Arpa Campania Ambiente anno VIII n. 57

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Con cadenza quasi ritmata incombe su Napoli il pericolo che le sue strade siano di nuovo invase da cumuli di ri- fiuti. E con la stessa cadenza siamo costretti a scrivere su di una emergenza che defi- nire endemica appare quasi un eufemismo. Incontri, tavoli di lavoro, pro- getti e controprogetti sem- brano non essere mai risolutivi per questo pro- blema. Ora, occorre svuotare il sito di trasferenza di Pon- ticelli per consentire all’Asia di continuare a svuotare i cassonetti ma è solo un pal- liativo. Se non saranno as- sunte decisioni concrete e veloci il rischio che la città sia di nuovo invasa dalla mondezza diventa realtà. Il tutto aggravato dal rallenta- mento dei viaggi dei rifiuti verso le altre regioni che da 800 tonnellate si sono ridotte a 300 con conseguente inta- samento degli stir. Attualmente sono accumu- late 7mila tonnellate di spaz- zatura solo nell’area di trasferenza di Napoli, 12mila se si considera l’intera pro- vincia. Intanto il ministro Clini insiste nel ritenere ne- cessario evitare di esportare all’estero i rifiuti ed annun- cia un provvedimento gover- nativo affinché venga posto rimedio ai continui tira e molla di alcune amministra- zioni regionali che si oppon- gono a riceverli dalla Campania. Sempre il mini- stro annuncia un piano di in- terventi su 47 siti della nostra regione. Francamente è avvilente che periodica- mente si debba correre a cer- care di tamponare una questione che si trascina da decenni. È mai possibile che solo per Napoli ed il suo hin- terland non si riescano a tro- vare soluzioni definitive? Non si alimenta anche così la sfiducia verso le istituzioni ? Pietro Funaro DAL MONDO PRIMO PIANO Edifici in legno: nuova frontiera della sostenibilità pag.2 Arte che ha trapassato vari ostacoli nei secoli passati per vedersi riconosciuta il posto di "arte" a tutto tondo, in grado di suscitare emozione, stupore, al pari della pittura: l'architettura dimostra di esser capace di partorire 'bel- lezze' e idee concettuali di straordinaria potenza. pag.5 Maltempo: Coldiretti fa la stima dei danni Danni per circa cento milioni di euro quelli provocati dal maltempo e circa quattro- mila le aziende agricole finite sott’acqua. È il bilancio di Coldiretti all’indomani delle bufere che hanno interessato il Bel Paese. pag.8 pag.12 Vegetarianismo: gli effetti sulla salute Terre di scavo: il DM 161/2012 regola l’intervento delle Arpa Da poche settimane è entrato in vigore il DM 161/2012, che disciplina l’utilizzazione delle terre e rocce da scavo. A deter- minate condizioni, questi ma- teriali possono essere considerati “sottoprodotti”, non più rifiuti, e quindi utiliz- zati per opere di costruzione e consolidamento. Il decreto as- segna un ruolo alle Arpa: se ne è discusso in un recente conve- gno organizzato a Salerno da Ance. Pubblichiamo un estratto dell’intervento tenuto dal direttore del Dipartimento provinciale, Alfonso Dubois. Dubois pagg.6-7 Non è raro che antichi reperti sommersi tor- nino alla luce, soprattutto in una terra “plu- ricolonizzata” come la nostra, dove, a Napoli soprattutto, sotto i nostri passi si nascon- dono strati e strati di storia, cultura e uma- nità che sono riaffiorati poi nel tempo. Martelli a pag.9 Energia dalle raffiche di vento cittadine Zebre e balene fa- ranno risparmiare energia nei grandi centri urbani del fu- turo. Fantascienza? Non per Frank Fish, professore di biologia alla West Chester University, che partendo pro- prio da questi due animali, è da tempo impegnato a stu- diare una fonte energetica potenzialmente ricca ma ancora poco sfruttata: le raffiche di vento che si creano in città. Buonfanti a pag.10 De Crescenzo-Lanza a pag.14 Boscoreale: tesori da difendere La Chiesa di Gesù e Maria è ubicata nella piazza omonima, lì dove termina Salita Pontecorvo. La sua fondazione ri- sale al 1581: fu edificata per volere di padre Paolino Bernardini da Lucca dei Domenicani d’Abruzzo. Iacuzio a pag.16 La Chiesa di Gesù e Maria a Napoli Vivere lo spazio di uno stadio olimpico Realizzare una pista ciclabile nel Parco del Vesuvio da Torre Annunziata a San Felice a Cancello, percorrendo la vecchia tratta delle Ferrovie dello Stato ormai fuori servizio. pag. 4 Pista ciclabile “del Vesuvio” Più vicina la realizzazione RIFIUTI, PERICOLO DI EMERGENZA? Misteriosamente affondò il porto di Sinuessa NATURA & BIODIVERSITÀ AMBIENTE & SALUTE ISTITUZIONI AMBIENTE & CULTURA “Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, oltre che salutistiche. Credo che il ve- getarismo possa incidere in modo favorevole sul destino dell’umanità. Vivo così senza grassi, senza carne, senza pesce, ma mi sento piuttosto bene così facendo...”. Albert Einstein AMBIENTE & TRADIZIONE

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magazine istituzionale dell'Agenzia regionale protezione ambientale Campania

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Page 1: Arpa Campania Ambiente anno VIII n. 57

Con cadenza quasi ritmataincombe su Napoli il pericoloche le sue strade siano dinuovo invase da cumuli di ri-fiuti. E con la stessa cadenzasiamo costretti a scrivere sudi una emergenza che defi-nire endemica appare quasiun eufemismo.Incontri, tavoli di lavoro, pro-getti e controprogetti sem-brano non essere mairisolutivi per questo pro-blema. Ora, occorre svuotareil sito di trasferenza di Pon-ticelli per consentire all’Asiadi continuare a svuotare icassonetti ma è solo un pal-liativo. Se non saranno as-sunte decisioni concrete eveloci il rischio che la cittàsia di nuovo invasa dallamondezza diventa realtà. Iltutto aggravato dal rallenta-mento dei viaggi dei rifiutiverso le altre regioni che da800 tonnellate si sono ridottea 300 con conseguente inta-samento degli stir.Attualmente sono accumu-late 7mila tonnellate di spaz-zatura solo nell’area ditrasferenza di Napoli, 12milase si considera l’intera pro-vincia. Intanto il ministroClini insiste nel ritenere ne-cessario evitare di esportareall’estero i rifiuti ed annun-cia un provvedimento gover-nativo affinché venga postorimedio ai continui tira emolla di alcune amministra-zioni regionali che si oppon-gono a riceverli dallaCampania. Sempre il mini-stro annuncia un piano di in-terventi su 47 siti dellanostra regione. Francamenteè avvilente che periodica-mente si debba correre a cer-care di tamponare unaquestione che si trascina dadecenni. È mai possibile chesolo per Napoli ed il suo hin-terland non si riescano a tro-vare soluzioni definitive?Non si alimenta anche così lasfiducia verso le istituzioni ?

Pietro Funaro

DAL MONDO

PRIMO PIANO

Edifici in legno: nuovafrontiera della sostenibilità

pag.2

Arte che ha trapassato variostacoli nei secoli passati pervedersi riconosciuta il postodi "arte" a tutto tondo, ingrado di suscitare emozione,stupore, al pari della pittura:l'architettura dimostra diesser capace di partorire 'bel-lezze' e idee concettuali distraordinaria potenza.

pag.5

Maltempo: Coldirettifa la stima dei danni

Danni per circa cento milionidi euro quelli provocati dalmaltempo e circa quattro-mila le aziende agricole finitesott’acqua. È il bilancio diColdiretti all’indomani dellebufere che hanno interessatoil Bel Paese.

pag.8

pag.12

Vegetarianismo: glieffetti sulla salute

Terre di scavo: il DM 161/2012regola l’intervento delle ArpaDa poche settimane è entratoin vigore il DM 161/2012, chedisciplina l’utilizzazione delleterre e rocce da scavo. A deter-minate condizioni, questi ma-teriali possono essereconsiderati “sottoprodotti”,non più rifiuti, e quindi utiliz-zati per opere di costruzione econsolidamento. Il decreto as-segna un ruolo alle Arpa: se neè discusso in un recente conve-gno organizzato a Salerno daAnce. Pubblichiamo unestratto dell’intervento tenutodal direttore del Dipartimentoprovinciale, Alfonso Dubois.

Dubois pagg.6-7

Non è raro che antichi reperti sommersi tor-nino alla luce, soprattutto in una terra “plu-ricolonizzata” come la nostra, dove, a Napolisoprattutto, sotto i nostri passi si nascon-dono strati e strati di storia, cultura e uma-nità che sono riaffiorati poi nel tempo.

Martelli a pag.9

Energia dalle raffiche di vento cittadine

Zebre e balene fa-ranno risparmiareenergia nei grandicentri urbani del fu-turo. Fantascienza?Non per FrankFish, professore dibiologia alla WestChester University,che partendo pro-prio da questi dueanimali, è da tempoimpegnato a stu-diare una fonteenergetica potenzialmente ricca ma ancorapoco sfruttata: le raffiche di vento che sicreano in città.

Buonfanti a pag.10

De Crescenzo-Lanza a pag.14

Boscoreale: tesorida difendere

La Chiesa di Gesù e Maria è ubicatanella piazza omonima, lì dove terminaSalita Pontecorvo. La sua fondazione ri-sale al 1581: fu edificata per volere dipadre Paolino Bernardini da Lucca deiDomenicani d’Abruzzo.

Iacuzio a pag.16

La Chiesa di Gesù e Mariaa Napoli

Vivere lo spazio di uno stadio olimpico

Realizzare una pista ciclabile nel Parco del Vesuvio da TorreAnnunziata a San Felice a Cancello, percorrendo la vecchiatratta delle Ferrovie dello Stato ormai fuori servizio.

pag. 4

Pista ciclabile “del Vesuvio” Più vicina la realizzazione

RIFIUTI, PERICOLODI EMERGENZA?

Misteriosamente affondò il porto di Sinuessa

NATURA & BIODIVERSITÀ

AMBIENTE & SALUTE

ISTITUZIONI

AMBIENTE & CULTURA“Sono diventato vegetarianoper ragioni etiche, oltre chesalutistiche. Credo che il ve-getarismo possa incidere inmodo favorevole sul destinodell’umanità. Vivo così senzagrassi, senza carne, senzapesce, ma mi sento piuttostobene così facendo...”.Albert Einstein

AMBIENTE & TRADIZIONE

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Paolo D’Auria

Pensate a un cantiere edile.Impalcature, gru, armature emalte sono tra le immaginiche di sicuro vi si sono svilup-pate in mente. Ma quantihanno pensato al legno? Pochi,se non addirittura nessuno.Colpa, se così si può dire, della“cultura del cemento”. Eppurenon è difficile ricordare che,fino a poco più di un secolo fail legno era tra le materie prin-cipe dell’edilizia. Basti pen-sare alle architetture del Nord(Europa e America) e, spostan-dosi nello spazio-tempo, allemaestose pagode dell’Oriente.Il legno: uno dei materiali piùversatili e puliti. E queste sueproprietà, integrate con mo-derni strumenti ecologici diprogettazione, stanno confe-rendo alla sua applicazionenuova linfa vitale. Se ne è par-lato lo scorso 22 novembre nel-l’ambito dell’evento “EdificiMultipiano in Legno” pro-mosso da GEIM – società di ri-qualificazione immobiliare –,Agorà – società di consulenzae comunicazione integrata – epatrocinato, tra gli altri, dal-l’Ordine Nazionale degli Inge-gneri e quello degli Architetti,moderato dal giornalista Al-fredo Martini.Un’occasione di approfondi-mento e discussione anchesulla necessità di nuovi ap-procci progettuali nell’ediliziache puntino a minimizzare

l’impatto sull’ambiente.Molto pregnante, in questosenso, l’intervento di NorbertLantshner - presidente dellafondazione ClimAbita e idea-tore dell’Agenzia CasaClima –secondo cui “Il futuro chiedesaggezza. Le moderne proce-dure progettuali non possonoprescindere dal Life Cicle As-sessment del fabbricato. Pos-

sediamo le conoscenze tecni-che necessarie, già oggi, percostruire edifici passivi. È ilmomento di sviluppare oppor-tuni strumenti normativi chene consentano una applica-zione semplice”. Il dibattito haaffrontato, inoltre, con grandechiarezza anche gli aspetti piùtecnici: dalle prestazioni dellegno in edilizia – che si dimo-

stra ottimo materiale per ilcontenimento energetico, anti-sismico e resistente al fuoco(l’avreste mai detto?) – nonchédotato di notevoli doti struttu-rali ma, soprattutto, vantag-giosamente gestibile (e quindieconomico) in fase di organiz-zazione del cantiere ed esecu-zione delle opere. Il tutto adopera di esperti del settore

quali: Paolo Simeone (CNR-IVALSA di Trento), SalvatorePaterno (Centro di FisicaEdile di Gravina di Puglia),Agostino Presutti (ingegnerestrutturista) e Stefano Mena-pace (coordinatore tecnico Ar-chitettura Comfort Ambiente). A conclusione della manifesta-zione è stato presentato unfocus su due importanti casestudies, entrambi presenti sulterritorio abruzzese – un ter-reno notevolmente non sem-plice per le caratteristicheclimatiche e sismiche. L’Ale-xander Residence a Roccarasoe l’Auditorium de L’Aquila.Quella di Roccaraso è un’im-portante struttura a sette li-velli, primato in Italia per gliedifici interamente costruiti inbioedilizia, che utilizza l’80%in meno dell’energia rispetto aedifici tradizionali per il suofunzionamento e che è statarealizzata con l’innovativa tec-nica “XLAM”: struttura por-tante in legno, composta dapannelli di tavole incrociate, acui viene associato un cap-potto termico e rifinita con in-tonaco e pannelli dicartongesso.L’Auditorium, invece, proget-tato da Renzo Piano è costi-tuito da un reticolo di travi inlegno lamellare, controventatesu entrambi i lati con pannelli“XLAM”. La struttura è pog-giata su una soletta in c.a. iso-lata sismicamente dal suolocon isolatori elastomerici.

Edifici in legno: nuova frontiera della sostenibilità

Una scuola a prova di bambino? Magari! Fabiana Liguori

Quando alta poco più di unmetro e con merenda e zai-netto mi recavo, come ognigiorno, a scuola, non so perquale motivo ho sempre avutola bellissima sensazione, ap-pena varcato l’uscio dellastruttura, di sentirmi serena-mente: al sicuro. Non so esat-tamente da cosa dipendessequesto mio stato d’animo …saranno stati i muri colorati, ilsorriso delle maestre, il caloredei compagni. Ripensandoci,purtroppo, mi rendo semprepiù conto di quanto, per i mieiocchi di allora e per quelli ditutti i bambini tuttora, ilmondo sembri davvero bello eperfetto. Dal rapporto di Le-gambiente “Ecosistema scuola2012”, però, al contrario, sono

emerse molte emergenze epoche eccellenze per l’ediliziascolastica in Italia. Da tempo,pochissimi passi avanti sonostati fatti sulla qualità e la si-curezza degli edifici. Notizianon molto incoraggiante, direi. Vediamo insieme alcuni datinumerici: 1 edificio su 3 neces-sita di interventi urgenti, intre anni gli investimenti per lamanutenzione straordinariasono diminuiti del 20%, solol’8.2% è costruito secondo cri-teri antisismici, mentre il 58%degli edifici ha il collaudo diagibilità a norma. Per quantoriguarda i rischi ambientali: il10% delle scuole si trova inzone a rischio idrogeologicoelevato e il 34% in zone a ri-schio sismico elevato. I co-muni capoluogo di provinciapremiati per qualità dei ser-

vizi complessivi nell’ediliziascolastica sono, come prevedi-bile, tutti al nord Italia:Trento, Piacenza e Verbania.Ma veniamo in Campania.Nessun edificio risulta co-struito secondo i criteri dellabioedilizia, il 75,66% è posto inaree a rischio idrogeologicoelevato, il 74,16% in aeree a ri-schio vulcanico. Solo il 6,65%degli edifici risulta costruitosecondo criteri antisismici, il27,99% quelli in cui è stata ef-fettuata la verifica di vulnera-bilità antisismica a fronte diun 83,33% di edifici posti inaree a rischio sismico. Disar-mante, non trovate? La neces-sità di interventi dimanutenzione urgente è parial 51,12%. Per non parlare poidello stato di alcuni servizimessi a disposizione dalle

scuole: dal funzionamentodelle mense ( il 95,27% dice sialla distribuzione di pasti bio-logici, però facciamolo in piattidi plastica o carta!) a quello discuolabus (9,93%) o pedibus(non attivo in tutti i Comuni),dalle inesistenti piste ciclabilinelle aree antistanti al bassoutilizzo di fonti rinnovabili(solo il 3,65%) e così via. Dopotante zone d’ombra, ecco final-mente un po’ di luce: buonisono i dati riguardanti le cer-

tificazioni degli edifici, tuttisopra la media nazionale:l’84,99% possiede quella delcollaudo statico, l’88,17% diagibilità, il 99,25% la certifica-zione igienico-sanitaria, il38,07% di prevenzione in-cendi, il 91,20% ha gli im-pianti elettrici a norma.Ancora una volta, da Legam-biente importanti spunti sucui riflettere. Purtroppo, Paese che vai…scuola che trovi!

