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Violenza e dimensione del sacro: la “questione religiosa” oggi tra convivenze possibili e guerre di civiltà. Qualche riflessione. di Vinicio Serino

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Violenza e dimensione del sacro: la “questione religiosa” oggi tra convivenze possibili

e guerre di civiltà. Qualche riflessione.

di Vinicio Serino

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Costanti (1)Alla origine delle tre religioni del libro ci sono altrettanti atti di violenza:a) Contro il popolo di Israele, dal guardiano di schiavi ucciso da Mosè;b) Contro Gesù di Nazareth, da Erode con la strage degli innocenti;c) Contro Maometto, dai miscredenti membri della tribù dei Quraysh.

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Costanti (2)Nelle tre religioni del Libro ricorrono poi fondamentali momenti che

rientrano nella categoria del sacrificio, egualmente connessa, in questo ambito, a quella di violenza:

a) Il sacrificio di Isacco;b) Il sacrificio di Cristo;c) Il sacrificio di Abramo.

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SacrificioLetteralmente la parola sacrificio discende da due parole latine, sacrum e facere. Si tratta dunque

di una operazione che ha a che fare col sacro. Per altro nell’ambito delle scienze sociali manca una teoria unitaria del sacrificio, per la eterogeneità delle casistiche che rendono estremamente complesso individuarne un unico denominatore comune ...

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ComunicareComunque H. Hubert e M. Mauss elaborano una definizione di sacrificio – non l’unica,

ma in questo contesto quella più adatta – che ne esprime bene il senso nella sua versione “cruenta”, ossia: “il sacrificio è, per il profano,un mezzo per comunicare con il sacro attraverso la mediazione di una vittima” (H. Hubert e M.Mauss, Saggio sulla natura e la funzione del sacrificio).

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PreghiereEppure il sacrificio non è la sola tecnica di comunicazione. Ve ne sono altre meno cruente,

praticate dentro i diversi credi, come: a) Shachrith, la preghiera mattutina ebraica, fatta risalire al patriarca Abramo; Minchah ,la

preghiera pomeridiana ebraica, fatta risalire al patriarca Isacco; Arvith, la preghiera serale ebraica, fatta risalire al patriarca Giacobbe: queste pratiche sostituiranno i due sacrifici quotidiani dopo la distruzione del Tempio del 70 d.C.;

b) La preghiera cristiana, “sforzo affettuoso verso Dio”, secondo Agostino; c) Salat, la preghiera islamica alla quale il fedele è rigorosamente tenuto, essendo uno dei

cinque pilastri, pena la caduta in stato di peccato grave: 5 volte nella giornata oltre all’appello del muezzin.

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Alla radice del sacro (1)Dunque, alla base delle tre religioni del Libro – presumibilmente in ciò ispirate da precedenti

pratiche diffuse in area mediterranea – si trovano quanto meno due categorie, quella della violenza e quella del sacrificio. La violenza subita da una vittima consente di comunicare con una dimensione “altra”, quella del sacro. Definire il sacro è impresa disperata …

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Alla radice del sacro (2)Riprendendo le analisi di R. Otto, M. Eliade illustra il concetto di sacro in opposizione a

quello di profano: sacro è la manifestazione del sacro, la ierofania, “vale a dire che qualcosa di sacro ci si mostra”, in un albero o in una pietra, o in Gesù Cristo incarnazione di Dio. Pur sempre, comunque, è “la manifestazione di qualcosa di completamente diverso, di una realtà che non appartiene al nostro mondo, in oggetti che fanno parte integrante del nostro mondo ‘naturale’, ’profano’ … “

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SacerLe posizioni di Otto e di Eliade evocano una appartenenza del sacro alla dimensione

dell’irrazionale. Appartenenza in qualche modo avvalorata dalla origine di questa parola, sacer, appunto che G. Semerano riconnette all’accadico saqaru, ossia invocare la divinità, con incrocio sakaru, cioè sbarrare,impedire e zaqru, ossia elevato. Il sacro è la dimensione in cui si manifesta, elevata ed interdetta all’uomo, la divinità che lui ha evocato.

