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Lo swing di Patrick Mittiga | Alessandro Battaglia | Gitani a St. Maries de la Mer | Roccerè | La nuova via Roma a Cuneo bici, compagna di avventure l’umiltà della ricchezza alberto valmaggia ieri e oggi TRADUCTION FRANÇAISE e 5,00 Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno VII - numero 33 - Maggio - Giugno 2015 vie antiche su misura per oggi

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Il magazine dalle Alpi al mare maggio/giugno 2015

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Lo swing di Patrick Mittiga | Alessandro Battaglia | Gitani a St. Maries de la Mer | Roccerè | La nuova via Roma a Cuneo

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EDITORIALE Roberto Audisiodirettore artistico

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Cuneo, il capoluogo della Granda, ha scoperto una nuova Via Roma. È quella strada centrale che collega il “pizzo” (il vertice dell’altipiano cu-

neiforme che ne dà il nome) e l’ottocentesca Piazza Galimberti, una delle più belle ed eleganti di tutta Italia. Per anni è stata percorsa da auto, bus, moto e mezzi di lavoro come veloce via di comunicazione interna, senza che nessuno la notasse. D’altra parte, non aveva nulla di attraente. Eppure quello è il nucleo storico della città. Sotto i suoi bassi portici ha sempre pulsato il suo cuore economico e sociale, dal Medioevo fino all’inizio del XX secolo, quan-do l’urbanizzazione si sviluppò vorticosamente verso le montagne, seguendo i diversi boom economici. Poi, nel 2012, l’amministrazione comunale, con una visione lungimirante e il-luminata, promuove il “Progetto di restauro e riqualificazione delle facciate di Via Roma” e, come per magia, sui prospetti degli edifici iniziano ad apparire, dietro gli strati del tempo, archi in mattoni medievali, frammenti di affreschi e decorazioni varie che ne svelano la storia. I passanti iniziano allora a “osser-vare” ciò che di solito si limitavano a “vedere” frettolosamente. La curiosità si unisce allo stupore: anche Cuneo ha un passato. Il colore prende il posto del grigiore. Il rifacimento della pavimentazione, poi, ha fatto il resto. Un cantiere durato poco più di un anno ha costretto i cittadini a percorsi alternativi, ma nessuno si è mai dimenticato di lei. Ora, la sua riapertura, sta sollecitando un nuovo dibattito sulla sua definitiva funzione. Un’occasione unica da cogliere per osare e immaginare una nuova città, a misura d’uomo, prendendo esem-pio dai centri urbani simili del Nord Europa. L’antica “platea” può riprendere la sua originaria funzione di centro vitale assecondando le esigenze della vita contemporanea, proprio come richiamato dalla nostra copertina: “Vie anti-che per la vita di oggi”. Come l’EXPO di Milano, a detta degli esperti, può essere un’occasione per il rilancio del Paese, così la nuova Via Roma può – e deve – essere l’occasione per uscire da un torpore che ha reso Cuneo una città anonima, quando in realtà ha un potenziale attrattivo unico. Le monta-gne, le tradizioni, la storia antica che sta emergendo con importanti ritrova-menti archeologici romani e longobardi dalle campagne circostanti e, ancora, la gastronomia e l’ambiente che tanto attira i turisti internazionali. Bisogna crederci e avere visione. Così come è necessario che la città si riappropri del ruolo di capoluogo di una provincia che ha davvero tanto da offrire, facendo squadra con le altre città sorelle, superando i campanili e unendo le forze per uno sviluppo reale del territorio. La città si è riappropriata della sua antica via. I cuneesi si riapproprino, con orgoglio e passione, della città.

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CONTRIBUTORS

Rivista bimestrale dalle Alpi al MareAnno VII • Numero 33 • MAGGIO - GIUGNO 2015

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione centrale:Giovanna Foco • [email protected]

Editing:Vanina Carta • [email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo [email protected]. +39 0171.603633

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustra-zioni di terze persone siano riprodotti in questa pubbli-cazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segna-lazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamen-te la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori edicole della provin-cia di Cuneo e Liguria di Ponente, a Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg, nei migliori locali della Ligu-ria, del Principato di Monaco e della Côte d’Azur.

Questo numero è stato chiuso in redazioneil 11/05/2015.

In copertina: Via Roma, Cuneo – Daniele Molineris

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Alessio Botto DIRETTORERESPONSABILE

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Roberto Audisio DIRETTOREARTISTICO

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con il patrocinio di: in collaborazione con:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

Hanno scritto

Roberto Audisio

Amy Bellotti

Ilaria Blangetti

Walter Boratto

Phil Boschero

Vilma Brignone

Vanina Carta

Riccardo Celi

Monica Coviello

Giovanna Foco

Fabrizio Gardinali

Marco Jorio

Marc Lanteri

Fabio Moretti

Luca Morosi

Camilla Nata

Alessandro Parola

Giorgio Trichilo

Traduzioni

Lidia Dutto

Hanno Fotografato

ALEXALA - Tourist Board Alessandria & Monferrato

Associazione “Amici del RocceRé”

Oscar Bernelli

Erica Castelli

Expo 2015

Fondazione Amleto Bertoni – Marco Bertorello

Andrea Gnizio Outis

Daniele Molineris

Luca Morosi

Eloise Nania

Press office Museo Borsalino

Press office Patrick Mittiga

Press office Torino Jazz Festival

Werner Marco Ravaioli

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CONCESSIONARIA UFFICIALE MERCEDES-BENZCUNEO via Torino 234 | t. 0171 410777 ASTI via G. Caboto 2/4 | t. 0141 492777 SAVONA via Nizza 59/R | t. 019 862220MONTICELLO D’ALBA S.S. 231 Alba/Bra 15 | t. 0173 311411 ARMA DI TAGGIA via San Francesco, 350 | t. 0184 42257 www.ginospa.com

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RUBRICHE

1 | EDITORIALE

4 | SOMMARIO

6 | PRIMO PIANO

12 | PASSEPARTOUT

69 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE

72 | LIFE-STYLE

78 | BONTÀ A TAVOLA

80 | PERSONAL SHOPPER

81 | DA ROMA

82 | MONEY MONEY MONEY

84 | ARTE

86 | LEGGE

88 | MOTORI

90 | UNA MELA AL GIORNO...

92 | ESSERCI

98 | TRADUCTION FRANÇAISE

RITRATTO14 | valmaggia ieri e oggi

UNDER 4018 | mittiga, un crooner a tutto tondo

CAPITANI D’AZIENDA22 | battaglia vincente

SOCIETÀ & COSTUME28 | beate e gitani a saintes maries

STORIA E STORIE34 | chapeau... è un borsalino

SPORT38 | bici, compagna di avventure

ITINERARI46 | rocceré, eredità senza tempo

GUSTO50 | l’umiltà della ricchezza

EVENTI56 | fab, inizio estate spumeggiante

DESIGN & LIVING76 | il design esce allo scoperto

MADE IN CUNEO58 | vent’anni di storie “in rosa”

AZIENDE60 | l’ufficio del futuro è qui70 | la metropolis del divertimento

ATTUALITÀ62 | cuneo ritrova la sua “platea”

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PrimoPianoSTART CUP INCUBATRICE DI IMPRESE Torna la Start Cup Piemonte e Valle d’Aosta, la competizione tra le migliori idee d’impresa con un montepremi di 52.500 euro, di cui 7.500 euro per il miglior business plan. La Start Cup è nata 11 anni fa e la Valle d’Aosta vi partecipa da cinque, nell’ambito del programma operativo FESR dell’Unione europea. Da quest’anno, inoltre, l’Università della Valle d’Aosta si aggiunge a tre atenei piemontesi come soggetto promotore. La Start Cup si articola in due fasi. La prima è un concorso di idee (scadenza 29 maggio): le migliori saranno premiate con supporto e tutoraggio gratuito. La seconda (scadenza 28 luglio) riguarda i progetti imprenditoriali: in palio tre premi (10.000 euro, 7.500 e 5.000) per la nascita di imprese negli

incubatori universitari e tre premi speciali per l’insediamento a Cuneo, Novara e in Valle d’Aosta, oltre a quello di Unipol in tema di smart home e assicurazione.

CONFINDUSTRIA CUNEOCAMBIO AL VERTICE

Giuliana Cirio, 48 anni, di Sinio, è il nuovo direttore di Confindustria Cuneo. Prima donna a occupare tale ruolo, è stata nominata il 20 aprile scorso su proposta del presidente Franco Biraghi. “Dopo aver avuto tre direttori esterni in meno di dieci anni – spiegano i referenti di Confindustria Cuneo – si è deciso di attingere alle risorse umane cresciute all’interno per

trovare la giusta direzione nelle sfide imposte dall’attuale momento. Una scelta nel segno della continuità: Giuliana Cirio è entrata nell’associazione nel 2006, come responsabile della Comunicazione. Il nuovo direttore ha subito puntato sulla duttilità per adattarsi alle esigenze sempre in evoluzione delle imprese, e sulla squadra, che ha nei suoi quattro responsabili di area (Daniele Bertolotti, Luigi Campanaro, Valerio d’Alessandro e la stessa Giuliana Cirio), le figure chiave per far fronte alla crisi”.

AEROPORTO DI TORINO“CONNECTED TO”

L’Aeroporto di Torino si rinnova con una nuova comunicazione basata sul concetto di “connessione”. Torino Airport afferma, con il nome della città in italiano, il suo ruolo di servizio al territorio. Integrando il vecchio logo con un restyling grafico per renderlo più attuale, si presenta con il logotipo Torino Airport “TO”, legato a “connected to”, un pay off semplice e sintetico per esprimere il concetto di aeroporto come nodo di connessione. Inoltre, un nuovo sito web organizza i contenuti secondo le aree tematiche to fly, to live, to move (informazioni per volare, vivere l’aeroporto e raggiungere lo scalo o il territorio circostante), mentre un apposito sito e-commerce propone tariffe scontate per i parcheggi e promozioni.

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ADDIO A VICTOR SALVIGRANDE MAESTRO LIUTAIO È scomparso, a Milano, all’età di 95 anni, Victor Salvi, musicista, liutaio e costruttore delle celebri arpe che portano il suo nome. Nato nel 1920 a Chicago da una famiglia italo-americana, tornò in Italia dopo il 1970, a Piasco, nel Cuneese, dove fondò un’azienda artigiana unica, la Salvi Harps. Grazie alla disponibilità di manodopera specializzata nell’artigianato del legno e alla posizione strategica in una valle verdissima e ricca di materia prima (la Valle Varaita), creò un’azienda in grado di costruire arpe di altissima qualità e un marchio apprezzato in tutto il mondo. Dopo i funerali, la salma è stata tumulata a Costigliole Saluzzo, dove Salvi ha trascorso i suoi ultimi anni.

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PrimoPianoEQUITÀ, ACCESSIBILITÀAPPROPRIATEZZA

Equità, accessibilità ai servizi e appropriatezza, questa la mission su cui intende fondare il suo mandato, Francesco Magni, dal 1 maggio alla guida dell’Asl CN1. “Il nostro compito – spiega Magni – è quello di creare le condizioni per garantire

un servizio sanitario come, dove e quando serve: questo significa equità e accessibilità. Poi, c’è un termine complementare, ‘appropriatezza’, che consiste nel fare ciò che serve. Dobbiamo occuparci soprattutto delle persone che sono in condizione di fragilità. (...) Quella Cuneese è una realtà abbastanza ricca che mi ricorda un po’ l’esperienza di Reggio Emilia. La provincia di Cuneo, in generale, ha una dimensione che favorisce i rapporti umani. (...) Credo nella collegialità: un direttore generale deve mettere le cose in condizione di funzionare e le persone di lavorare”.

PIEMONTE, CRESCE IL TURISMONel 2014 il turismo in Piemonte ha superato i 13 milioni di pernottamenti, in crescita del 3% sull’anno prima e di quasi il 30% nell’ultimo decennio. Oltre 4,4 milioni invece gli arrivi (+3,8%), con un periodo di permanenza che sfiora i tre giorni. Un settore sano che parla sempre più straniero: se a livello nazionale la presenza di turisti dall’estero si conferma stabile, in Piemonte, si registra una crescita del 5,4%. “I numeri confermano che la Cina è un mercato emergente su cui puntare – commenta l’assessore regionale al Turismo, Antonella Parigi. – Proprio in quest’ottica, all’interno di Expo, siamo nel padiglione cinese (nella foto) con un periodo di quattro settimane dedicate al nostro territorio, in sinergia con BookingPiemonte, portale istituzionale per le prenotazioni turistiche online”.

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PrimoPianoGENOVA, IMMOBILI DEL DEMANIO AL COMUNEL’Agenzia del Demanio trasferisce al Comune di Genova, a titolo gratuito, 67 beni immobili (24 sono già stati trasferiti), nell’ambito del federalismo demaniale. Lo hanno annunciato il sindaco Marco Doria e il direttore dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi. Entro giugno la gestione dei forti seicenteschi (nella foto, Forte Diamante) sulle colline genovesi e dei Magazzini del sale, a Sampierdarena, passa al Comune. L’obiettivo è riqualificare le strutture pubbliche in stato di abbandono.

98 GIRI “IN ROSA”Il Giro d’Italia, edizione numero 98, organizzato da RCS Sport / La Gazzetta dello Sport, è in programma dal 9 al 31 maggio con la spettacolare e inedita cronosquadre, per la prima volta nella storia della corsa su una pista ciclabile, quella della Riviera dei Fiori da San Lorenzo al Mare a Sanremo. L’attuale edizione della “corsa rosa” si conclude a Milano durante l’Expo 2015. Sono 22 le formazioni al via con nove corridori ciascuna. Tra gli sponsor, l’azienda fossanese Balocco, con la Maglia rosa, ha il compito di consacrare il leader della classifica generale; Banca Mediolanum, con la Maglia azzurra, veste invece il detentore della classifica scalatori; Algida riserva la Maglia rossa al migliore della classifica a punti, mentre Eurospin, con la Maglia bianca, è abbinato alla classifica giovani. Estathé premia, invece, il vincitore di tappa, mentre GDF Suez, personalizza l’ultimo chilometro. Il partner istituzionale di questa edizione è Expo Milano 2015, RDS media partner, mentre WWF il charity partner.

“S.O.S.”AGRITATA“Siamo soddisfatti per questo terzo corso di formazione, in collabora-zione con l’associazione “Domus” del Trentino, che si è appena concluso con gli esami di idoneità, il cui risultato ha por-tato ad avere 11 nuove “Agritate” idonee per offrire l’assistenza alla prima infanzia, in ambito domiciliare e rurale”, ha commentato Delia Revelli, neo-presidente di Coldiretti Piemonte. Il progetto, ideato da Coldiretti Piemonte e avviato nell’ambito di una sperimentazione triennale dalla Regione Piemonte, ha l’obiettivo di for-mare, attraverso un piano di studi che prevede 260 ore di teoria e 140 di stage, le candidate piemontesi, affinché possano acquisire le conoscenze pedagogiche per accogliere presso le proprie abitazioni i bambini dai 3 mesi ai 3 anni.

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PrimoPianoMONACO IN CIFRENUOVA EDIZIONEIl 26 giugno, a Montecarlo, presso il Café de Paris (Salon Bellevue), il direttore dell’IMSEE (Institut Monégasque de la Statistique et des Études Économiques), Lionel Galfré, presenta la nuova edizione 2015 de Monaco en chiffres. Un rapporto statistico, frutto di un accurato lavoro di raccolta ed elaborazione dati, che annualmente traccia un profilo globale del Principato, considerando più segmenti della società monegasca: non solo i vari settori dell’economia, ma anche la cultura, lo sport, i servizi pubblici e gli aspetti prettamente sociali.

ASL CUNEO 1“CASE HISTORY” PER LA BOCCONIDal 1° maggio scorso, Gianni Bonelli ha as-sunto l’incarico di diret-tore generale all’Asl di Biella. Un ritorno a casa, nell’azienda in cui fu re-sponsabile del controllo di gestione agli inizi del-la carriera. In seguito, ci sono stati Alessandria, Alba e la Cuneo 1. Qui Bonelli ha portato entusiasmo, iniziativa, innovazione. E l’innovazione è stata il leitmotiv nell’ultimo triennio, con l’impostazione di una strategia di comunicazione integrata, la definizione dell’immagine coordinata azienda-le, accordi di partenariato con associazioni di categoria, nel segno dell’ap-plicazione del principio di sussidiarietà orizzontale, e la pubblicazione del primo bilancio sociale e di mandato (reperibile sul sito www.aslcn1.it). Una strategia vincente, divenuta un case history per la SDA Bocconi.

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PrimoPianoMARCOPOLOA EXPO 2015La società cuneese Marcopolo Environmental Group è stata selezionata dal padiglione monegasco all’interno di EXPO 2015, quale azienda italiana di eccellenza impegnata nell’eco-sostenibilità, insieme ad altre 15 realtà imprenditoriali. All’azienda il compito di curare tutto il verde che compone non solo il padiglione stesso, ma anche il tetto, attraverso il suo prodotto di punta, l’humus anenzy, un ristrutturante microbiologico completamente naturale, che deriva dalla lavorazione dei letami attentamente selezionati e da cui si produce anche energia elettrica verde.Antonio Bertolotto, presidente e AD del gruppo, commenta così questo successo: “Abbiamo lavorato per ottenere il verde naturale all’interno e sul tetto del padiglione dell’EXPO, per dare l’esempio e mostrare come si possa portare nutrimento sano al pianeta, attraverso i nostri processi e i brevetti per la distruzione dei gas nocivi che inquinano le colture agricole e per il recupero e il riciclo degli scarti buoni e tracciati, con il loro ritorno utile nel ciclo della natura”. Con queste iniziative e la presenza all’Expo, Marcopolo conferma la sua mission di difesa delle risorse del pianeta, secondo una sensibilità sociale e ambientale che S.A.S Alberto II e il Principato di Monaco da sempre promuovono.

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LA TUTELA DELL’AMBIENTE PARTE DA UN PICCOLO GESTO:IL NOSTRO È OFFRIRE SOLUZIONI ENERGETICHE ALTERNATIVE

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a cura di Monica Coviello - giornalista lifestyle

TRA SAPORI PERDUTI, PENSIERO E NUOVI FERVORI DELL’ANIMO

l’estate che non aspetta

FIERA DEGLI ACCIUGAI Dronero, 6-7 giugno

Un’occasione per riscoprire le antiche tradizioni legate al commercio degli anciué nelle vallate cuneesi. Oltre alle acciughe, i protagonisti sono i tanti prodotti locali e il pesce conservato: baccalà, stoccafisso, merluzzo, sardine e tonno sott’olio. www.fieradegliacciugai.it

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FRAGOLA TENTATRICEPeveragno, 13-14 giugno

Alla Sagra della Fragola, torna, il sabato, il con-corso di bellezza Miss “Fragola”, mentre la dome-nica è prevista la consueta esposizione di fragole e piccoli frutti con golose degustazioni. Ma non mancano concerti, mercatini, animazioni e mostre fotografiche. www.comune.peveragno.cn.it

SUBSONICA A MONDOVÌMondovi, 14 giugno

E’ il ritorno live dei Subsonica in Italia. Dopo Mondovì, la band sarà in concerto in tutta Italia e, per la prima volta, anche all’Umbria Jazz. In scaletta, pezzi storici e brani del nuovo album, Una nave in una foresta. www.subsonica.it

UNA “ROUTE ROYALE”Nizza-Cuneo-Nizza, 20-21 giugno

Un nuovo evento per gli appassionati di auto storiche, un raduno su strade aperte al traffico, per una navigazione con road book sulla “Stra-da Reale”, la Route Royale che, dal 1714, lega Nizza al Piemonte attraverso il Colle di Tenda.www.scuderiaveltro.it

OSTENSIONE DELLA SINDONETorino, dal 19 aprile al 24 giugno

Il telo sacro rimarrà esposto per 67 giorni, il periodo più lungo di sempre, per fare in modo di accogliere sia la visita del Papa, atteso per il 21 giugno, sia il pellegrinaggio alla Sindone dei giovani che partecipano alle varie celebrazioni del Giubileo Salesiano. www.sindone.org

MOVING BODIES FESTIVALTorino, dal 15 al 20 giugno

Ambra Gatto Bergamasco, curatrice del festi-val, porta in Italia, passando per l’Irlanda e la Scozia, l’arte del butoh, danza giapponese, ma anche filosofia e stile di vita. Nata intorno agli anni ’50, divenne uno strumento di liberazione da un codice estetico troppo rigido, che non permetteva all’anima di librarsi e danzare.www.movingbodiesbutohfestival.com

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IL JAZZ È DI CASA A TORINOTorino, dal 28 maggio al 2 giugno

Il Torino Jazz Festival ritorna fedele alla sua mis-sione: portare il jazz in strada, nel cuore della città per una grande festa della musica. Nei concerti in programma, si va dai virtuosismi di tromba di Fabrizio Bosso e Randy Brecker alle atmosfere afrocubane dell’Omar Sosa Quarteto, fino alla “sbornia di note” della Original Blues Brothers Band. A Torino, anche Danilo Rea, Ron Carter, James Newton. www.torinojazzfestival.it

IL FESTIVAL DELLA PAROLAAosta, dal 22 maggio al 7 giugno

A Les mots, festival della parola in Valle d’A-osta, artisti, giornalisti, scrittori, poeti, uomini di cultura e di scienza spiegano, in Piazza Cha-noux, come la parola sia capace di cambiare le coscienze e il mondo. Il tema scelto per questa edizione è “la fiducia”. Arricchisce l’evento una grande libreria temporanea aperta tutto il gior-no, con uno spazio assaggi e uno spazio autori. www.lovevda.it

CANNES, CINEMA E RED CARPETCannes, dal 13 al 24 maggio

Imperdibile per gli amanti del cinema, è l’even-to che presenta i film migliori della stagione e che porta divi e dive a sfilare sul red carpet. La Palma d’oro, quest’anno è assegnata da una giuria presieduta dai registi Joel ed Ethan Cohen. www.festival-cannes.com

AL CENTRO DEL MEDITERRANEOGenova, dal 13 al 24 giugno

Anche quest’anno, al Porto Antico, torna Suq Festival, il “teatro-mercato” mediterraneo: 40 botteghe artigianali da altrettanti Paesi, 13 cuci-ne diverse, spazi per associazioni umanitarie e comunità di immigrati, spettacoli e incontri in-ternazionali. www.suqfestival.wordpress.com

INSOLITO GOLFSanta Margherita Ligure, 7 giugno

Tra i vicoli e le piazze del borgo, nella Riviera del Tigullio, si gioca la terza edizione del Challenge Santa Margherita & Portofino Street Golf. Una gara “Louisiana” a otto buche, ma con un nuo-vo percorso. Da quest’anno, anche tre buche nell’esclusiva Portofino. www.streetgolf.it

PIETRE SENZA TEMPOMontecarlo, fino al 31 maggio

Il Museo di Antropologia Preistorica presenta la sua nuova mostra temporanea, Il segreto delle pietre, dedicata alle rocce e ai minerali. Quale elemento costituente la crosta terrestre, le roc-ce hanno svolto un ruolo importante nella no-stra storia, nell’evoluzione e nell’adattamento dell’uomo al suo ambiente. Il visitatore può sco-prire minerali esotici, rocce atipiche e tutti i se-greti che si nascondono nella pietra millenaria.www.visitmonaco.com

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Lo zainetto portato con disinvoltura sul-la spalla e la bicicletta. Sono questi i suoi

must: gli elementi che lo contraddistinguono e divengono il tramite tra l’uomo e il perso-naggio. Sindaco del Comune di Cuneo ieri, dal 2002 al 2012. Assessore con sette deleghe – Ambien-te, Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della montagna, Fore-ste e Parchi, Protezione civile – in Regione Piemonte, oggi. Sa osservare e ascoltare. Dopo gli studi all’Università di Torino, Facoltà di Agraria, diventa agronomo. È insegnante di estimo all’Istituto per Geometri a Cuneo. Alberto Valmaggia nasce il 17 gennaio 1959. È quarto di una famiglia di sei figli. Il nonno paterno ha origini della Vallemaggia, una valle a sud delle Alpi, a cavallo tra la Svizzera e la Lombardia. Il nonno materno, invece, è Anto-nio Toselli: ingegnere, primo sindaco di Cu-neo nel 1945 e senatore della Repubblica per il Partito Popolare e la Democrazia Cristiana. Combatté la Prima guerra mondiale come ca-pitano dell’artiglieria alpina, ma fu anche pro-gettista di varie chiese di Cuneo, dei dintorni, ed edifici di culto.

Suo papà Angelo ValmaggiaÈ stato ingegnere capo della Provincia di Cu-neo. Si è impegnato nella vita pubblica: è stato assessore del Comune di Cuneo. Si è impe-gnato nel volontariato e nell’associazionismo cattolico. Appassionato di montagna, è stato presidente della Associazione Giovane Mon-tagna, sezione di Cuneo. Da lui ho ereditato il senso dello Stato e l’at-taccamento alle istituzioni.

