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È IMPORTANTE LA SIMPATIA? non agisce solo nei rapporti affettivamente carichi (amicizia, amore), ma diffusamente in tutta la nostra vita • Sviluppo delle relazioni interpersonali. Con chi è simpatico c’è più pro- babilità di instaurare contatti abituali e rapporti duraturi. • Biases da attrazione. Nel formulare giudizi su un’altra persona e nel- l’accordare il consenso siamo influenzati dalla simpatia. Accade a scuo- la, sul lavoro, negli ambulatori medici, nei tribunali, nella comunicazio- ne attraverso i media, ecc. • Insegnamento-apprendimento. Chi è simpatico diventa più facilmente modello da imitare e i suoi insegnamenti hanno più probabilità di veni- re ascoltati e ricordati. La simpatia è di particolare aiuto per traman- dare arti e professioni (es. chirurgia) in cui si impara soprattutto per imitazione. • Clima costruttivo. In famiglia, tra amici, nelle organizzazioni la simpa- tia porta con sé più produttività e più soddisfazione.

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È IMPORTANTE LA SIMPATIA?

non agisce solo nei rapporti affettivamente carichi (amicizia, amore),ma diffusamente in tutta la nostra vita

• Sviluppo delle relazioni interpersonali. Con chi è simpatico c’è più pro-babilità di instaurare contatti abituali e rapporti duraturi.

• Biases da attrazione. Nel formulare giudizi su un’altra persona e nel-l’accordare il consenso siamo influenzati dalla simpatia. Accade a scuo-la, sul lavoro, negli ambulatori medici, nei tribunali, nella comunicazio-ne attraverso i media, ecc.

• Insegnamento-apprendimento. Chi è simpatico diventa più facilmentemodello da imitare e i suoi insegnamenti hanno più probabilità di veni-re ascoltati e ricordati. La simpatia è di particolare aiuto per traman-dare arti e professioni (es. chirurgia) in cui si impara soprattutto perimitazione.

• Clima costruttivo. In famiglia, tra amici, nelle organizzazioni la simpa-tia porta con sé più produttività e più soddisfazione.

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FATTORI DI ATTRAZIONEI singoli fattori non vanno assolutizzati.

La simpatia è multifattoriale: ciascun fattore interagisce dinamicamente con gli altri

ed è il pacchetto che conta. Ciascun fattore produce effetti diversi a seconda delle condizioni:cambiando la situazione può risultare più o meno efficace e persino

controproducente.

FAMILIARITÀ Le persone più vicine a noi, con le quali abbiamo contatti frequenti e che ci sono familiari hannopiù probabilità di risultarci simpatiche. Però, se c’è qualche altro fattore che tende a rendercele antipatiche, la vicinanza è contropro-ducente.

BELLEZZA Le persone belle (secondo i canoni di una cultura o subcultura) piacciono, tendono a essereapprezzate anche in altri campi e vengono giudicate con benevolenza. Però, quando c’è in vista una relazione, valutiamo noi stessi in rapporto a loro. Se non ci stimia-mo all’altezza e temiamo di essere respinti o far brutta figura accanto a loro, ci attraggonomeno. Le donne in genere danno meno importanza degli uomini all’attrattiva fisica.

CAPACITÀ Le persone con abilità e competenze piacciono e volentieri ci si accompagna a loro.Però una persona bravissima, che non sbaglia mai, fa sentire a disagio, perchè sembra inavvici-nabile e temiamo che da un momento all’altro ci censuri. I più amati sono i bravi che mostranodi avere qualche debolezza.

LODI Ci piace chi ci apprezza.Però le lodi di solito sono controproducenti se fanno nascere il sospetto di un ingraziamento,perchè poco credibili o perchè potrebbero esserci secondi fini. Servono a poco quando capita-no in un momento inopportuno, in cui l’altro non ha voglia di pensare a se stesso, specie se impe-discono di considerare seri problemi da affrontare. Se un apprezzamento è in disaccordo conla conoscenza che chi lo riceve ha di se stesso, in certe situazioni (se uno è sereno, distacca-to, sicuro di sè, teso all’obiettività, vede le cose con chiarezza), non suscita affatto simpatia.Hanno più efficacia le lodi che seguono a critiche o che vengono da persone che non ci apprez-zano d’abitudine.

