Uscita N 57

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Rivista Campo de'fiori

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2 Campo de’ fiori

Editoriale:Il germoglio sotto la neve.........................3Intervista:Francesca Nunzi.......................................5Collezionismo:Le immaginette sacre-tra devozione e collezionismo.........................................6Suonare Suonare:Mamma, mi compri una chitarra?..............8Curriculum vitae:Flavia Lorenzetti.....................................10Contributo alla comprensione del“secondo” Battisti...............................11Roma che se n’è andata: Piazza del popolo 23 Nov.1825................12Cinema News:Madagascar 2.........................................14L’antica Via Cassia..............................15Ecologia e ambiente:La crisi e l’ambiente................................16Come eravamo:Giano Soli, tra osterie e poesie................17

Bambini bielorussi a Civita Castellana.................................181959-2009 Macelleria Filippetti ........19Una “Fabrica” di ricordi:Un calzolaio musicista.............................20Comunicati stampa ............................22Ceral:L’elaborazione del lutto...........................23Le guide di Campo de’ fiori:Otricoli ..................................................24Nostalgica Roma ................................25I Girasoli: ............................................26Gli scatenatissimi mini-biker..............27Ass. Artistica IVNA:Mauro Testa...........................................28Ordine sfilata carnevale civitonico ....30Il Fumetto:Elias il maledetto....................................31La chiesa di San Clemente aCivita Castellana ................................32La rubrica dei perchè..........................33Le storie di Max:

I Pooh....................................................34Vita Cittadina .....................................35Il mondo del Jazz:Il Jazz di New York-La Harlem Nera......................................36Decima rassegna di canto corale ......37A Sabinata...........................................38100 anni fa..........................................40L’angolo dell’avvocato:Rignano Flaminio verso il processo...........41L’angolo del Bon Ton:I posti a tavola.......................................42Cristina Morelli, un maestro “unico”..43Nel cuore ............................................44Bilanci e progetti della proloco .........45Dove la vita si nasconde alla morte ..46Messaggi...........................48-49-50-51-52I nostri amici ......................................53Album dei ricordi.........54-55-56-57-58-59Annunci Gratuiti ............................60-61Oroscopo..............................................62Selezione Offerte Immobiliari.......63-64

SOMMARIOSOMMARIO

GRANDE SUCCESSO DEL NUOVO SITO

GRAZIE AI NUMEROSISSIMI VISITATORI

CHE AUMENTANO OGNI GIORNO!!!

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di Sandro Anselmi

‘29 - 2009(quando gli zeri non contano)

Quante cose non vanno in un momentocosì grave!Delitti, crimini d’ogni genere ed insiemepovertà!C’è poi questa crisi economica, in partevera ed in parte generata da una confusio-ne strategica, che sta consumando la purfievole speranza. Anche chi potrebbe far girare l’economia,come tutte le persone a reddito fisso allequali nulla è cambiato se non addiritturaper qualche modesto aumento, è preso dal-l’incertezza e dal timore e si conserva pertempi migliori.Eppure potrebbe approfittare dei prezzi chei commercianti hanno tagliato per cercaredi allontanare di qualche tempo la chiusuradegli esercizi.Nel ’29 il Keynes supera quella “grandedepressione”, ridistribuendo i redditi.Allora si diedero salari per lavori letteral-mente inutili, come scavare buche per poiriempirle. Ma i soldi percepiti per tali “lavori” vennerosubito spesi per l’acquisto dei beni di primanecessità, e questo era il primo passo per

sbloccare e ravviare l’intera economia!Mentre c’è bisogno di adottare imme-diati provvedimenti economici, questomomento potrebbe insegnarci a risco-prire ed apprezzare quell’energia vita-le, quelle risorse straordinarie che tuttiabbiamo chiuse dentro di noi, rivelan-dosi allora come una rinascita, conbenefici che non si esaurirebberoall’occasione, ma resterebbero duratu-ri a premiare tempi più lunghi.Allontaniamo la rabbia, la delusione ei timori, e concentriamoci nel pensareche la ricerca della felicità è alla basedella nostra esistenza e tutto tende adessa, perciò bisogna comunque cerca-re sbocchi o soluzioni senza temereil sacrificio, anche se duro!Per partorire bisogna provare dolore,che sarà ripagato pienamente dallagioia della nuova vita! Se ci mettiamo il cuore, voleremo piùin alto! Non possiamo perciò caderein letargo ed aspettare inermi, madobbiamo essere come i germogli chenon smettono mai di crescere, nean-che sotto la neve, per uscire, poi, alsole di primavera.

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Francesca Nunzi

F i n a l m e n t eriusciamo adi n c o n t r a r eF r a n c e s c aNunzi reduceda un 2008pieno di suc-cessi che l’havista protago-nista nel suo“La Signorain Rosso

Fisso” nel ruolo di One Woman Show, acui il pubblico ha risposto positivamente.Una nuova esperienza teatrale che ci rive-la, come sempre, una bellissima donna eduna bravissima attrice ed interprete comi-ca. Ora finalmente con il nuovo anno tornaa scrivere un testo insieme a Diego Ruized a recitare insieme dopo gli straordinarisuccessi di “Orgasmo e Pregiudizio”, “IlMatrimonio può attendere”, “Ti Amo oqualcosa del genere”, “Finchèmamma non ci separi”, “Se mi lascinon vale”. Ricordiamo che Francesca nel 1998 recitanel film “Monella” diretta da Tinto Brass

accanto a Anna Ammirati ePatrick Mower, nel 1999 latroviamo sul set del film “IFobici” con il registaGiancarlo Scarchilli e nel2000 viene scelta nuova-mente da Brass per interpre-tare “Tra(sgre)dire”.Però, il tetro è sempre il tea-tro…. “E’ vero, ed ancora mi diver-to tanto a farlo … Ormai io eDiego abbiamo creato unnostro stile che magari moltiaddetti ai lavori detestano,ma che il pubblico apprezzamolto, siamo un po’ guitti eci divertiamo sempre.Quando capita usciamo dainostri personaggi per bec-carci un pò a vicenda e que-sta cosa al nostro pubblicopiace molto anzi, quandonon lo facciamo, capita chece lo rinfaccino… Abbiamotrovato questo stile che èmolto divertente e che, tral’altro, ci viene spontaneo.Penso che questo testo siaun’altra conferma dellenostre litigate in scena i deinostri battibecchi…. Siamoalla crisi del settimo anno !.”Ma il copione viene rispettato? “Si ma ormai le caccole teatrali (si chiama-no così le uscite dal copione) Diego le scri-ve direttamente sul copione, conoscendo-mi, e quindi non sforiamo…”Tanto cinema, fiction ed apparizionitelevisive ma il teatro è il teatro…..“A parte tutto, è il primo grande amoredella mia vita ed è, poi, un isola felice cheancora si riesce a fare perché fare cinemae televisione riesce sempre più difficile(Sigh!) e pertanto in teatro metto tutto edo sfogo a tutto quello di artistico che c’e’dentro di me…..”Ed il mestiere di mamma? “Quello è meraviglioso! Faticoso però bel-lissimo! Ho due magnifiche creature di 7e 5 anni e devo dire che sono proprioorgogliosa non perché sono miei figli, maperché sono veramente personcine cari-ne…”Di cosa parla il nuovo spettacolo?“Se mi lasci non vale”? E’ la storia di dueconiugi che passano tutto il giorno a litiga-re e a rinfacciarsi mille cose, finché nonarriva la sua ex che piomba all’improvvisosulla nostra barchetta e da quel momento

ci sconvolge ancor più la vita… A bordo nesuccederanno di tutti i colori! I miei figli lohanno visto già due volte e lo sanno tuttoa memoria, tanto che a casa mi aiutano aripassare la parte …”Ricordiamo ancora le partecipazioni a fic-tion quali “Il Maresciallo Rocca 2”,“Una donna per Amico” (1998 e 2001),“Don Matteo” (2002), “La Palestra”(2003), “Matilde” (2005), “Ultimi dellaClasse” (2008). Nel 2009 è in uscita il film“Ex”.Dopo aver lavorato così tanto in tea-tro al cinema ed in televisione cosa timanca ancora ?“Mi piacerebbe leggere qualche sceneg-giatura interessante, con un bel ruolo perme. Mi sembra che ce ne siano poche ingiro ultimamente…. E poi vorrei interpretare anche un ruoloimportante in una fiction per avere mag-giore visibilità. Anche se il teatro resta ilmio primo amore !”

Ringraziamo la bellissima e dolcissimaFrancesca Nunzi ed insieme ai nostri letto-ri le auguriamo un anno fantastico.

di Sandro Alessi

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Le immaginette sacre tra dLa tematica più ricercata è quella r

Nel nostro collezio-nismo tradizionale,e forse in tutto ilcollezionismo mon-diale, si sta inne-stando una trasfor-mazione sostanzia-le in quanto sonovenuti a mancare,con i nuovi mezzi di

comunicazione, le fonti che hanno alimen-tato per anni le raccolte classiche : daifrancobolli alle monete (molte di questesono state sostituite dall’euro).I fax per primo, poi le tessere telefonichee infine internet hanno quasi eliminato lacorrispondenza attraverso i francobolli edhanno finito per offrire all’utente la postaelettronica che è risultata finora il mezzopiù rapido di corrispondenza interna edinternazionale.I collezionisti in genere, un po’ disorienta-ti, pur continuando a seguire le proprieraccolte, si sono orientati verso altri tipi dicollezioni : la più importante di queste,quella che esercita oggi maggior fascinoverso migliaia di persone, appagando tuttele esigenze, anche quelle dell’aspetto eco-nomico, è risultata essere le immaginettesacre che è infatti una passione che uni-sce persone di tutto il mondo anche diPaesi e di fedi diversi.I santini più antichi risalgono alla metà delSettecento con l’avvento della xilografia: inquesto periodo la produzione di immaginisacre era al massimo sviluppo : gli artistidisegnavano i soggetti, mentre i loro colla-boratori avevano il compito di inciderli sullegno o sul rame per realizzare le immagi-ni in fogli che, una volta stampati, veniva-no colorati e tagliati.La xilografia fu all’inizio osteggiata dallecorporazioni dei miniatori per paura dellaconcorrenza. Fu comunque praticata clan-destinamente nelle abazie dove venivanoscambiate immagini per uso domestico oprivato : erano messe all’interno dei bauli

da viaggio, e servi-vano da protezionedivina nei confrontidei briganti, oppureinserite in libri dipreghiera o incollatesulle pareti di casa.I più grandi diffuso-ri dei santini furonoi Gesuiti che liesportarono in tuttaEuropa e nelle mis-sioni in Africa e inAsia.Accanto a queste immagini troviamoanche immagini manoscritte chiamate“Canivet” dal francese “canif” (temperino),confezionate appunto con piccoli temperi-ni usati per ritagliare la carta velina comeun pizzo simile ai pizzi di Venezia o di Puy. L’immagine religiosa ha una triplice funzio-ne : quella di ornamento di chiese e di luo-ghi di culto, di insegnamento e di divulga-zione; la sua diffusione si sviluppò, adat-tandosi ai cambiamenti delle mentalità, dellinguaggio e dei costumi, tra il XV Secolo ela prima metà del XX, proponendo principidi morale, di fede e di amore esaltanti lavita cristiana, adattando schemi che rap-presentavano i più grandi misteri, diven-tando, nei momenti di necessità spirituali,mezzo di conforto, di colloquio con Dio e diintercessione con i Santi.I santini venivano tutti non più tenuti sol-tanto nei messali, ma nei taschini dellegiacche, dei portafogli, venivano incorni-ciati per essere tenuti sul comodino, sulleculle dei bambini e così via.Grazie a questo piccolo mezzo il fedelepoteva ritrovare nella sua intimità quellaemozione provata nei momenti di maggio-re partecipazione religiosa.Secondo una suddivisione abbastanzaaccettata la collezione tiene conto di quat-tro periodi : santini emessi dal 1871 al1900; dal 1901 al 1925; dal 1926 al 1950;dal 1971 al 1975; naturalmente i soggettitrattati vengono suddivisi a criterio del col-lezionista.

Un argomento a parte, oggi molto sentitodai collezionisti e molto ricercato, è quellorelativo alle immagini religiose a soggettomilitare che hanno animato i nostri milita-ri che andavano a combattere. I santinierano facilmente inseribili in una tasca onel portafoglio e recavano soprattutto pre-ghiere e invocazioni rivolte al periodo bel-lico, dono di mamme, mogli e fidanzate almomento dell’arruolamento. Oggi questosantino è fra i più ricercati del mondo.San Giovanni da Capestrano, che dispiegòuna straordinaria opera di vivificazionereligiosa indirizzata verso il mondo militarefu proclamato nel 1984 da papa GiovanniPaolo II Patrono dei Cappellani Militari. Il santino con soggetto militare con lascena della chiesa al campo o della ban-diera accanto all’altare o del soldato con il91 in spalla con la figura del patrono odavanti alla facciata del celebre santuarioesprime un afflato poetico non solo dall’in-nocenza e dalla tenerezza ma anche dalloscambio di aree culturali diverse. Oltre che alla vastità dell’ispirazione l’ico-nografia classica delle immaginette sacre asoggetto militare si apre sull’analisi di tantiaspetti collaterali : dai formati rettangola-ri, rotondi, ovali o a più ante; ai materialidi pergamena, sughero, stoffa, foglie disi-dratate; fino alla stampa a colori e in bian-co e nero a rilievo o traforati nel mezzo diricami fino alle dediche alla “Madonna delsoldato” o a quella del “Buon Ritorno”.Fra le immagini a soggetto militare è moltoimportante “il Pio Ricordo” di una comu-nione in favore dei nostri fratelli caduti ecombattenti pro Tripolitania-Cirenaica del

di Alfonso Tozzi

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devozione e collezionismo.relativa ai santi a soggetto militare.

1915.Il valore del mercato dei santini è basatosu : antichità, esecuzione artistica, stato diconservazione, rarità.Le valutazioni sono pertanto fluttuanti daesemplare ad esemplare in quanto un san-tino emesso ad esempio nel 1915, di ecce-zionale bellezza artistica, può valere moltodi più di un altro esemplare emesso adesempio nel 1860, ma in pessimo stato diconservazione.Il valore medio di un santino si aggira oggitra i 50 centesimi e i 20 euro. I più rari epregiati possono arrivare anche a 50-100euro o il prezzo da convenirsi se si tratta diopere dipinte a mano e di una certa fattu-ra.Non è da sottovalutare che un certo nume-ro di collezionisti si dedica esclusivamenteai santi da invocare come: i casi disperati(San Gregorio Taum), per convertire ilmarito (Santa Clotilde), per essere preser-vati e guariti dalle apoplessie (Sant’AndreaAvellino), per essere preservati dai fulmini(Santa Irene), dalle scrofole (S.Mauro),dagli scrupoli (S. Ignazio di Lojola), perconvertire i figli (Santa Monica) e moltis-simi altri.Moltissimi sono i collezionisti italiani; tra ipiù grandi : Giovanni Zanfi di CastelnuovoRangone (MO) che possiede circa 70.000esemplari; Maria Grazia Barison diAlbignasego (PD) che si dedica alle imma-ginette del 1500; Vincenzo Diodati diVillapiana (GS) che predilige i Papi e glianni santi; Giorgio Francia di Forlì che col-leziona i Canivet; Domenico Gioia di SanVito dei Normanni (BR) che raccoglie Santi

e Sante; Claudio Sandolera di Biella interessato solamente alla Madonna di Oropa e NinoValentini che mette in collezione i trinati; questo solo per citarne alcuni.E’ appena il caso di segnalare che la collezione più completa di santini si trova negli StatiUniti presso la Burns Library of Rare Books and Special Conception del Boston College.Si conclude facendo conoscere che è stato emesso, recentemente, a cura di C.I.F. srl diMilano, il primo catalogo internazionale dei santini.

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di Carlo Cattani

Il papà....cioè io : bambini ? Belli di papà !Vogliamo andare ? Ci vogliamo sbrigare ?Io vi avverto : se arriviamo tardi , trovia-mo la polvere …i giocattoli finiscono …ilnegozio chiude… Babbo Natale parte dacasa sua senza ordini per voi …e poi ,veramente , sò guai !Su dai …mettetevi ‘sticappotti e ‘ste sciarpe e forza a n d i amo! Il figlio più piccolo: mamma... mamma….però le scarpe mi fanno male ! la mamma : per forza ....t u o p a d r ete le ha messe al contrario !Il papà....cioè io :dai…dai, non perdiamo-ci su ‘tiì dettagli …facciamo le personcineserie … poche polemiche : dobbiamo U SC I R E E da casa!!!la figlia più grande :però io mi porto laborsetta di Hallo Kitty …..il figlio più piccolo: allora io …l’orologio deiPower Rangers! la figlia più grande: e io ilbraccialetto delle Winx!il figlio più piccolo:mammaa …mi prendi laspada dei Cavalieri dello Zodiaco ...e puregli occhiali dei Gormiti? ….e pureSpiderman!la figlia più grande : papino ….posso por-tare il flauto?il papà....cioè io : …e porta pure ‘stoflauto …ma poi … B A S T A ! FUORITUTTI al mio tre ! ! ! Uno….uno emezzo….due ….due e mezzo…due trequarti……TRE!il figlio più piccolo:mi scappa la pipì (papà)!Mezzora dopo …finalmente in viaggio conpapà …e mamma ,destinazione il “paesedei balocchi” , loro …. i miei figli…non per-dono tempo (!)….le loro fantasie e queipupazzetti multicolori ,arraffati sull’usciodi casa …. in prossimità del mio imperati-vo “TRE” , trasformano la zona poste-riore della macchina in un palcoscenico, dove mani che si agitano ,vocette “stril-late” che si spandono e drastici richiami“all’ attenzione” per quelle loro narrazioniimprovvisate , abbassano, non poco , lecapacità del sottoscritto per una “guidaragionata”! Il figlio più piccolo:papà …papà …..”siamoarrivando”? Uffi …ma quanto ci vuole ? HOFAME! La figlia più grande :mammaaa ,ora che andiamo al negozio dei giocatto-

Mamma mi compri una chitarra? (prima parte)

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li,mi compri ……mi compri…mi com-pri…….e a seguire, una “straziante” ese-cuzione del ritornello di “Jingle bell “ alflauto……Giunti alla meta , uno sfavillante e affolla-tissimo centro commerciale , i bamboli ,agitatisi “prima dell’uso” , “scheggiano”l’abitacolo,in quei pochi secondi che prece-dono la discesa , con richieste precise digiocattoli che raffiche di spot pubblicitaritelevisivi hanno ben fissato nelle lorotestoline !Per la mia famiglia è ufficialmen-te aperta la “caccia “ ai regali di Natale….per i pargoli un’ immersione “ 5 sensi” tra i flutti del mare diofferte ludiche in attesa di“spiaggiamento”!

Così ,conscio dell’imminen-te “esondazione” finanziaria,stordito dalle molteplici richieste erichiami di attenzione per “questo o quel-lo” , il mio sguardo girava a 360 ° perseguire “boys & toys” prossimi alla colli-sione ! Variopinte scaffalature e bancalistrategicamente sparsi nell’immenso“paese dei balocchi” ,colmi di ogni giocat-tolo desiderabile , costituivano una sortadi percorso di guerra per i pargoli ai quali“è difficile dir di no” ! Il mio sguardo girava e girava e girava…..e trovava ……un angoletto dove, digni-tosamente esposti, dei libri ,non tanti,tentavano di richiamare qualche “angio-letto” ….lì..nell’angoletto…..ma con scarsirisultati ! I libri ,come i dischi ,vecchi o nuovi,econo-mici o di lusso ,mi attraggono sempre e imiei occhi e…le loro “code” …trovanosempre l’occasione per sbirciare coperti-ne e titoli e …trovano…trovano..trovano..sempre qualcosa d’interessante ! Nel mio caso ,al “Paese dei balocchi” , hotrovato un “mattoncino” di 255 paginedal titolo quanto mai intrigante e centrato

ranno di perseguire lo scopo “adorano”generi musicali diversi ? Le “convergenze parallele” di un “punk”,Kover ,e un “metallaro”,”Tizzo” , alla fre-netica e divertente ricerca di degni com-pari per partecipare al “rockcontest” e,tutti insieme appassionatamente , saliresul palco dell’aula magna della scuola :<sentirsi più maturi e meno pivelligodendosi mezz’ora da rock star > nonsarà poca cosa come soddisfazione pergli AnTiPaTiKo, il “combo” di Kover,Tizzo edegli altri non meno particolari compari

“Paranoia” ,”Angie” e “Tibia” che ,con iloro modi sgangherati e le

diverse culture musicali ,sicomplicheranno, con

divertimento per illettore,la strada verso l’ambito

palco scolastico . <Non sapevamo che la strada che condu-ce al rock è tutta in salita e per giunta nonè nemmeno asfaltata>: riusciranno nelloro intento i ragazzotti ? Muto sono ! ! ! Il libro segmenta la narra-zione con dei capitoletti che potremmodefinire “di servizio” ,come ,ad esempio,quelli dedicati ai consigli sulla strumenta-zione ,sulla scelta della sala prove e ,ingenerale ,sui caratteri organizzativi di unarock band . Un libro per ragazzi ma chepuò essere divertente e utile da leggereanche da parte di genitori che desidera-no avvicinarsi al mondo rock “frequen-tato” dai loro figli ! FERMI, NON GIRATEPAGINA …la lettura non è finita !L’argomento soprastante mi offre l’occa-sione per raccontarvi ,a partire dal prossi-mo numero ,degli “inizi” di alcuni musici-sti che ho avuto piacere di conoscere inquesti ultimi anni e ,vi assicuro, ne senti-remo di belle tra aneddoti ,curiosità ,con-sigli ,da parte di chi sale e scende, quoti-dianamente……. le scale musicali !

rispetto ……all’angoletto di questa rubrica:” Come creare una rock band da sballo! “(ed.Giunti Junior) scritto a quattro mani daDomenica Lucani e Riccardo Bertoncelli,quest’ultimo annoverato tra i più autore-voli giornalisti e scrittori del settore musi-cale……una vera Autorità nel campo ,conalle spalle molteplici collaborazioni contestate giornalistiche Nazionali ed autoredi svariate pubblicazioni . < KI HA DETTO KE LA SKUOLA E’ SEMPREUNA PALLA KOLOSSALE ? > è l’incipit di

questo libro che narra le vicissitudini didue studenti delle scuola media ,tali“Kover” e “Tizzo” ,compagni “d’ultimobanco” <dove certe volte potresti ingag-giare un incontro di wrestling e nessuno sene accorge>, eccitati dall’apprendere cheper il 25° anniversario della fondazionedella loro scuola si festeggerà ,a fineanno scolastico , con esibizioniartistiche,tornei di poesia concerti musica-li , tutto direttamente ad opera degli stu-denti ….la candelina dei festeggiamentisarà la proclamazione dei vincitori per“categoria artistica” ,da parte di una giu-ria di insegnanti con l’invitante premiofinale rappresentato dalla “cancellazionedei debiti formativi “ accumulati nelle variematerie “ !!! Per i due l’occasione è ghiotta : provare avincere per l’estinzione dei debiti…macome ? <faremo un concerto rock…suo-neremo ! > Detta così “suona “ facile….ma cosa accade se coloro che tente-

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CURRICULUM VITAE

Fulvia Lorenzetti

Fulvia Lorenzetti, giovane attrice roma-na di grande intensità e bravura, esce dallaboratorio di Gigi Proietti e subito iniziaa recitare accanto a grandi personaggi eregisti quali Walter Manfrè (La tesmpe-sta), Pippo Franco (Le spose di FedericoII), Lando Buzzanca (Don Giovanni),

Claudio Boccaccini, GiorgioAlbertazzi e lo stesso Proietti. Per il cine-ma interpreta “Ex” di Fausto Brizzi, “C’eraun cinese in coma” con Carlo Verdone,“Le donne non vogliono più” di PinoQuartullo e numerose altre parti in film ecortometraggi. Con Boncompagni inter-preta Macao, Sarabanda per la regia diGiuliana Baroncelli. Sempre per il piccoloschermo interpreta “, “La squadra” e“Distretto di Polizia 2”. Molto spesso si

occupa di doppiaggio e la sua bellissimavoce la porta ad incidere un singolo “It’smy own”. La incontriamo al Teatro deiSatiri di Roma dove per tutto il mese diGennaio è stata in scena con FrancescaNunzi e Diego Ruiz con “Se mi lasci nonvale” , commedia divertentissima doveinterpreta un personaggio coloratissimoche esprime tutta la sua carica sensuale ela sua bravura interpretativa.

di Sandro Alessi

A qualche tempo didistanza dall’alluvioneche ha colpito tutta lavallata del Tevere, è

bello soffermarsi a guar-dare questa foto, così

artistica, che ha immor-talato quel momento,

sapendo che il pericolo èormai scampato. Sono

stati momenti di panico,soprattutto per molte

famiglie che abitano aridosso del fiume, e si ètemuto fortemente per la

salute di PonteSant’Angelo, a Roma,che ha rischiato seria-

mente di crollare .Una immagine suggesti-

va che ci fa rifletteresulla grandezza e sulla

potenza della natura e suquanto noi siamo impo-

tenti di fronte ad essa.

