LA CITTA N. 57

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LA DISSIDENZA TRIMESTRALE - N. 57 - Gennaio 2014 - Spedizione in abb. post. 45% - Legge 27/02/2004 n. 46, art. 1, comma 1. Filiale di Modena - Tassa pagata - Euro 5,00 LA CITTÀ DEL SECONDO RINASCIMENTO LA CITTÀ DEL SECONDO RINASCIMENTO ANTONUCCI, BOTTEON, CHIOSSI, CONTI, DALLACASA, DALLAVAL, DE ARMAS, GIATTI, GUALTIERI, MARCHETTI, MARI, MOSCATT, MOSCATTI, SACCHI, SALSANO, SFORZA, VENTURA, VENTURI

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LA DISSIDENZA

TRIMESTRALE - N. 57 - Gennaio 2014 - Spedizione in abb. post. 45% - Legge 27/02/2004 n. 46, art. 1, comma 1.Filiale di Modena - Tassa pagata - Euro 5,00

LA CITTÀDEL SECONDO RINASCIMENTOLA CITTÀDEL SECONDO RINASCIMENTO

ANTONUCCI, BOTTEON, CHIOSSI, CONTI, DALLACASA, DALLA VAL, DE ARMAS, GIATTI, GUALTIERI,

MARCHETTI, MARI, MOSCATT, MOSCATTI, SACCHI, SALSANO, SFORZA, VENTURA, VENTURI

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Sergio Dalla Val

Carlo Marchetti

Antonella Ventura

Massimo Mari

Gerardo Rosa Salsano

Giorgio Antonucci

Armando de Armas

Bruno Conti

Giorgio Giatti

Rolando Chiossi

Marco Moscatti

Cristina Dallacasa

Isabella Gualtieri

Luca Venturi

Giuliano Sacchi

Gaetano Moscatt

Gabriele Botteon

Angela Sforza

La particolarità della vita

Lo specifico e l’originario non possono essere trascurati

Anche l’arte è ascolto

Il monitoraggio territoriale contro il suicidio

Trasformare il disagio in opportunità

Chi minaccia la salute dei bambini?

Il generale Raul Castro nel labirinto dei suoi cambiamenti a Cuba

La dissidenza dell’impresa

Dalla Cina all’Emilia Romagna: nuove frontiere per l’impresa

Dalle vigne di Machiavelli alla valorizzazione di 15 etichette italiane

La rivoluzione della tomografia industriale

La vostra casa: la casa dell’ospite

La sede virtuosa della registrazione dati

Nuovi scenari per il design di qualità

Riacef, ambasciatore della fisioterapia italiana

Come fare una disinfestazione efficace

L’alimentazione giova alla salute

Che cos’è la medicina low cost

L A D I S S I D E N Z A

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Questo giornale convoca intellettuali, scrittori, scienziati, psicanalisti, imprenditori sulle questioni nodali del nostro tempo epubblica gli esiti dei dibattiti a cui sono intervenuti in Emilia Romagna e altrove, per dare un apporto alla civiltà e al suo testo.

Registrazione del Tribunale di Bologna n. 7056 dell’8 novembre 2000TRIMESTRALE, SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALEArt. 2 - comma 20/B - Legge 23/12/96 n. 662Pubblicità inferiore al 45%, a cura dell’Associazione Il secondo rinascimentoIscrizione al Registro Nazionale della Stampa n. 11021 e al ROC n. 6173Numero cinquantasette. Stampato nel mese di gennaio 2014, presso Litosei Srl, via Gioacchino Rossini 10, 40067 Pianoro (BO).

EDITORE: Associazione Culturale Progetto Emilia RomagnaDIRETTORE RESPONSABILE: Sergio Dalla ValREDAZIONE E ABBONAMENTI:Bologna - via Galliera 62 - 40121, tel. 051 248787; fax 051 247243Modena - via Mascherella 23 - 41100, tel. e fax: 059 237697Sito Internet: wwwSito Internet: www.lacittaoline.com - www.lacittaoline.com - www.ilsecondorinascimento.it - [email protected] - [email protected] DI REDAZIONE:Agnese Agrizzi, Roberto F. da Celano, Ornella Cucumazzi, Maria Chiara Fracasso, Caterina Giannelli, Carlo Marchetti,Valentina Mattioli, Luca Monterumici, Marco Moscatti, Anna Maria Palazzolo, Vincenzo Pisani, Simone Serra, AnnaSpadafora.EQUIPE ORGANIZZATIVA:Pierluigi Degliesposti, Silvia Pellegrino, Pasquale Petrocelli, Panteha Shafiei, Mirella Sturaro.

In copertina: Aleksej Vasil’evic, olio su tela. Questa e le altre opere in questo numero sono pubblicate per gentile concessione delMuseum of the Second Renaissance, Villa San Carlo Borromeo, Milano Senago.

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Ringrazio gli organizzatori di questoincontro (La scienza della parola,

la psicanalisi, l’arte: come riuscirevivendo, 16 maggio 2013, Macerata) ecoloro che hanno dato testimonianza dilettura del mio libro, In direzione dellacifra, La scienza, l’impresa, la clinica(Spirali). Macerata è una città straordi-naria, che a buon diritto gioca la suapartita di città planetaria, in que-sta era in cui va dissipandosi ladistinzione fra provincia e città,fra centro e periferia.

Dove stanno le cose? Dovestare? In città? In provincia? InItalia? All’estero? Un aspettointeressante della cosiddetta glo-balizzazione, nell’era della comu-nicazione planetaria, è la dissipa-zione della dicotomia tra centro eperiferia, per cui nella parola econ la parola il centro non è piùlocalizzabile. Anzi, nulla è loca-lizzabile nella parola, che, a suavolta, non è localizzabile. Loaveva già intuito Freud nel 1891 nellibro L’interpretazione delle afasie,dove afferma che, nonostante le aree diBroca e di Wernicke, nel cervello nonpuò esserci un luogo di localizzazionedelle afasie, dunque della parola. Così,oltre cent’anni dopo Freud, oggi l’edito-ria, le telecomunicazioni, internet con-fermano l’ipotesi dell’inconscio: la paro-la è planetaria, irriducibile a sistemi e aterritori.

La parola è atopica, senza luogo. Enon ha sede, non è padroneggiabile: que-sta la dissidenza che attraversa il piane-ta. L’inconscio è dissidenza, non luogo,non campo. Dissidenza in quanto non èun sistema che si opponga al sistemaconscio, ma è un’altra logica rispetto aquella aristotelica, una logica che nonnega la contraddizione e non esclude ilterzo. La dissidenza come particolaritàdella parola, come particolarità dellavita, quando la vita non partecipa piùdel presunto sistema o non abbisogna

più di sostanza. Stare al gioco e all’in-venzione, stare nella partita della vitanon ha bisogno di poggiare su qualcosache stia sotto – sub-stantia –, sotto laricerca o sotto il fare. La dissidenza nonè il dissenso, (il cui etimo è sensus), chemantiene il senso come causa, fondandoil consenso, il senso comune, il buonsenso. Dissidenza deriva da dis-sideo

(“siedo altrove”), etimo che indica l’ine-sistenza di localizzazione della sede.Altra cosa la delocalizzazione, con cuialcuni imprenditori pensavano di loca-lizzare l’altrove per aggirare la crisi.Invece la crisi esige che il terrenodell’Altro su cui si gioca la partita siaqui e ora. Trasferirsi, andarsene, emigra-re alla ricerca del luogo ideale? Sarebbenegare il contingente, sottolineato dallacrisi, in nome del possibile, che non rie-sce mai, perché evita la ricerca e il fare,esclude il rischio e la scommessa.

Il terreno dell’Altro: nessun campodel possibile, nessuno scampo dallaparola. Me ne vado? Parto? Smetto? Midimetto? Occorre proseguire, stare,restare. Stare al gioco e all’invenzione,attenersi al dispositivo: questo lo statu-to non burocratico, stare al dispositivointellettuale, quindi pragmatico, dispo-sitivo della battaglia e di lotta. Proprioperché poggiano sulla dissidenza comelogica particolare, la battaglia e la lotta

non sono contro qualcuno o qualcosa,non sono l’opposizione, lo scontro, ilconflitto, la competitività e i suoi limiti.“Chi si oppone perde la sua parte dimondo”, scrisse il poeta Rainer MariaRilke. La battaglia e la lotta sono intel-lettuali, cioè non hanno bisogno di rap-presentarsi e di presentificarsi la finali-tà: battaglia e lotta senza nemico o com-petitor, battaglia e lotta per la riuscita.

La nostra è l’era intellettuale. Noi nonpossiamo rappresentarci nulla, non pos-siamo stare a vedere, anche perché que-sta visione è sempre sottoposta al bene:bisogna vedere per non incappare nelmale e per sapere che cos’è il bene.Questa visione, negando il contingente,impedisce il processo intellettuale, pro-

cesso per integrazione, non peresclusione o per assimilazione,che invece è fondato sul ricordo.Lungo il gioco e l’invenzione,lungo il cammino artistico e ilpercorso culturale, il processo perintegrazione ha dinanzi l’avveni-re, non quel che è presunto passa-to o presente. Questa presunzio-ne nega l’avvenire, lo presentificasottoponendolo all’economia delmale che consentirebbe di accet-tare o di rifiutare, di assentire odi dissentire.

“Le convinzioni sono prigio-ni”, scrisse Friedrich Nietzsche. I

dissidenti russi, cinesi, iraniani, cubanihanno aperto una breccia che i regiminon sono riusciti e non riescono arichiudere. La dissidenza della parolanon dissente, non rifiuta, non polemiz-za, non convince. È dissidenza intellet-tuale, più che degli intellettuali, i quali,soprattutto in occidente, fanno circolo,sistema, classe. La dissidenza è intellet-tuale perché non si rappresenta l’ostaco-lo nell’inciampo, la crisi nel male o nelbene, l’Altro nel nemico o nell’amico.Non comporta uno scontro di logiche,non è soggettiva, è la logica stessa: rela-zioni, identificazioni, funzioni, opera-zioni e dimensioni sono logiche dellaparola. Per questo la dissidenza è la basedell’impresa, della città, della politicache, lungo il gioco e l’invenzione, s’in-staurano sul fare e si valorizzano con lascrittura del fare. Il fare è dissidente,l’impresa è dissidente, la città è dissi-dente. La civiltà si scrive secondo la dis-sidenza della parola.

SERGIO DALLA VALpsicanalista, cifrematico, presidente dell’Associazione Culturale Progetto Emilia Romagna

LALA PPARARTICOLARITÀ DELLATICOLARITÀ DELLA VITVITAA

Sergio Dalla Val

Gli articoli di Sergio Dalla Val e seguenti, fino a pag. 13, sono tratti dagli interventi al dibattito La scienza della parola, la psicanalisi,l’arte: come riuscire vivendo, (16 maggio 2013, biblioteca Mozzi Borgetti, Macerata), organizzato in occasione della presentazione del librodi Sergio Dalla Val In direzione della cifra. La scienza della parola, l’impresa, la clinica (Spirali).

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Nel capitolo del suo bellissimolibro In direzione della cifra. La

scienza della parola, l’impresa, la clinicaintitolato La strada della salute, SergioDalla Val affronta alcune tra le que-stioni nodali di questo momentostorico, riguardanti la nozione disalute, che nel suo testo non sisovrappone a quella di sanità, maconcerne molti altri aspetti impor-tanti della vita. “La salute”, scrivel’Autore, “esige un intervento indirezione del valore della vita, nondella morte.

Rispetto al valore, la bussola non èuna ricetta, ma un’istanza”. Salutecome istanza di cifra, istanza di qua-lità della vita; salute che procede perintegrazione e non per esclusione.Tale accezione di salute, specificadell‘elaborazione della cifrematica,la scienza della parola, offre unarisposta precisa e forte ad alcunequestioni emerse in questi anni inItalia, in Europa, nel pianeta. Crisi,smarrimento, disperazione sono trai significanti che ricorrono più fre-quentemente nei media, ma anchenella comunicazione quotidiana, einvestono aspetti che riguardanonon soltanto individui, ma interenazioni, regioni, città, territori, com-preso, con particolare intensità perla crisi di molti suoi comparti pro-duttivi, quello delle Marche, e lastessa città di Macerata, in cui sisvolge questo incontro, grazieall’ospitalità dell’associazione Arteper le Marche, presieduta daAntonella Ventura. La risposta nonpuò essere nei termini della ricetta –politica, economica, sociologica –perché, come stiamo verificando,nessuna ricetta sta dimostrandosiefficace, tanto più se fa riferimento acategorie tratte dalla terminologiamedica o addirittura psichiatrica.Come rileva Sergio Dalla Val, nonpuò essere nemmeno nei terminidello standard o del protocollo ditipo medico, universitario o profes-

sionale, ma, piuttosto, occorre chesia in termini di ascolto e di rilievodelle istanze, considerando ciascuncaso, individuale, aziendale o terri-toriale, come caso singolo. Rispostascevra da generalizzazioni e che faappello all’originario, alla particola-rità di ciascuno e di ciascuna situa-zione, che procede dall’apertura eva incontro alla novità, non condi-zionata da mode, trasgressioni dimaniera o moralismi, ma fertile. Lospecifico e l’originario non possonoessere trascurati.

