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Anno 57 - N. 3 Marzo 2002 Reg. Trib. Roma N. 2087 Direttore responsabile Tommaso Daniele Comitato Stampa: Cesare Barca, Luisa Bartolucci, Rodolfo Cattani, Enrico Flamigni, Ferruccio Gumirato, Rita Lamusta, Salvatore Romano, Benito Spadini, Renato Terrosi, Enzo Tioli, Flavio Vezzosi. Coordinatore del Comitato Stampa Enzo Tioli Redazione: Luisa Bartolucci, Enrico Flamigni, Renato Terrosi (Redattore capo), Flavio Vezzosi Segretaria di Redazione Mariolina Lombardi Direzione, Amministrazione, Redazione: 00187 Roma, Via Borgognona, 38 Tel. 06/699.881 Redazione: Tel. dir. 06 69988411 - 06 69988376 e-mail: [email protected] Sito internet: www.uiciechi.it Stampa: Grafica CdP S.r.l. - Via di Portonaccio, 23/b 00149 Roma - Tel. 43.86.447 - 43.53.02.26 Abbonamenti E 7.75 • c.c.p. n. 279018 Il «Corriere dei Ciechi» è associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana Immagini e illustrazioni di: Archivio Uic, Pergola Elaborazioni grafiche a cura di Michele Pergola Eventuali omissioni, involontarie, possono essere sanate Chiuso in Redazione il 19/03/2002 Finito di stampare nel mese di marzo 2002 DALLE PAROLE AI FATTI Uno speciale sui cani guida, argomento sempre interessante e attuale, l’arte e la sua possibile e difficile fruizione, una intervista esclusiva a Mogol

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Anno 57 - N. 3 Marzo 2002Reg. Trib. Roma N. 2087

Direttore responsabileTommaso DanieleComitato Stampa:Cesare Barca, Luisa Bartolucci, Rodolfo Cattani, Enrico Flamigni, Ferruccio Gumirato, Rita Lamusta, Salvatore Romano, Benito Spadini, Renato Terrosi, Enzo Tioli, Flavio Vezzosi.Coordinatore del Comitato StampaEnzo TioliRedazione:Luisa Bartolucci, Enrico Flamigni, Renato Terrosi (Redattore capo), Flavio VezzosiSegretaria di RedazioneMariolina LombardiDirezione, Amministrazione, Redazione:00187 Roma, Via Borgognona, 38 Tel. 06/699.881 Redazione: Tel. dir. 06 69988411 - 06 69988376e-mail: [email protected] internet: www.uiciechi.itStampa: Grafica CdP S.r.l. - Via di Portonaccio, 23/b 00149 Roma - Tel. 43.86.447 - 43.53.02.26Abbonamenti E 7.75 • c.c.p. n. 279018Il «Corriere dei Ciechi»è associato all'USPIUnione StampaPeriodica ItalianaImmagini e illustrazioni di: Archivio Uic, Pergola

Elaborazioni grafiche a cura di Michele PergolaEventuali omissioni, involontarie, possono essere sanateChiuso in Redazione il 19/03/2002Finito di stampare nel mese di marzo 2002

DALLE PAROLE AI FATTIUno speciale sui cani guida, argomento sempre interessante e attuale, l’arte e la sua possibile e difficile fruizione, una intervista esclusiva a Mogol sulla comunicazione di ogni tipo, il ruolo dell’Uic nell’ipovisione, letture di evasione e le consuente rubriche di servizio.

AVVISOSoprattutto allo scopo di velocizzare il lavoro redazionale invitiamo cortesemente i collaboratori fissi e saltuari ad inviare a “Il Corriere dei Ciechi” i propri elaborati su disco o via e-mail.Vivi ringraziamentiLa Redazione

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SOMMARIO

4 PER UNA STRATEGIA VINCENTEdi Tommaso Daniele

6 DALLE PAROLE AI FATTIdi Tommaso Daniele

10 NON È SOLO UNA PAROLA STRANIERAdi Mario Pinzauti

12 UN’OPERA DA GUARDAREdi Bruno Bertucci

30 NON COSì

51 QUAL È IL PROBLEMA?di Gino Di Trapani

60 E IL PENSIERO CORREdi Andrea Menaglia

62 O.K.: STUDIO CON ALADIN!

68 LETTURA: STORIA DI MARAdi Renato Mastronardi

71 MARATONINEdi Filippo Dragotto

72 RENATO, ADDIO! ANZI, ARRIVEDERCIdi Aldo Grassini

74 LA DIREZIONE NAZIONALEa cura di Vitantonio Zito

77 SPAZIO FANDa cura di Benito Spadini

RUBRICHE32 SEGNALIBRO

di R. Terrosi

33 LIBRO PARLATO

35 VISUSdi A. Modugno

37 SIBEMOLLE

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a cura di F. Vezzosi

39 A LUME DI LEGGEa cura di P. Colombo coordinatore del C.D.G.

43 LAVORO OGGIdi V. Zito

44 ISTITUZIONI PRO CIECHIdi S. Banchetti

48 PREVENZIONEdi G. Castronovo

49 VITA ASSOCIATIVAdi E. Flamigni

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PER UNA STRATEGIA VINCENTE L’azione della Fand

Uniti si vince, divisi si perde: era il titolo del mio editoriale del numero scorso. L’unità dunque è un valore assoluto, la condizione necessaria per sconfiggere i condizionamenti della minorazione e guadagnare le pari opportunità e l’integrazione sociale. Ma l’unità non è un dato oggettivo, immutabile, che qualcuno ci regala graziosamente, è invece un bene che si costruisce faticosamente giorno dopo giorno, tessendo pazientemente, ostinatamente la tela della solidarietà. Storicamente i disabili hanno sempre perseguito il traguardo della unità, ma raramente l’hanno conseguito sia all’interno della singola categoria sia tra le diverse categorie. Per secoli i ciechi, i sordomuti, gli invalidi civili, gli invalidi sul lavoro e per servizio sono vissuti senza una bandiera, senza una coscienza collettiva e quindi incapaci di esprimere una rappresentanza di categoria, solo nel secolo ventesimo in tempi diversi questo miracolo è accaduto. Nacquero così le associazioni di categoria, ma l’idea di raccogliere sotto un unico simbolo alcune associazioni di disabili aventi interessi comuni è assai più recente e risale alla prima parte degli anni ’80. Fu allora che l’Uic, l’Anmic e l’Ens diedero vita alla prima Federazione, che solo più tardi, assai più tardi, si arricchì della presenza dell’Anmil e dell’Unms. E’ stata una grande intuizione, che non ha mancato di dare i suoi frutti: molte battaglie infatti sono state combattute e vinte in nome dell’interesse comune e nel segno dell’azione unitaria. Ma come tutte le cose nuove la Federazione ha presentato limiti e carenze: i risultati conseguiti sono stati di gran lunga inferiori alle grandi potenzialità che essa poteva esprimere. Non siamo riusciti a darle un’anima, a radicarla sul territorio e a disegnare una strategia unitaria. Tre obiettivi ambiziosi, ma fondamentali e indispensabili per far compiere un salto di qualità alla nuova Federazione. Un traguardo difficile, ma non impossibile, a patto che ognuno tessa il suo filo nella tela della solidarietà. E soprattutto a patto che sia chiaro a tutti dove vogliamo andare e

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dove possiamo andare. Sarebbe un grave errore pensare di volare troppo alti con il rischio reale di perdersi nelle nebbie dell’impossibile. La nostra piattaforma rivendicativa deve tener conto della nostra reale capacità di lotta, del contesto economico, sociale e politico del nostro paese, dell’Europa e dell’intero pianeta.Ma il realismo non ci impedisce di volare alto ed essere ambiziosi, ci sono alcune priorità che chiedono giustizia, per le quali dobbiamo mobilitarci immediatamente: l’adeguamento dell’indennità di comunicazione dei sordomuti e di quella speciale dei ciechi ventesimisti, l’aumento delle pensioni degli invalidi civili, la parziale defiscalizzazione dell’assegno degli invalidi per servizio e l’aumento dell’assegno di assistenza personale continuativa per gli invalidi sul lavoro. Attraverso la costruzione di una piattaforma unitaria e condivisa la Federazione cessa di essere una somma di associazioni e acquista una identità nuova e positiva. Occorre esser chiari con la nostra base associativa e fare accettare la filosofia dei piccoli passi che muovono tutti verso un obiettivo comune e definito: le pari opportunità dei disabili italiani.C’è un possibile equivoco dal quale sgombrare il terreno, stare insieme non significa cancellare le differenze: vale a dire le specificità e la gravità delle minorazioni. I disabili non sono tutti uguali, ci sono i gravi, i gravissimi e i meno gravi. Ne consegue che le prestazioni economiche e assistenziali devono essere proporzionate alla gravità della minorazione. Diceva Don Milani «non c’è maggiore ingiustizia che far parti uguali fra disuguali». Il tetraplegico è più grave del paraplegico, il cieco dell’ipovedente, il sordo dell’ipoacusico, né sono uguali le diverse minorazioni che presentano differenti livelli di condizionamento, ne fa fede la tabella di valutazione della invalidità che si esprime in percentuali. L’invalidistica di guerra prevede ben 8 categorie di invalidità e quindi 8 differenti prestazioni economiche. La Federazione non può ignorare questa verità solare, che corrisponde ad un criterio di giustizia e di equità. Sgombrare il terreno da possibili equivoci in questa materia significa poter affrontare con maggiore probabilità di successo il confronto con il Governo in materia di riordino pensionistico, già all’ordine del giorno per effetto della delega prevista dalla legge quadro sul sistema integrato dei servizi (n. 328-2000). Presentarsi al confronto con il Governo, uniti con una piattaforma comune, riveste fondamentale importanza. L’ultimo incontro che la Federazione ha avuto con il Sottosegretario Grazia Sestini, molto cordiale nella forma, ma deludente nei contenuti, ci ha lasciato chiaramente intendere che andiamo incontro a tempi estremamente duri: nessuna disponibilità ad aumentare il contributo di funzionamento alle associazione di promozione sociale, scarsissima disponibilità a riconoscere alle associazioni storiche la funzione di interesse pubblico e di patronato. La risposta del Sottosegretario è soltanto la conferma di un disegno più generale delle forze politiche e del sindacato. Disegno che si era manifestato chiaramente durante la discussione in Parlamento della già citata legge quadro sui servizi. Tale disegno mirava e mira a frazionare la rappresentanza dei disabili e disperderla in mille rivoli, rendendola così più debole. Disegno che noi non possiamo assolutamente accettare, contro il quale dobbiamo batterci strenuamente, mettendo anche all’ordine del giorno l’ipotesi di una mobilitazione generale. Tommaso Daniele

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DALLE PAROLE AI FATTI

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Conclusioni alla Relazione Moraledi TOMMASO DANIELE

Cari amici, abbiamo ascoltato un racconto non proprio inedito, infatti la maggior parte degli atti, dei temi, dei problemi qui riportati sono stati oggetto della relazione quadriennale del Consiglio Nazionale al XX Congresso dell’Unione Italiana dei Ciechi. Tale relazione dava conto delle attività del 2001 sino al 30 settembre, il periodo che rimane da esaminare, quindi, è estremamente breve, ma non per questo privo di valore e di importanza. Sto pensando alla legge finanziaria 2002 e al XX Congresso Nazionale dell’Unione Italiana dei Ciechi: due grandi eventi che hanno impegnato il cuore e la mente dell’organizzazione chiamata, da una parte, a difendersi dagli attacchi di un Governo che rozzamente e brutalmente usava la scure per rastrellare risorse economiche e, dall’altra, a disegnare gli scenari giusti per il futuro dei ciechi italiani. Entrambi gli obiettivi sono stati conseguiti alla grande. Siamo stati bravi ad impedire che tagliassero del 10% il contributo compensativo dell’Unione Italiana dei Ciechi, quello di funzionamento del Centro Nazionale del Libro Parlato e i contributi destinati all’I.RI.Fo.R. e alla Biblioteca Italiana per Ciechi “Regina Margherita”. Siamo stati bravi, insieme agli altri disabili, a scongiurare il pericolo del blocco delle assunzioni negli uffici pubblici, e ad impedire che ci escludessero dai benefici pensionistici previsti per gli anziani ultrasettantenni. Il notevole successo dell’Assemblea dei Quadri Dirigenti della FAND, presso il Teatro Sistina, rappresenta un indimenticabile momento di aggregazione, destinato ad avere un effetto moltiplicatore su tutto il territorio nazionale. Siamo stati bravi a dibattere, seriamente e approfonditamente, il tema del Congresso: “Il ruolo dell’associazionismo nell’era della globalizzazione”. Le mozioni congressuali ci consegnano un progetto associativo che guarda avanti e traccia l’identikit di un cieco che accetta le sfide delle novità di questo tempo, e non si rassegna all’emarginazione e all’esclusione. Personalmente non ho mai dubitato di questa scelta: l’orgoglio, il coraggio, la fantasia, la determinazione, l’ostinazione sono scritti nel dna della storia associativa. Abbiamo sempre guardato in faccia alla realtà senza chiudere gli occhi, senza mai arretrare di un passo.

Nella bandiera dell’Uicc’è un’anima speciale Qualcuno ha scritto che in ogni bandiera c’è un’anima. Sicuramente è così. Ma nella bandiera dell’Unione Italiana dei Ciechi c’è un’anima speciale: teniamola stretta, essa ci aiuterà ancora una volta a superare i duri sentieri della vita.Il Congresso Nazionale ha largamente confermato il gruppo dirigente uscente; dal Presidente al Consiglio Nazionale che, a sua volta, ha rieletto gli otto decimi della precedente Direzione. Dobbiamo semplicemente rallegrarci di questa conferma e considerarla il giusto premio per l’eccellente lavoro svolto, unanimemente riconosciuto, o interrogarci anche su possibili altre spiegazioni? L’ipotesi di una sostanziale indisponibilità a ricoprire cariche associative e a delegare agli altri l’onere della responsabilità della leadership è del tutto peregrina? Il sensibile calo del numero degli iscritti è solo il riflesso di un più vasto fenomeno di diminuzione della vocazione partecipativa e del fatto che assistiamo anche i non soci o ha anche cause interne? L’esigua rappresentanza delle donne e dei giovani negli organismi associativi dipende

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solo dalla loro indisponibilità o è anche il frutto di una scelta politica dei dirigenti in carica? Ecco una serie di domande a cui occorre dare delle risposte immediate e, qualora le risposte confermassero le ipotesi di segno negativo, lo scenario che ne deriverebbe sarebbe inquietante e la prospettiva poco incoraggiante. L’Unione di domani e di dopodomani non potrebbe essere quella del disimpegno, della delega, del “tirare a campare”, dell’egoismo, del potere per il potere. L’Unione che abbiano immaginato per gli anni 2000 è quella presente nelle mozioni congressuali, nel discorso di Genova in occasione degli 80 anni di storia dell’Unione Italiana dei Ciechi, nei dibattiti di Montesilvano, nella lettera ai delegati, nel documento di Capo Mulini, nella relazione del Consiglio Nazionale al XX Congresso. Tali documenti indicano chiaramente la via dello spirito di servizio, dell’assunzione di responsabilità, della qualità della partecipazione e della democrazia e, in particolare, chiedono il coinvolgimento dei giovani e delle donne nella realizzazione di un tale progetto, progetto che ha la sua sintesi nel contenuto della circolare n. 27 del 1999: “Idee per un nuovo modello associativo”.

Bisogna restituire ai soci il gusto dell’appartenenza

Tali idee sono state ampiamente dibattute, nel corso di un quadriennio, nelle riunioni dei Presidenti Regionali, in Consiglio Nazionale, nell’Assemblea dei Quadri Dirigenti e sulla stampa associativa, ricevendo un consenso generale e diffuso che sembrava convinto. Ne abbiamo tentato quindi l’attuazione dividendo il progetto in tre fasi: il potenziamento organizzativo delle strutture periferiche, la gestione collegiale e la partecipazione e, infine, l’erogazione dei servizi. Sembrava ormai pacifico per tutti che le sezioni dell’Unione Italiana dei Ciechi dovessero uscire dagli angusti recinti delle pratiche burocratiche e guadagnare gli spazi immensi delle case dei ciechi italiani per censire bisogni vecchi e nuovi, per tentare di soddisfarli. Questa sembrava a tutti la via maestra per restituire ai soci il gusto dell’appartenenza al sodalizio, dando loro le chiavi di casa. I risultati purtroppo sono stati parziali e deludenti, sicuramente per innegabili difficoltà oggettive ma, altrettanto sicuramente, perché alcuni presidenti, starei per dire molti presidenti, hanno preferito nascondersi dietro il comodo paravento della mancanza delle risorse economiche e umane, e anche quando le risorse sono state offerte sono risultati latitanti. Penso allo scarso utilizzo dei consulenti regionali, penso alle campagne promozionali del libro parlato, rifiutate o attuate parzialmente, pur in presenza di cospicui contributi economici. Il dibattito e i documenti del XX Congresso Nazionale hanno riproposto con forza il tema del cambiamento, presentandolo come ineluttabile: o si cambia o si rischia di perdere il contatto con i soci e quel che è peggio con la società civile, trovando in fondo alla strada il tunnel dell’esclusione sociale. I delegati al XX Congresso Nazionale hanno scelto il cambiamento, confermando i percorsi da noi indicati. Occorre dunque rimettersi in marcia e passare dalle parole ai fatti, sapendo che sul nostro cammino incontreremo tanti ostacoli, ma sapendo anche che alla fine della salita ci saranno “le vette dell’azzurro”. La Presidenza Nazionale, la Direzione e il Consiglio come prima, più di prima, saranno vostri compagni di viaggio di questa nuova, straordinaria avventura. Non vi faranno mancare il sostegno morale, economico, organizzativo e tecnico. Dal canto suo la Direzione Nazionale ha già posto in cantiere alcuni progetti che faranno compiere all’organizzazione un notevole salto di qualità: la creazione di una

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banca dati centrale e periferica; l’incentivazione di alcune attività manuali; la sperimentazione di nuove forme di comunicazione con la base associativa; la istituzione di una linea verde; la creazione di una rete di TV private per mandare in onda, in collaborazione con l’I.Ri.Fo.R., la Federazione, la Biblioteca e l’Agenzia su tutto il territorio nazionale, il programma settimanale “Le mani che leggono”, già messo in onda dalla Rete News. È incredibile ma vero, negli anni 2000 noi non conosciamo correttamente la realtà associativa; manca ogni riferimento statistico relativo al numero degli uomini, delle donne, dei bambini, dei giovani, degli anziani, dei disoccupati, degli occupati, la loro professione, le loro vocazioni, i loro problemi, i loro bisogni e quant’altro necessario per una programmazione razionale e moderna. Da tempo la sede centrale ha fornito gratuitamente il programma anagrafico dei soci nella presunzione che tutte le sezioni lo usassero. Purtroppo i primi risultati del censimento in atto sono scoraggianti e preoccupanti. Chiediamo a tutti uno scatto di responsabilità e soprattutto di orgoglio; chi ambisce a rappresentare i ciechi a tutti i livelli ha il dovere di farlo nel modo più efficiente ed efficace possibile. Non è più possibile continuare a navigare a vista, per costruire una bussola che funzioni abbiamo bisogno di punti di riferimento certi e inequivocabili.

