Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran...

7
Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Andrea Fagioli Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 9 dicembre 2018 el folto calendario delle “giornate mondiali” ce ne sono alcune di indiscutibile rilevanza, che ricevono una giusta attenzione a livello mediatico. Una di queste l’abbiamo celebrata due settimane fa: la giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne. Un tema lancinante e ancora troppo attuale. Dagli abusi sessuali ai femminicidi, dal fenomeno delle spose bambine alla prostituzione coatta, è una galleria di orrori che quotidianamente ci mette di fronte all’assurda idea che la donna sia un essere subalterno, una proprietà esclusiva e un oggetto di compensazione delle frustrazioni del maschio. Una crescente incapacità di riconoscere la libertà dell’altro, anche quando questa cozza con la personale autostima e il riemergere di relazioni sociali violente e primitive contribuiscono al diffondersi e al perpetuarsi di realtà intollerabili e insensate di brutalità contro le donne. In questi giorni mi sono imbattuto in un risvolto inaspettato di questo tema. Nel calendario cattolico ci sono patroni a cui rivolgersi per qualsiasi tipo di problema o specifico bisogno. Ebbene, proprio la santa di cui sono occupato ampiamente negli ultimi anni, Eurosia di Jaca, martire spagnola del primo millennio, è stata in passato invocata come patrona contro la violenza, oggi si direbbe «di genere», sulle giovani donne. La notizia è contenuta in un breve saggio pubblicato trent’anni fa sulla «Rivista abruzzese» a firma di Giuseppe Di Domenicantonio, intitolato «Lo stupro nella tradizione popolare e il culto di Sant’Eurosia». In esso l’autore raccoglie idee e osservazioni su un argomento ostico e scandaloso: l’uso della violenza nei rapporti fra i sessi nella cultura contadina. In particolare, in una società in cui una giovane “disonorata” veniva additata al pubblico ludibrio e difficilmente avrebbe potuto trovare marito, talvolta si ricorreva allo stupro come strumento di vendetta o per ottenere un matrimonio riparatore. Le brutalità nei confronti delle donne erano talmente comuni e accettate da passare anche nei detti popolari. In questo contesto, alcune figure di donne che hanno resistito a questo genere di prevaricazione, e che sono state elevate alla gloria degli altari, sono diventate punto di riferimento per la devozione popolare: si pensi a S. Maria Goretti o alla stessa S. Eurosia. L’autore riferisce che nella località agricola di Civitella del Tronto (Teramo), denominata S. Eurosia, «la taumaturga viene invocata dalle ragazze, ma anche dalle madri e dalle nonne, per scongiurare qualsiasi forma di violenza carnale, soprattutto nei confronti delle giovani da marito». Considerando la vicenda della santa spagnola che si oppose a un matrimonio combinato e rifiutò il matrimonio forzato con il capo dei suoi aguzzini in nome della libertà di coscienza e di religione, S. Eurosia può candidarsi ad essere invocata a pieno titolo come patrona della liberazione femminile. Don Francesco Ricciarelli N Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa, nella sua calibrata saggezza, ha fin dal principio risolto questo conflitto, organico a tutte le società umane. Essa infatti è contemporaneamente monarchia, oligarchia e democrazia. È monarchia perché ha il Papa al vertice. È oligarchica perché il Papa è un primus inter pares, coadiuvato dal collegio cardinalizio. È infine democrazia perché anche il più misero tra i suoi figli può diventarne monarca. Praticamente la quadratura del cerchio, dove il potere è «servizio» e dove l’ascensore sociale funziona benissimo. Si prenda esempio. Francesco Fisoni D DI FRANCESCO FISONI ricapitato! A questo giro è stata la vicenda della giovane volontaria italiana rapita in Kenya, a scatenare quella devastante cloaca che sono certi commenti social. Altre volte si è trattato più prosaicamente di partigianeria politica o settarismo sportivo di bassa lega. Rilanciata dal mainstream la notizia del rapimento della povera Silvia Romano, azzardo a mio rischio e pericolo ad entrare nel thread che si snocciola con lutulenta prevedibilità al seguito di qualche post e subito sono investito da rigurgiti acidi, insulti gratuiti e nauseabonde amenità. Leggo cose decisamente invereconde: «Se l’è cercata!», «Gli sta bene!» e via esalando cose irriferibili. Ne esco frastornato, consapevole che il mondo non è davvero migliorato dopo la mia lettura. Pare proprio che l’umanità riesca a esprimere il peggio di sé dietro la serena quiete di una tastiera. Si tratta di un devastante panorama d’incarognimento delle relazioni e dei rapporti, dove figuriamo tutti contemporaneamente come vittime e carnefici. Mi si dirà: «Ma i social sono uno strumento neutro, dipende dall’uso che ne fai». Recentemente un amico invocava l’inossidabile Agostino e tentava di convincermi con il celebre refrain: «Se i tempi sono cattivi è perché noi siamo cattivi. Cambiamo noi stessi e cambieranno i tempi, non te la prendere con i social». Sarà… ma sedici secoli sono passati dai tempi del gigante di Ippona e mi pare che il sapore della zuppa sia grosso modo sempre lo stesso. A questo amico mi sono permesso di richiamare più laicamente McLuhan: è proprio la natura del mezzo a determinare la natura del messaggio. E perdonatemi se nell’eterna diatriba tra apocalittici e integrati mi resta più naturale parteggiare per i primi. Glen Gabbard, un titano della psichiatria e psicoanalisi dei nostri giorni, qualche tempo fa ha dovuto sfoderare tutta la sua prestigiosa dialettica in una protesta appassionata contro la proposta di espungere il disturbo narcisistico di personalità dal DSM V, il manuale diagnostico sanitario che contempla e classifica tutti i disturbi mentali. La ratio che voleva giustificare questa estromissione, sosteneva - e sostiene - che nei riguardi del narcisismo ci troviamo oramai dinnanzi a un tratto comportamentale estremamente diffuso e generalizzato nelle nostre società, e quindi per questo derubricabile al rango di «normale». Ma rimuoverlo dalla «bibbia» delle patologie mentali (il DSM appunto), ne provocherebbe - secondo Gabbard - proprio la sua incontrollata esplosione. Se ne parliamo qui è solo per sottolineare che i social rappresentano oggi l’autentica vetrina deluxe per il narcisismo 4.0, una cassa di risonanza formidabile a effetto stereoscopico, rispetto alla quale pochi sanno smarcarsi. Sui social se ragioni di vanità e altre sciocchezze ottieni valanghe di like o, al peggio, sei ignorato; ma se tanto tanto provi ad alzare la testa dalla trincea della discrezione e del pudore, per scrivere qualcosa di più impegnato su temi caldi di attualità, rischi di essere impallinato in un tiro al piccione, dove il proverbiale bagno di sangue immancabilmente è il tuo. Ma poi, aiuta davvero a conoscere meglio la realtà la frequenza di questi strumenti? L’approfondimento di cui ci illudono, con la riproposizione algoritmica di millanta articoli sembra avere piuttosto l’effetto di polverizzare mente e memoria, di frammentare attenzione e concentrazione. Non è possibile andare in profondità nella comprensione della realtà, si nuota inevitabilmente e banalmente nella superficie, ignari della complessità. Chi di noi non è mai stato risucchiato dal suadente snocciolarsi delle notizie? Come le ciliegie, una tira l’altra, con drammatica incapacità a staccare. È un narcotico viaggio nel meraviglioso (?) mondo di Alice, all’inseguimento di un bian- coniglio dal profilo continuamente sfuggente. A meno di non essere gli assoluti signori delle proprie voglie, è difficile capire quando è il momento di dire basta. C’è un altro motivo poi, per cui i social «nuocciono gravemente alla salute», ed è legato alla questione dei «pensieri lenti» e «pensieri veloci». Non dico niente di nuovo. Lo psicologo Daniel Kahneman, su questa faccenda ha preso il premio Nobel per l’Economia (si avete letto bene! Economia!). La mente umana s’impernia su due processi di pensiero ben distinti: uno veloce e intuitivo e l’altro lento ma anche connotato dal ragionamento logico. Se il primo presiede all’attività cognitiva automatica e involontaria, il secondo entra in azione quando dobbiamo svolgere compiti che richiedono concentrazione e autocontrollo. Questo tipo di organizzazione, di per sé efficientissima, non è però indenne da errori marchiani: accade quando l’intuizione si lascia suggestionare da stereotipi o pre-giudizi e la riflessione si fa troppo pigra per intervenire e correggere. Ora, un social per come funziona, rappresenta proprio un invito all’incontinenza cognitiva e una compulsione a esprimersi tramite giudizi sommari, che talvolta sgusciano di tastiera come capolavori di imbarazzante superficialità e pressappochismo. Ma pensare è - e resta - un fatto complesso, talvolta impegnativo. La riflessione non è una cortigiana disposta a concedersi a tutti. Per questo la maggior parte delle persone preferisce giudicare piuttosto che capire o provare a comprendere. Tanti anni fa, Norberto Bobbio in un suo lungimirante e misurato pensiero su cosa significa «avere cultura», scardinava esattamente gli assunti del pensiero veloce: «Cultura significa misura, ponderatezza, circospezione: valutare tutti gli argomenti prima di pronunciarsi, controllare tutte le testimonianze prima di decidere e non pronunciarsi e non decidere mai a guisa di oracolo dal quale dipenda, in modo irrevocabile, una scelta perentoria e definitiva». È Quel pericoloso «incarognimento» da social il CORSIVO UNA PATRONA CONTRO LAVIOLENZA SULLE DONNE

