Una foglia una fiaba -...

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Una foglia una fiaba EDIZIONI B

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Una fogliauna fiaba

EDIZIONI B

3° Circolo DidatticoScuola elementare statale “Italo Calvino”

via Liguria, 11Cologno Monzese - Mi -

insegnantiMaurizia Carnevale Nadia Ponci

ottobre 1998

In copertina disegno di Mauro Russo

Una foglia una fiaba

EDIZIONI B

AUTORI

Lubna AmmouneAngelo AprileMarco Armetta

Luca AstolfiEleonora BressaninAlessandro CalvittoCostanzo D’ErricoIlaria DebernardisMartina Di Luca

Jacopo Di StefanoFederica Ferrazzano

Marta MirabellaAngela OlivaDario Pettoni

Alessandro RussoDaniela RussoMauro Russo

Stefania Valentino

Prefazione

Una nostra compagna aveva proposto a tutti noi di elaborareuna fiaba per il concorso "Hans Cristian Andersen" di lettera-tura per ragazzi. La maestra ci aveva consigliato di leggere più fiabe.Ognuno di noi ne ha scelta una che poi ha analizzato, abbiamodiscusso insieme le nostre osservazioni e ci siamo resi contoche tutte le fiabe si potevano ricondurre ad una stessa struttu-ra. Sicuramente anche noi quindi potevamo realizzarne una.Ci siamo messi all'opera con tanto entusiasmo, subito peròabbiamo incontrato varie difficoltà: la scelta dei personaggiperché spesso e volentieri si parla solo di principi e principes-se, il racconto di avventure fantastiche lontane dalla nostraesperienza quotidiana e la coerenza nei fatti narrati.Per fortuna ogni volta che eravamo in difficoltà c'era l'elemen-to magico che risolveva ogni problema.Dopo giorni di intenso lavoro tutti sono riusciti a produrre unafiaba, finalmente!, ... peccato però che i termini del concorsoerano già scaduti.Abbiamo così pensato di raccogliere le nostre fiabe in un libro.Leggendole abbiamo rilevato parecchie somiglianze, per cuiqualcuno propose di modificare alcune parti. Da qui nacque l'i-dea di realizzare anche un libro-game in modo da dare al let-tore la possibilità di più scelte. Abbiamo costruito uno schemaad albero con solo una doppia scelta perché non era facilegestire le innumerevoli possibilità.Per dar vita al libro abbiamo realizzato anche dei disegni: lenostre fiabe sono illustrate con disegni fatti a mano, scanneriz-zati e importati nelle pagine di testo, le fiabe ad albero sonoillustrate invece con disegni elaborati direttamente a computer.

BUON DIVERTIMENTO!

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Il paese dell' arcobalenoAngela Oliva

C'era una volta nel paese dell'Arcobaleno unaragazza che viveva oltre i confini di un bosco.Essa era carina, aveva i capelli castano chiaroe gli occhi azzurri, era molto intelligente edastuta. Il suo nome era Sole e viveva in unacapanna che nessuno aveva mai visto. In quelpaese non tramontava mai il sole e la nottenon esisteva. I prati erano colmi di fiori pro-fumati e le cascate e i corsi d'acqua erano lim-pidi.In quel paese non c'era nessun uomo o donnacrudele a parte una: l'Oscurità, essa vivevanascosta e gli uomini e le donne ne avevanopaura. Quando arrivava l'oscurità, il solescompariva. I bambini e i genitori cercavanoallora di farsi coraggio a vicenda per soppor-tare la crudeltà dell'oscurità. All'improvviso arrivò proprio l'Oscurità chetravolse tutti e fece scomparire il sole oscu-rando il paese con la sua notte. Il sole nontornò per parecchio tempo, gli abitanti diven-tarono tristi e i corsi d'acqua smisero di scor-rere.Gli abitanti stanchi della scomparsa del sole einvocarono il loro dio: - Venti di arcobaleno, bufera di giallo, ti invo-chiamo -.

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Ma niente da fare. Per caso una fatina sentì l'eco di quelle parole

e subito entrò inazione: spolve-rizzò nell'aria pol-vere d'oro, pro-nunciò le parolemagiche e il soleritornò.L'Oscurità veden-do ritornare il solesi spaventò e sinascose in unagrotta per nonessere accecata.

L'Oscurità era furiosa con Sole, la cui capan-na fu avvolta dalle tenebre. Sole aveva usatotutta la polvere d'oro e ora non aveva piùscampo.Mentre Sole era in pericolo Jek, un ragazzoche viveva nei boschi, sentì il pianto di Sole eandò in suo soccorso. Jek cercava di combat-tere l'Oscurità, ma non sapeva come fare. All'improvviso ebbe un'idea: accecarla. Jekcatturò un raggio di luce e con esso sbaragliòl'Oscurità. Sole e Jek si innammorarono, rimasero avivere nel paese dell'Arcobaleno e visserofelici e contenti.

