perduca del Corso di Laurea Specialistica Interfacolt con Ingegneria in Management e Tecnologie delle-Business, per essersi impegnati, del tutto disinteressatamente, a migliorare la lettura di grafici e formule in questa edizione rispetto alle precedenti.

INDICE

1 INTRODUZIONE

1

2 IDENTIT DEGLI SCAMBI, TEOREMA DEGLI SCAMBI E TEORIE DELLA MONETA2.1 Lidentit degli scambi 2.2 Il teorema degli scambi 2.3 Teorie quantitative e teorie non quantitative 2.4 Prezzi assoluti e prezzi relativi

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3 TEORIE NEOCLASSICHE DELLA MONETA3.1 Il meccanismo di trasmissione diretto: la teoria di Pigou 3.2 Una premessa alle teorie neoclassiche della moneta con meccanismo indiretto di trasmissione: la determinazione del saggio di interesse secondo gli economisti neoclassici 3.3 Il meccanismo di trasmissione indiretto: la teoria di Wicksell

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I

4 KEYNES: LECONOMIA CAPITALISTICA COME ECONOMIA MONETARIA4.1 Keynes di fronte alla dicotomia neoclassica 4.2 Domanda di moneta e saggio di interesse 4.3 Il mercato dei titoli e la speculazione 4.4 La domanda di moneta a scopo finanziario 4.5 Gli effetti di una espansione della quantit di moneta 4.6 Gli effetti di una riduzione della quantit di moneta 4.7 Moneta, mercato del lavoro e livello generale dei prezzi

3232 34 37 41 41 47 48

5 LA TEORIA NEONEOCLASSICA DELLA MONETA5.1 I saldi reali di cassa e la domanda di moneta 5.2 Il meccanismo diretto di trasmissione e gli effetti di una variazione di quantit di moneta 5.3 Il meccanismo di trasmissione indiretto e gli effetti della variazione della quantit di moneta: lo schema IS LM

5151 54

56

II

6 I NEOKEYNESIANI6.1 La New Economics 6.2 La prima fase delleconomia neokeynesiana: gli interventi di politica economica per raggiungere lequilibrio di piena occupazione 6.3 Il compromesso con i neoneoclassici (e i monetaristi) 6.4 La seconda fase delleconomia neokeynesiana: il problema dellinflazione e i nuovi strumenti di analisi

6363

64 68

69

7 I MONETARISTI7.1 La prima fase: la contrapposizione con i neokeynesiani sulla base dello schema

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IS LM7.2 La seconda fase del monetarismo: laccettazione dello schema AS AD e della curva di Phillips 7.3 Gli effetti della politica monetaria espansiva mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman 7.4 Gli effetti della politica fiscale espansiva mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman 7.5 Gli effetti della politica monetaria restrittiva (disinflazionistica) mediante la funzione di Samuelson Solow Friedman

78

91

98

102

103

III

8 LA NUOVA MACROECONOMIA CLASSICA8.1 Le premesse fondamentali 8.2 La funzione AS di Lucas 8.3 Le aspettative razionali alla Lucas

106106

107 108

8.4 La funzione AD e il significato di

( p p ) nella funzione AS di Lucast e t

110

8.5 Il giudizio sulla politica economica da parte dei Nuovi Macroeconomisti Classici

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APPENDICE: LECONOMIA APERTA1 La bilancia dei pagamenti 1.1 Le sezioni della bilancia dei pagamenti 1.2 Il moltiplicatore di mercato aperto 1.3 Se il saldo BPC < 0 , esistono meccanismi automatici per ristabilire il pareggio? 1.4 Il problema di un riequilibrio della BPC dopo che si creata la situazione BPC in e si determina un processo cumulativo inverso di riduzione dei prezzi e dei salari e quindi di deflazione, ma anche in questo caso la riduzione della produzione e delloccupazione provvisoria. 3. Infine sottolineiamo come secondo Wicksell la causa di divergenza tra

im e in non il comportamento delle banche. I processi cumulativideflazionistici ed inflazionistici che caratterizzano il ciclo economico sono generati da cause reali, in particolare landamento del progresso tecnico, che fa variare la produttivit marginale del capitale, ossia la profittabilit degli investimenti reali. Ci significa che in aumenta o diminuisce, mentre le banche non sono in grado di adeguare immediatamente rappresentato cos:

im .

Graficamente

il

fenomeno

pu

essere

iS

in2i n1 = im

I2 I1* * I1* = S1* I 2 = S 2

S, I

In definitiva, non si pu imputare alla politica di espansione o di contrazione della moneta (legale o bancaria) linflazione o la deflazione che

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segnano i sistemi economici moderni. La causa dellinstabilit dei prezzi reale; le istituzioni monetarie e creditizie hanno semmai un ruolo stabilizzante. Sebbene non possano essere immediatamente a conoscenza dellandamento di

in , tuttavia hanno il compito istituzionale di regolare im rispetto a in attraversomanovre di politica restrittiva o espansiva.

In ultima istanza la teoria della moneta di Wicksell quantitativa, poich mette in relazione tra loro le due variabili M e P , in assenza di variazioni di V e con variazioni di Y solo nel breve periodo. La sfera reale e la sfera monetaria risultano distinte almeno nel lungo periodo. Vi dicotomia tra esse: questa una caratteristica di tutte le teorie della moneta di impostazione neoclassica. Occorre tuttavia sottolineare che, sul piano della politica economica, Wicksell si distingue dalla generalit degli economisti neoclassici, in quanto non sottolinea un legame causale tra variazione di M e variazioni di P . Come abbiamo visto, non imputa affatto alla politica monetaria o creditizia linstabilit dei prezzi, ma anzi affida alle istituzioni monetarie e creditizie il compito di eliminare le instabilit dei prezzi generate da cause reali.

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4 KEYNES: LECONOMIA CAPITALISTICA COME ECONOMIAMONETARIA

4.1 KEYNES DI FRONTE ALLA DICOTOMIA NEOCLASSICAKeynes si rifiuta di accettare la dicotomia neoclassica tra settore monetario e reale: sostiene anzi che nelleconomia capitalistica le due sfere si influenzano reciprocamente. La dicotomia neoclassica a suo parere mette in evidenza unipotesi tacita della teoria neoclassica stessa: quella di una completa coordinazione tra decisioni di produzione, di consumo, di risparmio e di investimento. I neoclassici ragionano come se leconomia capitalistica non fosse fondata sulle decisioni individuali e decentralizzate di individui che non hanno una conoscenza completa della situazione, bens fosse fondata o su individui onniscienti oppure su un organismo centrale di controllo che ha una completa e perfetta conoscenza del presente e del futuro. Al contrario, secondo Keynes, in uneconomia capitalistica: 1. le decisioni sono di natura individuale e sono prese da individui che possiedono conoscenze limitate: essi agiscono in un mondo di incertezza, usando quella conoscenza che possiedono secondo un comportamento perfettamente razionale (ma non di razionalit neoclassica); 2. le decisioni sono prese in un tempo collocato fra un passato irrevocabile e un futuro incerto, del quale si ha una conoscenza limitata. Ogni individuo agisce sulla base di aspettative ed assume decisioni che debbono potere essere facilmente soggette a revisione. Infatti il futuro potrebbe essere diverso da quello atteso e quindi le decisioni non devono essere assolute. Ecco che la moneta diventa unistituzione necessaria, indispensabile ed ineliminabile. Per rendercene conto immediatamente e sia pure in modo sommario prendiamo in considerazione cos come Keynes ce le presenta le decisioni alle quali si trovano di fronte rispettivamente un percettore di reddito ed un imprenditore. Analizziamo cio le decisioni di consumo e di investimento.

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Colui che percepisce un reddito deve decidere in primo luogo quanta parte di esso consumare e quanta parte risparmiare: (1)Y =C+S

dove ovviamente Y il reddito, C il consumo e S il risparmio. Non dimentichiamo che per i neoclassici il risparmio astensione e rinuncia al consumo presente per un consumo futuro di beni definiti a data certa. Per Keynes invece il risparmio soltanto rinuncia al consumo presente e pu assumere qualsiasi natura: esso definito senza indicazione del tempo e del modo in cui lindividuo in questione utilizzer il reddito risparmiato. Il percettore del reddito deve decidere quanta parte consumare e quante parte risparmiare: detenere fondi liquidi (moneta a disposizione, depositi bancari) oppure acquistare altre attivit patrimoniali (ad esempio acquisto di titoli). Egli decide non soltanto e non tanto in base alle necessit di cassa che prevede gli si presenteranno (questa la concezione della moneta come fondo di valore di tipo pigouviano), bens anche e soprattutto in funzione delle sue attese circa il futuro andamento del corso dei titoli. Come si vede, la presenza della moneta essenziale per le decisioni del percettore di reddito circa quanta parte consumare, quanta risparmiare e quali forme patrimoniali detenere.

Anche colui che assume decisioni di investimento produttivo presentato da Keynes in termini molto diversi da quelli adottati nelleconomia neoclassica. Per i neoclassici lindividuo sceglie tra produrre per il consumo attuale ed il consumo futuro, dove ambedue i termini della scelta sono certi e definiti nelle loro caratteristiche. Per Keynes invece la decisione di investimento produttivo comporta aspettative sui redditi monetari cui esso pu dar luogo in futuro. Se ritiene che la propria conoscenza non sia sufficiente per agire ovvero troppo limitata, allora rimanda la decisione di investimento e trattiene moneta. Come nel caso del percettore di reddito, anche in questo dellimprenditore la presenza della moneta risulta essenziale per assumere decisioni di produzione.

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In generale, Keynes presenta la moneta come uno scudo contro lincertezza: in quanto unit di conto che assomma le due caratteristiche di mezzo di pagamento universalmente accettato (moneta legale) e di attivit patrimoniale. Per questa sua peculiarit essa lunico mezzo che consente di rinviare qualsiasi decisione (di investimento finanziario, produttivo). Le attivit finanziarie sono soltanto sostituti parziali della moneta, nel senso che hanno solo la funzione di fondo di valore, ma non sono universalmente accettate come mezzo di pagamento. Chi possiede attivit finanziarie e voglia disporre di mezzi di pagamento per far fronte ai suoi impegni contrattuali, deve convertirle in moneta e questa conversione ha un costo positivo ma soprattutto incerto, in quanto muta in funzione delle aspettative circa il loro valore futuro. Ci ci guida allo studio della relazione tra domanda di moneta e saggio di interesse secondo Keynes.