FAVORI Chi è disponibile a dare una mano agli altri di regola riscuote simpatia.Però non ci piacciono le persone che facendoci un favore ci obbligano a ricambiarlo in qualchemodo e ci legano, perchè suscitano in noi reattanza. Ci dà fastidio anche chi ci aiuta per unsecondo fine e chi ci fa sentire inferiori in qualche cosa.

CRITICHE Possiamo provare simpatia per chi ci critica.Però solo se le sue osservazioni ci sono d’aiuto, vengono date in un clima positivo e in momentiopportuni, e se non ci minacciano nel concetto di sè e nell’autostima.

SOMIGLIANZA Siamo attratti da chi ci somiglia per vedute, interessi, capacità, abitudini. Però con chi ci somiglia troppo temiamo di perdere il senso della nostra unicità, la relazionerischia di appiattirsi e di sembrare poco produttiva. Tendiamo a evitare chi ci somiglia in qual-cosa di negativo, perchè ci ricorda il nostro difetto.

DIVERSITÀ Siamo attratti dalle persone che per la loro diversità danno l’impressione di completarci, anchese la complementarità sembra contare meno della somiglianza.Però in molti casi la diversità è di disturbo, ad esempio perchè può impedirci di fare insiemeuna cosa che piaccia a entrambi.

COMPAGNIA Ci piacciono le persone familiari e in particolare chi è presente in momenti difficili che supe-riamo felicemente.Però non ci piace una persona la cui presenza ci sembra minacciosa o ci annoia o si associa a ten-sioni non risolte. Se nell’interazione faccia a faccia non rispettando le distanze convenzionaliinvadiamo lo spazio personale, diventiamo antipatici.

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FAMILIARITÀTendiamo a trovare simpatiche le persone che vediamo spesso

e ci risultano familiari

Da numerose inchieste sappiamo che le amicizie, gli amori, i matrimoniavvengono più spesso tra persone che vivono nello stesso quartiere efrequentano gli stessi ambienti.

In questi casi potrebbe essere anche la somiglianza a far nascere lasimpatia. Le persone che vivono nello stesso ambiente, oltre che averepiù probabilità di incontrarsi, hanno in genere molto in comune (abitudi-ni, stili di vita, tendenze politiche, convinzioni religiose, ecc.).

Per dimostrare l’effetto della familiarità sono state decisive le ricerchesulla simpatia che nasce nelle residenze universitarie (Evans e Wilson,1949; Festinger et al., 1950; Newcomb, 1961).

C’è un’evidente correlazione tra simpatia e vicinanza degli alloggi.Risutano più simpatiche le persone che vivono nella stessa palazzina,ancor più se nello stesso corridoio o alla porta accanto. Hanno buoneprobabilità di essere simpatiche le persone il cui alloggio si colloca inpunti di passaggio (es. vicino alla cassetta della posta).

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Le persone venivano messe a discutere a grup-pi di tre, sedute l’una di fronte all’altra secon-do uno schema triangolare. Per il primo quartod’ora due parlavano tra loro mentre il terzo liosservava. Successivamente quello che erastato ad osservare conversava con uno deglialtri due e l’altro faceva l’osservatore. Allafine ciascuno trovava più simpatici i componen-ti del gruppo con cui aveva avuto modo di con-versare. Qualcosa del genere accade quando si

è a tavola in tanti: chi interagisce maggiormente con gli altri ha più probabilitàdi suscitare simpatia. Il posto di capotavola è quello che offre più opportunitàdi conquistare gli altri, dato che consente di dialogare con tutti guardandosi.

COME PUÒ LA FAMILIARITÀ PRODURRE SIMPATIA?