Occorre realizzare nuoveforme di comunicazione

Il lavoro manuale è ancora una risorsa economica, educativa e formativa. Questo è il dato emerso dalle attività del Gruppo di lavoro costituito dalla sede centrale e dall’apposito Convegno tenuto a Fiuggi dall’Unione in collaborazione con l’I.Ri.Fo.R.. La sede centrale intende promuovere tali attività, aiutando alcuni artigiani a crescere e a fare scuola. A tale scopo sono previsti: un fondo di avviamento al lavoro finanziato dall’Unione Italiana dei Ciechi; corsi di formazione professionale finanziati dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi e dall’I.Ri.Fo.R., nonché mostre permanenti e punti di vendita di livello regionale, possibilmente presso gli ex istituti per ciechi. Viene chiesto ai Presidenti provinciali e regionali di collaborare a tale iniziativa propagandandola e incoraggiando giovani e meno giovani a partecipare. Per una democrazia moderna il dialogo con la gente è fondamentale per avvicinare governanti e governati, questo è altrettanto vero per il mondo dell’associazionismo. Alla luce di questa verità, la sede centrale vuole sperimentare nuove forme di comunicazione con la base associativa, utilizzando la rete internet, che consente il dialogo in tempo reale. A tale scopo ha già commissionato un programma, che consentirà mensilmente un incontro con il Presidente e con gli altri componenti della Direzione Nazionale su un tema libero o programmato; ha inoltre attivato una mailing-list per i giovani universitari e si accinge a farlo per le donne. La nostra organizzazione, specialmente negli ultimi tempi, ha acquistato grande visibilità e soprattutto grande credibilità, grazie allo stile e all’efficacia con cui ha rappresentato i bisogni dei ciechi italiani. Occorre continuare su questa strada e realizzare nuove forme di comunicazione con l’esterno. L’istituzione di una linea verde e la creazione di una rete di TV private sembrano corrispondere perfettamente allo scopo. La linea verde servirà a far conoscere all’opinione pubblica i servizi erogati dall’Unione Italiana dei Ciechi; per realizzarla saranno affittate due linee dedicate, sarà costituito un gruppo di consulenza che

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lavorerà dalle ore 9,00 alle 13,00 e sarà effettuata una campagna pubblicitaria per far conoscere il numero verde e i possibili servizi erogabili. Il programma settimanale “Le mani che leggono”, realizzato dall’Unione Italiana dei Ciechi e messo in onda dalla Rete News, ha avuto un notevole successo, ma ha il torto di non arrivare su tutto il territorio nazionale. Per ovviare a tale inconveniente saranno affittati spazi settimanali, almeno in una TV privata per ogni regione in modo da coprire l’intero territorio nazionale. Il progetto sarà finanziato dalle risorse economiche messe a disposizione dall’Unione Italiana dei Ciechi, dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, dalla Biblioteca Italiana per Ciechi “Regina Margherita”, dall’I.Ri.Fo.R. e dall’Agenzia (circa 30.000 euro). La diffusione su tutto il territorio nazionale renderà il programma “Le mani che leggono” più appetibile e non è escluso che ad esso potranno partecipare personaggi noti, in particolare i politici, il che non potrà che giovare al nostro prestigio e ai nostri rapporti con il Governo e il Parlamento. L’elenco delle opere in cantiere non finisce qui, ci sono alcune priorità che pesano come macigni sull’impegno associativo: lo stanziamento nella prossima finanziaria delle somme necessarie per un ulteriore adeguamento dell’indennità speciale dei ciechi ventesimisti; la progettazione, quantomeno, del Centro di recupero sociale per i ciechi pluriminorati; l’approvazione del regolamento attuativo della Legge 69 del 2000 relativa alla riforma delle scuole atipiche, e conseguente utilizzazione delle risorse disponibili; l’attuazione dei corsi formativi per le nuove professioni per i ciechi previste dal decreto Salvi; l’approvazione della proposta di legge che prevede il riconoscimento per l’Unione Italiana dei Ciechi e per le altre Associazioni storiche della qualifica di Associazione di interesse pubblico; la estensione all’Unione Italiana dei Ciechi e alle altre Associazioni “storiche” dei benefici previsti dalle leggi sul patronato e così via. Una mole di lavoro enorme, ma qualificante. Insieme possiamo farcela; come ho detto prima, in ogni bandiera c’è un’anima, ma nella bandiera dell’Unione Italiana dei Ciechi c’è un’anima speciale. Teniamola stretta: essa ci aiuterà ancora a superare i duri sentieri della vita.Tommaso Daniele

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NON È SOLO UNA PAROLA… STRANIERA La “privacy”: un diritto affermato o tutelato? Quanto praticato?di MARIO PINZAUTI

La privacy è ancora, in Italia, un diritto affermato e tutelato da un’apposita legge. Ma quanti, tra i nostri connazionali, restano interessati all’esercizio di tale diritto?Un certo numero, ma non moltissimi.Pur stando attenti a non fare di tutta l’erba un fascio non si può infatti evitare di notare - con buona pace di Stefano Rodotà, autorevole e appassionato garante della privacy, nonché ispiratore della legge che la regola - la crescente diffusione, tra gli italiani, del vizietto di mostrare e lavare in pubblico i propri panni sporchi.Il cattivo esempio viene dall’alto. Ministri che sui giornali o alla tv dicono peste e corna sull’attività del Governo di cui fanno parte. Esponenti dell’opposizione che, nei confronti dei propri leader, esprimono giudizi più avvelenati di quelli che partono dalla maggioranza. Magistrati, generali, perfino ufficiali dei carabinieri, uomini che,

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pur avendo, si può dire per contratto di lavoro, l’obbligo del riserbo, raccontano ai mezzi d’informazione non solo le loro preferenze in fatto di ragazze bionde o brune, ma anche particolari della loro attività professionale su cui, per non far danni - né a persone né a istituzioni - dovrebbero mantenere una rigorosa segretezza.A questi insegnamenti, chiamiamoli così, un crescente numero d’italiani si adegua.Ecco così le file per accedere a programmi televisivi dove, come nel caso di quelli della coppia Maurizio Costanzo - Maria De Filippi, si va per rivelare - e non al confessore o alla psicoanalista, ma a un’audience di milioni di persone - che tua moglie ti tradisce con tuo fratello o che tua figlia si prostituisce o che dall’oggi al domani hai cambiato sesso. Ecco così le alluvioni di lettere che piovono su quotidiani e periodici.Quando chi scrive era un giornalista alle prime armi, un bel po’ di anni fa, erano una rarità le pagine della corrispondenza dei lettori e le poche esistenti erano spesso autoalimentate da lettere scritte - con firme di fantasia - dagli stessi curatori delle rubriche. Oggi, come ha raccontato Indro Montanelli pochi mesi prima della sua morte, sono parecchie centinaia le lettere che il pubblico invia giornalmente al “Corriere della Sera”. E tantissime sono quelle che arrivano ad altri quotidiani e periodici, ad esempio “La Repubblica”, “La Stampa”, “Il Messaggero”, “Oggi”, “Panorama”, “L’Espresso”. Ancora maggiore è la quantità di messaggi spediti, non con busta e francobollo, ma via e-mail, la posta elettronica, ai giornali on line più conosciuti e letti, come “Il nuovo”. Sui mezzi di comunicazione elettronici (e da tempi recenti anche su quotidiani e periodici stampati) molti autori aggiungono alla firma il proprio indirizzo di e-mail. E questo favorisce tra utenti e produttori dell’informazione un’altra sempre più diffusa forma di dialogo: per fortuna anche su temi e problemi seri!In Italia il numero degli analfabeti è oggi pari al 2,9 per cento del totale della popolazione.Resta, con quello della Spagna, uno dei più alti d’Europa, ma è abissalmente lontano dalle cifre del 1870 (74,7 per cento!). Questi dati e la diffusione, per merito della televisione, di una cultura minima (tra l’altro la conoscenza di un italiano di base), spiegano perché molti nostri connazionali oggi, a differenza di ieri, hanno la lingua sciolta e la penna facile e non esitano a mettere in pubblico le loro idee, talvolta anche i loro fatti personali, quelli più segreti compresi?Forse, ma solo in minima parte. Di più, lo dicono i sociologi e lo diciamo anche noi, interviene un protagonismo che - grazie tra l’altro alla peggiore tv - sta diventando un bisogno di massa: forse anche come reazione al senso di solitudine e d’impotenza nato e cresciuto a causa della crisi delle ideologie, della diminuita fiducia verso i partiti, gli uomini politici, di riflesso le stesse istituzioni. È come dire che le esternazioni di tanti hanno un terreno fertile in una società sempre più povera di punti di riferimento.

RIQUADRO PAGINA 11SEGNALAZIONESiamo al 25° volume della “Bibliografia Italiana sui disturbi dell’udito, della vista e del linguaggio”. Dal 1972, prima ogni due anni, poi ogni anno, abbiamo raccolto quanto si scrive sui disturbi dell’udito, della vista e del linguaggio. Ogni anno abbiamo presentato centinaia di voci bibliografiche nuove. Attualmente sono migliaia gli articoli e i libri che abbiamo incluso nei volumi della Bibliografia Italiana.In particolare, dal volume 14° del 1991, al presente volume 25° del 2002, sono disponibili per la ricerca.

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Chi desidera avere questi volumi della Bibliografia Italiana, fotocopie e articoli può rivolgersi al: SERVIZIO DI CONSULENZA PEDAGOCICA, via Druso 7 - C.P.601 38100 TRENTO - tel. 0461.82.86.93 (con segreteria telefonica), e-mail: [email protected]

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UN’OPERA DA “GUARDARE” Dal regista de “Il flauto magico” utili consigli per accostarsi all’Opera. Alla radioIntervista di BRUNO BERTUCCI

Il M° Pier Luigi Pizzi ha curato la regia de “Il Flauto Magico” al Teatro dell’Opera di Roma ed ha spiegato gli elementi fondamentali dell’opera dal suo punto di vista, senza tralasciare problemi importanti quali, ad esempio, la scarsa passione che oggi in Italia vi è per i lavori teatrali.

D.: Maestro, come spiegherebbe a un non vedente la costruzione della regia di questa opera così importante?R.: Bisogna dire che “Il Flauto Magico” contiene tanti simboli e tanti significati ed è basato essenzialmente su due universi: un mondo della luce e un mondo delle tenebre; elemento importantissimo che ha portato a dare un carattere preciso di illuminazione, ma anche alla scelta dei colori per cui domina il nero nelle scene delle tenebre, il bianco in quelle della luce. Trattandosi di un capolavoro del periodo classico, si possono trovare molti significati in ogni piccola piega del discorso musicale e drammaturgico. Resta, però, un’opera molto semplice. Addirittura qualcuno l’ha definita una fiaba e sappiamo che nelle fiabe sono contenuti tanti significati anche profondi. Ne “Il Flauto Magico” troviamo alcune riflessioni filosofiche che affiorano dal discorso generale.D.: Vogliamo spiegare, ad esempio, la prima scena?R.: La prima scena è dominata dalla regina della notte rivelata dalla rotazione di una sfera che appare come una specie di asteroide sospeso che, girando, mostra nella sua parte interna la regina. È ambientata in un luogo roccioso e tenebroso. E proprio la contrapposizione fra tenebre e luce hanno portato a percepire “Il Flauto Magico” come una grande metafora massonica.

D.: Come ha risolto il rapporto tra musica e immagini?R.: L’elemento giocoso, che appartiene all’aspetto fiabesco dell’opera, non è un tono che la domina tutta, ma si alterna con un altro tipo di musica: solenne, profonda e malinconica. Quindi troviamo un’alternanza di temi e colori che corrispondono ai vari aspetti dell’opera.D.: A proposito, tutti questi riferimenti sono stati fatti proprio nell’anno della morte di Mozart, 1791?R.: Sì, è un’opera che, nella sua semplicità, apre grandi spunti di riflessione perché ci sono tanti temi che si possono sviluppare in vari modi. Infatti anche l’interpretazione registica, quindi scenografica, costumi ecc. dell’opera e così anche per la direzione d’orchestra.Per l’interpretazione de “Il Flauto Magico” vi sono molte possibili chiavi di lettura: una generale per chi non intenda approfondire, un’altra privilegia il lato fiabesco,

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mentre una terza il lato filosofico. È importante che tutti gli aspetti abbiano un loro equilibrio e credo che questa sia l’alchimia necessaria per un’opera così sfaccettata.

D.: Queste sue scelte sono dovute anche al feeling con il M° Gelmetti?R.: Indubbiamente abbiamo avuto molte esperienze in comune, a partire dal primo Tancredi, rappresentato circa vent’anni fa e replicato a Schwetsingen in maniera completamente diversa.D.: Le principali difficoltà che un regista si trova ad affrontare nei teatri italiani?R.: Credo che sia essenzialmente una mancanza di passione! La passione è l’alimento quotidiano che tiene vivo il mestiere antico e bellissimo del teatro. Se la passione si perde, in qualche modo è compromesso questo tributo di generosità di cui il teatro ha bisogno quotidianamente. Altrimenti diventa (n.d.r.: “Un lavoro qualunque?”) un lavoro generico e non di grande privilegio com’è il teatro.D.: Un consiglio per coloro che vogliamo “guardare” l’opera alla radio?R.: In genere faccio una raccomandazione che vale assolutamente per tutti, quella di accostarsi all’ascolto o alla visione di ogni nuova opera con innocenza. Secondo me è il solo modo per lasciarsi andare alla parte più sensibile di noi stessi ed il suggerimento che cerco di dare attraverso il mio lavoro è riuscire ad aggiungere tutto quello che manca, attingendo al nostro personale patrimonio d’immaginazione.

RIQUADRO PAGINA 13LAUREAPresso l’Università di Pisa la signorina Antonella Iacoponi, già consigliera della nostra sezione provinciale, ha conseguito la laurea in Giurisprudenza con votazione di 110 e lode, discutendo la tesi in diritto parlamentare dal titolo “La crisi della legge tra semplificazione normativa e istruttoria legislativa”.

BRAILLELa signora Rosanna Spagnesi offre gratuitamente, a chiunque ne fosse interessato, Testi Sacri in Braille. Gli eventuali interessati potranno rivolgersi direttamente a: Rosanna Spagnesi Tel. 0573 367591.

RIQUADRO PAGINA 14amiciSono una donna cieca che spera di avere degli amici di penna su cassetta o in Braille che parlano inglese perché parlo e scrivo solo in questa lingua. Sarei particolarmente interessata a chiunque come me, che non sia cieco da sempre, che sia trentenne/quarantenne e non sposato (perché tutti gli amici che ho sono già sposati). Scrivere a: K.L. Stevenson, 5 Henry St. - Gympie 4570 Australia.

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IPOVISIONE: PREVENZIONE E RIABILITAZIONEIl ruolo dell’Uicdi ENZO TIOLI e ANGELO MOMBELLI

Fin dalle sue origini, l’Unione Italiana dei Ciechi ha considerato la profilassi e la prevenzione della cecità fra gli obiettivi prioritari della propria attività. Con il passare del tempo, l’impegno in questo settore è divenuto sempre più intenso e preciso, sia a

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seguito dei brillanti successi conseguiti negli ultimi decenni nell’oftalmologia, sia per le migliorate condizioni economiche e culturali del Paese.Le ragioni di tanto interesse da parte dell’Unione per un problema che, almeno in apparenza, potrebbe essere considerato tanto lontano dalla realtà dei suoi associati, sono di diversa natura. Chi è passato attraverso la drammatica prova della perdita della vista si sente moralmente impegnato ad evitare che altri vivano la sua stessa esperienza. In tale prospettiva, appare evidente che, se è cosa buona compensare la cecità con l’educazione, la fondazione professionale, l’integrazione nel mondo del lavoro e l’assistenza, cosa ancor migliore è prevenirla ed impedirla.I risultati della profilassi sono solitamente poco visibili, perché chi supera il problema, riuscendo a conservare la vista, rientra nella norma. Si tratta, invece, di un’azione di persuasione molto delicata e faticosa. Delicata perché soprattutto coloro che al momento non presentano particolari problemi oppongono una specie di resistenza “scaramantica” ad affrontare il tema della prevenzione della cecità; faticosa perché l’informazione deve essere quanto più possibile capillare. L’ideale sarebbe poter raggiungere tutti i cittadini, uno per uno.Il problema divenne di dominio comune dopo la seconda Guerra Mondiale, a seguito dei primi trapianti di cornea. Soltanto a partire dalla metà degli anni Cinquanta si ebbero anche in Italia i primi interventi di questo tipo. Da quel momento, moltissimi cittadini, senza alcuna distinzione di sesso o di livello culturale, si rivolsero alle Sezioni provinciali dell’Uic per sapere che cosa avrebbero dovuto fare perché le loro cornee venissero utilizzate dopo la morte. Mentre in Europa si andavano costituendo le prime banche degli occhi, in Italia l’iniziativa stentava a decollare e gli operatori lamentavano la carenza di materie prime.L’intervento del Santo Padre e l’atto di generosità di Don Carlo Gnocchi contribuirono a gettare le basi per la soluzione del problema; infatti, il Parlamento italiano approvò una legge per consentire il trapianto delle cornee. L’Uic, allora Ente di Diritto Pubblico, creò un centro nazionale denominato “Don Carlo Gnocchi” con diramazioni presso tutte le Sezioni e, nel giro di nove anni, fece approvare ben 3 leggi per far fronte alle specifiche necessità:- Legge n° 549 del 1964; primo contributo a favore del Centro Nazionale per i Donatori degli Occhi “Don Carlo Gnocchi”.- Legge n° 358 del 1966; nel riconfermare il finanziamento al Centro “Don Gnocchi”, la legge ne prevedeva anche i compiti, tra cui quello di favorire e promuovere l’offerta e l’utilizzazione delle cornee e dei bulbi oculari e la collaborazione con il Ministero della Sanità e con gli enti interessati per lo sviluppo e la prevenzione della cecità.- Legge n° 61 del 1973; i compiti del Centro vennero adeguati alla nuova realtà amministrativa, determinata dall’istituzione delle Regioni a Statuto ordinario: «a detto Centro è attribuito, inoltre, il compito di collaborare con le regioni, per quanto di loro competenza, con il Ministero della Sanità e con gli Enti interessati, per il potenziamento della profilassi e prevenzione della cecità».La legge prevedeva anche l’impegno del Centro “Don Carlo Gnocchi” per il recupero visivo dei soggetti «che abbiano un residuo visivo, in entrambi gli occhi non superiore a 3/10». Il contributo a favore del Centro fu elevato e L.200.000.000 annue, somma per quel tempo decisamente ragguardevole.Come è facile rilevare, la profilassi e la prevenzione della cecità, nonché il recupero visivo inteso come riabilitazione finalizzata al miglior impiego del visus residuo da parte degli ipovedenti, hanno ampliato di molto la sfera di azione del “Don Carlo Gnocchi”, chiamato a svolgere compiti chiaramente specialistici e di altissimo valore

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socio-sanitario. Per questa ragione, il Centro si dedicò alla raccolta degli atti di donazione delle cornee, collaborando con le cliniche oculistiche presenti sul territorio, sia per l’individuazione dei soggetti che avrebbero potuto migliorare o recuperare la vista mediante il trapianto, sia per l’assistenza di coloro che, trovandosi in difficoltà economiche, non si sarebbero potuti sottoporre all’intervento.

Maggior impegno nella profilassi e prevenzione della cecità

Ma il maggior impegno fu profuso nell’attività di profilassi e di prevenzione della cecità, mediante l’organizzazione di appositi convegni di studio e la diffusione, attraverso i mass-media, di informazioni concernenti i maggiori pericoli per gli occhi, le più elementari norme di igiene oculare e le caratteristiche delle più diffuse patologie.Di particolare efficacia risultarono i numerosi screening condotti, sempre in collaborazione con le cliniche oftalmologiche, nelle scuole materne ed elementari. L’individuazione precoce di numerosi casi di alunni con problematiche visive, con contestuale segnalazione alle famiglie, ha permesso d’intervenire tempestivamente (in taluni casi con semplici esercizi di ortottica), spesso consentendo la completa eliminazione del problema; in altri casi è stato possibile attenuare gli effetti della disfunzione o impedirne l’aggravamento. Purtroppo non fu però possibile organizzare i Centri per la riabilitazione della funzionalità visiva, come stava accadendo in quegli anni nel resto dell’Europa, perché il Decreto del Presidente della Repubblica n° 616 del 1977 mentre da una parte trasformava l’Unione Italiana dei Ciechi in Ente di Diritto Privato, pur confermandone tutti i compiti, dall’altra abrogava le leggi di finanziamento.In quella circostanza il legislatore fu particolarmente poco generoso nei confronti dell’Unione Italiana dei Ciechi. Si pensi che lo stesso Decreto toglieva all’Unione, fra l’altro, la Stamperia Nazionale Braille di Firenze e la Scuola Nazionale per l’addestramento dei cani guida.Ma il tema della profilassi e della prevenzione della cecità era troppo sentito e troppo importante perché lo si abbandonasse a causa di motivi tanto contingenti; ancora una volta l’Unione Italiana dei Ciechi non si fece trovare impreparata.Nel 1977 l’Uic, congiuntamente alla “Società Oftalmologica Italiana” (S.O.I.), fondò la Sezione Italiana della “Intemational Agency for the Prevention of Blindness” (I.A.P.B.) a cui successivamente aderì 1’“Associazione Professionale Italiana Medici Oculisti” A.P.I.M.O. (1989) e il “Gruppo Italiano Studi Ipovisione” G.I.S.I. (1991). Nel frattempo, con la legge n° 833 del 1978, il legislatore affidò alle nascenti O.S.L. i compiti di prevenzione e riabilitazione. La staticità degli organismi locali, che solo sulla carta avevano questi specifici compiti ma che in concreto non li esercitavano, indusse l’Uic a scendere in campo anche perché il fenomeno dell’ipovisione si denunciava sempre più in aumento tra i propri associati.Con la legge n° 508 del 1988, l’Unione promosse la corresponsione di una indennità speciale per i ciechi ventesimisti; si trattava di un importo esiguo, ma pur sempre qualcosa rispetto al nulla esistente.Nel 1989, per conoscere l’ampiezza del fenomeno e le necessità degli ipovedenti, venne intrapresa un’indagine conoscitiva, svolta in collaborazione con la società ABACUS, che rivelò un universo sommerso di disagio e di abbandono. Per rispondere alle esigenze degli ipovedenti si organizzarono corsi per riabilitatori visivi;

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il primo di tali corsi si svolse a Milano nel 1990 e vennero chiamati, quali docenti, degli insegnanti svedesi, perché ritenuti i caposcuola in Europa. Altri corsi si svolsero successivamente sotto l’egida dell’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione (I.Ri.Fo.R), ente di emanazione dell’Uic, e contestualmente in numerose Sezioni dell’Uic si aprirono Centri per l’Educazione e la Riabilitazione Visiva degli Ipovedenti (C.E.R.V.I.).Finalmente nel 1997 il Legislatore, su proposta dell’Uic, adottando le metodiche, il personale e la strumentazione dei C.E.R.V.I., promulgò la legge n° 284 che stanziava 5.000.000.000 di Lire per il potenziamento dei centri esistenti e la creazione di nuove strutture. Nella predetta legge n° 284 veniva altresì stanziato 1.000.000.000 di Lire per le attività istituzionali della Sezione Italiana della I.A.P.B., nonché 3.000.000.000 di Lire per l’apertura di centri o servizi per l’inserimento lavorativo dei pluriminorati.La promulgazione della predetta norma consentì a molte strutture di realizzare o potenziare i C.E.R.V.I., rispondendo cosi alle esigenze dei minorati della vista e non solo.Lo stanziamento per la Sezione Italiana della I.A.P.B. consentì alla stessa quel decollo indispensabile per promuovere in modo più incisivo la prevenzione della cecità.A questo punto della situazione mancava un anello importante della catena: «chi sono gli ipovedenti?». In collaborazione con il G.I.S.I., l’Uic propose al Parlamento un d.d.l. che nell’aprile 2001 venne approvato, dando vita alla legge n° 138 “Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive”. Per la prima volta in Europa veniva presa in considerazione non solo l’acuità visiva, ma anche il campo visivo; a tutt’oggi la legge non ha ricadute o allacciamenti per quanto concerne eventuali benefici, ma rimane un punto di riferimento a livello scientifico per le future norme.Sempre nell’aprile 2001, e sempre su proposta dell’Uic, venne promulgata la legge n° 131 “Norme a sostegno delle persone in condizione di cecità parziale” con la quale l’indennità speciale per i ciechi ventesimisti veniva elevata a L. 215.000 a far tempo dal 10 gennaio 2002.Molteplici sono stati i servizi e le iniziative che negli ultimi anni l’Uic ha organizzato e intrapreso per favorire l’integrazione nel tessuto sociale dei minorati della vista e per la prevenzione della cecità; valga ad esempio il servizio del Libro Parlato con registrazione di testi di lettura amena e scolastici, la fornitura di materiale elettronico e non, la stampa di testi personalizzati a caratteri ingranditi, corsi per autonomia e mobilità, corsi per l’apprendimento del computer, corsi per insegnanti di sostegno e curriculari, seminari, convegni e manifestazioni di vario genere, miranti alla profilassi e prevenzione della cecità.L’elenco sarebbe lungo e il contesto non consente l’approfondimento, ma è significativo ricordare che dal 1997 automezzi attrezzati (attualmente sono 5), dotati di strumentazione oftalmologica, visitano nelle piazze e nelle scuole, gratuitamente, per sensibilizzare i cittadini sui temi della prevenzione.Si ritiene che molto lavoro debba essere ancora svolto sia nel campo della prevenzione che della riabilitazione visiva; l’Uic, nei suoi oltre 80 anni di storia, ha però saputo dimostrare che con l’impegno dei suoi dirigenti tante battaglie per una società più giusta sono state vinte. Abbiamo la fortuna di avere altri con noi per questa lotta e le sinergie che si potranno coagulare attorno a queste battaglie, ne siamo certi, si riveleranno sicuramente vincenti.