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Le avventure di CartellaEleonora Bressanin

Questa è la storia di una cartella che viveva inuna valigeria sognando di viaggiare per ilmondo, ma lì passava il suo tempo a dormirebeata poiché nessuno la voleva acquistare.Sapeva bene, però, che al momento dei saldise ne sarebbe dovuta andare con qualchebambino che di sicuro l'avrebbe sbatacchiata adestra e a sinistra.Un brutto giorno un ragazzino, approfittandoappunto degli sconti, volle comperare lanostra povera Cartella che, ormai, si affloscia-va disperata.A scuola fu appesa come un salame al ganciodel banco e presa a pedate dal suo padrone,che non era capace di star fermo un attimo acausa della sua ansia. La cartella di banco cer-cava di consolarla dicendole che quella era lasorte di tutte quante.Dopo tre mesi la madre, che non sopportava ildisordine, decise di ripulirla in lavatrice.- Aiuto! La lavatrice è peggio delle torturecinesi! - ma prima che potesse continuare,Cartella fu compattata e intrappolata nell'oblòdella lavatrice.Era la fine!Proprio quando la madre stava per premere ilpulsante che azionava la lavatrice, suonò il

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campanello: era un incaricato dell'Enel. Perquanto Cartella riuscì a sentire, la famiglianon aveva pagato l'ultima bolletta forse acausa del bambino disordinato. Fatto sta chenon potevano usare l'elettricità. Poi proprioquando la madre era andata in posta per paga-re l'arretrato, un ladro si intrufolò dalla fine-stra. Fece il giro di tutte le camere e non tro-vando un sacco per trasportare le gioie difamiglia arraffò Cartella che felice si lasciòtrasportare.Da quel giorno fece una vita movimentata evagabonda.

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Doxdorino e BrunoFederica Ferrazzano

C'era una volta un orso di nome Bruno ecognome Azzurro, infatti era bruno ed avevaocchi azzurri, un carattere garbato e vivace,viveva sulla collina Rosata, un posto pienodi rose: gialle, rosa, rosse, bianche; erba soffi-ce, alberi sempreverdi, dove tutti erano felici,animali e persone, insomma era un posto cosìaffascinante e fantastico che attraeva persinole api.Un brutto giorno arrivò Doxdorino il magopiù crudele e malvagio che ci fosse mai stato;voleva eliminare Bruno, perché era invidiosodella sua bravura e della sua intelligenza.Doxdorino pensò di introdurre un veleno nelmiele di cui Bruno era molto ghiotto.Andò sulla collina Rosata, bussò alla porta diBruno e chiese:- Vuoi un vaso di miele appena preso dalleapi? Guarda! Mi sono anche punto e nonpoco; le api poi mi stanno ancora inseguendoe non so a chi dare il miele!- Non ti preoccupare io sono amico di tutti,accetto il tuo dono - rispose Bruno.Prese il vasetto, schiuse il tappo, assaggiò ilmiele e cadde a terra.Il mago ottenne quello che voleva.Per miracolo quel veleno lo aveva solo addor-

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mentato. Dopo un po' Bruno aprì gli occhi e si ritrovòsenza forza, ma proprio in quel momentoarrivò una bambina speciale, Tunisi, che stava

facendo il giro del paese perchè era appenaarrivata dalla Tunisia.Vide il mago Doxdorino che scappava eBruno che era a terra. Scoprì che Bruno era

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buono e Doxdorino no, la bambina perciòcercò di ostacolare il mago. Quando Bruno siriprese, cercò di raggiungere Doxdorino.- Vieni e combatti dove c'è il pozzo Infinito!Arrivati al pozzo Infinito iniziò la sfida. Perprima mossa Bruno lanciò un coltello e beccòDoxdorino che cadde a terra perdendo sangue,ma Doxdorino si alzò e con la magia fececadere Bruno nel pozzo Infinito.Precipitando Bruno si fratturò una costola.Doxdorino se ne andò perché pensava cheBruno fosse finito.Di là passava intanto la figlia del presidente,Quendy, che sentì:- Aiutoh salvatemih, ho paurah! Quendy tirò fuori la corda che portava pereventuali pericoli, la lanciò a Bruno che riuscìa tirarsi fuori.- Mi hai salvato la vita! - esclamò ringrazian-dola.Si guardarono un po' e capirono che lei(Quendy) era il tipo per lui (Bruno) e lui iltipo per lei.Così si fidanzarono.

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Le avventure di MielindaMartina Di Luca

C'era una volta, molti anni fa, una bella prin-cipessa che si chiamava Mielinda: aveva icapelli castani e gli occhi verdi.Vestiva sem-pre con un elegante abito, indossava collanericche di pietre preziose e bracciali d'oro.Viveva in un castello molto grande con tanticamerieri. Voleva però qualcuno con cui gio-care e scherzare perché era figlia unica. Nonaveva neanche un ragazzo che le stava vicino:era sola.Un giorno, Mielinda, sentì suonare il campa-nello alla porta del suo castello.- Buongiorno signore, che cosa desidera? -chiese lei.Mielinda notò subito che era una persona unpo' strana.- E' lei la principessa Mielinda? - disse contono forte.- Sì sono io, perché?- Avevo letto su un giornale che lei era incerca di un ragazzo. Giusto?- E' vero. Ma questo cosa centra?- Io mi offro volontario.Mielinda perplessa ci pensò un po', ma quelsignore non era di suo gradimento.- Mi spiace ma non posso accettare la suaproposta.

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Il signore si arrabbiò tantissimo perché nonsapeva accettare risposte negative.- Se non accetti morirai - la ricattò lui - michiamo Mostrik, sono un grande e potentemostro.In quel momento nessun cameriere era pre-sente e Mostrik ne approfittò per rapirla.Mostrik abitava in un sotterraneo sporco,pieno di ragnatele, mosche e scarafaggi.

- Da oggi in poi tu sarai la mia schiava! - urlòMostrik.- Sì signore - sussurrò disperata la ragazza.Per molto tempo Mielinda restò "imprigiona-ta" lì dentro a eseguire tutti gli ordini diMostrik: gli portava la colazione a letto, sco-pava, stirava, cucinava,...Non ce la faceva più, così una notte rubò lechiavi a Mostrik mentre lui dormiva.