Transcript of Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran...

Page 1: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected]

Notiziario locale

Direttore responsabile: Andrea Fagioli

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIODELLA DIOCESI DI S.MINIATO9 dicembre 2018

el folto calendario delle “giornatemondiali” ce ne sono alcune di

indiscutibile rilevanza, che ricevono unagiusta attenzione a livello mediatico.Una di queste l’abbiamo celebrata duesettimane fa: la giornata perl’eliminazione della violenza sulledonne. Un tema lancinante e ancoratroppo attuale. Dagli abusi sessuali aifemminicidi, dal fenomeno delle sposebambine alla prostituzione coatta, è unagalleria di orrori che quotidianamente cimette di fronte all’assurda idea che ladonna sia un essere subalterno, unaproprietà esclusiva e un oggetto dicompensazione delle frustrazioni delmaschio. Una crescente incapacità diriconoscere la libertà dell’altro, anchequando questa cozza con la personaleautostima e il riemergere di relazionisociali violente e primitivecontribuiscono al diffondersi e alperpetuarsi di realtà intollerabili einsensate di brutalità contro le donne.In questi giorni mi sono imbattuto inun risvolto inaspettato di questo tema.Nel calendario cattolico ci sono patronia cui rivolgersi per qualsiasi tipo diproblema o specifico bisogno. Ebbene,proprio la santa di cui sono occupatoampiamente negli ultimi anni, Eurosiadi Jaca, martire spagnola del primomillennio, è stata in passato invocatacome patrona contro la violenza, oggi sidirebbe «di genere», sulle giovanidonne.La notizia è contenuta in un brevesaggio pubblicato trent’anni fa sulla«Rivista abruzzese» a firma di GiuseppeDi Domenicantonio, intitolato «Lostupro nella tradizione popolare e ilculto di Sant’Eurosia». In esso l’autoreraccoglie idee e osservazioni su unargomento ostico e scandaloso: l’usodella violenza nei rapporti fra i sessinella cultura contadina. In particolare,in una società in cui una giovane“disonorata” veniva additata al pubblicoludibrio e difficilmente avrebbe potutotrovare marito, talvolta si ricorreva allostupro come strumento di vendetta oper ottenere un matrimonio riparatore.Le brutalità nei confronti delle donneerano talmente comuni e accettate dapassare anche nei detti popolari.In questo contesto, alcune figure didonne che hanno resistito a questogenere di prevaricazione, e che sonostate elevate alla gloria degli altari, sonodiventate punto di riferimento per ladevozione popolare: si pensi a S. MariaGoretti o alla stessa S. Eurosia. L’autoreriferisce che nella località agricola diCivitella del Tronto (Teramo),denominata S. Eurosia, «la taumaturgaviene invocata dalle ragazze, ma anchedalle madri e dalle nonne, perscongiurare qualsiasi forma di violenzacarnale, soprattutto nei confronti dellegiovani da marito». Considerando lavicenda della santa spagnola che sioppose a un matrimonio combinato erifiutò il matrimonio forzato con il capodei suoi aguzzini in nome della libertàdi coscienza e di religione, S. Eurosiapuò candidarsi ad essere invocata apieno titolo come patrona dellaliberazione femminile.

Don Francesco Ricciarelli

N

Urge una «dieta mediatica»

a qualche tempo si fa un gran parlare digoverno delle élite e di sovranità popolare.

La vecchia Madre Chiesa, nella sua calibratasaggezza, ha fin dal principio risolto questoconflitto, organico a tutte le società umane.Essa infatti è contemporaneamentemonarchia, oligarchia e democrazia. Èmonarchia perché ha il Papa al vertice. Èoligarchica perché il Papa è un primus interpares, coadiuvato dal collegio cardinalizio. Èinfine democrazia perché anche il più miserotra i suoi figli può diventarne monarca.Praticamente la quadratura del cerchio, doveil potere è «servizio» e dove l’ascensore socialefunziona benissimo. Si prenda esempio.

