uno speciale realizzato da Mediaplanet No. 2 / Giugno...

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LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE UROLOGIA No. 2 / Giugno/Luglio. ’10 Le diagnosi e le tecniche più innovative per identificarle e affrontarle PHOTO: JAHN TEIGEN/SCANPIX UNO SPECIALE REALIZZATO DA MEDIAPLANET Urologia pediatrica importanza della diagnostica pre natale Infezioni importanza della prevenzione HPV il vaccino diventa anche maschile PER UN’ANALISI CORRETTA 12 IDEE Incontinenza Un problema da non sottovalutare Tumore al rene Novità nella riduzione della massa Carcinoma prostatico Innovazioni nelle terapie

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LE PRINCIPALI PROBLEMATICHE

UROLOGIANo. 2 / Giugno/Luglio. ’10

Le diagnosi e le tecniche più innovative per identifi carle e a� rontarle

PHOTO: JAHn TeiGen/SCAnPiX

uno speciale realizzato da Mediaplanet

urologia pediatricaimportanza della diagnostica pre natale

infezioni importanza della prevenzione

HpVil vaccino diventa anche maschile

PER UN’ANALISICORRETTA

PER UN’ANALISI

12IDEE

incontinenzaun problema da non sottovalutare

tumore al renenovità nella riduzione della massa

carcinoma prostaticoinnovazioni nelle terapie

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Presente e futuro

Dalla robotica ai nuovi farmaci contro il tumore del rene e l’ipertrofi a prostatica, dalla diagnostica fotodinamica agli stu-di sul PSA. Ecco le novità in ambito urologico.

Buone nuove dal fronte Urolo-gia: negli ultimi anni sono state molte le innova-zioni per diverse branche urolo-

giche. Grande peso stanno as-sumendo le nuove strumenta-zioni e questo vale tanto nella diagnosi, dove si vanno sem-pre più aff ermando innovative metodiche ecografi che in 3D, quanto nella terapia, oggi ca-ratterizzata da sistemi quali la virtual endoscopy, la radiologia interventistica e nuovi farma-ci fra cui quelli per la riduzione della massa tumorale renale.

“Anche l’attività chirur-gica ha benefi ciato di re-

centi innovazioni, in primis dell’uso del robot e in secondo luogo di sistemi quali l’Hi-Fu, trattamento localizzato e non invasivo con ultrasuoni foca-lizzati per il cancro alla prosta-

ta, e il Synergo, per la chemioi-pertermia nel carcinoma vesci-cale – aff erma Francesco Rocco, Professore Ordinario di Urolo-gia all’Università Statale di Mi-lano e Presidente della Società Italiana di Urologia. Queste no-vità infl uenzano il modo di la-vorare verso una maggiore in-tegrazione fra urologi, oncolo-gi, radioterapisti, radiologi in-terventisti e infermieri di sala operatoria”.

Inoltre la Società Italiana di Urologia, attraverso la

Fondazione di Ricerca LUNA, è molto attiva in studi osser-vazionali di ampio respiro. “In questo momento sono attivi diversi canali di ricerca come il Progetto SATURN, uno studio osservazionale sui tumori del rene – spiega Vincenzo Mirone, Segretario Generale della So-cietà Italiana di Urologia e Pro-fessore Ordinario di Urologia presso l’Università Federico II

di Napoli – il progetto TOTEM, sull’importanza del testoste-rone nel maschio. Infi ne sarà pubblicata nei prossimi mesi un’importante ricerca denomi-nata MIRROR, che ha coinvolto 136 centri in Italia, sullo studio della prostatectomia radicale per carcinoma prostatico e la qualità di vita del paziente do-po questo tipo di intervento”.

Studi recenti hanno poi messo in discussione

l’eventuale vantaggio che si potrebbe ricavare da uno scre-ening di massa del PSA (Anti-gene Prostatico Specifi co); pa-re infatti che quest’esame per la diagnosi dei tumori alla pro-stata venga eseguito da mol-ti uomini senza essere a co-noscenza di limiti e rischi. La scelta di fare il test deve inve-ce essere ben informata in mo-do che ciascuno possa decidere che cosa è meglio per sè.

“la disfunzione erettile non è solo un problema psicologico, ma ci sono cause dinatura organica.”

in eviDenZAVincenzoGentilepresidente sia,società italiana di andrologia

uroloGia,seconda edizione,GiuGno - luGlio 2010

Managing Director: Mattias rentner

Editorial Manager: Gianluca cò

Designer: daniela Borraccino

Project Manager: Ginevra de FassiTelefono: +39 02 36 26 94 24E-mail: [email protected]

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eDITORIALe

L’Urologia è la scienza medi-ca che si occupa di prevenzio-ne, studio e cura delle patologie, delle malformazioni e delle di-sfunzioni dell’apparato urinario maschile e femminile, dell’ap-parato genitale maschile e del retroperitoneo. Fino agli inizi del secolo scorso era una bran-ca della Chirurgia Generale, ma la sua rapida espansione lascia-va presagire un futuro di auto-nomia.

L’ispirazione venne d’oltral-pe: di ritorno dal congresso annuale della Società France-se di Urologia, Carmelo Bruni e Michele Pavone, due pionieri dell’Urologia italiana, decisero di fondare la Società Italiana di Urologia, che nacque nel 1908, a Roma; successivamente sciol-ta per contrasti con la chirur-

gia generale fu poi rifondata a Napoli nel 1921. Oggi conta oltre 2.500 iscritti, rappresenta la so-cietà scientifi ca di riferimento per l’Urologia italiana ed è una delle società mediche di mag-gior prestigio nel panorama in-ternazionale.

La SIU è diretta da un Comi-tato Esecutivo, composto da un Presidente, un Segretario Gene-rale e 5 consiglieri ed è organiz-zata in 5 Uffi ci principali (Scien-tifi co, Finanza, Comunicazione, Formazione, Strategia e svilup-po), che a loro volta sono sud-divisi in Comitati permanen-ti. Con questa organizzazione la SIU può perseguire con suc-cesso i propri obiettivi: garan-tire un programma di aggior-namento professionale che sia punto di riferimento didattico-

scientifi co per l’Urologia nazio-nale ed europea e contribuisca agli standard assistenziali sul territorio; sostenere la ricerca scientifi ca indipendente attra-verso la fondazione LUNA; pro-muovere la fi gura dell’Urologo come specialista a tutto tondo e “non solo prostata”.

La SIU ha condotto molte campagne di sensibilizzazione per chiarire il ruolo dell’Urologo e aumentare l’attenzione sulle principali patologie, anche ef-fettuando visite gratuite negli oltre 300 Centri presenti sul ter-ritorio nazionale.

L’obiettivo è aumentare l’at-tenzione dell’opinione pubbli-ca su tematiche quali la salu-te sessuale, l’importanza di un adeguato stile di vita, il possi-bile utilizzo di screening per

patologie prostatiche e il ruolo dell’urologo per il trattamen-to delle patologie urogenitali e dell’incontinenza urinaria del-la donna.

La prevenzione oncologica ha sempre rappresentato il punto centrale delle attività di aware-ness portate avanti dalla Socie-tà Italiana di Urologia, culmina-te quest’anno nella promozione della campagna di informazio-ne sul cancro della prostata, in collaborazione con il Ministero della Salute e con il Ministero delle Pari Opportunità. Obietti-vo di questa campagna: spinge-re gli uomini oltre i 50 anni a re-carsi dal proprio medico per ef-fettuare visite di prevenzione.

vanessa salzano

[email protected]

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1IDEA

Vincere gli imbarazzi

1Molte malattie oggi possono essere curate: bisogna rivolgersi al

proprio medico per sconfi ggere incontinenza, impotenza ed eiaculazione precoce.

Senza chirurgia

2Non sempre la chirur-gia è consigliata per la cura dei tumori, nel

cancro alla prostata è bene far valutare grandezza del tumore e dosaggio del PSA per decidere la terapia più adeguata.

Bere tanta acqua

3Contro la cistite e i cal-coli renali, è fonda-mentale bere almeno 2

litri di acqua al dì, non solo du-rante i pasti.

in nUMeri

3società Italiana di Urologia: 100 anni di storia e un luminoso futuro

“anche l’attività chirurgica ha be-nefi ciato di recen-ti innovazioni che infl uenzano il modo di lavorare verso una maggiore inte-grazione fra le varie fi gure professionali.”

Vincenzo Mironeordinario di uro-logia, università degli studi di na-poli Federico iisegretario Gene-rale società italia-na di urologia

Francesco Roccoprofessore or-dinario di urolo-gia dell’università statale di Milano e presidente della società italiana di urologia

paGina 10

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Circa 1 donna su 4 soff re di in-continenza, mentre nell’uomo la percentuale varia tra il 2 e il 10% della popolazione: non dovrebbe, ma rappresenta ancora un tabù da abbattere nonostante sia così diff usa nel mondo. “Nel caso del-la donna è importante insegna-re i corretti comportamenti già da bambina, non dimentichia-mo infatti che avere avuto pro-blemi minzionali da piccola è un fattore di rischio per l’incon-tinenza in età adulta - commen-ta Mario De Gennaro, Vice Presi-dente e Presidente del Comitato scientifi co della Fondazione ita-liana continenza, nonché Pri-mario Urologo dell’Unità Ope-rativa di Urodinamica presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma - Avere attenzione all’igiene personale e abituarsi a rispondere adeguatamente al-lo stimolo della pipì sono di per sé buone regole e, naturalmen-te, non bisogna assolutamente sottovalutare o trattare con su-perfi cialità i fenomeni di enure-si notturna o addirittura colpe-volizzare o schernire il bambino ma rivolgersi subito al proprio

pediatra”. “Nella donna osser-viamo comunque una maggiore incidenza di incontinenza nelle varie tappe fi siologiche della vi-ta femminile - aggiunge Roberto Carone, Presidente della Fonda-zione italiana continenza, Uro-

logo e Direttore della Struttura Complessa di Neuro-Urologia oltre che del Dipartimento del-le Mielolesioni, Azienda Ospe-daliera CTO - Maria Adelaide di Torino - La gravidanza, il parto, la menopausa, per esempio, so-

no tutti momenti delicati che stressano l’apparato urinario e possono portano a fenomeni di incontinenza.”

Contrariamente all’opinione comune, oggi la maggior parte delle persone incontinenti, do-po un’attenta valutazione, può beneficiare di un trattamen-to adeguato. Vale sempre la pe-na di condurre uno stile di vita più sano e di perdere peso, se ne-cessario, esistono poi interventi più specifi ci anche non invasi-vi come la terapia riabilitativa, l’utilizzo di farmaci e la neuro-modulazione, fi no ad arrivare ad interventi chirurgici specifi -ci. Anche nei casi in cui la tera-pia non sia in grado di risolve-re completamente il problema, l’incontinenza può essere ade-guatamente “gestita” con gli ausili più adatti. La Fondazione italiana continenza (www.con-tenuti-web.com), ente senza fi ni di lucro, ha l’obiettivo di contri-buire a sensibilizzare le persone sulle tematiche dell’incontinen-za e fornire loro le informazioni e gli strumenti atti a compren-dere la patologia stessa, combat-tere i pregiudizi che la circon-dano, contribuire ad alleviare il serio impatto psicologico della patologia sugli stessi pazienti e sui loro familiari.

Incontinenza,non sottovalutarla!

Domanda:■■ Quanto è im-portante una buona educa-zione urinaria da bambini?

Risposta:■■ È fondamenta-le perché i problemi minzio-nali in età pediatrica costitui-scono un fattore di rischio per l’incontinenza urinaria.

vanessa salzano

[email protected]

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2IDEA

FOCUS

Fare esercizi regolari■■ per il pavimento pelvico è un’attivi-tà consigliata a donne incinte e puerpere.

La gravidanza può, infatti, ■■determinare un affaticamen-to dei muscoli del pavimen-to pelvico, mentre il parto può determinarne l’allungamento, l’indebolimento o la lacerazio-ne. Anche eventuali incisioni chirurgiche praticate durante il parto possono causare pro-blemi.