Qual è stata la fatica più grande, da sindaco?Avere la responsabilità, ma anche il potere, di nominare persone a ricoprire ruoli, perché sono in molti a essere preparati e pronti. Si è trattato di fare scelte, anche dolorose.

Cosa porta di lei, insegnante ed ex primo cit-tadino di Cuneo, a Torino, in Regione?Cercare di tradurre in modo semplice i fatti. Intendo, la concretezza. La didattica, poi, mi ha insegnato a trasmettere l’aspetto educativo: far crescere una cultura, a partire dal buon esempio. Le opere si realizza-no mentre la mentalità non si realizza. Occorre educarla.

LA SUA PASSIONE È LA BICICLETTA, DIVENUTA IL SUO ALTER EGO.CE L’HA ANCHE A TORINO, ORA CHE È ASSESSORE REGIONALEALLA MONTAGNA.

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Cosa si aspetta dal 2015? Che si possa riportare la macchina della Regio-ne a camminare sul percorso giusto, dialogan-do sempre con il territorio. L’augurio per tutti è quello di riprendere la fiducia in noi stessi e negli altri, perché questa mancanza di entusia-smo e di passione, questa demoralizzazione strisciante non porta a nulla di buono. Serve un sano realismo ricco di voglia di fare.

I Comuni di Langhe e Roero dichiarati “Patri-monio dell’Umanità”. E ora?Non basta il prestigioso “bollino” che è stato messo su quelle zone. Occorre consolidare il riconoscimento attraverso l’adeguamento dei piani regolatori locali alle richieste dell’UNE-SCO.

La montagnaDobbiamo impostare una progettualità con l’o-biettivo di ripopolarla, fermando il fenomeno dell’abbandono e attraendo persone nuove, grazie a servizi che devono rimanere nelle “ter-re alte” e che, in alcuni casi, vanno ulteriormen-te aumentati.

I ParchiLa nuova legge regionale intende riorganizza-re il sistema per dargli un rinnovato slancio. Creando aree di maggiore estensione diventa meno difficile cercare risorse esterne, come i fondi europei, per curarle e mantenerle. I Par-chi rappresentano una straordinaria opportuni-tà per il territorio dal punto di vista turistico e dello sviluppo eco-sostenibile.

Alberto Valmaggia è stato sindaco di Cuneo, proseguendo forse quello che era un destino di famiglia: il nonno materno, Antonio, ingegnere,

è stato il primo sindaco di Cuneo nel 1945 e senatore della Repubblica per il Partito Popolare e la

Democrazia Cristiana.

Attualmente Valmaggia è assessore in Regione Piemonte e gli sono state affidate sette deleghe –

Ambiente, Urbanistica, Programmazione territoriale e paesaggistica, Sviluppo della montagna, Foreste e

Parchi, Protezione civile.

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Da agronomo, cosa le ha insegnato la na-tura?Che nella vita occorre porsi come nei con-fronti dei campi: servono pazienza e senso del limite.L’uomo può fare tutto. Si connette con il mon-do. Ma non può prevedere il futuro o modifi-care il tempo.

Lei pensa di avere attitudine per la gestione della cosa pubblica?Io non ho attitudine.Ho seguito la strada dei cristiani laici: la politi-ca è mettersi a disposizione degli altri e io mi sento imprestato alla politica.

La sua testa, in sintesi: un sostantivoConcretezza.Mi riconosco la capacità di procedere, anche in modo determinato.È come in una camminata in montagna: non sono abituato a correre, ma a camminare.

ALBERTO VALMAGGIA• Nato il 17 gennaio 1959 a Cuneo, dove risiede. • Dopo il diploma al Liceo Scientifico “Peano”, si laurea in Scienze Agrarie all’Università degli Studi di Torino. È presidente dell’Azione Cattolica

della Diocesi di Cuneo e attivo, su più fronti, nel mondo del volontariato sociale.• È agronomo e professore all’Istituto Tecnico per Geometri di Cuneo fino al 1998, prima di iniziare l’attività politico-amministrativa a tempo

pieno nel capoluogo della Granda. • Diventa insegnante nella stessa scuola dal giugno 2012 al giugno 2014, durante il periodo intercorso tra il secondo mandato da sindaco e

l’elezione a consigliere regionale del Piemonte.• Dal 1995 al 1998: è consigliere comunale di Cuneo con la lista civica “Cuneo Solidale” (capogruppo). • Dal 1998 al 2002: è rieletto con la stessa lista, diventando vicesindaco e assessore per i Servizi Socio-Educativi del Comune di Cuneo. Dal 2002

al 2007: viene eletto, al secondo turno, sindaco del Comune di Cuneo con la coalizione di centrosinistra. • Dal 2007 al 2012: è rieletto, al primo turno (50,98% dei consensi), primo cittadino del Comune di Cuneo con la coalizione di centrosinistra.

Inoltre, durante lo stesso mandato, ricopre l’incarico di assessore all’Urbanistica. • Dal maggio 2012 al settembre 2014: viene eletto consigliere comunale di Cuneo nella lista civica “I Democratici”, che fonda e promuove

insieme ad altri, contribuendo al successo dell’attuale sindaco Federico Borgna. • Maggio 2014: è eletto consigliere regionale, con 7.037 preferenze (il più votato in provincia), nella lista “Chiamparino per il Piemonte”, com-

pagine che è stata determinante per la vittoria del centrosinistra e dell’ex sindaco di Torino alla guida della Regione. • Giugno 2014: è nominato dal presidente della giunta piemontese, Sergio Chiamparino, assessore regionale per l’Ambiente, l’Urbanistica, la

Programmazione territoriale e paesaggistica, lo Sviluppo della montagna, le Foreste, i Parchi, la Protezione civile.

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mittiga, un crooner a tutto tondoSENZA SOLUZIONE DI CONTINUITÀ TRA MUSICA E PAROLE: QUESTO È PATRICK MITTIGA, CANTANTE, PRESENTATORE, PERFORMER, MUSICISTA, SPEAKER CHE AMA CANTARE E SUONARE.

Nel variegato mondo delle professioni arti-stiche, non sempre si possono attribuire

definizioni ed etichette. E quanto più le perso-nalità sono ricche e poliedriche, tanto questo rende impossibile ingabbiarle in una sola paro-la. Per questo bisogna usarne molte per descri-vere Patrick Mittiga, che è insieme cantante, crooner, performer, presentatore, musicista, speaker radiofonico e...Valdostano classe 1979, la musica lo sceglie ancora bambino, folgorandolo e portandolo a studiare pianoforte per molti anni, ma la sua biografia ci racconta di un artista con molte frecce nel suo arco.“Cantare e suonare mi appassionano, ma mi trovo bene anche nella conduzione e in altri rami dello spettacolo, e il mio futuro potrebbe

essere più vicino al varietà,” ci racconta. Non è un one man show, perché intorno a lui gravita una crew di una decina di persone – “senza la quale non potrei fare nulla” – che gli permette di allargarsi, facendolo diventare da semplice cantante, un perfomer e un intrattenitore a tutto tondo, senza soluzione di continuità tra musica e parole.

UN CROONER, UNA FILOSOFIA Tra i grandi a cui si ispira ci sono i crooner degli anni ’50, ’60 e ’70: “Il crooner è qualcuno che parla direttamente alla gente, un cantante più confidenziale, che si rivolge alle persone usan-do la voce come mezzo di comunicazione. For-se è lì che è nato un nuovo modo di fare musica e di creare un rapporto con il pubblico”.

DI MARCO JORIOPHOTO: P.O. PATRICK MITTIGA

Valdostano, classe 1979, la musica lo sceglie ancora bambino, folgorandolo e portandolo a studiare pianoforte per molti anni. Ha avuto l’opportunità di crescere, lavorando molto a Saint-Vincent, nel Casinò, dove ammette aver fatto cose che non avrebbe mai immaginato di fare, e dove ha trovato palchi importanti fin da subito.

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Patrick Mittiga afferma che la radio, per chi vuole fare intrattenimento, sia un passo importante, perché non c’è altro posto in cui capisca quanto il ritmo della voce conti in uno spettacolo, e in cui si acquisisca la capacità e la passione per la corretta gestione nei tempi nel dire e fare le cose.

Tra i suoi spettacoli ci sono omaggi ai grandi, come Frank Sinatra, Sammy Davis Jr, Cole Porter o George Gershwin, che con i dieci musicisti della The Swing Crew, Patrick ha portato in scena il 2 maggio in uno spettacolo realizzato a Maison&Loisirs, il grande salone dell’abitare conclusosi il 3 maggio scorso pres-so l’autoporto di Aosta. “Abbiamo ripercorso le tappe fondamentali della musica swing e big band, mentre a fine maggio porto in scena lo spettacolo sulla vita di Frank Sinatra”.The Voice è un modello per Patrick: “Come interprete, non ce ne sarà mai più uno all’al-tezza, per me è fuori da ogni classifica: Sinatra è oltre. Non vi è cantante al mondo che possa assumere lo stesso stile e modo di affrontare la musica, anche perché oggi la discografia non ce lo permette”.Tra gli altri nomi, spaziando nel tempo, Peter Cincotti, James Cullum e Nora Jones, per poi ritrovare i grandi come Dean Martin e Sammy Davis Jr, con una menzione speciale per Rob-bie Wiliams, “che sa fare tutto, dallo swing alla discoteca, e persino un concerto alla Royal Al-bert Hall”.

UNA VITA PER IL SWINGE come possa arrivare un giovane allo swing, neanche lui lo sa: “Ripensandoci dopo, scopro che tante cose del passato mi piacevano, per-ché mi piaceva quel genere, ma io non lo sape-vo. L’ho scoperto suonando e non c’è maniera migliore. Poi, ho fatto altre esperienze che mi

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“Il crooner parla direttamente alla gente, un cantante più confidenziale, che si

rivolge alle persone usando la voce come mezzo di comunicazione”.

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hanno avvicinato al mondo swing e jazz, a Sina-tra o Cole Porter per raccontarne la vita... da lì è successo che non ho più potuto farne a meno!”

LA RADIO COME SCUOLA E FORMAZIONE Nella sua formazione, anche la radio e un pro-gramma televisivo: “La radio me la porto dietro in tutti i modi: era un bel periodo e ci diverti-vamo un sacco, anche senza saperla fare. Credo che la radio, per chi vuole fare intrattenimento, sia un passo importante, perché non c’è altro posto in cui capisci quanto il ritmo della voce conti in uno spettacolo, e in cui acquisisci la capacità e la passione per la corretta gestione dei tempi nel dire e fare le cose”.

ALLONTANARSI E TORNARENegli anni passati si era allontanato dalla sua terra natia, per poi tornarci. “È una cosa strana: chi sta in valle (d’Aosta – ndr) vorrebbe andar-sene, chi se ne va vorrebbe tornare. Come in tutti i posti, difficilmente sei profeta in patria e

“Nemo profeta in patria”, “nessuno è profeta in patria”, dice un detto latino. E vale anche per il crooner valdostano che negli anni passati si era allontanato dalla sua terra natia, per poi tornarci.

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The Voice è un modello per Patrick: “Come interprete, non ce ne sarà mai più uno all’altezza,

per me è fuori da ogni classifica: Sinatra è oltre. Non vi è cantante al mondo che possa assumere lo stesso stile e modo di affrontare la musica, anche

perché oggi la discografia non ce lo permette”.

riesci ad avere quell’ascolto attento che, magari, ottieni altrove, ma ultimamente sono riuscito a conquistare spazio. Di sicuro ho avuto l’oppor-tunità di crescere, lavorando molto a Saint-Vin-cent (al Casinò – ndr), dove ho fatto cose che non immaginavo di poter fare, e ho trovato pal-chi importanti fin da subito. Poi, è stato bello anche cercare collaborazioni fuori, che qui forse difficilmente potevo trovare. Ma se le cose non funzionano, ovunque tu vada andrà così, perché stare lontano non basta a farle funzionare”.Come tutti i musicisti, Patrick Mittiga ha un so-gno nel cassetto e sta lavorando per tirarlo fuori un giorno, per trasformarlo in realtà: “Il mio concerto ideale non è ‘gigantesco’; anzi, la cosa migliore che potrebbe capitarmi sarebbe avere una band di musicisti mediamente raccolta ed esibirmi in un club da meno di 200 o 300 perso-ne, anche sempre lo stesso, dove poter cantare e suonare il pianoforte, intrattenere il pubblico a stretto contatto e, magari, ogni sera proporre le stesse canzoni in modo diverso”.

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Vive a Mondovì. Spesso è Roma, per rag-giungere la sua compagna che lavora nel

cinema. I viaggi in America Latina sono nel suo calendario mensile. È nato nel 1973. Dopo la licenza classica a Mondovi, si è laureato in Eco-nomia Aziendale all’Università Commerciale “Luigi Bocconi” a Milano. Neo-laureato, si è trasferito in Argentina, dove ha fatto esperien-za in Indunor, ramo d’azienda di Silvateam. Rientrato in Italia, si è concesso cinque anni di esperienza nella sede torinese di Arthur Andersen-Deloitte, società multinazionale di revisione di bilancio e consulenza. Si chiama Alessandro Battaglia ed è ammi-nistratore delegato della holding Silvateam e delle società operative, con delega a finanza, amministrazione e relazioni esterne. Il fatturato consolidato dell’azienda, che è pre-sente con i suoi prodotti in 60 Paesi nel mon-do, supera i 140 milioni di euro.

Silvateam: che azienda è?È leader mondiale nella produzione, trasfor-mazione e commercializzazione di tannini ve-getali utilizzati per la concia di pelli di qualità superiore, per uso enologico, per l’alimenta-

zione animale e per impieghi nell’industria chimica, tessile, petrolifera e mineraria. Inoltre, dal 2001, Silvateam è entrata con suc-cesso nel settore degli ingredienti alimentari: prima con la gomma di tara, successivamente con le pectine e le miscele di stabilizzanti.

Origini dell’impresaRisalgono a più di 150 anni fa, quando nel 1854 Carlo Giuseppe Battaglia crea il primo stabi-limento a Corsaglia di Frabosa, in provincia di Cuneo, per l’estrazione di tannini dal legno di castagno, albero molto diffuso nella zona.

La famiglia Battaglia detiene la proprietà di Silvateam. Comune denominatore dei fratel-li e dei cugini è: essere laureati e conoscere professionalmente almeno due lingue, oltre l’italiano.I soci di maggioranza fanno capo ai tre rami principali della famiglia Battaglia. Rappresen-tiamo la quarta generazione: Andrea, che è amministratore delegato di Silvateam con de-lega alla produzione, Riccardo e Stefano (figli di Carlo Giuseppe Battaglia – ndr) lavorano tutti tre in Italia. Giovanni, Lorenzo ed io (fi-

A SAN MICHELE MONDOVÌ, L’AZIENDA LEADER MONDIALE NELLA PRODUZIONE, TRASFORMAZIONE E COMMERCIALIZZAZIONE DI TANNINI VEGETALI.

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gli di Mario Battaglia – ndr) lavoriamo in Italia (io e Giovanni) e in Argentina (Lorenzo). Infi-ne, Antonio e Michele (figli di Paolo Battaglia – ndr) vivono e lavorano il primo in Italia, il secondo in Argentina.

Le principali società italiane incluse nel pe-rimetro di consolidamento del Gruppo quali sono?Silvachimica srl e Ledoga srl a San Miche-le Mondovì, e Silva Extracts srl in Calabria. Quelle estere sono: Silvateam Latin America sl (Spagna), Indunor sa (Argentina), Mark ltda (Brasile), Silvateam Perù sac (Perù) e Silvateam Guangzhou, società cinese per la distribuzione dei prodotti Silvateam in Cina.

I numeri: si è passati dai 40 miliardi di lire del 1999 agli attuali 140 milioni di euro. Crescita spinta e diversificazione: energia, pellet, one stop shop, food e feed. Quali sono stati i piani di investimento? Sono state concretate alcune acquisizioni esterne al gruppo e vi sono stati investimen-ti interni, come la realizzazione dell’impianto per la produzione del pellet a San Michele Mondovì, mentre in Calabria abbiamo dato vita all’impianto per la pectina. Gli investimenti di sviluppo negli ultimi 15 anni sfiorano i 100 mi-lioni di euro.

Sinergie: a chi puntate?Se ci saranno ulteriori partnership, immagi-niamo partner funzionali al nostro percorso

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Le origini dell’azienda risalgono a più di 150 anni fa, quando nel 1854 Carlo Giuseppe Battaglia crea

il primo stabilimento a Corsaglia di Frabosa, in provincia di Cuneo, per l’estrazione di tannini dal

legno di castagno, albero molto diffuso nella zona.

Silvateam è leader mondiale nella produzione, trasformazione e commercializzazione di tannini vegetali utilizzati per la concia di pelli di qualità

superiore, per uso enologico, per l’alimentazione animale e per impieghi nell’industria chimica,

tessile, petrolifera e mineraria.

“Il tempo?Cerco equilibrio tra tre sfere: privata,

professionale, sociale”.

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Il fatturato consolidato dell’azienda, che è presente con i suoi prodotti in 60 Paesi nel mondo, superai 140 milioni di euro.

I soci di maggioranza fanno capo ai tre rami principali della famiglia Battaglia. Rappresentano la quarta generazione.

Alessandro Battaglia è amministratore delegato della holding Silvateam e delle società operative, con delega a finanza, amministrazione e relazioni esterne. Il cugino Andrea (ritratto nell’atelier pellami, insieme ad Alessandro) è amministratore delegato di Silvateam con delega alla produzione.

di crescita e ai quali noi possiamo portare un valore aggiunto

Cosa significa essere amministratore delega-to?In questi ultimi anni abbiamo dovuto dedicare tanto tempo a gestire situazioni straordinarie: le economie e i mercati sono cambiati radical-mente in pochissimo tempo e rimanere fermi sarebbe stato un suicidio.

Il tempo, nella sua vita: come lo vive?Cercando equilibrio tra tre sfere: quella priva-ta, quella professionale, quella sociale.

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beate e gitania saintes mariesIL 24 E 25 MAGGIO, NELLA SELVAGGIA CAMARGUE, IL SUONO DELLA PIÙ GRANDE FESTA GITANA COPRE IL RUMORE IMPETUOSO DEL MISTRAL, A SAINTES MARIES DE LA MER, NELLA FRANCIA MERIDIONALE. SI FESTEGGIANO LE SANTE MARIA E SARA.

Musiche di violini e chitarre, atmosfere gitane, tradizioni provenzali e spagnole,

candidi cavalli lanciati in mezzo ai flutti, dune e spiagge di sabbia fine, corride non violente, una processione appassionante con una mescolanza colorata di uomini, donne, religiosi turisti, cava-lieri, ma soprattutto di gitani da tutta Europa e tutto il mondo. Come avviene da secoli, anche quest’anno il 24 e 25 maggio, nella selvaggia Camargue, il suo-no della più grande festa gitana copre il soffio impetuoso del Mistral, a Saintes Maries de la Mer, nel sud della Francia, dove il Rodano ab-braccia il Mediterraneo. La città diventa la “Mec-ca” dei “figli del vento”, delle tante etnie della popolazione ròmani: Rom e Sinti dai quattro angoli d’Europa, zingari, zigani, gitani, secon-

do le varie denominazioni, Kalè, Manouches, Gipsies, Zigeuner e altri gruppi ancora arrivano qui per le Pèlegrinage des Gitans, per venerare la loro Santa, Sara la Nera. Saintes Maries de la Mer è il luogo che secondo la leggenda accolse (nel 48 d.C.) Maria Jacobé e Maria Salomé (una sorella della Madonna, l’altra madre degli apo-stoli Giacomo e Giovanni), vittime di persecu-zioni in Palestina, approdate anziane su questi lidi con l’aiuto della loro ancella Sara, dopo il periglioso viaggio in mare su un’imbarcazione senza vela e senza remi. Qui, si svolge il raduno più importante della comunità rom, una comunità probabilmente originaria dell’India, come evidenziano carat-teristiche somatiche e parlate affini ai linguaggi indiani dell’area nordoccidentale. “Comparvero

DI VILMA BRIGNONEPH: ELOISE NANIA

Fervono nelle settimane antecedenti la festa, i preparativi per le lunghe processioni precedute da cavalieri, zingari, butteri della Camargue e donne con lunghe gonne a balze. Le statue delle sante vengono condotte fino al mare per la purificazione, compiendo al contrario il viaggio chele portò in terra francese.

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in Europa intorno al XV secolo, spostandosi da un Paese all’altro senza cercare la sedentarietà, né il possesso della terra, né il potere politico”, racconta Giuliana Tedeschi nell’introduzione di Zingari tra passato e presente (a cura del Cen-tro Studi Zingari di Torino, Primalpe Editore).Dal 1448, la maestosa cattedrale fortezza di Saintes Maries de la Mer – dove furono scoper-te le reliquie delle due sante e, dove nella cripta, si trova la statua di Sainte Sara la noir vestita di abiti multicolori, mantelli e gioielli – diventa il luogo di culto per eccellenza della comunità rom, che non ha religioni, né divinità, ma che si è adeguato perlopiù alle confessioni dei Paesi ospitanti. Il culto della “Madonna nera” mai pro-clamata santa ma venerata come tale, che pare

La città diventa la “Mecca” dei “figli del vento”, delle tante etnie della popolazione ròmani: Rom e Sinti dai quattro angoli d’Europa, zingari, zigani, gitani, secondo le varie denominazioni, Kalè, Manouches, Gipsies, Zigeuner e altri gruppi ancora arrivano qui per le “Pèlegrinage des Gitans”, per venerare la loro santa, Sara la Nera, nel luogo che secondo la leggenda accolse Maria Jacobé, Maria Salomé e la loro ancella Sara, vittime di persecuzioni in Palestina, dopo un periglioso viaggio in maresu un’imbarcazione senza vela e senza remi.

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“Vive les Saintes Maries, vive Sainte Sara!” È la litania che unisce in coro

oltre 10.000 nomadi nel rito comune presieduto dal vescovo.

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essere collegato a quello della dea indiana Khali, fu riconosciuto nel 1935 dalle autorità ecclesia-stiche, dopo l’intercessione del Marchese Folco Baroncelli (di origini italiane) nativo del luogo e strenuo difensore dei diritti delle minoranze. Vive les Sainte Maries, vive Sainte Sara! è la litania che unisce in coro oltre 10.000 nomadi nel rito comune presieduto dal vescovo. Il 24 maggio, una lunga processione preceduta da cavalieri, zingari e butteri della Camargue, com-piendo al contrario il viaggio che portò la santa protettrice in terra francese, conduce la statua fino al mare per la purificazione. Il giorno dopo si tiene quella delle due sante, scortate dalla fol-la di fedeli e pellegrini di tutto il mondo, e ac-colte da un numero impressionante di nomadi accalcati sulla spiaggia, immersi in acqua con i loro abiti tradizionali.

Lo spettacolo prorompente e vitale avviene an-che di notte, con canti e balli che si protraggono fino all’alba, agli angoli delle strette vie, accom-pagnati da chitarre e violini, crepitii di nacchere, melodie evocanti il flamenco o i ritmi balcanici, i deserti nordafricani e le pianure dell’Europa centrale. Il pellegrinaggio non è solo coreogra-fia per turisti, ma l’espressione di una tradizione culturale vera, anzi delle varie culture di questo enigmatico popolo “in cammino”, diviso in gruppi e sottogruppi.

C’è anche un “dietro le quinte”: ha sfumature e tratti espressivi inediti che l’occhio e l’empatia di una giovane fotografa torinese Eloise Nania ha fissato in scatti ricchi di suggestione per Unico: un reportage del backstage che scruta l’identità dei protagonisti. “Lo scorso anno sono

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andata a Saintes Maries per vivere questa espe-rienza, – racconta la professionista free lance che è rappresentata dalla agenzia fotografica internazionale Corbis – quella dell’atmosfera di tensione, di diffidenza, ma anche di festa, che vive la città francese (..). Un fiume di persone che arriva in carovane, che si sistema nelle stra-de, sulle piazze, lungo il mare, con auto, mega roulotte, camper. Una comunità fatta anche di giovani che, durante le feste, rinsalda le amicizie magari nate su Facebook. La località di Saintes Maries diventa la loro casa: si mangia in stra-da, in grandi banchetti collettivi e si cucina in enormi pentole che ricordano il loro vecchio mestiere di calderai”. Se, infatti, secoli fa i rom erano allevatori, mercanti di cavalli, qualcuno li può ricordare ancora esercitare, ai margini delle città dove sostavano per brevi periodi, il lavoro

Il pellegrinaggio a Saintes Maries de la Mer è l’appuntamento annuale delle famiglie, l’occasione di vedersi, di far conoscere i figli e di battezzare i bambini nella chiesa parrocchiale. In questo clima, nei giorni antecedenti la festa, possono verficarsi momenti di tensione e diffidenza, le cui origini appartengono alla storia e al passato di etnie, famiglie e società.