Francesco Fisoni

D

DI FRANCESCO FISONI

ricapitato! A questo giro èstata la vicenda della giovanevolontaria italiana rapita inKenya, a scatenare quella

devastante cloaca che sono certicommenti social. Altre volte si ètrattato più prosaicamente dipartigianeria politica o settarismosportivo di bassa lega. Rilanciata dal mainstream la notiziadel rapimento della povera SilviaRomano, azzardo a mio rischio epericolo ad entrare nel thread che sisnocciola con lutulentaprevedibilità al seguito di qualchepost e subito sono investito darigurgiti acidi, insulti gratuiti enauseabonde amenità. Leggo cosedecisamente invereconde: «Se l’ècercata!», «Gli sta bene!» e viaesalando cose irriferibili. Ne escofrastornato, consapevole che ilmondo non è davvero miglioratodopo la mia lettura. Pare proprioche l’umanità riesca a esprimere ilpeggio di sé dietro la serena quietedi una tastiera. Si tratta di undevastante panoramad’incarognimento delle relazioni edei rapporti, dove figuriamo tutticontemporaneamente comevittime e carnefici. Mi si dirà: «Ma i social sono unostrumento neutro, dipendedall’uso che ne fai». Recentementeun amico invocava l’inossidabileAgostino e tentava di convincermicon il celebre refrain: «Se i tempisono cattivi è perché noi siamocattivi. Cambiamo noi stessi ecambieranno i tempi, non te laprendere con i social». Sarà… ma sedici secoli sonopassati dai tempi del gigante di

Ippona e mi pare che il saporedella zuppa sia grosso modosempre lo stesso. A questo amicomi sono permesso di richiamarepiù laicamente McLuhan: èproprio la natura del mezzo adeterminare la natura delmessaggio. E perdonatemi senell’eterna diatriba tra apocalitticie integrati mi resta più naturaleparteggiare per i primi.Glen Gabbard, un titano dellapsichiatria e psicoanalisi dei nostrigiorni, qualche tempo fa hadovuto sfoderare tutta la suaprestigiosa dialettica in unaprotesta appassionata contro laproposta di espungere il disturbonarcisistico di personalità dal DSMV, il manuale diagnostico sanitarioche contempla e classifica tutti idisturbi mentali. La ratio chevoleva giustificare questaestromissione, sosteneva - esostiene - che nei riguardi delnarcisismo ci troviamo oramaidinnanzi a un trattocomportamentale estremamentediffuso e generalizzato nelle nostresocietà, e quindi per questoderubricabile al rango di«normale». Ma rimuoverlo dalla«bibbia» delle patologie mentali (ilDSM appunto), ne provocherebbe- secondo Gabbard - proprio la suaincontrollata esplosione. Se ne parliamo qui è solo persottolineare che i socialrappresentano oggi l’autenticavetrina deluxe per il narcisismo 4.0,una cassa di risonanza formidabilea effetto stereoscopico, rispetto allaquale pochi sanno smarcarsi.Sui social se ragioni di vanità ealtre sciocchezze ottieni valanghedi like o, al peggio, sei ignorato;

ma se tanto tanto provi ad alzare latesta dalla trincea della discrezionee del pudore, per scrivere qualcosadi più impegnato su temi caldi diattualità, rischi di essereimpallinato in un tiro al piccione,dove il proverbiale bagno disangue immancabilmente è il tuo.Ma poi, aiuta davvero a conosceremeglio la realtà la frequenza diquesti strumenti?L’approfondimento di cui ciilludono, con la riproposizionealgoritmica di millanta articolisembra avere piuttosto l’effetto dipolverizzare mente e memoria, diframmentare attenzione econcentrazione. Non è possibileandare in profondità nellacomprensione della realtà, si nuotainevitabilmente e banalmentenella superficie, ignari dellacomplessità. Chi di noi non è maistato risucchiato dal suadentesnocciolarsi delle notizie? Come leciliegie, una tira l’altra, condrammatica incapacità a staccare. Èun narcotico viaggio nelmeraviglioso (?) mondo di Alice,all’inseguimento di un bian-coniglio dal profilo continuamentesfuggente. A meno di non essere gliassoluti signori delle proprievoglie, è difficile capire quando è ilmomento di dire basta.C’è un altro motivo poi, per cui isocial «nuocciono gravemente allasalute», ed è legato alla questionedei «pensieri lenti» e «pensieriveloci». Non dico niente di nuovo.Lo psicologo Daniel Kahneman, suquesta faccenda ha preso il premioNobel per l’Economia (si aveteletto bene! Economia!). La menteumana s’impernia su due processidi pensiero ben distinti: uno veloce

e intuitivo e l’altro lento ma ancheconnotato dal ragionamentologico. Se il primo presiedeall’attività cognitiva automatica einvolontaria, il secondo entra inazione quando dobbiamo svolgerecompiti che richiedonoconcentrazione e autocontrollo.Questo tipo di organizzazione, diper sé efficientissima, non è peròindenne da errori marchiani:accade quando l’intuizione silascia suggestionare da stereotipi opre-giudizi e la riflessione si fatroppo pigra per intervenire ecorreggere.Ora, un social per come funziona,rappresenta proprio un invitoall’incontinenza cognitiva e unacompulsione a esprimersi tramitegiudizi sommari, che talvoltasgusciano di tastiera comecapolavori di imbarazzantesuperficialità e pressappochismo.Ma pensare è - e resta - un fattocomplesso, talvolta impegnativo.La riflessione non è una cortigianadisposta a concedersi a tutti. Perquesto la maggior parte dellepersone preferisce giudicarepiuttosto che capire o provare acomprendere.Tanti anni fa, Norberto Bobbio inun suo lungimirante e misuratopensiero su cosa significa «averecultura», scardinava esattamente gliassunti del pensiero veloce:«Cultura significa misura,ponderatezza, circospezione:valutare tutti gli argomenti primadi pronunciarsi, controllare tutte letestimonianze prima di decidere enon pronunciarsi e non decideremai a guisa di oracolo dal qualedipenda, in modo irrevocabile,una scelta perentoria e definitiva».

