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13 Dalla Parola di Dio al Dio della ParolaDomenica XXXI del Tempo Ordinario [B] Dalla PAROLA di Dio al DIO della Parola 01 Novembre MMIX Sussidio a cura di TONINO FALCONE sdB [Dimensione teologico-biblica] e di JESUS MANUEL GARCIA sdB [Dimensione teologico- spirituale]. Domenica XXXI “di Tutti i Santi” [ciclo B] A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Domenica XXXI del Tempo Ordinario [B]

Dalla PAROLA di Dio al DIO della

Parola

01 Novembre

MMIX

Sussidio a cura di TONINO FALCONE sdB [Dimensione teologico-biblica]

e di JESUS MANUEL GARCIA sdB [Dimensione teologico-spirituale].

Domenica XXXI“di Tutti i Santi”

[ciclo B]

DOMENICA DOMENICA ““DI TUTTI I SANTIDI TUTTI I SANTI””A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Domenica XXXI del Tempo Ordinario [B]

XXXI DEL TEMPO ORDINARIOXXXI DEL TEMPO ORDINARIO [B][B]

“Dalla PAROLA di DIO al DIO della“Dalla PAROLA di DIO al DIO della PAROLA!”PAROLA!”

1] Evangelo1] Evangelo11: : MatteoMatteo 5,1-12a 5,1-12a

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che

hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

2] Esegesi e Teologia2] Esegesi e Teologia22

1 Prendiamo le Letture dal Lezionario del Messale Romano [LEV, 2007], preparato secondo l’editio typica altera dell’Ordo lectionum Missae, utilizzando la versione della Santa Bibbia curata dalla Conferenza Episcopale Italiana [CEI], approvata secondo le delibere dell’Episcopato. L’edizione 2007 del Lezionario del Messale Romano deve essere considerata “tipica” per la lingua italiana, ufficiale per l’uso liturgico. Il Lezionario si potrà adoperare a partire dal 2 dicembre 2007, Prima Domenica di Avvento; diventerà obbligatorio dal 28 novembre 2010.

2 Si avvisa il lettore che nel commentare “liturgicamente” la Santa Scrittura ci si attiene all’ormai pluridecennale proposta del compianto amico e collega prof. TOMMASO FEDERICI pubblicata nei suoi numerosi scritti [a cui si rinvia in nota e in bibliografia] e da noi rilanciata con le diverse pubblicazioni sullo studio del suo metodo “unico” di lavoro. Per i dettagli cfr. ANTONIO FALCONE, Tommaso Luigi Federici [in memoriam], in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 576-583.801-806; La lettura liturgica della Bibbia: il Lezionario, in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 747-756; La Bibbia diventa Lezionario, in Atti della Settimana Biblica Diocesana [21-23 febbraio 2002], Piedimonte Matese 2002, 1-16; Profilo biografico e bibliografia di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 17-55; Il metodo della “Lettura Omega” negli scritti biblici, patristici, liturgici e teologici di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 71-95; La comunità religiosa oggi, “scuola di preghiera”, in A. STRUS - R. VICENT [a cura di], Parola di Dio e comunità religiosa, ABS-LDC, Torino 2003, 87-97; The religious community today “a school of prayer”, in M. THEKKEKARA [edited by], The word of God and the religious community, ABS, Bangalore 2006, 117-134; “Annuncia la Parola ...” [2 Tim 4,2], in R. VICENT - C. PASTORE [a cura di], Passione apostolica. Da mihi animas, ABS-LDC, Torino 2008, 161-172; Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte I], in Parola e Storia 3 [2008], 67-101; Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte II], in Parola e Storia 4 [2008], 241-288. È utile avere sotto mano anche TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001; “Resuscitò Cristo!”. Commento alle Letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Quaderni di “Oriente cristiano” 8, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 1996; Cristo Signore Risorto amato e celebrato. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale, Dehoniane, Bologna 2005; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo C, Dehoniane, Roma 1988, III, 828; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Dehoniane, Napoli 1987, I, 444; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo B, Dehoniane, Napoli 1987, II, 587; Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo A , Dehoniane, Roma 1989, IV, 1232.

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Il brano dell’Evangelo di oggi è tratto dal «Discorso della montagna» [Mt 5-7], in cui l’evangelista Matteo raccoglie come in un programma vari discorsi di Gesù. Non è la prima parola che ascoltavano i cristiani della Chiesa primitiva. Prima avevano già accolto nel cuore la fede attraverso un primo annuncio di Cristo morto e risorto. Già sperimentavano la forza dello Spirito Santo. A questi fratelli la Chiesa proponeva quindi un’ulteriore catechesi presentando l’icona dell’uomo nuovo. Ecco, si diceva, quello che diventerete se vi lasciate trasformare dalla forza dello Spirito del Signore che è in voi. Il discorso, o catechesi, incomincia con l’espressione «Beati», come la prima parola del Sal 1,1 con cui inizia il Salterio. Nel Sal 1,1 è proclamato beato chi ascolta e accoglie nel cuore, meditandola, la Legge di Dio, qui è beato chi accoglie con fede la nuova Legge, quella del nuovo Mosè, Gesù Cristo. L’uomo nuovo nato dal Battesimo è felice, perché vede progressivamente delinearsi nella sua vita quello che Gesù disse ai suoi Apostoli: egli sarà un uomo “povero in spirito”, che sa di non poter provocare a forza l’avvento del Regno di Dio, ma è il primo ad attenderlo con umiltà dall’Alto. Quest’uomo nuovo sarà anche afflitto, cioè discriminato e perseguitato dal mondo a lui ostile, ma alla fine sarà consolato dal Signore col poter ereditare, come dice il Sal 37,11, la terra, che corrisponde al Regno dei Cieli. Sarà ancora un uomo che avrà fame e sete della giustizia, cioè di compiere la volontà di Dio, rivelata nelle Scritture e attuata da Cristo. Saranno uomini che seguiranno le orme di Cristo nelle vie della misericordia e nella disponibilità al perdono, saranno puri di cuore, cioè sinceri nel rapporto con Dio e con il prossimo, pacificatori: promuoveranno attivamente la riconciliazione. Tutti costoro saranno anche perseguitati, come Gesù Cristo, a motivo della loro fedeltà alla volontà di Dio. Si aggiunge infine una beatitudine anche per le comunità che al tempo dell’evangelista sono provate dalla discriminazione per la propria adesione a Gesù Cristo. Queste sofferenze e tribolazioni le uniscono ancor più strettamente a Lui. Devono gioire, perché, come Gesù Cristo, sperimenteranno anche la gioia della Resurrezione.