Foto di Roberto Moscioni

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Contributo alla comprensione del “secondo” Battisti

Metto le mani e dico, da subito, che que-sto non è un saggio scritto da un criticomusicale e neanche da un esperto del set-tore. Vuole essere, invece, un’interpreta-zione del tutto generica, del cosiddetto“secondo” Battisti, quello nato dalla colla-borazione col poeta romano PasqualePannella. Esiti musicali rivoluzionari, dibat-tuti, criticati oltre misura. Matassa difficileda dipanare proprio per le difficoltà del-l’approccio, o, semplificando, per nonsapere da dove cominciare. Ma, proprioper questo, affascinante.Non me ne vogliano i numerosi fans diLucio. E’ lontana da me l’intenzione disvalutare la freschezza della prima produ-zione Battisti/Mogol, men che meno asse-gnare, nuovo Paride, il pomo della bellez-za a qualsivoglia raccolta di brani, cui laprofondità di note e parole ci ha legati perla vita.Il mio è piuttosto un tentativo, di capire leragioni più o meno recondite, che portaro-no un artista come Lucio, in un momentodella sua storia, a cambiare radicalmenterotta, diventando ora ermetico, ora “futu-rista”, comunque spiazzante rispetto alleorigini.Da sempre ho subito il fascino e il misterodel linguaggio inteso come forma e comesuono, collegati alle idee. Anni fa ho avutola ventura di approfondirne alcuni aspetti equel percorso mi ha fatto ripensare al“secondo” Battisti: i testi di Pannella, lamusica, il ritmo, i significati, il suono deglistrumenti e della voce. Così è nato lo sti-molo a scriverne.Ma grande è anche il ricordo del “primo”Lucio. A dieci anni dalla scomparsa, le suecanzoni sono ancora straordinariamenteattuali. Lo riprovano i quotidiani palinsestiradiofonici e le programmate riscoperte dipezzi inediti e apparizioni televisive in retistraniere. Ancora oggi i mezzi di comuni-cazione sguazzano nelle polemiche tra ifamiliari, e indugiano nei confronti tra iprodotti musicali Mogol-Pannella. Tuttoregolare e nella norma, per tempi, comegli attuali, in cui la sovraesposizionemediatica, il chiacchiericcio fine a se stes-so, la polemica ad ogni costo, e la ten-denza a smitizzare i miti – vero al centoper cento nel caso di Battisti – rappresen-tano lo sport nazionale per eccellenza.Certamente il contrario di quello che Lucioavrebbe voluto per sé, i suoi familiari, lesue canzoni costruite con poche, semplicie vere emozioni.Se egli potesse vederci apprezzerebbe losconfinato e sincero amore per i suoibrani. Di tutti. Degli “irriducibili della prima

ora” – tra i qualimi conto -, e deitanti giovani cuigenitori e fratel-li hanno riverbe-rato le suemagiche atmo-sfere. Ne sonoriprova gli spe-ciali televisivi, le“cover” nellefeste paesane, ilc a n t i c c h i a r edisinvolto egioioso dei branibattistiani inogni angolod’Italia. Ecco unaltro dei “mira-coli” di Lucio:donare la gioia.N o n o s t a n t emolte delle suecanzoni sianopercorse da una sottile malinconia, cidanno comunque gioia. E’ pura energiavitale quella che ci attraversa, all’ascoltodelle poesie-melodie composte con Mogol,che non conosceranno mai il tramonto.Qualcuno ha detto, ed io lo condivido, chein questa nostra stagione di vita, cosìcarente di emozioni positive e così pregnadi presagi oscuri, il ricordarci che abbiamoin cassaforte i sentimenti veri che suscita-no queste canzoni, ci dovrebbe rassicuraree, al contempo, far sapere che quelle frasi,cantate da tutti, produrranno semplicità eamore, per tornare a chiamare le cose coni loro veri nomi.

Su Lucio Battisti, credo, sia stato detto escritto tutto. Non è questo contributo chene vuole ripercorrere le tappe artistiche oumane, men che meno rappresentarne unsurrogato che servirebbe a nessuno. Mi siaconsentito solo citare fugacemente, perricordare a me stesso con un po’ di tri-stezza, il senso di vuoto che ci assalì quelgiorno di settembre di dieci anni fa. Cosìcome la certezza che il ragazzo di PoggioBustone, quel giorno, fu consegnato nellebraccia del Mito. A ribadire che anche lamusica leggera, quand’è sana e sentita,veicola valori di cultura intima e profonda.Come Lucio ebbe a dire in un’intervista:“Partecipare alla musica, e quindi vivere,ridere, soffrire, esprimersi, pensare, nonsubirla, è la mia concezione conclusiva,oggi, di fare o ascoltare la musica”.La stessa partecipazione di chi, da sempre,canta le sue canzoni, percorsi dai brividi di

un karaoke o dal vibrare di una corda dichitarra. Concezione che si risolve nell’e-quivalenza musica/vita, e come brani divita intima è percepita, ancora oggi, laproduzione artistica del cantante di PoggioBustone.Flash di un momento, emozione di un gior-no, capitolo importante del nostro vivere.Battisti e Mogol hanno saputo comunicarecon semplicità, sensazioni epidermiche estati d’animo che sono tipici del mondodegli adolescenti, ma che toccano anchenoi, persone mature o anziane, che questeparti adolescenziali ci portiamo dentro,ben riposte e pronte a riemergere ognivolta che abbiamo bisogno d’un momentod’amore.Da ultimo, mi piace citare l’osservazioneoriginale su una fonte d’ispirazione delnostro cantante, fatta da un mostro sacrodella musica italiana: Ennio Morricone. “Misembra, addirittura, che Battisti abbiaresuscitato lo spirito dell’antico canto gre-goriano in particolare in quel tipo di cantoliturgico che applicava al testo una notaper ogni sillaba: in questo modo gli ascol-tatori potevano capire ogni parola”. Chissàquanto di cosciente e di non cosciente cisarà stato in Lucio nel voler ripercorrereuna strada di cultura tout court tracciatada quel grande padre della Chiesa che fuGregorio Magno?

continua sul prossimo numero...

di Ettore Racioppa

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Roma che se n’è andata: lu

Nell’articolo daltitolo C’era unavolta il Papa Re, horicordato come il 2giugno 1909,l ’ A s s o c i a z i o n eDemocratica G.Tafani Arcuati, “pervolontà ammonitri-ce del popolo”

poneva a Piazza del Popolo una lapide aricordo dei carbonari Angelo Targhini eLeonida Montanari giustiziati in quellastessa piazza il 23 novembre 1825.Rileggendo quell’articolo mi è però sem-brato di non aver compiutamente raccon-tato i fatti riguardanti i due giovani “car-bonari” condannati a morte per volere diLeone XII, Annibale della Genga, 1823 -1829, il Papa Re più reazionario del secoloe, ritenendo quella pagina di storia meri-tevole di un più approfondito esame,aggiungo ancora qualcosa con la speranzadi catturare la tua attenzione e magarisuscitare il tuo interesse. Per raggiungerelo scopo, come in precedenti occasioni, misono impegnato in alcune ricerche mirate,nella lettura di alcuni testi storici riguar-danti quell’epoca, oltre che nella consulta-zione di vecchi libri occasionalmente rinve-nuti tra fondi di magazzino o in qualchebancarella. Lo scrittore Carlo Didier nelsuo romanzo “Roma sotterranea” trattal’argomento prendendo spunto da ciò cheaccadde a Piazza del Popolo quel 23novembre e, in uno dei capitoli, l’autoreracconta della condanna a morte di taleMario, un giovane “carbonaro “ apparte-nente alla società rivoluzionaria romanadei primi dell’ottocento, si legge che l’im-mensa Piazza del Popolo e i sovrastantiviali del Pincio sono gremiti all’inverosimi-le, qui insiste una folla fitta, variegata erumorosa, quattro cannoni sono statisistemati sotto il patibolo, due con le boc-che da fuoco rivolte in direzione di via delBabuino e due in direzione di via diRipetta, il condannato, scortato da frati,birri e soldati, procede da via del Corso esi avvia al luogo del supplizio con la sere-nità di un martire. Ad un tratto la follacomincia ad agitarsi, qua e là luccicanopugnali appartenenti agli amici del con-dannato affiliati alle Società segrete roma-ne che, aiutati da molti trasteverini appo-sitamente accorsi, cercano, con un tenta-tivo disperato, di strappare il loro amicodalle mani del carnefice; i soldati si prepa-rano a far fuoco, il tumulto è immenso,indescrivibile, ma all’improvviso dai viali

di Riccardo Consoli

del Pincio compare una processione sfar-zosa per i ricchi abiti indossati, per gli orie le gemme, arriva il Pontefice circondatodalla sua Corte, ogni pensiero di ribellionee di collera scompare immediatamente, lafolla si scopre il capo e s’inginocchia, ilPapa alza la mano e benedice i suoi figlimentre il carnefice compie il suo tristerituale. Lo scrittore così descrive quellascena drammatica, ma si tratta di unromanzo, ben diversa la realtà che riguar-da Targhini e Montanari, anche quel 23novembre 1825 il popolo gremiva Piazzadel Popolo ma non tentò d’insorgere eLeone XII non ebbe bisogno di comparireteatralmente percorrendo i viali del Pincioin direzione della piazza per indurre ilpopolo a cadere ai suoi piedi.I romani, per quanto ostili a Leone XII,non erano un popolo rivoluzionario, ilGoverno del Pontefice aveva si eccitato laloro tradizionale e ben assortita vena sati-rica, ma non aveva fatto dei ribelli, gli affi-liati alle sette erano pochi anche perché ilpopolo era stato governato per secoli dalconnubio preti - gendarmi, superstizione -ignoranza, prepotenza - servilismo, l’idea eil sentimento di una Patria libera e grandeera quasi del tutto sconosciuta.Fin dall’apertura del Conclave per elegge-re il successore di Pio VII, BarnabaChiaramente, 1800 - 1823, appariva chia-ro che i favori sarebbero andati al cardina-le Annibale della Genga, un conservatoreindipendente che Pasquino ben conoscevae che aveva “quotato” nelle scommesse, “… chi vuol che l’ordine in trono venga, pre-ghi che sia eletto il della Genga … “; dive-nuto Papa i romani gli accreditarono subi-to una relazione con la moglie del capita-no della Guardia svizzera per cui, ancoraPasquino “ … passando della Genga, unforestiero domandò: questi è il SantoPadre? Il capitano degli Svizzeri che udìrispose: Santo no, ma padre si! … “.Scoperte alcune “vendite carbonare”, perordine del nuovo Pontefice, si diede corsoad alcune esecuzioni capitali anche se l’a-nima nera dei “carbonari”, più che dallostesso Pontefice, era rappresentata dalcardinale Agostino Rivarola impersonatoda Ugo Tognazzi nel film “Nell’anno delSignore” di Luigi Magni del quale ho giàtrattato in altra sede.Legato pontificio straordinario con poteriillimitati, prima in Romagna quindi aRoma, procedette con arresti di massa edemanò personalmente una sentenza con-tro 508 imputati così articolata: 7 condan-ne alla pena capitale, 13 ai lavori forzati a

vita, 6 alla prigionia perpetua, 2 all’esilioperpetuo, 94 ai lavori forzati di varia dura-ta, 386 alla “sorveglianza” e “precetto poli-tico” assoggettati cioè alla sorveglianzapoliziesca e ad una serie di divieti e obbli-ghi come il divieto di uscire dalla propriacittà, di confessarsi una volta al mese, difare ogni anno gli esercizi spirituali per tregiorni in un Convento.Sulla scia del sangue versato da molti“carbonari” Leone XII decise di emanareper l’anno 1825 un “Giubileo universale” eciò in palese contrasto con la ricordatacondanna a morte di Targhini e Montanarisenza un minimo di pietà cristiana, in taleoccasione non poteva mancare il pensierodi Giuseppe Giachino Belli che, nel sonettodal titolo “l’Anno Santo”, rievoca l’avveni-mento con spirito dispregiativo:Arfine, grazziaddio, semo arrivati / all’an-no - santo! Alegramente, Meo: / er Papaha spubbricato er giubileo / pe ttutti li cri-stiani bbattezzati.Beato in tutto st’anno chi ha peccati, / chèa la cuscenza nun je resta un gneo! / bba-sta nun èsse ggiacobbino o ebbreo, / oantra razza de cani arinegati.Se leva ar purgatorio er catenaccio; / e al’inferno, peccristo, per cquest’anno / pòifà, ppoi dì, nun ce se va un cazzaccio.Tu vvà a le sette - chiese sorfeggianno, /mèttete in testa un po’ de scenneraccio, /e ttienghi er paradiso ar tu’ commando.Angelo Targhini e Leonida Montanari nonavevano ancora raggiunto i trent’anni, ilprimo ne aveva ventisei, il secondo venti-cinque; Targhini era privo di una certa cul-tura, era un giovane ardente ma facile all’i-ra, ad appena diciannove anni nel corso diuna rissa aveva ucciso un certo AlessandroCorsi subendo una condanna a dieci annidi reclusione scontati, in gran parte, aCastel Sant’Angelo dove conobbe il conteVincenzo Fattiboni di Cesena che lo iniziòalla “carboneria”; scontata la pena, inparte comminata con l’esilio a Pesaro,rientrato a Roma aprì una prima “venditacarbonara” denominata “loggia Aurora” e,subito dopo, una seconda con il nome di“loggia Costanza” a cui parteciparonomolti nobili tra cui il principe liberaleVincenzo Spada detto “Spontini”.Leonida Montanari apparteneva ad unabuona famiglia di Cesena, aveva studiatomedicina a Bologna e, una volta arrivato aRoma, aveva ottenuto la condotta chirur-gica di Rocca di Papa, era un giovanemolto bello, aitante di persona e la suafigura, a parere del cronista dell’epoca, erala riproduzione vivente di una di quelle

Piazza del Popolo,

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uoghi, figure, personaggi.

statue rappresentanti Antinoo o Apollo chesi potevano ammirare nei Musei romani,poco prima che venisse giustiziato avevalasciato Rocca di Papa per ricevere la lau-rea in medicina alla Sapienza.La sentenza che li mandava al patibolo,condannava anche Luigi Spadoni di Forlì,già militare nelle schiere napoleonichedove aveva acquisito una buona reputa-zione e Pompeo Garofolini di Roma, lega-le, alla galera a vita; Lodovico Gasperoni diFusignano, studente in legge e SebastianoRicci, ex cameriere, alla galera per diecianni, il titolo del reato era di lesa maestàe ferimento con prodizione.Il processo fu condotto abbastanza celer-mente, infatti, i primi atti datavano 5 giu-gno e la sentenza è del 21 novembre dellostesso anno, nulla a che vedere con inostri attuali tempi biblici, i giudici aveva-no agito secondo legge e coscienza, ma ivigenti ordinamenti giudiziari erano lanegazione della giustizia, segreta l’istrutto-ria, segreto il giudizio, agli imputati nega-to il diritto di scegliersi un difensore difiducia, negata ogni possibilità di prenderevisione degli atti, negato qualsiasi confron-to con gli accusatori e i denunzianti.Gli atti del processo non furono mai trova-ti, nessuna traccia negli archivi di Stato,probabilmente potevano essere custoditiin Vaticano, ma non si può escludere che,negli anni che seguirono il supplizio deidue giovani, qualcuno che aveva interessea far scomparire rivelazioni e deposizionicompromettenti può averli trafugati edistrutti.Il principe Vincenzo Spada confessò che,essendosi ritirato dalla “vendita” delTarghini molto tempo prima che nellaSocietà si manifestassero delle scissioni,più d’una volta fu minacciato di morte, taleNanni e un certo Magnani, anch’essi impu-tati, confermarono che una massima deisettari era quella di “ … punire con lamorte quei fratelli che avessero mancatoal giuramento o in qualunque altro modoal contratto obbligo di fedeltà e segretez-za … “.Angelo Targhini e Leonida Montanari si“mantennero negativi”, furono i soli impu-tati che in quel processo non si macchia-rono di infami debolezze; solo il Targhini,su istigazione dell’abate Canali che visitan-dolo in carcere gli aveva fatto sperare inuna commutazione della pena, ammise diessere stato un “carbonaro”, ma nientealtro.Il 21 novembre, pronunciata la sentenza dimorte contro i due giovani, il Pontefice

dispose che questa fosse eseguita subito,per cui l’esecuzione venne fissata per ilgiorno 23, l’appello e la revisione del pro-cesso, sotto Papa Leone XII, era soltantouna formalità priva di qualsiasi valore, lasentenza era stata esaminata da lui equando Sua Beatitudine approvava, nes-suno aveva il diritto di fiatare, il Ponteficeera infallibile e tanto bastava.Dagli atti del “Libro delle Giustizie”, è pos-sibile seguire i due disgraziati giovani neiloro ultimi momenti, il giorno 22 ilCaponotaro e Cancelliere della Commis-sione Speciale Francini, scrive a tale cava-liere Ricci, Provveditore dell’ Arciconfra-ternita di San Giovanni de’ Fiorentini affin-ché si apprestasse a portare gli ultimi con-forti ai due condannati; si recano alleCarceri Nuove, oltre allo stesso Ricci, iconfratelli don Raffaele Fornari, l’abateMaterazzi, don Filippo Pallavicini, l’abateGalli, il canonico Cavaceppi e BartolomeoFranceschi.Il Ricci ordinò che fosse introdotto perprimo nella Consorteria il Targhini al qualeintimò la sentenza di morte con la formu-la: “ … Angelo Targhini, il fisco ti cita asentenza a ora certa! … ”, quindi, fu lavolta di Leonida Montanari al quale fu inti-mata la medesima sentenza, ma avendoentrambi rifiutato l’opera dei confortatori,tutto ciò non poteva riuscire gradito alProvveditore che esclamava: “ … morireimpenitenti! Che scandalo! … “L’intera notte e buona parte della mattinaseguente furono spese dai confortatori inpreghiere, in messe, in Via Crucis, in esor-tazioni, ma tutto inutilmente, il Targhini eil Montanari restarono sordi, ma poichél’ora dell’esecuzione si avvicinava, si ren-deva necessario ottenere una proroga perdar tempo ai confortatori di esperire unultimo tentativo; il Provveditore si recò dalGovernatore Monsignor Bernetti e, insie-me a questi, dal Pontefice allo scopo diperorare che l’esecuzione della sentenzafosse rimandata di qualche ora, ma LeoneXII ripose: “nessuna proroga, la sentenzasi esegua all’ora stabilita”, non si trattavadei soliti banditi, la salvezza dell’anima deidue “carbonari” non premeva a SuaSantità.I condannati con i loro confortatori saliro-no su carrette separate, il triste corteo siavviò in mezzo a una fitta popolazioneverso Piazza del Popolo, qui giunti, i duegiovani furono condotti in due cappelleallestite con drappi e, anche in questoluogo, furono rinnovate la esortazioni perla loro conversione, ma tutto invano.

23 Novembre 1825Scrive il Provveditore dell’Arciconfrater-nita: “ … ritenendo sempre qualche spe-ranza che Montanari almeno dovessecedere se la morte del compagno vedesse,si è pensato che Targhini dovesse subirlaper primo; ho fatto quindi introdurre ilMaestro di giustizia e, aprendo le manettea Targhini, egli stesso gli leva la giacchet-ta, il corpetto e la camiciola, il condanna-to dispone le mani dietro le spalle peressere legato e mentre il carnefice gli radei capelli intorno al collo e gli taglia la cami-cia, lo prega di non farlo soffrire … “.Montanari, intanto, ha osservato tuttotranquillamente senza che fosse preso daalcun orrore per la morte del compagno alquale grida: “bravo Angiolino” e, sorriden-do, chiede di essere condotto anch’esso amorte.La sera di quel triste 23 novembre 1825, aRoma, in una “vendita” radunata nelpalazzo di un nobile, dinnanzi ad alcuni“cugini”, a cui il patibolo rizzato a Piazzadel Popolo non aveva indotto alcunapaura, fu commemorata la morte dei duegiovani e l’orazione recitata in quella circo-stanza, qualche mese dopo fu pubblicatada un giornale inglese.Essendo impenitenti, ai corpi dei due giu-stiziati fu negata la sepoltura ecclesiastica,scavata una fossa al Muro Torto, appenafuori Porta del Popolo, a notte fatta, vifurono deposti i resti mortali di Targhini eMontanari che vennero ricoperti con unostrato di calce; per molto tempo, il giornodell’anniversario della morte dei due “car-bonari” quella fossa fu ritrovata semprecosparsa di fiori.

