Zoomin Agosto 2014

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BOLLETTINO INFORMATIVO A USO INTERNO DI “UN FORUM PER IL CAMBIAMENTO” QUI LA CAMORRA HA PERSO? LA BALZANA MERITA UN PROGETTO #PERBENE a pagina 4 IL PM FRANCO ROBERTI: LO STATO HA VINTO MA NON BASTA! a pagina 7 CASAL DI PRINCIPE VOLTA PAGINA MA NON DIMENTICA a pagina 8 ANNO 0 | NUMERO 0 | LUGLIO-AGOSTO 2014

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Qui la camorra ha perso?

Transcript of Zoomin Agosto 2014

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Bollettino informativo a uso interno di “un forum per il camBiamento”

qui la camorra ha perso?

LA BALZANA MERITA UN PROGETTO #PERBENEa pagina 4

IL PM FRANCO ROBERTI:LO STATO HA VINTO MA NON BASTA!a pagina 7

CASAL DI PRINCIPE VOLTA PAGINAMA NON DIMENTICAa pagina 8

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va bene! l’impegno dei volontari e dell’amministrazione comunale

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bollettino inFormativoad uso internodi “un Forum per il cambiamento”

editoreASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO“SINISTRA 2000 - LABORATORIO DI POLITICA E CULTURA”

diettore responsabileMICHELE DOCIMO

in redazioneUMBERTO DE SANTISFILOMENA DIANACHIARA CATERINOALESSANDRA ANNA CINEGLOSSOANTONIO ZACCHIAGIUSY CLAUSINO

graFicaNICOLA CATERINO

impaginazione e coordinamentoUMBERTO DE SANTIS

Per contatti:www.unforumperilcambiamento.it/[email protected]

+39 393 23 70610 (michele docimo)+39 328 37 33279 (umberto de santis)

corso umberto i, 153 - casal di principe(ce)

editorialeNon va BENE. Non va BENE per nulla.In questo numero “vacanziero” vi raccontiamo di un tuffo al cuore. Di una ferita aperta. Di una sconfitta dello Stato. Di un BENE confiscato in disuso, di ettari ed ettari di terreno che un tempo davano lavoro a tante persone e che oggi sono poco più di una discarica a cielo aperto, dove a farla da padrone sono solo erbacce e rifiuti di ogni genere. Non va BENE nemmeno che, sempre in tema di beni confiscati l’Agenzia nazionale ha alimentato speranze che sono andate poi tutte deluse. E la cosa che non va affatto BENE è che a fare dichiarazioni del genere sia un viceministro del Governo. Ma in questo numero parliamo anche di tante cose che vanno bene. Parliamo del momento storico che stiamo vivendo, della straordinarietà del nostro popolo, di protesta e proposte, di gioco, di orti, mondiali, di sogno e speranze. Questo numero è l’ideale per accompagnarci nelle nostre e vostre meritate vacanze. Don Giussani definiva le vacanze «il tempo della libertà». Auguriamoci questo: che queste vacanze siano il momento in cui, liberi da obblighi e costrizioni, nelle nostre scelte facciamo venire a galla, quasi impercet-tibilmente, ciò a cui teniamo davvero. Altro che disimpegno, insomma. Semmai, il contrario. Il compito che vi do per queste vacanze è quello di andare in giro per l’Italia e, chi può, per il mondo a raccontare del nostro popolo straordi-nario. Di cosa siamo e di cosa siamo in grado di fare. Quindi buone vacanze a tutti voi che a settembre, quando ci ritroviamo, ci dobbiamo raccontare fatti, cose che ci sono capitate e che ci hanno fatto sorprendere e che ci hanno fatto essere orgogliosi di essere delle nostre terre.

michele docimo

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Ettari e ettari di terreno che un tempo davano lavoro a tante per-sone. Oggi, poco più di una discarica a cielo aperto, dove a farla da padrone sono solo erbacce e rifiuti di ogni genere. Alla Balzana vivevano centinaia e centinaia di persone. Tra quei 30 fabbricati, oggi ridotti in macerie, ancora si riconoscono delle abitazioni. C’erano anche una scuola e un luogo di culto.Fu sede della Cirio ma a un certo punto furono i clan di Schiavone e Bidognetti a impossessarsene e a mantenerla produttiva, attra-verso un’economia sporca che però continuava a fornire lavoro.Oggi appartiene allo Stato. Ma, nel suo tragitto di restituzione alla collettività, sembra essersi persa da qualche parte. Così la Balzana diventa un mancato simbolo di riscatto, la dimostra-zione di come, nella maggior parte dei casi, il maltolto va in malora e non viene restituito ai cittadini. “Forse era meglio quando c’era la camorra” avrà pensato più di qualcuno dopo avervi fatto ritorno. “Non è possibile che, dopo la “vittoria” dello Stato, un borgo agricolo così intriso di storia, sudore e lavoro, oggi sia solo un ammasso di macerie”.Eppure le competenze, le idee e la determinazione per trasformare queste macerie in nuovi terreni fertili, ai cittadini di queste terre, di certo non mancano. E allora dove sta il problema?Il Comitato Don Peppe Diana, nel corso della tappa del Festival dell’Impegno Civile dello scorso 16 luglio, svoltasi proprio alla Balzana, si è fatto promotore di due proposte: semina del grano sui terreni disponibili e recupero delle strutture presenti attraverso un progetto di bioediliza da realizzare con il Politecnico di Napoli. Ma il coordinatore dell’associazione, Valerio Taglione, ha subito voluto precisare: “Abbiamo solo lanciato delle idee e siamo pronti per metterle in pratica, ma non è detto che dobbiamo essere per forza noi a sviluppare questi progetti, l’importante è riattivare questo importante sito che oggi rappresenta una sconfitta per lo Stato”Della Balzana come simbolo della sconfitta dello Stato, ha par-lato anche Tonino Amato, Presidente della Commissione Regionale Beni Confiscati. Amato, intervenuto anche egli nel sit-in all’ex borgo agricolo, non ha usato mezzi termini: “Il fatto che lo Stato non riesce a garantire le stesse possibilità produttive e occupazi-

onali, pure drogate e illecite, della camorra, contribuisce al falso mito del camorrista e soprattutto svilisce la fiducia dei cittadini. Non basta portare via questi patrimoni ai mafiosi, bisogna avere la capacità di renderli nuovamente fonte di sviluppo creando filiere di legalità. Altrimenti si mortifica anche l’importante lavoro di forze dell’ordine e magistratura”.Il presidente della Commissione Regionali Beni Confiscati, in presenza di numerosi esponenti di associazioni e cooperative, s’è preso l’impegno di fare dello stato di disuso in cui versa l’ex azienda agricola un caso nazionale. Inoltre, annuncia che nella nuova programmazione sul PON legalità 2014-2020, la questione della Balzana tornerà ad essere centrale: “Si è già prodotto in merito una prima bozza programmatica inviata al ministero. Ma non basta, necessitano atti concreti che mettano al centro non la distribuzi-one di fondi a pioggia, ma progetti sostenibili e la trasversalità del tema del riutilizzo dei beni confiscati. Anche per questo mi sembra estremamente positivo che la cittadinanza attiva, le associazioni impegnate sul territorio, come quelle che promuovono il Festival dell’Impegno Civile, si facciano promotrici di una iniziativa che non solo denuncia, ma mette anche al centro del dibattito un’idea progettuale concreta”. “Poi si discuterà nel merito - prosegue Amato - ma certo mi sem-brano azioni di grande importanza cui pure sarebbero deputate istituzioni che invece, innanzitutto una dormiente Regione, contin-uano colpevolmente a latitare. Il riutilizzo produttivo de La Balzana è il grande obiettivo che tutti ci dobbiamo porre” Proprio alle istituzioni, i cittadini delle Terre di Don Peppe Diana, chiedono di darsi una mossa: si sveglino, facciano la propria parte o quantomeno non si mettano di traverso!Il maltolto va salvato dalla malora, dalla farraginosità della buro-crazia e dagli interessi di parte. La Balzana va subito accompagnata lungo il tragitto della restituzione alla collettività, con progetti con-creti e che abbiano un reale impatto sul territorio. Se non accadrà probabilmente la camorra avrà comunque perso, ma lo Stato non potrà di certo dire di avere vinto.

umberto de santis

in primo piano

non va bene! LA BALZANA SIMBOLO DELLA SCONFITTA DELLO STATO

il caso

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Non sempre con la maggiore età si diventa, automaticamente, maturi. Specialmente se a spegnere le 18 candeline è la legge 108 del 96. La legge 109/96 è considerata da molti esperti una delle forme di contrasto alla criminalità organizzata più avanzate a livello europeo nell’ambito della gestione dei beni confiscati. Creata in un’ottica di prevenzione e di sviluppo economico e sociale, la legge mira a distruggere il capitale sociale delle mafie. La legge vede i suoi albori nel 1995 grazie all’impegno delle asso-ciazioni Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e Avviso Pubblico, che raccolgono un milione di firme per un dis-egno di legge volto al riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati ai mafiosi e ai corrotti. Una volta approvata, nel 1996, la legge permette la confisca dei beni ai mafiosi. Ma con i primi risultati vengono notate anche le prime difficoltà.Il primo ostacolo rilevato è il lasso di tempo in cui si svolge la pro-cedura di destinazione una volta sequestrato il bene: la norma prevede che l’iter dalla confisca all’assegnazione non superi i 120 giorni, tempo molto spesso disatteso. Tale ritardo può risultare critico soprattutto quando si tratta di beni produttivi: se, infatti, un immobile si deteriora nell’arco di un paio d’anni, ma può essere recuperato con un intervento ad opera dell’utilizzatore finale, un terreno nello stesso arco di tempo può diventare del tutto improduttivo e reca così un danno ulteriore alla comunità su cui ha insistito il crimine. Il secondo ostacolo è costituito dal fondo prefettizio: la legge prevedeva l’attivazione di un fondo nazionale in ogni prefettura in cui far confluire le somme provenienti dalla confisca dei capi-tali. Tali fondi, da destinarsi per la gestione dei beni confiscati e per altre utilità sociali, sono stati previsti solo per un triennio. Ciò ha comportato la non attivazione dei fondi in molte prefetture e la perdita di un’importante fonte di finanziamento.Nel 2010 è stata istituita l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anb-sc). L’introduzione del nuovo organo ha rinno-vato completamente la procedura di sequestro e confisca accen-trando in un unico soggetto i passaggi amministrativi relativi ai beni sottratti alla criminalità organizzata, di fatto sottraendo le funzioni relative alle prefetture.