È

Quel pericoloso «incarognimento» da social

il CORSIVO

UNA PATRONACONTROLA VIOLENZASULLE DONNE

Page 2: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

LA DOMENICATOSCANA OGGI9 dicembre 2018II

Page 3: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

LA DOMENICA TOSCANA OGGI9 dicembre 2018 III

Domenica 9 dicembre - ore 9,30: S. Messaa Santa Maria a Monte. Ore 15: S. Messa aVidigulfo (PV).Martedì 11 dicembre - ore 17: S. Messacon gli operai di Stabbia. Ore 19: Incontrocon i giovani dell’Unità Pastorale diFucecchio.Mercoledì 12 dicembre - ore 10: Udienze. Ore 18,30: Incontro diocesano dei giovania Terrafino.Giovedì 13 dicembre: Ritiro mensile delclero. Ore 18: S. Messa a Montecastellonella festa patronale di Santa Lucia.Venerdì 14 dicembre - ore 10,30: Visita eS. Messa alla Stella Maris di Calambrone. Ore 17,45: Visita ai presepi di San Miniato. Ore 19,30: Incontro con la FondazioneMadonna del Soccorso a Orentano.Sabato 15 dicembre - ore 10: Commissione diocesana di Arte sacra. Ore11: Udienze. Ore 12,30: Conviviale con laCompagnia dei Cavalieri del TAU. Ore15,30: Premio Stella dell’Arte, per iniziativadell’Unione degli Artisti Cattolici. Ore17,30: Saluto all’Accademia degli Euteleti. Ore 18: S. Messa al Conservatorio di SantaMarta a Montopoli. Ore 21,15: Concerto diVoci Bianche in San Domenico.Domenica 16 dicembre - ore 11: S. Messain Santa Maria delle Vedute a Fucecchio. Ore 13: A Perignano, pranzo dei cresimandiper gruppi di famiglie. Ore 16: S. Messa conil conferimento della Cresima a Perignano.

DI ANTONIO BARONCINI

onoscere la genesi e lastoria dei luoghi in cuiabitiamo, non solo ciarricchisce culturalmente

nel conoscerne i fatti, persone,eventi, ma soprattutto sviluppaed aiuta, attraverso questi, acrescere la nostra maturità di vita.Sabato 1 dicembre, nellaaccogliente sede dell’Accademiadegli Euteleti, con l’adesionedella Società Storica dellaValdelsa, il prof. Paolo Tomei,autore del libro «"Locus estfamosus", come nacque SanMiniato al Tedesco (secoli VIII-XII)», coadiuvato dai professoriGiovanni Salmeri e SimoneCavallini, entrambidell’Università di Pisa, haillustrato un pezzo di storiadell’alto medioevo del nostroterritorio, partendo, con moltorigore scientifico, neldocumentare e nel descrivere lestrutture organizzative tipichedell’età medievale, illustrandonele potenzialità e le caratteristichemorfologiche, per giungere alleorigini del castello (feudumlambardorum de Santo Miniato),con la sua convulsa storia disviluppo, terminando con ladominazione sveva.Il libro non è unromanzo e per la sualettura, occorre fissaredate, editti,personaggi pubblicied ecclesiastici.In prima istanza,l’autore identifica ilterritorio con le suecaratteristichemorfologiche,composte da unavasta piana ai piedidel colle di SanMiniato che si estendeverso i monti pisani,solcata dai fiumiArno, Elsa ed Egola.La fertilità del terreno,e l’inevitabileposizione strategicaper lo smistamentodelle vie di accesso verso Firenze,Siena, e verso il mondotransalpino con il passaggio dellavia Francigena, costituiva unarisorsa economica di grandevalore.Un forte valore commerciale,inoltre, era derivato nell’avere viedi comunicazione con Lucca checostituiva il centroamministrativo del marchese diTuscia, rappresentante in Toscanadella massima autorità civile, esede importante della istituzionevescovile, di cui anche questiterritori componevano la suadiocesi.Il susseguirsi continuo dellecolline nei dintorni del colle diSan Miniato, volgendo le spalle aLucca ed all’Arno, per tutto ilMedioevo, fu sottoposto alladiocesi lucchese di San Martino, icui vescovi vi estesero il lorodominio, organizzando ilterritorio attraverso il sistema perpievi.La Domus ecclesiae cittadinaaffidava alle ecclesiae, semplicioratori privati (oratoria, oraculi,tituli, monasteria) o ad ecclesiaebaptismales, in cura d’anime, unospecifico popolo di riferimento, acui ogni pieve amministrava isacramenti lungo tutta laparabola della vita.Dal punto di vistaamministrativo, la chiesabattesimale era divenuta la«cellula di basedell’inquadramento sia

ecclesiastico sia civile», era «ilcentro di raccolta delle decime»che gli abitanti dei villaggiversavano per il mantenimentodei suoi officianti.Le tre pievi più significative nelterritorio dell’Elsa, dell’Egola edell’Arno erano: San Genesio divicus Wallari, S. Saturnino diFabrica e la terza, tra le colline, S.Maria di Corazzano.Molto interessante è la loro storia,riportata nell’analisi di sviluppo edi supremazia territorialedall’autore del libro.Ancora più incisiva nella strutturasociale e territoriale delMedioevo, è il sistema curtense:unità fondiarie di base checostituivano l’ossatura portantedella grande proprietà laica edecclesiastica e caratterizzavanointimamente l’intero sistemaeconomico e finanziario.In questo quadro organizzativomedioevale nel secolo VIIIavviene la nascitadell’insediamento del castello diSan Miniato, su cui Paolo Tomeiconcentra la sua ricerca culturalee scientifica per dimostrare levalidità storiche di questaorigine.Tra il IX e X secolo «lo spaziofisico e politico di San Genesio futrasformato ed assunse un nuovoassetto che segnò profondamenteil territorio circostante».Protagonista di questa evoluzionesocio-economica, fu la famiglianobiliare lucchese dei Lambardi,

come riportano le annotazioniapposte dai canonici supergamene del DiplomaticoArcivescovile. Fondamentale è ladata del 1° gennaio 938, in cuiOdalberto di Benedetta,capostipite del Lambardi di SanMiniato, stipulò, desideroso diconsolidare la sua personaleascesa sociale, un contrattoscritto.Ricevette allora in livello dalVescovo di Lucca Corrado (935-64) la chiesa privata di SanMiniato, costruita prima del 18luglio 902, sul poggio chesovrasta la chiesa battesimale di S.Genesio.L’oratorio nel frattempo, era statoinglobato da un castello,innalzato dallo stesso Odalberto.Leggiamo sulla carta:«ecclesia illacui vocabulum est beati SanctiMiniati sito infra castello meo,qui supra Odalberto, prope plebeSancti Geneso».Degna di nota è, poi, l’enfasi concui nell’atto specifica il regimepossessorio del castello in mododa distinguerlo dalla chiesa: se S.Miniato era de subpotestate delvescovato, non così il castelloentro cui sorgeva, che era «meo,qui supra Odalberto».Con questa asserzione storivadocumentata, si annulla perl’autore, l’altra interpretazionedella genesi di S. Miniato cheasserisce che le origini del centromedioevale di S. Miniato sonocostituite da una lettera del