Alla simpatia da familiarità concorrono due diversi effetti

1. Effetto interazione. Troviamo simatiche le persone con cui abbiamomodo di interagire e comunicare.

Insko e Wilson, 1977ci piace più chi parla con noi che chi ci osserva e basta

Interagire con un altro ce lo rende simpatico perché- riuscire a comunicare è di per sé gratificante- sperimentiamo la coordinazione- sperimentiamo la sintonia- sperimentiamo il pensare assieme- abbiamo conforto sociale

Nell’interazione l’altro può deluderci. Tuttavia di rado accade perché- abbiamo una naturale propensione a trovare gli altri simpatici- i meccanismi di autoconvalida ci spingono a conservare la prima

impressione e a proseguire sull’onda del primo slancio di simpatia

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Perché il semplice fatto di vedere spesso una persona può redercelasimpatica?

- le persone familiari ci rassicurano. A forza di vederle senza cheaccada nulla di male ci convinciamo che sono innocue, se non addirit-tura benefiche (Harrison e Saeed, 1977). Verso i due anni i bambiniattraversano una fase in cui temono gli sconosciuti. Da adulti, quan-do siamo in ansia, la presenza di persone familiari ci tranquillizza,mentre quella di estranei è controproducente. Un effetto simile ènoto nel regno animale. Un sistema adoperato dagli etologi per riu-scire a osservare gli animali in libertà è l’approccio graduale, inaugu-rato da Goodall (1963) con il suo lavoro pionieristico sugli scimpanzé.

- ci sforziamo di trovare piacevoli le cose e le persone del nostromondo abituale. È un modo per affezionarci alla nostra esistenza,per rafforzare l’autostima ed essere più positivi e ottimisti. Si trat-ta di un meccanismo importante di adattamento, teso a cercare lacongruità tra il sé e l’ambiente, che interviene anche nell’attacca-mento ai luoghi (Hull, 1992). Se l’ambiente fisico e umano in cui vivia-mo non ci piace, possiamo cercare di cambiarlo, ma in genere è piùsemplice ed economico trovare il modo di farcelo piacere.

COME PUÒ LA FAMILIARITÀ PRODURRE SIMPATIA?Alla simpatia da familiarità concorrono due diversi effetti

2. Effetto di mera esposizione. Il semplice essere esposti a uno stimo-lo (persino se è subliminale e non ne siamo consapevoli) tende a ren-dercelo gradevole (Zajonc, 1970, 1980; Bornstein, Leone e Galley,1987; Bornstein, 1989). L’effetto c’è anche quando entriamo in contat-to con le altre persone.

Moreland e Beach (1992)ci piacciono di più le compagne di corso che frequentano di più

Tre complici dei ricercatori frequentavano corsiuniversitari affollati, andando a mettersi ben inmostra in prima fila, ma senza interagire condocenti e studenti. Erano tutte parimenti grade-voli nell’aspetto, ma alcune frequentavano piùlezioni, altre meno. Quando alla fine del seme-stre vennero mostrate agli studenti le diapositi-ve delle tre studentesse e una diapositiva di unaquarta ragazza che non aveva frequentato, le più

simpatiche risultarono quelle che erano state viste più spesso.

50

4,5

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3,5

3,0

lezioni frequentate

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1510

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BELLEZZAQUANDO GIUDICHIAMO UNA PERSONA BELLA?

Una persona è bella se il suo aspetto risponde ai nostri standard di bellezza.

Oggi sappiamo che accanto a canoni culturali intervengono standarduniversali innati.

Popoli diversi condividono i giudizi. Cunningham (1986) ha presentato auomini adulti di differenti culture 50 fotografie di donne di varie nazio-nalità e ha riscontrato che in quelle giudicate più attraenti ricorrevano24 tratti del viso.