La costituzione dell’Agenzia ha soddisfatto una delle richieste avanzate sin dagli anni Novanta da diverse parti, anche se però non ha risolto i problemi legati ai beni. Ad esempio nella legge non sono presenti soluzioni per ciò che riguarda le ipoteche – che gravano sul 30% dei beni confiscati, impedendone, di fatto, il riuti-lizzo – e i rapporti tra le aziende confiscate e le banche.Ma anche l’Agenzia ha avuto i suoi punti d’ombra: nell’ultimo anno per oltre 120 giorni la scrivania del Direttore dell’Agenzia è rimasta vuota. L’ultimo ad aver avuto l’incarico, il prefetto Giuseppe Caruso, che aveva raccontato le difficoltà enormi che l’agenzia viveva con l’attuale configurazione, per raggiunti limiti di età lasciò la direzi-one. E la postazione è rimasta scoperta fino allo scorso giugno, 4 mesi di “vacanza” in cui non sono stati più destinati beni confiscati. Alla fine è arrivata la nomina del prefetto Umberto Postiglione che dovrà recuperare tutto il tempo perduto. 18 anni, dunque, ed una maturità che stenta ad arrivare. Specie se da anni, ormai, si parla di modifiche sostanziali per far funzionare meglio tutto l’iter, ma fatti che hanno portato risultati concreti non ce ne sono ancora stati. Tra le proposte avanzate c’è l’idea di spostare la vigilanza dell’agenzia dal ministero dell’Interno alla Presidenza del Consiglio con la possibilità di inserire profession-alità diverse dai Prefetti, aumentando anche la pianta organica dell’Agenzia che oggi è sottodimensionata.I numeri da gestire sono enormi: oltre 11mila beni immobili e 1708 aziende confiscati definitivamente. Ma il vero problema, oltre a quello delle assegnazioni e al riutilizzo dei beni, riguarda le aziende che nel 90 per cento dei casi, al momento della confisca definitiva, sono in stato di insolvenza con un grave impatto sui lavoratori e il futuro stesso delle attività. La Commissione antimafia guidata dall’onorevole Rosy Bindi, dal canto suo, dopo mesi di lavoro, ha presentato in questi giorni in parlamento la propria proposta di riforma sui beni confiscati. L’assemblea ha anche approvato la nuova relazione ma i tempi sembrano molto lunghi prima che questa decisione si trasformi in qualcosa di concreto. Quindi alla legge 108 non ci resta che dire: “Hai compiuto 18 anni, auguri. Ma vedi di crescere e da domani decidi che strada devi prendere!!!”

michele docimo

ma non sempre con la maggiore eta’ si diventa piu’ maturi

18 candeline per la legge 109/96

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una “Festa” per i due anni di non attuazione

legge regionale sui beni conFiscati

“dal riutilizzo dei beni confiscati può nascere un futuro migliore per le nostre terre”. Con questa convinzione la Commissione Regionale ai Beni Confiscati, presieduta da Tonino Amato, e i promotori del Festival dell’Impegno Civile, hanno fatto “la festa” alla legge regionale sui beni confiscati per suoi due anni di non attuazione. Invitati e presenti in prima fila anche la Commissione Nazionale Antimafia, il suo Presidente Rosy Bindi e il viceministro dell’interno Filippo Bubbico.L’iniziativa, denominata “Beni che fare?”, si è svolta su due tappe: a Secondigliano nella casa, oggi in attesa di assegnazione, dove nel 2006 venne arrestato il camorrista Paolo Di Lauro, e a Casal di Principe in quella che fu la casa di Francesco Sandokan Schiavone. Sotto il banco degli imputati ovviamente la regione Campania che, per dirla con le parole dello stesso Tonino Amato, è stata “capace di approvare all’unanimità una buona legge di merito costruita in modo partecipato con il contributo di associazioni e operatori, per poi lasciarla del tutto disattesa, dimenticandosi sostanzialmente di questo tema se non in occasione di inutili passerelle”. La speranza diffusa era quella di riuscire a ridestare la Regione dal sonno colpevole nel quale è piombata, ma nel corso della

discussione sono stati toccati più temi come quella dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati.“L’Agenzia – ha dichiarato il viceministro Bubbico – nel momento della sua costituzione ha alimentato speranze che sono andate poi tutte deluse. Manca un inventario dei beni confiscati, così come una mappa dei beni sequestrati; ciò non ci permette di valutare gli esiti dell’attività di prevenzione. E pensare che il Governo ha stan-ziato 7 milioni di euro affinchè l’Agenzia creasse una banca dati dei beni sequestrati e confiscati ai clan. Ciò non è avvenuto”.La Bindi ha iniziato il suo intervento ricordando una serie di numeri che ella stessa definisce “numeri della vergogna”, dopo un discorso molto “politichese” parla anche lei dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati.“Mi sarei aspettata – ha dichiarato la Bindi – che prima della nomi-na di Umberto Postiglione a capo dell’Agenzia, il Governo mettesse mano a una riforma. L’albo degli Amministratori giudiziari, ad esempio, deve cambiare, non va bene che ci siano solo Avvocati e Commercialisti, in molti hanno ancora un atteggiamento conser-vativo e non interagiscono con il mercato, occorrono invece dei manager”

amministratori senza giudizio?“Ci sono amministratori giudiziari che gestiscono in contemporanea anche 20 beni e non hanno nessun interesse a rendere più efficiente la gestione dei beni confiscati”. L’accusa parte da Paola Pastorino, presi-dente dell’associazione Manager White list, di cui fanno parte i manager for-mati nella gestione dei beni confiscati alla mafia attraverso un master. L’associazione ha lo scopo di collegare il gruppo di manager formati per gestire questo tipo di aziende con le istituzi-oni, di modo che possano migliorare l’amministrazione di quelle che erano le proprietà della mafia per farle tornare a

fruttare nel mondo legale. Senza che si perdano posti di lavoro.Paola Pastorino è intervenuta alla com-missione congiunta antimafia e lavoro per illustrare i limiti dell’attuale norma-tiva collegata ai beni confiscati. “La stessa legge chiede di gestire i beni in maniera conservativa ma così ci ritroviamo delle aziende che sono dei cadaveri”.Affermazione suffragata anche dal cen-tro studi Transcrime con un rapporto del 2013, in cui dice che senza un’impronta manageriale nella gestione di un bene confiscato, il rischio è che non riesca mai a risollevarsi. Con un messaggio boo-merang su dipendenti, e comunità che è

quello che con le mafie si campava e col riuso si chiude I numeri sui beni confiscati dicono che quelli che sopravvivono nella legalità per più di 3 anni sono solo il 4% delle imprese.Le lungaggini burocratiche fanno poi il resto: i tempi minimi, per completare la confisca e la riassegnazione sono di 4 anni.Su 113.735 beni sequestrati alle mafie in 32 anni di vita della legge Rognoni- La Torre, solo il 36% è stato confiscato e solo il 3,7% (4.847) sono stati effettivamente destinati.

di Michele Docimo

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le motivazioni

in primo piano

storieperBENE

Il Festival dell’Impegno Civile “ Le Terre di don Peppe Diana, promosso dal Comitato don Peppe Diana e dal Coord. provinciale di Libera Caserta, è la prima manifestazione italiana ad essere interamente realizzata sui beni confiscati alla criminalità organizzata.