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IL CANE A SCUOLASPECIALEa cura di Flavio VezzosiContributi di Mario Censabella e Vittorio Ciniglio

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I NOSTRI STRAORDINARI AMICI PELOSILa situazione, le innovazioni e le iniziative. Addestramento di base. I controlli successivi

La Giunta Regionale Toscana con Decisione n. 51 dell’1.3.1999, ha assunto importanti determinazioni in ordine alla realizzazione di un progetto di razionalizzazione e riorganizzazione della Scuola Nazionale Cani Guida per Ciechi. In conseguenza di ciò, l’1 Marzo 2000, la stessa Giunta Regionale ha approvato, con Deliberazione n. 250, il nuovo Disciplinare per il funzionamento della Scuola che risponde in maniera adeguata e coerente alle esigenze poste a fondamento del sunnominato progetto, in quanto è finalizzato a: - instaurare un rapporto continuativo con gli utenti fondato sulla corretta informazione e sulla piena e reciproca assunzione di responsabilità; - garantire la riduzione e la massima certezza possibile dei tempi di attesa; - qualificare e orientare il ciclo di addestramento alle esigenze personali degli utenti; - reinserire le attività della Scuola entro la rete dei servizi sociali ed assistenziali presenti sul territorio; - attivare iniziative di solidarietà civile e di crescita culturale riferite al ciclo di produzione del cane guida e atte ad agevolare la comunicazione fra vedenti e non vedenti; - assicurare alla Scuola gli apporti specialistici necessari alla valutazione di idoneità all’uso del cane guida. Vediamo allora quali sono i punti più rilevanti del nostro attuale assetto organizzativo derivanti dall’applicazione del nuovo disciplinare.

Riproduzione

È stato formalizzato un accordo con l’Università di Pisa, Scuola di specializzazione in patologia e clinica animali di affezione, con il Gruppo Cinofilo Fiorentino e con l’Az. USL 10 di Firenze, per l’attivazione di un progetto di ricerca/sperimentazione finalizzato alla identificazione di linee di sangue compatibili con il servizio di guida ai non vedenti e per la promozione di iniziative didattiche e divulgative e campagne di comunicazione sociale. Il progetto di ricerca, partito a Gennaio 2001 con scadenza Dicembre dello stesso anno, viene portato avanti grazie ad una borsa di studio finanziata dal Rotary Club Firenze Nord ed assegnata ad una giovane ricercatrice con la supervisione del Prof. G. Cardini dell’Università di Pisa, Facoltà di Veterinaria. Data la complessità della materia ed i buoni risultati che possono essere raggiunti, il Rotary Club sta valutando la possibilità di protrarre di un anno la borsa di studio.

Socializzazione ed educazione dei cuccioli

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Per assicurare una adeguata selezione e preparazione dei soggetti da sottoporre ad addestramento, i cuccioli, a partire dal cinquecentesimo giorno di vita vengono inseriti nel programma di Socializzazione ed Educazione. Il primo anno di vita del cane è fondamentale per lo sviluppo del suo carattere e per la sua crescita fisica: in questo periodo egli deve essere esposto a quante più esperienze possibili di vita domestica e gradualmente inserito nelle situazioni tipiche dell’ambiente urbano (folla, rumori, mezzi di trasporto, negozi ecc.). Per lo svolgimento del programma la Scuola si avvale di collaboratori volontari residenti nella provincia di Firenze. Per l’intera durata dell’affidamento la Scuola si fa carico della consulenza tecnica, della somministrazione dei test programmati finalizzati all’identificazione degli elementi fondamentali del carattere del cucciolo ed alla valutazione dei risultati educativi raggiunti, della copertura assicurativa, dell’assistenza sanitaria, degli alimenti e del corredo del cane. Dall’inizio del programma, nel 1995, abbiamo ricevuto la collaborazione di oltre 150 volontari.

Addestramento di base

Nel corso degli anni lo studio del comportamento del cane ha permesso l’applicazione di nuovi concetti riferiti a tecniche educative e di addestramento definite “gentili” che si sono evidenziate come le più idonee al raggiungimento degli obiettivi del servizio e soprattutto al rispetto delle peculiarità delle razze impiegate che sono oggi il Labrador, il Golden Retriever e il Pastore Tedesco. I principali requisiti di lavoro del cane guida sono:

Il concetto di linea retta;La stima del traffico;La capacità di evitare gli ostacoli;L’iniziativa ed obbedienza;Il comportamento sociale.

L’addestramento di base inizia generalmente intorno al 12° mese e si protrae per circa 5 mesi. Nel corso dell’addestramento le situazioni utili alla “configurazione mentale” del cane vengono selezionate fra quelle esistenti in ambito urbano, extraurbano e rurale (marciapiedi occupati, rumori, traffico veicolare e pedonale intenso, salita sui mezzi di trasporto, strade senza marciapiede, animali in libertà ecc.) oppure costruite secondo le esigenze dell’addestramento (esercitazioni con traffico controllato, posizionamento di ostacoli a varie altezze ecc.) fino alla completa assimilazione da parte dell’animale che la responsabilità dell’incolumità del suo amico bipede è affidata alla sua concentrazione durante l’effettuazione del percorso. Una volta giunti a destinazione, tolto il finimento guida e ricevute le meritate carezze, il cane torna ad essere, come tutti i suoi simili, voglioso di giocare e correre in libertà.

Addestramento personalizzato

L’addestramento personalizzato dura circa 2 mesi e permette di adattare il cane alle esigenze specifiche della persona alla quale sarà assegnato.

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Vengono identificati percorsi, luoghi e mezzi di addestramento che sono scelti in base alle caratteristiche fisiche e funzionali dell’abitazione del non vedente, del contesto insediativo di vita (campagna, piccolo centro, città o area metropolitana), delle caratteristiche del percorsi casa/lavoro, dei mezzi di trasporto utilizzati e delle altre sue esigenze di mobilità.

Corso di consegna del cane guida

I corsi di consegna, definiti Corsi d’Istruzione, sono finalizzati all’apprendimento del corretto uso del cane, della sua corretta tenuta ed al conseguimento di un soddisfacente grado di mobilità ed autonomia personale anche attraverso l’instaurarsi di un rapporto di reciproca conoscenza ed armonia tra il non vedente ed il suo cane. La durata del corso è di circa 2 settimane, il programma didattico si articola in: Lezioni teoriche e pratiche di gruppo che si tengono in ambiente interno alla Scuola, con percorsi simulati, indicazioni di ordine tecnico sull’uso degli strumenti per la gestione del cane, illustrazione delle norme educativo-comportamentali;Lezioni individuali che si tengono in ambiente urbano e connotati da livelli crescenti di complessità;Lezioni collettive relative alle norme igienico-sanitarie, alimentari e comportamentali del cane.

Controlli successivi del cane guida assegnato

Al fine di esercitare gli opportuni controlli nei periodi sensibili della vita operativa del cane, i non vedenti sono richiamati presso la Scuola una volta all’anno per i primi due anni successivi alla consegna e una volta all’anno dopo i dieci anni di vita del cane. Fra le innovazioni introdotte e le iniziative intraprese dalla Scuola Nazionale Cani Guida di Scandicci a seguito dell’adozione del nuovo disciplinare, dobbiamo anche citare: - La costituzione di una Commissione per la valutazione dei requisiti di idoneità del non vedenti richiedenti il cane guida composta oltre che da operatori della Scuola anche da figure professionali specialistiche in campo sanitario e tiflologico; - Le graduatorie di attesa per l’assegnazione del cane guida vengono formate secondo l’ordine cronologico di arrivo delle domande ed approvate con decreto dirigenziale, di norma due volte all’anno, sono quindi costantemente aggiornate e la loro gestione risponde ai necessari requisiti di correttezza e trasparenza; - Il livello di comunicazione fra Scuola e utenti si è sensibilmente elevato per effetto della collaborazione con la Stamperia Braille (altro servizio gestito dalla Regione Toscana) e dell’adeguamento degli strumenti informatici.Ogni tipo di comunicazione rivolta all’utenza viene stampata sia in nero che in Braille; - La professionalità degli istruttori di cani guida è stata arricchita da un corso di qualificazione/aggiornamento in “Orientamento e Mobilità con il cane guida” che ha fornito un ulteriore accrescimento del bagaglio di conoscenze mirate a determinare con maggiore precisione il grado di preparazione del cane, necessario a soddisfare tutte le esigenze di mobilità; - È stato sottoscritto un protocollo d’intesa con il Comune di Scandicci per la promozione e la realizzazione di iniziative tese a favorire il pieno coinvolgimento dei

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soggetti pubblici presenti sul territorio (scuole, associazioni culturali e del volontariato, associazioni di categoria) per il reinserimento della Scuola nella rete dei servizi socio-assistenziali e per l’attivazione di iniziative di solidarietà civile e di crescita culturale a favore del non vedenti. Fra i primi risultati raggiunti citiamo la realizzazione, in collaborazione con la Scuola di Musica di Fiesole, di un laboratorio estivo di orientamento musicale per adolescenti vedenti e non vedenti e la messa in scena di un dramma teatrale da parte di una Compagnia composta da non vedenti che ha effettuato rappresentazioni antimeridiane riservate agli alunni delle Scuole e serali per tutti gli altri. È stata anche organizzata una mostra tattile sull’Amazzonia che ha posto in primo piano gli elementi caratterizzanti la cultura di popoli a rischio di estinzione, i loro usi e costumi, gli oggetti rituali, i suoni e gli odori inebrianti per noi sconosciuti.La mostra è stata visitata da molti non vedenti e da gran parte degli alunni delle scuole del comprensorio fiorentino. - Sono stati stipulati accordi con l’Azienda di Trasporti cittadina ATAF, l’Aeroporto di Firenze e le Ferrovie dello Stato per la creazione delle condizioni necessarie allo svolgimento delle attività di addestramento ordinario e personalizzato del cane guida all’interno dei mezzi di trasporto e nelle relative aree di servizio dei soggetti citati;Altre convenzioni riguardano la collaborazione della Scuola con il Lions Club e l’affidamento di un incarico al Centro Inter-universitario TESIS dell’Università degli Studi di Firenze per la definizione di “Linee guida per la progettazione di un’area sperimentale per l’orientamento e la mobilità con il cane guida” da realizzarsi all’interno della Scuola. Per concludere queste brevi note vogliamo palesare una certezza riscontrata a livello mondiale e cioè che il cane guida è ancora oggi uno strumento di mobilità insostituibile, ma non solo: egli crea interesse verso le piccole “grandi” cose della vita, costringe a prendersi cura di lui, apportando così un beneficio psicologico, facilita i contatti umani, fa acquisire sicurezza, accresce l’autorispetto e la fiducia nelle proprie capacità. Il cane guida è sempre pronto a svolgere il suo compito, anzi, come afferma Konrad Lorenz, ogni cane è grato di poter essere utile al suo amico umano, vedendo in questa richiesta una manifestazione di affetto nei suoi confronti. Possiamo anche usare una bella espressione di un grande etologo italiano, Danilo Mainardi, che scrive: “Il Cane scavalca le barriere della sua specie” intendendo significare con ciò la sua predisposizione genetica ad entrare nel nostro mondo come fosse il suo, ad entrare nella nostra famiglia con naturalezza, come fosse il suo branco. Crediamo proprio che non siano molti gli ausili con queste caratteristiche. E Voi? Con l’occasione vogliamo invitare tutti a visitare il nostro nuovo sito web digitando l’indirizzo: http//: www .rete.toscana.it/sett/polsoc/scuolacaniguida.Si potranno cosi assumere informazioni utili ed interessanti ma soprattutto si potrà scaricare in formato “Word” e”rtf Rich Text” il modulo domanda e l’estratto dal Disciplinare relativo ai requisiti e modalità per l’assegnazione del cane guida.

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ANCHE FIDO VA IN TERAPIAUna nuova scuola. Un casolare ristrutturato, ora confortevoledi MARIO CENSABELLA

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A Pecorara, o meglio in località Ca’ Aie dei Sette in provincia di Piacenza, esiste, è stato inaugurato il 30 giugno 2001, il Centro Italiano Cinoterapia. Ca’ Aie è una piccola frazione posta a circa 400 metri sull’Appennino verso il Monte Penice.Il posto è isolato, un silenzio quasi assoluto avvolge il casolare e il canile del Centro.In questa stagione qualche echeggiare di doppiette, più vicino, anzi vicinissimo l’abbaiare dei cani e il rauco stridio di un gallo e di alcune galline.Un vedente e un non vedente, Mimmo Lentini e Giovanni Vangi sono gli animatori e i fondatori di questa struttura.

Una nuova struttura

Il primo, vedente, è stato sempre impegnato con i cani, per qualche anno istruttore di una importante scuola cani guida per ciechi; Giovanni Vangi il non vedente, è un poliedrico quarantenne dall’aspetto prestante con un dinamismo pacato: massofisioterapista, cantautore, ora cinofilo per naturale inclinazione.I due ora si sono impegnati a creare una struttura che ospita ed istruisce i cani per ogni necessità dell’uomo, addestrando anche cani guida per ciechi.Il casolare, ex rustico, oggi è stato ristrutturato in maniera da essere un confortevole alloggio per cani e padroni.Lentini e Vangi si prefiggono di ospitare, anche solo per un week end, i proprietari di cani per una psicoterapia intesa a correggere i loro difetti.Non ultima la possibilità offerta, questa volta più specificatamente ai non vedenti, di ottenere in tempi non troppo dilazionati un cane guida addestrato a dovere.Lentini e Vangi non sono soli, sono coadiuvati dalle loro dolcissime mogli che condividono così bene le loro convinzioni che oltre ad assecondarli con fatti e parole, quasi uggiolano.I non vedenti che volessero rivolgersi alla struttura e non avessero la possibilità di arrivarvi direttamente, saranno incontrati alla stazione ferroviaria di Piacenza.Per qualsiasi informazione telefonare al numero 0523.999.228.

PAGINA 27CHE EMOZIONANTE AVVENTURA!L’utilissimo corso di orientamento e mobilità

Da tempo avevo pensato di dotarmi di un cane guida, per rendermi maggiormente autonomo nei miei spostamenti.La Scuola Nazionale Cani guida di Firenze, a cui mi rivolsi, mi richiese, per la migliore utilizzazione ed uso del cane, la frequenza di un corso di orientamento e mobilità.Tale richiesta la avanzai all’Unione Italiana dei Ciechi, Sezione Provinciale di Napoli, che mi ha fatto frequentare un corso di orientamento e mobilità.Mi ha assegnato così un istruttore presso il mio domicilio di San Giuseppe Vesuviano.Le lezioni sono cominciate con la corretta impugnatura del bastone per la tecnica pendolare, diagonale e perpendicolare:- la tecnica pendolare si utilizza per camminare normalmente, sia al coperto che per la strada, e consiste nel far oscillare il bastone radente al suolo, davanti alla propria persona;- la tecnica diagonale si utilizza per la esplorazione dei luoghi e per la discesa delle scale;

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- la tecnica perpendicolare si utilizza per salire le scale.Le lezioni, di circa tre ore ognuna, si sono svolte all’inizio in casa mia, esplorando corridoio, stanze e giardino, per poi proseguire al coperto in un luogo da me sconosciuto e cioè nel Centro Giovanile “Opera San Giuseppe” di San Giuseppe Vesuviano, gentilmente messoci a disposizione dal suo direttore.Molte sono state le lezioni che abbiamo svolto presso questo centro, che è molto vasto. Infatti è costituito da una doppia scala d’ingresso e si sviluppa su due piani con due scalinate, un ascensore e con lunghi ed ampi corridoi.Abbiamo prima esplorato con la tecnica pendolare i corridoi e le sale che li attraversano, osservando attentamente tutto ciò che si incontrava lungo le pareti degli stessi e principalmente le aperture costituite da porte e finestre, cercando di capire quando queste erano aperte o chiuse.Al termine delle lezioni nell’Istituto il sottoscritto era in grado di girarlo tutto riconoscendo ogni posto che attraversava.Le lezioni sono proseguite in strada, prefissando un percorso che andava da casa mia al tabaccaio e, percorrendo tutta la via Scudieri e attraversando la piazza, portarci al bar situato nella piazza di San Giuseppe Vesuviano.All’inizio le difficoltà, sia a me che al mio istruttore, sono parse insormontabili e ci hanno avvilito non poco.La via Scudieri è in condizioni quasi pietose, in alcuni tratti priva di marciapiedi ed il manto stradale, costituito da cubetti di pietra lavica, appare notevolmente dissestato, inoltre su tale via affacciano ben cinque traverse che ho dovuto imparare ad attraversare.Alla fine di questa strada, per recarmi in piazza ho dovuto attraversare una delle vie principali della città, via XX Settembre, sempre percorsa da un traffico molto intenso, raramente scorrevole, per cui il più delle volte molto lento o quasi fermo.Ho imparato poi ad attraversare la piazza Garibaldi ed è stata una gioia per me passare da solo davanti ai negozi e frequentare i numerosi bar della piazza o, attraversando in lungo e in largo la stessa, ho imparato a recarmi al Santuario, all’Ufficio Postale e al Comune, anche se guardato a distanza dal mio attentissimo istruttore.Infine le lezioni sono seguite nella città di Napoli, dove al quartiere Vomero ho imparato ad attraversare ai semafori, in strade che sono molto più larghe di quelle della mia città. Inoltre ho imparato a fare il giro degli isolati orientandomi tra le strade che li circondavano e li attraversavano.Infine ho imparato ad usare l’autobus, cominciando prima ad esplorarlo (individuando cioè dove fosse l’obliteratrice dei biglietti, i campanelli per chiamare la fermata e il posto del conducente per poter chiedere informazioni) e poi trasferendomi da una parte all’altra della città.Questo corso mi ha molto entusiasmato perché mi ha dato l’autonomia necessaria per potermi muovere da solo, è stato emozionante incontrare i molti amici per strada che mi chiedevano “dove io andassi tutto da solo”, rivedere, col bastone, tutti i posti del centro cittadino che erano rimasti impressi nella mia memoria visiva di circa 20 anni fa. Pensare che da solo non ero mai uscito dalla mia abitazione!Un sentito ringraziamento va alla Scuola cani guida che mi ha imposto la frequenza di un corso di orientamento e mobilità, all’I.Ri.Fo.R., Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’Unione Italiana dei Ciechi, che ha finanziato il suddetto Corso, ma un grazie particolare va al mio istruttore, che con solerzia, bravura ed abnegazione ha insegnato ad un uomo di 62 anni ad essere autonomo e quindi più libero!

