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Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Domenico Mugnaini Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 12 aprile 2020 iamo arrivati a Pasqua. Dopo una quaresima che è stata una quarantena e una inedita e impensabile settimana santa, è Pasqua. Vorremmo farci gli auguri, condividere la gioia che viene dalla primavera e soprattutto dall’annuncio di vita che è il Signore Risorto. Ma sembra quasi di mancare di rispetto verso chi soffre o è stato segnato dal lutto nel dire a cuor leggero «buona Pasqua». Mentre mi accingo a scrivere questi auguri pasquali mi giunge la notizia di una persona amica, di Pavia, con la quale ho condiviso tanta storia di Azione cattolica, ricoverata oggi per Covid-19. Allora l’augurio pasquale, di nuovo, si ferma in gola. Come si fa? Mentre ci penso mi accorgo di tante voci che con un singolare augurio pasquale stanno raggiungendo me in questi giorni. È questo allora che posso condividere con tutti voi: l’augurio di vita e di resurrezione che io, per primo, ho ricevuto da altri fratelli e sorelle, da tante storie di vita. Buona Pasqua risuona nel mio cuore grazie alle tante voci e volti che con telefonate o videochiamate mi hanno raggiunto in questi giorni. Quanto bisogno di incontro e di condivisione abbiamo scoperto in questi giorni! Quanta ricerca di relazioni vere di amicizia, di ascolto, di vicinanza. Ebbene, in questo desiderio di incontrarci, stare vicino, riscoprire i legami veri, allacciarne di nuovi nella fiducia è racchiuso un annuncio di Pasqua che sento autentico, vero, possibile. Buona Pasqua risuona anche alle mie orecchie grazie ai volti di tanti, soprattutto giovani, che nelle Caritas diocesana e parrocchiale, nel gruppo di pastorale giovanile e in altre associazioni (Misericordia, Shalom, Agesci, Azione cattolica e tante altre) raccontano storie di generosità, di attenzione, di aiuto, di sacrificio, di preghiera per farsi vicino a chi è nella malattia, magari solo, bisognoso di attenzione e di soccorso. Buona Pasqua sento risuonare nei luoghi della fragilità: gli ospedali, le case per anziani o per disabili, le abitazioni dei poveri e di chi teme per il lavoro e per il futuro… Vi sono barlumi di bene e di luce proprio lì dove c’è la sofferenza, l’incertezza dell’avvenire e la fatica. Si scopre che la Pasqua è annuncio che travolge e luce che sconfigge le tenebre. Buona Pasqua sento cantare nelle case di tutti noi dove il ritrovarci di famiglia, con un tempo vissuto con più calma e attenzione all’altro, con inaspettate capacità di dialogo e di incontro, con volti che si pensava conosciuti e che si scoprono nuovi, e anche con l’allegria delle voci dei bimbi, diventa scoperta di un tesoro che avevamo dimenticato. Così mi viene annunciata la Pasqua e risuona per me l’annuncio di vita del Risorto. Lo sentite anche voi? Guardatevi attorno, aprite le orecchie e gli occhi per stupirvi dei tanti segni di gioia e di vita che già ci stanno accompagnando, pure in un tempo avvolto dalle tenebre. Allora è Pasqua davvero e tu stesso puoi diventarne annunciatore e testimone. Buona Pasqua. + Andrea S GLI AUGURI PASQUALI DELVESCOVO ANDREA DI BENNARDO n seguito all’emergenza COVID-19 la Caritas diocesana, mossa dall’appello del direttore don Armando Zappolini, ha deciso di acquistare e raccogliere, grazie all’aiuto dei cittadini, generi alimentari di prima necessità per distribuirli alle famiglie che ne hanno più bisogno. A questo proposito nella Caritas di Ponsacco ci siamo chiesti come poter potenziare i servizi di distribuzione alimenti e soddisfare questa nuova emergenza. Così è nato il progetto della Caritas Young, ovvero della Caritas dei Giovani. Questo è potuto succedere grazie alla voglia di questi ragazzi di impiegare il loro tempo nel progetto e di spendere qualche ora a settimana per aiutare chi, in questo momento di difficoltà, ha più bisogno. A distanza di una settimana è già nata una larghissima rete di solidarietà: tantissimi ponsacchini hanno iniziato a portare una parte della propria spesa in Caritas e molti giovani si sono resi disponibile a confezionare i pacchi da distribuire e a consegnarli a domicilio. È stato creato un vero e proprio centro di distribuzione alimentare d’emergenza presso la ex Sala Stampa Parrocchiale vicino alla Chiesa di Ponsacco. Qui tre volte a settimana, il lunedì, mercoledì e venerdì questi giovani si ritrovano in piccoli gruppi e si dividono i vari compiti, come la raccolta dei generi alimentari invenduti alla Lidl, il ritiro del pane offerto dal Panificio Perillo e Biancoforno, la raccolta delle spese da parte dei cittadini e, naturalmente, il confezionamento dei pacchi alimentari. Le prime impressioni di questi ragazzi coinvolti sono state molto positive ma anche contrastanti. Tina ci dice che ha sempre voluto aiutare gli altri, non trovando fino a ora la giusta forma, ma in questo contesto facendo volontariato si è sentita arricchita dentro; Costanzo racconta: «Non avevo mai pensato di fare volontariato nella Caritas, forse perché finché le cose non le abbiamo davanti agli occhi non ci tangono. Nella mia prima esperienza invece vedere a turno le persone venire, scaglionate di 15 minuti in 15 minuti (per non incontrarsi), a prendere i pacchi, e noi dalla porta vederli prendere le cose senza fare domande e senza potergli nemmeno stringere la mano, e come erano venuti andare via... Devo essere sincero è stata una sensazione orribile. Mi sono reso conto di non aver fatto abbastanza e di voler continuare il mio volontariato il più possibile». Gli altri volontari, e io in prima persona, ci sentiamo di condividere le parole dei nostri amici e in particolare quelle dette da Armando: «Chi fa volontariato è egoista, perché lo fa per sentirsi bene» e mai come ora si può capire a pieno il significato di questa frase e farla propria. Il nostro parroco e Fabrizio Gallerini, direttore della Caritas di Ponsacco, sono i primi grandi sostenitori di questo progetto, fidandosi a pieno delle capacità di noi giovani e lasciandoci piena libertà di decisione e movimento. Sicuramente quando l’emergenza sarà passata ci lasceremo alle spalle tutte le cose brutte e negative, ma ci ricorderemo il bene che hanno fatto tutte le persone, partendo dai volontari, dai cittadini, dai medici e infermieri, gli operatori sanitari e chi ha riconvertito da un giorno all’altro le proprie aziende per poter aiutare il proprio paese e questo sarà solo un grande passo avanti per tutti noi. I Nasce la «CaritasYoung» A Ponsacco i giovani rispondono all’emergenza il CORSIVO inque consigli per vivere bene la Settimana Santa: 1) Medita la Passione: fermati a meditare la passione e la morte di Gesù, leggendo il vangelo e partecipando a una via Crucis in diretta streaming. 2) Prova a fare silenzio: fai una dieta mediatica, limita l’ascolto di informazioni ansiogene e prova a sintonizzare il cuore su Dio, dedicando un momento fisso nella giornata alla preghiera. 3) Chiedi e dona perdono: anche se non puoi confessarti, approfitta di questi giorni per chiedere perdono a Dio e per riconciliarti con qualcuno a cui tieni. 4) Partecipa alle liturgie: cerca di partecipare alle celebrazioni in diretta, gustando le letture, i simboli e i momenti forti della funzione. 5) Riscopri l’essenziale: cerca di fare autentica esperienza del digiuno nel giorno di venerdì santo, per riscoprirti bisognoso di ciò che conta davvero. Buona Pasqua di resurrezione! C