Certi criteri di bellezza sono innati. In alcuni esperimenti (Langlois,Roggman, Casey, Ritter, Rieser-Danner e Jenkins, 1987; Langlois,Roggman e Rieser-Danner, 1990) si è chiesto a giudici adulti di classifi-care diapositive di visi infantili a seconda dell’attrattiva. Proiettando abambini di pochi mesi coppie di diapositive, una classificata attraente,l’altra non attraente, si è visto che le immagini attraenti venivano guar-date più a lungo.

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STANDARD UNIVERSALI DI BELLEZZALE FATTEZZE INFANTLI

Tra i criteri innati individuati da Cunningham c’erano le tipichefattezze infantili: testa grossa, cranio bombato, viso piccolo, paffuto e

triangolare, occhi grandi, estremità tozze, goffaggine d’insieme.Gli etologi hanno messo ben in evidenza il richiamo delle

fattezze infantili

I disegni in alto a sinistra, tratti da Lorenz (1943), sugggeriscono che il richiamo dei tratti infantili funziona anchenel caso di sembianze di animali. In basso a sinistra vediamo una testa di bambino con fattezze non tipiche (a) euna con fattezze tipiche (b). Hückstedt (1965) ha sottoposto a 330 soggetti di entrambi i sessi e di diversa età idue profili di bambini. Il (b) risultava decisamente preferito e attirava maggiormente l’attenzione. Gould (1980) hastudiato le trasformazioni di Topolino nell’arco di un cinquantennio: si è andati verso una figura dotata di sempremaggiore richiamo infantile. Quasi certamente non si è trattato di cambiamenti progettati razionalmente, ma di pro-gressivi adattamenti alle preferenze del mercato.

da Hückstedt, 1965

da Lorenz, 1943

da Gould, 1980

1930 1947

EVOLUZIONE DI TOPOLINO

volta cranica

dimensioni della testa

dimensioni degli occhi

1980

a b

IL RICHIAMO DELLE FATTEZZE INFANTILI

INFANTILIZZAZIONE DEL GENERE HOMOLe specie e sottospecie del genere Homo che hannopreceduto la nostra avevano tratti più scimmieschi.Probabilmente l’infantilizzazione è il risultato diaccoppiamenti preferenziali legati al fascino dellefattezze infantili.

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STANDARD UNIVERSALI DI BELLEZZALA PROTOTIPICITÀ

Francis Galton (1878) aveva ipotizzato che i visi che ci piacciono riassu-mano i tratti ricorrenti dei visi che vediamo.

L’ipotesi è stata confermata con l’ausilio del computer (Daucher, 1979;Langlois e Roggman, 1990).

Il piacere estetico sembra dovuto al fatto che da un esemplare arrivia-mo al concetto, per cui c’è il piacere della scoperta e dell’astrazione(teoria del supersegnale).

Sebbene sia uno standard universale, la prototipicità produce canoni culturali.

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E LA BELLEZZA INTERIORE?

• Le persone che secondo noi hanno un buon carattere, sono intelligenti,altruiste, socievoli e sanno comunicare ci sono simpatiche

• La stessa persona ci appare più bella se la comunicazione tra noi è caldae meno bella se è fredda.

In un classico esperimento Nisbett e Wilson (1977b) realizzarono due versio-ni di un’intervista rilasciata da un professore: in una il professore parlava condistacco, nell’altra era affabile. Mostrando ciascuna intervista a un diversogruppo di studenti, videro che il professore era giudicato più bello da chi avevavisto la versione calda. Per gli studenti di un gruppo di controllo che vedevanole interviste a sonoro spento l’attrattiva fisica del professore era la stessa inentrambe le interviste.

Lo stereotipo «quel che è buono è bello» produce un effetto alone, che ci induce a considerare belle anche

esteriormente le persone che secondo noi sono belle interiormente.

L’EFFETTO DELLA BELLEZZA SVANISCE FACILMENTE SE LA PERSONA SI RIVELA

SENZA QUALITÀ?

No, perché le prime impressioni resistono in forza dell’autoconvalida ein particolare attraverso profezie che si autoadempiono.