4.2 DOMANDA DI MONETA E SAGGIO DI INTERESSESecondo Keynes ci sono almeno tre motivi per domandare moneta: quello delle transazioni, quello precauzionale e quello speculativo. La domanda di moneta connessa ai primi due motivi dipende dal reddito Y , mentre la domanda speculativa funzione del saggio di interesse i . La funzione della domanda di moneta pu essere espressa cos: (2)L = L1 (Y ) + L2 (i )

Ogni individuo sceglie tra detenere moneta e acquistare titoli in base al confronto fra il saggio di interesse i vigente sul mercato e il saggio di interesse

ie che si attende per il futuro: se i > ie allora lindividuo acquista titoli e rinuncia alla liquidit 1 + ie

(ipotesi rialzista sul corso dei titoli); ci si aspetta che nel futuro i titoli valgano di pi e la preferenza per la liquidit diminuisce;

se i ie1

L1 + L2 , dato ie2 L1 + L2 , dato ie1

L

Dato un certo ie e perci data una preferenza per la liquidit e data lofferta di moneta, si determina il saggio di interesse i * come prezzo per la rinuncia alla liquidit ( i variabile monetaria e non reale).

i

E

i*L1 + L2

M

L, M

Dobbiamo ancora capire, per, cosa determina la preferenza per la liquidit e quindi cosa determina ie e la posizione della funzione di domanda di

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moneta L nel piano (i, L ) . Per fare questo bisogna considerare la forma di ricchezza pi prossima (quanto a caratteristiche) alla moneta: le attivit finanziarie, che sono le pi facilmente convertibili in liquidit, anche se non possono essere considerate mezzo di pagamento diretto. Consideriamo dunque il mercato dei titoli.

4.3 IL MERCATO DEI TITOLI E LA SPECULAZIONESul mercato dei titoli si incontrano una domanda e unofferta di titoli:

offrono titoli coloro che nutrono unopinione ribassista: essi credonoche il prezzo dei titoli si abbasser e il saggio di interesse si alzer, quindi vendono titoli contro moneta;

domandano titoli coloro che nutrono unopinione rialzista: essicredono che il prezzo dei titoli si alzer e il saggio di interesse si abbasser, quindi comprano titoli cedendo moneta. Il prezzo dei titoli si fissa al punto di incontro tra domanda e offerta. Il mercato dei titoli sar tanto pi stabile quanto pi date le regolamentazioni istituzionali del mercato stesso le opinioni sul futuro corso dei titoli sono divergenti. Questo per non sempre accade: possono verificarsi fenomeni di psicologia collettiva, tali che gli operatori in media non mutano il loro comportamento ma sono pronti a farlo per imitazione. cio sufficiente che qualcuno agisca nella direzione nella quale lopinione media tenderebbe perch di fatto si abbia la presenza di comportamenti ribassisti o rialzisti generalizzati.

Questo succede a causa della presenza degli speculatori in titoli. Keynes li definisce come coloro che svolgono una attivit di previsione della psicologia di mercato. Essi dispongono di moneta (o comunque di credito), svolgono la loro attivit di previsione e da tale attivit traggono profitti e perdite. Speculatore insomma colui che acquista o vende titoli riponendo le speranze di guadagno non tanto nel futuro rendimento dei titoli stessi quanto in un mutamento a lui favorevole dellopinione media.

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Egli cerca fondamentalmente di comprendere meglio di altri quale lopinione media sul futuro corso dei titoli e di anticiparla. Chi al momento possiede pi di altri questa capacit acquista (o vende) titoli: con ci mette in moto un processo effettivo di aumento (o riduzione) del loro corso, in quanto gli altri operatori lo seguiranno, modificando la loro preferenza per la liquidit. Lopinione media diventa allora di fatto rialzista (o ribassista) e quindi il corso dei titoli di fatto si alzer (o si abbasser) ed il saggio di interesse si abbasser (o si alzer). Ad esempio, dati il prezzo dei titoli e lofferta di moneta, se lopinione media ribassista e qualche speculatore la coglie, la anticipa e vende i titoli, allora influenza gli altri cosicch tutti vendono titoli e a quel saggio di interesse la quantit di moneta trattenuta aumenta. Graficamente ci significa che la funzione di domanda di moneta (che parametrica rispetto a ie ossia alle attese sul prezzo dei titoli) si sposter verso lalto/destra e data M il saggio di interesse si alzer.

i

iB

iA

M

L, M

In ultima istanza si pu constatare che il saggio di interesse varia in funzione delle aspettative circa il futuro andamento del saggio in interesse. Se non si accetta che il futuro sia uguale al presente, le aspettative sul futuro determinano la situazione presente, ovvero quello che accade oggi funzione della aspettative su quello che accadr domani. Ecco dunque come il saggio di interesse vigente sul mercato risulta essere una variabile altamente convenzionale, poich dipende da unopinione collettiva sul futuro andamento del saggio di interesse.

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Nel mercato dei titoli tutti gli operatori sono virtualmente degli speculatori, ma ognuno di essi sa di partecipare ad una attivit in cui pu risultare perdente. Di fatto, guider il mercato e trarr profitti speculativi soltanto colui che meglio degli altri sapr prevedere ed anticipare lopinione media su quella che sar lopinione media. Dice Keynes:Si instaura una guerra che assomiglia al gioco delluomo nero o delle sedie musicali, un passatempo nel quale vince chi riesce a passare luomo nero al compagno al momento giusto, o chi riesce a conquistarsi una sedia quando la musica smette di suonare. Questi giochi possono farsi con gusto e diletto, bench tutti i giocatori sappiano che luomo nero sta circolando o che, quando la musica termina, alcuni di loro si troveranno senza sedia. Oppure, per variare leggermente la metafora, linvestimento professionale in titoli pu essere paragonato a quei concorsi dei giornali, nei quali i concorrenti devono scegliere i sei volti pi belli fra un centinaio di fotografie, e nel quale vince il premio il concorrente che si avvicinato, con la sua scelta, alla media fra tutte le risposte; cosicch ciascun concorrente deve scegliere, non quei volti che egli ritiene pi belli, ma quelli che ritiene attirino con maggiore probabilit i gusti degli altri concorrenti, i quali, a loro volta, affrontano tutti il problema dallo stesso punto di vista. Non si tratta di scegliere quelli che, giudicati obiettivamente, sono realmente i pi belli, e nemmeno quelli che una genuina opinione media ritenga i pi belli. Abbiamo raggiunto il terzo grado, nel quale la nostra intelligenza rivolta ad indovinare come lopinione media immagina sia fatto lopinione media medesima. E credo che vi siano alcuni i quali praticano il quarto, il quinto grado e oltre.

La speculazione dunque tende a fare convergere le opinioni degli operatori e a rendere instabile il mercato dei titoli, anche se questo ben organizzato. Ma soprattutto la speculazione rende difficile la regolazione del saggio di interesse da parte dellautorit monetaria. I mutamenti nella preferenza per la liquidit (gli spostamenti della funzione L nel piano) possono contrastare e addirittura vanificare i tentativi da parte della Banca Centrale di influenzare la sfera reale. Vediamo graficamente come una politica monetaria destinata a ridurre il saggio di interesse per favorire gli investimenti e dunque generare un aumento del reddito e delloccupazione non raggiunga lo scopo a causa di un movimento speculativo che la contrasta.

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i

(1)

(2)

Politica monetaria (1) Speculazione (2)

i3 i1(2) (1)

(2) (2)

i2

M1

(1)

M2

L, M

Secondo Keynes dunque assolutamente necessario evitare che la speculazione (attivit di previsione della psicologia di mercato) domini sullintraprendenza (attivit di previsione del rendimento prospettivo dei beni capitali). Quindi per Keynes la politica economica necessaria, poich indispensabile:

una regolazione istituzionale del mercato dei titoli; un intervento che renda meno limitata la conoscenza del futuro daparte dellimprenditore, ad esempio mediante politiche per la stabilit dei prezzi o per la rigidit dei salari monetari. Secondo la teoria keynesiana, dunque, non esiste la dicotomia neoclassica che separa la sfera reale da quella monetaria e, tornando allequazione degli scambi, le quattro variabili M , V , P e Y sono tutte strettamente dipendenti luna dallaltra e non ha senso porre particolari legami privilegiati fra M e P come fanno i teorici quantitativisti.

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4.4 LA DOMANDA DI MONETA A SCOPO FINANZIARIOAccanto ai tre motivi per chiedere moneta elencati sopra (transazionale, precauzionale e speculativo), Keynes pone anche quello finanziario, ovvero il motivo della copertura finanziaria dei progetti dinvestimento. La moneta cio domandata anche per coprire lintervallo di tempo che intercorre tra il momento in cui una decisione di investimento viene presa (sulla base di un confronto tra lefficienza marginale dellinvestimento e ed il saggio di interesse

i , ovvero se i < e allora realizzo linvestimento mentre se i > e allora trattengomoneta) ed il momento in cui leffettivo investimento d luogo a redditi. Keynes considera qui, in sostanza, il credito concesso agli imprenditori, ma ritiene che la corrispondente domanda di moneta sia pi assimilabile alla domanda di moneta per transazioni che a quella per scopi speculativi. Infatti lunica differenza rispetto alla domanda di moneta per transazioni sta nel fatto che in questultimo caso la domanda di moneta segue ad una decisione di spesa attuale, mentre nel caso della domanda di moneta a scopo finanziario la decisione di spesa solo programmata.

4.5 GLI EFFETTI DI UNA ESPANSIONE DELLA QUANTIT DI MONETASiamo ora in grado di considerare gli effetti della politica monetaria sulleconomia reale e sui prezzi secondo Keynes. Dobbiamo separare nettamente il caso dellespansione monetaria da quello della restrizione poich per Keynes gli effetti non sono affatto speculari. Consideriamo per primi gli effetti di una politica monetaria espansiva. Seguendo Keynes, non si pu pi affermare che a seguito di unespansione monetaria aumenta il livello generale dei prezzi e neppure che, se si hanno effetti reali, questi saranno soltanto limitati al breve periodo (come sosteneva Wicksell). Mentre per i neoclassici la norma la piena occupazione (con eventuale presenza di disoccupati volontari) per Keynes esiste una disoccupazione involontaria, ovvero vi sono lavoratori che sono disposti ad occuparsi al saggio di salario vigente ma non trovano lavoro per mancanza di domanda effettiva. Questa disoccupazione involontaria, insieme alla nuova concezione di moneta,

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fa s che un aumento di M provochi variazioni in ognuna delle altre variabili del teorema degli scambi. Vediamo come ci avviene procedendo per approssimazioni successive: 1. in primo luogo considereremo il caso in cui lespansione monetaria non provochi nessuna variazione n nella preferenza per la liquidit n nelle aspettative degli imprenditori ( i ed e sono costanti, L non varia); 2. elimineremo poi questa ipotesi; 3. infine considereremo gli effetti duraturi dellespansione monetaria sulleconomia reale.