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È auspicabile che anche le Aziende Sanitarie Locali e i comuni finanzino i suddetti corsi per consentire ai non vedenti una maggiore autonomia e libertà.Vittorio CiniglioFINE DELLO SPECIALE

PAGINA 31RUBRICHE

PAGINA 32SEGNALIBROa cura di Renato Terrosi

LO SPORT INVISIBILEUno psicologo per scalare il podio

Umberto Longoni, autore de “Lo sport invisibile”, tenta di spiegarci un fenomeno importante che tanti uomini osservano e vorrebbero controllare a proprio piacimento: l’acquisizione di una mentalità vincente nello sport, ma anche nella vita.Non è certo poca cosa e, quindi, ben venga un manuale come quello succitato.Perché, in effetti, di un manuale si tratta, da tenere sul comodino e da centellinare gelosamente. E con la dovuta attenzione.Del resto Longoni, uno dei più noti psicologi italiani, il quale da anni si occupa con abnegazione dell’allenamento mentale di tanti atleti professionisti, propone tenciche di rilassamento e di visualizzazione ed aggiunge un ampio ventaglio di atteggiamenti vincenti. Atteggiamenti capaci di aiutare a fare qualcosa di più ogni volta che ci si appresta a fornire una qualche prestazione sportiva.Come dire che la determinazione e la volontà aiutano nella misura in cui sono sorrette e affinate da tecniche opportune e da insegnamenti specifici.Il volume (Edizioni Calderini) ha 130 pagine e un costo di E 12,39.

RIQUADRO PAGINA 32Una storia mozzafiatoPer gli appassionati del giallo sgnaliamo “Destinazione inferno” di Lee Child (Longanesi & C., pagine 491, E 16,53) dove un ex militare, con sulle spalle ben tredici anni a West Point, mentre offre il proprio aiuto ad una giovane con le stampelle, viene coinvolto in un rapimento inspiegabile. Ammanettato alla donna, rinchiuso in un furgono in corsa verso una destinazione sconosciuta, pensa alla via di scampo. E la trova, infine, ma i colpi di scena, da mozzare il respiro, non sono certo pochi.

PAGINA 33LIBRO PARLATOLIBRI REGISTRATI SU CASSETTASegnaliamo alcune tra le più recenti registrazioni del Centro Nazionale del Libro Parlato Uic

N Autore Titolo N. Cat. Genere1 E. Giannini Belotti Prima le donne e i bambini 7679 /2 J. Habernas

C. Taylor Multiculturalismo 7731 /

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3 M. Vovelle I Giacobini e il giacobinismo 7686 /4 L. Pirandello Il fu Mattia Pascal 7661 /5 M. Parma Ciao Max 7643 /6 J. Conrad Lord Jim 7689 /7 V. Consolo Lo spasmo di Palermo7730 /8 S. Gandolfi La scimmia nella biglia 7744 /9 M. Catasto Maria Corti 7747 /10 A. Cameliri Biografia del figlio cambiato 7646 /11 E. Forcella La resistenzza in convento 7651 /12 C. Abba Le Prob. dell’Int. del non vedente nell 7732 /13 M. Fini Il denaro sterco del demonio 7702 /14 A. Carotenuto Il fascino discreto dell’onore 7652 /15 T. Moro Preghiere e lettere della torre 7734 /16 K.R. Popper

J. Condry Cattiva Maestra televisione 7694 /17 Ian Mc Ewan Cani neri 7712 /18 E. Affinati Uomini pericolosi 7670 /19 T. Carolina La bugiarda 7695 /20 E. Siciliano La principessa e l’antiquario 7705 /21 C. Zochilino Haider. Luci e ombre di una carriera 7356 /22 A. Detacco L’armata scomparsa 7547 /23 G. Schreber La vendetta 7548 /24 J. Goodall

P. Berman Le ragioni della speranza 7565 /25 F. Lazzara, Leo Lu me passatempu 7870 /26 D.J. Goldhanger I volenterosi carnefici di Hitler 7543 /27 M. Maggiani La regina disadorna 7578 /28 R. Calasso L’impuro folle7871 /29 Alan Bennet Nudi e crudi 7376 /30 V. De Angelis Eunuchi 7716 /31 R. Caellois Il mito e l’uomo 7390 /32 E.M. Smolensry

V. Vigevani Tante voci una storia 7608 /33 Trad. A. Quatraro Conf. Europea sull’istruzione

e l’educazione dei disabili 7605 /34 J.G. Neiffardi Alce nero perla 7706 /35 M. Freccia Suoni della memoria 7874 /36 C. Calvin La musica dei Gonzaga 7509 /37 S. Mancini La sfera infinita 7389 /38 J. Reverte Vagabondando in Africa 7607 /39 M. Spark Realtà e sogni 7715 /40 G. Alvi Uomini del Novecento 7693 /41 A. Molesini All’ombra del lungo camino 7868 /42 A. Cattabiani Santi d’Italia 7687 /43 N. Aziz Kurdistan storia di un popolo e della sua 7660 /44 A. Spinosa Alla corte del Duce 7395 /45 A. Marbaux Il tempo del disprezzo7864 /

RIQUADRO PAGINA 34ADESIONI PER IL CORO

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L’iniziativa della Sezione Uic di Reggio Emilia di costituire un coro ha riscontrato alcune adesioni, ma quanti desiderino partecipare alla composizione del coro stesso, che abbiano discrete qualità canore, possono dare ancora la loro adesione. Un particolare appello viene rivolto alla componente maschile in quanto attualmente solo le donne si sono fatte avanti.

PAGINA 35VISUSa cura di Alessandra Modugno

C’È MENO PAURAProgressi nella diagnosi, terapia e follow-up del retinoblastoma

Dal centro per la cura e la diagnosi del retinoblastoma dell’Università di Siena, diretto dalla Dottoressa Doris Hadyistilianou le ultime novità nella cura di questa malattia.Il retinoblastoma è la più comune neoplasia intraoculare dell’infanzia. Nell’ambito di tutte le patologie oculari, ha una incidenza che varia da 1:14.000 a 1:34.000 nati vivi.La fascia di età più colpita è compresa tra la nascita ed i 3 anni. L’età media alla diagnosi va dai 7 a 12 mesi per i casi bilaterali e dai 18 ai 24 mesi per quelli unilaterali, anche se negli ultimi anni, per quest’ultimi, si è assistito ad una anticipazione dell’età della diagnosi. Raramente si manifesta dopo i 3 anni. Meno del 2% dei casi viene diagnosticato dopo i 5 anni. Tuttavia sono stati riportati casi di retinoblastoma anche nell’adulto.La diagnosi si basa essenzialmente su dati clinici ed oftalmoscopici, raramente sono necessarie indagini di tipo invasivo.Il trattamento scaturisce da un’attenta e completa valutazione oftalmoscopica e semeiologica del singolo caso. Due sono i possibili approcci terapeutici:- l’enucleazione- la terapia conservativa.Mentre oggi l’enucleazione è indicata solo in casi molto avanzati, la terapia conservativa che si concretizza nell’associazione e coordinazione di diverse e specifiche modalità di trattamento, è divenuta il trattamento elettivo.Dopo un’accurata stadiazione della malattia, che si avvale in particolare della valutazione di sede, numero e dimensione dei focolai, l’orientamento terapeutico è di tipo focale e/o sistemico.L’approccio di tipo focale si avvale della fotocoagulazione laser, della criocoagulazione, dell’uso di placche episclerali radioattive; quello di tipo sistemico prevede il trattamento che mioterapico, un tempo riservato ai soli retinoblastomi extraoculari e metastatici, oggi trattamento di prima scelta nel retinoblastoma intraoculare.La chemioterapia porta ad una netta riduzione delle dimensione dei focolai tumorali da trattare localmente e quindi alla possibilità di utilizzare minori energie termiche e di controllare l’insorgenza di eventuali micrometastasi durante il trattamento conservativo.La Tct è una metodica introdotta recentemente, che associa la termoterapia transpupillare con la monochemioterapia con carboplatino, potenziando gli effetti di entrambe, è riservata a piccoli tumori (inferiori ai 4mm).Di recente acquisizione è anche la Chemioterapia peribulbare, ovvero la somministrazione locale del chemioterapico, cui consegue una netta riduzione degli

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effetti sistemici del farmaco (numerosi i casi di tolleranza in pazienti allergici quando lo stesso agente fosse stato somministrato per via sistemica) e soprattutto un’azione più mirata e quindi più efficace in quanto a diretto contatto col proprio bersaglio.La radioterapia con sorgente esterna (o teleterapia) è oggi riservata solo a casi che non hanno risposto ai trattamenti precedentemente discussi, a tumori con seeding vitreale diffuso, recidive che non rispondono a nessun altra terapia di tipo conservativo.Di fondamentale importanza in tutto questo contesto è ovviamente il follow-up. I controlli vengono eseguiti con una costanza e regolarità, ogni 21-25 giorni durante il trattamento fino a remissione completa della malattia; dopo si effettueranno controlli ogni 2 mesi fino all’età di 2 anni, ogni 3 mesi fino ai 3 anni, ogni 6 mesi fino a 5 anni, ogni anno oltre i 5 anni. Il disegno del fundus e la documentazione fotografica sono di estrema rilevanza clinica e scientifica. Le tecniche di imaging sono indispensabili nel tenere sotto controllo sia la situazione locale che quella sistemica.La valutazione della regressione dei focolai tumorali rappresenta uno degli aspetti più complessi del trattamento del retinoblastoma. L’introduzione della Ret-Cam, una speciale fundus camera digitale, nella attività routinaria di controllo del retinoblastoma, è una importante conquista nel campo dell’oncologia oculare. Essa permette di fare diagnosi, seguire e valutare i diversi quadri di regressione tumorale prima, durante e dopo il trattamento. L’acquisizione delle immagini mediante Ret-Cam è poi di estremo interesse clinico e patologico in quanto nessun altra macchina fotografica, per quanto altamente risolutiva nell’acquisizione dell’immagine, è capace di dare immagini vicinissime alla realtà nel suo aspetto macroscopico e di fornire addirittura le dimensioni dei singoli focolai e la loro reale distanza dalle zone critiche affinché sia possibile il mantenimento della vista. Innegabile è dunque anche l’importanza scientifica di tale apparecchiatura: la possibilità di salvare le immagini, di confrontarle di volta in volta permette non solo, come più volte riferito, di seguire la risposta alla terapia e più in generale l’evoluzione della malattia, ma di avere una documentazione reale della malattia su cui costruire il futuro terapeutico della stessa.Alla luce di quanto detto, grazie alla lunga esperienza dell’oftalmologo oncologo ed all’ausilio clinico-diagnostico e terapeutico fornitoci dalle apparecchiature a nostra disposizione, il retinoblastoma, oggi, fa meno paura rispetto a qualche decennio fa, quando ancora, l’unica opzione terapeutica ai fini di salvare la vita degli affetti, si credeva fosse l’enucleazione.Esiste un sito sul retinoblastoma: www.aigr.it

PAGINA 37SIBEMOLLEa cura di Flavio Vezzosi

Il Potere Della MusicaUn viaggio eccezionale in un mondo meraviglioso ove regna un linguaggio universale. Terza puntata

Secondo alcuni un determinato brano musicale avrebbe un effetto simile su tutti coloro che lo ascoltano. Altri, invece, sostengono che la reazione a una melodia o a una canzone dipende dallo stato d’animo del momento e dalle esperienze precedenti. Ad esempio, supponiamo che qualcuno a cui è morta una persona cara senta una certa musica, diciamo quella di un cantico in un luogo di adorazione. Quel cantico può

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evocare ricordi e rattristarlo, anche al punto di fargli venire i lucciconi agli occhi. Altri che non sono in quella situazione possono cantare lo stesso cantico con gioia.Prendete anche la descrizione che abbiamo fatto del suono del corno francese e della tromba. Forse non siete d’accordo nel definire “solenne” il corno francese. Può darsi che a voi sembri chiassoso o allegro, mentre la tromba vi sembra più malinconica. In ciascuno di noi c’è un mix di emozioni unico che la musica può far affiorare; pertanto, ciascuno reagisce alla musica a modo suo.La musica aiuta ad associare parole o idee a emozioni. Per questo è molto raro che un annuncio pubblicitario televisivo o radiofonico non abbia un accompagnamento musicale. Spesso le parole non hanno molto senso. Ma se la musica in sottofondo è quella giusta, l’annuncio farà leva sulle emozioni degli ascoltatori. È proprio vero che in genere la pubblicità spinge a comprare facendo leva sulle emozioni anziché sulla ragione!Mentre la pubblicità può avere ripercussioni negative sul portafoglio della gente, la musica e i testi delle canzoni esercitano il loro potere anche in modi ben più preoccupanti. Stando a una rivista specializzata, con i testi ripetitivi delle loro canzoni, gli autori insegnano agli adolescenti a non tener conto delle opinioni altrui e a “tener duro” (Journal of Youth and Adolescence). Secondo un’altra fonte, i messaggi trasmessi da “testi rap discutibili . . . , più espliciti dei testi heavy metal”, possono influire profondamente sulle emozioni dell’ascoltatore e dar luogo a comportamenti antisociali.È possibile evitare gli effetti negativi limitandosi ad ascoltare la musica e ignorando i testi? Ebbene, bisogna ammettere che in genere nei brani rap e heavy metal le parole non si distinguono bene. Spesso sono coperte quasi completamente dal volume esagerato della musica. Ma, con le parole o senza, il messaggio della musica non cambia, e viene trasmesso dal ritmo martellante e dalla melodia ripetuta!Com’è possibile una cosa del genere? Ebbene, certi titoli evocano di per sé delle immagini. Inoltre, spesso il messaggio consiste nel tipo stesso di musica. Di che messaggio si tratta? Una rivista per giovani dice: “Si direbbero immagini di energia, potenza e conquista sessuale”. Un’altra dice:“I temi fondamentali… sono ribellione totale, violenza, droga, alcool, promiscuità sessuale, perversione e satanismo”.Certi giovani dicono che sì, forse le cose stanno così, ma che su di loro questo tipo di musica non ha effetti negativi.

La ricerca dell’identitàpassa attravero l’uso di un mezzo di comunicazione

Anzi, a sentir loro questa musica sarebbe utile perché li aiuta a ‘scoprire se stessi’. È così? Una rivista osserva: “La rabbia, i temi polemici e il senso di potenza con cui alcuni ragazzi si identificano ascoltando la musica heavy metal possono risultare particolarmente graditi, alla fine della giornata, a ragazzi che vanno male a scuola e che in classe si sono sentiti ripetere tutto il giorno che sono incapaci”. E aggiunge: “Quello che lascia perplessi è che per gli adolescenti la ricerca di un’identità più certa e autentica passa attraverso l’utilizzo di un mezzo di comunicazione pubblico, condiviso con altri.

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Anziché fare esperienze davvero uniche a livello personale, gli adolescenti ricercano immagini preconfezionate provvedute da un’industria commerciale” (Journal of Youth and Adolescence). In altre parole, qualcun altro dice a questi giovani cosa pensare e come sentirsi.Continua nel prossimo numero

PAGINA 39A LUME DI LEGGEa cura di Paolo Colombo

Centro di Documentazione GiuridicaAGEVOLAZIONI FISCALI ED ALTRI BENEFICIIn questo inserto, curato dall’omonimo Centro dell’Uic, confluiscono:- documenti integrali o stralci di leggi, regolamenti, circolari, proposte di legge, atti amministrativi e sentenze di interesse generale o specifico;- pareri espressi dagli uffici della sede centrale sulla normativa vigente;- commenti sull’attualità giuridica;- interviste con gli operatori del diritto;- notizie in breve.

Attualmente, nel nostro ordinamento sono previste numerose tipologie di agevolazioni fiscali per i portatori di handicap in generale e, quindi, anche per i ciechi. Esse possono sintetizzarsi come segue.Sono deducibili dal reddito ai fini IRPEF nel loro intero importo le spese mediche e di assistenza specifica necessarie nei casi di grave e permanete invalidità o menomazione, sostenute dai soggetti indicati dall’art. 3 della legge 5.2.1992, n. 1041.La locuzione “assistenza specifica” deve intendersi nel senso che le spese sostenute devono essere strettamente inerenti all’assistenza dei soggetti considerati, vale a dire spese per le prestazioni professionali rese ai portatori di handicap. Se tali spese non sono sostenute direttamente dall’invalido ma da una persona del suo nucleo familiare, il diritto alla deduzione dal reddito spetta a tale persona, purché dalla documentazione sanitaria risulti il suo nome, quello dell’invalido assistito e il suo domicilio o residenza.Sono, invece, detraibili dall’IRPEF le spese riguardanti i mezzi necessari all’accompagnamento, e i sussidi tecnici e informatici rivolti a facilitare l’autosufficienza e la possibilità di integrazione dei portatori di handicap di cui al citato art.3 della legge 104/1992. Tale detrazione si opera applicando la percentuale del 19% prevista dalla legge.Tra le spese cui si applica tale detrazione, si ricordano: - l’acquisto di un’autovettura, intestata al cieco, fino ad un tetto massimo di 35milioni, purché di cilindrata fino a 2000 centimetri cubici, se alimentata a benzina, e fino a 2800 centimetri cubici se con motore diesel; - l’acquisto di sussidi tecnici ed informatici che siano preposti ad assistere la riabilitazione, a facilitare la comunicazione interpersonale, l’elaborazione scritta o grafica e l’accesso all’informazione e alla cultura ai soggetti con menomazioni visive; spese sanitarie, diverse da quelle deducibili, per prestazioni specialistiche e sanitarie in genere.I ciechi beneficiano anche di una riduzione dell’aliquota IVA al 4% nei seguenti casi: - acquisto di un’autovettura con le caratteristiche prima descritte;

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- acquisto di ausili protesici relativi a menomazioni funzionali permanenti (es. protesi oculistiche); - lavori finalizzati al superamento delle barriere architettoniche; - acquisto di giornali, notiziari, quotidiani, dispacci delle agenzie di stampa, libri, periodici in scrittura braille e su supporti audio-magnetici per non vedenti ed ipovedenti, nonché per le prestazioni relative al loro montaggio e duplicazione;- acquisto dei sussidi tecnici e informatici.Per beneficiare dell’applicazione dell’aliquota IVA ridotta in quest’ultimo caso, occorre presentare un certificato che attesti l’invalidità funzionale permanente (nel caso specifico, la cecità), rilasciato dalla Asl competente, unitamente ad una specifica prescrizione autorizzativa dalla quale risulti il collegamento funzionale tra il sussidio tecnico o informatico e la menomazione del soggetto handicappato. Nel caso dell’autovettura, i ciechi possono beneficiare anche dell’esenzione dalle tasse automobilistiche, nonché dall’imposta erariale di trascrizione, dalla relativa addizionale provinciale e dall’imposta di registro.I ciechi e gli ipovedenti possono anche detrarre dall’IRPEF, nella misura forfetaria di un milione di lire, la spesa sostenuta per il mantenimento dei cani guida, grazie ad un’innovazione introdotta dalla legge finanziaria 2000.I Comuni, nell’ambito della propria autonomia impositiva, possono anche prevedere esenzioni o riduzioni del pagamento di alcune imposte (es.: ICI, rifiuti urbani) a favore di soggetti che abbiano un determinato grado di invalidità e delle quali, quindi, possono beneficiare anche i ciechi civili.I non vedenti sono anche esentati dal pagamento della tassa mensile relativa ai telefoni cellulari loro intestati. Per usufruire di questa esenzione, gli interessati devono presentare, all’atto dell’abbonamento, una certificazione della Asl competente per territorio attestante l’invalidità.Si ricorda che, in ogni caso, la condizione di portatore di handicap può essere attestata anche mediante autocertificazione, la cui sottoscrizione non richiede l’autenticazione, se vi è allegata una copia fotostatica del documento di identità del sottoscrittore. Altri benefici

I minorati della vista beneficiano anche di alcune agevolazioni in materia di viaggi. In particolare, per quanto riguarda i viaggi in treno, essi beneficiano di una speciale concessione in base alla quale possono viaggiare con un accompagnatore o con il proprio cane guida, pagando un unico biglietto. Particolari tariffe sono previste anche per i ragazzi ciechi di età inferiore ai 12 anni e per i loro accompagnatori. Le agevolazioni ferroviarie sono valide anche in caso di viaggi internazionali in quei territori che aderiscono ad uno speciale accordo multilaterale. Le Ferrovie dello Stato hanno anche predisposto un servizio di assistenza ai viaggiatori portatori di handicap presso il centro di accoglienza disabili del quale si può usufruire telefonando 24 ore prima della partenza: tale servizio prevede l’acquisto del biglietto, l’accompagnamento al treno, la sistemazione nel posto riservato e, all’arrivo, l’accompagnamento all’uscita della stazione o ad altro treno in coincidenza.Anche alcune compagni aeree (tra le quali, ad esempio, l’Alitalia) e alcune compagnie di navigazione concedono determinate agevolazioni ai viaggiatori non vedenti. In più, la legge prevede che ogni aeroporto sia dotato di un percorso guidato e senza ostacoli fino all’aereo. Un servizio di assistenza adeguato al tipo di invalidità può essere richiesto al momento della prenotazione del volo.Per i viaggi sui mezzi di trasporto pubblici urbani ed extraurbani sono previste delle agevolazioni nella normativa regionale o da disposizioni comunali.