Dall’evento di Napoli nuovispunti e indicazioni sul futuro

verde dell’edilizia

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Rapporto “Ecosistema Scuola 2012” di Legambiente

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La Campania e la tutela dell’ambienteProgetti come “CleaNap” o “Costa Blu del Cilento” per salvaguardare il patrimonio regionale

Rosa Funaro

La Campania e la tutela del-l’ambiente: sembra un bino-mio da fantascienza, eppureanche nella nostra terra qual-cosa si muove per garantire lasalvaguardia dell’ambiente euno sviluppo eco-sostenibile.L’input arriva dalle associa-zioni di volontariato, dalleuniversità e dalle stesse isti-tuzioni locali che spesso coor-dinano iniziative di una certarilevanza. Tra le iniziative no-profit aNapoli si sta facendo stradaun certo tipo di volontariatoattivo che mira a sensibiliz-zare i cittadini alla tuteladell’ambiente e molto spessoentra in azione con operazionidi pulizia, salvaguardia e ma-nutenzione di strade e piazze.Spicca l’iniziativa di “Clea-Nap”, definita come propostadi performance socialmenteutile che nasce con lo scopo disensibilizzare in maniera pre-ventiva la cittadinanza a tu-telare l’ambiente circostante.I ragazzi di “CleaNap” hanno,tra l’altro, vinto un bando mi-nisteriale grazie alla presen-tazione di un progettodestinato a implementare unservizio di bikesharing ur-bano nella città di Napoli.La stessa Università di Na-poli Federico II si fa portavoce

di corsi di laurea che propon-gono delle figure professionalidel tutto inerenti con i con-cetti di salvaguardia e tuteladell’ambiente: i laureati in“Organizzazione e Gestionedel Patrimonio Culturale edAmbientale”, corso di laureamagistrale della Federico II,ne sono un esempio, incar-

nando la figura del Managerdi beni culturali ed ambien-tali che deve gestire impor-tanti risorse a disposizione,assicurandone la salvaguar-dia e la sostenibilità.Dal punto di vista istituzio-nale un’importante iniziativaè stata portata avanti nel Ci-lento, coordinata dalla Pro-

vincia di Salerno e da quindicicomuni della costa cilentana:il Parco Nazionale del Cilentoe Vallo di Diano hanno sotto-scritto un protocollo d’intesaper la collaborazione in am-bito turistico e ambientale fi-nalizzata alla valorizzazione ealla promozione della “CostaBlu del Cilento”.

Tra gli obiettivi dell’intesa fi-gurano l’utilizzazione delladenominazione “Costa Blu delCilento” nell’ambito della co-municazione turistica ed isti-tuzionale e la messa inpratica di azioni comuni disalvaguardia ambientale edattività di promozione turi-stica.

Il nuovo portale Onu sull’acquaAngelo Morlando

Si può ormai affermare chel’Acqua è divenuta unasuper-priorità, in quanto adessa è strettamente legata lasopravvivenza di tutte le at-tuali specie viventi del pia-neta. Ulteriore dimostrazioneè la recente apertura, daparte dell’ONU, di un portaleinteramente dedicato all’Ac-qua. Dal coordinamento tra lediverse Agenzie delle NazioniUnite è stato possibile ren-dere disponibile un portalesugli indicatori chiave per ilmonitoraggio qualitativo equantitativo delle risorseidriche mondiali. Il portale ONU fornisce l’ac-cesso a dati che sono preven-tivamente eapprofonditamente verificatida organismi che hanno com-

petenze sui temi della ge-stione delle acque ed è aggior-nato da AQUASAT, cioè ilsistema informativo sull’ac-qua e l’agricoltura della FAO.Il portale pubblica nel propriosito anche il nuovo rapportosulla gestione delle risorse

idriche mondiali che sichiama “Report Rio 2012”.Inoltre, si stanno racco-gliendo tutte le adesioni per ilgrande progetto del 2013, cheistituisce l’Anno Mondialeper l’Acqua.È un portale veramente com-

pleto e capace di fornire infor-mazioni multi-livello.È possibile scaricare decine dipubblicazioni (sfortunata-mente poche in italiano)aventi come fulcro principalesempre l’acqua, ma con unaserie infinita di correlazioni.

Tra gli eventi in programmasembra giusto riferirsi allasesta conferenza sull’Acquadell’UNECE che si terrà aRoma dal 28 al 30 novembre,proprio a Roma.Per saperne di più:http://www.unwater.org/

È aggiornato da Aquasat il sistema informativo sull’acqua e l’agricoltura della FAO

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Nasce a Napoli “Smart City”l’associazione che raccoglie iprincipali enti ed organismiche si occupano di politichedi sviluppo sostenibile e diidee per una città “green”.L’associazione, già presentein Europa in diverse città,vedrà il Comune come entepromotore, ma numerose as-sociazioni pubbliche e pri-vate aderiranno come hannogià fatto Cnr, Università edAnea. “È importante uniretutte le intelligenze e le pro-gettualità a favore di unacittà ecosostenibile e conobiettivi comuni ad altre re-altà in Italia”, dice il sindacoLuigi de Magistris. Il vice-sindaco Tommaso Sodano hapresentato l’iniziativa sotto-lineando che la partecipa-zione e l’adesione a “Smart

City” è aperta e che il Co-mune auspica una ampiapartecipazione anche tra iprivati. Il direttore del-l’Anea, Michele Macalusosottolinea come sia necessa-rio, stando al “patto tra i Co-muni” ridurre l’emissione diCO2 del 25 per cento entro il2020.Gli obiettivi dell’Associa-zione vanno dalla ricerca dipartner a livello locale, na-zionale ed Europeo allo svi-luppo di sinergie con i grandiprogetti di trasformazioneurbana di Bagnoli, Napoliest, e centro storico. Inoltre, l’Associazione si oc-cuperà di censire i progetti incorso di attuazione a Napolida parte di soggetti diversidall’amministrazione (anchein relazione agli obiettivi delPAES - Piano d’Azione perl’Energia Sostenibile) e di ac-celerare gli iter autorizzativi/burocratici di competenzadella macchina comunale.

P.D’A.

Idee per una Napoli “green”Nasce l’Associazione “Smart City”

Realizzare una pista cicla-bile nel Parco del Vesuvio daTorre Annunziata a San Fe-lice a Cancello, percorrendola vecchia tratta delle Ferro-vie dello Stato ormai fuoriservizio. Questa la propostapresentata il 15 novembrescorso presso la Sala Consi-liare del Comune di Acerradal Movimento NaturalistaItaliano e dal MovimentoEcologista durante il dibat-tito “Sostenibilità urbana evivibilità ambientale”.L’idea ha lo scopo di rivalu-tare un’area abbandonata dapiù di 10 anni ed impedireche sia oggetto di cementifi-

cazione selvaggia, inseren-dola nelle iniziative per lavalorizzazione del Parco delVesuvio. L’obiettivo è pro-porre il piano alla Confe-renza dei servizi dellaProvincia di Napoli per di-scuterne con i Comuni ed itecnici. Molti i vantaggi:dalla riqualificazione am-bientale al controllo sulle di-scariche abusive, sorte neipressi della ferrovia, ad unmiglioramento della qualitàdell’aria per le circa 600 milafamiglie che popolano lazona, ma anche una valoriz-zazione turistica ed una cre-scita occupazionale.

Pista ciclabile “del Vesuvio”. Più vicina la realizzazione Andrà da Torre Annunziata a San Felice a Cancello

La scorsa domenica, 11 novembre 2012, la quietee la tranquillità di Pinetamare, Castel Volturno, èstata positivamente interrotta dai fuochi di artifi-cio; è stato l’avviso che i primi macchinari hannofinalmente dato inizio ai lavori per la realizzazionedel nuovo porto.Un’opera tanto annunciata e tanto attesa in unterritorio che proprio grazie a tali iniziative meritadi essere riqualificato e rilanciato, avendone tuttele potenzialità.

PORTO DI PINETAMARE AL VIA…

Raccoglierà idee e proposte per una Parthenope sostenibile

Il comitato operativo per la viabilità, convocato dal prefettodi Salerno Gerarda Maria Pantalone, ha approvato il pianoaggiornato dopo le esperienze acquisite e maturate in occa-sione dell'eccezionale nevicata che lo scorso inverno ha inte-ressato gran parte del Centro-Sud e della provincia diSalerno. Le precipitazioni nevose interessarono numerosi co-muni della provincia con disagi sulle strade e scuole chiuseper diversi giorni in numerosi centri. Nello specifico, si ap-prende da una nota della prefettura, sono stati istituiti ul-teriori presidi per il filtraggio dei mezzi pesanti e sono statedisposte aree idonee per lo stoccaggio dei veicoli commercialicon particolare riferimento alla viabilità ordinaria nei pressidegli svincoli autostradali più critici in collaborazione con laPolizia Stradale, garantendo, infine, una tempestiva infor-mazione all’utenza. Nel piano si prevede, inoltre, l’obbligodi catene da neve a bordo o pneumatici invernali a normaper la marcia su neve o ghiaccio, sul tratto montano dell’A3,compreso tra gli svincoli di Padula – Buonabitacolo (nel sa-lernitano e in Basilicata) e Frascineto – Castrovillari (inprovincia di Cosenza), tra i km 103,800 e 194,000, dove, sualcuni tratti sono presenti ancora i cantieri inamovibili peri lavori di realizzazione della nuova autostrada.

G.M.

Emergenza neve sull’A3 SA-RCLa prefettura ha approvato il piano 2012-13

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Valentina Passaro

"L'architettura non è altro chel'ordine, la disposizione, labella apparenza, la propor-zione delle parti tra loro, laconvenienza e la distribu-zione..." (Michelangelo Buo-narroti)Arte che ha trapassato variostacoli nei secoli passati pervedersi riconosciuta il posto di"arte" a tutto tondo, arte chesia in grado di suscitare emo-zione, stupore, al pari dellapittura: l'architettura ha di-mostrato e dimostra ancora,di esser capace di partorire'bellezze' e idee concettuali distraordinaria potenza. Artecapace di illustrare le forme, illoro dispiegarsi nel mondo e illoro modo di intrecciarsi conl'ambiente circostante.Esempio di tanta maestriaumana, esempio di bellezzaconiugata alla funzionalità eal progresso tecnologico prota-gonista della nostro tempo: lostadio olimpico "New JapanNational Stadium". In occasione delle olimpiadidel 2020 che si svolgeranno aTokyo, lo studio milanese "An-drea Maffei Architects" ha for-nito un'idea progettuale per lostadio: un'architettura poli-funzionale e intensamentetecnologica, preparata a con-tenere fino a novantamilaspettatori. Il blocco essenzialeè racchiuso al di dentro di unaforesta di colonne che sor-regge una grande copertura-tetto. Da quest'ultimo poi,prende corpo una facciatafatta di legno che rimanda al-l'architettura giapponese diepoca classica. Le tradizionearchitettoniche locali si fon-dono con le memorie dell'an-tica Roma in una sorta dirievocazione postmoderna. Iltetto principale del NewJapan National Stadium, ri-chiamando il Pantheon, mo-stra un ampio foro circolare,largo 120 metri che può chiu-dersi o aprirsi mediante unacupola realizzata in acciaio etessuto scorrevole, collocatasul tetto che scivola su alcunibinari. Il foro è pensato inmodo da assicurare la neces-saria luce naturale per poterilluminare il campo da calcioposto sotto; contemporanea-mente accoglie per mezzo di

una rete di cavi tesi, l'areaper la torcia olimpica. Tuttal'architettura è strutturata supiù livelli. Una piattaformacentrale, a 34 metri d'altezza,congiunge il novello impiantoalla palestra ideata da Fu-miko Maki creando così, unospazio condiviso e appellato,"una vera e propria città dellosport" . Dai 34 ai 24 metri dialtezza si possono incontrarecirca 35 mila posti a sedere: irimanenti 45 mila invece,sono sistemati dai 34 metrifino al tetto. Oltre a ciò, lazona sportiva del campo collo-cata a quota 24 metri, può es-sere trasferita verso il basso di5 metri, ottenendo 10 milaposti in più e accostando glispettatori al campo. Vero ele-mento di innovazione e origi-nalità dell'intera struttura: iltetto. Questo spazio, per laprima volta, è stato progettatoin modo da essere raggiungi-

bile e agibile da parte del pub-blico, che può prendere parteai concerti organizzati perl'evento, esercitare qualchesport, entrandovi attraversodue grosse rampe. Nella parteinferiore della cupola mobileinfatti, saranno organizzaticoncerti, manifestazioni, com-petizioni di pallavolo, pallaca-nestro, judo e karate; inoltre,il tetto contiene anche unapista di atletica di 750 metri e100 metri. Gli sportivi po-tranno sostenere gli allena-menti sul tetto percepibile dalpubblico, e, poi discendere alcampo principale, situato in-ternamente lo stadio. Secondolo studio milanese AndreaMaffei Architects, artefice delconcept, siamo dinnanzi a:"...un modo completamentenuovo di vivere e utilizzareuno stadio olimpico".Questa, è l'architettura del-l'uomo moderno!

Vivere lo spazio di uno stadio olimpico

Anna Paparo

É cosa risaputa che la soste-nibilità e l’impatto ambien-tale stanno rivestendo unruolo sempre più importantequando si tratta di mettere inatto nuovi progetti e di inter-venire sulla natura. Un esem-pio pratico ci viene offertodall’aeroporto internazionaledi Portland, nell’Oregon, chesi si è distinto per il suo impe-gno profuso a 360 gradi inquesta direzione, grazie alprogetto di edifici che costitui-scono l’intero complesso e alladiffusione di iniziative per lasensibilizzazione dei viaggia-tori sulle tematiche di rispar-mio energetico e del riciclo. Piùnello specifico, basti pensare alrecente intervento totalmente“green” sul parcheggio multi-

piano e sull’espansione avve-nuta qualche anno fa. Sitratta della creazione di unavera e propria cascata verde,ossia un giardino verticaleestemporaneo, dove i para-petti continui e le griglie diprotezione, che si affaccianosulla trafficata area di tran-sito veicoli, vengono adornaticon piante ed essenze, che,crescendo liberamente, hanno

creato una parete verde al-quanto insolita in un contestoaeroportuale apparentemente“tradizionale”. Inoltre, c’èanche una serie di pannelli fo-tovoltaici installati sui bordidella grande pensilina ve-trata, adiacente al parcheg-gio, che sono in grado diprodurre 12 mila Kwh dienergia all’anno. Punto di ec-cellenza per quanto riguarda

la salvaguardia dell’am-biente, l’Aeroporto di Por-tland ha attuato un’efficienteraccolta differenziata e l’im-piego di mezzi di trasportoecologici (come il Max Light),il tutto accompagnato da unafitta rete di piste ciclabili e diservizi legati alle due ruoteper raggiungere qualsiasipunta della struttura. Infine, ma non meno impor-tante, è la creazione di unparcheggio anche per la sostalunga e di una nuova sedeunica per gli uffici, concen-trati in un unico organismoipertecnologico, situato ad estdel Terminal principale, tuttonel rispetto dell’ambiente.Un’idea semplice ma molto ef-ficace, che dà spazio alla na-tura nella vita quotidiana ditutti.

