BTO 2015 | @insopportabile | Come raccontare i silenzi

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Come raccontare i silenzi

(…..)

Il silenzio non è solo l’assenza di rumore.

Il silenzio non è solo l’assenza di rumore.!Il silenzio è anche l’assenza dei sapori.

Il silenzio non è solo l’assenza di rumore.!Il silenzio è anche l’assenza dei sapori.!Il silenzio è assenza di profumi.

Il silenzio è assenza di luce.

Il silenzio non è solo l’assenza di rumore.!Il silenzio è anche l’assenza dei sapori.!Il silenzio è l’assenza di luce. Ma il silenzio non è solo assenza: è anche presenza minima.

“Il silenzio è messaggio: la scelta di non dire è atto linguistico.”

Concentrarsi sul silenzio significa mettere l’attenzione sulla

discrezionalità del parlare.

Il dialogo è scambio di parole e silenzi.

Perché esista una conversazione occorre una

scansione del dire e del tacere: un abile dosaggio di

pause accoglienti e intensità della parola.

(Luigi dal Cin, scrittore)

“Un abile dosaggio di pause accoglienti e intensità della parola.”

Le pause sono ovunque: sono solo coperte da un eccesso di racconto

Un mondo urlato.

Un mondo zeppo di racconti, ossessionato dall’ansia da storytelling, alluvionato da multimedia.

Le destinazioni rischiano di essere descritte in maniera talmente precisa che l’immaginazione ha poco da lavorare.

Ma l’assenza dell’eccesso di racconto diventa a volte chiave di racconto più efficace che un’alluvione di racconti.

Il non detto è suggestione potente.

Raccontare pause o silenzi è complicato

Ma non è complicato descrivere

le suggestioni evocate dai

racconti minimi.

Che sono quelli che poi lasciano solchi profondi.

Ma come raccontare i silenzi, gli aspetti minimi, le suggestioni profonde?

Cogliendo il senso della destinazione fuori dagli stereotipi,

rendendolo un sentimento comune, aggregando la comunità in un racconto collettivo.

Trovare un pretesto come è stato il #Sardolicesimo.

Raccontare in maniera originale.

Raccontare in maniera onesta.

Raccontare in maniera anche ironica.

Il #sardolicesimo diventa strumento di racconto collettivo, pretesto per ricercare nuove chiavi espressive.

Tanto collettivo che quel pretesto trova fratelli in altre regioni.

Perché insieme si racconta meglio.

In questo contesto trovare chiavi di racconto diverse sta diventando una necessità per distinguersi dal racconto condiviso globale.

Urgente la ricerca di racconto più intimo e personale, quasi esclusivo.

Forse è giunto il momento di lasciare parlare i luoghi e noi, rispettosi,

in silenzio ad ascoltarli. Far parlare i luoghi nei loro linguaggi, anche nel loro silenzio, per rendere

giustizia alla suggestione e non solo a quello che noi pensiamo sia meglio per loro.

Raccontare i silenzi, più che le parole. Raccontare l’essenza, fuori dagli stereotipi. Raccontare le imperfezioni.

Ma anche non raccontare tutto.

Lasciare quel qualcosa di non descritto che è poi la chiave

più potente per convincere un turista verso un’esperienza.

@insopportabile

“Portarsi indietro da un viaggio un silenzio come ricordo”.