Se non si esercitano i mu-■■scoli del pavimento pelvico,

prima e dopo il parto, può in-sorgere un’incontinenza da sforzo di entità variabile.

Talvolta, se il pavimento pel-■■vico è sottoposto a una tensio-ne eccessiva, possono verifi -carsi anche dei problemi con la funzione vescicale e in-testinale.

! Notizie dal web:

www.siu.itwww.fi nco.orgwww.terapiaincontinenza-uri-naria.com

Gravidanza e parto

Muore di parto una donna su ■■12 e sopravvive 1 su 20 con lesio-ni devastanti dovute alle com-plicanze del parto, fra cui un’in-continenza severa e problemi urologici per tutta la vita. È la fotografi a dell’Africa di oggi, ma anche dell’Italia degli inizi del ‘900, quando nelle zone rurali si partoriva in casa e se andava male si cercava di raggiungere l’ospedale più vicino su un mu-lo o a piedi. Per aiutare le don-ne africane è nata Women Help Foundation (WHF), una fonda-zione benefi ca di recente co-stituzione (www.helpfounda-tion.it) orientata allo sviluppo di progetti scientifi ci e umani-tari in area ostetrico-ginecolo-gica nei paesi in via di sviluppo. In questo momento WHF rivol-ge una particolare attenzione alla patologia della fi stola oste-trica in Etiopia, al momento del parto e alle sue conseguen-ze come l’incontinenza urina-ria femminile, anche con il so-stegno della Fondazione Conti-nenza. Ciò nasce dalla condivi-sione di ideali tra i fondatori di WHF e il Dr.Andrew Browning, australiano, che da anni vive e opera ad Addis Abeba presso il Fistula Hospital, dove sono cir-ca 9000 l’anno le donne operate per questo problema.

In cammino verso la libertà

in breve

La qualità degli ausili per incontinentiQuanto è ampio il fenomeno “incontinenza”? Esiste un profi -lo della persona incontinente?Il fenomeno incontinenza è mol-to ampio: si stima che almeno 4 milioni di persone ne soff rano. Il fenomeno è in crescita, in linea con l’invecchiamento della po-polazione. Non esiste un profi lo specifi co della persona inconti-nente. Le statistiche dimostrano che l’incidenza del fenomeno au-menta con l’aumentare dell’età, a seguito di traumi da gravidanza, infezioni urinarie, menopausa, obesità, interventi chirurgici etc.Qual è il ruolo degli ausili per incontinenti?

Gli ausili per incontinenti hanno un ruolo determinante nella vita degli utenti, aiutandoli a recupe-rare uno stile di vita il più possi-

bile sereno. Proprio per questo motivo l’off erta di prodotti è mol-to ampia e diff erenziata in base al grado di incontinenza o al profi lo dell’utente (autonomo o assisti-to). Gli ausili per incontinenti sono generalmente indossati per circa 6 ore e devono contenere carichi estremamente variabili – da 200 a oltre 500 ml.Quali sono le caratteristiche più importanti nella qualità de-gli ausili?La ISO 15621 indica tra i parame-tri identifi cativi per la qualità dei prodotti la protezione, la discre-zione, il comfort e la salute della pelleQuali sono le attese di migliora-mento più signifi cative da par-

te degli utenti?Tutti i prodotti per incontinen-

za devono avere il giusto li-vello di assorbenza, ma la

capacità di controllare il malodore dell’urina è

una delle principali aree di migliora-

mento. Oltre il 50% degli utenti si dichiara infatti

insoddisfatto della funzionalità in quest’area dei prodotti. Tutti i prodotti attuali sono dotati di un sistema “tradizionale” di controllo

degli odori dato dall’azione dei polimeri superassorbenti. Solo recentemente Fater ha introdot-to nei propri prodotti un sistema specifi co, in grado di ridurre atti-vamente la formazione di parti-celle malodoranti.Test condotti dal Politecnico di Milano mostrano come questo sistema specifi co generi una ri-duzione del malodore statisti-camente signifi cativa rispetto ai

sistemi tradizionali.I test in uso confermano che il si-stema specifi co migliora la qualità

della vita di utenti e badanti.Quanto è importante l’ausilio per mantenere la salute della pelle?Una pelle molto umida per incon-tinenza urinaria può dare origine a piaghe da decubito.Questo ri-schio è particolarmente rilevante nell’area coccigea e negli utenti costretti alla immobilità o mobili-tà parziale. Per ridurre il rischio, è cruciale la capacità del prodotto di restare asciutto nella parte poste-riore. Tra i vari elementi anche la presenza di lozioni dermoprotet-tive – ad esempio con aloe – può contribuire a mantenere la pelle sana. Fater ha lanciato i primi pro-dotti con dermoprotezione ed in grado anche di off rire funzionali-tà ottimali proprio nelle zone critiche come la parte po-steriore.

Come i responsabili di acquisto (es. ASL, case di riposo, farma-cisti) possono dare il miglior servizio per il benessere degli utenti?Gli ausili per incontinenti sono prodotti sottoposti a continue innovazioni tecnologiche, tese a migliorare la qualità dei prodot-ti, con impatti sulla qualità della vita degli utenti, e sui costi per le amministrazioni pubbliche. Nel settore degli ausili per l’in-continenza, la valutazione della qualità è affi data principalmente al meccanismo dei capitolati di gara, che defi niscono le caratte-ristiche sulle quali i prodotti sono valutati. La valutazione qualita-tiva deve cercare di rifl ettere le reali esigenze degli utenti fi nali. La ISO 15621 aiuta a identifi care quali sono le caratteristiche da considerare (controllo degli odo-ri, dermoprotezione, asciuttezza, comfort e vestibilità). E anche importante considerare i “fatto-ri accessori” quali ad esempio il servizio di consulenza infermieri-stico, la capillare distribuzione dei prodotti, che rappresentano un servizio fondamentale agli utenti, e possono concorrere all’ottimiz-zazione delle spese per la pubbli-ca amministrazione.

TonoEdonico

Sistema Specifi co 0,0

Sistematradizionale - 0.9

Diff . statistica SI

Fater: Innovazione al servizio degli utenti edei responsabili di acquisto

Innovazione, conoscenza del consuma-tore, qualità e sicurezza costituiscono il DNA di Fater:

INNOVAZIONEL’innovazione è da sempre il punto di forza di Fater. Circa 200 milioni di euro investiti solo negli ultimi 5 anni. La Ricerca e Svilup-po Fater, oltre ad avvalersi della rete mon-diale dei centri P&G, è un fi ore all’occhiello della ricerca italiana. A Pescara è localizzato il centro di ricerca P&G per lo sviluppo dei prodotti assorbenti dove lavorano circa 130 ricercatori. E sempre in Abruzzo è localizza-ta l’azienda Fameccanica spa, controllata al 100% dalla Fater spa, che è leader mondiale nella realizzazione di macchine per la pro-duzione di prodotti per l’incontinenza.

CONOSCENZA DEL CONSUMATORE E DEL MERCATOE’ dal dialogo costante con i consuma-tori che nasce l’innovazione dei prodot-ti. Oltre 25.000 persone vengono inter-vistate ogni anno per cogliere le loro esigenze,comprendere l’evoluzione degli stili di vita e individuare i loro bisogni, iden-tifi care le soluzioni più adatte a soddisfare le molteplici richieste dei consumatori ita-liani

SICUREZZA E QUALITÁFater produce ogni anno oltre 5 miliardi di prodotti per la salute e la cura della per-sona. In questo contesto, l’attenzione alla sicurezza e all’ambiente è un elemento de-terminante del lavoro quotidiano.

Tra i sistemi di gestione della qualità per cui Fater è certifi cata, sono da segnalare la UNI EN ISO 9001:2000 – che riguarda la progettazione, sviluppo e produzione di prodotti per incontinenti; pannolini, assor-benti ed altri prodotti similari; la OHSAS 18001:1999 e la UNI EN ISO14001 per la produzione e la gestione ambientale degli articoli sanitari monouso.Fater, inoltre, ha adottato il Regolamento EMAS volto al miglioramento continuo del-le proprie prestazioni ambientali.Ad esempio, grazie all’alta qualità delle ma-terie prime utilizzate, i prodotti FATER non provocano liberazione di gas tossici in sede di smaltimento.Fater utilizza infatti, materie prime qualifi -cate, acquistate da fornitori che,oltre a ri-

spettare rigidi protocolli, sono sottoposti a frequenti verifi che ispettive.Oltre a queste certifi cazioni esterne, Fa-ter adotta sistemi interni particolarmen-te accurati, per garantire la massima si-curezza nella produzione e distribuzione dei prodotti. In particolare, Fater dispone di un innovativo sistema di tracciabilità che permette la totale rintracciabilità su tut-ta la catena logistica.Fater è infi ne dotata di un proprio Sistema di Qualità Aziendale.A testimonianza di questo impegno, nell’Ottobre 2009 Fater è stata insignita da Procter&Gamble del Gold Flag Award, come miglior stabilimento P&G nel mondo, per il rispetto della salute e sicurezza delle persone e per la tutela dell’ambiente.

Fater è azienda leader in Italia nella produzione e commercializzazione dei prodotti assorbenti per la cura della persona. Fondata nel 1958 dalla famiglia Angelini, Fater è dal 1992 una joint-venture paritetica fra il Gruppo Angelini – specializzato nel settore farmaceutico con marchi quali Tachipirina, Moment, Tantum, Amuchina, e la multinazionale Procter&Gamble. Fater ha sede e stabilimento di produzione a Pescara e i suoi marchi sono entrati a far parte della vita quotidiana di milioni di italiani contribuendo a migliorarla ogni giorno di più.

Fater è presente nel mercato dell’incontinenza sin dal 1980, con i prodotti assorbenti a marchio Linidor – tra i primi del mercato italiano. Dal 2002 si sono aggiunti i prodotti a marchio Dignity, arricchendo la linea degli ausili per incontinenti.L’impegno di Fater è costantemente rivolto allo sviluppo di prodotti innovativi e di qualità superiore, in grado di migliorare la qualità della vita dei consumatori rispondendo sempre meglio alle loro esigenze quotidiane. Esempi di questo impegno sono stati i pannolini Pampers, gli assorbenti ultrasottili Lines, e i primi prodotti per incontinenza severa in italia con dermoprotezione e specifi ca tecnologia antiodore.

Publiredazionale

MARIO DE GENNAROIPres del Comitato scientifico della Fondazione italiana continenza.

ROBERTO CARONEPresidente della Fondazioneitaliana continenza

Stop all’incontinenza da sforzoDue donne su dieci soff rono di incontinenza uri-naria da sforzo, ma si tratta solo della punta di un iceberg perché per problemi culturali o semplice-mente perché si pensa che si tratti di una malattia dovuta all’età, sono poche le persone che si rivol-gono al proprio medico per risolvere defi nitiva-mente il problema. Eppure si può: grazie alla tec-nica chirurgica chiamata TVT (Tension-free Vaginal Tape Procedure), messa a punto alcuni anni fa in Svezia dal professor Ulf Ulmsten, introdotta in Italia dal 1997 e via via migliorata. “Si tratta di un nuovo sistema di cura, di tipo chirurgico, basato sull’intro-duzione di una bendarella che si posiziona come un cappio attorno all’uretra sostenendola – spiega

Roberto Migliari, Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Urologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino - e quindi in stato di sforzo la ben-derella determina un impedimento alla perdita di urine”. è un intervento mininvasivo che ha subito diverse modifi che negli anni grazie all’introduzione di nuovi materiali come i microsling, piccoli nastri di pochi centimetri con una nuova metodologia di fi ssazione che consente una invasività sempre minore. “Oggi i risultati restano immodifi cati nel tempo senza perdere alcuna effi cacia – conclude il dott. Migliari – l’intervento può avvenire in aneste-sia locale e in Day Surgery e la comunità scientifi ca internazionale è concorde nel defi nire l’intervento

TVT come la più riuscita tecnica terapeutica per la cura dell’incontinenza urinaria da sforzo anche perché gli eff etti secondari sono rari o transitori”.

