Unità pastorale Parrocchie S. Pietro e S. Croce Rho anno ... i cristiani e per i Preti una simpatia...

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Per uno sguardo misericordioso: l’Empatia 1 Anno pastorale 2015/16 Unità pastorale Parrocchie S. Pietro e S. Croce Rho anno 2015/16 Per uno sguardo misericordioso: L’Empatia Introduzione Da dove viene questo tema Dal cammino e dalle fatiche comunitarie: necessità di relazioni profonde Dalla necessità di apertura, incontro, comunicazione, accoglienza con gli altri (aspetto missionario) Anno della misericordia: sguardo misericordioso Dalla lettera del Cardinale: educarci al pensiero di Cristo Sim-patia - Anti-patia - Em-patia: Con/contro/in Simpatìa s. f. *dal lat. sympathia, gr. συμπάϑεια, comp. di σύν «con» e πάϑος «affezione, sentimento»]. – a. Sentimento di inclinazione e attrazione istintiva verso persone, cose e idee (contr. di antipatia): avere, provare, sentire, dimostrare s. verso (o per) qualcuno… Il prefisso con/insieme indica compartecipazione, condivisione, , comunione. Sarebbe bello vivere sempre i rapporti in simpatia (pilastro dello stare bene). E’ un’irradiazione positiva che avvicina le persone e le invita ad entrare. Certamente non è tanto una dimensione emotiva per il nostro caso ma è soprattutto un apprezzamento dei valori, dello stile, delle proposte. Già negli atti degli Apostoli viene sottolineato questo apprezzamento pubblico “Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati .” Atti 2,42ss Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia.” Atti 4:33 Antipatìa s. f. *dal lat. antipathīa, gr. ἀντιπάϑεια, comp. di ἀντί «contro» e πάϑος «passione»]. – Sentimento di repulsione o avversione istintiva verso persone o cose (contr. di simpatia): avere, nutrire, provare, sentire a. verso (o per) qualcuno La predisposizione all’antipatia. Fin dai primi secoli i cristiani erano antipatici. Le persecuzioni, prima che per provvedimenti legislativi, erano motivati dal trovare antipatici i cristiani, accusati di odium generis humani. Nello scorrere dei secoli ci sono state anche stagioni diverse, quelle in cui c’era per i cristiani e per i Preti una simpatia spontanea e una stima condivisa. Sembra che il nostro tempo sia predisposto all’antipatia e non perda occasione per accusare i Preti di tutto e per sospettare con qualche malizia Vescovi e i Preti. anche nel bene che si fa, talora prendendo a prestito parole di Papa Francesco per ritorcerle contro i Vescovi e i Preti che praticano stili diversi. ( + Mario Delpini Ostinati nella missione: percorsi di riforma del clero).

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Per uno sguardo misericordioso: lEmpatia 1 Anno pastorale 2015/16

Unit pastorale Parrocchie S. Pietro e S. Croce Rho anno 2015/16

Per uno sguardo misericordioso: LEmpatia

Introduzione Da dove viene questo tema

Dal cammino e dalle fatiche comunitarie: necessit di relazioni profonde

Dalla necessit di apertura, incontro, comunicazione, accoglienza con gli altri (aspetto missionario)

Anno della misericordia: sguardo misericordioso

Dalla lettera del Cardinale: educarci al pensiero di Cristo

Sim-patia - Anti-patia - Em-patia: Con/contro/in

Simpata s. f. *dal lat. sympathia, gr. , comp. di con e affezione, sentimento]. a. Sentimento di inclinazione e attrazione istintiva verso persone, cose e idee (contr. di antipatia): avere, provare, sentire, dimostrare s. verso (o per) qualcuno

Il prefisso con/insieme indica compartecipazione, condivisione, , comunione. Sarebbe bello vivere sempre i rapporti in simpatia (pilastro dello stare bene). E unirradiazione positiva che avvicina le persone e le invita ad entrare. Certamente non tanto una dimensione emotiva per il nostro caso ma soprattutto un apprezzamento dei valori, dello stile, delle proposte. Gi negli atti degli Apostoli viene sottolineato questo apprezzamento pubblico Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicit di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunit quelli che erano salvati. Atti 2,42ss Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Ges e tutti essi godevano di grande simpatia. Atti 4:33