Il libro pone un’altra questioneessenziale: se il disagio, le difficoltà,l’idea di abbandono, che moltienunciano, dipendano da circostan-ze cosiddette obiettive o se questecose vadano ascritte in parte anche aun approccio fobico alla realtà, cioèalla credenza nella predestinazione,che spaccia proiezioni negativerispetto all’avvenire.

La risposta non può essere nell’al-ternativa: la vita ha infinite sfaccet-tature, sfumature, dettagli, scom-messe, in modo particolare nelmomento attuale.

Qui entra in gioco un’altra rifles-sione importante dell’Autore, che illibro giustamente rileva. A cosaserve considerare le questioni par-tendo da una posizione preconcettae talvolta rivendicativa, per ribadireuna condizione, anche individuale,che è ritenuta immutabile? E quantogioverebbe invece abbandonare taleprospettiva? E, soprattutto, quantopuò sembrare più conveniente efacile un intervento cosiddettomonodisciplinare, al posto di unoche, viceversa, valorizzi l’integrazio-ne?

Il libro di Sergio Dalla Val provie-ne da una traversata dell’esperienzadella parola originaria, dove le cosesi dicono, dicendosi si fanno e facen-dosi si scrivono. Questa traversatache è avvenuta lungo la sua praticadi psicanalista, di scrittore, di diret-

tore di riviste scientifiche, di brain-worker – statuto intellettuale chevalorizza l’innovazione, l’invenzio-ne, l’astrazione in ciascun lavoro –,di conduttore di uno sportellod’ascolto per il disagio degli im-prenditori, istituito recentementedalla Confartigianato di Bologna.

Sergio Dalla Val, nel suo libro,constata come la psicanalisi abbiacontribuito da oltre un secolo, purtra notevoli contrasti, ad affrontarequestioni inerenti la scienza, l’arte e,attraverso la clinica, la vita di ciascu-no.

Numerosi i testi che Freud hadedicato alle questioni dell’attuale edell’avvenire di ciascuna epoca.Pensiamo ai suoi scritti L’avvenire diun’illusione, Il disagio della civiltà,Perché la guerra, che fa parte del car-teggio con Einstein sull’attualità,drammatica, dei suoi tempi, con ilnazismo nascente e un’altra guerramondiale alle porte.

Il libro mette inoltre in risalto altridue aspetti riguardanti la psicanali-si: la scienza del caso singolo el’ascolto. L’ascolto consente rifles-sioni e elaborazioni costanti, chepossono divenire strumenti insosti-tuibili per giungere alle novità e alleinvenzioni oggi indispensabili per lariuscita. L’ascolto è in grado di dissi-pare l’insoddisfazione e la paura delfare. A questo proposito, concludocon un altro brano del libro: “Comefare? Facendo. Come dire? Dicendo.Come vivere? Vivendo. La riuscitanon è mai ideale e la paura di nonriuscire è spesso paura della riusci-ta”.

CARLO MARCHETTIcifrematico, presidente dell’Istituto marchigiano di Scienze e Arti

LO SPECIFICO E LLO SPECIFICO E L’ORIGINARIO’ORIGINARIO

NON POSSONO ESSERENON POSSONO ESSERE

TRASCURATRASCURATITI

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L’associazione Arte per le Marcheè nata con l’obiettivo di promuo-

vere la conoscenza delle Marcheattraverso i suoi numerosi linguaggiespressivi e artistici, utilizzando findall’inizio l’arte anche con finalitàsociale.

La mission dell’associazione, conil tempo, si è arricchita e ampliata,sia attraverso la collaborazione conil C.A.D., l’importante centro diascolto del disagio sociale ora consede anche a Macerata, sia promuo-vendo l’arte e la cultura in senso latoe artisti provenienti anche da altriterritori, tra cui la Bosnia. Tra i con-vegni da noi organizzati, ricordoUmanesimo: l’ideale è arte, incentratosull’esposizione di un artista di rilie-vo come Giuseppe Gentili, esponen-te dell’antica “officina” del ferro edel fuoco marchigiana. Il convegno

è stato l’occasione per sottolineare ilgrande contributo delle Marcheall’umanesimo rinascimentale, an-che attraverso figure di eccellenzacome Caterina Cybo da Varano,duchessa di Camerino e nipote diLorenzo il Magnifico, provenienteda Firenze, che si occupò instanca-bilmente della promozione dell’artee della cultura, pur tra vicende stori-che ardue. Mai come oggi, l’ideale èarte, soprattutto come esigenza dispaziare oltre l’ovvio, senza mai tra-lasciare valori universali quali ilrispetto, la fiducia nell’altro e il lavo-ro.

Arte per le Marche promuove l’ar-te e la cultura in modo trasversale,attraverso vari settori: dalle arti visi-ve, alla poesia, alla prosa, al teatro,ai concerti sinfonici, sino a variegateforme di performance in progress.

Inoltre, promuove gli artisti comeattori principali di un testo unico,dove l’arte incontra finalità sociali,ma con attenzione anche a ricercheparticolarmente importanti comequella della psicanalisi: un esempioè questa presentazione del libro diSergio Dalla Val, In direzione dellacifra. La scienza della parola, l’impresa,la clinica, che sono lietissima di ospi-tare. Un libro che ho trovato moltointeressante, anche per i suoi diffe-renti piani di lettura, testimonianzadi una mission forte, da leggere piùvolte e con elementi per me d’im-portanza capitale. Primo fra tutti,quello relativo all’arte, a cui SergioDalla Val dedica un intero capitolo e,in modo speciale, quello relativoall’ascolto, che compare in filigranalungo tutto il libro. Anche l’arte èascolto, e oggi la rivalutazione del-l’ascolto è essenziale anche per lavalorizzazione della vita. Ritengoche ascoltare, leggere, non tralascia-re la memoria, affinare i sensi, ancheattraverso le varie forme di comuni-cazione, porti senza alcun dubbio auna più alta qualità e intendimentodella stessa vita.

ANTONELLA VENTURApresidente dell’associazione Arte per le Marche

ANCHE LANCHE L’AR’ARTE È ASCOLTE È ASCOLTOTO

Oltre che nelle librerie, i numeri arretrati e gli abbonamenti si possono richiedere alla redazione diBologna, via Galliera 62, tel. 051 248787 o tramite e-mail [email protected]

Per la consultazione on linewwwwww.ilsecondorinascimento.it, www.ilsecondorinascimento.it, www.lacittaonline.com.lacittaonline.com

La lettura, il viaggio per il capitale intellettuale, con“La città del secondo rinascimento”

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Ho una formazione analitica inPsicoanalisi Operativa, scuola

argentina sorta con Pichon-Rivière,che si è sviluppata in Italia conArmando Bauleo e ha due punti diriferimento: la psicanalisi freudiana,con i suoi sviluppi kleiniani, e la teo-ria di Marx, con la sua concezione di“soggetto collettivo”. Si tratta di unapsicanalisi impegnata nelle istituzio-ni, che negli anni della dittatura hasubito forti persecuzioni nel paese incui è sorta, l’Argentina.

Tra i compiti che dobbiamo svol-gere oggi nel nostro Dipartimento,c’è il monitoraggio della qualità ter-ritoriale, nell’ambito del quale ana-lizziamo il tasso di suicidi. E rilevia-mo tanti casi drammatici che inte-ressano non solo imprenditori, comequelli di cui può dare testimonianzaSergio Dalla Val nella sua esperienzaalla Confartigianato di Bologna, maanche impiegati e altre categorie di

cittadini. Con la nostra unità opera-tiva, intervenendo attraverso varieiniziative, anche in collaborazionecon le cooperative sociali, nel 2011eravamo riusciti a portare a zero icasi di suicidio nel territorio da noiseguito a Jesi, su una popolazione di109.000 abitanti. Nel 2012 se ne sonoverificati dieci, di cui quattro nelnostro servizio. In un momento digrande religiosità economica comequello attuale, la povertà è un pecca-to che spesso purtroppo porta alcuniindividui a sopprimersi. Teniamoanche conto del fatto che Jesi, rispet-to ad altre città delle Marche, ha unamaggiore connotazione industriale,con tutti i valori connessi. Con lavicina Fabriano, produce circa dueterzi del PIL regionale e non solo sitrova in una posizione privilegiataper la produzione di ricchezza, mavive anche con fierezza tale posizio-ne.

Nel libro di Sergio Dalla Val, Indirezione della cifra. La scienza dellaparola, l’impresa, la clinica (Spirali),ho avvertito una grande sensibilitàsu questi temi, così come nell’inizia-tiva sopra citata, che ha avviato neiconfronti e a favore di una categoriaparticolarmente forte, ma anche contratti di fragilità, come quella degliimprenditori. L’imprenditore mettetutto se stesso, tutta la sua forza etutta la sua intelligenza nella pro-pria impresa, in cui non svolge unlavoro qualsiasi, ma il lavoro dellasua vita.

Un altro grande piacere che hotratto dalla lettura del libro riguardai miti: oltre ai classici, fra cui il mitodi Edipo, l’Autore prende in consi-derazione il mito del padre, il mitodella madre, il mito del tempo, ilmito della caverna e molti altri. Èuno dei significanti che compaionocon maggiore frequenza nel libro.Mito anche nella sua attinenza conla parola (in greco mythos vuol dire“parola”). Per la loro importanzanella clinica, anche noi utilizziamo imiti nei nostri spazi formativi, comeelementi d’integrazione fra differen-ti approcci.

MASSIMO MARIpsichiatra, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Area vasta 2, Jesi

ILIL MONITORAGGIO TERRITORIALEMONITORAGGIO TERRITORIALECONTRO ILCONTRO IL SUICIDIOSUICIDIO

GERARDO ROSA SALSANOimprenditore, presidente nazionale dei C.A.D. (Centri di ascolto del disagio sociale)

TRASFORMARE ILTRASFORMARE IL DISAGIODISAGIOIN OPPORIN OPPORTUNITÀTUNITÀ

Leggendo il libro di Sergio DallaVal, In direzione della cifra. La

scienza della parola, l’impresa, la clinica(Spirali), ci accorgiamo che il proget-to realizzato in questi anni con inostri “Centri di Ascolto del Disagiosociale” (C.A.D.) e l’impostazionedata alla nostra iniziativa hannomolti elementi di prossimità conquanto l’Autore afferma nel suotesto.

Anche noi, anziché limitarci allamento, abbiamo pensato a qualco-sa di profondamente innovativo, ini-ziando da un nuovo modo di fareassociazionismo, costituendo un’as-sociazione tra persone che credonofortemente nella possibilità di contri-buire alla costituzione di un mondomigliore e una rete in varie città. Larete oggi è fondamentale: operare inmodo isolato e in termini di chiusuranon offre alcuna possibilità di suc-

cesso di una mission. Inoltre, avereinserito in un’associazione con finali-tà sociale la professionalità come cri-terio d’intervento, prima ancora delcontributo finanziario, è stata un’in-novazione forte e vincente. Ciascunodi noi, offrendo innanzitutto la pro-pria professionalità, ha contribuito aespandere la rete, anche attraverso lacreazione di progetti. La nostra asso-ciazione, C.A.D., è un’organizzazio-ne non profit, articolata in variCentri che si muove e si espande cre-ando anche occasioni profit. Se intra-vediamo un business, non lo esclu-diamo, ma cerchiamo di attuarlo inmodo etico, portiamo il business neiterritori. L’imprenditore così divienefinalmente un attore di progettisostenuti dall’etica che divengonoanche regole di vita. C’è un disagio?Trasformiamolo in opportunità. Di-mostriamo chi siamo innanzi tutto

ciò che facciamo. E perché il nostrofare sia efficace occorre ancheun’educazione all’organizzazione,oggi spesso trascurata o addiritturademonizzata. Da sei anni stiamolavorando a questo progetto, conuna rete di sedi ormai presente inmolte città, compresa Macerata.

Quando apriamo un C.A.D. in unacittà, cerchiamo prima di tutto pro-fessionalità, anche tecniche, dispostead aderire al progetto del Centro.Ritengo questa una vera e propria“rivoluzione culturale”, da noiavviata nel 2007, che oggi ha comeeffetto la richiesta anche da cittàdistanti come Gorizia.