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di calderai, ramai, doratori, giostrai nelle fiere di paese o venditori di articoli di merceria.“Il pellegrinaggio a Saintes Maries de la Mer è l’appuntamento annuale delle famiglie, l’occa-sione di vedersi, di far conoscere i figli, battez-zare i bambini nella chiesa parrocchiale. Ma può anche essere un momento di tensione tra etnie o famiglie,” racconta la giovane fotografa che ha respirato il clima di quei giorni di preparativi. Una comunità eterogenea con la spiccata ten-denza a difendere la propria identità e la propria cultura che, in assenza di una tradizione scritta, è sempre stata affidata a quella orale, tramanda-ta di genitore in figlio.Una barriera culturale con i popoli non noma-di (i gagé) che le celebrazioni di Santa Sara, insieme al suono dei violini e delle chitarre, nelle serate che congiungono i momenti della devozione e delle processioni, aiutano in parte a superare, lasciando spazio alla festa.

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chapeau...è un borsalinoSUDDIVISO IN SEZIONI TEMATICHE, CONTIENE CIRCA 2.000 PEZZI ESPOSTI. IL PERCORSO MUSEALE SI SNODA DANDO SPAZIO AL PROCESSO PRODUTTIVO, ALLA STORIA DEL NOTO CAPPELLO, AGLI SVILUPPI CONTEMPORANEI DELL’AZIENDA E DEL PRODOTTO.

È un mito italiano nel mondo, storia di ele-ganza, di eccellenza, il cappello in feltro

per antonomasia: semplicemente, Borsalino.Tutti lo conoscono e il nome rivela la chiara origine made in Italy del copricapo realizza-to il 4 aprile del 1857 per mano di Giuseppe Borsalino, ma forse non tutti sanno che nasce in Piemonte e precisamente ad Alessandria.Difficile immaginare Humphrey Bogart, Jean Paul Belmondo o Alain Delon senza un Bor-salino in testa, quasi una naturale estensione della loro immagine. Ma fu amato anche da Federico Fellini, Marcello Mastroianni e da tutti gli italo-americani negli anni roventi di Al Capone, tanto da diventare un’icona che ha at-traversato le epoche.Nel periodo di massima espansione, intorno

agli anni ’20 del secolo scorso, la Borsalino era arrivata a produrre oltre 6.000 cappelli al giorno, impiegando 2.000 persone ed espor-tando oltre 1.400.000 pezzi l’anno. Oggi la famiglia Gallo ha rilevato l’azienda e, con 90 operai, produce circa 90.000 cappelli all’anno.

La nascita del museoPer celebrarne la storia e l’importanza, nel 2006 ad Alessandria è stato istituito il Museo del Cappello Borsalino: suddiviso in sezioni tematiche, contiene circa 2.000 pezzi esposti, tra cui una piccola collezione di copricapo da donna, entrati in produzione dal 1930.“L’apertura del Museo Borsalino è stata volu-ta dal Comune di Alessandria e dalla Borsali-

DI MARCO JORIO

È un mito italiano nel mondo, storia di eleganza, di eccellenza, il cappello in feltro per antonomasia: semplicemente, Borsalino. Nel periodo di massima espansione, intorno agli anni ’20 del secolo scorso, la Borsalino era arrivata a produrre oltre 6.000 cappelli, esportando oltre 1.400.000 pezzi l’anno.Photo: Museo Borsalino

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Il museo è ospitato al primo piano dell’antica sede dell’ex-palazzina uffici in Via Cavour 84, destinato

un tempo alla “sala campioni”, utilizzata per catalogare ed esporre i prototipi dei modelli creati

dalla Borsalino. Photo: ALEXALA - Tourist Board Alessandria & Monferrato

no Spa. “Si è trattato di un evento di grande rilevanza, dal momento che Borsalino è un marchio internazionale, sinonimo di cappello italiano nel mondo,” spiega l’ufficio Cultura del Comune di Alessandria. Il museo è ospitato al primo piano dell’antica sede dell’ex-palazzina uffici in Via Cavour 84, destinato un tempo alla “sala campioni”, utiliz-zata per catalogare ed esporre i prototipi dei modelli creati dalla Borsalino.Buona parte dell’arredo originario è stato mantenuto, in particolare i mobili a vetrina progettati per mostrare i modelli, oltre a quelli dotati, nella parte inferiore, di pannelli lignei a chiusura scorrevole per la protezione dal-la luce. Qui venivano conservati i cosiddetti “campioni colore”, ossia esemplari di cloche, di cappelli semifiniti o finiti, etichettati sulla

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base del colore. Il percorso museale è di tipo circolare e si snoda, attraverso l’esposizione, in vari approfondimenti legati alle vicende del-la fabbrica, al processo produttivo, alla storia del noto cappello, agli sviluppi contemporanei dell’azienda e del prodotto, tra video e con-tributi fotografici. In occasione dei 150 anni della fondazione della Borsalino è stata al-lestita una mostra fotografica storica, oltre a essere stato presentato l’inventario dell’Ar-chivio Storico della Borsalino e realizzato un volume antologico di racconti noir dedicati al celebre copricapo.Il museo, aperto al pubblico il sabato e la do-

menica dalle 16.00 alle 19.00, promuove anche percorsi didattici rivolti alle scuole di ogni or-dine e grado: una visita di circa un’ora descrive il lungo processo di realizzazione di un cappel-lo in feltro di qualità ed evidenzia l’importanza che la famiglia Borsalino ha rivestito per la cit-tà, oltre allo storico legame con il cappellificio famoso in tutto il mondo. L’industria del cappello, un simbolo per Ales-sandria, ha infatti significato sviluppo, indu-strializzazione e benessere.Info: [email protected] Ufficio cultura – Tel. +39 0131 40035

Difficile immaginare Humphrey Bogart, Jean Paul Belmondo, Alain Delon, Audrey Hepburn senza un

Borsalino in testa, quasi una naturale estensione della loro immagine. In scena o nella vita.

Photo: twm1340 / Source / CC BY-SAPhoto: Movie-Fan / Foter / CC BY-NC-SA

Photo: Turismo Emilia Romagna

BORSALINO E IL CINEMA Con più di 150 anni di storia, Borsalino è un marchio che è riuscito a coniugare la qua-lità artigianale con lo sviluppo industriale, diventando al tempo stesso un’icona, grazie anche a testimonial eccezionali: gli attori. Grazie al noto copricapo, Humphrey Bogart diventò un’icona in Casablanca, ma ben prima Charlie Chaplin ne indossò uno in Tempi Moderni, mentre Audrey Hepburn, in Sabrina, si atteggiava a donna di classe portando un cappello a larga tesa. Il miglior Clint Eastwood dei film di Sergio Leone, gli scatenati Blues Brothers, Marcello Mastroianni nel felliniano Otto e 1/2 o i sex symbol francesi Alain Delon e Jean Paul Belmondo furono tutti accomunati da un unico accessorio. Qualche anno dopo, persino l’intrepido Harrison Ford ci diede a intendere che, senza un Borsalino in testa, Indiana Jones sarebbe (forse) rimasto solo un anonimo professore di archeologia...

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I profumi delle stagioni, la purezza dell’aria, le correnti, la luce naturale.

Attraversare un territorio in bicicletta significa riuscire a coglierlo in tutte queste dimensioni, sentirlo, assaporarlo. La provincia di Cuneo è un punto di partenza e di arrivo ideale per scoprire, sulle due ruote, gli scenari di una natura rigogliosa, ma anche angoli e scorci pittoreschi, plasmati dalla pre-senza dell’uomo. Spesso il territorio ha ospitato le tappe del Giro d’Italia e le sfide dei più grandi campioni di ciclismo, ma anche chi vuole pedalare senza fretta e senza faticare ha a disposizione itine-rari e percorsi speciali. E poiché ogni vallata ha caratteristiche e tradizioni proprie, ogni sentiero può sorprendere, divertire o emozio-nare.Ecco alcune proposte di Cônitours, il Consor-zio Operatori Turistici della Provincia di Cuneo per scoprire il territorio.

DALLA VALLE PESIO ALLA FRANCIA“Il tour dei forti” in Valle Pesio è un percorso per esperti: quattro giorni in mountain bike sulle alte strade militari tra Piemonte, Liguria e

Francia. Si percorrono da 155 a 170 km (a se-conda del verso di percorrenza) tra paesaggi e ambienti molto diversi, in base al variare della quota: dalle colline del Bosco delle navette, ai versanti vertiginosi del Passo di Tanarello, fino all’entroterra ligure, e ancora su per la Val-le Roja, in Francia, per arrivare alle valli delle incisioni rupestri.Si tocca infatti la Valle delle Meraviglie, il Col-le di Tenda e si sale fino alla Cima Bertrand prima di tornare, lungo i sentieri dei rododen-dri, fino al punto da dove si è partiti. Si dorme nei rifugi, nelle camerate e per tutto il tour gli escursionisti sono guidati da accompagnatori cicloturistici.“Il tour dei forti” attraversa strade e sentieri sterrati in ambiente alpino; i dislivelli sono im-portanti (più di 1.300 m) e le salite impegnati-ve (possono superare i 10 km), perciò occorre essere bene allenati. In ogni caso, chi finisce le energie può sem-pre approfittare del fuoristrada che segue il gruppo. L’itinerario può cominciare da Upega (Briga alta), o in senso opposto, da Pian delle Gorre, Chiusa Pesio. Ogni giorno si percorro-no 40 km.

DALLA VALLE PESIO ALLA FRANCIA, DALLA PIANURA CUNEESE AI PERCORSI AI PIEDI DEL MONVISO, AUMENTA L’OFFERTA PER IL CICLOTURISMO, IL MODO SLOW PER CONOSCERE UN TERRITORIO.

bici, compagna di avventure

DI MONICA COVIELLO

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UN “GIRO” TRA LE VALLIPer chi ama l’asfalto e... le sfide, invece, perché non provare, per qualche giorno, a rivivere le emozioni dei grandi campioni del ciclismo? Il tour “Le salite del Giro d’Italia” parte da Cuneo con la visita al centro storico. Il secon-do giorno si lascia la città per le Alpi. Il terzo si procede da Frabosa Soprana a Chiusa di Pesio, da cui è possibile tentare la “salita del Giro d’I-talia” con arrivo a Prato Nevoso. Lasciata alle spalle Chiusa Pesio, si sale verso la valle per l’antica strada militare. Le tappe del Giro da tentare sono due: da Sambuco al Colle della Maddalena (18 km) e da Vinadio a Sant’Anna di Vinadio (15 km). Il quinto giorno si scende fino a Demonte per poi iniziare la salita verso il Colle Fauniera, una delle più impegnative del Giro d’Italia, pri-ma di rientrare a Caraglio. Successivamente si sale fino a Sampeyre, at-

traverso Dronero, Stroppo ed Elva. Il settimo giorno, invece, prima di scendere dalla Valle Varaita, si può provare a scalare il Colle dell’A-gnello: 30 km di dura salita per confrontare le proprie prestazioni con quelle dei grandi “scalatori” dell’asfalto. L’ultimo giorno è anche quello dell’ultima salita del Giro d’Italia, da Paesana al Pian del Re, prima di rientrare a Cuneo attraverso le strade di pianura. “Scalare” la Valle SturaNon manca, poi, la possibilità di provare un tour dei colli in mountain bike, attraverso Sal-sas Blancias, Vallonetto, Montagnetta. Dalla piazza di Sambuco si percorre, verso monte, la strada principale del paese, e ancora fino alla borgata Lou Serre, che si raggiunge fra tratti più o meno ripidi, sotto le guglie del Monte Bersaio. Dall’ultima casa dell’abitato si pedala su un sentiero che attraversa il Rio Bianco e si risa-

Il cicloturismo, in tutta Italia, sta vivendo una stagione di crescita ed è alimentato soprattutto

dagli stranieri (da Germania, Austria, Nordeuropa), attirati dal nostro paesaggio e allo stesso tempo

tendenzialmente amanti delle natura e delle vacanze “sostenibili”.

Photo: (nelle pagine precedenti): Daniele Molineris; (in basso): ALEXALA - Tourist Board Alessandria &

Monferrato

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le a Moriglione San Lorenzo. Si transita per il Gias Vallonetto e il Colle Guià, fino al Salsas Blancias. Scendendo per un breve tratto, si imbocca la strada militare, poi, appena sotto il Monte Bodoira, si arriva al Colle Vallonetto. Da qui la strada militare comincia a perdere quota e attraversa una barriera rocciosa che, creando una strozzatura naturale nella Valle Stura, giunge al Colle della Montagnetta.

DALLA VALLE PESIO VERSO I FORTI SABAUDIDalle valli cuneesi non è difficile raggiungere il mare attraverso la montagna e i suoi angoli nascosti, la Valle Pesio e le borgate alpine del-la Valle Vermenagna. Al Pian delle Gorre, nel cuore del Parco Valle Pesio, si arriva il primo giorno, per il pernottamento. Si riparte tra i boschi di abete bianco, salen-do fino al Gias degli Arpi e, lungo sentieri impegnativi e tecnici, si arriva al Rifugio Don

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Spostarsi in bici per percorsi anche lunghi consente di vivere e assaporare ambienti naturali e panorami

completamente diversi, passando, magari, dagli aspri sentieri di montagna alla sabbia delle spiagge.

Photo: (da sinistra, in alto): trailsource.com / Source / CC BY; Adrenailha / Source / CC BY-NC-ND; Fotolia

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Barbera, prendendo la strada sterrata “Via del sale Limone Monesi”. Il giorno successivo si prosegue fino al Colle Piana, per iniziare poi a scendere lungo un percorso avvincente fino al Colle di Tenda e a Limone Piemonte. Da qui è possibile intraprendere un itinerario alla ri-scoperta dei sei forti sabaudi, tra cui il Forte Centrale, il Forte Tabourda e il Forte Pepino. www.cuneobooking.it

DOVE FINISCE LA PIANURADi recente, inoltre, sono stati presentati i nuovi “Percorsi cicloturistici della pianura cuneese”, realizzati per promuovere la sco-perta e la conoscenza del territorio attorno ai comuni di Fossano, Bene Vagienna, Cherasco, Narzole e Marene. Si tratta di sette circuiti se-

SOPRATTUTTO STRANIERI Il cicloturismo è diventato un grande business, alimentato soprattutto dagli stranieri: dei cicloturisti che scelgono di trascorrere le loro vacanze sulle due ruote, in Italia, solo 39 su 100 sono italiani. Il 61% è costituito da stranieri e sono soprattutto tedeschi, austriaci, francesi, britannici, inglesi, americani e australiani. Il tratto comune che li caratterizza è l’attenzione a standard di ospitalità medio-alti: di solito scelgono strutture a partire dal-le 3 stelle e apprezzano i piatti della tradizione locale, preparati con ingredienti biologici a “km0”.

Molte ATL, ma anche quasi tutti i tour operator attivi nel basso Piemonte e in Liguria sono in grado, ormai, di offrire pacchetti e percorsi “per tutti i gusti”, più o meno lunghi e di vario grado di difficoltà.

Photo: Daniele Molineris; (nella pagina successiva, dall’alto): Daniel Diaz Vera / Source / CC BY-ND; rodadas.net (alvaro & alicia) / Foter / CC BY-NC-ND; ALEXALA - Tourist Board Alessandria & Monferrato

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gnalati, per un totale di 240 km: itinerari tra campi coltivati, canali e boschetti di pioppi, su rilievi e alvei modellati dai fiumi, ma an-che tra testimonianze dalla storia antica e recente, reperti archeologici, torri e castel-li, cascinali e mulini. La cartina completa su: www.visitfossano.it/download.

IN BICI TUTTO L’ANNOAnche l’associazione Fiab Cuneo-Bicingiro ha pronto un vasto programma cicloturistico in 53 escursioni guidate, con itinerari più sem-plici nella prima parte della stagione e via via più impegnativi. Si pedala nel Parco Fluviale Gesso e Stura, nelle valli della Granda, come anche in Langa, nel Saluzzese, nel Monregale-se, senza escludere il Torinese e la Liguria. Pro-

gramma su: www.bicingirocuneo.com/gite/.

CYCLOMONVISOUn altro importante percorso transfrontaliero, tra Racconigi, Savigliano, Saluzzo e Guille-stre, è il Cyclomonviso, che include un per-corso principale e diversi itinerari secondari. Il percorso transfrontaliero principale è adatto soprattutto agli sportivi, che “scalano” il Colle dell’Agnello, affrontando una salita impegnati-va per passare dal Piemonte alla Francia. I percorsi secondari, più semplici, sono invece adeguati a famiglie con bambini, cicloturisti interessati più a conoscere il territorio che a misurarsi con l’impegno sportivo, oppure a ci-clisti occasionali. Le mappe si possono trovare su www.mappe.cyclomonviso.eu.

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pedala, pedala...PER CHI FA DEL CICLISMO UNO STILE DI VITA, O

PER CHI AMA PEDALARE NEL TEMPO LIBERO, PER CHI VUOLE ORGANIZZARE LE VACANZE SU DUE

RUOTE MA ANCHE PER CHI SEMPLICEMENTE ESCE IN SCAMPAGNATA CON LA FAMIGLIA, GLI ACCESSORI

E LE TENDENZE DELLA STAGIONE SUGGERISCONO NUOVI STILI E COLORI STRIZZANDO L’OCCHIO ALLA

TECNOLOGIA. PERCHÉ PEDALARE IN BICICLETTA È SALUTARE, FA BENE A MENTE E FISICO E PERMETTE

DI RITROVARE UN CONTATTO CON LA NATURA E CON SÉ STESSI DAVVERO UNICO.

[1] Le borse Ortlieb offrono capienza senza compromessi, sono impermeabili, hanno un sistema di chiusura rotolo top a tenuta e il pratico sistema di montaggio QL1. Fornito con una borsa da sella Classic per un rapido accesso agli strumenti e essenziali. www.ortlieb.com

[2] Salice Occhiali presenta il suo nuovo casco per tutti gli amanti del ciclismo: Ghibli, un nome che evoca potenza, forza, stile e design. Studiato e realizzato per rispondere alle richieste dei ciclisti più esigenti si adatta anche all’uso amatoriale assicurando grande comfort e sicurezza. Disponibile in diverse colorazioni anche coordinato agli occhiali Salice. www.saliceocchiali.it

[3] Lenti in policarbonato, ottima resistenza agli urti e straordinaria leggerezza: sono gli occhiali Northwave Razer 2015 Shiny Black, con astine regolabili che si adattano perfettamente alla forma del volto tramite una leggera pressione con le dita e adattatore ottico per chi utilizza lenti correttive graduate, senza bisogno di avere due diversi occhiali.www.northwave.com

[4] Garmin Edge 810 touchscreen a colori è il computer progettato per i ciclisti che desiderano tutto: navigazione e funzionalità di allenamento avanzate in un unico prodotto. È compatibile con varie mappe stradali inclusa la mappa topografica TrekMap Italia V3 PRO; ciò lo rende perfetto per il touring o attività a lungo raggio e offre funzioni connesse quando viene associato ad uno smartphone.sites.garmin.com

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austriaco Andreas Scheiger, una sorta di “feticcio del riciclo” come

lui stesso lo definisce. L’omaggio è evidentemente rivolto alla celebre

scultura “Testa di toro” di Pablo Picasso, del 1942. Integra pezzi di biciclette usate (selle, manubri e

leve freni) con piatti di legno ovali, creando una serie di rastrelliere che, una volta appese, oltre a dare l’idea

di numerosi trofei di caccia, possono essere utilizzate come ganci per

appendere le vostre biciclette!www.designplayground.it

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da corsa, ideali per chi ne fa un uso ricreativo e per chi viaggia. In

similpelle ventilata e tomaia con retina in mesh

www.bike.shimano.com

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anche sulle due ruote. Per uomini avventurosi che amano l’outdoor, è realizzata in materiale Fino Tech

elastico e traspirante per espellere l’umidità.

www.international.sugoi.com

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schermo LCD Touch integrato, un concentrato di tecnologia e versatilità

per riprese mozzafiato durante le escursioni all’aria aperta. Con i kit

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rocceré, ereditàsenza tempoIN VALLE MAIRA, È DA MOLTI DEFINITO COME IL PIÙ IMPORTANTE SITO RUPESTRE D’EUROPA RISALENTE ALL’ETÀ DEL BRONZO: ZONA ARCHEOLOGICA, È DI GRANDE RILEVANZA SOPRATTUTTO PER LA QUANTITÀ E LA QUALITÀ DELLE INCISIONI “COPPELLIFORMI”.

Un angolo misterioso e spirituale, tra natu-ra e panorami unici.

In Valle Maira, sopra Roccabruna, si trova un sito che ci riporta indietro di 4.500 anni, all’Età del Bronzo, quando i primi uomini temevano il fato e adoravano il Sole. Ed è proprio qui, da quella che viene definita “la roccia del Re”, la più maestosa, che veniva-no compiuti sacrifici animali per allontanare le paure e “imbonire” madre natura. Si può arrivare al RocceRé dalla borgata di Sant’Anna, nel comune di Roccabruna, oppure dalla Valle Varaita, dopo una bella camminata partendo dal Santuario di Valmala, zaino in spalla e scarponcini da montagna, con la pos-sibilità di incontrare i “guardiani” di questo angolo magico, i corvi imperiali.

Il fascino misterioso delle “coppelle”Un sito di arte rupestre di rara concentrazione, un luogo dove immaginare come potesse figu-rarsi il mondo oltre 4.000 anni fa. Man mano che ci si avvicina al masso altare, una roccia alta 80 m sovrastata da un gigan-tesco lastrone circolare, si intensificano i sim-boli del culto. Si tratta di 20.000 “coppelle”, ossia incisioni nella roccia realizzate apposi-tamente dall’uomo a scopo celebrativo, poi enfatizzate dallo sciamano per riti propiziatori. “I fori venivano realizzati con utensili in quar-zo, molto più duri delle rocce di ‘gneiss’ pre-senti sul RocceRé, tramite un ripetuto movi-mento rotatorio – racconta Walter Isoardi, presidente dell’associazione ‘Amici del Roc-ceRé’. – Le coppelle vanno da 2 a 30 cm di

DI ILARIA BLANGETTIPHOTO: ERICA CASTELLI

Il sito si trova nel comune di Roccabruna: ci riporta indietro di migliaia di anni, quando i primi uomini temevano il fato e adoravano il Sole. Ed è proprio qui, da quella che viene definita “la roccia del Re”, la più maestosa, che venivano compiuti sacrifici animali per allontanare le paure e “imbonire” madre natura.

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diametro, ed è stato stimato che, per scavare le più piccole, il tempo impiegato dovesse es-sere di 7-8 ore. Erano davvero molto convinti di ciò che facevano… dovevano avere qualche timore i nostri antenati”.

Nel nome del SoleDi sicuro erano molto devoti e qui, in Valle Maira, in questa montagna molto soleggiata, con torrioni altissimi e facilmente difendibile, avevano trovato uno dei punti migliori per ce-lebrare il Sole. “Secondo una leggenda locale, da quella roccia venivano buttate capre e cani sgozzati – ricorda Isoardi – in segno di sacrifi-cio, e da una fessura nella roccia, rivolta perfet-tamente ad Est, scorreva il loro sangue”.In 20.000 mq sono state stimate, al momento, 35.000 coppelle, che fanno dell’area uno dei siti più importanti per questo tipo di arte ru-pestre. Il luogo, proprio per questo, detiene il primato per il livello di concentrazione di inci-sioni in un’estensione molto ridotta ed è unico per la tipologia delle rappresentazioni. Alcune incisioni, infatti, formano vere e proprie figu-re, come il suggestivo “antropomorfo”, com-posto da 30 coppelle: le gambe divaricate, il braccio sinistro sollevato ad arco, il braccio destro collegato ad un’asta.

Gli studi e il libroIl sito è stato scoperto nell’agosto del 1991 da Riccardo Baldi, studioso di arte preistorica e, due anni dopo, la notizia del ritrovamento è

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Le coppelle vanno da 2 a 30 centimetri di diametroed è stato stimato che, per scavare le più piccole, iltempo impiegato dovesse essere di 7-8 ore.

In 20.000 mq sono state stimate, al momento, 35.000 coppelle, che fanno

dell’area uno dei siti più importanti per questo tipo di arte rupestre.

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stata resa nota. In seguito, nel 2013, è stato presentato all’Ifrao, il Congresso Internazio-nale di Arte Rupestre.

Nel libro RocceRé – Messaggi dalla Preistoria, Riccardo Baldi descrive le fasi più importanti del ritrovamento, da quella passeggiata che ha permesso di portare alla luce questo tesoro (un anno prima un incendio aveva interessato l’area “scoprendo” i sassi), raccontando l’evo-luzione degli studi sul monte, fino al momento della pubblicazione del testo.“Questo sito archeologico è di grande rilevan-za soprattutto per la grande quantità e la qua-lità delle incisioni ‘coppelliformi’, concentrate

in un’area molto piccola – commenta Baldi. – Non esiste al mondo un antropomorfo ‘dise-gnato’ con coppelle come quello del RocceRé. Inoltre, è fondamentale per la pittura rupestre zoomorfa che custodisce in uno dei suoi an-fratti: le pitture rupestri sono rarissime e, in tutto il Piemonte, questa può essere conside-rata la terza pittura al momento censita”.“Il RocceRé – conclude – si può quindi defi-nire come il più importante sito rupestre d’Europa risalente all’Età del Bronzo, se non prima: è la ‘valle delle meraviglie’ italiana”.Per vivere in modo completo e in totale sicu-rezza l’esperienza straordinaria di una visita al sito, con l’opportunità di conoscere la storia

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I fori venivano realizzati con utensili in quarzo, molto più duri delle rocce di gneiss presenti sul

RocceRé, tramite un ripetuto movimento rotatorio.