Roberto MigliariDirigente Medicounità Operativa di Urologia dell’Ospedale San Giovanni Bosco di torino

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Colpisce ogni anno circa 4000 persone in Italia ed è diffi cile da diagnosticare perché, soprattut-to nelle prime fasi della malattia, dà pochi segni di sé. È il tumore del rene e viene chiamato “tumo-re del benessere” perché può pro-durre una sostanza, l’eritropoieti-na, che stimola nel midollo osseo la proliferazione dei globuli rossi, facendo sentire bene la persona malata. A volte, quindi, proprio in virtù della subdola crescita, il tu-more può essere diagnosticato in fase molto avanzata con metasta-si a distanza o quando è così gran-de da creare problemi tecnici per l’asportazione.

Epidemiologia e Fattori di Rischio

Il carcinoma renale rappresen-ta il 2% di tutti i tumori ed è al ter-zo posto fra i tumori dell’appara-to genitourinario dopo il tumo-re della prostata e della vescica. È una neoplasia essenzialmente collegata alla longevità della po-polazione e trova il suo picco in-torno ai 65-70 anni. Ecco i fattori di rischio: al primo posto vi è il fu-mo di sigaretta ma subito dopo c’è l’esposizione al cadmio, amianto, asbesto e prodotti petroliferi. Per gli obesi il rischio aumenta con l’aumentare del peso mentre in-vece le cisti renali, come altre ma-lattie acquisite, aumentano fi no a 30 volte la probabilità di contrarre questa patologia.

Nuove molecole in nostro aiuto

La chirurgia costituisce l’ap-proccio ottimale al carcinoma renale ma, in alcuni casi, da so-la può non essere suffi ciente per le grandi dimensioni del tumore o perché già metastatizzato. Fino a qualche anno fa, l’unica terapia sistemica praticata riponeva nel-le citochine le poche speranze di

un limitatissimo successo (2,5%). “Dal 2005 la FDA americana ha va-lidato e reso disponibili commer-cialmente nuove molecole come il Sunitinib – chiarisce Miche-le Battaglia, Professore Ordina-rio di Urologia presso l’Università di Bari “Aldo Moro” – che ora è lo standard mondiale della terapia di prima linea per RCC: si tratta di

un inibitore della neoangiogene-si, molto attiva nel carcinoma di rene. Questo farmaco viene det-to “biologico” o “farmaco a ber-saglio molecolare” perché si lega bloccando il bersaglio molecola-re responsabile, anche se non da solo, della moltiplicazione cellu-lare. Proprio questo “blocco” se-lettivo, piuttosto che massivo, di

alcune “pathways” alterate ridu-ce sensibilmente gli eff etti colla-terali. Questi farmaci “effi caci” e poco “tossici” possono andare dal ridurre la massa tumorale prima di un intervento, a bloccare le me-tastasi quando il tumore è avan-zato”. I risultati sono incoraggian-ti: Sunitinib aumenta la soprav-vivenza dei pazienti oltre i due anni ed ha auto risposte obietti-ve (ORR) superiori al 40%, uno dei tassi più alti registrati da moleco-le in commercio.

L’importanza del follow-upDopo l’intervento è fondamen-

tale una stretta sorveglianza del paziente perché è alta la possibi-lità di avere metastasi nei 5 anni successivi. “Proprio perché oggi abbiamo queste armi bisogna co-gliere le metastasi quando sono molto piccole perché – avverte il prof. Battaglia – ciò signifi ca av-viare la terapia. Inoltre è impor-tante studiare bene il carcinoma perché, se aggressivo, c’è bisogno di una terapia adiuvante dopo l’operazione, proprio con questi nuovi farmaci. Un’ecografi a oggi non si nega a nessuno e soprat-tutto ai soggetti a rischio”.

Il carcinoma prostatico: nuove tendenze

FOTO: ISTOCKPHOTO

Domanda:■■ tutte le tipo-logie di tumore alla prostata vanno operate?

Risposta:■■ probabilmen-te no. Bisognerebbe operare solo i tumori ad alto rischio. È suffi ciente la “sorveglian-za attiva” per quelli a rischio basso.

Nonostante la mole crescente di interventi chirurgici fi nalizzati alla cura del sempre più fre-quente carcinoma alla prostata, la mortalità per questo tumore si è ridotta solo marginalmente. Poiché tumori prostatici micro-scopici possono essere presenti in più del 30% della popolazione ma solo nel 10% daranno segno di sé e porteranno a morte me-no del 3% dei malati, appare evi-dente che nella maggior parte dei casi questo tumore ha un de-corso indolente.

Di qui il dubbio che oggi si stiano eff ettuando troppe pro-statectomie radicali per tumo-ri che non causerebbero alcun male invece di utilizzare l’arma della chirurgia proprio nei tu-

mori che per la loro aggressività hanno più probabilità di porta-re a morte il paziente.

Questi presupposti stan-no portando ad un’inversione di tendenza nella strategia te-rapeutica. Da un lato si sta dif-fondendo la “sorveglianza atti-va” come alternativa terapeu-tica per i tumori prostatici a basso rischio. Ciò signifi ca che i pazienti con tumori che siano confi nati all’interno della pro-stata e con caratteristiche cli-niche favorevoli non vengono sottoposti ad alcuna terapia ma

solo controllati scrupolosamen-te con visite periodiche e biop-sie ogni 2 anni. La “sorveglian-za attiva” prevede che al primo segno di peggioramento delle caratteristiche del tumore il pa-ziente venga immediatamente avviato alla terapia, sia essa chi-rurgica o radiante. I risultati si-nora ottenuti sono incoraggian-ti: la maggior parte dei tumori non ha mostrato alcun segno di progressione a distanza di mol-ti anni e nei pazienti in cui si è reso necessario, l’utilizzo diff e-rito della terapia non ha com-

promesso la guarigione. Con la sorveglianza attiva si possono risparmiare o ritardare di al-cuni anni gli spiacevoli eff etti collaterali della chirurgia qua-li l’incontinenza e l’impotenza sessuale o i fastidiosi sintomi irritativi delle radiazioni.

Dal fronte opposto alcuni centri urologici, tra cui il no-stro, da anni privilegia la tera-pia chirurgica nelle forme di tu-more prostatico aggressivo ed esteso al di fuori della prosta-ta, con risultati molto incorag-gianti: la sopravvivenza è risul-tata superiore all’85% ed uno su 3 di questi pazienti che, secondo gli schemi tradizionali di tera-pia, sarebbe dovuto essere trat-tato con radioterapia ed ormoni, è risultato essere “guarito” con la sola chirurgia. I presupposti sono ragionevo-li per ritenere che questo cam-biamento nel paradigma tera-peutico della malattia prostati-ca possa portare ad un migliora-mento di qualità e durata della vita dei pazienti.

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3IDEA

ALESSANDRO TIZZANIDirettore Divisione Urologia 1Ospedale Molinette, Torino

PAOLO GONTERORicercatore e Dirigente I liv. Divi-sione Urologia 1, OspMolinette, Torino

Domanda:■■ Quanto è im-portante poter ridurre una massa neoplastica nel tumo-re renale?

Risposta:■■ Quando il tu-more è troppo grande è fon-damentale poterlo ridurre ai fi ni dell’intervento di asporta-zione.

vanessa salzano

[email protected]

news

FOCUS

Il tumore di Wilms o “ne-■■froblastoma” costituisce la neoplasia renale più frequente in età pediatri-ca.

Nel 75% dei casi■■ insorge prima dei 5 anni d’età con un picco tra i 2-3 anni. nel 5% dei bambini può essere bilaterale.

La presentazione clinica ■■prevalente è la massa addo-minale, spesso riscontrata occasionalmente dagli stessi genitori o dal pediatra durante una visita di routine.

Possono essere inoltre ■■ pre-

senti altri segni quali ma-lessere generale, dolore ad-dominale, febbre, micro e ma-cro-ematuria (urine ematiche), costipazione ed infi ne iperten-sione arteriosa. in rari casi si può presentare con un quadro di addome acuto per rottura del tumore.

! Notizie dal web:

www.aieop.orgwww.neuroncologia.itwww.tumoredelrene.org

Tumore di Wilms

Ridurre la massa tumorale nel rene, oggi si può

MicheleBattagliaprofessore ordi-nario di urologia università di Bari “aldo Moro”

VincenzoMironeordinario di uro-logia università degli studi di na-poli Federico ii

Sintomi e diagnosi nel tumore del rene

Quello renale è uno dei tu-■■mori più imprevedibili perchè tanto possono trascorrere de-cenni prima di manifestarsi, quanto la crescita può essere rapida e aggressiva. Prima che l’ecografi a diventasse un esame di routine, la diagnosi era qua-si sempre tardiva a causa della natura di questo carcinoma che è inaccessibile alla palpazione del medico e il solo campanel-lo d’allarme può essere qual-che goccia di sangue nelle uri-ne. Quali sono gli altri sintomi? Oltre all’ematuria, i principa-li indizi di tumore al rene sono l’ipertensione, il dolore al fi an-co, l’aff aticamento persistente, la perdita di peso veloce e non spiegabile e il rigonfi amento dei piedi e delle caviglie. In que-sti casi e se il medico, attraver-so un esame fi sico del pazien-te che valuti lo stato di salute generale del paziente, sospet-ta una neoplasia, allora si eff et-tuano una serie di indagini dia-gnostiche e analisi di laborato-rio per confermare la diagnosi:

TAC, utile a rilevare tumori ■■come linfonodi ingranditi;

Risonanza magnetica nucle-■■are (RMN), che genera immagi-ni degli organi interni scandite in varie sezioni;

Ecografi a, che utilizza onde ■■sonore proiettate nel corpo per produrre immagini degli orga-ni e delle strutture interne;

Urografia, che consiste ■■nell’iniezione di una tintura io-data che migliora il contrasto ai raggi X e produce un’immagine ben defi nita dei reni, degli ure-teri e della vescica;

Esame radiografi co del to-■■race, quando il tumore renale è diff uso ai polmoni o alle ossa toraciche;

Analisi delle urine, perché ■■più della metà dei pazienti con CCR ha sangue nell’urina ma spesso in quantità tanto picco-le da non potere essere viste a occhio nudo

Analisi del sangue, in cui la ■■presenza di un cancro è data da anemia, policitemia, ipercalce-mia ed enzimi elevati del fegato.

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v. s.

Prostata e Psa:un po’ di chiarezza

Spesso si sente dire dagli ■■uomini over 50 “Eh, ho la pro-stata!”. Ma cos’è questa cosa? E’ una ghiandola che produ-ce il liquido seminale ed ha la grandezza di una castagna nei giovani, si trova sotto la vesci-ca ed è attraversata dal primo tratto dell’uretra; è infl uenza-ta dagli ormoni sessuali ma-schili e aumenta di volume progressivamente col passare degli anni.

Sono due le patologie che più colpiscono la prostata: l’ipertrofi a e il tumore e per-ciò “ho la prostata” va tradotto in medichese con “ho disturbi urinari da ipertrofi a benigna della prostata”.

Il cancro dà gli stessi di-sturbi ma spesso ha un decor-so più rapido, anche se è sem-pre più frequente riscontrare carcinomi della prostata sen-za sintomi, ad indicare che la prevenzione di questo tumore è molto migliorata soprattut-to negli ultimi anni e questo grazie alle campagne di infor-mazione che stanno facendo aff ermare il concetto di salute maschile così come fi nora si è parlato di salute femminile: la visita urologica periodica, do-po i cinquant’anni è ora consi-gliata proprio come il pap-test e la mammografi a sono esami diagnostici consigliati nelle donne.

Ormai tutti sanno che un esame fondamentale per la diagnosi precoce del tumo-re della prostata è l’esame del PSA e molti sanno che que-sto è l’acronimo di Antigene Prostatico Specifi co. E cioè? Si tratta di una proteina prodot-ta dalla prostata, i cui valori aumentano con l’aumentare delle dimensioni della ghian-dola, ma soprattutto in pre-senza di un cancro.