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Norme speciali sono previste nel caso che un cieco debba votare. Dal momento che i ciechi sono considerati dalla legge “elettori fisicamente impediti”, essi possono esprimere il proprio voto avvalendosi dell’assistenza di un elettore della propria famiglia o, in mancanza, di un altro elettore liberamente scelto, purché l’uno o l’altro sia iscritto nelle liste elettorali del comune di residenza. La cecità potrà, in tal caso, essere dimostrata con un certificato medico che deve essere rilasciato immediatamente, gratuitamente ed in esenzione da qualsiasi diritto od applicazione di marche, dal funzionario medico designato dai competenti organi delle Asl. In questo certificato deve essere attestato che l’infermità di cui soffre l’elettore gli impedisce di esprimere il voto senza l’aiuto di un altro elettore. La legge 104/92 prevede, poi, in linea generale, un obbligo per i Comuni di organizzare servizi di trasporto pubblico speciale per le persone handicappate in occasione delle elezioni di qualsiasi tipo.Un’ulteriore agevolazione di cui beneficiano i ciechi riguarda l’esenzione da alcune tasse postali. Nello specifico, le carte punteggiate per la scrittura Braille, ivi comprese le lettere a caratteri ciecografici impostate aperte, sono esenti, oltre che dalla tassa di affrancatura, anche da tutte le tasse speciali (ad es.:raccomandazione, posta prioritaria, avviso di ricevimento, ecc.). Tali invii sono soggetti unicamente al pagamento dell’eventuale tassa aerea.Le stesse esenzioni riguardano anche i clichès recanti segni di ciecografia, le registrazioni sonore e la carta speciale destinate esclusivamente ad uso dei ciechi, se spedite da un istituto per ciechi ufficialmente riconosciuto o ad esso indirizzate, nonché le registrazioni magnetiche spedite da un cieco od indirizzare ad un cieco, comprese sia le registrazioni sonore che quelle su supporto informatico.Per completezza, si rammenta che qualsiasi persona cieca o ipovedente è perfettamente capace d’agire a tutti gli effetti giuridici, a meno che non sia interdetta o inabilitata a norma del codice civile. Tale principio, contenuto nella legge 3.2.1975, n. 18, comporta che la firma che un cieco appone su qualsiasi atto, anche senza assistenza, è valida e vincolante a tutti i fini di legge. D’altro canto, si deve anche ricordare che un cieco o un ipovedente può, a norma della stessa legge, richiedere la presenza di un assistente di propria fiducia durante la redazione e la sottoscrizione di qualsiasi atto giuridico.a cura dell’avv. Paolo Colombocoordinatore del C.D.G.

PAGINA 43LAVORO OGGIa cura di Vitantonio Zito

UNA RISPOSTADiritto di scelta

La disciplina del trasferimento diretto di dipendenti di enti pubblici con la stessa qualifica in servizio ad altre amministrazioni, su domanda degli interessati, è attualmente dettata dal nuovo articolo 33 del D.Legs. 29/93, dopo le modifiche apportate dal D.Legs. 80/98 e dall’articolo 20 della legge 488/99, meglio conosciuta come “Finanziaria 2000”.Naturalmente, il trasferimento viene disposto con il consenso dell’amministrazione dell’ente di appartenenza.

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Per quanto riguarda il personale del comparto Enti Pubblici non economici, cui appartiene l’interessato, lo stesso può far riferimento all’articolo 27 del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro riguardante il quadriennio 1998/2001, che regola proprio la mobilità volontaria.Quanto al disposto dell’articolo 33 della legge 104/92, invocato dal nostro interlocutore, che al comma 5 prevede che il familiare lavoratore, con rapporto di lavoro pubblico o privato, costretto ad assistere continuatamente un handicappato, parente o affine entro il terzo grado, ha diritto di scegliere, se vi è la possibilità, la sede di lavoro più vicina a quella del domicilio. La legge 104/92 prevede il diritto di trasferimento solo ad un’altra sede dello stesso datore di lavoro e soltanto in presenza di posti vacanti con la stessa qualifica del personale.* * *Rispondendo al quesito posto sul diritto alla tredicesima mensilità per i corsi integrativi, non v’è dubbio che il compenso per le ore eccedenti l’orario normale prestato nei corsi integrativi da docenti assunti con contratto a tempo indeterminato o determinato spetta anche sulla tredicesima mensilità; naturalmente in proporzione alla effettiva durata del corso.* * *Infine, ci si chiede se il contratto part time consente di svolgere un secondo lavoro.Ebbene: se l’orario di lavoro prestato non supera la metà di quello ordinario è giusto e regolare svolgere altre attività. Chi assume, però, un incarico di docente, mentre ha già un altro impiego pubblico, dovrà doverosamente informare il preside della scuola, il quale stabilirà che l’impiego, anche part time, non confligga con l’incarico di docenza e che non sia di pregiudizio allo svolgimento di tutte le altre attività inerenti la funzione di insegnamento.

PAGINA 44ISTITUZIONI PRO CIECHIIERI, OGGI E DOMANILa Federazione Nazionale delle Istituzioni pro CiechiFondata nel 1921 per opera degli stessi grandi pionieri che, quattro mesi innanzi, avevano dato vita all’Unione Italiana dei Ciechi, la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro ciechi ha sempre costituito un fondamentale punto di riferimento per l’educazione dei minorati della vista, sia quando, con il R.D. 2841 del 30 dicembre 1923, i vecchi istituti si trasformarono in enti educativi, sia quando, con la legge n. 1463 del 26 ottobre 1952, si avviò l’era delle scuole speciali. Affiancando l’attività dell’Unione Italiana Ciechi e della scuola di metodo di Augusto Romagnoli, la Federazione recò un inestimabile contributo quando si adoperò al rinvigorimento degli istituti, quando, sul paradigma della gloriosa Stamperia Nazionale Braille, diede vita ad una stamperia di testi scolastici in Braille che primeggiò per validità didattica e quando avviò il Centro di produzione dei sussidi tiflodidattici.La crisi degli istituti e delle scuole speciali travolse anche la Federazione, che rischiò lo scioglimento fino a quanto, con la legge 284 del 1997, per opera ancora una volta dell’Unione Italiana Ciechi, conobbe l’attuale rifioritura che costituisce una vera e propria rifondazione. Questa palingenesi consente alla Federazione di riaffacciarsi nel dialogo tiflologico in ambito nazionale ed internazione con una serie di iniziative che si configurano tutte altamente qualificanti.In primo luogo, poiché la Federazione è l’ente che coordina l’attività delle istituzioni, con la legge 284 si è reso possibile un nuovo rapporto tra questa e quelle, che ha il

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proposito di rinverdire l’immagine dell’una e delle altre, resa appannata talvolta dalle vicissitudini degli ultimi decenni. Per vivificare se stessa e le istituzioni, trasformandole in Centri di alacrità tiflopedagogica, il Consiglio ha affidato agli istituti più innovatori e più attivi lo sviluppo di altrettanti progetti di alta valenza pedagogica nel settore dell’educazione e della rieducazione. Gli istituti, cio’, per quel che concerne i rispettivi progetti, agiscono quali articolazioni della Federazione, arricchendola e ad un tempo arricchendosi di prestigio, in quanto l’una e gli altri ne traggono un beneficio d’immagine in ambito locale e nazionale, insieme con un’occasione di approfondimento pedagogico e tecnologico. Chi, però, ne trae il maggior beneficio sono i minorati della vista, specialmente quelli integrati nella scuola di tutti, ma anche quelli che hanno superato l’età scolare e quella adulta, avviandosi alla terza età. Le diverse istituzioni, sviluppando ciascuna il proprio progetto, hanno finalmente raggiunto quel concetto di specializzazione che mancando in passato, ne favorì la crisi e spesso la scomparsa dimensione, in cui si è modulata la vita del nostro ente negli ultimi quarant’anni, assume un particolare significato sia che la si riguardi sotto il profilo della rieducazione, sia che la si consideri come occasione per dilatare i sempre ristretti ambiti cognitivi dei minorati della vista: mi riferisco alla creazione dei sussidi didattici, la quale ha implicato l’ammodernamento del Centro di produzione, l’ampliamento dell’organico, che per disgraziate vicende si era esaurito, e l’organizzazione di una Mostra itinerante, che con il concorso della Biblioteca Italiana per Ciechi di Monza e delle strutture territoriali dell’Unione Italiana Ciechi nei termini di dimostrazione tiflodidattica ha già percorso quasi tutte le regioni d’Italia, riscuotendo dovunque grande interesse presso gli operatori scolastici e presso le famiglie dei minorati della vista.Proprio i sussidi didattici, intesi quale strumento imprescindibile per l’atto rieducativi del fanciullo cieco, hanno costituito un’ulteriore iniziativa della Federazione, che concede gratuitamente, fino a un valore di ¤ 129,11, il materiale sulla base delle indicazioni educative della scuola. Con questo provvedimento la Federazione si riconduce allo spirito che ne ha animato tutte le Carte statutarie e intende sottolineare il rispetto che si deve al bambino cieco innanzi tutto in quanto bambino, poi perché minorato della vista e cioè tale che abbisogna dell’atto rieducativi per il superamento del sempre imminente rischio del formarsi di atteggiamenti impropri e per l’esigenza che si formi in lui il potenziamento compensativo. Questo si consegue attraverso l’azione studiata e intelligente sui sensi vicarianti e non coincide certo con l’ingenua “compensazione sensoriale”. La Federazione cerca di colmare, per quel che concerne i sussidi didattici, uno svantaggio secolare. La consapevolezza di quanto siano utili ai minorati della vista i sussidi didattici e di quanto siano sconosciuti al mondo della scuola, ha sollecitato il nostro ente alla creazione di altri tre Centri di Consulenza Tiflodidattica e alla programmazione di altri due, che integrano i tredici voluti dalla Biblioteca per Ciechi di Monza.

I centri dovrannofornire anche consulenza educativa

A tutti questi Centri viene assegnato il ruolo fondamentale della sensibilizzazione e dell’affinamento rivolti non solo agli insegnanti di sostegno, la cui preparazione tiflologia, nella legislazione vigente, suscita molti dubbi, ma a tutti gli operatori della scuola e alle famiglie dei minorati della vista. I Centri dovranno fornire consulenza educativa, ma dovranno altresì favorire incontri con il bambino minorato della vista

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sovente abbandonato a se stesso e, per mancanza di interventi precoci con personale adeguatamente preparato e mediante sussidi adeguati, esposto al pericolo dell’insorgenza di tutte le varie forme di “cechismo”. Queste possono condurre alla deformazione del rapporto fra il bambino e la realtà ambientale e al manifestarsi di forme di disadattamento, che potrebbero favorire la pluriminorazione. I responsabili dei Centri sono stati preparati attraverso adeguati corsi non formali ma sostanziosi, e vengono sollecitati a continue forme di aggiornamento.L’importanza che la Federazione annette al Centro e al suo Responsabilità l’ha sollecitata ad inserire nel circuito nazionale dei Centri tiflodidattici alcune strutture locali che, da tempo, operano a Palermo, a Napoli, a Rutigliano e a Vercelli.I sedici Centri di Consulenza Tiflodidattica non soddisfano certo le esigenze di tutti i minorati della vista. Essi, tuttavia, sono l’indizio significativo che la Federazione, l’Unione Italiana dei Ciechi e la Biblioteca di Monza intendono raggiungere una tanto capillare organizzazione da poter venire incontro, sempre più compiutamente, alle esigenze di tutti e di ciascuno per il conseguimento di una formazione integrale secondo le possibilità e le attitudini di cui ciascuno è capace.In virtù di queste iniziative, del loro potenziamento e del nutrito programma che si prefigge, è certo che la Federazione ha subito una metamorfosi qualitativa che l’ha trasformata, insieme con le istituzioni che ad essa fanno capo. Ancorché dobbiamo esserne consapevoli, avvertiamo che, per una completa riforma educativa dei ciechi, molto occorre ancora fare. La Federazione però è uscita dalla vita umbratile, da quella sorta di limbo e di “splendido isolamento” che la riconfondeva di un alone glorioso, ma misterioso, ed è diventata consapevole di se stessa. Anche nell’era dell’autonomia della scuola, essa si avverte protagonista, come fu in quella delle scuole speciali, senza essere affetta da protagonismo e sa qual è il ruolo che l’attende come Ente di educazione.Silvestro Banchetti

RIQUADRO PAGINA 46CULTURA E NATURAIl Parco Letterario del Vesuvio ha invitato l’Univoc di Napoli a partecipare ad uno dei percorsi fra cultura e natura dedicato a G. Leopardi, uno dei più famosi poeti italiani che ha scritto alcune delle sue opere ispirato dal vulcano napoletano.La giornata è iniziata in una suggestiva villa del ’700, dove alcuni attori hanno recitato poesie del poeta, performances sulla festa più popolare dell’epoca (la Piedigrotta) rappresentata dall’attore M. Brancaccio, anche direttore artistico del P.L.V. La chicca è arrivata al momento del ballo, quando i non vedenti sono stati invitati a sistemarsi tra i ballerini, i quali potevano essere seguiti nei loro spostamenti grazie ad essenze di profumi diverse tra loro. Un esperimento, a nostro avviso, sicuramente da approfondire per dare la possibilità ai non vedenti di vivere la danza più direttamente.Il pubblico, in maggioranza vedente, ha rispettato molto i piccoli accorgimenti che il P.L.V. ha adottato per i circa trenta non vedenti presenti. L’escursione è continuata in una riserva del Vesuvio, accompagnati da una guida naturalistica, la quale è riuscita magistralmente a descrivere il bellissimo paesaggio di pini, lecci, querce e felci, con la lava ormai modificata dal tempo, adattatasi perfettamente all’ambiente. Di tanto in tanto alcuni attori recitavano le liriche del poeta fra profumatissime ginestre del Vesuvio.

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Tocca a noi adesso riflettere affinché il Parco Letterario del Vesuvio possa adattare tutti i percorsi fra cultura e natura anche a chi deve sostituire il senso della vista con quelli dell’olfatto, del gusto, dell’udito, del tatto, insomma, con il proprio corpo.

PAGINA 48PREVENZIONEa cura di Giuseppe Castronovo

ALTO VALORE SOCIALEPer garantire la salute dei cittadini. Il punto della situazione.

La finalità più alta dell’impegno scientifico dell’uomo è sempre stata rivolta, nella sua storia, al conseguimento del miglior standard della qualità della vita e quindi del concetto globale di salute. Non sempre, però, le vie della medicina sono pervenute a questo naturale ideale, non sempre la scienza tradizionalmente intesa è riuscita a dare risposte a questo innato desiderio, non sempre la pratica terapeutica è riuscita a garantire l’esigenza di integrità fisica e funzionale dell’uomo. La medicina, per lungo tempo ancorata all’aspetto terapeutico, solo di recente ha scoperto la prevenzione come la pratica che più di ogni altra può contribuire a garantire la salute dei cittadini. Il complesso delle malattie che affliggono la vita dell’uomo cambia in modo tempestivo, mettendo a dura prova la ricerca scientifica che, pur riuscendo ad ottenere apprezzabili risultati, quasi mai riesce ad impedire l’insorgere di altre patologie.Negli ultimi decenni, fortunatamente, si è andata affermando la consapevolezza che la prevenzione è la modalità fondamentale di intervento, la strada maestra che può condurre l’uomo verso standard di salute migliori. Tutto questo, oggi, viene sostenuto dalla moderna scienza medica e dalle dottrine sociali ed ambientati.Anche nel campo oftalmologico la giusta via da percorrere è la prevenzione. Solo cosi si può intervenire in tempo utile per evitare che si instaurino processi patologici che portino irrimediabilmente alla cecità. Pensate un po’ a cosa può accadere quando una coppia decide di mettere al mondo un figlio e non sa che la contrazione della rosolia e della toxoplasmosi durante la gravidanza possono gravemente compromettere l’integrità fisica del nascituro. Solo la prevenzione primaria potrebbe contribuire a ridurre le cause di cecità evitabili come quelle appena menzionate.La prevenzione serve ad individuare con largo anticipo le cause che possono portare alla compromissione della funzione visiva. La prevenzione secondaria punta, attraverso interventi mirati, a rimuovere la causa che compromette la funzione visiva, mentre quella terziaria, attraverso interventi riabilitativi, cerca di rendere più efficiente il sistema visivo e quindi di restituire al soggetto una certa autonomia.Continua nel prossimo numero

PAGINA 49VITA ASSOCIATIVAa cura di Enrico Flamigni

CULTURA IN PRIMO PIANOReligioni, storia locale, tradizioni

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Presentato fino ad oggi in oltre novanta edizioni in Canada, Giappone ed Europa, con tappa a Roma nel 1997, il progetto internazionale “Dialogo nel buio” sta per tornare in Italia: Milano, infatti, sarà presto la sede di questa particolarissima mostra, che offre a vedenti e non vedenti un’insolita opportunità per comunicare attraverso un rovesciamento dei ruoli. Essa, infatti, consiste nell’esplorazione di spazi di diverso tipo immersi nel buio: il visitatore è accompagnato da una guida cieca, grazie alla quale può progressivamente superare l’iniziale senso di smarrimento e vivere un’esperienza paragonabile a quella quotidianamente provata da ogni non vedente.È invece rivolta ai ciechi l’iniziatva dei Civici Musei di Reggio Emilia, che hanno organizzato un ricco percorso tattile nel Portico dei Marmi: numerose opere originali in marmo e pietra di varie epoche storiche possono essere liberamente toccate dai non vedenti, che sono anche assistiti da didascalie braille ed audioguide e possono così fruire in modo approfondito e soprattuto autonomo delle stesse opere. E sempre nella città del tricolore è stata presentata dall’Associazione musicale Sherazade una particolare collana di CD di musica classica: ogni disco sarà accompagnato da un secondo, utilissimo CD con la registrazione di tutte quelle notizie utili sui brani e sugli esecutori che solitamente si trovano nel libretto dei comuni compact. Prima opera realizzata e messa in commercio con il contributo dei Lions Club, una raccolta di musica da camera dell’800 di Bottesini, Schubert e Paganini.Cultura in primo piano anche a Cagliari, con una serie di incontri organizzati nella nostra sezione insieme all’Univoc: problematiche delle tre religioni monoteiste, storia locale, tradizioni popolari e opere di scrittori contemporanei sono stati alcuni degli argomenti trattati, sempre molto seguiti dal pubblico. Segnaliamo dalla stessa città altre iniziative Uic, come i corsi di informatica e braille per adulti, una campagna preventiva nella provincia ad opera dell’Agenzia Italiana per la Prevenzione, un soggiorno di una settimana per bambini minorati della vista e genitori ed un concerto del coro della nostra socia Francesca Marrosu in occasione della Giornata Nazionale del Cieco.Ancora a proposito di iniziative culturali, ricordiamo il Circolo “Gisella Mondolfo” di Gorizia, che tra l’altro si è impegnato nella preparazione dei ciechi all’uso dell’Euro.Una bella dimostrazione di solidarietà internazionale viene invece da Belluno, dove la nostra sezione ha accolto festosamente Eliseo, un ragazzo boliviano con problemi di vista venuto in Italia per una serie di visite oculistiche. Il giovane ospite ha molto apprezzato il calore dei nostri soci, che gli hanno offerto anche alcuni bei regali. Chi volesse corrispondere in spagnolo con Eliseo può farlo al seguente indirizzo: [email protected].

PAGINA 50POLITICAMENTE SCORRETTOLiberiamo la pace

PAGINA 51

QUAL È IL PROBLEMA? Cieco o maghrebino.di GINO DI TRAPANI

Nato nel 1959 ad Orano (Algeria), Bachir Kerroumi decise di raggiungere la Francia per proseguire gli studi di agricoltura. A 15 anni, sbarca solo a Saint Brieuc,

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lasciandosi dietro una madre operaia ed un padre meccanico, divorziati, che coltivano a ripetizione ricongiungimenti e separazioni.Un mattino del 1978, un velo rosso di vasi sanguigni scoppiati ha invaso i suoi occhi. Non distingue altro che dei raggi di luce. Direzione: la sala operatoria dell’ospedale Cochin. “Più tardi, dopo quattro interventi, io non vedevo assolutamente più nulla”. All’uscita, un solo obiettivo: “non lasciarmi rinchiudere in un ghetto”. I piccoli lavori si susseguivano: telefonista interinale, venditore di dischi. La voglia di confrontarsi con i normovedenti lo rode: entra in un club di judo. “All’inizio, gli arbitri rifiutavano di occuparsi degli incontri ai quali partecipavo io”. Allenamenti tre volte la settimana, egli diventa cintura nera. “Ero il primo cieco a raggiungere quel livello. Oggi siamo undici in questa situazione”. Bachir Kerroumi sorride. L’orgoglio straripa dalle sue fossette.La sua voce si fa più piena, modulata. E si amplifica non appena comincia ad evocare i suoi studi.Gestione ed informatica, a cavallo tra il Conservatorio Nazionale di Arti e Mestiere (Cnam) e il Centro Afpa. “Difficile farsi accettare da professori patiti della lavagna. Ed allora, ero io che mi adattavo, non chiedevo loro nulla. Così, essi non potevano trovare pretesti per escludermi”. Lucidità ed amarezza mescolate. “Chiedevo a degli amici di registrami i libri su audiocassette”. Impossibile in quell’epoca permettersi l’equipaggiamento perfezionato di cui dispone oggi. “Il programma di sintesi vocale costa 10.000 franchi, un computer con barra braille da 45.000 a 60.000 franchi. Ed ancora tutto non è perfetto: uno scanner ci mette da tre a quattro giorni per trascrivere un libro da 300 pagine ed occorrono ancora cinque giorni per correggere tutti gli errori che vi sono scivolati dentro”.A partire dal 1985, tutto subisce un’accelerazione. Naturalizzato francese, Bachir Kerroumi si lascia definitivamente dietro la sua cultura mediterranea e un Dio al quale non crede più. Crea una società di informatica, poi un centro di formazione che accoglie tanto i vedenti quanto gli handicappati.“A forza di battagliare per collocare i miei stagisti, ho acquistato competenze da consulente e siccome non avevo più voglia di rispondere sempre alle stesse domande intorno al reclutamento e alla riqualificazione degli handicappati, e nessuna opera in francese parlava di questi problemi, nel 1995 ho scritto un libro. E poi Edf mi ha reclutato come consulente”. La Posta, la Sagem, la Societè Gènèrale, Fnac e molte altre sono seguite. Intanto il Conservatorio delle Arti e dei Mestieri lo accoglie come ingegnere di ricerca, che deve ancora completare le sue prove.Il sopracciglio sinistro ha un soprassalto, si issa di nuovo, ma Bachir Kerroumi sfoga la sua rabbia: “La situazione degli handicappati è catastrofica, piuttosto che dar loro lavoro le imprese preferiscono più frequentemente, pagare una multa. E quando essi trovano lavoro, sono assegnati a posti per i quali sono sopraqualificati o che non sono a loro adatti. Mi vedete condurre un autobus? O lo vedete un sordo addetto a servizi di comunicazione?” Sul banco degli accusati: gli operatori sociali “gelosi del loro orticello, che rifiutano i consigli, i managers “irrazionali che affidano il destino professionale degli handicappati ai medici del lavoro” e “la politica assistenziale che favorisce il ripiegamento su se stessi”. “Perché rompersi la testa per andare a faticare in periferia, quando un’indennità vi attende al caldo senza far nulla?”Il sopracciglio sinistro si placa. Bachir Kerroumi vuol credere che egli farà cambiare le cose. Fino a far radiare la parola handicappato dal vocabolario, un insulto alla sua “differenza”. Questa differenza, egli l’assume ma non la rivendica. “I ciechi che dicono che, anche se ne avessero la possibilità, non vorrebbero recuperare la vista sono degli ipocriti o degli incoscienti”. Una pausa.