Noi insistiamo sulla necessità asso-luta di fare e di operare, ma anche diinsegnare a operare. Constato chemolti elementi significativi del librodi Sergio Dalla Val sono anche nostri.Pur provenendo da percorsi diffe-renti – l’autore da una ricerca e dauna professione molto attinentiall’argomento, io dall’impresa –,siamo giunti a considerazioni moltosimili, che ritengo di grandissimointeresse per la società, soprattutto inquesto momento.

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Sempre più spesso in Italia vengonoetichettati con la sigla ADHD o DDAI(Disturbo da deficit di attenzione e iper-attività) i bambini che nelle scuole, negliasili e in altre istituzioni vengono giudi-cati distratti o irrequieti. Cosa pensa diquesto tipo di diagnosi?

Il “deficit di attenzione e iperatti-vità” è una definizione generica cheserve agli psichiatri perché, siccomenon vuol dire nulla, possono farcirientrare quello che vogliono. Èchiaro che un bambino è più o menoattento, a seconda degli interessi chevengono destati in lui. Può esseredefinito irrequieto, ma irrequietonon vuol dir nulla: i bambini devo-no essere in movimento, devonoessere vivaci, devono essere anchedisattenti perché devono crescere,devono pensare, devono essere sestessi. I bambini non sono a disposi-zione degli altri e della disciplina,sarebbe un’assurdità. Per trovarequalche riferimento culturale, bastapensare a un capolavoro della lette-ratura per l’infanzia come Pinocchio,dove il protagonista preferisce anda-re in giro a divertirsi, anziché anda-re a scuola per imparare a leggere.Un bambino ha bisogno della pro-pria libertà e della propria creatività.Oppure consideriamo Gian Burrasca,un altro capolavoro della letteratura

fiorentina: Gian Burrasca si ribellaagli adulti perché gli adulti voglionoincastrarlo, mentre lui vuole esserelibero. Per non parlare di altre operestraordinarie, come Alice nel Paesedelle Meraviglie, dove si dimostra chela fantasia, fortunatamente, per ibambini è l’attività principale: ibambini hanno bisogno di fantasti-care e di andare con il pensiero dovedesiderano.

Gli psichiatri non sembrano impararemolto dagli scrittori...

Per quanto riguarda le iniziativedegli psichiatri e degli psicologi,posso raccontare la vicenda di unragazzo di Los Angeles, che mihanno raccontato quando sonoandato in quella città a ritirare il pre-mio Thomas Szasz. Questo ragazzodi dodici anni andava a scuola e, aun certo punto, i suoi genitori sonostati avvertiti che lo psicologo dellascuola aveva qualche problema;molto spesso gli psicologi hannoproblemi. I genitori sono andati aparlare con l’insegnante e lo psicolo-go, i quali dicevano che il bambinonon era abbastanza attento e non eradisciplinato. I genitori hanno rispos-to che non era un problema: eragiusto che il bambino fosse vivace eche poteva essere attento quando lecose gli interessavano e disciplinato

quando lo riteneva interessante. Male autorità scolastiche hanno pro-posto che al bambino venisserosomministrati farmaci neurotropici,che sono pericolosi, perché sonoanfetamine o sostanze simili. I geni-tori hanno rifiutato il trattamento,ma gli insegnanti li hanno minac-ciati di espellere il bambino dallascuola. Poiché non erano ricchi, nonpotevano permettere che il bambinofosse espulso dalla scuola, non ave-vano i mezzi per affrontare questocambiamento. Allora, si sentironocostretti ad accettare il trattamentocon stimolanti e altre sostanze neu-rotropiche, che portarono il bambi-no alla morte.

Ci risulta che anche in Italia, semprepiù, se fanno resistenze ad accettare lecertificazioni dei cosiddetti disturbi e aiconseguenti trattamenti, i genitori ven-gono colpevolizzati e talvolta anchericattati di togliere la patria potestà…

Ho parlato di Los Angeles perché,avendo avuto la fortuna di avervitrascorso un periodo di soggiornocon Thomas Szasz, ho conosciutodiversi importanti pediatri che sioppongono a queste violenze.

Potrei raccontarne altre, ma questaè già una storia emblematica: neicasi fortunati in cui i genitori nonsono d’accordo, vengono scavalcatio ricattati, con il pericolo di morteper il bambino, perché somministra-re sostanze che influiscono sul siste-ma nervoso centrale e periferico èpiù pericoloso per i bambini che pergli adulti. E non si tratta di un inci-dente casuale, ma rientra nel quadrogenerale della psichiatria.

GIORGIO ANTONUCCImedico, psicanalista, poeta

CHI MINACCIACHI MINACCIA LALA SALUTESALUTEDEI BAMBINI?DEI BAMBINI?

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Acoloro che mi chiedono a chepunto sia la democratizzazione

del regime cubano sono costretto arispondere che la strategia del gene-rale Raul Castro consiste nel prende-re tempo e, per prendere tempo, nonc’è tattica migliore del gattopardi-smo, quello che troviamo nel roman-zo Il Gattopardo di Giuseppe Tomasidi Lampedusa, ben riassunto nel suopiù noto dialogo: “Se vogliamo chetutto rimanga com’è, bisogna chetutto cambi”. “E allora checosa avverrà? Trattativepunteggiate da schioppet-tate quasi innocue e, dopo,tutto sarà lo stesso mentretutto sarà cambiato”.“…una di quelle battagliecombattute affinché tuttorimanga com’è”.

Come prima mossa diquesta strategia, tramite ildialogo con la ChiesaCattolica, nel 2010 il gene-rale Castro ha accettato discarcerare ed estradare inSpagna i prigionieri mem-bri del gruppo dei settan-tacinque arrestati durantela Primavera Nera del2003. Ma il problema diCuba non si risolve solocon la scarcerazione e ladeportazione dei prigionieri, bensìcon la riforma del codice penalecubano, che ancor oggi permette diimprigionare le persone che dissen-tono dal regime comunista. Così,dopo quasi mezzo secolo di regimecastrista nell’isola, le carceri sonostate svuotate e nuovamente riempi-te secondo quel che più convienealla dittatura.

All’inizio del 2014, la dittaturamilitare cubana rimane il sistemapolitico dell’emisfero occidentalecon il più alto numero di prigionieripolitici. La Commissione Cubanadei Diritti Umani e la Ricon-ciliazione Nazionale (CCDHRN),diretta dal dissidente Elizardo

Sanchez, ha documentato ottanta-sette casi di prigionieri politici chescontano la condanna a Cuba, inclu-si sei che nel 2013 sono stati adottatida Amnesty International come pri-gionieri di coscienza. Secondo laCCDHRN, almeno undici di questiprigionieri sono stati condannatiall’ergastolo e “sono rinchiusi incelle d’isolamento in condizionidisumane e degradanti, e totalmenteindifesi”.

Secondo la strategia del cambio difacciata, nel 2012 il generale Castro,durante il Congresso del PartitoComunista in febbraio, ha dato il viaa una timida riforma che ha permes-so la compravendita di case e auto,la flessibilità sui crediti e la creazio-ne di imprese individuali. Questariforma, insieme a quelle avviate dal2006, come l’eliminazione dellarestrizione sulla vendita dei cellularie dell’ingresso dei cubani neglihotel, ha creato l’impressione,soprattutto all’esterno, che final-mente le cose sull’isola iniziassero amigliorare. Tuttavia, questi miglio-ramenti risultano ingannevoli, per-ché nella realtà toccano solo una

minima parte della popolazione, perdi più vicina agli interessi del regi-me. I prezzi dei cellulari, degli hotele delle auto sono proibitivi: le auto-mobili – nuove e di seconda mano –sono vendute direttamente dalGoverno e sono tassate al 100 percento. Per dare un’idea dello squili-brio della riforma raulista, unaPeugeot 508 sull’isola costerebbe262.000 dollari americani, cioè ottovolte di più che nel Regno Unito, peresempio. Nel frattempo i piccolinegozi autorizzati sono gravati dapesanti tasse e quando, nonostantetutto, hanno successo, vengonoproibiti, com’è successo ultimamen-te con il cinema 3D e la vendita diabiti importati.

Il regalo di Natale di Raul Castro,durante un recente interventoall’Assemblea del Potere Popolare, è

stato un severo rimprovero aicubani che avessero la speran-za di creare ricchezza nellanuova economia riformata.Lo Stato, ha detto, tenterà diimpedire che questo accada.In effetti Castro, all’iniziodella riforma, aveva ventilatouna distensione nelle ferreeregole sulla proprietà statale,ma solo perché il governocomunista in bancarotta nonpoteva più fingere di essere ingrado di retribuire le persone,che a loro volta fingevano dilavorare. La dittatura dichiaròche era costretta a licenziarepiù di mezzo milione di cuba-ni dalle cariche statali e, perprevenire i potenziali disordi-ni sociali, fu stilato un elencodi 178 professioni ammesse

alla legalità. I media stranieri sem-brarono emozionarsi di fronte alleparole di Castro, così pure laCommissione europea e il governoamericano di Obama, come se ilgenerale fosse pronto ad ammetterela sconfitta di cinquantacinque annidi regime comunista e a lasciare cheil mercato prendesse il sopravvento.Tuttavia era evidente, guardando lalista delle professioni riconosciute,che la riforma Castro non era altroche una presa in giro. Vediamo alcu-ni esempi di queste 178 professioniindipendenti: si tratta, tra le altre,della compravendita di libri usati,della riparazione di bagni pubblici,della lavorazione di bottoni in tela,

ARMANDO DE ARMASscrittore, vice presidente del Pen Club degli scrittori cubani in esilio

ILIL GENERALE RAULGENERALE RAUL CASTROCASTRONELNEL LABIRINTO DEI SUOILABIRINTO DEI SUOICAMBIAMENTI ACAMBIAMENTI A CUBACUBA

Armando de Armas

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della pulizia delle scarpe, della ripa-razione di ombrelli e della pelaturadella frutta. Vedendo questo elenco,si è tentati di chiedersi se il generalecreda davvero che qualcuno possaarricchirsi a Cuba esercitando queltipo di lavoro. Ulteriore beffa,Castro aggiunse all’Assemblea chenon si sarebbe trattato di lasciare“che gli imprenditori privati vadanoin giro, creando un clima di impuni-tà e favorendo la concorrenza conimprese statali, che non sarà tollera-ta”.

I cubani che viaggiano all’esteropossono vedere che nelle societàcapitalistiche si vive molto meglioche sull’isola, ma constatare ciò chegià immaginano non li porta a ribel-larsi. I cubani non si ribellano, nonperché non pensino che il sistemasia un disastro, ma per la ferocerepressione e i mezzi di controllo adisposizione della dittatura. Il casodei dissidenti che viaggiano e ritor-nano sull’isola non rappresentaalcun pericolo per il regime, dalmomento che le accuse formulatenelle sedi internazionali sono le stes-se palesate dall’isola, e le stesse chehanno sempre indicato gli esuli,tutte denunce che sono accolte fuorima non all’interno a causa del con-trollo dei mezzi di comunicazione.Finisce per essere una situazione chefavorisce l’immagine di tolleranzadi cui necessita la dittatura, accetta-ta dagli Stati Uniti come un governolegittimo e a parità di condizioni,esattamente come Raul Castrovuole. Nulla impedisce, inoltre, chela dittatura continui a limitare lelibertà individuali, così gli arrestipolitici a Cuba sono aumentati nelmese di agosto, con la più forterepressione governativa nel 2013,secondo la già citata CCDHRN.Secondo il rapporto pubblicato daquesta organizzazione indipenden-te, nel mese di agosto sono stati veri-ficati almeno 547 casi di arresti arbi-trari e “337 dissidenti sono stati sot-toposti a vari atti di molestie e diminaccia da parte della polizia” nelpaese.

La Commissione ha poi constatatoche nel mese di ottobre ci sono statialmeno 909 arresti per motivi politi-ci, che sarebbe una delle più altecifre in un mese negli ultimi vent’an-ni nel paese. Nel mese di novembreil livello di repressione politica con-

tro gli avversari è rimasto molto ele-vato e la Commissione ha accertatoalmeno 761 arresti arbitrari di brevedurata, almeno 192 aggressioni fisi-che, 119 atti di vandalismo, 94 varieforme di molestia.

Inoltre, è interessante notare cheAmnesty International a marzo halanciato un’azione urgente per chie-dere al regime di Cuba il rilascioimmediato e incondizionato diCalixto Ramón Martínez Arias, gior-nalista freelance e prigioniero politi-co, arrestato per aver esercitato ilsuo diritto alla libertà d’espressione.Martinez Arias ha fatto lo scioperodella fame due volte nel carcereCombinado del Este, dal giorno delsuo arresto, il 16 settembre 2012, alJose Marti International Airport aL’Avana, mentre indagava sull’accu-sa secondo cui i farmaci donatidall’Organizzazione Mondiale dellaSanità per combattere il colera aCuba restavano in aeroporto anzi-ché essere distribuiti. Alla fine ilgiornalista indipendente è stato rila-sciato in aprile.