4.5.1

In prima istanza assumiamo che la variazione della quantit di moneta M non modifichi: 1. lo stato delle aspettative sul prezzo dei titoli, ossia non generi variazioni della preferenza per la liquidit; 2. lo stato delle aspettative sul rendimento dei capitali e dunque lefficienza marginale del capitale. Sotto queste ipotesi, lespansione monetaria far abbassare il saggio di interesse e generer un aumento del reddito e delloccupazione: a parit di salario monetario, ci si traduce in un aumento del livello generale dei prezzi. Graficamente la situazione pu essere rappresentata come segue:

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i i0 i1

M M'

i

LEMC

L, M I

I0

I1

IC+I

45

C + I1 C + I0 C

I

45 Y0

Y1

Y

N

N

45

W P W0 P0 W0 P 1

N0

N1

N

Y

Nd N0N1N

4.5.2

Eliminiamo ora le ipotesi introdotte, ovvero quelle di invarianza della preferenza per la liquidit e dellefficienza marginale di capitale. Secondo Keynes difficile che nel breve periodo e nel caso di espansione la politica

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monetaria riesca a raggiungere gli effetti descritti sopra, a causa di alcuni impedimenti o controtendenze che si manifestano nel sistema economico. Per quanto riguarda la preferenza per la liquidit, vediamo due casi: 1. se la politica espansiva considerata dallopinione media come immoderata (eccessiva), muta la preferenza per la liquidit. La collettivit pensa che prima o poi le autorit torneranno sui propri passi e quindi decide di aspettare ad effettuare gli investimenti produttivi, nonostante la caduta del saggio di interesse. Quindi, laumento della preferenza per la liquidit finisce per contrastare o neutralizzare la caduta del saggio di interesse. Vi sono in questa situazione tutte le condizioni per investire ma ci non accade. Graficamente la funzione di domanda di moneta si sposta verso lalto;

i

(2)

i2 i0(2) (1)

i1

(2)

M1

(1)

M2

L, M

2. la politica monetaria espansiva pu anche avere luogo in una situazione di saggio di interesse talmente basso che si ritiene che esso non possa mutare nonostante lespansione della quantit di moneta, sicch la maggiore moneta viene assorbita e trattenuta (ci troviamo in quella che stata definita, a partire da Hicks, la trappola della liquidit).

44

i

i0M1 M2

L, M

Per quanto concerne le aspettative di reddito, vediamo due casi: 1. superiamo le controtendenze appena viste, ammettendo che quanto appena descritto non si verifichi e supponiamo che il saggio di interesse si abbassi. Vediamo ora quali mutamenti pu comportare lespansione monetaria nelle aspettative di reddito. Se lespansione monetaria ha luogo in una situazione di crescente pessimismo circa la domanda futura, lo stimolo del saggio dinteresse decrescente risulta vano. Se le aspettative peggiorano, infatti, per ogni progetto di investimento diminuisce lefficienza marginale del capitalee.

Graficamente significa che la funzione degli investimenti, parametrica

rispetto a e , si sposta verso il basso nel piano (i, I ) , cosicch alla riduzione del saggio di interesse non segue un aumento degli investimenti come ci si sarebbe aspettato.

45

i

I 2 I1i0(1) (3)

i1

I0

I2(2)

(3)

I1

I

2. Se invece la politica espansiva giudicata modesta, anche a parit di attese sul reddito futuro non si avranno incrementi nella domanda di investimenti. Possiamo rappresentare un po approssimativamente tale situazione, considerando una funzione degli investimenti piuttosto rigida rispetto al saggio di interesse.

i

i0

I 2 > I1

i1

I0 46

I1

I

4.5.3

Infine ed in termini pi generali, per concludere il nostro ragionamento dobbiamo constatare che lequilibrio si ha normalmente con disoccupazione involontaria, la quale crea un circolo vizioso che impedisce alla politica monetaria espansiva di sortire effetti sullattivit di investimento tali da portare il sistema verso un equilibrio di piena occupazione. Accade infatti che si dia un basso livello di domanda effettiva, con bassa propensione marginale al consumo e con aspettative di invarianza sul rendimento prospettico dei beni capitali. Di conseguenza la domanda effettiva resta bassa ed una politica monetaria espansiva difficilmente in grado di cambiare le aspettative di lungo periodo. Perch il sistema economico esca dalla situazione di equilibrio in cui si trova occorre che la politica monetaria espansiva sia condotta in modo tale da generare aspettative di reddito ottimistiche. Ci pu avvenire, secondo Keynes, solo se la politica monetaria espansiva condotta con continui e lenti abbassamenti del saggio di interesse, tali da consentire alla collettivit di adattarsi al suo nuovo valore con continuit. La politica monetaria deve insomma essere e soprattutto apparire allopinione pubblica come persistente e coerente. Lautorit monetaria opera una modesta riduzione del saggio di interesse, lascia che la collettivit vi si adatti, prosegue con continuit: ogni movimento prepara il successivo e lattivit reale ne risulta effettivamente influenzata.

4.6 GLI EFFETTI DI UNA RIDUZIONE DELLA QUANTIT DI MONETASecondo Keynes, gli effetti della politica monetaria restrittiva non sono affatto speculari a quelli della politica monetaria espansiva. La politica restrittiva ha molte pi opportunit di risultare efficace. Infatti essa condiziona comunque lattivit dinvestimento riducendola, perch il saggio di interesse costituisce la soglia al di sotto della quale lefficienza marginale del capitale non pu cadere. Di conseguenza, una politica monetaria restrittiva che aumenta il saggio di interesse ovvero eleva la soglia, necessariamente costringe i produttori a scartare alcuni progetti di investimento che avrebbero realizzato in assenza di intervento dellautorit monetaria. Keynes sottolinea anche la

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peculiarit di tale politica, qualora venga attuata nei confronti di una collettivit gi incline al pessimismo e di investitori gi inclini alla riduzione dellattivit produttiva. In questo caso la restrizione monetaria si presenta come un rimedio che cura la malattia uccidendo il paziente.

4.7 MONETA, MERCATO DEL LAVORO E LIVELLO GENERALE DEI PREZZINella teoria di Keynes, diversamente da quelle neoclassiche, non esiste un nesso funzionale diretto tra M e P in assenza di variazioni durature di V e Y (come accade per le teorie quantitative). Una variazione di M influenza P solo dopo avere provocato variazioni nelluso della moneta e nel livello del reddito (vedi il paragrafo 4.5.1). Inoltre, P dipende fondamentalmente non da M , bens da un fenomeno attinente alla sfera reale: il contratto di lavoro. Il salario monetario w la variabile principale nella determinazione di P . In altri termini, per Keynes : (3)P = P (w, Y )

e non come per i quantitativisti: (4)P = P (M )

Infatti variazioni nel livello di reddito Y

e delloccupazione

N

comportano una crescita dei prezzi delle merci a causa della generale tendenza a nutrire aspettative pi ottimistiche sulla domanda futura, ma tale causa di variazione secondaria rispetto ai salari monetari e comunque controllabile da parte dellautorit che abbia avviato una politica di aumento del reddito e delloccupazione. Come si vede dai grafici del paragrafo 4.5.1, al livello di produzione che soddisfa la domanda effettiva Y corrisponde un certo livello di occupazione N , che dipende, in ultima istanza, dalle tre variabili che determinano il reddito stesso Y , ovvero la propensione marginale al consumo c , lefficienza marginale del capitale e ed il saggio di interesse i . Per determinare il livello dei prezzi P inoltre necessario tenere conto del saggio di salario monetario w , contrattato tra sindacati degli operai e degli imprenditori.

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A questo proposito si pu aggiungere che il grafico pi in basso nellinsieme dei grafici del paragrafo 4.5.1 (pagina 43) assomiglia a quello di un mercato di lavoro neoclassico, ma non cos. Nella teoria di Keynes manca un mercato del lavoro di tipo neoclassico, per determinare occupazione e salario reale del lavoratore. Troviamo al suo posto una funzione di produttivit marginale del lavoro decrescente, che serve a determinare il livello dei prezzi sulla base del salario monetario contrattato istituzionalmente e sulla base del reddito Y determinato dalle tre variabili c , e ed i , in assenza di una funzione di offerta di lavoro. Nellanalisi neoclassica si hanno una funzione di domanda e una di offerta di lavoro costruite secondo i noti principi marginalistici. Il loro punto di incontro fissa il salario reale ed il livello di occupazione, che piena occupazione in condizione di equilibrio. Nellanalisi di Keynes invece manca in primo luogo la funzione di offerta di lavoro, perch la presenza di disoccupazione involontaria impedisce di affermare che il lavoratore offre lavoro fino al punto in cui il saggio di salario reale eguaglia la disutilit del lavoro. Il disoccupato involontario offre lavoro ad un saggio di salario reale vigente ma non trova lavoro. Inoltre, c una funzione di produttivit marginale del lavoro, ma essa non assolve al ruolo di funzione di domanda di lavoro, in base alla quale determinare occupazione e salario reale. Essa serve, dato il livello di occupazione determinato in base a Y ed in ultima istanza in base a c , e ed i , per fissare il livello dei prezzi in presenza di un salario monetario w contrattato istituzionalmente.

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w P

w0 P0 w P*

N 0 determinato da c , e , i w oggetto di contrattazione

Nd

N0

N*

N

Nellanalisi di Keynes, per concludere, fino al livello di piena occupazione:

i lavoratori non sono in grado di influire direttamente su N mediantevariazioni di w ;

essi possono solo contrattare il salario monetario, ma il loro salarioreale w dipende, oltre che dal salario monetario, anche dal reddito Y eP

quindi anche da c , e ed i . In particolare, dipende dalle decisioni di investimento degli imprenditori, mentre nella teoria neoclassica accade il contrario: gli imprenditori decidono il livello di produzione in base al salario reale che si forma sul mercato del lavoro. Se il livello di occupazione non quello di piena occupazione, non la riduzione del salario monetario che consente di modificarlo, ma soltanto un aumento del reddito e dunque una variazione di c , e ed i . In sostanza i lavoratori sono assai poco responsabili del livello di occupazione. Lo sono in quanto il salario monetario che essi chiedono ed ottengono influenza c , e ed i , ovvero le decisioni di consumo, di investimento e di uso della moneta da parte della collettivit.