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Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected] locale

Direttore responsabile: Domenico Mugnaini

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIO

DELLA DIOCESI

DI S.MINIATO12 aprile 2020

iamo arrivati a Pasqua. Dopo unaquaresima che è stata una quarantena

e una inedita e impensabile settimanasanta, è Pasqua.Vorremmo farci gli auguri, condividerela gioia che viene dalla primavera esoprattutto dall’annuncio di vita che è ilSignore Risorto. Ma sembra quasi dimancare di rispetto verso chi soffre o èstato segnato dal lutto nel dire a cuorleggero «buona Pasqua».Mentre mi accingo a scrivere questiauguri pasquali mi giunge la notizia diuna persona amica, di Pavia, con laquale ho condiviso tanta storia diAzione cattolica, ricoverata oggi perCovid-19. Allora l’augurio pasquale, dinuovo, si ferma in gola. Come si fa?Mentre ci penso mi accorgo di tante vociche con un singolare augurio pasqualestanno raggiungendo me in questigiorni. È questo allora che possocondividere con tutti voi: l’augurio divita e di resurrezione che io, per primo,ho ricevuto da altri fratelli e sorelle, datante storie di vita.Buona Pasqua risuona nel mio cuoregrazie alle tante voci e volti che contelefonate o videochiamate mi hannoraggiunto in questi giorni. Quantobisogno di incontro e di condivisioneabbiamo scoperto in questi giorni!Quanta ricerca di relazioni vere diamicizia, di ascolto, di vicinanza.Ebbene, in questo desiderio diincontrarci, stare vicino, riscoprire ilegami veri, allacciarne di nuovi nellafiducia è racchiuso un annuncio diPasqua che sento autentico, vero,possibile.Buona Pasqua risuona anche alle mieorecchie grazie ai volti di tanti,soprattutto giovani, che nelle Caritasdiocesana e parrocchiale, nel gruppo dipastorale giovanile e in altreassociazioni (Misericordia, Shalom,Agesci, Azione cattolica e tante altre)raccontano storie di generosità, diattenzione, di aiuto, di sacrificio, dipreghiera per farsi vicino a chi è nellamalattia, magari solo, bisognoso diattenzione e di soccorso.Buona Pasqua sento risuonare neiluoghi della fragilità: gli ospedali, le caseper anziani o per disabili, le abitazionidei poveri e di chi teme per il lavoro eper il futuro… Vi sono barlumi di benee di luce proprio lì dove c’è la sofferenza,l’incertezza dell’avvenire e la fatica. Siscopre che la Pasqua è annuncio chetravolge e luce che sconfigge le tenebre.Buona Pasqua sento cantare nelle casedi tutti noi dove il ritrovarci di famiglia,con un tempo vissuto con più calma eattenzione all’altro, con inaspettatecapacità di dialogo e di incontro, convolti che si pensava conosciuti e che siscoprono nuovi, e anche con l’allegriadelle voci dei bimbi, diventa scoperta diun tesoro che avevamo dimenticato.Così mi viene annunciata la Pasqua erisuona per me l’annuncio di vita delRisorto.Lo sentite anche voi? Guardateviattorno, aprite le orecchie e gli occhi perstupirvi dei tanti segni di gioia e di vitache già ci stanno accompagnando, purein un tempo avvolto dalle tenebre. Allora è Pasqua davvero e tu stesso puoidiventarne annunciatore e testimone. Buona Pasqua.

+ Andrea

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GLI AUGURIPASQUALI DEL VESCOVO

ANDREA DI BENNARDO

n seguito all’emergenza COVID-19 laCaritas diocesana, mossa dall’appello deldirettore don Armando Zappolini, hadeciso di acquistare e raccogliere, grazie

all’aiuto dei cittadini, generi alimentari diprima necessità per distribuirli alle famiglieche ne hanno più bisogno.A questo proposito nella Caritas diPonsacco ci siamo chiesti come poterpotenziare i servizi di distribuzione alimentie soddisfare questa nuova emergenza. Così ènato il progetto della Caritas Young, ovverodella Caritas dei Giovani.Questo è potuto succedere grazie alla vogliadi questi ragazzi di impiegare il loro temponel progetto e di spendere qualche ora asettimana per aiutare chi, in questomomento di difficoltà, ha più bisogno. Adistanza di una settimana è già nata unalarghissima rete di solidarietà: tantissimiponsacchini hanno iniziato a portare unaparte della propria spesa in Caritas e moltigiovani si sono resi disponibile aconfezionare i pacchi da distribuire e aconsegnarli a domicilio.È stato creato un vero e proprio centro didistribuzione alimentare d’emergenzapresso la ex Sala Stampa Parrocchiale vicinoalla Chiesa di Ponsacco. Qui tre volte asettimana, il lunedì, mercoledì e venerdìquesti giovani si ritrovano in piccoli gruppie si dividono i vari compiti, come la raccoltadei generi alimentari invenduti alla Lidl, ilritiro del pane offerto dal Panificio Perillo eBiancoforno, la raccolta delle spese da partedei cittadini e, naturalmente, ilconfezionamento dei pacchi alimentari.Le prime impressioni di questi ragazzicoinvolti sono state molto positive maanche contrastanti. Tina ci dice che hasempre voluto aiutare gli altri, non trovandofino a ora la giusta forma, ma in questocontesto facendo volontariato si è sentita

arricchita dentro; Costanzo racconta: «Nonavevo mai pensato di fare volontariato nellaCaritas, forse perché finché le cose non leabbiamo davanti agli occhi non ci tangono.Nella mia prima esperienza invece vedere aturno le persone venire, scaglionate di 15minuti in 15 minuti (per non incontrarsi), aprendere i pacchi, e noi dalla porta vederliprendere le cose senza fare domande esenza potergli nemmeno stringere la mano,e come erano venuti andare via... Devoessere sincero è stata una sensazioneorribile. Mi sono reso conto di non averfatto abbastanza e di voler continuare il miovolontariato il più possibile».Gli altri volontari, e io in prima persona, cisentiamo di condividere le parole dei nostriamici e in particolare quelle dette daArmando: «Chi fa volontariato è egoista,

perché lo fa per sentirsi bene» e mai comeora si può capire a pieno il significato diquesta frase e farla propria. Il nostroparroco e Fabrizio Gallerini, direttore dellaCaritas di Ponsacco, sono i primi grandisostenitori di questo progetto, fidandosi apieno delle capacità di noi giovani elasciandoci piena libertà di decisione emovimento.Sicuramente quando l’emergenza saràpassata ci lasceremo alle spalle tutte le cosebrutte e negative, ma ci ricorderemo il beneche hanno fatto tutte le persone, partendodai volontari, dai cittadini, dai medici einfermieri, gli operatori sanitari e chi hariconvertito da un giorno all’altro le proprieaziende per poter aiutare il proprio paese equesto sarà solo un grande passo avanti pertutti noi.