Il regime militare ha festeggiato il10 dicembre, Giornata Interna-zionale dei Diritti Umani, reprimen-do duramente i dissidenti che osa-vano celebrare la ricorrenza, conarresti e pestaggi delle Donne inBianco e di attivisti in tutta l’isola,tra cui la leader del movimento delledonne Berta Soler, con il maritoAngel Moya Acosta.

All’Avana il maggior numero diarresti si è verificato quando gli atti-visti, artisti e altri membri dellasocietà civile, hanno tentato di arri-vare alla sede del Progetto StatoSats, guidato da Antonio Rodiles,dove ci sono stati più di una dozzi-na di arresti a partire dal giorno 9dicembre, in occasione della celebra-zione del primo Incontro Inter-nazionale dei Diritti Umani. Questamanifestazione è stata denunciata,assediata dai militari e chiamata attorivoluzionario.

Tutto questo mentre il generaleRaul Castro e il presidente BarackObama si stringevano calorosamen-te la mano in occasione del funeraledi Nelson Mandela.

Così Raul il riformista ha ordinatonel corso del 2013 più di 6.400 arre-sti per “motivi politici”, più di unmigliaio dei quali sono stati eseguitinell’ultimo mese dell’anno, secondo

quanto riferito dalla CCDHRN.Dicembre è stato il mese con il mag-gior numero di arresti di dissidenti aCuba dal marzo 2012, quando cifurono 1.158 arresti. Nel 2013, quin-di, c’è stata una media di 536 arrestipolitici ogni mese.

È un peccato dover deludere tuttiquegli analisti, accademici, esperti,mass media in Europa e negli StatiUniti che, ingenuamente o egoistica-mente, si erano bevuti l’immagine diun Raul Castro pragmatico e patriot-tico, che impostava le cose per unatransizione graduale, se non verso lademocrazia, almeno verso un paesepiù prospero e meno repressivo.Nulla di ciò è all’orizzonte. Ripen-sandoci, non è sorprendente, se siconsidera che il generale è statoveramente il pilastro del potere sul-l’isola per più di mezzo secolo didittatura; mentre Fidel era la figurapolitica, un uomo di grandi pose elunghi discorsi, con le rivendicazio-ni storiche e le proiezioni internazio-nali, suo fratello Raul era a capo del-l’esercito e della temuta polizia poli-tica; se Fidel era il Capo, Raul sareb-be il suo sicario, l’uomo incaricato dicontrastare in modo efficiente i com-plotti contro suo fratello, e orche-strarne altri se necessario; viene daqui, e non da altri aspetti, la fama diefficiente che alcuni media gli hannoattribuito. Quindi ci sono bruttenotizie per coloro che erano vera-mente entusiasti della portata delleriforme rauliste. Se la libertà ungiorno dovesse tornare sull'isola,non sarebbe mai per mano del gene-rale.

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Sefa Holding Group, in quarant’annidi attività del suo fondatore, ha instau-rato importanti partnership con diversesocietà internazionali nei settori dellaproduzione e della distribuzione dell’ac-ciaio da costruzione e da utensili, delcommercio e delle leghe di titanio e dellelavorazioni meccaniche su disegno,divenendo uno fra i gruppi industrialidi riferimento in Italia al servizio deidistretti manifatturieri per la crescitaeconomica del paese. Quali sono gli sce-nari che si profilano per il manifatturie-ro in Italia?

Un paese che non produce non hafuturo, per questo è importante chesi attuino al più presto strategie perrilanciare il nostro made in Italy neidiversi settori del comparto produt-tivo. L’Italia è nota all’estero, peresempio, anche per la qualitàdella materia prima alimenta-re. Tuttavia, l’intera filiera dialcuni prodotti di eccellenza èpraticamente in mano al-l’esperienza di manodoperastraniera, persone che formanoi propri figli in Italia e, appenapossono, ritornano nel paesed’origine per avviare un’attivi-tà, mentre nel nostro paesenon sarebbero favoriti dal pesodella burocrazia e della fiscali-tà. Questa filiera oggi contaquindicimila persone solonella Bassa; eppure molte stal-le sono chiuse e materie primecome il latte, per esempio, arri-vano prevalentemente da altripaesi, mentre la nostra agricol-tura non ha alcun margine a causadel costo del lavoro che supera il 70per cento. Il nostro è un paese cheassiste al depauperamento delle suerisorse nel momento in cui costringeall’esilio i suoi cittadini più produt-tivi. Chi resta qui, con queste condi-zioni, non può che essere dissidente.

Nel nostro caso, continuiamo ainvestire qui perché abbiamocostruito importanti partnership congruppi industriali internazionali peril centro nord, offrendo un serviziosu misura di eccellenza anche graziealla conoscenza dettagliata della

materia prima che trattiamo e deidistretti in cui operiamo. Inoltre,abbiamo costituito un cluster aero-nautico emiliano romagnolo, IR4I –Innovation Researh For Industry –che oggi conta quasi cinquantaaziende di eccellenza del territorio,con l’intento di procurare lavoro daridistribuire e di rilanciare le diverseprofessionalità dei nostri collabora-tori e partner. Chi produce, invece,oggi deve fare i conti con un paeseche gli è avverso nel pregiudizio chefare impresa equivalga a un profittoche va a esclusivo vantaggio del-l’azienda. Il paese deve capire chel’impresa è un suo patrimonio checonsente un benessere diffuso, perquesto non serve che le amministra-zioni chiedano alle imprese una

politica di welfare, se sperperano isoldi pubblici a esso destinati. Inostri figli chiederanno conto non diquello che è stato perso, ma di ciòche gli è stato lasciato, perché è sem-pre meno di quello che abbiamoperso. Occorre che siano valorizzatele attività che hanno ancora unatenuta e proseguono la nostra tradi-zione di eccellenza, nonostante unacrisi che ha penalizzato soprattuttole aziende rivolte più al mercatointerno che a quello estero.

Come constata la dissidenza dell’im-presa in questo momento?

Nel periodo più acuto della crisi,noi siamo stati i primi in Italia, senon gli unici, a ottenere un prestitochirografario fra amici, parenti edipendenti, che abbiamo ampia-mente restituito, raccogliendomezzo milione di euro in appenaquattro mesi e scommettendo sulfuturo di questo territorio, mentrediversi studi di consulenza consi-gliavano tagli al personale per ilproseguimento dell’azienda. Comepotevamo mandare a casa i nostricollaboratori che fanno parte delpatrimonio attivo di questa impre-sa? Occorrono almeno due o tre anniper formare un collaboratore, con ilrischio che non riesca a sentire que-sto lavoro come proprio. Il risultatoè stato che l’amministratore non hapreso un euro e ha scommesso tuttoil credito degli investitori nel rilan-cio dell’attività e, appena abbiamopotuto, abbiamo assunto nuovi col-laboratori, mentre tuttora alcunepersone ci chiedono se abbiamobisogno di soldi da investire in

materia prima. Ci sono ancora tante persone

che scommettono sul futurodel paese, come ad esempiodimostrano le zone colpite dalterremoto in Emilia, dove cisono imprenditori che nonhanno preso un soldo per séper pagare prima i dipendenti,poi l’azienda, dopo i figli e infi-ne onorare gli oneri fiscali eamministrativi. In queste zoneabbiamo sostenuto alcuninostri clienti, perché anch’essicostituiscono il nostro patri-monio nel momento in cui siavvalgono dei prodotti che fac-ciamo e utilizzano tutte lenostre risorse, garantendociuna costante crescita professio-

nale e riconoscendo i nostri sforzi.Questa è la dissidenza dell’impresache ha tenuto in vita il paese nel suomomento più buio, con propostecostruttive quando c’era chi nonvedeva prospettive, salvo andarse-ne, o era obbligato a chiudere l’atti-vità con la politica dei concordatifallimentari. L’imprenditore italianoè umiliato quando non riesce più aesprimere i suoi talenti e quando èprivato della possibilità di confron-tarsi su quello che è capace di fare,per questo, in Italia, resta l’ultimodissidente.

BRUNO CONTIpresidente di Sefa Holding Group S.p.A., Bologna

LALA DISSIDENZADISSIDENZA DELLDELL’IMPRESA’IMPRESA

Bruno Conti

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Mentre molte aziende ritengonoessenziale spostare la produzioneall’estero, il Gruppo Termal invecerichiama gli investimenti dalla Cina perrilanciare le sue attività a Bologna.Quale occorre che sia la direzione dellepolitiche economiche del paese per favo-rire gli investimenti in Italia per il pros-simo futuro?

La decisione di rilocalizzare laproduzione industriale a Bologna haavuto un notevole impat-to mediatico. Ha attrattol’attenzione più per lastranezza della notiziache per i presupposti chehanno originato questaazione economica. Ne èemerso un giudizio diimprenditore visionario econtrocorrente, degno disimpatia per il suo corag-gio, ma niente di più diun caso atipico. In realtà,alla base ci sono presup-posti macroeconomici eragionamenti competitiviche presto produrrannotanti altri casi analoghi. Ilnostro non è un esempioma il segnale di avvio diun processo. Quindi nonsi tratta di favorire questiinvestimenti ma di mettere il paesein condizioni di riceverli. La cosa èmolto diversa.

In quali termini?La Cina è passata dal comunismo

economico all’economia di mercato,mettendo in gioco il suo punto diforza: la grande quantità di mano-dopera disponibile a prezzi straccia-ti e la certezza politica di far ritorna-re agli investitori esteri tutti i profit-ti che eventuali investimenti avreb-bero prodotto, unitamente a una tas-sazione per loro favorevole. In ven-t’anni, questa politica ha causato iltrasferimento di buona parte dellaproduzione mondiale nel celesteimpero. La Cina è diventata la fab-brica del mondo. La ricetta è statamolto semplice e gli effetti si sono

manifestati rapidamente, ma adessola situazione si sta modificandoaltrettanto rapidamente.

Non è più conveniente investire inCina?

Occorre distinguere. La manodo-pera non qualificata viene fornita aun prezzo ancora conveniente ma lerisorse tecniche, commerciali emanageriali costano praticamentecome un neolaureato italiano.

Quindi il vantaggio dipende dallatipologia produttiva che si impianta,di quali forze di lavoro necessita. Daun paio d’anni, poi, la situazionecinese è in ulteriore evoluzione. Larilevante differenza economica fra laretribuzione di un operaio e di ungiovane manager era dettata dallascarsa quantità di giovani istruitiche sapessero le lingue estere, chepossedessero abilità informatiche eche avessero una formazione uni-versitaria. Oggi la quantità di lau-reati cinesi è enorme e si è formatauna classe media diffusa nel paese.Si parla di oltre 300 milioni di perso-ne qualificabili come ricche. Ilgoverno ha quindi stabilito perlegge una crescita dei salari deglioperai da applicarsi annualmente.

Sono due anni che si riscontra unaumento dei prezzi della manodo-pera dell’ordine del 20 per centoannuo, per ridurre il gap fra operai estaff direttivi. Insomma, il comuni-smo liberista sta riscoprendo la pro-pria anima statalista. Inoltre, gliaccordi internazionali sul valoredella moneta cinese stanno produ-cendo una progressiva rivalutazionedello yuan nei confronti del dollaroe quindi delle monete occidentali:dal rapporto 8 a 1 di pochi anni fa,oggi siamo a 6 contro 1.

Anche questo aspetto incide sullacompetitività della produzione cine-se. L’apprezzamento valutario èinoltre destinato a intensificarsi inquanto la crescita salariale sta ali-mentando una forte inflazione con il

rischio di un aumento delprezzo delle importazio-ni. La Cina come fabbricadel mondo necessita diun forte import di mate-rie prime. La valuta cine-se è destinata dunque aun forte apprezzamentoper contrastare l’aumen-to dei prezzi dei beniimportati anche sulladomanda interna. A tuttociò si aggiunge la variabi-le ambientale. In dicem-bre si è formata suShanghai una cappad’aria inquinata di pro-porzioni enormi conun’elevata quantità dipolveri sottili (pm 2,5,tanto piccole da penetra-re non solo per inalazio-

ne, ma anche attraverso la pelle) eper questo è stata interrotta ognitipo di circolazione, compresa quelladi treni e aerei. È stato veramenteimpressionante assistere allo scena-rio di una città da 13 milioni di abi-tanti, obbligati a stare chiusi in casa,che ha fermato tutte le sue attività.Questo fatto ha avuto uno scarsorisalto sui media occidentali, ma noieravamo là con il nostro staff quelgiorno. È prevedibile un interventodel governo che tenda a ridurre ilruolo di fabbrica del mondo. Sonoquindi tante le situazioni che stannotrasformando la Cina da paeseesportatore a paese maturo, con unaforte economia interna e con impor-tazione di beni di consumo di quali-tà.