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vanessa salzano

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Ridurre la massa tumorale

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4IDEA

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Causato dal fumo di sigaretta e dai coloranti derivati dall’ani-lina, il cancro della vescica rap-presenta il 4% di tutti i tumo-ri ed è per incidenza al quarto posto nei maschi, al nono nelle donne; il rischio aumenta con l’età e raggiunge un picco tra i 60 e i 70 anni anche se negli ul-timi anni è stato riscontrato in pazienti più giovani, fra i 40 e i 50 anni. Ciò dipende soprattutto dall’esposizione al fumo e al fu-mo passivo che contiene tre vol-te più agenti cancerogeni rispet-to al fumo attivo.

I tumori della vescica si divi-dono in muscolo invasivi e non, e cioè che infi ltrano o meno IL muscolo. Se non infi ltrano van-no trattati con intervento con-servativo, endoscopico e che-mioterapia o immunoterapia lo-cale endovescicale. quando sono infi ltranti il trattamento di scel-ta è l’intervento chirurgico, ma anche nei tumori non musco-lo invasivi aggressivi (alto gra-do) o recidivi trova indicazione l’intervento demolitivo (cistec-tomia) perché si è ormai in gra-do di costruire nuove vesciche.

“Si tratta di un intervento con-sigliato in pazienti giovani, al di sotto dei 75 anni nell’uomo e dei 70 per le donne – avverte Mauri-zio Brausi, Direttore dell’Unità Operativa di Urologia della AU-SL di Modena – e in pazienti con malattie che non possono essere

controllate né endoscopicamen-te né con lavande vescicali”.

Il paziente deve avere una pre-parazione particolare per poter ricevere questo tipo di chirur-gia? “Utilizzando una neovesci-ca, il paziente deve essere prepa-rato psicologicamente a urina-

re in altra maniera – risponde il prof. Brausi - e cioè rilassandosi piuttosto che spingendo ed è di-versa la sensazione di ripienez-za. Per questo motivo esistono ambulatori che nel periodo post operatorio rieducano alla nuova modalità di urinare. Il paziente che riceve una neovescica deve essere seguito da fi sioterapisti, urodinamisti urologi e oncologi.

Certo è che cambia la qualità di vita perché, rispetto al pas-sato, quando si eseguivano nel-la maggior parte dei casi deri-vazioni esterne, non si deve più utilizzare il pannolone né tanto-meno contenitori esterni. Il mi-glioramento della qualità di vi-ta dei pazienti viene costante-mente misurato da questionari e sappiamo che la maggior par-te dei pazienti sono psicologica-mente contenti”.

È un tipo d’intervento abba-stanza diff uso anche se non tutti i centri lo eseguono: l’esperien-za del chirurgo viene considera-ta un fattore prognostico per la malattia ed è vero anche per la resezione endoscopica (TURBT) perché è certo che è il chirurgo ad essere responsabile di una parte delle recidive vescicali, do-vute all’inadeguatezza della re-sezione endoscopica.

sostituire la vescicacontro il tumore aggressivo

Domanda:■■ come si inter-viene sul tumore della vesci-ca?

Risposta:■■ Quando è ag-gressivo si esegue la cistec-tomia per poi confezionare una nuova vescica ortotopi-ca.

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5IDEA

FOCUS

La vescica■■ è l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina che viene fi ltrata dai re-ni, prima di essere eliminata dal corpo.

Il tumore della vescica■■ consiste nella trasformazione in senso maligno delle cellule che la com-pongono.

il tumore della vescica, in ■■costante aumento nei Pa-esi industrializzati, rappre-senta circa il 70 % delle forme tumorali a carico dell’apparato

urinario e circa il 3 per cento di tutti i tumori.

È più comune tra i 60 e i 70 ■■anni, ed è tre volte più frequen-te negli uomini che nelle don-ne.

La sopravvivenza a cinque ■■anni supera, in italia, il 70 per cento dei casi.

! Notizie dal web:

www.sanraffaele.orgwww.urologiagemelli.itwww.airc.it

Cos’è il tumore alla vescica

Quanto è diffuso

”sappiamo che la maggior parte dei pazienti è psicolo-gicamente soddi-sfatta.”

Maurzio Brausidir. u.o. di urologia della ausl di Modena

Cistoscopia a fl uorescenza per diagnosticare il tumore della vescicaQual è oggi il gold standard? “è senz’altro la cistoscopia a fl uorescenza con luce blu (o PDD, Photodynamic Diagnosis, Diagnosi Fotodinamica) – risponde Antonello De Lisa, Pro-fessore Straordinario di Urologia presso l’Univer-sità di Cagliari e Direttore della Clinica Urologica di Cagliari -. Questa tecnica è stata approvata in Europa nel 2003 e dal 2005 è inclusa nelle Linee Guida dell’Associazione Europea di Urologia. La diagnosi fotodinamica prevede l’instillazione nel-la vescica di un agente foto sensibilizzante, chia-mato esaminolevulinato, che induce un accumu-lo selettivo di porfi rine endogene fotoattive nelle cellule neoplastiche maligne. Ciò signifi ca che la

sostanza si lega alle cellule tumorali colorandole e rendendole visibili ad una particolare luce blu: così anche i tumori più piccoli diventano evidenti ed è più facile asportarli”.

Quali sono i vantaggi?“La cistoscopia a fl uorescenza con luce blu per-mette un maggiore rilevamento delle lesioni ma-ligne rispetto alla cistoscopia standard – spiega il prof. De Lisa continuando - ci siamo resi conto che si riesce a ridurre il numero di casi che pote-vano sfuggire all’occhio normale, oltre a diminui-re le recidive. Inoltre, se visto per tempo, il tumore può essere asportato in day hospital”.

Il cancro della vescica è una delle neoplasie uro-logiche più frequenti che grazie alle nuove tecno-logie diagnostiche può essere scoperta quando ancora off re una buona possibilità di cura, miglio-rando la qualità della vita dei pazienti e l’impatto psicologico

Antonello De LisaProfessore Straordinario di Urologia pressol’Università di Cagliari e Direttore della Clinica Urologica di Cagliari

Calo della libido, sintomo sentinella dell’ipogonadismo

Aumentano le coppie che vi-vono male il proprio rapporto a causa della mancanza di libido. Il desiderio sessuale è defi nito come “la capacità di fare fanta-sie sull’attività sessuale e ave-re voglia di metterle in prati-ca” ed elementi cognitivi come le interpretazioni che i soggetti danno delle situazioni, l’impor-tanza attribuita alle circostanze sessuali, la capacità di ricorre-re ad altre strategie per risolve-re queste situazioni, sono tutti elementi cognitivi che giocano un ruolo di fondamentale im-portanza nella genesi della libi-do. Spesso però la ridotta presen-za di desiderio e la conseguente riduzione dell’attività sessuale sono un sintomo organico e so-no dovute alla carenza di testo-sterone nell’uomo, o ipogonadi-smo; l’azione del testosterone riguarda la libido perché si trat-ta dell’ormone che ha la funzio-ne di correlare il desiderio con l’atto vero e proprio, innescan-do l’inizio e la fi ne dell’erezione. L’ipogonadismo è strettamen-te correlato all’avanzare dell’età ma la corretta diagnosi è impor-tante per una cura tempestiva, possibile oggi grazie a terapie sempre più tollerate e effi caci.

in breve

Quando la vescica è iperattiva

Si stima che circa tre milio-■■ni di italiani soff rano di vescica iperattiva e che l’incidenza sia uguale in entrambi i sessi. Le persone aff ette da questa pato-logia avvertono una sensazio-ne di urgenza imprevedibile e in situazioni spesso inopportu-ne, inoltre spesso non sono in grado di trattenere le urine pri-ma di raggiungere un bagno: il problema è anche sociale per-chè interferisce con le comu-ni attività quotidiane. Le cau-se del malfunzionamento del muscolo della vescica possono essere diverse e vanno da even-tuali traumi addominali o pel-vici, alle malattie neurologiche quali l’ictus, il morbo di Parkin-son, la sclerosi multipla o l’in-fezione delle vie urinarie così come può essere indotto quale eff etto collaterale di alcuni far-maci. Cosa fare? In primo luogo andare dal medico, purtroppo soltanto il 20% di chi è aff etto da questa patologia lo fa. Un ap-proccio alternativo alla ginna-stica perineale è l’iniezione di tossina botulinica nella parete vescicale: rilassa i muscoli del-la vescica ripristinando un con-trollo dell’organo. Il trattamen-to, recentemente approdato in Italia, richiede dei “richiami durante l’anno”.

in breve

vanessa salzano

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10 · Urologia uno speciale realizzato da Mediaplanet Urologia · 11uno speciale realizzato da Mediaplanet

Disfunzioneerettile, meglio parlarne conil medico

in breve

La disfunzione erettile è l’incapacità dell’uo-■■mo di ottenere e/o mantenere una sufficiente ere-zione del pene. Le cause sono numerose e diverse e non tutte sempre chiare o semplici da dimostrare e quindi trattare. La disfunzione erettile peraltro non è la conseguenza inevitabile dell’invecchiamen-to. L’incidenza della disfunzione erettile è di circa il 10% della popolazione occidentale generale, ma ar-riva al 50% nell’età compresa tra i 40 ed i 70 anni.

La disfunzione erettile

in breve

Il processo erettile è frutto di diversi ■■meccanismi erettivi molto delicati: ini-zia nel cervello e coinvolge sia il sistema nervoso che quello vascolare. Gli stimo-li fisici e psicologici convergono così sul circuito che deve attivare l’incremento di afflusso di sangue al pene. Le due arte-rie peniene portano il sangue ai due cor-pi cavernosi, mentre l’arteria spongiosa

lo porta al glande; la rigidità è dovuta al delicato equilibrio che si realizza tra la pressione aumentata nella rete vascola-re e la rigidità elastica della tonaca albu-ginea che la riveste. Nella rete vascolare peniena l’attività viene sostenuta dalla liberazione di molecole vasodilatanti che agiscono attivando l’adenilciclasi.

La fisiologia dell’erezione

Una volta era considerato un problema psicologico, ma oggi si sa che nella maggior parte dei casi le cause della disfunzione erettile sono di natura organica. “Iperten-sione, diabete, cardiopatie e obe-sità possono essere responsabili di una mancata erezione - spie-ga Vincenzo Gentile, Presidente della SIA – perciò oggi è impor-tante rivolgersi all’andrologo in presenza di questo disturbo. Ba-sti pensare che spesso la disfun-zione erettile può precedere di un paio d’anni disturbi gravi come l’ictus o l’infarto”. Eppure, su 3 mi-lioni e mezzo di italiani che sof-frono di questo problema, soltan-to 700.000 si rivolgono al medico e molti ricorrono al “fai da te”, ac-quistando farmaci senza l’oppor-tuna prescrizione e senza pensare ai rischi seri che si possono corre-re. “Il “fai da te” non va bene per-ché tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali e in questo caso – afferma il prof. Gentile - gli ini-bitori della fosfodiesterasi di tipo 5 sono controindicati in pazienti coronaropatici che assumono ni-trati o in casi di scompenso car-diaco, mentre possono essere usa-ti da chi assume antidepressivi o antiipertensivi dopo aver con-sultato il proprio medico. Sicura-mente va proibita l’assunzione di questi farmaci a quei ragazzi che, dopo aver abusato di alcol e dro-ghe, avendo dei disturbi dell’ere-zione, li utilizzano anche nei ca-si in cui non c’è un vero disturbo. Questo cocktail potrebbe essere micidiale e sicuramente sono op-portune campagne di informa-zione: ciò farebbe superare le in-sicurezze che sono alla base di at-teggiamenti sbagliati”.

vanessa salzano

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vanessa salzano

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Domanda:■■ . l’impotenza è un problema sottovalutato?