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di ogni sasso, grazie all’associazione “Amici del RocceRé” si possono effettuare visite guidate, da maggio a novembre, ogni giorno su preno-tazione con servizio navetta. I tour, accompagnati da guide ambientali escursionistiche, durano tre o quattro ore, con partenza della navetta da Sant’Anna di Rocca-bruna e dal santuario di Valmala. I fondi rica-vati dal libro sono interamente devoluti all’as-sociazione culturale “Amici del RocceRé” per l’acquisto di materiale logistico.Info: [email protected]. +39 347/2358797 – www.coppelleroc-cere.com, dove è consultabile anche l’elenco delle strutture ricettive.

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Alcune incisioni formano vere e proprie figure, come il suggestivo “antropomorfo”, composto da

30 coppelle: le gambe divaricate, il braccio sinistro sollevato ad arco e quello destro collegato a un’asta.

RocceRé è sito straordinario non solo per il prezioso tesoro delle coppelle, ma anche – afferma lo

studioso Riccardo Baldi – “per la pittura rupestre zoomorfa che custodisce in uno dei suoi anfratti:

le pitture rupestri sono rarissime e, in tutto il Piemonte, questa può essere considerata la terza

pittura al momento censita”.

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l’umiltà dellaricchezzaPROTAGONISTA DI EXPO 2015 È IL RISO. UNO DEI CEREALI PIÙ ANTICHI E DIFFUSI AL MONDO, CAPACE DI SCONGIURARE LA FAME NEI PAESI POVERI, È ANCHE UN ESEMPIO DI GRANDE BIODIVERSITÀ E RICCHEZZA.

È tempo di Expo, tempo di riflessione, in grande, sulle risorse alimentari del pianeta

e, in piccolo, sulle nostre abitudini, i nostri pre-giudizi e, spesso, anche la leggerezza che usia-mo nel scegliere e conoscere il cibo. Tempo, quindi, di guardare finalmente nel piat-to per non dare per scontato ciò che mangiamo, per capire che valore ha, per noi che ne abbia-mo in abbondanza, e che valore avrebbe per chi invece non ne dispone a sufficienza. Questa la riflessione che ci aiuta a cogliere l’evento mondiale milanese nella sua essenza, anche a dispetto della misura mediatica che ine-vitabilmente assume e della presenza di marchi internazionali che poco, forse, hanno a che fare con la salvaguardia di popoli, risorse e cibo. Eppure l’occasione è unica e ci stimola alla co-

noscenza e alla consapevolezza su prodotti di base nella nostra alimentazione. Il riso, per esempio. A cui Expo dedica ben un intero padiglione.

IL CARBURANTE DEL PIANETANell’immaginario collettivo globale, dire “riso” vuol dire salsa di soia, bacchette... “Asia”. Ed è realmente così, poiché, pur essendo il cibo fondamentale di più di metà della popolazione mondiale, la sua diffusione a livello di coltura (e di conseguenza di consumo) è forte soprattutto nel Sudest asiatico. Alcuni dati illuminanti: il consumo pro-capite in Italia, così come quello medio europeo, è di circa 5 kg l’anno, mentre in Laos è di 170 kg l’anno (Fonte: Balance She-et 2011 – Fao).

Grazie anche alla Rivoluzione verde, che attraverso nuove varietà di riso ibride create con tecniche di selezione artificiale, favorì, nel Sudest asiatico, una diffusione importante delle risaie tra gli anni ‘60 e ‘90, oggi il 90% del riso consumato a livello globale (come alimento base della dieta) riguarda l’Asia, salvando dalla fame milioni di asiatici sotto la soglia di povertà. Photo: (in questa pagina) BlueRidgeKitties / Modern Furniture / CC BY-NC-SA; (nella pagina seguente, dall’alto) jasohill / Foter / CC BY-NC-SA; Keith Weller / Photo / Public domain; aftab. / Source / CC BY-NC

DI VANINA CARTA

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Oltre il 90% del riso consumato come alimento base, a livello globale, dunque “sfama l’Asia”, compresi i 560 milioni di asiatici sotto la soglia di povertà, grazie alla cosiddetta “Rivoluzione verde” che attraverso nuove varietà ibride cre-ate con tecniche di selezione artificiale, favorì un aumento del consumo pro capite, nel conti-nente, da 85 kg all’anno (nei primi anni ’60) a quasi 103 kg nei primi anni ’90.Un aumento che ha poi registrato un calo dopo gli anni ’90, soprattutto nei Paesi di maggiore crescita economica, come Giappone, Corea del Sud, dove si è registrato, a fronte dell’aumento dei redditi e della diffusione di stili di vita oc-cidentali, una maggiore differenziazione della dieta, a favore di prodotti a più alto valore alimentare come carne, latticini, frutta e ver-dura. La crescita del reddito, l’urbanizzazione e altre trasformazioni sociali ed economiche a lungo termine influenzano, infatti, la composi-zione del “paniere” di un popolo e di una cul-tura.Ma anche quando, normalmente, ci si aspette-rebbe una diversificazione dovuta a un aumento generale del livello di benessere, essa è influen-zata anche dall’intervento governativo per i sussidi ai cereali. Ne è un caso l’India, dove il governo ha lanciato un programma di sovven-zioni per sfamare 65 milioni di famiglie sotto il livello di povertà, con il programma “Antyodaya Anna Yojana” Ogni Paese, dunque è unico nel modo in cui diversifica lo schema alimentare con la crescita del reddito, ma da questo breve quadro è evi-dente soprattutto come il riso si ponga a livello globale quale cibo in grado di sfamare le masse, grazie a un mix di fattori che ne ha fatto il pro-tagonista assoluto nel Sudest asiatico (grande produttività, adattabilità climatica e straordina-ria capacità nutritiva per la presenza di carboi-drati complessi, che si trasformano in glucosio e donano energia all’organismo).A partire dalla Rivoluzione verde, il riso diventa, così, una commodity, un bene cioè per cui c’è

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molta domanda, ma che è offerto senza diffe-renze qualitative sul mercato ed è fungibile (che ha cioè lo stesso valore indipendentemente da chi lo produce). Eppure, il riso non è solo quello orientale cot-to a vapore in scodelle fumanti – così come il Giappone non è solo sushi o l’Italia non è solo spaghetti – e, nonostante la fama da star mon-

diale di cibo per tutti a basso costo, ci ha dato nel corso del tempo una grande ricchezza di varietà, che non sempre i Paesi “del benessere” conoscono e apprezzano.

NON SOLO ARBORIO Originario proprio dell’Asia, in particolare del-la Cina ( VI millennio a.C.), l’umile piantina ha varcato gli oceani giungendo all’altro capo del mondo, fino all’Europa, dove si diffuse soprat-tutto la sottospecie japonica – tipica dei climi temperati, dalla produttività alta, con cariosside corta e arrotondata, e dal basso valore di merca-to – delle tre esistenti, indica (tipica dei climi tropicali), javanica (meno diffusa) e japonica appunto.All’interno della japonica, a sua volta, si conta-no quattro grandi tipologie: risi comuni (tondi e piccoli), semifini (tondi di media lunghezza), fini (affusolati e lunghi) e superfini (grossi e lunghi). Ed è proprio in questi grandi gruppi che si annoverano le tante cultivar presenti nel “bel Paese”, che di certo non si fermano ai celebri portabandiera del riso italiano, Arborio e Carnaroli.

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Il padiglione dedicato al riso a Expo 2015.Photo: Expo 2015

La pianta del riso (Oryza sativa) si divide in tre grandi sottospecie: “japonica”, “indica” e “javanica”.

All’interno della “japonica”, diffusa in Europa, a sua volta si contano quattro grandi tipologie: risi

comuni (tondi e piccoli), semifini (tondi e di media lunghezza), fini (affusolati e lunghi) e superfini

(grossi e lunghi). Photo: Mostafa Saeednejad / Foter / CC BY; bestmodernchairs.com / foter

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D’altra parte – altro dato spesso ignorato – l’I-talia è uno dei primi produttori europei di riso, con una concentrazione produttiva in alcune aree della pianura padana: nel Biellese, nel triangolo Vercelli, Novara, Pavia, in provincia di Mantova, nel basso Ferrarese, nella bassa Ve-ronese, nel Vicentino e persino nella Valle del Tirso in Sardegna. Oltre all’Arborio (selezionato agli inizi del XX secolo dall’agronomo Domenico Marchetti, in quel di Vercelli) e al Carnaroli (il “re dei risi”, più sodo e migliore dell’Arborio nei risotti, per il maggior contenuto di “amilosio”, sostanza che contribuisce a rendere consistente il chic-co), da provare il Baldo, star emergente della cucina italiana (ottimo per risotti al dente e dal sapore ricco), o il Maratelli, ottenuto per ibri-dazione naturale da Mario Maratelli negli anni ’20. Capace di dare rese superiori rispetto ad altre varietà, arrivò a contribuire con il 6% della produzione nazionale intorno al 1935, diventan-do presto il riso prediletto per la tipica panissa vercellese. Il Vialone Nano (IGP), altro grande riso da risotto, è tipico invece della Bassa Vero-nese, dove viene coltivato in aree irrigate con

acqua di risorgiva, in un’area di produzione che coincide con l’alto bacino idrografico del fiume Tartaro.Il Balilla, detto anche “Originario”, deriva per selezione dalla prima varietà di riso coltivata in Italia. Dai chicchi piccoli e tondi, con un alto po-tere di crescita in cottura, trova il suo impiego ideale nei dolci (bavarese di riso, budino di riso, frittelle...), nei timballi e nelle crocchette (aran-cini, supplì). E poi come dimenticare il famoso Venere? Venere è un riso nero integrale con un tipico aroma di pane appena sfornato. Colore e profumo richiamano ambienti esotici, asiatici, ma in realtà è un prodotto tutto italiano. Nato in Cina, ma di difficile coltivazione e pertanto riser-vato alla mensa della corte imperiale, viene sele-zionato nella sua “versione europea” nel 1997 a Vercelli, nel Centro Ricerche Sapise, azienda che crea e produce varietà di riso e sementi.Ma l’elenco potrebbe allungarsi ancora, per esempio con il S. Andrea, il Loto, il Gladio, cul-tivar che, insieme ad altre, rientrano nella DOP della Baraggia Biellese e Vercellese (un’area a cavallo tra le province di Biella e Vercelli), dove la coltivazione del riso si ritrova già agli inizi del

Il riso Arborio, selezionato agli inizi del XX secolo dall’agronomo Domenico Marchetti, nel Vercellese. L’Italia è uno dei primi produttori di riso in Europa, con la massima concentrazione delle coltivazioni in alcune aree della Pianura Padana: dal Biellese e dal triangolo Vercelli, Novara, Pavia alla bassa Veronese, passando per la provincia di Mantova.Photo: Steven Jackson Photography / Source / CC BY; iwoman.com

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XVII secolo. La testimonianze (una delibera del consiglio comunale di Salussola del 1669) ripor-tano infatti che “le risere erano state costruite perché il terreno non era adatto ad altro che a seminare il riso”. Un soluzione di ripiego, direm-mo oggi, ma provvidenziale...

ACQUERELLO, IL RISO INVECCHIATOUn caso particolare rappresenta invece il riso Carnaroli Acquerello, prodotto peculiare del-la Tenuta Colombara ( VC). Si tratta di un riso dal gusto intenso, dovuto innanzitutto all’in-vecchiamento (che può arrivare a essere di sette anni), a cui è sottoposto prima di essere trasformato in riso bianco, ma anche al pro-cesso di lavorazione per cui la gemma viene setacciata dalla pula e successivamente rein-tegrata al riso bianco. Il risultato è l’insolito e meraviglioso connubio tra semplicità in cottura del cereale bianco e gli elementi nutrizionali di quello integrale.

Il riso Venere evoca suggestioni esotiche e benché le sue origini siano cinesi, la varietà presente oggi sul mercato è frutto di una ricerca tutta italiana, poiché selezionato alla fine degli anni ‘90 a Vercelli.

Photo: Luca Nebuloni / Source / CC BY

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LIBRERIA INTERNAZIONALE LUXEMBURG

Via Cesare Battisti 37, Torino

Dal 14 maggio al 24 giugno 2015

INAUGURAZIONE:

Giovedì 14 maggio 2015 alle ore 18,00.

Orari: lunedì – sabato 9,00 – 19,30

Domenica 10,00 – 13,00 / 15,00 – 19,00

CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DEL SUFFRAGIO

Via San Donato 33, Torino

Dal 15 maggio al 24 giugno 2015

INAUGURAZIONE:

Venerdì 15 maggio 2015 ore 18,00.

Orari: lunedì – sabato 9,00 – 12.00

15,00 – 17,00

ART GALLERY LA LUNA

Via Roma 92, Borgo San Dalmazzo (Cn)

Dal 24 maggio al 21 giugno 2015

INAUGURAZIONE:

Domenica 24 maggio ore 10,30

Orari: sabato 10,30 – 13,00 / 16,00 – 19,00

domenica 10,30 – 12,30

P E R I N F O : W W W . A R T G A L L E R Y L A L U N A . C O M – I N F O @ A R T G A L L E R Y L A L U N A . C O M

Libreria Internazionale Luxemburg – TorinoChiesa di Nostra Signora del Su� ragio – TorinoArt Gallery La Luna – Borgo San Dalmazzo (Cn)

Italo Bolano e l’espressionismo

Maggio sarà un mese di grandi eventi per l’artista elbano Italo Bo-lano. Sarà l’occasione per ammira-

re diversi cicli pittorici del Maestro, legati a tematiche più che mai attuali. Il primo evento si terrà giovedì 14 maggio 2015 alle ore 18,00 presso la Libreria In-ternazionale Luxemburg, Via Cesare Batti-sti 37, Torino. L’esposizione dal titolo “Vola alta parola…” sarà dedicata al connubio po-esia-arte che vede coinvolti due artisti im-portantissimi nei loro rispettivi campi: Mario Luzi, poeta di fama internazionale e Italo Bolano artista elbano presente in collezioni di tutto il mondo che di Luzi è stato grande amico e con il quale ha condiviso un per-corso pieno di signi£ cati. Bolano ha preso spunto per costruire, con la solita grande vi-vacità, una serie di tecniche miste su carta, presentate insieme a una selezione di ce-ramiche di varie dimensioni, che pongono in evidenza tutta la forza della poetica del pittore che, come scrive Massimo Centini, autore del testo presente sul catalogo che verrà realizzato per l’evento: “Imposta la sua ricerca e¤ ettuando anche trancianti espe-rimenti di iconoclastia; rimodella status vi-sivi e suggerisce percorsi diversi che fan-no dell’alterità del segno una risorsa, una prospettiva nuova, inattesa, che sa sempre sorprenderci, chiedendoci di guardare oltre le secche dell’apparenza”. Il secondo evento verrà inaugurato vener-dì 15 maggio 2015 alle ore 18,00 presso la chiesa di Nostra Signora del Su¤ ragio, Via San Donato 33, Torino. “Dal Calvario alla

Sindone” è una mostra che Bolano ha rea-lizzato avendo come riferimento la raccolta poetica La Passione. Via Crucis al Colosseo, scritta da Mario Luzi nel 1999. L’esposizione organizzata dal Centro Studi Francesco Faà di Bruno e dall’Art Gallery La Luna di Borgo San Dalmazzo (Cn) vuole es-sere un viaggio all’interno dello spirito del

noto artista elbano e nella sua ra§ gurazio-ne potente del Cristo. In questa articolata e a¤ ascinante rassegna espositiva, viene proposta una serie di oli su tela, di varie dimensioni, dominati da, come scrive Massimo Centini, autore del testo presente sul catalogo redatto per l’evento: “Tratto possente, colmo di colore, carico di forza che reagisce alla so¤ erenza, cerca forse di sublimare l’invasività, opponendo la bellezza alla disperazione della morte”.I due libri-cataloghi prodotti per l’evento sono stati realizzati con la collaborazione della tipogra£ a Tipolitoeuropa di Cuneo. In£ ne domenica 24 maggio 2015 alle ore 10,30 presso l’Art Gallery La Luna, Via Roma 92, Borgo San Dalmazzo (Cn), verrà inau-gurata una personale di Italo Bolano, dove si potranno ammirare le opere più recenti dell’artista che verranno messe a confronto con quelle storiche. Particolarmente signi£ -cativi saranno i lavori in ceramica, opere su tela dalla grande forza informale e tecniche miste su carta caratterizzate da una ra§ na-tezza unica.Ancora una volta Bolano si dimostra artista universale, che sa come coinvolgere il pub-blico grazie ad un’arte immediata e sincera, un’arte espressionista.

Nell’immagine:“Omaggio a Fontana”, 2008, smalti su terra rossa, 30x40 cm.

Nelle copertine:“So¤ re il cuore, non può reggere a lungo...”

Tecnica mista su carta, 50x70 cm, 2015

“Croci£ ssione di Cristo” Terra refrattaria e smalto, 120x45 cm, 2014

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fab, inizio estatespumeggianteA PARTIRE DA MAGGIO, IL SALUZZESE DIVIENE CAPITALE DELL’ANTIQUARIATO CON LA MOSTRA NAZIONALE GRANDE ATTESA, ANCHE, PER “C’È FERMENTO”: LE BIRRE ARTIGIANALI E LE ECCELLENZE DA MANGIARE E BERE.

Una città segnata dallo splendore del suo illustre passato rende omaggio ai mestieri

artigiani e al gusto del bello: così Saluzzo cele-bra ogni anno a maggio, per 10 giorni, il mondo antiquario.La XXXVIII Mostra Nazionale di Antiquariato prende vita dal 16 al 24 maggio 2015 presso le antiche scuderie della Fondazione Amleto Ber-toni, in Piazza Montebello 1.L’evento, punta di diamante dell’offerta culturale del territorio, è il cuore della programmazione primaverile dell’ente e presenta pezzi unici of-ferti dalle gallerie antiquarie di tutta Italia, che si alternano a una mostra collaterale dedicata agli strumenti antichi.“L’obiettivo della Mostra è anche quello di avvicinare il cittadino a opere e oggetti che

non sempre si possono ammirare, di offrire la possibilità di conoscere oltre che di ve-dere reperti antichi e opere d’arte,” spiega Enrico Falda, presidente della Fondazione. La collaterale sugli strumenti della tradizione po-polare propone manufatti costruiti tra il XIX ed il XX secolo, raccolti grazie alla disponibilità di musei etnografici e privati: anche grazie a loro, la cultura popolare nelle vallate si è consolidata arrivando fino a noi.La Mostra, infine, non disdegna l’abbinamento al mondo del food&wine con le “divagazioni enologiche” lungo il percorso espositivo, gra-zie a una piccola esposizione curata della guida ViniBuoni d’Italia, FoodAround e Slow Food Condotta del Marchesato: venerdì 22 maggio, dalle ore 18,00 è il momento di A Sparkling Ni-

PHOTO:MARCO BERTORELLO PER FAB

La XXXVIII Mostra Nazionale di Antiquariato prende vita dal 16 al 24 maggio 2015 presso le antiche scuderie della Fondazione Amleto Bertoni, in Piazza Montebello 1. Ogni anno, l’atteso appuntamento nel centro di Saluzzo diviene meta per migliaia di cultori del bello di rango.

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C’è Fermento 2015 prevede tra le novità assolute di questa edizione la produzione di una collaboration beer promozionale, realizzata da tre mastri birrai del territorio (Kauss, Antagonisti e Baladin), venduta in edizione limitata nei giorni dell’evento.

ght, evento fuori salone con 200 spumanti in degustazione.

C’È FERMENTO 2015L’estate saluzzese si apre invece sotto il segno del festival che negli anni è diventato un punto di ec-cellenza per l’intero movimento birrario piemon-tese: C’è Fermento – Grandi birre da piccoli produttori, venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 giugno 2015, apre i battenti della VI edizione, dopo aver anticipato una delle tendenze emer-genti del settore economico piemontese: la birra artigianale. Presentato all’ultimo Salone del Gusto e al Salo-ne del Libro 2015, è stato scelto per promuovere il territorio della provincia di Cuneo, terra di ec-cellenze gastronomiche, anche a EXPO. Inoltre, nei giorni della manifestazione, previsto a Saluz-zo l’arrivo di food blogger internazionali, per un educational tour a cura dell’Atl cuneese.“Quest’anno, si contano 25 birrifici selezionati da tutta Italia e, ovviamente, il Piemonte fa la par-te del leone – ci spiega il curatore dell’evento per la FAB, Guido Palazzo – Gli altri ospiti sono stati invitati da Toscana, Lombardia, Emilia, Liguria, Lazio, con la consulenza di Luca Giaccone, tra i massimi esperti del settore e co-autore della Gui-da alle Birre d’Italia di Slow Food Editore, che proprio l’anno scorso è stata presentata in ante-prima nazionale a Saluzzo”. Una scelta non casua-le, visto che fin dalla sua nascita C’è Fermento si è saputa distinguere da ogni altra manifestazione legata alla birra, per il taglio divulgativo, per la scelta di far degustare 15 cl di birra in un mini teku di vetro, abbinando la bevanda più antica del mondo a cibi selezionati, in collaborazione con la Condotta Slow Food del Marchesato. “Nel Saluzzese stanno aumentando le imprese brassicole e i locali dedicati alla birra artigianale, segno che il lavoro svolto con i corsi realizzati in collaborazione con l’ONAB, i progetti Pre-Fer-mento, o il recente ciclo di incontri su ‘Birra e Lavoro’ hanno dato ottimi frutti” spiegano dall’ente. La formula vincente degli anni passati

si conferma: l’ingresso ai cortili della Fondazione Bertoni è libero. Per degustare si acquista il kit composto da bicchiere in vetro personalizzato, un portabicchiere, la carta delle birre e un pri-mo gettone per degustazione al costo totale di 6 euro. Per il cibo e per le successive degustazioni il costo del singolo gettone è di 2 euro.Tra le novità assolute di questa edizione la produ-zione di una collaboration beer promozionale, realizzata da tre mastri birrai del territorio (Kauss, Antagonisti e Baladin), venduta in edizione limi-tata nei giorni dell’evento. Il programma prevede laboratori gastronomi-ci, visite ai birrifici della zona, la cotta pubbli-ca e gli incontri con gli homebrewer. Ma torna anche il Bluesfest con area busker, dedicata ai musicisti di strada, e una serie di concerti ogni sera. Si parte con un omaggio a Robert John-son (L’Amortex), il francese Phil Riza, Gloria B. Vega (venerdì), Two Fat Man e Dave Moretti Blues Reveu (sabato), con una selezione di gruppi e dj set per la Festa della Musica. Si chiu-de con Tecnica Zero e il grande Ronnie Jones (domenica).

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CONFARTIGIANATO CUNEOVia I Maggio, 8 - 12100 CUNEOTel.+39.0171.451111Fax: +39.0171.697453e-mail: [email protected]

vent’anni distorie “in rosa”ABBIAMO DATO FORZA E SOSTANZA RAPPRESENTATIVA AD UNA REALTÀ DIFFUSA E SEMPRE PIÙ IMPORTANTE NEL NOSTRO PAESE: OGNI QUATTRO IMPRESE ESISTENTI, UNA HA UNA DONNA AL COMANDO.