Antipata s. f. *dal lat. antipatha, gr. , comp. di contro e passione]. Sentimento di repulsione o avversione istintiva verso persone o cose (contr. di simpatia): avere, nutrire, provare, sentire a. verso (o per) qualcuno

La predisposizione allantipatia. Fin dai primi secoli i cristiani erano antipatici. Le persecuzioni, prima che per provvedimenti legislativi, erano motivati dal trovare antipatici i cristiani, accusati di odium generis humani. Nello scorrere dei secoli ci sono state anche stagioni diverse, quelle in cui cera per i cristiani e per i Preti una simpatia spontanea e una stima condivisa. Sembra che il nostro tempo sia predisposto allantipatia e non perda occasione per accusare i Preti di tutto e per sospettare con qualche malizia Vescovi e i Preti. anche nel bene che si fa, talora prendendo a prestito parole di Papa Francesco per ritorcerle contro i Vescovi e i Preti che praticano stili diversi.

( + Mario Delpini Ostinati nella missione: percorsi di riforma del clero).

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C unantipatia congenita legata allo stesso Vangelo perch non di questo mondo. Significative sono le parole di Ges riguardo al rifiuto, alle persecuzioni, agli oltraggi, allessere messo da parte. Questo aspetto/dimensione va riconosciuta e accolta nonostante le sofferenze e i disagi. Ma c unaltra antipatia nociva e colpevole nei confronti della Comunit, dei soggetti (preti, catechisti, volontari,) che sorge dagli atteggiamenti personali e comunitari, dallo stile, dalle modalit di proporsi. Questa antipatia va smascherata e combattuta. Che cosa ci rende antipatici agli occhi degli altri ( indipendentemente dalla inevitabile antipatia del Vangelo)? Potrebbe essere un ulteriore criterio di verifica/discernimento pastorale oltre a quelli gi acquisiti (banalit/senso, si sempre fatto cos,)

Empata s. f. [comp. del gr. in e -patia, per calco del ted. Einfhlung (v.)]. In psicologia, in generale, la capacit di comprendere lo stato danimo e la situazione emotiva di unaltra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale. Nel nostro linguaggio parliamo spesso di simpatia (sympatheia, sentimento condiviso, letteralmente patire insieme, provare emozioni con). Lessenza della simpatia consiste nel provare emozioni simili ad unaltra persona, emozioni come la gioia o la sofferenza). Empatia deriva invece dal empateia, a sua volta composta da en: dentro, e pathos: sofferenza o sentimento, che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava lautore-cantore al suo pubblico. Era un fenomeno noto nellantica grecia, il legame speciale che univa gli attori con il pubblico. Buber descrive lempatia come il dono pi prezioso che un essere umano pu fare ad un altro essere umano.

Empatia: qui e ora Lempatia una forma molto speciale di presenza Dare empatia significa esserci pienamente. Significa fermare i pensieri, stare nel presente, nel qui ed ora. Tutto ci che affiora dal passato e le aspettative verso il futuro bloccano lempatia. Essere presente allaltro come ad un bambino appena nato che viene visto per la prima volta. Questo richiede un approccio che non pu essere preparato in anticipo. Un atteggiamento che ha pi ha che fare con la meraviglia e con lo stupore infantile che non con la conoscenza, con il pensiero. Un atteggiamento pi simile allo stato di meditazione che di comprensione. molto difficile reggere a lungo tale presenza senza pensare. Quando ci accorgiamo che la mente inizia a mettersi in modo possiamo dirci con gentilezza Respira e ritorna allistante presente. Il potere dellempatia enorme anche se raro riuscire a stare con la persona in questo stato per molto tempo. Empatia non significa comprendere laltro intellettualmente o avere simpatia per lui (sapere che stai male mi fa sentire triste), non significa collegarmi ai miei sentimenti e alle mie emozioni, ma a quelli dellaltro. Se siamo coinvolti emotivamente vuol dire che abbiamo perso il contatto con laltra persona. Possiamo respirare e tornare allistante presente.