Vescovo Giovanni di Lucca del783, nella quale si attesta lacostruzione «a fundamentis» diuna chiesa dedicata al BeatoMartire Miniato, «in loco quarto»avvenuta intorno all’anno 700.Questa impostazione narrativastorica si completa nel sostenereche furono 17 i fondatori e chediscendevano da tradizionelongobarda.Questa determinazione, però, èsolo un’interpretazione di eventigenerici e non storiadocumentata con atti.Ritornando al libro «Locus estfamosus» la famiglia deiLambardi esercitò sul castello esul territorio samminiatesepotenza militare, economica,organizzativa attorno a corti ecastelli, con l’acquisizione dibenefici fondiari.Nel libro sono ben descritte tuttele iniziative, i giochi politici, leespansioni della famiglia deiLambardi per consolidare ilproprio potere assoluto, fino allafine della loro totale supremaziacausata dalla trasformazionepolitica del tempo, in cui leistituzioni comunali iniziarono aprendere corpo e adamministrare la res publica nellecurtis.Si giunse così, in età sveva, ed iltessuto insediativo di San Miniatofu completamente rivoluzionato.Sulla parte apicale del poggio fucostruita la rocca e consacrato unnuovo monumentale edificioecclesiastico.L’area fortificata ospitò il palazzoimperiale, il cosiddetto palazzodei Vicari ed oggi della cerchiamuraria rimane in piedi solo latorre di Matilde.«Si può dire quindi, chel’investimento imperiale ruppel’equilibrio tra i dueinsediamenti, vicus Wallari ed ilcastello del colle di San Miniato,causando di fatto, in manieraindiretta e sul medio termine lamorte del popoloso borgo dipianura a vantaggio del castello dicrinale».Questa è la storia narrata dal prof.Tomei, ma sappiamo che il librodella storia non si ferma mai:altre scoperte, altri atti, altridocumenti possono variare oimplementare i testi già scritti.

C

Nuova luce sulle originidi San Miniato al Tedesco

FAMIGLIEAD AGLIATIPER UN CENACOLODI UMANITÀ E FEDE

na domenica pomeriggio vissuta nellasemplicità di un dono scambievole. È

esattamente quella che mi capitato di viveredomenica scorsa ad Agliati. Un gruppo digiovani famiglie con figli al seguito - figli dietà compresa tra la scuola materna el’università - sono convenute in questoborgo conosciuto solo per l’Eremo che fratelDaniele in questi anni ha custodito earricchito con tanta cura. Lo scopo eraquello di entrare con più consapevolezzanella spiritualità dell’Avvento. Toccava a meaccompagnarle nella riflessione emedetiazione. Non so se sono riuscito adaiutarli. Ho parlato della triplice venuta delSignore, quella storica, quella finale,soffermandomi in particolare su quellaintermedia e personale, perché per ognunoè quella più importante e coinvolgente:accogliere il Verbo di Dio nella vita di ognigiorno con tutte le conseguenze che nederivano. Quello che ho potuto dare è statomolto poco; quello che ho ricevuto è statomolto di più. Ho visto sul volto di questecoppie la gioia del ritrovarsi, la cordialitàdei loro rapporti, l’attenzione verso i figli, laconsapevolezza di sentirsi portati sul palmodella mano di Dio nella loro condizionematrimoniale e familiare, la bellezza dellacondivisione, la sete della Parola di Dio. Eancora il desiderio di trasmettere per"contagio" la loro fede ai propri figli: ipiccoli erano nella stanza attigua adisegnare e a giocare, ma i più grandi eranocon i genitori ad ascoltare e a partecipare alconfronto che è scaturito al termine dellaconversazione. Il tutto coronato da unmomento conviviale semplice maopportuno per confermare la comunione diintenti e di sentimenti che anima il gruppo. Sono piccole realtà, una quarantina dipersone, una decina di famiglie, un piccolo"cenacolo", che al pari di altri fiorisconoqua e là, anche spontaneamente, e cherappresentano le perle preziose della nostrachiesa diocesana.

Don Angelo Falchi

U

Agenda delVESCOVO

Page 4: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

LA DOMENICATOSCANA OGGI9 dicembre 2018IV

Terra Santa insolita: il diariodi viaggio di don Andrea Cristiani

DI FRANCESCO FISONI

n cronista d’eccezione haraccontato, nei giorni scorsi, ilpellegrinaggio di pace in TerraSanta del movimento Shalom. Si

tratta di don Andrea Cristiani, che giornodopo giorno, tappa dopo tappa, ha digitatosulla tastiera del suo smartphone rapide esuggestive pennellate, per tenere compagniaa chi, col pensiero, seguiva il gruppo dipellegrini dall’Italia. Dopo la partenza da Roma, l’arrivo a Tel Avive lo spostamento verso la Galilea, con laprima notte passata sul lago di Genezaret, alrisveglio mercoledì 21 novembre, donAndrea annota sul suo "diario elettronico":«Siamo adesso giunti a Nazareth, epicentrodella nuova umanità, che riparte dalla grottadell’Annunciazione per il "si" di unapoverissima ragazza che si fida ciecamente diDio». Nel pomeriggio una breve sosta a Canadi Galilea dove «23 coppie hanno rinnovato iloro impegni matrimoniali fra lacommozione e gli applausi di tutti».Giovedì 22 novembre: «Oggi abbiamocamminato con Gesù sul lago. Il fascino diqueste acque agitate dal vento ci ha fattogustare la sua dolce presenza. La percezionedi averlo sulla barca con noi è fortissima», epoi Cafarnao: «Dove Gesù aveva posto la suasede e organizzato la sua comunità. Unvillaggio incantevole sulle sponde del lago.Qui ha promesso il Pane Vivo, incredibilemezzo per donarsi a noi». È poi la volta diTabga: «Sosta alla chiesa del "Primato diPietro", il pensiero è andato a Papa Francescoil cui mandato parte da qui e si fondasull’amore. Pietro ripara il suo tradimento,dichiarando al Signore tutto il suo amore.Abbiamo compreso il ruolo di Pietro e deisuoi successori:presiedereall’amore».Venerdì 23novembre: «Siamoa Betlemme.Incontenibileemozione. Ilpensiero di un Dioche si fa bambino cifa trasalire, si limitanello spazio edentra nel nostrotempo per nonlasciarci mai più. LaBasilica diGiustiniano starisorgendo in tutto ilsuo splendore graziead un’aziendatoscana specializzatanei restauri». Nella stessamattinata si celebraun momento istituzionale: «La giornata dioggi ha segnato l’inizio di un patto diamicizia tra il Comune di Betlemme, ilComune di Fucecchio e il MovimentoShalom. L’impegno è quello di tener vivo ildramma dei palestinesi, denunciare l’orroredel muro che li separa da Gerusalemme,favorire il riconoscimento di Gerusalemmecome capitale spirituale per l’intera umanità,far crescere il dialogo interreligioso e operareper l’unità dei credenti in Cristo nato inquesta città»; a seguire la visitaal patriarcato latino «dovesiamo stati ricevuti damonsignor Kamal, inrappresentanza del PatriarcaPizzaballa impegnato a Roma.Gli abbiamo espresso l’affettofraterno delle nostrecomunità. Egli, cordiale esimpatico, ci ha manifestato lasua gratitudine. Rientriamo aBetlemme dove incontreremoil parroco della basilica dellaNatività. Gli offriremo lanostra carità per i più poveri».Sabato 24 novembre, la cittàd’oro, di rame e di luce:«Rallegrati Gerusalemme,accogli i tuoi figli fra le tuemura… Siamo a Gerusalemmeincantevole Città Santa daicolori impareggiabili. La