Snyder, Tanke e Berscheid (1977). A studenti universitari di sesso maschilemostrarono la foto di una donna con cui avrebbero conversato telefonicamen-te. A un gruppo fecero vedere l’immagine di una donna bella, a un altro quelladi una donna non bella. In realtà le foto non ritraevano la donna con cui i sog-getti conversavano. Quando alla fine un gruppo di osservatori indipendentiesaminarono le registrazioni, risultò che quelli che pensavano di parlare con ladonna bella erano più espansivi e cordiali e venivano ricambiati, cosicché ledonne ritenute belle finivano per essere più socievoli delle altre.L’esperimento, replicato a ruoli invertiti, facendo conversare donne con uomi-ni di cui pensavano di aver visto la fotografia, ha dato gli stessi risultati(Andersen e Bem, 1981).

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NON CI PIACCIONO LE PERSONETROPPO PIÙ BELLE DI NOI

Le inchieste condotte in comunità dicono chele simpatie non si polariz-zano attorno ai bellissimi (Krebs e Adinolfi, 1975).

Come mai?

Facciamo fatica a immaginare una relazione di successo con personetroppo più belle di noi.

• Facilmente ci rifiuterà

• Ci farà sfigurare e sentire inferiori

• In caso di rapporto di coppia potremmo esporci a commenti maliziosi

• Il rapporto partirà sbilanciato in termini di equità: l’altro ci dà il suofascino quando non gli abbiamo ancora dato nulla

Ovviamente tutto dipende da quanto siamo disposti a rischiare.

Siamo disposti a farci attrarre da una persona più bella quando ci stimiamo di più

0,50

2,00soggetti a bassa autostima

soggetti ad alta autostima

1,75

1,50

1,25

1,00

0,75

0,00ragazza curataragazza non curatan°

med

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i com

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A seconda del livello di autostima gli studenti erano più attratti dallaragazza dall’aspetto curato o non curato.Fonte: Kiesler e Baral (1970).

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APPREZZAMENTI E FAVORI VANNO DISPENSATICON PRUDENZA

ANZICHÉ RENDERCI SIMPATICI, POSSONO ESSEREMOTIVO DI ANTIPATIA

PER ESPRIMERE APPREZZAMENTO SENZA INFASTIDIRE

• prima chiediti se con quella persona in quel momento puoi permetterti unapprezzamento

• chiediti se pensa di sé ciò che tu stai per dire sul suo conto• assicurati che l’apprezzamento sia credibile e che non ci sia il minimo dubbio

di adulazione• riserva gli apprezzamenti alle cose cui l’altro tiene, ai momenti in cui ha biso-

gno di tirarsi su il morale e in cui è disponibile a ripensare il proprio sé• evita apprezzamenti incongrui con chi tiene a manifestare il vero se stesso o

che è teso seriamente a verificare le proprie capacità

PER AIUTARE SENZA INFASTIDIRE

• accertati che la persona che vuoi aiutare pensi di aver bisogno di quell’aiuto• non nascondere i costi dell’aiuto in modo da fugare il sospetto di strumenta-

lizzazione• offri a chi aiuti il modo di sdebitarsi e cerca di inquadrare la prestazione in

una relazione d’aiuto strutturata e concordata, così da ridurre la tensione daobbligo

• intervieni esclusivamente nella misura in cui è indispensabile, lasciando all’al-tro il suo spazio di responsabilità e facendo ben attenzione a non espropriar-lo del controllo sulla sua esperienza

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10 20 30 40 50

percentuale di atteggiamenti simili

60 70 80 90 100

EFFETTO DELLA SOMIGLIANZA

Byrne e Nelson illustravano ai soggetti gliatteggiamenti nei riguardi di vari oggettidi persone sconosciute e chiedevano poi digiudicarne il grado di attrativa.L’attrazione era chiaramente correlata allasomiglianza di atteggiamenti. Fonte Byrne e Nelson(1965).