Difficoltà degli operatori nellhandicap grave Stefano Lera Università di Firenze Fondazione don...

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Difficoltà degli operatori nell’handicap grave

Stefano Lera

Università di Firenze

Fondazione don Gnocchi

Chi opera nell’ handicap grave è più Chi opera nell’ handicap grave è più soggetto alla sindrome di Burn-out soggetto alla sindrome di Burn-out rispetto ai colleghi che operano in rispetto ai colleghi che operano in altri settori?altri settori?

SINDROME DI BURN-OUT ( BRUCIARSI, ESAURIRSI)

Operatori delle Helping professions

• Progressiva perdita di ideali energia e scopi dovuta alle condizioni di lavoro

• Condizione esistenziale fortemente influenzata dal modo in cui il soggetto vive la propria condizione lavorativa

• Progressivo disimpegno dalla propria attività, come conseguenza dello stress e della tensione sperimentati sul lavoro

• SINTOMI

• Insoddisfazione lavorativa

• Depersonalizzazione

• Esaurimento emotivo

• COMPORTAMENTI

• Martire del lavoro

• Menefreghista

• Perfezionista

• Pirata

SINTOMI

• Le nuove informazioni sono ignorate

• Le responsabilità sono trasferite sugli altri

• I problemi sono sempre più “risolti” ad un livello superficiale

• Appaiono comportamenti bizzarri

• Alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno

• Sensazione di fallimento

• Rabbia e risentimento

• Senso di colpa e disistima

• Scoraggiamento e indifferenza

• Negativismo

• Isolamento e ritiro(disinvestimento)

• Senso di stanchezza ed esaurimento tutto il giorno

• Guardare frequentemente l’orologio

• Notevole affaticamento dopo il lavoro• Perdita di sentimenti positivi verso gli utenti• Rimandare i contatti con gli utenti; respingere le

telefonate dei clienti e le visite in ufficio• Avere un modello stereotipato degli utenti• Incapacità di concentrarsi o di ascoltare ciò che

l’utente sta dicendo• Sensazione di immobilismo• Cinismo verso gli utenti; atteggiamento

colpevolizzante nei loro confronti• Seguire in modo crescente procedure

rigidamente standardizzate• Problemi di insonnia

• Evitare discussioni sul lavoro con i colleghi• Preoccupazione per sé• Maggiore approvazione di misure di controllo

del comportamento come i tranquillanti• Frequenti raffreddori e influenze• Frequenti mal di testa e disturbi gastrointestinali• Rigidità di pensiero e resistenza al

cambiamento• Sospetto e paranoia• Eccessivo uso di farmaci• Conflitti coniugali e familiari• Alto assenteismo

Elementi correlati con la depersonalizzazione:

• Sia infermiere professionale, o “assistente socio sanitario”

• Lavori da solo

• Partecipi raramente a riunioni d’equipe

• Non abbia occasioni di frequentare corsi di formazione o aggiornamento

• Attui un programma definito dal responsabile di servizio

• Segua, nello svolgimento delle sue attività, direttive generali impartite dai superiori

• Elementi correlati con l’esaurimento emotivo

• Rivolga il servizio ai malati di mente

• Sia infermiere professionale

• Lavori in un servizio pubblico

• Non abbia responsabilità di coordinamento

• Sia di ruolo

• Lavori da tempo nello specifico settore di intervento

• Lavori da tempo nel particolare servizio

• Svolga molte ore di lavoro settimanali

• Non riscontri una corrispondenza tra le attività professionali svolte e quelle previste dal mansionario

L’esperienza personale e i numerosi colloqui con diverse professioni assistenziali (medici, infermieri, terapisti della riabilitazione, educatori, assistenti sociosanitari) mi permettono di sostenere che il lavoro con l’handicap grave induce una maggiore predisposizione allo stress lavorativo per le seguenti ragioni

1. Irreversibilità della situazione , impossibilità di guarigione, e a volte inevitabile peggioramento e riduzione delle abilità residue,