Sono state le donne negli anni ’50 a sostenere, spesso all’ombra del capo famiglia, le piccole

imprese a nascere e prosperare. Era il periodo della rinascita di un paese fortemente segnato dalla guerra e smanioso di riaccreditarsi agli onori del mondo. Le donne, silenziose e determinate, compresero quel “sentiment” e lo interpretarono applicando al lavoro capacità, impegno, amore, disponibilità. A sessant’anni di distanza, sono an-cora le donne, oggi più emancipate e più accul-turate, ad interpretare con lucida determinazione i segni di una crisi economica senza precedenti, ed alla crisi hanno risposto e continuano a ri-spondere con il business. Negli ultimi due anni, sono state oltre 6 mila le nuove imprese a guida femminile, per la maggior parte non individuali, ma con forma giuridica più “matura”, come le so-

cietà di capitale. Anche nell’analisi dei dati negati-vi, emerge la particolare “resistenza” delle donne nel fare impresa: tra il 2008 e il 2014 gli impren-ditori italiani sono diminuiti di quasi 511.000 unità, pari all’8,4% in meno. Ma le imprenditrici hanno resistito meglio dei colleghi maschi ai colpi della congiuntura negativa. Negli ultimi sei anni il numero delle lavoratrici indipendenti ita-liane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito di 123.000 unità, pari al 6,7% in meno. Un calo inferiore a quello regi-strato dalla componente maschile del lavoro in-dipendente che nello stesso periodo è diminuita del 9,1%, con una perdita di 387.900 unità.Le “capitane coraggiose” dell’economia naziona-le, hanno volti e storie della tradizione impren-ditoriale locale, che sul territorio cuneese è de-

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gnamente rappresentata dal Movimento Donne Impresa di Confartigianato, costituitosi vent’anni fa per sostenere ed incoraggiare la diretta parteci-pazione delle imprenditrici artigianali all’attività sindacale, economica e sociale.Il sodalizio festeggerà il suo ventennale con un evento di apertura in programma il 3 luglio 2015 alle ore 18,00 presso la sede di Cuneo dell’As-sociazione provinciale. Seguiranno nel corso dell’anno altri incontri itineranti sul territorio cuneese. Nell’occasione si ripercorreranno le tappe salienti della sua storia, partendo dalla sua costituzione, avvenuta il 21 aprile del 1995. Prima presidente fu eletta Giuliana Dacasto, pellicciaia di Alba. L’attività del Movimento divenne subito molto intensa. Si studiò a fondo una proposta di legge inerente la maternità delle lavoratrici au-tonome, che venne illustrata nel dicembre dello stesso anno alla Prima Assemblea Nazionale del-le donne artigiane a Roma. A livello provinciale si creò la struttura zonale e nel gennaio 1998 si costituì il primo Consiglio Provinciale: ancora nel ruolo di presidente Giuliana Dacasto, men-tre vennero elette vice Presidenti Elda Fulcheri imprenditrice nel settore legno di Mondovì e Daniela Biolatto imprenditrice nel settore abbi-gliamento di Racconigi.Nel 2001 cambio ai vertici: la presidenza passò a Daniela Biolatto, affiancata dalle vice presidenti Elda Fulcheri e Rossella Perino di Bra.Nel 2003 la presidente Biolatto lasciò l’incarico a Margherita Miolano, imprenditrice del settore pu-litintolavanderie di Savigliano. Alla vice presiden-za venne confermata Elda Fulcheri, affiancata da Antonella Chittò di Alba. Nel 2008 la presidente Margherita Miolano fu stroncata da un male incu-rabile, tra il rimpianto generale di tutte le donne artigiane che la ricordano come raro esempio di impegno e coerenza. Dopo una presidenza di transizione, assunta dalla vice presidente Elda Fulcheri, nel novembre del 2009 l’assemblea eles-se presidente provinciale Daniela Biolatto fino al 2011, alla quale subentrò fino al 2013 Michela Al-ladio, imprenditrice del settore edile di Caraglio.

Attualmente, il Movimento Donne Impresa Cu-neo, che conta circa una ventina di delegate e vice delegate ed altrettante uditrici provenienti da tutta la Granda, è guidato dalla presidente Mirella Marenco imprenditrice del settore moda di Do-gliani, affiancata dalle vice Presidenti Daniela Mi-netti, imprenditrice settore delle pavimentazioni in legno di Saluzzo e da Daniela Biolatto, nel frat-tempo nominata, per il secondo mandato conse-cutivo, Presidente Regionale del Movimento. «Questo ventennio – spiega la presidente Maren-co - è illustre testimone delle tante iniziative del nostro Movimento per sostenere l’imprenditoria femminile. Abbiamo promosso eventi di caratte-re culturale e sociale; instaurato rapporti con le donne di altre categorie imprenditoriali per pro-ficui confronti; sostenuto la diretta partecipazio-ne delle donne non solo all’interno del Sistema Confartigianato, ma anche incoraggiato la loro presenza presso enti pubblici e privati e nelle am-ministrazioni comunali per dare più incisività alla rappresentanza “rosa”; organizzato giornate in-formative specifiche su temi di particolari interes-se; cercato soprattutto di promuovere iniziative e proposte di legge per migliorare la condizione di lavoro delle donne imprenditrici, in particolare all’interno del comparto artigiano. Abbiamo dato

forza e sostanza rappresentativa ad una realtà capillarmente diffusa e sempre più importante nel nostro Paese: ogni quattro imprese esistenti, una ha una donna al comando. In alcuni settori, poi, come la sanità ed i servizi alla persona, quasi un’impresa su due è al femminile».“La risposta che le donne hanno dato alla crisi – commenta il presidente provinciale di Con-fartigianato Domenico Massimino – in termini di capacità e determinazione, dà particolare sostanza al lavoro finora svolto dal nostro Movi-mento Donne Impresa. L’imprenditoria femmini-le rappresenta una risorsa importante nel mondo artigianale, alla quale la Confartigianato guarda con particolare attenzione, ritenendola un inso-stituibile punto di forza dell’intero sistema asso-ciativo”.

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l’ufficio delfuturo è quiPENSARE ALL’UFFICIO NON COME LUOGO FISICO, MA COME UNA PIATTAFORMA DI COMUNICAZIONE DOVE AVVENGONO INTERAZIONI SOCIALI E DOVE LA PAROLA CHIAVE È CONDIVISIONE.

L’ufficio dei nostri giorni sta affrontando una profonda trasformazione: da luogo di

rappresentanza sta diventando sempre più luo-go di relazione e socializzazione, contrapposto alla sfera domestica, luogo dell’individualità e dell’intimità per eccellenza.La tecnologia ha contribuito a questo grande cambiamento, lasciando l’uomo più libero di organizzarsi come desidera e permettendogli di lavorare ovunque: a casa, in treno e, perché no, all’aria aperta.L’ufficio è il luogo in cui elaborare idee capaci di migliorare la vita delle persone, ma perché questo avvenga è importante creare un am-biente che favorisca la produttività, faciliti lo scambio e stimoli la contaminazione.Le relazioni con le altre persone devono essere

favorite perché ci aiutano a evolvere; per questo l’ufficio del futuro deve essere dinamico, infor-male, aperto verso l’esterno.Bisogna pensare all’ambiente di lavoro come ad una palestra per allenare la mente, facen-dolo diventare uno spazio in cui la relazione e l’interazione generino nuove idee. L’ufficio del futuro va progettato e realizzato immaginando uno stile di vita svincolato dalle convenzioni; un ambiente sempre diverso, fonte continua di no-vità e opportunità.Un luogo dove attivare processi creativi e ge-nerare nuove possibilità con spazi concepiti per accrescere il benessere, sviluppare poten-zialità e solleticare l’immaginazione delle per-sone che ci lavorano.L’ufficio deve quindi diventare più stimolante, in

AMlabViale degli Angeli 1 - 12100 [email protected] - www.am-lab.it

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contemporanea.

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eleganza minimalista.

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A Monaco, la famiglia Pastor è sinonimo di trasparenza e rigore, valori che caratterizzano il

progetto degli uffici della real estate.

modo da rendere il rapporto tra le persone più produttivo. Considerato che la giornata di lavoro si allunga sempre più, la missione del luogo di lavoro deve “trovare un motivo valido per stare insieme” e per farlo nel modo giusto bisogna te-nere in mente una parola chiave: condivisione.Dobbiamo quindi pensare non tanto alle scri-vanie e alle sedie, ma dobbiamo immaginarci l’ambiente nel suo insieme, in cui il movimen-to sarà un caposaldo: muovendosi all’interno dell’ufficio, passando tra le scrivanie dei colleghi e sostando nell’area relax, si riusciranno ad ela-borare nuove idee, proprio perché ci si trova in un ambiente stimolante.Ed è per questo motivo che la progettazione di workspace prevede aree differenti e comple-mentari, ognuna delle quali ha uno scopo ben preciso: lo spazio di lavoro individuale, l’agorà come luogo d’incontro e di scambio, un locale relax con caffetteria e libreria e un laboratorio dove si metteranno in pratica i progetti. Se da un lato è necessario dare largo sfogo alla tecno-logia e ai suoi vantaggi in termini di mobilità e di efficienza, dall’altro anche la “natura” ha la sua importanza nella caratterizzazione delle aree di lavoro: piante, illuminazione e materiali naturali danno vita ad un luogo di benessere capace di farci rilassare e allo stesso tempo ricordare che

siamo nel mondo reale e stiamo lavorando.Il paesaggio, interno ed esterno, ha un ruolo fondamentale nella creazione dell’ufficio, inteso come luogo in cui poter anche ricevere stimoli.Il laboratorio creativo AMlab sposta l’attenzione da DOVE il lavoro viene svolto a COME viene svolto. “Pensiamo, infatti, all’ufficio non come luogo fisico, ma come una piattaforma di comu-nicazione, dove avvengono interazioni sociali e dove l’elemento importante è la qualità di vita e di lavoro delle persone”, dichiara Alessia Castelli Marketing & Communication Manager di AMlab.Un ambiente di lavoro dove le funzioni sono sempre più integrate, dove è fondamentale l’e-quilibrio tra socializzazione e privacy, dove - più della scrivania - diventano importanti gli spazi “di mezzo”, la reception o lo spazio relax, un an-golo di verde in un luogo inaspettato, una sala riunioni particolarmente confortevole. “Il luogo di lavoro deve incoraggiare il processo di aggre-gazione e condivisione per favorire produttività e creatività”, afferma Alessia Castelli Marketing & Communication Manager di AMlab, “e deve essere capace di trasmettere questo valore an-che all’esterno, attraverso l’immagine dei suoi spazi di lavoro e della qualità delle persone che ci lavorano”.Per il laboratorio creativo AMlab, i workplace

devono combinare aree di rappresentanza – per favorire gli incontri e facilitare gli scambi -; spazi riservati - dove isolarsi, concentrarsi e non esse-re disturbati, per incoraggiare il processo creati-vo indipendente; spazi di condivisione – in cui presentare le proprie idee, conoscere i progetti degli altri e incontrare i colleghi, perché la con-divisione dà un senso alla comunità; e laboratori di progettazione dove è possibile fare, inventare, esplorare.

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Non è Unter den Linden a Berlino, non sono gli Champs Elysées parigini o la Fifth Avenue

a New York, ma finalmente Cuneo ha “ritrovato” la sua strada principale, che riflette e richiama gli oltre otto secoli di storia del capoluogo.Perché l’anima della città, profondamente com-merciale e anche militare, passa sotto i portici medievali di Via Roma e le sue quasi cento attivi-tà, tra negozi e botteghe. È la Cuneo del popolo e della chiesa, dei notabili e dei nobili: da sempre le sue identità si sono intrecciate nello stesso spazio pubblico. C’è chi parla di “rigenerazione urbana” della via. I cuneesi e i visitatori hanno assistito, da alme-no sei anni a questa parte, a una serie articolata e mirata di interventi, sia pubblici sia privati, che hanno trasformato l’antica via centrale. Letteral-mente.Poco meno di 800 m tra le Piazze Torino e Ga-limberti, con un andamento curvilineo caratteri-stico che impedisce di vedere le due estremità e che taglia la parte vecchia, sulla quale si affaccia-no 67 palazzi, quasi tutti sorprendenti e degni di uno sguardo non svagato. Fino al XVI secolo si chiamava “platea”: era il luo-go dello scambio e dell’incontro e senza i portici

era larga quasi 40 metri. Di fatto, fino all’epoca napoleonica, la via era la vera “piazza” della cit-tà. Poi si chiamò “Contrada Maestra”, “Via Nizza” alla fine del XIX secolo e “Via Roma” da quasi un secolo. Ma al di là dei nomi, la storia di Cuneo è passata davvero su questa strada ampia come una piazza.

GLI INTERVENTI PRECEDENTIGli interventi sono stati tanti e diversi, a partire almeno dal 2009. Il primo passo furono gli incentivi pubblici statali per restaurare le facciate di Via Roma “in modo omogeneo e tempi rapidi”, come chiedeva il Co-mune, che a tali incentivi aveva aggiunto sconti, agevolazioni e tutta la progettazione d’accordo con la Sovrintendenza Regionale di Tutela dei Beni Architettonici e Artistici. Era il “Piano colore” della città storica: gli uffici municipali avevano raccolto meticolosamente dati storici e iconografici, rilievi su materiali e tecniche di costruzione, termografie, analisi degli intonaci e della mappatura cromatica in base a saggi stratigrafici e analisi a infrarossi. E da lì seguirono le prime sorprese “virtuali”: pit-ture dal XVII al XIX secolo, elementi decorati-

È LA CUNEO DEL POPOLO E DELLA CHIESA, DEI NOTABILI E DEI NOBILI: DA SEMPRE LE SUE IDENTITÀ SI SONO INTRECCIATE NELLO STESSO SPAZIO PUBBLICO. OGGI, DOPO LUNGHI LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE, TORNA AL SUO ANTICO SPLENDORE.

cuneo ritrova la sua “platea”

DI LORENZO BORATTOPAGG. 98-99

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vi vecchi di cinque secoli, colonnati e loggiati medievali, torri merlate poi assorbite in nuove costruzioni. Inoltre, il Comune aveva provveduto a interrare i cavi che nel dopoguerra erano stati agganciati alle facciate, con effetti abbastanza sgradevoli: illumi-nazione pubblica, reti elettriche, cavi telefonici. Tutto fatto passare sotto terra insieme alle fibre ottiche. E furono eliminati anche insegne, dehor, tende, vecchi arredi urbani, cartelli pubblicitari, oltre a una radio che da anni trasmetteva sotto i portici. Nel 2014, dalla strada, sparirono anche i bidoni multicolore della spazzatura, grazie al passaggio alla raccolta “porta a porta”, mentre gli ultimi tasselli, più recenti, sono stati il rifacimento dei portici, grazie al sostegno economico di uno sponsor privato, e il progetto per la nuova pavi-mentazione in graniti grigi e pietra di Luserna. Così, dopo quasi 60 anni, Via Roma ha perso i sanpietrini rossi insieme al marciapiede esterno ai portici. Una rivoluzione, ottenuta anche gra-zie alla decisione di eliminare completamente i

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Poco meno di 800 m tra le Piazze Torino e Galimberti, con un andamento curvilineo

caratteristico che impedisce di vedere le due estremità e che taglia la parte vecchia, sulla quale si affacciano 67 palazzi, quasi tutti sorprendenti e

degni di uno sguardo non svagato. Nella pagina precedente photo: Eric Ravaioli

In queste pagine photo: Edoardo Basile

Via Roma, la “platea” medievale,vera piazza della città fino all’età

napoleonica, è da sempreil cuore di Cuneo.

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parcheggi a ridosso delle arcate e, dopo infinite discussioni e malumori, anche il traffico.

FACCIATE “INEDITE”La decisione sulla pedonalizzazione della via è de-finitiva, anche se ancora non si conoscono i det-tagli. Ma alla scelta di deviare i mezzi inquinanti dal centro della città hanno certamente contri-buito le scoperte eclatanti emerse sulle facciate: meridiane, affreschi, scritte. Un esempio: nei due edifici denominati “Casa Miraglio” e “Casa Tua”, ai civici 60, sono state riportate alla luce decorazioni geometriche bi-cromatiche del XVI secolo e una pittura votiva del XVIII secolo (Madonna con bambino). A Casa Quaglia, al numero 56, sono riaffiorati affreschi su intonaco, con alcune figure ben conservate (dama bionda e guerriero con elmo, su fondo blu), oltre a una veduta area della città di Roma. In calce, l’affresco riporta la data del 1508: il Rina-scimento a Cuneo. Dall’altro lato della strada, in-

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• Iscritta alla FIMAA • Esperti in Compravendite • Cessioni attività• Locazioni (Alloggi e locali commerciali)

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Via Roma, 31 – Cuneo – tel. 0171 693520 – cell. 340 0892406Via Roma, 31 – Cuneo – tel. 0171 693520 – cell. 340 0892406Via Roma, 31 – Cuneo – tel. 0171 693520 – cell. 340 0892406

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vece, Casa Fantino mostra un marmorino (impa-sto di calce e polvere di marmo) del XVIII secolo con incisioni “a chiodo” e una meridiana, mentre al numero 43, su Casa Dalbesio, sono emerse le merlature dell’antico edificio, che era a torre. Certo, i soldi spesi sono stati tanti: per il Comu-ne oltre 3 milioni per il “Piano colore”, altri 2,2 milioni per la nuova copertura pedonale (sono fondi europei Pisu), oltre ai 2 milioni di euro di incentivi alle imprese del centro storico (l’ultima tranche assegnata a marzo), anche per “ripagare” dei disagi provocati dai cantieri che stanno ridise-gnando anche il lato Stura della zona.

UN’ANIMA COMMERCIALE IN VESTE “MILITARE”La fase di progettazione è stata coordinata con la

Sovrintendenza Regionale dal progettista Greta Morandi (settore Ambiente del Comune) e con il contribuito per la ricerca storica dell’archi-tetto cuneese Roberto Albanese. Che spiega: “Cuneo, fin dalla sua fondazione, ha avuto una vocazione economica prettamente commer-ciale: il cuore era la platea. Qui, a partire dall’età angioina, si è tenuto un importante mercato interregionale: un grande spazio all’aperto de-stinato a scambi di materie prime e manufatti, tutelato e garantito con precise norme statuta-rie, mentre il ceto dirigente si occupava di ri-vitalizzarlo e renderlo sempre più prestigioso. I portici? Erano avancorpi addossati al tessuto edilizio di matrice medioevale. Ma a partire dal XV secolo inizia una lenta e inesorabile trasfor-mazione di questi edifici in sontuose dimore ur-

Dopo quasi 60 anni, Via Roma ha perso i sanpietrini rossi insieme al marciapiede esterno ai portici. Una

rivoluzione, ottenuta anche grazie alla decisione di eliminare completamente i parcheggi a ridosso

delle arcate e, dopo infinite discussioni e malumori, anche il traffico. Photo: Edoardo Basile

Cuneo, fin dalla sua fondazione, ha avuto una vocazione economica prettamente commerciale: il

cuore era la platea.Photo: Paolo Masteghin

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bane, accorpando più unità edilizie e adeguan-dosi alle trasformazioni degli usi e degli stili di vita. La platea cambia completamente; gli edifici crescono in altezza, arricchiti da loggiati all’ulti-mo piano, mentre vengono realizzati splendidi androni carrai, per l’accesso a prestigiosi scaloni che servono i vari livelli dell’edificio (in sostitu-zione delle scale a chiocciola). Il sottoportico continua a ospitare le botteghe e le cosiddette “bottole”: portavano a magazzini interrati a cui si accedeva a filo della via. Insomma, il Comune ha sempre regolamentato con attenzione que-sto spazio commerciale, specialmente nei gior-ni in cui si tiene il mercato e durante le fiere”. Prosegue Albanese: “Cuneo, nel 1382, passa ai Savoia che la trasformano nella principale piaz-zaforte militare del Piemonte meridionale.

Così le fortificazioni restringono il perimetro urbano, blindando la città e costringendola ad ampliarsi in altezza, con continue stratificazioni. Importante, poi, la presenza di edifici religiosi: dal duomo (l’antica Madonna del Bosco, per-ché un tempo in mezzo a una foresta – ndr) a Sant’Ambrogio, fondata dai milanesi. Sul lato Stura, c’erano la caserma “Leutrum” (oggi case popolari – ndr) e varie osterie. Mentre il lato Gesso era quello elegante, da sempre frequen-tato dalla nobiltà e dalla ricca borghesia”.

L’INAUGURAZIONEA luglio i lavori dovrebbero concludersi e da mesi si sta programmando un’inaugurazione “in grande stile”, che coinvolge Diocesi, Comune, ATL, Museo diocesano, Associazione Com-

mercianti, Cônitours e MangiArti. La nuova via sarà illuminata dal 3 al 14 luglio da migliaia di lampade a led. Previsto un “portale di luci” alto 24 m sull’affaccio verso Piazza Galimberti, oltre a 140 m di archi luminosi e candelabri ai lati. E ancora: 50.000 led e tende luminose, 1.200 lam-pade stroboscopiche e 150 tubi in plexiglass, per un gioco di luci accompagnato da musica, performance, spettacoli, per coniugare l’evento alle celebrazioni religiose della Madonna del Carmine, che da oltre 400 anni è la festa della parte antica di Cuneo. In programma anche un festival internazionale di artisti circensi, iniziati-ve per celebrare l’Unione Europea, una cena in strada per 400 coperti, una mongolfiera in Piaz-za Galimberti, una notte bianca, feste, aperitivi e flash mob.

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La mia voce è ronzante, continua; a volte può apparire persino striden-

te. Eppure sono in grado, se in buone mani, di creare suoni e armonie che ancora oggi, nelle lande dell’Europa set-tentrionale, sulle montagne dei Pirenei e delle Alpi, conquistano molta gente, trascinandola in danze vorticose, popo-lari e antiche, che cementano amicizie e rafforzano il senso di appartenenza a un luogo e al suo popolo.Sicuramente mi avrete visto in tanti, an-che chi non è “di montagna”, attribuen-domi l’etichetta di oggetto tipico delle feste folkloristiche, legato alla cultura e al mondo occitano. Chi sono? La ghiron-da. Quello strano strumento che pare un liuto, ma con la manovella da un lato e la tastiera di fianco alle corde. Nel cuneese mi ha riportata in auge (e a dire la verità un po’ di notorietà ho contribuito a dargliela pure io, che qualche merito ce l’ho pure) Sergio Berardo. Giovanissimo – erano gli anni ’70 – cominciò a interessarsi di musica popolare, in particolare delle Valli Maira e Stura. Così si imbatté in me, o meglio nel mio ricordo. Neppure, scusate... Nel ricordo ancora vivo dell’ultimo suonatore girovago di ghironda, tale Giovanni Conte, che era scomparso nel 1935, ma del quale nelle valli si parlava ancora.Così volle reinventare una tradizione che non era morta. Anzi reinventarmi in un contesto diverso, ma senza considerarmi un pezzo da museo o un “reperto” da antiquariato culturale. Bensì, grazie alla mia musica portata di nuovo fra la gente, ripercorrere una vicenda che è anche una strada e un modo d’essere. Nacque così, nel 1982, il gruppo Lou Dalfin, “il delfino”, che non ha nulla a che vedere con il simpatico cetaceo, dal momento che il nome si riferisce al Delfi-nato. Quella zona della Francia, a ridosso delle Alpi, che rievoca una vocazione transfrontaliera antica, un andare al di là dello spartiacque, riandare per i sen-tieri dei contrabbandieri, dei lavoratori, degli emigranti stagionali, dei mercanti, dei musicisti, dei pellegrini, che era “cifra” tipica dei nostri vecchi. Già, perché la dimensione vera della nostra montagna (e forse di tutte le montagne) non era statica, bensì di movimento: era luogo di passaggio e di persone che viaggiavano e “portavano qualcosa”: merci o “pezzi di vita” o meglio, entrambi. E c’ero anch’io, la ghironda, su quelle strade, tra quei viandanti, a tener loro compagnia.

A quel tempo, non molto lontano, veni-vo costruita nell’Auvergne per poi “ac-compagnare” il mio suonatore in tanti luoghi, anche remoti. Mi trascino dietro, comunque, una lun-ga storia che risale al pieno Medioevo. A partire dall’anno Mille, infatti, venivo uti-lizzata in ambito religioso, monastico in particolare, nel canto liturgico. Veramen-te si trattava di un mio antenato, detto organistrum, che, come raffigurato nei rilievi del “Portico della Gloria” della cattedrale di Santiago di Compostela, in Galizia, era molto più lungo, circa 2 m, e suonato da due musicisti, uno dei quali addetto solo al funzioname––-nto della manovella.Si evolverà, poi, in un altro strumento, più piccolo e più simile alla ghironda attuale, melodico, che nelle corti della Provenza del XIII secolo musicava dan-ze e canzoni, suonato da menestrelli o dagli stessi nobili ad allietare le feste. Con il finire “dell’età dell’oro” della Francia provenzale, divento un “attrezzo” con-tadino e plebeo abbastanza disprezzato.

Sono utilizzata da cantori girovaghi, avventurieri, ciarlatani, saltimbanchi nelle fie-re e nelle feste di borghi e città, perciò, come tale, vengo rappresentata in diverse scene di artisti anche famosi. Sono addirittura denominata “viola da orbi”, perché sovente nelle mani di mendicanti ciechi, o che si spacciavano per tali, per “tirare su” la giornata divertendo un pubblico semplice e spesso ignorante. Ritrovo il favore della nobiltà alla fine del XVII secolo, in concomitanza con la moda “pasto-rale” dell’Arcadia. Sono i miei anni migliori. All’inizio del XVIII secolo, ad opera del maestro liutaio Henri Baton, assumo la forma attuale, nelle due versioni “a liuto” e “a chitarra”, pure impreziosita da un manico istoriato con una testa scolpi-ta. Entro a buon diritto nella musica da camera e importanti compositori scrivono spartiti a me dedicati, come Mozart e Vivaldi.Poi, come in un ricorso ciclico, vengo di nuovo accantonata dall’alta società. Torno nelle consuetudini del popolo, dei suonatori ambulanti: dai Pirenei all’Ungheria, dalla Bretagna alla Provenza, protagonista del folklore semplice di quelli che fanno la Storia con la loro “pelle”, ma dalla Storia non sono mai ricordati. Ora sono ancora qui, con la mia voce millenaria che, a un orecchio attento, narra tante vicende, che poi sono una sola: quella dei popoli di questa Europa, che dei popoli non è più.