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“Io non vedrò mai il volto dei miei figli. Posso appena immaginarlo seguendone con le dita il contorno”. Il viso della sua donna ben presto non potrà più accarezzarlo: è in corso una procedura di divorzio. Difficile ritrovare una compagna. “Ogni gioco di approccio tradizionale, tramite il muto scambio degli sguardi, mi è vietato. Ma io me la so cavare”. La fierezza risorge come per riacquistare sicurezza e nascondere quello che manca.La discussione della tesi è terminata, i membri della guida gli conferiscono una menzione molto onorevole con felicitazioni, facendo a gara nell’elogiare “la sua volontà poco comune”, proponendo la pubblicazione del suo lavoro di ricerca. Michel Godet, professore al Cnam, saluta il suo humour quando Bachir Kerroumi lo complimenta per il colore della sua cravatta o ripete di aver raggiunto il Conservatorio Nazionale di Arte e Mestieri ad occhi chiusi.

Epilogo

L’eroe malmenato dalla vita ha trionfato. Egli ricorda, quasi senza rancore dei colloqui di ingresso ad un impiego al termine dei quali, in tempi ormai remoti, egli era stato respinto. “Talvolta, mi sono chiesto che cos’è che poneva più problemi: che io fossi cieco o maghrebino?”

PAGINA 53TOCCO, DUNQUE CONOSCONOdi Hanry ChauchatRicerche e traduzione di Gino Di Trapani

PAGINA 54/55QUALCHE RIFLESSIONE SUL TATTILE E LE SUE COMPLESSITÀUNA REALTÀ SFUGGITA

Dire che il tatto è una visione da vicino con in più la sensazione di rilievo e che la vista è una percezione a distanza associata alla nozione di colore è una buona formula piena di saggezza. E dopo?Dopo restano da organizzare giorno dopo giorno i modi di apprendere e di impossessarci dell’ambiente da parte dei ciechi, quali noi siamo, al fine di utilizzarli al meglio per nutrire l’immaginazione e stimolare il pensiero.Durante la seconda riunione della Commissione Europea su “Accesso alla cultura e all’informazione”, il tatto era al primo posto del nostro dibattito. Ci siamo chiesti se il ritorno in forza del Braille fosse fortuito. Eravamo tutti d’accordo nel dire che trascurarlo - il braille - o lasciarlo da parte, è dannoso all’acquisizione delle basi del sapere.Per esempio, il vocabolario acquisito con l’ausilio della sola sintesi vocale subisce rapidamente una severa erosione, per non parlare delle insufficienze in fatto di grammatica. Non dimentichiamo mai che leggere una scrittura in rilievo significa esercitare il solo senso che ci fornisce informazioni senza intermediario.Questo è stato detto, va bene.Ma quali lezioni se ne sono tratte? I responsabili dell’insegnamento, coscienti del fatto, si rifugiano dietro il pretesto della mancanza di mezzi per formare docenti pluridisciplinari. Questo genere di risposta è sufficiente? I corsi di Braille offerti dall’Associazione Valenti Huy sono affollatissimi. Tuttavia, questo non è un gioco del

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quale si debbono riscoprire le regole! Sembra che ci sia un bisogno profondo di apprendere o riapprendere il Braille.Peraltro, tutti i ciechi reclamano contrassegni ed etichette di prodotti diversi, di segnalazioni tattili alle porte di accesso agli immobili, negli ascensori, ecc. Ciò si può fare con l’ausilio di cartelli in plastica poco costosi; il procedimento è efficace. Di esso ci si serve già abbondantemente. Nessun bisogno di fare appello a specialisti per queste realizzazioni. Si constata che le persone viaggiano oggi sempre di più. I partecipanti a questi spostamenti non hanno, chi una carta, chi una pianta della città, una guida edita da X, Y o Z? Tutto ciò può essere riprodotto su Thermoform o carta da disegno speciale. Questi mezzi di informazione, anche sommari, sono indispensabili alla preparazione di un viaggio o di una escursione, per esempio. In generale, la “pura e semplice” lettura del manuale o del dèpliant lascia troppo spazio all’approssimazione. Sembra, d’altra parte, che le reazioni possano essere diverse da un individuo all’altro. Un membro della nostra commissione faceva osservare quanto segue: alla medesima lettura di informazioni relative ad un viaggio, alcuni assorbivano attentamente mentre altri prestavano la loro attenzione senza profitto. Questi ultimi non desideravano la minima descrizione; non avendo mai visto, essi non riuscivano a ricostruire nella loro mente il paesaggio, il viale o la chiesa di cui si parlava loro. Questa nozione, secondo la quale colui che ha visto ha un grosso vantaggio sul suo simile nato cieco, fa riflettere.Questa realtà mi era in parte sfuggita. Io ho, senza dubbio, avuto la fortuna di aver perduto la vista un po’ troppo tardi e di aver trascorso il “più caro del mio tempo” tra i vedenti...Nel corso delle nostre discussioni, abbiamo evocato il caso dei Musei che ci creano un buon numero di ostacoli: opere fragili o collocate troppo in alto, opere preziose, troppo preziose perché si possa anche sfiorarle con un dito… sfiducia od obbedienza troppo stretta a ordini venuti dall’alto. Sembra tuttavia che i Ministeri della Cultura invitino, in numerose circolari, i conservatori (dirigenti) dei musei ad attrezzare almeno degli spazi tattili. Ma mancano spesso le risorse finanziarie.Triste constatazione! Fortunatamente questo relativo pessimismo si attenua a poco a poco: la lista dei “musei per tutti” si allunga ogni anno. Molte frustrazioni cominciano a scomparire.Durante i nostri scambi di opinioni a Londra potevamo annotare degli sforzi generosi un po’ dappertutto in Europa. La raccomandazione che potevamo fare era quella di accentuare la pressione sui pubblici poteri, ma anche quella di cercare in noi stessi dei “trucchi” per migliorare la situazione. L’immaginazione è una facoltà da non trascurare, cosa che non esclude i progetti anche più disparati, soprattutto quando l’obiettivo consiste nella ricerca dell’estetica sulla punta delle nostre dita. Ecco perché noi parliamo sempre con meraviglia e rispetto di ognuno di quei plastici eseguiti da qualche artista, soprattutto da un architetto. Plastici del genere sono già numerosi nel nostro paese, senza andare a cercare più lontano.La tecnica dei plastici in rilievo in Italia è già consolidata da anni. Le prime avvisaglie si ebbero con “Il Museo Aptico di Sicilia” a Palermo ed il “Museo Nazionale Tattile Omero” di Ancona.La presidente della Commissione sulla Mobilità si è unita a noi per tentare di vedere se vi fossero dei punti in comune tra “accesso” e “accessibilità”! Certo che sì. Se non abbiamo i mezzi per raggiungere le opere, di procurarci agevolmente le informazioni, di toccare senza restrizioni, noi lavoriamo a vuoto. In alcune direzioni il cammino da percorrere è ancora lungo; ma questo è un altro discorso. I sogni non si realizzano mai

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subito. Malgrado tutto, il cammino verso le pari opportunità è cominciato e esso non può proseguire se non in un solo senso: in senso positivo.

RIQUADRO PAGINA 57SALA DELLE ESPERIENZEÈ stata inaugurata la “Sala delle Esperienze” per un’utenza ampliata e l’adeguamento museale per non vedenti presso il Museo del Tessile a Busto Arsizio (Varese).La “Sala delle Esperienze”, progettata e realizzata in collaborazione con la Vincenzo Zucchi Spa permetterà anche ad un’utenza ampliata, ed in particolare a coloro che hanno gravi problemi visivi, di visitare il museo, interagendo con esso attraverso una serie di esperienze tattili che ripercorrono le fasi principali del tessile: la filatura, la tessitura e la stampa.Inoltre, una parte del Museo del Tessile è stata implementata con un percorso alternativo appositamente studiato per l’utente non vedente. In particolare è stata predisposta una banda tattile a pavimento che guida l’utente in un percorso opportunamente attrezzato dalla Sala della Filatura alla Sala delle Esperienze.Il percorso realizzato con il sistema LOGES (Linee di Orientamento Guida e Sicurezza) usa un codice convenzionale atto a consentire la mobilità e la riconoscibilità dei luoghi da parte dei disabili visivi, così come previsto dal DPR 503/96.È stato inoltre realizzato un sistema di audioguida utile a tutti gli utenti, e particolarmente ai non vedenti, per conoscere alcune informazioni sulla storia del tessile a Busto Arsizio, sulle tradizionali operazioni della produzione, nonché su alcune macchine e prodotti.Le sale espositive coinvolte in questo progetto sono state dotate di indicazioni in braille e di modellini di alcune delle macchine più significative.Inoltre, un fascicolo in braille in distribuzione all’ingresso espone le finalità e i contenuti del Museo e informa il non vedente sugli aspetti peculiari del materiale esposto.Inoltre il personale di servizio al museo, come vigilanza o come guida, sta partecipando a un corso di formazione che permetterà di essere di “supporto” a coloro che vorranno accedere ai suddetti servizi.L’evento, curato dall’Amministrazione Comunale, è varato sotto l’egida dell’Unione Italiana dei Ciechi - Sezione di Varese.

PAGINA 58ARTE

VOLTARE PAGINAPrima fu la creta, poi il disegno a rilievo e quindi le visite ai musei. Il rapporto del non vedente con le arti figurtive. No alle agevolazioni pietistiche, sì al nuovo modo di proporre l’artedi ENRICO ZARDINI

Quando esistevano i tanto contestati istituti per ciechi, in cui i giovani studenti non vedenti usufruivano di scuole con un équipe di docenti, tutti specializzati, i bambini venivano educati sin da piccoli a fare disegnini e a modellare pupazzi, animali, cesti di frutta e altri oggetti con la plastilina: una specie di creta che puzzava da matti, ma che abituava il bambino cieco a rapportarsi con le arti figurative.

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Poteva in qualche modo imparare cos’è una scultura, prima ancora che la parola “scultura” facesse il suo timido ingresso nel suo vocabolario.Adesso, con un solo insegnante di sostegno, mi domando come sia possibile tutto ciò. Non voglio fare il nostalgico, ma ritengo sia opportuno fare insieme una serie di riflessioni che ci aiutino a capire che non tutto il passato è da buttare e che per una buona integrazione sociale dei disabili visivi non basta il computer o il cellulare. Il vecchio Braille rimane insostituibile e proprio grazie ad esso c’è chi si è prodigato gratuitamente a riprodurre disegni in rilievo per spiegare ai ciechi opere pittoriche. Mi riferisco in particolare all’Associazione Museum: presieduta dalla Prof.ssa Pina Simili che, senza chiedere una lira, con l’aiuto di volontari, ha realizzato tante iniziative per introdurre i non vedenti in un mondo per loro misterioso, ma tanto utile per sviluppare ulteriormente tatto, orientamento e tante altre cose.Anch’io ebbi modo di collaborare scegliendo musiche adatte per trasmettere sensazioni simili a quelle che i normodotati provano guardando i quadri di Matisse, pittore francese dell’inizio del ’900. Questa esperienza, assieme alle varie visite da me compiute in più musei in Italia e all’estero, mi ha fatto capire quanto è difficile rapportarsi con le arti figurative, se manca una cultura adeguata in questo senso. Mi sono chiesto: quanti sono i visitatori, disabili e non disabili, che sanno, ad esempio, che differenze c’è tra intaglio e intarsio? Fra arte gotica e arte romanica? Che cos’è una scultura a tutto tondo? Che cosa sono un mosaico, un arazzo, un lapislazzulo, ecc.?Per chi ha un’infarinatura di storia dell’arte, queste domande sono elementari, banali, forse persino idiote. Ma specialmente fra i ciechi, quanti sono quelli che sanno rispondere con precisione a queste semplici domande?I nostri bravi volontari danno per scontato che sappiamo certe cose, perché durante una visita stiamo in silenzio o tutt’al più chiediamo di farci toccare qualcosa, quando si può.Non voglio soffermarmi sull’importanza che per un non vedente ha una conoscenza anche minima di quelle arti, specialmente la scultura, che appartengono più al mondo visivo. Ci sarebbe da scrivere pagine su pagine. Non per niente, gli insegnanti dei tanto contestati e vituperati vecchi istituti insistevano tanto nel far giocare i bambini ciechi con il “lego”: una sorta di gioco con mattoncini che il bambino impara a mettere insieme per fare costruzioni.Ecco dunque cosa dovrebbero fare, secondo me, le associazioni di disabili visivi per sensibilizzare i loro iscritti ad un mondo affascinante che è di grande aiuto anche nel quotidiano, sviluppando quanto detto sopra.Lavorando in sinergia con le direzioni dei musei, dovrebbero spingere per assumere personale specializzato: guide culturalmente preparate, che tra l’altro servono anche ai normodotati, che su richiesta svolgano un servizio qualificato e che siano pagate a dovere. Basta con i volontari che, per quanto facciano, non possono sempre dare servizi professionalmente ad hoc, non avendo alcuna qualifica. A che serve fare entrare il cieco gratis in un museo, sia pur con accompagnatore, se poi non può toccare niente, non gli viene spiegato niente, e tanto per dargli un contentino, a volte, gli si consegna qualcosa da mettere all’orecchio, che parla come una macchinetta e che alla fine ti fa scoprire di essere più ignorante di prima?Perché i ciechi non dovrebbero pagare il biglietto? Forse chi desidera farsi una cultura preferisce pagare, ed avere, all’interno del museo che va a visitare, una guida che con pazienza gli spieghi, gli faccia toccare e lo faccia andare via soddisfatto. Non credo di essere il solo a preferire di pagare, addirittura qualcosa in più degli altri, pur di avere un servizio qualificato. Che me ne faccio del biglietto gratis?

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Come sarebbe bello se tutte le associazioni di ciechi, anziché farsi la guerra fra loro, camminassero insieme per chiudere definitivamente con il pietismo e mostrare che siamo persone, che non vogliamo elemosine e che siamo produttivi per la società, non solo quando premiamo i tasti di un computer o di un telefono. Prendiamo esempio dall’estero. Vi sono musei in Germania, in Inghilterra che sono veri e propri centri di cultura; dove ci si può rivolgere per tempo per avere assistenza prima di andarli a visitare.L’ho sperimentato personalmente. Il British Museum di Londra ha un reparto, il reparto egizio, in cui le statue hanno la scritta in Braille che dice il titolo dell’opera. Cari dirigenti di tutte le associazioni di non vedenti, questo sia il vostro impegno: sensibilizzare i ciechi alla cultura anche attraverso l’organizzazione di visite guidate, adoperandovi che le direzioni dei musei offrano strutture con personale qualificato e che consentano di farci vedere, con gli occhi delle nostre mani, ciò che si trova nelle bacheche.Abbiamo dunque il coraggio di voltare pagina con il terzo millennio. Le agevolazioni tipicamente pietistiche che papà Stato elargisce ai ciechi dovrebbero ormai essere definitivamente consegnate alla storia.

PAGINA 60E IL PENSIERO CORRE Uno spunto per una gradevole visita nei musei o nelle gallerie segnalate.di ANDREA MENAGLIA *

Nell’antica Grecia, dove la scultura, come ogni altra forma d’arte, cominciò a svilupparsi tra il XII e l’VII secolo a.C. dalle ceneri della civiltà micenea, ad una prima fase detta geometrica (forme semplici ed astratte), fece seguito il periodo arcaico, caratterizzato da un notevole impulso, sia nella scultura statuaria che decorativa. Abbandonato l’iniziale schematismo, le statue acquistano movimento e verosimiglianza (primo emblematico esempio è il Discobolo di Mirone). È in questo periodo che si creano le diverse rappresentazioni delle divinità, caratterizzate con pochi ma chiari segni distintivi.Nell’età classica (450-323 a.c.) le figure, liberate dall’antica rigidità, diventano più umane, e il crescente interesse per l’uomo favorisce la nascita del ritratto. E, conseguentemente, il modello figurativo che ancora oggi condiziona il “modo occidentale” di rappresentare l’uomo, e che è stato trasmesso diffusamente attraverso le copie romane degli originali greci. I tratti fisici non sono individualizzati, ma “ideali”. L’interesse della scultura per il corpo, soprattutto maschile, è riconducibile al culto greco per ogni attività atletica. Fu Policleto a stabilire il canone delle proporzioni del corpo maschile, riprodotto nella classica posa della figura in piedi in atteggiamento di riposo. Alla forza e alla prestanza delle figure di Policleto, subentra l’eleganza e la flessuosità delle opere di Prassitele, e la statua si apre verso lo spazio distendendo le braccia come per liberarsi del blocco di pietra in cui è stata modellata: un lungo processo che, con Lisippo, porterà alla ricerca della naturalezza del movimento, ormai libero nello spazio.Il grande ciclo scultoreo del Partenone, che esalta le origini divine della polis Atene e il suo predominio nella cultura e nella politica dell’intera Grecia, fu progettato da Fidia, che fu anche esecutore materiale di molte figurazioni dei frontoni, e del fregio. Le figure di Fidia sono umanizzate, ma mantengono un nobile distacco nei gesti e

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nelle forme, che ne rivelano la natura divina, in accordo con il messaggio che si voleva trasmettere.

Un’artista sensibile alle diverse sperimentazioni

Ritengo che uno dei più interessanti Musei di Roma, situato nel cuore di villa Borghese, sia quello intitolato a Pietro Canonica (1869-1959), artista piemontese che donò al Comune di Roma nel 1927 la sua collezione privata e la villa seicentesca che la ospita.Lo schema del Museo si snoda lungo le sette sale espositive del pianterreno (oltreché nella stimolante visita all’atelier personale dell’artista), in un percorso dal quale possiamo interpretare il periodo storico, veramente intenso e travagliato, di cui lo stesso Canonica fu anche protagonista.L’artista era sensibile alla sperimentazione dei diversi generi di scultura, entusiasta creatore ed esecutore di tanti monumenti celebrativi; ma a mio avviso la sua vera vena intimistica, religiosa e spirituale, raccoglie i consensi e le sensazioni migliori.La sua produzione si può ricondurre a diverse tematiche: ritrattistica, monumenti funerari, soggetti sacri. Noi oggi vediamo quasi tutte copie in gesso o marmo degli originali commissionati in tante località d’Europa.Nella Galleria dei ritratti che abbraccia un arco di tempo di oltre mezzo secolo, e che permette al visitatore un lungo viaggio nella storia italiana postunitaria, posso segnalare ai lettori la bellezza leggera dell’attrice Lydia Borelli, o quella forse più celebre di Franca Florio, o ancora il ritratto di Emily Doria Pamphili. In queste opere è accuratissima la lavorazione del marmo che rende morbida e quasi palpabile la velatura degli abiti.Per quanto riguarda i monumenti clebrativi, lasciando la gusto del visitatore la possibilità di perlustrarli nella loro quantità, segnalo il monumento a Vittorio Emanuele II, con la nota statua del Tirreno, o le opere commissionate dalla corrente di Russia, come il monumento al Granduca Nicola Nicolajevich, senz’altro emblematico della rappresentazione storico-celebrativa italiana.Ma è nelle opere allegoriche che il Canonica assurge ai massimi livelli di creatività e di stupore contemplativo, spaziando liberamente nella rappresentazione simbolica e allegorica dei sentimenti e negli stati d’animo soprattutto femminili, con sottile ambiguità (come nella Sorpresa o Pudore).Nella Veglia dell’anima si ritrovano, oltre che le rappresentazioni della perfezione delle forme, simbolicamente espressi gli inquieti rapporti tra sonno e veglia e la donna “dorme, pensa, sogna e parla”.Il Museo è particolarmente consigliato ai visitatori non vedenti, in quanto è loro consentito avvicinarsi e toccare le opere.* Giornalista, critico letterario, conduttore di “Libri Oggi” rubrica di “Televita”

RIQUADRO PAGINA 61Museo canonicaRoma- Viale Pietro Canonica, 2 - Piazza di Siena (Villa Borghese) - Tel. 06.88.42.279 Da Martedì a domenica ore 9.00 - 19.00. Festivi ore 9.00- 13.30. Chiuso 1° gennaio, 1° Maggio, 25 Dicembre.Coordinamento Museo: Bianca Maria Santese.