Il testo che si estende da 5,1 a 7,29 è il primo di sei grandi discorsi di Gesù. Le Beatitudini di Matteo, e nella forma ridotta in Luca [6,20-22], sono le proposte e le prospettive massimamente rifiutate dall’uomo normale, che nella migliore prospettiva si attende solo benessere, conforto ed aiuto nella sua condizione. In realtà, le Beatitudini sono la parafrasi parlata di quello che il segno della Croce rivela e mostra. Essere beato è lasciarsi crocifiggere con Cristo. Come programma da presentare alla società di ogni tempo, è un sicuro, consapevole fallimento in prospettiva, almeno all’apparenza.La prima è la più famosa delle Beatitudini e dichiara “beati” i poveri

“quanto allo spirito”. Il testo rinvia a Is 57,15, 66,2 [Mt 11,29; 18,3; Lc 12,32]. La spiegazione è abbastanza ingrata e difficile. Si tratta di quelli che dagli uomini e dalle circostanze si lasciano fare poveri del tutto, su ogni piano, economico, sociale, morale, e, confidando solo in Dio, accettano questa loro situazione. E lo fanno perché hanno finalmente conosciuto che cosa sia confidare solo in Dio, e che i beni materiali e

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morali sono il diaframma insidioso che impediscono di aderire a Dio e ai suoi diritti.

La seconda parla dei piangenti. Il verbo greco penthoúntes, indica il dolente per varie cause, ma soprattutto per la tristezza che viene da Dio; ossia, per i dolori della vita, le avversità che sopporta per amore di Dio; per i peccati di cui si duole sinceramente davanti a Lui; per le afflizioni salutari e le privazioni che accetta come purificazione. Tali situazioni si ritrovano largamente nell’A.T. [Sal 125,5-6; Is 57,18; 61,3] e nel N.T. [Gv 16,20; 2 Cor 1,7; 7,10]. I dolenti, perciò, hanno la certezza della divina consolazione [Giac 4,9-10], quando Dio stesso asciugherà indicibilmente le loro lacrime [Ap 7,17 che cita Is 25,8; Ap 21,4].

La terza parla dei miti, ossia quegli uomini rari e quasi insignificanti, che hanno rinunciato ad ogni rivalsa verso gli uomini e verso Dio, che guardano tutto con umiltà, con pietà e partecipazione [Sal 36,11]. Essi avranno in eredità la Patria, il regno con tutti i suoi beni, è partecipando così alla mitezza stessa di Dio.

La quarta parla della categoria degli affamati e degli assetati. Non tanto di cibo e bevanda materiali, quanto di Giustizia divina [Am 8,1], del Signore [Sal 41,2; 62,2], del divino [Is 55,1-2], di Cristo [Gv 7,37-39; 4,13-14]. Dissetatrice è la Sapienza divina, in eterno.

La quinta dichiara beati i misericordiosi, gli eleêmones, che troveranno divina Misericordia, come dalla promessa antica [Sal 25,34-36; Tob 4,7; Pr 19,16]. Il N.T. ribadisce quella promessa [Mt 18,33; Giac 2,13]. “Misericordioso e Tenero” è il Signore stesso, tale rivelatosi una volta per sempre a Mosè nella Teofania al Sinai [Es 34,6], e perciò sempre cantato come tale dal Salmista [Sal 102,8; 144,8]. Proprio perché è il Misericordioso, vuole che tutti i suoi figli siano santi come lo è Lui [Lev 19,2], che nella rilettura del N.T. significa essere “perfetti” come lo è Lui [Mt 5,48], e quindi in parallelo, al culmine della loro perfezione, essere eleêmones, misericordiosi come lo è Lui [Lc 6,36].

La sesta parla dei “puri di cuore”. Già nell’A.T. essere puri di cuore è la condizione prerequisita per accedere al santuario della divina Presenza [Sal 14; 23,4; 72,1]. Così e ancora nel N.T. [2 Tim 2,22; Ebr 12,14; 1 Gv 3,2-3; Ap 22,4]. Non si tratta solo, come ad orecchio si potrebbe percepire, di quelli che custodiscono intatti il 6° ed il 9° comandamento sulla purità sessuale e la sua ampia sfera. Certo, si tratta anche di questo, e per larga parte, tuttavia non in modo primario. Gli occhi della mente e del cuore possono essere diaframmati, cioè impediti di vedere le Realtà vere, che sono anzitutto e biblicamente in quest’ordine preciso, quelle che riguardano se stessi, poi i fratelli, poi il mondo ed infine, soprattutto, Dio, che si pone sempre all’ultimo. Questi diaframmi possono essere molti, possono coesistere sovrapponendosi in modo rovinoso, e diventare “idoli”. Possono essere il potere e la superbia, la ricchezza e l’avidità avara, il successo mondano e la stima di se stessi, l’odio e l’invidia, può anche essere una persona [qui il 6° ed il 9° comandamento], o un gruppo culturale e sociale, una religione che imprigiona [cfr. Rom 1,10-32]. Ora il cuore, ossia il centro della persona, la mente e la volontà, se è “impuro” comincia nel non voler riconoscere le realtà del mondo creato attraverso

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le quali è inevitabile conoscere il Creatore, e così non si vuole riconoscere Dio. Questo porta il cuore ad “incurvarsi in se stesso”, a “fuggire dalla realtà” oggettiva, a rifugiarsi negli idoli del proprio cuore, quelli elencati sopra. Allora Dio, che “mai abbandona, se prima già non sia stato abbandonato”, permette che essi si diano alle passioni perverse. Si innesca un circolo vizioso, il cuore sprofonda nell’impurità della propria esistenza. L’ultimo passo è che questi viziosi abituali sanno che Dio condanna alla morte chi commette tutti questi fatti vergognosi, tuttavia essi seguitano a commetterli, e anzi perfino approvano chi li commette. La civiltà moderna potrebbe specchiarsi benissimo in questo quadro sinistro. I puri di cuore invece vedranno Dio.