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Aprì la porta, ma Mostrik fece in tempo aricatturarla.- Come hai potuto rubarmi le chiavi? - le urlòMostrik.Mielinda fu nuovamente imprigionata in atte-sa solo della morte.Nel frattempo Mago Magò vide tutto nellasua sfera magica e cercò di fare un incantesi-mo a Mostrik: Sim Salabim, PiripurùPiriporò,- queste furono le parole magiche diMago Magò.Nel sotterraneo Mostrik perse l'equilibrio,incominciò a lamentarsi e si addormentò.Per fortuna il cameriere più fedele diMielinda, avvertì il principe Levante chedoveva salvare Mielinda prima che Mostrik sifosse svegliato e l'avesse uccisa.Levante corse da lei, fece in tempo a slegarlae a fuggire via.Mielinda era finalmente libera.Levante portò Mielinda nel castello, la pre-sentò al padre che gli permise di sposarla.Celebrarono le nozze e vissero felici e conten-ti.

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Le avventure di BimbibusCostanzo D'Errico

C’era una volta un bambino di nomeBimbibus che aveva occhi azzurri e capelli

biondi, frequentava la quarta elementare, eramolto vivace e amava passeggiare per i viali.Un giorno mentre percorreva un viale tantoisolato da fare paura sentì un rumore spaven-

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toso: - Sgam sgignom. Da un cespuglio spuntò un mostro così bruttoche Bimbibus lo soprannominò Orribilus. Ilbambino cercò di scappare però il mostro loingoiò immediatamente senza dargli il tempodi fiatare.Dovete sapere che dentro il corpo di Orribilusc’era un labirinto dal quale nessuno era mairiuscito ad uscire. Dopo due giorni di tentativi il bambino eraancora intrappolato. Nel suo tragitto incontrava spade di antichi,scheletri e tutto ciò che Orribilus ingoiava.Ad un certo punto si trovò davanti un fanta-sma, Bimbibus nel vederlo si spaventò, ma ilfantasma lo rassicurò: - Stai calmo sono unfantasma buono, voglio aiutarti ad uscire daqui, conosco un passaggio segreto, ascoltabene: prosegui diritto, appena incontrerai loscheletro di un cavallo gira a destra, fai trepassi avanti, lì vedrai un lago maledetto, saltasui massi fino all'altra riva, dove troverai unapalude, fatti risucchiare dalle sabbie mobilidicendo questa parola magica “Istambul” esarai fuori dal corpo. Se riuscirai a compierequesta missione e ad uscire dal corpo, questosgorbio si trasformerà in sassolini. Bimbibusseguì tutte le indicazioni e giunse al lagomaledetto, saltellò sui massi e giunse sull’al-tra sponda.

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Arrivato alla palude si fece risucchiare dallesabbie mobili e, mentre cadeva in un condottooscuro, pronunciò la parola magica e in unbattibaleno si ritrovò fuori dal corpo diOrribilus.Appena uscito dal corpo, il bambino vide cheOrribilus cadeva a terra morto e si trasforma-va in sassolini. Bimbibus, contento di aver distrutto un terri-bile mostro, ritornò a casa dove lo aspettava-no i suoi genitori.

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Il povero grande fratelloMarco Armetta

C'era una volta un ragazzo, che si chiamavaCarlino.Era un principe e abitava in un castello a

Canicattì.Era felice perché era molto amato.Un giorno arrivò a Canicattì Frenchi, una per-sona molto cattiva che non aveva amici.Frenchi si mise subito a combattere conCarlino perché voleva conquistare il castellodi Canicattì, ma il padre di Carlino intervenneper farli smettere.Frenchi si spaventò quando si accorse che ilre voleva ucciderlo. Così una notte decise difar cadere il torrione dove dormiva Carlino,

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perché solo così poteva prendere possesso delcastello. Ma proprio in quel momento passavaTom, un ragazzo di campagna sempre prontoad aiutare tutti. Tom decise di andare a vederecosa stava succedendo. Una volta arrivato alcastello, Tom vide un ragazzo come lui in dif-ficoltà, così decise di entrare in azione e disalvarlo eroicamente.Carlino, dopo aver cacciato Frenchi daCanicattì, nominò Tom suo "Grande fratello"e gli chiese di rimanere al castello perchéormai lo considerava il suo migliore amico.Vissero felici e contenti per il resto della lorovita.

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La carta velinaAlessandro Russo

C'era una volta una carta di nome Velina.

Velina viveva in una cartoleria dove venivaconservata molto bene e con cura.Un giorno entrò un ragazzino un po' disordi-nato e disse al cartolaio:- Mi dia un album di carta trasparente!Uscì senza salutare e Velina iniziava a nonsentirsi a suo agio.Dopo due minuti le mani iniziarono a stropic-ciarla e Velina non lo sopportava.Più tardi il ragazzino aveva già consumatotutti e dieci i fogli.

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Velina non ne poteva più, si sentiva semprepiù debole e iniziava a mancarle il respiro.Il giorno dopo, il bambino buttò via l'albumintero nel bidone della raccolta differenziata.Entrata nel bidone conobbe tanti altri tipidiversi da lei: la carta Millimetrata, ilCartoncino, il Foglio a righe ecc.Poi, dopo due giorni, Velina venne riciclata evisse felice e contenta di nuovo nella cartole-ria.

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Il principe e il dottor EnigmaAngelo Aprile

C'era una volta un principe di nome James,era simpatico, alto, bello, occhi azzurri, capel-li neri, portava un mantello lungo e rosso.