Risposta:■■ si. si calcola che poco più del 15% delle persone che soffrono di di-sfunzione erettile si rivolge al medico.

newsEiaculazione Precoce, un problema medico:

Acquistare farmaci on-line? No, Grazie!

oggi anche in un intelligente libro che unisce medicina e narrativa

Il commercio dei farmaci on-line ha raggiunto picchi del 10% del mercato totale: una modalità di acquisto co-moda, pratica, veloce ed anonima, ma che nasconde numerosi pericoli per il consumatore perché la conve-nienza del prezzo è dovuta al traffico illecito e, soprattutto, alla mancanza di principio attivo che caratterizza il prodotto autentico. Da tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta lanciando allarmi invano. Si tratta di un mercato che si concentra soprattutto sui medicinali contraffatti che curano la disfunzione erettile (DE) oltre ad anabolizzanti, stimolanti e psicofarmaci in genere

Mai fidarsi della web-pharmacyGli acquirenti on line, convinti di fare un buon affare aggirando l’obbligo della ricetta medica, non solo ricevono prodotti spesso pri-vi del principio attivo che caratte-rizza il prodotto autentico o che contengono la molecola in quan-tità differente da quella indicata in etichetta (e quando superiore, anche potenzialmente molto peri-colosa per la salute).Bypassando qualsiasi visita medi-ca, inoltre, non ci si mette al ripa-ro da rischi anche gravi di effetti indesiderati o interazioni con al-tre terapie farmacologiche che si stanno assumendo. No assoluto, quindi, ai “fai da te” su Internet per risolvere disturbi erettili: non solo non si risparmia, ma soprattutto ne va di mezzo la salute. Tanto più oggi, quando sono stati notevol-mente ridotti i prezzi dei farmaci per la disfunzione erettile come il vardenafil.

No allo splitting per risparmiareMolte persone ritengono di aver escogitato il miglior sistema per risparmiare: spezzare a metà la compressa (splitting) da 20 mg. Nel 63% dei casi lo si fa proprio per diminuire la spesa mentre nel 5,6% dei casi per migliorare la de-

glutizione. Nulla di più sbagliato, spiegano gli esperti: ciò comporta soltanto il rischio di assumere un dosaggio errato, perché il 41,3% delle compresse spezzate dimo-stra una variazione di oltre il 10% rispetto al peso ideale. Spezzare la compressa è un’operazione poco accurata: in primo luogo, perché comporta il rischio di un dosaggio non preciso, il possibile deteriora-mento del farmaco (la superficie di frattura della compressa può ossi-darsi, compromettendone la cor-retta conservazione) e la perdita di frammenti di compressa quando la si spezza. Invece la reale riduzione del prezzo del farmaco garantisce naturalmente un miglioramento della compliance del paziente e facilita così anche una eventuale terapia cronica riabilitativa con il dosaggio più basso degli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5.

Vardenafil, cambiano i prezzi in farmaciaVenerdì 2 luglio: è a partire da que-sta data che vengono modificati i prezzi del vardenafil in farmacia. è stata decisa una riduzione signifi-cativa del prezzo delle confezioni da 10 e 5 mg.Il prezzo del 20 mg invece rimarrà invariato. Si tratta di una decisione

storica: è la prima volta che avvie-ne una riduzione di prezzo così si-gnificativa nel mercato dei farmaci non generici. Infatti la confezione di compresse da 5 mg scende a quasi un terzo del prezzo prece-dentemente in vigore, mentre quella da 10 mg circa alla metà.è una decisione che incontra un’esigenza dei pazienti già mol-to esplicita sul mercato: circa il 40% di chi acquista vardenafil da 20 mg è uno “splitter” cioè divide (split) la compressa per ottenere 2 dosi da 10 mg (30% degli acqui-renti) o addirittura 4 dosi da 5 mg (10%). L’offerta di verdanafil ad un prezzo proporzionale al dosaggio propone una soluzione comoda e vantaggiosa per lo splitter (evi-tando i rischi associati di dosaggio scorretto).Inoltre una terapia meno cara per-mette di spostare clienti dal mer-cato nero di internet con i rischi nefasti correlati e facilita la terapia cronica ovvero la “riabilitazione”, per la quale da tempo gli Uro-Andrologi premono per una ridu-zione di prezzo del dosaggio più basso di vardenafil.

Lo dice “Quando l’amore non aspetta”, il libro di Si-mona Izzo e Vincenzo Mirone appena pubblicato: l’Eiaculazione Precoce è la disfunzione sessuale più diffusa nell’uomo e colpisce circa 4 milioni di italiani tra i 18 e i 70 anni: una condizione medica per la qua-le non tutti sanno che ci sono possibilità di diagnosi e, soprattutto, di cura. Per capire cos’è l’Eiaculazione Precoce bisogna capire cos’è l’eiaculazione: il risulta-to di un riflesso in cui i centri nervosi a livello della colonna vertebrale integrano i segnali provenienti dagli stimoli genitali con altri segnali provenienti dai centri cerebrali superiori. è stato dimostrato che, nella genesi di questi segnali, la serotonina, gioca un ruolo chiave: l’aumento dei livelli di questa sostanza inibisce l’eiaculazione, ritardandola, mentre l’Eiacu-lazione Precoce è associata a una sua ridotta con-centrazione. Ecco perché i farmaci che aumentano la concentrazione di serotonina possono essere utili nel ritardare l’eiaculazione. L’Eiaculazione Precoce viene invece definita dalle società scientifiche inter-nazionali in 3 punti chiave:• eiaculazione che si verifica in seguito a una stimo-lazione sessuale anche minima, durante la penetra-zione vaginale e perfino prima che quest’ultima sia avvenuta;• incapacità di controllare l’eiaculazione; • conseguenze personali negative, anche in termini di qualità della vita.

Inoltre l’EP può essere “lifelong o primaria”, ovvero una condizione presente fin dall’esordio dell’attività sessuale, oppure “acquisita o secondaria”, e cioè che si sviluppa dopo un periodo di normalità, in deter-minate situazioni che possono essere in rapporto a fattori organici (ad esempio ipertiroidismo, prostati-ti) o anche di natura psicologica. Chi soffre di EP nu-tre scarsa autostima perché non sa che la precocità dell’eiaculazione non è “naturale”, ma è dovuta alla propria incapacità di controllare l’eiaculazione stessa ed è questo a generare insoddisfazione, che coinvol-ge anche la partner determinando infelicità recipro-ca. La strategia terapeutica è oggi alla portata di tutti,

ma il medico ha bisogno che le persone superino le resistenza e l’imbarazzo per la propria condizione e accettino l’idea di farsi aiutare… rivolgendosi a lui!

“Quando l’amore non aspetta”Un libro, una raccolta di racconti di storia di vita re-ale, ma anche di approfondimenti medico-scientifi-ci. Questo è “Quando l’amore non aspetta”, il testo pubblicato lo scorso 15 giugno a cura di Vincenzo Mirone, urologo, e Simona Izzo, scrittrice. Un libro dedicato all’Eiaculazione Precoce e che costituisce la nuova iniziativa del progetto “Eiaculazione Precoce: vogliamo parlarne?”. Da sempre, nella propria car-riera, Simona Izzo si è dedicata alle tematiche della vita di coppia e dei rapporti interpersonali e questa volta ha colto l’invito del Prof. Mirone a cimentar-si in un ambito non solo drammaturgico ma anche scientifico: “Si trattava di raccogliere i cocci di storie frantumate nell’angoscia e nell’imbarazzo di chi deve ingoiare la sua virilità fragile, diminuita, provvisoria. E così – scrive Izzo nella prefazione al testo - Vincenzo mi ha raccontato alcuni casi clinici che ho trasforma-to in storie. Il tessuto connettivo di questi racconti è quindi la realtà, e credo che ciò si evinca dalla sempli-cità e dalla possibilità di immedesimazione nelle sto-rie dei nostri protagonisti. Gli ho posto poi delle do-mande perché il libro potesse contenere anche una parte dedicata all’approfondimento clinico. Quindi, una scrittrice e un medico collaborano per realizza-re un testo che è per metà un trattato scientifico e per metà una raccolta di racconti”. La seconda parte del testo è a cura di Vincenzo Mirone e, oltre a de-scrivere in modo dettagliato cosa sia l’Eiaculazione Precoce e quali siano le dimensioni del problema in Italia anche grazie all’aiuto di grafici intuitivi, presen-ta un “Test per sapere se è Eiaculazione Precoce” e un capitolo dedicato ad alcune domande con risposte brevi ma essenziali. Il libro nasce quindi con l’intento di invogliare a comprendere l’Eiaculazione Precoce e lo fa utilizzando il registro della vita comune nella convinzione che questo possa servire a chi soffre di questo problema, a non sentirsi solo e a capire che ri-

medi ce ne sono, ma solo se ci si convince ad andare dal medico.

“Eiaculazione Precoce: vogliamo parlarne?”è questo il titolo del progetto di sensibilizzazione pro-mosso dalle tre società scientifiche SIA, SIAMS e SIU nato con l’obiettivo di parlare e far parlare dell’Eia-culazione Precoce, tema ancora tabù all’interno del-la coppia ma anche con il medico, il solo in grado di affrontarlo adeguatamente. In un anno sono state realizzate molte iniziative per raggiungere questo scopo. Da subito è stato realizzato www.eiaculazio-neprecocestop.it un sito web interamente dedicato al problema con informazioni di carattere medico-scientifico spiegate con un linguaggio semplice ed accessibile. è online anche il “Test di autovalutazio-ne”, 5 semplici domande per incominciare a capire se l’EP riguarda da vicino e da affrontare quindi con un medico. Non solo eiaculazioneprecocestop.it aiuta a trovare il medico. è disponibile, infatti, il servizio “cer-ca centri” con cui trovare l’ambulatorio di andrologia/urologia più vicino dove poter prenotare una visita. Il sito ha solo un anno ma ha riscontrato un grande successo - oltre 400.000 visite - per la semplicità di esposizione e la concretezza dei contenuti. Inoltre, sia nel 2009 che nel 2010, le tre società hanno dato vita ad una serie di giornate dedicate a visite gratui-te (gli “epdays”) con urologi specialisti a disposizione per chi soffriva del problema e voleva «rompere il tabù» con uno specialista. Sono stati oltre 10.000 gli uomini che hanno approfittato di queste giornate. In un anno, l’Eiaculazione Precoce è diventata sempre meno il «convitato di pietra» tra lui, lei e il medico. Ma chi si trova a fare i conti con questa condizione non consulta ancora a sufficienza il medico. Il libro “Quando l’amore non aspetta”, grazie al binomio nar-razione e informazione scientifica, coinvolgerà sem-pre più persone che soffrono di Eiaculazione Precoce convincendole a fare l’unica cosa giusta: rivolgersi a un medico che possa risolvergli il problema.

Si può risolvere il problema dell’Eiaculazione Precoce? Sì, ma bisogna rivolgersi ad un medico

Capire l’Eiaculazione Precoce per poterla sconfiggere•

Prof. Vincenzo Gentilepresidente sia,società italiana di andrologia

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12 · Urologia uno speciale realizzato da Mediaplanet

Il lifting genitale

Prolasso genitale e incontinenza urinaria colpiscono in Italia cir-ca 5 milioni di donne dai 30 anni in su. “Il prolasso genitale”, spie-ga il professor Lucio Miano, Pre-sidente della Federazione Italia-na Società Urologiche - FISU e Di-rettore Clinica Urologica II - Uni-versità La Sapienza, Roma, “con-siste nell’abbassamento di utero, vescica o retto, e spesso si asso-cia all’incontinenza urinaria ed è causato dall’indebolimento di muscoli e legamenti del perineo conseguente a gravidanza e par-to o ad altre cause: menopausa so-vrappeso, tosse o stipsi croniche, lavori o sport pesanti, diabete.

Questi disturbi possono ora es-sere risolti con successo e defi ni-tivamente in oltre il 90 % dei casi con avanzate e collaudate tecni-che chirurgiche mininvasive di lifting genitale che si chiamano Apogee e Perigee made in USA e garantite dall’FDA ora disponibili anche in Italia a totale carico del Ssn. Attraverso la vagina viene in-serita una retina in materiale bio-compatibile che sostituisce il sup-porto originario del pavimento pelvico danneggiato”. In Italia le tecniche sono già state utilizzate per 4.500 interventi, in vari centri ospedalieri italiani . Rispetto agli interventi tradizionali, le nuove metodiche non asportano l’utero che causa una menopausa imme-diata, aumento di peso, problemi urinari, emicrania, ansia e proble-mi psicologici legati a un organo collegato alla maternità e all’iden-tità femminile.