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Nasce la «Caritas Young»A Ponsacco i giovani rispondono all’emergenza

il CORSIVOinque consigli per vivere bene laSettimana Santa: 1) Medita la Passione:

fermati a meditare la passione e la morte diGesù, leggendo il vangelo e partecipando a unavia Crucis in diretta streaming. 2) Prova a faresilenzio: fai una dieta mediatica, limital’ascolto di informazioni ansiogene e prova asintonizzare il cuore su Dio, dedicando unmomento fisso nella giornata alla preghiera. 3)Chiedi e dona perdono: anche se non puoiconfessarti, approfitta di questi giorni perchiedere perdono a Dio e per riconciliarti conqualcuno a cui tieni. 4) Partecipa alle liturgie:cerca di partecipare alle celebrazioni in diretta,gustando le letture, i simboli e i momenti fortidella funzione. 5) Riscopri l’essenziale: cerca difare autentica esperienza del digiuno nelgiorno di venerdì santo, per riscoprirtibisognoso di ciò che conta davvero. Buona Pasqua di resurrezione!

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LA DOMENICATOSCANA OGGI12 aprile 2020II

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LA DOMENICATOSCANA OGGI

12 aprile 2020 III

iovedì 9 aprile - ore 21,15: S. Messanella Cena del Signore, in diretta

facebook dalla Cattedrale.Venerdì 10 aprile - ore 15: Azione Liturgicanella Passione e Morte del Signore, indiretta fb dalla Cattedrale.Sabato11 aprile - ore 22: Veglia Pasquale,in diretta fb dalla Cattedrale.Domenica di Risurrezione 12 aprile - ore10: S. Messa del Giorno di Pasqua in direttafb dalla Cattedrale.Lunedì 13 aprile - ore 11: S. Messa indiretta fb dalla Collegiata di Santa Maria aMonte, nella locale festa della Beata DianaGiuntini.Domenica 19 aprile - ore 11: S. Messa indiretta fb dalla chiesa parrocchiale diCerretti.Domenica 26 aprile - ore 11: S. Messa indiretta fb dalla cappella vescovile.

G

DI DON FRANCESCO RICCIARELLI

vidi un altro angelopossente discenderedal cielo, avvolto inuna nube... e

l’arcobaleno era sul suo capo.Avendo posto il piede destro sulmare e il sinistro sulla terra, alzòla destra verso il cielo e giurò:"Non vi sarà più tempo!"» (cfrApocalisse 10, 1-6).In questi giorni foschi in cuicerchiamo di farci coraggio avicenda, sperando di intravederei colori di un arcobaleno chesembra ancora troppo lontano,l’immagine dell’Angelodell’Apocalisse che annuncia lafine del tempo èparticolarmente evocativa. Èprecisamente da questo passobiblico che trasse ispirazioneuno dei più grandi musicisti delXX secolo, Olivier Messiaen, perscrivere il più celebre de suoicapolavori: «Il Quartetto per lafine del tempo», composto incattività, in un campo diprigionia tedesco durante laseconda guerra mondiale.Messiaen, classe 1908, avevastudiato al Conservatorio diParigi e si era distinto come unodei giovani compositori piùgeniali e promettenti della suaepoca. A soli 22 anni avevaottenuto il posto di organistatitolare della chiesa della SS.Trinità a Parigi e l’anno seguenteaveva sposato la violinista ClaireDelbos, dalla quale, nel 1937,aveva avuto un figlio. La serenitàdella vita familiare, però, siinfranse allo scoppio dellaseconda guerra mondialequando Messiaen fu richiamatoalle armi nell’esercito francese.Non venne però assegnato areparti di combattimento, acausa di problemi alla vista, edentrò nel servizio medico. AVerdun, nel giugno del 1940,cadde prigioniero dei tedeschi efu recluso nello Stalag di Görlitzin Slesia, al confine tra laGermania e la Polonia.«Come tutti gli altri prigionieri,dovetti spogliarmi - racconteràanni dopo il musicista -. Nudocosì com’ero, continuavo astringere, con uno sguardospaventato, un sacchetto checonteneva tutti i miei tesori. Ecioè una piccola libreria dipartiture d’orchestra in formatotascabile che sarebbero state lamia consolazione quando avreisofferto la fame e il freddo.Questa eclettica, piccola libreriaandava dai ConcertiBrandeburghesi di Bach alla Suitelirica di Alban Berg». In mezzo a tante sofferenze, eforse proprio a causa di esse,nella sensibilità di Messiaen siacuì un fenomeno singolare: lasinestesia. Quando udiva deisuoni, degli accordi, vedeva

contemporaneamente dei coloriben precisi. E viceversa, lapercezione di alcuni coloriproduceva nella sua mentearmonie musicali. In preda alfreddo e alla fame Messiaencominciò a fare sogni colorati.In una notte gelida, durante unturno di veglia, poté ammirareuna bellissima alba boreale.Queste forti impressionicromatiche divennero per luimusica, saldandosi allamemoria del citato passobiblico dell’Apocalisse.Per apprezzare la musica diMessiaen non occorre certoavere lo stesso dono dellasinestesia, ma sapere che lui,componendo, vedeva dei colori,può aiutarci a comprenderemeglio quel passaggiodall’ascolto alla visione cheMessiaen intendeva facilitare.«La fede viene dall’ascolto»(Romani 10,17) e termina nellavisione di Dio. La sinestesiarendeva Messiaenparticolarmente adatto a creareopere profetiche e visionarie cheillustrassero questa dinamicadella fede e il grande musicistanon si sottrasse a questa«vocazione».Il «Quartetto per la fine deltempo» presenta questa forma,di quartetto appunto, perchécon Messiaen erano prigionierinel campo di Görlitz altri tremusicisti: un clarinettista, HenriAkoka; un violinista, Jean LeBoulaire; e un violoncellista,Étienne Pasquier. Con lacomplicità di un soldatotedesco, Karl-Albert Brüll, che gliprocurava, oltre a qualche pezzodi pane, carta da musica,gomma e matite e che glipermetteva di nascondersi,dopo la spossante corvéemattutina, nelle latrine «perpoter lavorare in tranquillità»,Messiaen poté comporre unodei maggiori capolavori dellamusica del Novecento. E inseguito, sempre grazie allostesso soldato tedesco, i quattro