Questo principe viveva in un castello alto emassiccio, tutto crepato con finestre rotte;l'interno però era stupendo: aveva divani sca-mosciati di pelle rossa, aveva anche gioielli esedie di ottone.A quei tempi viveva un certo dottor Enigmache era una specie di demolitore di case e dicastelli. Enigma cercava di fare di tutto percontinuare a distruggere case e castelli, peròc'era sempre fra i piedi chi gli rubava le por-zioni distruttive. Enigma decise così di elimi-

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nare una volta per tutte il principe James;non solo perché era convinto che gli rubassele porzioni, ma anche perché il principe eraammirato da tutto il popolo, mentre lui no.Il dottore nel suo laboratorio aveva moltepozioni pericolose, una di colore rosso, pro-prio come il vino, era avvelenata.Enigma si travestì e si presentò al castello diJames per farsi accogliere proprio come unospite. Enigma e James cenarono insieme. Ilnuovo arrivato propose:- Principe, vuole assaggiare un po' del miovino? -- Sì, sì, ho proprio voglia di vino! - risposeJames.Il principe dopo aver bevuto cadde a terra edEnigma si fece una di quelle sghignazzatecrudeli:- Ah! Come sono felice! -Nel castello viveva anche un maggiordomoche aveva sempre una soluzione per ogniproblema. Così quando si accorse dell'accadu-to riuscì a guarire il principe e spiegargli cosaera successo:- E' stato Enigma travestito da ospite! -- Ah! Quel vigliacco me la pagherà per quelloche ha fatto! - esclamava James.Enigma pensava che il principe fosse morto ecosì cominciava a preparare tutte le variepozioni distruttive; il dottore non vedeva

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l'ora che tutte le case e i castelli fosserodistrutti perché almeno dimostrava al popoloquanto valeva lui stesso.James entrò nel laboratorio del dottore edisse: - Ah! Enigma credevi di farmela… eh!? -- Cosa… ancora… tu… ma… come è possi-bile! - balbettava Enigma.- Già, proprio così, dovevo essere morto, peròcome vedi sono ancora qui!-Il principe cominciò a combattere controEnigma:- Combatti spilungone che non sei altro! - Il principe poi, con un colpo di karate feceinciampare Enigma che poi cadde sullepozioni avvelenate.Così il principe James liberò il regno daEnigma; tutto il popolo potè vivere felice econtento.

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Fulmine e la mosca dispettosaStefania Valentino

Fulmine è un cavallo bianco lucente e vive inuna stalla dove ci sono anche altri cavalli.Una mosca nera dispettosa stuzzicava spessoFulmine perché era il più bello di tutti i caval-li.- Adesso ti faccio innervosire così impari abuttarmi sui muri con la tua potente coda.Lo stalliere non riusciva a capire perchéFulmine era diventato così bizzoso e avevaseriamente pensato di venderlo.La mosca si nascose nella criniera del cavalloche si sentiva pizzicare.Fulmine nitriva all'impazzata.Arrivò lo stalliere e finalmente si accorse cheuna mosca gironzolava attorno a Fulmine, lacacciò via e Fulmine come d'incanto si calmò.Lo stalliere, ammirando il suo cavallo preferi-to, gli chiese scusa per aver pensato di ven-derlo.

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GeniusIlaria Debernardis

C'era una volta un libro per la scuola: un sus-sidiario di nome Genius. Aveva una copertinacolorata a pois e pagine senza macchie néorecchie.Raccontava avventure, appassionanti leggen-de, storie vere, viaggi fantastici, scoperteincredibili ed enigmatiche formule matemati-che.Genius era esposto in uno scaffale traTopolini, libri e riviste.Un giorno Malandraccio, un bambino dall'a-spetto disordinato, entrò nella libreria. Tutti igiornali e i libri si spaventarono:- Compra me? Compra te?Certo nessuno voleva essere ridotto male!!!Il bambino adocchiò il sussidiario perché ilsuo era ormai a pezzi. Lo prese per la coperti-na e sfogliò con il dito umido di saliva lepovere pagine tremanti, poi scosse la testa,pagò e se ne andò con il sussidiario senzasalutare.Malandraccio andò a casa, lo aprì perchéavrebbe dovuto studiare scienze, ma fece solopiù di nove pieghe e sette orecchie al libro,poi lo scaraventò in cartella.Il giorno seguente Malandraccio, dopo esserestato sgridato dalla maestra perché non sapeva

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ripetere lalezione, siarrabbiò conGenius e localpestò ripe-tutamente.Di nascosto,un giornoGenius chieseaiuto al ferroda stiro dellamamma che lostirò per benee con cura.Valeva la penadi soffrire unpo' di caldo

per ritornare come prima!Il libro era finalmente ritornato in ordine, maera triste perché sapeva già che Malandracciolo avrebbe nuovamente reso lurido e sporco.Infatti quel bambino non voleva saperne del-l'ordine, forse avrebbe strappato anche le suepagine riducendole a pezzettini.Malandraccio ancora una volta lo afferrò perandare a scuola, ma invece di metterlo in car-tella, pensò di usarlo come una palla. Tra unlancio e l'altro capitombolò nel giardino diIlario, un bambino molto ordinato che appenalo vide corse subito a raccoglierlo e ad acca-

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rezzarlo con cura per riordinarlo.- Finalmente mi sono liberato anche di questolibro! - sghignazzò Malandraccio.Da quel giorno Genius fu curato con amore evisse una vita bella, pulita e sfogliata.

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Mirabella e lo stregone Lubna Ammoune

C'erano una volta un re e una regina. Un belgiorno la regina invitò tutto il popolo adammirare la loro principessa, Mirabella, che

era una vera bellezza, occhi chiari e capellibiondi, era sempre vestita di abiti lunghi, lar-ghi e bellissimi. Mirabella viveva nel castellodel regno, in una stanza grande e raffinata,aiutata da simpatici servitori.Passò parecchio tempo, Mirabella, sempre piùgraziosa, diventò grande e il suo desiderio eradi sposare un bel principe. Un brutto giorno al castello entrò uno strego-ne, Magmagorius, affascinato dalla bellezzadi Mirabella che voleva come sua sposa.Mirabella sapendo dell'accaduto era felicissi-ma, però, quando lo vide rifiutò l'offerta.