Messa è stata celebrata dove Gesù ci hainsegnato il Padre nostro. Venga il suo regnodi fraternità. La preghiera più conosciuta almondo l’abbiamo recitata in questa terra cosìferita da divisioni e conflitti. Siamo qui per

dare il nostromodestissimocontributo comepellegrini di pace».I passi in questa cittàcosmica e apicale,sono altrettantemetafore delcammino dell’uomonel tempo della storiae nello spazio diquesta Terra:«L’emozione di esseregiunti al SantoSepolcro èindescrivibile... dasecoli i credentisalgono sul MonteSion alla ricerca delloro Signore e stupititrovano una tombavuota... Che folli...Siamo gli unici almondo che venerano

una tomba vuota… L’impronta dei secoli èfortissima... I profumi d’Oriente inebrianti, lapreghiera grida al cielo... Formidabileesperienza dello spirito che sente l’Eterno».Domenica 25 novembre: «Questa mattinasiamo nel deserto della Giudea dove Gesù hasubito l’insidia dell’antico avversario. In unoscenario mozzafiato, per nulla toccato dalprogresso, abbiamo visto ciò che ha vistoGesù. La Messa: celebrare fra le rocce aride emodellate dai venti ci ha mostrato ancora

Lui». È poi la volta del relax sul Mar Morto, dove ibagni e i fanghi corroboranti sonoaccompagnati da una pennellata di deliziosoumorismo, scrive infatti il nostro "Don": «Sipensa al corpo e all’anima. Shalom si occupadello sviluppo integrale della persona…». IlGiordano e Gerico scivolano rapidamentevia, sospese tra sogno e fantasia: «Nelle acquedel Giordano abbiamo seguito il Battista eGesù rinnovando il Battesimo dal qualenasce la nostra dignità di figli. Più tardi aGerico il Sicomoro, pronipote di quello sulquale salì Zaccheo, testimone dell’amore diLui per noi peccatori». La domenica inGiudea è stata lunga e si chiude aGerusalemme con la «Via Crucis dentro alSepolcro. Privilegio straordinario, che halasciato un segno in tutti. Abbiamo assistito

alla chiusura del Santo Sepolcrocon l’antica consuetudine deichiavacci e della scala rimessadentro da una finestrella.L’addetto alla chiusura è undiscendente della famigliamusulmana che ebbe l’incaricodal Saladino».Lunedì 26 novembre, l’ultimogiorno.... Immancabilmente,come in ogni cosa di questa Terragiunge la fine: «Il pellegrinaggio siè concluso con la visita a EinKarem dove Maria incontraElisabetta, nell’abbraccio di questedonne si aprono i tempi nuovi edai loro ventri la gioia diventapossibile. La parola del saluto dientrambe sarà stata "Shalom", conquesta stessa parola saluto voi tuttiche ci avete seguito nel santoviaggio. Don Andrea».

U

CONVEGNOA PALAZZOGRIFONISU «GIOVANIE IDEALI»

giovani di oggi, sono pigri,fannulloni e svogliati». «Non ci sono

più i ragazzi di una volta». «Unagenerazione vuota di ideali, ditradizioni, di valori e di riferimenti».Questo è quello che sovente si sentedire dagli adulti o dalle persone piùanziane.Sempre più spesso la cronaca ciracconta che i giovani sono distaccati,violenti dediti solo ad alcool, droga esesso. I social e i giornali sono pienidi casi che raccontano morti dovute afolli corse in auto nelle seratetrasgressive del sabato, magari sottouso di stupefacenti, o di atti divandalismo e di bullismo con un usoindiscriminato della violenza. Comesempre accade, rischiamo di fare ditutta l’erba un fascio. «Generazionevuota», «scansafatiche debosciati eprivi idi ideali»: è facile per gli espertidi talkshow utilizzare questi concettinel circo mediatico fondato sullageneralizzazione. Bastano alcuniepisodi, seppur deprecabili, permettere il bollino rosso a una interagenerazione. E così si riempionopaginate di giornali o si prendonomilioni di like sui social. Nessunarilevanza viene invece data alle tantebelle iniziative che i giovani ancheinformalmente o associati inaggregazioni costituite riescono amettere in piedi con spirito diiniziativa e intraprendenza:manifestazioni sportive, concerti,volontariato, viaggi nei paesi del suddel mondo, attività culturali, raccoltefondi… Insomma poco spazio, pernon dire nessuno, per il tanto dipositivo che c’è.Nuove generazioni che hannodavanti, per la prima volta, unaprospettiva e un futuro peggiore dicoloro che li precedono e nonostantetutto continuano a coltivare sogni,avere ambizioni, sperare nel domani.Eppure il mondo degli adultipreferisce sminuire e accentuare ilpeggio, forse perché non è statocapace di costruire futuro e infondoha fornito, spesso, solo un cattivoesempio.Le ragazze e i ragazzi di oggi sonoallora diversi, non peggiori. Hannoun modo di vivere e di pensaredifferente perché si sono trovati d’untratto a gestire una realtà complessa intutti gli ambiti: dalla famiglia allascuola, dallo sport al lavoro, allaglobalizzazione.Per questo Shalom vuole parlare deitanti giovani che hanno grandi ideali.Sarà questo il tema della 44a Festadella Mondialità che si terrà a palazzoGrifoni a San Miniato l’8 dicembre apartire dalle 10,30.

I

SHALOM...... ..

P.Benedetto Doniad Agliati

al 1° di dicembre è ospite di fraDaniele Chilleti all’eremo di Agliati,

Padre Benedetto Doni, sacerdotebenedettino di origini pontederesi,rimarrà per qualche tempo nella nostradiocesi, condividendo la semplice vitaeremitica sulle colline palaiesi. FraDaniele, monaco trappista, da 40 anniè custode della piccola chiesa,allevando api, pecore e curando l’orto.Nella foresteria ospita ritiri e incontri dispiritualità. Il luogo si è ora arricchitodella presenza di un sacerdote.