prigionieri musicisti ottenneroun luogo riscaldato in cuiritrovarsi per provare.La prima esecuzione del«Quartetto per la fine deltempo» ebbe luogo il 15gennaio del 1941, nel blocco27B, davanti a una plateacomposta da migliaia diprigionieri, dagli ufficiali esoldati tedeschi. La temperaturaesterna era di 15 gradi sottozero. I musicisti, per distinguersidagli altri prigionieri,indossavano delle uniformiusate e zoccoli di legno. Ilcompositore citò a memoria iprimi versetti del capitolo 10dell’Apocalisse e aggiunse: «Hoscritto il mio Quartetto sottol’influenza di questo passaggio ein omaggio all’angelo cheannuncia la fine del tempo». Quindi in un contesto cosìdrammatico, si tenne in mododel tutto straordinario einaspettato, una seratamemorabile, densa dispiritualità e di consolazione.Attraverso il ritmo e i colori dellamusica di Messiaen il tempocon tutte le sue brutture e le sueamarezze scomparve, assorbitodalle realtà ultime del Cielo.Gli otto movimenti checompongono il Quartettorimandano, non a caso, allasettimana della creazione eall’ingresso nell’ottavo giornodell’eternità. Il primomovimento evoca la forza, lapotenza dell’angelo coronato diarcobaleno che posa un piedesul mare e uno sulla terra. Dueaccordi, uno più acuto e uno piùgrave richiamano il poggiarsipossente dei suoi piedi. Incontrasto, il secondomovimento, “Vocalizzo perl’angelo che annuncia la fine deltempo", è una melopeadall’andamento ritmico moltolibero, affidata al violino e alvioloncello, mentre il pianofortesuona l’accompagnamento conaccordi "blu-arancio", gocce dipioggia nell’arcobaleno. Nel

terzo movimento, l’abisso degliuccelli, il clarinetto solo esprimesia l’abisso del tempo, con unamelodia cupa, discendente, sia ilcanto degli uccelli, chesimboleggia il nostro «desideriodi luce, di stelle, di arcobaleni, divocalizzi pieni di giubilo».Al centro della composizione ècollocata «La lode all’eternità diGesù»: le arcate lente delvioloncello, accompagnate dagliaccordi del pianoforte,disegnano una frase sublime,maestosa, in cui si respira ilritmo dell’eternità. Un fortecrescendo s’interrompeimprovvisamente e lascia ilposto a un suono dolce,lontano. Il Verbo di Dio si èavvicinato a noi, ci sembravaquasi di poterlo afferrare,comprendere, ma ecco che ciappare subito nella suairraggiungibile alterità. Deussemper major.Dopo la danza del furore, cherievoca il suono delle settetrombe, il penultimomovimento è dedicatoall’arcobaleno che sovrasta latesta dell’angelo. Un tema convariazioni in cui scintillano i piùvari colori che Messiaen vedevanei suoi sogni: «accordi viola-rosso, blu-arancio, oro-verde,spade di fuoco, stelleimprovvise, ecco lo sfolgorio,ecco gli arcobaleni!».L’ottavo movimento, infine,«Lode all’immortalità di Gesù»,è una quieta contemplazionedell’umanità di Cristo risorto,affidata al violino sempreaccompagnato dal pianoforte.La melodia cresceprogressivamente verso l’acuto,con un movimento ascendente.Segue l’assunzione dell’uomo inDio, del Figlio nel Padre, fino aperdersi nelle profondità delCielo.Dopo circa quaranta minuti diconcerto, «l’applauso nonscoppiò immediatamente»,annotò Marcel Haedrich nellasua cronaca per il bollettinomensile del campo di Görlitz:«L’ultima nota fu seguita da quelmomento di silenzio che uncapolavoro sublime crea».Messiaen fu rilasciato il mesesuccessivo perché riconosciutocome «soldato musicista», cioènon combattente. Nel maggiodel 1941 fu nominatoprofessore di armonia alConservatorio di Parigi,divenendo uno dei maestri edegli autori più insigni del XXsecolo. La sua carriera haattraversato per intero il «secolobreve». E mantenendosi fedeleall’originaria ispirazionevisionaria e profetica, Messiaenha proseguito a creare pontimusicali verso le realtà invisibilied eterne, arcobaleni mirabili disuoni al di là del tempo.

Arcobaleno di suoni: la finedel tempo in Olivier Messiaen

aria di Magdala è una donna moltointeressante perché donna

completamente laica e legata al mondo,che aveva fatto uso del suo corpo inmaniera impura, lo aveva contaminato, loaveva offerto a tanti uomini che nefacevano richiesta. Ebbene proprio lei è laprima ad andare al sepolcro a cercarel’Amore vero, quello che non chiede nientein cambio. Il giorno della resurrezione è ilgiorno della ritrovata ricostruzionedell’Uomo che attraverso la morte eresurrezione di Gesù Cristo ricompone sestesso, ritrova la sua perduta unità. Talerinascita viene vissuta da questa donnanello splendido racconto dell’evangelistaGiovanni (Gv 20,1-18).Maria di Magdala era una donna chevoleva guarire, voleva ritrovarsi nel corpo enell’anima, aveva bisogno di esserericomposta e sapeva e credeva che ciòavrebbe potuto farlo solo l’Amore, perquesto corre al sepolcro, perché sa chequello è il giorno della vera guarigione elei, vedendo il Signore Risorto, risorgeràcon Lui. È una donna che cerca il Signore,cerca la verità, niente di quello che hasperimentato le basta, le ha dato dignità ofelicità. È pronta a tutto pur di incontrarlo,pur di vederlo, pur di essere presente almomento. Desidera toccarlo, fareesperienza di Lui perché vuole riacquistarela sua vera dignità, la sua vera vita. IlSignore, infatti, il suo Signore la chiamaper nome e lei gli risponde «Rabbunì»ovvero «Maestro». Questo è un momentodecisivo per Maria e lo è per tutti noi:essere riconosciuti e valorizzati ognunonella propria dignità e diversità, comedonne e uomini nella Chiesa.Maria di Magdala offre a tutte le donne unagrande possibilità, ci fa vedere che Gesùnon fa differenze: la chiama per nome e lericonosce una precisa identità, dandole lastraordinaria possibilità di trovare il suocarisma e il suo ministero. Le donnedevono attingere molto da questa donna,non devono sentirsi estranee o emarginatein questa Chiesa. Questo sarebbeprofondamente antievangelico erappresenterebbe un impoverimento dellepotenzialità per la vita ecclesiale attuale efutura.Il racconto di Giovanni dove una donna,Maria di Magdala, arriva al sepolcrodiventando la prima testimone dellaresurrezione di Cristo non è una lezione dapoco. È l’ennesimo insegnamentoparadossale di Gesù, che sceglie di affidareil primo annunzio della resurrezione aduna donna.