Nino Manfredi nelfilm di Luigi Magni“Nell’anno del Signore”

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Madagascar: Escape 2Africa, Usa, 2008. Regia:Eric Darnell, TomMcGrath; con le voci di

(versione originale): Ben Stiller, ChrisRock, David Schwimmer, JadaPinkett Smith, Sacha Baron Cohen,Cedric the Entertainer, Andy Richter;musica: Hans Zimmer; distribuzione:UIP; durata: 89 minuti. Le compagnieaeree non “volano alto” di questi tempi,almeno in Italia, come ben si sa.Figuriamoci se alla barra di comando c’ènientedimeno che uno scalmanato gruppodi pinguini in puro stile Top Gun e lo scas-sato velivolo su cui viaggiate è stato ribat-tezzato “Air Penguin”! Prossimo scalo:Manhattan, New York City, dritti dritti algiardino zoologico di Central Park.Ritornano le pazze avventure di Alex ilLeone ballerino, Marty la Zebra vanesia,Gloria l’Ippopotamo golosone e Melman laGiraffa ipocondriaca, affiancati anche inquesto secondo capitolo dal canterino redei lemuri King Julien e, naturalmente, daicinici (più cinici di così proprio non si può!)pennuti dal manto bianco-nero, in veste dipiloti. Ma, se nel primo episodio l’impulsodi questi animali cresciuti in cattività liaveva spinti alla ricerca delle loro radici,nel sequel la nostalgia per le loro gabbiedorate di là dell’oceano fa sì che i quattrosi rimettano in viaggio verso quella checonsiderano la loro unica, vera patria:l’America. Tuttavia, la trasvolata dalMadagascar fino agli Stati Uniti non è pro-prio quello che si suole definire un gioco daragazzi, anzi. E così, complice un’avaria almotore, i nostri prodi sono costretti adeffettuare un atterraggio di fortuna in una

terra che scopriranno essere il ContinenteNero, l’Africa di cui, purtroppo, non serba-no più nessun ricordo in fondo al lorocuore. Da qui ad adattarsi al nuovo stato dicose è un attimo, o così sembra, almenoall’inizio. Tutto sembrerebbe andare nelmigliore dei modi, tanto è vero che Alexriesce perfino ad abbracciare i propri geni-tori, scoprendo che il padre Zuba è addirit-tura il leone alfa del branco. Ciononostantese l’uomo è un mammifero costantementeinsoddisfatto della propria vita ed anelasempre verso ciò che per lui è irraggiungi-bile, perché anche i nostri amici a quattrozampe non possono fare altrettanto?Forse, solo venendo a patti con loro stessie ritrovando finalmente la propria persona-lità, tutti i problemi potranno appianarsi; infondo, ecco la morale finale del film, accet-tando la diversità altrui e puntando sull’a-micizia come valore primario, si può esse-re davvero felici. E il pubblico, mentre si

sciroppa quest’insegnamento, targatoDreamWorks, ride di gusto per le moltegags di cui il lungometraggio è infarcito.Non stiamo parlando esclusivamente dibaby-spettatori, ma di una platea già piùgrandicella a cui subito spunta il sorriso,allorché sullo schermo vengano scimmiot-tati alcuni fra i più classici topoi dell’imma-ginario collettivo (sacrifici propiziatori,medicina naturale, turisti dei safari- pro-vetti survivors). Però, il merito di questacomicità senza freni se lo aggiudicano, inprimo ordine, i pinguini, i veri mattatori diquesto Madagascar 2, incontrastato cam-pione d’incassi. Difatti, se si trattasse d’at-tori in carne ed ossa, le altre “star anima-lesche” avrebbero tutte le ragioni perrisentirsi, dal momento che queste spallerubano la scena in più di un’occasione aiveri protagonisti del cartoon. Peccato per-dersi il doppiaggio originale, a cura di alcu-ni fra i più celebri umoristi d’oltremanicafra cui, solo per fare qualche nome, BenStiller che presta la voce ad Alex, ChrisRock a Marty e l’irriverente Sacha BaronCarter calato nel personaggio dell’egocen-trico King Julien. Eppure, una volta tanto,non possiamo lamentarci, considerato chela direzione di doppiaggio nostrana hapiazzato un colpo ben assestato, assoldan-do il duo Ale e Franz per impersonarerispettivamente il leone danzatore e lazebra chiacchierona. Madagascar 2 ci spiazza: pur non avendouna trama inedita, senza indugio si puòdefinire il sequel migliore rispetto al filmche l’ha preceduto. Rallegriamocene, noncapita spesso.

di Maria CristinaCaponi

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L’antica Via CassiaL’antica Via CassiaUn mio amico èsolito dirmi, conuna certa enfasicurialesca: “Dio,all’atto dellacreazione, avreb-be dovuto unireViterbo a Romacon una funzio-nale e modernaautostrada!”.Io rispondo,invariabilmente,che non a Dio

bisogna dare colpe che non ha, ma chequeste vanno addossate solo e soltantoagli uomini… e Dio sa, per rimanere ascherzare con i Santi, quanta colpevoleincuria c’è stata negli uomini che hannogovernato in questi ultimi decenni, in spe-cie la nostra provincia!Elencare i vantaggi che riceverebbeViterbo (ora poi, che sembra decollarel’aeroporto) da un allaccio autostradalecon la capitale, sarebbe davvero super-fluo, ma sarà bene ricordare come laCassia fin dal periodo medioevale sia statala via di comunicazione maggiormenteusata dal traffico continentale tra l’Italia edil nord Europa.Già nell’VIII secolo la strada si era resanecessaria ai Longobardi per realizzare uncollegamento tra il Regno di Pavia ed iducati meridionali di Spoleto e Benevento.Successivamente la strada dei Longobardidivenne dei Franchi e prese il nome diFrancigena, cioè di raccordo con i popoliFranchi dei Carolingi di Francia e dei paesidel gruppo germanico. Nell’XI secolo creb-be ancora l’importanza della strada, grazieai sempre più numerosi pellegrini che visciamavano sopra senza sosta…Poi nell’età dei comuni ed in quella rinasci-

mentale, molte cosecambiarono, soprat-tutto nel tracciato,che fu reso più age-vole e scorrevole…Col passare dei secoliil “peso”, in terminisoprattutto economi-ci, di questa grandevia di comunicazione,che unisce il norddell’Italia al sud,Firenze a Roma,aumenta in manierasempre più consisten-te. Ma l’apertura, allafine degli anni ’50,dell’Autostrada delSole, ne determinanoun autentico crollo, sìche gli operatori com-merciali che esercita-no da Acquapendentea Monterosi, nonhanno esitazione aribattezzarla “laCassia… da morto!”.In effetti il flusso vei-colare si sposta dicolpo ed in modopressochè totale dallaCassia all’Auto-Sole.Alberghi, stazioni diservizio, ristoranti,officine meccaniche equant’altro, ingrassatiper anni dal passag-gio intensissimo di veicoli di ogni dimen-sione, improvvisamente vengono costrettia cambiare i propri programmi e a ridi-mensionare bruscamente le loro ambizio-ni. Oggi, a distanza di quasi mezzo secolodall’inaugurazione dell’Autostrada del Sole,

non appare piùrimandabile ilcompito didare ai comunidell’Alto Lazio,toccati daltracciato dellavecchia Cassia,una via dicomunicazionemoderna e alpasso con iritmi attualidella circolazio-ne. Un’arteriafunzionale as c o r r imen t oveloce in gradodi rilanciareuna economia

non più competitiva proprio perché “stroz-zata” dalla mancanza d’un asse viario aquattro corsie, con stazioni di servizio epunti di ristoro.L’automobilista che si reca, per ragionituristiche o di lavoro, da Roma a Firenze eviceversa, dovrà poter scegliere tral’Autostrada del Sole e la statale Cassia aquattro corsie, che dalla capitale raggiun-ge Siena e da qui (c’è già!) la vicinaFirenze.E’ questo, grosso modo, quello che preve-de il progetto redatto dall’ANAS e che si faoltretutto garante di non stravolgere l’am-biente che trova lungo la sua percorrenza.Una volta superate le “resistenze” deicommercianti di Vetralla, Cura, Capranicae Sutri (i quali dovranno, una volta pertutte, comprendere che il progresso non sipuò respingere in eterno) si potrà consa-pevolmente ripristinare la vecchia ViaFrancigena in edizione XXI secolo ed iviterbesi potranno, con poco meno diun’ora di macchina, passare dalla ghiacciatramontana del Sacrario al dolce ponenti-no del Gianicolo.Un tratto della storica Via Cassia

In questa vecchia carta geografica sono riportate le antiche ViaCassia (in rosso), Via Clodia (in fuxia) e Via Aurelia (in blu).

di Secondiano Zeroli

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Piaccia o no sonoconvinto che l’uo-mo si sta peraffacciarsi suun’altra dimensio-ne, su scenari mai

visti finora.La crisi che stiamo vivendo ogni giornoporta a ridimensionare i nostri stili di vita,ci rende più consapevoli di dover far fron-te a situazioni difficili se non estreme.Abbiamo per troppo tempo pensato chefosse il tutto sostenibile e compatibile inogni sua forma, probabilmente non è così,lo dimostra il fatto che il divario tra l’uomoe l’ambiente si sta facendo sempre piùprofondo, risucchiati in un grande vorticenon ci accorgiamo neppure delle cose chemutano intorno a noi, il profitto è l’unicovero obbiettivo. L’ambiente, più delle volteè visto come “costo” e non come beneficio,produrre, crescere, incentivare lo svilup-po, nella nostra società significa spessocalpestare le più semplici politiche ambien-tali emergenti. Infatti se le politiche indu-striali corrono a ritmi frenetici, non sempresono affiancate da un pensiero ecologicoaltrettanto veloce. Davanti a questa globa-lizzazione ci sentiamo quasi inesistenti, maviene quasi spontaneo chiedersi: e se die-tro a questa globalizzazione non ci fossenessuno? Sistemi di vita che vanno alladeriva, linee guida che assumono tuttealtre direzioni, crescite economiche, socia-li e culturali che non trovano più terreno

16 Campo de’ fiori

Ecologia e Ambiente

di Giovanni Francola

La crisi e l’ambiente

per raggiungere nuovi traguardi e orizzon-ti, è questo un possibile scenario futuro?Di certo è che di arcaico rimane ben poco,scivolando inesorabilmente in un declino.Le continue agitazioni, mescolandosi conaltre di diversa natura, innescano delledinamiche che sfuggono alle più elemen-tari logiche umane. E’ forse sbagliato direche l’individuo è vittima della stessa socie-tà che ha creato? Globalizzare i mercati, leparticolarità culturali, il consumismo, omo-logare il tutto, si ottiene un duplice guada-gno: un maggior controllo delle masse,l’altro è il poter governare un popolo con

meno difficoltà, ma a mio avviso è altret-tanto vero che può mettere in pericolo l’i-dentità dei popoli, annientando giornodopo giorno tradizioni, costumi e luoghi.Davvero crediamo che senza un cambia-mento profondo e condiviso, l’uomo potràsuperare ogni crisi?Per questo credo che occorre attuare poli-tiche ambientali del tutto nuove, per dareopportunità, vie nuove di sviluppo, senzanulla togliere e, soprattutto, senza depre-dare tutte quelle risorse che Madre terra cidona ogni giorno.

ERRATA CORRIGESul numero 56 di Campo de’ fiori, a pagina45, nell’articolo relativo alla finale del 12°Mini Festival “Città di Viterbo”, è stata pub-blicata la foto errata dei vincitori della garacanora.Ci scusiamo per quanto accaduto e pubbli-chiamo qui a fianco la foto esatta con i nomidei vincitori delle tre categorie in gara, augu-rando loro di poter realizzare il sogno chehanno nel cassetto.

Da sx: il presentatore Pierluigi Alberti; la vin-citrice della categoria 6-10 anni, GiuliaAnesini, che ha interpretato il brano diMarina Rei, Primavera; il vincitore della cate-goria 11-14 anni, Dario Guidi, che ha propo-sto la sua versione di Il mare d’inverno, diEnrico Ruggeri; la vincitrice della categoria15-18 anni , Chiara Lucaccioni, con il branoBrivido caldo, dei Matia Bazar; e l’altro mat-tatore della serata, Paolo Moricoli.

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Come eravamo17Campo de’ fiori

... continua dal n. 56

Quando Umberto Lazzari san-t’orestese, (conosciuto datutti i civitonici come “l’oro-

loggiaro”), suo amico al tavolo dell’osteria in viadella Repubblica, gli dedicò queste due poesie,nonno Giano aveva quasi novant’anni. Ho volutoriproporle perché tracciano, in modo preciso e sin-golare, il carattere così burbero, scontroso (“sistrano come Giano” si diceva a Civita), ma nellostesso tempo, ricco di umanità, che aveva fatto diquest’uomo uno dei personaggi più conosciuti delbasso viterbese. Che strano, da sempre, i poeticelebrano in versi, fatti e personaggi che poi fannoo faranno la storia di comunità o realtà locali enostrane. Ebbene, pure io, citato in una di esse,debbo ringraziare Umberto Lazzari, perchè quandoavevo quattro-cinque anni, e non sapevo ancoraleggere e scrivere, venivo messo in piedi sullasedia dell’osteria per recitare la poesia di Trilussa,“Er porco”, che lui mi aveva fatto imparare amemoria, ma con la “calata sant’orestese”. Maiavrei immaginato allora, che poi, col passare deglianni, anch’io sarei diventato un poeta. A questo punto devo fare una precisazione, ho “recuperato” gli originali di questi due testi damio padre, sono vergati a matita, un po’ sbiaditi dal tempo, ma sono comunque riuscito a trascriverli, con la soddisfazione e la gioia divedere nonno Giano che ritorna nei ricordi di chi lo ha conosciuto, e nello stesso tempo mi ha permesso di conservarlo nella memoriadi tutti i “civitonici”.

continua sul prossimo numero...

di Alessandro Soli

Giano Soli tra ... osterie e poesie

A GIANOQuesta la trattoria der vecchio cacciatore che sfida sulla terra qualunque bevitore. Questo un ometto piccolo di corpo e di statura però à un’inteligenza sorpassa ogni misura. Però se dà un comando e non viene ubidito da li gran forti strilli tu resti inebetito. Poi scappa qua la moglie che poco son d’accordo “che so sti forti strilliChe stanno a mazzà un pòrco?”La moglie quando vedeche ritorna la pacerientra là in cucinae lui s’assètta e tace.Però dopo un momendorisente una fischiata,riscappa qua la moglie:“che è sta serenata?”“C’è questo vuò un quartino,quest’altro un’aranciata,se non ce stassi io,

saressi rovinata!”La moglie gli risponde:“sta zitto turbolente,che c’è gente che giocaChe non capisce niente.”Lui allora gli risponde:“non me ne frega niente,andasse là al giardinoinsieme all’altra gente!”E’ apparsa qui la nuoracu ‘na bottiglia in mano:“ per noi è una vergogna,parlate un po’ più piano!”“ O come sei cariname ne rallegro tantovedrete dopo il riso,v’arriverà anche il pianto!”Allora viè qua il figlio,ardito e pensieroso,“caro papà, me scusima sei troppo noioso”“Anche tu sei contrarioe qui tu mi dai torto,vedrete qualche giornovi mando a collo storto”Le donne che à intuitorisponde avvelenate:“Se non cambi sistema,vedrai quante stangate!”

IL CANEC’iò un cane tabacchinoche il figlio mi compròper questo birichinoriposo più non ò.Se sòrte un momentinonon vuol più rientràallor gli vò vicinogli grido “ vieni qua!”Il cane je s’abbacchiapoi je riscappa via“ch’ai trovato la pacchia,risponde, vado via!”Allor con grida e fischiresta mezzo sfiatato:“vorrei maldì er figlioperché me l’à comprato!”Ner sentì questo Ervirala sua sposa diletta:“se maledichi er figlio,t’incarco la barretta!Ner sentì questo ancora,la sua sposa adorata:“se maledichi er figliote dò una bastonata!”“Cuccù, risponde lui,

qui ncè niente da fà,perché quanno so stufovi caccio via da qua!

Portatemi un quartinoche ancora ciò un po’ setecosì vi fò st’inchino,doppo mi schiaffo a sede!”Il figlio da lontanogrida:”Che cosa c’è?”Giano risponde:” Il cane,lasciatelo che sòrte,che l’aria lifa bè!”Il padre grida a lui:“sai bè quelchè successosi è sarvato per pocope’ uscì senza permesso!”Ritorna ancora Ervirache à inteso sto duello:“se mòre pure questo,qui famo un gran macello!”La nuora jà risposto:“perché, pòra bestiola è tanto intelligentej’ammanca la parola!”Allor Sandro, il bambinogridò: “silenzio a tuttise ce sparisce il canestaremo meglio tutti!”e sparì.

Umberto Lazzari, anni ‘50

Civita Castellana 1946 matrimonio di Irmo Soli e Oralda Stefanini.Da sx: Ugo Stefanini, Elvira Cardelli, Oralda Stefanini, Irmo Soli,

Giovanna Dottorini e Giano Soli.

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1959-2009 Macelleria Filippetti Una storia da non dimenticare

Tra le persone, dai trenta anni in su, cheda ragazzi si aggiravano, come si diceva aCivita “su ppa’ Chiesa nova”, quartiere SanLorenzo, chi non ricorda Pampina o’macellaro? Era chiamato così per la gran-dezza oltre misura delle sue orecchie.Costante Filippetti, figura schietta, cordia-le, sorridente, sempre pronto per tutti,ancor più per coloro che avevano bisogno.In età giovane, a circa 28 anni, con la suadolce metà, Rosa, decise di incamminarsiper un’avventura a dir poco a lieto fine.Correva l’anno 1959, quando aprivano ibattenti alla loro macelleria, e subitoacquistarono prestigio presso i loro clienti,nonostante fossero giovanissimi. Per comeerano semplici, genuini, la gente si fidavadi loro. Questa attività ha attraversato

momenti difficili, che ha superato con tantisacrifici. Di questi il più difficile è statosenz’altro la scomparsa di Costante,amico, sposo, padre e maestro ideale persuo figlio Luigi, divenuto macellaio doc. Come tutte le storie, anche questa si èripetuta: Costante e Rosa ieri, Luigi eAntonella oggi, che continuano questaavventura, sulle orme, appunto, dei geni-tori. Sempre pronti, Luigi e Antonella, asoddisfare le esigenze dei loro clienti, che,con il supporto nascosto e indispensabiledi mamma Rosa, riescono davvero inmodo eccellente. Oggi la macelleria di Luigi e Antonellacompie 50 anni, ma non li dimostra. E’sempre li, in Via Bonanni a CivitaCastellana, come un memoriale, intorno

alla quale ruotano tante famiglie pergustare il sapore, la qualità, il buon prezzoe tanta, tanta amicizia. Questo significa, di certo, che Rosa eCostante non si sbagliavano credendo inquesta attività e siamo sicuri che allenostre congratulazioni si associano anchequelle di papà, che dal cielo vi benedice.

Auguri di cuore Luigi e Antonella, amicigagliardi e forti, che possiate camminareancora per molti anni verso la vostra metaprefissata. In bocca al lupo!

Un amico

Nata mille anni prima di Cristotanto hai aspettato perché di Sua parolvivessi.

Si son successi nomi sino a meche tu ti donasti, ed io,di te inebriato, or ti decanto.

Mia dolce e gioiosa Civita Castellanaallor, quante volte ferita tu cadesti?Quante volte, gli avi che tu generasti,tenner testa, e poi ti rialzasti?

Tu che orgogliosi e forti a te li hai donati,onde patir più non potessi.

I Romani d’acciaio ti batteronma tu mai moristi, perché umani che tidonasti,risorgere ti fecero, più gagliardae senza pianto or ti proteggon.

I tuoi figli or con amor ti bramano.Loro, che dalle tue viscere donasti,attenti guardan che a depurarti ancor,stranier non s’accinga.

Perché ancor l’offesa subir devi,che io non sopporto?

Mia nobile terra, con dolcezzastranier accogli e con amor le braccia tendi e il suo cuor felice fai.

Tu uomini illustri ti desti,e apristi nuove menti, perché più fulgidaall’occhio scrutator apparissi.

Lasciati cullar dai nuovi figli,che brillante gemma tifan essere anche di giorno.

O mia Civita Castellana,tu che mi generasti perveder le tue ferite.Tu che dei tuoi cimeli,tesori hai fattoe a me donasti.Tu che sentinella michiedi, perché altri non tocchi.

Io t’amo,io tuo son, e dirti no,non posso

perché civiltà tu mi donasti.

Sinuosa, come beltà di tua donna, ti ergi, e sospirar mi fai.

Il Forte tra i Forti a te rimasto,t’è faro perenne, che chiamalo stranier, illumina la strada alle tue genti, e regina ti corona.

Poesia e dipinto di Antonino Palladino

A Civita Castellana

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Una “Fabrica” di ricordiPersonaggi, storie e immagini di Fabrica di Roma

Un calzolaio musicista

Remo Morelli (o carzolaro) era restato pre-sto orfano di padre, e Vittoria, sua madre,l’aveva tirato su a stento, assieme ai suoialtri tre fratelli: Mario, Giuseppe e Silvano.Abitavano al piano terra di una modestacasa di Via San Rocco, la mia stessa via, enella loro cantina, che affiancava la casa,noi ragazzini costruivamo le slitte da farcorrere già per le discese fino al borgo eriponevamo l’unico pallone di cuoio del

rione. Vittoria aveva un buonissimo carat-tere, come d’altronde molte mamme del-l’epoca, e le sere d’estate, quando ci erapermesso di uscire per restare nelle vici-nanze, andavamo spesso davanti casasua, per sederci sulla strada ed ascoltare iracconti delle tante vecchiette che aveva-no trascinato fin lì le loro sedie. A quei tempi non c’era ancora la televisio-ne e quello era il nostro sano passatempo.