Portland: l’aeroporto a impatto zero

Secondo un report del Worldwatch Institute entro la finedell’anno la Cina avrà tratto il 15% di energia da fontirinnovabili, e continuando di questo passo potrebbe rag-giungere il 30% entro il 2050. L’impiego di energia pulitasembra destinato a crescere in questo paese che algiorno d’oggi vede quasi tutte le celle solari prodottedalla ditta cinese Sun Tech Power Holdings. Un paeseche vede, negli ultimi anni, il suo livello di vita alzarsirapidamente, non può evitare di affrontare il tema am-bientale. La Cina ricava la maggior parte dell’ energiadal carbone e dal potenziale idroelettrico; negli ultimianni è aumentata la richiesta di petrolio che viene im-portato per un ammontare di circa il 50% del fabbisognototale. Risorse energetiche ed inquinamento sono pro-blemi sentiti dalla Cina, infatti già nel 2007 risulta unodei paesi leader in materia soprattutto nel settore idroe-lettrico, eolico e solare, investendo circa 10 miliardi didollari nel settore, seconda solo alla Germania. È datata2005 la legge cinese che pone l’accento sull’uso di fontirinnovabili e che la vede ottenere oggi l’8% di energia edil 17% di elettricità da questo tipo di fonte, con l’inten-zione di crescere fino al 20% entro il 2020. Se la Cinaspinge, l’Europa indietreggia, dal momento che, come so-stiene uno studio dell’Agenzia internazionale dell’Ener-gia a causa del rallentamento economico anche laproduzione di energia rinnovabile del vecchio continentesubirà una contrazione. L’esempio più eclatante è quellospagnolo, uno dei pionieri europei nell’uso dell’eolico,dove, a causa delle misure d’austerità, sono state ta-gliate le sovvenzioni per le energie rinnovabili. Il futuroecologico del mondo dipenderà molto dalla Cina, il paesepiù popoloso del mondo, in costante crescita economica.

F.S.

La Cina delle energie rinnovabili

Il concept per il "New Japan National Stadium"

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Alfonso Dubois

Pubblichiamo un estratto del-l’intervento tenuto da AlfonsoDubois, direttore del Diparti-mento provinciale Arpac di Sa-lerno, al seminario promosso aottobre da Ance Salerno sul-l’utilizzo delle terre e rocce dascavo.

Saluto il dott. Raffaele Pa-scale, tesoriere dell’Ance Sa-lerno e oggi moderatore, ilgeom. Alberto Venosa, teso-riere del Collegio dei Geometri,i relatori e tutti i presenti. Miè gradito, anche, portare atutti i presenti i saluti e gli au-guri di buon lavoro dell’avv.Antonio Episcopo, DirettoreGenerale dell’Arpac, che porgei suoi ringraziamenti al dott.Antonio Lombardi presidentedell’Ance, per aver richiesto lapartecipazione dell'Arpac aquesto convegno.L'Arpac, Ente strumentaledella Regione, dà il propriosupporto tecnico scientificoagli Enti ed alle Amministra-zioni Locali anche e soprat-tutto per consentire agliimprenditori ed a quanti ope-rano sul territorio di svolgerele loro attività nel rispetto del-l'ambiente e senza creare in-quinamenti delle matriciambientali.L'argomento datrattare oggi, “i controlli delsottoprodotto rifiuto speciale”,riveste rilevante interesse, so-prattutto alla luce delle recentinormative che, a partire da di-cembre 2010, hanno introdottoimportanti novità nella ge-stione dei rifiuti.Il decreto legislativo 205/2010

ha aggiunto al Testo UnicoAmbientale (il d.lgs. 152/2006)diversi articoli: tra questi, l’ar-ticolo 186 tratta delle terre erocce da scavo. Rispetto alquadro normativo previgente,il d.lgs. 205/2010 apporta soloqualche modifica alla disci-plina del sottoprodotto, allar-gandone gli ambiti dioperatività: già nei primi arti-coli si tratta tanto di risparmi,di biomasse, di recupero, di ri-ciclaggio. Oggi, perciò, qualsiasi so-stanza o oggetto che soddisfa lequattro condizioni dettate dalprimo comma dell’art. 184-bis,oppure che rispetti i criteri delsuccessivo comma 2, è definitasottoprodotto (non più rifiuto)e, in quanto tale, può esserereintrodotta nel ciclo produt-tivo. Mentre il comma 1 del-l'art. 184-bis contiene unadefinizione immediatamenteapplicabile della nozione di"sottoprodotto", al contrario ilcomma due delega il Ministerodell’Ambiente a emanare de-creti per le categorie e tipologiedi sottoprodotti. Nel rispetto

delle condizioni definite dalcomma uno, ai decreti tocca ilcompito di delineare criteri divalenza meno generica.Il decreto. Così, dal 6 ottobrescorso è in vigore il DM161/2012. Emanato «con la fi-nalità di migliorare l’uso dellerisorse naturali e prevenire laproduzione dei rifiuti», il de-creto definisce i criteri qualita-tivi da soddisfare affinché imateriali dascavo sianoconsiderati sot-toprodotti e nonrifiuti. Dunque,se sono rispet-tate le quattrocondizioni delcomma uno, ilmateriale dascavo può es-sere definitosottoprodotto ein quanto taleutilizzato. Trale condizioni darispettare, ci-tiamo in parti-colare quellaper cui il mate-riale deve es-sere generato durante larealizzazione dello scavo eusato senza ulteriori tratta-menti. Pertanto, possono essere con-siderati sottoprodotti le terre erocce da scavo in genere, deri-vanti da sbancamenti, fonda-zioni, palificate, trivellazioni,scavi di gallerie eccetera. Ba-date bene: vengono esclusidalla definizione di sottopro-dotto i rifiuti provenienti dallademolizione di edifici o altrimanufatti preesistenti, che re-stano rifiuti e in quanto tali di-sciplinati dal Testo UnicoAmbientale.Materiali da scavo. L’art. 1del DM definisce in particolarei materiali da scavo e il mate-riale inerte di origine antro-pica: sono materiali da scavo

«il suolo o sottosuolo, con even-tuali presenze di riporto, deri-vanti dalla realizzazione diun’opera (…)». Il decreto prevede che questimateriali possano contenerecalcestruzzo, bentonite, PVC,vetroresine, miscele cementi-zie e additivi per escavo mec-canizzato, sempre che lacomposizione media dell’interamassa rispetti le concentra-

zioni limite ripor-tate nello stessodecreto. Sono materialiinerti di origineantropica, invece,i riporti identifi-cati come una mi-scela eterogeneadi terreno natu-rale e di materialidi origine antro-pica, anche di de-r i v a z i o n eedilizio-urbani-stica (nella quan-tità massima del20%). Pertanto,anche i riporti cheprecedentementeerano rifiuti, ora

possono essere considerati sot-toprodotti. L’iter. Dunque, come abbiamovisto, i materiali da scavo, orasottoprodotti, possono essereutilizzati, ma solo sulla base diun Piano di Utilizzo che deveessere definito secondo quantoriportato nell’allegato 5 alD.M. Per cui, l’art. 5 del D.M. pre-vede che, entro novanta giorniprima dell’inizio dei lavoro, ilproponente presenti all’Auto-rità competente il Piano di Uti-lizzo (l’iter viene sintetizzatonel grafico). L’Autorità competente è l’Enteche autorizza l’opera, ovvero ilComune nel cui territorio sitrova il sito di produzione, ameno che non si tratti di operesoggette a valutazione ambien-

tale o Aia (in tal caso è il Mini-stero o la Regione). Entrotrenta giorni dalla presenta-zione del Piano di utilizzo,l’Autorità competente, conprovvedimento motivato dallaparticolare tipologia dell’areainteressata e da pregressi in-terventi non indagati, può ri-chiedere all’Arpa la verificadella sussistenza dei requisitidi qualità ambientale di cuiall’Allegato 4, ovvero le quattrocondizioni che permettono diescludere tale materiale dal re-gime dei rifiuti. In tal caso l’Arpa può chiedereal proponente un approfondi-mento di indagine in contrad-dittorio. Entro quarantacinquegiorni, l’Agenzia accerta lasussistenza dei requisiti, co-municando l’esito all’Autoritàcompetente. La quale, verificando in questomodo il non superamento delleConcentrazioni soglia di conta-minazione (CSC), approva origetta il Piano entro novantagiorni dalla sua presentazione. Intervento delle Arpa. Vor-rei soffermarmi ora su alcunicasi particolari contemplati alcomma 4 ed al comma 5 del-l’art.5, che prevedono il coin-volgimento delle Arpa (si vedariquadro nella pag. succes-siva). Secondo il comma 4, nelcaso in cui «per fenomeni natu-rali, nel materiale da scavo leconcentrazioni degli elementi ecomposti di cui ... all’allegato 4superino le CSC ..., è fattasalva la possibilità che le con-centrazioni di tali elementi ecomposti vengano assunte pariai valori di fondo naturale esi-stente, per cui il proponentesegnala il superamento di cuisopra all'Autorità competentee presenta un piano di accerta-mento per definire i valori difondo da assumere. Tale pianoè eseguito in contraddittoriocon l’Arpa …». (segue a pag. 7)

Terre di scavo: non più rifiuti, ma risorsaLe nuove regole introdotte dal DM 161/2012

Nel grafico viene sintetizzato l’iter del Piano di Utilizzo dei materialidi scavo (DM 161/2012, art. 5 comma 3).

A ottobre è entrato in vigore ilDM 161/2012, che disciplinal’utilizzazione delle terre erocce da scavo. Il provvedi-mento varato dal ministerodell’Ambiente regola l’uso diquesti materiali, dettando lecondizioni necessarie affin-ché possano essere riutiliz-zati per opere di costruzionee consolidamento. Il nuovoRegolamento prevede ancheil coinvolgimento delle Arpa.

Il nuovo decreto

Alfonso Dubois, geologo,62 anni, è in Arpac dal 2002.Direttore del Dipartimentoprovinciale di Salerno dal2010, ha lavorato in prece-denza alla Comunità mon-tana Alento-Monte Stella.

L’intervento

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La cosa non deve sorprenderci inquanto nel nostro territorio spesso ab-biamo riscontrato che la composizionechimico-fisica naturale costitutiva delsuolo presenta valori dello stagno e delberillio superiori alle CSC (colonna Adella tabella 1 dell’allegato 5 alla partequarta del T.U.A.). Cosa mai successa,purtroppo, è stata quella di poter at-tribuire come valori di fondo naturaleil superamento degli Ipa o Btex, per lamancanza nel nostro territorio di gia-cimenti di petrolio. Bonifiche. Il comma 5 prevede, al-tresì, un secondo caso cioè quello in cuiil sito di produzione sia oggetto di bo-nifica oppure di ripristino ambientale.In tal caso, su richiesta del propo-nente, per poter consentire l’utilizzo disuddetti materiali da scavo l’Arpa in-dividua le condizioni per definirli sot-toprodotti e i requisiti di qualità (CSC)e, nel termine di sessanta giorni dallarichiesta, ne dà comunicazione al pro-ponente. Occorre notare che nel primocaso (superamenti per fenomeni natu-rali) si devono verificare esclusiva-mente le concentrazioni limite deglianaliti riportati nell’allegato 4 del DM,che sono in numero molto ridotto. In-vece, nel secondo caso (sito oggetto dibonifica) si devono verificare le con-centrazioni di tutti gli analiti riportatinel Testo Unico Ambientale. I controlli. A questo punto, entriamonello specifico dei controlli e delle ve-rifiche di competenza delle Arpa. As-sunto che gli obblighi dichiarati dalproponente nel Piano di Utilizzo sianostati rispettati, l’articolo 14 demandaalle Autorità di Controllo la possibilitàdi eseguire verifiche ed ispezioni. Inparticolare ad Arpa sono demandati icontrolli di cui all’Allegato 8 parte Bdel DM 161/2012. L’allegato si com-pone di una parte A nella quale ven-gono definite «le verifiche da parte

dell’esecutore» e di una successivaparte B riguardante «le verifiche, icontrolli e le ispezioni» di competenzaArpa. I momenti nei quali l’Arpa ha lafacoltà di intervenire dunque sonodue: il primo, come si diceva innanzi,per un’attività di controllo e verificadei requisiti nei tempi stabiliti di 45giorni (art.5). Il secondo, come ve-dremo, è quello riportato nell’allegato8, e si riferisce ai controlli e alle ispe-zioni dell’Arpa durante e ad avvenutaposa in opera del materiale. Le atti-vità di campionamento, definite dal-l’art. 14, per i controlli e le ispezioni inmerito alla corretta attuazione delPiano di Utilizzo, sono eseguiti dal-l'Arpa, anche in questo caso in con-traddittorio, direttamente sull'area didestinazione finale del materiale dascavo. Le verifiche possono essere ese-guite sia a completamento che du-rante la posa in opera del materiale. everifiche vanno effettuate secondo lemodalità illustrate nella tabella in

basso. Vengono definiti il numero deicampioni da prelevare sul sito di uti-lizzo, le profondità nonché le modalitàdi prelievo dei campioni. Il numero dicampioni da prelevare è funzionedell’estensione dell’area di interventoed in ogni caso i punti di prelievo nondevono essere inferiori a 3 ed aumen-tano secondo i criteri che vediamonella tabella. Le profondità di inda-gine per il prelievo dei campioni dasottoporre ad analisi chimiche me-diante prelievo con carotiere, saranno: - campione 1: da 0 a 1 m dal pianocampagna;- campione 2: nella zona intermedia; - campione 3: nella zona di posa inprossimita' del piano di imposta delmateriale da scavo (gia' piano campa-gna). Nel caso di sondaggi a carotaggioci si dovra' attenere alle specifiche dicui al d.lgs. n. 152 del 2006. Specificheche prevedono campionamenti perstrati omogenei dal punto di vista lito-logico e campioni formati per spessori

superiori ai 50 cm. Nel caso di scavoesplorativo, al fine di considerare unarappresentatività media, si prospet-tano le seguenti casistiche:- campione composito di fondo scavo- campione composito su singola pa-

rete o campioni compositi su più pa-reti.(ha collaborato Raffaella Attianese)

ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 30 novembre 2012 - Anno VIII, N.57Edizione chiusa dalla redazione il 26 novembre 2012

DIRETTORE EDITORIALEAAntonio EpiscopoDIRETTORE RESPONSABILEPietro FunaroIN REDAZIONEPaolo D’Auria, Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli, Luigi MoscaHANNO COLLABORATOCristina Abbrunzo, Savino Cuomo, EleonoraFerrara, Andrea Tafuro SEGRETARIA AMMINISTRATIVACarla GaviniDIRETTORE AMMINISTRATIVOPietro VasaturoEDITOREArpa Campania Via Vicinale Santa Maria delPianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 NapoliREDAZIONEVia Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 7- 80143 NapoliPhone: 081.23.26.405/426/427 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: [email protected]

Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napolin.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita.L’editore garantisce la massima riservatezza dei datiforniti e la possibilità di richiederne la rettifica o lacancellazione scrivendo a: ArpaCampania Am-biente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, CentroPolifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. InformativaLegge 675/96 tutela dei dati personali.