D

Page 5: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

LA DOMENICA TOSCANA OGGI9 dicembre 2018 V

Il Vescovo Andrea: tre anni con noi

Ripercorriamo con queste foto alcuni dei momentivissuti dal nostropastore in mezzo alla sua gente

Page 6: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

LA DOMENICATOSCANA OGGI9 dicembre 2018VI

Le pastorale giovanilediocesana a tutto campo

All’insegna della poesia: raccolta di fondi per restaurare il Campanile di Torre

oesia, Scuola, Ricordi eSentimenti che non si

cancellano con il passare deltempo. Questi i temiaffrontati, domenica 25novembre 2018, in unincontro culturale presso lacomunità di Torre, nel comunedi Fucecchio, nell’ambito deifesteggiamenti per ilMillenario della frazionecollinare; un eventofinalizzato anche a raccoglierefondi per restaurare ilcampanile della chiesa,costruito nel 1952 dal Prioredon Giuseppe Mainardi, insostituzione della vecchia torrecampanaria distrutta daitedeschi il 31 agosto 1944.Una giornata dedicata allaScuola di Torre «Medagliad’oro Giancarlo Bitossi», alleMaestre e ai Maestri storici chevi hanno insegnato, nonché adue ex alunni, che oggi sidistinguono per la bellezza deiloro versi e per la forza del lorolinguaggio, attraverso poesieapprezzate in svariati concorsiletterari e pubblicate anche dadiverse case editrici. SamantaCampigli e Simone Gabriellihanno condiviso con lacomunità di Torre, riunitapresso la chiesa parrocchiale diS. Gregorio Magno, i loropercorsi poetici, la lorosensibilità di giovani e

P

promettenti scrittori. La letturadelle poesie, ad operadell’attrice Benedetta Giuntini,ha conferito a questo eventoun’atmosfera e una solennitàuniche. Hanno presentatol’opera dei due giovani poeti ilprof. Alberto Malvolti(presidente della FondazioneMontanelli-Bassi di Fucecchio)e il dott. Aldemaro Toni(direttore della Rivistaletteraria «Erba d’Arno» e dellaCasa editrice «Edizionidell’Erba»), mentre ilsottoscritto ha introdotto iltema «scuola-poesia»,

soffermandosi proprio sullegame tra esperienze vissute ascuola e sviluppo dellacreatività degli alunni, conparticolare riferimento al«microcosmo» della scuola diTorre, aperta agli inizi deglianni Cinquanta e chiusa nel1997. A conclusionedell’incontro, seguito da unacena presso il Circolo SanGregorio, il vice-sindacoEmma Donnini ha donato, innome e per conto del sindacoAlessio Spinelli, le pergamene-ricordo del Comune diFucecchio ai due poeti,

Samanta e Simone, nonchéalle Maestre «storiche» diTorre: Adriana Mariotti, AnnaMaria Capecchi, Ebe Magnani,Floriana Zappitello, FrancaViti, Giovanna Lotti Billeri,Giuliana Bagni, Loriana Mori.Agli insegnanti Mario Catastinie Giuliana Taviani Paciniverranno consegnatedirettamente dalla Proloco edal Comune presso le loroabitazioni. Una pergamena èstata consegnata anche aifamiliari di Maggino Meacci,storico Maestro di Torre,scomparso diversi anni fa.L’evento ha visto lacollaborazione di tantisoggetti, tra cui la Proloco, laCaritas locale (CariTorre), laContrada e il Circolo ricreativoSan Gregorio. Erano presenti ilparroco don Castel Nzaba, lavicepreside Patrizia Moriani(per la Direzione didatticastatale di Fucecchio) e ilPresidente della Proloco TorreRoberto Pellegrini. Perapprofondire i contenuti diquesto incontro, leggere gliinterventi integrali dei relatorie vedere la relativa galleriafotografica visitare il sitointernet www.prolocotorre.orge cliccare sulla paginaMillenario Torre 1018-2018«Villa Sancti Gregorii».

Francesco Campigli

abato scorso, 1 dicembre, si sono riunite nelnostro Monastero di Santa Cristiana le

sorelle dei diversi Istituti Religiosi della Diocesiper una giornata di ritiro e di fraternità. Laproposta di meditazione ci è stata offerta da p.Giuseppe Castelli, un padre Scalabriniano,Eremita della diocesi di Arezzo, che viveall’Eremo di San Lorenzo - Rocca Montanina,nella Valle di Chio, vicino a CastiglionFiorentino. Luogo solitario che, per la suapresenza di preghiera, è divenuto, ormai da piùdi un ventennio, silenzioso luogo che facilita lapreghiera e l’ascolto della Parola di DioLa riflessione di p. Giuseppe è stata in primoluogo una testimonianza della sua esperienzaeremitica, essenzialmente radicata nella Paroladi Dio. Parola non semplicemente studiata -come lui ci ha detto - ma principalmenteincarnata. P. Giuseppe ha iniziato facendoriferimento al fatto che il termine che attraversatutta la Scrittura è una Promessa di Dio.Promessa di gioia, di felicità, di realizzazionedella nostra umanità che attende uncompimento. Ora, la Promessa di Dios’intreccia con la nostra Vita Religiosa. Il nostrocammino religioso ha, infatti, le sue radicinella Parola di Dio: i nostri voti e promessesono radicate nella Sacra Scrittura. Il Carismadei nostri istituti è radicato nella Parola di Dio:nella Rivelazione. Nella misura in cui siconosce la Parola di Dio si conoscono iCarismi. Noi consacrati alimentiamo la nostraSpiritualità nella conoscenza della Parola. LaConsacrazione è appartenenza esclusiva a Dio,in un dialogo profondo con Lui che educa, cheindica il cammino da seguire, giorno dopogiorno. Quella promessa di felicità attende uncompimento ed esige un percorso. La felicità èun frutto. Noi siamo liberi di scegliere, ma sevogliamo essere felici dobbiamo seguire lastrada che solo il Signore può indicarci. È laParola di Dio che indica il sentiero, se noi laseguiamo, passo dopo passo, arriveremo alcompimento in noi stessi della promessa.«All’inizio - ci ha confidato p. Giuseppe -avevo questa domanda: come farai a vivere quida solo? Non hai nessuno. Non hai lacomunità. La mia risposta è stata: hai la Parola.Nel deserto si va per ascoltare la Parola; finorahai ascoltato "i maestri", ora è "il Maestro" chevuole parlarti. Anche a voi dico con tutto ilcuore: ascoltate pure "i maestri", però, ad uncerto punto, bisogna ascoltare Colui che hafatto "i maestri", Colui che ha condotto i santinel cammino della santità. Per essere santipercorriamo la Parola che il Signore ci offreogni giorno». Infine, leggendo il Vangelodell’Annunciazione, p. Giuseppe ha messo inluce come per il "Sì" di Maria la Parola si èincarnata, e come anche a noi, nella forza delloSpirito, è data la capacità di «dire un "Sì" chepermetta alla Parola di incarnarsi, di prendereuna forma umana: la mia forma, la tua forma».Infatti, «l’incarnazione continua nella storia,laddove io dico "Sì" alla Parola. Esempio, sedico "Sì" ad una Parola di Sapienza, laSapienza mi rende sapiente della Sapienza diDio, grazie all’azione dello Spirito Santo, cheopera in colui che ascolta la parola di Dio (Gv6,63). Se noi entriamo in comunicazione conDio, la nostra comunicazione sarà diversa, saràla comunicazione della Parola di Dio, alloraarricchiremo gli altri. C’è una continuità dellaParola: ciascuno di noi è un’incarnazione dellaParola. Noi non siamo solo incarnazione deinostri antenati, ma Dio stesso può entrarenella mia vita e incarnarsi: allora, sì, anche ilmio nome cambia, divento discepolo delSignore. La sua Parola è carne in me e la miaParola sarà una Parola diversa, avrà una lucediversa per gli altri».Dopo il canto dell’Ora Sesta, abbiamoconcluso con il pranzo, momento gioioso difraternità e di conoscenza reciproca, al quale siè unito anche il nostro Vescovo Andrea.Ringraziamo di cuore il Signore che ci ha fattovivere una giornata di vera ComunioneEcclesiale, incoraggiandoci a seguire la stradadi felicità che Lui stesso ci indica nella SuaParola, la quale vuole realizzarsi: incarnarsi innoi.