Remo e i suoi fratelli avevano preso ilcarattere della madre, e c’era, in quellafamiglia, una grande armonia. Vista, però,la situazione, lui che era il più grande,dovette imparare presto un mestiere, edincominciò a frequentare la bottega delcalzolaio.Diligente e volenteroso, guadagnò, benpresto, la sua meritata paghetta, e riuscìperciò a togliere qualche pensiero alla

Da sx: App.to Valentino D’Ippoliti, M.llo Mario Tirittera,Remo Morelli, Matteo Sciosci, Otello Narduzzi.

di Sandro Anselmi

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povera Vittoria. Appena ragazzo s’eramesso in proprio ed aveva aperto la suaprima bottega in Via delle Sorgenti (‘adiscesa da Piaggia), dove era frequentesentir suonare e cantare. Infatti, la chitar-ra di Otello, che stava appena imparandoa suonare, accompagnava già RenzoCapparucci, una bellissima voce all’italia-na, che un destino avverso volle stroncareancora giovanissimo. Buongiorno tristezzae Serenata Celeste erano le canzoni che iomi fermavo a sentire a distanza, timido ecommosso. Passarono gli anni e Remo,dopo aver frequentato, come tanti giovanidell’epoca, la scuola di musica della Bandadel Maestro Raffaele Poleggi, incominciò asuonare con particolare bravura il sax con-tralto. Assieme a Valerio Giovagnoli, trom-ba, Francesco Alessandrini (Checchetto),sax tenore e clarino, Enrico Capitoni, bat-teria, Otello Narduzzi, chitarra e chitarrahawaiana, e Fernando Cianchi (Nando), alcontrabbasso, diede vita all’orchestra BRA-ZIL. Si avvicendava al contrabbassoSilvano Morelli (fratello di Remo) e s’ag-giungevano spesso, alternandosi con lafisarmonica, Ermanno Rattini, MarcelloMorelli, Gianni Cosimi di Carbognano, Mirodi Civita Castellana e Mario Cosimi diCarbognano con la tastiera. L’orchestraBRAZIL ebbe molte soddisfazioni, vincen-do gare e partecipando a molte importan-ti manifestazioni. Il mio destino si incrociò,poi, con quello di questi amici perché,avendo militato come cantante in moltigruppi dell’epoca, venni invitato a far partedella loro orchestra. La mia appartenenzaal valoroso gruppo fu abbastanza lunga, eanimammo feste di piazza e veglioni dan-zanti in moltissimi paesi. S’avvicendò quasi

subito alla batteria, il simpatico Luigi Censi(Giggi), e questa formazione alla qualeavevo dato il nome di MAX E I LATINI, fuquella con la quale terminò il fortunatosodalizio. Ricordo tutti con piacere perché,più grandi di me, mi circondavano di calo-re e di stima, specialmente Remo. Ho sem-pre pensato che lui mi volesse particolar-mente bene perché, non avendo avuto figlidal matrimonio con Lucia, riponeva, forse,in me, una sorta di affetto filiale. Le suepreoccupazioni erano perché mi coprissiper non ammalarmi, studiassi e non miconfondessi con i perditempo. Passavovolentieri parte del mio tempo libero nellasua bottega, seduto assieme a tanti altriamici intorno al desco. Allora erano rac-

conti, battute, ed io suonavo la chitarrache teneva sempre appesa accanto a sè,assieme ad un vecchio mandolino, che erasuonato Matteo Sciosci (Palefierro) eOtello Narduzzi. C’erano poi SilvanoPolidori, Romolo Malatesta, Alfonso Alessi,Luigi Censi, Giuseppe Cecchetto ......Da quella grande finestra che si apriva suVia Roma, vedevamo passare il tempo cheandava sulle facce della gente, sui pome-riggi assolati, sulla strada bagnata dallapioggia e sui lampioni accesi della sera…Da quando Remo se n’è andato, il negozioè rimasto chiuso ed ha avuto, poi, altredestinazioni, ma l’eco delle nostre risa e lenote di quelle vecchie canzoni sono là,dentro quelle mura.

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Vasanello Veglione di Carnevale anni ‘701) Remo Morelli, 2) Sandro Anselmi (Max), 3) Fausto Capitoni (Fargo), 4) Luigi Censi, 5) Francesco Alessandrini (Checchetto),

6) Eugenio Purchiaroni, 7) Mario Cosimi , 8) Otello Narduzzi

Carnevale fabrichese anni ‘50 - 1) Otello Narduzzi, 2) Remo Morelli, 3) Francesco Alessandrini,4) Valerio Giavagnoli, 5) Enrico Capitoni, 6) Fernando Cianchi, 7) Gianni Cosimi.

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COMUNICATI STAMPA

Il Presidente dell’Associazione Umanitaria“Semi di Pace”, Prof. Luca Bondi, accom-pagnato dalla Dott.ssa Rita Inghes,responsabile Settore Relazioni Esterne,Sviluppo, Promozione e Volontariato,dall’Ing. Giancarlo Andreoli, responsabiledella Cittadella dei Giovani e dal sig. CarloAntonelli, responsabile dei servizi fotogra-fici, si è incontrato con la Sig.ra IngridBetancourt Domenica 25 gennaio.L’importante incontro ha avuto l’obiettivodi presentare i progetti in campo interna-zionale dell’Associazione e concordare, con

la Sig.ra Betancourt, una futura collabora-zione in vista della cerimonia commemora-tiva per i 29 anni di fondazione di “Semi diPace”.Tutti ricordano la drammatica esperienzadi Ingrid Betancourt, per 6 anni nelle manidelle forze armate rivoluzionarie colombia-ne (FARC) e liberata nel Luglio 2008. L’excandidata alla presidenza della Colombiaora sente di portare avanti la missione afavore delle persone che sono ancora nellemani della guerriglia.La Sig.ra Betancourt, attraverso laFondazione da lei creata, si è assuntaanche l’impegno di un “Progetto di Paceper la Colombia”, denominato ProgettoCalamaro. Il Progetto Calamaro, ha l’obiet-tivo di offrire l’opportunità di una vitamigliore ai giovani che vivono nella città diCalamar, in quanto questo è un grandecentro di reclutamento della guerriglia, perla truppa del reparto che opera sul frontedel blocco orientale delle FARC. Calamar èuna piccola città alle sponde del fiumeYaupes, situata nel dipartimento delGuaviare, nella zona della conca amazzo-nica della Colombia, a sud di San Josè del

Guaviare, la capitale del dipartimento, nelmezzo della selva tropicale. Un numeroimportante delle guardie, che tenevano incustodia la Sig.ra Betancourt, provenivanoda questo villaggio. La maggior parte deiragazzi, prima di essere reclutati, erano“raspachines”, ossia contadini che si dedi-cano alla raccolta ed alla lavorazione dellefoglie di coca, al processo di trasformazio-ne della stessa pasta di coca e poi in cocai-na. Le donne lavoravano nei bordelli dellazona. Il progetto intende rispondere alleaspettative di giovani che vogliono lasciarela vita della selva, e liberarsi dalla pressio-ne che esercitano su di loro, tanto i grup-pi ribelli armati, così come i narcotraffican-ti che imperano nella zona.L’obiettivo deve essere quello di fare, diquesti ragazzi, persone impegnate con gliideali di pace, solidarietà umana, affinché,a loro volta, possano aiutare gli altri, per-sone che si impegnano, una volta ottenu-ta la propria formazione ed aver raggiuntole proprie aspirazioni professionali, a resti-tuire quanto hanno ricevuto, offrendo illoro contributo sociale al servizio dellaColombia.

Una buona notizia finalmente per la ferro-via Civitavecchia-Capranica-Orte.La regione, approvando il finanziamentoper il progetto di ripristino della linea, hadato un chiaro segnale politico.Non possiamo che essere d’accordo con ledichiarazioni di Parroncini, capogruppo PD:“La Civitavecchia-Orte è una ferrovia diinteresse nazionale inserita dalla U. E.come arteria europea, nel corridoio n.1Berlino Palermo”. A questo punto, il pro-getto di ripristino deve partire dalla consi-derazione che, sulla tratta Civitavecchia-Capranica, i lavori sono già stati fatti neglianni ‘90 per un importo di 200 miliardi divecchie lire, e li c’è solo da mettere il bina-rio, mentre sulla Capranica-Orte il binarioc’è già. Quindi ci auguriamo che i tempi

siano brevi, sia per la progettazione, siaper i lavori.Il viterbese ha perso fin troppe occasioniper la mancata riapertura della ferroviaCivitavecchia-Orte, che poteva già essereriaperta negli anni ‘90. Ed è proprio perquesto, per non avere altri ritardi, chechiediamo un incontro con il MinistroMatteoli e l’assessore regionale Dalia,incontro a cui chiediamo siano presenti iSindaci dei Comuni interessati dalla linea,le amministrazioni provinciali di Viterbo,Terni e Roma, i presidenti del Porto diCivitavecchia e del Centro merci di Orte.L’obbligo che deve conseguire, è passarerapidamente alla riapertura della linea fer-roviaria Civitavechia- Capranica- Orte.Gabriele Pillon e Giacomo Traini

alcuni membri del comitato per la riapertura dellatratta ferroviaria Civitavecchia-Capranica-Orte

Il Prof. Luca Bondi e la Sig.ra Ingrid Betancourt

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Il dolore derivantedalla morte di unapersona cara è forseuna delle più intenseesperienze che dob-biamo affrontaredurante la nostra vita.Esso penetra in pro-fondità la nostra per-sona, tocca le nostre

emozioni, può modificare le relazioni inter-personali e persino il nostro aspetto fisico.L’elaborazione del dolore è un com-plesso processo psicologico di distacco dal-l’attaccamento che passa attraverso ildolore del lutto. L’elaborazione del luttoconsiste nel tornare più volte sull’immagi-ne, o sui sentimenti e le memorie legatealla persona che amavamo, fino a chequella perdita non ci risulta più così intol-lerabile e dolorosa. Rimarginare una feritacosì profonda richiede tempo e pazienza.Non esiste una formula buona per tutti. John Bowlby ha ipotizzato quattro fasidel lutto: 1 - una prima fase di dispera-zione acuta, caratterizzata da stordimentoe protesta. Vi può essere immediato rifiutoe sono comuni crisi di rabbia e di dolore.La fase può durare da alcuni momenti agiorni e può interessare periodicamente lapersona afflitta, per tutta la durata del pro-cesso di lutto. 2 - una fase d’intenso desi-derio e di ricerca della persona deceduta;è caratterizzata da irrequietezza fisica e dapreoccupazione eccessiva verso il morto.La fase può durare alcuni mesi. 3 - unafase di disorganizzazione e di disperazione;la realtà della perdita comincia a essereaccettata. Domina una sensazione che lavita non sia reale e la persona afflitta sem-bra essere chiusa in se stessa, apatica eindifferente. Spesso si verificano insonniae calo ponderale così come la sensazioneche la vita abbia perso il suo significato. Lapersona addolorata ricorda costantementelo scomparso; insorge un inevitabile sensodi delusione quando la persona che hasubito la scomparsa di una persona amatariconosce che i ricordi sono solo ricordi. 4- è una fase di riorganizzazione, durantela quale gli aspetti acuti del dolore comin-ciano a ridursi e la persona afflitta comin-cia ad avvertire un ritorno alla vita. La per-sona perduta viene ora ricordata con unsenso di gioia, ma anche di tristezza, e lasua immagine viene interiorizzata.I sentimenti del lutto sono un miscuglio didolorose emozioni, di pena, rabbia, colpa,rimpianto, vuoto e stato di abbandono.Alcune di queste emozioni ci assalgono e

travolgono come potenti ondate, lascian-doci affranti e provati dietro di esse. Altresembrano radicarsi e persistere a lungo neltempo. Senza contare che una perdita diuna persona amata può risvegliare unsenso generale di doloroso abbandonoradicato in precedenti episodi della nostravita. E’ consigliabile allora non pretendereo negare queste emozioni, ma lasciare chei sentimenti affiorino e riconoscerli.Non esistono sentimenti rispettabili o sen-timenti deprecabili. Ciascuna emozionegioca un suo ruolo specifico nel processodi cicatrizzazione. Siamo tutti tentati dalchiudere in un cassetto le emozioni più dif-ficili e dolorose. Ma si rischia di ottenere loscopo contrario; si accresce lo stress e sirallenta il processo di elaborazione dellutto.

Le manifestazioni del lutto normale si acu-tizzano e diventano croniche e, se nonsono capite in tempo e curate, possonotrasformarsi in lutto patologico: apatia,assenze, indifferenza totale, insensibilitàagli stimoli, anche al dolore.Sono stati identificati tre principali tipi dilutto patologico, complessivamente legatiad una mancata elaborazione (riparazione)del proprio mondo interno: la perdita trau-matica, il lutto conflittuale e il lutto croni-co. Queste tre categorie di lutto patologiconon si escludono vicendevolmente, maanzi, spesso coesistono ed interagisconoreciprocamente. Perdita traumaticaEventi luttuosi improvvisi, inaspettati,associati alla scomparsa di più persone,che hanno messo in pericolo di vita ilsopravvissuto o che ne hanno determinatogravi mutilazioni, danno origine ad unmeccanismo che tenta di evitare o di repri-mere il dolore della scomparsa per moltotempo, ma non impedisce alti livelli diansia e tensione emotiva. Gli eventi passa-ti sono ricordati con grande chiarezza, alpunto che, suoni, oppure oggetti che ricor-dano l’evento, possono scatenare sintomi

di ansia o attacchi di panico. La prima fasedi reazione al lutto è caratterizzata daintensa prostrazione e può persistere perun periodo più lungo del normale; il pro-cesso di elaborazione del lutto é ritardatoe spesso il sopravvissuto può mantenereuna relazione immaginaria con la personascomparsa e mostrare difficoltà di relazio-ne con il contesto sociale. Lutto conflittualeSi verifica per la perdita di una personacon la quale il sopravvissuto aveva un rap-porto ambivalente. La prima reazioneemozionale è quasi di sollievo e non siverifica l’ansia e la prostrazione del luttotraumatico. Successivamente, la persona siritrova perseguitata dalla memoria dellapersona scomparsa. Rabbia e senso dicolpa si aggiungono alla sensazione di nonavere diritto alla felicità, poiché questaderiva dalla perdita del proprio congiunto equesto favorisce lo sviluppo di una fortesensazione di mancanza della personacara. L’ambivalenza solitamente si estendeanche ai rapporti con altri membri dellafamiglia; ad esempio, relazioni difficili coni genitori possono trasferirsi anche nel rap-porto con il coniuge o con i fratelli. Lutto cronico Un rapporto di dipendenza può essereinterpretato in maniera biunivoca: la per-sona che muore può essere o l’elementoforte del rapporto, quello cioè dal qualedipendeva l’altro, oppure la parte debole,che dipendeva da colui che é sopravvissu-to. In entrambi i casi, con motivazionidiverse, si sviluppa una intensa e prolun-gata sofferenza nel superstite di questorapporto comunque complementare e sim-biotico. Il gruppo sociale di appartenenza tendecomunque a proteggere la persona in luttoe a concedergli il tempo necessario a rior-ganizzare ed elaborare nuovi ruoli, maquesto meccanismo può portare ad un cor-doglio patologicamente prolungato neltempo e nell’intensità. È compito del medico e dello psicologoindividuare quando il lutto è divenutopatologico e si è evoluto in una sindro-me depressiva maggiore. Il lutto è unacondizione normale, sebbene profonda-mente penosa, che risponde al sostegno,all’empatia e al trascorrere del tempo. Ildisturbo depressivo maggiore èpotenzialmente un’emergenza medica epsicologica che richiede intervento imme-diato per impedire complicazioni come ilsuicidio.

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CENTRO DI CONSULENZANeuropsichiatrica, Psicologica, Logopedica,Psicopedagogica

Via T. Tasso 6/A - Civita Castellana (VT)Tel. 0761.517522 Cell. [email protected]

a cura dellaDott.ssa Francesca Celeste

L’elaborazione del lutto

immagine tratta dal film“Caos calmo”

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......continua dal n. 56

Per quanto riguarda,invece, l’attuale centroabitato, esso si trovasulla sommità dellacollina, che sovrastal’area archeologica,nello stesso luogooccupato dalle popola-zioni preromane.L’attuale centro sto-

rico risulta particolarmente conservato,all’interno della cinta muraria altomedieva-le, con edifici e monumenti di diverse epo-che storiche. Gli elementi più qualificantisono la presenza di due profferli di tipoviterbese, di numerose costruzioni total-mente tufacee, di grandi palazzi rinasci-mentali e soprattutto della Collegiata S.Maria Assunta. È ubicata nel punto piùalto del paese, sulla piazza principale. La chiesa è un interessante esemplare diluogo di culto preromanico del VII secolo,quasi totalmente ristrutturata nel IX seco-lo, di pianta rettangolare e divisa in trenavate da pilastri in muratura e colonne,degna di essere visitata. Tra gli edifici del centro storico: l’Oratoriodi San Giuseppe da Leonessa, risalen-te al Settecento, il Palazzo Priorale,attuale sede del palazzo comunale edell’Antiquarium comunale, la casaSquarti-Perla, con la sua eccezionaleporta costruita con frammenti antichi. Di particolare rilievo e assai caratteristici,inoltre, i portici del borgo.TRADIZIONI E FESTE Festa diSant’Antonio Abate in concomitanzaalla sagra dei fagioli con le cotiche, la terzadomenica di gennaio.Festa di San Giuseppe da Leonessa,

la prima domenica di febbraio.Processione del Cristo morto con la

fiaccolata delle confraternite religiose inoccasione del Venerdì Santo.Festa dei SS. Vittore Fulgenzio, Santi

Patroni di Otricoli dal 13 al 21 maggio,durante la quale si realizza la rievocazionestorica con lo sbarco sul Tevere della sta-tua del patrono San Vittore ad inizio deifesteggiamenti.Infiorata del Corpus Domini con pro-

cessione per le principali vie del centro

chetta di maiale è una tra le migliori erinomate della zona, e tra i secondi piatti ifagioli con le cotiche, un piatto umile,costituito da legumi e carne suina, di soli-to servito in un pane di grano duro, scava-to a forma di scodella. La focaccia tipica diOtricoli è detta il Fallone, una pasta lie-vitata, condita con olio extravergine dioliva, rosmarino e sale grosso e cottadirettamente sul pavimento, di mattoni,dei forni a legna. Caratteristiche sonoanche la Pizzola, pasta poco lievitata ecotta in olio bollente e la Fregnaccia, unimpasto liquido di acqua, farina e sale, tipocrepes. Tra i dolci caratteristici vi sono iTozzetti, dolci secchi con nocciole, laMantovana, una torta ancora di nocciole,e il Pampepato, tipico del periodo natali-zio, un impasto di frutta secca mista, mielee cioccolato. Ottimi anche i salumi, i for-maggi ed i vini.

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Le guide di Campo de’ fiori Otricoli

di Ermelinda Benedettifoto Mauro Topini

storico.Antichi sapori romani, degustazione

dei piatti tipici locali il terzo fine settimanadi luglio, presso l’area archeologica Ocriculum.

Sagra delle antiche tradizioni nelprimo fine settimana di agosto.

Sagra della Fregnaccia e dellaPizzola, due prodotti caratteristici dell’an-tica tradizione culinaria di Otricoli, che sisvolge il terzo fine settimana di Agosto.

Festa di Santa Cecilia concerto inonore della Santa protettrice dei musicistie dei cantanti, in corrispondenza dell’ulti-mo fine settimana di Novembre.Presepi artistici rassegna dei presepi

durante tutto il periodo natalizio.SAPORI TIPICI Ricca è la tradizioneculinaria umbra. Tra i primi piatti iManfricoli, una pasta povera, di solaacqua e farina, tagliata a mano. La por-

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Nostalgica Roma

1931Bus popolare

per il trasporto dei pellegrini

in Piazza San Pietro

1935Il pizzardone di Via dell’Impero.

Alle prese con il “traffico” o in posa per la foto?

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GLI SCATENATISSMI MINI-BIKER

DELL’A.S.D. SORIANO CICLISMO

Il team dell’ASD Soriano ciclismo: (da sini-stra) Puleggi Samuele, Maracci Riccardo,Proietti Giuseppe (dirigente), MorganiAndrea, Menicacci Andrea (dirigente),Capagni Leonardo, Di Vita Gaia, FilippiMario (dirigente), Menicacci Michael,Sabatini Luca, Sabatini Daniele, MercuriSophie, Proietti Federico e Filippi Christian.

E’ iniziato da poco il nuovo anno, e i piccolibaby-biker dell’ASD Soriano Ciclismo sonotutti già pronti per ripartire alla grande. Lastagione che si è appena conclusa è stata,per questi piccoli campioncini, ricca diprimi posti e soddisfazioni, ma soprattuttodi tanto, tanto divertimento condiviso tracompagni di squadra. Un ringraziamento

va ai genitori e ai familiari, che ogni dome-nica, li hanno seguiti e sostenuti nellevarie gare a cui hanno partecipato, e nonsi sono tirati indietro neanche nelle diver-se trasferte interregionali, come Livorno,Manciano, e (il più lontano) Predazzo, inprovincia di Trento, nel meeting naziona-le giovanissimi. Dell’anno appena finitosono da ricordare principalmente due vit-torie: la prima ad Anagni, dove, con l’im-pegno comune, i piccoli atleti, sono riusci-ti a far salire al primo posto tutta la squa-dra, che si è aggiudicata il titolo regionale;la seconda, al 10° Baby Cross Country,grazie ai numerossissimi podi che i bam-bini si sono meritati durante l’anno.Ma al di là delle vittorie e delle delusioni, il

motivo che li ha spinti, e continua a spin-gerli a praticare questo bellissimo sport, èla voglia di divertirsi, di incontrare ad ognigara gli “avversari” delle altre squadre,che diventano tali solo in quei pochi minu-ti in cui si corre, e che per tutta la duratadelle manifestazioni sono solo amici concui giocare e passare un pomeriggio diver-tendosi.

Per finire voglio fare un grosso “inbocca al lupo” a tutta la squadra,sperando che il 2009 sia ancora piùentusiasmante della stagione passa-ta!!!