50

5 LA TEORIA NEONEOCLASSICA DELLA MONETA5.1 I SALDI REALI DI CASSA E LA DOMANDA DI MONETALa teoria neoneoclassica risale agli anni 50 e deriva la sua concezione della moneta da Pigou; essa mostra che la moneta trattenuta dallindividuo come riserva di valore, poich consente di fare fronte a scarsit improvvise di liquidit dovute principalmente a variazioni nel livello generale dei prezzi o nei prezzi di singole merci, che non possono essere previste in ogni istante del tempo. La moneta quindi una forma patrimoniale il cui valore il potere

1 , determinato dallincontro della domanda e P dellofferta di moneta. Il concetto chiave su cui si basa la teoria neoneoclassica dacquisto sulle merci, ossia quello di saldi reali di cassa, o scorta di liquidit in termini reali a disposizione di un individuo o, per aggregazione, della collettivit:

M . P

Come Pigou, anche i neoneoclassici, tra cui Patinkin, sostengono che ogni individuo trattiene sotto forma liquida una quota della sua ricchezza. Di conseguenza la domanda di moneta esprimibile con la funzione (1)L = kPR

La ricchezza quindi esprimibile in questo modo: (2)

R=

M K + TS + P P

dove K il capitale reale e TS i titoli di stato. La differenza fondamentale rispetto alla teoria di Pigou sta nel fatto che per i neoneoclassici ogni individuo detiene in forma liquida una porzione di ricchezza che dipende non soltanto dalla variabili reali, ma anche dai saldi reali di cassa. Questo significa che k non invariante al variare di M : se aumenta la moneta disponibile per un individuo ad un dato livello dei prezzi, aumenta anche il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida da parte dellindividuo in questione, poich questi si sente pi ricco. Analogamente, se si riduce il

51

livello generale dei prezzi, a data quantit di moneta disponibile, aumenta per lindividuo il desiderio di detenere ricchezza in forma liquida. Accade il contrario se invece diminuisce M o aumenta P . Questo fenomeno noto come effetto ricchezza. Come si pu constatare, Patinkin introduce unipotesi di comportamento diversa da quella di Pigou quando deve definire lammontare di ricchezza che un individuo desidera trattenere in forma liquida e, dunque, la domanda di moneta. Risulta infatti che (3)

M k = k i, P

e di conseguenza che (4)

M L = k i, P

PR R una costante Y

o anche, poich in equilibrio neoclassico il rapporto M L = k i, P PY

(5) o anche (6)

L M = k i, P P

R

Consideriamo ora le caratteristiche della funzione di domanda di moneta secondo Patinkin. Supponiamo che ad un dato livello dei prezzi gli individui detengano una scorta di moneta pari ad M . Se il livello dei prezzi aumenta, essi fanno fronte alla loro spesa aumentando la domanda di moneta, ma contemporaneamente riducono le loro scorte liquide (ovvero k diminuisce) poich si sentono pi poveri, proprio in quanto il livello dei prezzi aumentato. Questo significa che allaumentare del livello dei prezzi, la domanda di moneta aumenta, ma meno che proporzionalmente.

52

Viceversa, se il livello dei prezzi diminuisce, gli individui domandano meno moneta, ma contemporaneamente aumentano le scorte liquide (ovvero k aumenta) poich si sentono pi ricchi in quanto il livello dei prezzi diminuito. Questo significa che al diminuire dei prezzi la domanda di moneta diminuisce ma meno che proporzionalmente.

1 La funzione di domanda di moneta nel piano L, decrescente, ma Pcon una inclinazione diversa rispetto a quella prevista da Pigou. Per Pigou, infatti, k costante al variare della quantit di moneta o al variare del livello dei prezzi (dipende infatti soltanto da i , che variabile reale), sicch domanda di moneta e livello generale dei prezzi variano in maniera proporzionale. Per Patinkin, invece, k anche funzione di

M , sicch la quantit di moneta P domandata aumenta al crescere del livello dei prezzi, ma meno cheproporzionalmente. La funzione dunque pi rigida rispetto alla iperbole equilatera.

1 P

L

Introducendo anche la funzione di offerta di moneta M esogena, si individua lequilibrio sul mercato della moneta.

53

1 P

1 P1

E

M

L, M

5.2 IL MECCANISMO DIRETTO DI TRASMISSIONE E GLI EFFETTI DI UNAVARIAZIONE DELLA QUANTIT DI MONETA

Al crescere di M ed a parit di livello dei prezzi aumenta la disponibilit di moneta, ossia ogni individuo si trova possedere una maggiore quantit di moneta. Ma cosa accade ora alla funzione L che rappresenta la domanda di

1 moneta nel piano L, ? Sappiamo che tale funzione parametrica rispetto ad P

M , cio che se varia la quantit di moneta muta anche la posizione dellafunzione L nel piano considerato. Questo spostamento dovuto alleffetto ricchezza. Infatti, a quel livello dei prezzi, ogni individuo, possedendo una maggiore quantit di moneta, si sente pi ricco ed aumenta le proprie scorte liquide: k aumenta per il sistema nel complesso. Quando M aumenta, tuttavia, non tutta la maggior moneta disponibile viene trattenuta. Graficamente ci significa che la funzione L non si sposta fino al punto di ascissa B e ordinata1 , ma si sposta fino ad un punto compreso nel segmento E B , che indichiamo P1

con A . Infatti, ogni individuo desidera non solo aumentare le sue scorte di liquidit, ma a quel livello dei prezzi desidera anche aumentare la disponibilit di tutte le altre forme patrimoniali. Dunque ogni individuo si trova a disporre di un eccesso di saldi di cassa reali rappresentato graficamente dal segmento

AB .

54

1 P(2)

1 P1(3)

E

A

B (1) (2) (3) (4) (4)

1 P2M1

E

LA M2(1)

LB

L, M

Leccesso di saldi reali di cassa provoca una maggiore spesa. Ma, in condizioni di equilibrio neoclassico (cio in equilibrio di piena occupazione), la maggiore spesa fa aumentare i prezzi. Gli individui continuano a spendere i saldi in eccesso. Graficamente ci significa che ora ci si muove lungo la funzione LB , fintanto che laumento di P non abbia completamente assorbito lintera moneta aggiuntiva. Nel contempo k , che era aumentato, si riduce

M torna ad un P valore esattamente pari a quello che aveva nel punto E , ossia k assume il suoprogressivamente a mano a mano che aumenta P . Ci perch valore originario: per ogni individuo si ristabilita la composizione di portafoglio che si aveva nella posizione di equilibrio iniziale. Leffetto definitivo dellespansione monetaria un aumento del livello generale dei prezzi. Ogni posizione di equilibrio presenta un tali punti uniperbole equilatera. Riassumendo i vari passaggi: 1. aumenta la quantit offerta di moneta e M 1 si sposta verso destra; 2. i consumatori, a quel livello dei prezzi, si sentono pi ricchi e quindi la funzione di domanda di moneta si sposta verso destra. Tuttavia, lo spostamento non arriva al punto B , poich la moneta in eccesso viene

M costante, ossia un k costante. Il luogo di P

55

spesa solo in parte ( AB ) , mentre in parte viene trattenuta saldi reali di cassa (E A) ; 3. poich la maggiore moneta spesa in una situazione di equilibrio neoclassico di piena occupazione (le quantit prodotte rimangono le stesse), i prezzi aumentano. Questo significa che il potere dacquisto della moneta si riduce: ci si sposta lungo LB verso il basso, fino a quando i prezzi assorbono tutta la maggiore moneta disponibile, ovvero fino al punto E . A mano a mano i prezzi aumentano, gli individui si sentono pi poveri e spendono le riserve. Nel punto E ilk uguale a quello del punto E , ovvero, per ogni individuo si

ristabilita la composizione di portafoglio che aveva allinizio; 4. leffetto definitivo un aumento del livello generale dei prezzi, mentre ogni punto di equilibrio presenta la stessa quota di ricchezza trattenuta in forma liquida, ovvero k costante. In sostanza viene riconfermata la soluzione di Pigou, ma con un meccanismo di trasmissione modificato. La moneta assolve la funzione di fondo di valore, come Pigou affermava, ossia viene trattenuta a causa dellincertezza derivante dalla incompleta conoscenza dei prezzi e delle quantit di merci scambiate nel futuro. Si noti, tuttavia, che questa concezione della moneta come fondo di valore non ha nulla a che fare con lincertezza keynesiana e con il conseguente motivo speculativo per domandare moneta. Semmai si ha somiglianza con il motivo precauzionale della teoria keynesiana.

5.3 IL MECCANISMO DI TRASMISSIONE INDIRETTO E GLI EFFETTI DELLA VARIAZIONE DELLA QUANTIT DI MONETA: LO SCHEMA IS LMPatinkin realizza la sintesi neoclassica, cercando di rendere compatibili la teoria di Pigou e quella di Keynes. A tale scopo adotta da un lato lo schemaIS LM assumendo che esso riassuma correttamente la teoria di Keynes (si

ricordi che nello schema IS LM sono state eliminate le aspettative di reddito oltre che le aspettative sul saggio di interesse, ossia i caratteri pi originali della teoria di Keynes); dallaltro lato assume la tesi neoclassica secondo cui il saggio di interesse ha natura reale e intende lequilibrio come equilibrio di piena occupazione. Si viene dunque a riaffermare la distinzione tra saggio di interesse

56

reale e monetario, e viene riaffermato che il saggio di interesse monetario (prezzo per i fondi liquidi) si uniforma al saggio di interesse reale qualora per qualche motivo sia avvenuto uno scostamento tra i due. Ad assicurare leguaglianza tra i due tassi il principio delle scelte di portafoglio: ogni individuo sceglie la composizione del proprio portafoglio guardando al saggio di rendimento delle varie attivit patrimoniali e si trova in equilibrio quando i vari saggi di rendimento sono eguali, compresso il saggio di interesse monetario. In altri termini, vi per Patinkin elevata sostituibilit tra le varie attivit patrimoniali e la moneta. Per convertire in moneta unattivit patrimoniale lindividuo va incontro a rischi calcolabili (tanto pi quanto pi stabile il sistema nellequilibrio di piena occupazione). Proprio grazie allelevata sostituibilit tra attivit patrimoniali e moneta, lindividuo detiene le varie forme patrimoniali in modo da rispettare il principio di eguaglianza dei saggi di rendimento, cosicch anche il saggio di interesse monetario tende ad eguagliare il saggio di interesse reale.

Chiediamoci ora quali sono gli effetti di una espansione monetaria quando il sistema si trova nella normale condizione di equilibrio di piena occupazione neoneoclassica; utilizziamo a questo scopo lo schema IS LM , tenendo per conto degli effetti che i saldi reali di cassa hanno sulla domanda di moneta e sulla domanda di beni. La funzione LM nellottica neoneoclassica deve essere formulata come segue: (7) o anche (8) M M = k i, P PY

M M = k i, P P

Y M . P

Questo significa che la LM nel piano (i, Y ) parametrica rispetto a

A sua volta, la funzione IS sar ottenuta tenendo conto del fatto che il consumo dipende non solo dal reddito ma anche dal saggio di interesse e dalla

57

ricchezza finanziaria in termini reali (nella quale sono compresi anche i saldi reali di cassa), ossia (9)C = C (Y , i, R )

Ne segue che la funzione di risparmio sar data da (10)S = S (Y , i, R )

Possiamo inoltre ipotizzare, come nel modello Hicks Hansen che (11)I = I (i )

e dunque la IS neoneoclassica sar espressa cos: (12)S (Y , i, R ) = I (i )

Ci significa che al variare di parametrica rispetto a

M essa si sposta nel piano (i, Y ) : dunque P

M . P

Consideriamo gli effetti di una espansione monetaria. In primo luogo si verifica una diminuzione del saggio di interesse monetario, ossia la LM si sposta verso il basso. La riduzione del saggio di interesse monetario fa aumentare la domanda di beni di investimento. Nel contempo aumentano i saldi di cassa reali e se ne ha un eccesso, per cui vengono spesi in beni di consumo durevole. Graficamente ci significa che non solo la LM si sposta verso il basso, ma che si ha anche un aumento della domanda complessiva, ossia che anche la IS dovrebbe spostarsi verso destra.