GIORGIO GIATTIpresidente del Gruppo Termal, Bologna

DALLADALLA CINACINA ALLALL’EMILIA’EMILIAROMAGNA: NUOVE FRONTIEREROMAGNA: NUOVE FRONTIEREPER LPER L’IMPRESA’IMPRESA

Giorgio Giatti

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Prevede un esodo dalla Cina?Chi è andato là per produrre beni

di esportazione dovrà rientrare. Èdiversa la situazione per i beni ade-guati al mercato interno. In ognicaso si renderà necessario tornare aprodurre in modo più diffuso nelmondo e i paesi con vocazionemanifatturiera avranno grandiopportunità.

Quale apporto può dare la politica perconsentire all’Italia di cogliere questaopportunità?

Il mercato è e rimane globale equindi retto dal principio della com-petitività: il lavoro e la ricchezza sispostano e si impiantano nei paesipiù disponibili alla gara competiti-va. Dobbiamo pertanto competerecon i tedeschi, con i francesi e con glispagnoli, oltre che con gli americani,per poter riacquisire quote di produ-zione. Dovremo misurarci quotidia-namente su questo punto nell’attivi-tà economica. Quindi ci vuole com-petitività, competitività e ancoracompetitività. Ma quest’analisi èdistante anni luce dalla visione delmondo della politica. Nell’arco diun decennio il nostro paese ha persocirca 10 punti di competitivitàrispetto alla Germania, che è ilnostro principale concorrente mani-fatturiero. Dobbiamo riacquisire lospazio perduto e dobbiamo farlovelocemente per poter essere prontialla nuova fase economica mondialeche l’evoluzione cinese sta produ-cendo.

In Italia non è stato messo indiscussione nulla, dalla riduzionedella spesa ai costi della politica edella burocrazia, agli sprechi,all’inefficienza dell’apparato pubbli-co. Si discute di evasione fiscale, chein termini macroeconomici non èaffatto rilevante, anziché parlare dicome incrementare la produzione diricchezza. In pratica, viene aumen-tata la spesa pubblica, creando disa-vanzo, per poi richiederne la coper-tura l’anno successivo attraversol’aumento della fiscalità, incolpandodi ciò un evasore, praticamente fan-tasma, per giustificarsi di fronteall’opinione pubblica. Questo giocodell’oca va avanti da decenni. Laspesa pubblica, pari al 23,6 per centodel PIL nel 1951, è oggi al 51,2 percento del PIL. L’evasore viene indi-viduato strumentalmente nella cate-goria degli indipendenti, che eserci-

tano un’attività di impresa o di lavo-ro autonomo abituale, ma questisono solo il 5 per cento dei41.300.000 contribuenti IRPEF emediamente il reddito da lorodichiarato è molto più alto di quellodichiarato dai dipendenti. Un falsocomunicativo di proporzioni titani-che.

Cosa occorrerebbe fare?La politica, anziché incolpare,

dovrebbe ridare competitivitàall’imprenditoria, che produce la ric-chezza del paese. Recentemente laSpagna ha varato riforme importan-ti e ha ridotto lo spread sui bondtedeschi al di sotto del nostro livello.La più significativa è la modifica dellimite dei dipendenti delle aziendeda non superare per avere una tota-le flessibilità nel mondo del lavoro.È stato portato a cinquanta. InGermania è stato introdotto il sala-rio minimo orario di 8,5 euro perora. Noi abbiamo bisogno di riformeanaloghe.

Occorrerebbe rendere flessibile illavoro, in modo da ridurre i rischid’insuccesso e attrarre investimentida parte di imprese estere e di picco-li imprenditori, per incentivarli adaumentare le dimensioni aziendali ecompetere in Europa sotto il profilodella ricerca, dell’organizzazioneaziendale e del capitale proprio.Occorre ridurre il livello di tassazio-ne per le aziende che investono in

sviluppo e avere un costo del lavorocompatibile al valore di mercatodella propria produzione. Ciò ciconsentirebbe anche di svilupparesettori ad alta intensità di manodo-pera come turismo e agroindustria,che è illusorio pensare di riavviarealtrimenti.

Quali dovrebbero essere gli interventinormativi?

È essenziale alzare da 15 a 100dipendenti il limite che deregola-menta le PMI e quindi sopravanzarela Spagna, introducendo, come giàaccade in tutta Europa, il salariominimo orario per legge al posto deicontratti unici nazionali aventi valo-re di legge.

Potremmo posizionarci fra i 7 eurodel Regno Unito e i 4 della Spagna equindi al di sotto della Germania.Inoltre, occorre aumentare l’ACE(acronimo di Aiuto alla crescita eco-nomica, art. 1, Decreto salva Italia)fino al 7 per cento e raddoppiarlaper un limitato periodo di tempo nelcaso di fusioni aziendali, per attrar-re capitali e aumentare le dimensio-ni delle imprese.

L’ACE è uno strumento che con-sente di ridurre l’imposizione fiscalenelle aziende qualora aumentino ilcapitale proprio. Sono modifichelegislative semplici ma di grandeefficacia. Emuliamo la Cina senzaperdere di vista i nostri concorrentieuropei.

Grafico tratto dal bollettino economico della Banca d’Italia

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“Venuta la sera, mi ritorno in casa, etentro nel mio scrittoio; et in su l’usciomi spoglio quella veste cotidiana, pienadi fango e di loto, et mi metto panni realiet curiali; et rivestito condecentementeentro nelle antique corti degli antiquihuomini, dove, da loro ricevuto amore-volmente, mi pasco di quel cibo chesolum è mio, et che io nacqui per lui;dove io non mi vergogno parlare conloro, et domandarli della ragione delleloro actioni; e quelli per loro humanitàmi rispondono”. Così scriveva NiccolòMachiavelli il 10 dicembre 1513 a

Francesco Vettori, durante il suo esilioda Firenze, nella sua Villa inSant’Andrea in Percussina, dove diedealla luce Il Principe. Il Gruppo ItalianoVini (GIV) ha il grande merito di avererestituito la villa al suo splendore e diavere acquisito i vigneti che furono delgrande segretario fiorentino, fondatoredella politica moderna.

Ma l’Antica Fattoria Machiavelli èsolo una delle 15 cantine storiche che ilGIV ha saputo valorizzare, a partire dal1986, anno in cui si è insediato nellasettecentesca Villa Belvedere, a

Bardolino, sul Lago di Garda, da cui faviaggiare milioni di bottiglie all’anno,ambasciatrici dell’Italia nel mondo…

Rappresentare l’Italia del vino intutte le sue declinazioni regionali e

di etichetta è un rilevante ele-mento di attrazione del GIV sulmercato estero. Dal Friuli allaSicilia, possiamo accompagna-re il consumatore alla scopertadei vitigni e dei brand caratte-ristici di ciascuna zona, propo-nendo una panoramica efficacee definita dell’offerta vitivini-cola italiana.

Il successo del vino italianonel mondo è molto legato allaristorazione: anche in paesicome la Francia, dove la risto-razione è radicata, l’Italia con-serva una precisa nicchia dimercato, in cui s’inseriscenecessariamente anche il vino.

Sappiamo che gli italiani, sto-ricamente, sono bravi ‘nel pic-colo’ ma hanno difficoltà nelgestire ‘il grande’: da questopunto di vista, il Gruppo GIVrappresenta la piccola dimen-sione, con la presenza dellediverse cantine di proprietà delGruppo, ma anche ‘il grande’,in quanto a fatturato (circa 370milioni di euro) e a un’organiz-zazione aziendale che consenteinvestimenti, ricerca, innova-zione, penetrazione nel merca-to. Giochiamo ciascun giornoun delicato equilibrio tra ilmantenimento della ridottadimensione produttiva dellasingola cantina – conservativanei crismi di prodotto e di lavo-

ROLANDO CHIOSSIvice presidente del GIV (Gruppo Italiano Vini)

DALLE VIGNE DI MACHIADALLE VIGNE DI MACHIAVELLIVELLIALLAALLA VVALORIZZAZIONE DIALORIZZAZIONE DI15 ETICHETTE IT15 ETICHETTE ITALIANEALIANE

Un vigneto dell’Antica Fattoria Machiavelli

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razione – e la messa a regime dell’or-ganizzazione generale: logistica,informatica, trasporti. I clienti delGIV in tutto il mondo possono acce-dere alla più grande scelta di viniitaliani di qualità attraverso unaprocedura semplificata: un soloordine, una sola consegna e una solafattura. Un vantaggio competitivoimportante, che riflette la ricetta fon-damentale del nostro successo:guardare ai mercati esteri non intac-cando il legame con i territori.

La bottega rinascimentale aveva unadimensione intellettuale: da una piccolarealtà nascevano grandi opere. Pur nonessendo un’opera d’arte in senso stretto,un vino è espressione di una cultura e diuna tradizione che non possono esseremisurate solo in termini economici…

L’Italia è portatrice nel mondo diun modello di vita, di cultura e diun’attitudine all’innovazione a cuiaspirano molti paesi, soprattut-to quelli in crescita, e che dob-biamo saper valorizzare, ancheattraverso l’uso dei mezzi divendita più avanzati, comeinternet. Un moderno rinasci-mento senza internet nonpotrebbe esistere: basti pensareche in Cina, dove il mercato delvino si è aperto solo negli ulti-mi anni, il 20 per cento dellevendite è online.

Ma per avere successo, oltre amantenere una qualità assolutadei prodotti, occorre sfrondarsida quelle eccessive frammenta-zioni che sono da sempre unvizio tutto italiano. I messaggidi cui i nostri vini sono amba-sciatori devono essere coerentinella loro diffusione, per noncreare confusione nell’acqui-rente: non possiamo pretendereche il mondo conosca la nostrastoria locale così a fondo dacogliere e apprezzare tutte leparticolarità legate ai singolibrand e vitigni.

Considerando che la storianon si ripete, un secondo rina-scimento nel nostro settoredovrebbe esprimersi in un rin-novato approccio intellettuale:oggi la grande idea si costrui-sce attraverso il lavoro di tutti igiorni, il confronto con il mer-cato, l’analisi dei gusti, la ricer-ca continua.

Il GIV è espressione dell’in-

contro, del convi-vio (da cum vivere,“vivere insieme”),in cui giornal-mente si portaavanti questa ri-cerca sui diversi emolteplici aspettiche la vinificazio-ne comprende,dai processi diproduzione alpackaging, allasostenibilità am-bientale, temasempre più caro aiconsumatori. E lacultura è un valo-re aggiunto italia-no da giocare evalorizzare, è lanostra carta vin-cente. Rolando Chiossi

La casa in cui Niccolò Machiavelli scrisse Il Principe

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Finalmente anche in Italia oggi leaziende di tutti i settori, grazie a TECEurolab, possono ottenere la tomografiadei loro prodotti e materiali, propriocome avviene con la TAC nella diagno-stica medica già dal 1972. Il 21 novem-bre 2013, al Museo Casa Natale EnzoFerrari di Modena, si è tenuto il RoadShow di presentazione di questa nuovatecnologia con cui siete riusciti ancorauna volta a essere pionieri, offrendo aivostri clienti di settori importanti, comel’aerospaziale, il biomedicale e l’automo-tive, servizi impensabili anche solo qual-che anno fa. Con quali vantaggi?

Con la tomografia industriale èpossibile esplorare l’internodegli oggetti, viaggiarepasso a passo nei loro strati,sezione per sezione, inda-garne i meccanismi comefossero dettagli di un pae-saggio. E questo senza apri-re, danneggiare o modifica-re in alcun modo l’oggettoispezionato, operazioni checauserebbero la perdita diinformazioni indispensabili.La tecnica tomografica èquindi assolutamente nondistruttiva, cosa che ne per-mette l’applicazione ancheal controllo di produzione100 per cento dei compo-nenti critici. In settori come l’aero-spaziale, per esempio, analizzare uncomponente di un satellite può evi-tare una catastrofe, come quella chepotrebbe essere prodotta da unaminuscola delaminazione nella fibradi carbonio con cui è costruito, unavolta che viene lanciato nello spazio.Ma sono veramente tanti i particola-ri critici di oggetti che potrebberomettere a rischio la vita delle perso-ne – come piloti di Formula 1 opazienti sottoposti a dialisi – e chepossono invece essere analizzati conla tomografia, attraverso un preven-tivo controllo non distruttivo, edevitare il peggio.