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RagionevolezzaSu queste complesse questioni della violenza, del sacro e della irrazionalità è, anni fa, intervenuto il Santo Padre. Che, nel c.d. Discorso di Ratisbona, ha dato una interpretazione “ragionevole” del Cristianesimo, implicitamente distinguendo dal concetto di razionalità. …"Dio non si compiace del sangue “ dice l’imperatore Manuele II a cui fa eco Benedetto XVI, “non agire secondo ragione, “συν λόγω”, è contrario alla natura di Dio. La fede è frutto dell'anima, non del corpo. Chi quindi vuole condurre qualcuno alla fede ha bisogno della capacità di parlare bene e di ragionare correttamente, non invece della violenza e della minaccia … “

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Sun logo• Benedetto XVI si domanda allora: “La convinzione che agire contro la ragione sia in

contraddizione con la natura di Dio è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del Libro della Genesi, il primo versetto dell’intera Sacra Scrittura, Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole: "In principio era il logos". È questa proprio la stessa parola che usa l'imperatore: Dio agisce sun logo”, con logos. Logos significa insieme ragione e parola – una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione.”

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Ragionevolezza non è razionalitàRagionevolezza è la condizione riferita a persona che agisce con equilibrio, giudizio,

ponderatezza, misura (cfr Sabatini e Coletti, Dizionario Italiano). In qualche modo, dunque, differisce dalla “intransigente” razionalità formale.

“… ragionevole … è colui che si rende conto della necessità, in vista della coesistenza, di addivenire a ‘composizioni’ in cui vi sia posto non per una sola ma per tante ‘ragioni’. Non l’assolutismo di una sola ragione e nemmeno il relativismo rispetto alle tante ragioni (l’una o l’altra pari sono), ma il pluralismo (le une con le altre, per quanto possibile, insieme).” (G. Zagrebelsky, Il diritto mite, 1992).

E’ ovvio che il richiamo alla categoria della (pluralista e possibilista) ragionevolezza attenua i rischi della violenza, con relative vittime sacrificali.

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ReligioneInfine un’ultima categoria, religione. Difficile, forse impossibile, definire la religione, più facile

definire le singole religioni. Da questo punto di vista, forse, è ancora utilizzabile la vecchia definizione di E. Durkheim: “Una religione è un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, cioè separate, interdette, le quali uniscono, in un’unica comunità morale chiamata Chiesa, tutti quelli che vi aderiscono” (E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa).

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Huntington (1)Passiamo dalla asettica dimensione delle scienze sociali a quella, concreta, della dura

realtà. Che segna, senz’altro, un aumento di episodi di violenza in qualche modo riferibile alla dimensione religiosa. Per S.Huntington, già scienziato politico e docente ad Harward, di recente scomparso, dopo il periodo della Guerra Fredda, si è andato sviluppando un conflitto che oppone non più le forme-stato con la loro ideologia politica – e più in generale la propria “visione del mondo” – quanto, piuttosto, modelli culturali e forme, diverse, di civiltà. (S. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, 2008)

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Huntington (2)

Questo scontro riguarda Cristianesimo ed Islam. E, d’altra parte, continua Huntington, è “nella natura stessa” delle “due religioni”, che vanno ricercate le cause di una conflittualità costante, nelle loro differenze e nelle loro similitudini. Tra le differenze Huntington cita “il precetto musulmano dell’Islam inteso come stile di vita che trascende unendole politica e religione in contrapposizione al precetto cristiano occidentale della separazione del regno di Dio da quello di Cesare.”

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Huntington (3) Sempre per seguire il ragionamento di Huntington, la conflittualità va ricercata anche

nelle”similitudini” delle due religioni, “entrambe monoteiste” e che, per questo, “a differenza di quelle politeiste, non possono assimilare altre entità divine …”praticando “una visione del mondo … fortemente caratterizzata da una visione dualistica.” In più “entrambe sono religioni universalistiche, asseriscono di essere l’unica fede alla quale l’intera umanità dovrebbe aderire.” Ed infine “entrambe sono religioni a forte vocazione missionaria, convinte che i propri adepti abbiano l’obbligo di convertire i non credenti all’unica vera fede, alla quale l’intera umanità dovrebbe aderire.”

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DissensiPer la cronaca, la posizione di Huntington è tutt’altro che condivisa. E non sono pochi coloro che sostengono come non esista uno scontro di civiltà quanto, piuttosto, un confronto, per altro durissimo, che non di rado assume connotazioni anche tragiche, di carattere militare, tra un occidente ipertecnologizzato e sfruttatore, ed un Islam ricco di materie prime e di “fede” che non è più disposto ad accettare il dominio,economico e non solo, del c.d. Occidente (cfr. A cura di A. Rivera, L’inquietudine dell’Islam, fra tradizione, modernità e globalizzazione, Bari 2002)