58

i

LM 0(2) (1) (3)

LM 1

i*

IS1

IS0 Y*

Y

Tuttavia, poich abbiamo ipotizzato la situazione di piena occupazione, a mano a mano che aumenta la domanda complessiva di beni la produzione rimane inalterata con la conseguenza di un forte aumento dei prezzi P : dunque lo spostamento della IS solo virtuale, ossia non ha luogo. A sua volta, inoltre, la LM , che si spostata verso il basso, torna nella posizione originaria, poich laumento dei prezzi assorbe la maggiore moneta e il saggio di interesse monetario automaticamente ritorna al livello iniziale. In sostanza, il sistema rimane nella posizione di equilibro iniziale, salvo che si verificato un aumento del livello dei prezzi proporzionale allaumento della quantit di moneta: vale dunque la teoria quantitativa. Da quanto precede possiamo trarre unindicazione di politica economica: se il sistema economico si trova in equilibrio di piena occupazione, la politica monetaria solo fattore di disturbo, dunque inopportuna. Infatti: 1. se la moneta distribuita in modo da lasciare inalterata la precedente ripartizione, si ha inflazione; 2. se questo non accade, si ha anche variazione dei prezzi relativi e questo disturba lattivit reale che aveva trovato da s la sua posizione di equilibrio (effetto Cantillon).

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Supponiamo ora che il sistema economico non si trovi in equilibrio di piena occupazione, bens si trovi nella situazione keynesiana di non piena occupazione, per cui N < N * e Y < Y * . Analizziamo gli effetti di una variazione della quantit di moneta, che viene attuata perch, per esempio, si ritiene, keynesianamente, che possa portare verso la piena occupazione. Laumento di M provoca un abbassamento del saggio di interesse monetario e uno spostamento verso il basso della LM . Intanto si verifica un effetto ricchezza e, insieme, un eccesso di saldi di cassa reali. Gli individui non solo aumentano le scorte liquide, ma spendono parte della maggiore moneta di cui dispongono. Poich non si in equilibrio di piena occupazione, la maggiore domanda di beni attiva la produzione: la caduta di i provoca un aumento della domanda di beni di investimento ed un aumento della domanda di beni di consumo durevole. Dunque si sposta anche la IS verso destra (questa volta di fatto). Cresce il reddito reale e cresce loccupazione, e ci pu proseguire finch non sia raggiunta la piena occupazione.

IS2i

IS1

LM 1(1)

LM 2

(2)

i1 i2

Y1

(3)

Y2

Y*

Y

60

Si pu quindi affermare che in questo caso (dove Y < Y * ) la politica monetaria espansiva opportuna ed efficace.

Tuttavia, i neoneoclassici osservano che il sistema economico si trova normalmente in equilibrio di piena occupazione. Se vi fosse equilibrio di sottoccupazione sarebbe solo per cause di tipo transitorio, o per imperfezioni del mercato o rigidit che mantengono tale sottooccupazione. Se questi fenomeni venissero eliminati, lascerebbero il sistema libero di tornare automaticamente alla piena occupazione. I neoneoclassici ne concludono che la politica monetaria non in s necessaria; pu al massimo servire a favorire un movimento che avrebbe comunque luogo automaticamente ed accelerare i tempi di ritorno alla normalit dellequilibrio di piena occupazione. Le rigidit cui fanno riferimento i neoneoclassici sono per esempio:

un salario monetario rigido, ossia troppo alto rispetto alla produttivitmarginale del lavoro a quel livello dei prezzi: in questo caso latteggiamento dei sindacati dei lavoratori a tenere il sistema in disoccupazione. (Si noti che in questo modo stata completamente ribaltata la tesi di Keynes circa lopportunit di salari rigidi verso il basso per ottenere la piena occupazione, cos come si capovolta la sua tesi circa limpossibilit dei lavoratori di influire sul livello di occupazione);

un saggio di interesse monetario troppo elevato rispetto al saggio diinteresse reale. In questo caso particolare gli individui rinunciano ad attivit di investimento e dunque Y < Y * . La responsabilit della disoccupazione sta nella politica attuata dallautorit monetaria o dalle banche e la disoccupazione deriva da una carenza di liquidit per il finanziamento del settore privato. In definitiva, lasciando che il salario monetario ed il saggio di interesse monetario si muovano liberamente, si creano effetti identici a quelli ottenibili con una espansione della quantit di moneta. Infatti una loro diminuzione provoca una riduzione di P e dunque un aumento della quantit di moneta in termini reali, proprio come se si fosse aumentata M a parit di P .

61

Se ne pu concludere che la teoria neoneoclassica della moneta una teoria quantitativa, che riafferma la tesi neoclassica circa il nesso funzionale tra

M e P nel lungo periodo, a parit di Y e V . Variazioni di M provocanovariazioni di k (e dunque di V ) solo nel breve periodo. Quanto a Y , esso varia al variare di M nel caso in cui il sistema sia fuori dallequilibrio di piena occupazione, ma la politica monetaria serve soltanto ad accelerare una tendenza al ripristino dellequilibrio di piena occupazione che intrinseca al sistema reale.

62

6 I NEOKEYNESIANI6.1 LA NEW ECONOMICSA partire dalla fine della seconda guerra mondiale le idee keynesiane cominciarono ad essere sostenute tra gli economisti, in particolare negli Stati Uniti, sebbene ci fossero molti ostacoli alla loro diffusione. James Tobin certamente leconomista statunitense che pi a buon diritto pu essere definito keynesiano osserva a questo proposito che tre furono gli ostacoli fondamentali allaccettazione del keynesismo:

lopinione che la disoccupazione corrente fosse non di naturainvolontaria professionale; (come affermava Keynes), ma da imputare prevalentemente a qualifiche inadeguate e a scarsa formazione

lopinione che la politica di spesa pubblica in deficit fosse nociva agliinvestimenti privati;

lopinione che le fluttuazioni cicliche, con i conseguenti allontanamentidallequilibrio di piena occupazione, fossero connaturate al sistema economico, e dunque inevitabili. In base a queste opinioni generalizzate la tesi di Keynes che la disoccupazione involontaria costituisca il male peggiore dei sistemi economici capitalistici e la conseguente proposta di attribuire alla politica economica il compito prioritario di contrastare la normale condizione di equilibrio di sottoccupazione risultavano difficilmente sostenibili. Si preferivano politiche economiche congiunturali, mirate allattenuazione dei fenomeni ciclici e tendenti a rispettare il principio del bilancio statale in pareggio. Soltanto con lamministrazione Kennedy ci fu la tendenza a favorire una politica economica mirata a modificare strutturalmente il livello del reddito e delloccupazione. Per questo si parla di New Economics e di impostazione keynesiana sia della teoria economica che della politica economica. Il richiamo alle tesi espresse da Keynes nella General Theory resta peraltro molto labile, in primo luogo per il fatto che si accett lo schema analitico Hicks Hansen in

63

termini di relazioni di equilibrio IS e LM , assai poco rispettoso della complessa impostazione teorica di Keynes. Tra gli economisti che caratterizzarono la corrente neokeynesiana si possono citare Paul Samuelson e Franco Modigliani.

6.2 LA PRIMA FASE DELLECONOMIA NEOKEYNESIANA: GLI INTERVENTI DI POLITICA ECONOMICA PER RAGGIUNGERE LEQUILIBRIO DI PIENAOCCUPAZIONE

6.2.1 Lo schema IS LM neokeynesiani

e le ipotesi di comportamento proposte dai

Ci che caratterizza fortemente la teoria neokeynesiana sono le ipotesi di comportamento che riguardano le decisioni investimento e di impiego della piano (Y , i ) . moneta, tali per cui le funzioni IS e LM assumono particolari elasticit nel

Analizziamo per prima cosa le ipotesi sulla funzione degli investimenti. Le decisioni di investimento produttivo sono considerate indipendenti dal saggio di interesse: esse dipendono fondamentalmente dal saggio di profitto ottenuto. Di conseguenza, la funzione di investimento (1)I = I (i )

tende alla verticale, e di conseguenza anche la IS .

64

i

i

I = I (i )

IS

I

Y

Analizziamo ora invece le ipotesi sui mercati della moneta e dei titoli. Per i neokeynesiani c elevata sostituibilit tra moneta e attivit finanziarie. Di conseguenza, modesti aumenti del saggio di interesse convincono gli individui a rinunciare alle scorte di moneta per acquistare attivit finanziarie che garantiscono un rendimento positivo. La domanda di moneta L quindi molto elastica, e per costruzione lo sar anche la LM .

i

i

LM

L

L

Y

65

6.2.2 Gli effetti della politica monetaria e della politica fiscale sulleconomia reale

Grazie alle ipotesi di comportamento appena introdotte i neokeynesiani possono affermare che la politica fiscale (politica di aumento della spesa pubblica o di riduzione delle imposte) pi efficace della politica monetaria per aumentare il reddito Y e loccupazione N . Date le inclinazioni della IS e della LM , unespansione monetaria genera modesti effetti sul reddito, come mostrato dal grafico.

i

IS

LM 1 LM 2 i1

i2

Y1

Y2

Y*

Y

Invece, la politica fiscale influenza il livello del reddito, senza rilevanti effetti sul saggio di interesse, e dunque senza spiazzamenti degli investimenti privati (dove per spiazzamento sintende il fenomeno per cui, attraverso una maggiore spesa pubblica, il tasso di interesse aumenta, facendo diminuire gli investimenti privati).

66

i

IS2 IS1

LM 1 i2 i1

Y1

Y2

Y*

Y

Infine, si pu osservare che, contrariamente a quanto affermava Keynes e in accordo invece con le tesi neoclassiche e neoneoclassiche, per i neokeynesiani la flessibilit dei salari monetari in grado di aumentare il livello del reddito e delloccupazione. Sulla base dello schema IS LM e tendendo conto delle ipotesi precedenti, una riduzione dei salari monetari, e conseguentemente dei prezzi, provoca uno spostamento a destra della LM , perch diminuisce la domanda di moneta transazionale, e anche della IS , per leffetto ricchezza, con gli effetti indicati su Y e N .

i

IS2 IS1 LM 1 LM 2

i1 i2

Y1

Y2

Y*

Y

67

6.3 IL COMPROMESSO CON I NEONEOCLASSICI (E I MONETARISTI)Nel corso del tempo i neokeynesiani sono sempre pi disposti ad accettare il concetto di saldi reali di cassa. Di conseguenza convergono verso un modello molto prossimo a quello neoneoclassico. Ne deriva in particolare che ora risulta efficace anche la politica monetaria per aumentare reddito e occupazione, indipendentemente dalle ipotesi di comportamento analizzate sopra. A ci si aggiunge che nei primi anni 60 si raggiunge un modello generale di consenso, in base al quale la IS e la LM risultano rispettivamente meno rigida e meno elastica: questo accentua la rivalutazione della efficacia della politica monetaria da parte dei neokeynesiani. Contestualmente, cade il concetto di disoccupazione involontaria introdotto da Keynes e si afferma che la disoccupazione connessa prevalentemente a imperfezioni del mercato del lavoro. Il normale livello di occupazione mantenibile con interventi sia di politica monetaria che fiscale, opportunamente dosati (policy mix) in modo da raggiungere uno specifico obiettivo di breve periodo, che pu variare a seconda delle circostanze. Per esempio, nel breve periodo per mantenere un dato livello di reddito e di occupazione:

in alcune circostanze, ad esempio fasi espansive del ciclo economico,sar opportuno provocare un elevato saggio di interesse, per prevenire spinte inflazionistiche. In questo caso si adotter un mix di politica monetaria restrittiva e politica fiscale espansiva (elevata spesa pubblica linea di azione interventista);

in altre circostanze, come nel caso di fasi depressive, sar opportunoprovocare un basso saggio di interesse per favorire la domanda privata di consumi e investimenti. Si adotter allora un mix di politica monetaria espansiva e politica fiscale restrittiva (bassa spesa pubblica linea di azione liberista). Fondamentalmente, la politica economica deve essere facilmente

adattabile alle circostanze ed mirata alleliminazione o alla riduzione delle fluttuazioni cicliche intorno a un livello di reddito e di occupazione giudicato normale. Si utilizzano gli strumenti disponibili per fornire una regolazione

68

fine (fine tuning) del sistema economico. Questo programma di interventi allontana ulteriormente i neokeynesiani da Keynes, il quale era assai pi preoccupato di uscire da equilibri di sottoccupazione e intendeva il problema della disoccupazione pi come problema strutturale che congiunturale.