Cure sempre più effi caci e de-fi nitive anche per l’incontinenza

urinaria che colpisce dal 20 al 50 per cento delle donne: rieducazio-ne perineale, farmaci mirati, nuo-ve tecniche di chirurgia mininva-siva di sostegno uretrale - Monarc e Miniarc - che prevedono sempre l’applicazione di retine in polipro-pilene (8mila interventi in Italia e oltre 500 mila nel mondo).

“Valide soluzioni ”, aggiunge il professor Antonio Cisternino , Di-rettore Unità Complessa di Uro-logia, Ospedale IRCCS Casa del Sollievo Soff erenza San Giovanni Rotondo -Foggia “anche per l’in-continenza urinaria maschile post prostatectomia - asportazio-ne chirurgica della prostata per tumore prostatico - che affl igge

circa 2 milioni di uomini, arriva-no da Advance, basata su una sling - una retina di polipropilene che posizionata sotto l’uretra risolve il problema nel 90 % dei casi.

Impiegata con successo negli States e in Europa su circa 20 mi-la pazienti è disponibile in 20 cen-tri ospedalieri italiani. Per i casi più gravi si ricorre allo sfi ntere artifi ciale AMS 800 che prevede l’impianto di una cuffi a intorno all’uretra collegata a un pallonci-no e una pompetta posta all’inter-no dello scroto che il paziente pre-me quando avverte lo stimolo a urinare, ripristinando la normale la continenza. I nuovi trattamenti per prolasso e continenza si pos-sono eff ettuare in day hospital, in anestesia loco regionale con una rapida ripresa delle normali atti-vità”. (Per informazioni sui centri ospedalieri italiani dove rivolger-si: numero verde 800 579 311).

Avanzate e collaudate tec-niche chirurgiche minin-vasive di lifting genitale made in USA e garantite dall’FDA risolvono prolas-so genitale e incontinenza urinaria

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Causa numerose patologie infettive, genitali e non, che colpiscono sia le donne che gli uomini. Provoca i condi-lomi genitali ed è la causa del tumore del collo dell’utero, malattia molto diff usa consi-derata il secondo “big killer” delle donne, dopo il tumore al seno; ma rappresenta un se-rio e concreto rischio anche per la salute maschile. È l’HPV (Papilloma Virus Umano): un virus comune che si trasmet-te per contatto sessuale. I da-ti dimostrano che circa il 70% della popolazione sessual-mente attiva può contrarlo al-meno una volta nella vita.

Ne parliamo con Riccardo Bartoletti, Professore Associa-to presso l’Università di Firen-ze e Direttore dell’Unità Ope-rativa di Urologia dell’Ospe-dale Santa Maria Annunziata di Firenze.

Diffusione del virus e cul-tura della prevenzione

Ogni giorno negli USA si ve-rifi cano 17mila nuovi casi di infezioni genitali HPV-cor-relate ed in Europa sono sta-ti stimati circa 315mila casi di patologie da HPV, ma si tratta soltanto di medicina basata sull’evidenza. Per insorgenza di neoplasie si calcola che una buona percentuale di carcino-mi del pene e del canale ana-le siano da legare a infezioni da HPV. Ciò rappresenta sol-tanto la punta dell’iceberg dal momento che le patologie ne-oplastiche maschili HPV cor-relate sono ancora in fase di studio.

Ma cosa vuol dire, per un uo-mo, contrarre l’HPV? “Rappre-sentare in primo luogo il “vet-tore” della malattia verso la donna e poi diventare anche “bersaglio fi nale” cioè svilup-pare condilomi genitali ma anche patologie neoplastiche

HPV correlate.Proteggere la propria salute

da questo rischio è possibile ma attualmente è un’opportu-nità a disposizione solo delle donne. Questa realtà dipende principalmente da due fatto-ri – chiarisce il prof. Bartolet-ti -: l’attuale politica sanitaria in tema di prevenzione e una certa tendenza culturale.

L’uomo ha un atteggiamen-to di distanza, a volte anche di timore o di vergogna, nel sot-toporsi a controlli preventivi di tipo urologico genitale, co-me fanno le donne. A questo, poi, corrisponde una mancan-za di programmi di screening organizzati a livello di sanità

pubblica per l’uomo, che ren-de diffi cile attuare una politi-ca di prevenzione”.

Il vaccinoLa parola chiave è e resta

prevenzione, e più specifi cata-mente la prevenzione prima-ria tramite la vaccinazione. “Oggi è disponibile un vacci-no in grado di prevenire le pa-tologie causate dai tipi di HPV 6, 11, 16 e 18 – spiega l’urolo-go -: il vaccino quadrivalente, unico nell’off rire quest’ampia protezione, è indicato attual-mente per la vaccinazione dei ragazzi (femmine e maschi) dai 9 ai 15 anni.

Studi clinici hanno però di-

mostrato la sua elevata effi -cacia nella prevenzione del-le lesioni genitali esterne an-che nel maschio fi no a 26 anni tant’è che negli Stati Uniti il vaccino quadrivalente è indi-cato e somministrato anche negli uomini”.

La Società Italiana di Uro-logia insieme alla Società Ita-liana di Andrologia e la So-cietà Italiana di Andrologia e Società Italiana di Andro-logia Medica stanno lavo-rando insieme attivamente a una Conferenza di Consen-so sull’argomento “Patologie HPV correlate nel maschio e vaccinazione” con l’obietti-vo di analizzare tutte le evi-denze scientifi che a supporto dell’estensione anche all’uo-mo della vaccinazione con-tro l’HPV. Un’azione condivisa che si pone l’obiettivo prima-rio di proteggere la salute ga-rantendo un’equità d’accesso a tutta la popolazione.

HPV Maschile:ecco come affrontarlo

Domanda:■■ come si può evitare la diffusione del papil-loma virus?

Risposta:■■ attraverso la prevenzione primaria, ovvero la vaccinazione.

Domanda:■■ il condom può servire contro l’infezio-ne da papilloma?

Risposta:■■ si, ma non è suffi ciente.

vanessa salzano

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6IDEA

Contro l’HPV non basta il preservativo

Il 70% degli uomini sessual-mente attivi contrae l’infezio-ne da HPV in qualche momento della propria vita, solitamente dopo i primi rapporti sessuali. Entro i 18 anni, già il 50-60% de-gli uomini sessualmente attivi contrae questa infezione che, nella maggioranza dei casi, non dà sintomi e si risolve sponta-neamente. Durante un rappor-to sessuale in cui uno dei part-ner è infetto, il contatto fi sico a livello genitale-genitale, ma-nuale-genitale o orale-genitale, determina la trasmissione del virus. L’utilizzo del preservati-vo, pertanto, riduce di molto la trasmissione dell’infezione, ma non l’annulla. I rischi potenzia-li nell’uomo non sono comple-tamente studiati: l’HPV, infatti, è stato individuato nel sistema riproduttivo maschile e nel li-quido seminale, ma fi nora non era chiaro il suo ruolo nell’in-fertilità maschile. La sua man-cata neutralizzazione ne com-porta la trasmissione a tutte le persone non vaccinate.

I Papillomavirus HPV sono membri di una grande ed ete-rogenea famiglia, le papovavi-ridae, comprendenti oltre 100 tipi virali diversi, di cui circa 40 attaccano le mucose anoge-nitali. I virus che infettano gli apparati genitali sono classifi -cati in genotipi a basso rischio oncogeno, che possono causa-re i condilomi e lesioni di bas-so grado, e in genotipi ad alto rischio oncogeno, che sono re-sponsabili del carcinoma cer-vicale e di altri tumori del trat-to anogenitale. Nello specifi co, i tipi 6 ed 11 sono responsabili del 90% dei casi di condilomatosi genitale ed i tipi 16 e 18 del 75% dei casi di carcinoma della cer-vice uterina, del 70% delle lesio-ni cancerose del collo dell’utero, del 70% dei casi di cancro della vulva e della vagina.

in breve LucioMianopresidente della Federazione ita-liana società urologiche - Fisu e direttore clinica urologica ii. università la sapienza, roma.

”l’uomo ha un atteg-giamento di distanza nel sottoporsi a controlli preventivi di tipo uro genitale, come fanno le donne”Riccardo Bartolettidir. u.o. di urologia ospedale s. Maria annunziata di Firenze.

Esercizi contro l’incontinenza maschile

Inquadrata la tipologia di ■■incontinenza urinaria si può intervenire con strategie ad hoc, mirate a gestire il di-sturbo: ad esempio il poten-ziamento dei muscoli pelvi-ci, sia in caso di riabilitazio-ne post-operatoria che in ca-so di mal funzionamento, è fondamentale.

Esistono esercizi da svolge-re comodamente che consen-tono di rinforzare questi mu-scoli e combattere, giorno do-po giorno, i piccoli episodi di incontinenza urinaria. Chie-di al tuo medico!

in breve

Urologia · 13uno speciale realizzato da Mediaplanetuno speciale realizzato da Mediaplanet

7IDEA

Page 8: uno speciale realizzato da Mediaplanet No. 2 / Giugno ...doc.mediaplanet.com/all_projects/5324.pdf · il Progetto SATURN, uno studio osservazionale sui tumori del rene – spiega

14 · Urologia uno speciale realizzato da Mediaplanet

“È vero. La maggior parte delle infezioni sono maschili ma di solito assumono aspet-ti più gravi nelle donne, è que-sto il motivo per cui si sente più spesso parlare di un problema femminile quando si tratta di candidosi – aff erma Ciro Im-bimbo, Professore Associato di Urologia e Primario di Andro-logia Chirurgica presso l’Uni-versità Federico II di Napoli –; è anche vero però che la candida nell’uomo può portare a conse-guenze più serie interessando organi dell’apparato genitale interno. Fattori predisponenti sono l’uso protratto di antibio-tici, i defi cit immunitari, il dia-bete, lo stress e le malattie de-bilitanti, ma la trasmissione avviene soprattutto per contat-to attraverso rapporti sessuali non protetti ed è per questo che la fascia di età più colpita è fra i 15 e i 30 anni, la più attiva ses-sualmente. La diagnosi di can-didosi si basa su indagini diret-te a dimostrare e quantifi care la presenza del fungo o nel dimo-strare una risposta immunita-ria specifi ca dell’organismo nei

suoi confronti. I sintomi più ge-nerali sono: intenso eritema e fessure simili a ragadi, ma i sin-tomi più frequenti sono prurito, bruciore vivo e dolore. Attraver-so un esame specifi co, chiama-to TASC, si valuta la presenza di anticorpi specifi ci nei confronti

delle diverse specie di candida; in natura, infatti, ne esistono più di cinquanta che possono essere riscontrate nell’uomo. “Il problema della candida è im-portante per due motivi – spie-ga il prof. Imbimbo – le compli-canze e la sua frequenza perché

ha un altissimo tasso di recidi-va che può determinare un sen-so di disagio psicologico per il timore di trasmettere l’infe-zione alla propria compagna, il contagio poi può re-avvenire anche utilizzando nuovamen-te i propri indumenti intimi, se non sono stati lavati ad alte temperature. Nei soggetti sani però la candida è frequente so-prattutto in coloro che hanno una scarsa igiene”. Cosa inten-de per scarsa igiene? Essendo una micosi, la candida deve at-tecchire sulle mucose prima di poter determinare l’infezione. Tali germi, anche se è avvenu-to il contatto, potrebbero esse-re eliminati grazie all’utilizzo quotidiano di detergenti spe-cifi ci che difendono l’integrità delle mucose e della cute – ri-sponde l’urologo -. Questi deter-genti devono avere un’azione lenitiva, rispettare il ph della mucosa e della cute e cioè de-vono avere un ph neutro rinun-ciando ai saponi intimi troppo aggressivi, inoltre devono con-tenere sostanze emollienti che mantengano una buona idrata-zione delle parti coinvolte, so-prattutto durante le terapie an-tibiotiche e immunosoppres-sive, che possono aumentare il rischio d’infezione”.