Noemi Filippi

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Associazione Artistica IvnaArtisti di Vignanello, Vallerano, Corchiano, Civita Castellana condividono l’arte

sione che era dettata dall’EssenzaSuperiore. Il prezioso studio dei colori edei bozzetti è per Testa l’ espressione del-l’entusiasmo e dell’emozione di veder cre-scere l’opera, trasporla sulla tela, con l’usodei colori più vivi, più accesi, con più con-trasto, più profondità, studiando le visce-re dell’incorporeo, anelando alla perfezio-ne corporea fino alla fattura finale. PerMauro Testa, stendere il colore è già nellafase iniziale dell’opera, che viene impressae plasmata preferibilmente su una telapreparata con stoffa di lino grezza ametraggio, manualmente lavorata.L’opera viene ben elaborata, sia nel sup-porto, che nella fattura, sia nella sceltacromatica che tonale, sia nella visualizza-zione dell’immagine che nella scelta delsoggetto.Tecnicamente il vecchio metodofa sì che la tela di lino con preparazione alnaturale permetta di accogliere l’oliocreando il giusto effetto. I soggetti rappresentati sono ben plasma-ti, l’immagine rimane ben impressa.Interessante è la trilogia dei personaggisenza volto: uno rivolto indietro, uno nel-l’ombra e uno non appare. Si tratta di unescalation nella chiave di lettura delleopere. Concettualmente l’interpretazione èda sinistra a destra e finalmente al centro,che, non a caso, risulta lievemente più in

alto rispetto alle altre due figure. L’ effigieiconografica centrale sarebbe dovutainnalzarsi ancora di più per via del pianodella terra che si sarebbe dovuto trovare alpiano delle due fiaccole con la finalità dielaborare una dissertazione sull’idea diAscensione. La sfera puramente interiore

del Salire tocca l’aspetto psicologico, nellagraduale rinascita dell’essere, l’aspettoumano, nella sua forza fisica, l’aspetto spi-rituale nel suo anelare all’Altro. Possiamospingerci a concepire l’atto di ascenderenell’esporre agli altri esseri le nostre fat-tezze fisiche con nessi corporei ed incor-porei, laddove l’interesse risiede in quelvolto che manca. Il significato di nonvolersi esporre completamente lascia untocco di Mistero. Impalpabile è l’identitàche non si vuol rivelare, perché non tuttopuò essere spiegato, non tutto deve esse-

re scoperto; anche setutto il resto sembraapparire in manierachiara e perfetta, laparte più interessantenon c’è. Sollecitarel’immaginazione èuno dei motivi per cuinon tutto appare.Immaginare, maanche consideraresenza banalizzare l’e-spressione e il valoredel Volto.Volutamente parliamodi Ascensione perinnalzarsi verso un“dove ?”, verso un“chi ?”. Il Viso siproietta con l’atteg-giamento corporeo e

lo sguardo interiore verso un “dove” e un“chi” apparentemente ipotetici , apparen-temente inesistenti dal punto di vista pri-mario. Scorgiamo che tutto è nascosto nellato opposto del lino il quale riproducel’’intera immagine e l’aspetto del Volto cheda davanti potevamo soltanto tentare di

LUCE, OMBRA, BALENI, OSCURITA’ NEI SIMULACRI DI MAURO TESTA, PITTORE DEI NOSTRI GIORNI

Giovane pittore, di for-mazione accademica, ditalento alla ricerca diuna via personale diintrospezione, di certez-za compositiva, visiva, avolte anche immaginariae all’operatività artisticain senso ampio e pro-fondo.La formazione è statafatta tra l’istituto d’arte,

in particolare, e l’accademia, in manierafondamentale. La passione che alcunidocenti gli hanno trasmesso è stata deter-minante per intraprendere il training pitto-rico. La semplice tecnica, diciamo comealcuni amano definire alla prima, è quelladell’olio su tela dato in due tre tocchi,soprattutto per alcuni quadri, anche senon disdegna il gesso e il legno. Nei dipin-ti ad olio su tela i colori e le luci vengonoessenzialmente dati al primo impatto.Tanta “materia” messa al primo strato perpoi creare leggere velature al fine di pro-cedere in studi più profondi, partendo dalmarrone corposo con toni leggeri semprepiù scuri, approdando ad un tono chesembra nero e scuro, ma che se lo si guar-da a distanza ravvicinata si può scorgereun tocco di rosso: risalta il marrone, il blusi vede e non si vede,senza ritoccare laluce. Lo stile, purrifacendosi a suggeri-menti accademici dialtri tempi, certa-mente appare moltopersonale, poiché ilpittore stesso ritieneche se si dovesserofare riferimenti aCaravaggio o aMichelangelo, sidovrebbe, per assur-do, esser vissuti nelloro periodo: attual-mente non c’è piùquella cultura, quellastessa passione, nonci sono più queimezzi, essi non sonostati tramandati inmaniera specifica e dettagliata. Forseneanche le motivazioni reali di voler fararte sono le stesse: si tratta di una culturacompletamente lontana dalla nostra.Allora la religione e la cultura viaggiava-no di pari passo, adesso sono scisse e l’ar-te è priva dello stesso slancio o della pas-

a cura dellaProf.ssaMaria Cristina

Bigarelli

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immaginare. Il braccio e la sagoma delcollo che non appaiono, se non guardandodietro, sono l’idea centrale: da un lato lospettatore diventa la luce che illumina edall’altra parte, dietro, lo spettatore è illu-minato e in qualche modo protetto da unasagoma. Lo stile complessivo dell’operapittorica è scenografico, didascalico, addi-rittura educativo, guidato da veri e propriintervalli musicali fra classicismo e moder-nismo, che in qualche modo sollecitano eispirano lo stesso artista Mauro Testadurante la creazione delle opere intellet-tualmente più impegnative. Il Volto appare quasi un’ombra immersanella luce, totalmente rarefatta. Facendoun minimo movimento nell’incedere, por-tandoci fisicamente in un altro punto dellospazio, usufruendo di un breve arco tem-porale per spostarci, cambiamo il nostropunto di vista: questo ci permette di daresoddisfazione alla nostra originale immagi-nazione oppure, affidati alla Verità, acco-gliamo quel Volto, inizialmente, per noinascosto e incomprensibile: un volto cheavremmo potuto sentire come nemico oamico. Soltanto saltando dal gradino dellenostre Convinzioni più estreme o più gret-te possiamo agevolare l’approccio socio-conoscitivo. E’ stupenda l’immagine che Testa ci pro-pone, poiché fa riflettere su come e quan-to, osservando oggettivamente, ascoltia-mo l’altro, il nostro Prossimo. Non nella

sua universalità, ma nella sua identità coni suoi punti di luce e di ombra, i suoi pregie i suoi difetti. Spesso, rimanendo a guardare soltanto dalnostro spazio mentale, temporale, pregiu-dichiamo la scoperta vitale di capire, com-prendere e vivere la Bellezza del nostroProssimo. Queste opere raffigurano l’uomoe provano quanto esso sia imperfetto ebisognoso della Perfezione per migliorare ilvivere quotidiano senza timori, senza vin-coli derivanti dagli egoismi, dalle staticità,dalle idee inamovibili. Incoraggiano l’in-contro con l’Altro. Ci inducono a sfiorarel’idea che bisogna creare dinamicità nellaComprensione di coloro che incontriamo,senza giudicare prima di ascoltare, non leparole, ma le necessità e le urgenzedell’Essere. L’Arte di Mauro Testa risulta colma diriscontri religiosi legati alla cultura neopla-tonica del cinquecento, ma anche estre-mamente attuale e contemporanea nelsuo concetto spiritualmente ingegnosoumanamente intuitivo ed essenziale peruna migliore interpretazione di noi stessi edel mondo. L’essere che si sposta, mutan-do il suo punto di vista, è considerato illu-minato, intelligente, comprensivo, carita-tevole, capace di dubitare delle primeapparenze e di credere che dietro ciò cheimmagina può “vedere” davvero qualcosadi immerso in una Luce profonda, che altronon può essere che la Luce Divina.

Ma quanto siamo disposti a mettere ingioco di noi stessi per “ascoltare” concre-tamente le persone che abbiamo il dono diincontrare? La disponibilità dell’essere arispondere alle richieste contingenti dell’al-tro non può non assumere il significatodella lealtà e del rispetto nei suoi confron-ti. L’una non esiste senza gli altri. Queste immagini ci invitano a guardareche cosa c’è dietro l’immagine primaria,perché chi non vuol “muoversi”, stazionan-do nei suoi “comodi” e individualisti pen-sieri, non sviluppa il suo intelletto.L’immagine emerge dall’oscurità in quantorappresentante l’aspetto interiore. Non ècome per Caravaggio l’oscurità, legata allaControriforma, bensì qui c’è l’aspetto inte-riore personale, che in qualche modoviene illuminato dall’immaginazione, daipensieri, dai ricordi, dal guardarsi dentro,dallo studiarsi, perché solo così si escefuori dalla mediocre mentalità del giudica-re a priori. L’Arte di Mauro Testa non è soltanto ilrisultato di elementi tecnici, ma anchedella capacità visiva, più ampiamente sen-soriale, di acquisire, assimilare i significatidegli oggetti, delle figure del mondo conl’abilità e l’agilità di passare dallo spiritoall’essere umano e dall’umano allo spirito,ricevendo l’impressione della Luce e nelcontempo di essere parte di Essa.

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Ordine di sfilata 15 Febbraio1 Gruppo Orto Funaro Del Principe Azzurro è innamorata, dai Nani dell’Orto

(Funaro) è appagata2 Gruppo Tucano I Tucano vanno al Mare con “Naomo” a navigare3 Gruppo Biffe O’ Formicaio de Biffe4 Gruppo Gurgugnao Cari signori state attenti … le Sciantose riaprono i battenti5 Gruppo Catarì Alla partenza del Moto GP ce stà pure Catarì “Ombrelline”6 Gruppo Le Lunatiche Giù o quartuccio cianno trovato e dentro a o cesto cianno

infilato7 Gruppo I Forchettoni Barcollo ma non mollo mai …8 Gruppo Indiani O’ Boschetto ingandado9 Gruppo Jamaicani Pirati Jamaicani … all’arrembaggio!!!10 Gruppo Carusielli A crisi non passa mai e o Carusiello fa o’ Samura!11 Gruppo The Club Co’ a mano sopra o’ core, daje Civita … sfila o’ Tricolore!!!12 Gruppo Play Boy Play Boy College: la scuola dei sogni13 Gruppo Egizia Tra le piume e le paillettes … il gruppo Egizia vi presenta

Al Capone e gli anni ’30!!!14 Gruppo Scroccafusi C’o Maraja che viè da Persia o’ Scroccafuso ve fa sta festa Maschera libera in concorso Ditta “CalceStruzzi”Maschera libera fuori concorso A crisi avanza e a o’ cannibale je se’ svota a panza!!!

Ordine di sfilata 22 Febbraio1 Gruppo Carusielli A crisi non passa mai e o Carusiello fa o’ Samura!2 Gruppo The Club Co’ a mano sopra o’ core, daje Civita … sfila o’ Tricolore!!!3 Gruppo Play Boy Play Boy College: la scuola dei sogni4 Gruppo Egizia Tra le piume e le paillettes … il gruppo Egizia vi presenta

Al Capone e gli anni ’30!!!5 Gruppo Orto Funaro Del Principe Azzurro è innamorata, dai Nani dell’Orto

(Funaro) è appagata6 Gruppo Tucano I Tucano vanno al Mare con “Naomo” a navigare7 Gruppo Scroccafusi C’o Maraja che viè da Persia o’ Scroccafuso ve fa sta festa 8 Gruppo Biffe O’ Formicaio de Biffe9 Gruppo Gurgugnao Cari signori state attenti … le Sciantose riaprono i battenti10 Gruppo Catarì Alla partenza del Moto GP ce stà pure Catarì “Ombrelline”11 Gruppo Le Lunatiche Giù o quartuccio cianno trovato e dentro a o cesto cianno

Infilato12 Gruppo Indiani O’ Boschetto ingandado13 Gruppo Jamaicani Pirati Jamaicani … all’arrembaggio!!!14 Gruppo I Forchettoni Barcollo ma non mollo mai …Maschera libera in concorso Ditta “CalceStruzzi”Maschera libera fuori concorso A crisi avanza e a o’ cannibale je se’ svota a panza!!!

Ordine di sfilata 24 Febbraio1 Gruppo Catarì Alla partenza del Moto GP ce stà pure Catarì “Ombrelline”2 Gruppo Le Lunatiche Giù o quartuccio cianno trovato e dentro a o cesto cianno

Infilato3 Gruppo Indiani O’ Boschetto ingandado4 Gruppo Jamaicani Pirati Jamaicani … all’arrembaggio!!!5 Gruppo Carusielli A crisi non passa mai e o Carusiello fa o’ Samura!6 Gruppo The Club Co’ a mano sopra o’ core, daje Civita … sfila o’ Tricolore!!!7 Gruppo I Forchettoni Barcollo ma non mollo mai …8 Gruppo Play Boy Play Boy College: la scuola dei sogni9 Gruppo Egizia Tra le piume e le paillettes … il gruppo Egizia vi presenta

Al Capone e gli anni ’30!!!10 Gruppo Orto Funaro Del Principe Azzurro è innamorata, dai Nani dell’Orto

(Funaro) è appagata11 Gruppo Tucano I Tucano vanno al Mare con “Naomo” a navigare12 Gruppo Biffe O’ Formicaio de Biffe13 Gruppo Gurgugnao Cari signori state attenti … le Sciantose riaprono i battenti14 Gruppo Scroccafusi C’o Maraja che viè da Persia o’ Scroccafuso ve fa sta festa Maschera libera in concorso Ditta “CalceStruzzi”Maschera libera fuori concorso A crisi avanza e a o’ cannibale je se’ svota a panza!!!

Civita Castellana

Carnevale 2009

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“Il Fumetto”LETTERATURA PER IMMAGINI CHE EMOZIONA

Affascinante e spettaco-lare. Quest’opera me-scola due generi inmodo sapiente e concognizione: il fantasy eil romanzo cavalleresco,con personaggi ripresidall’ambiente rinasci-mentale. C’è infatti lo“smilzo” e il “gigante”,qui con accezione quasi“circense”: il nano “giul-

lare” e l’uomo forzuto. La storia si dipana attraverso una delle piùcomuni tecniche narrative: il viaggio. Ilprotagonista viaggia per ritrovare il suovero viso, rubato da uno stregone che gliha donato il suo. Ma per riappropriarsi delsuo volto, Elias deve recuperare tutta unaserie di carte magiche o uccidere lo stre-gone che gli ha lanciato il maleficio.Prima di allora, Elias era un re spietato…oggi è un cavaliere errante in cerca dellapropria identità e in cerca di un gruppo dipotenti artefatti in grado di concedere una“seconda possibilità” a chi ne fa uso ripa-rando agli errori del passato. Il tema dellacerca, della propria identità e di una pos-sibile via di redenzione, la sword & sorcerydi Conan il Cimmero e il tema, se così sipuò chiamare, della “raccolta delle carte”si intrecciano in una trama interessante.Particolare è l’artefatto magico, un set dicarte/tarocchi, che è parte integrante del-l’immaginario fumettistico e dell’animazio-ne giapponese, spesso legato al merchan-dising. Qui quest’elemento è ben amalgamatoagli altri, e perde la sua connotazione col-lezionistica; infatti, in Elias il maledetto ilcompletamento del set non è l’obiettivo,ma è il mezzo per arrivare a qualcosa dipiù importante.E il bello è che queste carte/tarocchi ven-gono utilizzate attivamente nei combatti-

di Daniele Vessella

menti. Ma la cosa che stupisce di più è ladensità della narrazione: in 56 tavole suc-cede di tutto, con dialoghi lunghi nellescene statiche e tavole mute dove c’è l’a-zione, che è dosata alla perfezione; i com-battimenti non sono né troppo brevi nétroppo lunghi, durano il giusto. Nel primovolume la narrazione scorre veloce suibinari dell’avventura, riser-vandoci interludi drammaticie umoristici miscelati adarte, nei quali si muove unagalleria di personaggi etero-genei e ben caratterizzati. Corgiat crea una storia sem-plice, ma appassionante findalle prime tavole, dovetutto gira e si incastra in unasublime armonia che ti tra-scina nella trama, vivendo leemozioni dei personaggistessi. Dall’altra parte,Mastan-tuono crea grafica-mente un mondo originalis-simo, mischiando aspettimedioevali a quelli meccani-ci del futuro. I due tempi che si intreccia-no danno vita ad un’operaspettacolare che non tradi-sce gli amanti del fantasyclassico. Mastantuono, inol-tre, ci dà un’ulteriore provadella sua grande versatilità,cambiando stile a secondadella storia che deve dise-gnare. Infatti, lavora per la Disney,

per la Bonelli ed Elias il maledetto è editoin Francia da Les Humanoides Associés etradotto in Italia dalla Pavesio: il giustoriconoscimento per un grande maestro ita-liano della Nona Arte.

Lascio l’indirizzo del mio blog:http://danielevessella.blogspot.com/

ELIAS IL MALEDETTO di Sylviane Corgiat e Corrado Mastantuono – edito da Vittorio Pavesio – 3 volumi, fine prima serie

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Campo de’ fiori32

Tra le opere costituenti il patrimonio stori-co – artistico di Civita Castellana, la Chiesadi San Clemente prospettante sulla piazzaomonima, posta tra Via delle Piagge e ViaPanico, risalente al sec.XII e successiva-mente trasformata nel XVII sec., è certa-mente l’esempio artistico più rilevante econosciuto nonostante la profonda trasfor-mazione e conseguente manomissioneavvenuta nel 1902, quando la chiesa vienedefinitivamente soppressa e trasformata infabbricato di abitazione. Il rilievo architet-tonico e tipologico delle strutture murariesuperstiti permettono, allo stato attualedelle ricerche documentarie in corso, diconoscere la conformazione architettonicaoriginaria dell’ opera la cui costruzione ècoeva all’edificazione di altre chiese dellostesso periodo come San Gregorio, SantaMaria del Carmine e San Giorgio. La strut-tura medioevale di San Clemente, origina-riamente, era posta in direzione est –ovest: l’abside centrale con le due minoririvolte ad est, mentre la facciata con il por-tale d’accesso, prospettante verso la piaz-za, in direzione ovest. Sul lato nord, allaconfluenza con Via Panico, era collocato ilcampanile a pianta quadrata con due livel-li superiori e con accesso dal lato internodella chiesa. Tra il campanile e l’oratorio,l’aula delle celebrazioni con la zona absi-dale tripartita di fondo e con i tre altaridedicati a San Clemente, Sant’Antonio eSan Silvestro. Sul versante sud era collo-cata una vasta aula rettangolare adibita adoratorio. La facciata, con il paramentomurario caratterizzato dal tufo a faccia –vista, era del tipo “a capanna” con ilmodesto portale rettangolare e un fine-strone circolare superiore. La coperturadel tipo alla “romana”, ovvero a due faldeinclinate, con le capriate lignee e il mantodi copertura in coppi. Agli inizi del ‘600, lastruttura originaria viene profondamentealterata: si elimina il campanile, la facciatadiventa a “salienti” con un timpano trian-golare superiore al fine di accentuare loslancio verticale della facciata stessa conl’innesto di due volute laterali, il tuttocaratterizzato da fasce e marcapiani oriz-zontali per esaltare il portale sormontatodal finestrone rettangolare centrale, cheviene ampliato al fine di aumentare laluminosità dell’interno. Internamente ven-gono realizzate delle volte a crociera edecorati gli altari presenti. Su Via Panico siaggiunge la canonica ovvero l’alloggio delparroco. La storia e il destino della Chiesadi San Clemente è legato al nome di unsuo illustre parrocchiano il pittore civitoni-co Giorgio Giuliani, allievo del celebre pit-tore bolognese Guido Reni, sommo inter-

prete della pittura barocca e romana inparticolare del sec.XVII. “…..nacqueGiorgio il 23 aprile 1588 da Tarquinia eMetello Giuliani, nella casa situata in Via diPorta Lanciana nel perimetro dell’anticaparrocchia di San Clemente: il luogo e ladata della sua morte si ignorano. Dallaparola e dall’esempio del maestro trasseGiorgio la forza e il coraggio per divenireartista. Studio’ quante ammirate pittureerano allora nelle chiese e nelle gallerie diRoma, cercando sempre il difficile dell’ar-te. Fece e copiò quadri, massime del Reni,concorrendo così a diffondere la suamaniera e a moltiplicare i miracoli del suopennello. Un dipinto di Giorgio l’abbiamoin città nella chiesa di San Clemente, allaquale pare ch’ei donasse. Il quadro, largom. 1,70, alto m. 2,45, è di una maestosasemplicità: un oratorio con a manca unaltare assai modesto e un padiglione adestra cadente lunghesso il quadro quasiad equilibrarlo.Sul nudo pavimento Clemente Papa ingi-nocchiato, con la faccia rivolta al Crocifissoe le mani giunte in atto d’ intensa e soavecontemplazione. Dall’aspetto lo giudiche-resti di 70 anni, quanti gliene dà la storia,ma d’una vecchiezza non fievole, nonmacilenta. Il triregno èdeposto a piè dell’altare:ha indosso il paludamen-to che cade in belle pie-ghe, tuttochè di una stof-fa pesante e rigida: lacolomba aleggia nelmezzo, rompendo collasua bianchezza la vastaoscurità del fondo. IlGiuliani ci rappresentòClemente nell’atto diattingere da Dio il corag-gio del martirio che pre-sentiva vicino. C’è la vita,c’è l’anima e sotto alpaludamento pare che ilpetto si sollevi, il cuorebatta forte e tutta la per-sona si ingrandisca alcospetto di Dio. GuidoReni soleva dire che lepitture sono tanto eccel-lenti quanto più cresconosotto la vista e il quadrodi Giuliani fa questo effet-to quantunque oggi acagion del restauro nonconservi il carattere delletinte e la originalità dellelinee. Nel 1870 fu restau-rato per lire centocin-quanta da Luigi Mignani

che lo ricoprì di sua mano interamente”.Il dipinto in questione ornava l’altare mag-giore di San Clemente e pervenne allaCattedrale agli inizi del ‘900. Fu donato allachiesa di San Clemente dallo stessoGiuliani a perenne e duratura testimonian-za della religiosità della sua famiglia, i cuieredi tuttora abitano in via di PortaLanciana. E’ indubbio che lo stesso restau-ro del Mignani e un pesantissimo recenteintervento di recupero, abbiano profonda-mente alterato la forma pittorica originariae trasformato la figura del Santo non SanClemente, ma San Gregorio Magno.La Colomba dello Spirito Santo descritta è,infatti, il simbolo di San Gregorio. SanClemente ha come iconografia l’acqua chesgorga dalla terra e l’ancora che qui neldipinto non compaiono. Si ignora l’attualecollocazione dell’opera. Nel 1902 la chiesaviene soppressa e trasformata in fabbrica-to adibito ad abitazioni, sopraelevando diun piano il sistema originario. Nel Novembre del 2008, il fabbricato èstato sottoposto ad un intervento direstauro della facciata che ha messo inluce due arconi di scarico della strutturamedioevale.