6.4 LA SECONDA FASE DELLECONOMIA NEOKEYNESIANA: IL PROBLEMA DELLINFLAZIONE E I NUOVI STRUMENTI DI ANALISI6.4.1 Le funzioni di domanda e di offerta aggregata

Col passare del tempo nuovi obiettivi di politica economica si affiancarono ai precedenti e stimolarono la ricerca di nuovi strumenti teorici, ai quali gli economisti potessero affidarsi per affrontarli al meglio. Alla fine degli anni 60 due problemi dominano la ricerca economica:

il problema dellinflazione il problema del saldo della bilancia dei pagamenti internazionali.Il secondo problema verr affrontato nellappendice sulleconomia aperta, mentre qui consideriamo brevemente la natura del nuovo schema analitico di riferimento introdotto per affrontare il problema dellinflazione. Spostando lanalisi sullinflazione, lattenzione si sposta alla coppia di valori Y e P , ossia livello del reddito e livello dei prezzi. Introduciamo quindi il nuovo schema analitico in queste due variabili: lo schema di domanda aggregata e lo schema di offerta aggregata nelle due funzioni AD e AS .

La funzione di domanda aggregata AD la seguente: (2)P = D Y , R , T ,G , M

(

)

dove D( y ) < 0

69

iIS

P

LM (P2 )

LM (P3 )i1 i2 i3

P > P2 > P3 1AD

Y1 Y2 Y3

Y

Y

Essa una relazione di equilibrio che esprime le coppie di valori (Y , P ) che assicurano lequilibrio simultaneo sul mercato dei beni e sul mercato della moneta. Tale funzione parametrica rispetto alle altre variabili indicate. Essa pu essere costruita in modo molto semplice, partendo da uno schema IS LM (che appunto individua lequilibrio simultaneo sul mercato della moneta e sul mercato dei beni, ma con riferimento alle variabili Y e i ). sufficiente considerare i valori che Y assume al variare del livello dei prezzi (ossia spostando la funzione LM ). Si constata che al diminuire di P il reddito Y che assicura lequilibrio simultaneo sui mercati dei beni e della moneta cresce. Quindi la AD decrescente.

La funzione di offerta aggregata AS invece la seguente: (3)P = S(y)

dove S ' ( y ) > 0

Essa esprime le coppie di valori (Y , P ) che garantiscono lequilibrio nella sfera della produzione (equilibrio del sistema delle imprese; nel breve periodo possibile limitarsi al mercato del lavoro, che lunico fattore variabile). costruita partendo dalla considerazione della funzione di produzione di breve periodo (con K e T costanti)

70

(4)

Y = Y (N )

Y > 0 dove Y ' ' < 0

Infatti al crescere del fattore lavoro il reddito aumenta (Y ' > 0 ) , mentre il prodotto cresce ma con rendimenti decrescenti (Y ' ' < 0 ) .

Da tale funzione deriva la funzione neoclassica di domanda di lavoro (5)w = Y ' (N ) P

che viene accettata dai neokeynesiani. Per quanto riguarda invece la funzione di offerta di lavoro, i neokeynesiani rifiutano la formulazione neoclassica e propongono la seguente: (6)w = w0 + w( N )

dove w0 il salario contrattato. I neokeynesiani assumono cio che i lavoratori contrattino un salario monetario w che composto di una parte indipendente dal livello di occupazione ed una parte che tende a crescere quando si raggiungono livelli di occupazione prossimi a N * . Ne segue che il valore di w che assicura lequilibrio del mercato del lavoro determinato dalla soluzione di questo sistema: (7) ossia (8)w = Y ' (N )P w = w0 + w( N )

Y ' (N )P = w0 + w(N ) .

Risolvendo in P troviamo (9) o anche

P=

w0 + w( N ) Y ' (N )

71

(10)

P=

w0 + w(Y 1 (Y )) Y ' (Y 1 (Y ))

La formula (9) [o la (10)] esprime una S (Y ) , dove S ' (Y ) > 0 perchY ( N ) < 0 e w( N ) > 0 . Essa una funzione di offerta aggregata in base alle

ipotesi di comportamento introdotte dai neokeynesiani per il mercato del lavoro. Essa pu essere cos rappresentata graficamente:

P

AS

Y*

Y

simultaneamente, si ottiene la coppia (Y , P ) che assicura lequilibrio

Considerando ora le due funzioni di domanda e di offerta aggregata

sul mercato dei beni; sul mercato della moneta; sul mercato del lavoro.Pu trattarsi di un equilibrio di piena occupazione (punto E ' ) oppure di un equilibrio di sottoccupazione (punto E ' ' ).

72

P

AD

AS

AD

E

E

Y*

Y

6.4.2 Inflazione da domanda e inflazione da costi

Lo schema AS AD viene impiegato dai neokeynesiani per distinguere linflazione da domanda dallinflazione da costi. 1. Linflazione da domanda generata da variazioni delle variabili che determinano la posizione della AD nel piano (P, Y ) : aumenti della spesa pubblica G , espansioni di M , riduzione delle imposte T ecc. Leffetto sempre un aumento dei prezzi. Nel caso in cui N < N * , si pu anche avere un modesto incremento del reddito.AD2

P

AD1 AD2

AS

AD1

P2 P 1 Y1 Y2

Y*

Y

73

2. Linflazione da costi generata da aumenti nelle componenti del costo di produzione: nel breve periodo si tratta, tipicamente, di aumenti nel costo del lavoro. Leffetto ancora un aumento dei prezzi, accompagnato da una riduzione del reddito.

P

AD

P2 P1

AS 2 AS1 Y2 Y1

Y*

Y

6.4.3 La curva di Phillips e la funzione di Samuelson Solow

Accanto allo schema AS AD viene introdotto un altro strumento analitico per affrontare il problema dellinflazione. Anzich le variazioni del livello dei prezzi P in assoluto, istante per istante, si preferisce considerare il tasso di crescita dei prezzi o tasso di inflazione. Esso individua gli incrementi di

P relativamente al livello di inflazione gi raggiunto:

(11)

dP dP 1 & p= P = dt dt P 1

Tenendo conto che ci si sta occupando di variazioni nel breve periodo, si parte dalla considerazione di una relazione empirica che era stata individuata negli anni 50, detta curva di Phillips: questa relazione mostra che il tasso di

74

crescita dei salari monetari sta in relazione inversa rispetto al tasso di occupazione. Definiti il tasso di crescita dei salari monetari come (12)

& w=

dw 1 dt w

e il tasso di disoccupazione come (13)u= U popolazione attiva

dove U indica il numero dei disoccupati e la popolazione attiva indica gli individui che possono lavorare, ovvero in et da lavoro. Allora la funzione di Phillips la seguente (14)& w = g (u )

g ' (u ) < 0 dove g ' ' (u ) > 0

& w

u*

u

Come mostra il grafico, se il tasso di disoccupazione diminuisce ovvero aumenta il numero degli occupati il tasso di crescita dei salari monetari cresce tanto pi rapidamente quanto pi u si avvicina a zero. Il punto u * indica il tasso di disoccupazione esistente a tasso di crescita dei salari nullo (salari

75

monetari stabili). Questo tasso ineliminabile e per questo definito tasso di disoccupazione naturale. La relazione di Phillips rappresenta in origine solo una regolarit empirica, cui si cerc di dare dignit teorica in vari modi. Per esempio, si rilev che il tasso di crescita dei salari positivo e rapidamente crescente quando la domanda di lavoro particolarmente vivace; viceversa, quando aumenta la disoccupazione, i lavoratori sono disposti a salari pi bassi. Dalla relazione di Phillips i neokeynesiani Samuelson e Solow trassero una relazione assolutamente identica tra tasso di crescita dei prezzi nel breve periodo e tasso di disoccupazione: (15)

& p = f (u )

f ' (u ) < 0 dove f ' ' (u ) > 0

& p

u*

u

Questa relazione individua un tradeoff tra inflazione e disoccupazione. Ci significa che non possibile ridurre il tasso di inflazione senza incorrere in un aumento del tasso di disoccupazione e viceversa. In altri termini, la politica economica diretta alla soluzione di un problema inevitabilmente comporterebbe effetti negativi per la soluzione dellaltro. Il compito fondamentale per la politica economica dunque quello di scegliere una combinazione di inflazione e disoccupazione in base a qualche criterio particolare.

76

Sono state proposte molteplici soluzioni alternative per la determinazione del criterio di riferimento. 1. Muovendosi in una prospettiva neoclassica, Lipsey individua una funzione di benessere sociale e trova la combinazione Solow. 2. Muovendosi in una prospettiva neokeynesiana, Modigliani afferma che esistono varie posizioni di equilibrio per il sistema economico (una di piena occupazione e molteplici di sottoccupazione), ognuna caratterizzata da una diversa coppia& ( p, u ) .& ( p, u )

che

massimizza il benessere sociale, sotto vincolo della curva di Samuelson

Il compito della politica

economica consiste nello scegliere di volta in volta la coppia di valori pi consona alle circostanze contingenti. 3. Muovendosi in una prospettiva neoneoclassica, si afferma che esiste un equilibrio al quale il sistema tende: quello nel quale il tasso di inflazione nullo. Tale posizione definita equilibrio di disoccupazione naturale, perch esprime una situazione nella quale non ci sono eccessi di domanda o di offerta per nessuna merce.