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Quando diamo empatia non siamo interessati ai sentimenti o ai pensieri dellaltro. Se approviamo ci che dice laltro non siamo gi pi in empatia. Non occorre essere dello stesso parere per stare con laltro. Per questo cos difficile ascoltare laltro veramente, soprattutto quando provocatorio e non la pensa come noi. Questo vuol dire che anche in situazioni di conflitto non occorre essere dello stesso parere.

Essere in empatia vuol dire portare lattenzione allenergia divina che scorre nellaltra persona, su ci che vivo in lei (sentimenti e bisogni). Energia divina e vita sono sinonimi. Alfred Korzybisky afferma che la mappa non il territorio indicandoci che il linguaggio un impoverimento della realt, della vita e quindi fuorviante. Solo entrando in contatto con la sua anima, che il flusso della vita che scorre in lui, i suoi sentimenti possiamo connetterci a livello profondo.

Per stare con la persona non necessario ritornare alla sua infanzia, fare un tuffo nel passato. Lempatia si gioca nel qui ed ora. Molti pensano che per essere capiti sia importante raccontare la propria storia, ci che successo. Dare empatia non vuol dire collegarsi alla storia delle persone, a ci che loro capitato, ma collegarsi a ci che vivo in loro in quel momento. Lo posso fare in silenzio. Inizio ad usare le parole quando sto per cadere dalla tavola da Surf. Con il surf ci si fa trasportare dalle onde del mare, dalla sua energia. Se non sono pi sicuro di essere collegato con laltra persona, allenergia che la attraversa (sentimenti e bisogni), allora dico allaltra persona quali sentimenti e bisogni sto sentendo in lei. Laltro cos ha la possibilit di correggermi se prova sentimenti diversi e possiamo ristabilire la connessione. Lempatia ci aiuta a collegarci al nucleo profondo del s, al di l delle proprie maschere, della versione della vita finora raccontata a se stessi e agli altri. Lattenzione viene focalizzata sui sentimenti e bisogni dellaltro. Se qualcuno si rende molto vulnerabile raccontandomi ci che sta vivendo, pu essere di sostegno confermagli che sono presente, ma niente di pi. Lesperienza di poter provare nel presente lesperienza di essere visti produce il cambiamento. In quel momento sono me stesso e laltro. Questo dare empatia. Pu essere utile inoltre utilizzare le parole dellaltro, entrare anche nella sua mappa del mondo. Ma non sono tanto i termini e le parole che curano quanto la qualit del legame e delle relazione che si instaura. Dove sono due o tre riuniti nel mio nome io sar in mezzo a loro. Queste parole di Ges aiutano a comprendere che se riusciamo a collegarci allenergia divina che scorre attraverso di noi, le ferite guariranno pi velocemente, anche se certe volte, di fronte a tanto dolore, sembra impossibile. Quando siamo collegati empaticamente lenergia divina, inondandoci ci guarisce.. La meditazione, praticata nel modo in cui le varie tradizioni la intendono, il modo pi efficace per dare empatia a se stessi. Stare in meditazione significa lasciare emergere, al di la delle occupazioni quotidiane, ci che vivo in me qui e ora. (Gianluca Minella)

L'empatia la base che rende possibili quei sentimenti che ci legano gli uni agli altri. Non tutti, per, siamo empatici alla stessa misura. "Quanto pi una persona ha imparato ad accettare le proprie emozioni, a dialogare con esse, tanto pi sar capace di sentire e capire quelle degli altri." spiega lo psicoterapeuta Adriano Legacci. "La comprensione

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empatica molto pi sottile e intima di quella intellettuale. Non interpreta solo le parole, ma anche la mimica del volto, la postura del corpo, il tono della voce