da Giugno ad Agosto

coord. provinciale di Caserta

“quando lo Stato fa sul serio non ce n’è per nessuno, non c’è clan dei casalesi che tenga”. Ne è convinto Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia e vincitore del Premio Nazionale Don Peppe Diana.“In questi trent’anni – racconta Roberti nel corso della cerimonia di premiazione – abbiamo assicurato alla giustizia tutti i capi del clan e la società civile ci ha sempre accompagnato, sempre meno silenziosamente. Dopo l’uccisione di Don Peppe Diana sempre più sacerdoti ci hanno sostenuto in questa lotta. Oggi rappresen-tano una realtà importante di questo territorio”.Roberti si mostra ancora più convinto del fatto che su questo territorio c’è tanta brava gente, tante persone e lavoratori onesti che, quando non hanno il coraggio di reagire, è solo perché aspettano un segnale dallo Stato: “Hanno aspettato che lo Stato battesse un colpo, che dimostrasse di esserci, di voler fare sul serio, nel contrasto alla criminalità e nel recupero della legalità”. Con lo Stato che ha iniziato a fare sul serio è arrivata anche la collaborazione con la giustizia di numerosi capi, tra cui quella di Antonio Iovine.“La collaborazione di Antonio Iovine – commenta Roberti – è l’ammissione di una sconfitta, quindi della vittoria dello Stato” e l’elezione di Renato Natale vi dà forza: “E’ un segnale importante, il segnale che i cittadini ci sono, che Casal di Principe sta con lo Stato, avendo quest’ultimo finalmente dimostrato di cominciare a fare sul serio”.Ma anche se lo Stato ha vinto, il solo intervento giudiziario non può bastare per rendere il cambiamento duraturo e sostenibile. “La vera forza delle mafie di tutte le mafie sta fuori dalle mafie. Sta in quella parte della società civile, della politica, dell’imprenditoria e dalle istituzioni disposti, per convenienza e per opportunità, a fare affari con la mafia”. Fare politica antimafia quindi, secondo Roberti, significa soprattutto “recuperare tutti i valori che scritti nella prima parte della costituzione, la dignità della persona, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Bisogna recuperare e attuare questi principi”Roberti dichiara inaccettabile il fatto che l’Italia sia un paese in cui la maggior parte della ricchezza è concentrata nelle mani di

pochissime persone: “È un paese in cui il principio di uguaglianza e di pari dignità sociale, non esiste ancora nei fatti. Rimane solo proclamato nella costituzione ma non è attuato, così come il diritto al lavoro. Bisogna recuperare questi principi e fare in modo che vengano attuati, questo significa fare veramente politica antimafia”. Dopo l’intervento giudiziario è necessario promuovere la cultura, lottare contro la dispersione scolastica, eliminare quelle dis-eguaglianze sociali che consentono alle mafie di fare affari con i cittadini ricchi e reclutare quelli più disperati per la manovalanza criminale.Fare politica antimafia oggi significa soprattutto pianificare inter-venti per i giovani. A loro Franco Roberti, prima di ritirare il pre-mio che il Comitato Don Peppe Diana e la famiglia del sacerdote gli hanno assegnato, lancia un messaggio: “Non stancatevi mai di studiare. Lo studio vi dà quella conoscenza che rende liberi, per-mette di distinguere il bene e il male. Non stancatevi mai di stu-diare, di lottare per i vostri diritti e di adempiere ai vostri doveri”.

la vera Forza delle maFie sta Fuori le maFie di umberto de santis

roberti: lo stato ha vinto ma non basta!

Fino al 9 Agosto. Consulta il programma completo e aggiornato su www.festivalimpegnocivile.it e www.facebook.com/beniconfiscati

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la citta’ liberataCASAL DI PRINCIPE VOLTA PAGINA, MA NON DIMENTICA

“la vittoria di Renato Natale è una vittoria di tutti. Qui inizia un nuovo percorso”. Le parole che il Presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha usato il 2 luglio, nella prima tappa casalese della settima edizione del Festival dell’Impegno Civile, sono la perfetta sintesi del nuovo volto con cui la città si presenta alla platea nazionale: “Casal di Principe è in mano ai casalesi veri, quelli buoni”. Alle istituzioni, che in occasione della manifestazione sono venute a visitare le Terre di Don Peppe Diana, il sindaco di Casal di Principe, regala il sorriso e l’accoglienza che da sempre contraddistingue il suo popolo, ma lancia anche messaggi chiari. Come quando nel bene liberato appartenuto al capo del clan che ha invaso e usurpato la sua città, Natale regala alla stessa Bindi e al vice-ministro Filippo Bubbico, un pacco con mozzarella e roccobabà: “Portate a casa le eccellenze del nostro territorio, ma non dimenticatevi di quelle immateriali come le straordinarie realtà che siamo riusciti a costruire sui beni confiscati. E infine Augusto Di Meo, cittadino casalese che ha riconosciuto gli assassini di Don Peppe Diana e oggi non è ancora riconosciuto come testimone di giustizia”. Il medico e volontario, anche quella mattina del 19 marzo di venti anni fa, era il sindaco della città e fu uno dei primi a recarsi nella parrocchia di San Nicola. Preparava un caffé nella cucina di casa sua quando qualcuno lo chiamò per dirgli che era stato ammazzato

un prete: “Chi è? Mi dice che è don Peppe. Stacco il telefono. Mia moglie arriva e mi chiede che è successo. Io le dico di preparare le valige perché andavamo via da Casal di Principe”Ma fu solo un attimo: “Ero il sindaco mica potevo andare via? Nell’incrociare quel corpo senza vita provai paura, rabbia e desiderio di vendetta. Ma dissi a me stesso che quella morte non doveva essere una morte inutile”.L’aria nuova che si respira oggi in città, oltre ad essere opera del lavoro straordinario compiuto negli ultimi anni da forze dell’ordine e dalla magistratura, è frutto di un cambiamento venuto da lontano, che parte proprio da lì: “Venti anni fa, insieme al funerale di Don Peppe Diana, organizzammo una vera e propria resistenza. Una resistenza che un giorno potesse permettere, ai casalesi veri, di vincere. Per anni io e con me sempre più compagni di viaggio, ci siamo battuti per ricordare la sua figura e, nel suo nome far crescere una comunità alternativa a quella criminale, liberando le nostre terre dalla dittatura militare che ha tenuto sotto scacco la nostra gente per trent’anni”.Oggi possiamo dirlo: “Qui la camorra ha perso”, una battaglia e forse anche la guerra. Casal di Principe volta pagina, ma non dimentica. Non a caso

dal territorio

casal di principe

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Renato Natale, fin dal primo momento, ha dedicato la vittoria a Don Peppe Diana e a tutti i caduti di questa lunga battaglia. E nella “sua” prima giunta ha avviato la procedura per intitolare una scuola a Salvatore Nuvoletta, il carabiniere ucciso trentadue anni fa, per ordine di Francesco Sandokan Schiavone. Aveva solo 21 anni. Al carabiniere Nuvoletta è dedicato anche il parco adiacente al Santuario della Madonna di Briano, dove lo scorso 23 luglio si è svolta l’ultima delle cinque tappe casalesi del Festival dell’Impegno Civile.“Sono orgoglioso del fatto di avere un luogo dedicato alla memoria di Salvatore Nuvoletta nel territorio di Casal di Principe” ha dichiarato Renato Natale dopo aver scoperto una lapide commemorativa, insieme ai familiari del carabiniere.“Lo conoscevo – ha dichiarato il sindaco di Casal di Principe – ci incontravamo dallo stesso barbiere. Era tra quelli che facevano di tutto per impedire alla camorra di averla vinta. E ha pagato con la vita quel suo impegno”. “Quand’ero sindaco nel 1994 – ha ricordato Natale – dopo l’omicidio di don Diana ricevetti una lettera da Ferdinando Nuvoletta, il papà di Salvatore. Nell’esprimere le sue condoglianze alla città, si rammaricava anche del fatto che Casal di Principe avesse dimenticato il figlio ucciso dai camorristi. Gli scrissi facendogli la promessa che Salvatore lo avremmo onorato come meritava. Oggi siamo qui, dopo vent’anni a mantenere fede a quella promessa. Lo abbiamo ricordato in più occasioni e continueremo a farlo”.Salvatore insieme a tanti altri uomini coraggio di questa terra costituirà la base di una nuova identità del territorio perché “questo cambiamento, questa nuova epoca, può avere un futuro soltanto se non dimentichiamo. Dobbiamo continuare a ricordare e fondare questa nuova epoca sul ricordo di questi nostri eroi” umberto de santis

dal territorio

marisa diana“stiamo vivendo un sogno”

non si è mai stancata di lottare e non ha mai ceduto a quelli che lei chiama “venditori di morte”, coloro che dicono che le cose non cambieranno mai e per questo è inutile lottare. Marisa Diana, è convinta che alla fine il vincitore è “solo un sognatore che non si è mai arreso” e il fatto che oggi sia il vicesindaco della città rappresenta una vittoria per tutti, ma soprattutto per suo cugino Don Peppe.“Quando Renato mi ha detto che sarei stata il vicesindaco – racconta Marisa Diana – sono andata vicino alla sua foto e ho detto a Peppino che ce l’avevamo fatta. Perché il mio essere lì a quel posto è il suo continuare ad esserci”. “La sua morte - prosegue la cugina di Don Peppe - ci ha chiesto l’assunzione di un’ulteriore responsabilità. Anche se avevamo già partecipato con lui a manifestazioni anticamorra, l’impegno civile è iniziato allora. Lui non aveva più voce e la sua voce doveva essere necessariamente la nostra, così subito dopo la sua morte con alcuni amici abbiamo fondato l’associazione Scuola di Pace Don Peppe Diana e dato inizio a tante altre esperienze di cittadinanza attiva e anticamorra”.“Oggi – prosegue il vicesindaco di Casal di Principe – stiamo vivendo un sogno. Per tanti anni abbiamo sognato Le Terre di Don Peppe Diana, oggi che questo sogno è diventato realtà e quasi non ci credo. Per anni e anni abbiamo dovuto sopportare un clima di soffocamento, il non poter respirare perché c’era oppressione. Una dittatura militare come usa chiamarla Renato”.“La resurrezione non è solo un fatto spirituale, è un fatto storico. A volte bisogna aspettare tanto, ma se ci metti la passione e l’impegno, i sogni diventano realtà e le cose cambiano” (uds)