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Magmagorius, arrabbiato con la principessa,tornò nel suo nascondiglio segreto per escogi-tare un piano con il suo servo Canco.Magmagorius, nel suo nascondiglio segreto,possedeva tanti elementi magici e il piùpotente di tutti era una semplice bacchettache, in realtà, possedeva dei poteri fantastici.Magmagorius furioso con Mirabella, riuscì apenetrare nel castello ed entrare nella stanzadi Mirabella; la rapì e la portò nel suo nascon-diglio segreto, Magmagorius chiese aMirabella:- Cara dolcezza, è la tua ultima scelta, vuoisposarmi o vuoi cadere ammalata gravemen-te?- Preferisco soffrire le pene dell'inferno -rispose Mirabella triste - piuttosto che sposar-ti, tanto mio padre verrà a salvarmi e ti ucci-derà!Mirabella pensava cosa le sarebbe potutoaccadere, magari nessuno avrebbe potuto sal-varla!Magmagorius con la bacchetta magicaesclamò:- Oh Magia nera invoco le tue forze! Ti ordi-no di dare a questa ragazza tutto il dolore cheè possibile avere!La povera e innocente Mirabella cominciò asoffrire tanto.Nel frattempo al castello c'era un banchetto, si

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mangiava e si beveva. Qualcuno si domanda-va dove fosse Mirabella. Mirabella intanto sperava e pregava che qual-cuno andasse a salvarla, e ad un certo puntoapparve, come dal nulla, il santo protettoredella principessa, il suo angelo custode chedoveva proteggerla da tutti i pericoli.Mirabella quando lo vide si illuminò, era feli-ce perché si sentiva nuovamente protetta.L'angelo si allontanò e invisibile pian pianinosi avvicinò con prudenza a Canco, il custodedella bacchetta magica; l'angelo la prese e siallontanò proprio mentre Magmagorius sistava svegliando. Magmagorius quando nontrovò la sua bacchetta si infuriò e corse daMirabella. Mirabella nel frattempo era stataliberata dal suo angelo protettore che la stavariportando al castello. Da quelle parti passava un principe che, appe-na la vide se ne innamorò. Magmagoriusstava quasi per raggiungerla, ma il principecon la sua spada combattè controMagmagorius che alla fine fu sconfitto.Mirabella era libera del tutto e il suo desideriosi era avverato: si era innamorata di un belprincipe. Il principe e Mirabella tornarono alcastello e celebrarono le loro nozze, così vis-sero felici e contenti.

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Le avventure di Orlo Alessandro Calvitto

C’era una volta un piccolo cioccolatino allatte di nome Orlo, con il naso a patata occhida neonato, rotondo, cicciotto, morbido, indi-feso, ma astuto, e viveva felice nella sua sca-tola in via Cioccolandia.Alessandro “mostro” cicciotto e crudele concanini affilatissimi, occhi da assassino, volevamangiare Orlo, il povero cioccolatino.Alessandro si cibava quasi esclusivamente dicioccolato e succhiava le sue vittime conun’ingordigia mai vista.Un giorno, Alessandro, mentre Orlo stavadormendo insieme agli altri cioccolatini, locatturò e lo rinchiuse in un vasetto di vetro.Quando Orlo si accorse della cattura chiesedisperatamente aiuto.- Aiuto!! Sono in un barattolo! Salvatemi! -Svanite le speranze, gli era perfino sparita lavoce.Chissa chi mi salverà! Finirò nella boccacciadi Alessandro!Spero di trovare un modo per uscire! Macome farò?Nel frattempo Alessandro non vedeva l’ora dimangiarlo, già se lo gustava, ma sua madregli aveva detto che poteva mangiare i ciocco-latini solo dopo pranzo...

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Alessandro aveva un cane che come il suopadrone pensava solo a mangiare.Ho una fame da lupi! Chissà cosa ci sarà nelladispensa? E scodinzolando a destra e a sinistra buttò aterra il barattolo di vetro che si ruppe. Di scatto Orlo scappò senza pensarci due

volte. Non ebbe il tempo di pensare doveandare.Mentre scappava affannosamente Orlo incon-trò "Avventura" una banda di pernigotti…Impaurito si nascose, ma i cioccolatini siavvicinarono a lui...Nel frattempo Alessandro sentito il rumore

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del vetro in frantumi pensò subito alla fuga diOrlo.- No! E' scappato!… Idea: preparo delle trap-pole!! Mise un robot assassino in sala, mise l’aspira-polvere in cameretta, la ventola davanti allaporta d’ingresso, un pugno con la mollanascosto sotto ogni finestra e per finire unoschiacciacioccolatini con artigli in cucina.- Per Orlo non ci sarà scampo!Intanto Orlo fece amicizia con i pernigotti e siunì alla banda.Dopo ore e ore superarono tutti gli ostacolimeno che uno: lo schiacciacioccolatini.Orlo astuto come era, ebbe un'idea: appena sialzarono gli artigli con uno stuzzicadente libloccò e l’intera banda passò sotto...Tutti riuscirono a scappare. Orlo invitò la banda nella sua scatola in viaCioccolandia.Lì fecero un grande banchetto con pannamontata, biscotti, vino, pane… intantoAlessandro, fuori dalla finestra sbavava per labontà perduta.