Infezioni genitali:la prima arma è l’igene

Domanda:■■ la candida può colpire anche gli uomini?

Risposta:■■ certo. colpisce gli uomini almeno una volta nella vita, ha un’altissima reci-diva e può determinare gravi conseguenze.

vanessa salzano

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vanessa salzano

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8IDEA

FOCUS

Alle volte possono deter-■■minare complicanze piuttosto serie come ad esempio l’in-fertilità.

La diagnos■■ i può avvenire mediante visita, mediante stri-scio a fresco mediante tampo-ni vagina-li mirati.

I sintomi e la terapia■■ da effettuare dipenderanno dalla natura dell’agente patogeno.

in base alla ■■ localizzazione dell’infezione si parla di vulviti, vaginiti, cerviciti, endometriti, annessiti.

Le annessiti■■ possono

comportare alterazioni perma-nenti delle tube determinando così una sub-fertilità o una in-fertilità.

In ogni paziente■■ con in-fezione genitale sessualmen-te trasmessa va esclusa la possibilità di una coinfezio-ne da virus dell’AiDS, da virus dell’epatite C e b.

! Notiziedal web:

www.ginecotink.netwww.medinews.itwww.stdnews.it

Infezioni genitali

”la maggior parte delle infezioni sono maschili ma di solito assumono aspetti più gravi nelle donne”

Ciro Imbimboprimario di andrologia chirurgica,università Federico ii di napoli Il 20-30% delle donne adulte

sviluppa uno o più episodi di ci-stite ogni anno e l’incidenza au-menta con l’età. La causa va ri-cercata nel serbatoio batterico costituito dalla fl ora intestinale (microrganismi gram-negativi), che può infettare le basse vie uri-narie determinando il quadro in-fi ammatorio. Prevenire la cisti-te, e in particolare le recidive, è possibile: basta applicare alcune semplici regole di vita. “L’igiene intima deve essere quotidiana e

accurata e vanno utilizzati deter-genti neutri – avverte Mauro Gac-ci, dirigente di Urologia presso la Clinica Urologica di Firenze - con movimenti che vanno dalla vagi-na verso l’ano e mai il contrario poiché si rischierebbe di traspor-tare materiale fecale verso la va-gina e l’uretra e quindi l’innesco di un’infezione urinaria; l’impie-go di lavande vaginali deve esse-re ridotto a una volta a settima-na perché un utilizzo eccessivo di lavande interne determina l’ab-bassamento dell’acidità naturale della vagina rendendo più facile la proliferazione dei batteri pato-geni; è poi opportuno urinare pri-ma e soprattutto dopo il rapporto sessuale, poiché il fl usso urinario facilita il trasporto verso l’esterno di eventuali batteri depositati du-rante il rapporto”. Attenzione an-che a biancheria intima e ad alcu-ni tipi di contraccettivi: indossa-

re sempre materiale sintetico o pantaloni troppo aderenti evita la normale traspirazione dei tes-suti e facilita la proliferazione di germi patogeni; i contraccetti-vi meccanici (diaframmi, creme spermicide etc.) possono essere veicolo d’infezioni per il posizio-namento con mani non perfetta-mente pulite”. Cosa signifi ca do-ver acidifi care le urine? “Vuol dire ingerire cibi a residuo acido come carni rosse, pesce, uova, formaggi, amidi, pancetta, noci, lenticchie – risponde il prof. Mauro Gacci – e l’uso di preparati a base mirtil-lo rosso o tè verde possono essere

utili nella prevenzione delle re-cidive. Anche l’idratazione è fon-damentale: bisogna bere almeno 2 litri d’acqua al dì, durante tutto l’arco della giornata. L’idratazione garantisce anche un corretto fun-zionamento del colon; infatti un intestino regolare non favorisce la proliferazione dei batteri feca-li patogeni; è pertanto indicato al-che l’introduzione di adeguati ap-porti di cibi ricchi di fi bre e di fer-menti lattici”.

Dieta e stili di vita per prevenire la cistite

Domanda:■■ in cosa consi-ste la prevenzione della ci-stite?

Risposta:■■ in alcuni accor-gimenti da applicare all’igie-ne personale e alla sfera ses-suale, oltre ad una dieta che favorisca l’idratazione, l’acidi-fi cazione delle urine e la rego-larizzazione intestinale.

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”l’igiene intima deve essere quoti-diana e accurata”

Mauro Gaccidirigente di urologia presso la clinica urologica di Firenze

Florberry®, integratore alimentare dalla duplice azioneProprietà salutistiche dell’estratto di bacche di cranberryNumerose sono le proprietà curative riconosciute al cranberry, tanto da esse-re oggetto di interesse medico-scientifico per gli effetti benefici attribuiti ai diversi componenti fitochimici contenuti nei suoi frutti: flavonoidi (flavonoli, antocianine e proantocianidine), catechine, acidi fenolici e triterpenoidi a cui sono riconducibili proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antiallergiche, vasodilatatorie, chemiopreventive, antivirali e antibatteriche.

Nella medicina alternativa il cranberry è stato usato quale antisettico naturale in caso di infezioni del tratto urinario.

Questa sua attività sembra dovuta alla capacità delle proantociandine (PAC) o tannini concentrati di tipo A, (componenti attivi del cranberry) di impedire l’adesione dei ceppi uropatogeni di Escherichia coli (responsabile dell’80% delle infezioni urinarie), all’epitelio urinario, proteggendolo dalle infezioni ri-correnti.

L’azione di prevenzione meccanica delle proantocianidine. In pratica le PAC di tipo A del mirtillo rosso americano competono con le ade-sine poste all’estremità dei pili di tipo 1 (FimH, sensibili al mannosio) con cui E. coli si ancora alle cellule epiteliali; in tal modo contrastano l’adesione e la successiva colonizzazione batterica, tappa preliminare dell’infezione.

Bucce di zucca zontro la candidosi?

Proprio così. Quelle stesse ■■scorze di zucca che vengono modellate per la notte di Hal-loween potrebbero essere uti-lizzate per scacciare molte in-fezioni, oltre a fantasmi e fol-letti. È quanto aff ermano i ri-cercatori coreani diretti dal dott. Park della Chosun Uni-versity in uno studio pubblica-to sulla rivista Journal of Agri-cultural and Food Chemistry. Tra le tante infezioni possibi-li, dottor Park e collaboratori si sono concentrati sulla can-didosi, il disturbo causato dalla “Candida Albicans”, fungo ge-neralmente ospite innocuo del corpo umano ma che in deter-minate circostanze può dan-neggiare la salute di adulti e di bambini. Pare che le bucce di zucca contengano una sostan-za in grado di distruggere i mi-crobi responsabili di queste in-fezioni fungine che colpiscono ogni anno milioni di persone in tutto il mondo. Nella pub-blicazione viene evidenziato che una particolare proteina presente nella buccia di zuc-ca inibisce la crescita del fun-go Candida albicans e potrebbe rivelarsi utile contro numero-se infezioni genitali oltre che contro varie forme di dermati-te che colpiscono le aree geni-tali dei neonati.

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Cistite: riconoscerla per curarla

Uno dei primi sintomi del-■■la cistite è lo stimolo frequente ad urinare, seguito da brucio-re durante la minzione e subito dopo, oltre alla quantità ridot-tissima di urina emessa. Spesso quando c’è quest’infezione è an-che presente sangue nelle urine, soprattutto quando la patologia è causata o aggravata dalla pre-senza di calcoli urinari che du-rante il passaggio abbiano pro-vocato microlesioni all’uretra. Solitamente l’esame obiettivo delle condizioni del paziente è suffi ciente per il medico, ma la diagnosi viene confermata dal laboratorio grazie all’urinocol-tura. Va da sé che la cura della cistite debba essere affi data in primis agli antibiotici: oggi ne esistono diversi anche in mono somministrazione, in grado di guarire in breve tempo dall’in-fezione stessa. Nei casi più gra-vi però questa cura potrebbe non essere suffi ciente da sola e, spesso, è necessario l’appor-to di liquidi dall’esterno, anche per via venosa con integrazione di soluzioni elettrolitiche fi no a un massimo di 3 litri di liquidi al giorno per rendere più fl uida l’urina ed evitare un eventuale ristagno.

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Urologia · 15uno speciale realizzato da Mediaplanet

Dieta e stili di vita per

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Page 9: uno speciale realizzato da Mediaplanet No. 2 / Giugno ...doc.mediaplanet.com/all_projects/5324.pdf · il Progetto SATURN, uno studio osservazionale sui tumori del rene – spiega

16 · Urologia uno speciale realizzato da Mediaplanet Urologia · 17uno speciale realizzato da Mediaplanet

Ipertrofi a prostatica benigna, o IPB: una condizione con cui deve fare i conti circa il 50% degli uomini fra i cinquanta e i sessant’anni, ma anche ol-tre l’80% dopo gli ottant’anni. Perché e quali sono le sue im-plicazioni? “L’Ipertrofi a Pro-statica Benigna è un ingran-dimento della prostata corre-lato all’avanzamento dell’età, non ne sono certe le cause ma vista la correlazione con l’invecchiamento, è probabi-le l’infl uenza delle variazio-ni nell’assetto ormonale in

rapporto all’andropausa. Ha un’altissima prevalenza epi-demiologica e – risponde Wal-ter Artibani, Professore Ordi-nario di Urologia all’Univer-sità di Verona e Direttore del-la Clinica Urologica di Verona – nel 50% di coloro che hanno l’ipertrofi a prostatica benigna si presentano disturbi del-lo svuotamento vescicale, un aumento della frequenza uri-naria e la possibilità di avere un residuo in vescica dopo la minzione.

Per questo sarebbe buona nor-ma che una persona dai 50 anni in poi, o prima se c’è familiari-tà, cominci a consultare l’urolo-go per valutare in modo preven-tivo lo stato della sua prostata, questo a maggior ragione se si comincia a far fatica a urinare, ad avere delle minzioni costanti durante la notte o si comincia-no a sperimentare episodi di im-pellenza urinaria”.

Il ruolo dell’urologo è fonda-mentale anche ai fi ni della dia-gnosi precoce del carcinoma della prostata, i cui sintomi sono tardivi e la diagnosi viene fatta quasi sempre in loro assenza. In presenza di questi disturbi e do-po la diagnosi dello specialista vengono solitamente utilizza-te due classi di farmaci: gli ini-bitori della 5-alfa reduttasi, che hanno l’eff etto di ridurre il vo-

lume della prostata fi no al 20% rispetto al volume iniziale, e gli alfa bloccanti, che hanno l’ef-fetto di rilasciare la muscolatu-ra liscia della prostata e quindi di permettere un migliore svuo-tamento vescicale. “Gli alfa bloc-canti sono farmaci sintomatici il cui eff etto si esaurisce alla so-spensione.

A questi farmaci alfabloccanti si sta per aggiungere una nuova molecola – prosegue il prof. Arti-bani - la silosodina, che ha carat-teristiche simili ai farmaci oggi in commercio ma con un otti-mo profi lo di effi cacia e tollera-bilità determinato dalla sua ele-vata uroselettività. Il maggior vantaggio che presenta la silo-sodina è però la rapidità d’azio-ne perché bastano pochi giorni di terapia per avere eff etto”.

WALTER ARTIBANIProf. Ordinario di Urologia all’Uni-versità di Verona. Direttore della Clinica Urologica di Verona

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Domanda:■■ Quali sono le novità farmaceutiche per la cura dell’ipertrofi a prostatica benigna (ipB)?

Risposta:■■ ila terapia resta sintomatica, ma è in arrivo sul mercato una nuova moleco-la con una rapidità d’azione maggiore rispetto a quelle in commercio.

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11IDEA

Un aiuto contro l’IPBDiagnosi dell’Ipetrofia Prostatica Benigna (IPB)

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Il primo esame per verifi ca-■■re la presenza di ipertrofi a pro-statica è l’esplorazione rettale: un’indagine semplice e molto attendibile. Ma ci sono anche altri esami che si eff ettuano di routine: il PSA; l’esame del san-gue, che serve a valutare le con-centrazioni dell’antigene della prostata che aumenta nel caso di ipertrofi a; l’esame delle uri-ne, sia per accertare la presenza di leucociti che per verifi care la presenza di emazia e l’ecografi a della vescica.