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modello caserta2 VERTICE A CASAL DI PRINCIPE CON IL GOVERNO IL 6 AGOSTO

“lo scorso 8 luglio una delegazione dell’amministrazione comunale guidata da Renato Natale è stata ricevuta dal Governo, rappresentato per l’occasione dal Ministro agli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta, dal vice-Ministro all’Interno Filippo Bubbico, dal Sottosegretario del Ministero all’Istruzione Roberto Reggi e dal sottosegretario del Ministero agli Affari Regionali Gianclaudio Bressa. L’incontro, a cui hanno partecipato anche il Presidente del Formez Carlo Flamment e il Presidente di Invitalia Domenico Arcuri, ha lasciato impressioni positive aperto varie ipotesi e prospettive interessanti, non solo per Casal di Principe ma per un’area territoriale più ampia che abbraccia anche i comuni limitrofi. “I nostri interlocutori – racconta Renato Natale – sembrano aver fatta propria l’idea di un modello Caserta2, fatto di istruzione, lavoro e sviluppo. Se quest’atteggiamento di disponibilità, attraverso il protocollo che andremo a firmare nei prossimi giorni, si trasformerà in misure concrete e puntuali, avremo un grosso aiuto. Questioni, che da soli non potremmo mai affrontare, possono avviarsi a una risoluzione e potremmo dire finalmente che stavolta tutti gli apparati dello Stato sono davvero dalla nostra parte”.Sembrano esserci tutti i presupposti per lanciare, grazie al coordinameto e al sostegno di Invitalia, un progetto integrato di sviluppo. Sempre il Presidente di Invitalia si è mostrato disponibile a promuovere attività informative che possano essere di sostegno all’imprenditoria locale. Tra le ipotesi paventate anche il lancio di un percorso formativo teorico-pratico, per dipendenti pubblici, di duranta triennale. L’intento è quello di valorizzare giovani professionisti del territorio che, selezionati in base a precisi

requisiti etici e beneficiari di borse lavoro del Formez, potrebbero accumulare titoli e competenze, e nel contempo essere impiegati per fornire un sostegno al personale dell’ente locale.“A Roma – fa sapere Natale – ci sono state date idee, suggerimenti e una grande disponibilità. Ora li aspettiamo a Casal di Principe, dove nei prossimi giorni, è prevista la firma di un protocollo in cui l’amministrazione comunale, il Governo e gli altri attori presenti all’incontro prenderanno precisi impegni”.Il vertice a Casal di Principe è previsto il 6 agosto. Ma in attesa di capire se potrà contare su aiuti concreti che vadano oltre le consuete passerelle, l’amministrazione Natale lavora senza sosta per risolvere i piccoli e grandi problemi che affliggono la città, non senza la consapevolezza che ora più che mai è necessario l’aiuto di tutte le forze positive della città. Solo con l’aiuto di tutti, il sogno di normalità espresso con il voto potrà trasformarsi in realtà. Uno dei primi ostacoli che si è posto lungo il cammino di questo sogno di normalità sono stati la carenza di personale e il limite alle assunzioni imposto dalla condizione di dissesto. Particolamente grave è la situazione dell’ufficio Politiche Sociali, dove Natale ha trovato oltre 700 richieste di contributo insolute a causa della mancanza di un assistente sociale.Anche grazie ai suggerimenti che sono arrivati da Roma, l’amministrazione si sta attivando, nei limiti imposti dal dissesto finanziario, per l’assunzione di figure indispensabili come quella dell’assistente sociale, anche attraverso l’impiego di personale sovraordinato.“Stiamo lavorando – dichiara il medico e volontario – affinché nessun cittadino sia lasciato indietro, soprattutto quelli che per un

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motivo o per un altro oggi sono in difficoltà o vivono un disagio. Su essi grava una colpevole assenza di risposte causata dalla mancanza di un assistente sociale. Nel frattempo abbiamo aperto un tavolo con le cooperative sociali del territorio e le associazioni che operano in ambito socio-sanitario. L’intenzione è quella di dare il via a una mappatura delle tante situazioni di disagio o difficoltà che oggi stanno vivendo larghe fasce della popolazione, per costruire insieme una rete di solidarietà che possa fornire delle risposte e che possa intervenire nel momento in cui si manifesta il rischio che qualcuno possa rimanere indietro”.

trasparenza e legalita’Casal di Principe è il primo comune della Provincia di Caserta ad aver adottato la Carta di Pisa, un Codice Etico per promuovere la cultura della legalità e della trasparenza negli Enti Locali, e ad aver aderito ad Avviso Pubblico, un’associazione che riunisce e rappresenta Regioni, Province e Comuni impegnati nel diffondere i valori della legalitità e della democrazia.Ma la misura, prevista sin dal programma con cui il gruppo a sostegno di Natale si presentava alla cittadinanza, non è l’unica che mira a promuovere la legalità e la trasparenza dell’amministrazione pubblica. L’amministrazione comunale ha infatti firmato anche un protocollo anticorruzione con la Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università

di Napoli. L’intento è quello di avviare una serie di attività formative prima per gli amministratori e consiglieri comunali e poi per i dipendenti e i dirigenti che operano all’interno dei vari uffici. Con questo protocollo l’amministrazione comunale ha ribadito ancora una volta l’impegno per arginare e contrastare il fenomeno della corruzione e delle illegalità, e far accrescere la fiducia nelle istituzioni da parte della comunità di riferimento.

stadioPossibile una riapertura parziale, limitata alla sola pista di atletica, alla fine di settembre. Per la restituzione completa alla collettività bisognerà aspettare qualche mese in più. Gli spogliatoi e l’area adiacente al campo da gioco necessitano di consistenti interventi. Ma l’assessore allo Sport, Ludovico Coronella, sta facendo il possibile per accelerare i tempi, coinvolgendo anche soggetti privati.

ambienteSulla questione ambientale, lavora senza sosta l’assessore Mirella Letizia. In queste ore è in fase di ridefinizione il piano della raccolta differenziata, al fine di garantire ai cittadini una maggior efficienza. Una volta pronto il nuovo piano sarà avviata un’apposita campagna di sensibilizzazione. Nel frattempo sono iniziate le operazioni di rimessa in sicurezza, pulizia e bonifica di molte aree cittadine, a partire dall’area retrostante il cimitero e da via Sondrio.

scuoleAvviate le prime operazioni di derattizzazione, pulizia delle erbacce e manutenzione straordinaria in vista della riapertura di settembre. Nei giorni scorsi, inoltre, è stato lanciato il progetto “Nonno Civico”: in particolar modo tra i pensionati si è avviata la ricerca di volontari per l’assistenza, a bambini e ragazzi, negli attraversamenti pedonali localizzati in prossimità delle scuole cittadine. L’assessore all’Istruzione Marisa Diana, insieme al resto della Giunta, sta lavorando per lo sblocco di alcuni fondi per la costruzione di nuovi edifici. È prevista, ad esempio, l’edificazione di una scuola materna (che l’amministrazione ha deciso di intitolare alla memoria di Salvatore Nuvoletta) per la quale sono stati già stanziati dei fondi dal Ministero competente, ma hanno subito un blocco in attesa che questa venga inserita all’interno del piano di opere triennali della Regione Campania. Con lo sblocco di vari fondi e la costruzione di nuovi edifici, l’amministrazione potrà garantire luoghi più sicuri e più idonei allo svolgimento delle attività scolastiche, risparmiando nel contempo sui canoni di fitto di tre plessi scolastici che gravano sulle spese del Comune per circa 75.000 euro annui.

umberto de santis

CinQuanta PiCColi Casalesi al “giFFoni”Attraverso l’Assessore allo Sport, alle Politiche Giovanili ed Europee, Ludovico Coronella, e quello alla Cultura, all’Ambiente e allo Sviluppo Economico, Mirella Letizia, il comune di Casal di Principe ha aderito al Giffoni Experience. Cinquanta ragazzi, selezionati dalle parrocchie, hanno potuto partecipare in maniera gratuita a una giornata della rassegna annuale e al concerto dell’amatissimo Rocco Hunt.

dal territorio

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Il sogno di Michele Mauriello, piccolo “egit-tologo” casalese iscritto all’associazione “Diamo voce all’arte”, è diventato realtà. “Il sindaco – rivela il presidente dell’associazione Alfonso Letizia – ha man-tenuto la sua promessa e lo ha accompa-gnato in visita alla sala dedicata ai reperti egizi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli”. L’undicenne casalese, nonostante la sua passione per la storia dell’Antico Egitto non era mai stato in un museo archeo-logico. Si era appassionato alle vicende dell’Antico Egitto guardando un programma in tv. Così aveva cominciato a chiedere ulteriori informazioni alla sua mamma, e studiare su alcuni libri che nel frattempo si era procurato. Quando si è reso conto che questi ultimi non erano in grado di dare delle risposte alle sue curiosità, ha comin-ciato a consultare internet, facendosi pre-stare un computer dalla cugina.