La settima loda l’uomo di pace, pacificato dentro e quindi diventato operatore di pace [Sir 4,11].

L’ottava parla dei “perseguitati a causa della Giustizia” che nel linguaggio biblico è la Misericordia che interviene sempre a ristabilire le condizioni pacifiche dell’umana convivenza.

Vi è poi una beatitudine riassuntiva composta di tre situazioni umanamente insopportabili:l’oltraggio subito senza reagire, la persecuzione, la calunnia perversa e menzognera di cui si è oggetto,

ma a causa di Cristo [Eb 11,26; 1 Pt 4,14.18].La grande pagina delle Beatitudini riceve sempre un’applicazione

esclusivamente umana. “beati siete voi”, è detto solo, e globalmente, degli uomini? A rileggere bene l’elenco, si è colpiti subito da questo fatto: l’anonimato! È beato ci si trova in questa o quella situazione, certo, ma chi si trova in questa o quella situazione, ed insieme, e totalmente? Solo Cristo. Solo Lui è il “Beato”. Lui è il “povero di spirito” e possiede il Regno.Lui è il “Dolente/Sofferente” e ricevette la divina Consolazione, lo Spirito

Santo.Lui è il “Mite” e possiede la Patria, la Casa del Padre.Lui “ebbe fame e sete della Giustizia” e fu divinamente saziato dal Cibo del

Padre [Gv 4,34].Lui è il “Misericordioso” che riceve dal Padre la Misericordia da donare

agli uomini.Lui è il “Puro di cuore” e contempla Dio in eterno.Lui è il “Pacifico” ed è il Figlio di Dio.Lui sopportò la persecuzione e la maledizione e la calunnia a causa di se

stesso, della sua divina missione, e gioì della Gioia eterna.Così, nel plurale anonimo di modestia, Cristo Gesù si pone come l’unico che

vive ogni beatitudine, come Modello supremo di chi vuole essere beato, ed insieme mostra che è possibile, anzi è esaltante essere beati insieme con Lui, secondo il Cuore divino del Padre.

3] Lettura e Meditazione 3] Lettura e Meditazione

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Per un leader di una nuova religione che vuole conquistare la simpatia altrui e avere dei seguaci, il manifesto programmatico delle Beatitudini sembra, a prima vista, un’assurdità. Ascoltare questa litania caratterizzata dall’iniziale ‘Beati’ può suscitare sentimenti contrastanti, perfino opposti: dal serafico piacere di sentirsi accarezzati dalla felicità, al disgusto per la presa in giro di parole che stravolgono la realtà. La promessa di beatitudine o di felicità giunge da tutte le parti e ogni uomo sbandiera la propria ricetta miracolosa. C’è chi invita a godere la vita, spremendola al massimo, perché essa è breve e sfuggevole: godere il corpo, la tavola, il letto, il gioco, la lettura, la natura, la ricerca, la scoperta, insomma, una specie di insaziabile carpe diem. C’è chi, sul versante opposto, ritiene che il desiderio sia la macchina infernale del dolore. Da qui la necessità di controllare il potenziale del desiderio, fino a ridurlo al minimo e neutralizzarlo. C’è chi pensa che la felicità venga dalla distruzione dell’arsenale che la combatte, quindi propugna una lotta contro la malattia, la sofferenza, l’emarginazione, la povertà. C’è chi giudica con pessimismo la realtà e ritiene che nulla possa assicurare una vera e stabile felicità, perché l’uomo è schiacciato dalla sofferenza fisica e morale; non c’è che rassegnarsi ad una situazione senza uscita. C’è chi si rifugia nel sogno, sfuggendo a questa valle di lacrime, e addita un paradiso perduto, vivendo nell’illusione di poterlo un giorno ritrovare, fosse anche solo dopo la morte. Anche costui è un rassegnato che, anziché essere ‘preagonico’ come il tipo precedente, è tenuto in vita dalla macchina artificiale dell’illusione. Gesù non si sottrae al compito di offrire una sua ricetta, perché sa bene che il desidero di felicità è radicato in ogni uomo e appartiene ai suoi bisogni fondamentali come l’aria, l’acqua, il cibo, la casa, gli amici.

Diciamo subito che la proposta evangelica è, a prima vista, azzardata, apparentemente illogica e utopica. Invece, a suo favore giocano due ragioni di concretezza:

La prima consiste nell’esperienza diretta di Gesù: egli proclama quello che vive.

La seconda viene dal tempo: duemila anni di storia dell’Evangelo non hanno annebbiato il valore di questa pagina che ha trovato nei secoli non solo dei convinti assertori, ma anche degli entusiasti realizzatori.

La storia documenta il successo della ‘ricetta’ proposta a ciascuno di noi. Che posto occupano le beatitudini nella nostra vita? Come possiamo dire che le beatitudini siano la mappa della felicità, quando inneggiano a poveri, miti, oppressi, persone che non contano o che stanno al fondo della scala sociale? Proviamo ad individuare alcune caratteristiche della felicità:Incarnata. Essa deve essere realistica, concreta, se non vuole essere

scambiata per un’illusione o, peggio, per una droga. Gesù proclama le Beatitudini che sono a prevalente tasso autobiografico. Prima di proclamarle, egli le vive. Infatti, la buona novella è Cristo. Lui è il povero, il mite, il misericordioso, il portatore di pace... In lui si riscontra identità tra messaggio e messaggero, tra il dire, l’agire e l’essere.

Complessiva e interiore. La felicità deve toccare le corde profonde dell’essere, investire tutta la persona. Una felicità solo in superficie potrebbe essere scambiata per quella del pagliaccio, obbligato per mestiere a far ridere, anche se dentro si porta un tormento. Il fatto che

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Gesù richiami situazioni di dolore e di emarginazione vuole indicare che la felicità non è abbarbicata al totale benessere: quando sto bene, ho una sicurezza economica e psicologica, sono rispettato e onorato, ho una buona relazione con gli altri... Se così fosse, la condanna all’infelicità sarebbe assicurata, perché tale presunta situazione è utopica: prima o poi, su un punto o su un altro, si incrina e si guasta.

Un bene da esportare. Sarà stato notato che spesso le Beatitudini hanno un’apertura all’esterno: gli affamati di giustizia, i misericordiosi, i portatori di pace... La gioia cristiana non è una fortuna, è una virtù. Non è fatta per essere consumata, ma per venire donata: «Vi è più gioia nel dare che nel ricevere» [At 20,35].