Gli studi di psicologia definiscono lempatia come unemozione speciale con la quale registriamo per cos dire la presenza di un altro nel nostro mondo; una reazione fortemente accogliente, possiamo chiamarla esperienza di risonanza emotiva perch essa ci fa diventare, anche solo per qualche istante, lambiente idoneo a captare la voce e a ritrasmettere la eco dei vissuti della persona con cui ci siamo imbattuti. Si tratta di una emozione pertanto, che reca una qualche intelligenza del mondo personale di chi incontriamo; una sintonizzazione immediata che ci fa conoscere laltro grazie alla condivisione di un suo pensiero o di uno stato emotivo o della motivazione che lo spinge a compier una determinata azione (Bischof-Khler 1989). Gli psicologi e gli psicoterapeuti, se ne sono interessati perch vedono nel processo empatico un metodo adeguato nella conduzione della relazione daiuto: pu offrire al paziente un sostegno affinch ritrovi da s le energie psichiche necessarie per diventare capaci di vivere unesistenza umana minimante sana ed equilibrata, riconciliandolo per quanto sia possibile con se stesso ricevendo una forza che attiva in lui unazione trasformante

Mi pare si possano distinguere tre intenzionalit costitutive dellempatia autentica. 1. La prima propongo di chiamare veritativa: lasciar esser laltro che si ha di fronte nel lavoro educativo, per quello che , per quello che vuole essere, per quello che pu essere e per quello deve essere; il contrario di un atteggiamento solo proiettivo o possessivo e consente di scoprire laltro come un altro, un volto e un destino singolare. 2. La seconda invece unintenzionalit che pu essere definita etica senzaltro: pervenire a considerare laltro innanzitutto ed essenzialmente come un bene, dotato di ricchezze e di potenzialit reali che hanno bisogno di essere promosse; il contrario di un atteggiamento neutrale e di un atteggiamento pregiudiziale, perch laltro tenuto come un bene solo per il fatto di essere, senza condizioni. 3. Da ultimo, la terza intenzionalit costitutiva dellempatia perch sia empatia vera e propria forse si potrebbe chiamare dialogale in senso eminente: lintenzionalit che vede e intende la relazione stessa e il legame che essa crea come essenziale perch il soggetto possa pervenire ad una qualche conoscenza di se stesso. Mi pare sia il punto di maggiore interesse, quello che ci consente poi di intendere il ruolo che questo dialogo empatico pu avere per una crescita vitale dellaffettivit. Unanalisi fenomenologica attenta infatti ci fa vedere che empatizzare una persona non significa solo conoscerla per quello che essa ; significa anche cogliere, sia pur in uno stato di adombramento, qualche tratto di quello che laltro pu essere e pu diventare. Lempatizzato pertanto, assumendo la prospettiva di che lo vede dallesterno, modifica la sua prospettiva interna; lesterno, per cos dire, diventa interno: la comprensione che laltro acquista di me a pieno titolo diviene costitutiva di uno sguardo nuovo che conquisto, quasi io riesca a vedere il mio essere visto dallaltro. Antonio Bellingreri

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Empatia (approfondimento) Lempatia rappresenta uno degli strumenti basilari di una comunicazione interpersonale davvero efficace. Nelle relazioni interpersonali diviene una chiave daccesso ai sentimenti e agli stati danimo dellaltro.

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In psicologia esistono due diversi modi di concettualizzare lempatia: uno la considera unesperienza di partecipazione emotiva, e quindi in questo caso empatizzare con qualcuno significa condividere lemozione che laltro vive, provando la medesima sensazione; laltro modo concepisce lempatia come capacit di comprendere il punto di vista dellaltro, quindi comprendere le sue intenzioni e i suoi pensieri, riuscendo a vedere la situazione che laltro sta vivendo dalla sua prospettiva. Nel 1994, Davis ha proposto un approccio integrato che vede congiunto il ruolo di cognizione ed affetti. Secondo tale approccio le componenti che caratterizzano le risposte empatiche sono quattro:

labilit di adottare il punto di vista dellaltro (Perspective Taking),

la tendenza a immaginassi situazioni fittizie (Fantasia),

la condivisione dellesperienza emotiva altrui (Considerazione Empatica),

la consapevolezza dei propri stati di ansia in situazioni relazionali (Disagio Personale). Le prime due componenti riguardano le abilit cognitive, mentre le altre due si riferiscono alla reazione emotiva del soggetto. interessante notare le due differenti modalit con cui pu verificarsi la componente emotiva dellempatia: la prima reazione originata dal disagio personale ed caratterizzata da una motivazione egoistica: in questo caso losservazione della sofferenza altrui determina nellosservatore uno stato di tensione e di conseguenza il comportamento indirizzato a favore dellosservato ha come finalit la liberazione di quel disagio che losservatore in prima persona prova. La seconda modalit al contrario caratterizzata da una motivazione altruistica: in tal caso losservatore condivide gli stati emotivi dellaltro e mette in atto dei comportamenti prosociali affinch possano migliorare le condizioni dellosservato. Lempatia possiede quindi un lato negativo, mediante cui losservatore empatico agirebbe al solo fine di mettersi in salvo dal malessere provocato dallaltro.

Per uno sguardo misericordioso EMPATIA E VANGELO

La Chiesa dell'empatia (V. Mancuso) Perch da parte di tutti nel mondo si avverte nelle parole del Papa un senso di novit e di speranza, di innovazioni? Perch questo entusiasmo per parole che nei contenuti non modificano in nulla la tradizionale impostazione etica e dogmatica cattolica? Io penso che sia per il clima di empatia che circonda la persona del Pontefice e per il bisogno di cambiamento e di riforma che i cattolici di tutto il mondo avvertono. Ma soprattutto per la frase, questa s del tutto innovativa per un Papa, "chi sono io per giudicare?". Queste parole collocano il Papa non pi tra i capi di Stato e i potenti di questo mondo che per definizione giudicano, ma tra i discepoli di Ges attenti a mettere in pratica le parole del maestro: "Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati, perdonate e sarete perdonati" (Luca 6,37). Ho parlato prima di empatia e vorrei sottolineare che l'empatia molto importante, non solo, com' ovvio, a livello psicologico, ma anche a livello teologico. Il termine infatti rimanda alla parola greca pathos, che significa passione, e che costituisce uno dei concetti centrali del cristianesimo, a partire dalla passione di Cristo e dall'amore che definisce

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l'essenza di Dio, amore che a sua volta passione e genera passione. Il fatto che papa Francesco sia circondato da un abbraccio di empatia a livello mondiale non si spiega solo a livello umano per la sua carica personale e per la spontaneit e la semplicit dei suoi gesti; si spiega anche a livello teologico e spirituale per il suo essere in grado di rappresentare la passione di Dio per il mondo. Quindi l'empatia che circonda il Papa (e che porta a vedere in ogni sua parola qualcosa di nuovo anche quando di per s non c' nessuna novit) estremamente preziosa, un segno dello Spirito si direbbe nel linguaggio teologico.

Lo sguardo di Ges Uno sguardo che guarisce e perdona nota lattenzione del vangelo di Luca a mostrare la compassione di Ges, fedele manifestazione del cuore e dello sguardo del Padre misericordioso. Dai vari sguardi di Ges colpisce particolarmente quello sulla vedova di Naim (Lc 7,13), dove la compassione spinge Ges a intervenire per lei nel

momento di scottante dolore, quello della privazione del figlio unico. Lo sguardo di Ges partecipa, con-patisce e la prende a cuore. Dalla pericope della vedova si delinea una teologia della compassione specificamente lucana, come sentimento nel contempo umano e divino *+ essa emerge come propria della divinit di Ges, seppure dettata da motivazioni profondamente umane . Lo sguardo di Ges rivelazione del mistero della sua identit divina e umana: il luogo che meglio esprime la sua umanit, che si fa prossimit a ogni uomo e donna, che irrompe nellesperienza umana nel segno della compassione illimitata. Lo sguardo misericordioso di Ges, quello che perdona e fa risuscitare dalla morte pi grave, quella del peccato e della solitudine esistenziale, non si manifesta solo in episodi di perdono come quello della donna peccatrice, ma si rivela anche nelle parabole come quella del buon samaritano (Lc 10,25-37) e del Padre misericordioso (Lc 15,11-32). Levangelista mostra anche il nesso profondo tra Ges che vede e che conosce la profondit dei cuori. Ges guarda profondamente e osserva, Ges contempla al di l del percepibile con locchio sensibile. Ges vede la fede delle persone, cos come nel caso del paralitico di Betesda. Lo sguardo di Ges intimamente associato alla sua conoscenza dello stato di quelluomo, da trentotto anni costretto allimmobilit. Dal suo sguardo che conosce e dalla sua conoscenza che vede oltre le apparenze prorompe la parola liberatrice: Alzati, prendi il tuo giaciglio e cammina (191). lo sguardo di Ges che si commuove che causer il grido: Lazzaro, vieni fuori!. Questo sguardo che si poser sulla Maddalena, sulla Madre e sul discepolo amato.