2. Difficoltà a stabilire relazioni emotivamente significative con i pazienti. Nell’handicap mentale grave per difficoltà comunicative oggettive e in quello fisico grave per la possibile chiusura totale del paziente ( depressiva o rabbiosa),

3. Pesantezza del lavoro (dovuto ai maggiori bisogni fisici dei pazienti( spostamenti, frequente cambio letti, cateterismo, svuotamento, bagno, alimentazione, ecc.),

4. Atteggiamenti dei familiari ( iperprotettivi, aggressivi, deleganti), difficili da sostenere anche perché conducono spesso a una irreversibile insoddisfazione e al non riconoscimento del lavoro svolto,

5. Relazioni coi colleghi di diverse professionalità ( o anche della stessa ) difficili…tendenza a scaricare sull’altro le responsabilità.

EMOZIONI• ImpotenzaImpotenza. Le professioni d’aiuto sono di tipo

vocazionale e sono caratterizzate dal bisogno degli operatori di aiutare l’altro ma anche dalla gratificazione nel vedere un miglioramento a cui si è contribuito. E’ difficile accettare di accompagnare un paziente e il suo dolore in un percorso irreversibile o peggiorativo.

• Costrizione. Le professioni di aiuto prevedono per definizione la gestione delle reazioni emotive soggettive e quindi un livello di responsabilità verso il dolore dell’altro, comunque esso sia strutturato.Non si può rispondere alla rabbia con la rabbia, alla depressione con la fuga, alla maleducazione con il rifiuto.

• Delusione. L’operato è molto faticoso (doppi turni, sostituzioni, cambiamenti di turno, bassa retribuzione) lavoro spesso non riconosciuto, né dai familiari dei pazienti né dai superiori.

• Solitudine. Difficoltà con i colleghi, assenza di interventi di rete, difficoltà di relazione tra diversi operatori ( es medici-infermieri), assenteismo degli altri menefreghismo ecc.

• Irrigidimento emozionale. Difensivo per assenza di gratificazione emotiva, pazienti assenti, urgenza del tempo,eccesso di lavoro, paura della contaminazione della vita personale.

Emozioni del genere sono difficili da gestire se non è presente un forte aspetto motivazionale

Gli aspetti motivazionali possibili sono:• Gratificazione economica (incentivi economici,

aumento di stipendio ecc.)• Gratificazione professionale ( riconoscimenti

professionali, comprensione dei superiori, attribuzione di responsabilità)

• Gratificazione della dimensione vocazionale ( piacere nella relazione di aiuto e nel farsi carico della sofferenza altrui)

AREE DI INTERVENTO

• 1. Sé ( Riduzione aspettative, lavoro su emozioni, rinnovo motivazione)

• 2. Gruppo ( gruppi balint, auto aiuto, collaborazione, solidarietà)

• 3. Istituzioni ( rotazioni, turni agevoli, ferie frequenti, incentivi, attribuzione di responsabilità, riconoscimenti, gratificazioni professionali)

LAVORO SU SE’LAVORO SU SE’

COPING COPING (Reazione a stress e burn out)(Reazione a stress e burn out)

EMOTION (dialogo interno, macerazione EMOTION (dialogo interno, macerazione interiore)interiore)

AVOIDANCE (pensare e fare altro) AVOIDANCE (pensare e fare altro)

TASK (Affrontare la situazione) TASK (Affrontare la situazione)

• CURARE-CURE E’ la terapia in tutte le sue forme. Soggetto :la

malattia• PRENDERSI CURA-CARE Accogliere, assumere, ospitare , intrattenersi,

ascoltare( aiutare ad una ricomposizione antropologica della malattia). Soggetto :la persona

• FARSI CARICO_ CARING Organizzare il lavoro per il malato, cercare di

risolvergli problemi, preparargli un ambiente adeguato. Soggetto: il rapporto persona ambiente.

• BENESSERE-_BENE

Rapporto da studiare , non sempre si può dare il benessere, è nostro compito anche di provvedere al bene.