Sr. Mariacarla Fantacci, Agostiniana

S

Il compimento di una promessa

na "Chiesa in uscita"che manifesti la suacostante presenza nelle"periferie esistenziali"

dell’uomo contemporaneo.Questo l’ineludibile desiderioprogrammatico di papaFrancesco, magistralmenteespresso nelle linee guida dellasua Evangelii Gaudium. Proprioda questo assunto, come acascata, si sta progettandol’azione pastorale della nostraChiesa locale e della PastoraleGiovanile diocesana inparticolare, che nella prossimasettimana compirà insieme alvescovo Andrea, la sua primauscita in questo nuovo anno diattività.Le uscite del 2017/2018 videro inostri giovani presenti nel repartodi nefrologia dell’Ospedale di San Miniato,in visita ai dializzati (dicembre 2017) e poinel carcere di Sollicciano a marzo 2018. Quest’anno la prima meta sarà invece unaCasa Famiglia, nello specifico quella delTerrafino, nel comune di Empoli, gestitadalla comunità di suore cottolenghine.L’appuntamento è fissato per venerdì 12dicembre dalle 18.30 alle 20.30. C’è lapossibilità di iscriversi entro venerdì 7dicembre, inviando una mail [email protected]. Nel 2019sono previste poi ancora altre uscite colvescovo: a febbraio è in programma una"Ronda della carità" per le strade di Pisa ead aprile una nuova visita a Sollicciano."Abbiamo scelto queste mete - ci dice LindaLatella, neo responsabile della "Giovanile" -perché il nostro anno si muove sul passodel vangelo "…e camminava con loro".Come giovani ci vogliamo mettere incammino e andare proprio in quei luoghidove l’incontro con le persone puòtrasformarsi nell’Incontro per eccellenza,quello col Signore povero e crocifisso, cheha scelto di rivestire i panni degli ultimi edegli emarginati. Come giovanidesideriamo un "Incontro" che segni. Segni

certamente noi che ci mettiamo incammino, ma segni anche chi ci accoglie. Il percorso di questo anno, in consonanzacon la seconda lettera pastorale del nostrovescovo, rappresenta un po’ il naturaleproseguimento delle tappe dello scorsoanno, quando avevamo scelto come titolodelle uscite proprio il "Maestro dove abiti?"della prima lettera di monsignorMigliavacca. Un anno fa andammo a cercare il Signorenei luoghi dove Egli ha scelto di abitare, trai sofferenti e i carcerati. Oggi, il nostromovimento rappresenta un ritornare inquei luoghi, per continuare ad esserci, percontinuare ad incontrare i fratelli piùsfortunati. E posso dire che ogni volta isentimenti che animano i nostri cuori sonodi profonda gratitudine per aver vissutoesperienze vere e autentiche che portanocon sé il sapore fragrante della fede. La scelta poi di visitare la Casa Famiglia diTerrafino, come prima meta di questo anno,è stata naturalmente suggerita dall’ingressonella nostra equipe di Suor Laura,cottolenghina di quella comunità".E proprio con l’avvio del nuovo annopastorale, il rinnovamento degli organi

direttivi, e il passaggio ditestimone dalla presidenza didon Marco Casalini a quella diLinda Latella, è annunciato unaltro cambiamento, di forma piùche di sostanza, ma ugualmentesignificativo. Da alcuni giorni èstata infatti fatta circolare lalocandina che bandisce unconcorso per il rinnovo del"Logo" della Pastorale Giovanile,attualmente rappresentato dalDuomo di San Miniato stilizzatoin campitura arancione. In palioc’è un biglietto per partecipare adun’udienza con Papa Francesco.La tecnica richiesta perl’elaborato grafico-artistico è adiscrezione dei concorrenti. Lascadenza per la presentazione èfissata al 28 febbraio 2019.Anche in questo caso si può

spedire l’elaborato all’indirizzo mail sopraspecificato. Proprio riguardo a questo concorso, ciracconta ancora la Latella che "l’esigenza e ildesiderio di cambiare il nostro Logo emersein équipe lo scorso anno, dopo avervisionato delle pastorali giovanili di altrediocesi. Dal confronto con gli altriavvertimmo immediatamente il desiderio eil bisogno di averne uno più personalizzato,più nostro. Quello attuale non è che non cipiaccia o che sia per noi obsoleto. Anzi…ringraziamo di cuore chi a suo tempo loelaborò e realizzò! È stato il nostro logo permolti anni e ne siamo affezionati. Mavediamo nel suo rinnovamento un modoefficace per interagire e coinvolgere igiovani in una idea progettuale, renderlipartecipi e protagonisti attraversol’attivazione delle loro risorse creative. Conquesta "semplice" motivazione cogliamoanche l’occasione di cambiare un po’, con lasperanza che le proposte che ci arriverannopossano rappresentare al meglio laPastorale Giovanile della nostra diocesi esoprattutto i giovani e i ragazzi di SanMiniato".

Francesco Fisoni

U

Page 7: Urge una «dieta mediatica»€¦ · Urge una «dieta mediatica» a qualche tempo si fa un gran parlare di governo delle élite e di sovranità popolare. La vecchia Madre Chiesa,

LA DOMENICA TOSCANA OGGI9 dicembre 2018 VII