IL CAPOLAVORO PERDUTO: LA CHIESA DI SAN CLEMENTE IN CIVITA CASTELLANA (sec. XII-1902)

di Enea Cisbani

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Campo de’ fiori 33

Modi di direModi di dire

Perchè l’arcobaleno è a forma di arco?La forma di arco si spiega con le leggi di ottica ed in particolare con un fenomeno dettorifrazione: i raggi del sole attraversano le goccioline d’acqua (che dopo i temporali resta-no numerose in sospensione nell’atmosfera, per un po’ di tempo), subiscono tutti unadeviazione di un ben determinato angolo e raggiungono una regione circolare attorno adun punto detto “antisolare”. Questa regione è a forma di cerchio perchè i raggi del sole,che si possono considerare con buona approssimazione tutti paralleli tra loro, sono devia-ti di un angolo fisso dalle gocce d’acqua in tutte le direzioni, disegnando così nel cielo uncono, con la base rossa all’esterno e blu al suo interno. Per determinare il punto antiso-lare basta vedere dove si trova l’ombra della nostra testa, che è esattamente opposta alsole. Quasi sempre questo punto si trova sotto l’orizzonte ed è per questo che vediamosolo “un pezzo” del cerchio. L’arco è colorato perchè ogni colore che compone la lucebianca del solo è deviato con un angolo diverso (42° per il rosso e 40° per il blu).

La rubrica dei perchè? La rubrica dei perchè?

Prendere una cantonataOriginariamente è riferito a chi, guidando un carro, fa una curva troppostretta e urta col mozzo della ruota contro l’angolo di una strada, cau-sando un guaio. Perciò prendere una cantonata in senso figurato significacommettere un errore, prendere un abbaglio.

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Page 34: Uscita N 57

cambiato il titolo e parte del testo. Il branodiventa così Le campane del silenzio.Come in tutte le gare canore di quel

Questa volta ripercor-riamo le origini storichedi un gruppo musicale,uno dei più longevi delpanorama musicale ita-liano, che, nonostantele sue molteplici evolu-zioni, è sempre sullacresta dell’onda: iPooh! Il gruppo nasce a

Bologna, con il nome originario di Jaguarse una formazione che pochi ricorderanno:Mario Goretti e Mauro Zini Bertoli alle chi-tarre, Gilberto Faggioli al basso, ValerioNegrini alla batteria e Robert Gilliot, di ori-gini inglesi, all’organo. Ma il primo verodebutto dei Pooh si ha agli inizi degli anni’60, con il brano Vieni fuori, versione ita-liana di Keep on running, degli SpencerDavis Group. Qualche mese dopo è prontoun nuovo disco, Bikini beat, con una for-mazione lievemente modificata: RiccardoFogli, cantante degli Slenders, prende ilposto dell’inglese Gilliot. Il disco esce condue differenti copertine: in uno la fotocompleta del gruppo, nell’altro una fotopubblicitaria di prodotti solari. Poco dopo,nuovo disco e nuovo cambiamento.Roberto Fac-chinetti, proveniente da “IMonelli”, sostituisce Gilberto Faggioni, neldisco Brennero 66 e per sempre. Il brano segue la linea beat di protesta inauge in quel periodo, che racconta degliattentati terroristici in Alto Adige.La canzone viene proposta per la terzaedizione del Festival delle Rose, ma potràessere ammessa solo a patto che venga

Campo de’ fiori34

di Sandro Anselmi

I PoohLe storie di

Max

tempo, ha una doppia interpretazione,anche se del disco, con la versione di RobyCristiano, in coppia con i Pooh per quell’oc-casione, non se ne ebbe mai traccia. A que-sti primi tre lavori, tutti in versione beat, eoggi ormai una rarità, si affianca un 33 girid’esordio altrettanto raro: Per quelli comenoi, edito dalla loro casa discografica, laVendette, alla fine del 1966. Ma la vera epropria eccezionalità del gruppo è il 45 giriNel buio, per il fatto che uscì con due diver-se copertine. La Vendette, infatti, aveva stampato inizial-mente il disco con una photo-cover cheritraeva la formazione con cinque compo-nenti, come si era presentata qualche annoprima. Ma al momento dell’uscita del discoil gruppo si era ridotto a quattro elementi,in seguito all’abbandono del chitarristaMauro Zini Bertoli, per convolare a nozze.

continua sul prossimo numero.....

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Campo de’ fiori 35

Vita CittadinaE’ stato assegnato

presso la sala Consigliare del

Comune di Civita Castellana

il brevetto europeo diprimo soccorso

della Croce Rossa.Ecco i nomi dei ragazzi

a cuiè stato aggiudicato:

Giancarlo MecarocciFederica Carabelli

Paola MoriciFabrizia Massaini

Massimo Flavio NervaliMaurizio Matteucci

Tra le foto degli alberi di Nataleche ci sono state recapitate in

Redazione, abbiamo scelto quello della signora

Giuliana Valeri per l’originalitàdell’albero finto.

Ha riscosso un buon successo il concorso“Presepio dell’anno”edizione 2008 organizzato dal Comune di

Civita Castellana. Tra i tanti partecipanti solo sette sono stati pre-miati: 1° Carlo Fontana, 2° Comitato Festeggiamenti S. Luigi Gonzaga,

3° Marco Spettich, 4° Centro socio educativo “R.M. Frezza”,5° Giovanni Giunta, 6° Luca Bobboni, 7° Elisa Ciarroni.Anche gli istituti scolastici sono stati premiati:

1° Circolo didattico “F. Petrarca”, Scuola primaria “Gianni Rodari”, classi 2C e3C, 2° Circolo didattico “F. Petrarca”, Scuola primaria “D.Giovanni Bosco”,

classi 4A e 4B, 3° Istituto comprensivo “XXV Aprile”, Scuola dell’infanzia “A.Gramsci”.

Fuori concorso il presepe del sig. Novello Pastorelli.

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di Riccardo Consoli

...continua dal n. 56

Si pensi a musiche come quelle di WillieSmith o come quelle di Pete Johnsonche influenzerà profondamente sia DukeEllington che Count Basie, o ancoracome quelle di Thomas Waller che per lasua mole verrà chiamato Fats - grassonee che, con la sua innata carica umoristicae ridanciana, avrebbe saputo simboleggia-re quegli anni in cui la società credevadavvero di vivere nel secolo del benessereimmaginando che tale benessere nonsarebbe mai finito. Nel 1920 Harlem giàammassava nelle sue case fatiscenti più diduecentomila neri, essa a poco a poco siera allargata sino a raggiungere la 110°Strada arrivando al Central Park tantoda far battezzare il piccolo lago sito a norddi questo, Harlem Meer o Harlem Seauna città nella città può essere definitaHarlem in cui coesistevano un proletaria-to e un sottoproletariato costituiti da genteche ogni giorno si poneva il problema delpane quotidiano e che, ad ogni sorgere del

sole, doveva inventarsi qualcosa di nuovo.E’ in questa Harlem che approda il neroper cercare migliori condizioni di vita emigliori possibilità economiche, cosicché lacittà diviene il centro della cultura e deltalento neri; qui vivono la maggior partedegli artisti e degli intellettuali neri chetraggono le loro idee e la loro ispirazionedalla vita della comunità e, al tempo stes-so, in questo enorme quartiere, nasce una“borghesia” che, nel sud del Paese, sareb-be stata inconcepibile e inaccettabile daibianchi, la “borghesia nera”. Il CottonClub locale in cui si esibiranno per lungotempo Duke Ellington e Cab Calloway,è un locale di bianchi riservato ai bianchidove, però, le attrazioni sono nere e nelquale sarebbe nato lo ellingtonianoJungle Stile analogamente, il SavoyBallroom una sala da ballo in grado dicontenere duemila coppie e dove si sareb-be ballato per anni al suono di orchestrenere, è di proprietà di bianchi e, oltre atutto ciò, esistono banche, chiese, scuole ebar di proprietà di bianchi, ma esistono

anche banche, chiese,scuole e bar di proprietàdi neri frequentati da solineri che cercano, comedire, di mettersi a livellosull’onda di quel dilagantebenessere di cui innanzi siè fatto cenno.Non mancano i NightClubs e le case da giocodi proprietà di neri neiquali, a poco a poco, ilJazz avrebbe acquisitodiritto di stabile cittadi-nanza, questo è però unJazz frutto dell’ambiente,volto a far dimenticare aineri il triste e secolareretaggio della schiavitù,un Jazz in buona sostan-za, che deve essere menoselvaggio e che devedimostrare al mondo laraggiunta civilizzazione. IlJazz di New York assu-me ben presto nuovecaratteristiche, deveinnanzi tutto rispettare ilprincipio di far guadagna-re e soddisfare il pubblicoche non cerca di certostorie tristi e che, al limi-

te, riesce ad accettare il bianco Al Jolsonche, con il viso dipinto di nero, canta lesdolcinate melodie che lo stesso pubblicovuole ascoltare e poi deve essere spetta-colare.Così non poteva essere, ne il Jazz di NewOrleans ne il Jazz di Chicago che, conpiccoli complessi, pur facendo Show all’a-mericana, termine che per decenni condi-zionerà il mondo del Jazz, suona soprat-tutto una musica di estrazione popolare, aNew York, pertanto, assumono impor-tanza determinante, non i musicisti prove-nienti dalla città del Delta, bensì uominineri e bianchi provenienti da altre partidegli Stati Uniti. Negli anni venti il piùimportante fu di certo FletcherHenderson un nero proveniente da unafamiglia borghese che aveva studiato allaAtlantic University di Atalanta e che,ultimati gli studi, essendosi reso ben contodi quanto la sua musica fosse gradita alpubblico, aveva preferito seguire i sentieridel Jazz in questo imitato dal fratelloHorace pianista come lui. La sua orche-stra, anzichè essere impostata sui tre stru-menti classici di New Orleans, cornetta,trombone e clarino, viene impostata sutrombe e tromboni e, soprattutto, su unoo due saxofoni contralto, uno o due saxo-foni tenori e un clarinetto che, suonandosoltanto musica scritta e arrangiata, costi-tuiscono il c.d. Background - lo sfondoal grande solista, fosse questo LouisArmstrong, Tommy Ladnier, ColemanHawkins o Benny Carter. Fletcher Henderson, pur non essendoconsiderato tecnicamente perfetto, riuscìa conciliare, in un modo musicale tipica-mente Jazz, il piccolo complesso diimprovvisatori con il solido quadro dellagrande orchestra e, in effetti, poche pre-senze come la sua risulteranno così deter-minanti per la creazione di basi solide peruna intera epoca jazzistica che durerà finoalla seconda guerra mondiale e che, dalvocabolo Swing, prenderà nome. Quellamusica Jazz, rappresenterà una realtàancora oggi ben viva essendo riuscita alanciare ed imporre personaggi comeBenny Goodman e Glenn Miller i qualiriuscirono a creare quel contatto indefini-bile fra musicista e ascoltatore.

continua sul prossimo numero...

Al Jolson

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Campo de’ fiori 37

Wxv|Åt ÜtááxzÇt w| VtÇàÉ VÉÜtÄx

Il silenzio della morteHo tanti ricordi di don Peppino (era il nomignolo con cui lo chiamava la madre Lucia).Il Seminario e la montagna sono i due punti estremi. Lo ricordo Rettore e Guida dei passi montani: Soriano, Montemonaco, VillettaBarrera, Rivoreta di Pistoia, Intermesoli…Poi, amico più grande negli anni di Sacerdozio. Con sofferenza e solo per obbedienza s’è improvvisato pastore a Rignano Flaminio e,per lunghi anni, Vicario Parroco della Cattedrale di Civita Castellana. In realtà Mons. Giuseppe Bellamaria è stato per tutta la vita unMonaco, un solitario della fede. S’infiammava nel cuore e non certo nei gesti. Sempre composto quando commentava la Parola di Dioe dirigeva la sua Schola Cantorum. La chiesa innanzitutto. Poi…la società, là fuori, per essere salvata. Egli aveva un carattere forte edeciso. Lo dominava con l’autodisciplina dello Spirito.Per lunghi anni ci siamo persi di vista. Con gioia e profitto ci siamo ritrovati nella Comunione sacerdotale.Don Peppino è stato il primo e l’unico fratello a confidarmi: “Frabrizio, sono contento che sei restato qui!” ci vedevamo in chiesa per lacelebrazione dell’Eucarestia. Ma spesso ci sentivamo. Mi coinvolgeva nella ricerca di lavoro per chi bussava alla sua porta. Com’era addolcito il suo carattere! Quanta discrezione si leggeva nel suo sguardo pacato! Ma quanta solitudine sentivo attorno a lui, quando entravo nel portone della Canonica… e lui scendeva ieratico per ricevermi in ufficio.Era tutto così disadorno e povero. Niente era cambiato dai tempi di don Antonio Cardinali, don Gino Conti, don Silvano Francola, donNello Salvatucci. Il luogo del mio battesimo e del mio sacerdozio, intatto nello scorrere di settanta anni. Ma la morte è ancora più sordadella storia. Più uguale a se stessa in ogni epoca. Più immobile e silenziosa di ogni altra cosa. Essa ti ha raggiunto, amico mio, nel ritiro della Verna, a 74 anni. Ti sei accasciato davanti ai confratelli. Sei trasportato in una casa dicura, a Roma. Muori e sei messo in sosta nella chiesa di San Gregorio. L’addio ti viene dato nella tua Cattedrale di S. Maria Maggiore.Quindi finisci nel cimitero di Gallese. Un mese terribile, dopo lunghi anni di faticata e gioiosa autonomia. Chissà quanti dolori e quantacoscienza. Son sicuro che l’hai abbracciati come messaggeri del Padre e con l’abbandono del Magnificat, inno che concludeva ogni tuamessa. Non sono stato presente ai tuoi funerali. Mi sono perso la folla (la Comunità) che fugacemente è apparsa a renderti gli onorisentiti e dovuti. Grazie, Don Peppino, della tua presenza nella mia vita: dall’adolescenza allo stato finale della maturità. L’uomo vivetante orfananze. La tua dipartita mi rende orfano, in un certo qual modo.Quando tornerò a Civita Castellana, sentirò la contraddizione tra il vuoto fisico e la memoria spirituale… le due intime relazioni che resta-no tra noi. Il 23 Luglio mi sono portato nella piazza del Duomo, alle sette e quarantacinque. Cancellata chiusa, portone chiuso. Vuoto, vuoto evuoto. Il custode, la sentinella non c’è più… Oh come si sente!

Fabrizio Anzellini

E’ giunto al suo decimo anno il consueto appuntamento con ilconcerto dei cori polifonici, presso la Cattedrale Santa MariaMaggiore di Civita Castellana, che quest’anno, a detta di chi ognianno si ritrova lì, ha riscosso un maggiore successo di pubblico.Ad esibirsi, di fronte ai numerosi spettatori, tre straordinari grup-pi: il Coro Polifonico In Hymnis et Canticis di Caprarola, diretto dalmaestro Cristina Morelli, la Cappella Musicale Ezio Erculei diOtricoli, diretta dal maestro Massimo Rampiconi e accompagnatoall’organo dal maestro Quintilio Palozzi e il Coro Polifonico DonGiuseppe Bellamaria di Civita Castellana, diretto dal maestroLaura Ammannato e accompagnato all’organo dal maestro EnricoMazzoni.Cogliamo l’occasione per pubblicare, qui di seguito, alcuni pen-sieri scritti da Fabrizio Anzellini, in ricordo del caro don GiuseppeBellamaria, da cui il coro polifonico di Civita Castellana, per moltianni da lui diretto, ha preso il nome, in segno di stima e gratitu-dine.

Coro Polifonico Don Giuseppe Bellamaria di Civita Castellana

Coro Polifonico In Hymnis et Canticisdi Caprarola

Cappella Musicale Ezio Erculeidi Otricoli

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Campo de’ fiori38

Durante le mie ricerche per il libro”Osogno americano”, cercando i civitonici cheemigrarono in Brasile nel primoNovecento, ho scoperto che ce ne furonomolti, tra cui Pietro Mossi con la moglieMaddalena Giovannetti e i figli, GiovanniMeccani con la moglie Anna, emigrati l’11Gennaio 1902. Mi sono imbattuta forsenella prima emigrazione avvenuta a Civita,di non Civitonici ….Nel 1833, il Governo Pontificio emanò ildecreto di riunire tutti i detenuti politici nelReclusorio, ossia il Forte Sangallo, prigioneche ospitò alcuni tra i più noti rappresen-tanti del patriottismo e liberalismo deiprimi moti carbonari.Nel 1836, un rappresentante delle autoritàBahiane stipulò un accordo con lo StatoPontificio, decidendo che i prigionieri poli-tici del Reclusorio di Civita Castellana pote-vano ottenere la libertà a patto che si tra-sferissero in Brasile a la Bahia.Quindi nell’Agosto del 1836 si presentò alcomandante della prigione, Maggiore Cav.Ferdinando Colasanti, un certo VincenzoSavi, per offrire ai detenuti questa oppor-tunità. Accettarono sessantadue prigionie-ri, quasi tutti provenienti dall’EmiliaRomagna, le cui pene andavano da treanni a tutta la vita; una trentina di cittadi-ni liberi dello Stato Pontificio, alcuni fami-gliari, di cui nove donne e dodici bambini.Vennero condotti in autunno al Lazzarettodi Civitavecchia, dove rimasero sino al 9

Febbraio 1837, da dove salparono alle oreundici, con il brigantino napoletanoMadonna delle Grazie, di proprietà delcapitano Balsamo. A bordo vi erano quin-dici marinai, tre frati Cappuccini, oltre alcapitano Balsamo vi era anche il capitanoCialdi di Civitavecchia, addetto alla sorve-glianza del convoglio, e un ufficiale sanita-rio, dott. Minelli di Bologna. Tutti i detenu-ti furono obbligati a sottoscrivere cheavrebbero pagato il loro viaggio con illavoro non appena fossero giunti inBrasile. Al loro arrivo, però, le autoritàdella Bahia, che non sapevano nulla del-l’accordo, si rifiutarono di accogliere questi

“ ‘A SABINATA ” 1837/1836

emigranti, che, dopo varie vicissitudini,finalmente furono accettati. Ma alla Bahiascoppiò la rivoluzione, chiamata dai brasi-liani Satinata, dal nome del movimentoche cercava di staccare la Bahia dalBrasile, per proclamarla Repubblica.Gli italiani, tutti detenuti che avevano com-battuto in Italia per la libertà, parteciparo-no in massa alla rivoluzione.Il governo brasiliano, non appena repres-sa la rivoluzione, si lamentò con il GovernoPontificio e rimandò in Italia una buonaparte degli emigrati, qualcuno però torna-ronò solo dopo l’Unità d’Italia.

Francesca Pelinga

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40 Campo de’ fiori

Premessa: per i let-tori di Campo dè Fioriquesta volta ripropon-go semplicemente, unarticolo scritto da menel lontano set-tembre 1968per la rivista civi-tonica Numerounico.L’originale dell’ar-ticolo è allegato infotocopia.

Guardando il ponte Clementino in unaqualsiasi ora della giornata, si notasubito il continuo flusso dei cittadiniche per un motivo qualsiasi, si recanoin piazza o viceversa a Guatamello (Via della Repubblica).Forse loro sono ignari che proprio inquel punto, cento anni fa ( il lettoreconsideri che l’articolo è stato scrittonel 1968 ) si svolse una delle piccolebattaglie che portarono alla presa diRoma da parte dell’Esercito Italiano.Il ponte Clementino era un’ entrata diCivita, e le truppe del GeneraleCadorna dovevano per forza passaredi lì.La nostra città era difesa da 230 uomi-ni dell’Esercito Pontificio, i quali, eranoschierati sopra l’attuale forte Sangallo.Una parte di questi uomini, erano peròappostati nel mezzo del ponte.

I Bersaglieri del 35° reggimento, coman-dati dal Generale Cadorna ( i quali passa-rono poi alla storia per la leggendaria cari-ca di Porta Pia ) transitarono tutti sopra ilponte ed ebbero una calda accoglienza dal

popolo civitonico che aspettava festante inpiazza.Ci fu però un po’ di resistenza da parte deiPontifici e nella piccola battaglia che neseguì tre soldati rimasero feriti.I pontifici si arresero subito per evitarespargimenti di sangue.Le avanguardie dei Bersaglieri, che eranoappostati fra la vegetazione ( dove adessorisiede l’attuale Banco del Cimino; ricordi illettore che per adesso si intende l’anno1968) balzarono avanti, attraversando dicorsa il ponte e la salita; in un batter d’oc-chio si trovarono in piazza, poi tra le gridadi gioia della popolazione, passarono perl’attuale via Garibaldi e sempre insieme ainostri concittadini, occuparono il forteSangallo, ove era rinchiuso il famoso bri-gante Gasperone.