Anna Gaudioso

Si è svolta in molte cittàitaliane la seconda edi-zione della Giornata na-zionale dell'albero,ricorrenza inserita nellaSettimana Unesco di Edu-cazione allo sviluppo so-stenibile e patrocinata dalMinistero dell'ambiente.La manifestazione hal'obiettivo di sensibilizzarel'opinione pubblica sul-l'importanza del patrimo-nio arboreo e boschivomondiale e italiano per latutela della biodiversità, ilcontrasto ai cambiamenticlimatici e la prevenzionedel dissesto idrogeologico.Alla Giornata ha collabo-rato Legambiente, coin-volta in circa cinquecentoiniziative con le scuole intutto il territorio nazio-nale. I protagonisti di questieventi sono, ovviamente,gli alberi. Comparsi sullaTerra circa 300 milioni dianni fa, costituiscono unelemento indispensabile

dell’ecosistema, per il ciclodella vita, per l’equilibrioclimatico e per la soprav-vivenza delle specie: bastipensare agli uccelli chefanno il nido nel lorotronco o che si appostanosui loro rami, ai tassi e aighiri che vivono nelle lorocavità, al muschio che cre-sce lungo la loro corteccia.Insomma, un grande al-bero è un’insostituibilefonte di vita. L’albero èstato simbolo di giura-menti, feste, riti e avveni-menti storici. Già i Greci egli antichi popoli orientaliavevano l'usanza di cele-brare feste per la pianta-gione di alberi. I romani

celebravano una ricor-renza che anticipal'odierna "Festa dell'Al-bero", consacrando boschialle divinità dell'epoca. Mala più grande festa era la"Festa Lucaria" in cuioltre i riti propiziatori sifesteggiavano gli alberiimpiantati nei mesi prece-denti. Nei secoli seguentil’albero fu spesso soggettoartistico e letterario. Nel1872, negli Stati Uniti, inseguito a gravi disbosca-menti, il governatore delloStato del Nebraska, Ster-ling Morton, decise di de-dicare un giorno all'annoalla piantagione di alberi,che fu chiamato “Arbor

Day”. In Europa si diffusenegli anni successivi e inItalia la prima "Festa del-l'albero" fu celebrata nel1898 per iniziativa dal Mi-nistro della PubblicaIstruzione Guido Baccelli.In seguito fu istituziona-lizzata con la “legge fore-stale” nel 1923. Nel 1951 ilMinistero dell'Agricolturae delle Foreste stabilivache la "Festa degli alberi"si dovesse svolgere il 21Novembre di ogni anno,con possibilità di differiretale data al 21 marzo neicomuni di alta montagna.La celebrazione nazionalesi è svolta fino al 1979, poiè stata delegata alle Re-gioni per gli eventi cele-brativi locali. Piùrecentemente, con la leggen. 113 del 1992, ogni Co-mune deve piantare un al-bero per ogni neonatoregistrato all’anagrafe. Dapiù parti si sta cercando diistituzionalizzare la "Gior-nata Nazionale degli Al-beri” da celebrare il 21novembre di ogni anno.

segue da pagina 6

Il DM 161/2012 prevede l’interventodell’Arpa in due casi. Superamentidelle CSC. Nel caso in cui l’operaricade in un sito in cui, per feno-meni naturali, nel materiale dascavo le concentrazioni degli ele-menti e composti di cui alla Tab. 4.1all. 4 (d.lgs. 152/2006), superino leConcentrazioni Soglia di Contami-nazione, il proponente segnala ilsuperamento all'Autorita' compe-tente, presentando un piano di ac-certamento per definire i valori difondo da assumere, eseguito incontraddittorio con l'Arpa. Siti og-getto di bonifica. Nel caso in cui ilsito di produzione è oggetto di in-terventi di bonifica ovvero di ripri-stino ambientale, previa richiestadel proponente, i requisiti di cui al-l'art. 4, co. 1, lett. d) del DM sonoindividuati dall’Arpa che entro 60giorni dalla data della richiesta co-munica al proponente se per i ma-teriali da scavo, ivi compresi imateriali da riporto, i valori riscon-trati per tutti gli elementi e compostidi cui alla Tab.1 dell'all. 5, allaparte IV del d. lgs. 152 del 2006,non superano le CSC.

Il ruolo delle Arpa

Giornata dell’albero, festa in 500 scuoleEducazione ambientale. Successo per l’appuntamento del 21 novembre

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Maltempo: Coldiretti fa la stima dei danniL’associazione chiede aiuti e assistenza per le aziende colpite dai nubifragi

Alessia Esposito

Danni per circa cento milionidi euro quelli provocati dalmaltempo e circa quattromilale aziende agricole finite sot-t’acqua. È il bilancio di Coldi-retti all’indomani delle bufereche hanno interessato il BelPaese. Aggiungendo a questi, idanni provocati in estate dal-l’estrema aridità, il conto sale,per il 2012, a 3 miliardi didanni causati da eventiestremi. Al di là dei cambia-menti climatici che determi-nano un’eccessiva quantità dipioggia (e quindi esondazioni),è la precaria situazione di in-curia in cui versa il territorioitaliano e la massiccia cemen-tificazione ad aumentare il pe-ricolo di frane e smottamenti.Si contano 6633 comuni a ri-schio, ovvero l’82 % del totale.Aziende agricole, vigneti,serre, stalle e ortaggi, morte dianimali, distruzione di coltiva-zioni e di macchinari: Coldi-retti analizza la situazione delsettore primario dopo i nubi-fragi di fine autunno regioneper regione.Veneto: 250 ettari di terrenoallagati, soprattutto nell’AltaPadovana, dove a essere col-pita, insieme a case e stalle, èstata in particolar modo l’orti-coltura, in questa area moltodiffusa. Le piogge hanno cau-

sato frane e dissesti stradalianche in provincia di Treviso edi Belluno.Toscana: l’esondazione di Albe-gna e Fiora ha allagato coltiva-zioni di cereali, serre e alberida frutta. A rischio gli animalidel Parco della Maremma.Ammontano a circa 10 milionidi euro i soli danni causati dapioggia e smottamenti a uncentinaio di imprese agricolenella provincia di Massa Car-rara. Andata persa inoltre,

sulle colline del Candia, partedella produzione del vino Docdei Colli Apuani per via digravi danni alle cantine del-l’industria vinicola (che avevarealizzato una vendemmia dialta qualità). Non risparmiatidal maltempo neanche orti,vivai (distrutte stelle di Na-tale, pansè e primule) e il set-tore zootecnico. Tra le aree piùcolpite anche Montepulciano,in provincia di Siena, dovesono andate perdute coltiva-

zioni orticole e di tabacco.Umbria: la situazione più pre-occupante è nella zona di Or-vieto per lo straripamento delPaglia e nella zona di Mar-sciano (Perugia) per lo strari-pamento del Nestore. Colpitestalle, vigneti e strade.Lazio: a Roma il Tevere è arri-vato, all’idrometro di Ripetta,all’altezza di 13,49 metri. L’ul-tima volta che si erano supe-rati i 13 metri, secondo l'ufficiomareografico e idrografico

della Regione Lazio, era il1976. I danni maggiori nel Vi-terbese per l’esondazione deifiumi che ha provocato la di-struzione di parte delle coltiva-zioni, soprattutto di cereali.Dopo i nubifragi, oltre i danni,si prevedono difficoltà ancheper le semine future nei ter-reni colpiti. Ammontano, se-condo le stime della Coldiretti,a 20 milioni di euro i danniall’agricoltura solo in questaregione.

La trasformazione delle castagneSalvatore Allinoro

Sulle montagne dell'appen-nino campano si lavora anchedi notte. Il feroce attacco delCinipide Galligeno, un insettoasiatico, ha lasciato pochi su-perstiti. L'autunno eccezio-nalmente caldo hanno reso lavita facile alle muffe.Coltello alla mano migliaia dioperai stanno aprendo le ca-stagne una ad una in unacorsa contro il tempo che hal'obiettivo di recuperare ognigrammo salvabile.Rimuovono l'ilo, la parte ba-sale del tegumento esterno, lapiù chiara, con un solo taglio.Infilano la lama tra pericarpoed episperma incidendola.Infine fanno leva su quel cheresta della buccia per denu-dare il seme.Ripetono gli stessi tre infalli-

bili movimenti fino a quandonon trovano marciumi o pic-cole gallerie da eliminare chi-rurgicamente.Nelle industrie il compito èagevolato. Le celle frigoriferegonfiano i frutti ghiacciandoli,poi uno choc termico a colpi dilanciafiamme lasciasui rulli trasportatori un pro-dotto a cui basta solo qualcherifinitura prima di essere de-stinato al reparto gastrono-mia. La divisione in base allagrandezza viene effettuatatramite una crivella nellaquale scorrono fino a quandoi buchi nell'acciaio non diven-tano abbastanza larghi dafarle piombare nei sacchi sot-tostanti insieme alle altredella stessa taglia.Gli acheni ammuffiti vengonoestratti dal gruppo manual-mente, il più in fretta possi-

bile, evitando che le spore siespandano come una pesti-lenza. Il ritmo è quello di unapartita a ping pong tra profes-sionisti, così come il rumoredelle castagne ancora turgideche si urtano nelle cassettedestinate alla vendita.Quest'anno almeno il 50%della produzione è stato scar-tato. Le migliori vengono tuf-fate in acqua per almenoquattro giorni.I parassiti affogano e si svi-luppa una microflora arteficedell'incremento nel livelloglucidico.L'evaporazione avviene su ta-vole di legna.Negli essiccatori il fumo diuna leggera brace raggiungeil soppalco nel quale sono al-loggiati i frutti per un mese.A completare il processo i for-nelli degli chef.

Come nascono i marrons glaces e le castagne del prete

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Misteriosamente affondò il porto di SinuessaNell'antica colonia romana il terreno si è abbassato di ben otto metri

Giulia Martelli

Non è raro che antichi repertisommersi tornino alla luce,soprattutto in una terra “plu-ricolonizzata” come la nostra,dove, a Napoli soprattutto,sotto i nostri passi si nascon-dono strati e strati di storia,cultura e umanità che sonoriaffiorati poi nel tempo percause naturali o legate all’in-tervento dell’uomo, dandoalle nuove generazioni ilsenso ed il sentimento di epo-che passate, conosciute sol-tanto attraverso i libri mache fanno parte del nostrobackground e della nostrastessa esistenza. È più raro,invece, che testimonianze delnostro glorioso passato nelcorso dei secoli siano “spro-fondate” sott’acqua o sottoterra, nascondendoci fatti evicende dell’antichità salvopoi riaffiorare grazie aglistudi e alle ricerche di alcuniesperti appassionati che cer-cano, con il loro lavoro, di sal-vaguardarle e renderlefruibili. È questo il caso dell’anticoporto di Sinuessa, oggi sottoosservazione da parte degliscienziati del Laboratorio diChimica ambientale del Cen-tro di Ricerca ENEA di Por-tici, in quanto protagonista diun misterioso quanto repen-tino “affondamento” di cui,tuttora, si ignorano le cause.Il porto giace infatti ottometri sott'acqua. AlfredoTrocciola, Carmine Minopoli eRaffaele Pica sono tra gliscienziati dell'Enea che, percapirci qualcosa di più, hannopassato l'estate 2012 a geo-re-

ferenziare i resti di epoca ro-mana lungo il litorale dell’an-tica colonia e a studiare lamorfologia dei fondali. Diporti inabissati ce ne sono intutto il mondo. Non sempre,però, le cause sono evidenti.Per trovare qualcosa di si-mile, eppure così diverso,basta spostarsi a sud di ap-pena sessanta chilometri.Dalla provincia di Caserta aquella di Napoli. “L'anticoportus Iulius di Pozzuoli, sco-perto negli anni Cinquanta, siinabissò fino a cinque metri diprofondità – spiega Alfredo

Trocciola – ma quella è unazona vulcanica e il ritrova-mento, per quanto impor-tante, non ha destato troppasorpresa. La causa dell'ina-bissamento fu il bradisismoflegreo”. Nell'area dei campiflegrei infatti il suolo si alza esi abbassa di continuo a ritmilentissimi dal punto di vistadell'uomo ma molto rapidi perla geologia: circa un centime-tro l'anno. “L'area di SessaAurunca si trova però più anord e non è interessata daquesti eventi, così, mentrealtri siti nel raggio di 20-30

chilometri si sono abbassati di50-60 centimetri nel corsodegli ultimi duemila anni, Si-nuessa è sprofondata di ottometri” ha concluso Trocciola.Le ricerche riprenderanno amarzo del prossimo anno construmenti tecnologici in gradodi fare la “radiografia” delfondale e sbirciare attraversolo strato di sedimenti che si èdepositato in fondo al mare.Da queste parti infatti sfociail fiume Garigliano, che intor-bidisce l'acqua del mare eporta i detriti accumulati nelsuo corso. Nel frattempo peròle prime ipotesi sono già sultavolo. “Non dobbiamo pen-sare a un singolo evento cata-strofico, come un fortissimoterremoto. Il porto di questacolonia non è affondato in ungiorno né in un anno – haspiegato il geologo CarmineMinopoli - Ecco perché pen-siamo che lo sprofondamentosia dovuto a una somma dieventi”. Ma eventi di che tipo?“In prima battuta pensiamoche un terremoto, seguitoforse da uno tsunami, abbiacausato un primo abbassa-mento di diversi centimetri.Abbastanza perché il portofosse inutilizzabile e venisseabbandonato”. In questopunto del litorale domizio,quindi, le barche non attrac-

cano da oltre duemila anni.Ecco spiegato perché le strut-ture e gli oggetti ritrovati sulfondo del mare sono inequivo-cabilmente di epoca romana.Una volta abbandonato, ilporto ha continuato ad inabis-sarsi. “In geologia duemilaanni sono un'inezia e ottometri di abbassamento in unlasso di tempo così limitatosono un'anomalia”.E c'è un altro dato certo:l'uomo non c'entra niente. Lecause del fenomeno sono na-turali. A dieci metri di profon-dità, a poca distanza dalporto, sono stati ritrovati 24blocchi di pietra da sessantatonnellate l'uno. Servivanoprobabilmente per delimitarei punti di attracco. Nel corsodei secoli alcuni di questienormi massi si sono spostati,rotolando per diversi metri.Difficile pensare ad un inter-vento umano. L’obiettivo delprogetto è quello di fornire alComune di Sessa Aurunca glistrumenti per tutelare il sitoarcheologico sommerso e, nelcontempo, renderlo fruibile alpubblico attraverso un per-corso subacqueo, così comeprescrive la Convenzione del2001 dell'UNESCO, che pre-vede la conservazione del pa-trimonio culturale sommersonei siti di ritrovamento.

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Ilaria Buonfanti

Zebre e balene faranno rispar-miare energia nei grandi cen-tri urbani del futuro.Fantascienza? Non per FrankFish, professore di biologiaalla West Chester University,che partendo proprio da que-sti due animali, è da tempoimpegnato a studiare unafonte energetica potenzial-mente ricca ma ancora pocosfruttata: le raffiche di ventoche si creano in città.Ogni palazzo, di una certa di-mensione, può influire sulclima locale generando delleturbolenze. Infatti la diffe-renza di temperatura tra illato in ombra e quello soleg-giato determina la presenza diflussi d’aria che potrebbero es-sere ulteriormente potenziatipitturando gli edifici in biancoe nero, proprio come le zebre.Questi animali riescono a ri-durre la temperatura di su-perficie di circa 9 gradisfruttando le correnti d’ariagenerate dall’alternanza dellestrisce bianche e nere. Il co-lore bianco riflette il sole equindi riduce il calore mentreil nero assorbe i raggi solariaumentando la temperaturadi superficie. Così l’aria soprale strisce bianche è più freddadi quella sopra le strisce nere.L’aria calda (sopra le striscenere) sale provocando una dif-ferenza di pressione rispetto aquella più bassa dell’ariasopra le strisce bianche. Cosìsi generano delle micro cor-renti che regolano la diffe-renza di pressione,raffreddando così la superficiesenza ventilazione meccanica.Al di là dei flussi d’aria, l’al-ternanza cromatica “bianco-nero”, può portare, durante imesi estivi, a ridurre la tem-peratura interna degli edificianche di 4,7 gradi con un ri-sparmio energetico del 20%come è stato dimostrato da di-versi progetti realizzati del-l’architetto svedese AndersNyquist.E le balene? Frank Fish, as-sieme a Laurens Howle dellaDuke University e Mark Mur-ray della United States NavalAcademy, ha studiato la par-ticolare aerodinamica dellepinne dei grandi cetacei perrealizzare delle micro pale eo-liche, meno rumorose e in-gombranti dei motori eolicitradizionali, in grado di gene-rare energia in modo costante.

Il tutto è stato possibile ricre-ando artificialmente una su-perficie speciale simile aquella naturale delle pinnedelle balene capace di ridurrela resistenza e aumentare laportanza (che al contrariodella resistenza è la compo-nente parallela al moto).A partire dalle ricerche diFrank Fish, sono stati realiz-zati vari tipi di micro turbine,sempre più efficienti ed ergo-nomiche, per catturare le tur-bolenze che si generano tra ipalazzi.È il caso ad esempio delle paleeoliche sviluppate dall’inge-gnere Walter Presz di Flo De-sign in grado di intrecciarepiù vortici d’aria.Per fare un esempio, un pa-lazzo di dieci piani potrebbeessere attrezzato con millemicro turbine (del tipo Flo De-sign) capaci di generare 50

kWh (in presenza di sole), parial fabbisogno energetico dicirca 15 appartamenti.Ma il mondo dell’eolico è incontinua evoluzione, talmentein evoluzione che sta per na-scere una pala eolica “senzapale” in gradi di sfruttare ilvento come una vela.Si chiama Saphonian ed èsi-mile ad un’antenna parabo-lica. Questa “vela”, anziché rotare,si muove a scatti avanti e in-dietro permettendo la conver-sione della maggior partedell’energia del vento in ener-gia meccanica attraverso l'im-piego di pistoni idraulici.Tutto ciò permette la conver-sione della pressione idraulicain elettricità, oppure l’imma-gazzinamento in un accumu-latore idraulico, di gran lungapiù efficiente delle batterie ac-cumulatori elettrici.