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Affrontare il tumore alla prostata senza chirurgia

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Domanda: ■■ escludendo la chirurgia, quali sono le tecni-che più utilizzate contro il car-cinoma prostatico?

Risposta:■■ la radioterapia e la brachiterapia.

Il tumore alla prostata sta ri-schiando di arrogarsi il triste pri-mato di maggiore incidenza fra i carcinomi nel sesso maschile, su-perando anche il tumore al pol-mone.

I motivi? Indirettamente per-ché l’incidenza del tumore al pol-mone sta calando grazie alle cam-pagne di prevenzione contro il fumo, direttamente invece per l’aumento dell’età media della po-polazione e perché oggi ci sono moltissime diagnosi precoci do-vute al controllo volontario del proprio PSA dopo i 50 anni: ciò po-ne il problema della terapia e del-la necessità di un intervento chi-rurgico.

Alcuni dati statisticiNegli ultimi 30 anni si sono tri-

plicati i casi tumore alla prostata e ci sono circa 100 nuovi casi all’an-no ogni 100mila uomini. Trova il

suo massimo picco di incidenza fra i 75 e i 79 anni, età in cui ha una rilevanza di ben 400 volte supe-riore a coloro che hanno meno di 50 anni. La mortalità è però relati-vamente bassa: muoiono in Italia 9000 uomini all’anno ed è la terza causa di morte cancro-correlata.

La brachiterapiaLa chirurgia è senz’altro lo stan-dard terapeutico nel carcinoma prostatico ma, pur innovandosi grazie alla robotica che consente un minor sanguinamento e una minore degenza e ai progressi che hanno ridotto gli eff etti collate-rali, oggi si sta cercando di capire se sia sempre necessaria perché ci sono nuove possibilità, anche consolidate, come la radioterapia nelle forme più sofi sticate di mo-dulazione di intensità e la brachi-terapia.

Queste ultime due costituisco-no il 50% dei trattamenti del tu-more della prostata, l’altro 50% ri-cade nell’ambito chirurgico. “Ne-gli USA la brachiterapia è molto popolare, tanto che più del 30% dei pazienti riceve questa tera-pia come unico trattamento – af-

ferma Roberto Orecchia, Profes-sore Ordinario di Radioterapia all’Università di Milano -. Essa consiste nell’impianto di semi di materiale iodio-radioattivo di po-chi millimetri che vengono inse-riti con un’incisione in aneste-sia epidurale. I semi possono es-sere impiantati in modo preciso in quanto il tutto avviene in cor-so di ecografi a per cui c’è una vi-sione costante della prostata e del posizionamento e ciò determina un notevole miglioramento del risultato.

Inoltre il ricovero è in day ho-spital, la procedura è a cielo co-perto e non ci sono cicatrici”. Ne-gli ultimi 15 anni la brachiterapia ha riscontrato gran successo per-chè nelle forme tumorali inizia-li la guarigione avviene nel 95% dei casi, come nella chirurgia. Ma cosa avviene poi di questi semi? “I semi non vengono più rimos-

si – risponde il prof. Orecchia - e nelle settimane e mesi successi-vi perdono la loro radioattività fi -no a trasformarsi in un materiale inerte e biocompatibile che non dà compromissioni”.

Le terapie più all’avan-guardia

Altre forme di energia sono al-lo studio e nell’insieme sono mi-nimamente invasive o non inva-sive: gli ultrasuoni HI FU, le ra-diofrequenze che determinano la termoablazione e la crioterapia che, al contrario della precedente utilizza il sistema del freddo.

“Allo stato attuale di conoscen-za queste tecniche sono da consi-derarsi ancora in fase sperimen-tale perché – conclude il prof. Ro-berto Orecchia – per poter avere risultati conclamati per questa patologia il follow up è lungo e si aggira intorno ai 10-15 anni. Piut-tosto queste nuove tecniche pos-sono essere interessanti per il trattamento delle recidive o dei tumori ancora in fase iniziale”.

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10IDEA

Localizzare il carcinoma per conservare la prostata

In caso di tumore, bisogna continuare a pensare al tratta-mento di tutta la prostata op-pure le nuove terapie minima-mente invasive e focalizzate possono rappresentare la base concettuale per trattare solo la malattia? È il quesito che oggi si dibatte nel mondo scientifi -co. “Oggi, con la terapia focale, si potrebbe trattare soltanto la malattia piuttosto che l’intero organo – spiega Roberto Orec-chia, Professore Ordinario di Radioterapia all’Università di Milano -. In modo più agevole che nel passato nuove tecniche diagnostiche possono essere in grado di localizzare il nodulo della malattia e se si identifi ca un nodulo le terapie mininva-sive (come la brachiterapia, la radioterapia con particelle pe-santi, gli ultrasuoni focalizza-ti, le radiofrequenze e la chirur-gia robotica) possono aiutare a trattare solo la malattia; ciò ri-durrebbe in maniera molto si-gnifi cativa il problema dell’im-potenza, dell’incontinenza e dell’eventuale coinvolgimento degli organi vicini alla prosta-ta”. Il vantaggio delle tecniche mininvasive è che sono preci-se, puntuali, meno impegna-tive per il paziente per quanto riguarda gli eff etti collaterali e rappresentano la base tecnica per poter cominciare a pensare a trattare la malattia prostatica non più come una malattia di organo ma come di una malat-tia focalizzata, irradiandola in maniera parziale e preservan-do così la qualità di vita, perchè la disfunzione sessuale e l’in-continenza sono parametri di sicura rilevanza per chiunque. In questo caso si tratterebbe di un percorso simile a quello del tumore della mammella, per il quale dalla mastectomia si è passati via via alla eliminazio-ne del nodulo irradiando sol-tanto la ghiandola malata, otte-nendo così l’effi cacia necessaria con un trattamento minimo.

vanessa salzano

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RobertoOrecchiaprofessoreordinario di ra-dioterapia all’uni-versità di Milano.

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Associazione Italiana Estrofia Vescicale-Epispadia Onlus, A.E.V. ONLUS

L’estrofi a vescicale è una ma-lattia rara caratterizzata da uno sviluppo incompleto della ve-scica. Colpisce 1 su 30.000 na-ti vivi, ha cause sconosciute e la diagnosi prenatale è anco-ra molto diffi cile. La parete ad-dominale anteriore è assente e la vescica rimane aperta verso l’esterno compromettendo, ta-lora, gli organi genitali. La pa-tologia pregiudica la funzione urinaria e il paziente non rag-giunge la continenza naturale: lo svuotamento della vescica, quindi, avviene tramite catete-re, per tutta la vita.

“I bimbi appena nati – spie-ga Massimo Di Grazia, Presi-dente dell’Associazione Italia-na Estrofi a Vescicale-Epispadia Onlus – subiscono interventi molto invasivi per la ricostru-zione uro-genitale”.

I pazienti e le loro famiglie, purtroppo, percorrono un lun-go cammino fatto di numero-se ospedalizzazioni, ma anche di diffi coltà psicologiche e re-lazionali. Nei nosocomi specia-lizzati, pertanto, è importante prevedere la continuità assi-stenziale nel passaggio dall’in-fanzia all’età adulta.

L’associazione, di recente, ha pensato di favorire la diff usio-ne dell’informazione sulla pa-tologia con il libro “Scusi, dov’è un bagno?” che raccoglie le sto-rie scritte dai pazienti e dai lo-ro familiari riguardo gravidan-za, diagnosi, nascita, infanzia, adolescenza e sessualità; men-tre gli aspetti clinici sono a cu-ra di specialisti. Prossimamen-te, il volume sarà presentato in varie città italiane.

in breve

Massimo Di GraziaAssociazione Italiana estrofi a Vescicaleepispadia Onlus - AeVvia Delle Ville n. 315 - 55018 san Colombano, Capannori Lucca.presidente@estrofi avescicale.it sito:www.estrofi avescicale.itTel/Fax +39 0583 929182

Diagnostica prenatale,momento fondamentale

Domanda:■■ È possibile ri-conoscere e curare le malat-tie urogenitali durante la gra-vidanza?

Risposta:■■ si. circa il 40% di tutte le malattie congenite dell’apparato genito-urinario del nascituro possono esse-re riconosciute nel periodo prenatale ed eventualmente trattate.

L’ecografia fetale è oggi ■■davvero evoluta e permette di interpretare molti quadri ecografici e riconoscerli. È possibile vedere l’evoluzione delle anomalie dell’appara-to urinario già alla fine del 1° trimestre di gravidanza, ma ancor di più nel 2° trimestre

Collaborazione ginecolo-go/urologo pediatrico“L’interpretazione di un esperto, un Urologo Pediatra, permette la valutazione non solo struttura-le ma anche funzionale dell’uro-patia di cui soff re il feto e quindi consente di valutare l’eventua-le compromissione e il bisogno o

meno di dare indicazioni specifi -che alla madre – spiega Paolo Ca-ione, Direttore del Dipartimento di Nefrologia-Urologia dell’Ospe-dale Pediatrico “Bambino Gesù” -; ovviamente tutto ciò va esegui-to in collaborazione con il Gineco-logo che dovrebbe, ogni volta che compare il sospetto, fare lo scree-ning e prendere contatti con l’uro-logia pediatrica per la defi nizione del quadro e la quantizzazione del rischio per il nascituro”. La colla-borazione si estende all’Esperto di Ecografi a neonatale ed al Neo-natologo, in un ‘team’ multidisci-plinare.

Il ReneObiettivo di base è prevenire il danno renale perchè purtroppo i reni possono essere già compro-messi alla nascita. Il danno si può aggravare con l’ostacolo al defl us-so delle urine, quindi il momento della prevenzione è fondamenta-le perché l’aspettativa di vita di un neonato è di 90 anni e purtrop-po il tessuto renale sviluppato in gravidanza non si rigenera, ogni danno è irreversibile. “Ognuno di

noi ha due reni ed è risaputo che ne basta uno perfettamente sano – continua il prof. Caione - ma con gli anni anche il rene si “aff atica” e quindi, se non abbiamo cura dei nostri nefroni da piccoli, possia-mo arrivare ad insuffi cienza rena-le già durante l’adolescenza. L’in-suffi cienza renale poi può essere progressiva, cronica o richiedere il trapianto ed è per questo che la prevenzione in gravidanza, attra-verso una diagnostica e consulen-za specifi ca, è davvero necessaria. Attraverso queste indagini si può già decidere di modifi care il tipo di parto, la data, la sede e, se serve ma raramente, anche interveni-re in utero con un drenaggio delle vie urinarie del nascituro”.

Dopo la nascita Anche nel neonato e nel bambino pre-scolare la prevenzione è fon-

damentale perché una diagno-si precisa permette di identifi ca-re situazioni a rischio. Come? “La base è sempre l’ecografi a e poi ci sono esami oggi sempre meno in-vasivi – risponde Paolo Caione - come la scintigrafi a renale o la ri-sonanza magnetica e l’endosco-pia urologica. Con questi mezzi si identifi cano rischi quali l’ostru-zione e l’infezione delle vie uri-narie”. Riconosciuta la causa, si interviene con interventi possi-bilmente mininvasivi che elimi-nano l’alterazione e preservano il rene. Il fi ne è di restaurare una struttura delle vie urinarie nor-male, il chè coincide con una fun-zione garantita del rene e delle vie urinarie. “La frontiera dell’eccel-lenza nell’urologia pediatrica og-gi – conclude l’urologo - è la chi-rurgia di tipo ricostruttivo dove la ricostruzione non è intesa in sen-so solo anatomico ma soprattut-to funzionale e cioè centrata sulla correzione dell’alterata funzione dell’organo”.

vanessa salzano

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uno speciale realizzato da Mediaplanet

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PaoloCaionedirettore del dip. di nefro-logia-urologia dell’ospedale pe-diatrico Bambino Gesù - roma

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