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PAGINA 62OK: STUDIO CON “ALADIN”! Una nuova e molto rilevante iniziativa del Libro Parlato dell’Uic

Finalmente una grande speranza è divenuta realtà: gli studenti non vedenti possono ora studiare in condizioni adeguate, scegliendo testi e ascoltandoli a casa su Cd contenenti ore e ore di parlato di elevata qualità. Possono, altresì, avere accesso immediato a capitoli, sezioni, paragrafi, pagine, sottolineare e annotare frammenti di testo.Operazioni semplici ed istantanee che conferiscono al Servizio Libro Parlato dell’Uic una nuova e potente funzione di ausilio, specialmente per gli studenti ciechi. Tale traguardo è stato raggiunto con il progetto “Aladin”, acronimo di Ascoltate Libri Audio Digitali Innovativi e Navigabili, approntato dal Centro Nazionale del Libro Parlato dell’Unione Italiana dei Ciechi. Il progetto si avvale di una tecnica di registrazione digitale che instaura una modalità di fruizione di lettura assolutamente nuova.Il piano, con svolgimento quadriennale, interessa circa 900 studenti ciechi di scuola media superiore e di università e prevede la registrazione su cd con software Aladin del testo fornito dallo studente, curata da lettori volontari specificatamente formati, e la fornitura gratuita dello speciale apparecchio di ascolto realizzato nell’ambito del progetto.Gli studenti interessati possono rivolgersi al Centro Nazionale del Libro Parlato dell’Uic al telefono 06/69988365, e-mail: [email protected] oppure 06/69988360, e-mail: [email protected].

PAGINA 63QUATTRO PASSI CON MOGOLComunicare: "Quando mancano le emozioni"Intervista di Romolo Paradiso con un miniricordo di Renato Terrosi

PAGINA 64“La verità epicentro dell’essere”Il mondo globalizzato ha escluso la verità, mistificato la cultura, mortificato i dialoghi, arricchito il pensiero, standardizzato l’uomo. Ci può salvare la ricerca del sapere, la sensibilità, la comunicazione vera. E i valori, come la lealtà, l’integrità, l’autogratificazione.

Per parlare del mondo d’oggi, di vita e di comunicazione abbiamo pensato ad un personaggio che forse più di tutti ha saputo comunicare così bene le sue idee, le sue emozioni, le sue maraviglie, la sua poesia. Che come pochi è riuscito a penetrare nell’animo delle persone, suscitando interesse, commozione, riflessione e pensiero. Si tratta di Mogol. Lo abbiamo incontrato nel suo piccolo villaggio, il Cet (Centro Europeo di Toscolano), un gioiello di struttura racchiuso nel cuore verde dell’Umbria, dove le arti più antiche vengono insegnate ai giovani: la musica, la cultura popolare, la poesia, la cucina, la medicina, lo sport, la pittura, la filosofia dell’essere. Sì, la “filosofia dell’essere”, perché, come dice Mogol, non si può essere artista, né uomo, se non si è in grado di conoscere sé stessi e gli altri”.

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D. Mogol, cosa manca alla comunicazione per essere una “buona comunicazione”?R. Manca il credito. L’impoverimento dei valori porta al discredito in tutte le manifestazioni umane. E siccome oggi la comunicazione viaggia anch’essa sui valori del profitto, perde di sincerità, di fiducia, di prestigio, di credito. Longino, antico filosofo greco, scrisse che “il sublime sta nelle buone azioni unite alla verità”. La verità quindi come epicentro e consistenza dell’essere. Tutto poggia sulla verità. La comunicazione più è legata alla verità e ai valori e più avrà credito.D. La verità può però essere manipolata e presentata in modi diversi a seconda degli interessi e della convenienza. La comunicazione può essere addomesticata a seconda del piacere che incontra da parte di coloro che ricevono i messaggi e quindi venire trasformata in cibo adatto a chi lo riceve e rapportato alla mediocrità della cultura, in modo da essere recepibile da un maggior numero di persone.R. Questo fa sì che perda di consistenza, diventi una comunicazione povera di contenuti e priva di credito. E un percorso difficilmente recuperabile. Il recupero è nelle mani di chi, come comunicatore, è in grado di elevarsi, di andare oltre il comune procedere e mirare alla qualità della comunicazione, intesa come un qualcosa ricco di valore e di elementi culturali.D. L’eccessiva comunicazione, tipica di un mondo globalizzato, fa sì che l’uomo sappia molto di ciò che accade da una parte e dall’altra dell’emisfero, ma in sostanza non conosca nulla, perché non in grado di approfondire, di capire le cause generatrici degli eventi?R. Il mondo attuale è un mondo superficiale, che viaggia più per gli effetti che per i contenuti. La globalizzazione porta alla standardizzazione, alla diminuzione della capacità critica che costringe l’individuo ad essere indifeso e più sensibile alla volontà altrui, volontà che “consuma” con grande facilità. È quindi meno persona pensante, autonoma nelle decisioni. È meno “essere”. Così facendo l’uomo rinuncia a vivere. Vede il film degli altri e lo imita. Ma questo riguarda anche chi tale mostruoso meccanismo invoglia e guida. Perché il mostro è un automa che fagocita tutto e nessuno è in grado di fermarlo. Esso diventa sistema.D. Quanto può essere importante la cultura per arginare un processo di livellamento e di standardizzazione degli individui?R. Può essere importantissima, a patto che si permetta alle persone di accedere alla cultura vera, senza barriere né confini. Purtroppo nessuno si occupa veramente della cultura. Soprattutto di quella popolare, quella delle nostre radici, quella che viene assorbita da tutta la gente, non è considerata. Alzare il livello culturale delle persone significa cambiare in meglio la società. Ma questo lascia indifferenti tutti.D. Manca una vera e propria educazione alla cultura e ai valori. Manca nelle scuole e non c’è nelle famiglie.R. Manca nelle scuole la lezione di vita, c’è solo nozionismo. Manca la volontà di creare una materia nuova, delle cose nuove. Manca la spinta ad insegnare ai ragazzi cos’è la vita. E poi, sì manca una “cultura” della cultura.D. Cultura, che paga lo scotto di una comunicazione non completa. Spesso settaria che avvilisce la possibilità di conoscenza, di approfondimento, di analisi, di scelta.R. La cultura necessits di orizzonti liberi. Quando sento parlare di “intellettuali di sinistra o di intellettuali di destra”, rabbrividisco! Ma come fa un intellettuale a definirsi di sinistra o di destra? Questa è un’imbecillità! L’intellettuale è un uomo libero che cerca la luce. E la luce non ha alcuna colorazione. Il percorso che porta a lei è sinuoso. È un percorso di ricerca, dubbio, approfondimento, comprensione, meraviglia. Finché non ci libereremo di questi stereotipi di faziosità saremo sempre un popolo povero culturalmente, incapace di comprendere che non gli schieramenti

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sono importanti, ma gli uomini e il loro libero pensiero, incapace di capire la sua storia, incapace di guardare lontano.D. Ernst Junger ha detto che “l’uomo che non ha tempo, non ha felicità”, e quindi non è neppure libero. Non le sembra che sia giunto il momento di riconquistare il tempo per riconquistare un po’ di pensiero e di libertà?R. Il tempo è la possibilità di riflettere. Ma accanto al tempo occorre la conoscenza dei grandi maestri. E ci vogliono i dialoghi. È attraverso i dialoghi che si arriva alla evoluzione degli individui. Perché il dialogo porta alla verità. I dialoghi sono fondamentali, specie con i giovani. Se il giovane ascolta una frase, dal genitore, dal professore, dal manager, e se la frase contiene elementi di verità, può divenire destino. La comunicazione oggi si orienta troppo verso dialoghi deboli.D. E mancano le “emozioni”, che nascono da un dialogo autentico sulle cose del mondo e degli uomini.R. Non essendoci una vera comunicazione, non ci sono emozioni, che sono il fiume autentico della vita. Tutto sembra finalizzato al tornaconto. Si agisce solo per il realizzo economico e per utilitarismo personale. La logica che guida le cose sembra essere quella dell’eternità terrena e dell’inesistenza del limite. L’uomo che sa comunicare e dare emozioni; che sa capire sé stesso e gli altri è un uomo che sa elaborare stimoli. La via della luce è una via inarrestabile una volta che sono stati messi dei semi e c’è un pizzico di coltivazione.D. Ma gli uomini hanno voglia di sapere, di capire oltre lo scibile delle loro attività quotidiane?R. La gente ha voglia di sapere. Ma non gli arriva l’acqua della conoscenza. Non sa dov’è la sorgente. Non vogliono fargliela conoscere. Invece è fondamentale conoscere. E si dovrebbe parlare sempre più di cose vere, che impegnano la morale dell’uomo, la sua esistenza, il suo pensiero, il suo destino. Conoscere valori come la lealtà, l’integrità, l’autogratificazione. Sì, l’autogratificazione che, è l’unico vestitino che non ci fa sentire freddo nella vita. E ci mette al riparo perfino dalla paura della morte.

RIQUADRO PAGINA 65EmozioniSeguir con gli occhi/ un airone sopra il fiume e poi/ ritrovarsi a volare/ e sdraiarsi felice sopra l’erba ad ascoltare/ un sottile dispiacere./ E di notte passare con lo sguardo la collina/ per scoprire/ dove il sole va a dormire.Domandarsi perché quando cade la tristezza/ in fondo al cuore/ come la neve non fa rumore/ e guidare come un pazzo a fari spenti/ nella notte per vedere/ se poi è tanto difficile morire.E stringere le mani per fermare/ qualcosa che/ è dentro me/ ma nella mente tua non c’è…/Capire tu non puoi/ tu chiamale se vuoi/ emozioni/ tu chiamale se vuole/ emozioni.Uscir nella brughiera di mattina/ dove non si vede a un passo/ per ritrovar se stesso.Parlar del più e del meno con un pescatore/ per ore e ore/ per non sentir che dentro qualcosa muore…/E ricoprir di terra una piantina verde/ sperando possa/ nascere un giorno una rosa rossa./E prendere a pugni un uomo solo/ perché è stato un po’ scortese/ sapendo che quel che brucia non son le offese.E chiudere gli occhi per fermare/ qualcosa che è dentro me/ ma nella mente tua non c’è…

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Capire tu non puoi/ tu chiamale se vuoi/ emozioni/ tu chiamale se vuoi/ emozioni.Mogol

PAGINA 66I GIARDINI DI MARZOIl treno correva verso il sud e sembrava sfiorare rotaie di seta.La radiolina regalava musica, a fiotti. Ero rilassato ma inquieto.E vennero “I giardini di marzo” e baluginò una dolce speranza. Miracolosamente, quasi.La meravigliosa canzone sembrava non finire, quando la galleria giunse improvvisa. Stranamente le luci si spensero e pure la musica sparì, anche se il convoglio seguitava a scivolare come su un magico tappeto.Nella galleria, di tratto in tratto scoppiavano globi di luce bianchissima; calavano sul treno sciabolate gialle; i rumori formavano un insieme stranissimo, quasi una musica.La vettura rollava leggermente. Un vascello fantasma nella notte, per me un vascello di ricordi. Un vascello galoppante sulle groppe lucide delle onde, lanciato da un Titano pazzo verso una meta ignota ai passeggeri.Ma era poi ignota questa meta? Doveva essere ignota. Io, non volevo vederla. Pensavo, anzi, di essere l’unico passeggero del vascello fantasma che galoppava sulle onde nere e chiudevo gli occhi. Non correvo al timone, non correvo alle vele, non cercavo rimedi, non chiedevo aiuti.Ero al buio. Solo.Anche se un po’ rasserenato da quella musica: “I giardini di marzo”, appunto, svanita nelle lontananze del tunnel.Renato Terrosi

PAGINA 68LETTURA

STORIA DI MARAUn grande amore, la guerra e un drammatico epilogodi RENATO MASTRONARDI

Questo è il racconto che viene dalla memoria di un lontano ricordo, ch’è della mia infanzia. Risale all’ultimo anno della seconda guerra mondiale quando, con l’Italia divisa in due, il fronte di Cassino teneva ancora fermi sul bagnasciuga del mare di Anzio e Nettuno le truppe angloamericane e le fanterie polacche non avevano ancora affrontato le asprezze del monte di San Benedetto. La battaglia di Montelungo ed il bombardamento del monastero più glorioso ed antico dell’Ordine Benedettino non c’erano ancora stati e la croce dell’abate Diamare non s’era innalzata alla testa di un corteo di stupefatti ed increduli superstiti di una notte di autentica e incredibile tregenta: quella che portò i “sepolti vivi” dai sotterranei dell’Abbazia al miracolo di una salvezza che fu una grazia divina. Ma, a questo punto, la storia di Mara non s’era conclusa. La storia, anzi, di Mara e Riccardo, innamorati già sin da piccoli. Sin dai primissimi anni delle scuole elementari. Anche per ragioni di “vicinato”. L’aggettivazione fu di Riccardo, che già pensava di iscriversi, da grande, alla Facoltà di ingegneria. Ma, andiamo per ordine. Le loro case, nello stretto tessuto urbano del piccolo paese, erano distanti uno o due portoni. Non lo ricordo più bene perché la

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memoria si perde ancorata agli anni della più lontana giovinezza. Ricordo, però, che i loro giardini erano confinanti ed il loro balcone preferito era una siepe verde di corbezzoli e di mortella, delimitata da due tronchi che l’edera ricopriva con un’aderenza sempre verde.

Un’applicazione meticolosa e appassionata

Il giardino di lei era senza alberi da frutta; quello di lui, invece, sembrava un orto botanico che il padre, maestro elementare, curava con attenzioni curiose ed amorose. Con un’applicazione meticolosa, entusiasta ed appassionata. Quasi maniacale. La sua specialità erano gli innesti. Riusciva a cogliere le mele più grosse del paese e fu il primo a far maturare il mandarancio. Rinomatissime erano anche le sue “fave romanesche”, l’uva “pizzutello”, le mele “favarole”, piccole, rosate e saporitissime. Frutti che maturavano mentre il ticchettio dei picchi si esercitava sul tronco del ciliegio, sempre puntualmente in fiore all’annuncio della primavera.

Tante stagioni accompagnarono l’infanzia e l’adolescenza di Mara e Riccardo

L’orto-giardino era anche il piccolo regno di Riccardo, che affrontava immaginarie avventure ed insidie misteriose, correndo lungo i vialetti e i filari della minuscola vigna, sempre molto curati soprattutto nei pomeriggi più aperti al sole della stagione estiva. Gli piaceva correre così i primi passi di una corsa, incontro alla vita, che non sapeva ancora quanto sarebbe durata e dove sarebbe arrivata.Più raccolti e discreti erano, invece, i pomeriggi della piccola Mara, che si attardava ad inseguire i voli delle farfalle, mentre si incupiva per il volo più basso ed infido delle api, anche se queste continuavano a trascurarla perché preferivano la ricerca e la raccolta del polline, saltando di fiore in fiore con una particolare preferenza per un ramo di rose, rosse più che porporine, ch’erano le piccole rose di maggio.Poi venne l’inverno e dopo ancora l’estate. E tante altre stagioni accompagnarono l’infanzia, la prima fanciullezza e l’adolescenza di Mara e Riccardo. Dalle elementari al ginnasio, dal liceo fino all’università dove, al termine dei rispettivi corsi di laurea, lei discusse la tesi in lingue antiche vestendo la divisa di Giovane Italiana; lui, era in grigioverde, perché era scoppiata la guerra ed aveva in tasca la cartolina che gli ordinava di presentarsi al più presto presso il più vicino Distretto militare.E giunse anche il momento tristissimo degli addii. Mara e Riccardo ebbero il tempo di scambiarsi un bacio, ed una promessa: si sarebbero sposati al termine della guerra che, i più ottimisti, ritenevano che si sarebbe trattata di una “guerra lampo”.Dopo l’8 settembre 1943, mentre i treni dei prigionieri prendevano la via del nord, Riccardo partì per il fronte ed ebbe modo di sperimentare i fanghi delle montagne di Grecia e Albania; di assistere alla tragica esperienza del ponte di Perati e di sentir raccontare l’eccidio di Cefalonia dove i tedeschi, sostenuti dagli intensi attacchi della Luftwaffe, massacrarono circa diecimila soldati italiani della divisione Acqui.La notizia, incredibile, dell’armistizio colse Riccardo nei Balcani. Qui si ritrovò sbandato assieme con tutti gli altri commilitoni lasciati allo sbaraglio senza più comandi e, peggio, senza l’ausilio di direttive più precise e coerenti da parte degli alti comandi dell’Esercito italiano.

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Si trovava disperso tra i monti della Croazia quando lo raggiunse l’appello che il generale Rodolfo Graziani rivolgeva agli sbandati dell’esercito italiano. Fu incasermato a La Spezia tra i “marò” del principe Julio Valerio Borghese.Dopo il giuramento di fedeltà, a tutti coloro che ne fecero richiesta, fu concesso, in premio, un permesso matrimoniale di dodici giorni.

Una vita nutritadi ricordi e rimpianti

Dopo qualche giorno, a bordo di un camion militare opportunatamente mimetizzato, cominciò il viaggio verso il sud di quei soldati che erano stati definiti “i fidanzati di guerra”. Un viaggio che il gruppo di cui faceva parte Riccardo si annunciava ricco di imprevisti e gravido di insidie. In Toscana, già da molto tempo, in Lunigiana, tra i boschi dell’Amiata e dell’Abetone, tra i castagneti e le faggete della Garfagnana, erano operative agguerrite formazioni partigiane. E, proprio in Garfagnana, su un tratto di strada minato, il camion di Riccardo saltò in aria. Alla fine, mani pietose raccolsero solamente anonimi resti.Da allora, Mara visse la sua lunga vita nutrita soltanto di ricordi e di rimpianti, senza mai togliersi dal dito quella piccola fede con la quale Riccardo l’aveva inanellata il giorno lontano dell’addio e della promessa.

PAGINA 71MARATONINEdi FILIPPO DRAGOTTO

L’Associazione, nel quadro di una campagna promozionale in favore dell’attività sportiva quale mezzo di autorealizzazione, ha lanciato l’idea di realizzare, nell’ambito di ciascun Consiglio Provinciale, una manifestazione sportiva a carattere amatoriale, genericamente denominata “Maratonina”.Questa iniziativa riveste particolare importanza associativa per due precisi motivi: impegnare i Consigli Sezionali a creare una sempre maggiore e migliore socializzazione fra tutti i soci al fine di creare un forte spirito associativo. In sintesi incontrarsi per conoscersi e per esternare il piacere di sentirsi soggetti attivi dell’Unione, della quale e con la quale condividere l’impegno sociale verso una piena integrazione nella società.La seconda motivazione è certamente più pregnante: far conoscere, innanzitutto attraverso una manifestazione eclatante, l’esistenza e le finalità dell’Unione e nel contempo dimostrare che la cecità non impedisce ai suoi Soci di essere soggetti attivi nel contesto cittadino, di conoscerne i problemi e di essere in grado di suggerirne le soluzioni.Per la sua realizzazione è sufficiente seguire i suggerimenti, a suo tempo inviati insieme alla Circolare 157, chiedendo la collaborazione degli Organi Periferici del Centro Sportivo Italiano o di altre espressioni sportive esistenti sul territorio.

Una corsa aperta a tutti e con la massima risonanza

Deve essere comunque una cosa semplice, non competitiva, aperta a tutti, senza costi eccessivi ma, questo è importante, con la massima risonanza possibile. Tutti ne debbono parlare e tutti debbono conoscere il perché di questa iniziativa. La

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sottolineatura vuol significare che l’inserimento di nostre più o meno sparute minoranze in manifestazioni similari non ha, né potrebbe avere, uguale valenza.Infine è importantissimo che, in linea di massima, le manifestazioni provinciali si effettuino nella stessa data, il 18 maggio, per dare una probante prova di compattezza associativa nel condividere il luminoso assunto dell’iniziativa.

RIQUADRO PAGINA 71IX CONCORSO INTERNAZIONALEPER COMPOSITORI CIECHIE IPOVEDENTIL’Associazione dei Ciechi della Repubblica Ceca (SONS) organizza il IX Concorso Internazionale per compositori ciechi e ipovedenti. Gli artisti possono presentare solo composizioni scritte dopo il 15 ottobre 1999 e mai eseguite in pubblico. Le composizioni devono essere inviate agli organizzatori entro il 15 ottobre 2002. Il regolamento dettagliato del concorso può essere richiesto all’Ufficio Esteri dell’Unione Italiana dei Ciechi, via Borgognona 38, 00187 Roma, tel. 06.699.88.375 - 388, fax 06.699.88.328, e-mail [email protected].