Giulia Taddei

M

Agenda delVESCOVO

Maria Maddalena,donna dellaResurrezione

Covid-19: la raccolta fondi del Movimento Shalomuasi un mese fa entrava in vigore il decreto#iorestoacasa che ha cambiato la vita di tutti gli

italiani: il Movimento Shalom ha dovuto sospendere omodificare tutte le proprie attività, dal doposcuola diSan Miniato, l’Atelier Shalom, agli incontri nelle scuole econ i giovani, e alle iniziative di cooperazione chedevono oggi adeguarsi alle misure prese dai autorità intutto il mondo.Per rispondere alla missione di sostegno dei più deboli,è stata avviata una campagna di raccolta fondi peracquistare beni di prima necessità e dispositivi diprotezione sanitaria per i più vulnerabili, da distribuireattraverso i centri Caritas sul territorio e al Comune di

Medicina. Ad oggi la campagna ha permesso diraccogliere oltre 7.000 euro, di distribuire 450igienizzanti e 1850 mascherine e 5500 euro alleCaritas di Taranto, San Miniato e Prato e al comune diMedicina.La campagna prosegue ed è possibile contribuireattraverso due modalità:- con una piccola donazione sul sito: www.movimento-shalom.org/coronavirus- acquistando uno spray igienizzante: www.movimento-shalom.org/sprayInoltre in vista della Pasqua è stata avviata una nuovacampagna per donare almeno un sorriso ai tanti anziani

e non solo ospiti nelle strutture del territorio e che inquesto momento sono ancora più soli. L’invito è quellodi donare una scatolina di Ovetti della Pace che si puòaccompagnare con un messaggio di affetto e speranza.È possibile effettuare la donazione sul sitowww.movimento-shalom.org/pasqua Nei giorni precedenti la Pasqua le scatoline donatesaranno portate agli operatori delle RSA del territorio, diCasa verde, della Casa famiglia Caritas e agli Ortolanicoraggiosi che potranno consegnarle ai loro assistiti: unpiccolo pensiero per donare loro almeno un sorriso,nell’attesa di tornare ad abbracciarci.

Luca Gemignano

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TOSCANA OGGI12 aprile 2020IV

i un Amore Infinito possiamo fidarci».Un cantore della vita è tornato alla

Sorgente della Vita. Aprendo il settimanale, lascorsa settimana sono stato colto da unagrande tristezza per l’annuncio della morte diCarlo Casini. I più giovani non l’hannoconosciuto. Ai più anziani verranno in mente isuoi lucidi e appassionati interventi inParlamento e sulle piazze d’Italia in difesadella vita umana dal suo sorgere, nel suodivenire fino alla sua naturale conclusione. Perme è stato un amico indimenticabile.Ho conosciuto Carlo da adolescente e lui eraall’inizio dell’Università. Una conoscenza nataa Pian degli Ontani (Pistoia) al Villaggio «IlCimone» di Pino Arpioni negli anni 1953-55,ai campi-scuola dell’Azione Cattolicaregionali. Che esperienze meravigliose!Faceva parte di un gruppo di giovani fiorentiniche animavano le serate sotto i castagni conscenette, sketch, canti, battute: un gruppo di120 adolescnti e giovanissimi che pendevadalle loro labbra. Ma la conoscenza sitrasformò presto in amicizia, perchè la suafamiglia è originaria di Montecastello.Lui era nato a Firenze, ma nel paese aveva lezie, i cugini e in estate veniva a trascorrere unpo’ di tempo nel paese dove io sono cresciuto.Quando sono stato ordinato prete, Carlo erapretore a Empoli. Ben presto divenneSostituto procuratore a Firenze, dove dallamagistratura passò alla politica susuggerimento del cardinal Benelli. Alla primaelezione prese paura dalla quantità di votiricevuti, superiori a quelli che aveva preso LaPira come sindaco. Deputato dellaDemocrazia Cristiana per più legislature,varcò i confini del Parlamento nazionale perapprodare al Parlamento europeo, doverimase, se non mi sbaglio, per due mandati econtinuando a lavorare in vari uffici, anchedopo la fine del mandato parlamentare, comeesperto di diritto internazionale.L’attività politica non gli impedì di far nasceree dirigere il Movimento per la Vita, collegato aivari Movimenti analoghi europei; di curarepubblicazioni scientifiche e divulgative sulvalore della vita umana, bene nonnegoziabile; di essere da un capo all’altrodell’Italia (tante volte anche nella nostradiocesi) impegnato in convegni,conferenze,ecc.e di essere presente nella suanumerosa famiglia accanto alla sua Maria,moglie adorata. Giurista, magistrato, politico,padre e uomo di fede: queste le suecoordinate che lo hanno accompagnato pertutta la sua vita. La sua fede lo ha sostenutospecialmente negli ultimi tempi della suaesistenza, segnati da una tremenda malattia.Sarebbe bene che anche il paese diMontecastello, che ha dato i natali alla suafamiglia, non lo dimenticasse.

Angelo Falchi

LA DOMENICA

DI DONATELLA DAINI

el dolore restano traccedocumentate. Dellasofferenza e delle sue cause,degli autori cui quelle cause

sono attribuite, la memoria tieneregistri aggiornati con la precisioneche solo un notaio rigoroso escrupoloso può avere, ma quelsenso di pienezza e di profondasoddisfazione è unico e si direbbenon ha né passato né futuro. Non èsufficientemente pesante perlasciare tracce nel tessuto dellamemoria, la felicità accade nelpresente, la durata del presente nonconsente definizioni.Ed era proprio quel senso diprofonda soddisfazione cheriempiva l’animo di Tommaso,allorché quel lunedì mattina siavviava verso la sede della BancaInternazionale, in altre parole versola sua nuova sede lavorativa. Ilcolloquio era andato bene, il suocurriculum era stato uno choc pergli esaminatori: tre lauree, laconoscenza scritta e parlata di trelingue, e naturalmente pienadimestichezza con i computer.Come arrivò, gli fu detto dipresentarsi al decimo e ultimopiano, dove si trovavano ladirezione generale e vari uffici.«Buongiorno dottor Baldini - loaccolse cordialmente il direttoregenerale - anzi benvenuto nella suanuova famiglia, proprio cosìBaldini, lei qui è in famiglia, perqualunque problema la mia porta èaperta». A Tommaso fu assegnatoun ufficio tutto per sé, con unabellissima e antica scrivania, unalibreria fornitissima, cinquetelefoni, tre fax, quattro computer,poltrone divani e una segretariapersonale. Decise di mettersi subitoal lavoro, aprì un computer pervedere a quanto aveva aperto laborsa e iniziò a dare uno sguardo altabulato dei clienti. «Buongiorno ebenvenuto - esclamò la segretariaentrando con un caffè - desideraqualcosa?». Tommaso Baldini non desideravanulla, ma si mise volentieri aparlare con la ragazza,chiedendogli informazionisull’ambiente di lavoro e su «come»era organizzato.Venne così a sapere la caratteristicadi quell’azienda che a seconda dellabravura e della preparazione,distribuiva i propri dipendenti neivari piani, naturalmente al decimoc’erano i più bravi e i più pagati, alnono erano lavoratori sempreottimi, ma dotati di un pizzico diironia, all’ottavo erano sistematicolleghi che, pur capacissimi,lavoravano troppo e quindiavevano messo in imbarazzo alcunisuperiori, al settimo quelli pursempre bravi, ma che oltre ad essereironici e grandi lavoratori eranoanche un po’ polemici, al sesto gliimpiegati erano dotati anche di uncerto sarcasmo, mentre al quintoerano litigiosi e insofferenti puressendo bravi nel loro lavoro.Tommaso era allibito, quel senso diprofonda soddisfazione che avevaprovato poche ore fa era scomparsodel tutto, lasciando il posto invecead un profondo senso dismarrimento e di paura, si rivolseallora alla segretaria che loguardava con una certacompassione e chiese: «Tuttoquesto non è possibile, io hofirmato un contratto e poi isindacati non esistono in questabanca?«. «Ah quelli!- rispose laragazza - non esistono più».«Nessuna legge nel nostro paesevieta l’esistenza diun’organizzazione sindacale»,ribatté Tommaso. «Non lo dicevoin quel senso - affermò la segretariacon l’aria di chi sa già come andrà afinire - il fatto è che sonoinesistenti, esistono solo sullacarta». Tommaso cominciò ariflettere e poi chiese: «e al primopiano chi c’è?». La ragazza alzò gliocchi al cielo e sospirando disse:«Quelli del primo piano hanno amalapena di che sfamarsi, inpratica stanno per essere licenziati.Si ricorda circa dieci anni fa, fu