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DurkheimUna riflessione. Forse, si potrebbe cercare di disinnescare la carica di potenziale

violenza che le Religioni, con la loro idea di vittima e di sacrificio, possono (facilmente) indurre nei rispettivi fedeli, recuperando una antica intuizione di Durkheim. Per il quale, come è noto , la religione non è altro che una trasfigurazione della società sì che gli uomini “hanno adorato solamente la realtà collettiva trasfigurata dalla fede” (R. Aron, p.322). Attraverso le scienze sociali si scopre allora che ogni società si dà gli dei di cui ha bisogno:“gli interessi religiosi sono soltanto la forma simbolica degli interessi sociali e morali.” (E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912)

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Prospettive (socio-antropologiche)Da qui si potrebbe partire: e il ragionamento è semplice. Se l’essenza della categoria religiosa è il sacro – con annesso sacrum facere – questo sacro si identifica con la società. “In senso generale, non v’è dubbio che una società possegga tutto ciò che è necessario per risvegliare negli animi, con la sola azione che essa esercita su di loro, la sensazione del divino: essa, infatti, per i suoi membri è quello che un dio è per i suoi fedeli …” “In tal modo, in ogni momento, siamo costretti a sottometterci a regole di condotta e di pensiero che noi non abbiamo stabilito né voluto, che talvolta sono persino contrarie alle nostre inclinazioni e ai nostri istinti più fondamentali.” (E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, 1912). In sostanza, si obbedisce non perché ci obbliga una forza fisica, ma perché ce lo impone la nostra coscienza, inducendoci ad agire persino contro le nostre personali propensioni … Persino contro la nostra propensione alla violenza …

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Pannikar• Richiamo allora, in questa sede, proprio rifacendomi proprio all’evoluzionista Durkheim, la

posizione di Raimundo Panikkar, sacerdote cattolico, teologo e filosofo, di madre spagnola e di padre indiano indù. “Ho suggerito ripetutamente che l'incontro delle religioni, indispensabile oggigiorno, implica una mutazione nella stessa auto-comprensione delle religioni e in questo caso dello stesso cristianesimo. Dopo essere stato storicamente ancorato per quasi due millenni alle tradizioni monoteistiche originate da Abramo, il cristianesimo deve meditare sulla "kenosis" di Cristo e avere il coraggio, come nel primo Concilio di Gerusalemme, di svincolarsi dalla tradizione ebraica (il cui simbolo era la circoncisione) e dalle tradizioni romane senza rompere con esse, lasciandosi fecondare dalle altre tradizioni dell'umanità.”

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Cosmoteandrismo Al centro della riflessione di Panikkar, soggiogato da questa idea della “rinuncia”

della condizione divina per acquisire quella, servile, di uomo, sta il concetto del cosmoteandrismo, ossia della convinzione che le tre categorie del Cosmo, di Dio e dell’Uomo, non possono essere comprese separatamente, distinte le une dalle altre. Cosmo, Dio ed Uomo costituiscono allora altrettante categorie saldamente unite. Un nuovo modo, ragionevole, di intendere la religione, religione della umanità, che deve diventare, pena la sua dissoluzione, davvero universale … Ossia essere riconosciuta da ogni uomo … Attraverso la contaminazione dei cuori e delle culture … In un mondo globale anche il senso del sacro deve diventare comune, in una dimensione della socialità che conosce più barriere …

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Ermetismo• Cosmo, Dio e Mondo, tre categorie che si ritrovano nell’antica elaborazione ermetica. “Il

Signore e Creatore di tutte le cose, che correttamente chiamiamo Dio, fece un secondo dio dopo di Sé, un dio che si può vedere e avvertire coi sensi … Dunque, Dio, essendo così grande e buono, volle che ci fosse un altro essere che potesse contemplare quel dio che aveva tratto da se stesso e creò l’essere umano, imitatore al contempo della sua ragione e della sua sollecitudine.” ” Il Signore dell’Eternità è il primo Dio; il secondo è il mondo, e l’uomo è il terzo. Dio è il creatore del mondo e di tutti gli esseri che si trovano nel mondo, governando al contempo tutte le cose con l’uomo stesso, che a sua volta governa il mondo composto da Dio …” (I. Ramelli, Corpus Hermeticum 2005). Un Grande Tutto … Che potremmo intendere come la relazione feconda tra Forza generante, Essere Generato ed Ambiente … Relazione feconda ed armonica capace di contrastare ogni violenza. Una religione dell’Umanità che solo se unita – e quindi solo se capace di respingere con la sola forza della coscienza ogni violenza – sarà in grado di continuare il suo lungo cammino.

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Concludendo

“La violenza da parte delle masse non eliminerà mai il male.” Gandhi

“Con la violenza puoi uccidere colui che odi, ma non uccidi l'odio. La violenza aumenta l'odio e nient'altro.” Martin Luther King