Un bene durevole, con prospettive di eternità. Eccetto la prima e l’ultima, le beatitudini sono formulate con il tempo al futuro. Può sembrare una promessa di cui non è garantita la realizzazione, oppure un modo elegante per sfuggire al presente. Ovviamente non è così. Gesù vive la gioia e la comunica. L’annuncio che lui porta contiene i semi fecondi di felicità. Il futuro allora sta ad indicare che, sebbene nell’esistenza quotidiana sia presente la beatitudine, la sua pienezza sarà possibile solo alla fine. L’idea di bene durevole si salda con l’ultimo punto.

Dio è la vera gioia. La prima Beatitudine lo aveva espresso subito con un’espressione cara all’evangelista Matteo, «Regno di Dio», che indica Dio stesso in quanto regna [cfr. anche l’ultima]. I poveri sono dichiarati felici perché sono di Dio e Dio è con loro. Non si tratta di un possesso, ma di una comunione, che è una relazione di intimità. La vera gioia è quindi un fatto di relazione personale [le cose non danno vera gioia], fondato sull’amore. E questa relazione è con Dio stesso. Già oggi esiste una relazione di comunione con lui, anche se la pienezza di tale comunione sarà solo nell’eternità.

4] Prima lettura [Profezia]: 4] Prima lettura [Profezia]: ApocalisseApocalisse 7,2-4.9-14 7,2-4.9-14

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello». E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen». Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

La visione dell’Apocalisse nella sua teologia simbolica descrive l’immensa infinita Festa dei tabernacoli eterni, la Festa dell’adempimento ultimo, la gioiosa Panêgyris, la Tuttafesta, a cui sono ammessi quelli che si sono fatti sigillare con il Sigillo divino, lo Spirito Santo.

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L’inizio del capitolo 7 dell’Apocalisse vuole rispondere all’angosciosa domanda: Chi potrà resistere alla nuova grande tribolazione? La risposta viene attraverso visioni, parole e gesti simbolici. In una prima visione [Ap 7,1-8] si vedono gli angeli che trattengono i venti sterminatori ai quattro angoli della terra mentre un angelo, che porta il sigillo del Dio vivente, grida di fermare ogni distruzione, finché non siano segnati sulla fronte «i servi del nostro Dio». Il numero dei segnati è di 144.000. Tale numero è il quadrato di dodici moltiplicato per mille. Esso simbolicamente indica la totalità di Israele rappresentato dalle sue dodici tribù, da ognuna delle quali provengono coloro che sono segnati col sigillo divino; esse non hanno più riscontro nella realtà storica, ma conservano un significato teologico [cfr. i nomi delle 12 tribù scritti sulle porte della Gerusalemme che scende dal Cielo: Ap 22,12]. Da notare che nella menzione delle tribù non viene nominata quella di Dan, ma, pur di far risultare il numero 12, si nomina quella di Manasse, uno dei due figli di Giuseppe, quindi già compresa nella sua tribù. I segnati non saranno esentati dalla tribolazione, ma avranno Dio vicino a loro che li aiuterà a superarla. Tale insegnamento vale non solo per i figli di Israele, ma anche per i cristiani che con il battesimo [«sigillo» è uno dei nomi dato al Battesimo nelle Chiese primitive] sono fatti partecipi dell’elezione divina riservata ad Israele. Dopo la scena del sigillo del Dio vivente una nuova visione si apre con l’apparizione di «una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua» [Ap 7,9]. Lo sguardo ora è proiettato dalla terra al Cielo, che si apre per mostrare coloro che hanno ormai superato le afflizioni della vita e «stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello». «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide - dice paradossalmente l’immagine - nel sangue dell’Agnello» [Ap 7,14]. Mentre l’aver lavato le vesti nel sangue dell’Agnello allude sia al martirio cristiano sia al battesimo, la grande tribolazione allarga lo sguardo a tutti coloro che sono vittime della violenza, guerra, fame, pestilenza, persecuzione di ogni tipo, tutti quanti, senza distinzione di nazione, razza, popolo e lingua formano la moltitudine dei beati apparsa in vesti bianche e con una palma in mano [Ap 7,9]. La moltitudine e le altre creature celesti intonano inni di lode a Dio [Ap 7,10-12]. Questa visione di benessere si può considerare la risposta all’angosciosa domanda: «Fino a quando, o Signore, tu che sei santo e verace, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra fili abitanti della terra?» [Ap 6,10].

Così possono prender parte al Convito eterno. La “tribolazione grande”, escatologica, è finita.

5] Salmo responsoriale5] Salmo responsoriale33: : Sal Sal 23,1-2.3-4ab.5-6, Lit [“Liturgie”]23,1-2.3-4ab.5-6, Lit [“Liturgie”]

3 T. FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001. Cfr. anche Comprendiamo e celebriamo i Salmi. A. I Salmi di Supplica e Fiducia, «Doxologia» 9, pro manuscripto, P.U.U., Roma 31994, 1-307; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. B. I Salmi di Lode, «Doxologia» 10, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1990, 307-482; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862; Comprendiamo e celebriamo

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Domenica XXXI del Tempo Ordinario [B]

Il Versetto Responsorio, v. 6, insiste sul “cercare il Volto” divino beatificante e divinizzante.

6] Seconda lettura [Apostolo]:6] Seconda lettura [Apostolo]: 1 1 GiovanniGiovanni 3,1-3 3,1-3