DI FABRIZIO GARDINALI

l’intervista impossibile

un suono millenario

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la metropolisdel divertimentoLA DISCO IBIZA STYLE RINNOVA E APRE IL VENERDÌ.I MIGLIORI PERFORMER E LE STELLE DELLA CONSOLLEILLUMINANO L’ESTATE CUNEESE.

Si definisce “muta”, quel fenomeno che in na-tura consente di rinnovarsi e cambiare pelle,

mantenendo sempre colori brillanti e la capacità di attirare attenzione, nonostante il passare dei cicli stagionali.Un segreto che evidentemente conosce bene An-drea Gertosio, 36 anni, anima della discoteca Me-tropolis di Caraglio, che sabato 6 giugno 2015 apre i battenti per una stagione ricca di novità e che non mancherà di stupire.Metropolis Disco, negli anni, ha superato il con-cetto di semplice locale votato al divertimento notturno, diventando, per il pubblico, il punto di riferimento di tutte le nuove tendenze inter-nazionali in fatto di musica e di performance, capace di trasformare una serata di puro svago in un’esperienza artistica a tutto tondo.

“Ogni anno lavoriamo per portare al Metropolis le ispirazioni che troviamo a Ibiza, il cuore del-la scena internazionale” spiega Andrea, da sette anni titolare e direttore artistico di un locale, che grazie alla sua impronta ha acquisito uno stile unico. Per fare di Metropolis la “Ibiza del Piemon-te”, alle spalle c’è tanto lavoro e una vera azien-da, che vive 12 mesi l’anno e che non permette improvvisazione, sia in termini artistici sia di si-curezza dei clienti: “Mi occupo in prima persona di seguire ogni aspetto: in questa impresa diamo lavoro a quasi un centinaio di persone, giovani della zona, camerieri, baristi, artisti, giardinieri e costumisti, che hanno un’occasione professiona-le importante”.Metropolis Disco diventa per tre mesi all’an-no il centro della vita notturna in provin-

PHOTO:ANDREA GNIZIO

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METROPOLIS DISCOVia Divisione Cuneense, 10/BCaraglio (CN)Tel. 339.6646879

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Metropolis Disco, negli anni, ha superato il concetto di semplice locale votato al divertimento notturno, diventando, per il pubblico, il punto di riferimento di tutte le nuove tendenze internazionali in fatto di musica e di performance, capace di trasformare una serata di puro svago in un’esperienza artistica a tutto tondo. Ogni anno lo staff porta al Metropolis le ispirazioni che si respirano a Ibiza, il cuore della scena internazionale.

cia di Cuneo. Un locale all’aperto, arredato con gusto, che può contare su 4.000 mq di estensione, di cui ben 1.500 di prato verde all’inglese, caratteristica che lo rende idea-le anche per eventi privati e feste aziendali. La stessa cura nella preparazione della location si ritrova nella dovizia con cui viene scelto il palin-sesto artistico della stagione: la musica al centro, lo show che la avvolge.“Anche quest’anno abbiamo un cast artistico che oscilla, a seconda delle serate, dalle otto alle 15 persone, con ballerini, performer e trapezisti aerei, che sono selezionati uno a uno per ga-rantire la massima qualità,” racconta Andrea, il quale coordina la parte artistica “dalla A alla Z”, disegnando in prima persona molti dei modelli indossati durante le performance, realizzati da costumisti di Monza e Venezia. Dopo il successo di serate originali e provocatorie come Atlanti-de, Moulin Rouge, Cathedral Rock, quest’anno Metropolis regala nuovi temi fantasiosi e coinvol-genti, presentando anche artisti provenienti dal Cirque du Soleil.La stagione 2015 nasce nel segno della grande musica e il cartellone che promuove l’inaugura-zione del 6 giugno fa dei dj’s i protagonisti dello spettacolo: Gabriele Giudici, Davide Allasina e Gian Luca Bodino, stelle emergenti della con-solle e testimonial dell’estate 2015 al Metropolis Disco, si alternano ogni sabato sera, per 15 set-timane, per regalare ogni volta una “discoteca nuova” e far apprezzare al pubblico show sempre diversi. Metropolis diventa così il “club musicale” per eccellenza, capace di stupire per le scelte mai banali e, al tempo stesso, soddisfare la voglia di divertimento dei clienti.Altra grande novità di questa stagione è l’apertura per sei venerdì sera (12 e 26 giugno, 10 e 24 lu-glio, 14 e 28 agosto) con la musica anni 90/2005, a cura di Emanuele Schiffer e l’animazione di Manno Voice: l’occasione ideale, per un pubbli-co più adulto, di godere della bellezza del locale e di apprezzare l’estate cuneese. “Abbiamo ricevuto molte richieste per allargare l’offerta e, con que-

sta novità del venerdì sera, vogliamo rispondere a quel pubblico che, anche a 30 e 40 anni, ha voglia di ballare e divertirsi in una location speciale,” conclude Andrea.Metropolis Disco, in Via Divisione Cuneese 10/b a Caraglio, è pronta a mostrare la sua nuova pelle da sabato 6 giugno 2015 alle ore 22.00, con Ga-briele Giudici in consolle e Ares Favati voice show. Ingresso ai maggiori di 16 anni (richiesta carta d’identità) a prezzi anti-crisi: 12 euro con-sumazione compresa. Info, prevendite e prenota-zioni al 339-6646879 (ore 18.00-21.00), anche su Whatsapp.

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ALLA BIENNALE DI VENEZIAUN ROBOT “NATO” A CUNEOTecnilab Group, a coronamento di un anno estremamente proficuo, partecipa con il sistema di automazione EvoTec alla Biennale di Venezia, dal 9 maggio al 22 novembre 2015, “grazie all’artista sudafricano James Beckett – spiega Alessandro Gervasi, ad di Tecnilab Group – che ha scelto il nostro sistema di automazione per creare un’opera d’arte capace, attraverso la nostra tecnologia, di creare forme e strutture. L’installazione,

che occupa un’intera ala del padiglione belga, accompagna lo spettatore in un ambiente surreale, in cui tecnologia e architettura si fondono, dando vita a un’esperienza onirica”. Tecnilab Group è un’azienda piemontese da 40 anni leader nel settore dei magazzini automatici per farmacie e ospedali. Per la prima volta nel mondo dell’automazione per farmacia, un robot viene scelto da un’artista di fama internazionale, per realizzare un’installazione.

GINA E LA FOTOGRAFIANATURALISTICAÈ arrivata e si chiama “Gina”: il Centro Uomini e Lupi ha un nuovo ospite che arriva dalla Francia. Con questo animale salgono a quattro i lupi attualmente presenti nell’area faunistica di Entracque. Anche Gina, come gli altri animali del Centro, Emilia, Ormea e Hope, è stata recuperata in

natura perché ferita o con altre problematiche. La natura è straordinaria, anche da “catturare” con immagini. Il fotografo e naturalista Marco Vicino, in collaborazione con il Parco Naturale delle Alpi Marittime organizza sabato 23 e domenica 24 maggio un corso di fotografia naturalistica e di sviluppo digitale di livello base.Per informazioni:www.parcoalpimarittime.it

POSTE ITALIANE CELEBRA LA SINDONEUn francobollo celebrativo e uno speciale annullo postale sono l’iniziativa di Poste Italiane per celebrare l’ostensione della Sindone, dal 19 aprile al 24 giugno. L’emissione filatelica consiste di un blister, contenente una riproduzione in miniatura della Sindone, inserita in un riquadro che consente di vedere su entrambi i lati la trama e il “disegno” impresso sul “sacro lino”. Sono compresi il francobollo sul lato anteriore e alcuni cenni storici sulla reliquia sul retro, oltre a una riproduzione del Duomo di Torino.

TANTO DI CAPPELLO!IN MOSTRA A CARAGLIOAl Filatoio di Caraglio, fino al 5 luglio, al via la mostra Tanto di cappello! La grande stagione della modisteria: Cappelli di signore torinesi dal 1920 al 1970, a cura di Valeria Bianco, Anna Bondi e Maria Paola Ruffino. La mostra rientra nel filone dedicato al tessuto, alla moda e alla creazione sartoriale di alta qualità, in quanto proprio nel setificio caragliese nascevano, nel XVIII secolo, alcuni dei più pregiati filati serici del Piemonte. L’esposizione illustra un aspetto della grande stagione della moda torinese attraverso l’esposizione di cappelli femminili delle modisterie attive a Torino tra gli anni ’20 e gli anni ’60 del Novecento. Tanto di cappello! è promossa e organizzata da Marcovaldo, con il sostegno della Regione Piemonte e in collaborazione con il Comune di Caraglio, la Fondazione Artea, Palazzo Madama Museo Civico di Arte Antica (Torino), la Fondazione Filatoio Rosso e il Liceo Artistico “Aldo Passoni” (Torino).

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LifeStyLeLA LIBERAZIONEITALIA-PORTOGALLOSono quelle date da ricordare. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha tenuto l’orazione ufficiale, a Cuneo. Quel 25 aprile che quest’anno ha visto Italia e Portogallo protagoniste a Cuneo. L’unicità della data che accomuna la “rivoluzione dei garofani” portoghese (25 aprile 1974) con il giorno della Liberazione italiana (25 aprile 1945), di cui si è celebrato quest’anno il settantennio, ha portato alla realizzazione di questo

evento culturale che ha coinvolto come promotori l’Associazione “Terra dei Bagienni” Onlus e l’ANPI provinciale, a cui si sono aggiunti come partner il Comune di Cuneo, la Provincia, i Comuni di Beinette, Borgo San Dalmazzo., Boves, Chiusa Pesio e Peveragno, l’Istituto Storico per la Resistenza e la Storia Contemporanea in Cuneo e Provincia, il C.S.V. Società Solidale e l’Associazione “25 de Abril” di Lisbona.

CRO-TRAILAPERTE LE ISCRIZIONITestimonial dell’edizione 2015 del Cro Trail (il Nuovo Trail Cro-Magnon) è Marco Olmo che ha concluso, a 66 anni, al 14° posto la sua ventesima Marathon des Sables. Aperte dunque le iscrizioni all’atteso appuntamento di luglio (11-12). Il nuovo Cro-Magnon è la rivisitazione di uno fra i più antichi e storici trail europei e fin dalla prima edizione (2001) ha sempre mantenuto inalterata la propria caratteristica principale: un viaggio tanto duro quanto meraviglioso, che unisce la montagna al ma––re. Il percorso, sempre aspro e difficile, conduce i trailer da Limone Piemonte alle dolci spiagge della Costa Azzurra, attraversando le vette e le valli più belle delle Alpi Marittime italo-francesi, il Parco del Mercantour e, più recentemente, lo splendido Parco del Marguareis.

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Marco MALINKI

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Samy DjSergio MARRONERomina PRATOSimone MARTINIFlavia MONTELEONE

Six VOICE

Sabry THE VOICE

Daniele CAVICCHIA Mario PICCIONI

Roby BALLARIO Dj

Deejay Polo

Direttore Artistico

LA MUSICA È CAMBIATAE NON SOLO...

RADIO 103 CUNEOSEGUICI SU

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LifeStyLeSCIARE A MAGGIOIN VALLE D’AOSTA Sciare a maggio? In Valle d’Aosta si può, sulla direttrice Breuil-Cervinia – Plateau Rosà nei week-end, con possibilità di sciare sulla pista Ventina (numero 7), dove è garantito il rientro con gli sci fino a Cime Bianche Laghi,

e sulla pista numero 6 fino a Plan Maison (le aperture delle piste dipendono tuttavia dalle condizioni di innevamento e meteo), oltre che sul ghiacciaio Plateau Rosà. Ma non solo: con l’arrivo della tappa del Giro d’Italia, che cade in concomitanza con i festeggiamenti dei 150 anni dalla conquista del Cervino, anche venerdì 29 maggio gli impianti restano aperti.

LA MUSICA SALVIFICA DI GIOVANARDIQuando Suono è il primo singolo radiofonico che ha anticipato il nuovo album di inediti di Mauro Ermanno Giovanardi dal titolo Il Mio Stile, prodotto da Fuorivia/Egea Music (Alba) e con la collaborazione artistica di Leziero Rescigno e Roberto Vernetti.Quando Suono è un brano fascinoso, con la raffinatezza del suono d’oltralpe che scivola leggero sul tempo indossando le Repetto di Monsieur Gainsbourg. Mauro Ermanno Giovanardi descrive così il singolo Quando Suono: “Quando la musica è salvifica, terapia rigenerante, tregua alle inquietudini quotidiane, respiro benedetto nel continuo e dolce naufragar di questo mare”. Di Giovanardi si dice che sia ammaliante, viscerale, dissacrante. Con Il Mio Stile Mauro Ermanno Giovanardi, ex cantante e leader dei La Crus, ormai sciolti, torna alla produzione musicale a quattro anni dal Sanremo con cui si rivelò da solista.

A CUNEO GIARDINO AROMATICO “MADE BY KIDS”Cuneo inizia a farsi bella e Piazza Boves la segue a ruota: i commercianti e i proprietari della varie attività presenti nella piazza hanno dato origine a un progetto ambizioso e sociale. Quale? Realizzare un giardino aromatico a fini didattici. Dove e quando? In Piazza Boves il 21 e 22 maggio, dalle 14,00 alle ore 16.30. Qui, 92 bambini del primo circolo di Corso Soleri di Cuneo e la struttura organizzativa danno vita al giardino mettendo a dimora, nello spazio preparato e concesso dal Comune, 3.200 piantine acquistate dai commercianti della piazza. Confagricoltura di Cuneo contribuisce con un suo tecnico specializzato che ha il compito di seguire tutti gli aspetti didattici, insegnando ai bambini a piantare, curare e raccogliere i frutti della loro dedizione. Poi, Ivo Arlotto, titolare dell’azienda agricola L’ostal di Valgrana, che mette il suo essiccatoio a disposizione per preparare e confezionare dei sacchettini con le erbe aromatiche raccolte, che saranno venduti dai commercianti di Piazza Boves per devolvere il ricavato annuale ad attività benefiche e scolastiche. Ma anche Roagna Vivai, pali Stella, Publitalia e McDonald’s Cuneo che premia i piccoli giardinieri offrendo loro una merenda a base di frutta fresca e tè. Torna così a vivere l’area verde della piazza, rendendo più bella e vivibile l’intera zona.

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LifeStyLeDAVIDE BOZZALLAIM MOSTRA A PINEROLOL’Art Gallery “La Luna”, in collaborazione con Sanpaolo Invest, presenta una mostra dedicata al giovane fotografo torinese Davide Bozzalla. L’esposizione, presentata da Massimo Centini e visitabile fino il 29 maggio presso Sanpaolo Invest, Palavetro, Piazza Cavour 6, Pinerolo (TO), è l’occasione per ammirare le splendide fotografie della serie The lost Ballerina, realizzata dall’artista a partire dal 2009. Scatti in cui cascate impetuose, altopiani rocciosi e spiagge di sabbia nera diventano palcoscenico dove esibirsi in arabasque, grand jeté, piroette per raccontare l’Islanda attraverso l’armonia del balletto. La grazia della danza classica contrapposta all’asprezza dei territori del Nord creano un contrasto perfetto che dà origine alla serie di foto assieme alla danzatrice islandese Katla Thor. L’obiettivo del fotografo è quello restituire l’imponenza della natura islandese in una chiave poetica e suggestiva in cui la ballerina, oltre a essere l’attrice protagonista dello spettacolo, è essa stessa strumento di misurazione per lo sguardo dello spettatore. Senza di lei, infatti, non sarebbe possibile percepire la grandezza dei paesaggi alle sue spalle.

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Il designesce allo scoperto

A CURA DI ROBERTO AUDISIO

TANTISSIME NOVITÀ PROPOSTE CON DESIGN CREATIVO ED ERGONOMICO, IL TUTTO SENZA

RINUNCIARE ALLA QUALITÀ DEI MATERIALI E ALLA PRATICITÀ FUNZIONALE. IL DESIGN PER L’ESTERNO

È SEMPRE PIÙ ESPRESSIONE DI UN CONCETTO DI LUSSO SOFISTICATO MA INFORMALE, DOVE IN E OUTDOOR DIVENTANO UN UNICO SPAZIO

DA VIVERE SENZA BARRIERE STILISTICHE. UN MANIFESTO DI ELEGANZA, TRA APPEAL

CONTEMPORANEO E CREATIVITÀ COSMOPOLITA. COLORI, LINEE E MATERIALI SI MIXANO E METTONO IN SCENA, CON PERSONALITÀ,I PRIVILEGI DELLA VITA ALL’ARIA APERTA.

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[1] Rondo è un focolare a legna per esterno, disegnato da Ivano Losa per Ak47, con struttura portante in acciaio e seduta circolare in pietra. Un’importante presenza scenica per ogni situazione esterna.www.ak47design.com

[2] One tower è il barbecue in granulato di marmo Bianco Carrara, con focolare laterale per la preparazione continua di braci in marmo Grey, fornito di serie con un braciere in acciaio. Completo di una robusta griglia cromata e di ripiano in metallo. www.sundaygrill.com

[3] La linea di pavimenti in gres porcellanato Nature si ispira alle pavimentazioni ricavate dai legnami recuperati in antiche baite o in vecchie cascine e riportati in vita dalle mani di sapienti artigiani. L’effetto materico, straordinariamente reale, è ottenuto grazie alla perfezione della digital technology, in grado di ricreare la naturale irregolarità del legno segnato dal tempo.www.ceramicasantagostino.it

[4] Pool Faraway di Kos è una mini piscina per 4 persone con spazio relax per altre 2. Il bordo a sfioro fonde insieme funzione ed estetica con dettagli geometrici di grande bellezza. Il taglio a pavimento di raccolta dell’acqua raddoppia il segno del perimetro della vasca. Grazie alle sue dimensioni compatte è un prodotto ideale sia per uso privato che contract. www.zucchettikos.it

[5] Il lettino in teak per esterni Niagara di Pircher ha una solida struttura in alluminio verniciato bianco e legno di teak. Ideale per il bordo piscina o il giardino.www.pircher.eu

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[6] Il lettino con schienale reclinabile Mirto di B&B Italia è realizzato con struttura a ponte in alluminio pressofuso e rete in Batyline® Canatex, disponibile nei colori bianco e tortora. Impilabile fino a tre elementi per ridurre l’ingombro fuori stagione. La collezione prevede anche poltroncine, sedie e tavoli.www.bebitalia.com

[7] Le soluzioni di copertura bioclimatiche Unica di Gibus hanno la capacità di regolare il microclima dell’ambiente sottostante creando una ventilazione naturale grazie alla copertura formata da lame metalliche basculanti.www.gibus.it

[8] Divano da esterno Source, con cinghie su telaio in alluminio verniciato a polveri e cuscini imbottiti in tessuto soft touch sfoderabile, impermeabile al 100%.www.gloster.com

[9] Kube EM9 è un pezzo decorativo originale che abbina funzionalità ed estetica mirando all’essenziale: Secondo i vostri desideri si trasforma in lettino, poltrona, pouf o tavolo basso. Disegnato da Emmanuelle Legavre per Ego Paris. www.egoparis.com

[11] SeaX indica eleganza e modernità. Una collezione disegnata per Dedon da Jean-Marie Massaud prendendo ispirazione dalle eleganti barche a vela da regata della Coppa America,

si distingue per l’attenzione ai dettagli e la seducente gamma di materiali, colori e tessuti.

www.dedon.de

[12] Surf è la seduta per il relax poliedrica, costruita con tecnologie e materiali speciali per l’esterno impermeabili all’acqua. La maniglia e

le ruote inserite nella struttura interna inferiore, permettono un agevole spostamento.

www.rossidialbizzate.it

[10] Ninix lounge è una fusione tra design minimalista e qualità. Il design perfettamente

ergonomico crea una elegante linea coordinata per esterni che include tavoli, sedie e sedute,

perfetta per creare lussuosi spazi relax, sia interni che esterni. www.royalbotania.com

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a cura di Marc Lanteri - Chef Stellato photo: Daniele Molineris

UN VERO RISOTTO “INTO THE WILD” PER ASSAPORARE LA NATURA COME A BORDO RUSCELLO

carnaroli “evergreen”RISOTTO CARNAROLI CON PUNTE DI ORTICA E COSCEDI RANA ALLA PROVENZALE

INGREDIENTI PER 4 PERSONEPer il risotto alle punte di ortica• 270 g di riso Carnaroli• 3 scalogni• 1/2 bicchiere di vino binco• 300 g di ortiche fresche (solo le punte)• 100 g di burro• 80 g di parmigiano grattugiato• brodo vegetale• sale

PREPARAZIONELavate bene le punte delle ortiche (1). Aggiun-getene un quarto al brodo vegetale, portate a ebollizione e cuocete per 5 minuti (2).Togliete dal fuoco e frullate con un mixer a immersione. Fate scaldare l’olio di oliva in un tegame e tostatevi il riso (3). Sfumate con vino bianco (4) e irrorate poco per volta con il bro-do caldo alle ortiche (5).Salate a metà cottura e ultimate mantecando con burro e parmigiano (6).

PER LE COSCEDI RANA ALLA PROVENZALE• 20 cosce di rana• 2 scalogni• 1/4 di bicchiere di vino bianco• 1 cucchiaino da caffè di prezzemolo fresco

tritato finemente• 1/2 cucchiaino da caffè di aglio tritato• sale e pepe• farina per infarinare• olio di oliva e burro

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a cura di Amy Bellotti - Sommelier

IL VINO IDEALEIn abbinamento al risotto con punte di ortica e cosce di rana, vi propongo un assemblaggio: un vino bianco dall’uvaggio inedito, prodotto con uve bianche come nascetta, timorasso, vermentino, chasselas, chenin blanc, sauvignon e riesling. Al naso vi trovo profumi vegetali più evoluti e non troppo verdi, con note minerali che possono ricordare il tonno in scatola, la pietra, i sentori di origine animale e di lana bagnata.L’uvaggio è una tecnica di assemblaggio tra uve provenienti da differenti vitigni, messe insieme in percentuali predefinite prima della vinificazione, utilizzata per conferire al vino particolari caratteristiche organolettiche. Il taglio, invece, è l’assemblaggio di vini diversi per vitigno, vigneto e tipo di maturazione.

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PREPARAZIONEStaccate le cosce di rana, infarinandole legger-mente (7-8) e, in una padella con olio di oliva e una noce di burro, fate in modo che prendano colore (9). Una volta dorate, sfumate con vino bianco e condite con aglio, prezzemolo sale e pepe, lasciandole poi scolare su carta da cucina (10).

COMPOSIZIONE DEL PIATTOAdagiate le cosce di sul risotto alle ortiche e completate con un filo di olio extra vergine di oliva (11-12).

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TORNA L’OCCHIALE TONDO, MA CON STILE E TANTE VARIAZIONI SUL TEMA

shades for her

L’occhiale è grande alleato, un accessorio prezioso, in grado di completare un look,

arricchendolo e conferendogli quell’allure glam indispensabile per non passare inosservati. Allo stesso tempo è useful, poiché protegge il volto dai raggi solari che, visto l’arrivo della bella sta-gione, si fanno sempre più fitti.Come ogni volta, per non sbagliare e per sfog-giare il giusto sunglasses durante l’estate, ci ven-gono in aiuto le tendenze dettate in passarella.Se da un lato i grandi classici confermano la loro presenza – vedasi gli aviator brandizzati Ray-

Ban e gli evergreen tartarugati unisex by Per-sol – dall’altro lato si assiste all’emancipazione sempre più prepotente dell’occhiale dalla forma tonda degli anni ’60-’70: Gucci, Marc Jacob, Ver-sace ne sono ottimi ambasciatori, cosi come il modello hippie proposto da Just Cavalli.Al modello tondo si accostano forme che, rical-cando in parte il perfetto “cerchio di Giotto”, si differenziano dal concetto originale. Dior e Valentino sono l’esempio di come la rotondità possa essere adattata: l’uno rispettando quel che sono i tratti disegnati dal naso (vedi Valentino),

l’altro arricchendo l’occhiale di elementi a com-pletamento della linea originale.Ma non manca anche un ritorno della forma co-siddetta “a mascherina”: tra le proposte di spic-co, ritroviamo quella di Kenzo, effetto ski girl, ed lo shades effetto cat eyes, presentato in diver-se varianti e colorazioni da Oscar de La Renta e Giorgio Armani. Per concludere la carrellata, ma non da ultimi: il modello Lolita, con lenti a cuore, di Moschino; la montatura polka dot by Dolce & Gabbana, e gli occhiali quasi “d’avan-guardia” disegnati da Prada e Fendi.