PAGINA 72RENATO, ADDIO! ANZI, ARRIVEDERCI

Renato, addio! Anzi, voglio dirti arrivederci, in linea con quella fede profondissima che ha sempre ispirato il tuo cammino terreno insieme con la tua dolce Giuseppina e che ha permesso a entrambi, in questi cinque anni, di vivere la dura battaglia contro la malattia, con un coraggio, con una serenità e perfino con un humour, che hanno costituito motivo di meraviglia e di ammirazione per tutti coloro che ti sono stati vicini.La tua vita è stato un esempio luminoso. Si dice sempre così - non è vero? - quando qualcuno ci lascia per un viaggio senza più ritorno. Ma in questo caso non si tratta di un luogo comune, bensì di una profonda verità. Tre passioni si sono divise la tua esistenza: la famiglia, la scuola e l’Unione. Non avevi altri hobby, altre occupazioni, il tuo impegno ed il tuo tempo libero erano interamente assorbiti da questi tre grandi amori. E tu hai dedicato ad essi tutte le tue energie fisiche, morali ed intellettuali fino agli ultimi giorni, restando in trincea con lucida determinazione per consegnare, a chi resta dopo di te, il testimone, perché la corsa non si fermi e, come sempre, l’hai fatto con quella precisione, con quella serietà che tutti ti abbiamo sempre riconosciuto. Sì, Renato, abbiamo sempre ammirato la tua competenza e il tuo rigore, il tuo senso del dovere che veniva anteposto ad ogni altra cosa. E tu hai vissuto queste bellissime virtù con semplicità, senza protervia e impazienza verso gli altrui difetti, con la cristiana umiltà di chi è consapevole che ogni qualità umana è dono di qualcuno che sta infinitamente più in alto di noi.Competenza e rigore: erano queste le tue armi, unite sempre a equilibrio e buon senso. Così tu riuscivi ad affrontare e a risolvere anche le situazioni più delicate, con leggerezza di tocco e con la saggezza di chi sa comprendere i problemi e leggere nei cuori degli uomini.Ma tra le molte tue virtù come sarebbe possibile non citare la tua adamantina onestà intellettuale e morale? Tu non fingevi mai di capire se non avevi veramente capito e, pur rifuggendo dalle astratte questioni di principio, non amavi il compromesso ed eri sempre capace di distinguerlo dalle mediazioni intelligenti e risolutive.

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E poi c’era la tua umanità, il tuo approccio immediato e sorridente con qualsiasi rapporto interpersonale, la tua disponibilità a spenderti per chiunque si rivolgesse alla tua attenzione, la tua capacità di ascoltar tutti, le persone di riguardo come il più umile dgli iscritti.Addio, caro amico. Lunga è la nostra amicizia, tanto che non saprei dire quando sia nata; mi sembra che siamo amici da sempre. E, oltre che un caro amico, sei stato un collaboratore impareggiabile. Per oltre vent’anni abbiamo lavorato insieme, invertendo anche i nostri ruoli, ed è stato bello lavorare con te. In tutti questi anni, tra me e te mai uno screzio, mai un’incomprensione, mai una discussione che sia andata un po’ sopra le righe. Noi ci capivamo al volo, senza bisogno di tante parole.Ed ora ci lasci per raccogliere il giusto premio di una vita esemplare: la pace dei giusti. E noi restiamo qui, quasi increduli, non riuscendo ad immaginare il nostro futuro senza Renato, e tuttavia resterà con noi la parte migliore di te: quel tuo sorriso bonario che infonde tranquillità e fiducia e i tanti insegnamenti che ci hai trasmesso con il tono e il portamento di chi non ha niente da insegnare.Addio, Renato. Noi ci ricorderemo sempre di te e, siamo certi, anche tu ti ricorderai sempre di noi. Una vita dedicata alla famiglia, all’insegnamento e all’associazione.Aldo Grassini***Il prof. Renato Simonetti, Presidente Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi delle Marche, si è spento il 23 febbraio all’età di 66 anni, dopo una vita interamente dedicata alla famiglia, all’insegnamento e all’associazione dei ciechi.Nato a Fano, Renato Simonetti ha perduto la vista da bambino in seguito allo scoppio di un ordigno bellico. Laureatosi in giurisprudenza presso l’Università di Bologna, ha insegnato per molti anni diritto ed economia in un istituto tecnico della sua città. Da 17 anni guidava il Consiglio Regionale dell’Unione Italiana dei Ciechi, di cui è stato anche per lungo tempo Presidente della Sezione Provinciale di Pesaro.

RIQUADRO PAGINA 73QUANDO NASCE UN BAMBINO CON PROBLEMI VISIVIIl Centro della Fondazione “Robert Hollman” di Cannero Riviera ha realizzato un depliant “Un percorso speciale… Quando nasce un bambino con problemi visivi”, destinato ai genitori di bambini ciechi ed ipovedenti.Il testo, molto semplice, chiaro ed essenziale, è accompagnato da belle illustrazioni. Solitamente, i genitori di un bambino cieco, soprattutto nei primi tempi, hanno difficoltà nel rapportarsi con lui. Il depliant fornisce le prime risposte agli interrogativi più urgenti, indicando anche a quali specialisti ci si possa rivolgere per impostare nella maniera più corretta il processo formativo del bambino.La Fondazione “Robert Hollman” di Cannero invierà gratuitamente, a tutte le Sezioni dell’Unione che ne facciano richiesta, un congruo numero di questi depliant.

PAGINA 74LA DIREZIONE NAZIONALEINVENZIONE DELLA FANTASIAdi VITANTONIO ZITO

Il 21 febbraio a Roma, presso la Sede Centrale dell’Unione, ha avuto luogo la riunione ordinaria della Direzione Nazionale presieduta dal Presidente Prof. Tommaso

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Daniele, con la collaborazione del Vice-Presidente, Prof. Enzo Tioli e del Segretario Generale, Dott. Orlando Paladino.La verbalizzazione dei lavori è stata curata dal Vice-Segretario Generale Dott.ssa Caterina Di Cresce.Alla riunione hanno partecipato anche il Capo del Personale e dell’Amministrazione, Dott. Carmine Silano, il Capo della Segreteria, Sig.ra Maria Rosaria Castaldi e la Dott.ssa Consuelita Gallani della Segreteria.Espletate le formalità di rito, i lavori hanno avuto inizio con i riferimenti del Presidente sui rapporti con le Istituzioni per la soluzione dei problemi dei minorati della vista e delle persone con disabilità appartenenti alle Associazioni storiche, e sull’attività associativa.In particolare, il Presidente ha informato:• il Consiglio Regionale Uic del Lazio ha organizzato un’azione di protesta per il 27 febbraio contro il proposito della Regione Lazio di estromettere i ciechi dal Consiglio di Amministrazione dell’Istituto per Ciechi “Sant’Alessio Regina Margherita” e di creare un Comitato consultivo composto da rappresentanti delle Associazioni, naturalmente privo di responsabilità gestionale. Ciò sarebbe contro legge, impedendo all’Unione Italiana dei Ciechi l’esercizio del diritto di rappresentanza e contro la volontà di coloro che hanno destinato il patrimonio dell’Istituto suddetto alla soluzione dei problemi dei minorati della vista. Si tratta, se ciò risponde a verità, di un’anomalia della regione Lazio, giacchè in tutti i Consigli di Amministrazione degli Istituti per Ciechi, l’Unione è largamente rappresentata. È quindi auspicabile che tale proposito sia soltanto una invenzione della fantasia, dato che il Presidente della Regione Lazio, Dott. Storace, è conosciuto da sempre come persona assai sensibile ai bisogni sociali.Il 27 febbraio, il Comitato esecutivo della FAND approverà la piattaforma rivendicativa della Federazione e procederà alla suddivisione dei compiti da eseguire.Il Consiglio Centrale dell’Irifor, nella riunione del 15 gennaio, ha deciso l’assunzione di un Direttore Centrale dell’Ente attraverso un’attenta selezione ed ha deliberato una ristrutturazione dell’Istituto per l’accreditamento dello stesso ai sensi del Decreto Legge 25 maggio 2001; ha nominato il Comitato scientifico ed ha cooptato nel Consiglio di Amministrazione il Dr. Nino Novello, il Dr. Licheri e la Sig.ra Bresciamorra;l’assemblea generale della FAND, tra l’altro, ha approvato il programma per l’attività in corso; ha deciso di realizzare l’organizzazione della Federazione anche a livello provinciale e regionale; ha approvato il bilancio di previsione; il Consiglio di Amministrazione della Federazione delle Istituzioni Pro-Ciechi ha eletto l’Avv. Stefano Sportelli Vice-Presidente dell’Ente.La Direzione ha poi ascoltato i riferimenti dei singoli componenti sull’attività dei settori e nei territori di competenza.In particolare:• Di Stefano: la Commissione per i problemi degli anziani ha espresso il vivo desiderio che anche per quest’anno si svolga presso la Casa Vacanze di Tirrenia il soggiorno per gli anziani.• Sportelli: la Regione Campania, ai sensi della legge regionale 15/87 sulla formazione professionale, ha deliberato di affidare per il 2002 all’Unione Italiana dei Ciechi della Regione lo svolgimento di cinque corsi relativi alle nuove professioni individuate per i ciechi con il D.M. Lavoro 10 gennaio 2000.I corsi sono così distribuiti: ad Avellino, un corso professionale per operatori telefonici addetti all’utilizzazione e alla gestione di banche dati; a Benevento, Caserta

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e Napoli un corso professionale per operatori telefonici addetti alle relazioni con il pubblico; a Salerno avrà luogo un corso professionale per operatori telefonici addetti al telemarketing e telesoccorso.• Mombelli: a Milano, dal prossimo mese di settembre al febbraio 2003, avrà luogo l’iniziativa già svolta a Roma di “Dialogo nel buio”.• Tioli: l’Agenzia per la prevenzione della cecità ha accolto la proposta di partecipare anche economicamente alla realizzazione del programma “Mani che leggono”.Proseguendo i lavori, la Direzione ha preso atto dei verbali delle seguenti Commissioni: Comitato Esecutivo della Fand; Coordinamento degli Enti; Commissione per la Selezione del consulente in Liguria; Gruppo di studio per l’installazione di una linea verde.La Direzione ha poi definito il seguente ordine del giorno da porre all’esame del Consiglio Nazionale la cui riunione avrà luogo il 16 marzo prossimo presso il Grand Hotel Excelsior di Chianciano Terme:1) Approvazione del verbale della seduta del 16 dicembre 2001;2) Comunicazioni del Presidente;3) Relazione morale sull’attività dell’Unione per il 2001;4) Approvazione conto consuntivo esercizio finanziario anno 2001;5) Costituzione banca dati a livello centrale e periferico;6) Progetto per le attività associative on line;7) Creazione di una rete nazionale di emittenti televisive locali per la diffusione su tutto il territorio nazionale del programma settimanale “Mani che leggono”;8) Nuovo modello associativo (circolare 27/99): esame dello stato di attuazione;9) Progetto organico per il rilancio di alcune attività manuali;10) Riesame potenziamento Univoc;11) Eventuali proposte di conferimento della qualifica di socio onorario;12) Ratifica delle delibere di urgenza assunte dalla Direzione Nazionale;13) Varie ed eventuali;14) Question time.

Inoltre, la Direzione ha approvato la relazione morale sull’attività dell’Unione ed il conto consuntivo per l’esercizio 2001 da sottoporre all’approvazione del Consiglio Nazionale; ha preso delle decisioni relative all’organizzazione del Libro Parlato; ha assunto alcune delibere relative al funzionamento del Centro Nazionale Tiflotecnico; ha deciso di affidare a Salvatore Romano e Angelo Mombelli uno studio di fattibilità per la verifica di una possibile apertura del Centro Nazionale Tiflotecnico anche agli ipovedenti; ha provveduto a costituire un gruppo di lavoro composto dal Vice-Presidente Enzo Tioli, Giuseppe Terranova, Stefano Sportelli ed il difensore civico Licheri per la definizione del programma del Convegno sul tema: “I difensori civici e l’integrazione sociale dei ciechi” che avrà luogo il 20 aprile prossimo; ha preso in considerazione il programma di massima della XIV edizione del raid ciclistico in tandem che avrà luogo in Lombardia; ha anche esaminato l’ipotesi di una seconda edizione del raid in pedalò in provincia di Trapani; ha confermato Antonio Lai rappresentante dell’Unione nel Collegio dei revisori dei Conti dell’Irifor; ha affrontato il problema relativo alla preparazione di un progetto organico per il sostegno al rilancio delle attività manuali; ha deciso di stipulare una convenzione con emittenti televisive private per la diffusione del programma “Mani che leggono”; ha esaminato con particolare attenzione la situazione relativa all’utilizzo dei software distribuiti alle strutture periferiche per l’anagrafico soci e la contabilità ed ha deciso di preparare all’uso dei suddetti programmi venti fra gli impiegati periferici più predisposti per

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porli in condizione di aiutare tutti gli altri; ha deciso di distribuire alle sedi periferiche il volume del Dott. Scorda sulla vigente legislazione degli invalidi; ha rinnovato l’abbonamento al settimanale “Vita”; ha preso atto di una relazione sull’attività internazionale; ha accolto le dimissioni di Angelo Mombelli dal Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia per la prevenzione della cecità, del quale faceva parte come rappresentante dell’Unione, dopo averlo, invano, invitato a ritirarle e, su proposta del Presidente, lo ha sostituito con il Prof. Corrado Balacco Gabrieli; ha esaminato favorevolmente le istanze di contributo delle seguenti Sezioni: brindisi per il gruppo sportivo; Alessandria; Caserta per la polisportiva; Isernia; Massa-Carrara per l’attività sportiva; Milano; Monza per il gruppo sportivo; Taranto; Verona per l’attività sportiva; Viterbo; Consiglio Regionale Marche; Consiglio Regionale Puglia per l’attività sportiva; Associazione scacchisti ciechi italiani.La Direzione ha poi trattato i problemi del personale ed ha concluso i lavori con l’esame delle pratiche relative al patrimonio.

PAGINA 77SPAZIO FANDEstratto del Verbale del Comitato Esecutivo del 9/1/2002

Il giorno 9 gennaio 2002, presso i locali della sede centrale dell’Uic, si riunisce il Comitato Esecutivo della Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili .Il Presidente, prof. Tommaso Daniele, constatata la regolarità della convocazione e della riunione, dichiara aperta la seduta per trattare il seguente

Ordine del giorno

1. Lettura ed approvazione verbale seduta precedente 2. Comunicazioni del Presidente.3. Finanziaria 2002: valutazioni.4. Legge 69/2000: eventuali iniziative.5. Notiziario mensile “La Sfida - insieme per le pari opportunità” gennaio 2002: aspetti organizzativi.6. Ordine del giorno della prossima riunione dell’Assemblea Generale.7. Ipotesi di partecipazione ad una società di gestione di uno spazio televisivo satellitare a titolo non oneroso.8. Rapporti tra la Federazione ed il Consiglio Italiano della Disabilità dell’Unione Europea.9. Varie ed eventuali.

1) Lettura ed approvazione verbale seduta precedente.Il verbale del Comitato Esecutivo del 30 ottobre 2001, già noto ai componenti perché inviato per posta, viene approvato all’unanimità.

2) Comunicazioni del Presidente. Al punto due dell’ordine del giorno il Presidente procede alle seguenti comunicazioni:Ha avuto un incontro con il dr. Paolo Ruffini, direttore di GR Parlamento, a cui è stata formulata la richiesta di riservare uno spazio settimanale ad orario fisso, nel corso del quale promuovere le problematiche dei disabili; lo spazio potrebbe essere autogestito

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dalla Federazione o curato da un giornalista di GR Parlamento. La proposta ha incontrato il favore del dr. Ruffini che si è riservato una risposta formale. È stato richiesto, al Direttore della emittente televisiva La7, preventivo per l’affitto di uno spazio settimanale di una decina di minuti da utilizzare per dare e ricevere informazioni in materia di lavoro, di assistenza, di istruzione, di riabilitazione, e di prevenzione. La7 non ha ancora risposto.È stato scritto al dr. Ghigo, Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome e al Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali, on.le Maroni, chiedendo di provvedere ad emanare, per la parte di propria competenza, direttive in materia di concessione ed erogazione dei nuovi trattamenti economici a favore degli invalidi civili, ciechi civili e sordomuti. Il Presidente Ghigo ha assicurato che interesserà la Conferenza.È stata mandata una lettera alla Ditta “LINEA COVER” diffidandola formalmente dal far circolare la lettera di accreditamento a firma “Francesco Coletti”. Qualora la ditta dovesse continuare ad utilizzare tale lettera, la Federazione adirà le vie legali.È stato scritto alla Provincia di Roma, chiedendo che la somma stanziata di L. 30.000.000, concessa alla Federazione per la realizzazione di un convegno internazionale da svolgere nell’anno 2001 venisse conservata in bilancio per l’esercizio 2002, non essendo stata la Federazione in grado di organizzare tale Convegno. La risposta è stata negativa.È stato scritto, su richiesta della Commissione Pensionistica della Federazione, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell’Economia e al Ministero del Lavoro, per chiedere chiarimenti su alcuni dubbi interpretativi dell’art. 80, comma 3, della legge 23/12/2000, n. 388. Siamo in attesa di risposta.È stato scritto ai capi gruppo della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, per far presentare un emendamento, nella finanziaria, affinché fosse esplicitamente previsto che i disabili gravi potessero fruire degli aumenti pensionistici fino ad un milione, a prescindere dall’età. La richiesta è stata parzialmente accolta.È stato richiesto al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, provvedimento per l’adozione del contrassegno di parcheggio per disabili, adottato nell’anno 1998 dal Consiglio dell’Unione Europea. Il Ministero ha risposto che, l’adozione del nuovo contrassegno, comporta una modifica dell’art. 381 del Regolamento di esecuzione ed attuazione al Codice della Strada, che verrà attuata nell’ambito delle corpus di modifiche regolamentari che saranno apportate nel corso dei lavori di modifica al Codice della Strada.

3) Finanziaria 2002: valutazioniInsieme le cinque associazioni hanno respinto il tentativo del Governo di bloccare le assunzioni dei disabili, di escluderli completamente dal progetto governativo di aumentare alcune pensioni sino ad un milione, di ridurre del 10% alcuni contributi di natura sociale. Tuttavia è stata espressa grande insoddisfazione per la insensibilità del Governo sulla maggior parte delle tematiche prospettate dalla Federazione in materia di pensionistica, di indennità di accompagnamento e di erogazione dei servizi. Il Comitato concorda e sottolinea la necessità di azioni comuni, qualora fosse necessario sostenere leggi che riguardano le singole associazioni federate.

4) Programma di attività per il 2002.Per l’anno 2002, viene presentata la seguente programmazione:• impegnarsi per mantenere e, se possibile, migliorare il contributo statale di funzionamento alle associazioni di promozione sociale;

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• organizzare manifestazioni unitarie in alcune regioni per sostenere l’approvazione di leggi che ribadiscano il diritto delle 5 associazioni storiche a rappresentare e tutelare i disabili e ad essere consultati per l’attività politica della regione;• sostenere il piano di azione del responsabile dell’Organizzazione periferica, Silvio Vitale, teso a completare la creazione di comitati regionali e provinciali su tutto il territorio nazionale;• Realizzare, in collaborazione con la Segreteria Tecnica, la rivista mensile “La Sfida - insieme per le pari opportunità”, già programmata;• Riunire almeno 3 volte l’Assemblea Generale, almeno 8 il Comitato Esecutivo ed altrettante volte la Segreteria Tecnica ed almeno una volta le commissioni di lavoro;• Impostare un piano di rivendicazione economica per la prossima finanziaria;• Impegnarsi in Parlamento per l’approvazione di una legge che riconosca le associazioni storiche quali associazioni di interesse pubblico e le attività assistenziali quali attività di patronato.È stato predisposto il bilancio preventivo che verrà sottoposto all’approvazione della prossima riunione dell’Assemblea Generale.

5) Notiziario mensile “La Sfida - insieme per le pari opportunità gennaio 2002: aspetti organizzativi.Viene stabilito in linea di massima la seguente struttura del notiziario mensile “La Sfida - insieme per le pari opportunità. Il notiziario dovrà contenere un editoriale, le principali azioni svolte dalla Federazione, uno spazio dedicato ad ogni associazione federata, una parte dedicata all’Europa.La realizzazione della rivista è affidata alla Segreteria Tecnica.

6) Legge 69/2000: eventuali iniziativeIl punto viene rinviato.7) Ordine del giorno della prossima riunione dell’Assemblea GeneraleViene deciso di convocare l’Assemblea Generale della Federazione per il giorno 30 gennaio 2002 alle ore 10,00 con il seguente

Ordine del giorno

1. Lettura ed approvazione verbale seduta 19 settembre 2001 2. Decisioni del Comitato Esecutivo 3. Comunicazioni del Presidente.4. Programma attività 2002.5. Bilancio preventivo 2002.6. Eventuali Comunicazioni dei coordinatori delle Commissioni di Lavoro.7. Data della prossima riunione dell’Assemblea Generale.8. Varie ed eventuali.

8) Ipotesi di partecipazione ad una società di gestione di uno spazio televisivo satellitare a titolo non oneroso. Il punto viene rinviato.

9) Rapporti tra le Federazione e il Consiglio Italiano della Disabilità dell’Unione EuropeaIl punto viene rinviato.

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10) Varie ed eventualiViene data lettura della lettera pervenuta dal comitato periferico della Fand di Rimini, la quale lamenta la difficoltà di rapporti incontrati con il rappresentante dell’Anmil. Dopo ampio e approfondito dibattito, si da mandato al dr. Vitale, responsabile dell’organizzazione periferica, di intervenire ad una riunione appositamente convocata per tentare di dirimere la questione.a cura di Benito Spadini

PAGINA 80MUSA IN SOFÀSEMPRESempreAndremo più lontano senza avanzare mai

E di pianeta in pianetaDi nebulosa in nebulosaIl don Giovanni delle mille e tre cometePur senza muoversi dalla terraCerca le forze nuoveE prende sul serio i fantasmi

E tanti universi si oblianoChi sono i grandi obliatoriChi mai riuscirà a farci obliare questaO quella parete del mondoGuillaume ApollinaireA Madame Faure-Favier