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Di uomini dispersi e peccatori e disperati e senza carità, Dio ha fatto i suoi figli veri, non “adottivi”, per finzione giuridica. E questo anche nell’incomprensione del mondo, sempre diffidente verso i beati. Non solo. Essere figli di Dio adesso è una realtà come velata, oggetto ancora di Promessa. Ma nella Manifestazione divina finale si compie tutto il Disegno richiamato, di Gen 1,26-27 per gli uomini “immagine e somiglianza” di Dio, adesso immagine e somiglianza perfetta, “simili a Lui” in tutto, salvo che nell’essenza e natura divina, ma ammessi a vivere al livello della natura divina [2 Pt 1,4].Dio ci ha amato per primo in modo gratuito e smisurato tanto da considerarci realmente suoi figli [1 Gv 3,1-2]. La figliolanza divina in Cristo per mezzo dello Spirito Santo, dai discepoli di Gesù è ricordata più volte nel N.T., e in particolare nelle lettere paoline [Gal 3,26,4,5-7; Rom 8,14-17; Ef 1,5]. Possiamo scoprire più in profondità l’atteggiamento paterno di Dio studiando nella Bibbia il suo comportamento verso Israele «figlio primogenito» [Es 4,22; Dt 14,1]. Dio si mostra al tempo stesso padre e madre di Israele, lo richiama con severità quando sbaglia, ma non si dimentica mai di lui e lo riaccoglie e lo consola dopo i castighi. Le pagine profetiche lo ricordano continuamente. Essere stati chiamati da Dio ad essere figli adottivi comporta anche per noi, come per Israele, il dovere di obbedire ai comandamenti divini [1 Gv 5,2]. Per ora, infatti, siamo già figli di Dio, ma come saremo «non è stato ancora rivelato» [1 Gv 3,2]. Per ora dobbiamo vivere nella speranza, e purificare noi stessi ad imitazione di Gesù, il perfetto imitatore del Padre.

7] Preghiera e Contemplazione7] Preghiera e Contemplazione

A] Un cuore puro e docile4

“Ah, frate Leone, credimi riprende Francesco non preoccuparti tanto della purezza della tua anima. Volgi il tuo sguardo a Dio, ammiralo, gioisci di ciò

i Salmi. E. I Salmi di Azione di Grazie, «Doxologia» 19, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1996, 858-1020; Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660; A. WEISER, I Salmi, I-II, Edizione italiana a cura di T. FEDERICI, Paideia, Brescia 1984.

4 ELIGIO LECLERC, Sapienza di un povero, Bibl. Francescana, Milano 82.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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che è nella sua santità; ringrazialo perché esiste. Questo significa, o mio giovane fratello, avere un cuore puro. E quando guardi a Dio in questo modo, non far più ritorno a te stesso, non chiederti più a che punto è il tuo rapporto con Dio. La tristezza di non essere perfetto e di scoprirsi peccatore è ancora un sentimento umano, troppo umano. Bisogna puntare lo sguardo più in alto, sempre più in alto; c’è Dio, ci sono l’immensità di Dio ed il suo inalterabile splendore. Il cuore puro è quello che non smette mai di adorare il Dio vivente e vero, che si interessa in modo profondo alla vita stessa di Dio e che è in grado, in mezzo a tutte le sue miserie, di vibrare dinanzi all’eterna innocenza e all’eterna gioia di Dio. Un cuore così è allo stesso tempo nudo e vestito: gli basta che Dio sia Dio. In questo soltanto trova tutta la sua pace, tutta la sua santità”.

“Dio però pretende da noi sforzi e fedeltà”, fa notare frate Leone.“Sì, indubbiamente” replica Francesco; “ma la santità non è una realizzazione

di sé e neppure una pienezza che ci si offre. È innanzitutto un vuoto che scopriamo e che accettiamo e che Dio viene a riempire nella misura in cui ci apriamo alla sua pienezza. Vedi, il nostro nulla, se lo accettiamo, diventa lo spazio libero in cui Dio può ancora creare. Il Signore non permette a nessuno di rubargli la gloria: egli è il Signore, l’Unico, il solo che è santo. Eppure prende per mano il povero, lo tira fuori dal fango e lo fa sedere tra i principi del suo popolo perché osservi la Sua gloria. Dio diventa così il cielo della sua anima. Contemplare la gloria di Dio, fra’ Leone, scoprire che Dio è Dio, eternamente Dio, al di là di quello che siamo o che possiamo essere, gioire pienamente di ciò che è, estasiarsi di fronte alla sua eterna giovinezza e ringraziarlo perché esiste, perché è infallibile nella sua misericordia: questa è l’esigenza più profonda di quell’amore che lo Spirito del Signore non smette mai di diffondere nei nostri cuori. Questo vuol dire avere un cuore puro. Ma tutta questa purezza non si raggiunge attraverso sforzi e sacrifici.”

“Come, allora?” chiede Leone.“Bisogna semplicemente rinunciare a tutto di sé. Spazzare via ogni cosa,

anche la stessa acuta percezione della nostra miseria. Fare tabula rasa, accettare di essere poveri, rinunciare a tutto ciò che è pesante, al peso stesso dei nostri errori. Vedere soltanto la gloria del Signore, lasciarsene irradiare. Dio è: questo basta. Il cuore diventa allora leggero, si sente diverso, come una rondine persa nello spazio immenso ed azzurro. È libero da ogni preoccupazione, da ogni inquietudine; il suo desiderio di perfezione è diventato pura e semplice volontà di Dio”.

B] “Beato il popolo” il cui Dio è il Signore5

«Beati i poveri in spirito» [Mt 5,3]. Riconosco qui il segno distintivo, ben noto e glorioso, che il Figlio dell’uomo aveva rivelato prima di nascere nella carne per farsi riconoscere; quel segno che egli ci insegnò, una volta nato, ma ancora sconosciuto, a vedere applicato a lui. Dice: «Lo Spirito del Signore è su di me; mi ha mandato ad annunciare l’Evangelo ai poveri» [Lc

5 GUERRIC D’IGNY, Omelia per la festa di tutti i santi 1.6, SC 202, 498.510-512.

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4,18; Is 61,1]. Ecco che i poveri sono evangelizzati, ecco che l’Evangelo del Regno è annunciato ai poveri: «Beati i poveri in spirito, perché è loro il Regno dei Cieli» [Mt 5,3]. Beato inizio, colmo di una grazia nuova, del N.T.: impegna l’uomo, anche il più infedele e il più pigro ad ascoltare e, più ancora, a darsi da fare, perché la beatitudine è promessa ai miseri, il regno dei cieli agli esiliati e ai bisognosi. [...].

A ragione il Signore, proclamando la beatitudine dei poveri, non dice: «Sarà loro il Regno dei Cieli», ma: «È loro». È loro non soltanto in forza di un diritto fermamente stabilito, ma anche perché ne possiedono una caparra sicura e ne fanno un ottimo uso; non soltanto perché questo Regno è stato preparato per loro fin dalla fondazione del mondo [cfr. Mt 25,34], ma perché hanno già cominciato a entrare, in certa misura, in suo possesso, dal momento che portano già il tesoro celeste in vasi d’argilla [cfr. 2 Cor 4,7], poiché hanno già Dio nel loro corpo e nel loro cuore [cfr. 1 Cor 6,20]. «Beato il popolo il cui Dio è il Signore» [Sal 32,12]. Come sono vicini al Regno quelli che già possiedono nel loro cuore questo Re di cui si è detto che servirlo è regnare.

«Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi, è magnifica la mia eredità» [Sal 15,6]. Altri litighino per dividersi l’eredità di questo mondo; il Signore è la porzione della mia eredità e del mio calice. Combattano tra di loro, facciano a gara nell’essere i più miserabili; io non invidio loro nulla di tutto ciò che cercano. Io e l’anima mia avremo la nostra gioia nel Signore [cfr. Sal 103,34]. O gloriosa eredità dei poveri! O beata ricchezza di quelli che non hanno nulla! Non soltanto tu ci doni tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ma ci colmi anche di ogni gioia, poiché tu sei la misura sovrabbondante versata nel nostro seno.

C] Mirabile è Dio nei suoi santi6

Il Salmista dice: «Mirabile è Dio nei suoi santi», e aggiunge: «Egli darà potenza e forza al suo popolo» [Sal 68,36]. Riflettete con la vostra intelligenza sulla potenza delle parole profetiche: a tutto il popolo - dice - Dio darà potenza e forza. Dio non fa preferenze di persona, ma è magnificato soltanto nei suoi santi. Come infatti il sole dall’alto doviziosamente effonde su tutti i suoi raggi, ma li vedono soltanto coloro che hanno occhi, e occhi non chiusi, e dalla luce pura godono coloro che, per la purezza dei loro occhi, hanno uno sguardo acuto, non indebolito dalla malattia, dall’offuscamento o da qualche male simile che abbia offeso i loro occhi, così dall’alto dei cieli Dio distribuisce a tutti la ricchezza del suo aiuto. Egli, infatti, è fonte di salvezza e di luce, da cui sgorgano misericordia e bontà. Non tutti indistintamente usufruiscono della grazia e della potenza che viene da là per ottenere forza e perfezione nella virtù e capacità di operare miracoli, ma coloro che hanno scelto il bene, e attraverso le loro opere danno prova di amore e di fede in Dio. Essi si sono allontanati completamente dalle vanità, si attengono fermamente ai comandi di Dio, con l’occhio della mente fisso sul sole di giustizia [cfr. Mt 3,20; Lc 1,78], Cristo.

6 GREGORIO PALAMAS, Omelie 25, PG 151,321B-324A; 329A; 332B.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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Egli non solo invisibilmente tende dall’alto la sua mano salvatrice, ma rivolgendosi oggi a noi, dice: «Chi dunque avrà dichiarato di credere in me davanti agli uomini, anch’io dichiarerò di credere in lui davanti al Padre mio che è nei cieli» [Mt 10,32]. Vi rendete conto che noi non siamo in grado di dichiarare con franchezza la nostra fede in Cristo senza la forza e la potenza che da lui proviene e che il nostro Signore Gesù Cristo non potrà parlare con franchezza di noi nel secolo futuro e non potrà presentarci e introdurci nella familiarità col Padre suo altissimo, senza che noi gliene diamo la possibilità? Volendo chiarire questo, non disse: Chi dunque dichiarerà di credere davanti agli uomini, ma: «Chi dunque avrà dichiarato di credere in me»; poiché soltanto in lui e con il suo aiuto è possibile dimostrare sinceramente la propria fede. E così ancora: «Anch’io dichiarerò di credere in lui»; e non ha detto: a lui, ma: «in lui», cioè attraverso la buona disposizione e la fermezza di colui che lo riconosce, di cui questi ha dato prova a motivo della sua fede [...].

La Chiesa di Cristo, onorando anche dopo la morte coloro che sono vissuti secondo Dio, ogni giorno dell’anno fa memoria dei santi che in quel giorno sono migrati da qui e da questa vita mortale, e propone ad esempio, per il nostro bene, la vita di ciascuno di essi e la loro fine, sia che si siano addormentati in pace, sia che abbiano concluso la loro vita col martirio [...]. Vi prego, fratelli, presentiamo anche noi i nostri corpi e le nostre anime in modo che siano graditi a Dio, in questo giorno di festa, affinché, per intercessione dei santi, possiamo anche noi essere partecipi di quella festa e di quella gioia senza fine.

C] BRUNO FERRERO, Solo il vento lo sa, in Quaranta Storie nel Deserto, LDC, Torino 32008

Massimiliano, 7 anni, esce dall’incontro di catechismo con le mani in tasca e l’aria imbronciata.Scrolla le spalle e brontola: “Qui si parla solo di Dio: Dio, Dio, Dio, Dio. Perché non dicono qualcosa di

interessante? Perché non parliamo mai della Roma o dei Power Rangers?”.

Ascoltami, o Dio!M’avevano detto che tu non esistevi ed io, come un idiota, ci avevo creduto.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Domenica XXXI del Tempo Ordinario [B]

Ma l’altra sera, dal fondo della buca di una bomba, ho veduto il tuo Cielo.All’improvviso mi sono reso conto che m’avevano detto una menzogna.

Se mi fossi preso la briga di guardare bene le cose che hai fatto tu,avrei capito subito che quei tali si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.Strano che sia stato necessario ch’io venissi in questo inferno per avere il

tempo di vedere il tuo Volto!Io ti amo terribilmente ... ecco quello che voglio che tu sappia.

Ci sarà tra poco una battaglia spaventosa.Chissà?

Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa.Non siamo stati buoni compagni fino ad ora e io mi domando, mio Dio, se tu mi

aspetterai sulla porta.Guarda: ecco come piango!

Proprio io, mettermi a frignare!Ah, se ti avessi conosciuto prima.Andiamo! Bisogna che io parta.

Che cosa buffa: dopo che ti ho incontrato non ho più paura di morire.Arrivederci!

[Preghiera trovata nello zaino di un soldato morto nel 1944 durante la battaglia di Montecassino].