La tomografia può essere quindi unanello insostituibile nella catena di con-trollo per aumentare la qualità dei pro-

dotti made in Italy?Certamente, non solo in fase di

controllo qualità, ma anche in fase diprogettazione. Consideriamo cheoggi le aziende devono spostaresempre più in alto il livello delle lorosfide tecnologiche, alla ricerca dinuovi prodotti e nuovi mercati. Conl’introduzione della tomografiaindustriale, TEC Eurolab è al lorofianco, mettendole in condizione diverificare attentamente i loro parti-colari, assistendole nello sviluppo eaiutandole nella prototipazione. Leinformazioni ottenute da una scan-sione tomografica sono materiale

inestimabile per i progettisti e con-sentono di ridurre drasticamente itempi e i costi di ricerca e sviluppo.

Possiamo dire che la tomografia daràun contributo importante alla crescitadelle nostre aziende, ma comporta ancheun forte abbattimento dei costi di produ-zione?

La riduzione degli scarti e l’otti-mizzazione del controllo sono almassimo livello finora raggiunto.Sempre più industrie in tutto il pia-neta stanno installando sistemitomografici direttamente in linea diproduzione e ciò consente di ridurredrasticamente l’immissione sul mer-cato di prodotti difettosi, il cui costoeconomico e d’immagine è spessoinestimabile. Basti pensare che latomografia, con un solo passaggio,

consente di rilevare tutte le difettosi-tà e di verificare le geometrie interneanche nei componenti più comples-si, dimensioni altrimenti invisibili efuori controllo. Grazie alle capacitàd’ispezione della tomografia indu-striale, le aziende possono addirittu-ra rivoluzionare le loro tecniche pro-duttive sfruttando al meglio leopportunità del metal to plasticreplacement e della costruzioneadditiva, con enormi vantaggi com-petitivi.

Può citare qualche caso recente da voianalizzato con successo?

Un caso emblematico ha riguarda-to la scansione di una valvola frenoper camion. In esercizio, la valvolaperdeva olio, compromettendo lacapacità frenante, ma, una voltadisassemblata, presentava tutti i sin-goli componenti a norma. Essendocompromessa la sicurezza stradale, iprogettisti erano sottoposti a una

grandissima pressione dallacasa costruttrice, ma nonavevano alcuna informazio-ne per intervenire. La scan-sione tomografica della val-vola assemblata ha permes-so di evidenziare l’erratadeformazione in eserciziodella guarnizione principa-le, individuando quindi lacausa dell’anomalia intempi molto più rapidi econ risultati molto piùsignificativi rispetto alle tra-dizionali tecniche di indagi-ne.

Riporto anche il caso diun sensore plastico rinfor-

zato in fibra di vetro. Poiché talecomponente, di nuova progettazio-ne, non raggiungeva le caratteristi-che di qualità richieste, occorrevaindagare e correggere le sue criticità.La tomografia ha permesso di rile-vare l’effettiva distribuzione dellefibre di vetro all’interno della plasti-ca, evidenziando le zone più inde-bolite su cui intervenire. Ana-lizzando l’orientamento delle fibre,indicativo delle reali dinamiche pro-duttive, è stato poi possibile valida-re e correggere le simulazioni vir-tuali effettuate in fase di progetta-zione. Allo stesso tempo, la scansio-ne ha permesso il completo control-lo difettologico del componente,consentendo la riprogettazione otti-male dello stampo.

MARCO MOSCATTIingegnere, Dipartimento di Tomografia industriale di TEC Eurolab, Campogalliano (MO)

LALA RIVOLUZIONE DELLARIVOLUZIONE DELLATOMOGRAFIATOMOGRAFIA INDUSTRIALEINDUSTRIALE

Scansione tomografica e rilievo delle difettositàin una fusione d'alluminio

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Da sempre attenta a cogliere nella tra-sformazione opportunità per l’invenzio-ne, lei ha inteso che salute e bellezza pos-sono incontrarsi anche nel settore edile.In che modo?

Sono convinta che l’edilizia oggisia a una svolta epocale, in cui, comenel rinascimento, occorre metterel’uomo al centro dei nostri progettie, nel nostro caso in particolare, alcentro della casa. Se consideriamo ilcorpo come un involucro, lacasa è il nostro corpo più gran-de e, se è in salute e curata inciascun dettaglio, anche ilcorpo vero e proprio è in salu-te. A questo proposito, pocoprima delle festività, abbiamoorganizzato un evento perrilanciare il comfort abitativoconnesso al benessere interiore.È un modo nuovo di concepirela progettazione dell’abitazio-ne, che pone al centro dell’at-tenzione il benessere interioredella persona che andrà aviverci. Nell’ambito di un pro-getto abitativo, per esempio, èimportantissimo che il salotto,la zona living sia irradiata ilpiù possibile dalla luce delsole, consentendo nel contem-po di ammirare il panoramaesterno. È una scelta progettua-le che non riguarda semplicementedove collocare il salotto, ma tieneconto di un altro benessere che esigeambienti ariosi e illuminati secondouna precisa regia della luce e dellatinteggiatura delle pareti delle sale.Spesso si dimentica che l’aspettoemozionale che la casa può suscitareè superiore al suo valore patrimo-niale, per questo, nella valutazionedell’acquisto futuro della casa nonbastano più criteri utilitaristici o dipura razionalità.

Lungo questa filosofia e conside-rando il nostro target elevato, abbia-mo progettato e costruito una villa aQuarto Inferiore, a pochi chilometrida Bologna, completa di arredi, lam-

padari e tende, e l’abbiamo predi-sposta ad accogliere il suo acquiren-te come se vi avesse abitato da sem-pre. Abbiamo perfino studiatoun’elegante architettura della lucenelle sale. Anche alcuni ambienti,come la cucina e parte del living,sono stati costruiti su misura dasapienti artigiani del legno. Allaconclusione del progetto, il tagliodel nastro, per dir così, è avvenuto

con l’apertura della villa, che peruna sera è stata teatro di un piccoloricevimento per una cinquantina diinvitati interessati all’acquisto. Gliospiti, sin da quando sono entrati,hanno avuto l’impressione di esserea casa di amici, tanto più che aveva-mo organizzato per ciascun ambien-te un piccolo evento a tema. In cuci-na, per esempio, avevamo una cakedesigner che spiegava come si deco-rano i dolci; nella zona living c’eraun sommelier per la degustazionedei vini; al piano superiore, nellecamere da letto, abbiamo realizzatouna mostra di opere d’arte conun’apposita scenografia che creavaun effetto ovattato. All’ultimo piano,

un sottotetto in legno, approfittandodell’atmosfera natalizia, abbiamosimulato la casa di Babbo Natale coni regali, facendo così anche la gioiadei bambini. Il ricevimento è inizia-to alle 19.00, la cake designer ha ter-minato la torta che abbiamo gustatotutti insieme e a mezzanotte i nostriospiti s’intrattenevano ancora nellesale o chiacchieravano comodamen-te in salotto. La serata è riuscita e gliinvitati hanno valutato anche emoti-vamente il loro progetto di acquisto.

Questo nuovo approccio nell’edi-lizia è essenziale anche per tornare aintendere la casa come luogo diospitalità, predisposto per accoglie-re non solo se stessi ma anche gliamici. Occorre considerare che inItalia veniamo da un periodo in cuila maggior parte delle persone ha

condotto uno stile di vita pro-penso al consumismo semprepiù spinto, sostenuto dallapolitica del credito al consu-mo. In questo contesto, ancheil tempo libero è stato pro-grammato preferibilmentefuori casa, frequentando risto-ranti e luoghi di vacanza esoti-ci per rilassarsi e spesso ricor-rendo anche ai prestiti per que-sto tipo di scelte. Con la crisi,anche le banche hanno ridottoil credito al consumo e i mediatelevisivi sempre più hannoincominciato a evocare sceno-grafie che ricordano ambientiabitativi. È in atto la tendenzaa vivere la casa pienamente, edè riduttivo pensare che siasemplicemente la conseguenzadella crisi dell’edilizia, anzi, èindice di un modo nuovo di

intendere le cose. In effetti, dal mioosservatorio, posso constatare chenon c’è una crisi della domanda e, adifferenza di altri paesi, tra i quali laSpagna, da noi l’offerta è addiritturainferiore alla domanda. In un futuronon tanto lontano ci saranno perso-ne poco abbienti che potrannoacquistare gli immobili esistenti abasso prezzo e altre che, viceversa,potranno acquistare case di nuovacostruzione, complete di tutti gliaccorgimenti del moderno comfortabitativo.

Resta il dato che gli italiani conti-nuano a considerare l’acquisto dellacasa un buon investimento, e a giu-sta ragione.

CRISTINA DALLACASApresidente di Costruzioni Dallacasa Spa,membro del Consiglio di Presidenza Ance Bologna-Collegio Costruttori Edili

LALA VOSTRAVOSTRA CASA:CASA:LALA CASACASA DELLDELL’OSPITE’OSPITE

Cristina Dallacasa

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Dal 1977, Isabella Gualtieri Srl offreun servizio di registrazione dati tantorichiesto da enti pubblici e aziende ditutta Italia che, pur mantenendo la stes-sa sede, al Direzionale 70 di Modena, hadovuto ampliarla negli anni…

Per fortuna, man mano che cresce-vano le esigenze dell’azienda, siliberavano gli uffici adiacenti, percui abbiamo potuto espandere lanostra superficie operativa. Ancheperché la scelta della sede, a cinquechilometri dall’autostrada e a dieciminuti dal centro storico, non erastata casuale. È accaduto e accadetuttora che i nostri clienti provenien-ti da varie città ci consegnino i docu-menti da registrare direttamente coni loro mezzi o per corriere, quindi laprossimità con il casello di ModenaNord è molto apprezzata. Una sedenei cosiddetti “palazzi di vetro” aModena, allora di fresca costruzio-ne, era già di per sé prestigiosa. Seaggiungiamo che di lì a poco sareb-be nata anche la tangenziale, chepassa proprio di fianco a noi e cimette in collegamento praticamentecon tutti i punti nevralgici dellacittà, non possiamo che considerarcilungimiranti.

Voi siete stati pionieri nell’applicazio-ne dell’informatica alle necessità delleaziende moderne che, grazie alla digita-lizzazione, potevano ridurre gli spazidestinati agli archivi di documenti eavere a disposizione una mole enorme didati pronti per l’elaborazione e la verifi-ca immediate, impensabile in passato.Che cosa è cambiato in trentasette anninel vostro lavoro?

Premesso che all’inizio più volteabbiamo dovuto lottare per far rico-noscere la nostra attività per quellache è realmente – servizi o soluzioniper le aziende –, spesso veniva maleinterpretata, poiché, c’era chi, nonapprofondendo la conoscenza diquello che è l’effettivo nostro opera-to, voleva considerarla alla streguadi un centro di elaborazione dati.Oggi finalmente è chiaro che nonvendiamo un prodotto finito: spessonon conosciamo neppure il motivo

per cui un cliente ci chiede una regi-strazione, noi dobbiamo semplice-mente riportare su un tracciato for-nito dal cliente i dati presenti neidocumenti che ci vengono conse-gnati.

All’inizio fornivamo ai clienti ifloppy disk su cui avevamo registra-to fatture, anagrafiche, statistiche oaltri documenti cartacei che ci veni-vano affidati, mentre ora consegnia-mo i file su chiavette USB o addirit-tura li inviamo tramite e-mail.

Certamente, con l’avvento delletelecomunicazioni, oltre che svolge-re il lavoro, se richiesto o indispen-sabile, direttamente presso il cliente,possiamo collegarci in outsorcing esvolgerlo dalla nostra sede, ma intempo reale, evitando inutili sprechinegli spostamenti del personale econsentendo al cliente la possibilitàdi visionare o utilizzare subito i datida noi lavorati.

Quali sono stati i principali strumen-

ti di sviluppo commerciale della vostraazienda in questi anni?

Partiamo dal presupposto che ilnostro lavoro non ha grandi marginidi profitto e non è indicato per chipunta a lavorare poco e a guadagna-re molto. Molte società del nostrosettore hanno aperto e chiuso a voltenell’arco di un solo anno. Comemolte attività di servizio, richiedepassione e dedizione, il cliente devecapire che ci mettiamo a sua disposi-zione e assumiamo in modo assolu-to il compito che ci viene assegnato,come se fosse nostro; deve capireche lo aiutiamo a risolvere i proble-mi, non a crearne di nuovi. Devodire inoltre che per il cliente èimportante poter contare su unasquadra di collaboratrici competentie affidabili in grado di rispondere aqualsiasi domanda o richiesta anchese impegnate a svolgere un altrolavoro. Sono aspetti che contribui-scono ad acquistare la sua fiducia ela sua stima, al punto che diventanostro promotore presso altre azien-de, che negli anni diventano nostreclienti. Questo ha rappresentato unasolida base per il nostro sviluppocommerciale, oltre alla pubblicità,che è stata utile soprattutto nella dif-fusione del nostro marchio.

