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Indice indicativo
Premessa
1. Le riforme scolastiche tra il 1880 e il 1890.
1.1Introduzione alle riforme scolastiche post unitarie
1.2Dalla riforma Coppino ai programmi Gabelli
2. Come doveva essere il maestro
3. La condizione utopica del maestro secondo De Amicis.
4. Una figura di basso rilievo culturale
Capitolo 1.
Le riforme scolastiche tra il 1880 e il 1890.
1.1Introduzione alle riforme scolastiche post unitarie
In un epoca post unitaria, piena di riforme che riguardano più aspetti dello Stato
italiano, le riforme in ambito scolastico sono quelle che maggiormente attraggono
l’attenzione di coloro che sono al governo del neo Stato. La figura del maestro inizia
a farsi largo tra le professioni sempre più ricercate. L’élite, però, ha la visione di un
popolo ambivalente:
- Da una parte si pensa al popolo come a dei fanciulli che non hanno gli
strumenti per emanciparsi e hanno bisogno di essere guidati. Tante sono le
iniziative e le donazioni che prendono il via in quel periodo. Si dà al popolo
in modo paternalistico.
- Dall’altra parte, si ha una visone di popolo animalventre. Un popolo che
non è capace di usare la logica, ma che agisce per istinto; che agisce con la
pancia, cioè un popolo che a causa della povertà pensa al lavoro per potersi
sfamare e non ad istruirsi.
A corollario di quanto detto, abbiamo le prime iniziative di riforma scolastica.
Costruire un’identità nazionale non è facile in un utopico Stato unitario. Nella realtà
il neo Stato era marcatamente diviso tra classe dirigente e popolo che viveva in
povertà di sussistenza agricola; tra nord e sud la frattura era ancora più accentuata,
soprattutto nella seconda metà dell’800 con la rivoluzione industriale che si sviluppa
al nord.
La prima riforma scolastica che coinvolge lo Stato è la legge Casati (1859). Si tratta
di un regio decreto, formato da 380 articoli suddivisi in V titoli. Per il popolo si pensa
soltanto all’istruzione elementare e la figura del maestro acquisisce una certa
notorietà.
Per poter insegnare il maestro deve essere abilitato, era necessaria la patente che
abilitava all’insegnamento. Ma non tutti coloro che sostenevano l’esame per la
patente superavano l’esame ed erano abilitati. È infatti possibile reperire delle fonti
che al loro interno contengono dati esatti su quanti candidati sostennero l’esame e
quanti candidati ottennero la patente1.
1 Covato C. – Sorge A.M (a cura di) L’istruzione normale dalla legge Casati all’età giolittiana.
Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994, pag.94 – 95.