PER L’ELABORAZIONE DELLA «PER L’ELABORAZIONE DELLA «RIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIORIFLESSIONE SULLA PAROLA DI DIO» DI QUESTA» DI QUESTA XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [CICLO B], OLTRE AL NOSTROXXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [CICLO B], OLTRE AL NOSTRO MATERIALE DI ARCHIVIO, CI SIAMO SERVITI DI:MATERIALE DI ARCHIVIO, CI SIAMO SERVITI DI:

- Lezionario domenicale e festivo. Anno B, a cura della Conferenza Episcopale Italiana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2008;- TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. Commento al lezionario domenicale cicli A,B,C, Quaderni di “Oriente cristiano” 11, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 2001;- TOMMASO FEDERICI, “Resuscitò Cristo!”. Commento alle Letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Quaderni di “Oriente cristiano” 8, Eparchia di Piana degli Albanesi, Palermo 1996;- TOMMASO FEDERICI, Cristo Signore Risorto amato e celebrato. La scuola di preghiera cuore della Chiesa locale, Dehoniane, Bologna 2005; - TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo C, Dehoniane, Roma 1988, III, 828;- TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Dehoniane, Napoli 1987, I, 444;- TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo B, Dehoniane, Napoli 1987, II, 587;- TOMMASO FEDERICI, Per conoscere Lui e la potenza della Resurrezione di Lui. Per una lettura teologica del Lezionario, Ciclo A, Dehoniane, Roma 1989, IV, 1232;- TOMMASO FEDERICI, La Trasfigurazione del Signore. Saggio d’esegesi antica e moderna per una «tradizione ermeneutica», P.I.B., Roma 1971, 35;- TOMMASO FEDERICI, Echi d’Oriente, La Trasfigurazione “Ascolto” del “Figlio diletto”, in La vita in Cristo e nella Chiesa, 7 [1979], 13; A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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- TOMMASO FEDERICI, La «narrazione visiva» della Trasfigurazione, in «L’Osservatore Romano», 06.08.1995, 3;- TOMMASO FEDERICI, La Trasfigurazione gloria dell’uomo, in «L’Osservatore Romano», 03.08.1997, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. A. I Salmi di Supplica e Fiducia, «Doxologia» 9, pro manuscripto, P.U.U., Roma 31994, 1-307;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. B. I Salmi di Lode, «Doxologia» 10, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1990, 307-482;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. E. I Salmi di Azione di Grazie, «Doxologia» 19, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1996, 858-1020;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte I, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 483-660;- TOMMASO FEDERICI, Comprendiamo e celebriamo i Salmi. C. Salmi della Regalità divina. Cantici di Sion, «Doxologia» 11, Parte II, pro manuscripto, P.U.U., Roma 1994, 661-862;- TOMMASO FEDERICI, Celebriamo Cristo Risorto Battezzato nello Spirito. La grande Festa del Battesimo del Signore - Domenica 1 per l’Anno, in Culmine e Fonte, II/7 [1981], 1-10;- TOMMASO FEDERICI, Teologia Biblica. La Resurrezione, «Doxologia» 16, P.U.U., Roma 1994, 146;- TOMMASO FEDERICI, Unica Fonte: la Resurrezione e lo Spirito, in Cristo e lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento, 49-110;- TOMMASO FEDERICI, Dopo la Resurrezione il tempo ha un senso, in «L’Osservatore Romano», 15.04.1992, 7;- TOMMASO FEDERICI, La Notte del Natale e la Notte della Resurrezione, in «L’Osservatore Romano», 12.04.1995, 6;- TOMMASO FEDERICI, La Resurrezione: mandato missionario perenne, in «L’Osservatore Romano», 20.04.1997, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Resurrezione dono di pace, in «L’Osservatore Romano», 11.04.1993, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Resurrezione recupero della certezza, in «L’Osservatore Romano», 07.04.1996, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Sulla Resurrezione una letteratura portatrice di enormi sviluppi, in «L’Osservatore Romano», 03.04.1996, 8;- TOMMASO FEDERICI, Notte della Resurrezione. Omelia di s. Giovanni Crisostomo per la Resurrezione, pro manuscripto, 2;- TOMMASO FEDERICI, Una Pentecoste continua, in Diaspora 5 [1972] 1-5;- TOMMASO FEDERICI, Parola Sapienza Spirito, Una Pentecoste continua: la normale vita di fede della Chiesa è la Pentecoste in atto, in La vita in Cristo e nella Chiesa, 5 [1977], 4;- TOMMASO FEDERICI, Quella Pentecoste che è pienezza e totalità, in «L’Osservatore Romano», 31.05.1998, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo: Amore vivificante che feconda l’opera della Redenzione, in «L’Osservatore Romano», 9-10.05.1997, 6;- TOMMASO FEDERICI, «Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Lo Spirito Santo nella Theologia e nell’Oikonomia, pro manuscripto, «Incontri con il clero dell’Archidiocesi di Manfredonia-Vieste», 76;- TOMMASO FEDERICI, «Spirito Vivificante». Cristo e lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento, «Doxologia» 2, P.U.U., Roma 51995, 270; - TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo nell’Anno Liturgico. Annotazioni al Messale Romano di Paolo VI, in RL 62 [1975] 246-270;- TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo Protagonista della missione [RM 21-30], in Cristo Chiesa Missione. Commento alla «Redemptoris Missio», «Studia Urbaniana» 38, Urbaniana

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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University Press, Roma 1992, 107-151 + Preliminare; - TOMMASO FEDERICI, Lo Spirito Santo Protagonista della Missione, in L. SACCONE [Ed.], Pozzuoli: una Chiesa in cammino, «Puteoli Resurgentes» 8, Pozzuoli 1993, 211-249;- TOMMASO FEDERICI, Testi Trinitari del Nuovo Testamento, «Doxologia» 7, P.U.U., Roma 1993, 400;- TOMMASO FEDERICI, Sulla devozione al Corpo di Cristo, in «L’Osservatore Romano», 09.06.1996, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, Un Popolo Corpo e Tempio, in «L’Osservatore Romano», 28.09.1997, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, L’Eucarestia convito. Verso una gerarchia di valori, pro manuscripto, 85-118;- TOMMASO FEDERICI, I Santi, dono dello Spirito Santo, in «L’Osservatore Romano», 01.11.1992, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, L’Unico Santo e il popolo dei santi, in «L’Osservatore Romano», 28.10.1990, 4-5;- TOMMASO FEDERICI, La santità, il puro e l’impuro, in «L’Osservatore Romano», 24.11.1995, 10.