ISABELLA GUALTIERItitolare del Centro servizi Gualtieri Isabella S.r.l., Modena

LALA SEDE VIRSEDE VIRTUOSATUOSA DELLADELLAREGISTRAZIONE DAREGISTRAZIONE DATITI

Isabella Gualtieri

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La diss idenza in cucina. . . da Danilo

C’è un locale nel cuore di Modena dove gustare la migliore cucina della tradizione modenese, in un ambiente familia-re e sobrio, ma ricco di spirito e di vita; frequentato da persone provenienti da tutto il mondo, che ne fanno una tappa

obbligata quando tornano, anche dopo anni, nella nostra città. È il Ristorante da Danilo, che da oltre quarant’anni offre ai suoi ospiti la qualità e l’eccellenza che solo un’arte traman-

data da generazioni e una ricerca quotidiana delle migliori materie prime possono garantire. Ma dove starebbe la dissiden-za in questa cucina assolutamente obbediente alla tradizione e così disciplinata che non utilizza mai un prodotto acquista-to al supermercato o un cibo precotto?

Se proviamo a chiederlo a Danilo, ci risponderà che ciascun giorno è una sfida riuscire a migliorare rispetto al giornoprecedente, seguendo il tempo, le trasformazioni della società, per reinventare il servizio e l’offerta, per proporre ai suoiclienti piatti della tradizione dimenticati, per capire che cosa occorre modificare se qualcosa non va. In breve, Danilo e lasua brigata, nonostante la fama raggiunta in tutti gli angoli del pianeta, non si siedono mai sugli allori: sta qui la loro dis-sidenza, nell’assenza di fissità e nella ricerca incessante della qualità assoluta. Per questo non si risparmiano e non dannonulla per scontato, e nessuno pretende di essere perfetto, anzi, ciascuno ascolta quando gli viene dato un consiglio o gliviene fatto notare un errore.

Magari, entrando nel ristorante nelle ore precedenti il pranzo o la cena, si sente qualche discussione, a volte può sem-brare un litigio. Ma poi ci si accorge che si sta dibattendo della qualità: “Mamma Angiolina pretendeva che le uova fos-sero di galline allevate dal contadino, non avrebbe mai usato altri tipi di uova per i tortellini, ma neanche per una fritta-ta”, ricorda Paola in tono perentorio. Ci sono cose cu cui non transige chi ha ereditato un’arte dalle mani sapienti che

Da sin.: Sofia, Paola, Danilo, Luca, Cinzia

l’hanno accolta nel loro regno quando, ancora giovanis-sima, aveva chiesto solo d’imparare. E, poiché gli anninon sono riusciti a farle perdere la sua freschezza, Paolanon smette mai di provocare, curiosare, pensare a cosenuove da fare, per onorare la memoria delle donne chel’hanno preceduta e che lei ha ascoltato, come ora i gio-vani possono ascoltare lei e carpire i segreti di questoantico mestiere, in cui l’esperienza non basta mai, nessunrisultato è per sempre e la dissidenza diventa il sale dellavita: come nella cucina di Danilo.

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La storia di Gandini Arredamenti èintrecciata con la storia dell’Italia che siqualifica attraverso nuovi approcci aldesign di qualità, con la guida dellaterza generazione Gandini, che ha fattodel marchio di famiglia una vera e pro-pria tendenza…

Il nostro marchio è stato progetta-to da un noto grafico negli anni ses-santa, all’inizio della nostra storia,avviata grazie all’intraprendenza dimio nonno Alessandro Gandini, chefino a quel momento si era occupatodella vendita di elettrodomestici inun piccolo negozio sulla via Emilia,a Bologna. Quando decise diampliare l’attività, estendendola allavendita di mobili, acquistò uncapannone di 1000 metri quadrati invia Persicetana Vecchia, dove sitrova ancora la nostra sede. Nel-l’Italia del boom economico c’eragrande richiesta di arredamento,tant’è che la nostra azienda ha arre-dato le case di tutti gli operai dellaDucati. La prematura scomparsa delnonno a soli cinquantacinque anni,nel 1988, comportò che la figlia Ritae mio padre, che intanto aveva inco-minciato a lavorare in azienda,rilanciassero i destini del negozio incollaborazione con altri preziosi col-laboratori, alcuni dei quali prose-guono tuttora l’esperienza inGandini Arredamenti. Con la tra-sformazione delle esigenze dellanuova media borghesia italiana, ilnegozio registrava una crescitacostante, divenendo protagonista divarie fiere del settore. Fu allora cheimportanti aziende produttrici,come Poliform, Flexform e Lago,strinsero un’alleanza decisiva connoi, che prosegue tuttora. Dopo averconseguito la laurea in economiaaziendale e un master in comunica-zione a Milano, sono entrato anch’ioin azienda. Sette anni più tardi, èintervenuta un’ulteriore trasforma-zione nella società: la classe media,che avevamo sempre servito, scom-pariva sotto la scure della crisi eco-nomica, andando a ingrossare le filadelle fasce sociali meno abbienti,mentre il divario con il target d’ec-

cellenza aumentava vertiginosa-mente. A quel punto, occorreva rico-minciare da zero e decidere a qualetipo di clientela rivolgerci. Cosìabbiamo avviato una nuova politicadi vendita, rinnovando parte dellostaff e alcuni aspetti gestionali, nonsolo sul versante informatico.Abbiamo rinnovato i rapporti conbanche, fornitori e montatori, maanche l’approccio con i venditori,che sono il motore di questa azien-da. È stata una grande prova dicostanza, per noi e per i nostri colla-boratori, ma siamo contenti di lavo-rare qui dodici ore al giorno, e i

risultati non mancano. Occorremolta decisione per riuscire: in que-sti momenti può bastare lo sconfor-to, anche di una sola persona, per-ché ne risenta l’intera struttura.

Cosa sta accadendo nel vostro settore?Aziende leader del design italia-

no, come B&B Italia, Cassina oZanotta, producono ancora i mustche le hanno rese celebri, reinterpre-tandoli, ma mancano idee veramen-te innovative. I marchi più popolari,invece, hanno spostato la loro atten-zione all’estero, perché in Italia ilmercato è stazionario. Questa situa-zione ha comportato che il rilanciodel settore fosse lasciato all’ingegno

dei venditori, mentre in precedenzac’era uno scambio reciproco d’ideecon le case produttrici, anche per laprogettazione. In Italia ormai nonbasta fare un prodotto di qualità,occorre qualcosa in più, che noi cer-chiamo di dare. E fortunatamente iclienti se ne accorgono.

Lo stato economico del paeserichiede certamente uno sforzo ulte-riore da parte delle aziende, ma isti-tuzioni come il Comune e l’EnteFiera non aiutano, se, come accadeper fiere rappresentative del settore,come il Cersaie, mettono paletti siaburocratici sia economici agli im-prenditori locali, trovando più con-venienti gli introiti che arrivano daiproduttori, che possono sopportaregli attuali costi esorbitanti dellamanifestazione.

Cosa occorre cambiare?Sarebbe importante che le aziende

produttrici investissero di più nellapromozione diretta al pubblico, chespesso non è informato sulla qualitàe sul prezzo dei prodotti, comeavviene, per esempio, nel mercatodell’automobile. Nell’arredamentoc’è ancora molta confusione, anche acausa dell’offerta non sufficiente-mente chiara nella qualità dei mate-riali. Soprattutto in un momento dicrisi, la carta della qualità dei mate-riali e del servizio può essere vin-cente. Noi siamo molto attenti a que-sto aspetto. È infatti importante cheil professionista dell’arredamentoaiuti il cliente a capire come spende-re il budget che ha a disposizione ecome valorizzare ciascun ambientesecondo il proprio stile di vita,seguendolo lungo tutto il processoche lo porterà all’acquisto, dallascelta dei materiali al montaggio.Non a caso disponiamo di quattrodiverse squadre di montatori, chelavorano con noi da almeno diecianni. E il nostro servizio prosegueanche durante il montaggio e dopo,con l’assistenza post-vendita. Ilcliente esce dal negozio più consa-pevole di ciò che desidera davverocomprare e, se acquista, può chiede-re la garanzie sui mobili a noi, non aiproduttori: chi riscontra un proble-ma su un mobile, per quanto garan-tito, deve poter rivolgersi a chi glie-lo ha venduto. Per mantenere questotipo di servizio gli oneri sono eleva-ti, ma questo è lo stile Gandini, lostile della qualità.

LUCA VENTURIamministratore delegato di Gandini Srl, Bologna

NUOVI SCENARI PER ILNUOVI SCENARI PER IL DESIGNDESIGNDI QUALITÀDI QUALITÀ

Aleksej Vasil’evic, olio su tela

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Noto in tutta Italia, e non solo, comerealtà di eccellenza nel trattamento dellepatologie dell’apparato locomotore dinatura traumatica, chirurgica e cronica,il Centro Riacef è dotato delle piùmoderne attrezzature e tecniche di riabi-litazione – fra cui fisiochinesiterapia,magnetoterapia, osteopatia, massaggi emanipolazioni – e ospita nella propriastruttura due palestre, una piscina pro-gettata secondo le più recenti acquisizio-ni in tema di riabilitazione in acqua euno spazio attrezzato esterno, per ilrecupero funzionale “sul campo” e lariattivazione delle gestualità tecnicosportive.

Non a caso, la campionessa azzurra ditiro con l’arco, Natalia Valeeva, hadichiarato di recente che essere seguitada un fisioterapista come lei l’aiuta adaffrontare le sue prove più difficili con lamassima serenità…

Da ventisette anni, seguiamosquadre sportive, come la NazionaleCantanti, per esempio, e singoli atle-ti nella preparazione di gare impor-tanti anche all’estero o nella riabili-tazione in seguito a infortuni. È unaspetto del nostro lavoro che impli-ca grande responsabilità, per la fidu-cia personale che riceviamo da partedei tecnici e degli stessi atleti.

Ma il nostro approccio non cam-bia: ciascun paziente che si rivolge anoi, indipendentemente dalla suaattività e dall’urgenza di tornare asvolgerla, viene seguito con la stessacura, tenendo sempre presente l’uni-cità della persona, nonché la partico-larità della patologia. Per questo ilpercorso, pur basandosi su lineeguida dettate dalla letteratura scien-tifica, è sempre personalizzato.

Il successo di Riacef dipende prin-cipalmente dal lavoro quotidianodegli operatori, che con i pazientisanno mantenere il sorriso e la cor-dialità per creare un clima di tran-quillità, insieme al distacco profes-sionale, che consente d’intervenireefficacemente quando occorre.

Da dove deriva il nome Riacef?Trentaquattro anni fa rilevai un

ambulatorio che si chiamava Riace,

come la località della Calabria in cuifurono ritrovati i famosi bronzi.Aggiunsi una F che sta per “fisiote-rapia”, ma l’immagine dei bronzi,emblema di salute e forza del corpo,funge tuttora per noi da ispirazionequotidiana ed esercita un suo appe-al anche al di fuori dell’Italia. Tant’èche, a questo proposito, nel corsodel prossimo anno apriremo unafiliale in Spagna, ad Alicante, dovemanca un centro specializzato nellafisioterapia “all’italiana”, ossia dialto livello, in cui anche i dettaglivengano considerati rilevanti per lacura della “persona” nella sua glo-balità e non ci si limita a trattare lasingola patologia.

E, tuttavia, il vostro Centro è partico-larmente impegnato anche nella ricercae nella formazione…

Infatti abbiamo stabilito partner-ship con le più note aziende produt-trici di macchinari per la riabilitazio-ne, che ci mettono a disposizione gliultimi ritrovati, in modo che possia-mo condividere con loro il nostroprotocollo e le osservazioni sullepossibili migliorie applicabili. C’èquindi un flusso costante di scambiche contribuisce alla ricerca eallo sviluppo tecnologico,che ci trova sempre inprima linea.

Inoltre, le Uni-versità di Ferrara, diBologna e di Ve-rona ci affidanoannualmente iloro studenti perun’esperienzasul campo e cosìdiamo un ap-porto alla for-mazione di fu-turi operatoridel settore quali-ficati, in grado dicontare su unaprima esperienzadi alto standard.

Che cosa significafare impresa in questosettore in Italia oggi?

Il nostro fatturato non ha avutograndi flessioni, nonostante sia dav-vero difficile fare impresa nel nostropaese, soprattutto in questo momen-to. Si sa che il settore dei servizisubisce maggiormente gli effetti del-l’instabilità economica. Per cui, que-sto non sarebbe il momento miglioreper investire. Tuttavia, noi non ab-biamo mai smesso di farlo, perchémettiamo il cuore alla base delnostro fare impresa per dare un ser-vizio di qualità, spesso al di là deipregiudizi di chi mira solo al contoeconomico, come le banche, che inquesto momento non stanno svol-gendo il ruolo di promotori dellosviluppo, che avevano svolto in epo-che precedenti.