cambiato lo statuto dei lavoratori?E da allora...!».«Lei conosce qualcuno che èrimasto al decimo piano?», chiesesperanzoso Tommaso. «Il direttoregenerale e il suo vice sono qua damolti anni, ma per il resto…».Questa fu la risposta sibillina dellasegretaria.I giorni passavano e Tommaso siera buttato a capofitto nel lavoro,cercando di non urtare nessuno, dinon manifestare le proprie idee,soprattutto quando erano incontrasto con quelle del direttore enon parlò più con nessuno deidieci piani.La mattina quando arrivava nellaportineria dove si trovavano gliascensori, guardava i colleghi chescendevano ai piani inferiori e loroguardavano lui chiedendosi a qualepiano sarebbe sceso, ve ne eranoalcuni vestiti elegantemente maaltri, quelli dei primi piani avevanoabiti dignitosi ma dimessi.Un giorno il direttore lo guardòcon una certa insistenza, quasi avoler penetrare con lo sguardo lasua mente, mentre controllava unapratica da lui istruita per un grossocliente australiano. «Allora direttorerimango al decimo o devoscendere?». «Per carità Baldini cosadice - rispose - un individuo bravo escrupoloso come lei dove lotroviamo? Stia tranquillo questo èil suo posto, continui così».Intanto i giorni passavano eTommaso continuava a lavorarenon senza quell’inquietudine cheormai si era impossessata di lui e loseguiva giorno per giorno.Una mattina si presentò nel suoufficio il vice direttore che conun’aria contrita e piena di sussiegosi avvicinò al Baldini dicendo che

aveva da chiedere un favore in viapuramente amichevole e personalee che non sapeva a chi altrochiederlo: il giorno seguentesarebbe arrivato il direttore dellasede di New York e non avevano unufficio libero e sufficientementebello dove ospitarlo per circa diecigiorni; non avrebbe consentito ildott. Baldini a trasferirsi in un altroufficio altrettanto comodo? «Macerto», disse Tommaso. «Laringrazio di cuore - rispose il vicedirettore - se lei non ha niente incontrario manderò subito deicommessi che l’aiuteranno atrasportare la sua roba nel suonuovo ufficio - e con un tono divoce più basso - dimenticavo, devescendere al piano di sotto, solo perdieci giorni dott. Baldini, qui nonabbiamo altre stanze disponibili».«Le confesso - disse Tommasosorridendo, tentando di mostrareun’indifferenza che non provavaaffatto - che un trasloco di questogenere non mi piace proprio perniente». «Ma questo trasloco nonha alcun motivo disciplinare o dimerito, si tratta unicamente di unacortesia al direttore della nostrasede di New York, che le sarà gratoe verrà a ringraziarlapersonalmente. Per carità - disseridendo il vice direttore - non levenga neppure in mente che cisiano altre ragioni».Giunto al nono, Tommasocominciò a notare alcune piccoledifferenze, sfumature, inezie sevogliamo, ma non era lo stessoambiente. Il suo nuovo ufficio erasempre molto bello, arredato conlo stesso stile e lo stesso buongusto, aveva un telefono in meno eun computer in meno, per il restoera tutto uguale. «Buongiorno dott.

Baldini, sono la sua nuovasegretaria e sono a suadisposizione», disse una giovanesignora di circa trent’annivenendogli incontro e offrendogli ilsolito caffè.Anche il direttore di quel pianovenne a salutarlo: «Buongiornodottore, è un onore per noi averlaqui, so benissimo che questa è unasituazione provvisoria, ma leauguriamo una buona permanenzain ogni modo». Mentre stava peruscire dall’ufficio di Tommaso dissequasi fosse una dimenticanza:«Sono in ogni caso profondamenteconvinto dottor Baldini che aquesto piano, se non addiritturaall’ottavo, lei si sarebbe fattaun’esperienza lavorativa piùcomplessa».Tommaso era sempre piùpreoccupato, la mattina salendo inascensore salutava i colleghi chesalivano al decimo, i qualibisbigliavano e ammiccavano confare misterioso, mentre lui liguardava proseguire.Passarono i dieci giorni ma ditornare al piano superiore non sene parlava.Dopo due mesi, una mattina,arrivando in ufficio, notò neicorridoi un’insolita agitazione e,chiedendo spiegazioni alla suasegretaria, venne a sapere che ilnono piano veniva chiuso perdiverse settimane a causa di alcunilavori di manutenzione e chequindi una parte dei funzionarisarebbero saliti al decimo ed altrisarebbero scesi all’ottavo.Tommaso si rianimòimprovvisamente, pensando chesicuramente sarebbe tornato nelsuo ufficio al decimo piano, manello stesso pomeriggio una lettera

DCarlo Casini e Montecastello

Radio delBuon Viaggio

n questi giorni così particolari nascesulla rete l’iniziativa radiofonica dei

ragazzi della Comunità Pastorale diCapanne - Marti - Montopoli che, suiniziativa del parroco don Udoji, hannodeciso di tenere compagnia a tutticoloro che desiderano ascoltarli (oriascoltarli in differita) grazie al canaleYoutube «Radio del Buon Viaggio». Dueore di trasmissioni al giorno, una allamattina (dalle 11 alle 12) e una alpomeriggio (dalle 17 alle 18), dallunedì al venerdì, per questa giovane efrizzante esperienza radiofonica che,pur rimanendo fermamente iniziativapastorale, si apre a molteplici contenuti:spazi virtuali dedicati alla cultura, alcinema e alle arti figurative, alla lettura,all’attualità italiana, internazionale;un’apposita rubrica per le «positizie», lebelle notizie; un flash-mob musicale ilsabato, in occasione del quale vienetrasmessa musica di vario genere. Un’iniziativa che, dicono i ragazzi, «ci rendecontenti, ci offre un bel diversivo inqueste giornate passate in casa». Laradio è coordinata da Chiara Zolfanelliinsieme un altro gruppetto di serivizoper i social, coordinato da FedericoLuisi. Menzione speciale al nostrografico Tommaso Pacini.