Poi, a giugno scorso, ha conosciuto il sindaco della sua città e, nel raccontargli la sua passione per la storia dell’Antico Egitto, gli ha rivelato il suo grande sogno. Così, domenica 20 luglio, Renato Natale ha deciso di regalargli una mattinata spe-ciale: “giro” insieme in metro e visita a una grande città, dove avrebbe trovato ad aspettarlo un museo e un esperto sulla storia egizia. Durante il viaggio, Michele, visibilmente ansioso di arrivare a destinazione, ha tras-corso il tempo mostrando al primo cit-tadino i libri da cui aveva studiato e rac-contandogli alcuni dettagli sul processo di mummificazione. Un volta giunto a destinazione, ha avuto finalmente la possibilità di rimettere in ordine e verificare le sue straordinarie conoscenze.“Il nostro piccolo egittologo – commenta Natale – ha dimostrato la sua compe-tenza rivolgendo, all’esperto che ci ha

accompagnato nella nostra visita alla sala egizia, domande precise e intelligenti. La comunità e l’amministrazione comu-nale, non possono far finta di non vedere simili eccellenze, ma devono stimolarle e imparare a riconoscerle”.Dal canto suo il sindaco annuncia che potrebbero ritornarci, quando al museo verranno aperti ulteriori spazi dedicati alla storia dell’Antico Egitto o quando ver-ranno organizzati eventi specifici per i bambini, e avverte: “non sarà il solo a vivere simili esperienze ma cercheremo di accompagnare quanti più bambini e ragazzi di questo straordinario paese verso la realizzazione dei loro piccoli e grandi sogni”. Nel frattempo si è impegnato a far avere a Michele alcuni libri che possano consentirgli di approfondire i propri studi, mentre Alfonso Letizia annuncia già la scoperta di un nuovo talento: “Ha soli 4 anni e conosce quasi tutte le costellazioni”.

umberto de santis

il sogno del piccoloegittologo casalese

MICHELE MAURIELLO IN VISITA AL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI

casal di principe

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Nasce l’associazione “Mo Bast”. Il movimento civico nato da alcuni cittadini stanchi che negli ultimi mesi avevano messo in atto una serie di azioni di protesta (come i tanto noti lenzuoli di denuncia), si struttura e diventa associazione.Per il taglio del nastro avvenuto lo scorso 19 luglio è intervenuto anche il sindaco di Casal di Principe Renato Natale.Già per l’inaugurazione l’associazione, che ha sede a corso Umberto 308 è stato dato il via alla prima iniziativa: una mostra vintage allestita con oggetti tecnologici appartenuti al passato, come vecchi computer, vecchi cellulari, e vecchi giochi.Nel frattempo sono già previste una serie di iniziative. Innanzitutto è stata avviata una raccolta di cellulari inutilizzabili finalizzato al riciclo e alla devoluzione del ricavato in opere di beneficenza.Per tutto il mese di Agosto l’associazione sarà impegnata per il cineforum itinerante che toccherà varie piazze del paese. Per San Lorenzo, invece, è prevista la “Notte delle Stelle”, dove accompag-nati da musica, balli e canti, si potranno osservare le stelle cadenti.Per il weekend 29-30-31 agosto, è in programmazione, un torneo del gioco per la console X-Box 360, Fifa 14, le cui finali e semifinali saranno giocate in piazza col proiettore. La programmazione estiva si chiuderà con una manifestazione dedicata ai vari talenti del territorio e con la settima edizione di Miss e Mister Casal di Principe.

Mo Bast, taglia il nastRo e “RitoRna al passato”

DALLA PROTESTA ALLA PROPOSTA: IL GRUPPO DI DENUNCIA DIVENTA ASSOCIAZIONE

casal di principe

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Parte il progetto Luci di speranza che ha come scopo la realizzazione di instal-lazioni di plastica che fungeranno da addobbi e abbellimento del paesaggio. Si tratta di piccole e medie sculture real-izzate con bottiglie di plastica riciclata che inonderanno le piazze dei tre paesi di Casapesenna, San Cipriano e Casale e che verranno esposte durante il periodo natalizio. A curarne la direzione artistica è il giovane di San Cipriano Giovanni Pirozzi che già lo scorso anno si era fatto conos-cere grazie all’istallazione di manichini di plastica ammalati di tumore. Adesso, dopo la provocazione e la denun-cia si vuole mettere l’accento sulla bellezza e, ancora una volta, la plastica è la pro-tagonista. “ Sapevo di non poter realizzare un proget-to di questa portata solo con le mie forze, ma che c’era bisogno di mettere in atto un movimento più ampio che coinvolgesse più persone e associazioni dal momento che” -dichiara Pirozzi- “ ciò che serve a questi paesi è cercare di fare gruppo. Per cambiare le cose serve la sinergia dei tre paesi ed è proprio in questi tipi di progetti che investono tutte e tre i territori che questa sinergia si trova”.Così la bellezza estetica diventa un pre-testo per cambiare le persone e per affer-mare, attraverso l’arte, che questi paesi sono capaci di creare bellezza e che la bellezza a sua volta può costituire una speranza. “ Ci sono possibilità di miglio-rare le cose” -continua l’artista - “ bastano idee e organizzazione che ovviamente non devono essere personali ma spese al servizio della comunità. Io sono solo il curatore, il lavoro lo fanno loro”. Copioso difatti è il contributo che in questi

giorni si sta registrando da parte delle associazioni e delle parrocchie. Il parroco di Casal di Principe Don Franco ha riunito le varie associazioni cattoliche convogli-andole in Luci di speranze e così si è innescata una fruttuosa collaborazione a catena che vede impegnate in prima fila le associazioni Abc albanova bene comune, Work in progress, il comitato Don Peppe Diana, Sinistra 2000, La Forza del Silenzio, la comunità Sant’Elena di Casapesenna e tantissime altre. Da settembre saranno poi coinvolte anche le scuole e diversi laboratori sono stati avviati anche in altre città come Villaricca e Marcianise. “Come ritorno a chi da fuori viene a dare una mano qua sto propo-nendo una parte dell’istallazione per un periodo di 15 giorni nelle loro scuole e un convegno sul riciclaggio e sul tema della plastica”.

Luci di speranza era nella mente di Pirozzi già da tempo ma i lavori sono cominciati a metà maggio e si intensificheranno a settembre aprendosi anche in laborato-ri rivolti alle scuole. Fondamentale sarà anche il contributo degli scout e dei raga-zzi dei campi estivi di Libera che verranno da tutta Italia per dare una mano in quelle officine di lavoro che non sono altro che i beni confiscati alla camorra. I lavori per adesso si stanno svolgendo nell’ex dimo-ra di Stefano Reccia situata in via Luigi Caterino e il bene è gremito di una grossa mole di bottiglie di plastica; tutte da con-vertire in luci di speranza, in voglia di cambiare e migliorarsi, in voglia di esprim-ersi in quel paradigma che vede l’arte farsi portatrice di valori etici e di riscatto.

Filomena diana

lUci di speRanZaPARTE IL NUOVO PROGETTO DELL’ARTISTA DEI “MANICHINI” GIOVANNI PIROZZI

san cipriano d’aversa

Dopo la provocazione e la denuncia si vuole mettere l’accento sulla bellezza e, ancora una volta, la

plastica è la protagonista.

luci di speranza

spazio al sociale

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15MADEin

CASTELVOLTURNO Cooperativa Sociale

ALTRI ORIZZONTI by p.a. Jerry Masslo

DALLE PAROLEAI FATTI

Facciamo Impresa (Multietnica)

in collaborazione con....

SELEZIONE DI 10 SOGGETTI SVANTAGGIATI DEL MONDODELL’IMMIGRAZIONE DELL’AREA DOMIZIANAPER ATTIVITA’ FORMATIVA SULL’IMPRESA SOCIALELe attività formative riguarderanno: caratteristiche dell‘impresa sociale, accesso al credito, mantenimento dei conti, contratti e organizzazione del lavoro.

Gli aspiranti imprenditori verranno accompagnati nella de�nizione di un vero business plan. Due o più soggetti potranno, inoltre, essere selezionati peressere occupati in attività produttive sperimentali, come la produzionedel pellet, l’apicoltura e la ristorazione multietnica. Attività che i soggetti partner indendono avviare su alcuni beni con�scati del territorio di Castelvolturno, oggi nelle loro disponibilità.

L’obiettivo del progetto è quello di costruire una vera e duratura integrazione dei migranti, ponendo in loro le basi per la costruzione di attivitàimprenditoriali innovative e sostenibili.