Ma noi non ci lasciamo fermaredalle difficoltà, anzi, all’inizio diquest’anno apriremo una succursaleRiacef a Spezzano, in provincia diModena, una meravigliosa strutturain collina, immersa nella natura, unCentro con un orientamento legger-mente diverso rispetto alla sedeprincipale, fortemente caratterizzatadalla traumatologia: Spezzano man-terrà un 40 per cento di attivitàambulatoriale medica, mentre per ilresto si dedicherà alle tecnichemanuali, alla rieducazione posturalee alla cura del corpo a correzione diuno stile di vita disarmonico.

GIULIANO SACCHItitolare del Centro di Fisiochinesiterapia e poliambulatorio Riacef, Modena

RIACEFRIACEF, AMBASCIA, AMBASCIATORETOREDELLADELLA FISIOTERAPIAFISIOTERAPIA ITITALIANAALIANA

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Il settore della disinfestazione com-prende diverse specializzazioni, cheI.S.B. esegue con una ricerca e un’espe-rienza di oltre trent’anni. Quali sonoattualmente gli aspetti che ne condizio-nano l’intervento?

Il settore della disinfestazione edella derattizzazione è in continuatrasformazione, sia per le tecniched’intervento, differenti a secondadel tipo di animale da trattare, siaper i prodotti che utilizza, ma ancheper le normative, che cambianocostantemente. Negli ultimi anni,infatti, a differenza del passato,diversi principi attivi non possonoessere utilizzati perché sono ritenutinocivi per l’uomo dalle normativeeuropee, che ormai si pronuncianoanche su questo. Non sempre, però,tali norme costituiscono un realevantaggio per gli utenti, come dimo-stra il fatto che gli stessi principi atti-vi sono invece ammessi nel settoreagricolo, per esempio. Eviden-temente, le aziende produttrici nonhanno interesse a difendere l’utiliz-zo di quei principi che non sonocommercialmente remunerativi. Ilrisultato è che oggi abbiamo menostrumenti per operare con efficacia.

Inoltre, negli ultimi anni, il settoreè stato oggetto di oneri burocraticiche rendono sempre più complessala gestione amministrativa delle pic-cole aziende. I parametri degli studidi settore, per esempio, cambianoormai ciascun anno, peraltro nontenendo conto delle situazioni reali,in cui spesso è impossibile raggiun-gere i fatturati indicati. Non è raro,quindi, che le piccole aziende didisinfestazione cedano il loro know-how alla divisione disinfestazione dialcune multinazionali, che operanonel mercato con prezzi notevolmen-te ridotti, attraendo l’attenzione del-l’utente sprovveduto. Negli appaltipubblici, poi, si registrano casi diservizi offerti con un ribasso fino al71 per cento del costo della presta-zione.

Nel vostro settore sono nate molteaziende in questi anni e altrettantehanno chiuso. Come spiega questo feno-

meno?La disinfestazione non consiste

solo nel dare l’insetticida, cosa di cuiciascuno è capace, anche se con ilrischio di assumere le sostanze chi-miche che disperde nell’ambiente eche devono essere utilizzate con ledovute protezioni. Il nostro lavororichiede tempo e una formazionespecifica, che si apprende in anni dipratica e attraverso specifici corsiper i diversi tipi d’intervento. Èinfatti importante conoscere i paras-siti e gli animali che si devono com-battere, qual è il prodotto miglioreper debellarli e il periodo giusto perfarlo. Oggi, chi fa disinfestazione, senon segue queste modalità, è desti-nato a fallire. L’investimento iniziale

dell’azienda serve a garantire laqualità dei servizi: l’utente allettatoda chi specula, proponendo unbasso costo finale dell’intervento,dovrebbe chiedere quali sono le pre-stazioni che eroga nello specifico.

Quali sono gli interventi per unadisinfestazione efficace?

È importante ricordare che pro-prio in tempi di crisi occorre unabuona disinfestazione, ne va dellasalute dei cittadini. Il trattamentopiù frequente che eseguiamo è quel-

lo negli appartamenti contro la blat-tella germanica e prevede l’utilizzodi gel inodore, assolutamente nonnocivi, né per l’uomo né per gli ani-mali domestici. Per altri tipi d’inset-ti, in particolare per le cosiddettecimici dei letti, usiamo l’azoto liqui-do, che uccide congelando l’insetto.In Italia, la cimice dei letti era scom-parsa ma, negli ultimi anni, è torna-ta alla ribalta insieme alla blatta acausa dell’immigrazione e del traffi-co internazionale delle merci.Generalmente si annida nei mate-rassi, nel caso siano in lattice, si puòannidare comunque nella trama delcotone e nelle cerniere lampo e se nepuò scoprire la traccia attraversopiccole macchie di sangue sulle len-zuola, causate dalla puntura dell’in-setto nelle ore notturne.

La disinfestazione è indirizzataagli insetti – compresi vespe e cala-broni, che possono essere pericolosiper l’uomo – e si può intervenireanche con la criodisinfestazioneovvero con l’azoto liquido, la derat-tizzazione invece è utilizzata controi roditori. Noi effettuiamo anche ladisinfezione, un trattamento anti-batterico che si fa in casi particolari.Anche la periodicità dell’interventoè importante per un servizio effica-ce. La blatta orientale, detto anchescarafaggio nero, per esempio,richiede tre trattamenti all’anno e inperiodi caldo umidi. Lo stesso valeper la cosiddetta blattella germani-ca. Per quanto riguarda la derattiz-zazione, occorre calcolare quantierogatori mettere negli ambientid’intervento ed effettuare controlliperiodici. In questi casi non lascia-mo esche avvelenate nell’ambiente,che così è più sicuro, ma catturiamoi topi e i ratti in contenitori specificidotati di un liquido che li uccide ene impedisce la decomposizione;segue il recupero periodico o susegnalazione del cliente, avvisatodalla spia accesa della macchina cheutilizziamo nell’intervento.

Sul mercato operano anche ditteche offrono i loro servizi a un prezzofino a un terzo in meno rispetto alnostro, ma occorre considerare che iprodotti di qualità e la professionali-tà hanno un costo. Non a caso, cicapita spesso d’intervenire a seguitodi lavori eseguiti da altre ditte, men-tre noi non abbandoniamo mai ilcliente dopo l’intervento.

GAETANO MOSCATTtitolare di I.S.B. Disinfestazioni, Bologna

COME FCOME FARE UNAARE UNADISINFESTDISINFESTAZIONE EFFICACEAZIONE EFFICACE

Aleksej Vasil’evic, olio su tela

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L’alimentazione sta assumendo unavalenza sempre più importante rispettoal passato e, se il successo di cibi ricchidi grassi e proteine ha avuto il suo apicenel periodo del boom economico, comesegno di benessere e status sociale, oggil’interesse si sposta sulla qualità dei pro-dotti, con un’attenzione particolare allalavorazione della materia prima…

Ritengo che gli alimenti di naturabiologica, meglio ancora se biodina-mica, siano sempre preferibili per-ché sono il risultato di un trattamen-to naturale, che non contempla adesempio l’uso di concimi chimici,ma tiene conto anche di altri fattoricome le fasi lunari nelle operazionidi semina e coltivazione, le rotazionicolturali e così via. Se gli alimentiassunti sono di qualità, anche ilsapore e i valori nutrizionali sonodifferenti. Ecco perché è importanteil metodo di cottura, che incide

molto sulle proprietà oraganoletti-che dei cibi. Inoltre, è consigliabileprivilegiare una dieta che mantengaun corretto equilibrio acido basicodel nostro corpo, per questo ho tro-vato interessante il metodo Kusminfra i cui suggerimenti fondamentalitroviamo la riduzione del consumodi carni e derivati animali, l’elimina-zione dello zucchero bianco e dicereali raffinati, nonché l’assunzionedi grandi quantità di frutta e verdu-ra. Anche la dieta che tiene conto deigruppi sanguigni è estremamenteinteressante, sebbene con alcuneriserve.

Più volte, anche in ambito oncologico,è stato sconsigliato il consumo di carneche favorisce le malattie degenerative…

Conosco casi di diverse personeche hanno risolto patologie, anchegravi, modificando strutturalmentel’alimentazione. Del resto, migliora-

re il proprio stile di vita significaanche accettare un nuovo regime ali-mentare. In questo senso, è interes-sante approfondire la ricerca diGabriella Mereu, secondo la quale laguarigione di ciascuno dipendeinnanzitutto dalla decisione diavviare una propria ricerca pergiungere alla salute, anziché dele-garne la responsabilità in modo tota-le al medico o ad altre figure profes-sionali.

Come disintossicarsi dagli eccessi ali-mentari che spesso accompagnano lefestività natalizie?

Basterebbe fare riferimento allanostra tradizione culturale alimenta-re, che prevede ad esempio il digiu-no una volta alla settimana.Suggerisco anche le cosiddette tera-pie chelanti, che rimuovono dall’or-ganismo i metalli pesanti, semprepiù spesso presenti negli alimenti, ol’utilizzo di metodi kinesiologici pereliminare le tossine, ma funzionanobene anche le classiche tisane e alcu-ni amari, come quello alle erbe sve-desi, un liquore ricavato da dodicierbe da assumere al mattino perdepurare il fegato. Sono ottimimetodi depurativi e a basso costo.

GABRIELE BOTTEONsocio del ristorante Gaya Cafè Project, Bologna

LL’ALIMENT’ALIMENTAZIONE GIOVAZIONE GIOVAAALLAALLA SALUTE SALUTE

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Molti si chiedono in che cosaconsista la formulazione “low

cost”, riferita all’offerta di prestazio-ni sanitarie, che compare sempre piùspesso sui media, nei talk show e inalcune offerte promozionali. In-nanzitutto, si tratta di un’offerta pri-vata, che può essere fatta anche instrutture convenzionate con il SSN.Poi, non basta parlare di prestazionisanitarie private scontate, potrebbeindurre a pensare che si tratti di pre-stazioni di livello inferiore, cosaimpossibile oggi, con l’introduzionedegli standard di qualità. Si trat-ta delle stesse prestazioni con-trollate erogate privatisticamen-te, a tariffe più basse ma concor-date, che salvaguardino la digni-tà dei sanitari e il decoro dellestrutture ospitanti. Certamente,la crisi, a livello di sanità pubbli-ca, ha comportato la reintrodu-zione dei ticket, e per quantoconcerne i cittadini, l’obbligo dipagarli, nonostante le stesse lun-ghissime liste d’attesa. A prezzinon molto superiori, con struttu-re che applicano la medicina“low cost”, possono fare esamiambulatoriali o piccoli interventisanitari in tempi molto più brevi.Ciò è importante soprattutto peresami dirimenti fondamentali,come le mammografie. Per gliinterventi, si sta diffondendosoprattutto in campo odontoia-trico e dermatologico.

La medicina “low cost” sicaratterizza anche perché utiliz-za in modo ottimale i dispositivi,anche tecnologici, che la ricercain campo strumentale offre oggiai medici. Oggi molte struttureche la applicano si stanno riu-nendo in un’Assolowcost dicoordinamento.

La stima di questa organizza-zione riportata dal Censis è di unaumento di attività del 25-30 percento all’anno, per un giro d’af-fari di alcune centinaia di milio-ni. Si tratta di una piccola masempre più ampia fetta degli 11

miliardi di euro spesi dagli italianiper la sola sanità privata ambulato-riale. Il professor Mario Del Vecchio,insieme a Valeria Rappini, ha realiz-zato per la Bocconi di Milano unostudio sulla sanità “low cost”, dovesi stima che in queste strutture il cit-tadino spende tra il 30 e il 50 percento in meno rispetto alle struttureche non la applicano. Lo studio con-clude spiegando che “il low cost,trapiantato da contesti molto diffe-renti, sembra aver superato la fasecritica ed essere avviato ad assume-

re un ruolo specifico nell’insiemedelle risposte a una domanda pres-sante di servizi sanitari”.

Ricordiamo che l’attività low costè diversa dal volontariato e anchedalle prestazioni erogate da struttu-re ONG e altre strutture non profit.Deve avere volumi alti e processiproduttivi pensati per risparmiare,senza comunque escludere il profit-to.

Concludiamo con il parere diAmedeo Bianco, presidente dellaFederazione degli Ordini dei medi-ci: “Il low cost non è sinonimo dibassa qualità. L'importante è che laconcorrenza si faccia senza che ven-gano meno gli standard di sicurez-za. Dobbiamo stare quindi moltoattenti al rispetto delle regole, anchedi quelle riguardanti gli ambienti e iltrattamento del personale”.

ANGELA SFORZAricercatrice

CHE COS’È LACHE COS’È LA MEDICINAMEDICINALOW COST LOW COST

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