Energia dalle raffiche di vento cittadine

Una bolletta di oltre 400 mi-lioni di euro. È il conto, salato,di Telecom Italia, colosso delletelecomunicazioni. Lo strato-sferico consumo è, però, colpanostra. Sono sempre più, in-fatti, i dispositivi di ultima ge-nerazione connessi adinternet, causando l’incre-mento dei consumi e delleemissioni in atmosfera. Il pro-blema è l’elevata variabilitàdel traffico dati; ogni server èutilizzato solo al 30%, ma nes-suno ha, finora, trovato la so-luzione per spegnere quelli ineccesso senza far saltare larete. Ma a salvare Telecom – etutti noi smanettoni – ci pensala natura. O meglio, chi la na-tura la studia. È il caso diEco4Cloud, start-up nata nel2010 dall’impegno dei ricerca-tori del CNR di Cosenza.

L’idea è quella di “copiare” leformiche e la loro abilità a “im-pilare” oggetti di dimensionidiverse all’interno del formi-caio utilizzando il minor spaziopossibile, per di più muoven-dosi freneticamente e senza al-cuna strategia apparente. Labiologia ha dimostrato che lacasualità con cui ciascuna for-mica si comporta è molto più

efficace della regia di una sola.E l’intuizione dei ricercatori èquesta: il carico di lavoro nondeve essere distribuito equa-mente fra i server: mille com-puter che lavorano al 50%consumano di più rispetto a500 impegnati a piena po-tenza. Gli studiosi hanno cosìmesso a punto un algoritmoche automaticamente si adatta

al carico della rete, ibernandoi computer in eccesso e facendolavorare al 100% solo quellistrettamente necessari. E Te-lecom ha fiutato subito l’affare.Sperimentando questa tecno-logia nel data center di Bari(32 server) il risparmio accer-tato è pari al 35 %. Che signi-fica, per tutta la rete, circa 170milioni di euro in tre anni e unnotevole abbattimento di emis-sioni di CO2 nell’aria. La solu-zione di Eco4Cloud è talmenteinteressante che anche i gi-ganti del web Cisco, Google eFacebook hanno drizzato leorecchie. Come dire: la storiadi un gruppo di ricercatori delSud Italia, alcuni dei quali pre-cari, che partono alla conqui-sta del web è solo all’inizio. Escusate se è poco.

P.D’A.

Le formiche “calabresi” invadono il web

Non sai dove buttar via i rifiuti di apparecchiature elet-triche ed elettroniche? Nessun problema, da oggi ci vieneincontro il "cassonetto intelligente": un modello speri-mentale, destinato alla raccolta dei Raee (Rifiuti di ap-parecchiature elettriche ed elettroniche) di ridottegrandezze. Ideato dall'azienda di Brescia Id&A, il "RaeeParking", si colloca all'interno di un disegno europeo(Identis Weee, per la tracciabilità e l'identificazione deiRaee) approvato dal consorzio Ecolight, da Hera e daglispagnoli di Ecolum. La divulgazione dei Parking po-trebbe modificare la raccolta dei Raee: facilita i cittadini,che si possono ritenere liberi di non dover più andare neipunti comunali ad hoc per smaltire televisori, lampadinee materiale elettronico di piccole dimensioni. GiovanniBragadina di Id&A, spiega: "L'accesso viene previsto conl'utilizzo di una tessera di riconoscimento; indicando latipologia di Raee da conferire, il prototipo peserà il ri-fiuto e lo censirà. Quindi in automatico, il prototipoaprirà una porta dove il rifiuto potrà essere conferito.Tutti i Raee così raccolti saranno perfettamente tracciatie gestiti da un computer centrale. Una volta che i conte-nitori interni saranno pieni, sarà il computer a regi-strare e inviare la richiesta di svuotamento esostituzione". Il Raee Parking rientra in un insieme diricerche innovative per l'incremento della raccolta deiRaee per mezzo di strutture rivoluzionarie. Tra queste,il "Raee Mobile", un camion itinerante arredato per ac-cettare varie tipologie di rifiuto, accompagnato da unoperatore, e, il cassonetto stradale per i piccoli residuielettrici, due strumenti favoriti da Hera. Il Raee Parkinge questi congegni saranno collocati per quasi due anni,in fase di prova, a Bologna, Ravenna, Castenaso, Lugo enella zona di Saragozza, in Spagna.

V.P.

Dove collocare i rifiutielettrici ed elettronici?

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La ricerca non si ferma e,quando si tratta di salva-guardia dell’ambiente ed eco-sostenibilità, è sempre inprima linea. Così a Madrid eBarcellona si sono accesi i ri-flettori su due nuovi studi,che riguardano un materialeche i nostri piedi conoscono

molto bene: l’asfalto. Ma pro-cediamo con ordine. Un gruppo di ricercatoridell’Università di Madrid haeffettuato una serie di studisulla sostenibilità dei mate-riali da costruzione, avvalen-dosi dell’ausilio di unametodologia semplificata, cheprende in considerazione soloi fabbisogni di energia prima-ria (in relazione alle fasi diproduzione, uso e smalti-mento di un prodotto), l'im-patto sul riscaldamentoglobale (misurato in kg equi-valenti di CO2) e la domandadi acqua necessaria per i pro-cessi di fabbricazione e di co-struzione a carattere generale.In parallelo, un altro gruppodelle Università Autonoma ePolitecnica di Barcellona harealizzato uno studio simileriguardante i materiali da co-struzione, in particolare deimarciapiedi. Valutando attentamentel’unica versione accessibile alpubblico, sono stati riscon-trati dei risultati inaspettati

e a dir poco rivoluzionari:l’asfalto risulterebbe il mate-riale più sostenibile, mentrela pietra il meno sostenibilein assoluto. Davvero sconvol-gente la conclusione di questogruppo di studiosi, visto che ilmateriale sotto esame è underivato del petrolio, che

batte su tutti i fronti, in ter-mini di sostenibilità, un pro-dotto naturale e inesauribile,come la pietra. Purtroppo, l’ar-ticolo pubblicato non dà mag-

giori informazioni in merito.Ma potrebbe trovare unaspiegazione plausibile sem-plicemente nel fatto che i ri-sultati di una LCA (unametodologia di analisi che, de-finito dalle norme ISO14040:2006 e ISO 14044:2006,valuta un insieme di intera-zioni che un prodotto o unservizio ha con l'ambiente,considerando il suo interociclo di vita, che include ipunti di pre-produzione,estrazione e produzione dei

materiali, distribuzione, uso,riuso, manutenzione, il rici-claggio e la dismissione fi-nale) dipendono fortementedalle condizioni al contorno.Siccome la norma ISO 14040stabilisce che i limiti di un si-stema li definisce libera-mente l’analista, ne consegue

che “giocando” con le condi-zioni al contorno è possibilealterare il punteggio di soste-nibilità degli oggetti o deiprocessi sotto analisi. In pra-tica, considerando solo i flussidi energia ed emissioni diCO2, l’asfalto apparente-mente sembrerebbe più so-stenibile della pietra, inquanto ci troveremmo difronte ad uno scarto del pro-cesso di raffinazione del pe-trolio. Inoltre, si tratta di un mate-riale in parte riutilizzabile ela sua posa richiede quantitàmodeste di energia a causadel suo punto basso di fu-sione. Quindi, molto probabilmente,gli studiosi catalani hanno te-nuto in considerazione soloquesti aspetti, visto che sonogiunti alla conclusione che lapietra diventa più sostenibiledel cemento e dell’asfalto apatto che la durata della vitadi un marciapiede non superii 45 anni.

A.P.

Asfalto più sostenibiledella pietra?

L’asfalto risulterebbe il materiale

più ecologico

È stata indicata dall’Insitute for the Future come uno degli“ambienti” in cui si svilupperà la scienza nel prossimo de-cennio, l’humus in cui i ricercatori tradizionali porterannoavanti i loro studi. Sto parlando di citizen science: i cittadini(con vari mezzi) vengono invitati a partecipare a un pro-getto di ricerca. Spesso viene chiesto loro di fare qualcosa,osservare qualcosa, riportare qualcosa. Questo permette diraccogliere una gran mole di dati e di compiere un’analisiche non sarebbe possibile a un gruppo ristretto di lavoro.La citizen science non nasce in questi ultimi anni, anche sesolo nell’ultimo decennio ha trovato gli strumenti per essereapplicata su vasta scala. Uno dei primi esperimenti fu

il “Christmas birdcount” iniziato nel1900 fino ad oggi. Èstato stimato che inquesto secolo decinedi migliaia di volon-tari hanno contatooltre 63 milioni di vo-latili. Oggi grazie ainternet, e lo sviluppodei servizi partecipa-tivi, il sogno di ogniscienziato è diventatorealtà: avere un teamdi lavoro composto damigliaia (quando non

di più) di collaboratori disposti a partecipare in certi compiti(che se fatti da pochi sono una noia mortale, ma se condivisiappaiono quasi come un gioco). Secondo Jonathan Silverton,della Open University, sono tre i fattori che hanno provo-cato la crescente popolarità attuale della citizen science: latecnologia a basso costo disponibile a un gran numero dipersone, la consapevolezza degli scienziati che il pubblico èuna risorsa, la necessità di rendere pubblici i risultati e imetodi della ricerca scientifica. Uno degli istituti più attivinel Vecchio Mondo (nello specifico nel Regno Unito) è laOpen University. L’università a distanza che offre educa-zione (e ricerca) di alta qualità già da diversi anni portaavanti progetti importanti di citizen science. Evolution Me-galab è uno dei più noti. Migliaia di persone hanno contri-buito andando a caccia di chiocciole nei propri giardini, alsolo scopo di contare le spirali sul guscio delle lumachine.In questo modo un team di scienziati ha messo insieme idati per valutare se l’innalzamento delle temperatura neidecenni recenti abbia agito come forza selettiva sulle carat-teristiche del guscio della lumaca. Il risultato è stato poipubblicato sulla rivista PLoS One.

I. B.

I RICERCATORISIAMO NOI

“Citizen Science”: il futuro della ricerca

Conclusione rivoluzionaria di due studi spagnoli

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Vegetarianismo: gli effetti sulla salute

Fabiana Clemente

“Sono diventato vegetariano per ra-gioni etiche, oltre che salutistiche.Credo che il vegetarismo possa inci-dere in modo favorevole sul destinodell’umanità. Vivo così senza grassi,senza carne, senza pesce, ma mi sentopiuttosto bene così facendo. Mi sembrasempre che l’uomo non sia nato per es-sere carnivoro” citò Albert Einstein inuna lettera nel lontano 1954, anno incui adottò la dieta vegetariana. Il ve-getarianismo, stile alimentare che eli-mina il consumo di alcuni o tutti glialimenti di origine animale, deriva so-prattutto da scelte religiose – che con-siderano sacri alcuni animali - o ancheda motivazioni etiche – in base allequali si vuole preservare la biodiver-sità. Ma è anche vero che oggi il vege-tarianismo è una moda! Dilaga tra leteenagers la tendenza di imitare glistili alimentari delle star hollywoo-

diane o di seguire alla lettera dietepubblicizzate dai reality show. Nientedi più sbagliato! O meglio è preferibileaddentrarsi in questa cultura alimen-tare in modo più consapevole e co-scienzioso, informandosi in modoaccurato sui tutti i pro e contro. Leabitudini alimentari maggiormentediffuse nei paesi più ricchi prevedonoun elevato consumo di grassi e pro-teine animali, di alimenti salati ecarni conservate, e per contro unascarna assunzione di fibre, frutta everdure. La scienza ha dimostrato checoloro che consumano prevalente-mente alimenti vegetali sono menoesposti a malattie cardiovascolari,ipertensione, diabete e forme tumo-rali. Il National Cancer Institute ha ri-conosciuto che circa il 35% dei casi ditumore è riconducibile a fattori ali-mentari – in particolare ad un con-sumo eccessivo di grassi saturi -pertanto la strategia migliore per la

prevenzione dei tumori è quella di se-guire una dieta ricca di fibre e antios-sidanti. Nello specifico è statodimostrato che la carne di manzo, dimaiale e di agnello e le carni lavoratecome pancetta, salsicce e salumi, con-tengono eccessivi quantitativi di ferro,grassi, sali e nitrati, i principali re-sponsabili dell’insorgere dei tumoridel colon-retto, della prostata, del pan-creas e della mammella. Senza tralasciare le pericolose so-stanze cancerogene che si formano inseguito a cotture ad elevate tempera-ture. L’ADOC – Associazione per la di-fesa e l’orientamento dei consumatori– conta nel 2012 circa 8,5 milioni di ve-getariani sul territorio nazionale.Sono cifre significative dettate soprat-tutto da una rinnovata consapevolezzain ambito alimentare e dal diffondersidi una nuova tendenza, quella del selfcare. La dieta vegetariana è, inoltre,adatta durante la gravidanza e l’allat-

tamento, ovviamente aumentandol’apporto di calorie, proteine, vitaminaD, B12, acido folico, calcio ferro ezinco, anche attraverso specifici inte-gratori. È uno stile alimentare capacedi soddisfare i fabbisogni nutrizionalianche durante l’infanzia e l’adole-scenza. Tuttavia è preferibile garan-tire, nella fase della crescita, unoculato introito di calcio, ferro e zincodi derivazione animale. Ma soprat-tutto è fondamentale non imporre adaltri le proprie scelte. Come qualsiasidieta alimentare anche il vegetariani-smo non è generalizzabile. I nutrientidi cui necessitiamo possono differireda un soggetto all’altro, quindi unostile alimentare tendenzialmente sanopuò non essere appropriato per qual-cuno. Consultare un nutrizionista edeffettuare tutte le analisi del caso,prima di convertirsi al mondo vegetaleè dimostrazione di responsabilità. Ve-getarianismo…la salute ringrazia!

Carbone, nemico dell’organismo?Fabio Schiattarella

Il carbone è altamente nocivosia per la salute che per ilclima. Questa è la tesi por-tata avanti da moltissimistudi alla luce dei quali ilWWF ha deciso di gridare“Stop al carbone” stilandouna petizione per eliminarela presenza sul nostro terri-torio di centrali a carbone el’utilizzo di questa materiaprima che, tra tutte le fontifossili, rappresenta la princi-pale causa di emissioni di gasserra. Un dato del 2009 rife-rito al clima espone a chiarinumeri il problema sottoline-ando che, nel mondo, il 43%dell’anidride carbonica èstato originato dalla combu-stione del carbone. Infatti, è

proprio con questo processoche si liberano nell’aria so-stanze pericolose, non soloper il clima, ma anche per lasalute umana. Respirare sostanze derivantida tale combustione può cau-sare malattie respiratorie,cancro e ictus. Bisogna consi-derare che la combustionedel carbone produce molti piùinquinanti di quella del pe-trolio o del metano. Data lagrande ricchezza in carbonedel sottosuolo, risulta conve-niente investire in tecnologieche rendano questo combu-stibile meno inquinante.Sono stati progettati metodidi abbattimento delle polverie delle componenti acide daifumi emessi dalle centrali maciò non modifica l’emissione

di anidride carbonica e il con-tributo all’effetto serra. Il problema dell'inquina-mento ambientale conse-guente all'utilizzazione dicarbone può essere affron-

tato con parecchi sistemi. In-tervenendo prima della com-bustione, si può usare untrattamento fisico o chimico,la liquefazione e la gassifica-zione a basso potere calori-

fico; se invece si agisce du-rante la combustione, si uti-lizzano le caldaie a lettofluido; se infine l'interventoavviene dopo la combustione,il sistema messo in pratica èla desolforazione dei fumialla ciminiera. Il WWF con la sua campagnasostiene che il carbone nonserve all’Italia; con una po-tenza installata che già superai 106 GW a fronte di una puntamassima della domanda dicirca 57 GW, il nostro paese hauna sovraccapacità di produ-zione di energia elettrica talada costringere le centrali afunzionare a riscaldamento ri-dotto, quindi non vede il biso-gno di investire in impianti acarbone ma svilupparel’energia rinnovabile.