I

La banca dai dieci pian

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TOSCANA OGGI12 aprile 2020 VLA DOMENICA

l termine «Pasqua» deriva dallaparola ebraica «Pesah» che significa

«passare oltre».Cosa significa, oggi, per noi, uominidel terzo millennio «passare oltre»?Nei secoli passati, come la storiabiblica ci tramanda, già primadell’avvento di Gesù, Mosè avvisò ilFaraone d’Egitto che Dio avrebbemandato un’ultima, terribile piaga eprima che si scatenasse la sua forza,chiese che gli Israeliti venisserosalvati con le loro famiglie.Tutti gli Israeliti avrebbero dovutomacellare un agnello maschio,arrostirne le carni e mangiarle in unpasto frugale. Il sangue degli agnelli,simbolo d’innocenza, sarebbe servitoa segnare gli stipiti delle porte dellefamiglie ebraiche e così l’angelosterminatore le avrebbe risparmiate.La Pasqua ebraica segna questopassaggio, ma oggi cosa significa peril cristiano questo verbo «Passareoltre?».La Pasqua cristiana rappresenta ilmomento in cui Gesù sconfisse laMorte, divenne Redentore, Salvatore,dell’umanità, liberandola dalpeccato originale e segna l’inizio diuna nuova esistenza, quale luogo di«attesa per tutti i fedeli dopo laMorte».Passare oltre, però, umanamente,vuol dire anche andare oltre alnostro egoismo, alla nostrapresunzione di superiorità, al nostropossesso di ricchezze che la vita nona tutti ha offerto, alla nostraindifferenza.Pesah, allora, acquista un significatoforte e mette in evidenza la povertàvera, umiliante, ingiustamentepunitiva che affligge un nostrofratello nel Signore, togliendogliogni sua dignità di uomo.Occorre passare oltre, quindi aquesta ingiusta culturadell’indifferenza che non ci permettedi vedere la grande quantità deipoveri che noi non vediamo: «ipoveri nascosti, dice papa Francesco,e di questi ce ne sono tanti, tanti».La povertà di tanta gente è vittima«dell’ingiustizia strutturaledell’economia mondiale» e tanti diloro si vergognano di far vedere chenon arrivano a fine mese; tantipoveri che vanno di nascosto allaCaritas e di nascosto chiedono eprovano vergogna.«Ma io li vedo? Io me ne accorgo diquesta realtà? Soprattutto di coloroche provano vergogna di dire chenon arrivano a fine mese?» così papaFrancesco richiama la nostramaturità e sensibilità cristiana.«La prima domanda che ci farà Gesùè: “Come ti sei comportato con ipovei? Hai dato da mangiare?Quando era in carcere, lo haivisitato? In ospedale, lo hai visto?Hai assistito la vedova, l’orfano?Perché lì ero Io". E su questo saremogiudicati», continua papa Francesco.Non si stanca di ripeterci che «nonsaremo giudicati per il lusso o iviaggi che facciamo o l ‘importanzasociale che avremo, ma per il nostrorapporto con i poveri. Ma se io, oggi,ignoro i poveri, li lascio da parte,credo che non ci siano, il Signore miignorerà nel giorno del giudizio».Questa è la nostra Pasqua: passareoltre l’indifferenza e l’ingiustiziaverso il nostro prossimo, sofferenteed umiliato ed elargirecomprensione ed aiuto, poiché«questo è il centro del Vangelo e noisaremo giudicati su questo».

Antonio Baroncini

I

PASSAREOLTRE

della segreteria generale a luiindirizzata, lo informava che gli erastato assegnato un ufficio all’ottavopiano.Tommaso Baldini represse a stentola rabbia che sgorgava dal profondodella sua anima, e con unagentilezza stiracchiata, si presentò achiedere spiegazioni al direttore.«Ma no, ma no Baldini, è un errore,sicuramente una segretaria hasbagliato a battere a macchina lalettera, vada tranquillo il giudizioche abbiamo di lei non è certo daottavo piano, ma per oggi ormai èpartito l’ordine di direzione, nonpossiamo farci niente, o megliodovremmo far fare unostraordinario alle segretarie e caroamico mio lei sa benissimo che inquesto paese ancora ci obbligano apagare gli straordinari, lei nonvuole far rimettere dei soldi alla suaazienda, vero? Mi dia ascoltoscenda pure tranquillamente, chenel giro di tre o quattro giorni leitorna su». Tommaso non era perniente convinto, ma non poté farealtro che scendere e sistemarsi in unaltro ufficio ancora.Anche qui l’ambiente era sempreelegante, ma disponeva di un solocomputer, di un solo telefono e diun solo fax, non si era ancoraseduto che arrivò la nuovasegretaria, questa volta era unasignora di circa 40 anni. «Pregodottor Baldini, il suo caffè»,esclamò premurosa l’impiegata. «Laringrazio - rispose Tommaso - mada ieri sera ho un forte mal distomaco e il caffè non credo sia unrimedio». I giorni passavano veloci,ma di tornare al piano di sopra nonse ne parlava, eppure il direttore delnono aveva promesso che sarebbetornato immediatamente al

decimo. Dopo tre settimaneTommaso decise di andare a parlarecon il direttore dell’ottavo piano, ilquale dimostrò di essere al correntedi tutto. «Lei deve lavoraretranquillo, dottore. Lei è uno deglielementi migliori che abbiamo, lanostra azienda è fortunata a poterdisporre di un uomo come lei, devesolo avere un po’ di pazienza».Tommaso pensò che quello eral’inverno più freddo che luiricordava, ma non solo per il clima.A notte fonda la sua mente sianimava di storie angoscianti e dipersonaggi strani, che avevano peròla voce dei direttori della banca.Finché una mattina gli fucomunicato che la banca intendevaassegnargli un compitodelicatissimo e della massimafiducia. A questa notizia Tommasofu invaso da un senso di attesapiena di promesse, sperando chefinalmente avrebbe riconquistato ilsuo posto. L’incarico consisteva nelseguire un cliente straniero cheaveva esigenze molto particolari equindi occorreva un funzionario asua disposizione. Il direttoredell’ottavo piano venne acomunicargli direttamente labuona novella, spiegando anchecon la più grande noncuranza chesiccome le pratiche di questocliente erano tutte al settimo pianoera più semplice che si spostasselui.«Stia tranquillo Baldini, lei devesempre avere fiducia nella Banca,poiché la banca ha fiducia in lei,sistemi velocemente questoimportante cliente e poi se neritorna su». Tommaso non ce la fece nemmenoa rispondere, la rabbia gli salivafino in gola e gli bloccava la voce.