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Rex e le giornate mostruoseMauro Russo

Tanto tempo fa, in Canada viveva un timido epauroso ragazzo di nome Rex.Viveva in una capanna in mezzo a una prate-ria senza amici, però riusciva sempre a cavar-sela grazie a un lupo ed un orso che spesso loseguivano nelle sue battute di caccia.Erano cresciuti con lui e si dividevano spessoil pranzo.Un giorno gli arrivò una lettera da suo padredove c'era scritto che doveva lasciare la suacasa, per andare da sua madre che stava moltomale negli Stati Uniti; aveva bisogno di fogliecanadesi particolari che l'avrebbero salvata.Rex sapeva che lungo il tragitto risiedevanoperò tutti i tipi di mostri, quindi da soloaveva scarse possibilità di farcela.Aveva bisogno di qualcuno che lo accompa-gnasse da sua madre. Chi avrebbe potuto aiu-tarlo? Con questi pensieri prese le foglie ecominciò il suo viaggio, nonostante tutto,fiducioso.Camminò per tutto il giorno e la notte, poistanco e assonnato si rifugiò in una caverna esi addormentò.Rex fece un errore gravissimo ad entrare lìdentro: quella era la caverna del terribile

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Mostrosauriete che senza fatica lo catturò e lorinchiuse in una terribile gabbia. Voleva farlodiventare bello e grasso per poi mangiarselo.Rex quando ormai gli sembrava di non avere

più speranze sentì l'ululato di lupo. Senza perdere tempo urlò il richiamo e subitoil suo animale si addentrò nella grotta eaggredì il Mostrosauriete, intanto l'orso liberòRex. Ma tutti e tre finirono nel "pozzo dellamorte". Rex non si perse d'animo e l'orso simise a scavare un cunicolo sotterraneo, grazie

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al quale uscirono dalla grotta come talpe.Rex stava ancora congratulandosi con i suoieroi quando incontrarono un altro mostro altocome un grattacielo, lungo come uno squalo-balena, feroce come cento leoni, furbo come90 volpi, agile come trenta ghepardi e fortecome centonovantatre tigri: Megatiron li legòad un enorme albero, perché il sole stava tra-montando e lui riceveva la sua forza propriodal sole, con l'oscurità ogni energia si sarebbespenta.I tre amici aspettarono la notte.Quando la luna addormentò il mostro, con gliartigli e il coltello di Rex riuscirono a fuggireanche quella volta.Incontrarono molti altri mostri, piccoli e gran-di, ma insieme li superarono tutti.Quando ormai erano vicino agli Stati Unitifinirono in una trappola e passarono la notteappesi ad un filo.Fortunatamente il giorno dopo un cacciatorearrivò e li slegò.Era suo padre che non vedeva da tempo.Subito li condusse a casa e con le foglie cana-desi preparò la medicina per la moglie che sisentì subito meglio. Da quel giorno vissero felici e contenti... eRex diventò un avventuriero.

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Per una preda...Mauro Russo

Tanto tempo fa, nella lontana preistoria, quan-do ancora i continenti erano uniti nellaPangea, in un lago viveva un tirannosauro conla sua famiglia.Tiran era alto sei metri e lungo quindici, gen-tile e premuroso con gli amici, era implacabi-le con prede e nemici.I suoi piccoli conoscevano un granchio gigan-

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te di nome Kelakid con il quale giocavanospesso a "taglia il mollusco".Erano giorni freddi e magri, quando finalmen-te Tiran riuscì a catturare un iguanodonte. Lotrascinò nella sua tana con l'intenzione di sfa-mare i suoi cuccioli.Durante l'uccisione, uno spinosauro, possentee affamato, lo vide e pensò subito di rubarglila preda.Quello spinosauro però, da quando avevasbranato una famiglia di tarantosaure, con ilsuo sputo riusciva ad intrappolare chiunque.Seguì di nascosto Tiran e, appena fu nellatana, sputò e dalla sua bocca uscì una gigan-tesca ragnatela lattigginosa e nauseabonda cheintrappolò Tiran.Mentre lo spinosauro portava la preda verso illago, i cuccioli si misero a gridare aiuto.Improvvisamente dal lago emerse Kelakid,che corse per soccorrerli. Lo spinosauro non fece in tempo a mordere lapreda, che dal lago uscirono altre decine edecine di granchi che, con le loro veloci zam-pine, risalirono il gigante pizzicandolo: chisulle guance, chi sulla coda, che sul naso, chisul sedere. Lo spinosauro sembrava impazzito, si rotola-va sulla sabbia e saltellava da tutte le partisbraitando: - Aiuto! Pietà! Liberatemi da que-sti assassini- finché si tuffò nel lago e si allon-

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tanò così velocemente che non si sentì piùparlare di lui.Tiran, liberato da Kelakid, fece una festa perringraziare gli amici granchi, dividendo ilpranzo con loro.Da quel giorno insieme furono una grandefamiglia.

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Una fiaba sporcaJacopo Di Stefano

C’era una volta Capitan Vuncino, un tipomolto rozzo che non si voleva mai lavare, erail più puzzolente pireta che non abbia mainavigato le sette fogne. La cosa che gli stavapiù a cuore era la sua nave: una vecchiabagnarola di latta tutta sporca chiamata la“La Sporcella” che emanava odori micidiali.Capitan Sporchino era l’acerrimo nemico diVuncino che con la sua nave ultra puzzolenteriusciva sempre a batterlo, Vuncino eSporchino continuarono a combattersi, ma lapuzza della nave di Sporchino, forse sporcatacon il nuovo prodotto Mastrolordo era piùpotente e Vuncino si trovava dunque in diffi-

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coltà.Poi Vuncino fu aiutato dalla fata marroncinadi nome Putridina che con la sua bacchettafece cadere dal cielo una pioggia di sporciziache rinforzò Vuncino.Putridina era una fata specializzata nelcostruire grandi eroi di latta fissati con fangopuzzolente.Vuncino avvantaggiato stava per sconfiggereSporchino, marrone di rabbia, che preseMastrolordo e se lo versò tutto in testa, maVuncino era ormai più forte e più puzzolente.Allora Sporchino quasi sconfitto, scappò nelsuo gran castello circondato dal più schifosolabirinto di sporcizia mai esistito aSporcellandia. Vuncino lo inseguì a grandibalzi e appena arrivato nel labirinto delcastello dovette superare varie prove, ultimadelle quali era un drago che sputava buoniodori: profumi, aromi e fragranze. Vuncinostava per soccombere, ma poi arrivò un eroeschifoso che lo salvò e convinse Sporchinoad allearsi con Vuncino. Divennero insepara-bile ed insieme andarono a caccia di avventu-re nel grande mondo di Sporcellandia.