CONTATTI: 081.8167001 - [email protected] - 3319002926

25anni di lotte e impegno per la legalità e la difesadei diritti umani1989-2014

Progetto �nanziato dal Bando di Microprogettazione sociale 2012/2013

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aVeRsac’e Un oRtoin liBReRia

Parte il progetto Orti Urbani alla Biblioteca/Libreria Sociale “Il Dono”. L’iniziativa è dell’Associazione Convergenze in collabora-zione con l’Associazione di Promozione Sociale Migr-Azioni ed il Presidio Libera di Aversa. “E’ una risposta alla Terra dei Fuochi”, fanno sapere i promo-tori dell’iniziativa”. Autofinanziato dai volontari dei sodalizi interessati, il pro-getto punta a creare spazi da adibire ad orti sociali, rivolti soprattutto a volontari ma anche a pensionati, disoccupati e persone in difficoltà nelle diverse zone cittadine che ver-ranno di volta in volta individuate.Si parte da una piccola area antistante la Libreria sociale. Per attuare il progetto i volontari hanno tolto dei “qua-droni” di cemento in un area poi riempita con del terreno agricolo offerto dalla locale condotta di Slow Food. “I nostri volontari hanno zappettato - racconta Fortunato Allegro, presidente dell’Associazione Convergenze e fonda-tore della Libreria Sociale - e seminato pomodori, insalate di diversi tipi, melenzane e odori”. L’intento non è solo quello di favorire l’autoproduzione di alimenti, coniugando la riscoperta della terra e dell’ambiente con la creazione di opportunità per le fasce sociali più deboli ma si prevede il progressivo recupero di orti e serre, individuate in città, oggi in stato di abbandono. Inoltre, in collaborazione con la cittadinanza e con le altre associazioni saranno individuate ulteriori aree in cui svilup-pare gli orti.“Vogliamo dimostrare che anche ad Aversa - prosegue Allegro, portavoce dei promotori del progetto - è possibile costruire nelle zone più in degrado delle oasi verdi. La nos-tra ulteriore sfida è quella di mettere in piedi del verde non improduttivo ma consumabile”. “Nei prossimi giorni faremo due feste: una per l’inaugurazione dell’orto ed una per il primo raccolto. A settembre, invece, in concomitanza con la presentazione delle firme che abbiamo raccolto per l’istituzione in città di una Casa dell’acqua, aumenteremo la superficie arabile dell’orto, raddoppiandolo”.“Le associazioni capofila del progetto Orti Urbani - precisa Allegro - si mettono a disposizione di tutte le altre asso-ciazioni cittadine e del territorio condividendo il proprio know how e raccordandosi, in rete, con iniziative simili e già da tempo operative, costruire ed offrire, in sinergia con la nuova realtà dei bionegozi, un’alternativa di consumo agli aversani”

Nei prossimi giorni due feste:

una per l’inaugurazione dell’orto e l’altra

per il primo raccolto

Foto di: Migr-Azioni Aps

di michele docimo

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Un’occasione di riflessione su uno strumento poco conosciuto ma molto attuale per lo sce-nario critico/economico del Sud. La storia di Luigi che con il prestito d’onore ha messo fine alla sua “inoccupabilità” dando vita alla sua “impresa” in tempo di crisi.Il prestito d’onore nato nel 1996 è uno stru-mento per agevolare i giovani imprendito-ri per creare la propria “impresa” ed offrire agevolazioni finanziarie alle nuove attività imprenditoriali da parte di giovani inoccu-pati o disoccupati. Tale “opportunità” mette a disposizione dei soggetti interessati un contributo a fondo perduto e un finanzia-mento a tasso agevolato, un sostegno forma-tivo nonché assistenza e tutoraggio per dare reale e concreto supporto alla realizzazione dell’idea imprenditoriale. Strumento utile per l’autoimpiego che permette ai giovani di porre in primo piano il proprio futuro lavora-tivo ed avere una corsia preferenziale per l’accesso al sapere e alla formazione. Ed è proprio grazie al prestito d’onore che un giovane teverolese è uscito dal labirinto di chi quotidianamente si imbatte per cercare un’occupazione. Si chiama Luigi Marzocchi 27 anni appe-na compiuti, e ha aperto ad Aversa-Piazza Bernini, “La Casa di Seiya” un attività di mod-ellismo e diorami di sua creazione dando concretezza all’esperienza personale per pensare ed agire nonché fissare dei punti di ancoraggio alla sua “idea” e prepararsi per il “dopo crisi”; con la sua iniziativa e le sue creazioni vuole contribuire alla ripresa sociale ed economica mettendo in pratica le parole enunciate da Gorbaciov “ La vita punisce chi arriva troppo tardi”.“L’idea quella di unire il modellismo all’arte

delle mie creazioni è nata dalla consape-volezza del nuovo stile di vita che la crisi ha imposto alle famiglie. Si spende meno per la ristorazione, per l’abbigliamento, per qualche giorno di vacanza e altro ancora, ma all’hobby e al “passatempo” non si rinuncia. Ecco il motivo della vendita di prodotti da collezionare che è riconducibile proprio alla tendenza di rinunciare a tutto ma non si può far a meno di dedicare qualche “soldo” per i propri svaghi” ci racconta Quella di Luigi è la prima esperienza impren-ditoriale “ …che ritengo entusiasmante sia sotto l’aspetto umano che professionale, ma allo stesso modo impegnativa perché non vi è praticamente giorno che non dedico alle mie creazioni.” Giovane imprenditore che pur dedicando tante ore alla sua “passione”, è riuscito per-fettamente a conciliare i tempi che, “auto-gestendo” l’attività, riesce a dedicarne parte alla propria famiglia e per il tempo libero. Senza sottovalutare la situazione economica attuale guarda con umiltà futuro “…in questi momenti critici in cui non sempre i “numeri tornano” è necessario fissare lo sguardo avan-ti con concretezza e farsi portare avanti non solo dalla razionalità, ma anche dalla pas-sione. Se in questi tempi di preoccupazione gli “affermati” e maturi possono darsi libertà di stare a contemplare, noi giovani non abbi-amo questa possibilità: non possiamo trascu-rare che su di noi pesa il futuro della nostra collettività e del nostro apparato produttivo.”Idee chiare quelle di Luigi che sicuramente lo porteranno a raggiungere brillanti risultati ed “onorare” il suo prestito. (antonio zacchia)

il prestito d’onore non e’in crisi

A TEVEROLA

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gaza val bene un rigore? Potrebbe essere una possibile domanda che si sono posti un gruppo di cooperanti italiani e di soci delle associazioni Terre des Hommes Italia, Ciss, Acs EducaAid, Oxfam Italia, Gvc, Vento di Terra che operano, appunto nella striscia di Gaza.“Basta con chi pensa che una partita di pallone sia più importante di un’intera popolazione inerme sotto le bombe. Basta far finta di non vedere”. Sono le parole di una lettera aperta (non firmata anche per motivi di sicurezza) che esprime le loro perplessità anche in meri-to a certe scelte mediatiche che, in tempi di Mondiali di calcio, tendono a mettere in sec-ondo piano l’offensiva su Gaza. “Basta con chi dà del terrorista a un’intera popo-lazione senza mai aver voluto ascoltare le voci di Gaza – continua la lettera - Basta coi giornalisti che scrivono articoli comodamente seduti da casa o dalle redazioni a Roma e Milano. Basta con l’equidistanza a tutti i costi. Basta con le condanne bipartisan e con le parole misurate”. E’ la denuncia contenuta nella lettera aperta di

un gruppo di cooperanti italiani che opera nella Striscia di Gaza, dove i bombardamenti hanno già provocato almeno 120 vittime.“Non possiamo restare silenti dinanzi a un attac-co armato indiscriminato verso una popolazi-one che non ha rifugi, posti sicuri o possibilità di fuga – continua la lettera - Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisica-mente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto. Non possiamo far finta di nulla. Noi Gaza la con-osciamo perché ci lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos’è la sofferenza, ma anche la resistenza. E non parliamo di lancio di razzi: per i circa due milioni di persone che risie-dono a Gaza, che vivono da 48 anni sotto occu-pazione, dimenticate dal mondo, che piangono morti che sono sempre e solo numeri, che subiscono interessi politici sempre più impor-tanti della vita umana... resistere è essere capaci, nonostante tutto, di andare avanti. Gaza ci ha insegnato semplicemente la dignità umana. Siamo qui e ci sentiamo inermi e, ancora una volta, esterrefatti perché continuiamo a leggere

Non possiamo restare silenti dinnanzi a un attacco armato indiscriminato a una popolazione che non ha rifugi