Si è meno esposti a malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete e forme tumorali

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Roberta Schettini

Il profumo del pane appenasfornato attira chiunque maspesso quell’aroma e quellafragranza indicano la pre-senza di sugna tra gli ingre-dienti. La sugna (definitaanche “strutto”) è un grasso

ottenuto dai tessuti adiposiaddominali e surrenali delmaiale che trova impiego inpanetteria grazie a diversecaratteristiche. È più econo-mico dell’olio d’oliva, ha unelevatissimo punto di fumo(tiene meglio la cottura), in-crementa la lievitazione e lacottura interna legandosi allemaglie di glutine e favorendouna distribuzione più omoge-nea dell’anidride carbonica econferisce ai prodotti unaroma, un sapore e una fra-granza davvero irresistibili.In napoletano viene definita“’nzogna” e, come nel restodella Campania (e in moltealtre regioni italiane), dominail panorama dolciario e nonsolo: è presente tra gli ingre-dienti caratterizzanti dei ta-ralli, del panino napoletano,del casatiello e del tortano,delle pizze ripiene, delle fo-cacce e di rustici vari, dellasfogliatella, della pastiera,degli struffoli e delle brioche.Inoltre, è usata per friggerealtri prodotti come la tipicagraffa, le chiacchiere e le zep-pole, pizze e frittelle varie. Lapresenza della sugna tra gliingredienti non spaventa fin-ché si tratta di alimenti percosì dire “accessori”: qualchecaloria in più, una buona dosedi colesterolo, un po’ di pesan-

tezza di stomaco rappresen-tano normalmente il prezzodella golosità. Il problemaemerge quando si compra delnormale pane da tavola op-pure il pane in cassetta e si haquella sensazione di untosulle dita, la macchia digrasso sul tovagliolo e quella

insolita e sorprendente gusto-sità per il palato: non è giustoaggiungere inconsapevolmentecolesterolo e calorie alla dieta(100gr di sugna contengonocirca 900kcal). Per non parlare di chi segueun regime ipocalorico o, co-munque, ipolipidico e di chisegue l’alimentazione vegeta-

riana. Altro problema, poi, de-riva dall’elevata deperibilitàdei prodotti preparati con lasugna che, priva di antiossi-danti, è un ingrediente parti-colarmente soggetto airrancidimento e impone laconservazione in frigo deglialimenti che la contengono.

Dunque, è fondamentaleun’immediata identificabilitàdel prodotto tramite chiaraindicazione del contenuto disugna (non è sufficiente elen-carla in piccolo nella listadegli ingredienti): “pane allasugna”, “pane preparato consugna”, “prodotto contenentesugna”.

Pane alla sugna: croce e delizia per il palato

Alessia Giangrasso

Bere acqua durante la gior-nata rappresenta una medi-cina di primaria importanzaper il nostro corpo. Mante-nere idratato l’organismo, in-fatti, aiuta a diminuire irischi di alcune patologiaanche gravi. Bere è dunquesalute. In particolare, l’orga-nismo non possiede riserved’acqua e per questo è neces-sario rifornire il nostro corpobevendo tanto e mangiandocibi come frutta e verduraricchi di notevole quantitàd’acqua. È indispensabileavere con sé sempre una bot-tiglietta d’acqua e non solodurante un’attività fisica, onella stagione estiva, per in-

tegrare i liquidi persi natu-ralmente. La ritenzioneidrica, per converso, rappre-senta l’anticamera dell’in-grassamento, non significaavere troppa acqua nel corpo,facilmente equivocabile, masoffrire bensì di uno squili-brio nella sua distribuzione.Infatti, spesso le persone chene soffrono non bevono a suf-ficienza, ecco perché perasciugare i ristagni occorrebere spesso e di più. L’acquaripulisce i tessuti drenando letossine, diluendo gli eccessidi sale che innescano la riten-zione idrica, combattendo lastipsi. Stimolare l’intestinomigliora lo svuotamento inte-stinale con un effetto rimo-dellante e anti gonfiore. Ma

c’è di più! Acqua nel nostroorganismo riduce grasso efame. Il nostro corpo, unavolta depurato ed idratatodall’acqua fa meno fatica asmaltire i depositi di grasso eaccelera i processi di dima-grimento. Inoltre, bevendofuori pasto di più, si riempielo stomaco prevenendo la

fame nervosa, un fenomenodiffuso soprattutto tra i gio-vanissimi. Al riguardo, siprecisa che i bambini sono isoggetti più a rischio di disi-dratazione e conseguenti in-surrezioni di patologie didiversa natura. In essi lo sti-molo della sete non è ancoraben sviluppato pertanto è es-senziale assecondare l’esi-genza d’acqua del bambinoqualora esso lo richieda, of-frendo acqua nel modo cor-retto. Giova altresì osservareche bere acqua aiuta il bam-bino a prevenire e mantenerein buona salute il propriocuore, le proprie energie, imal di testa, la pelle sana, ladigestione, il rendimento sco-lastico.

La pasta acida a cui si dà il nome di lievito madre si ot-tiene selezionando colonie di batteri classificabili comelattobacilli e streptomiceti.In coltura, insieme a farina ed acqua, vanno messe dellesorgenti di zucchero come frutta o miele.Il cuore dell'impasto va rinnovato per almeno diecigiorni. Largo a farine di farro, segale o al grano che pre-feriamo, specie selezionate da generazioni di panificatorifin dalla civilta indoeuropea.L'etimologia stessa del termine "farina" deriva Farro, ilpiù antico cereale utilizzato.Il criscito è un complesso di organismi che digerisce glizuccheri nelle vie metaboliche della fermentazione lat-tica ed alcolica.Le reazioni hanno bisogno di molte ore durante le qualivengono messe a disposizione proteine e vitamine a par-tire da amminoacidi che solo i ruminanti sanno usarecome fonte di energia.Va rinnovato quotidianamente.Ha bisogno di mangiare, bere, respirare e di una tempe-ratura accettabile.Ci ripaga rendendo disponibili i micronutrienti. Il panerisulta altamente digeribile.Se gli diamo in pasto un farina di chicchi macinati dapoco migliora sapore e tenore di vitamine.Se lasciato senza metaboliti o senz'aria acidifica.Per abbattere il ph troppo basso possiamo impastarlocon farine del tipo zero il giorno che precede la panifica-zione.Il pane rimane morbido a lungo, anzi: le panelle che su-perano il kg conservano al centro complessi batterici chesi propagano a fino alla crosta scura già 24 ore dopo lacottura migliorando il sapore e la digeribilità.Gli studi sui pazienti celiaci prevedono di integrare ipasti con grani storici lievitati naturalmente.

S.A.

Lievito madre:acqua, farina, fermenti

L’acqua per la salute dei bambini

Calorie e colesterolo il prezzo della golosità

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Gennaro De CrescenzoSalvatore Lanza

Ci sono zone della Campaniaconosciute troppo spesso per vi-cende non edificanti o per epi-sodi riferibili ad una cattiva (senon peggio) gestione del terri-torio e delle sue (immense) ri-sorse. Nell’area di Boscoreale edell’intero Vesuvio l’archeolo-gia è da sempre protagonistama non sempre è stata valoriz-zata: le tracce sono numeroseed interessanti fin dalle più re-mote epoche preistoriche. DalIX sec. a. C. la cosiddetta “ci-viltà del Sarno” ha lasciato te-stimonianze importanti. Tutto,poi, diventa più chiaro e uni-forme in età romana. In pienocontesto rurale e residenzialelegato alla vicina Pompei, tra ilmare e la campagna, lungo lavia “consolare” ma lontana dalcaos cittadino, erano decine le“ville rustiche” più o menoampie e più o meno sontuose.Circa trenta ville sono state in-dividuate e non sempre recupe-rate tra la fine dell’Ottocento egli inizi del Novecento. Unadelle più famose è quella detta“della Pisanella”, una villa digrandi dimensioni e distinta in“pars urbana” (destinata al-l’abitazione del proprietario),“pars rustica” (per la produ-zione e l’alloggio dei dipen-denti) e “pars fructuaria” (unavera e propria fattoria). Lo stu-dio della villa di Lucio CecilioGiocondo, scavata da VincenzoDe Prisco tra il 1894 e il 1899in un suo fondo di via Setteter-mini, rappresenta davvero unospaccato significativo e multi-disciplinare delle cose che an-drebbero studiate e valorizzatein tutta la regione Campania.Storia dell’agricoltura e dell’ar-chitettura, della società, del-l’ambiente e dell’archeologia,

leggende e curiosità. In questosenso possiamo leggere i segnidella vita vissuta all’internodella villa in minima parte ri-portata alla luce: una sintesi di“negotium”, con tutte le atti-vità che vi si svolgevano sottoil diretto controllo del “domi-nus” (coltivazione della vite edell’olivo, di legumi e di cereali,produzione di vino e olio inquantità considerevoli) e“otium” (il piacere di vivere incampagna, circondati comun-que dall’arte e dal lusso tra af-freschi e suppellettili di ognigenere). Di qui il ritrovamentodi numerosissimi oggetti e at-trezzi di uso quotidiano. Di quil’ampiezza e la complessitàdella struttura stessa: am-bienti signorili alternati a cellevinarie scoperte e coperte, tor-chi per vino e olio (gli attuali“trappeti”), depositi, un ter-razzo e circa 80 “dolia” (grandicontenitori alimentari) inter-rati. Di qui lo stesso ritrova-mento che si lega al “mistero”del tesoro di Boscoreale. Vin-cenzo De Prisco, infatti, pro-prietario del fondo, effettuò gliscavi e trovò, a più riprese, unvero e proprio tesoro di argen-terie (128 pezzi tra vasi, posateed oggetti) di squisita arte ales-sandrina. Il giallo legato a que-sto tesoro si intreccia tra leresponsabilità del De Prisco (inseguito diventato deputato),quelle dei ministeri e dei diret-tori dei musei del tempo (cheavrebbero rifiutato le offerte diacquisto), degli antiquari e deimediatori commerciali fino aldono di gran parte di quei pezzida parte del banchiere Rot-schild al Louvre di Parigi, doveattualmente sono conservati edesposti. Abbiamo perduto cosìun tesoro inestimabile di oltre30 chili di argento massiccio econ pezzi più che unici tra i

quali spiccano i vasi con scenefavolistiche di vita di una fami-glia forse di cicogne nei pressidel loro nido (la madre cheporge un insetto al piccolo, ilpadre che lotta contro un altroanimale e riesce ad allonta-narlo). A nulla valsero gli scan-dali e le polemiche del tempo, itentativi di bloccare quella chefu giudicata come una “espor-tazione clandestina” e contro leuniche leggi applicabili in que-gli anni: i lungimiranti decretidi Ferdinando II di Borboneper la protezione dei beni cul-turali ai quali seguirono,troppo tardi, successive normecon le stesse finalità. Ci pos-sono essere di aiuto, infine, percapire le dimensioni della fac-cenda più volte al centro di ri-cerche (ultime quelle puntualie appassionate di Lucia Oliva),le parole di un cronista d’ecce-zione, il poeta Salvatore DiGiacomo: “La via era deserta:qualche contadino ci salutò,scappellandosi. Affondavo finoalla caviglia in una sabbiaumida e nera nella quale i car-retti avevano lasciato un solcoprofondo. Costeggiavano la

cupa muri alti due metri emezzo, tra le cui screpolatureprosperavano a ciuffi delle can-dide achillee o spuntavan roso-lacci ardenti: di là da’ muriverdeggiava la vigna copiosa ele alte cime degli abeti s’erge-vano, ritte. La porta s’aperse didentro e la mia guida mi prece-dette. Allo stesso livello dellastrada si stendeva alla mia de-stra la porzione del fondo diVincenzo De Prisco non ancoraesplorata: di su la scala potevo,tutta in una volta, veder lavilla dissotterrata, i muri, di-ruti a mezzo, del suo pian ter-reno, le sue camere in fila, e diparecchie d’esse il leggiadro pa-vimento a mosaico… Il silenzioera alto: c’illuminava un solevelato e pesava su di noi quel-l’aria greve e molle che ho ri-trovato in ogni mia escursioneestiva a Pompei e che pare lanaturale caratteristica di queiluoghi resuscitati… Il nostrofacoltoso pompeiano, osse-quente ai precetti di Varrone edi Columella, aveva costruitoquesta rustica pars della suavilletta con tutte le norme dellacomoda e solida fabbrica: vi sirecava ne’ mesi di gran caldodalla vicina Pompei; vi ritro-vava prosperanti la vite e il po-merio, raccolto il grano ne’ doliicapaci, serbato in anfore il vinosquisito che vi invecchiava perlui e per gli amici e preparatoil bagno con ogni occorrenzasua. Così, ogni giorno, o all’ot-tava ora, o talvolta prima delprandium, egli si lavava nellapulita acqua del Sarno, e inquel caldario ove, dalla nic-chietta di fronte all’alveo ,quella fluiva con larga vena nellabrum, faceva la sua doccia,accoccolato sul levigato gradinodella nicchia. Erano le tre ca-merette del bagno illuminateda finestrini; erano allegre e

linde le piccole stanzucce, edalla vicina via carrettiera nes-sun altro romore vi penetravain fuori del tintinnar de’ cam-panelli d’un bove che un villicoaccompagnava lentamente allastalla. Solo in tanta pace, tratante comodità, al discretolume che penetrava in quellecellette, il ricco pompeiano s’in-dugiava, quasi assopito… Lamia guida mi stese la mano estrinse la mia con molta cordia-lità. La carrozzella rifece la viadi Torre, sotto il sole cocente etra un fitto polverìo. Giunsi ap-pena in tempo a prendere iltreno delle sette, e mi stesilungo, un po’ affaticato, sul cu-scino d’un solitario comparti-mento, nel quale, come il trenocominciò a mover rapido, en-trava il vento fresco di mare, afolate. Cavai dalla saccoccia edesaminai la piccola monetad'argento che mi aveva volutodonare l’ottimo avvocato: v’erail rilievo d’una fine testa mulie-bre ed un nome. Al lume roseodel tramonto lessi: Flora. E mivenne da quella dolce testinasorridente e da quel nome unacerta poesia dentro, una certalieve malinconia, un non soche, infine, che m’accompagnò,quasi sognante fino a Na-poli”… E la malinconia digiaco-miana somiglia alla nostramalinconia di visitatori affasci-nati, delusi e arrabbiati perciòche si è fatto o non si è fatto aBoscoreale come in tanti altriluoghi della Campania. Tuttala zona in questione attende unrecupero e una valorizzazionedal punto di vista storico-cultu-rale e anche ambientale e turi-stico: recupero e valorizzazionepossono trovare punti di riferi-mento essenziali anche in certestorie dimenticate per troppotempo ma ancora utili e pre-ziose.