Delle varie riflessioni sul vangelo di Marco, di solito parco di dettagli e molto essenziale, vale la pena sottolineare, fra i vari episodi che menzionano lo sguardo di Ges, quello del giovane ricco: Ges, guardandolo, lo am (Mc 10,21). Matteo e Luca tralasciano questo tratto personale, comunicativo e comunionale, concentrandosi sulle parole di Ges. Marco va oltre la riduzione della perfezione al tratto morale, e ne mostra la valenza comunionale, la risposta allamore.

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La carica teologica non indifferente: Solo chi amato dal Padre pu a sua volta comunicare lamore stesso di Dio agli uomini. Ges ama quel ricco con lamore stesso di Dio. Tale rilievo avverte che il suo amore carico di tutta laffettivit umana, ma ancor pi di tutta laffettivit divina. Lamore del Figlio penetrante perch scruta ogni cuore; avvolgente perch guarda la persona nella sua totalit e unicit e crea la comunione; ma soprattutto comunicativo perch dona la vita di Dio indicandone la via: Ti manca ancora una cosa. Va, vendi tutto ci che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi, vieni e seguimi!.

Un gioco di sguardi che in grado di trasformare la storia. Papa Francesco Omelia a Holgun (Cuba)

Celebriamo la festa dellApostolo ed Evangelista san Matteo. Celebriamo la storia di una conversione. Egli stesso, nel suo Vangelo, ci racconta come stato lincontro che ha segnato la sua vita, ci introduce in un gioco di sguardi che in grado di trasformare la storia. Un giorno come qualunque altro, mentre era seduto al banco della

riscossione delle imposte, Ges pass e lo vide, si avvicin e gli disse: Seguimi. Ed egli si alz, lo segu. Ges lo guard. Che forza di amore ha avuto lo sguardo di Ges per smuovere Matteo come ha fatto! Che forza devono avere avuto quegli occhi per farlo alzare! E Ges si ferm, non pass oltre frettolosamente, lo guard senza fretta, lo guard in pace. Lo guard con occhi di misericordia; lo guard come nessuno lo aveva guardato prima. E quello sguardo apr il suo cuore, lo rese libero, lo guar, gli diede una speranza, una nuova vita, come a Zaccheo, a Bartimeo, a Maria Maddalena, a Pietro e anche a ciascuno di noi. Anche se noi non osiamo alzare gli occhi al Signore, Lui sempre ci guarda per primo. E la nostra storia personale; come tanti altri, ognuno di noi pu dire: anchio sono un peccatore su cui Ges ha pone il suo sguardo. Vi invito oggi, a casa o in chiesa, quando siete tranquilli, soli, a fare un momento di silenzio per ricordare con gratitudine e gioia quella circostanza, quel momento in cui lo sguardo misericordioso di Dio si posato sulla nostra vita. Il suo amore ci precede, il suo sguardo anticipa le nostre necessit. Egli sa vedere oltre le apparenze, al di l del peccato, al di l del fallimento o dellindegnit. Sa vedere oltre la categoria sociale a cui apparteniamo. Egli va al di l di tutto ci. Egli vede quella dignit di figli, che tutti abbiamo, a volte sporcata dal peccato, ma sempre presente nel profondo della nostra anima. E la nostra dignit di figli. Egli venuto proprio a cercare tutti coloro che si sentono indegni di Dio, indegni degli altri. Lasciamoci guardare da Ges, lasciamo che il suo sguardo percorra le nostre strade, lasciamo che il suo sguardo ci riporti la gioia, la speranza, la gioia della vita. Dopo averlo guardato con misericordia, il Signore disse a Matteo: Seguimi. E Matteo si alz e lo segu. Dopo lo sguardo, la parola. Dopo lamore, la missione. Matteo non pi lo stesso; cambiato interiormente. L'incontro con Ges, con il suo amore misericordioso, lo ha trasformato. E in quel momento si lasci alle spalle il banco delle imposte, il denaro, la sua esclusione. Prima aspettava seduto per riscuotere, per prendere dagli altri; ora con Ges deve alzarsi per dare, per offrire, per offrirsi agli altri. Ges lo ha guardato e Matteo ha trovato la gioia nel servizio. Lo sguardo di Ges genera unattivit missionaria, di servizio, di dedizione. I suoi concittadini sono quelli che lui serve. Il suo amore guarisce le