Foto: kashklic, random’s shooting

val bene un rigoregaza

notiziemigranti

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val bene un rigore

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articoli di giornale che a nostro avviso non rispecchiano la realtà. Non raccontano lo squilibrio tra una forza occupante e una popo-lazione occupata. Enfatizzano la paura israeliana dei razzi lanciati da Gaza, che condanniamo ma che, fortunatamente, non hanno procurato morti e riducono a semplici numeri le oltre 100 vite spe-zzate a causa dei bombardamenti Israeliani in meno di tre giorni. Tutto ciò che scriviamo non è frutto di opinioni personali o giudizi morali; è sancito e ribadito dai principi del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, che muovono il nostro operato ogni giorno”.“Riteniamo inaccettabile – prosegue la lettera - che la risposta all’omicidio dei tre coloni, avvenuto in circostanze ancora ignote, sia l’indiscriminata punizione di una popolazione civile indifesa: il diritto umanitario vieta le punizioni collettive - definite crimini di guerra dalla IV Convenzione di Ginevra (art. 33). Israele ha addos-sato la responsabilità ad Hamas, attaccando immediatamente la Striscia, causando la risposta dei gruppi palestinesi con il lancio di missili su Israele. Il governo israeliano sostiene di voler colpire gli esponenti di Hamas e le sue strutture militari. E’ davanti agli occhi di tutti che ad essere colpiti finora sono soprattutto bam-bini e donne. Basta con lo scrivere che Israele reagisce ai missili da Gaza, la verità per chi vuol vederla e i numeri, se non interpretati con slealtà, sono chiari. Dall’8 luglio, inizio dell’operazione militare “Protective Edge”, Israele ha bombardando 950 volte la Striscia, distruggendo deliberatamente oltre 120 case, (violando l’articolo 52 del Protocollo aggiuntivo I del 77 della convenzione di Ginevra), uccidendo 102 persone (inclusi 30 minori 16 donne,15 anziani e 1

giornalista) ferendo oltre 600 persone, di cui 50 in condizioni molto gravi. Oltre 900 persone sono rimaste senza casa, 7 moschee, 25 edifici pubblici, 25 cooperative agricole, 7 centri educativi sono stati distrutti e 1 ospedale, 3 ambulanze, 10 scuole e 6 centri sport-ivi danneggiati. Dall’altro lato, il lancio di razzi da Gaza, secondo il Magen David Adom (servizio emergenza nazionale israeliano), ha causato 123 feriti di cui: 1 ferito grave; 2 moderati; 19 leggeri; 101 persone che soffrono di shock traumatico. Di fronte a questi numeri ci sembra intollerabile la non obiettiva copertura di gran parte della stampa internazionale e nazionale, dell’attacco israeliano verso la Striscia di Gaza. Per questo riteniamo necessario prendere posizione e ribadire la necessità di riportare l’informazione, sullo scenario militare in corso, alle dovute proporzioni. “Ci appelliamo infine – si conclude la lettera - ai responsabili politici in causa e a quanti possano agire da mediatori, affinché le operazioni militari cessino immediatamente e perchè si ponga fine all’assedio nella Striscia di Gaza”.Nel frattempo, sono sempre più costanti i rapporti tra le ong e il consolato italiano, che richiede cautela e ha invitato le associazioni a restare lontano dall’area. “Non sempre l’accesso alla Striscia è pos-sibile, oltre al fatto che i continui bombardamenti su case e civili impediscono i movimenti interni e quindi, anche per chi rimane dentro, è impossibile coordinare le attività. Il rischio potrebbe essere che, proprio nel momento in cui c’è più bisogno, i civili di Gaza possano restare senza alcuni aiuti fondamentali, forniti anche attraverso la cooperazione italiana” conclude la lettera.

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di alessandra cineglosso

la parola “gioco” rimanda immediatamente ad aspetti di familiar-ità, gioia, piacere e ci riaggancia ai ricordi all’infanzia. In tale epoca della vita, infatti, il gioco costituisce l’attività principale per un bambino ed è presente spontaneamente fin dalla nascita anche quando non è indotto dagli adulti di riferimento del bambino: con un’affermazione apparentemente paradossale, si potrebbe dire che “il gioco è una cosa seria” poiché assolve ad importanti funzioni evolutive. Da un lato, infatti, influenza lo sviluppo cognitivo e senso-motorio del bambino: dover affrontare nuove sfide e risolvere problemi gli consente di progredire nelle abilità manuali, fisiche e mentali. Dall’altro, il gioco promuove anche lo sviluppo affettivo-relazi-onale del bambino: relazionandosi con i propri coetanei e con-frontandosi con le regole del gioco, infatti, il bambino acquisisce competenze relazionali, esercita l’empatia ed impara a convivere e cooperare con gli altri nel rispetto di quelle regole che poi carat-terizzeranno tutte le sue esperienze sociali e lavorative future. Il gioco d’azzardo rientra nella categoria dei giochi aleatori poiché

fa parte di quei giochi in cui il risultato non è determinato dalla competenza del giocatore ma dalla fortuna. Nonostante il risul-tato di questi giochi sia del tutto aleatorio, tuttavia, i giocatori si illudono di averne compreso le regole e i meccanismi e maturano delle convinzioni strategiche e personali (ad esempio, scegliere personalmente il “gratta e vinci” da acquistare, calcolare il numero di giocate da effettuare, oppure giocare i numeri sulla base di certe convinzioni – quello che non esce da più tempo, quello più lontano da quello appena uscito, ecc. – che non hanno nulla a che vedere con quelle della statistica). Questo accade perché abbiamo bisogno di trovare un significato nelle cose che succedono nel mondo. La ricerca del significato è fondamentale perché permette di capire la realtà, compren-derla e prevederla senza sentircene sopraffatti. Essendo il gioco una delle tante esperienze della realtà umana, anche in essa le persone cercano di trovare delle regolarità per comprendere le cause di ciò che accade per effetto di un bisogno che in psicologia viene chiamato “illusione di controllo”. Nei giochi aleatori, tuttavia, queste regolarità non esistono.

il gioco:una Cosa seria

ma attenzione a non rimanere imPigliati nella rete dei gioChi aleatori

legami

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Se è vero, quindi, che il gioco assolve ad un’importante funzione evolutiva che ci accompagna per tutta la vita e che ci consente di sperimentare la nostra creatività, negoziare il rapporto con gli altri, acquisire le regole sociali, provare emozioni forti in sicurezza, è anche vero che quando il gioco assume le dimensioni patologiche del gioco d’azzardo, in esso si nasconde il rischio opposto: piut-tosto che uno strumento di crescita per il nostro Sé, il gioco può costituire una rete nella quale il nostro Sé può rimare impigliato e da cui può essere molto difficile uscire. In tal senso, i pre-adolescenti e gli adolescenti costituiscono una categoria fortemente a rischio perché vulnerabili proprio in ragione della fase della vita che attraversano in cui si avverte forte il bisogno di sperimentare nuovi stili di comportamento, di esplorare i propri limiti e di mettersi alla prova: si sperimentano così attività che vanno contro le regole e che possono implicare un rischio di dipendenza sia da sostanze che da comportamenti. Ciò accade perché sperimentarsi in queste attività diviene per l’adolescente il banco di prova della sua capacità di separarsi e divenire autonomo: è come se attraverso queste attività si chie-desse “Sono destinato alla dipendenza dagli adulti o posso eman-ciparmi e diventare adulto a mia volta?”. Non potendo tollerare il conflitto in termini interni, l’adolescente lo sposta nella realtà concreta, attraverso lo scontro generazionale e la ricerca di attività avventurose e rischiose.

Il rischio di per sé non ha una connotazione negativa: anzi, una quota di rischio è sempre presente nelle nostre attività e scelte; se non ci assumessimo dei rischi la nostra vita risulterebbe immobile e priva del benché minimo cambiamento. Alcuni adolescenti, tuttavia, vanno oltre questi rischi fisiologici poiché esperiscono una particolare “vulnerabilità” ai vissuti di incertezza, confusione caratteristici di questa fase ed avvertono più del dovuto il bisogno di conferme da parte del contesto, sen-timenti di vergogna, timore e rabbia. Per questi adolescenti, confrontarsi con i propri limiti rappresenta una “ferita narcisistica intollerabile” e pertanto tendono a ricorrere ad atti estremi non come “azioni” che servono a sperimentare i propri limiti e le prop-rie abilità ma come “agiti” che servono a spostare fuori, nel mondo esterno, i conflitti e ad utilizzare il rischio, l’atto estremo come strumento magico di risoluzione delle frustrazioni inevitabili dello sviluppo.Sono questi adolescenti che rischiano maggiormente di svilup-pare una psicopatologia e comportamenti problematici legati al controllo degli impulsi e alle dipendenze se i loro bisogni di novità e di sensazioni forti, così come la loro necessità di sperimentare i propri limiti non vengono intercettate dalla famiglia e dalle agen-zie educative per essere canalizzate in una dimensione costruttiva e creativa.

IL GIOCO PUO’ COSTRUIRE UNA RETE NELLA QUALE IL NOSTRO SE’ PUO’ RIMANERE IMPIGLIATO E DA CUI PUO’ ESSERE MOLTO DIFFICILE USCIRE

www.associazionelegami.wordpress.comwww.facebook.com/[email protected]+39 338 2642155

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di umberto de santis

alessandro Belliére a Casal di Principe. Il podista 80enne, partito lo scorso 9 giugno da Ventimiglia con l’obiettivo di girare a piedi tutta l’Italia, lo scorso 17 luglio ha attraversato anche la città di Don Peppe Diana.A guidare Belliére nel suo percorso in città sono stati gli instancabili soci della Proloco cittadina, presieduta dal dott. Pasquale Pezzella, che hanno voluto coinvolgere anche le istituzioni locali.Queste ultime, nelle persone del vicesindaco Marisa Diana, dell’’Assessore alla Cultura Mirella Letizia e del Presidente del Consiglio, Amedeo Capasso, lo hanno accolto nell’aula consiliare dove, oltre a portargli l’incoraggiante abbraccio del popolo casalese, gli hanno consegnato una pergamena di ringraziamento per avere incluso anche Casal di Principe tra le tappe percorse lungo la sua straordinaria impresa.““Alessandro Bellière - ha sottolineato Pezzella nell’aula con-siliare - è una persona degna di essere messa ad esempio. Un esempio di volontà, di persecuzione di un obiettivo, di sacri-ficio che i nostri giovani dovrebbero a prendere a modello”.“Dobbiamo far capire - ha proseguito il presidente della