Boscoreale: tesori scomparsi, tesori da difendereArcheologia protagonista ma non sempre valorizzata

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Le residenze turistiche ecosostenibiliUna scelta importante per il futuro turistico-ambientale del Paese

Antonio Palumbo

Il tema in trattazione si ri-vela di grande importanzaper il futuro del nostro Paese,tanto per motivi di ordineambientale-paesaggisticoquanto per questioni inerential corretto sviluppo di un fon-damentale indotto, qualequello turistico, che interessai numerosissimi centri urbanidistribuiti lungo l’intero peri-metro della penisola italica.Particolarmente lungo le no-stre coste, infatti, il rapporto“turismo-paesaggio” ha as-sunto negli ultimi decenniaspetti di evidente conflittua-lità, che hanno, un po’ dovun-que, alterato o compromessocaratteristiche naturali di ri-conosciuto pregio e grandevulnerabilità.Il turismo balneare si è pro-posto come esperienza “globa-lizzante” per eccellenza, cheha indistintamente consu-mato il paesaggio, omoge-neizzandolo: nelle suecomponenti costitutive di spo-stamento, soggiorno e ricrea-zione, esso ha rappresentatoe rappresenta un potente fat-tore di trasformazione spa-ziale, determinando, oltre adimpatti ambientali rilevan-ti(generalmente, un ipersfrut-tamento delle risorse idricheed un inquinamento di acquae aria), un elevato consumo disuolo. La progressiva aggres-sione urbana ai caratteri na-turali dello spazio costiero hadeterminato l’esplosione diquel fenomeno che Richard T.T. Forman ha definito “urbantsunami”, il quale, a partiredal secondo dopoguerra, haletteralmente travolto le riveeuro-mediterranee, determi-nando la costituzione del co-

siddetto “Med Wall”: una ur-banizzazione ininterrotta eprepotente distribuita lungol’intera linea di costa, tipica-mente lineare, spesso omoge-nea, di scarsa qualità e aprevalente carattere turi-stico-residenziale.Come se non bastasse, a taleprocesso di “litoralizzazione”si è accompagnato un collate-rale e imponente esodo daiterritori dell’entroterra, a se-guito del progressivo abban-dono dei piccoli centri e delridimensionamento dell’atti-vità agricola e pastorale.Negli ultimi anni, la presa dicoscienza nei confronti diquesto preoccupante feno-

meno ha determinato dovun-que, lungo l’intera fascia co-stiera mediterranea - e,particolarmente, in Porto-gallo, Spagna, Francia e Ita-lia - l’adozione di programmie interventi improntati daforti caratteri di ecocompati-bilità ed incentrati soprat-tutto sullo statuto e sullemetodologie specifici dell’ar-chitettura del paesaggio, pertentare di “invertire la rotta”,ri-trasformando gli ambienticostieri in senso naturale esalvaguardando gli ecosi-stemi e i caratteri ambientalidelle coste, laddove ancorasostanzialmente inalterati.Così è avvenuto, ad esempio,

in Francia, dove per la rige-nerazione riviera della Lan-guedoc-Roussillon - unaregione del sud-ovest che siaffaccia sul Mar Mediterra-neo per circa 100 km - è statoattuato un importante pro-getto per la difesa e la valo-rizzazione paesaggistica dellitorale di Sète, che ha pun-tato sull’arretramento dellastrada litoranea, sulla rico-struzione e il recupero deicordoni dunali e sulla realiz-zazione di 5 km di nuovaspiaggia con percorsi di ac-cesso esclusivamente pedo-nali. In Italia, il Parco delConero - comprendente al suointerno territori che costitui-scono mete consolidate e tut-tora attrattive del turismobalneare - attraverso il pro-prio Piano del Parco ha indi-viduato specifiche “aree aforte valenza paesistica”, incui sono vietati il consumo disuolo e la formazione di bar-riere longitudinali parallelealla linea di costa (quali, adesempio, le infrastrutturestradali). Inoltre, è stata messa incampo una interessantissimapratica di carattere “compen-sativo”, finalizzata ad incen-tivare i privati a spostarsiverso le aree interne delParco. Da ultimo, ci premesegnalare l’importante espe-rienza del Parque de la Albu-fera - area protetta situata

intorno a Valencia, in Spagna- dove, oltre alla preserva-zione delle fasce litorali dallaulteriore occupazione di suoloattraverso la normativa di zo-nizzazione del PRUG (PlanRector de Uso y Gestión,2004), è stata attuata - me-diante l’utilizzo di progetti dipaesaggio mirati - una vera epropria strategia di “riconqui-sta” degli spazi litoranei ur-banizzati, al fine diripristinare l’originario statodei luoghi e gran parte degliecosistemi: sono state demo-lite opere di urbanizzazioneturistico-residenziali realiz-zate negli anni Settanta, eli-minati parcheggi, strade epasseggiate che insistevanosulle aree dunali e anche im-pianti idroelettrici interrati;inoltre, sono state rimosse lespecie alloctone introdotte nelcorso dei decenni.Tutti gli interventi di archi-tettura del paesaggio posti inessere nell’ambito degliesempi evidenziati, anzichéscegliere di favorire un re-gime di conservazione restrit-tivo, finalizzato ad interdirel’ingresso ai turisti, hannomirato, al contrario, a “fil-trare” i flussi antropici lungole linee di costa, depoten-ziando progressivamente gliaccessi, soprattutto carrabili,verso le aree di maggior pre-gio naturalistico ubicate incorrispondenza dei litorali.

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Linda Iacuzio

La Chiesa di Gesù e Maria èubicata nella piazza omo-nima, lì dove termina SalitaPontecorvo. La sua fonda-zione risale al 1581: fu edifi-cata per volere di padrePaolino Bernardini da Luccadei Domenicani d’Abruzzo. La facciata, costruita quasicertamente su disegno di Do-menico Fontana, termina conun timpano triangolare ai cuilati si ergono due campanili.Il portale in marmo è opera diFrancesco Vannelli, attivo nelXVII secolo. L’ampliamento el’abbellimento della chiesa fupossibile grazie alla munifi-cenza di Ferdinando Carac-ciolo, conte di Biccari e ducad’Airola, ricordato nell’iscri-zione posta sotto la statua abassorilievo della Madonnacol bambino, sita nel timpanodel portale. La struttura in-terna segue il tipico schemadel periodo della Controri-forma, essendo a una sola na-vata a cinque cappelle perlato, con transetto e ampiaabside. Poco o nulla è rimastodelle numerose e importanti

opere d’arte che un tempoadornavano la Chiesa di Gesùe Maria, sia a causa di ripe-tuti furti, sia per il trasferi-mento delle stesse in altresedi, anche a causa delle sop-pressioni subite dai due or-

dini che la governarono. La chiesa fu infatti privatadei padri Domenicanid’Abruzzo nel Decennio Fran-cese e, nel 1863, delle Canoni-chesse di Regina Coelisubentrate fin dal 1812. Nello

stesso anno 1863 il conventovenne trasformato in unOspedale, ancora oggi ope-rante, mentre la chiesa fuchiusa al culto fin dagli anni’70 del Novecento. Molte tra le opere d’arte non

più esistenti “in situ” sonoconservate presso il Semina-rio Arcivescovile di Napoli;qualcuna può essere ammi-rata oggi, insieme con tantealtre provenienti da diversechiese, nel Museo Diocesano

di Napoli ospitato nellaChiesa di Santa Maria diDonnaregina Nuova.La chiesa di Gesù e Maria,ancora oggi chiusa al culto,conserva gli affreschi di arti-sti di rilievo quali furono ilpittore siciliano GiovanniBernardino Azzolino e Belisa-rio Corenzio, molto attivi aNapoli nel ’600, e quelli piùrecenti di Gaetano D’Ago-stino, che affrescò le Storie delNuovo Testamento nel 1895.Tra le opere scultoree si devericordare la statua di IsabellaGuevara scolpita nel 1673 daAndrea Falcone su progetto diDionisio Lazzari, posta sul se-polcro sulla parete destradell’area presbiteriale. (Fonteprincipale: Napoli sacra.Guida alle chiese della città.13° itinerario, Napoli, Elio DeRosa editore, 1996).

«Conserva

gli affreschi di

Giovanni Bernardino

Azzolino e

Belisario Corenzio»

Un gioiello dell’arte depredato e dimenticato ancora oggi chiuso al culto

La Chiesa di Gesù e Maria a Napoli

Lorenzo Terzi

“Tra la collina e la città ci sono deicampi coltivati e ville di campagna,di proprietà di nobili, con giardini in-comparabili e incantevoli. Innanzi-tutto hanno abbondante acqua, cheviene fatta scorrere con tale mae-stria, abilità e perizia che in moltipunti si vede l’acqua sgorgare da unalbero e ricadere in vasi di marmo.[…] Vicino a queste fonti o acque sor-give si trovano delle voliere, nellequali arriva l’acqua dei condotti inmodo molto ingegnoso sì che gli uc-celli possano bere a loro piacimento.Le voliere ospitano uccelli canori distraordinaria bellezza, importati dapaesi esotici. Usciti dai sentieri, si in-contrano diverse varietà di piante er-bacee, collocate spesso a mo’ dilabirinto con boschetti di lauri, ci-pressi e viti. Si osservano spesso de-dali di bossi, edera e mirto; cresconoinoltre, in questi giardini, palme as-sieme ad altri alberi strani e rari”.Questa citazione parrebbe evocare

un luogo fiabesco, mai esistito nellarealtà. Invece si tratta di una descri-zione di Napoli, così come la città simostrò, nel XVI secolo, al giuristaHieronymus (Jerome) Turler, nato aLeissnig nel 1550 e morto nel 1602.Il passo sopra riportato - nella tradu-zione dell’anglista Giovanni Capuano

- compare in The traveiller of IeromeTurler, devided into two books, pub-blicato a Londra nel 1575. La stessaopera era uscita l’anno precedente aStrasburgo, in latino, con il titolo DePeregrinatione et Agro Neapolitanolibri II. Nelle intenzioni di Turler illibro doveva servire da sempliceguida, utile a quanti si mettevano inviaggio. Di fatto, però, il De Peregri-natione costituisce una delle più in-cantevoli testimonianze del fascinoesercitato da Napoli e dal suo anticoStato sugli scrittori europei. L’occhiodi Turler è senz’altro quello di un in-namorato dell’antica Partenope piut-tosto che quello di un distaccato, siapur bravo, saggista. Lo dimostra giàl’introduzione alla sua illustrazionedel Regno di Napoli, in cui il viaggia-tore sassone recisamente afferma:“… a mio parere, certamente non viè altro luogo in tutto il mondo cri-stiano, in Europa, che possa reggerneil confronto quanto alla salubrità del-l’aria, la posizione, l’amenità, l’ab-bondanza o la civiltà”.

Jerome Turler a NapoliIl viaggiatore sassone innamorato dell’antica Partenope

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Cristina Abbrunzo

Sei preoccupato dell'inquina-mento ambientale? Imma-gino di sì, come chiunque. Mal'ambiente cos'è di preciso?Forse stai visualizzando bo-schi, fiumi, montagne e maritropicali, immagini lontaneda te. Ma l'ambiente è qual-cosa di più ampio. Tu, inquanto essere umano, inaliossigeno e restituisci anidridecarbonica, ti nutri e producirifiuti. Anche tu sei parte del-l'ambiente. Quindi, più l'am-biente è inquinato, più la tuapelle, che è la parte di am-biente più vicina a te, ne ri-sente. Nell’era del consumogreen, in cui sia produttoriche compratori sembrano mo-strare sempre più attenzionealla salvaguardia dell’am-biente, ancora scarso sembraessere l’interesse nei con-fronti dei numerosi compostichimici che, oltre ad inqui-nare l’ecosistema circostante,penetrano nel nostro corpoattraverso i prodotti cosme-tici. Eppure gli articoli perl’igiene e la cura della per-sona più diffusi contengonoquasi sempre alte percentualidi derivati petroliferi, siliconie sostanze non biodegrada-bili, rilasciatori di formal-deide, molecole di cui ancoranon è certo l'effetto a lungotermine, e così via. In risposta a questo problemagioca un ruolo fondamentale

la cosmesi eco-biologica!Ecologica, in quanto escludel’utilizzo di derivati del petro-lio e composti chimici inqui-nanti, e biologica, in quantoprevede l’impiego di sostanzeche, oltre ad essere naturali,provengono da colture biolo-giche, ovvero coltivate senzapesticidi o elementi tossici.Nonostante ciò, la cosmesieco – bio è ancora merce rara,si trova pochissimo nelle pro-fumerie, poco nelle erboriste-rie, meno nelle farmacie -paradossalmente invece sonoda poco comparse alcune

linee nella grande distribu-zione - e il consumatore che,ignaro, sceglie di farsi consi-gliare dal negoziante, confi-dando nella sua competenza,rischia di tornare a casa conun sedicente "balsamo alleerbe" che contiene, sì estrattivegetali, ma anche sostanzealtamente inquinanti come ilcetrimonium chloride. Per poter capire se il prodottoche si ha fra le mani contieneo meno certi ingredienti è ne-cessario leggere l’Inci (Inter-national nomenclature ofcosmetic ingredients), ovvero

l’elenco delle sostanze conte-nute nel prodotto in que-stione, elenco che per leggeogni cosmetico deve riportaresulla propria confezione. Neicosmetici eco-biologici nontroverete nessuno di questiingredienti dannosi: al loroposto ci saranno invece oli es-senziali puri ed oli vegetali,tensioattivi ed emulsionantidelicati, conservanti ritenutinon pericolosi e coloranti nondi sintesi. La lettura dell’Inciè importante, ma non dispe-rate: le certificazioni vengonocomunque in vostro aiuto!

Molti dei prodotti eco-biolo-gici sono infatti certificati daenti (quali Icea, Co.Co.Nat,Aiab, ed EcoCert) che testanol’eco-compatibilità di ognunadelle sostanze presenti nel co-smetico; se, dunque, sullaconfezione vedrete anche solouno dei loghi di tali organi-smi di controllo, avrete la si-curezza che quello che stateacquistando è un buon pro-dotto!Sono passati dieci anni, erainfatti il 2002, da quandol’Icea – l’Istituto certifica-zione etica ambientale –emetteva la prima garanziadi questo genere a tutela deiconsumatori italiani. Oggi iprodotti cosmetici certificatidall’Istituto sono 2.560, nonimpiegano Ogm (organismigeneticamente modificati) efanno convivere l’etica am-bientale e animale con lacura della bellezza, oltre acreare un giro d’affari in cre-scita per le società che se neoccupano. Tali società certificate, finoad oggi, in totale sono 173 esi trovano, per la maggiorparte, in Lombardia , Emilia-Romagna , Toscana e Veneto;si auspica che, nei prossimianni, questo numero au-menti, così come si diffondal’attenzione da parte dei con-sumatori ad un acquisto edutilizzo critico di cosmeticiche rispettino l’ambiente e lanostra salute.

Cosmetici eco-biologiciAmici per la pelle e per l’ambiente!

Cresce l’uso di componenti marini in cosmesiIl saccheggio dei fondali oceanici sta danneggiando l’ecosistema

Leggendo i componenti delle ultime creme di bel-lezza lanciate sul mercato, si nota come inizi a dif-fondersi l’uso di minerali marini, di alghe, piantedi costa, fanghi salati, conchiglie, gusci, pesci e uovadi pesce.Sono elementi che giungono dal mare e per questoistintivamente considerati naturali, ma che spessonaturali lo sono solo nel nome, in quanto, in realtà,ben poco rispettosi dell’ambiente. Attenzione, dun-que, al potere del marketing relativo ai prodotti dibellezza. Nei cosmetici composti con ingredienti diorigine marina potrebbero non essere presenti in-gredienti realmente efficaci, come nel caso dellacartilagine di squalo, alla quale, oltre a proprietàcosmetiche, erano state attribuite proprietà anti-cancro, non legate ad una reale azione benefica,bensì ad un giro d'affari miliardario. Ma, al di làdelle considerazioni sull’efficacia o meno di questinuovi ingredienti, l’istituto Organic Monitor, che sioccupa di analizzare le tendenze del mercato cosme-tico bio organico, lancia un allarme: questo conti-nuo saccheggio di fondali oceanici, profonditàmarine e zone costiere, già sfruttato in modo inten-sivo dall'industria alimentare, rischia di danneg-

giare seriamente l’ecosistema. Si tratta di unaspetto da non trascurare, specialmente da parte diaziende che puntano proprio sull’uso di prodotti bioe organici per dimostrare la loro attenzione alla na-tura e all’ambiente. D’altronde, le industrie cosme-tiche, dopo aver individuato questa nuova direzioneper la realizzazione dei propri prodotti, non vorreb-bero comunque rinunciarvi e, per tale motivo, al-cune di esse avrebbero deciso di rivolgersi a metodiappositi per ottenere diversamente gli ingredientimarini loro necessari. Secondo quanto emerso dalrapporto Organic Monitor, infatti, le industrie co-smetiche più attente si starebbero già rivolgendo aproduttori alternativi di ingredienti marini, deri-vanti da sistemi di allevamento e di acquacoltura.Questo, per esempio, il caso dei salmoni impiegatidella norvegese AquaBioTechnology o le alghe dellatedesca OceanBasis, coltivate nel Mar Baltico.Nuovi ceppi di alghe ricche di vitamine e mineralimesse a punto per applicazioni cosmetiche sonostate appena create anche nei laboratori del-l'azienda americana Heliae, invece che strappatedal mare. Infine società come Lipotec e BitechMa-rine sfruttano processi di biotecnologia per racco-

gliere attivi di bellezza da risorse marine. La que-stione si è sollevata a livello mondiale ed il 21 no-vembre a Parigi si è tenuto il forum dedicato allaSostenibilità in Cosmetica, proprio sulle implica-zioni ambientali del ricorso a ingredienti di originemarina e sulle buone pratiche poste in essere dalleaziende più attente.

C.A.