100 anni fa

12 settembre 1870

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Campo de’ fiori 41

L’ANGOLO DELL’AVVOCATO

Dopo due anni diindagine, la prossimaprimavera dovrebbecelebrarsi l’udienzapreliminare per alcu-ni degli indagati sulcaso dei presuntiabusi sessuali avve-nuti all’asilo “OlgaRovere” di RignanoFlaminio.L’avviso di chiusuradelle indagini prelimi-

nari, firmato lo scorso dicembre, dovrebbeessere a breve notificato agli interessati.L’atto riguarderebbe solo alcune delle per-sone coinvolte nell’inchiesta ed è pro-dromico alla richiesta di rinvio a giudizio. Una vicenda controversa quella di Rignanoflaminio, che ha aperto un vero e propriodibattito nazionale. Gli italiani si dividono, come sempre, frainnocentisti e colpevolisti, ma l’accerta-mento della verità potrà venire solo dalprocesso, se ci sarà.Il giudice per l’Udienza Preliminare saràinfatti chiamato a valutare, nell’ipotesi incui verranno emesse, le richieste di rinvioa giudizio provenienti dalla PubblicaAccusa. E solo nel caso in cui il Gup riterrà fondatele predette richieste, si approderà algiudizio vero e proprio.Nei mesi scorsi sono state raccolte le tes-timonianze di molti bambini dell’asilo,attraverso quell’istituto di formazioneanticipata della prova che è l’incidenteprobatorio. Queste testimonianze rappresentano il

NON DI IMPUTATI, di PRESUNTI abusi eNON di abusi. In attesa che la giustizia fac-cia il suo corso.

cardine dell’ac-cusa, dal momen-to che i rilievi nelleabitazioni e suicomputer degliindagati sembranonon aver portato anulla.Ciò che piacericordare, però, èil principio fonda-mentale del nostroordinamento per ilquale esiste, sem-pre e comunque,la presunzione dinon colpevolezzasino all’emissionedi una sentenza dicondanna che siapassata in giudica-to. Al momento, nelprocedimento rel-ativo alle maestree agli altri indagatidi Rignano Fla-minio, ci si trova altermine delle in-dagini preliminari;pertanto nulla èancora deciso e glielementi raccoltinelle indagini enegli incidenti pro-batori, dovranno essere valutati in sededibattimentale con tutte le garanzie delcontraddittorio. Si deve dunque parlare di INDAGATI e

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Campo de’ fiori42

L’angolo del Bon Ton

Non c’è nulla di piùimbarazzante per chiorganizza una festa, edi più fastidioso per chiviene invitato, di tro-varsi a condividere unpranzo o una cena conpersone che non siconoscono o che,magari, non vanno poi

così d’amore e d’accordo. E’ importantissi-mo, quindi, scegliere bene i posti a tavola,soprattutto quando non si può proprio farea meno di invitare gruppi “poco omoge-nei”. E’ assolutamente sconsigliato, anzidirei quasi vietato, riunire tutte le signorepresenti in un gruppo e gli uomini in unaltro, e magari disporli ai lati opposti deltavolo, moglie e marito non devono sede-re vicini, stessa regola vale per marito efiglia. Alterneremo, quindi, uomo e donnamettendo al “posto d’onore” l’invitato piùimportante che siederà, se abbiamo untavolo rotondo, nel posto con le spallerivolte alla parete e la visuale della sala suldavanti, se invece il nostro tavolo è ret-tangolare tutto si baserà sul numero degliinvitati: Se saremo in cinque, vige la rego-la del posto a capotavola con gli altri quat-tro commensali disposti sui lati lunghi deltavolo. Se saremo in più, il posto d’onoresarà quello centrale (sul lato lungo) sem-pre con le spalle rivolte alla parete, inmodo che il nostro invitato più importanteabbia un contatto visivo con ciascun com-mensale. Ricordiamo, poi, che i bambinivanno fatti mangiare in un tavolo separatoe possibilmente prima.Come si serveOra che abbiamo stabilito il posto, occu-piamoci di come si serve.Regola impone che verrà servita la signo-ra “più importante”, e poi in ordine diposto tutte le altre. Stessa regola la appli-cheremo agli uomini. Per il servizio dellaseconda portata, cominceremo dallasignora che abbiamo servito per seconda,ci comporteremo allo stesso modo anchecon gli invitati uomini.La padrona di casa deve servirsi per ulti-ma, così pure il padrone di casa. Le cosesi semplificano se ci si serve da soli. Si por-terà il piatto da portata in tavola e si invi-terà l’ospite di riguardo, o il più anziano, aservirsi, quest’ultimo poi passerà il piattoalla signora alla sua destra che poi conti-nuerà il giro.Piccole norme da ricordarePosateLa forchetta, nel momento in cui si impu-gna il coltello con la destra, va tenuta conla mano sinistra. La impugneremo con la

mano destra quando non useremo il col-tello. Gli asparagi potranno essere man-giati, con garbo, con le dita, oppure, anzisarebbe meglio, privarli del gambo e man-giarli con coltello e forchetta.Il pollo non deve essere toccato con lemani! Per i formaggi ci si serve diretta-mente dal piatto di portata, con il coltelloapposito che deve essere sul piatto stesso,quando poi lo si pone nel proprio piatto, sitagliano, volta per volta, piccolipezzi di formaggio con il coltello, siappoggiano su un pezzettino dipane, o verranno spalmati su diesso se sono formaggi a pastamolle. Fa eccezione il Parmigianoche, ridotto in scaglie, potrà essereaccompagnato alla bocca con ledita. Gli alimenti che possono esseretoccati con le mani sono il pane, laverdura in pinzimonio (da servirsisolo in casi di colazione rustica),l’uva e le ciliegie .Comunque, quando si servirannoquesti particolari tipi di cibo, èopportuno mettere in tavola,davanti ad ogni commensale forni-to di piattino, delle coppette lavadi-ta con acqua e una fetta di limone.Gli invitati potranno, così, spostarealla loro destra le coppette e sciac-quarsi delicatamente le dita.Il bisIl bis non va richiesto dagli invitati,sarà la padrona di casa a proporlo,questo se verrà accettato, sarà perlei la più grande gratificazione.

Il fumoNon si fuma mai a tavola, per una que-stione di educazione prima di tutto e poiperché il gusto della sigaretta diminuiscela sensibilità delle papille gustative, evitan-do così di far apprezzare veramente ilsapore delle vivande e del vino.(Bibliografia “La mia Cucina”)

I posti a tavola

di Letizia Chilelli

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Campo de’ fiori 43

Cristina Morelli un maestro “ unico “E’ la prima volta ( e forse l’uni-ca) che scrivo per Campo de’fiori, lo faccio veramente con ilcuore, per mettere in rilievo lequalità professionali ed umanedi una persona a me moltocara: Cristina Morelli; ex mae-stro di musica del CoroPolifonico Abbondio Antonellidi Fabrica di Roma.Cristina ha svolto la funzione diMaestro presso il coro sovracitato per circa 10 anni; que-st’anno, precisamente ad otto-bre, per motivi familiari e non,ha dovuto interrompere la suaattività a Fabrica, conservan-dola però, presso il coro diCaprarola.Cristina, sotto la guida delmaestro Carla Giudici, si èdiplomata presso il conservato-rio di musica G. D’Annunzio diPescara; successivamente haseguito vari corsi di perfeziona-mento ed interpretazionemusicale presso l’AccademiaMusicale Romana OttorinoRespighi, nonchè ad Orvieto edOriolo Romano.In tempi successivi, ha partecipato ad unMaster Class sotto la guida del Maestro DeMura Castro nonché ad un festival pianisti-co a Rodi Garganico.Ha poi svolto una intensa attività cameri-stica con il Faliscus Kammer Trio ed il vio-linista Nicola Narduzzi (a quei tempi diret-tore del Coro Antonelli). Ha anche frequentato corsi di didatticamusicale presso l’Istituto Montessori diRoma. Ha diretto il coro del CAI ( ClubAlpino di Viterbo) e dirige ancora attual-mente, il coro del Liceo Classico MarianoBuratti di Viterbo nonché contemporanea-mente, il coro di Caprarola.Dopo le informazioni sulla carriera artisticadi Cristina, voglio raccontare come sonoentrata a far parte del coro di Fabrica; lamia parentesi con la corale si apre il 30

gennaio di tre anni fa. In occasione del pellegrinaggio allaMadonna di Loreto del 10 dicembre 2005,due mie conoscenti ( che erano già nelcoro ) mi dissero che il maestro CristinaMorelli cercava delle voci nuove, nellasezione contralti e mi invitarono pertantoad entrare a farne parte.L’idea mi piacque molto, ne parlai con miomarito Arnaldo, il quale non solo approvòma decise di farne parte anche lui nellasezione tenori. Pensai che questo nuovoimpegno artistico sarebbe stato un siste-ma efficace per sconfiggere la mia timi-dezza che mi segue dall’adolescenza.Durante la permanenza nel coro abbiamopartecipato a numerosi spettacoli aFabrica ed in varie città italiane, dove gra-zie alla bravura del Maestro Cristina Morellisiamo stati apprezzati e valorizzati più di

quello che era nelle nostre aspettative.Questa parentesi triennale di appartenen-za al coro, è stata per me gratificante intutti i sensi. Per solidarietà con Cristina,unita anche a problemi familiari, lascioanch’io la corale, portando sempre nelcuore il ricordo di un maestro davvero“unico”.

Anna Francola

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44 Campo de’ fiori

Nel cuore

In memoria di Mario Urciuoli Caro Mario,così ci hai lasciato, inaspettatamente, in silenzio, quasi in punta di piedi, com’era nel tuo stile, tu, persona di poche parole, sempreappropriate.Rivado indietro con la memoria, correva l’anno 1969, sono trascorsi quaranta anni, io e te per primi fummo inviati dalla nostra societàa Civita Castellana, dovevamo occuparci dei preliminari di un’importante opera pubblica che sarebbe poi stata realizzata. Altri colleghici raggiunsero costituendo così un gruppo di sette famiglie, eravamo tutti molto giovani e tutti avevamo figlioli piccoli, prevalentemen-te femmine, veramente un bel gruppo, affiatato quanto basta e anche bene assortito.Tante le cose che mi ritornano alla memoria, episodi di lavoro, ma anche di vita privata; tu e la tua famiglia siete sempre rimasti a CivitaCastellana, tutti gli altri ci siamo spostati inevitabilmente, disperdendoci.Quarant’ anni, un batter di ciglio, tanto è breve la nostra vita, “ … perché altro non è questa nostra umana miseria che ha nome vita,se non un velocissimo correre alla morte … “, osservava Agnolo Ambrogini il Poliziano.

Ciao principe Mario, è stato bello conoscerti, io e la mia famiglia non ti dimenticheremo.Riccardo Consoli

Gli occhi melanconici di Mino

Spegnete i riflettori su Eluana. Fatela riposare!

Di Mino ho un ricordo tenero e nostalgicodi quando andai a prenderlo all’aeroportodi Napoli, insieme all’ inseparabile mogliePatrizia, per portarlo, quale ospite, ad unatrasmissione per la tv: A voice for Europe,che veniva trasmessa dal teatro diAvellino. Durante quel viaggio in macchi-na, nacque subito un’amicizia spontanea evera, che seguitò nei giorni seguenti,durante la permanenza nello stesso alber-go, dove alloggiavamo insieme agli altriartisti partecipanti.Mi ricordo le serate passate a conversareassieme a tanti altri ospiti quali Riccardo

Fogli, i Neri per Caso, i Ragazzi Italiani,Ginfranco d’Angelo, Leo Gullotta, BrigittaBoccoli, Ambra Angiolini, AnnalisaMinetti...Io ero parte della giuria e portavo unbrano musicale, fuori concorso, interpreta-to da Bobby Solo e Marco Del Freo, con lemie edizioni Casalba. Mino era moltoapprezzato professionalmente dai suoi col-leghi, e con il suo celeberrimo branoItalia, aprì e chiuse la manifestazione,riscuotendo un successo straordinario dicritica e di pubblico. Mi colpì la sua modestia quando gli chiesiconsigli per la mia casa editrice, e mi spin-se ad andare avanti con tenacia, perché“prima o poi” mi disse “sarebbe arrivato ilmomento opportuno”. Peccato che, quan-do poi arrivò, con il successo a Sanremo diAnna Tatangelo, io avevo già pensato diconcludere quella avventura. Non avevodato retta a Mino che di costanza, invece,ne aveva avuta proprio tanta. Partito daFiumara di Calabria con la valigia di carto-ne, aveva raggiunto subito un successo eduna fama mondiale durata fino alla fine.Quale compositore ha scritto brani indi-menticabili primo fra tutti il meraviglioso“Una ragione di più”, per Ornella Vanoniche, assieme ai suoi più popolari successi,resterà nell’albo d’oro delle più belle can-zoni italiane. L’ultimo gradito incontro, èstato per l’intervista su Campo de’ fiori,

dopo il concerto per le feste patronali diCorchiano del 2006.Ciao Mino (Beniamino come aveva volutochiamarti tua madre quando perdeva lavita per metterti al mondo), ti vedo anco-ra cantare in quel modo così vero e parte-cipato, a voler abbracciare tutto il tuo pub-blico del quale non hai mai potuto fare ameno, e che ti ricorderà per quei tuoigrandi occhi profondi ed il sorriso quasitimido di una persona buona e piena difede.

Sandro Anselmi

Vogliamo essere vicini alla famiglia di Eluana, e chiediamo si faccia, oramai, silenzio su di un dolore cosìgrande.

Troppa strumentalizzazione, troppo interesse mediatico. Basta!!!

Il rispetto dei sentimenti e della commozione va fatto con dignità e, solo così, si può cercare di alleviarela sofferenza di chi è tanto provato.

Mino Reitano nell’intervista per Campo de’ fiorinel 2006 di Ermelinda Benedetti

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Campo de’ fiori 45

La pro loco è diventata, ormai, un’istituzione, un punto di riferi-mento per ogni paese, composta da volontari locali, che mettono adisposizione il loro tempo e le loro idee per valorizzare il propriopaese.Lo scorso Ottobre, a Corchiano, è stato eletto il nuovo direttivo, chevede Pietro Passini presidente, Luigi Sberna vicepresidente, StefanoDe Vincenti segretario e Quinto Prosperi cassiere. A loro fanno seguito nuovi e giovani collaboratori e vecchi ed esper-ti, provenienti dalla precedente squadra. Appena riformato, il gruppo si è trovato a far fronte ad uno deglieventi più importanti di Corchiano, lo storico Presepe vivente, giun-to alla sua trentanovesima edizione. Proviamo a tirare le sommecon il segretario della neocostituita pro loco, Stefano De Vincenti:“Il nostro obbiettivo principale è stato quello di attirare gente, nonsolo attraverso la rappresentazione della natività, ormai conosciutada tutti, ma anche attraverso spettacoli culturali, musicali e folclo-rici, che sembrano aver avuto una buona risposta di pubblico, non-ostante il tempo non troppo favorevole.” Tra le altre cose, un concorso per i ragazzi della scuola media ed elementare, che hanno imbucato le loro letterine a Babbo Natale inun apposito contenitore, nella speranza di essere tra i cinque vincitori. Il presepe di Corchiano, tra i migliori della zona, non si smentisce mai e continua a registrare un grosso numero di spettatori ogni anno.“Essendo per molti di noi la prima esperienza, siamo complessivamente soddisfatti della riuscita di quanto, seppur in breve tempo, siamoriusciti ad organizzare, tenendo conto delle migliorie da poter attuare per il prossimo Natale”, conclude Stefano. Tra i progetti futuri per l’anno 2009, la notte bianca anche a Corchiano, durante il periodo estivo, in data da destinarsi, con i negozi delpaese aperti fino a tarda notte e con tanti spettacoli di intrattenimento nelle numerose piazze del paese, non trascurando ovviamentequelle caratteristiche del centro storico. Incerti, invece, i giochi popolari a contrade.La nuova pro loco si propone di essere più attiva per il bene del paese, non limitando il proprio lavoro al periodo natalizio, e trovare col-laborazione con le altre associazioni locali già esistenti. Allora, in bocca al lupo e buon lavoro!

di Ermelinda Benedetti

Bilanci e progetti della nuova Prolocodi Corchiano

NatiCorchiano

30.08.08 Arianna Testa

17.09.08 Francesco Cioccolini

22.09.08 Chiara Tommasini

26.09.08 Valeria Panunzi

14.10.08 Desiderio Agostini

14.10.08 Martino Giordano

31.10.08 Cristian Testa

17.11.08 Abdula Muhammad

18.11.08 Alice Andreoli

29.11.08 Serena Pattavina

18.12.08 Ginevra Prosperi

22.12.08 Surya Khan

DecedutiCorchiano

16.09.2008 Lando Ciocchetti

23.09.2008 Angela Vessella

24.10.2008 Giuseppina Prosperi

29.10.2008 Vittoria Giogi

12.11.2008 Palmira Berto

12.11.2008 Franco Di Pietro

02.12.2008 Nella Natili

22.12.2008 Avere Crescenzi

22.12.2008 Luigina Pacelli

27.12.2008 Antonio Narduzzi

08.01.2009 Angelo Zannetti

13.01.2009 Iolanda Campana

13.01.2009 Francesco Fiaschetti

MatrimoniCorchiano

Marco Spoletini e

Elisabetta Rosati

Mauro Signoriello e

Chiara Alessandrini

Armando Massimiliano Piergentili

e Arianna Moschetti

Domenico Reitano e

Tiziana Patamia

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Campo de’ fiori46

“DOVE LA VITA SI NASCONDE ALLA MORTE” DIARIO DI GUERRA DEL VENTISEIENNE PIETRO ELVIO CARDARELLI

A cura della Prof.ssaMaria Cristina Bigarelli

Dopo settantatre anni tutti i detta-gli e le sofferenze umane, le atroci-tà subite dai soldati italiani nellaGuerra d’Abissinia, descritta dal sol-dato Italiano, di Vignanello, PietroElvio Cardarelli nel Diario presenta-to il 29 giugno 2008 presso l’ex-cinema comunale con grandeaffluenza di pubblico.Corredata da numerose foto e dise-gni fatti dall’Autore, l’opera è editada David Ghaleb Editore.Tanta la commozione per la rilevan-te importanza che questo diarioassume. E’ un vero e proprio gior-nale di bordo con descrizione accu-rata e scrupolosa volta a dare ilrisultato della terribile esperienza divita che i soldati, come ElvioCardarelli hanno vissuto e sonostati costretti a subire fino all’estre-mo atto della morte, come conse-guenza dolorosa dell’agire cruentoe crudele di chi aveva predispostoin tutto ciò una vera e propriaRegia. Questo diario ha il saporeamaro del “rancio”, ha l’inaspettatogusto del narrare i particolari piùaspri, minuziosi sulla grossolana miopiadegli organizzatori di questo evento belli-co, ha l’acume di registrare tutto senzasfiancarsi, ha l’eroicità di sostenere i valo-ri più alti persino nei momenti più tristi,più sconvolgenti, più orribili.Sei i Quaderni che compongono il diario,definito dalla critica, di importante valorestorico e autobiografico. Noi lo abbiamoletto con passione e coinvolgimento emo-tivo, - perché è questo che suscita l’abilitàdi scrivere di Elvio. Pagine portatrici divalori umani proprio laddove l’uomo, acco-munato all’animale, viene violato e mise-ramente considerato.Potremmo intuire che Elvio Cardarelli havoluto scrivere il suo diario sentendolocome “confidente, un compagno di viaggioche, fedele, conforta, il suo monologointeriore”. Lo scritto testimonia la sofferen-za umana sia dal lato fisico che interiore.Attraverso il dolore e la capacità estremadi soffrire, scopriamo che dietro ad essi c’èla Grande Speranza che spinge Elvio asopravvivere alle peggiori condizioni e aigravi attacchi alla sua vita. Elvio custodi-sce il senso dell’esistenza nel nocciolo durodella morte: parla delle stelle, dell’amore,della speranza sotto la coltre del conflitto,dentro il conflitto, facendo di esso la pro-tezione sicura per tutto quello in cui crede,similmente ad un aereo nell’occhio delciclone inviato senza equipaggiamento ingrado di trasportare sensori speciali per

raccogliere dati utili a far capire come evi-tare danni e devastazioni all’umanità.Evitare il surriscaldamento delle ideologie,sottrarsi alla staticità delle convinzioni,eludere la malvagia creatività sono i sug-gerimenti,che emergono dall’opera, comemonito per suscitare l’interesse alla Vitaintesa come Bene per tutti, così come ciribadisce Elvio “la documentazione dellamemoria, la chiave per un futuro consape-vole degli errori del passato…le mieimpressioni…pensavo che potessero avereun certo valore, per chi eventualmentedovesse leggerle…”Dal punto di vista letterario questo libro èintoccabile, come asserisce PaoloAndreocci. Il giovane Elvio scrive con lastessa costanza e abilità degli scrittori diprofessione. La bellezza del suo diario stanello scrivere tutto quello che accadesenza sosta, senza pause o senza momen-ti di cedimento. Descrive gli altopiani, ipaesaggi, i luoghi dove passa, dove sta-ziona, dove soffre, dove viene umiliato ecolpito nel suo fisico, nella sua mente, nelsuo animo; descrive con l’orgoglio di unnobile i fatti più meschini e con la poesiapiù toccante le emozioni causate dagliavvenimenti o semplicemente da un“ammiccamento” ambientale, ideale o unpercepire la realtà nella sua completezzacosmica inesauribile, descrive con il lin-guaggio che conosce che è l’amalgama diun italiano dell’alto Lazio di origine dell’a-

rea di Vignanello…che è splendi-do anche nella sua ortografia tal-volta non completamente corret-ta o nella punteggiatura moltolibera dai vincoli “canonici”pura-mente formali: spesso si ha lasensazione che quello che vienescritto e descritto, Elvio lo facciaalla velocità del pensiero, dell’im-pulso del cuore che però in unlampo di luce viene sempre incre-dibilmente ponderato dalla menteilluminata e sostenuta dalSoprannaturale, al quale si affida.Egli è uno storico, un giornalista,è un romanziere, pur non essen-do nessuno dei tre. Non parladella storia, ma parla di quellastoria che lui ha vissuto, dellaguerra a causa della quale ha sof-ferto e nella quale, coinvolto, suomalgrado, ne subisce la disorga-nizzazione, le atrocità, le malvagi-tà più sottili, più abiette che nesono scaturite, come conseguen-ze di sofferenza fisica, psicologicae spirituale. Fisica perché la guer-ra lo sottopone a sforzi e priva-zioni a rischio della sua vita, equella dei suoi compagni; psicolo-gica, perché la realtà che lo

avvinghierà e nella quale è trasportatoattraverso un lungo e disagiato viaggiosarà quella dell’allontanamento dai suoiaffetti più cari, dall’amore dei suoi familia-ri, della sua Marcella, delle sue amiciziesemplici, ma autentiche, allontanamentoforzato dalla sua Casa, dal suo Paese,dalla sua Italia; spirituale, perché tutte lesofferenze fisiche e psicologiche messeinsieme oltraggiano la sua persona nellasua dignità di figlio dell’umanità e delPadre. Si ritrova a vivere la morte dell’es-sere se stesso,come persona che scoprequotidianamente la fame, gli stenti, ladurezza della sete nella speranza di poterottenere quel goccio di acqua, quel pezzodi cibo, quella razione per la sopravviven-za che spetta di diritto all’essere vivente.Elvio Cardarelli vive in questa bolgia diaffanni, all’interno del grande conflitto,tanti conflitti “minori” , così numerosi chelo fanno vivere all’ombra della morte,tanto che il suo diario, intitolato “Dove lavita si nasconde alla morte”, racconta inmodo mirabilmente dettagliato la guerrad’Etiopia in modo nudo e crudo, con richia-mi poetici di alto valore umano, di altosignificato interiore. E’ attraverso la sua costanza di scrivere, difar rapporto sugli avvenimenti delle gior-nate che scorrono una dopo l’altra ininter-rottamente, in attesa di un “momento digloria “, è attraverso le sue emozioni chescopriamo la bellezza dell’essere umano