Proloco - che Casal di Principe vuole cambiare, vuole acco-gliere tutti e sta voltando pagina. Siamo un popolo meravi-glioso che deve riscoprire se stesso”.Dopo l’incontro con l’amministrazione locale, l’atleta ha proseguito il suo viaggio per la città, dove ha trascorso anche la notte, ricevendo una straordinaria ospitalità.Solo nella giornata di Venerdì, è ripartito in direzione della tappa successiva, il comune di Saviano.Complessivamente Bellière si fermerà per 137 tappe, sceglien-do alcuni tra i luoghi più significativi dello stivale. Il podista, non nuovo a imprese del genere e amante degli sport estremi come il paracadutismo, percor-rerà complessivamente 4600 km a piedi che lo porteranno fino a Trieste dove, il prossimo 24 otto-bre, festeggerà anche il suo 81esimo complean-no.

alessandrobellièreil Podista 80enne, Che gira a Piedi

di renato natale

è una notte d’estate, precisamente fra il 28 e il 29 di agosto del ‘44. Sulle alpi apuane, Monte Rovaio, in provincia di Lucca, un gruppo di partigiani aspetta il mattino e con esso le truppe tedesche che stanno arrivando per eliminarli. Potevano scappare , ma hanno deciso di restare per proteggere la popolazione civile e dare loro il tempo di mettersi in salvo.Seduti intorno al fuoco , ciascuno racconta di se, e della propria terra. Fra gli altri un giovane meridionale, conosciuto come

“Francesco il Napoletano”. Di lui i compagni sanno solo che è nato in una paesino della Campania, Albanova , allora provincia di Napoli ( Albanova è il nome che Mussolini diede ai comuni unifica-ti di Casal di principe e San Cipriano , durante il periodo fascista) . Francesco ai compagni ci tiene a far sapere che il suo è stato sem-pre un popolo fiero, che mal sopporta vessazioni e domini, dove fin da bambini ti insegnano a non calare la testa , a non portarsi schiaffi ed offese a casa, a non farsi mettere le mani sulla spalla (un modo per definire il dominio di qualcuno su di te).

FRancesco detto “il napoletano”

una storia di resistena e orgoglio Casalese

cultura

tutta l’italia, Fa taPPa a Casale

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Per accompagnare la notte che passa in attesa dell’ultimo giorno della propria vita, Francesco racconta:“Casal di Principe ai tempi di Ferrante d’Aragona”.Fra la fine del 400 ed inizio del 500, a Napoli regnava Ferrante d’Aragona. Il re era solito passare molti mesi all’anno nel feudo di Casal di principe, non lontano dalla fortificata Capua , al riparo dai complotti di palazzo e dei suoi baroni (è di questi anni la storica congiura dei Baroni, ricordata da una lapide nella sala del Consiglio del Maschio Angioino). Nei codici aragonesi sono conservate le lettere che il sovrano scriveva alla figlia Beatrice , sposa del re di Ungheria Mattia , detto Corvino. Mattia Corvino fu il nobile magiaro che bloccò l’avanzata nei Balcani degli arabi, anche grazie all’aiuto di un conte della Transilvania (Vlad Tepes) ,famoso per la sua crudeltà e che poi ispirò i racconti su Dracula il Vampiro. Un figlio illegittimo di Mattia, Stanislao, che mal sop-portava il governo tirannico del padre congiurò contro di lui ; scoperto fu inviato in esilio nel regno di Napoli, in accordo al suoc-ero di Mattia, Ferrante. Quest’ultimo relegò il giovane Stanislao in terra di Casal di Principe (ancora oggi sono frequenti gli Stanislao o i Mattia Corvino in questa Città) .Nello stesso periodo giunge a Casale un altro nobile ribelle, Pasquale Coppola, conte di Sarno, figlio di Francesco Coppola , accusato dal sovrano di aver partecipato alla congiura dei Baroni e condannato a morte mentre il figlio Pasquale fu esiliato a Casal di Principe. La casa di Pasquale Coppola fu eretta nel centro della cittadina. Francesco Coppola era stato uno dei maggiori banchieri d’Italia, ed aveva finanziato la costruzione della flotta reale, quella che si scontrò con gli arabi nella famosa battaglia di Lepanto, che bloccò l’avanzata islamica nel mediterraneo (ricordiamo che negli

stessi anni a fine 400 i reali di Castiglia e di Aragona mettono fine alla dominazione araba in Spagna).Ferrante d’Aragona , affida il feudo di Casal di Principe a tre suoi parenti , i fratelli Gargano, nobile famiglia normanna di Aversa. I fratelli Gargano , in ossequio alle esigenze belliche del loro re, imposero tasse e tributi esosi alla popolazione del feudo , riducen-dola alla fame. Ben presto i casalesi, insofferenti verso la tirannia dei feudatari , si organizzano per una rivolta, e trovano come loro condottieri i due nobili ribelli, Pasquale Coppola e Stanislao Corvino. Presso la casa Coppola , si riuniscono i capifamiglia per organizzare le sortite contro gli armigeri di casa Gargano e contro gli aragonesi . Non tutti e tre fratelli erano malvagi; l’ultimo il più piccolo , era di animo gentile . Questo ragazzo, si innamora di Preziosa, una fanciulla del popolo, il cui padre partecipa alla lotta di “ resistenza” contro gli oppressori. Quando i due maggiori feu-datari , vengono a scoprire questo amore, fanno uccidere il padre di Preziosa e mandano via dal feudo il terzogenito , e , in accordo con il sovrano, lo inviano in terra aragonese in Spagna. Il giovane partecipa alla spedizione di Cristoforo Colombo alla scoperta dell’America. Intanto la lotta di Coppola e Corvino contro il feudo, subisce sconfitte, e cade in una battaglia il giovane Corvino. Dopo alcuni anni ritorna in patria il più giovane dei Gargano, ed è Lui a prendere in mano la guida della resistenza casalese, sconfiggendo alla fine i due fratelli, favorito in questo anche dalla morte di Ferrante il cui figlio ed erede al trono Alfonso ha uno sguardo più benevole verso i popoli della Campania (anche perché le “attenzioni” esterne, dal pontificato dei Borgia, ai principi del Nord, diventano troppo pesanti per permettersi il lusso di ribellioni e faide interne). Alla fine della storia il feudo è assegnato al più giovane dei Gargano, che può sposare Preziosa , ed istituisce anche un fondo per finanziare il corredo di ragazze povere (la targa con cui viene comunicato questa decisione è ancora leggibile nella Chiesa del SS. Salvatore al Centro di Casal di principe) .Francesco finisce il suo racconto con le prime luci dell’alba , quan-do da lontano si sentono arrivare i tedeschi. La battaglia lascia sul campo 18 partigiani , oggi ricordati da una lapide nel Comune di Molazzana in provincia di Lucca. Fra gli altri :“ Francesco il Napoletano, nato ad Albanova ( NA).70 anni dopo la morte di Francesco e oltre 500 anni dopo la ribel-lione dei casalesi contro gli oppressori di Ferrante d’Aragona, nella casa che fu di Pasquale Coppola, ed in cui si riunivano i cospiratori , oggi c’è la sede di Libera della provincia di Caserta, del Comitato don Diana, e di varie altre Organizzazioni, che hanno combattuto e combattono contro i moderni oppressori, la Camorra ed i suoi alleati.

N.B. il racconto si basa su alcune notizie storiche: Ferrante dimora spesso a casale , e lo dimostrano le lettere scritte alla figlia Beatrice e che si ritrovano raccolte nei codici aragonesi. Anche la congiura dei baroni e la partecipazione ad essa di tale Francesco Coppola , conte di Sarno , è un fatto storicamente accertato. Vi sono atti notarili che dimostrano l’arrivo da Napoli di Pasquale Coppola ai primi del 500, e la sua casa aveva sotto le fondamenta la sua tomba. La storia di Stanislao Corvino manca, invece, di prove storiche, ma è nel racconto popolare della nostra terra da sempre. La rivolta dei casalesi contro i Gargano pure è storica-mente definita. Francesco detto il Napoletano, eroe della resistenza è realmente esistito; lo dimostrano le due lapide erette sul luogo dell’eccidio nazista a Molezzano in provincia di Lucca.

rubriche

#IORESISTO

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in primo piano

4 non va bene La Balzana simbolo della sconfitta dello Stato

5 legge 109/96 Nonostante la maggiore ancora non è matura

6 legge regionale sui beni conFiscati La “Festa” per i due anni di non attuazione

7 il pm: Franco roberti La Forza delle mafie sta fuori le mafie

dal territorio

8 la citta’ liberata Casal di Principe volta pagina ma non dimentica 10 modello caserta2 Vertice a Casal di Principe il 6 Agosto

spazio al sociale 12 il sogno del piccolo egittologo casalese 13 mo bast “Ritorno al Passato”

14 luci di speranza Il nuovo progetto dell’artista Giovanni Pirozzi

16 c’e’ un orto in libreria

rubriche

18 notizie migranti Gaza: Val bene un rigore

20 legami Il gioco è una cosa seria 22 cultura Il podista 80enne che gira a piedi l’Italia, fa tappa a Casale 23 #ioresisto Francesco detto “Il Napoletano”: una storia di resistenza casalese

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