- AA.VV., Temi di predicazione, Editrice Domenicana Italiana, Napoli 2002-2003; 2005-2006; 2006-2007; 2007-2008;- ALCESTE CATELLA - RINALDO FABRIS, Guidami nelle tue vie. Anno B, Dehoniane, Bologna 1998;- ANNA MARIA CENCI, La Parola di Dio nel Vangelo di Matteo, Piemme, Casale Monferrato 1995;- ANTONIO FALCONE, Trasfigurazione di Cristo e trasfigurazione dell’uomo icona di Dio. Sintesi dei trattati teologici alla luce della Trasfigurazione, pro manuscripto, UPS, Roma 1997; - ANTONIO FALCONE, Tommaso Luigi Federici [in memoriam], in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 576-583.801-806;- ANTONIO FALCONE, La lettura liturgica della Bibbia: il Lezionario, in Rivista Liturgica 89 [4-5 2002], 747-756; - ANTONIO FALCONE, La Bibbia diventa Lezionario, in Atti della Settimana Biblica Diocesana [21-23 febbraio 2002], pro manuscripto, Piedimonte Matese 2002, 1-16; - ANTONIO FALCONE, Profilo biografico e bibliografia di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 17-55; - ANTONIO FALCONE, Il metodo della “Lettura Omega” negli scritti biblici, patristici, liturgici e teologici di Tommaso Federici, in Itinerarium 11 [2003], 71-95; - ANTONIO FALCONE, La comunità religiosa oggi, “scuola di preghiera”, in A. STRUS - R. VICENT [a cura di], Parola di Dio e comunità religiosa, ABS-LDC, Torino 2003, 87-97; - ANTONIO FALCONE, The religious community today “a school of prayer”, in M. THEKKEKARA [edited by], The word of God and the religious community, ABS, Bangalore 2006, 117-134; - ANTONIO FALCONE, “Annuncia la Parola ...” [2 Tim 4,2], in R. VICENT - C. PASTORE [a cura di], Passione apostolica. Da mihi animas, ABS-LDC, Torino 2008, 161-172; - ANTONIO FALCONE, Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte I], in Parola e Storia 3 [2008], 67-101; - ANTONIO FALCONE, Il discorso della montagna. Lettura analitica e retorica di Mt 5,13-16 [Parte II], in Parola e Storia 4 [2008], 241-288;- ANTONIO FALCONE, L’incontro di Gesù con i Greci in Gv 12,20-36, pro manuscripto, PUU-Roma 2000, 18-55;- ANTONIO FALCONE, Il detto di Gesù sul fuoco in Lc 12,49. Esegesi e Teologia, pro manuscripto, Roma 2004, 275;- CHRISTOPHE SCHÖNBORN, L’icona di Cristo. Fondamenti teologici, Paoline, Cinisello Balsamo 1988;- DANIEL J. HARRINGTON, Il Vangelo di Matteo, LDC, Torino 2005; - DONATO GHIDOTTI, Icone per pregare. 40 immagini di un’iconografa contemporanea,

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].

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“Dalla Parola di Dio al Dio della Parola” Domenica XXXI del Tempo Ordinario [B]

Ancora, Milano 2003.- ENZO BIANCHI ET AL., Eucaristia e Parola. Testi per le celebrazioni eucaristiche di Avvento e Natale, in «Allegato redazionale alla Rivista del Clero Italiano» 88 [2007] 10, 69 pp;- ENZO BIANCHI, Le parole della spiritualità, Rizzoli, Milano 21999;- ERMANNO ETTORRI, La liturgia dell’evangelo. Annuncio, carità, culto in Paolo apostolo, Dehoniane, Roma 1995;- FILIPPO CONCETTI, «Non in solo pane vivit homo» [Mt 4,4; Dt 8,3]. Studio di antropologia teologica liturgica della Messa della Domenica 1 di Quaresima. [Ciclo A], P.I.L., Tesi di licenza moderata dal Prof. TOMMASO FEDERICI, 1981-1982; - FRANCESCO ARMELLINI, Ascoltarti è una festa. Le letture dominicali spiegate alla comunità. Anno A, Messaggero, Padova 2001;- GIORGIO CASTELLINO, Il Libro dei Salmi, LSB, Torino 1965;- GIORGIO ZEVINI - PIER GIORGIO CABRA [edd.], Lectio divina per ogni giorno dell’anno, Queriniana, Brescia 2000;- GIUSEPPE GIOVANNI GAMBA, Vangelo di San Matteo. Una proposta di lettura, Las-Roma 1998; - GIUSEPPE POLLANO, Alla mensa della Parola. Omelie per l’anno B, LDC, Torino 2007; - GIUSEPPE SALA - GIULIANO ZANCHI [postfazione di SILVANO PETROSINO], Un volto da contemplare, Ancora, Milano 2001;- JESUS MANUEL GARCIA, pro manuscripto, UPS-Roma 2004-2009;- JOACHIM JEREMIAS, Il messaggio centrale del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1968; - LORENZO ZANI, I Salmi preghiera per vivere. Breve guida al Salterio, Ancora, Milano 2003;- MANLIO SODI - GIUSEPPE MORANTE, Anno liturgico: Itinerario di fede e di vita, LDC, Torino 1988;- MARC GIRARD, I Salmi specchio della vita dei poveri, Paoline, Cinisello Balsamo 1994; - MARIO CIMOSA, Con te non temo alcun male. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1995;- MARIO CIMOSA, Nelle tue mani è la mia vita. Lettura esegetica e spirituale della bibbia , Dehoniane, Roma 1996;- MARIO CIMOSA, Se avessi le ali di una colomba. Lettura esegetica e spirituale della bibbia, Dehoniane, Roma 1997;- PIERRE GRELOT, Il Mistero di Cristo nei Salmi, Dehoniane, Bologna 22000;- SALVATORE GAROFALO, Parole di vita. Commento ai vangeli festivi. Anno A, LEV, Città del Vaticano 1980.- SALVATORE PETTI, Temi biblici del lezionario nella solennità della Pentecoste, P.I.L., Tesi di licenza moderata dal Prof. TOMMASO FEDERICI, 1973-1974.

A cura di Tonino Falcone sdb [Dimensione teologico-biblica]; Jesus Manuel Garcia sdb [Dimensione teologico-spirituale].