Arrivato al settimo piano entrò nelnuovo ufficio arredato conun’eleganza più sobria, disponevasempre di un telefono, un fax e uncomputer ma non vi erano piùpoltrone e divani.Anche qui si presentò subito lasegretaria personale, una signora di50 anni che con fare moltomaterno gli chiese se preferiva uncaffè o un bicchiere di latte.Tommaso scelse il bicchiere di latteanche perché lo stomacocominciava a dolergli veramente.Iniziò subito a lavorare, ma ognitanto alzava la testa e stava inascolto, sperava sempre di sentiredei passi che si avvicinavano al suoufficio per portare una notizia,buona o cattiva che fosse. Dopoalcuni giorni di silenzio e di lavoroininterrotto, Tommaso cominciò aguardare fuori, ma vedeva solopalazzi in cemento armato. In quelmomento un ricordo d’infanziasfiorò la sua mente. Da bambinoandava spesso al mare dai nonni equando veniva sgridato orimproverato, fuggiva da quellapiccola realtà per lui dolorosaguardando il panorama dallafinestra e sognando di essere nelmezzo di quel bel quadro, liberocome una farfalla.Ecco adesso cominciava a volare, lastrada si infilava dentro i cipressi,non si vedeva che verde, poi dicolpo, una curva e ci si avvicinava almare, fino a sfiorarlo, si vedevano iciottoli bianchi e l’acqua chefiaccamente li copriva e li scoprivacon un movimento lento,dolcissimo.«Dottor Baldini, cosa sta facendo?Sogna? - affermò il direttore delsettimo piano irrompendoimprovvisamente nel suo ufficio -Le dirò, capisco la sua amarezza,ma lei sa benissimo che la suapresenza qui è provvisoria, chediamine, uno bravo come lei!».Ma Tommaso non aveva più lasicurezza di poter tornare ai pianisuperiori, abbassò la testa senzanemmeno rispondere al direttore.Passarono due mesi durante i qualiTommaso lavorò senza entusiasmo,ottenendo comunque dei buonirisultati.Ebbe una lettera di congratulazionidella direzione, nella quale sisosteneva che siccome nessun altrodipendente con la sua preparazioneera così bravo, avevano deciso diaffidargli un altro incarico persvolgere il quale sarebbe dovutoscendere al sesto piano, altricolleghi avevano provato prima dilui, ma avevano fallito, quindierano risaliti.Tommaso prese le sue cose e senzanemmeno aspettare il commessoche gli venisse in aiuto, uscìdall’ufficio del settimo piano e sidiresse al sesto.Qui si accorse che avrebbe dovutodividere l’ufficio con un altrocollega. Meglio così, avrebbepotuto scambiare due parole. Lasegretaria, una signora di quasi 60anni entrò nella stanza con unacerta lentezza e si mise adisposizione. «Buon Giorno dottorBaldini, non se la prenda, anchequi si sta bene, se ha bisogno nonha che da chiamarmi». «Si vede cosìtanto che sono infelice?», pensòstupito Tommaso e istintivamenteguardò fuori dalla finestra come percercare una via di fuga da quelloche per lui stava diventando unincubo. Ricordò quando loportarono via dalla casa dei nonni.Non voleva lasciarli, non volevalasciare quel luogo. Guardavaattento il paesaggio, ma quellaodiosa vettura vi passava davantiveloce e lasciava tutto dietro di sé.Al contrario, in questo momento,avrebbe voluto lasciarlo questopaesaggio di cemento, questoambiente così strano.Il tempo passava e Tommasocominciava a sentirsi male, glisembrava che le forze gli venisseromeno, forse aveva bisogno di unpo’ di riposo, ma certamente nonpoteva chiedere le ferie solo adesso.Il collega con il quale divideva lastanza cominciò a guardarlo conuna certa insistenza, quasi che il

suo aspetto fosse diverso. Pensava Tommaso che il buonodella vita dovesse ancora aspettarlo,certo quello era un periodopasseggero, quasi che una felicitàcerta gli fosse stata promessa dalnormale ordine della vita. In fondoaveva così tanto tempo avanti a sé!Passò un altro mese durante ilquale Tommaso lavorò senza piùparlare con nessuno.La mattina quando saliva inascensore gli sembrava che tutti loguardassero e vedeva gli ex colleghidei piani superiori ammiccare versodi lui.«Caro dottor Baldini - esclamò ildirettore del sesto piano entrandouna mattina nell’ufficio, «uno deifunzionari del quinto piano si èammalato e non abbiamo nessunoper sostituirlo. Abbiamo pensato alei che è sempre così gentile edisponibile». «Caro direttore,adesso non lo sono più - risposeseccamente Tommaso - sonomalato anch’io e credo che per unasettimana starò a casa». Il direttorechinò la testa a mo’ di saluto e se neandò. Dopo una settimana trovò lalettera di trasferimento al quartopiano.Fu sistemato in un grande ufficiodove c’erano dieci scrivanie enessuna segretaria. Il fax era incomune.Passò un anno durante il qualeTommaso aspettava, non sapevabene cosa. Era come se la vitadovesse avere per lui una specialeindulgenza. Il tempo passavainesorabile e lasciava i suoi segnima a Tommaso sembrava che perlui sarebbero potuti esistere i tempisupplementari.Altri due anni passarono e unamattina il direttore del quartopiano gli comunicò che quel pianochiudeva per ferie, ma lui eral’unico ad averle già fatte, per cuiveniva di conseguenza assegnato alterzo piano.Tommaso non capiva più a cosadoveva quel trattamento. Lì al terzonessuno aveva la sua preparazione,i suoi titoli, neppure il direttore, chelo accolse affermando: «Non pensidi venir qua a fare il professoreperché qui i titoli non contano,caro Baldini». «Ma che cosa avetecontro di me - disse quasi urlandoTommaso - che cosa vi ho fatto?».Il giorno dopo Tommaso aveva lafebbre a 40. Se ne stava teso adascoltare il proprio corpo persentire quando le forzecominciassero a tornare. Di quandoin quando si levava dal letto eguardava nello specchio, mal’immagine sinistra della sua facciasempre più terrea e scavata,distruggeva le nuove speranze.Come Dio volle Tommaso riuscì aguarire e quando si ripresentò allavoro gli fu comunicato che il suonuovo ufficio era al secondo piano.Di molti tipi, di molti generi, dimolte categorie e varia intensità è lasofferenza, ma quella di Tommasoera quasi palpabile ed era la piùintensa.Dopo alcuni giorni che lavorava inun ufficio con venti scrivanie equindi insieme ad altri diciannovecolleghi, decise di prendersi unasoddisfazione, chiese al direttore diessere trasferito al primo piano.«Che pace! - esclamò Tommaso -adesso non ho più paura di niente».Anzi, ricordando le parole della suaprima segretaria, sperò che lolicenziassero, e poi dove sarebbeandato, cosa avrebbe fatto? Inquell’istante la sua mente e tutti isuoi sensi furono pervasi da unasensazione lieve e delicata, intornoa sé tutto era scomparso, nonsentiva più le voci dei colleghi, nonvedeva l’ufficio, i palazzi, la cittàcosa gli stava succedendo? Dove sitrovava? Dove erano tutti i colleghi?Iniziò a vedere una strada che siinfilava fra i cipressi, non si vedevache il verde, poi dopo una curva siavvicinò al mare fino a sfiorarlo e lì,vide i suoi nonni che sorridendo loaspettavano.Si vedevano i ciottoli bianchi el’acqua, che fiaccamente, li coprivae li scopriva, con un movimentolento, dolcissimo.

ni: un racconto