A sinistra Elvio Cardarelli mentre scrive il suo Diario

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Campo de’ fiori 47

in quanto tale. Elvio ci appare da un lato una vittima, cheincarna universalmente tutte le vittime diquesto conflitto, una vittima del potere,una vittima della sete dell’egoismo e alcontempo ci appare quale egli è: un ragaz-zo con desiderio di vivere l’amore con lasua Marcella, di essere amato, di vivere isuoi sentimenti, di potersi realizzare e cheman mano si scopre un grande giornalistache fa la cronaca dei fatti nei suoi partico-lari, di un grande storico quando enunciacronologicamente gli stessi con precisionecertosina e minuzia di particolari e di nomi,di un grande romanziere quando descrivecon oculatezza e coinvolgimento emotivoin prima persona e nelle persone dei“compagni” le squallide vicende di sopraf-fazione continua e reiterata. L’eroicità diElvio sta nel detenere la preziosità delbenigno sentire e nel non scadere nellaoscura disperazione.Potremmo parlare o disquisire a lungodella rilevanza storico-letteraria di questoDiario e del suo valore socio-politico connessi e connessi morali, ideologici o con-cettuali, ma ciò che veramente vale lapena di mettere in luce è la capacitàumana di presentare il pregio dei valori aiquali Elvio credeva, che hanno permessoall’uomo Elvio di sperare e continuare a

sperare in un ritorno a casa. Vale la penadi focalizzare la nostra attenzione, di letto-ri e testimoni visivi attraverso la lettura,sulla testimonianza che Elvio ha saputodarci di Creatura, attraverso la sua forza,la sua determinazione a voler scrivere perfarci eredi della sua sofferenza, affinchéquesta sofferenza non sia vana, non siafine a se stessa , ma travalichi le menti,trovando spiegazione più alta delle pover-tà umane vissute in quei luoghi dalmomento della sua obbligata partenza.Tutto ciò va al di là delle semplice spiega-zioni terrene. Potremmo definire la sorte diElvio veramente struggente, ingiusta ed ilsuo Diario un reticolo di crudeltà purecome solo la guerra riesce a fare. E’ dove-rosa una visione diversificata della sua esi-stenza, riconoscibile nella fede incrollabileche lui, i suoi famigliari, sua madre hannosaputo testimoniare. Anche nei momentipiù duri e crudi, non perdendo mai il con-tatto con la realtà, Elvio ha la forza di scri-vere “ La sera scende calma e serena, inessa si rispecchia la calma e la serenitàch’è scesa nei nostri corpi. Sofferenze,pene, patimenti morali e materiali sonodimenticati; si vorrebbe guasi domandareperdono alla Patria, se qualche volta, conil corpo stanco, il morale abbattuto, demo-ralizzati e sfiniti, è sfuggita una parola di

protesta, un dubbio sulla purezza dei sen-timenti patriottici. Ora tutto è passato,tutto è scordato, le grandi ali della Vittoriahanno coperto e fatto svanire ogni cosaprofana. Ora ci aspetta l’attesa ricompen-sa di tutto, il bel suolo Italiano, che riposae ristora, l’abbraccio dei cari che commuo-ve di gioia. Ancora un po’ di pazienzamamme, e poi saremo da voi, cessateintanto le vostre lagrime di trepidazione, ivostri amari sospiri di pena, sostituite ciò,con beati sorrisi, con lagrime di gioia cheriverserete sui nostri petti si duramenteprovati, ma ancora saldi”. In quel “soffe-renze, pene patimenti morali e materialisono dimenticati” c’è la capacità di perdo-nare e non solo, anche il coraggio di chie-dere perdono alla Patria che li ha “avviati”in quel terribile conflitto, c’è tutto il corag-gio e la capacità di perdonare, sentimentoche soltanto un credente in Dio sa fare,soltanto chi ha ricevuto il dono può fare. Ilriferimento all’”abbraccio dei cari” e alla “pazienza delle mamme…i vostri amarisospiri di pena, sostituite ciò con bei sorri-si, con lagrime di gioia che riverserete suinostri petti si duramente provati, ma anco-ra saldi”, sarà profetica da parte di Elvio,perché sarà proprio la mamma che insogno avrà la visione e il dono di poterpregare la Madonna….

Sabato 20 dicembre, come con-sueta tradizione si è svolto pressola palestra “Okinawa SportingClub” il saggio di natale.Un grande applauso va fatto atutti i piccoli karateka,che si sonoesibiti davanti ad amici e paren-ti,dando vita ad un pomeriggioricco di emozioni e divertimento.Un grazie anche a tutti i genitorihe hanno contribuito e reso pos-sibile una festa bellissima.

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La Redazione di Campo de’ fiori si associa agli auguri

Alla nostracarissima amica Elena, gli augu-ri più sinceri di 25+25 anni, da

Emilia, Enzo, Annamaria eMarcello.

Buon compleanno a nonna Ettora che il 28 gennaio compie 73 anni e a nonno

Giustino che l’11 feb-braio compie 81 anni,

dalle figlie, i generi, i nipoti

e tutti i pronipoti.

Tantissimi auguridi buon

compleanno alpiccolo MarcelloClementi che il

27 gennaio compie 6 anni,dalla mamma,

il papà e i nonni.

Tanti auguri di buon compleanno a Giorgio che

compie glianni il 31

Gennaio daEmilia, Enzo,Alessandro e

Fabrizio.

Beatrice ora chehai

raddoppiato glianni, sono doppi inostri auguri per i

tuoi 10 anni.Mamma, papà,

Edoardo e i nonni.

Il 10 gennaiofesteggia il

suo 20° com-pleanno Chiara,

che con i suoi sor-

risi e il suomodo di fare ciregala sempre

qualcosa dispeciale!

Tantissimi auguri da Flavia,Simona, Claudia, Silvia,

Michela, Roberta, Loredana,Marco e Daniele.Ti vogliamo bene

Auguri a Chiara che il 10 gennaio compie 20 anni…

sei una ragazza speciale, nondevi far altro che continuare così. Ti amo. Andrea.

Buon compleannodalle persone che

ti amano Mimmo,Melania,Michela e Veronika

ti amiamooooo

Tantissimiauguri di buoncompleanno aGiada Ferrariche il 2 feb-braio compie 18 anni!!!.....

Auguri gnocca!..... Le amiche & gli amici!

Tantissimi auguri allanostra carissima

amica Cecilia Anselmiche compie gli anni

l’11 Febbraio, la reda-zione di Campo de’

fiori, mamma, papà eFederico

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Tanti auguri di buon compleanno alla nostra

principessa Alice che il 12Gennaio compie 9 anni da

mamma Giulia e papà Davide.Tanti auguri ad Alice anche

dai nonni, zii e dai cuginiAurora e Niccolò.

Tanti auguri a Massimo cheil 31 Gennaio compie 8 annidai nonni Sandro e Franca,zio Valerio e dai genitori

Azzurra e Vanni.

In questo giorno così speciale un dolce augurio da mamma

papà e i fratellini alla piccolaSara Pantani che il 10 gennaio

riceve il sacramento del battesimo

Tantissimi augurialla nostra piccola

principessa Nicoletta De Masiche il 5 Gennaio

compie 11 anni, dapapà Cesare

e mammaFederica.

Auguri a Immacolata eCarmine Ruggiero che il 13

Dicembre hanno festeggiatoil 25° di matrimonio e il bat-tesimo del piccolo Tommy.Felicitazioni dai famigliari,

amici e parenti tutti.

Tanti auguri aLaura e Luigia

Brandi che com-piono gli anni il 10 Febbraio,dalla sorella

Alida, il cognatoe i nipoti.

Tantissimi auguri a Michela Baglivoche compie i suoi meravigliosi 18anni il 5 gennaio. Mantieniti sem-

pre così nel tuo pensiero, nelle tueazioni e nel tuo essere.

Dagli amici, da mamma, papà etutti i parenti,gli auguri più cari.

Tantissimi auguri di buon com-pleanno a Laura Petrucci di Civita

Castellana che il 20 febbraiocompie 25 anni

Baci dal fidanzato Stefano

Auguri a Gloria Mariani che il 9Febbraio compie i così tanto attesi 18

anni, ti auguriamo una vita piena difortuna e serenità.

Con amore, Claudia, mamma, papà e inonni. Ti vogliamo un mondo di bene.

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Tanti Auguri a Diana e Angelo, che il 28

Dicembre hanno festeggiato il loro 50° Anniversario di

Matrimonio

Auguri di buon com-pleanno a Leonardoe Aurora Fusco cheil 21 e 25 Gennaiocompiono gli anni,dai genitori Pietro

e Manuela, dai nonnie dagli zii.

Tanti auguri a NicolòCarpenti che il 23Febbraio compie 7

anni, auguri dai genitori e i

nonni.

Un inbocca al

lupospecialeai “car-ciolanoangels”per iloro

fantastici progetti. Gli amici.

Tanti augurialla nostracarissima

mamma che il5 marzo com-

pie gli annidalla figliaSimona, il

generoClaudio

i nipotiniMartina e David

Ti fanno i più sinceri auguri

attraverso questo (amico)

giornale, Marino, Erica,

Maurizio e la tua Giorgina.

Tanti auguri a zio Biagio che il

17 gennaio compie 50anni dai nipoti e dalla sorella Pina

Complimenti aCarlo Corteselli

per la sua ambitapreda, un tonno

di 140 Kg.Andreina

Tanti Auguri a ViolaAntonelli che il 15Febbraio compie 6anni, dalla mammaGabriela, il papà

Claudio, la sorellaAurora, i nonni, gli zii

e i cugini.

Tanti auguri a Aurora che il 1° Febbraio compie 3 anni.

Un mondo di auguri da zio Roberto.

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Un saluto ai miei ragazzi speciali. Grazieper i bei momenti che mi regalate.

Grazie Loredana. Tantissimi auguri aSara Longo che compie

6 anni il 29 Gennaio,da mamma, papà,Martina, Alice e

Matteo.

Tanti auguri di buon compleanno aAsia e Mario Christian Cima che il23 e 27 gennaio compiranno 7 e 3

anni, con tanto amore mammaMarina, papà Roberto, le nonne,

gli zii e i cuginetti.

Tantissimi auguri diBuon Compleanno a

Bruno Sisti da tutta laredazione di

Campo de’ fiori

Tantissimiauguri di

BuonCompleannoa LeonardoSquitieri

che compie7 anni il 23Gennaio, da

mamma,papà, nonna

Lory, nonno Luigi, zia Tamara, zioMassimo e zia Arianna.

Tanti auguri di Buon Compleanno a Maria Francesca Iengo eLorenzo Sansonetti che il 23 e il 29 Gennaio compiono 9anni, dai genitori, i nonni, Francesco e Eleonora e tutti i

bambini della 3° C “Gianni Rodari”.

Tantissimi auguri di buon compleanno al piccolo Daniele checompie gli anni il 20 Gennaio, dai

genitori e da tutti i parenti.

Tanti auguri a Giada Sorache compie 2 anni il 20

Febbraio, da mamma Silvia,papà Luigi, dai nonni, gli zii

e da Emily e Christian.

Tanti auguri a Viviana Cencioni diCorchiano che compie gli anni il24 Febbraio e al suo nipotino

Gabriel Toma che il 27 Febbraiocompie il suo primo anno di vita.Augurissimi da tutta la famiglia.

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Tanti auguriad Aldo

Ianni che ilprossimo 15

febbraiocompirà

mezzo seco-lo; dallamoglie

Antonella,dai figli

Daniele e Federico, dalla sua mamma,dai suoceri, dal fratello, dai cognati,

amici e parenti tutti, nonchè dalla famiglia Ricci.

Tantissimi Auguridi buon complean-

no da parte dipapà Massimo e dimamma Francesca

al piccoloChristian Paggi

che il 5 Febbraiocompie 2 anni. Auguri Amore!

Tanti auguri di buon com-pleanno a Federico Ianni cheil prossimo 2 febbraio com-pirà 18 anni; dalla mamma

Antonella, dal papà Aldo, dalfratello Daniele, dai nonni,zii, amici e parenti tutti;

inoltre un augurio particola-re dalla famiglia Ricci.

Tantissimi auguri di buoncompleanno alla piccola Giulia

Lucchetti che il 9 Gennaiocompie 2 anni ....

ti vogliamo troppo bene ... le zie Marta & Marta.

Tantissimi auguri aFlora Fiorani che il 12

Dicembre ha festeggiato il suo

compleanno!!! Le amiche di Faleri

Tanti auguri a TommyRuggiero che il 4 Febbraio

compie 1 anno, dai genitori, ifratelli e parenti tutti.

Tanti auguri al piccoloLeonardo Pasquali che

compie 2 anni il 4Febbraio, da mamma, papà,la sorellina Alice, i nonni,

i cugini e gli zii.

A Noemi. Sei diventata maggiorenne, ma per me rima-ni sempre la mia “piccolina”! Goditeli tutti… la tua

sorella “vecchia”. Ti amo, tanti auguri Marta.

Noemi compie 18 anni! Ehii bambina, stai diven-tando grande. Auguri, auguri, baci dalla tua fami-

glia, mamy Paola, papy Carmine, sorella Mata,cane Carlotta!

I tre gioielli di “zi Pio”,Leonardo, Elisabetta e Giulia,festeggiano nonno Pietro che

compie 80 anni.

Giuliaannuncia lanascita delcuginettoMassimonato il 21Gennaio.

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Campo de’ fiori 53

Vi proponiamo alcuni scatti

di Otto il Dogo

Argentino di Antonio

che si diverte sulla neve durante una

meritatissima settimana bianca!!!Otto

TROVATO in Via Corchiano, a CIVITACASTELLANA un cane maschio di grossa

mole, anziano sembra, con collare. NO TATUAGGIO, NO MICROCHIP!Chiamare SILVIA: 338/7357799

TROVATE A FABRICA DI ROMA

CHI LE RICONOSCE?

Siamo alla ricercadel loro padrone!

Sono due cucciolefemmine, in buona

salute, abituate agliumani, attualmente

in stallo.

Per segnalazioni:347.8558577 331.6366721

MERAVIGLIOSI CUCCIOLI

CERCANO CASA

Sono un maschio edue femmine

Disponibili da fine Gennaio 2009.Futura taglia media-piccola

visibili a Civita Castellana(Viterbo),

ma li portiamodovunque!

Gloria: 339/7789224 V° Festa Calcateide degli amici “pelosi”

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Campo de’ fiori54

Album de

Civita Castellana 1920 - cortile del Vescovato, classe seconda elementare

Fabrica di Roma anni ‘70 - da sx: Carlo Pacelli, Giorgio Cencelli, Luciano Balzerano, Enrico D’Antonangelo e Patrizio Salvi

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

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55Campo de’ fiori

dei ricordi

Fabrica di Roma anni ‘70 - da sx: Carlo Pacelli, Luciano D’Antonangelo e Paolo Fasanari (o’ carzolaro)

Civita Castellana anni ‘50 - veglione di carnevale. Da dx: Alina e Dino De Angelis, Lidia Farina, Domenico (Mimmo) Evangelisti.Al centro: Giovanna Farina e Angelo Puggese.

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

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Album deCampo de’ fiori56

Comunione a Civita Castellana nei primi anni ‘30: 1-Francesco Conti, 2-Aldo Chitarrini, 3-Cesare Marcantoni, 4-Mario Mezzanotte,5-Eraldo Bruzziches, 6-Costante Finesi, 7-Stradonico Romani, 8-Silvano Rossini, 9-Candido Rossi, 10-Maria Basili, 11-Don Goffredo Mariani,

12-Santina Coracci, 13-Luigia Paolelli, 14-Valeria Anselmi, 15-Lina Di Nicola.

Civita Castellana 1940Famiglia Cimarra

In piedi da sx:Quintilio, la piccola Enza, Luigia, Caterina, Santa, Giacomina e Giuseppe

Seduti da sx: Maria, Gilardo e Nino

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

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dei ricordiCampo de’ fiori 57

Civita Castellana, Scuola Elemtare Don Bosco - Anno Scolastico 1977/78 classe III° B - Maestra Vilma Salvadori (Cancilla)In alto da sx: Roberta Mazzilli, Marco Ortenzi, Fabio Massimo Ceccani, Giampiero Barboni, Pina Frezza, Stefania Catinari, Katia Crestoni,

Giuliano Bocchini, Stefano Sorge, Roberta Trudu, Loredana RicciIn basso da sx: Massimo Bernardi, Ivan Fallini, Giuseppe Gregori, Isabella Frausilli, Sandro Carvetti, Filippo Mancinelli, Luca Veralli, Laura

Banditelli, Stefania Del Priore, RobertaCalabrini.

Civita Castellana 21.6.1954 Famiglia Conti

Civita Castellana 1913Silverio, Elisa e Ezio

Cipriani con la mamma Elvira Brunetti

Campo de’ fiori Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

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Campo de’ fiori58

Album de

Civita Castellana - Anni ‘70 - -Torneo Bar Flaminio - Squadra dei CoreaniIn piedi da sx: Luciano Coracci,Massimo Arrigoni,Gianfranco Belli, Eraldo Belli, Massimo Ricci, Adriano Menichelli, Luciano Colella,

Augusto Malatesta (Lin Piao), Alfredo Magaldi.In basso da sx: Franco Alessandrini, Claudio (Cimino), Bruno Belli (Tarzan), Ivo Cimarra, Marcello Leonardi, Giuseppe Mereu.

1955 Colonia estiva a Nettuno.Da sx Alba Belli, Graziella e Antonietta Conti

Civita Castellana 1958 - Campo MadamiRodolfo Profili e Franco Severini

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

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Campo de’ fiori 59

dei ricordi

Civita Castellana - Carnevale 1985. 1) Luca, 2) Giuliano Rossi, 3) Roberto Pistola, 4) Andrea Massaccesi, 5) Alessandro Longo, 6) Elsa, 7) Silvia,8) Barbara Migliorelli, 9) Simona Moretti, 10) Daniele

Ronciglione - Carnevale 1966. Foto del Signor Gianluca Federici

Campo de’ fiori

Campo de’ fiori

Page 60: Uscita N 57

Campo de’ fiori60

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62 Campo de’ fiori

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ARIETE: Questo mese tipresenta qualche sorpresapiù che piacevole… L’amore…travolgente, pas-sionale, intenso! Datti da fare e gustalo fino

in fondo, potrebbe essere quello definitivo.Occhio ai mal di testa.

TORO: Nervosismo ed irri-tabilità… sei piuttosto intol-lerante… certo un atteggia-mento più morbido e ragio-nevole ti aiuterebbe anchenel lavoro, non solo in

famiglia e con gli amici. Ci sono parecchie spese in arrivo, sii parsi-monioso… cerca di distenderti e … ritro-varti!

GEMELLI: Il buon umoreè tuo, l’energia pure...Sod-disfazioni lavorative…Nuovi incontri sia di colla-borazioni che sentimenta-li… il momento è veramen-

te positivo, approfittane! Qualche breve viaggio è auspicabile, tiaggiunge nuove opportunità.

CANCRO: Il mese èimprontato alla bipolarità,perciò controlla i tuoi sbal-zi d’umore, nell’ambitodella tua vita quotidiana,ma anche nel lavoro stai

attento ai superiori, sii disponibile con iltuo partner, e non avere la presunzione di

SAGGITTARIO: Energia evoglia di fare ti spingeran-no in avanti Tutto te stessosi attiverà, nei vari campi diinteresse. Sfrutta ilmomento per porre buone

basi lavorative…o se vuoi riprendere unamore traballante, va bene comunque, mausa saggiamente momento ed energia.

CAPRICORNO: Mesepiuttosto insofferente escontroso. Analizza bene iproblemi con il partner,anche quelli piccoli posso-no diventare enormi.

Sciogli ora tutti i nodi anche con soci e col-laboratori. Per un po’ avrai delle ostilità,ma se le affronterai con saggezza, umiltà,intelligenza e determinazione, nulla tipotrà ferire.

ACQUARIO: Il temposcorre velocemente, dattida fare e fallo bene!Comincia a guardare piùaccuratamente intorno ate, forse c’è già quel che

cerchi. Professionalmente i viaggi ti saran-no molto utili… In questo periodo puoiporre le basi su cui puoi poggiare la tuavera crescita e in alto brillare.

PESCI: Ricordo… cioèparagono le situazioni pre-senti alle passate in mododa rendermi conto… è quelche devi fare in questomese, e tutto ti verrà più

chiaro. Troverai aiuti e sostenitori per latua vita professionale…L’amore c’è e vabene…Sii giudizioso!

onnipotenza nel rapporto.LEONE: Questo è unperiodo in cui l’energialascia a desiderare, per cuiti ci vorrà molta più energiaper tener fede agli impe-gni… molto stress offusca

la tua mente, il che rallenta il tuo proce-dere… Abbi pazienza non è colpa di nes-suno.

VERGINE: Ti darai dafare, ma è il solito menage.Tuttavia, alla fine, riusciraia tener testa alle situazio-ni, come sempre, perfezio-nista e metodico come sei.

Ci sono possibilità di crescite e gratifica-zioni lavorative.

BILANCIA: La vita di cop-pia è una lotta, questoanche per il tuo carattereun po’ altalenante. Prendi in considerazionel’idea che anche tu sbagli:

Spendi un po’ di tempo in più per farticapire! Dai una regolata alla tua dieta.

SCORPIONE: Sei messoa dura prova sui vari ver-santi della vita, dai senti-menti al lavoro. Metticela tutta per tran-quillizzare gli animi.

Verso fine mese la situazione migliora e leattività, l’amore si riaccendono.

Oroscopo Febbraio 2009

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Campo de’ fiori 63

Campo de’ fiori

Periodico Sociale di Arte, Cultura,Spettacolo ed

Attualitàed Attualità editodall’Associazione

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D’Italia(A.I.D.I.)

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chi li firma.Testi, foto, lettere e

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Lo Studio Legale dell’ Avv. Aldo Piras Patrocinante in Cassazione, ha stipulato una convenzione con Campo de’fiori con la

quale, tutti i lettori, avranno diritto a n. 3 consulenze gratuite. Per informazioni rivolgersi in redazione

Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina,

Vasanello, Soriano Nel Cimino, Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola,

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Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto,

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Monterano, Mazzano, Campagnano, Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San

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