77

7 I MONETARISTI7.1 LA PRIMA FASE: LA CONTRAPPOSIZIONE CON I NEOKEYNESIANISULLA BASE DELLO SCHEMA IS LM

Come si visto, la New Economics dei neokeynesiani tende a ripristinare linterventismo in politica economica, assumendo Keynes come suo punto di riferimento, anche se di fatto gli strumenti analitici adottati (lo schema IS LM in una prima fase, lo schema AS AD e le funzioni di Phillips e di Samuelson Solow in una seconda fase) inducevano a proposte di politica economica non esattamente concordi con quelle di Keynes. In ogni caso, i neokeynesiani riuscirono a spostare lattenzione degli economisti sul problema dellintervento pubblico in economia, soprattutto nellambito fiscale. A loro si opposero i monetaristi, cos chiamati non certo perch abbiano difeso la politica monetaria nei confronti dei neokeynesiani inclini a favorire lintervento di tipo fiscale, ma perch concentrarono lattenzione sugli effetti della politica monetaria, che, come vedremo, essi giudicarono negativamente, almeno per quanto riguarda la politica monetaria espansiva. I monetaristi ebbero il loro centro teorico a Chicago, cosicch vengono spesso indicati anche come scuola di Chicago e il loro capostipite Milton Friedman. Per elaborare le loro tesi sulla politica economica essi accolsero gli strumenti analitici proposti dai neokeynesiani, cosicch anche per loro possiamo distinguere due periodi: il primo caratterizzato dallimpiego dello schema IS LM , mentre il secondo caratterizzato dallimpiego dello schemaAS AD e dalla curva di Samuelson Solow.

Ovviamente, ci che li distingue sono le ipotesi di comportamento che essi introducono e che sono radicalmente diverse da quelle dei neokeynesiani. Ne segue inevitabilmente che anche le loro tesi sugli effetti e sulla validit della politica monetaria e della politica fiscale sono totalmente diversi. Sinteticamente, il loro obiettivo teorico consiste nel riproporre la teoria quantitativa della moneta, mentre il loro obiettivo di politica economica consiste nel sostenere che la politica monetaria espansiva e la politica fiscale espansiva sono inefficaci o destabilizzanti.

78

Nel successivo paragrafo consideriamo la prima fase del monetarismo: ci riferiamo, dunque, allo schema IS LM .

7.1.1 Le premesse fondamentali della teoria monetarista

Rifacendosi al meccanismo dei saldi reali di cassa di Patinkin, Friedman parte da due premesse: 1. il sistema economico si trova normalmente in un equilibrio stabile, al quale tende anche quando ne allontanato per effetto di shock esogeni da domanda o per effetto di rigidit interne (dei salari monetari o del saggio di interesse); 2. gli individui agiscono sulla base di aspettative.

7.1.2 La teoria monetarista delle aspettative e il concetto di reddito atteso

Consideriamo subito la teoria monetarista delle aspettative (alla quale connessa una nuova formulazione del concetto di ricchezza). Per comprendere le tesi monetariste, consideriamo le aspettative che lindividuo formula circa il suo reddito. Riferiamoci ad un individuo che, alla fine di un periodo t (anno, mese), valuta il suo reddito per il successivo periodo t + 1 . Indichiamo con ytP tale reddito previsto per il prossimo periodo. Lindividuo, poich agisce allinterno di un sistema stabile, formula la sua previsione sulla base della previsione che aveva formulato nel periodo precedente per il periodo appena trascorso. Si limita a correggere tale previsione in base allerrore che ha potuto riscontrare tra reddito previsto e reddito effettivamente percepito. Sar perci: (1)ytP = ytP 1 + yt ytP 1

(

)

dove 0 < 1

79

e dove ytP 1 appunto il reddito che lindividuo aveva previsto per il periodo appena trascorso. A partire dalla (1) si pu ottenere, mediante un processo iterativo, una seconda formulazione delle aspettative di reddito: (2)

y tP

(1 )i y t ii =0

n

Possiamo interpretare il risultato come segue:

lindividuo formula le sue aspettative sul futuro in base alle esperienzeche ha avuto nel passato;

attribuisce maggior peso alle esperienze pi prossime nel temporispetto a quelle pi lontane;

calcola il suo reddito per il prossimo periodo mediante una mediadei redditi ottenuti in passato, moltiplicando ogni termine per un fattore di ponderazione tanto pi basso quanto pi lontano nel tempo il reddito cui si riferisce;

il simbolo n indica la memoria dellindividuo, ossia il numero diperiodi considerati;

il simbolo un indice di stabilit: un molto basso o tendente allozero rappresenta il caso in cui lindividuo deve ricorrere a molte esperienze passate per formulare la sua aspettativa. Deve comportarsi cos perch constata che nel tempo il reddito che percepisce varia di anno in anno, anche se con una regolarit intrinseca (per esempio ciclica). Viceversa, un elevato o molto prossimo allunit indica che poche esperienze sono sufficienti per la previsione, poich il reddito percepito sostanzialmente uniforme nel tempo o ha un andamento regolarmente crescente o decrescente;

si noti che se = 1 o se i = 0 il reddito costante.

80

7.1.3 I concetti di reddito permanente e di ricchezza secondo i monetaristi

Dal concetto di reddito atteso per il prossimo periodo, si passa al concetto di reddito permanente Y P , o reddito atteso per i periodi futuri in condizioni di stabilit. In base a questo reddito, Friedman definisce un nuovo concetto di ricchezza, inteso come il valore attuale del reddito permanente: (3)R= YP i

7.1.4 Lo schema IS LM in base alle ipotesi di comportamento dei monetaristi

Su queste basi Friedman determina in modo nuovo i consumi, gli investimenti e la domanda di moneta. Analizziamoli ora singolarmente. 1) Consumi Lindividuo decide il consumo al tempo t non in base al reddito percepito al tempo t , bens in base alla ricchezza, ovvero

YP . Egli non pu che i comportarsi cos sulla base delle premesse monetariste introdotte sopra, poichil reddito al tempo t pu essere soggetto a variazioni del tutto occasionali,

rispetto al normale trend. ragionevole che un individuo si riferisca al reddito che normalmente percepisce o, pi in generale, allesperienza passata di flusso di reddito, per programmare i suoi consumi al tempo t , piuttosto che guardare a variazioni occasionali. In sintesi, date le ipotesi monetariste esposte in precedenza, il reddito permanente il migliore indice di riferimento per decidere il consumo in qualsiasi momento. Per definire i consumi al tempo t non vale la relazione propria delleconomia keynesiana (4)

Ct = C (Yt )

ossia, in forma lineare

81

(5)

Ct = C0 + bYt

bens la relazione (6) ossia (7)

Ct = C (R )

dove

YP R= i

Ct = C Y P , i

(

)

che in forma lineare diventa (8)Ct = c YP = cR i

In base a questa formula, il consumo risulta appunto sostanzialmente stabile nel tempo e indipendente da variazioni occasionali del reddito corrente.

Ct

C (Y )

YtA questo si aggiunge che il consumo al tempo t (e in particolare il consumo di beni durevoli) dipende anche dal saggio di interesse. A parit di

Y P , il consumo cresce quando il saggio di interesse diminuisce.

82

i

C (i )

Ct2) Investimenti Poich ci si attende stabilit nel futuro e scostamenti solo occasionali, lindividuo detiene moneta solo per far fronte a occasionali carenze di liquidit. In altri termini, la sostituibilit delle attivit patrimoniali di qualsiasi genere (non solo obbligazioni, ma anche azioni, capitale reale, capitale umano, beni di qualsiasi natura) rispetto alla moneta molto elevata: in un sistema stabile la conversione in moneta soggetta soltanto a rischi calcolabili. Ne segue che gli investimenti produttivi saranno molto sensibili alle variazioni del saggio di interesse. Questo significa che anche piccole variazioni al ribasso del saggio di interesse monetario rispetto al saggio di rendimento della attivit reali indurranno ad aumentare di molto gli investimenti. La funzione degli investimenti quindi molto elastica:

i

I (i )

I83

In base al comportamento descritto relativamente a consumi ed investimenti, si deduce che la funzione IS molto elastica:

i

IS

Y

Essa pu essere espressa cos per i monetaristi: (9)

Y = C Y P , i + I (i ) + G

(

)

oppure cos (10)

S (Y P , i ) = I (i )

dove S indica il risparmio. 3) La domanda di moneta Posto che il sistema stabile, anche le aspettative di reddito sono stabili. Dunque non vi motivo di trattenere moneta oltre le necessit correnti. Non esiste domanda di moneta per scopo speculativo e la domanda a scopo precauzionale quasi nulla.

84

i

L

La domanda pu essere formulata come segue: (11)

& L = k Y P , i, p PY

(

)

La domanda di moneta molto stabile, fatto salvo il caso in cui nel sistema economico si dia un innalzamento del tasso di inflazione. In questo caso gli individui diminuiranno lammontare dei saldi di cassa reali, ossia fuggiranno dalle scorte liquide. Graficamente, ci significa che la funzione L parametrica

& rispetto a Y P e rispetto a p . Ne segue che la LM sar tendenzialmente rigida.La formula della LM data da: (12)

& M S = k Y P , i, p PY

(

)

i

LM

Y85

7.1.5 Il giudizio dei monetaristi sulla politica monetaria e sulla politica fiscale

In base alle ipotesi di comportamento introdotte, possiamo ora impiegare lo schema IS LM per vedere come i monetaristi valutano gli effetti della politica monetaria espansiva e della politica fiscale espansiva. 1) Politica fiscale Consideriamo due casi: equilibrio di sottooccupazione (anomala per i monetaristi) e di piena occupazione. 1. Se Y < Y * si pu constatare che una politica fiscale espansiva provoca variazioni del reddito, ma modeste. Viceversa, si danno variazioni rilevanti del saggio di interesse, con notevole spiazzamento degli investimenti privati.

i

LM

i2 i1 IS2 IS1

Y1

Y2

Y*

Y

86

2. Se invece Y = Y * una politica fiscale espansiva crea immediatamente effetti reali (disoccupati volontari che si occupano) e aumenti del

& saggio di interesse, ma anche aumenti dei prezzi, ossia un p positivo.Come riportato nel grafico seguente, si ha dunque uno spostamento della IS verso lalto, ma anche uno spostamento della LM verso lalto, poich gli individui riducono i loro saldi di cassa e fanno crescere P .(2)

i

LM 2

LM 1

B

i2(3)

i1

(1) A (1)

IS2 IS1

(2)

Y*Ne segue che:

Y

gli effetti reali sono assorbiti;

& la crescita dei prezzi si blocca (ovvero linflazione ( p ) si annulla); il saggio di interesse i aumenta e lo spiazzamento totale; nel punto B , lequilibrio finale, il livello di reddito lo stesso di quelloiniziale, poich non possibile produrre di pi. Dunque, secondo i monetaristi, e in contrasto con i neokeynesiani, la politica fiscale spiazza comunque gli investimenti privati ed :

efficace, ma in modo modesto, se Y < Y * ; inefficace ed inopportuna se Y = Y * .

87

2) Politica monetaria Consideriamo anche qui due casi: equilibrio di sotto occupazione e di piena occupazione.