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Fare scherzi caccia nei guaiJacopo Di Stefano

Un tempo nel Mar Ligure viveva un branco disaraghi che prendevano in giro tutti con bat-tutine spiritose.

Erano lunghi 8-9 cm, mangiavano soprattuttocrostacei ed echinodermi, vivevano in alcuneincavature nelle rocce vicino ad una spiaggiaassai piena di pescatori accaniti.Jacopo era un pescatore dilettante che venivaogni giorno a pescare, i saraghetti non aveva-no paura di lui perché credevano che nessunoli avesse mai potuti catturati. Jacopo portava un bel berretto da pescatore,una canna da pesca telescopica e un costume

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con pesciolini attaccati ad una lenza, era ilterrore dei pesci carabinieri e delle mormore.Un giorno Jacopo pescava tranquillo, solo ilmovimento del galleggiante poteva distrarlo,quando ploff, un saraghetto dispettoso tirò lacanna e il pesciolino nel tentativo di scapparerimase impigliato nell'amo e Jacopo lo misenel retino, la stessa situazione si ripeté con glialtri saraghetti finché il retino fu pieno. Tuttala spiaggia guardava Jacopo che, orgogliosodi sé, si immaginava già la cena, ma il suopapà sostenne che erano troppo piccoli; così ipesci furono liberati al più presto e dallo spa-vento non giocarono più scherzi a nessuno.

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Crociera funebreDario Pettoni

C'era una volta un dottore che si chiamavaGecching. Era un tipo calmo, aveva occhiscuri, una piccola barbetta; vestiva all'antica ecollezionava mobili d'epoca. Era un uomoricco, ed era persino laureato; stava effettuan-do una accogliente crociera funebre per l'as-sassinio di un suo ex amico, uno zombie a cuiaveva rubato anche i soldi. - Non mi scapperai Gecching - urlò improvvi-samente il cadavere che si stava risvegliando.- Non è possibile! Sei ancora vivo...!Lo zombie si scagliò contro il dottore, ma luilo evitò e cercò di fargli lo sgambetto, lozombie non cadde e lo afferrò per una gambasbattendolo contro il timone della nave. Il dottor Gecching allora gli scagliò una raffi-ca di pugni, lo zombie cadde contro una portarompendo il vetro che gli si conficcò nelpetto.- Quegli stupidi non sanno che io non possomorire! Ah ah!Lo zombie senza farsi vedere si rialzò evedendo il figlio del dottor Gecching a portatadi mano lo catturò: - Ah ah...ti ho catturato...ah ah!Il bambino gridò - Aiuto papà lo zombie miha preso! Aiuto!

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Lo zombie lo chiuse dentro la sua bara. Ilfiglio spaventato continuò a urlare. Il dottor Gecching sentì le urla di suo figlio e

capì che lo zombie era ancora vivo.- Questa volta dovrò chiedere aiuto ad unapersona forte tipo il capitano della nave.Infatti insieme riuscirono ad immobilizzare ipiedi dello zombie. Il dottore avendo visto molti films dell'orroree sapendo che gli zombie detenevano il dia-mante della vita, se ne impossessò.Lo zombie cominciò a sentirsi debole e caddeproprio sulla bara nella quale era rinchiuso ilbambino.Il figlio riuscì dunque ad uscire grazie al fatto

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che la chiusura si ruppe durante la cadutadello zombie su di essa.Gecching per paura che lo zombie potesseriprendersi il diamante della vita, lo affidò adun suo amico, il dottor Isbruc, lo scienziatopolverizzatore.- Tieni questo diamante e distruggilo. - Il dottor Isbruc lo distrusse, causando la mortedello zombie - Ah!!! Il mio diamante!Il dottor Gecching potè così riprendere suofiglio e la sua crociera tranquillamente.

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Eleonora rapita da uno stregoneLuca Astolfi

C’era una volta una ragazza che si chiamavaEleonora e abitava nel paese delle Meraviglie.Eleonora aveva occhi chiari, capelli biondi eportava sempre una borsetta marrone scamo-sciato.Il paese delle Meraviglie era un paese moltobello dove ogni sera facevano sempre dellefeste, si cantava, si ballava e si organizzavanodei giochi interessanti.Un bel giorno i genitori di Eleonora organiz-zarono una pizzata con i parenti. Durante lafesta tutti erano allegri, all’improvviso però,ci fu un colpo di vento fortissimo; tutti si spa-ventarono quando videro comparire lo strego-ne che con la sua potente magia fece stramaz-zare a terra Eleonora.Quando lo stregone se ne andò, MagoMerlino, che abitava vicino alla casa diEleonora e che aveva visto tutto, con la suadebole magia cercò di salvare dalla morteEleonora; ma ella continuava a stare male.Mago Merlino di più non poteva fare! Eleonora aveva un gran febbrone, vedeva tuttigli alberi muoversi perché delirava, era per-corsa da continui brividi, aveva dolori lanci-nanti alle gambe che non si muovevano più.Dopo qualche giorno arrivò nel villaggio un

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eroe di nome Jeson, nemico dello stregone, loaveva chiamato Mago Merlino per salvareEleonora.Mago Merlino gli disse che per distruggere lamagia doveva uccidere lo stregone.Jeson scovò lo stregone nel castello fatato econ la spada magica di Merlino lo fece mori-re.Jeson corse da Eleonora che cominciò subitoa stare meglio.Eleonora per ringraziarlo volle diventare suamoglie e vissero felici e contenti per il restodei loro giorni.