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Eleonora FerraraAntonio Balzano

Negli ultimi due articoli diquesta rubrica, si è trattatol’argomento della sentenzadella Corte Costituzionale n.223/2012, anticipando che erain via di pubblicazione un de-creto legge per ripristinare ladisciplina del trattamento difine servizio nei riguardi delpersonale interessato dallasuddetta sentenza. Inun’unica pronuncia, quindi,sono state affrontate diversequestioni di legittimità costi-tuzionale, tra cui quella rela-tiva alla ritenuta del 2,50% acarico dei pubblici dipendenti.A questo punto conviene rias-sumere i punti salienti dellaquestione. Il D.L. 78/2010,convertito con legge 122/2010,sancì che i pubblici dipendentinon dovessero più percepire ilTFS, bensì, a decorrere dal 1°gennaio 2011, il TFR come iprivati. Nel settore privato,però, il lavoratore non pagacontributi, mentre nel pub-blico paga il 2,50%. Con l’uni-ficazione dei due regimi ildipendente pubblico nonavrebbe dovuto pagare più ilcontributo del 2,50%. L’INPSex gestione INPDAP, avevainvece disposto che si conti-nuasse ad effettuare tale rite-nuta. A seguito di un ricorsoavanzato da alcuni magi-strati, il TAR della Calabriarinviò la questione alla CorteCostituzionale. La Consultadichiarò illegittimo l’art. 12comma 10 del D.L. 78/2010nella parte in cui non esclu-deva l’applicazione a caricodel dipendente della rivalsadel 2,50% della base contribu-tiva. In virtù di quanto pre-cede, non doveva più essereeffettuata la ritenuta, do-vendo lo Stato provvedere arestituire quanto corrispostoa far data dal 1 gennaio 2011.Il decreto n. 185 del 29 ottobre2012, entrato in vigore il 31ottobre 2012, ha ripristinato ilTFS. Difatti, l’art. 1, comma 1del suddetto decreto, cheabroga la disposizione sopracitata, recita testualmente:“Al fine di dare attuazionealla sentenza della Corte Co-stituzionale n. 223 del 2012 edi salvaguardare gli obiettividi finanza pubblica, l’articolo12, comma 10, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,convertito, con modificazioni,dalla legge 30 luglio 2010, n.122, è abrogato a decorrere

dal 1° gennaio 2011”. In talmodo, non solo è stato ripristi-nato lo status quo ante, ma ècome se la disposizione nonfosse mai esistita. Si verifica,di conseguenza, che al dipen-dente in servizio debba conti-nuare ad essere effettuata laritenuta pari al 2,50%, senzache lo stesso possa mai van-tare, in futuro, alcuna pretesacirca il recupero di quanto giàversato. Per il dipendente col-locato in quiescenza a partiredal 1 gennaio 2011, entro unanno, verrà riliquidato il TFSmediante l’applicazione del si-stema di calcolo pertinente.Non avrebbe significato, inol-tre, inviare diffide al ri-guardo, dato che decadono,tra l’altro, tutti i procedimentiancora pendenti, come pre-vede l’art. 1 del decreto inquestione al comma 3, te-stualmente riportato: “I pro-cessi pendenti aventi adoggetto la restituzione delcontributo previdenziale ob-bligatorio nella misura del 2,5per cento della base contribu-tiva utile prevista dall’articolo11 della legge 8 marzo 1968,n. 152, e dall’articolo 37 deltesto unico delle norme sulleprestazioni previdenziali a fa-vore dei dipendenti civili e mi-litari dello Stato di cui aldecreto del Presidente dellaRepubblica 29 dicembre 1973,n. 1032, si estinguono di di-ritto”. Infine, l’INPS con ilmessaggio n. 18296 del 9 no-vembre 2012, ha provveduto adettare le prime istruzionioperative, chiarendo chel’abrogazione, con effetto dal1° gennaio 2011, dell’articolo12, comma 10, del D.L.78/2010, determina il ripri-stino della normativa previ-gente in tema di calcolo deitrattamenti di fine servizio co-munque denominati (inden-nità premio di servizio per idipendenti delle autonomi lo-cali, delle regioni e della sa-nità; indennità di buonuscitaper i dipendenti civili e mili-tari dello Stato; indennità dianzianità per i dipendentidegli enti pubblici non econo-mici e delle altre amministra-zioni che erogano questaprestazione e che non sonoiscritte alle gestioni del TFSdell’ex INPDAP).È previsto, inoltre, che la rili-quidazione dei trattamenti difine servizio erogati in baseall’art.12, comma 10, del D.L.78/2010, venga effettuata a li-vello centrale.

VIA - VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE La V.I.A. è stata individuata come uno stru-mento di tutela dell'ambiente nella sua acce-zione più ampia, e cioè quale sistemaintegrato che condiziona laqualità della vita dell'uomoanche nella sua proiezione fu-tura; appare, dunque errato,limitare la disciplina in temadi V.I.A. alla sola tutela dellespecie animali e vegetali eomettere l'importanza rive-stita anche ai fini del paesag-gio e del contesto in cui lespecie viventi e l'uomo si col-locano. Tale impostazione ap-pare pienamente confermatad.lgs. 3 aprile 2006, n.152,come emerge dai contenuti del preambolo,daIl'art.1, comma 1, lett. b, ove le proceduredi V.A.S. e di V.I.A. sono poste in relazioneanche alla tutela del suolo, dall'art.2, concer-nente le specifiche finalità che la disciplinasi propone. Cassazione Sezione III n. 37051 del 26 set-tembre 2012 (Udienza 30 mag. 2012).BENI AMBIENTALII principi generali in materia ambientale epaesaggistica non possono esser disgiunti,come ha insegnato la Corte Costituzionale,dagli artt. 9 e 117 della Costituzione, per cuideve essere data la prevalenza alla tutela delpaesaggio non nel significato, meramenteestetico, di bellezza naturale, ma come com-plesso dei valori inerenti il territorio naturale(vedi Corte Costituzionale del 7 novembre1994, n. 379), che è un bene primario ed as-soluto (Corte Costituzionale, 5 maggio 2006,numeri 182, 183) e comunque una risorsa as-

solutamente limitata ed in via di esauri-mento. In conformità ai principi costituzio-nali e con riguardo all'applicazione dellaConvenzione europea sul paesaggio, adottataa Firenze il 20 ottobre 2000, l’attività sanzio-

natoria è diretta ad assicu-rare la tutela ambientale epaesaggistica quale valoreprimario, complesso, unitarioed assoluto, che precede glialtri interessi pubblici e pri-vati. Pertanto, una volta ac-certato l’assoluto contrastodell’intervento con la disci-plina urbanistica, non puòsussistere alcun legittimo af-fidamento in capo al costrut-tore abusivo che possagiustificare la conservazione

di una situazione di fatto realizzata "contraius" in totale spregio dei valori ambientali,archeologici e paesaggistici. Ossia, non solonon vi è alcuna norma che preveda il preteso“favor” per la conservazione dell’edilizia ille-gale, ma al contrario la repressione degliabusi edilizi è un’attività soggetta ai principigenerali di "tipicità" e di "legalità" costituenteun preciso obbligo dell'amministrazione, laquale non gode di alcuna discrezionalità al ri-guardo. Consiglio di Stato Sezione IV del 9ottobre 2012, con decisione n.5256.RIFIUTIL’ Agenzia delle Entrate, con la nota del 25settembre 2012, prot. n. 954-127698/2012, ri-badisce che nonostante il parere contrariodella Corte di Cassazione e della Corte Co-stituzionale, vi è legittimità all'assoggetta-mento all’Iva della Tariffa di igieneambientale ex Dlgs 22/1997.

A.T.

LLAVORO E PREVIDENZA

Il decreto legge 29 ottobre 2012 n. 185

Viaggio nelle leggi ambientali

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Andrea Tafuro

Il mio tempo è come una sca-tola, dove devo far entraretanti cubetti dalle forme e di-mensioni diverse e so beneche questi cubetti sonotroppi. Ogni volta me ne restafuori qualcuno. E spesso, miaccorgo con dispiacere, che icubetti rimasti fuori dallascatola sono quelli a cui te-nevo di più. Che sono stati sa-crificati. Da essi mi aspetto epretendo comprensione, soche accetteranno di esser ri-masti fuori l'ennesima volta,ormai si sono rassegnati.Ecco, se continuo a lamen-tarmi della dimensione dellascatola, non risolverò mainulla. È il caso, invece, diprendere i cubetti importanti,metterli sul fondo, e poi inse-rire gli altri, secondo priorità,affetto, responsabilità, inte-resse, gusto. Lo so, me lo dicoogni giorno. E allora perchécontinuo a lamentarmi dellascatola? Olivier Clerc, in un breve rac-conto: “La ranocchia che nonsapeva di essere cotta”mi fariflettere sul fatto che, se in-sisto sulla non coscienza delcambiamento, si infetterà lanostra salute, le nostre rela-zioni, l’evoluzione sociale el’ambiente. Infatti, quandoun cambiamento avviene inun modo sufficientementelento, sfugge alla coscienza enon suscita nella maggiorparte dei casi alcuna rea-zione, alcuna opposizione, al-cuna rivolta. Se guardiamociò che succede nella nostrasocietà da qualche decenniopossiamo vedere che stiamosubendo una lenta deriva alla

quale ci stiamo abituando.Una quantità di cose cheavrebbero fatto inorridire 20,30 o 40 anni fa, sono statepoco a poco banalizzate e oggidisturbano appena o lascianoaddirittura completamenteindifferente la maggior partedelle persone. Nel nome del

progresso, della scienza e delprofitto si effettuano continuiattacchi alle libertà indivi-duali, alla dignità, all’inte-grità della natura, allabellezza e alla gioia di vivere,lentamente ma inesorabil-mente, con la costante com-plicità delle vittime,

inconsapevoli o ormai inca-paci di difendersi. Le nereprevisioni per il nostro fu-turo, invece di suscitare rea-zioni e misure preventive,non fanno altro che prepararepsicologicamente la gente adaccettare delle condizioni divita decadenti, anzi dramma-tiche. Zygmunt Bauman cidice che l’esclusione socialenon si basa più sull’estra-neità al sistema produttivo osul non poter consumare persentirsi parte della moder-nità. Abbiamo, pertanto, unanuova visione di povero, egliè colui che non partecipandoagli elementi distintivi dellasocietà e della socialità, subi-sce un fenomeno di frustra-zione, che lo estromette dallasacralità del consumatore. Ilsociologo polacco, chiamaquesta la società liquida,dove l’individuo è soggetto aduna facile evaporazione, hauna sola sicurezza, quella dipoter essere parte di qual-cosa, ma non come all’internodi un gruppo di pari, piutto-

sto come corpi indipendentiin un sistema governato daun pulviscolo nebuloso, che litiene insieme non per rela-zione ma per reciproca con-sunzione. Allora prima diliquefarmi per consunzione,voglio trovare spazio nellamia scatola alla campagnapromossa da Oxfam, networkinternazionale di organizza-zioni di Paesi diversi, impe-gnato nella lotta globalecontro povertà e ingiustiziasociale, dal titolo: "Coltiva - Ilcibo. La vita. Il Pianeta". Nes-suno immagina che ogni annoci sono sei paesi del mondoche buttano via 5,3 miliardidi mele. Brasile, India, Filip-pine, Spagna, Regno Unito eStati Uniti, con questo appa-rentemente innocuo gesto, in-quinano come se avesserobruciato 10 milioni di barili dipetrolio. Per preparare lacampagna, sono state stu-diate le abitudini alimentaridi Brasile, India, Filippine,Spagna, Regno Unito e StatiUniti. Dall'indagine è emersoche sono le famiglie più bene-stanti a incidere maggior-mente, con il loro stile di vita,sulle sorti del pianeta, ma chetuttavia proprio queste sonole meno consapevoli del pro-prio ruolo all'interno del pro-cesso. A prendere la maggior partedelle decisioni su spesa e cu-cina sono le donne, che rap-presentano anche il 43%della forza agricola mondiale,ma a livello di vertice contanopoco o nulla e solo il 10-20%dei proprietari terrieri è disesso femminile. Altro para-dosso è che le decisioni e gliinterventi su produzione econsumi sono prese propriodai soggetti meno consapevolicome rappresentanti di fami-glie agiate che non hannoproblemi di sussistenza e uo-mini che non hanno mai fattola spesa in vita loro. Per mi-gliorare le cose, nonostante lasituazione sia allarmante, se-condo Oxfam è sufficiente se-guire cinque regole: ridurregli sprechi, sostenere i piccoliproduttori, comprare cibo distagione, cucinare in modointelligente, mangiare menocarne. Ecco i cubetti che sicu-ramente avranno la prece-denza nella mia scatola.

“La ranocchia che non sapeva di essere cotta”

"Un giorno, una ranocchia sguazzavafelicemente in una pentola piena d'ac-qua fredda senza accorgersi che, sottoquella pentola, c'era un piccolo fuocoche molto lentamente riscaldava l'ac-qua. Dopo un po' di tempo, la tempera-tura dell'acqua cominciò pian piano asalire. La ranocchia però, continuava anuotare tranquillamente senza preoc-cuparsi, anzi... si trovava bene perché

non aveva più freddo. Il fuoco sotto la pentola però, continuava ine-sorabilmente a riscaldare l'acqua nella padella, facendola diventaretiepida. La ranocchia quindi, continuando a nuotare, iniziò a porsiqualche domanda e mentre cercava una risposta, la temperatura del-l'acqua continuò a salire fino a diventare calda. La povera ranocchia,iniziava a sentirsi un po' fiacca e affaticata e sperava che prima o poi,tutto tornasse come prima. Purtroppo però, le sue speranze non fu-rono esaudite. L'acqua aveva cominciato a bollire e la ranocchia iniziòa stare male, ma era troppo debole per uscire dalla padella e si limitòsolamente a non sprecare più energie e galleggiarci dentro. Alla fine,l'acqua arrivò sopra i 50° gradi. La ranocchia sfinita ed indebolita, silasciò andare... e morì. All'inizio, c'era solo una pentola piena d'acquafredda in cui nuotava tranquillamente una piccola ranocchia. Ora, c'èsemplicemente una ranocchia ben cotta che non si è accorta che stavamorendo. Se la stessa ranocchia però, fosse stata buttata fin da subitonell'acqua a 50° gradi, con un colpo di zampe, sarebbe immediata-mente saltata fuori dalla pentola e sarebbe ancora viva."

COLTIVA - IL CIBO. LA VITA. IL PIANETA....LA TEORIA DELLA RANA LESSATA

Partecipa al dibattito inviandoun commento all’indirizzo:

[email protected]

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Ambiente e solidarietàNAVIGARE COL VENTO IN POPPA

VERSO UN FUTURO MIGLIORE

“Pinocchio” è una deriva a vela latina di legno dellalunghezza di circa 5 metri, è stata costruita all’internodel Centro Diurno di Riabilitazione “Lavori in corso”

dell’Unità Operativa di Salute Mentale del Ds 29, ASLNapoli 1 Centro sita nel Rione Sanità. L’associazione“Life” onlus e l’Associazione Marinai d’Italia - Gruppodi Napoli, impegnate già da tempo nella tutela e nellapromozione dei diritti di cittadinanza delle persone insituazione di disagio, hanno deciso di adottare Pinoc-

chio ed i ragazzi del Centro diurno, inserendoli nelprogetto “Scugnizzi a vela”, realizzato a favore dei

ragazzi a rischio di devianza ed emarginazione, attraverso il restauro e la velaterapia con storiche im-

barcazioni a vela di legno appartenute alla Marina Militare. Il progetto, patrocinato dalla Marina

Militare e dall’Associazione Restauratori Napoletani, èrealizzato c/o il cantiere scuola nell’antico arsenale bor-bonico, con attività veliche e percorsi di avvicinamentoal mare. Ai pazienti del Centro diurno Lavori in corso

è stata data l'opportunità di imparare a restaurare autonomamente Pinocchio, integrandoli con gli altri

componenti del progetto “Scugnizzi a vela”, tra i qualii ragazzi della Comunità Pubblica per Minori di Ni-

sida - Ministero di Grazia e Giustizia e i ragazzi dellacasa famiglia l’Aquilotto. Nel corso del varo, gli amici

dell’ associazione “Raid for Aid“ di Piacenza, hannoconsegnato un assegno di 3.700 euro; un concreto so-

stegno a favore dell’iniziativa e necessario per la conti-nuità delle attività, considerando che l’Associazione

Life onlus è interamente autofinanziata e che grazie alcontributo di etici imprenditori quali Il Quarto Miglioe Vittoria Assicurazioni Ag. Vomero, riesce a realiz-

zare un progetto unico del suo genere.

18 novembre 2012 - Al Vomero (NA) appuntamento con “Artisti sotto il cielo 2012”

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