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a cura di Phil Boschero - personal shopper

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a cura di Camilla Nata - giornalista Rai

UNIRE LE FORZE PER UN SOLO OBIETTIVO, LA SOLIDARIETÀ

“insieme” si puòInsieme 2015 si è svolto, con grande succes-

so, il 23 marzo scorso presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, registrando il sold out. Ben 1.200 persone hanno, infatti, as-sistito al concerto del maestro Nicola Piovani. Presenti sul palco Niccolò Di Raimondo, ide-atore di “Insieme” e tutti i vertici delle orga-nizzazioni internazionali che hanno dato vita all’iniziativa, Carlo Noto La Diega e Giorgio Di Raimondo, rispettivamente governatore e past governatore del Rotary distretto 2080, Giampaolo Coppola, governatore del Lions di-stretto 108L, Tia Gusman, governatrice dell’In-ner Wheel distretto 208, Anna Maria Isastia, presidente nazionale Soroptimist, insieme alle presidenti dei club romani, Alessandro Dente, rappresentante distrettuale Rotaract distretto 2080, Maria Luisa Imbardelli, presidente Leo distretto 108L, Giuseppe Marchetti Tricamo, presidente Rotary Club Roma Est, Flaminia Car-ta, presidente Rotaract Club Roma Est.

Il ricavato di Insieme 2015 sarà devoluto all’Ospedale Bambino Gesù per il rifacimento dell’area giochi e a Salvamamme Onlus, per il progetto “Valigia di salvataggio” a favore delle donne vittima di violenza. Durante la serata, il Premio “Luciana Pozzi Di Raimondo”, patrocinato da Altaroma e disegna-

to da Marta Buccellati, è stato consegnato al duo “Greta Boldini”, composto dai giovani designer Alexander Flagella e Michela Musco, alla pre-senza di Adriano Franchi, direttore generale di Altaroma. Presentatrice della serata, Camilla Nata, inviata della Vita in Diretta, Rai Uno.

Niccolò Di Raimondo, ideatore di Insieme 2015, ringrazia il maestro Nicola Piovani.

Camilla Nata, presentatrice dell’evento, con Marta Buccellati, disegnatrice del Premio

“Luciana Pozzi Di Raimondo”.

Camilla Nata, sul palco, insieme ai prestigiosi organizzatori della serata.

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a cura di Giovanna Foco - Giornalista ex redattore infografico “Class CNBC”

ADDESTRARE LA MENTE E PREPARARLA PER SFRUTTARE IL MOMENTO POSITIVO

il momento di fare e di tacere

The future is in the hands of those who be-long to the 21st century with the opportu-

nity to build a better humanity by training the mind. Dalai Lama – TwitterTraduco. Per chi tra noi non ha allenato la men-te, almeno nell’idioma inglese. Il Dalai Lama dice: “Il futuro è nelle mani di quelli che ap-partengono al XXI secolo con l’opportunità di costruire una migliore umanità addestrando la mente”.A questo punto, parliamo di numeri e parole. “L’economia italiana è uscita dalla recessione”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Pier Car-lo Padoan, aprendo in Senato il suo intervento sul DEF (Documento di Economia e Finanza) davanti alle commissioni Bilancio congiunte. “La crescita del PIL sarà dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017 – ha aggiunto Padoan. – Si tratta di previsioni pru-

denziali ma i primi dati sono incoraggianti”.Cosa fare, ora? Usare la testa, addestrarla, pre-pararla e tacere. Per esprimere, ma solo poi. Occorre essere preparati per affrontare anche il mercato. Non basta più parlare, occorre fare. Saper fare. C’è un testo che può aiutarci. Si trat-ta di un libello storico: L’arte di tacere dell’A-bate Dinouart. “Si è così presuntuosi, da voler parlare di tutto, scrivere su tutto e spesso, senza altra competenza che quella acquisita con una rapida lettura o dalle chiacchiere dei salotti”.E, ancora: “Il primo grado della saggezza è saper tacere; il secondo è parlare poco e moderarsi nel discorso; il terzo è saper parlare molto, sen-za parlare male né troppo. È bene parlare solo quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio”. Ora, spetta a noi essere migliori. Il mondo non è un luogo virtuale.

L’aula del Senato. Aprendo il suo intervento sul DEF al Senato, davanti alle commissioni Bilancio congiunte, il ministro Pier Carlo Padoan ha dichiarato che l’Italia è uscita dalla recessione e che “la crescitadel PIL sarà dello 0,7% nel 2015, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017”.

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a cura di Luca Morosi - blogger esperto di arte

I LUOGHI DELL’ARTE CHE NON TI ASPETTI

il museo diocesano di fossanoNon è noto a tutti, ma il cuneese ospita alcu-

ni interessanti musei, custodi di importanti testimonianze storico-artistiche, tra cui dipinti di grande caratura, sculture di pregio, oggetti d’arte decorativa di straordinaria finezza. Si tratta perlopiù di musei civici di tradizione decennale o secolare, come Casa Cavassa a Sa-luzzo, ma anche – non meno rilevanti – la Pina-coteca e Gipsoteca di Savigliano o il Museo di Palazzo Traversa di Bra. Detto ciò, in questa sede ci occuperemo di Fos-sano, anche al fine di restituire alla città degli Acaja, posta al centro della Granda, quella digni-tà artistico-culturale che spesso viene discono-sciuta o ingiustamente ignorata. L’assenza, infatti, di un museo civico, che è at-teso da molti anni e che probabilmente si farà ancora attendere, è sopperita dalla presenza del Museo Diocesano, situato nei locali del vesco-vado sin dal 2004, anno della sua inaugurazione. Una realtà espositiva che comunica una certa “freschezza”, dovuta non solo all’allestimento

moderno e accattivante, ma anche a un’agevole leggibilità delle opere, snellita attraverso un ca-talogo tascabile ed esaustivo.

LE SALE E LE OPEREAll’interno di quattro sale sapientemente illumi-nate, sono esposti arredi sacri, suppellettili litur-giche, ma soprattutto piccoli-grandi capolavori, come il San Giovanni Evangelista (1628 c.a) di Giovanni Antonio Molineri, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista, o come il ciclo di cinque tele (1681-83) eseguite per l’altare maggiore della Confraternita della Santissima Trinità, opera dell’eclettico Sebastiano Taricco. Uno straordinario gruppo scultoreo processio-nale policromo a baldacchino, raffigurante la Madonna con il Bambino (1725), di mano del celebre artista piemontese Carlo Giuseppe Plu-ra, domina l’ingresso della “sala verde”. Prove-niente dalla Confraternita della Misericordia, l’opera sarà interessata da un cauto intervento di restauro, sotto l’egida della Sovrintendenza

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Dall’alto: Carlo Giuseppe Plura, “Madonna con il Bambino”, scultura lignea, 1725;panoramica della sala blu .

Nella pagina seguente: Giovanni Antonio Molineri, “San Giovanni Evangelista”, olio su tela, 1628 c.a

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LA MADONNA DI RAFFAELLOTorino, fino al 28 giugno

La pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli ospi-ta, per la prima volta a Torino, il famoso dipinto di Raffaello La Madonna del divino amore. In programma, a corollario dell’esposizione, an-che la presentazione dei risultati degli studi sui processi di ideazione e sulla tecnica esecutiva del pittore. www.pinacoteca-agnelli.it

DA NON PERDERE

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I FOULARD DI GIACOMO BALLACaraglio, fino al 7 giugno

Al Filatoio Rosso di Caraglio la mostra curata da Andreina d’Agliano e Carla Cerutti, che mette in evidenza lo stretto rapporto fra moda e arte, soprattutto ai tempi del Futurismo. In mostra una quarantina di bozzetti originali, realizzati tra il 1914 e il 1929. www.filatoiocaraglio.it

MODIGLIANI E LA BOHÈMETorino, fino al 12 luglio

Alla GAM un itinerario per scoprire l’artista “maledetto”, uno dei più famosi interpreti della pittura europea del Novecento. Esposte circa 90 opere, tra cui 60 in arrivo dal Musée Natio-nal d’Art Moderne Centre Pompidou di Parigi. www.gamtorino.it

WILDLIFE PHOTOGRAPHEROF THE YEAR 2015Forte di Bard, fino al 2 giugno

Il Forte di Bard ospita la prima tappa italiana del tour mondiale dell’evento fotografico più prestigioso nel suo genere, indetto dal Natural History Museum di Londra. Partecipano 42.000 concorrenti, da 96 Paesi. www.fortedibard.it

CHAGALL – ŒUVRES TISSÉESNizza, fino al 22 giugno

Al Musée National Marc Chagall, in occasione del trentesimo anniversario dalla morte dell’arti-sta, l’opportunità di scoprire una delle sue pro-duzioni meno conosciute: i lavori su tessuto. Dopo il 1945, Chagall ha elaborato le sue crea-zioni anche su ceramica, vetro, sculture e mosai-ci. www.musees-nationaux-alpesmaritimes.fr

per i Beni Artistici. Fresco di recente restauro è, invece, il Cristo Risorto (1710), proveniente dalla Confraternita del Gonfalone, scultura più volte rimaneggiata tra il XIX e XX secolo, ma per fortuna non compromessa dal punto di vista della godibilità estetica. Sotto l’aspetto museografico, degno di nota è anche il sistema di “scorrimento a sparizione”, progettato per custodire i dipinti della quarta sala, qualitativamente meno interessanti ma co-munque storicamente imprescindibili. In programma è l’estensione del percorso di vista, grazie all’aggiunta di una quinta sala, corrispondente all’attuale cappella, già prece-dentemente utilizzata per le mostre tempora-nee e ora in procinto di assumere un assetto definitivo per ospitare parte della collezione permanente.

Inutile dire che l’accoglienza è una componente fondamentale per attirare il pubblico e fideliz-zarlo: Paolo Ravera e l’Associazione “Amici del Museo” si prodigano con dedizione da anni a questo scopo, consapevoli che i risultati di un simile lavoro non si leggono oggi, ma in pro-spettiva. Info: Tel. +39 3488575066 – [email protected] – www.diocesifossano.it

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a cura di Alessandro Parola - avvocato

IL NUOVO DIRITTO DI FAMIGLIA E LE PROCEDURE SEMPLIFICATE

il divorzio breveCon l’introduzione del Decreto Legge

n. 132/2014, convertito dalla Legge n. 162/2014, le procedure per la separazione e il divorzio sono state semplificate e snellite.I coniugi, in caso di separazione o divorzio consensuali, ovvero con condizioni stabilite in accordo tra le parti, potranno ora fare ricorso a due distinte procedure, la negoziazione assistita in presenza del proprio avvocato o rivolgendosi direttamente al sindaco.Esaminiamo nel dettaglio le due procedure.

DIVORZIO CON NEGOZIAZIONE ASSISTITAIl divorzio con negoziazione assistita (Art. 6 del D.L.) prevede che i coniugi raggiungano un ac-cordo consensuale con i propri avvocati, uno per parte.Se non ci sono figli minori, figli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o econo-micamente non autosufficienti, l’accordo con-sensuale viene trasmesso al procuratore della Repubblica presso il tribunale competente che, se non individua irregolarità, comunica agli av-vocati il nullaosta per tutti gli adempimenti.Nel caso in cui, invece, ci fossero figli minori, fi-gli maggiorenni incapaci o portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti, l’accordo deve essere trasmesso entro 10 giorni al procuratore della Repubblica presso il tribu-nale competente, che lo autorizza, qualora lo ritenga in linea con l’interesse dei figli.Viceversa, se l’accordo non è rispondente all’in-teresse dei figli, entro 5 giorni il procuratore lo trasmette al presidente del tribunale, che entro i successivi 30 giorni chiede la comparizione delle parti.Entro 10 giorni, gli avvocati dovranno poi tra-smettere all’ufficiale dello stato civile del Comu-

ne in cui il matrimonio fu iscritto o trascritto, la copia, autenticata, dell’accordo con il nullaosta, pena la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000 ad euro 10.000 per ritardo.

DIVORZIO DAVANTI AL SINDACOCon il divorzio davanti al sindaco (Art. 12 D.L.), in qualità di ufficiale dello stato civile del comu-ne di residenza di uno dei coniugi o del comune presso cui è iscritto o trascritto l’atto di matrimo-nio, le due parti, con l’assistenza facoltativa di un avvocato, potranno accordarsi circa la separazio-ne o il divorzio.Tuttavia, l’accordo non può contenere patti di trasferimento patrimoniale. Secondo la circola-re del ministero dell’Interno del 28 novembre 2014, si intende “qualsiasi valutazione di natura economica o finanziaria nella redazione dell’atto di competenza dell’ufficiale dello stato civile”.E aggiunge: “In assenza di specifiche indicazioni normative, va pertanto esclusa dall’accordo da-vanti all’ufficiale qualunque clausola avente ca-rattere dispositivo sul piano patrimoniale, come l’uso della casa coniugale, l’assegno di manteni-mento, ovvero qualunque altra utilità economica tra i coniugi dichiaranti”.Il divorzio davanti al sindaco non è inoltre pos-sibile in presenza di figli minori, di figli maggio-renni incapaci o portatori di handicap grave o economicamente non autosufficienti. In questi casi, è necessario ricorrere al giudice.In sintesi, quindi, non è possibile ricorrere al di-vorzio davanti al sindaco in due casi:in presenza di figli;quando l’accordo prevede il trasferimento di di-ritti patrimoniali.Solo nei casi di separazione personale, o di ces-sazione degli effetti civili del matrimonio o di

scioglimento dell’unione secondo condizioni consensuali, l’ufficiale dello stato civile, una vol-ta ricevute le dichiarazioni dei coniugi, chiede loro di comparire dinanzi a sé, non prima di 30 giorni dalla ricezione, per confermare l’accordo. Ne consegue che la mancata comparizione viene considerata mancata conferma dell’accordo.A tali semplificazioni normative in materia, si ag-giunge la recentissima legge appena approvata alla Camera che prevede la possibilità di ottene-re il divorzio, a seguito della separazione, dopo un periodo più breve rispetto a quello origina-riamente previsto, cosiddetto “Divorzio breve”.Secondo la nuova recentissima normativa – ap-provata alla Camera il 22 aprile 2015 – non sarà più necessario attendere tre anni dalla separazio-ne per richiedere il divorzio, ovvero la cessazio-ne degli effetti civili del matrimonio.In caso di separazione definita giudizialmente, cioè dopo un contenzioso tra i coniugi di fron-te ad un giudice, dovranno passare 12 mesi, in luogo dei tre anni originariamente previsti, per poter chiedere e ottenere il divorzio. Laddove, invece, la separazione sia stata definita consen-sualmente, quindi senza l’intervento del giudice ma solo sulla base dell’accordo tra i coniugi, il tempo necessario per richiedere il divorzio pas-sa da tre anni a soli sei mesi.

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K A I R O SE V E N T I E M A T R I M O N I D I C L A S S E

di Monia Re

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a cura di Riccardo Celi - giornalista automobilistico

IMMATRICOLAZIONI PRIMO TRIMESTRE 2015: DATI INCORAGGIANTI, MA CON CAUTELA

una “ripresina” targata expo

Lungamente atteso dopo tanti temporali, sul mercato italiano dell’auto è finalmente tor-

nato il sereno. Ci si può chiedere se si tratti di una vera inversione di tendenza e interrogare su quanto durerà, ma è indubbio che i primi numeri sulle nuove immatricolazioni del 2015 autorizzano, se non all’esultanza, almeno a un moderato ottimismo, ed è esattamente questa l’atmosfera che si respira tra le organizzazioni della filiera autoveicolare.Ma veniamo ai numeri. Il mese di marzo ha chiu-so con 161.303 vetture nuove, cioè il 15,06% in più dell’anno prima: è il terzo incremento a doppia cifra del 2015, risultati, cioè, che non si vedevano da anni. Il consuntivo gennaio-mar-

zo, con 428.464 unità (+13,14% rispetto allo stesso periodo del 2014), è altrettanto incorag-giante. Pure la raccolta di nuovi contratti (oltre 170.000 a marzo, +21%) indica che il trend po-sitivo delle immatricolazioni proseguirà ancora ad aprile. Ma al di là delle vendite di nuove auto, pur importanti, lascia ben sperare anche il dato di quelle fabbricate in Italia che, dopo anni di cali senza sosta, a gennaio sono cresciute di un ro-busto 30,4% rispetto a un anno fa, con aumenti previsti anche nei prossimi mesi. Risultano ugualmente in miglioramento altri due importanti indicatori: l’indice di fiducia dei con-sumatori, salito a 110,9 a marzo (nel 2010: base 100), e quello delle imprese del settore, che è

Le immatricolazioni del marchio Porsche (nell’immagine in basso a sinistra, una Cayman GTS), cresciute di oltre il 63% nel primo trimestre 2015, dimostrano che anche per le auto di lussoil periodo di crisi sembra alle spalle.

Buona parte dell’attuale successo del marchio Jeep sul mercato italiano è dovuto al gradimento incontrato dalla nuova Renegade.

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balzato a quota 103 dai 97,5 punti di febbraio.Rose e fiori, dunque? Non esattamente, poiché gli analisti citano due aspetti da non trascurare. Il primo è che buona parte dei risultati positivi sono da attribuire al comparto del noleggio, che nel trimestre ha incrementato le immatricolazio-ni del 37%, mentre le vendite ai privati sono cre-sciute solo del 7,4%, un livello insoddisfacente. Il secondo fattore è il benefico effetto-volano provocato dal grande evento dell’Expo 2015, che ha già provocato un’impennata nelle imma-tricolazioni di vetture da parte dei noleggiatori a breve termine, i quali si preparano a sostenere le massicce richieste di auto a nolo, previste du-rante la manifestazione. In altre parole, si teme che il mercato tornerà ad avvitarsi dopo la gran-de kermesse milaneseUno sguardo alle classifiche dimostra che le marche italiane appaiono in leggero recupero su quelle estere. Nel trimestre, la loro quota di mer-cato è passata al 28,40% dal 28,19% dello stesso periodo 2014, con 15.216 immatricolazioni in più. Grazie all’arrivo di modelli rinnovati, sono quasi triplicati i consuntivi Jeep, mentre soffrono ancora Alfa Romeo e Lancia-Chrysler, che salgo-no molto meno del mercato. Tra le marche estere, numeri trimestrali in crescita registrano Lexus (+126,84%), Por-sche (+63,2%), Mitsubishi +61,63%), Seat (+48,81%), Nissan (+31,48%) e Smart (+30,66%), beneficiata dal rinnovo della gamma, mentre appaiono in difficoltà Jaguar (-42,65%), Suzuki (-14,54%), Honda (-10,07%), Mazda (-4,76%), Citroën (-4,58%) e, tra i marchi “premium”, Audi, che nella ripresa del mercato deve accontentarsi di un modesto +1,23%.Venendo alle top ten, le prime cinque posizioni della classifica di marzo parlano italiano (nell’or-dine: Fiat Panda, Fiat 500L, Lancia Ypsilon, Fiat 500 e Fiat Punto), con la prima straniera, la Renault Clio, che si piazza al sesto posto. Tra le diesel, la prima è la Fiat 500L, seguita da Volkswa-gen Golf, Renaul Clio e Nissan Qashqai, incalzata dalla Jeep Renegade in sesta posizione.

ANCHE LA GRANDA RISORGEAnche nella Granda, il mercato dell’auto mostra segnali di ripresa, ma i numeri appaiono un po’ meno incoraggianti rispetto a quelli nazionali. Nei primi due mesi dell’anno le nuove immatricolazioni sono cresciute dell’8,76%, a fronte di un incremento del 12,2% a livello italiano nello stesso periodo. Anche le compravendite dell’usato non entusiasmano e, pur in aumento rispetto al 2014, i passaggi di proprietà al netto delle mini-volture (cioè quelle a favore dei venditori professionisti che, a loro volta, piazzeranno i veicoli all’acquirente finale) nel bimestre sono cresciuti solo del 2,83%. Quanto al parco circolante, anch’esso è in aumento: in gennaio, a un +8,74% di nuove immatricolazioni ha corrisposto una dimi-nuzione dell’8,46% delle radiazioni, cioè dei veicoli eliminati dal Pubblico Registro, mentre in febbraio i dati sono stati, rispettivamente, +8,78% e + 2,67%.

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Fiat 500X. Dai dati di vendita del primo trimestre 2015, le marche italiane appaiono in leggero recuperosu quelle estere. Le prime cinque posizioni della classifica di marzo riportano, nell’ordine, Fiat Panda, Fiat 500L, Lancia Ypsilon, Fiat 500 e Fiat Punto.

La mancanza di modelli nuovi (nell’immagine in basso a sinistra la Giulietta in versione Sprint) sta penalizzando Alfa Romeo che, in un mercato in crescita a doppia cifra, vede le sue immatricolazioni aumentare meno del 5%.

Nella “top ten” delle vetture più vendute in Italia nel primo trimestre 2015, la Renault Clio è al sesto posto.

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a cura del dott. Fabio Moretti - presidente EBIOS FUTURA

CEFALEA: UN SOLO SINTOMO, TANTE DIAGNOSI

“capire” il mal di testaFerdinando Cornelio – neurologo di fama

internazionale e direttore scientifico dell’I-stituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano, centro di eccellenza neurologica mondiale – è ospite in questa edizione della nostra rubrica per un approfondimento su cefalea e mal di testa, tema già trattato nel numero 31 (genna-io-febbraio 2015), che interessa purtroppo un numero considerevole di persone. Si tratta perlopiù di disturbi di cui spesso è diffi-cile, per chi ne soffre regolarmente o periodica-mente, capire natura e causa. Per questo abbiamo chiesto al professor Corne-lio di presentarci un breve quadro generale.“La cefalea, comunemente chiamata ‘mal di testa’, in realtà non è altro che un sintomo, al pari della febbre o della lombalgia, che potreb-be sottendere processi patologici molto diversi tra loro e che può essere considerato come il risultato di processi patologici che prevedono l’interazione di cervello, vasi sanguigni e termi-nazioni nervose che circondano i vasi. In alcuni casi, il sintomo della cefalea coincide

con la patologia stessa, nell’ambito di alcuni quadri sindromici che prendono il nome di ‘cefalee primarie’ (per esempio l’emicrania, la cefalea a grappolo, la cefalea di tipo tensivo). In altre situazioni, il sintomo della cefalea è invece espressione di una patologia sottostan-te la cui cura, quando possibile, determina la risoluzione del sintomo. È questo il caso delle cosiddette ‘cefalee secondarie’, tra cui vanno ricordate quelle dovute a patologie intracrani-che vascolari e non, quelle attribuite a problemi strutturali del capo e della colonna cervicale, quelle legate a disturbi della vista, oppure otori-nolaringoiatrici, o dell’omeostasi quali l’iperten-sione arteriosa, o ancora all’uso continuativo di farmaci. La stragrande maggioranza dei pazienti, però, soffre di una forma di cefalea primaria; il nu-mero di coloro in cui il sintomo della cefalea è attribuibile a una patologia organica diversa è decisamente esiguo, pari a non più del 10% dei pazienti. Tra tipi principali e sottotipi di ce-falee primarie e secondarie, si annoverano circa

200 varianti; il compito del medico di base in primis, e in seguito del neurologo e di chi si oc-cupa specificamente di cefalee, è proprio quello di stabilire se si tratta di primaria o secondaria, individuarne il tipo e suggerire il trattamento più appropriato, quando indicato. In tutti questi casi l’indirizzo diagnostico si ottiene nel modo più appropriato con un’anamnesi accuratissima, che occupa la maggior parte del tempo in fase di visita. Spesso non risulta nemmeno necessario eseguire esami diagnostici, laddove la diagnosi possa essere adeguatamente raggiunta sulla base delle informazioni raccolte nel corso della visita. La maggior parte dei pazienti che consultano il neurologo ha problemi di cefalea e, di questi, la maggioranza soffre di una forma di cefalea pri-maria ricorrente che prende il nome di ‘emicra-nia’. In Italia si stima, per esempio, che vi siano almeno 6 milioni di soggetti emicranici. L’emicrania non è una malattia che mette in pe-ricolo la vita del paziente, come le neoplasie o l’ictus, ma è una condizione invalidante che può interferire con le attività di chi ne soffre”.

Si stima che in Italia vi siano almeno 6 milioni di emicranici, soggetti cioè che soffrono di una forma di cefalea primaria (per cui il sintomo della cefalea coincide con la patologia). Tra tipi principali e sottotipi di cefalee primarie e secondarie, si annoverano circa 200 varianti.

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IL CASTELLO DI MAGLIANO ALFIERI È LA NUOVA SEDE OPERATIVA DEL CLUB UNESCO DI ALBA photo: Cornelio Cerato

l’unesco trovacasa nel roeroIl Club UNESCO di Alba ha una nuova e pre-

stigiosa sede operativa: il Castello di Magliano Alfieri, nel Roero. La cerimonia di inaugurazione si è svolta sabato 28 marzo, dopo una piacevole visita del borgo intorno al castello e del Museo dei Soffitti in Gesso, con un’anticipazione del Teatro del Paesaggio in corso di allestimento, accompagnati dal Sindaco Luigi Carosso.Con l’occasione il presidente del Club UNESCO

di Alba Alessandro Lovera ha presentato la Fon-dazione “Castello degli Alfieri” appena costituita e ufficializzato l’ingresso nell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langa-Ro-ero e Monferrato.Un’occasione importante per sottolineare la grande importanza ambientale del Roero e il ruolo che l’UNESCO riveste da sempre nella tu-tela del patrimonio paesaggistico.