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nostre miopie e ci stimola a guardare oltre, a non fermarci alle apparenze o al politicamente corretto. Lasciamoci guardare dal Signore nella preghiera, nellEucaristia, nella Confessione, nei nostri fratelli, soprattutto quelli che si sentono abbandonati, pi soli. E impariamo a guardare come Lui guarda noi.

Educarsi al pensiero di Cristo - Card. Scola Avere il pensiero di Cristo e condividerne i sentimenti sono due facce di un e inscindibile realt: Ma come possiamo educarci al pensiero e ai sentimenti di Cristo? Anzitutto, vale la pena ricordare che Paolo lo presenta come un modo di pesare che lapostolo scopre in s come dono della pasqua. Lo riceviamo col santo battesimo. Il pensiero di Cristo la grazia di una sapienza nuova la sorpresa di uno sguardo (una mentalit: nous) che urge al paragone con se stessi, con gli altri, con tutta la realt e con Dio. Questo cammino di maturazione lo stesso che hanno percorso i discepoli

alla sequela di Ges. Lincontro con Ges ha spalancato a Pietro un orizzonte nuovo, una nuova possibilit di vivere Accogliere quellincontro significa per i discepoli ospitare nella propria vita una persona che rivela loro a loro stessi. Chi incontra Cristo si sente conosciuto nellintimo da Lui. (pag.19-21) Ges educa a una nuova mentalit, cio al suo sguardo e sentimento delle cose, Pietro ed i discepoli, chiamandoli a stare con lui, ad ascoltare la sua parola, guardando come egli incontra e si relaziona con e persone, come giudica i fatti che accadono, come vive il rapporto con il Padre nella preghiera. Ges insegna ai suoi discepoli a giudicare secondo uno sguardo che va alla radice degli atteggiamenti e delle azioni umane.. I discepoli imparano il pensiero e i sentimenti di Cristo condividendo con Lui la loro esistenza, vedendo come si muove ed agisce, fino a giungere ad abitare con Lui.

Pensare secondo lui e pensare Lui attraverso tutte le cose s. Massimo Confessore Lasciarsi educare al pensiero di Cristo chiede di immedesimarsi con il pensare e il sentire di Cristo, con il suo modo di guardare e abbracciare la realt. Il suo sentire determinato dalla sua obbedienza filiale al Padre, dal vivere ogni circostanza come missione da svolgere per la nostra salvezza. Ges guarda e legge gli avvenimenti nella prospettiva del Padre e del suo disegno damore sulla storia della famiglia umana. (pag 42ss) e pensare Lui attraverso tutte le cose Ci significa che in ogni circostanza ed ogni rapporto, in tutta la loro drammaticit carica di tensioni e di prove, sono occasioni provvidenziali per scoprire la ricchezza inesauribile del mistero di Cristo che, lo ripeto;, chiede unapertura di 360 verso tutto e verso tutti: il campo il mondo!(pag. 45)

Per la riflessione e il confronto # Per una comunit simpatica, antipatica, empatica? # La dimensione umana. Empatia necessita una maturazione personale. "Quanto pi una persona ha imparato ad accettare le proprie emozioni, a dialogare con esse, tanto pi sar capace di sentire e capire quelle degli altri." # La dimensione spirituale: Empatia con il Signore: una reciprocit io in lui, lui in me.