MS 1. Se Y < Y , aumenti di provocano riduzioni di i e spostamenti P della LM con forti variazioni di Y . In prima istanza, dunque, la*

politica sembrerebbe essere opportuna.

i

LM 1

LM 2

i1 i2 IS

Y1

Y2

Y*

Y

2. Se invece Y = Y * si hanno solo effetti finali sui prezzi e nessun effetto reale: infatti, lespansione monetaria sposta la LM e si ha un nuovo equilibrio con reddito pi elevato. Per, per effetto delle aspettative

& adattive, aumentano i prezzi e il tasso di inflazione p diventa positivo.Ne segue che la LM si sposta di nuovo e torna nel punto di equilibrio iniziale, poich tutta la maggiore moneta assorbita dai prezzi. Lunico effetto di lungo periodo laumento dellinflazione.

88

i

LM 1(1) (2)

LM 2

IS

Y*

Y

In conclusione, sebbene la politica monetaria possa generare effetti reali, specie se Y < Y * , leffetto di lungo periodo linstabilit sia dei mercati finanziari che dei mercati reali. Infatti, in opposizione a Keynes, per il quale linstabilit del mercato della moneta e delleconomia reale trova la sua fonte principale nella speculazione, ossia nella domanda di moneta, Friedman afferma che la domanda di moneta stabile, perch le aspettative di reddito sono stabili e dunque sono stabili tutte le variabili che entrano nella funzione L

& di domanda di moneta (compreso il tasso di inflazione p ).Lequilibrio sul mercato della moneta dato da (13) ossia (14) o anche (15)M V = PY

& M = k (Y P , i, p )PY

M

1 = PY k

dove k stabile e quindi lo anche V .

89

Se si d variabilit di PY , ci solo dovuto alla politica monetaria attuata dalla Banca Centrale: viene quindi riconfermata la validit della teoria quantitativa, dato che linstabilit dei prezzi generata dalle variazioni dellofferta di moneta, indipendenti dalle necessit delleconomia reale. Secondo Friedman, quando varia M varia anche PY per effetto di due meccanismi: 1. meccanismo diretto di trasmissione (per il quale i prezzi aumentano immediatamente); 2. meccanismo indiretto di trasmissione (poich i diminuisce e aumenta la domanda di beni di consumo e di investimento). Perci Y aumenta nel breve periodo, ma nel lungo periodo leffetto

& unicamente sul livello dei prezzi, ossia si ha un tasso di inflazione p positivo.Linstabilit dei prezzi trova tra le sue cause la politica monetaria discrezionale della Banca Centrale, poich essa governa la moneta indipendentemente dalle necessit delleconomia reale. Nel caso in cui Y < Y * , la Banca Centrale non pu pensare di ripristinare lequilibrio di piena occupazione mediante la politica monetaria espansiva: infatti, se intervenisse, non farebbe altro che accrescere linstabilit in atto, in quanto non sarebbe comunque in grado di intervenire in tempo opportuno, non essendo infatti in grado di conoscere la situazione. Al contrario, se si astenesse dallintervenire, i meccanismi automatici insiti nel sistema economico riassorbirebbero gli shock esogeni. In sostanza, una politica monetaria anticiclica rischia di rivelarsi di fatto prociclica, mentre il sistema lasciato a s stesso tornerebbe allequilibrio. Questa conclusione si pu sintetizzare con il seguente grafico: lintervento della Banca Centrale genera ulteriore squilibrio e allontana nel tempo il ripristino dellequilibrio (linea tratteggiata), mentre i meccanismi automatici insiti nel sistema (linea piena) conducono pi rapidamente e dolcemente leconomia verso lequilibrio (grazie alle aspettative che si fanno ogni anno pi corrette).

90

Y

reddito stabile

0

t1

t t

In conclusione, per i monetaristi: 1. la moneta influisce sulleconomia reale, non vi dunque dicotomia tra sfera reale e sfera monetaria; 2. la moneta influisce in modo destabilizzante; 3. occorre eliminare la discrezionalit dellautorit monetaria; 4. la Banca Centrale dovrebbe attenersi alla regola rigida: variare la quantit di moneta nel tempo a un tasso di incremento prefissato, tendenzialmente eguale al tasso di incremento medio del reddito reale nel lungo periodo (il tempo necessario affinch gli individui riescano ad avere aspettative corrette dopo lo shock esogeno).

7.2 LA SECONDA FASE DEL MONETARISMO: LACCETTAZIONE DELLO SCHEMA AS AD E DELLA CURVA DI PHILLIPS7.2.1 Lo schema AS AD secondo le ipotesi di comportamento dei monetaristi

Come si visto nel paragrafo 6.4.1, alla fine degli anni 60 il problema dellinflazione diventa fondamentale e i neokeynesiani adottano un nuovo

91

schema analitico di riferimento. Anche i monetaristi lo adottano, per raggiungere conclusioni antiinterventiste e, dunque, opponendosi sia a Keynes che ai neokeynesiani. Consideriamo in primo luogo lo schema AS AD e riformuliamo le funzioni in base alle ipotesi di comportamento monetariste, che rimangono quelle indicate nella sezione 7.1. Per quanto riguarda la funzione AD , la sua formulazione non si discosta da quella dei neokeynesiani. Diversa invece la formulazione della funzione AS poich in parte diverse sono le ipotesi relative al mercato del lavoro. Come i neokeynesiani, i monetaristi accettano la funzione di domanda di lavoro neoclassica, ossia (14)

w = Y ' (N ) P

Per quanto concerne invece lofferta di lavoro, i monetaristi accusano i neokeynesiani di attribuire ai lavoratori una illusione monetaria, in quanto formulano la funzione di offerta di lavoro in termini di salario monetario. Non solo, i monetaristi rifiutano anche lofferta di lavoro neoclassica, fondata sul confronto fra disutilit marginale del lavoro e saggio di salario reale. I monetaristi, invece, affermano che i lavoratori contrattano il salario monetario

w , ma formulano aspettative, tipicamente adattive, sullandamento del livellodei prezzi P , cercando di prevedere quale sar il loro salario reale

w . In altri P termini, i lavoratori non formulano richieste salariali in base al saggio di salario reale, perch non conoscono leffettivo andamento dei prezzi, ma in base ad aspettative sul futuro andamento dei prezzi.A questo punto dobbiamo chiederci in che modo sono formulate le aspettative adattive sul futuro andamento dei prezzi. Sulla base di un ragionamento analogo a quello fatto per le aspettative di reddito (paragrafo 7.1.2), sar: (15)Pt e = Pt e 1 + Pt Pt e 1

(

)

da cui segue

92

(16)

Pt e

(1 )i Pt i .i =0

n

Consideriamo ora un individuo che abbia unesperienza di prezzi stabili a livello P A : sar quindi P e = P A . Se improvvisamente i prezzi aumentano, ovvero se P B > P A , occorre un certo intervallo di tempo affinch lindividuo modifichi le sue aspettative, ma prima o poi lerrore di previsione si annuller e i prezzi effettivi e quelli attesi coincideranno.

P

PB

=1

0 1 ossia X , E + Z , E > 1 come volevasi dimostrare. 2. Consideriamo ora invece il caso generale, in cui anche le importazioni sono sensibili al variare del tasso di cambio. Sia ancora BPC < 0 e si cerchi il pareggio mediante un aumento di E . Ora supponiamo per che allaumentare di E le quantit diminuiscano. Sar dunque Z , E < 0 e Z , E > 0 . Ora per raggiungere il pareggio non pi necessario che sia

X , E > 1 ma sufficiente che siadimostrare.

X , E + Z , E > 1 come volevasi

126

2 IL SISTEMA APERTO E GLI EFFETTI DELLA POLITICA MONETARIA EFISCALE

2.1 Il modello di riferimento

Consideriamo un sistema economico in equilibrio interno (sui mercati dei beni e della moneta) ed esterno, tale che BP = 0 ovvero BPC + MC = 0 . Tuttavia ipotizziamo che questo equilibrio sia un equilibrio tipicamente keynesiano, di non piena occupazione, per cui assumiamo Y < Y * . Ci chiediamo se la politica monetaria e quella fiscale possono ottenere aumenti del reddito e delloccupazione senza disturbare questi equilibri. Utilizziamo il modello di Mundell Fleming (1968), fondato sullo schemaIS LM e introduciamo queste ipotesi limitatrici:

1. tutte le ipotesi gi introdotte riguardanti lo schema IS LM riferito alleconomia chiusa; 2. ipotesi relative alla sezione BPC : op X e pZ sono invarianti e non ci sono aspettative di loro

variazioni; o si esclude la speculazione sui cambi, quindi non ci sono aspettative di variazioni di E ; 3. ipotesi relative alla sezione MC : o i capitali entrano ed escono dal sistema economico esclusivamente in funzione del differenziale tra i tassi di interesse interno ed estero, ossia (23)

MC = f i i *

(

)

Per semplicit assumiamo come dato il tasso di interesse estero i * e consideriamo gli effetti su MC di variazioni del saggio di interesse interno i ;

127

o si esclude speculazione sui divari fra i saggi di interesse, ossia le aspettative in proposito non mutano.

2.2 Il caso dei cambi fissi

2.2.1 Lequilibrio esterno e la relazione BB Per semplicit introduciamo una relazione di equilibrio dei conti con lestero lineare. Le due sezioni della BP possono essere espresse cos: (24) (25)

BPC = X 0 (Z 0 + mY ) MC = MC0 + ni

e lequilibrio della BP dato quindi da (26)

X 0 (Z 0 + mY ) + MC0 + ni = 0 i

Risolvendo rispetto al reddito Y o rispetto al tasso di interesse otteniamo: (27)Y=1 ( X 0 Z 0 + MC0 ) + n i m m

(28)

i=

Z 0 X 0 MC0 m + Y n n

con lestero nelle variabili Y e i ed una relazione crescente nel piano (Y , i ) . Essa tende alla verticale quando, dato m , n basso (quindi il rapporto

Chiamiamo BB tale relazione. Essa la relazione di equilibrio del conto

m alto n caso A); tende invece allorizzontale quando, dato m , n alto (quindi ilrapporto

m basso caso B). n

128

iA

B

Y

Dal punto di vista economico, la BB crescente perch pi alti livelli di reddito Y fanno crescere le importazioni e dunque generano deficit nella sezione BPC . Per restare in pareggio (a tasso di cambio fisso) occorre quindi aumentare il tasso di interesse i affinch si abbia un surplus compensativo nella sezione MC . I punti al di sopra e al di sotto della BB esprimono rispettivamente situazioni di surplus e di deficit. Se n basso e la BB tende alla verticale, un aumento del reddito e delle importazioni richiede un forte aumento di i ; i capitali sono scarsamente sensibili alle variazioni di i . Viceversa, se n alto, i capitali sono molto sensibili alle variazioni di i .

iSurplus

BB

Deficit

Y

2.2.2 Le relazioni IS e LM in regime di cambi fissi Partendo da funzioni lineari dei consumi e degli investimenti e tendendo conto delle esportazioni e delle importazioni, che sono voci rispettivamente

129

positiva e negativa della domanda (vedi paragrafo 1.2), la IS pu essere espressa come segue: (29)Y= 1 a (C0 + I 0 + G