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IL MEAT CONCEPT ALLA PIEMONTESE photo: Daniele Molineris

incontro tra gusto e designL’atmosfera di un’officina, ricreata grazie all’ac-

costamento di materie prime, texture e luci, è il nuovo contesto progettato e realizzato da AMlab per il ristorante HD da IVAN di Magliano Alpi. Il meat concept alla piemontese, che combi-na l’aspetto della filiera agroalimentare di qualità con la cottura alla griglia, ha finalmente riaperto i battenti il 10 aprile scorso, per tutti gli appassio-nati di carne. Uno spazio autentico in cui l’eccel-lenza della carne bovina piemontese, selezionata dal famoso macellaio Martini di Boves, incontra la maestria della cottura diventando un’esperienza

unica e coinvolgente. Più che una cena, una se-rata da HD da Ivan si trasforma in un momento magico, contraddistinto dalla qualità delle mate-rie prime utilizzate per i piatti e dall’atmosfera di socializzazione e incontro, insomma dal gusto e dalla voglia di stare insieme per condividere tutti i piaceri della vita. AMlab ha progettato e realizzato il primo vero show cooking della provincia di Cu-neo, dove i protagonisti sono le eccellenze agro-alimentari del territorio in una logica di filiera corta, di elevata qualità e di esaltazione del gusto. Il laboratorio creativo ha portato al centro della

scena la presentazione della carne, tipicità del no-stro territorio, e la cottura alla griglia. Tutto in HD da IVAN ricorda un’officina del taglio pregiato, dal banco delle carni in legno e marmo ai tavoli in ferro e marmo, sembra quasi di sentire l’odore ferroso di un vecchio macello e le voci dei macel-lai di un tempo.La squadra di HD da IVAN, fatta di collaboratori giovani e preparati, è un punto di riferimento per la clientela nella scelta di un taglio di carne o di un piatto rivisitato secondo le tradizioni della cu-cina piemontese.

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A SALUZZO SI È CORSA LA TRADIZIONALE MARATONA DI PRIMAVERA photo: P. O. “La Mezza del Marchesato”

la mezza del marchesatoCon 887 iscritti “La Mezza del Marchesato –

mezza maratona tra i frutti in fiore”, supe-ra nei numeri la prima edizione, e si conferma un evento sportivo e turistico importante per il territorio. Una macchina organizzativa complessa guida-ta dalla Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo, che ha coinvolto quattro comuni e centinaia tra volontari e Forze dell’ordine, per garan-tire la sicurezza sul percorso che domenica 19 aprile ha attraversato i comuni di Saluzzo, Lagnasco Verzuolo e Manta. La vittoria nella

categoria assoluti maschili è andata al kenyano Joash Kipruto Koech (Atletica Potenza Picena) con il tempo di 1:05:53, mentre tra le donne ha vinto Federica Scidà (Runner Team 99) con 1:20:31. Il colpo che ha dato il via alla corsa è stato sparato dal sindaco di Saluzzo Mauro Cal-deroni, mentre Enrico Falda, presidente della Fondazione Bertoni, ha fatto da starter per la eVISO Run 8 km. Al termine della gara tutti i protagonisti si sono poi ritrovati al Peraria Vil-lage di piazza Cavour, fra eventi collaterali e stand degli sponsor.

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30 MILA VISITATORI PER MAISON&LOISIR 2015, AD AOSTA DAL 29 APRILE AL 3 MAGGIO

una vetrina perla casa e non soloL’edizione 2015 di Maison&loisir, il Salone

dell’Abitare di Aosta, si conclude con un bilancio estremamente positivo: “30 mila visi-tatori - dichiara l’organizzatore, Diego Peraga – in netta crescita rispetto al 2014, e un vero boom di pubblico dalla Svizzera, per scoprire le novità nel settore casa, dalle costruzioni all’arredamento, dall’energia alle finiture, con uno spazio creativo espressamente dedicato al design, chiamato The Sign.”. Tanti gli appunta-menti collaterali fra cui conferenze tecniche e

approfondimenti di alto livello con esperti di vari settori come l’archistar Mario Cucinella e Peter Eralacher, esperto casaclima per la ri-qualificazione energetica degli edifici. E inoltre i “Tour de Force”, ciclo di visite guidate su bi-ciclette elettriche a pedalata assistita a edifici particolarmente interessanti sotto il profilo dell’architettura sostenibile, le conferenze sul benessere e i laboratori per bambini su arte e cucina... Insomma un’offerta che ha acconten-tato davvero tutti!

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saintes et bienheureuses à saintes maries de la merde Vilma Brignone – pg 28

De la musique, des violons et des guitares, des atmosphères gita-nes, des traditions provençales et espagnoles, de magnifiques chevaux blancs lancés parmi les flots, des dunes et des plages de sable très fin, des flamants rose, des corridas jouées pacifique-ment et après… une procession incroyable et passionnante, avec une foule multicolore d’hommes, de femmes, de religieux, de tou-ristes, de cavaliers, mais surtout de gitans qui arrivent non seule-ment de toute l’Europe, mais du monde entier. Comme toutes les années, depuis des siècles, cette année aussi – le 24 et le 25mai – en Camargue, les musiques de la plus grande fête gitane vont couvrir le bruit impétueux du Mistral, à Saintes-Maries-de-la-Mer, dans la France du Sud, là où le Rhône embrasse la mer Méditérranée. Une ville qui devient pendant deux jours la capitale du peuple nomade, des “enfants du vent”.La légende des SaintesVoilà des Roms, des Bohémiens, des Tziganes, des Gitans, des Kalé, des Sinté, des Manouches et des gens d’autres ethnies qui arrivent ici pour le Pèlerinage des Gitans, vénérer leur Sainte, Sainte Sara la Noire, à l’endroit où, selon la légende, Marie Jacobé, Marie Salomé et Marie Madeleine furent accueillies (48 avant Jésus-Christ); celles-ci chrétiennes, victimes de persécutions en Palestine, arrivées sur ces plages avec leur servante Sara, après un voyage périlleux en mer sur une embarcation sans voile et sans rame. Depuis 1448 la somptueuse cathédrale – où les reliques des trois saintes furent découvertes et où, dans la crypte, se trouve la statue de Sainte Sara la Noire, habillée de robes multicolores, de manteaux et adornée de bi-joux – devient le lieu de culte pour ces groupes de nomades et leurs ethnies. Un culte qui, depuis 1935, a été accepté par les autorités et l’église locale, étant un moment publique de fête et de processions.Les processions“Vive les Saintes Maries, vive Sainte Sara!”, c’est l’invocation joyeuse qui durant deux jours rassemble la voix de plus de 10.000 gitans. Le 24 mai, une longue procession de femmes aux longues jupes, de cavaliers, de bohémiens, de gardians de taureaux et de chevaux de la Camargue, porte la statue jusqu’à la mer pour la purification. Le jour après, c’est le tour des saintes du village, dont les statues sont menées en procession jusqu’à la mer, entourées d’une foule de fidèles et de pèlerins provenant de partout et accueillies par un nombre impressionant de gitans sur la plage, la plupart d’eux dans l’eau, habillés de leurs costumes traditionnels.La fêteCe spectacle impétueux et vital des célébrations ne dure pas que le jour. Les nuits de fête jusqu’à l’aube, les chants et les danses accompagnés des guitares, des violons et des castagnettes, les mélodies qui évoq-uent le flamenco, tout cela rappelle les déserts de l’Afrique du Nord et les plaines de l’Europe Centrale. Mais le pèlerinage n’est pas seulement un scénario folklorique pour les touristes, c’est l’expression d’une véritable tradition culturelle, d’un mélange de cultures différentes en mesure de se retrouver au sein d’une identité commune, le caractère nomade.

LE REGARD DU PHOTOGRAPHEUne jeune photographe de Turin, Eloise Nania, l’an dernier était là et le déclic de son appareil photo-graphique a fixé des scènes fortement suggestives pour UNICO. Il s’agit d’un reportage de l’arrière-scène du pèlerinage des gitans, sans doute le plus important. “L’année dernière je suis allée à Saintes Maries – dit Eloise, représentée par l’Agence Corbis - pour vivre cette expérience. Une foule de gens, de gitans qui arrivent dans leurs caravanes et s’arrètent sur les routes, les places, au bord de mer. La ville devient leur maison. On mange sur la route, on prépare de grands banquets collectifs que l’on cuit dans de grandes casseroles”. Ce pèlerinage est le rendez-vous annuel des familles Roms, qui arrivent ici des quatre coins de l’Europe, c’est une occasion pour se rencontrer, faire connaitre les enfants, baptiser les nouveaux nés dans l’église de Saintes Maries. “C’est un monde que l’on protège et que l’on défend à partir de son in-térieur, comme l’on sait qu’on est considérés différents”. Une barrière culturelle que les fêtes pour Sainte Sara avec la musique poignante des violons et des guitares dans la nuit seul en partie peuvent cacher.

à bicyclettede Monica Coviello – pg 38

Les senteurs des saisons, la pureté de l’air, les courants, la lumière naturelle. Traverser un territoire à bicyclette, c’est en percevoir toutes ces dimensions, « le ressentir » et « l’apprécier ». La province de Coni est un point de départ et d’arrivée idéal pour découvrir, en deux roues, les mises en scène d’une nature luxuriante, mais également des coins et des vues si pittoresques façonnées par l’homme. Chaque vallée présente ses propres caractéristiques et ses propres traditions. Le territoire a souvent accueilli les étapes du Giro et les challenges des plus grands champions cyclistes. Mais, ceux qui souhaitent se balader sans hâte disposent d’itinéraires spéciaux. On pourra y découvrir un sentier surprenant, divertissant ou émotionnant. Voici quelques propositions de Conitours, l’association des opérateurs touristiques de la province de Coni, pour partir à la découverte du territoire. Le « Tour des forts de la vallée Pesio » est un parcours pour cyclistes expérimentés : quatre jours en VTT

sur les routes militaires d’altitude entre le Piémont, la Ligurie et la France. Le parcours s’étend sur 155 à 170 kilomètres (selon le sens emprunté) parmi des pay-sages naturels luxuriants et des environnements très diversifiés en fonction de l’altitude : des col-lines du Bois Navette, aux versan-ts vertigineux du Pas de Tanarello, jusqu’à l’arrière-pays ligure, et en-core à travers la vallée de la Roya pour atteindre les vallées aux incisions rupestres. On pourra parcourir la vallée des Merveilles, le col de Tende et l’on montera jusqu’à la cime Bertrand avant de retourner au point de départ le long des sentiers de rhododendrons. On dormira dans les chambrées des refuges et, sur toute la durée du tour, les cyclo-excursionnistes seront guidés par des accompagnateurs. Le « Tour des forts » traverse des chemins et des sentiers en terre dans un environnement alpin. Les dénivelés sont importants (plus de 1300 mètres) et les montées contraignantes (elles peuvent dépasser dix kilomètres) : aussi, faudra-t-il être bien entraîné. Dans tous les cas, pour ceux qui seront à bout de ressource, un véhicule 4x4, suivant le groupe en permanence, sera à leur disposition. L’itinéraire peut commencer à Upega, sur la commune de Brigue Haute, ou dans le sens inverse de Pian delle Gorre à Chiusa Pesio. Le parcours quotidien est de 40 kilomètres. Pourquoi ne pas essayer de revivre, quelques jours, les émotions des grands champions cyclistes ? Les « Montées du Giro » démarrent par la visite du centre historique de Coni. Le deuxième jour, on quitte la cité en direction des Alpes. Le troisième jour, on parcourt la route de Frabosa Soprana à Chiusa di Pesio : on pourra tenter la montée du Giro pour atteindre Prato Nevoso. En quittant Chiusa Pesio, on monte vers la vallée sur l’ancienne route militaire. Les étapes du Giro à tenter sont au nombre de deux : de Sambuco au col de Larche sur 18 kilomètres, et de Vinadio au sanctuaire de Sant’Anna di Vinadio sur 15 kilomètres. Le cinquième jour, on descend à Demonte pour entamer ensuite la montée vers le col Fauniera, l’une des plus difficiles du Giro, avant de redescendre à Caraglio. Le jour suivant, on monte jusqu’à Sampeyre, en passant par Dronero, Stroppo et Elva. Le septième jour, avant de redescendre la vallée Varaita, on pourra essayer de monter le col de l’Agnel : 30 kilomètres d’une difficile montée pour se mesurer aux grands champions. Le dernier jour est également celui de la dernière montée du Giro, de Paesana au Pian del Re, avant de retourner à Coni en empruntant les routes de la plaine. Un « Tour des cols », en VTT, a également été aménagé à travers Salsas Blancias, Vallonetto et Montagnet-ta. En partant de la place de Sambuco, on emprunte la route principale du village pour le hameau Lou Serre que l’on atteint avec une alternance de tronçons plus ou moins raides, sous les aiguilles du mont Bersaio. À la dernière maison de l’habitat, on emprunte un sentier traversant le ruisseau Rio Bianco et l’on remonte à Moriglione San Lorenzo. On transite par le Gias Vallonetto et le col Guià, jusqu’au Salsas Blancias. En descendant un peu, on emprunte la route militaire, puis, sous le mont Bodoira, on parvient au col Vallonetto. Là, la route militaire commence à perdre de l’altitude et traverse une barrière rocheuse pour atteindre le col de la Montagnetta.Au départ des vallées de Coni, la mer est facilement accessible, en traversant la montagne et ses coins cachés, la vallée Pesio et les hameaux alpins de la vallée Vermenagna. On arrive, le premier jour, au Pian delle Gorre, au cœur du parc de la vallée Pesio pour y passer la nuit. On repart parmi les forêts de sapin blanc, on monte jusqu’au Gias degli Arpi et, le long de sentiers exigeants et techniques, on atteint le refuge Don Barbera en empruntant la route en terre « la voie du sel de Limone à Monesi ». Le jour suivant, on continue jusqu’au col Piana, puis on commence à descendre sur un parcours fa-scinant jusqu’au col de Tende et à Limone Piemonte. De là, on pourra emprunter un itinéraire à la redécouverte des six forts de la maison de Savoie, dont le fort Central, le fort Tabourda et le fort Pepino. D’autres initiatives sont proposées sur le site http://www.cuneobooking.it/. Depuis peu, les nouveaux « Parcours cyclo-touristiques de la plaine de Coni » sont proposés. Ils permettent de découvrir le ter-ritoire autour des communes de Fossano, Bene Vagienna, Cherasco, Narzole et Marene : sept circuits signalés, pour un total de 240 kilomètres. Il s’agit d’itinéraires parmi les champs cultivés, les canaux et les bosquets de peupliers, sur les reliefs et les lits des fleuves. Mais, l’on y découvrira également des témoignages de l’histoire antique et récente : des pièces archéologiques, des tours et des châteaux, des fermes et des moulins. La carte complète peut être téléchargée sur le site www.visitfossano.it/download. L’association FIAB CONI-BICINGIRO a également préparé un vaste programme de cyclotourisme pour 2015 comprenant 53 excursions guidées, sur des itinéraires plus faciles en première partie de saison, puis de plus en plus contraignant. On pourra pédaler dans le Parc Fluvial, les vallées de la province de Coni, comme également dans la Langa, la région de Saluces, de Mondovi, sans oublier la région de Turin et la Ligurie. Le programme des rendez-vous se trouve sur le site de BICINGIRO, http://bicingirocuneo.com/gite/.

via roma de conide Lorenzo Boratto – pg 62

Ce n’est pas l’Unter den Linden berlinoise, ni les Champs Élysées parisiens ou la Fifth Avenue newyorkai-se, mais, finalement, Coni a « retrouvé » sa rue principale qui reflète et rappelle les huit siècles d’histoire de ce chef-lieu. L’âme de la ville, profondément commerciale mais également militaire, se perçoit sous les arcades médiévales de la via Roma et ses cent magasins et boutiques : la Coni du peuple et de l’église, des notables et des nobles. Toutes ces identités se sont toujours amalgamées sur cet espace public.

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Les habitants de Coni et les visiteurs ont assisté, depuis maintenant six ans, à toute une série structurée et ciblée d’interventions, aussi bien publiques que privées, ayant transformé l’ensem-ble de l’antique rue centrale. Un peu moins de 800 mètres entre place Torino et place Galimberti, un développement curviligne caractéristique qui coupe le centre historique, avec ses 67 immeu-bles, quasiment tous surprenants et dignes d’intérêt. Jusqu’au XVIe siècle, elle était dénommée « platea » : c’était un lieu d’échange et de rencontre, large de 40 m sans arcades. De fait, jusqu’à l’époque napoléonienne, la rue était une véritable « place » de la cité. Elle fut ensuit dénommée « contrada Maestra », « via Nizza » à la fin du XIXe siècle et « via Roma » depuis maintenait plus d’un siècle. Mais au-delà des noms, l’histoire de Coni s’est véritablement déroulée sur cette rue large comme une place. Les interventions ont été nombreuses depuis 2009. Tout à commencé par des subventions publiques pour la restauration des façades de l’ensemble de la via Roma « de manière homogène et dans des délais rapides » comme le demandait la commune, qui avait proposé des déductions et des facilités supplémentaires et pris en compte toute la conception en accord avec la direction régionale des monuments historiques et artistiques : le Plan couleur de la cité historique. Les services municipaux ont méticuleusement collecté les données historiques et iconographiques, les relevés des matériaux et des techniques de construction, les thermo-graphies, les analyses des enduits et la cartographie chromatique en fonction d’études strati-graphiques et d’analyses à infrarouge. Les premières surprises « virtuelles » se sont alors révélées : des peintures du XVIIe au XIXe siècle, des éléments décoratifs vieux de cinq siècles, des colon-nades et des arcades médiévales, des tours crénelées absorbées dans les nouvelles constructions. Par ailleurs, la municipalité a souhaité « enterrer » les câbles de l’éclairage public, les réseaux électriques, les câbles téléphoniques et les fibres otiques. De plus, des enseignes, des terrasses, des chapiteaux, d’anciennes décorations urbaines, des panneaux publicitaires ont également été aménagés. La dernière étape a consisté en la réfection des arcades, grâce à un sponsor privé, et au nouveau pavage en granit gris et en pierre de Luserne. Une véritable révolution due à la décis-ion de retirer entièrement les parkings adossés aux arcades ainsi que le trafic après de longues discussions et de grandes réticences. La décision de rendre la via Roma piétonne est définitive, même si l’on n’en connaît pas encore tous les détails. Mais, la décision de retirer tous les engins polluants du centre de la cité a permis des découvertes éclatantes sur les façades : des cadrans solaires, des fresques, des inscriptions. En voici quelques exemples : sur les deux bâtiments dén-ommés « Casa Miraglio » et « Casa Tua », ont été découvertes des décorations géométriques dichromatiques du XVIe siècle et une peinture votive du XVIIIe (Madone à l’enfant) ; sur la « Casa Quaglia », des fresques sur enduit avec quelques personnages bien conservées (une dame blon-de et un guerrier casqué sur fond bleu), ainsi qu’une vue du haut de la cité de Rome. Au bas, la fresque reporte la date de 1508 : la Renaissance à Coni. De l’autre côté de la rue, la « Casa Fantino » présente un marmorino (un amalgame de chaux et de poudre de marbre) du XVIIIe siècle et un cadran solaire. À la « Casa Dalbesio », des crénelures de l’ancien bâti ont été mises à jour : c’était, en fait, une tour. Certes, les sommes en jeu sont importantes : pour la municipalité, plus de 3 millions investis sur le Plan couleur, 2,2 millions pour la nouvelle couverture piétonne (fonds européens PISU), 2 millions de subventions aux entreprises du centre historique et au dédommagement des nuisan-ces des chantiers.La phase de conception a été coordonnée par la direction régionale des monuments historiques et par le concepteur Greta Morandi (secteur de l’environnement de la municipalité), avec la con-tribution à la recherche historique de l’architecte de Coni, Roberto Albanese. Celui-ci indique que : « Dès sa fondation, Coni a eu une vocation économique purement commerciale : le cœur en était la platea. Là, à partir de la période angevine, s’est tenu un important marché interrégional : un grand espace ouvert destiné aux échanges de matières premières et de produits manufacturés, protégé et garanti par des normes statutaires précises, et la classe dirigeante s’empressait de le revitaliser et de le maintenir à un niveau de prestige. Les arcades ? C’étaient des avant-corps adossés au tissu urbain de matrice médiévale. Mais, à partir du XVe siècle, une lente et inexorable transformation de ces bâtis en fit de somptueuses demeures, en fonction des us et des styles de vie de l’époque. La platea fut complètement transformée : les bâtis gagnèrent en hauteur, s’enrichirent de galeries en arcades au dernier étage, de magnifiques portes cochères donnant sur de grands escaliers desservant les différents étages en substitution des peu pratiques escaliers

en colimaçon. En somme, la commune a toujours réglementé avec attention cet espace commercial, surtout les jours de mar-ché et lors des foires ». Al-banese ajoute : « En 1382, Coni passa à la maison de Savoie qui la transforma pour devenir la principa-le place forte militaire du Piémont méridional. Ainsi, les fortifications restrei-gnirent-elles le périmètre urbain, protégeant la cité et la contraignant à gagner en hauteur par des stratifi-cations continues. La présence de bâtiments religieux est importante : du dôme à l’église Saint Ambroise ». En juillet, les travaux devraient s’achever. Depuis des mois, une inauguration « en grande pompe » est en préparation. Elle implique le diocèse et la commune, L’ATL et le musée diocésain, les associations des commerçants, de Conitours et de MangiArti. La nouvelle rue sera éclairée, du 3 au 14 juillet, par des milliers de lampes à LED, un « portique de lumière » du côté de la place Galimberti, puis 140 mètres d’arcs lumineux et de candélabres, 50.000 diodes LED et des chapiteaux lumineux, 1200 lampes stroboscopiques, 150 tubes en plexiglas pour un jeu de lumière agrémenté de musique, de performances artistiques, de spectacles. La nouvelle rue sera associée aux célébrations religieuses de la Madone du Carmine. De plus, un festival international d’artistes de cirque, des célébrations de l’Union Européenne, un dîner dans la rue de 400 cou-verts, une montgolfière sur la place Galimberti, une nuit blanche, des fêtes et des apéritifs sont également prévus.

VIA ROMA: UN CENTRE COMMERCIAL à L’ÂME ANTIQUEDes magasins, des boutiques, des bars pour les courses quotidiennes en toute tranquillité ou pour les achats de dernière minute, dans un coin de la cité pratique et entièrement piéton, loin de la frénésie du trafic. Faire ses courses en admirant les bâtiments historiques valorisés par de savantes restaurations, où le style est authentique et non rebâti comme dans les grands centres commerciaux sans âme. Se promener sans le stress des voitures, en laissant les enfants courir sans risque. Voilà la nouvelle via Roma.Les parkings sont à deux pas : place Boves, place Foro Boario ou l’ex Héliport sont les plus prati-ques et les plus proches, et, en 5 minutes, on rejoint la porte Mondovi du côté de la rivière Gesso ou le cimetière du côté de la rivière Stura. Tout compte fait, c’est comme se garer dans les im-menses esplanades désolées des centres commerciaux, mais avec l’immense plaisir de parcourir la montée des rives sur les anciens sentiers et dans la nature pour atteindre le centre médiéval de la cité. Peut-être, en portant un peu plus d’attention aux bâtiments historiques, parfois de vérit-ables œuvres d’art, come le complexe de Saint François du XVe siècle, l’ancien Hôpital baroque de Sainte Croix ou la rue Mondovi avec sa synagogue et ses arcades les plus anciennes de la cité. C’est un peu se retrouver touriste dans sa propre ville et y porter un regard neuf. Via Roma offre la possibilité de choisir parmi les librairies, les magasins d’habillement, de sous-vêtements, de chaussures, de bijoux, d’alimentation, d’articles ménagers et de parfums, sans oublier les hôtels, les bars pour un café sur le pouce ou les locaux à la mode pour un apéritif entre amis, ainsi que les restaurants pour un dîner romantique... De plus, pour nourrir l’esprit, via Roma offre ce qu’aucun espace commercial ne peut fournir : les musées du centre historique et leur proposition cultu-relle. « Palazzo Samone » avec des expositions continument renouvelées, le Musée municipal qui parcourt le passé du territoire depuis la préhistoire et la mise en valeur des dernières découvertes sur les Lombards aux portes de la cité, ainsi que le musée diocésain stimulant et interactif avec ses collections d’art sacré.

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e siamo consapevoli che il nostro operato fa del bene all’ambiente,

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Fondatore, Presidente e Amministratore Delegato

Se le piccole e medie IMPRESE rappresentano

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