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Patatone Marta Mirabella

C’era una volta un ragazzo molto robusto,aveva il naso a patata e un gran pancione. Lochiamavano tutti Patatone.Patatone abitava a Robustolandia un paesinomolto tranquillo.Gli abitanti erano tutti piuttosto cicciotti, lataglia dei loro vestiti era la XXL.Una specialità del paese era la torta al ciocco-lato ricoperta di panna.Tutti i cittadini ne andavano pazzi.In questa città si distingueva un fanciulla per-ché era molto magra, a lei non piacevano idolci e brontolava sempre, tutti la chiamavanoBrontolona.Si divertiva a prendere tantissimo in giro tuttala gente.Inoltre era una ragazza molto vanitosa perchési sentiva più bella degli altri.Patatone era uno dei cittadini che venivasempre preso in giro:- Uffa ce l’hanno tutti con me!!.Brontolona si divertiva a scherzarlo continua-mente in questo modo:- Ciccione, patatone mi sembri un maialone!!.- Sei proprio un’antipatica, mi sto proprioscocciando di te e del tuo comportamentoinsopportabile.

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Un giorno Patatone vide una bella fanciullache si avvicinava sempre di più a lui.Aveva un cappello a punta e un vestito rico-

perto di stelline.Patatone le chiese :- Come ti chiami?- Io mi chiamo Gentilina - rispose la fanciullacon una voce sottile.La fatina gli raccontò perché era venuta:- Io sono venuta perché so che tu vuoi diven-tare magro per non sentire più Brontolona

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nelle orecchie.- Si è vero, voglio diventare un bel ragazzo!!Ad un tratto la fatina incominciò a cantare :- Se magrolino vuoi diventare, magrolinosarai, se seguirmi saprai- e così con la superbacchetta fece la sua magia.Di colpo Patatone diventò magro.Patatone tornò a casa e vide tutto così enormerispetto a lui che si spaventò.Non c’era più un abito che gli andasse bene:le mutande e i pantaloni gli cadevano conti-nuamente e le camicie gli facevano anche davestito.Il giorno dopo Patatone uscì in piazza dovestavano facendo il mercato.La gente vedeva solo vestiti che vagavano.- Aiuto un fantasma!Accorse anche Brontolona che riconobbe gliabiti di Patatone.Guardò dentro e non credette ai propri occhi:Patatone era dimagrito, era diventato proprioun bel ragazzo.Patatone fu felice di piacere a Brontolona cosìdecisero di sposarsi.Tutti gli abitanti di Robustolandia guardavanoquella coppia strana e sorridevano.Patatone e Brontolona vissero felici e conten-ti.

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Le disgrazie della povera MalvenutaDaniela Russo

C’era una volta, una bambina di nomeMalvenuta.Non si lavava quasi mai, solo una volta ogniquattro mesi. Era sempre lurida e aveva deicapelli unti e grassi. Mangiava sempre ciocco-lato e salame, infatti aveva una “marea” di

brufoli. Aveva però degli occhi bellissimi:azzurri.Abitava in una cantina dove vivevano enormitopi. Aveva un carattere coraggioso, forte.I suoi genitori che erano morti quando leiaveva solo tre anni le avevano lasciato un pic-colo libro che poteva aprire ogni volta cheaveva bisogno di aiuto. Un giorno Malvenuta

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stava giocando con il suo unico gioco: unabambola che parlava, camminava e faceva lapipì. Ad un tratto un piccolissimo topo si tra-sformò in un bellissimo ragazzo: aveva icapelli biondi, gli occhi azzurri, era alto…però aveva un difetto la crudeltà. - Io sono Tobymort e sono venuto per rubartiil libro magico! - Malvenuta rimase senzaparole.- Non posso dartelo, è un ricordo dei mieigenitori, - si scusò la bambina.Tobymort, però aveva cominciato a frugarefra le cose di Malvenuta, per trovare quel“maledetto” libro magico. Tanto era inutilecercare quel libretto, perché Malvenuta loaveva nascosto nella scarpa che metteva tutti igiorni.Tobymort cominciava ad arrabbiarsi poichénon trovava quel libretto magico. Avevacominciato a minacciare la bambina dicendo: - Dammi quel libretto altrimenti ti ammazzo!-- Non… non… ecco io… io… vedi… nonposso… non posso… dartelo… - balbettavala bambina.- Dammelo subito! -Allora Malvenuta sussurrò: - Libro magicotrasformami in un potentissimo dinosauro.Tobymort, invidioso del potere della piccola,scatenò una fortissima bufera che nulla poté

contro il potentissimo dinosauro.Tobymort proprio mentre stava per morire sipentì della sua malvagità e chiese perdono aMalvenuta che se ne innamorò, così si sposa-rono e vissero felici e contenti.

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La realizzazione di questo libro è stata possibilegrazie al contributo di

AEM Circolo RicreativoMilano

Il Paracadutevia Piemonte, 5Cologno M.

Pasticceria Lambertinivia Papa Giovanni XXIII, 11Cologno M.

Frosy Modavia Milano, 93Cologno M.

R. F. Photo Servicevia Papa Giovanni XXIIICologno M.

La boutique dello sposovia Liguria, 24/26Cologno M.